Farsa in un atto
dell’ultimo Seicento
di Anonimo spagnolo
Traduzione di Cesco Vian
da FARSE SPAGNOLE del secolo d'oro
Edipem Novara 1974
PERSONAGGI
Don PIETRO
GIOVANNA
LEONORA
LUISA [parte sostenuta dal gracioso]
CARTONE
LE VEDOVE[1]
Entrano don Pietro e Giovanna.
giovanna Sappiate, signor galante, che io vi amo molto, solo che vi trovo un po' troppo palliduccio... di soldi.
pietro Io, gentilissima signora, vi adoro... Solo che vi trovo un po' assetata... di svanziche.
giovanna Giovanotto mio, io vi rincorro... Solo che, non vedendo denaro, mi stanco subito.
pietro Signora esimia, io vi avrei molto cara, se voi non foste, ahimè, un po' troppo cara!
giovanna Cara? Le pare che un viso come il mio abbia prezzo? Non le basta essere povero, è anche idiota? Ci sono miniere nelle Indie sufficienti a pagare il tratto più rozzo del mio viso? C'è, nel ricco e bell'Oriente, oro che possa paragonarsi ai miei capelli? La chiarità del cristallo, che stupisce il mondo, non è forse giaietto in paragone della mia gola? Un innamorato che di notte, e d'inverno, passeggia su e giù per una strada, in attesa che gli aprano la porta, potrebbe essere più« arioso » della mia cintura? Questo mio piede, unico al mondo, non è forse simile a un discorso di biscaglino[2].
pietro Signora mia, basta, avete ragione! Cessi la scomunica, e rimanga vossignoria con Dio, giacché, servendovi, io guadagnerei somma gloria, ma tuttavia mi sento troppo umano per una così beltà! (Fa per andarsene.)
giovanna Ehi, un momento, giovanotto! Ehi, dico, non mi sente? E sordo? Se ne va? Torni indietro, non faccia lo sciocco! com'è ottuso.
pietro Ecco, torno, mia signora. Che cosa mi comanda?
giovanna Comando, appunto, che mi mandi qualcosa. Il mio intento, insomma, è di farmi lasciare da vossignoria qualcosa[3].
pietro Lasciare? Ma che, sto forse facendo testamento? Deve sapere che a me mi chiamano pesca duracina, perché sono duro nel dare.
giovanna E a me biscazziera, perché sono abile nel carpire. Non sia rognoso, mi offra una colazione.
pietro Colazione? Oggi è giorno di digiuno! E poi, debbo farle l'elemosina come a un povero?
giovanna Ma io sono povera! (Mi possano acciaccare, se è vero!) Mi faccia l'elemosina!
pietro Ci pensi Iddio[4]!
luisa (dentro) Ahi, ahi, ahi!
pietro Che grida son queste?
giovanna Qui abita Leonora. Le sarà accaduta qualche disgrazia? Vediamo! Bussate, dunque, a quella porta!
pietro Ehi, di casa!
Entra luisa, che è l'attor comico, in abiti di vedova.
luisa Chi chiama noi, povere donne sole e afflitte, acerbamente smarrite, ovverossia vedove?
giovanna Che discorsi e che pianti son codesti?
luisa Morì il mio padrone Giovanni de las Eras!
pietro Per Dio!
luisa E il diavolo lo tentava, mentre quel povero uccelletto stava trapassando!
giovanna La malattia fu lunga?
luisa Di quattro mesi. Ma siccome tardava tanto il momento della morte, sia lui che io stavamo...
giovanna Che?
luisa ...schiattando!
giovanna Chiama Leonora, affinché possiamo consolarla e farle le condoglianze.
luisa Vi sbagliate se credete di poter consolare quella poverella.
pietro Perché mai?
luisa Perchéè già del tutto consolata! Ehi, Leonora, signora, anima mia! Vieni fuori, ché ci sono due signori in visita!
Entra leonora in abiti vedovili.
leonora Perché deve venir fuori un'addolorata?
luisa Per raccontare a tutti che sei uscita.
giovanna Amica Leonora, cessi il tuo pianto, affinché non capiti lo stesso a te!
pietro Condoglianze, Leonora mia, condoglianze!
luisa Due volte si è condoglianzato, quell'uccellaccio! Ci sono uomini che si turbano facendo le condoglianze.
pietro Alla salute!
luisa Di chi, messere? Della mia padrona o del defunto? Giusto stamattina, una vecchietta venuta per avvolgerlo nel lenzuolo funebre, dopo averlo ricucito dentro ben bene, si fece il segno della croce e sussurrò a bassa voce: « Possa questo lenzuolo giovare alla sua salute! ».
leonora Ahimè, che dolore!
luisa Consolati, in nome di Dio, mia sconsolata vedovella!
leonora Che mi consoli? Come si vede bene che a te non importa un fico! Ti sembra niente che è morto mio marito? Vedova io? o, non lo credo, non lo credo!
luisa Sii più chiara ancora e aggiungi: tant'era il desiderio che avevo di esserlo!
leonora Che desiderio? Iddio abbia in gloria il defunto, giacché molto lo amai in questa vita.
luisa E molto più lo ami nell'altra.
leonora Ahimè, che sola e infelice son rimasta!
luisa Meglio soli che male accompagnati.
leonora Quanti favori mi fece da vivo!
luisa Ma il miglior di tutti fu quest'ultimo.
leonora Quando disse « Amica mia, io muoio! », mi avresti dovuto vedere, Giovanna: io mi struggevo.
luisa Ti struggevi nel vedere che tardava tanto a morire.
leonora Basta con gli spassi e la cura del mio corpo. Chiudete codesta porta di casa, giacché, se resta aperta, io temo...
luisa ...di rivederlo entrare in questa casa!
leonora Il mio Giovanni era così saggio, cosi affabile, cosi silenzioso in tutto quanto faceva...
luisa ...che non disse mai: « Questa moglie è mia»!
leonora Mi ricordo che una sera mi sorprese in via Leganitos, mentre stavo parlando con un uomo, e mentre io mi aspettavo una pugnalata o due, lui mi dice solo: « Siete delicata, non sapete che l'aria della notte vi fa male, e poi vi lamentate? Perché non hai messo il cappello? Forse questo signore ti deve curare, dopo? » E accompagnandomi a casa mi rimproverava di non essere uscita ben coperta! Che bontà, la sua!
giovanna Dio abbia in gloria marito così affabile! Somiglia davvero al mio, che una volta, solo perché sbadigliavo nello stesso istante che sbadigliava un uomo, mi dette tanti di quegli sganassoni sulla mascella, che ormai non posso più sbadigliare, nemmeno se lo volessi!
leonora Magari fosse ancor vivo, povero caro, anche se mi maltrattasse il viso e il petto!
luisa Ah, signora, quel che ha fatto è già abbastanza!
leonora Quante promesse feci, ahi me lassa!
luisa ...perché potesse andarsene tranquillo all'altro mondo.
leonora Oggi, quando lo sottrassero ai miei occhi, mi lamentavo con gli astanti.
luisa ...che la cosa non fosse successa un anno prima!
leonora Non ti vedrò dunque più, Giovanni dell'anima mia? Morto debbo vederti, dolce bene?
luisa Il tuo desiderio è stato esaudito.
giovanna Leonora mia, non piangerlo tutto d'un colpo, se no sembra che tu voglia, in un giorno solo, fargli i funerali, piangerlo e far trascorrere l'anno che ti separa da un nuovo matrimonio. Co-desto deduco da tanto pianto!
luisa Il diavolo ve l'ha rivelato! La mia signora non ha preso nulla; le facciano mangiar qualcosa.
giovanna Porta qualche cibo; glielo farò prendere io,
luisa Vado subito a prendere qualche biscotto.
leonora Un momento, Luisa! Biscotti no, è cosa troppo ghiotta. Basta che tu porti quel prosciutto che sai, e un bicchier di vino, che sarà sufficiente.
luisa Oh, signora, per cosucce di questo genere io sarei contenta di restar vedova dieci volte al giorno! (Esce.)
leonora Che te ne sembra, Giovanna? Eccomi vedova!
giovanna Se devo dirti il vero, bella Leonora, piuttosto che compiangerti, ti invidio! Hai avuto una bella fortuna, parola mia! Dimmi la verità: come hai fatto a far fuori tuo marito? Dal principio di questa visita in poi, l'idea che mi occupa lo spirito è quella di farmi dare da te la ricetta! Perché devi sapere che io possiedo un marito d'acciaio, di una tale solidità che - tremo a dirlo - i microbi[5], è lui che li fa morire!
Entra luisa con un bicchier di vino e qualcosa da mangiare su un piatto.
luisa Ecco due cosette. Fagliele mangiare, affinché non resti a digiuno la mia signora.
giovanna È proprio molto che non mangia?
luisa Un quarto d'ora!
giovanna Su, mangia, Leonora, mangia, tesoro!
leonora Per non sembrare testarda...
giovanna Ecco, brava, ti fa bene... Devi pensare anche un po' a te!
luisa È la sua preoccupazione massima.
leonora Non mi passa...
luisa Nemmeno a me! Dovete sapere che una volta un dottore, finito che ebbe di visitare un paziente, costui nel congedarlo gli mise in mano un reale da due, che poi risultò falso. Il dottore cercò di rifilarlo a sua volta al panettiere, al macellaio, al gioco, al botteghino del teatro, ma niente, non gli riuscì in tutto il giorno. E che ti fa, allora? Fa confettare la moneta, e alla visita successiva dice al paziente di cui sopra: « Vossignoria, per guarire dalle sue nausee, deve prendere questa compressa, che le darà la vita ». Il poveraccio si mise in bocca il reale inzuccherato, ma non potendo inghiottirlo, tossendo disperatamente balbettò: « Medico pazzo, non mi riesce di farlo passare!» E il dottore replicò: « Nemmeno a me! »
leonora Fammi bere un sorso.
luisa Un sorso a te e a me un altro sorso; ché con la morte di quel poveretto ho dovuto inghiottire un sorso dopo l'altro.
luisabeve, ed entra cartone.
cartone Qual è la vedova, qui?
luisa Uomo di grande intuito: è quella che piange!
cartone Mi va molto a fagiolo.
luisa In questa vita bisogna continuare a inghiottire! Che spavento! (Beve ancora.)
cartone Signora vedova, io cerco un'anima gemella. Voi siete quello che mi ci vuole. O voi o nessun'altra.
luisa Anche questo mi mancava da inghiottire! (Beve.)
leonora Per questo è venuto?
cartone Sì, certo, regina mia!
leonora Ahimè, triste visitatore!
luisa Io, invece, lo trovo di-vino[6]! (Beve.)
cartone Se non mi date la mano, io vi prenderò a calci.
luisa E lo farà davvero. Dar calci è in lui istintivo.
leonora Luisa, tu che ne dici?
luisa Luisa dice che il piangere è vigilia del ridere, e che se la tua bocca, per pudore, dice « macché! », i tuoi occhi sussurrano « sì sì sì!»
leonora Piace un uomo rotto a ogni astuzia ed impeto!
luisa Basta che non sia rotto nel vestito.
leonora Sta bene; piansi un morto finché non ebbi un vivo. Questa è la mia mano!
cartone Certa è la mia ventura.
luisa Dimmi, signore: è lombo, o sono le interiora? Cotenna soltanto, o anche rognone?
cartone Sarò uno schiavo, con la mercede che la mia Leonora mi fa.
luisa Un aristocratico una volta andò da un sarto a portargli un vestito, e gli domandò: « Sua moglie è incinta, maestro?» E il sarto, lieto, dell'onore che quel nobile gli faceva, rispose tutto sorridente: « Sì, mio signore, Maria è incinta per la mercede fattale da vossisignoria! »
pietro Se gli altri fanno festa, bella Giovanna, che cosa dobbiamo fare noi due?
giovanna Tua e arcitua è Giovanna!
pietro Suvvia, musiche e danze!
luisa D'accordo! Quanto a un marito anche per me, io ce l'ho già: è il fiasco!
cartone Si dia principio alla danza. Qualcuno ci aiuti, via!
luisa Tutti vi aiuterà la bella Luisa.
Cantano:
Oh, che ballo è organizzato
per le nozze di Leonora,
che, oggi vedova, ha il buon gusto
di rimaritarsi oggi stesso!
Le sue amiche e vicine
vanno entrando a due a due,
per dare delle proprie grazie
mostra e pompa sovrana.
Una vedova centenaria
si volle ficcare in mezzo,
e con queste seghediglie[7]
chiedon scusa tutte e tre.
luisa
Perché piangon le vedove
i lor mariti?
Perché temon che tornino
dall'altro mondo.
Cosa sembra una vedova
nella capitale?
Un capitano in pensione
con i geloni.
Chi sono i veri vedovi
qui nel teatro?
Son gli impresari,
se si fa fiasco.
Termina cosi la farsa delle vedove.
[1] Farsa d'ignoto.
[2] I biscaglini erano famosi, in Spagna, anche per il modo breve e sincopato di esprimersi. Qui dunque vuol dire che il piede è piccolissimo, il che era considerato uno dei tratti più necessari della bellezza femminile.
[3] In questa battuta c'è un doppio gioco di parole: prima col verbo mandar (comandare e mandare), e quindi col termine manda (offerta, invio, ma anche lascito, disposizione testamentaria).
[4] Tradizionale formula con cui ci si dispensa dal fare l'elemosina.
[5] Nel testo: tabardillo... del tabardillo, che letteralmente significa « vaiolo del vaiolo ».
[6] Intraducibile gioco di parole fra vino (venne), detto da Leonora nella battuta precedente, e il di-vino, nel senso umoristico che intende il gracioso.
[7] Ballo famoso del tempo; ma, originariamente, e qui ne è appunto il caso, strofa di quattro versi composta da due settenari e da due quinari alternati.