Leggevo Bukowsky… Pensai alla Lewinsky

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LEGGEVO BUKOWSKY... PENSAI ALLA LEWINSKY

di Leonardo Rodolico

PERSONAGGI

PRIMA PARTE

INTRODUZIONE: Hank ed Henry;

LA DENUNCIA: Hank, Henry, Ragazza;

 

CRISTO! L’HO FATTO DI NUOVO (monologo): Hank;

IL RAP DEI MISSILI INTELLIGENTI (canzone)

LA POLITICA E’ COME FARSI UN GATTO (monologo): Hank;

SHARE: Medico, Giornalista, Generale, Infermiera;

SECONDA PARTE

IL PUNTO DI VISTA: Hank ed Henry;

ZOMBIE (canzone e monologhi)

HOT LINE: Hank e kitty;

LA TITINA (canzone): Henry;

E INTERVENNE LO STIMATO PROFESSIONISTA: Henry, stimato professionista, moglie, due uomini incappucciati, due poliziotti, Hank; 

INTERMEZZO: Hank ed Henry;

LA STREGA: Hank, Henry, la strega, donna, 1° uomo, 2° uomo;

SEI POLLICI (monologo): Hank.

 

PRIMA PARTE

Buio. In sottofondo un pezzo jazz eseguito al piano illuminato debolmente da un faro a pioggia e posizionato nella parte destra della scena rispetto a chi guarda. Trascorsi un paio di minuti il volume della musica decresce fino a cessare del tutto e diviene via via più chiara una registrazione della voce di Bukowsky effettuata durante un reading di poesia. Intanto, sullo schermo di fondo, scorrono delle diapositive di Buk, l’ultima delle quali lo mostra durante una lettura nel corso di un reading (questa diapositiva va proiettata solo quando, cessata la musica, la voce di Buk è chiaramente udibile). Henry, illuminato debolmente, fuma e ascolta la registrazione appoggiato ad un tavolo sistemato a sinistra (quasi in proscenio), quindi,  dopo qualche istante, interrompe la registrazione ed inizia a parlare. A questo punto la luce aumenta leggermente d’intensità in quantità tale da permettere però una buona proiezione delle diapositive sul fondo.

Henry: Ok, basta così, grazie… (la registrazione si interrompe) quella che avete appena ascoltato è la registrazione della voce di Charles Bukowsky effettuata nel 1977 durante un reading di poesia. Alle mie spalle potete vedere una diapositiva che si riferisce appunto ad una di queste occasioni. Cos’è un reading di poesia? Molti di voi senz’altro lo sapranno. In breve si tratta di una lettura di poesie, una sorta di recital, che può svolgersi nei luoghi più diversi: dalla sala di una università a quella di una birreria o che so io…! Letture che Buk trasformava quasi sempre in una via di mezzo tra uno show e un incontro di boxe… cioè in qualcosa, allo stesso tempo, di estremamente appassionante e divertente. Dico queste cose per dare l’idea che si trattava di un’esperienza radicalmentediversa da quelle a cui siamo abituati. Ma andiamo al titolo dello spettacolo (sul fondo vengono proiettate le diapositive di Buk con una prostituta e di Bill e Monica): “Leggevo Bukowsky… ripensai alla Lewinsky”… Dunque, di che si tratta? Questo spettacolo nasce da una serie di coincidenze, la più importante delle quali è costituita dalle foto che vedete alle mie spalle (si gira a guardarle). A parte le altre evidenti analogie vorrei che vi soffermaste sulla espressione del viso dei due uomini, Buk e Bill. Non è stupefacente? Voglio dire, sono identiche no? A parte la giacca. Stesso sorriso, sguardo furbetto, aria da bravi ragazzi… così mi scatta in testa l’idea di buttare giù qualcosa che, seppur alla lontana, li metta insieme e inizio a scrivere “Leggevo Bukowsky… sognai la Lewinsky”, intanto che scrivo però alla Casa Bianca cambio di cavalieri… Berlusconi stavolta non c’entra! In breve: fuori Bill democratico dentro George repubblicano. Fine dei bagordi e per quanto mi riguarda ritocco al titolo, così passo da sognai a pensai alla Lewinsky. Con George infatti viene meno quell’aria godereccia e per certi aspetti bukoskiana di Bill e Monica sostituita da un’atmosfera quasi claustrale, monastica... Bush Junior infatti è re-li-gio-sis-si-mo. Alcolista pentito, complesso d’Edipo galoppante, aria da cowboy sfigato e relativo cervello shakerato a forza di montare tori nei rodei, tifoso di baseball, petroliere multimiliardario per hobby… ha un solo obiettivo: sostituirsi al padre nell’immaginario degli americani! Il risultato? 

Entra in scena Hank, sospingendo davanti a sé un carrello con due casse di birra coperte da un telo.

Niente parolacce, niente sesso, preghiera d’obbligo prima di ogni riunione dello staff presidenziale, citazioni a raffica della Bibbia, bandiere a stelle e striscie a go go, tacchino farcito per il Ringraziamento, 11 settembre, Afghanistan, Iraq… e da domani, secondo la dottrina della guerra preventiva, Iran, Corea del Nord e poi Siria, Cuba, Sudan e via discorrendo. E allora come non pensare al vecchio detto fate l’amore non fate la guerra e soprattutto come non rimpiangere Monica e i suoi effetti sulla politica estera americana ma soprattutto come non augurarsi che anche George incontri presto la sua stagista sorridente e grassoccia che… (si interrompe disturbato da Hank)

Hank e il pianista infatti fanno un rumore infernale nel tentativo di scambiarsi di posto anche a causa dell’ulteriore ingombro costituito dal carrello con le casse di birra, finché riescono nell’operazione e il pianista esce di scena.

Henry: Si può sapere cosa accidenti stai combinando?

Hank: (Seduto al piano) Bè, mi sono seduto al mio posto no?

Henry: Al tuo posto eh?…

Hank: (che intanto sistema degli spartiti che gli scivolano in continuazione dalle mani. In tutta questa fase qualunque operazione Hank tenta di fare si conclude sempre rumorosamente) Già… al mio posto. E se solo riuscissi a sistemare questi spartiti del cazzo tutto…

Henry: E perché ti sei seduto al tuo posto adesso?

 Hank: E dove volevi che mi sedessi…? (sempre alle prese con gli spartiti) Maledizione…

Henry:  Ripeto la domanda: perché ti sei seduto al piano solo adesso che il commento musicale è finito?

Hank: (afferra gli spartiti e li scaraventa nel cestino della carta)  Vaffanculo! Giuro che ci piscerei su quegli spartiti del… (a Henry con tono normale) dicevi?

Henry: Dicevo… (urlando) Ti sei accorto sì o no che il commento musicale è finito?!

Hank: Ehi, ehi, calmati… certo che me ne sono accorto! Per questo mi sono seduto.

Henry: (sbigottito) Te ne sei accorto… e per questo ti sei seduto, esatto?

Hank: Esatto!

Henry: Gesù, dammi la forza di non ammazzarlo! E perché? Spiegami solo perché hai fatto una cosa così assurda?

Hank: Semplicissimo! Perché non so suonare il piano e modestamente nessun altro strumento… e non so neanche leggere la musica!

Henry: (sempre più sbigottito) Non sai…?

Hank:  (fiero di sé) Già!

Henry: E allora perché… (quasi in lacrime) perché hai voluto interpretare il ruolo del pianista? Ti prego, spiegamelo…

Hank: Ma è elementare, perché ho sempre desiderato interpretare il ruolo di un pianista e visto che ne serviva uno…

Henry: Ma ti rendi conto di quello che dici? Un pianista… che non sa suonare il piano! E’ pazzesco…

Hank: Non vedo cosa ci sia di così strano. Il teatro è o no finzione? E poi per pigiare sui tasti c’è gia la controfigura no…? Mica puoi pretendere che faccia tutto io scusa…

Henry: Gesù, divento pazzo! Lo sento, sto impazzendo…

Hank intanto scopre le casse di birra, ne tira fuori una e la stappa.

Henry: E quella? Che roba è quella?

Hank: Birra baby, solo birra…

Henry: Lo vedo che è birra! Non sono mica cieco! Quello che voglio sapere è cosa ci fa qui sul palcoscenico quella birra!

Hank: Bè, l’ho portata per il pubblico…

Henry: Cosa??

Hank: Sei sordo? Ho detto che l’ho portata per distribuirla al pubblico! Anzi, diamoci da fare… (solleva una cassa)

Henry: Ecco, lo sapevo… l’hai detto! Ancora questa storia della birra! Te l’ho già spiegato mille volte che non si può! E’ proibito! Conosci il significato di questa parola? Pro-i-bi-to! Possibile che tu non capisca?

Hank: Sei tu che non capisci baby! Abbiamo già provato, è inutile…se il pubblico non  beve lo spettacolo non decolla!

Henry: Già, perciò secondo te per far decollare lo spettacolo dovremmo ubriacare il pubblico tutte le sere eh?

Hank: Bè, almeno un po’…(lancia un paio di birre al pubblico)

Henry: Smettila ti ho detto!… E gli astemi? Non hai pensato che potrebbero esserci anche delle persone… oh, scusa, dei “pervertiti”… a cui l’alcool non piace?

Hank: Mi prendi per stupido? Certo che c’ho pensato! Infatti ho portato anche un po’ d’erba… (tira fuori un saccchettino)

Henry: (urlando) Metti via quella roba!

Hank: Ma cosa…?

Henry: Metti via quella roba ho detto! Falla sparire immediatamente!

 

Hank: Ma dai, è uno scherzo! Mi credi cosi idiota da portare l’erba a teatro? 

Henry: Si! Certo che ti credo così idiota! Naturale che ti credo così idiota! Perché non dovrei crederti così idiota visto che sei così idiota! Ma ti sei guardato allo specchio stamattina? Sembri un barbone in smoking! Barba lunga, occhiaie, capelli in disordine… e poi quella cravatta! Che significa quella cravatta?

Hank: (Indossa una cravatta lunga da clown) La lampo dei calzoni è difettosa e le mutande troppo strette!

Henry: E con questo?

Hank: Bè, l’estremità della cravatta mi copre il…

Henry: Non ti azzardare a continuare! Per il tuo bene… non farlo! (accende una sigaretta e si siede al tavolo sistemato sulla destra in proscenio)

Hank: D’accordo baby, volevo solo rispondere alla tua domanda… non c’è mica bisogno di arrabbiarsi… (si avvicina alla scrivania)  e della birra? Che ne facciamo? (ne stappa una e si siede al tavolo)

Segue una scena escusivamente mimica durante la quale Henry fuma e legge un quotidiano che ha tirato fuori dalla scrivania mentre Hank beve birra e, dopo essersi tolto una scarpa, si massaggia ii piede destro. Su quest’operazione la luce si smorza fino all’oscurità, contemporaneamente un occhio di bue illumina il pianista che esegue un brano quindi la scena torna ad illuminarsi per lo sketch successivo:è la stessa di poco prima a parte una ragazza, evidentemente tesa, in piedi alla destra della scrivania. Hank, di spalle, si sta togliendo la giacca che sistema sulla spalliera della sedia restando in camicia bianca e bretelle. Henry intanto, che a sua volta ha tolto la giacca restando il gilè, mette via il quotidiano, tira un’ultima boccata dalla sigaretta, la spegne sul posacenere e si rivolge alla ragazza. Qualche attimo di silenzio, il tempo di guardarla dalla testa ai piedi e poi…   

 

La denuncia

Henry: Dunque, lei è venuta qua per sporgere denuncia... (ad Hank) Di che si tratta?

Hank: Uno stupro…

Henry: Bene (rendendosi conto della gaffe)… cioè, sì, insomma... cominci a declinare le sue generalità.

Ragazza: Certo... Luisa. (Ha un attimo di titubanza) Anche il cognome...?

Henry: (Ad Hank) Hai sentito? La signorina ci chiede se ci serve anche il cognome... Ma certo che ci serve!... Vede, c'e pure scritto nell'apposito modulo, secondo rigo in alto a sinistra: nome e cognome. Che facciamo, stracciamo e buttiamo via l'apposito modulo?

Ragazza: Chiedevo soltanto se era possibile omettere il cognome...

Hank: Ma sicuro che lo dobbiamo mettere (sottolineando il gioco di parole mettere­omettere)... non possiamo mica fare di testa nostra... c'e una procedura da rispettare all right?

Ragazza: Si, ma...

Henry: D'accordo d'accordo... vogliamo essere comprensivi, metterla a suo agio... vorrà dire che il cognome lo scriveremo dopo ok...?

Ragazza: Grazie, vede…

Henry: (Interrompendola) Per il momento ci accontenteremo della sua data di nascita, codice fiscale, residenza, titolo di studio, eventuali carichi penali pendenti, se ha precedenti per esercizio della prostituzione... e, bè, visto che c'è anche le sue misure...

Hank: Seno, vita e fianchi baby... e poi ti faremo anche una belle foto figure intera, fronte e soprattutto retro...

Ragazza: Ma...

Henry: Ok, ok basta scherzare... (ad Hank) lascia tutto in bianco. Diciamo che la signorina per il momento non ricorda. Andiamo avanti con la deposizione... dunque, lei afferma di aver subito violenza...

Ragazza: Sì, è stato terribile...

Henry: Calma, calma… un passo alla volta ok? Andiamo per ordine. Innanzitutto dove e quando sarebbe successo l'increscioso incidente.

Ragazza: Eh?

Henry: Quando l'avrebbero stuprata?

Hank: Era mattina? Pomeriggio? Sera? Notte?

Henry: E se è successo di notte dove  è successo?

Hank:: In metropolitana? Per strada? Su un cavalcavia? In un bosco?

Henry: E’ stato in un bosco? Allora signorina dovrebbe spiegarci cosa ci faceva di notte, in un bosco, da sola?

Hank: Non era sola? Tanto meglio! 

Henry: Allora dovrebbe essere cosi gentile da dirci in compagnia di chi si trovava?

Hank: Uomo? Donna? Animale?

Henry: E se si trattava proprio di un animale, che tipo di animale?

Hank: Cane? Gatto? Zebra? Uccello!

Henry: E se, viste le alternative, si trattava proprio di  un cane, allora dovrebbe comunicarci e anche in fretta il nome e la razza del cane in oggetto?

Hank: Dalmata, pastore, collie... ciuaua?

Henry: E se era proprio un ciuaua allora signorina dovrebbe finalmente spiegarci cosa ci faceva da sola di notte in un bosco in compagnia di un ciuaua?! (in un crescendo d'lntensità. Finisce quasi urlando)

Hank: Ok, ok... adesso bisogna proprio che vomiti tutto piccola! Cosa cazzo ci facevi da sola di notte in un bosco con un ciuaua?

Ragazza: Ma siete impazziti?! Che bosco? Che ciuaua? Che...

Hank: Eih, eih, calma... qua le domande le facciamo noi. E' la regola. Se non ti va bene puoi sempre andartene fuori dalle scatole...

Hank: Ok, ok, diamoci tutti una calmata... è comprensibile dopotutto, la piccola è agitata e non ricorda, un comunissimo vuoto di memoria... del resto noi siamo qui proprio per aiutarla no? Scrivi: la ragazza passeggiava da sola di notte in un bosco in cerca di… funghi, ok? (Alla ragazza) O magari preferisci asparagi? Per noi è lo stesso.

Ragazza: Ma che funghi? Io… io non ci sono mai stata in un bosco di notte a raccogliere funghi… e tantomeno asparagi! E non ho neanche un ciuaua!

Hank: Eih, bambola, non vorrai mica ritrattare? E' scritto qua, nell'apposito modulo... (legge) ecco, seconda pagina terzo rigo: "L'imputata dichiara..."

Ragazza: L'imputata dichiara? Che significa l'imputata dichiara?

Henry: Eih, eih, amico.... Ma che “imputata dichiara”? Cosa cazzo scrivi?

Hank: Ho sbagliato?

Henry: Ma naturale che hai sbagliato! Sicuro che hai sbagliato! C'è anche bisogno di chiederlo? Cancella tutto e segna quello che ti detto io ok?

Hank: (Cancellando) Ok, ok... fatto.

Henry: Bene e adesso scrivi… un attimo, fammi pensare… ecco, al posto dell'imputata dichiara metti, dunque, vediamo, sì: (breve pausa)  "L 'imputata confessa"!

Ragazza: (Sbigottita) L'imputata confessa? Ma... ma siete pazzi o ubriachi?

Proprio in quel momento Hank sta finendo una lattina di birra, la schiaccia, getta via e si asciuga con una manica. 

Hank: Eih, eih... tieni sotto controllo la lingua sorella se non vuoi essere sbattuta dentro per ingiurie a pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni! E poi se qua c'e una pazza quella sei proprio tu ok? Che te ne vai a spasso di notte da sola in un bosco a raccogliere funghi o addirittura asparagi in compagnia di un ciuaua!

Ragazza: Ma che bosco? Io tornavo da lavorare volete capirlo?

Henry: Ah, tornava da lavorare... (dopo una pausa, insinuando) Di notte...

Hank: In che zona baby? Se fai la brava una di queste sere potrei anche passare a trovarti...

Ragazza: Ma che notte! Saranno state le sette, sette e mezzo del pomeriggio... camminavo per strada quando ad un tratto ho sentito dei passi dietro di me, mi volto e vedo un ombra che mi segue... così comincio a correre... corro e mi guardo attorno... nessuno! Neanche un cane che mi possa dare una mano... continuo a correre... finché non sento piu i passi dietro di me, cosi mi fermo a controllare e ne approfitto anche per prendere un po' di fiato... avevo ragione, non c'era nessuno. Allora tiro un sospiro si sollievo, faccio qualche passo ancora... e improvvisamente una mano mi afferra da dietro l'angolo, aveva fatto il giro dell'isolato il figlio di puttana! Mi prende per il collo, da dietro, mi scaraventa a terra e...

Henry: E?

Ragazza: E...

Hank: E??

Ragazza: E mi ha stuprata, Cristo! Non vi basta?!

Henry: E come signorina? Vestita forse?

Hank: Devi entrare più nei dettagli piccola... per il verbale... non crederai mica che ci faccia piacere?!

Ragazza: Ok, ok, capisco. Solo che… non è facile…

Hank: Sforzati! E’ indispensabile capisci?

Ragazza: Ma ve l’ho detto! Mi ha scaraventata a terra e mi si è gettato addosso…

Henry: Addosso come?

Ragazza: Che significa come?

Henry: A pesce, di pancia, di spalle, a volo d’angelo… Come insomma?

Ragazza: Sull’ addome, con le ginocchia…

Hank: Bene continua…

Ragazza: Poi ha cercato di sfilarmi il giubbotto ma…

Henry: Ma?

Ragazza: Ma la cerniera non voleva saperne d’abbassarsi…

Henry: Ah!

Hank: Sempre così, sul più… (interrompendosi) vai avanti!

Ragazza: Allora lo ha tagliato… qui, sul davanti!

Hank: Tagliato? Tagliato come, con le unghie?

Ragazza: Un coltello! Ha tirato fuori un coltello e…

Henry: Devi essere precisa baby! Ha tirato fuori un coltello e?…

Ragazza: (disperata) E.. e mi ha strappato la camicetta!

Hank: La camicetta dici?! E poi?

Ragazza: Il… il reggiseno!

Hank: (Eccitato) Brava, sei sulla strada giusta... (è in preda a un’eccitazione via via più evidente) non ti fermare però!

Ragazza: Poi mi ha slacciato la cintura …

Henry: E…?

Ragazza: E…

Hank: E…??

Ragazza: E mi ha tirato giù i pantaloni… fino alle caviglie! (In lacrime)  

Henry: E poi?

Ragazza: (in lacrime) E poi… poi…

Hank: Signor maresciallo se permette a me basta questo! Permesso… (Alzandosi) Scusate, torno subito, sbrigo una faccenda e… (esce mettendo in mostra un grosso gonfiore all'altezza dell’inguine)

Henry: (A Hank) Ok... (alla ragazza) Un momento, ho capito bene? Hai detto i pantaloni?

Ragazza: Già...

Henry: Che tipo di pantaloni? Quelli che hai su adesso per caso?

Ragazza: (A mezza voce) Eh? Sì, credo di sì...

Henry: Eih, pupa... sono jeans quelli!

Ragazza: E con questo?

Henry: E con questo dici? Beh, sentiamo, e come te li avrebbe strappati di dosso 'sti jeans? Con la sega elettrica? O magari ha usato le cesoie eh?...

Ragazza: Ma...

Henry: Cristo! Lo sanno tutti che i jeans non si possono sfilare via a meno che la presunta vittima non sia consenziente. Lo ha detto anche la Corte di Cassazione e lo hanno riportato tutti i giornali... (indica un articolo riportato sul quotidiano che si trova sulla scrivania e lo legge. L’articolo viene contemporaneamente proiettato sul fondale) Ecco qua:"E' dato di comune esperienza che questo genere di pantaloni non si possono sfilare nemmeno in parte senza la fattiva collaborazione di chi li porta". Allora, hai sentito? "E' dato di comune esperienza..." e lo dicono i giudici della Suprema Corte mica un fesso qualsiasi... "E’ dato di comune esperienza.". O magari credi che i giudici solo perchè hanno una certa età non hanno mai provato a sfilare un paio di jeans in vita loro? Te lo dico io, ci hanno provato eccome! Per ore ci hanno provato prima di emettere la sentenza... è inutile! Sono una vera cintura di castita. Una cassaforte. Sono anche antiproiettile. (alzandosi dalla sedia e venendo fuori da dietro la scrivania) Vedi? Li abbiamo adottati anche noi perchè quando si dorme in camerata non si sa mai quello che ti puo succedere... senza la "fattiva collaborazione" è impossibile. Allora, cosa ne devo dedurre? Che collaboravi fattivamente?

Ragazza: Ma che collaboravo? E' impazzito? Come se c'avessi provato gusto... Iui mi minacciava! Mi ha afferrata per il collo e scaraventata a terra, ero terrorizzata, tremavo...

Henry: Chiacchiere! Queste sono solo chiacchiere! Quando ci si fa violentare e poi si vuole anche sporgere denuncia bisogna almeno prepararsi, indossare un abito adatto... non dico la gonna, ma almeno un paio di pantaloni ampi, alla zuava... se no chi vuoi che ti creda? E poi sentiamo, dove sono le ecchimosi?

Ragazza: (stravolta) Le ecchimosi?

Henry: Dì, come le chiami? Tumefazioni, escoriazioni, contusioni, lesioni di primo e secondo grado ok? Dov'è tutta questa roba?

Ragazza: Ma gliel'ho spiegato. Ho questo segno, qui, sul collo... (lo mostra) lui mi minacciava, gridava che se non collaboravo mi avrebbe ammazzata... io non capivo piu niente, ero sotto shock, tremavo, piangevo...

Henry: E così   hai deciso di collaborare. Si, come dire, di aiutarlo  sfilandoti i jeans eh? Hai pensato bene di fargli uno spogliarello alla 9 settimane e mezzo eh?

Ragazza: Ma che spogliarello?! lo...

Henry: (Gridando) Adesso basta ok? Quando ci si fa stuprare ci vuole una certa serieta! Cristo, mica ci si puo improvvisare così! Ci si deve presentare in questura perlomeno con la faccia gonfia di schiaffi... e questo è ancora niente. Meglio ancora se con qualche sfregio permanente. Se no è troppo facile! Ci vuole il sangue baby! Il sangue! Se no sono buoni tutti... E invece tu ti sfili i jeans e magari sfilandoli gli mostri anche il tuo culone…

Ragazza: Eih...!

Henry: Insomma, finiamola! Ho gia sprecato abbastanza tempo. Vedi di andartene, non vorrei doverti sbattere dentro per calunnia....

Ragazza: Ma...

Henry: Ti ho detto di sparire ok? Prima che cambi idea...

Ragazza: Io…

Henry: Spa-ri-sci! (apre nuovamente il giornale davanti a sé)

Ragazza: (Si alza dalla sedia e gli tira via il quotidiano) Eih, brutto stronzo! (Lo afferra per il bavero)

Henry: Ehi, cosa…?

Ragazza:Te lo vuoi ficcare sì o no in quel tartufo piena di cacca che hai al posto del cervello che quello schifoso mi ha stuprata! Lo hai capito?! (gli molla una ginocchiata all'altezza dell'inguine, I'attore cade a terra lamentandosi. La ragazza gli molla anche qualche calcio) Dovrei staccartele quelle palle e darle in pasto a un pitbull... dovrei tagliarti l'uccello e fartelo ingoiare... dovrei ammazzarti brutto bastardo... dovrei…

Henry: (Con un filo di voce) Eih, eih, si puo sapere cosa ti prende? Ferma, ti dico! E' solo uno sketch! Ferma!!

Ragazza: Eh? (Esita, quindi progressivamente torna in sè)

henry: (Rialzandosi) Maledizione... sei impazzita?

Ragazza: (Sinceramente dispiaciata) Scusa, non volevo... (lo aiuta a rialzarsi) ti... ti ho fatto male?

Henry: (Sta in piedi appoggiandosi al pianoforte, beve un sorso da una bottiglia quindi si asciuga il viso) Sei pazza… sei proprio pazza…

Ragazza: Scusa... sono... sono troppo stressata, avrei bisogno di riposo... io...

Henry: Avresti bisogno di riposo? Tutti abbiamo bisogno di riposo! Anch'io ho bisogno di riposo ma mica ti prendo a calci nelle gengive! Cosa significa avrei bisogno di riposo? A momenti mi staccavi le palle a calci e che scusa tiri fuori? Avrei bisogno di riposo!

Ragazza: Ok, ok, scusa... ho detto che mi dispiace, veramente... (gli sfiora il viso con la mano) non lo so cosa mi è preso... mi sono immedesimata un po' troppo nella parte va bene...? E ad un tratto mi è sembrato tutto vero: tu, io, la situazione... Io so', è pazzesco! Mi sono scordata dov'eravamo, cosa facevamo realmente e... Io sai ho avuto una brutta esperienza tempo fa, cosi...

Henry: (Al pubblico) Ma la sentite? No, dico, la sentite? "Ad un tratto mi è sembrato tutto vero". Tu dovevi solo alzarti ed uscire... nient'altro! Solo alzarti ed uscire. Bastava questo per sottolineare la situazione, il dramma... Io abbiamo provato decine di volte 'sto sketch, per giorni lo abbiamo provato... ti chiedevo: "Come va?" ‑ "Tutto ok"... e all'improvviso, in scena, quasi mi ammazzi a calci. Devi farti vedere da uno specialista ok? Nel tuo cervello deve esserci qualche rotella che non gira per il verso giusto... devi curarti! Capito? Curarti! (breve pausa) In ogni caso da oggi questo sketch è sospeso...

Ragazza: Sospeso? No... non puoi farlo... ti prego... Voglio recitarlo... è importante!

Henry: Mi dispiace,per ora niente da fare… (uscendo) vado a farmi medicare…

Ragazza: Eih! Ti giuro che non capitera piu ok? Eih! Eih!! Ti prego... (con rabbia) Vaffanculo! Vaffanculo!! Vaffanculo!!! (Si lascia cadere su una sedia con la testa tra le mani.)

L’occhio di bue illumina il pianista che continua nell’esecuzione del brano che aveva preceduto lo sketch. Quindi, dopo un attimo di buio, un faro a pioggia illumina la parte centrale della scena. Hank seduto tiene in mano un quotidiano aperto.

Cristo! L’ho fatto di nuovo

Cristo, l’ho fatto di nuovo! Ci sono ricascato un’altra volta. Come l’ultimo degli idioti! Come l’ultimo degli stronzi! Come l’ultimo degli ultimi! E’ inutile. Credi di poter smettere quando vuoi e poi, alla prima occasione… Merda! Come ho potuto? Lo avevo giurato… avevo giurato che non c’avrei più messo piede: lo avevo giurato sulla Madonna, su Gesù, sulla barba bianca di padre Pio… persino sulla mamma lo avevo giurato! E invece… (fa una breve pausa) E’ stato poco prima delle dieci di sera quando ho varcato la soglia del… (si interrompe in preda allo sconforto) Gesù, mi prenderei a schiaffi! Avevo bevuto parecchio, questo sì! Non che fossi proprio ubriaco ma neanche perfettamente lucido altrimenti non credo che... (riprendendo il filo del discorso in precedenza interrotto) insomma: sono entrato dentro e mi sono seduto su una panca in un angolo della stanza ad aspettare il mio turno. Ho acceso una sigaretta… poi l’ho spenta perchè non fumo e mi sono guardato intorno. E’ assurdo come il tempo cambi ogni cosa tranne quei posti lì: solito arredamento sgangherato,  solita puzza di piscio, solita atmosfera… forse solo più squallida e triste. Ma credo che dipendesse da me, da come mi sentivo… si, voglio dire, forse ero io ad essere più squallido e triste. Dio mio! Avrei voluto trovarmi altrove, non importa dove…lontano da lì: in un autobus all’ora di punta, nel Deserto dei Tartari, ad un funerale… ovunque: persino a teatro! Quando arriva il mio turno sono li lì per vomitare: mi alzo lentamente, mi avvicino al banco e do un’occhiata in giro per vedere se conosco qualcuno o se qualcuno conosce me… (cambiando discorso) ci sono tre donne ed un uomo o, per essere esatti, quello che resta di un uomo una volta che gli avete tolto tutto ciò che è proprio di un uomo… e non parlo solo dei… (in imbarazzo) bè, si, insomma. Le ragazze però non sono male, anzi due delle ragazze non sono male: in fondo, in un angolo, c’è anche una cicciona sfatta che si fa aria con un ventaglio cinese e continua a passarsi un fazzoletto tra le tette enormi… dio mio, devo proprio vomitare! Resisto e giro lo sguardo verso le altre due:  tette sode e labbra carnose… mi riprendo. Una mi conosce, la bionda, in effetti ora che la guardo meglio ricordo di averla già vista da qualche parte… forse proprio in un’occasione simile: ha i denti leggermente sporgenti, l’effetto è stupendo… le spingono in fuori le labbra, gliele aprono come una corolla di fiori, dolci e appassionate… ha gli occhi spenti però, peccato, peccato davvero. Bè, in ogni caso salto le formalità di rito: basta un rapido scambio di sguardi, un cenno di assenso ed entro dentro. Cristo, è una sauna… un bagno turco! L’aria è irrespirabile e la puzza di piscio addirittura soffocante… è impossibile resistere: faccio in fretta, appena il tempo necessario e scappo via. Sono fuori.  Tiro un gran respiro e finalmente vomito. Poi passo da un market ancora aperto, prendo una cassa di birra e via a casa ad aspettare. Una birra dietro l’altra sarò stato sveglio sino alle tre poi, non ricordo quando, sono crollato. Stamattina ero sul tappeto, ai piedi del divano, la tv accesa e un mal di testa da collezione…(scandendo la frase) non ricordavo nulla! Cristo, chissà com’era andata? Non mi aspettavo niente di buono, in nessun caso… eppure ero in ansia. Volevo sapere anzi, dovevo sapere! L’ho detto, è una droga! C'era ancora una birra calda per fortuna, aiuta a superare la sbronza dicono, Ia bevo, vomito… va bè, di mattina è normale, ed esco in pigiama… grazie a Dio me ne accorgo in tempo, rientro, metto un paio di pantaloni, una camicia ed esco barcollando... in pantofole naturalmente. Alla prima edicola compro un quotidiano ma siccome voglio sapere la verità ne compro un altro, e un altro ancora, e… si, insomma, li compro tutti e mi trascino di nuovo a casa. Ed eccomi qua, da solo come un coglione solo… a leggere per l'ennesima inutile volta i risultati dell’ultima tornata elettorale. Si dice così, non so’ perché ma si dice così: “tornata elettorale”. Dunque… percentuale di votanti 70.08.  ll 70.08% di stronzi che come me sono andati ancora una volta in un seggio puzzolente a votare. (continua a leggere) F.l. 19,34%, D.S. 10,53%, A.N 12,73%, (come una cantilena) Margherita 9,47, UDEUR 2.61, PRI 1,11, UDC…. eccetera, eccetera, eccetera… (breve pausa) Solita merda. Solita merda. Solita merda!

Buio. 

Il rap dei missili intelligenti

Piovono giù dal cielo dei

Missili made in U.S.A

Strumenti bellici così perfetti

Centrano solo gli obbiettivi scelti...

E per le strade ce ne andiamo contenti

                    (Rit.)             Sotto la pioggia dei bombardamenti

Tanto quei missili come certo saprai

Sono intelligenti e non sbagliano mai!

Come siamo grati al governo americano

Che ci fa la guerra per darci una mano

Ci liberera dal nostro truce dittatore

Queste bombe sono una manna del Signore...

Credimi gli States non restano a guardare

Quando in giro c'e un cattivo da stangare

Prendi ad esempio Nagasaki ed Hiroshima

Le bombe sono sempre la migliore medicina!!

Chiaramente esiste un lieve margine d'errore

Ma è della regola la solita eccezione

leri ad esempio è saltato un ospedale

Le conseguenze? Niente di speciale!

Buio.  

Hank, debolmente illuminato, entra in scena dalla sinistra leggendo una lettera.

Caro Signor Bukowsky:

Perchè non scrive mai di politica o di relazioni internazionali?

M.K.

 

Caro M.K.:

A cosa serve? Cioè, cosa c’è di nuovo? ‑ lo sanno tutti che il lardo sta bruciando.

La luce aumenta d’intensità. Hank siede sul pianoforte con le gambe penzoloni tira fuori un quotidiano e gli dà un’occhiata svogliata. Il monologo che segue potrebbe  essere commentato visivamente da una serie di diapositive sulla guerra proiettate sullo schermo di fondo.    

La politica è come farsi un gatto

Hank: Ecco qua… (legge) Un altro bombardiere americano pieno di bombe all'idrogeno è caduto giu dal cielo ‑QUESTA volta vicino all'lslanda. (solleva lo sguardo e si rivolge al pubblico) Questi ragazzi sono davvero sbadati con i loro uccellini di carta mentre, COSI' Sl SUPPONE, dovrebbero proteggere la mia vita. SENZA CHE io, beninteso, mi sia mai sognato di chiedere la minima protezione. La differenza tra Democrazia e Dittatura è che in Democrazia prima si vota e poi si prendono gli ordini; in una Dittatura non c'e bisogno di sprecare il tempo andando a votare. Ma torniamo alla caduta accidentale della bomba all'idrogeno ‑ un po' di tempo fa la stessa cosa è accaduta non lontano dalla costa spagnola (siamo dappertutto per proteggermi). Le bombe sono andate perdute di nuovo ‑ giocattolini sbadati. Gli ci vollero 3 mesi ‑ se ricordo bene ‑ per trovare e per portar via quell'ultima bomba. Forse gli ci vollero 3 settimane ma agli abitanti di quella citta costiera devono essere sembrati tre anni. Ogni volta che tentavano di agganciare quell'arnese pieno di merda radioattiva ecco che si sganciava e rotolava un po' più giù, loro naturalmente riprovavano e quell'aggeggio dispettoso andava ancora più giù, più giù, più giù... Nel frattempo, tutti i poveracci di quella citta costiera si rivoltavano nel letto di notte domandandosi se sarebbero saltati in aria, per gentile concessione delle Stelle e Strisce. Ovviamente il Dipartimento di Stato americano rilasciò una dichiarazione secondo cui la bomba all'idrogeno era sprovvista di detonatore, ma nel frattempo i ricchi se l'erano svignata mentre gli altri, compresi i marinai americani, manifestavano chiari sintomi di nervosismo (dopo tutto se quegli arnesi non possono scoppiare perché li porterebbero a zonzo per il cielo? Al loro posto potrebbero trasportare dei giganteschi wurstel da due tonnellate no?). Poi, finalmente, venne approntato un congegno speciale per agganciare culi di bombe e l'aggeggio venne strappato via al mare. Palomares. Si, è successo in quel posto: Palomares. E sapete quel che fecero poi? La marina americana diede un CONCERTO BANDISTICO nel parco di quella citta in onore della bomba ritrovata... (si sente il suono della banda lontana) e i marinai suonavano e gli spagnoli ascoltavano la musica e vennero tutti assieme, in un unico grande momento liberatorio sessuale e spirituale. Quel che accadde della bomba, non so dirvelo, non lo sa nessuno (tranne pochi). Mentre 1.000 tonnellate di terreno spagnolo radioattivo venivano trasportate via mare a Aiken, Sud Carolina, in contenitori sigillati. Scommetto che gli affitti sono bassi ad Aiken, Sud Carolina. E intanto la banda continua a suonare...

Mentre sullo schermo di fondo viene proiettata una foto di Bush sull’attenti davanti alla bandiera l'aria risuona delle note dell’Inno Americano. Hank, in piedi sullo sgabello del pianoforte e sull'attenti, lascia lentamente cadere i pantaloni mettendo in mostra dei vecchi mutandoni di lana. Quindi toglie la giacca dello smoking e ne indossa una militare ed il relativo cappello, tira fuori un grosso sigaro e lo accende. A questo punto suona il cellulare. Hank lo tira fuori da una tasca della giacca e risponde. Evidentemente è una cattiva notizia, egli infatti appare via via  più preoccupato. Della conversazione si capiranno solo queste frasi: "No, ma non è possibile! Fermati? Così, sul più bello? Arrivo subito!!". Tira fuori un naso rosso da clown e lo indossa ma mentre sta per sfilare i pantaloni dello smoking per indossare quelli da militare, nota qualcosa di strano all'altezza dell'inguine, dà un'occhiata e infine lancia un urlo. In preda al panico inizia ad invocare a gran voce l'infermiera.

Share: tele orgasmo bellico

Pianista-Generale: (Saltando giù dal pianoforte con in mano una ventiquattr'ore) Infermiera! Infermiera! Maledizione! Infermiera!!!

 

Infermiera: Chi è che grida? (Entrando in scena dalla destra) Generale!

Generale: Finalmente! Devo vedere il dottore, immediatamente!

Infermiera: Ma cosa…?

Generale: La situazione… è precipitata!

 

Infermiera: Eh? Che situazione?

Generale: La situazione… internazionale naturalmente!

 

Infermiera: E cosa centra il professore con…?

Generale: (interrompendola) Mi dispiace piccola, top secret! I fatti sono coperti dal segreto di Stato!  Per cui togliti dai piedi e fammi passare!

 

Infermiera: Ma generale, non è possibile! C’è un mucchio di gente di là! Sa bene che senza prenotazione...

Generale: Me ne frego della prenotazione!

 

Infermiera: Ma lo studio è pieno di pazienti...

Generale: Me ne frego anche dei pazienti! (con enfasi) Pazienteranno! E adesso tirati via!

Infermiera: No! Si fermi! Non può entrare adesso! (frapponendosi)

Generale: Spostati ti dico!

  

Infermiera: Mi dispiace… non posso! Se vuole entrare dovrà prima passare sul mio corpo! (maliziosa)

Generale: (improvvisamente in gran disagio, si dà un'occhiata all’inguine) Eh?... (tossisce) Mi dispiace, non ho tempo! (la supera) Per di qua vero...?

 

Infermiera: (trattenendolo per la giacca da dietro) Si fermi, si fermi le dico! Vuole farmi licenziare? Per oggi non c'è proprio posto! Gliel'ho detto, c'è un mucchio di gente di là che aspetta! Domani! Cercherò di farle avere un appuntamento per domani!

Generale: Sei impazzita baby? Credi che l'esercito abbia tempo da perdere? Ne va della sicurezza nazionale! Una questione di vita o di morte! Insomma: ti ordino di farmi passare perbacco! (fa per entrare)

Infermiera: Ma...

Generale: Niente ma! Credere, obbedire, combattere! E’ questa la regola (dribblandola).

Infermiera: (afferrandolo da dietro per la giacca) No!!!

Generale: Ma cosa fai? Come ti permetti?

Infermiera: Cerchi di capire... Non c'è proprio un buco libero!... (continuando a trattenerlo per la giacca da dietro)

 

Generale: Ma fammi il piacere! Non c'è un buco libero! Quando la Patria chiama il buco risponde! Si insomma, si trova perbacco! (continua la sua marcia)

Infermiera: La prego, cerchi di ragionare, si fermi... e poi adesso c'è un paziente di là... (isterica) si fermi ho detto! Si fermi!! Si...

Generale: Non posso! La questione è della massima urgenza! Devo vedere immediatamente il dottore! Lasciami piuttosto! (continuando a tirare)

Infermiera: Eh?... Vuole che la lasci? (continuando a trattenerlo con forza)

Generale: E’ un ordine!

 

Infermiera: (lasciandolo di colpo) Obbedisco!

Generale: Nooooooo!!! (che continuava a tirare esce di slancio fuori scena. Forte rumore che si conclude con un gran colpo di gong) Aaaaaaaaah!!! 

L’infermiera dà un’occhiata alle quinte da dove è uscito il generale, quindi, felice d’essersi sbarazzata del seccatore, esce dalla parte opposta. Buio. Poco dopo entra il dottore leggendo la cartella clinica di un paziente, si siede alla scrivania collocata sulla sinistra e digita assorto dei dati al computer. Sulla scrivania è poggiato un ombrello. Dalla destra, poco dopo, entra in scena il Giornalista. Tiene con entrambe le mani, all’altezza dell’inguine, una lunga  scatola di cartone imballato a mo’ di regalo. Ha anche un borsello pieno di DVD della guerra in Iraq.

Giornalista: Permesso?

Medico: (senza neanche guardarlo e continuando a scrivere) Prego, si accomodi... (reciterà le frasi che seguono con un tono da routine)

Giornalista: (giunto di fronte alla scrivania. L'enorme fallo arriva proprio all'altezza della testa del medico. Tossisce.)

Medico: Allora? Di che si tratta?

Giornalista: (perplesso di fronte alla domanda si gratta la testa lasciando per un momento la grossa scatola che resta sospesa come per magia all’altezza dell’inguine. ) Eh? Bé…

Medico: Parli, parli pure, l'ascolto...

Giornalista: Come dire, avrei un problema…

Medico: Che tipo di problema?

Giornalista: Un GROSSO problema…

Medico: Grosso quanto?

Giornalista: Bè, abbastanza direi…(guarda la scatola) Si tratta di un... diciamo... gonfiore ecco. Un’escrescenza.

Medico: (continuando a scrivere) Capisco, un gonfiore…quindi presumo che le darà parecchio fastidio...

Giornalista: Urca! Cioè, voglio dire, certo: parecchio fastidio!

Medico: Dolore? Ipersensibilità in zona? Bruciore?

Giornalista: Ecco, sì, bruciore! Soprattutto un gran bruciore e poi anche parecchia ipersensibilità... in zona appunto.

Medico: Ha provato con degli impacchi freddi?

Giornalista: Altroché se ci ho provato! L'ho persino infilato nella ghiacciaia per...

Medico: (interrompendolo e smettendo per un attimo di scrivere al computer. Senza però sollevare la testa) Nella ghiacciaia?

Giornalista: Già! L'ho tirato fuori che pareva un merluzzo surgelato ma...

Medico: Un merluzzo surgelato?? Ma cosa...? (alza la testa e vede la grossa scatola proprio vicino al suo naso) Oh, è un regalo per me? (Tirandolo verso di sé) Ma non doveva disturbarsi…

Giornalista: Aaaaaaah!!!

Medico: Che le succede?

Giornalista: Lasci la scatola la prego… non è un regalo.

Medico: No? Ma allora cosa…?

Giornalista: L’escrescenza… si, insomma, il gonfiore…

Medico: (mollando immediatamente il pacco) L’escrescenza? Questa roba enorme sarebbe l’escrescenza?

Giornalista: Già…

Medico: Ma... ma è spaventoso. Anzi, mo-struoso.

Giornalista: Vuole che non lo sappia? E' proprio per questo che sono venuto!

Breve gag durante il quale l'attore si avvicina al medico quasi minacciandolo (involontariamente) con l'enorme fallo mentre il medico lo respinge spaventato.

Medico: (salta sulla sedia, afferra l'ombrello dalla scrivania e lo apre di scatto tra sé e il fallo) Non parli di venire! Non con quell'affare in circolazione almeno. E poi mi stia lontano, mi fa impressione. E' disgustoso...   

Giornalista: Mi vuole ascoltare?

Medico: Eh? (dopo una breve pausa) D’accordo, l'ascolto.

Giornalista: Dunque, io... non potrebbe chiudere quell'ombrello?

Medico: L’ombrello? Che ombrello? (rendendosi conto di avere ancora l'ombrello aperto tra le mani) Oh, quest'ombrello! (deciso) Faccia un passo indietro!

Giornalista (Esegue irritato)

Medico: (chiude lentamente l'ombrello con aria diffidente) Ma... è sempre stato così... (lascia la frase in sospeso sottintendendo "grosso")

Giornalista: Ma certo che no! Fino a qualche mese fare era assolutamente normale! (con tono confidenziale) Anche sotto misura se vogliamo... almeno a dar retta mia moglie. Poi però... vede…(gli si avvicina)

Medico: (Frapponendo tra sé e il fallo una sedia a mo’ di domatore ed estraendo una pistola dalla tasca del camice) Non si avvicini ho detto o sparo! (esplode un colpo in aria)

Giornalista: Ah!!! Ma... ma è impazzito??

Medico: Se qui c'è un matto quello è lei che va in giro con un arnese del genere e pretenderebbe anche che la gente restasse tranquilla ad ascoltarla! E poi per quello che ne so io potrebbe esserci di tutto lì dentro! Un mitra ad esempio o perché no un bazooka o addirittura un piccolo missile da passeggio… un siluro!

Giornalista: Già e magari io sarei anche un sottomarino eh?!

Medico: E perché no! Lei per me può essere chiunque, anzi, qualsiasi cosa! Anche un sottomarino! O magari un sequestratore o un terrorista o un…

Giornalista: (interrompendolo) Ehi, ehi, insomma! Con chi crede di avere a che fare? Sono una persona rispettabile io!

Medico: Rispettabile? Con quell’affare? Ma mi faccia il piacere!

Giornalista: E poi può controllare da solo se dico o no la verità… è sufficiente che apra la scatola da quella parte e dia un’occhiata dentro…

Medico: Grazie, ne faccio volentieri a meno. Ma ammettiamo per un momento che dica la verità… sentiamo, quando sarebbe successo?

Giornalista: Finalmente! Vede, tutto è cominciato alcuni mesi fa con l'inizio dei bombardamenti in Iraq...

Medico: Un momento, mi faccia capire: cosa centra adesso il bazooka… cioè il missile… il coso insomma con l’Iraq?

Giornalista: Bè, vede…

Medico: Ma si! Ho capito! Non c’è bisogno che continui!

Giornalista: Meno male… una buona notizia.

Medico: Dunque lei sarebbe uno degli eroici aviatori impegnati nella missione, il suo aereo è stato abbattuto e nell'impatto... bè, sì, insomma…ha sbattuto l’arnese e si è formato quest’enorme ematoma.

Giornalista: Ma no, è completamente fuori strada, vede io...

Medico: Una scheggia di missile! Una maledetta scheggia di missile che, per quanto intelligente, non ha potuto fare a meno di andarsi a conficcare proprio lì. Poi naturalmente l'infezione ha fatto il resto.

Giornalista: (con sufficienza) Niente scheggia. E poi non c'è nessuna infezione. Si tratta....

Medico: Di un gigantesco bubbone! Durante la fuga in territorio nemico deve aver bevuto in qualche ruscello contaminato dalle radiazioni e questi sono gli effetti abominevoli del contagio...

Giornalista: Vuole ascoltarmi o preferisce continuare a tirare a indovinare?

Medico: (offeso) Oh, io lo facevo per lei, per aiutarla, ma visto che preferisce fare da solo... parli, parli pure!

Giornalista: Dunque, innanzitutto io...

Medico: (non riuscendo a trattenersi) Eih! Non sarà mica una semplice allergia stagionale a qualche polline? (in seguito a un'occhiataccia dell'attore) D'accordo, non parlo più.

Giornalista: Se mi lasciasse aprire bocca potrei spiegarle che io non ho niente a che vedere né con l'esercito, né con la marina, né tantomeno con l'aviazione militare… e neppure civile!

Medico: Non ha...?

Giornalista: Già!

Medico: Ma allora cosa centrano i bombardamenti sull’Iraq con il...? E poi come ha fatto a bombardare se...?

Giornalista: Con l'informazione! Una vera pioggia... un diluvio d'informazione! Vede, io sono un giornalista. Fino a poco tempo fa conducevo un’importante trasmissione in prima serata su una delle maggiori reti nazionali...

Medico: Sì, in effetti ora che la guardo meglio mi sembra di ricordare... Ma continua a non capire cosa c’entra l’Iraq  con la proboscide? Si, insomma…

Giornalista: Cosa c’entra l’Iraq dice? (ride amaro) Vede, durante il conflitto, noi… noi giornalisti intendo, eravamo in prima linea, in trincea come si dice, a combattere una sorta di guerra sulla guerra. Una vera e propria battaglia all'ultimo scoop! Gli Iracheni non facevano in tempo a venir fuori dalle case abbattute da qualche missile deficiente che ce li contendevamo a pugni e cazzotti per le varie trasmissioni televisive: in particolare i vecchi e i bambini. Già, sono una sicurezza, soprattutto i bambini: basta premere sul pedale del patetico e l'avversario è bello e fottuto!   

Medico: E immagino che tutto questo serva a inchiodare lo spettatore davanti allo schermo e ad imbottirlo di spot… una questione di share insomma.

Giornalista: Ecco la parolina magica: share! Ma lo sa cosa significa un punto in più di share? Miliardi! E la guerra è una ghiotta occasione, forse la più ghiotta! Bisogna saperla sfruttare però! E Cristo, io la sfruttavo, eccome se la sfruttavo! Ero in brodo di giuggiole...

Medico: Eh? Che roba è?

Giornalista: Oh, non so... si dice così: "In brodo di giuggiole", non so mica il perché... (tornando al discorso interrotto)  Insomma, ero al settimo cielo! Gasato! Eccitato! Anzi, sovreccitato! In una sorta di orgasmo multiplo continuato! Lo share della mia trasmissione ha cominciato a lievitare come un gigantesco pandoro! Come un enorme babà! E più si moltiplicavano le stragi, i massacri, gli scannamenti, più lievitava! E più lievitava più crescevano di numero gli spettatori sintonizzati e più crescevano gli spettatori più aumentava la mia eccitazione e più aumentava la mia eccitazione più cresceva il mio cachet e più cresceva il mio cachet... (breve pausa esplicativa) bè, lo vede da solo.

Medico: (allibito) Non mi vorrà dare a intendere che...

Giornalista: Proprio così invece! Gliel'ho detto, all'inizio era semplicemente uno stato di perenne erezione, un interminabile orgasmo... niente di strano. Tutti noi giornalisti in quei giorni eravamo in quelle condizioni... anche le donne! Poi c'è stato il picco. In corrispondenza con la svista della NATO. Non so se ricorda l'episodio: quel pomeriggio é venuto fuori il portavoce del Pentagono per la consueta intervista e con il la solita flemma ha detto: (in italo americano) "Ok, ok, stavolta abbiamo proprio sbagliato paisà. Noi, come si dice, c’entrato per errore nu mercato ortofrutticolo anziché nu Palazzo e Saddamme... ci dispiace, all right? Fatto nu poco e confusione. Chiedere scusa a tutti va buò? Prossima volta fare meglio. Adesso però noi mandare nu poco de dollàri e quarche cassetta di chewingum per l’urfanelle, pe veduvelle, pe monchicelle, pe zuppitielle, pe cecatelle e per tutte l’animelle de le murtaccielle vuostre…mannaggia a sorte! Como nel Cermis per chello fatto della funivia all right?  Ata  ‘a passà ‘nu guaio! Bè, paisà, aggio fernuto! Arrivederci e stateme buoni! Goodbye"!". Risultato: una carneficina umanitaria! Cristo! Ci sono arrivate delle immagini davvero eccezionali! Uno splendido mucchio di corpi carbonizzati e fumanti! Da togliere il fiato. Abbiamo battuto ogni record d'ascolto! Abbiamo perfino fatto più spettatori dello schianto di Diana nel tunnel dell'autostrada a Parigi di qualche anno fa... ed è stato allora che, improvvisamente... (mima l'episodio) Fiuuuuuuh!!! Venti centimetri in un colpo solo! Da quel momento non ha più smesso. Ma mi pare scettico...

Medico: Bè, ne ho sentite di storie strane ma questa le batte tutte: (ironico) il tele orgasmo bellico.

Giornalista: C'è poco da scherzare sa? Io sono rovinato! Ho anche dovuto lasciare la tv... finché è stato possibile abbiamo stretto l'inquadratura ma bastava che durante il telegiornale leggessi una qualunque notizia di cronaca nera che subito... fiuuuuuuh!!! Per un periodo l'ho anche truccato da donna: un vestitino, una parrucca e via! Presentavamo il giornale insieme, adesso si usa e una testa di cazzo in più o in meno in giro per gli schermi che differenza vuole che facesse? Ma continuava a crescere così ho dovuto licenziarmi... non potevo mica presentare il tg con una gigantessa! Ma aspetti, ho portato tutto il necessario per convincerla... (tira fuori dei DVD)

Medico: Che roba è?

Giornalista: Sono le registrazioni in digitale delle mie trasmissioni sulla guerra... dovrebbe esserci anche... eccolo qua! l'episodio del mercato... su lo inserisca nel computer...

Medico: (prende il cd e lo inserisce) Ma cosa...?

Giornalista: (parte l'audio della registrazione) Vedrà! Qualche attimo ancora di pazienza e...

Bussa ed entra l'infermiera.

Infermiera: Mi scusi c'è di là il...

Giornalista: Silenzio per favore!

Medico: Si, faccia silenzio un attimo...

Infermiera: Ma cosa...?

Giornalista: Ci siamo! E' stato a questo punto che... (il giornalista si gira di spalle rispetto al pubblico e mima la crescita del pene) Ecco! Vede? Cresce! Cresce! Presto, stacchi! Stacchi!!!

Medico: (stacca) Ma è incredibile...

Infermiera: (cade in ginocchio) Miracolo! Miracolo! Grazie Santa Brigida protettrice delle infermiere!

Urla fuori scena.

Medico: Ma chi è che urla così?

Infermiera: Oh, dimenticavo, è il generale... sta dando fuori di matto! Non so cosa gli è successo... vuole parlare immediatamente con lei!

Medico: Ma cosa vuole ancora?! (altre urla) Venga da questa parte, dietro la tenda... (al Giornalista) mi sbrigo in fretta il generale e torno da lei... signorina, l'aiuti a distendersi.

Infermiera: (molto volenterosa) Oh, sì, subito!  (al giornalista) Eih, aspetti! Devo aiutarla! Non tocchi niente senza di me!

Medico: Forse è meglio che faccia entrare il generale.

Infermiera: Ma aveva detto...

Medico: Ho detto faccia entrare il generale e chiuda la tenda. 

Infermiera: Come vuole! Però non è giusto, ecco! (esce) Illudere una povera ragazza e poi sul più bello...

Medico: (affacciandosi al di là della tenda, al Giornalista) Tiri via la scatola, si spogli e si distenda sotto il lenzuolo...

Infermiera: Ecco qua il generale! Bleah!!! (fa le boccacce al Medico quando quello le rivolge le spalle)

Il generale grosso sigaro in bocca, capelli rasati e aria da ufficiale dei marines, entra in scena come una furia. Indossa un impermeabile che mette in evidenza una sporgenza simile a quella del giornalista.

Generale: Non ne posso più! Non ce la faccio più! Sono sull'orlo dell'esaurimento!

Medico: Generale, cosa...? (Notando la sporgenza) Oh, anche lei... cioè, voglio dire... cos'è quella sporgenza? (la indica)

Generale: Quale sporgenza? (nota la sporgenza) Oh, l'antenna del telefonino... (lo tira fuori, abbassa l'antenna e lo sistema di nuovo al suo posto)

Medico: Credevo fosse merito della cura. 

Generale: Ma che cura! Vengo da lei proprio per questo. (pausa, poi con tono tragico) Sono un uomo finito! Anzi, per essere esatti, sono finito come uomo! Kaputt! (con tono tragico dopo una breve pausa) Non c'è più! E' sparito! Capisce: spa-ri-to! Ho passato la mattinata a cercarlo... tabula rasa! Così mi sono precipitato qui!

Medico: Sparito? Ma non è possibile! Non deve aver guardato bene...

Generale: Eppure è così! Scomparso! Volatilizzato!... Mi sono trasformato in un angioletto! In una di quelle vecchie statue greche senza pisello! 

Medico: (precisando) Non è che fossero senza fin dall'inizio... quando le hanno scolpite c'era. E' stato col tempo che... già, si disse che offendevano  il pudore, che turbavano la morale... così i monaci si sono armati di martello e scalpello e zac! uno dopo l'altro... un ecatombe!

Generale: Che significa: "Non è che fossero senza fin dall'inizio?". Vuole forse insinuare che io sono sempre stato senza?!

Medico: Ma no, non intendevo... volevo solo dire che...

Generale: Lasci stare... la verità è che sto crollando. Ho i nervi a pezzi! Sono rimasto solo! Abbandonato da tutti! Parenti, amici, collaboratori... E adesso mi ha lasciato anche lui... il mio pistolino! (soffocando a stento le lacrime e aiutandosi con un fazzoletto tirato fuori dalla tasca) Uno, due, tre... sim sala bim! (si soffia il naso rumorosamente) Effetto Barbie. La prego, mi aiuti! Tra l'altro dovrei anche fare pipì! E’ terribile… capisce, senza non riesco.

Medico: Ma generale! Non posso mica fare miracoli! Voglio dire, se quello che dice è vero... ma è sicuro di aver guardato bene?

Generale: Altroché, gliel'ho detto! (lasciandosi cadere affranto sulla sedia) E' da quando è finita la guerra che tutto mi va storto! E pensare che fino a qualche mese fa mi sentivo un leone! Come in uno stato da perenne erezione!

Medico: (al pubblico) Questa storia l'ho già sentita...

Generale: (andando avanti come se niente fosse) Eccitato! Anzi, sovreccitato! E' proprio vero: togliere la guerra a un militare è come castrarlo! Come togliere le tv a Berlusconi o i baffetti a D'Alema o la poltrona a Mastella! Così quando è scoppiata la pace si è come assopito... anzi, è proprio caduto in letargo! E dopo un po' ha cominciato a rimpicciolirsi, anzi, a rincalcarsi! Finché stamattina... plufh, come una bolla di sapone! Eppure, durante la guerra... "Compagnia, aaaattenti! Presentar arm!!! Fianco sinistr… sinistr! Avanti march!!! Un due! Un due! Un due! Aaaalt!!! Dietro front! Avanti march! Un due! Un due! Un due!". Avevo uno Zeppelin tra la gambe! Un bombardiere! Uno Shuttle! Un missile a testata nucleare!  La verità è che adesso si fanno troppe poche guerre. E nessuna GRANDE guerra. Si, c'è stata quella robetta in Afghanistan... poi questa scaramuccia nel Golfo… ma nessuna vera grande guerra! Hanno mandato giù qualche casa, fatto saltare in aria qualche fabbrica, bruciacchiato qualche beduino...

Da dietro la tenda si sente un lungo guaito, una specie di ululato da lupo mannaro. 

Giornalista: Uuuuaaaaaaah!!!

Generale: Chi... chi è? Cosa succede?

Medico: Eh? Dove? Non ho sentito niente?

Generale: Ma come? Un ululato...

Medico: Un ululato?

Generale: Bè, non importa... Dicevo qualche scaramuccia, nient'altro! Nessuna guerra insomma degna di questo nome! Capisce?  Abbiamo gli arsenali pieni da scoppiare di armi di ogni tipo e neanche un cane che si decida!

Medico: Che si decida a far cosa?

Generale: Ma la terza guerra mondiale no?

Giornalista: (da dietro la tenda manda il solito ululato)

Generale: E no! Stavolta ho proprio sentito un ululato...

Medico: Si, stavolta l'ho sentito anch'io... dev'essere il cane della signora di sotto... già, è un pittbull: se non mangia carne umana tre volte al giorno piange come un bambino... ma torniamo a noi. Ha accennato alla terza guerra mondiale se non sbaglio...?

Generale: Già! La terza guerra mondiale! Il sogno di ogni militare che si rispetti! Il più grande massacro della storia!

Ululato.

Generale: (precedendo l'intervento del medico) Lo so, il pittbull... E' da un mucchio di tempo che se ne parla ma nessuno che si decida a schiacciare quel benedetto pulsante! Naturale che uno poi s'ammoscia! In particolare un uomo d'azione come me! Ma santo iddio... un missile nucleare, che ci vuole! Basta qualche milione di morti per iniziare! Un gesto simbolico! 

Giornalista: Uuuuuaaaaauuuh!!!  (la tenda comincia ad agitarsi e qualcosa comincia a spuntare da sopra)

Il medico si avvicina preoccupato alla tenda mentre il generale continua a parlare senza far più caso a niente.

Generale: Ma so io come sbloccare la situazione. Aspetti, torno subito! (esce improvvisamente fuori scena da dove era entrato)

Medico: Ma dove...?

Dalla tenda si affaccia il Giornalista.

Giornalista: La prego, lo faccia smettere di parlare di guerra! Sono in pieno orgasmo! Mi vengono in mente tutte le bellissime immagini che potrei trasmettere via satellite con una guerra mondiale! Capisce, sarebbe l'evento televisivo dell'anno!!! (ululato) Oddio!!! Non riesco più a fermarlo!!! Pare impazzito!!!  Lo vede, ha già raggiunto la tenda…

Medico: (guarda sù) Ma... ma è spaventoso!!!

Giornalista: Faccia qualcosa, la prego... può saltare in aria da un momento all'altro!

Si sente la voce del generale che torna seguito dall'infermiera.

Medico: Ma cosa posso fare?

Giornalista: (chiudendo la tenda) Imbavagli il generale! Gli dia un sonnifero!  Gli spari!!! (ululato) Ma Cristo, lo faccia tacere!

Generale: (Rientra in scena con una ventiquattrore) Eccomi qua! Signorina posi la ventiquattrore sul tavolo!

Medico: Che roba è?

Generale: L'unico rimedio possibile al mio problema!!! Il solo rimedio per la mia virilità perduta!

Medico: Una protesi?

Generale: Ma che protesi! Gliel'ho detto: per un militare la guerra è tutto! Mi ci vogliono emozioni forti per tornare quello che ero! Ci vuole una bella carneficina! Devo vedere il cielo infuocato dalle bombe! L'aria rimbombante di esplosioni! E poi il fumo! E il sangue! E i carri armati! E... (cambiando improvvisamente tono) Così ho fregato la ventiquattrore a Bush.

Lunghissimo ululato. La tenda comincia a lampeggiare, a mandare fumo e a scuotersi.

Medico: Eh? La ventiquattrore? Che ventiquattrore?

Generale: Quella che decide l'inizio della guerra nucleare! Il famoso pulsante rosso! Non sa che ogni presidente USA di turno ha l’obbligo di portarla con sé dovunque vada? Ebbene, durante l'ultima visita di Bush in Italia, nel corso di un pranzo di gala,  l’ho vista su una sedia, sola soletta…

Medico: Ha visto chi?

Generale: La ventiquattrore no? Capisce, una ghiotta occasione! Irripetibile! Così in un battito di ciglia me ne sono impadronito! (lancia una risata diabolica)

I rumori nella tenda si intensificano.

Medico: Ma è pazzo! Si fermi!

Generale: Troppo tardi! Adesso devo solo schiacciare il pulsante e... (apre la ventiquattrore)

Medico: No!!!

La tenda continua ad agitarsi, a lampeggiare e da sopra spunta una specie di missile mentre gli ululati si intensificano accompagnati da grida del tipo: "No! Basta! Smettetela!  Non resisto!"

Generale: E invece si! Un'immensa carneficina erotico-nucleare! Un conflitto fallico mondiale! La terza grande guerra sessuale! (apre la ventiquattrore e si blocca, tira fuori una manciata di polvere) Ma... ma che roba è questa? Sabbia?

Infermiera: Oh, mi faccia dare un'occhiata! (tira fuori altri parrucchini) Ma no, è fard! Incredibile! E’ piena di fard… per giunta il migliore! (si spennella il viso di fard) 

Generale: Fard? La valigetta è piena di fard? (la svuota sul tavolo)

Infermiera: Ma no, cosa fa… costa un occhio della testa quella roba! (intanto ha finito di truccarsi) Come sto?

Generale: Maledizione! Devo aver scambiato la ventiquattrore di Bush con quella che Berlusconi porta con sè per spalmarsi la pelata prima delle apparizioni tv… è terribile! La mia virilità! Persa per sempre! Oh guerra! Guerra!!! Perché mi abbandoni?!

La tenda comincia ad agitarsi freneticamente, scariche elettriche, fumo, ecc ecc.

Generale: (balza sul tavolo e continua come se niente fosse ad invocare ad alta voce la guerra)

Il medico si precipita nella tenda quindi viene fuori con i capelli ritti in testa.

Medico: Presto, dobbiamo scappare! E' gonfio e rosso da far paura! Adesso ha preso anche a lampeggiare ed a fumare! Può esplodere da un momento all’atro!!!

Infermiera: Dice davvero?

Medico: Ma certo che dico davvero! Crede che abbia voglia di scherzare?

Infermiera: (con la biancheria intima in mano) Oh, aspetti! Voglio dare un’occhiata! (si avvicina alla tenda)

Medico: No stia lontana!!!

Infermiera: Un’occhiata soltanto! Solo per un momento! (apre la tenda)

Medico: Noooooooo!!!

Grande esplosione seguita da esplosioni più piccole. Si sprigiona una gran luce rossa e una sirena inizia a suonare. Anche la sala viene coinvolta dagli effetti di luce e dal fumo. Buio. Gli attori rimasti in scena ne approfittano per allontanarsi. Sullo schermo vengono proiettate delle diapositive di un'esplosione nucleare con relativo fungo. Dalla tenda infine viene fuori l'infermiera senza camice: in jeans e maglietta. Giunta in proscenio recita i versi che seguono quindi si inchina.

QUANDO OLTRE OCEANO DECISERO LA GUERRA

FURONO IN TANTI A ENTRARE IN EREZIONE

MA PIU' CHE ALTROVE FU IN TELEVISIONE

CHE L'ORGASMO BELLICO TROVO' FERTILE TERRA.

 

BUIO

SECONDA PARTE

Lo sketch è introdotto dallo stesso brano musicale del I Atto.

 Il punto di vista

 

In scena Hank che compila dei moduli mentre Henry legge un quotidiano. Dopo qualche istante Hank posa la penna, prende il foglio, lo mette insieme ad un altro e li passa entrambi ad Henry facendoglieli scivolare sopra il quotidiano. Heny mette via il giornale e svogliatamente dà un’occhiata ai fogli.

Henry: Che roba è?

Hank: Dove ci troviamo?

Henry: In un Ufficio di Collocamento, lo sai benissimo.

Hank: Bene, allora quello è il mio curriculum.

Henry: E cosa dovrei farci?

Hank: Ricominciamo da capo. Dove ci troviamo?

Henry: Vedo che ti piace giocare… ok, ci troviamo sempre in un Ufficio di Collocamento amico.

 

Hank: Bene e quello è sempre il mio curriculum.

Henry: L’ho capito che è il tuo curriculum ma ripeto: cosa dovrei farci?

Hank: C’è un avviso lì sul muro. Dice che servono degli esattori pedaggio autostradale e che bisogna consegnare qui la domanda e il curriculum.

Henry: E allora?

Hank: Ce li hai in mano. (mostrandogli i fogli) Domanda e curriculum.

Henry: D’accordo, e cosa dovrei farci?

Hank: Bè, per cominciare potresti darci un’occhiata… dopotutto sei pagato per questo no?

Henry: Inutile, non puoi concorrere.

Hank: Non puoi concorrere? Che significa non puoi concorrere? Sentiamo, perché non potrei concorrere?

Henry: Bè, è semplice: ti manca il titolo idoneo.

Hank: E quale sarebbe?

Henry: Esattore pedaggi autostradali.

Hank: Che razza di titolo è? Non ho mai sentito di una scuola che rilascia un titolo del genere.

Henry: Infatti non è una scuola a rilasciarlo. Lo rilascia il Consorzio Autostrade se in passato hai già lavorato come esattore pedaggi.

Hank: Aspetta, aspetta, fammi capire: per lavorare come esattore pedaggi autostradali serve un titolo che rilasciano solo a chi ha già lavorato come esattori pedaggi, esatto?

Henry: Esatto.

Hank: Ehi, mi stai prendendo per il sedere?  

Henry: Non ci sperare.

Hank: Ma come cazzo posso lavorare come esattore pedaggi se per farlo devo prima ottenere un titolo che si ottiene soltanto lavorando come esattore pedaggi. E’ una stronzata! E’ come dire che per lavorare serve un titolo che si ottiene solo lavorando. Seguendo questo ragionamento tutto si bloccherebbe per sempre. Pensa se per scopare dovresti prima aver già scopato? Milioni di ragazzi resterebbero con i brufoli fino a ottant’anni! 

Henry: Ehi amico, non l’hai ancora capito? E’ una puttanata quel foglio lì… serve soltanto a chiamare sempre le stesse persone… quelle che hanno ottenuto il titolo quando non serviva un titolo.

Hank: Capisco. C’è dell’altro?

Henry: (gli passa un foglio)  Ci sarebbe questo.

Hank: Che roba è?

Henry: Tre posti come addetto al miglioramento delle condizioni igieniche.

Hank: Vale a dire?

Henry: Spazzino. Ma non è facile. C’è un mucchio di gente che aspira a quel posto.

Hank: Ma io sono diplomato, ho dato anche un mucchio di esami all’università e poi…

Henry: E con questo? Ci sono anche parecchi laureati che concorrono. E’ un buon lavoro: assicurazione, malattie, ferie pagate… tre mesi interi di lavoro!

Hank: Tre mesi?

Henry: Tre mesi interi!

Hank: E poi?

Henry: E poi? Sempre a pensare al dopo! Ehi amico, hai mai sentito parlare di mobilità? Di globalizzazione? Di flessibilità? Non è più l’epoca del posto fisso. Bisogna darsi da fare ok? Darsi da fare!  

Hank: Capisco. Allora è proprio un buon lavoro eh?

Henry: Già, proprio un buon lavoro.

 

Hank: E perché non lo fai tu?

Henry: Io ho già un lavoro.

Hank: Bè, potremmo fare cambio no? Dopotutto è l’epoca della mobilità questa… vedi, non ne serve neanche molta di mobilità, non c’è neanche bisogno di spostarsi, basta solo mettere questi dalla tua parte e questa roba dalla mia… (gli mette davanti dei moduli, la penna, etc. e sposta dal suo lato alcuni oggetti: un telefono, una macchina da scrivere, etc.) ah, dimenticavo!  (prende il quotidiano e lo apre. Henry batte a macchina per qualche istante poi gli passa un foglio)

Hank: Che roba è?

Henry: Dove ci troviamo?

Hank: In un Ufficio di Collocamento, lo sai benissimo.

Henry: Bene, allora quello è il mio curriculum.

Hank: E cosa dovrei farci?

Henry: Ricominciamo da capo. Dove ci troviamo?

Hank: Vedo che ti piace giocare… ok, ci troviamo sempre in un Ufficio di Collocamento amico.

Henry: Bene e quello è sempre il mio curriculum.

Hank: L’ho capito che è il tuo curriculum ma ripeto: cosa dovrei farci?

Henry: C’è un avviso lì sul muro. Dice che servono degli esattori pedaggio autostradali e che bisogna consegnare qui la domanda e il curriculum…

Le note di Zombie si diffondono nell’aria. Dalle quinte vengono fuori delle coppie di zombie in smoking che ballano un po’ rigidi ma a tempo. 

Zombie

Zombie ossia morti viventi

Con quegli occhi eternamente spenti

E con la consueta brutta cera

Di chi vive quasi sempre sotto terra

In fabbriche o uffici senza sole

Anche un grillo dopo un poco muore

Figuriamoci a chi tocca   ringraziare

Per il diritto che gli  è dato di crepare

 

Aihaiahiahi da queste tombe verremo fuori mai?

 Oh, certo, si… ma si ritorna puntuali lunedì!

Sullo schermo di fondo appare la seguente didascalia:

Da “Factotum” di Charles Bukowsky.

Questa didascalia appare ogni volta che uno zombie recita un brano da “Factotum”.

Uno degli zombie recita il brano che segue.

Zombie: Mi assunsero come cuscinetto a sfere extra, così dissero. Il cuscinetto a sfere extra è uno che sta lì a disposizione senza mansioni specifiche. Si suppone che sappia che cosa fare per via di un antico istinto annidato nel profondo pozzo della sua anima. Si suppone che uno sappia per istinto come far filare tutto liscio nel migliore dei modi, come servire la ditta o la Mamma, e prevenire tutti i suoi piccoli desideri, di solito irrazionali, continui e meschini. Un buon cuscinetto a sfere extra non ha volto, non ha sesso. Ma ha spirito di sacrificio. E’ già davanti alla porta quando arriva l’uomo con le chiavi. Poi lava il marciapiedi con l’idrante e saluta tutti quelli che arrivano chiamandoli per nome, sempre con un bel sorriso, rassicurante. E’ ubbidiente. Si preoccupa che la carta igienica non manchi mai, specialmente nel cesso delle signore. Che i cestini della carta straccia non siano mai troppo pieni. Che non ci sia sudiciume sulle finestre. Che gli orologi segnino l’ora giusta. Che la moquette aderisca al pavimento. Che donne ipernutrite e poderose non debbano portare pacchi, nemmeno piccoli. Che…

Riprende la canzone interrompendo lo zombie nella sua enumerazione delle attività del buon cuscinetto a sfere extra.

Zombie ossia morti viventi

Con fissa in viso un’espressione da dementi

E con quel modo lì di camminare

Come chi è in preda ad un perenne mal di mare

Ore e ore a una catena di montaggio

Cazzo ce ne  vuole di coraggio!

Ma anche dietro ad una scrivania

Il risultato è sempre la follia!

Aihaiahiahi da queste tombe verremo fuori mai?

Oh, certo, si… ma si ritorna puntuali lunedì!

Zombie: Era un’agenzia di distribuzione di riviste e noi dovevamo stare in piedi a un tavolo e controllare gli ordini per vedere se le quantità corrispondevano alle fatture. Poi firmavamo la fattura e preparavamo il sacco per gli ordini da spedire fuori città oppure mettevamo da parte le riviste per la distribuzione locale con il furgone. Il lavoro era facile e noioso ma gli impiegati erano in uno stato di agitazione continua. Erano proccupati per il lavoro. C’era un misto di uomini e donne, senza caporeparto sembrava. Dopo qualche ora due delle donne cominciarono a litigare. Qualcosa che aveva a che fare con le riviste. Stavamo confezionando pacchi di fumetti  e qualcosa era andato storto dall’altra parte del tavolo. Le due donne diventavano più violente man mano che la lite continuava.

“Sentite”, dissi io, “questi fumetti non vale nemmeno la pena di leggerli, figuriamoci di litigarci sopra”.

“Va bene”, disse una delle donne, “lo sappiamo che ti credi troppo intelligente per questo lavoro”.

“Cosa c’entra l’intelligenza?”

“Sì, hai un atteggiamento… credi che non ce ne siamo accorte?”.

Quella fu la prima volta che venni a sapere che non bastava FARE un lavoro, bisognava anche trovarlo interessante, appassionante.

Riprende la canzone.

Zombie ossia morti viventi

Neanche il tempo per cavarsi  i denti

figuriamoci allora per pensare

E non si parli nemmeno di scopare

E poi eccoci al fine settimana

Chiusi in auto come dentro ad una bara

O a ballare tutta notte in discoteca

Fatti certo, ma chi cazzo se ne frega!

Aihaiahiahi da queste tombe verremo fuori mai?

Oh, certo, si… ma si ritorna puntuali lunedì!

 Primo zombie: File e file di biciclette silenziose. Casse di pezzi di ricambio. File e file di biciclette appese al soffitto: bici verdi, rosse, gialle, viola, azzurre… bici da donna, da uomo, tutte appese al soffitto; i raggi luccicanti, le gomme, la vernice, i sellini di cuoio… centinai di biciclette tutte in fila.

(Un secondo zombie interviene e recita le battute che seguono)

Secondo zombie: Larabee era il capo dell’ufficio spedizioni. Klein era il vice capo ufficio spedizioni. Larabee era il capo. Klein stava tentando di fregargli il posto. Klein era ebreo, i proprietari dei negozi erano ebrei e Larabee era nervoso. Klein e Larabee si beccavano e litigavano tutto il giorno fino a tarda sera. Sì, tarda sera...  Il problema, in quei giorni erano gli straordinari. Quelli che controllavano la situazione preferivano far fare un sacco di straordinari a poca gente invece di assumerne altra per fare lavorare tutti di meno. Lavoravi otto ore e il capo ti chiedeva gli straordinari. Mai che ti mandassero a casa dopo sei, per esempio. Poteva restarti tempo per pensare.

Ancora il primo zombie.

Primo zombie: Mi infilavo là sotto, durante la pausa per la colazione. Mi sdraiavo sulla schiena e fissavo il soffitto… 500 o 600 biciclette sopra di me, che mi coprivano, tutte perfettamente a posto. Avevano un significato. Alzavo gli occhi a guardarle e sapevo di avere quarantacinque minuti per riposarmi. Ma sapevo anche che se mi fossi lasciato andare, se fossi entrato nel flusso di quelle biciclette nuove e scintillanti sarebbe stata la fine… le travi di legno ti fregano, e i lucernai… si vede la rete metallica nei lucernai di vetro… e quel filo di ferro chissà perché fa venire in mente la galera…

Ultima strofa della canzone.

Zombie ossia morti viventi

Basta questo non servono commenti

Obiettivo uno solo la pensione

Allegria, tra qualche anno poi si muore!

La luce diventa rossastra e si sentono le classiche pubblicità televisive delle hot line. Una delle quali recita il testo che segue.

Tl SENTI SOLO? DEPRESSO? STAI ALLEGRO.

TELEFONA A UNA DELLE NOSTRE BELLE RAGAZZE. LORO DESIDERANO PARLARE CON TE.

USA LA TUA CARTA Dl CREDITO MASTER O VISA. PARLA CON KITTY O FRANCI O BIANCA.

TELEFONA ALL'166...

Dopo qualche istante viene illuminata una poltrona sulla destra dov’è seduto Hank: accanto a sè ha un telefono. Fuori piove. Sullo schermo appare la scritta che segue:

Da "Pulp: una storia del XX secolo" di Charles Bukowsky. 

Hot line

Hank: (Ha un’aria abbastanza depressa, beve un sorso da una bottiglia di birra, prende il telefono e compone il numero) Pronto?…Kitty per favore.

Spaccato sul lato sinistro: Kitty tiene la cornetta tra la spalla e la testa e intanto si dàlosmalto sulle unghie: a terra una bottiglia di scotch e un posacenere con una sigaretta accesa.

Kitty: Ciao, tesoro, sono Kitty!

Hank: Ciao, Kitty, mi chiamo Hank.

Kitty: (sempre dandosi lo smalto. Durante la discussione altenerà lo smalto allo scotch e alla sigaretta) Ooooh, hai una voce molto sexy! Sono gia un po' eccitata!

Hank: Non è vero, non ho una voce sexy.

Kitty: Oh, sei molto modesto!

Hank: No, Kitty, non sono modesto...

Kitty: Sai, mi sento molto vicina a te! Mi sento come se ti fossi rannicchiata in grembo, come se ti guardassi negli occhi. Io li ho grandi, azzurri. Ti stai piegando su di me, come se mi volessi baciare…

Hank: Stronzate, Kitty, sono qui da solo a bere birra e ad ascoltare la pioggia.

Kitty: Senti, Hank, devi usare un po' I'immaginazione. Lasciati andare, e sarai sorpreso da quello che potremo fare insieme. Non ti piace la mia voce? Non la trovi un po'... oh, sexy?

Hank: Si, un po', ma non troppo. Sembra che tu sia raffreddata. Sei raffreddata Kitty?

Kitty: Hank, Hank ragazzo mio sono troppo calda per essere raffreddata!

Hank: Cosa?

Kitty: (Da questo momento si concentrerà maggiormente sulla telefonata: è evidentemente innervosita dall’atteggiamento di Hank) Ho detto che sono troppo calda per essere raffreddata…

Hank: Bè, dalla voce sembra che tu sia raffreddata. Forse hai fumato troppe sigarette.

Kitty: lo fumo solo una cosa, Hank…

Hank: Che cosa, Kitty?

Kitty: Non riesci a indovinare?

Hank: No...

Kitty: Guardati in basso, Hank.

Hank: Va bene.

Kitty: Che cosa vedi?

Hank: Il bicchiere, il telefono...

Kitty: Che cos'altro, Hank?

Hank: Le scarpe.

Kitty: Ma Hank, che cos'e quella cosa enorme che sporge laggiù mentre mi parli?

Hank: Oh, quella? E' la pancia Kitty!

Kitty: Continua a parlarmi, Hank. Continua ad ascoltare la mia voce, a pensare che ti stia seduta in grembo, con il vestito un po' sollevato, le ginocchia e le cosce in mostra. I miei capelli sono lunghi, biondi. Mi scendono sulle spalle. Pensa a questo, Hank, pensaci...

Hank: Va bene...

Kitty: Allora, adesso che cosa vedi?

Hank: Le stesse cose: telefono, scarpe, bicchiere, pancia...

Kitty: Sei cattivo, Hank. Quasi quasi vengo li a sculacciarti! O forse lascerò che tu sculacci me!

Hank: Cosa?

Kitty: (imitando il rumore, come se la stesse sculacciando) To-tò to-tò, Hank!

Hank: Kitty...

Kitty: Si?

Hank: Mi scusi un momento? Devo andare in bagno.

Kitty: Oh, Hank, so che cosa vai a fare!Ma non c'è bisogno che tu vada in bagno, puoi benissimo farlo sopra il telefono, mentre parlicon me!

Hank: No, Kitty, non posso. Devo pisciare.

Kitty: Hank, puoi considerare chiusa la nostra conversazione. (riappende.)

Buio

 Un occhio di bue illumina il praticabile dove Henry, in smoking, esegue la canzone che segue alla maniera di Chaplin nel film “Tempi moderni”.

La Titina

Io cerco la Titina

La cerco e non la trovo

Mia povera Titina

Chissà dove sarà

La cerco giù in cantina

La cerco su a Cortina

La cerco già da m’pezzo

Ma lei non sta più là

Dalle Alpi alle Piramidi

Dal Manzanarre al Reno

In nave, aereo, treno

In tram o in autobus

MI han detto che vicino

A Capri o a Portofino

Han visto la Titina

Sotto braccio a Tinto Brass

Oh, mio dio hanno ragione

Stava nuda in televisione

C’era un numero giù in basso

Vuole che la chiami là

La mia povera Titina

La mia cara mogliettina

tanto gentile, onesta e schiva

Ora fa la pornodiva

Con amplessi infuocati

Assai ben remunerati

Ha fatto un mucchio di danè

E ha aperto un club privè

Ieri ci sono stato

Con un noto avvocato

Di gran moralità

E alla sua dolce metà

La signora appena entrata

Si è subito spogliata

Dei panni da pia icona

E vai con quelli da battona

Nel frattempo l’avvocato

Con la figlia e il dottore

Già facevano all’amore

Stretti stretti sul comò

Ambarabà ciccì coccò

Abbracciati sul comò

Ripete gli ultimi versi man mano più lentamente

Ho parlato con Titina

Lei mi vuole ancora bene

Torneremo a stare insieme

E faremo società!!!

La canzone si conclude con il ritornello “Money money” del film “Cabaret” con Liza Minelli o con il suono di un registratore di cassa ripetuto più volte.

 E intervenne lo stimato professionista!

SP: (si alza in piedi dalle poltrone della prima fila, indossa naso e baffi finti) Ma insomma, basta!! E' una vergogna! Adesso siamo arrivati all'insulto bello e buono!! Ma vi assicuro che non la passerete liscia! Per fortuna in Italia ci sono ancora delle leggi a tutela delle persone rispettabili e...

Henry: Ehi, ehi, calma…che succede? 

SP: Succede che avete abbondantemente colmato la misura del buon gusto… ecco cosa! O forse credete di poter dire impunemente tutte le fesserie che volete soltanto perché state su un palcoscenico? 

Henry: Ma no, lei si sbaglia... certo, forse abbiamo usato un linguaggio un po' esplicito ma...

SP: (Ironico) Esplicito...? Dica piuttosto offensivo! Villano! (Sottolineando il termine)  Ingiurioso! Ecco il termine esatto.

Henry: Bè, in una certa misura non ha tutti i torti... ma d'altro canto lo scopo era proprio quello di offendere i falsi moralisti e...

SP: Non mi parli di falsa morale la prego... non diventi anche banale! E poi qui non è tanto una questione di linguaggio quanto di contenuti!

Henry: Di contenuti? Bè, in questo caso il discorso si fa più complesso e... ma perché non viene sù? Così abbiamo modo di approfondire l'argomento... che ne dice?

SP: Certo che salgo! Se credeva di mettermi in difficoltà con il suo invito ha sbagliato di grosso! Anzi! Ho anch'io una certa dimestichezza a parlare in pubblico...! (sale sul palco) Eccomi qua!!

Henry: Molto bene, un applauso per il signore…

SP: Niente applausi grazie… con me queste sviolinate non attaccano!... Voglio dire subito che sono profondamente turbato…

Henry: Turbato?

SP: Già, dalla maniera vergognosa in cui sta procedendo questo... diciamo "spettacolo"! Dalla evidente mistificazione della realtà che con quest'ultima canzonaccia poi ha raggiunto davvero livelli inauditi…

Henry: Bè, certo, capisco che certi argomenti, diciamo così, scabrosi possono urtare la sensibilità di qualcuno ma...

SP: No, è evidente invece che lei non capisce! Visto che mette con disinvoltura sullo stesso piano le centinaia, le migliaia, le centinaia di migliaia... forse addirittura milioni! Di prostitute che invadono le nostre strade sommergendole di tette e culi, molestano i nostri adolescenti, turbano i sogni agli anziani e impediscono alle persone perbene di circolare di notte... di paragonare questa gentaglia a delle brave ed oneste madri di famiglia!

Henry: Ma le assicuro che non ho né abbiamo mai fatto o pensato una cosa del genere, volevamo soltanto richiamare l'attenzione...

SP: (sarcastico) Non avete mai fatto o pensato! Ha persino il coraggio di negare? Sbaglio o la canzone che ha appena finito di cantare parlava della moglie di un noto avvocato, tra l’altro di gran moralità, che appena entrata in un club privato cambiava improvvisamente personalità liberandosi dei panni da pia icona, come dire da Madonna, per indossare quelli da battona?

Henry: Bè si, ma… 

SP: Bene! A parte il paragone sacrilego si dà appunto il caso che io sia proprio un illustre avvocato e che non mi vada di sentire accostare mia moglie a delle battone…

Henry: Ma no! Le assicuro che… vede, la canzone prende spunto da un fatto di cronaca accaduto poco lontano da qui… dovrei avere l'articolo con me… come avrà capito noi ci ispiriamo quasi sempre alla realtà e... eccolo! (lo tira fuori e legge, contemporaneamente appare sullo schermo di fondo): "Il club dell'amore! Studentesse incontravano facoltosi professionisti. Coppie in cerca di emozioni forti e settantenni col Viagra: blitz dei carabinieri nella sede di un "club culturale" dove quattordici persone stavano partecipando ad un orgia collettiva con supporto di video porno. I militari hanno dovuto forzare l'ingresso e faticare non poco per staccare le coppie partecipanti alla session erotica." Capisce, hanno anche faticato per staccarli...

SP: E con questo? Cosa c'è di strano?

 

Henry: (Perplesso) Eh...? (sorvolando) Bè, insomma... continuo a leggere! (legge) "C'era di tutto nel gruppo dei soci-clienti: noti professionisti, pubblici funzionari e facoltosi imprenditori con rispettive mogli, oltre a single e studentesse ventenni. Partecipava attivamente anche un settantenne munito di Viagra. Mentre la moglie di un distinto medico se la spassava con tre uomini mentre il marito assisteva compiaciuto alla scena. " Capisce? La nostra voleva essere una denuncia contro una certa falsa morale che di giorno condanna e di notte ci sguazza dentro. Ma non vedo proprio cosa centri sua moglie in tutto questo? Voglio dire, mica se la spassa nei... si, insomma...!

SP: Questo lo dice lei!

Henry: Eh? Vuole dire che...?

SP: Naturale! C'eravamo anche noi sa quella sera?

 

Henry: Eravate là? Lei è sua moglie??...

SP:  Sicuro! Mi onoro di partecipare alle attività ricreative di quello e di numerosi altri club culturali dello stesso tipo.    

Henry: (Ironico) Bè, "culturali"...?

SP: Non capisco la sua ironia?! Proprio così… (sottolineando la parola) culturali!

Henry: Capisco che il concetto di cultura può essere anche abbastanza esteso ma in questo caso... e in che cosa consisterebbero queste manifestazioni culturali?

SP: Malgrado il suo sarcasmo rispondo senza difficoltà alla domanda: scambi di coppie, orgasmi collettivi semplici e multipli, sesso estremo... anche subacqueo! Ed ancora esperienze sadomaso, travestimenti storici e fantastici, ammucchiate con animali di varia razza e dimensione come: pecore, maiali, cani, cavalli, rane, criceti... 

Henry: Basta così grazie! Sa, siamo in un luogo pubblico.

SP: Sciocchezze! 

Henry: Ma allora...?

SP: Allora cosa?

Henry: Bè, voglio dire: le sembra coerente da una parte condannare la prostituzione come ha fatto poco fa e dall'altra... si, insomma... magari stare lì a guardare mentre sua moglie va a letto con uno o più uomini? 

SP: In primo luogo generalmente non mi limito a guardare ma partecipo attivamente! E poi sì, mi sembra perfettamente coerente.

Henry: Ma...

SP: Mi consenta... a dire il vero io avevo già avuto modo di assistere in precedenza a questo vostro diciamo "spettacolo", sapevo quindi le banalissime considerazioni che avreste svolto ed ero quindi preparato. Proprio per questo  abbiamo deciso come comitato...

Henry: Comitato? Di che comitato parla?

SP: Oh, mi scusi... nella foga della discussione ho dimenticato di dire che proprio in seguito a quel blitz insensato ed inutile delle forze dell’ordine... tutti i partecipanti all'orgia abbiamo deciso di dare vita ad un comitato di salute pubblica che porti avanti le idee e i valori degli aderenti (mostra una grossa spilla rotonda che ha appuntata alla giacca)... ecco ad esempio un altro degli aspetti culturali di cui parlavo. Quest'azione è appunto promossa dal comitato che in tal modo intende...

Henry: Azione? Di che azione parla?

SP: Niente di particolare: una dimostrazione pratica e pubblica della differenza abissale che esiste tra un amplesso praticato con una prostituta in uno squallido alberghetto di periferia o magari in macchina e quello che è possibile praticare in un club privato che sia degno di questo nome... prego, un po' di musica! (si diffondono le note del “Bolero” di Ravel) Luci soffuse...

Henry: Ma cosa vuole fare... è impazzito?

SP: Gliel'ho detto... si tratta di una semplice dimostrazione pratica. Prego Luisa, accomodati… mia moglie. (l’ombra della donna appare dietro lo schermo di fondo) Cara, saluta il pubblico...

Mo: (saluta il pubblico mettendo fuori la testa) Ciao... (grugnisce) porcellini! 

Henry: E no! Adesso basta!! Mi pare che si sta davvero passando il segno! Interrompete immediatamente questa buffonata ok?

SP: La prego, si calmi, si tratta solo di una breve performances che sono certo il pubblico gradirà…

Intanto da dietro lo schermo vengono fuori due uomini in tunica rossa e cappuccio che si sistemano ai lati dello schermo braccia conserte.

Henry: Calmarmi dice? Molto bene, sono calmo! Adesso però lei… (vede i due incappucciati)  Ehi… e quei due imbecilli  mascherati da imbecilli chi sarebbero?

S.P: (distratto) Cosa…? Oh, quelli! Sono le guardie del corpo di mia moglie…

Henry: Ma bene! Ci mancavano solo i gorilla mascherati da adepti del ku Klux Klan! Ok, ok… facciamo mente locale… dunque, per prima cosa, adesso lei e questa banda di stronzi vi togliete immediatamente dai piedi d’accordo? (all’avvocato che sta dicendo qualcosa all’orecchio a uno dei due incappucciati) Ehi, sacco di merda, parlo con te! Porta  immediatamente il tuo culo e quello dei tuoi sgerri fuori...

SP: La prego, adesso non sia volgare…

Henry: Volgare una sega! Basta con la musica e voi toglietevi dalle palle prima che mi arrabbi sul serio…(solleva una sedia) adesso mia avete davvero rotto i coglioni io…

S.P: Le consiglio di calmarsi…

Henry: (getta a terra la sedia e si avvicina minaccioso all’avvocato in proscenio ) Mi consiglia? Ha anche la faccia tosta di consigliarmi qualcosa?

Intanto i due uomini incappucciati ad un cenno dell’avvocato afferrano da dietro Henry per le ascelle, lo sollevano e lo portano fuori scena 

Henry: Ehi brutti bastardi lasciatemi! Vi ho detto di lasciarmi ok?! Ehi, parlo con voi… ehi! Ehi!

SP: (mentra parla entrano nello spazio al di là dello schermo una serie interminabile di uomini e donne. Naturalmente si vedranno solo delle ombre.) Signore e signori permettetemi di dire ancora due parole prima di iniziare. Scopo di quest'azione come ho già anticipato è quello di dimostrare  a voi tutti l'enorme differenza che passa tra il tipo di rapporto che ci apprestiamo ad illustrarvi e quello che è possibile praticare con una volgarissima prostituta. Vi preparate ad assistere a quella che viene volgarmente definita un'ammucchiata ma che con terminologia più appropriata potremmo definire: coito collettivo. Le radici di tale pratica come i più colti tra voi sapranno si affondano nella Grecia Antica. Chi può dimenticare i baccanali in onore di Dioniso? O le cosiddette falloforie? Le sacre processioni durante le quali veniva portato per le strade un enorme fallo simbolo di fertilità. Falloforie che come tutti sanno si concludevano con entusiasmanti orge collettive?! Ma non si tratta solo di questo! Un altro e ben più importante motivo ci ha spinto a inscenare questa dimostrazione… e cioè l'amore paterno e naturalmente materno! La ferrea volontà di salvare ai nostri giovani la vita, messa sempre più a repentaglio dall'avanzare dell'AIDS il cui veicolo principale, come ho già avuto modo di dire, è proprio la prostituzione! Il problema com’è evidente richiede risposte rapide e definitive! Basta dunque col sesso a rischio con donne di malaffare... viva invece gli scambi! Già perché solo lo scambio di mogli, di fidanzate... ma anche di sorelle e fratelli tra persone perbene, sane fisicamente e moralmente, è garanzia sufficiente di sfuggire all'infezione! Accoppiamoci dunque tra noi ma con fantasia!  Ma meglio delle parole parleranno i fatti. Come avete già avuto modo di vedere alcuni amici e amiche si sono gentilmente prestati a questa dimostrazione pubblica: (la musica si fa più forte e continuano ad entrare persone,   alcuni si gettano dentro addirittura dall’alto del praticabile.) avvocati, medici, notai, farmacisti, ingegneri, speleologi, commercialisti, professori universitari, grandi chef, stelle televisive e cinematografiche, commercianti al minuto e all'ingrosso, imprenditori, armatori, sindaci, assessori comunali... Gente perfettamente sana e con una solida posizione economica alle spalle che in nome della salvezza dell'umanità dal terribile flagello dell'AIDS, vera è  propria peste del secolo, ha deciso di prestare gratuitamente la propria opera e che…

Si sentono degli spari. Quindi, sempre al di là dello schermo, appaiono delle ombre in divisa. Urla di panico e gran confusione. Contemporaneamente altri due poliziotti sbucano dai lati opposti della scena armi in pugno.

SP: Ma cosa succede…?

Po 1: Fermi tutti!

Po 2: Polizia!

SP: Che significa…? Chi…?

Po 2: Niente di grave, dovreste soltanto essere così gentili da venire fuori con le mani in alto e seguirci in questura per l’identificazione…

SP: Ma, siete impazziti?

Po 1: Moderi le parole…

SP: Si, certo, mi scusi… solo non capisco il motivo di questa irruzione? Vede, è tutto in regola come potete controllare voi stessi. Abbiamo regolare autorizzazione... (La passa ai poliziotti) Inoltre come potrete facilmente verificare abbiamo pagato tutte le tasse ed imposte sugli spettacoli possibili e immaginabili: SIAE, EMPALS, IMPS, ecc... abbiamo anche il visto della censura e la performances si svolge come da regolamento dietro uno schermo atto ad impedirne la visione completa, inoltre i partecipanti come potrete agevolmente accertare attraverso l’esibizione dei documenti sono tutti incensurati e maggiorenni.

Po 1: Si eh?!

Po 2: Ne è proprio sicuro?

SP: Assolutamente!

Po 2: E il cavallo?

SP: Eh?

Po 1: Il cavallo! Il cavallo!

Po 2: Anche lui è maggiorenne?

SP: Eh? Di che cavallo parlate?

Po1: Abbiamo appena ricevuto una regolare denuncia dalla protezione animali riguardo ad abusi sessuali perpetrati ai danni di un cavallo minorenne (sottolineano quest’ultima parola)...

SP: Vi posso assicurare che non c'è nessun cavallo…

Si sente un nitrito.

Po 2: No eh? E quello cos'è?

Dalla parte superiore dello schermo esce fuori la testa di un cavallo.

SP: Ma, io, non capisco... (ai partecipanti all'orgia) Chi vi ha detto di portare anche il cavallo? Ve l'avevo detto si o no che era minorenne?!

Mo: (Sporgendo a sua volta la testa proprio accanto a quella del cavallo) Ma caro, quando mi hai telefonato ci eravamo appena messi a letto, lo sai com'è fatto...? Non ha voluto sentire ragioni! Continuava a nitrire, a nitrire, a nitrire! Ti dico, una scenata!! I vicini hanno anche reclamato... così ho dovuto portarlo! Ma vi giuro che non partecipava... guardava soltanto!

SP: (Ai poliziotti) Avete sentito...? E’ tutto chiarito! C'era ma non partecipava, per cui...

Po 1: Mi dispiace, ma dobbiamo dare corso alla denuncia... spiegherete tutto in centrale!

SP: Ma...

Po 2: Sù, sù... poche chiacchiere!

SP: Lei non sa chi sono io! Anzi... 

Da dentro una vociona collettiva.

Voce: LEI NON SA CHI SIAMO NOI!

Po 1: Mi dispiace, ci segua, anzi ci preceda… e voi rivestitevi e seguiteci in centrale per il riconoscimento!

Poliziotti: (al di là dello schermo) Avete sentito? Su, rivestitevi…  E voi due smettetela un attimo… ma dico vi sembra modo?… (un altro poliziotto) No! Non me ne frega niente che ha mandato giù tre pasticche di Viagra… peggio per lei! (altro poliziotto) Ehi, ehi! Il cavallo! Dov’è finito il cavallo?! E a me lo chiedi? E a chi vuoi che lo chieda! Presto, dobbiamo riprenderlo deve testimoniare! (lo schermo si oscura. Dopo qualche istante il cavallo attraversa di corsa la scena inseguito dai poliziotti che tentano di raggiungerlo in quanto "costituisce la sola prova del reato". Dopo diversi attraversamenti della scena il cavallo riesce a seminare i poliziotti che non riappaiono più. Il cavallo invece riappare in scena con fare circospetto ma a questo punto Hank, che costituisce la parte anteriore del cavallo, si toglie la testa e si rivolge ad Henry interrompendo l’azione. Tutta questa scena, per quanto attiene alle battute, si svolgerà a soggetto.

Intermezzo

Hank:: Eih, ehi, basta dai… sono stanco, fermiamoci un momento... mi scoppia il fegato.

Henry: Non potevi aspettare che fossimo dietro le quinte?

 

Hank: No. E poi mi è venuta un'idea favolosa mentre facevamo ‘sta stronzata e volevo parlartene subito…

Henry: In scena di fronte al pubblico.

Hank: Mica è un segreto. E’ stata una vera e propria folgorazione baby!

Henry: Ah, bè, allora, se si è trattato di una folgorazione… Sentiamo, di che idea si tratta?

Hank: Per rinnovare lo spettacolo! Per dargli un'iniezione di vita! Ecco che idea!

Henry: (ironico) Ah, capisco… E cosa dovremmo fare stavolta, sentiamo?!

Hank: Cambiamo titolo!

Henry: Cambiare titolo allo spettacolo? Ma sei pazzo, ecco la verità!

Hank: Ma no! Me n'è venuto uno fantastico! Da sballo! Ascolta... (con enfasi, dopo una breve pausa atta a creare un po' di suspense) "Leggevo Montale... pensai alla Barale!". Eh, che ne dici?

Henry: Ma dio mio... è possibile? Un uomo col cervello di un tacchino! (pausa) Dico che ti prenderei a calci nel sedere, ecco cosa dico! Dico che ti sfonderei quel culone da cinquanta chili a furia di pedate! Ecco cosa dico! E tu interrompi lo spettacolo per queste stronzate?

Hank: Ehi, adesso calmati ok? Merda! Si può sapere che c'hai contro la Barale? A me la Barale piace ok?! Altroché se mi piace! Vuoi mettere il culo della Barale con quello della Lewinsky? Come paragonare il culo di una sirena con quello di una balena! E le tette? Per non parlare del resto! E anche Bukowsky... merda! Chi cazzo lo conosce Bukowsky? Montale invece sì che è conosciuto! Anche a scuola si fa Montale! Tutti conoscono Montale ok? Senti che versi: (recita delle presunte poesie di Montale) "Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie"! , oppure a scelta: "M'illumino d'immenso"! 

Henry: E questo sarebbe...

Hank: Montale!

Henry: Minchia! Devo dire che prima ti avevo sopravvalutato... a proposito del tacchino intendo. Tu non hai il quoziente d'intelligenza di un tacchino... tu te lo sogni il quoziente d'intelligenza di un tacchino! Tu hai il quoziente d'intelligenza di una melanzana, di un ferro da stiro, di un rotolo di carta igienica usato!

Hank: Ehi, ehi, si può sapere che ti prende adesso?

Henry: Mi prende che quei versi non sono di Montale ma di Ungaretti ok? Di Un-ga-ret-ti!!

Hank: Di Ungaretti?

Henry: Già, di Ungaretti!

Hank: D'accordo, d'accordo baby... ok, va bene anche Ungaretti! Fammi pensare un attimo, dammi qualche istante... ma sì! Perfetto! Ecco qua, apri le orecchie... (pausa, come sopra) "Leggevo Ungaretti... sognai la Parietti! Eh? Che ne dici?

Henry: Ma sì! Perché no? E già che ci siamo che ne diresti di: "Leggevo Calvino... sognai la Bonino"! O magari... "Leggevo Manzoni... sognai Berlusconi, oppure "Leggevo Neruda... sognai Batistuta"? (cambiando tono)

Sul praticabile in alto appare un’anziana donna. Ha l’aria di una mendicante ma in realtà si tratta di una strega.

La strega

Strega: (entrando dal sipario di fondo) Ehi, voi due stronzi vi decidete ad andare avanti?

Hank: Eh? (guarda verso l’alto e vede la strega sul praticabile. La donna indossa un vecchio pastrano ed un cappellaccio, tiene in mano un fisco di vino. A prima vista la si potrebbe scambiare per un uomo) Che ci fa qui quel vecchio?

Henry: Ah già, me n’ero scordato… comunque non è un vecchio.

Hank: Non è un vecchio? (mette gli occhiali) Hai ragione... è una vecchia, almeno credo… che ci fa qui?

Henry: No, non è neanche una vecchia…

Hank: D’accordo, sarà un quello che cazzo ti pare ok? Quello che voglio sapere è semplicemente che ci fa qui quel sacco d’immondizia…

Strega: Ehi bada a come parli, nano.

Hank: Cos'ha detto?

Strega: Cos'ho detto? Ma lo sentite? Vuole sapere cos'ho detto! Cos'è, mi fai la bua se ti dico cos'ho detto? Passami una birra invece di dire stronzate... 

Hank: Ma la senti? Adesso vuole anche una birra…

Strega: Naturale! Bevo sempre una birra prima di mettermi al lavoro... non vorrai negare una birra ad una povera vecchia no? Mai sentito "dare da bere agli assetati"?

Hank: Ok, ok... (prende una birra e gliela lancia) toh! purché stai zitta! Mi hai rotto le palle coi tuoi piagnistei...

Strega: Grazie...

Hank: Di niente...

Strega: Nano.

Hank: Che ha detto? Come mi ha chiamato?

Henry: Ma non lo so, non ci fare caso… è un po’ fuori di testa ma è brava.

Hank: Brava? Brava a far cosa? Non lo vedi che è solo una vecchia ubriacona…

Henry: Ce l’hai su anche con i vecchi adesso?

Hank: Non ce l’ho con i vecchi… solo che mi stanno sulle palle ecco! Ma ti rendi conto di quanto ci costano? E poi a che servono? Oltre che a rompere i coglioni naturalmente! (man mano parlerà come un invasato) E intanto l’economia va a fondo! L’unica soluzione veramente economica sarebbe mandarli a dormire sotto i ponti o magari nelle fogne a tenere compagnia ai sorci! Ecco, questa sì che sarebbe un’idea economica: mandare in giro delle squadre, ramazzare ‘sti vecchi, caricarli sui camion della nettezza urbana, sequestrare loro la roba, ammesso che non abbiano speso tutto in Viagra, una bella tutina a righe con un numerino qui sul petto, la sfumatura bassa e giù nelle fogne a calci in culo!

Henry: Ma cosa dici?

Hank: Ma certo, hai ragione, non ce ne sarà neanche bisogno! Se hanno un minimo di buon senso ci andranno da soli nelle fogne, in fila indiana, come lombrichi. Gli verrà una buona volta ‘sto benedetto senso di colpa d’essere ancora vivi no? Dai, mica possono continuare così, è umiliante... E poi come soluzione non sarebbe male neanche per loro, ma sì… anzi, secondo me si troverebbero addirittura bene nelle fogne. In fondo sono già un po’ stronzi no?

Henry: Adesso esageri…

Hank: Ma pensa: avrebbero un tetto sicuro, si terrebbero compagnia: una briscola, un tressette col morto… E se anche ogni tanto ingoierebbero un po’ di merda sempre meno di quella che gli tocca ingoiare ogni giorno quassù con questo tormentone del welfar da riformare, delle pensioni, della vita che si è allungata troppo, del deficit… che li vedo tutti a toccarsi le balle ‘sti vecchi sporcaccioni e chi non le trova più tocca quelle del vicino! Ma tiriamolo via del tutto una buona volta ‘sto stato sociale e creiamo lo stato asociale dove chi può prende e chi non può se la prende… in quel posto naturalmente! 

Henry: Ehi, ehi, ehi!!! Si può sapere cosa cazzo ti succede?

Hank: (come tornando da uno stato di trance) Eh? Pe… perché, cos’ho detto?… Scusami, devo essere caduto di nuovo in trance… di solito però mi succede quando guardo rete 4, si vede che… 

Strega: Ehi, voi, io sono pronta, che ne dite di cominciare? (intanto ha sistemato un tavolino alla maniera delle maghe da baraccone e si è abbigliata di conseguenza)

Hank: Ma come si è combinata? Sembra la caricatura della zingara… (imitando la musichetta e il tono della zingara) “La luna nera!” (risata)

Henry: Era proprio quello che cercavo di spiegarti… è una zingara! Anzi per essere esatti è una strega, una specie di maga indovina…

Hank: Una strega dici?

Strega: (cambio di luce, improvvisamente tetra, con un tono di voce rauco) Già, una strega! Cos’è, vorresti bruciacchiami un pochino come facevano gli stronzi come te qualche secolo fa? 

Hank: Ehi sorella, vedi di darti una calmata… non mi impressionano queste sceneggiate! L’Italia è piena di maghi, streghe, fattucchiere, zingare…

Henry: Dammi retta! Ti giuro che non è la solita imbrogliona, è brava, davvero… l’ho conosciuta prima dell’inizio dello spettacolo, voleva leggermi la mano… non ci crederai ma c’ha preso su tutto. Legge il pensiero, i tarocchi: passato, presente, futuro… i fondi di caffè, la sfera di cristallo… persino i sassi legge! Così, bè, l’ho invitata ad esibirsi qui…

Hank: E in cambio?

Henry: Bè, stanotte la facciamo dormire nel retro e se l’esibizione va bene le paghiamo anche una cena…

Hank: Solo questo?

Henry: Esclusivamente questo!

Strega: Visto, mi accontento di poco... (strafottente) se vuoi però puoi tenermi compagnia dicono che i nani hanno un bell'arnese...

Hank: Eh? Cos’ha detto?

Henry: Ma non lo so, non ha importanza…

Strega: Pensaci, gallina vecchia fa buon brodo!

Hank: Vaffanculo ok? Vaffanculo! (calmandosi) Ok, ok… facciamo come vuoi tu! Io per me l’avrei già spedita nelle fogne a tener compagnia alle blatte… purché si finisca in fretta! (va al piano, si concentra e poi suona un pezzo da grande virtuoso)

Henry: Ma come hai fatto?

Hank: Magia! ( Da sotto il piano sbuca fuori la testa del pianista, Hank ride)

Henry: (A Hank) Buffone... (cambiando tono si rivolge al pubblico) Bene signori, iniziamo immediatamente con un esperimento di lettura del pensiero… adesso scenderò tra di voi… (scende) e la nostra zingara proverà a leggere i vostri pensieri più reconditi… (si riferisce ad un signore della prima fila) ecco, ad esempio questo signore qui in prima fila che c’ha un bel capoccione… (alla zingara) allora, cosa leggi? (la zingara non risponde)

Strega: Cosa vuoi che legga se non sistemi le tue manine sulla testa del capoccione?

Henry: Hai ragione… che stronzo! Un attimo, faccio subito… permette? Dio mio ma che roba è? Ha i capelli unti di grasso… no, neanche grasso è una roba appiccicosa schifosissima… fa anche puzza d’aglio! Mio dio! Ma se li lava mai i capelli? Non è igienico sa? Mi dispiace, devo cambiare soggetto, in queste condizioni non ci riesco proprio… (esegue) ecco, proviamo con questa signora… permette, mi do una pulitina alle mani… (si asciuga le mani con i capelli della donna) non, non si preoccupi con la benzina va via… d’accordo, provo con questo qui… (mette le mani sulla testa di un uomo che siede alla destra della donna) Vai, sono pronto! Shhh… silenzio per favore… bisogna che si concentri… anzi, facciamo tutti insieme om… si proprio om… ooooom… su, insieme… ooooom (dopo qualche istante) Allora, hai letto?

Strega: Si…

Henry: Bene, spara! Cosa pensa questo distinto signore…

Strega: Devo proprio dirlo…?

Henry: Ma certo! Naturale che devi dirlo!

Strega: Come vuoi… pensa: “Cazzo la mia vicina! Che bella scopata! Oddio come me la farei! E che tette che c’ha! E che cosce! E il sedere… mio dio il sedere! E che bocca e che…

Si alza l’uomo dai capelli unti alla sinistra della donna.

1° Uomo: Ehi, è mia moglie quella! Smetta immediatamente di pensare quelle porcherie della mia signora o le spacco la faccia capito?…

Man mano che la lite procede i tre ed Henry saliranno sul palco.

2° Uomo: A chi spaccheresti la faccia?

1° Uomo: A te, ecco a chi!

2° Uomo: Ehi, abbassa la cresta o te la spacco veramente la faccia! (lo spinge sulla scala)

1° Uomo: Voglio proprio vedere come fai... (lo afferra per il bavero e salgono sul palco)

Henry: Signori, vi prego calmatevi... (alla donna) signora, la prego, glielo dica anche lei...

Donna: (Sale ancheggiando sul palco) Ma sì, smettetela, non mi pare il caso, in fondo si è trattato solo di qualche apprezzamento...

1° Uomo: Toglimi immediatamente le tue sporche mani di dosso...

2° Uomo: Guarda chi parla di sporco? Ehi amico, non te ne sarai accorto ma puzzi come una capra!

1° Uomo: Ah, puzzerei come una capra?

2° Uomo: Non come una capra… come un caprone! (imitando un caprone corna comprese) Beeeee!!!

1° Uomo: (a Henry) Ma lo sente, no dico, lo sente? Dice che puzzo come una capra, anzi come un caprone!

Henry: Faccia sentire... in effetti ha ragione… puzza proprio come un caprone! 

Donna: E' da una vita che glielo dico!

1° Uomo: Che mi dici cosa?

Donna: Che puzzi come un caprone!

1° Uomo: Ah, perciò puzzerei come un caprone?

Donna: Naturale che puzzi come un caprone visto che sei un caprone! 

1° Uomo: Lo sai che ti dico? Che se io sono un caprone tu sei una vacca va bene!

Donna: Ah, io sarei una vacca? (a Henry) Ha sentito? Mi ha dato della vacca…

Henry: Bè, non saprei, la conosco da così poco…

2° Uomo: Non vorrei intromettermi ma in effetti un po’ vacca è? E’ dall’inizio dello spettacolo che mi fa il piedino per cui…

Donna: Bè sai che ti dico? Che se io sono una vacca tu sei un porco ecco! (gli dà no schiaffo) Pensare di me quelle robe…

1° Uomo: Mia moglie ha ragione, come si è permesso di…

Donna e 2° Uomo: (all’unisono) Zitto tu, caprone!

Donna: Parlare così delle mie tette… cosa c’hanno poi di speciale… sono delle tette comunissime… milioni di donne hanno tette come le mie…

2° Uomo: No, ti assicuro che le tue sono speciali, hanno un non so che…

1° Uomo: Ehi...

Donna: Ma dai, lo dici ma non lo pensi…

2° Uomo: No, ti giuro che lo penso… sono speciali davvero le tue tette…

1° Uomo: Ehi...

Si allontanano a braccetto mentre il 1° Uomo resta allibito in scena.

Donna: Ma cos’hanno di così particolare?

2° Uomo: Non so spiegartelo… è un qualcosa che… forse la forma... (gli passa una mano intorno alla vita)

Donna: La forma dici...?

1° Uomo: (ormai con un filo di voce) Ehi...

 Donna: E il mio sedere? Parlami un po’ del mio sedere…

2° Uomo: Bè, come dire: è tondo…

Donna: Ma tutti i sederi sono tondi…

2° Uomo: Bè, non tutti… alcuni ad esempio sono piatti…

Escono.

Hank: Ehi, ma di solito non riserviamo la prima fila agli ospiti di riguardo: politici, uomini di cultura, ecc. ecc.?

Henry: Si, certo, anche stavolta… i cosiddetti vip…

Hank: Un porco, una vacca e un caprone… bella scelta!

Strega: Bè, per una volta il nano ha ragione…

Hank: Cos’ha detto?

Interviene il 1° uomo che finora era rimasto in ombra come pietrificato.    

1° Uomo: Scusate, potreste smetterla di darmi del caprone? Sono già abbastanza avvilito e…

Henry: Oh, lei è ancora qui? Credevo fosse tornato nell’ovile… volevo dire a casa!

Hank: Ehi, comunque complimenti…

Uomo: Per cosa?

Hank: Bè, per le tette della signora no?

Henry: (A Hank) Smettila! (all’uomo) Lo scusi, ci dispiace veramente…

Uomo: Ma no, si figuri… non è mica sua la colpa… bè, comunque adesso vado…

Henry: No, la prego, non così… cosa possiamo fare per tirarla su? (ha un’idea) Ma certo! Una bella smazzata di tarocchi eh? Diamo una sbirciatina al suo futuro… 

Uomo: No, davvero, non me la sento…

Henry: Ma sì, mi dia retta…

Uomo: Se proprio insiste… però vorrei che non si parlasse più di mia moglie…

Hank: Della vacca dice?

Uomo: Si, insomma, di lei… ecco, vorrei che i miei problemi sentimentali restassero fuori…

Henry: D’accordo, d’accordo…   

Uomo: Allora va bene.

Strega: Bene, do una mescolatina ed iniziamo subito… (mescola le carte esibendosi in virtuosismi degni di un grande baro) credo che così vadano bene… dunque, scelga cinque carte… quando una le va bene mi ferma, ok? E’ chiaro?

Uomo: (confuso) Chi… chiarissimo. Dunque: una… due… tre… quattro…. e cinque. (sceglie le cinque carte)

Strega: Bene, (sistema le carte) ecco qua… dunque, che ne dice, per cominciare possiamo dare un’occhiata alla sua carriera politica eh?

Henry: Ah, è un politico…  ecco perché si trovava nella prima fila!

Uomo: Già, ma la strega… si, cioè, la signora…

Strega: Signorina, prego…

Uomo: Già, mi scusi, signorina…come fa a saperlo, io…

Hank: Glielo ha letto nel pensiero no? E’ o non è un’indovina?

Henry: Bene, diamo un’occhiata alla sua carriera politica che sarà senz’altro luminosa…

Uomo: Se crede. Però mi raccomando… data la delicatezza dell’argomento non vorrei… sono candidato alle prossime regionali e… (disturbato dalla luce dei fari mette degli occhiali neri)

Henry: Non si preoccupi, filerà tutto liscio come l’olio e poi si vede ad occhio che lei è una persona perbene…

Strega: (mostrando la prima carta) Il mafioso.

Uomo: Che significa il mafioso?

Henry: Eh? Non lo so, davvero…

Hank: Lo so io… è una pazza, ecco che significa! Vuole mandare a puttane lo spettacolo! Anzi, lo sta già mandando a puttane!

 

Strega: Zitto, nano!

Hank: Cos’ha detto?

Henry: Ma non lo so… non ho sentito… (alla strega) ‘sto mafioso allora? Che roba è?

Strega: E’ la prima delle carte che ha scelto… ecco che roba è!

Uomo: Ma quando mai tra i tarocchi c’è stato il mafioso?

Strega: I miei tarocchi sono aggiornati al 2000… (introdurre una battuta d'attualità strutturandola così: "Se è per questo c'è anche…")

Uomo: Aggiornati un cazzo! Se devo restare qui per essere insultato…

Henry: Ma no! Che insultato… la prego, si sieda e andiamo avanti, anche le carte sbagliano ogni tanto no? In questo caso poi hanno sbagliato sicuramente! D’altro canto sono certo che  le urne le daranno quei risultati che si aspetta e che certamente merita…

Strega: (mostrando la seconda carta) Il trombato.

Uomo: Cosa? Che significa il trombato io…

Henry: (alla strega) Si può sapere cosa cazzo dici?

Hank: Ve lo dico io cosa dice! Cazzate! E’ una maledetta vecchia ubriacona e…

Strega: Ti ho già detto di stare zitto… non me lo fare ripetere più ok? (con un tono sempre più duro) Nano!

Hank: Cos’ha detto? Qualcuno mi dica cosa…

Henry: Ma non lo so… cosa vuoi che me ne importi! (all’uomo che intanto lancia minacce più o meno oscure) La prego, si calmi… capisco che non è facile da noi che un mafioso venga trombato però… (rendendosi conto di quello che ha detto) oh, mi scusi! Voglio dire, capisco che non è mai piacevole essere trombati ma sono certo che malgrado questo piccolo incidente di percorso il futuro le riserverà certo…

Strega: (mostrando la terza carta) Il carcere.

Uomo: Eh no! Adesso basta! Non sono disposto a tollerare oltre… se dice ancora una stronzata, una sola, puoi dire addio alle palle. E’ una promessa questa!

Henry: Ma no, si calmi…sono certo che adesso filerà tutto liscio vero? (rivolto alla strega)

Hank. Ma vero cosa? credi che ti darà retta? L’ho detto! L’ho ripetuto! Cosa devo fare ancora? Vuole farci ammazzare! Questa puttana maledetta vuole farci ammazzare! (alzandosi in piedi ma restando dietro il piano)

Strega: Mi hai stancata… non dire più niente ok? Da questo momento in poi non dire più una sola parola… Non farlo più… (con acredine) na-no!

Hank: Cosa dice…? Non riesco mai....

Henry: (Intanto tenta di calmare l’uomo) Mi creda, non so cosa gli prende, è una vecchia pazza… smettiamo eh?

Uomo: E no! Troppo comodo… adesso andiamo avanti… fino in fondo.

Henry: Ok, ok… come preferisce… e poi sono certo che se anche fosse vero si tratterebbe senza dubbio di un errore giudiziario da cui uscirà a testa alta, qualche giorno di carcere, non di più…

Strega: (mostrando la quarta carta) La sedia elettrica.

Uomo: (afferra henry per le palle) Te lo avevo detto! Te lo avevo appena detto!

Henry: Aaaaaah!! La prego, mi fa male…. (alla strega) ha sbagliato1 ha sicuramente sbagliato!

Strega: Le carte non sbagliano mai.

Henry: Aaaaaaah!!! Taci, hai capito? Taci! Non c’è neanche la pena di morte da noi? Non mi dirai che la rimettono per il caprone qui… si, insomma, per lui! (rivolgendosi all'uomo) E comunque l’ultimo giudizio, quello vero, spetta a Dio che sicuramente le darà quello che si merita…

Strega: (mostrando l’ultima carta) L’inferno.

L’uomo lascia le palle di henry, tira fuori una pistola e comincia a sparare.

Uomo: Ma andateci voi all’inferno! Vi ammazzo maledetti bastardi! Faccio una strage! (Si sente una sirena della polizia) Devo scappare adesso, comunque sentirete ancora parlare di me… (esce correndo)

Hank: Per fortuna tengo sempre tra gli effetti una sirena della polizia… a quest’ora saremmo tutti morti e per colpa di chi? Di una maledetta vecchia stronza puttana ubriacona che…   

Strega: Adesso basta! Mi hai seccato! Mi hai proprio seccato!

Hank: (a Henry) Ma la senti, l’ho seccata! Dovrei prenderti a calci nel culo ecco cosa dovrei fare! E non sognarti neanche di dormire qui stasera… brava, raccogli i tuoi stracci e tirati via dalle palle! Via! Aria capito?! Spa-ri-sci!

Strega: Ok, ok, me ne vado… (scandendo bene la parola) na-no. (un'esplosione e poi improvvisamente il buio)

Henry: Cazzo, la luce!

Hank: Cos’ha detto? Dimmi cos’ha detto? (a Henry che intanto si era lasciato cadere sulla sedia) Mi senti? Voglio sapere cosa…

Henry: (che non ne può più) Nano! Ha detto nano! Capito? Nano! E’ da un’ora che dice nano ok? Nano! Na-no! Na-no!!! E adesso vediamo se riesco a far tornare ‘sta luce...

Hank: Allora avevo capito bene! Ha detto nano! Quella puttana mi ha chiamato nano! Quella vecchia mezzana mi ha chiamato nano!

Salta sul pianoforte ed è davvero un nano.

Hank: Ehi, maledetta stronza! Sei cieca? Per tua informazione io sono quasi uno e ottanta capito? Altro che nano! Sono alto quasi uno e… (si rende conto del fatto che è diventato un nano) venti, venticinque centimetri… ma cosa...? Ehi, ehi, torna qui! Che ti prende? Scherzavo! Non si può neanche scherzare adesso? Ehi, ehi…

La luce si abbassa lentamente sulle urla di Hank accompagnata da un pezzo jazz fino al buio. Quindi dopo qualche istante un occhio di bue illumina il nano sul pianoforte. Sullo schermo di fondo viene proiettata la scritta che segue: Da "Sei pollici" di C. Bukowsky

in "Storie di ordinaria follia"

Sei pollici

 

Hank: Sarah... tutto in lei parlava di sesso. L'avevo conosciuta sotto Natale, a un party per i dipendenti dell'azienda. Notai che nessuno le andava vicino e non riuscivo a capire il perché, cosi presi in disparte Frank il camionista:

-Di un po' Frank, come va che nessuno si fa sotto con Sarah?

-E'  'na strega, amico, una vera strega. Alla larga.

-Ma dai, le streghe non esistono, Frank. Quelle povere donne che mettevano al rogo nei 

     tempi  antichi... era un errore tremendo e crudele.

-Stiamo ai fatti: prendi Manny o Lincoln... stavano con Sarah.

-Che gli è successo?

-Spariti. Scomparsi sotto i nostri occhi, piano piano...

-Che significa scomparsi?

‑   Non mi va di parlarne, mi prenderesti per matto.

Di lì a un mese ci sposammo. Con Sarah naturalmente... non con Frank. Per i primi tempi tutto filò liscio. Sarah oltre a scopare divinamente era anche una brave cuoca; così per la prima volta nella mia vita mangiavo bene, tanto che mettevo su ciccia. Finché una sera torno a casa e mi fa:

-Spogliati, tira via, mannaggia a te.

-Cosa, my darling?

-    Mi hai sentito, bastardo! Spogliati!

Era un po' cambiata Sarah da quandoci eravamo conosciuti, comunque mi spogliai.

‑   Fai schifo, mi sembri un sacco di merda.

-Cosa, mia cara?

-Ho detto che pari un mastello pieno di merda.

-    Ehi, tesoro, cosa c'e che non va? Hai il marchese per caso?

-    Stai zitto, guarda lì che pieghe di lardo... ma la smaltiremo 'sta ciccia merdosa, 'sta tranquillo.

Mi ama, pensai, e decisi di collaborare. Prese a contarmi le calorie. Mi vietò i fritti, il pane e le palate. Sulla birra però tenni duro. Dovevo farle vedere chi portava i calzoni, a casa nostra.

‑ E va bene ‑disse lei‑ faremo uno strappo. Ci riusciremo lo stesso ad arrivare alla taglia ideale.

La cosa funzionava a meraviglia. Da 103 scesi a 89 chili, da 89 a 82 e mezzo. Mi pareva di essere ringiovanito di dieci anni. Poi arrivai a ottanta. Dissi a Sarah:

‑ Ci possiamo accontentare, no? Guarda che silhouette!

‑ Secondo le tabelle andresti bene. ‑mi fa‑ Ma per me non hai ancora raggiunto la taglia ideale.

‑ Senti ‑le dissi‑ sono alto uno e ottanta. Qual e il peso ideale per me?

Mi rispose in modo strano.

‑ Non ho mica parlato di peso ideale, ho parlato di taglia ideale.

Poi cominciò a parlare di sovraffollamento. Disse che era la salvatrice del mondo. E aggiunse di avere sotto mano il rimedio per risolvere il problema dell'eccesso di popolazione. Stappai una birra e andai a letto. Una sera però salii sulla bilancia:

‑ 69 chili. Guarda qua Sarah. C'è qualcosa che non mi batte paro. Mi sa che mi restringo. Mi ritiro.

‑ Ma va là, scemo! Non si restringono mica i cristiani. Pensi che stando a dieta ti si ritirino le ossa?

E scoppiò a ridere.

‑ Ok -le dissi‑ vieni qua. Ora mi metto contro la parete. Fai un segno sul muro, dove arrivo con la testa.

Tracciò una riga. Una settimana dopo ero sceso a sessanta chili e, stando al muro, mi ero accorciato di otto pollici.

Vedi, mi sto squagliando ‑le faccio‑ sono alto uno e cinquantacinque. E' una pazzia! Ne ho abbastanza, me sono accorto che mi accorci i calzoni e le camicie, sai? Credo proprio che tu sia una specie di strega…

‑ Sciocchino...

Di lì a poco il principale mi chiamò nel suo uff'cio. Mi arrampicai alla sedia davanti alla sua scrivania.

‑ Ecco, Jones ‑mi fa‑ voglio essere franco. Noi l'abbiamo osservata attentamente e temo che lei non sia piu all'altezza dei suoi compiti.

Mi licenziò. Restai da solo a casa con Sarah. Ormai non arrivavo neanche più alla maniglia del frigo. Così, per mangiare dipendevo da lei. Poi un giorno mi legò a una catenella d'argento... ormai ero alto 60 centimetri e cacavo in un orinaletto. Anche la nostra vita amorosa era finita. Tutto quanto mi si era ridotto in proporzione. La montavo ma, dopo un po', mi tirava via e rideva.

‑ Beh, ci hai provato, piccioncino.

Sarah mi ridusse alla statura di sei pollici. Mi portava a far la spesa nella sporta. Devo dire una cosa però in suo favore: mi lasciava sempre bere la mia birra. La bevevo in un ditale. Ero rassegnato. Sapevo che, se avesse voluto, mi avrebbe potuto far svanire del tutto. Meglio sei pollici che niente. Anche un pochino di vita ti è cara, quando sei alla fine della vita. Mi sentivo in trappola, così cercavo di divertirla: ballavo, cantavo e poi Sarah mi offriva la birra. Inventavo anche filastrocche: “Oh, sono un piccolo gnomo da strapazzo/ tutto va bene finché non m'arrazzo/ che non c'e nulla che mi renda pago/ tranne solo la cruna d'un ago". Sarah rideva e batteva le mani. Beh, bisognava stringere i denti e aspettare. E intanto pensavo: ci sara pur stato un motivo per lasciarmi di quel formato lì, sei pollici esatti. Poi successe qualcosa di molto disgustoso. Sarah era distesa, nuda sul letto, battendo le mani, a bere vino e ridere mentre io mi esibivo come sempre.

‑ Hai fatto un gran bel numero, stasera dolcezza ‑mi disse quando ebbi finito‑ se Manthy e Lincoln fossero stati bravi come te, sarebbero qui, a quest'ora. Loro invece non cantavano, non ballavano, s'immalinconivano e basta. Ma soprattutto non volevano prestarsi al Gran Finale.

-Qual è il Gran Finale? - dissi.

‑ Goditi la tua birra, dolcettino, lo saprai presto.

Finii la birra, il secondo o il terzo ditale, non ricordo... e la cosa disgustosa ebbe luogo. Una cosa molto molto disgustosa. Sarah improvvisamente mi agguantò, mi sistemò le sue cosce e... (breve pausa) Quando venni fuori all'aria aperta vomitai. Era un incubo. Doveva essere un incubo.

‑ Oh, tesoro! Oh, mio prezioso uccello! Ti amo!

Mormorava. Poi mi afferrò di nuovo.

‑ Vieni, diavolo d'un coso! Vieni!

Era terribile. Infine, esausta e illanguidita, tra i fumi del vino e del piacere mi collocò sul petto  fra le mammelle e si addormento. Mi trovai proprio sopra il cuore. Il cuore della strega. Guardai su e... indovinate cosa vidi? Uno spillone, di quelli che guarniscono i capelli delle donne. Mi inerpicai tra i seni, su per la gola recline, poi le camminai sul viso, balzai sulla tempia e m'infrattai tra i capelli. C'ero. Mi tesi... mi allungai... ed arrivai alla spilla. La discesa fu piu rapida ma anche piu rischiosa: se cadevo era la fine, come precipitare dal quinto piano. E rieccomi a ridosso della grande mammella. Individuai il punto esatto del battito cardiaco e.... (breve pausa) aaaah!! Lo conficcai, nella carne. Sarah si agitò convulsamente. Io mi tenni saldo allo spillone. Poi dalle labbra le uscì uno strano suono e fu scossa da un fremito per tutte le membra... tenni duro finché non restò immobile. Udì il suo cuore: uno, due... uno, due... uno, due... uno... si fermò. Allora mi abbrancai al lenzuolo con le mie piccole mani d'assassino e mi calai sul pavimento. Ero alto sei pollici e ero vivo: avevo paura, avevo fame. Trovai un varco tra le stecche d'una finestra, mi aggrappai a una pianta rampicante e mi calai giu, all'interno di un cespuglio. Nessuno sapeva che Sarah era morta tranne io. Ma c'era poco da stare allegri. Bisognava che trovassi di che nutrirmi. Staccai una foglia e cercai di mangiarla. Niente da fare. Poi vidi l'inquilina dirimpetto, nel cortile, mettere fuori una scodella di cibo per gatti, per il suo gatto. Era il cibo piu schifoso che avessi mai assaggiato, ma c'era poco da fare lo schizzinoso. Poi tornai nel cespuglio e mi nascosi. Ed eccomi là, alto sei pollici, come Rimedio al Sovraffollamento Demografico, infrattato in un cespuglio, rimpinzato di cibo per gatti. Non vi voglio annoiare con i dettagli. Eran continue fughe da cani, da gatti, da topi. Ma ricrescevo poco a poco. Alla fine portarono via il cadavere di Sarah, così rientrai, ma ero ancora troppo piccolo per lo sportello del frigo. Quando il gatto della vicina mi sorprese a fregargli il da mangiare decisi che era giunto il momento di cambiar aria. Ero alto quasi dieci pollici e seguitavo a crescere. Riuscivo gia a mettere spavento ai piccioni. Quando metti paura ai piccioni è segno che sei a buon punto. Così un giomo mi avventurai per strada e spiccando corse e nascondendomi arrivai al supermercato. Riuscii a infilarmi senza essere visto e trovai rifugio dietro certi scatoloni di pomodori pelati. Quella notte mi feci una bella scorpacciata: sottaceti, prosciutto, gallette di segala, patatine fritte e birra, tanta birra. Divenne il mio tran tran. Ogni sera il direttore chiudeva l'incasso della giornata in cassaforte. Era lui l'ultimo ad andarsene. Io osservavo attentamente le sue mosse quando formava la combinazione e ogni sera andavo là e facevo un tentativo con quei numeri. Non l'imbroccavo mai, ma seguitavo a tentare. Intanto crescevo rapidamente. Ero arrivato ormai a misurare una novantina di centimetri e star agguattato si faceva via via piu difficile: il problema del sovraffollamento rispuntava. Poi una sera la cassaforte si aprì. Mi appropriai di 23 mila dollari in contanti, presi la chiave di cui si serviva il direttore per uscire senza far scattare l'allarme e mi allontanai da lì. Al Sunset Motel affittai una stanza. Pagai una settimana anticipata. Alla padrona dissi che lavoravo nel cinema come nano. La mia stanza era la 103. Camminando a piccoli passi... beh (come dire: per forza!)… si, insomma, passai oltre le porte 98, 99, 100, 101... scorgevo in lontananza, verso nord, le colline di Hollywood, e piu oltre le montagne, mentre la gran luce fulgente del Signore pioveva su di me, che crescevo.

Lo schermo si illumina di una luce accecante mentre il sottofondo musicale raggiunge la massima intensità. Poi buio.

FINE

I saluti finali andranno fatti sul brano “LITTLE PIECE IN C FOR YOU” di M. Petrucciani.