LEHMAN TRILOGY
di Stefano Massini
Regia di Luca Ronconi
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 2
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
PERSONAGGI
Henry Lehman
Mayer Lehman
Emanuel Lehman
Philip Lehman
Herbert Lehman
Robert Lehman
Massimo De Francovich
Massimo Popolizio
Fabrizio Gifuni
Paolo Pierobon
Roberto Zibetti
Fausto Cabra
Pauline Sondheim, Carrie Lauer,
Ruth Lamar, Lee Anz Lynn
Solomon Paprinskij
Pete Peterson (greco)
Lew Glucksman (ungherese)
Testatonda Deggoo
Francesca Ciocchetti
Fabrizio Falco
Raffaele Esposito
Denis Fasolo
Martin Ilunga Chishimba
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 3
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Prima parte
Tre fratelli
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 4
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo I
L’uomo del sogno / Il Sognatore (Luftmentsch)
Figlio di un mercante di bestiame, ebreo circonciso
con una sola valigia al fianco
fermo immobile
come un palo del telegrafo
sul molo number four del porto di New York.
Grazie a Dio per essere arrivato:
Baruch ha shem.
Grazie a Dio per essere partito:
Baruch ha shem.
Grazie a Dio per essere ora, finalmente, esserci, lì, in America:
Baruch ha shem! Baruch ha shem! Baruch ha shem!
Bambini che gridano, facchini sotto il peso dei bagagli, stridere di ferro e cigolio di carrucole, in mezzo a tutto
lui
fermo in piedi
appena sbarcato
con indosso il paio di scarpe migliori, quelle mai messe
tenute in serbo per il momento “in cui sarò in America”.
E infatti eccolo.
Il momento “in cui sarò in America”
èsegnato gigantesco da un orologio di ferro e ghisa lassù in alto
sulla torre del porto di New York: le ore 7 e 25 del mattino.
Otto chili in meno
nel mese e mezzo di traversata.
Una barba folta
più di quella del rabbino,
cresciuta mai tagliata
in 45 giorni di su e giù
fra branda cuccetta ponte, ponte cuccetta branda.
Partito astemio da Le Havre,
HENRY –1844
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 5
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
sbarcato a New York esperto bevitore, HENRY –1844
esperto a riconoscere al primo sorso
il brandy dal rhum, il gin dal cognac,
vino italiano e birra irlandese.
Partito da Le Havre ignaro di cosa fossero le carte, sbarcato a New York campione di scommesse e dadi. Partito timido, taciturno, assorto,
sbarcato convinto di conoscere il mondo: l’ironia dei francesi, la festa spagnola, l’orgoglio schizzato dei mozzi italiani. Partito con l’America fissa in testa, sbarcato adesso con l’America davanti, ma non più nei pensieri: negli occhi. Baruch ha shem.
Vista da vicino,
in questa mattina fredda di settembre,
per nulla imponente,
anzi, semmai, buffa.
Divertente.
Fu in quel momento
che qualcuno lo strattonò per un braccio.
Era un ufficiale del porto,
divisa scura,
baffi bianchi, gran cappello in testa.
Annotava su un registro
nomi e numeri degli sbarcati,
facendo domande semplici e con inglese elementare:
“Where do you come from?”
“Rimpar.”
“Rimpar? Where is Rimpar?”
“Bayern: Germany.”
“And your name?”
“Heyum Lehmann”
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 6
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
“I don’t understand. Name?” HENRY –1844
“Heyum…”
“What is Heyum?”
“My name is… Hey… Henry!”
“Henry, ok! And your surname?”
“Lehmann...”
“Lehman! Henry Lehman”
“Henry Lehman.”
“Ok Henry Lehman: welcome in America. And good luck.”
E mise il timbro:
11 settembre 1844.
Gli batté con la mano sulla spalla,
e se ne andò a fermare un altro.
Henry Lehman si guardò attorno:
Prese un bel respiro
afferrò la valigia,
e con passo spedito
-nonostante non sapesse ancora dove andare-
entrò
anche lui
dentro il carillon
chiamato America.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 7
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo II
Chametz
HENRY
La stanza è piccola.
Il pavimento di legno.
Assi inchiodate, una accanto all’altra,
in tutto - le ha contate - 64,
e a camminarci sopra scricchiolano:
si sente che sotto è vuoto.
Una sola porta,
di vetro e legno,
con il mezuzah appeso al fianco come ordina lo Shemà.
Una sola porta,
affacciata - direttamente - sulla strada,
sul nitrito dei cavalli e sulla polvere delle carrozze, sul cigolare dei carri e la folla di città. La maniglia
di ottone rosso
gira male, a volte si inceppa
e allora va alzata, facendo forza, tirando:
a quel punto bene o male scatta.
Il negozio, sì, non c’è che dire, vabbene, è piccolo.
Uno sgabello per salire fino a metà parete.
Una scala a pioli per arrivare - se occorre - più in alto, dove stanno i berretti, i cappelli, i guanti,
i corsetti, grembiuli grembiulini e su in cima le cravatte.
Sulla destra in basso e dentro il bancone
stoffe arrotolate
stoffe grezze
stoffe avvolte
stoffe ripiegate
tessuti, panni, pezze
lana, juta, canapa,
cotone
cotone
soprattutto cotone
qui
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 8
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
in questa strada di Montgomery Alabama,
dove tutto - si sa – sta in piedi, si regge, sul cotone.
Cotone
Cotone
di ogni genere e qualità:
il seersucker,
il chintz,
il tela bandiera,
il beaverteen,
il doeskin che assomiglia al daino
e per finire
HENRY
il cosiddetto denim,
quel fustagno robusto
stoffa da lavoro
-non si strappa-
che qui in America è arrivato dall’Italia,
-non si strappa-
Sulla sinistra della stanza
non più stoffe ma vestiario:
in ordine allineate sugli scaffali
giacche camicie sottane
pantaloni casacche
e un paio di cappotti.
Colori tutti uguali
grigio marrone e bianco
che tanto qui a Montgomery si serve solo gente povera:
nell’armadio, di vestiti buoni, uno, uno solo
per la funzione di domenica,
e i restanti giorni avanti tutta, testa bassa, senza guizzi
che in Alabama non si lavora per vivere
semmai si vive, questo sì, per lavorare.
E lo sa bene
Henry Lehman,
ventisei anni,
tedesco di Rimpar, Baviera,
figlio di un mercante di bestiame,
ebreo circonciso
che da tre anni si guadagna da vivere
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 9
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
sgobbando come un asino
HENRY
dietro quel bancone.
Lavorare, lavorare, lavorare.
Chiudendo a mala pena per Shabat
ma tenendo aperto, eccome, la domenica mattina
quando i neri delle piantagioni per due ore vanno tutti alla funzione e riempiono le strade di Montgomery:
vecchie, bambini, e… donne
donne che - andando alla funzione - si ricordano della gonna rotta,
della tovaglia da cucire,
delle tende dei padroni da abbellire
e siccome domenica non è Shabàt:
prego, entrino, la domenica Lehman è aperto.
Lehman.
Sarà anche piccolo.
Ma il negozio però almeno è suo.
Piccolo, minimo, minuscolo, ma suo.
C’è scritto grande “H.LEHMAN” sul vetro della porta.
E un giorno ci sarà anche una bella insegna, sopra la porta, grande come tutta la facciata:
“Henry Lehman stoffe e abiti”
Baruch ha shem.
Aperto con ipoteche, garanzie, cambiali
e impegnando tutti quei pochi soldi che aveva: tutti.
Nemmeno mezzo cent d’avanzo. Tutto.
E ora, per chissà quanto: lavorare, lavorare, lavorare, che la gente compra la stoffa al metro lesinando perfino sui centimetri
e per fare cento dollari ci vogliono tre giorni.
Calcoli alla mano, che fa e rifà tutti i giorni Henry Lehman.
Calcoli alla mano:
almeno tre anni per riprendere le spese, pagare i debiti,
dare a chi deve avere.
Poi, una volta pagato tutto, allora sì che calcoli alla mano… ma qui Henry Lehman si ferma:
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 10
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Intanto lavorare,
come dice il Talmud: gettare chametz, il lievito, e dopo?
Dopo si vedrà.
gettare chametz, il lievito,
e dopo?
Dopo si vedrà.
gettare chametz, il lievito,
e dopo?
Dopo si vedrà.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 11
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo III
Bulbe
Il secchio di vernice appoggiato per strada: |
EMANUEL |
Henry ha dato il compito a loro, |
|
“per oggi pomeriggio finitemi l’insegna”. |
HENRY |
Sei metri per uno d’altezza. |
|
Finire di dipingerla, |
|
mentre Henry riceve il cotone, |
|
e controlla la qualità, |
|
la controlla lui, di persona, meglio di tutti, |
|
la controlla montando sul carretto prima ancora di scaricare, |
|
il cotone grezzo soprattutto, |
|
che Henry lo compra |
|
direttamente |
|
dalle piantagioni: |
|
ha un accordo con Testatonda Deggoo, |
TESTATONDA |
un negrone di due metri e passa |
|
detto Testatonda perché in effetti ha un cranio perfettamente circolare, |
sempre incastrato dentro un cappellaccio di paglia chiara.
Testatonda Deggoo fa da capo alla piantagione Smith & Gowcer:
i bianchi hanno capito che gli schiavi lavorano di più e meglio
se a comandarli c’è un nero come loro,
basta scegliere uno in gamba
e semmai pagarlo pure.
Testatonda Deggoo appunto è un mezzascala:
sta a metà fra gli schiavi e i bianchi
e il suo salario glielo pagano in cotone,
cotone grezzo, che lui poi rivende.
Ogni domenica, puntuale,
cantando il salmo,
col cappellaccio in testa di paglia chiara
e l’abito addosso della funzione, dove suona l’organo,
Testatonda Deggoo
attraversa tutto il viale di Montgomery
portando al negozio di Henry Lehman
un carretto di grezzo, matasse e rotoli:
Il secchio di vernice appoggiato per strada. MAYER
Per l’insegna nuova
hanno scelto il colore giallo.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 12
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Riunione di famiglia in casa Lehman.
Tutti insieme, la sera prima.
Scritta gialla sullo sfondo nero.
Darà nell’occhio: porterà clienti, l’ha detto Henry.
I due |
|
uno dopo l’altro |
|
intingono il pennello |
|
e sgocciolando |
|
continuano il lavoro: |
|
puntigliosi |
|
attenti |
|
stando dentro i bordi disegnati |
|
- quelli li ha tracciati Henry, a matita - |
|
che le lettere sbafate non si possono vedere, ha detto Henry, |
HENRY |
e toglierebbero clienti, ha ragione. |
MAYER |
Ha ragione, Henry. |
|
La “Elle” di Lehman sarà maiuscola. |
EMANUEL |
Dei due la dipinge Emanuel, |
|
Emanuel Lehman, |
|
cinque anni più giovane di Henry, |
|
arrivato in America tre anni fa, più o meno, |
|
quando l’orologio in ferro e ghisa del porto di New York |
|
segnava mezzogiorno del 6 settembre 1847. |
|
Emanuel, sì. O meglio: Mendel, che è il suo nome vero. |
|
Ma qui in America, si sa, tutto cambia, perfino il nome. |
|
un ragazzo cresciuto in fretta, Emanuel, |
|
capelli scuri più della pece, |
|
un paio di baffi da artigliere prussiano, |
|
carattere incendiario, |
uno che si infiamma, come dice Henry, ma se vieni in America devi starmi sotto
e infatti eccolo lì, ora, Emanuel,
chinato a terra,
in ginocchio,
armato di pennello,
un grembiule addosso per non sporcare l’abito, che nel frattempo il negozio è aperto e se qualcuno viene
un negoziante sporco di vernice non si può vedere:
toglierebbe clienti.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 13 |
|
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15 |
|
L’ha detto Henry. |
EMANUEL |
E ha ragione. |
|
Anche la “B” di Brothers sarà maiuscola, |
|
maiuscola com’era fino ad ora quella “H” di Henry |
|
che per sua decisione è stata tolta, via, basta: |
|
da oggi non più Henry Lehman ma Lehman Brothers. |
|
La “B” di Brothers la dipinge |
MAYER |
sudando |
|
curvo ripiegato |
|
col massimo impegno |
|
il terzo e ultimo dei fratelli, |
|
sbarcato come un pacco in America appena un mese fa, |
|
terrorizzato dal viaggio, dall’oceano, dalle tempeste, |
|
perfino dal vecchio rabbino a cui era affidato, |
|
che lo portasse ai fratelli, laggiù, in Alabama, |
|
perché in Europa faceva strani discorsi da liberale, |
|
lui, sì, che era un ragazzino. |
|
Mayer Lehman |
|
Vent’anni o giù di lì, |
|
ritratto di sua madre, |
|
con le gote sempre rosse |
|
senza bere vino |
|
e una pelle liscia |
|
che ancora non gli spunta nemmeno la barba, |
|
liscia liscia come una patata appena sbucciata |
|
e suo fratello Emanuel |
|
non perde occasione davanti a tutti |
|
per chiamarlo in ebraico |
|
fischiandogli come a un cane |
|
“Mayer bulbe!” |
|
“Mayer patata” |
|
che poi Bulbe era il nome che aveva un cane, |
|
là in Europa, |
|
a casa loro, in Germania, Rimpar Baviera. |
|
Tre ragazzi, i Lehman Brothers. |
HENRY |
Henry. |
|
Emanuel. |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 14
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Mayer.
Dei tre, Henry è la testa – lo disse suo padre, là in Baviera –
Emanuel è il braccio.
E Mayer?
Mayer bulbe è quello che ci vuole fra la testa e il braccio,
perché il braccio non spacchi la testa
e la testa non umili il braccio.
L’hanno mandato qui in America anche per questo:
per dividere all’occorrenza gli altri due.
Una testa, una patata e un braccio:
ci saranno tutti e tre
sull’insegna nuova di legno pronta da appendere
grande bella grossa
a ricoprire tutta la facciata
“Stoffe e abiti Lehman Brothers”
EMANUEL MAYER HENRY
Ogni mattina
EMANUEL
come stamattina
i tre fratelli Lehman
si alzano alle cinque
che è ancora buio, vanno accese le lampade con l’olio di balena.
Nella casa di tre stanze
là in Court Square
per lavarsi c’è solo un secchio d’acqua.
“Era meglio in Germania” ha detto Emanuel
al suo terzo giorno d’America,
ma dopo lo schiaffo che gli dette Henry in pieno viso
non si è più provato a dirlo.
Un altro giorno.
HENRY
Un altro giorno.
Un altro giorno.
Lana, canapa,
e cotone, cotone, cotone: the King Cotton,
che da oggi Henry – la testa –
ha avuto l’idea:
i Lehman venderanno
d’ora in poi
non solo abiti e stoffe, no, abiti e stoffe non bastano più:
“venderemo anche tutto quello che ci vuole per coltivarlo, the King Cotton”.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 15
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Emanuel – il braccio – ha alzato gli occhi e l’ha guardato male: |
EMANUEL |
“Sono venuto in America per fare il commerciante, non l’agricoltore.” |
|
“E infatti noi questo facciamo: il commercio. Vendiamo e venderemo.” |
HENRY |
“Io non voglio vendere i secchi e le vanghe per gli schiavi.” |
EMANUEL |
“Tu sei qui per fare quello che voglio io: il negozio l’ho aperto io.” |
HENRY |
“E sull’insegna c’è scritto Lehman Brothers.” |
EMANUEL |
“Perché l’ho detto io e l’ho voluto io, ma il negozio resta mio.” |
HENRY |
“Non mi sporco con le piantagioni: voglio vendere tessuti.” |
EMANUEL |
HENRY |
|
“Ho fatto i miei calcoli: i padroni delle piantagioni comprano semi, attrezzi, |
|
carri.” |
|
“I tuoi calcoli non sono i miei: io voglio la sicurezza.” |
EMANUEL |
“Tu sta’ zitto, sono io che…” |
HENRY |
E’ a questo punto che interviene Mayer Bulbe, |
MAYER |
liscio inodore come una patata: |
“Ehilà, Testatonda Deggoo: se vendessimo semi e attrezzi voi ce li comprereste?”
“Semi e attrezzi mister Lehman? God bless you! Li comprerei subito: il più vicino che li vende sta oltre il Tennessee!”
Emanuel sputa a terra, |
EMANUEL |
si inchina e ricomincia a dipingere l’insegna, |
|
nera e gialla che attira clienti |
|
e per strada, l’ha detto Henry, si vedrà più di tutte: |
|
“Lehman Brothers” |
|
suona bene, |
|
suona molto bene. |
|
Anche questo l’ha detto Henry. |
HENRY |
E Baruch ha shem: |
|
Henry Lehman ha sempre ragione. |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 16 |
|
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15 |
|
Capitolo IV |
|
Chanukah (or what happened after the fire) |
|
Baruch atah adonai |
HENRY |
eloheinu melech ha'olam |
|
asher kid'shanu b'mitzvotav |
|
v'tzivanu l'hadlik neir |
|
shel Chanukah |
|
E’ la sera di Chanukah, |
|
proprio mentre Henry accende il settimo cero |
|
in piedi dietro al tavolo |
|
con Emanuel e Mayer |
|
Baruch ha shem |
|
E’ la sera di Chanukah |
|
prima di aprire i regali |
|
quando alla porta di casa Lehman |
|
bussano forte, forte |
|
che quasi viene giù tutto. |
|
Testatonda Deggoo non si è mai visto così agitato, |
|
senza il cappellaccio di paglia in testa, |
|
trema, piange, grida: |
|
“God bless you mister Lehman: il fuoco! Alle piantagioni: il fuoco!” |
|
E infatti nel buio della notte |
MAYER |
nell’aria nel vento di questa serata strana |
|
c’è perfino qui, |
|
scendendo in strada, a Montgomery, |
|
-Henry Emanuel e Mayer – |
|
il fumo dappertutto |
|
che brucia gli occhi |
e carretti che corrono, all’impazzata,
lungo i viali, all’impazzata,
gente con secchi, uomini, ragazzi,
il fumo nell’aria
in gola nel naso
-Henry Emanuel e Mayer –
“Sta bruciando tutto, laggiù, ai campi!”
I dormitori degli schiavi,
i magazzini, le capanne
c’è tutta Montgomery per strada
c’è tutta Montgomery, correndo,
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 17
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
-Henry Emanuel e Mayer –
MAYER
“Bruciano quattro cinque piantagioni! Alle fiamme!” Colonne di fumo alte quaranta metri come i campanili di laggiù in Baviera,
fumo denso pieno compatto
come quello delle navi dall’Europa a Baltimora che Mayer Bulbe sogna ancora la notte. Si è tinta di rosso perfino la notte,
verniciata come l’insegna
i muri delle case, la strada:
riflessi
bagliori
gli scoppi assordanti da laggiù in fondo, dove corrono ad aiutare e altri fuggono via
scappando
bambini in braccio
mezzi nudi
uomini e donne,
bianchi neri in fuga
crollando a terra
svenendo
non si respira
fumo in gola
nel naso
gli occhi
“Brucia tutto, tutto, il cotone è perso!”
I cavalli si impennano
dentro al fumo
carrozze rovesciate
carretti sbandati
ruote che saltano
“Correte al fiume! Ai canali: acqua!”
Il rumore tutto intorno
èun boato gigantesco riecheggia rimbomba fra le pareti fra i vetri
“Brucia tutto, tutto, il cotone è perso!”
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 18 |
|
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15 |
|
Polvere cenere |
MAYER |
come pioggia dall’alto |
|
grigio rosso nero bianco |
|
fiamme come lame in cielo |
|
-Henry, Emanuel e Mayer – |
|
Feriti portati a spalla |
|
bende bagnate |
|
gambe braccia teste bruciate |
|
il calore nell’aria il caldo |
|
“Si alza il vento: crescerà le fiamme!” |
|
“Al fiume! Al fiume! Portate acqua!” |
|
Testatonda Deggoo col suo carretto |
|
la famiglia in salvo |
|
“God bless you! Aiuto!” |
|
chi bestemmia |
|
chi prega |
|
piena notte ma è giorno |
|
Montgomery sveglia |
|
Le piantagioni in fiamme |
|
Non resterà più nulla. |
|
Non resterà più nulla. |
|
Non resterà più nulla. |
|
Baruch atah adonai |
HENRY |
eloheinu melech ha'olam |
|
asher kid'shanu b'mitzvotav |
|
v'tzivanu l'hadlik neir |
|
shel Chanukah |
E’ la sera di Chanukah,
proprio mentre Henry accende il settimo cero in piedi dietro al tavolo con Emanuel e Mayer
Baruch ha shem
E’ la sera di Chanukah
quando arriva la notizia:
cotone in fiamme,
tutto perso.
Ma al tempo stesso
Baruch ha shem
tutto nuovo da ricomprare
semi attrezzi carri
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 19
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
tutto da rifare,
per ricominciare
semi attrezzi carri
Prego signori: Lehman Brothers è aperto,
Lehman Brothers ha tutto quel che serve.
TESTATONDA
“Allora dimmi Testatonda Deggoo: da Smith & Gowcer che vi serve?”
“God bless you mister Lehman: tutto quanto, dall’inizio.”
“E se il fuoco vi ha rovinati, come pagherete?” |
HENRY |
“I padroni si impegnano, con un accordo scritto.” |
TESTATONDA |
Emanuel – il braccio – alza gli occhi e fissa Henry, malissimo. |
EMANUEL |
“Sono venuto in America per i soldi, non per i fogli scritti.” |
|
“Se i soldi non ci sono come vuoi che paghino?” |
HENRY |
“Se i soldi non ci sono non gli vendiamo niente.” |
EMANUEL |
“Tu sei qui per fare quello che voglio io.” |
HENRY |
“Ma sull’insegna c’è scritto Lehman Brothers.” |
EMANUEL |
“Abbassa la voce e non mettermi le mani addosso.” |
HENRY |
“L’avevo detto che era meglio vendere tessuti.” |
EMANUEL |
“Noi vendiamo eccome, questi ci comprano tutto.” |
HENRY |
“Comprano ma non pagano!” |
EMANUEL |
“Tu sta’ zitto, sono io che…” |
HENRY |
E’ a questo punto che interviene Mayer Bulbe, |
MAYER |
infilandosi |
|
liscio inodore come una patata: |
“Sta’ a sentire, Testatonda Deggoo: se seminate ora quanto c’è al raccolto?”
TESTATONDA
“Una stagione mister Lehman, ma poi prima di vendere il grezzo...”
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 20
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
MAYER
“E voi pagateci col cotone grezzo: un terzo del raccolto, fissato, da ora. Voi ce lo darete e noi lo rivendiamo.”
“God bless you, mister Lehman!” |
TESTATONDA |
E’ la sera di Chanukah, |
EMANUEL |
proprio mentre Henry accende il settimo cero |
|
in piedi dietro al tavolo |
|
con Emanuel e Mayer |
|
Baruch ha shem |
|
E’ la sera di Chanukah |
|
quando qualcosa cambia la vita di tutti: |
|
vendevano stoffe e abiti, |
|
i Lehman Brothers. |
|
Ma da adesso |
|
il fuoco ha deciso: |
|
compravendita di cotone grezzo. |
|
L’oro dell’Alabama. |
|
Prodigi di una patata. |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 21 |
|
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15 |
|
Capitolo V |
|
Spronare il cavallo! /Shpan dem loshek! |
|
Funziona così: |
HENRY |
i Lehman danno alle piantagioni semi attrezzi e tutto quel che serve, |
|
le piantagioni danno ai Lehman cotone grezzo, |
|
i Lehman si riempiono il magazzino di cotone |
|
e a prezzo maggiorato |
|
- “un pò di più”, dice Henry, “il doppio” per Emanuel, |
|
“un terzo: via di mezzo” per Mayer Bulbe – |
|
lo rivendono alle industrie. |
|
Tu mi dai il cotone, io lo rivendo. |
|
Tu mi paghi oggi col cotone, io riscuoterò domani banconote. |
|
Affari? |
|
Affari. |
|
“Another day, another dollar!” |
|
La piccola stanza |
MAYER |
sul viale di Montgomery |
|
con la porta che s’incastra la maniglia |
|
e la grande scritta nera e gialla “Lehman Brothers” |
|
è diventata un andirivieni di gente diversa. |
|
Ora entrano i cappelli di paglia delle piantagioni, |
|
ma anche i sigari accesi degli industriali; |
|
gli stivali e le casacche delle piantagioni, |
|
ma anche le ghette e i completi di lino degli industriali, |
|
i neri come Testatonda Deggoo |
|
e i bianchi commercianti nordisti |
|
come Teddy Wilkinson, |
|
una botte incravattata, |
|
barba bionda, sempre sudato, |
|
immediatamente ribattezzato da Mayer Bulbe “Maniperfette” |
|
perché si vanta sempre |
“ho le mani senza calli, perfette: mai toccata una vanga, conto solo i soldi.” Per qualcuno Lehman vende semi e attrezzi, per qualcun altro Lehman smercia il cotone.
Lo comprano a peso d’oro, il cotone.
Dalla costa dell’Est, dall’Europa, dagli altri stati del sud.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 22
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Vengono in Alabama da oltre il Mississippi,
e dalle imprese nordiste, quelle che prendono materia prima dal sud
e ci tirano fuori, come dicono loro, “i prodotti”.
Così li chiama Teddy Wilkinson Maniperfette: “i prodotti”.
“Voi datemi otto carri di grezzo, ve li pago a tariffa piena,
poi ci penso io a guadagnare sui prodotti,
è affar mio, della mia industria.
Se vi va bene, firmiamo.”
E firmarono, i Lehman Brothers da una parte
e Maniperfette dall’altra.
Accordo fatto.
Baruch ha shem.
Fornitori di cotone grezzo dal Sud al Nord.
MAYER
Da allora
Teddy Wilkinson si vede spesso
ogni volta compra otto carri di grezzo.
“Ma se ne aveste di più, li prenderei!”
Lo dice ogni volta, buttando sul bancone
i suoi due pacchi di banconote.
Poi si asciuga il sudore, accende il sigaro:
“Uno di voi Lehman ci verrà una volta a vedere la mia industria.”
HENRY
Ed Emanuel Lehman una volta
accettò l’invito.
E’ una fabbrica immensa con l’insegna “Wilkinson Cotton”,
raccontò al ritorno,
piena di gente che lavora per Maniperfette,
gente pagata, salariati non schiavi,
EMANUEL
“la mia manodopera” la chiama lui. Un casermone di venti metri d’altezza, con un tubo gigantesco che esce dal tetto, fumante,
senza interruzione, notte e giorno,
come e più del sigaro di Maniperfette,
che gira per l’industria vestito di bianco, a controllare, in mezzo a un chiasso infernale per quelle decine di telai a vapore,
che con rastrelli meccanici lunghi 7 metri alti 4 pettinano e spolano il cotone, di continuo,
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 23 |
|
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15 |
|
avanti e indietro, |
EMANUEL |
pettinano e spolano |
|
avanti e indietro |
|
pettinano e spolano |
|
avanti e indietro |
|
pettinano e spolano |
poi raccolgono e spingono su canali di ferro lunghissimi
pieni d’acqua
dove donne tutte in fila sedute ai bordi sfilano matasse che Maniperfette passando controlla mentre un argano smista
migliaia di scomparti di filame
dentro gli avvolgitori
e da lì agli intrecciatori in un’altra sala, e da lì a un’altra e un’altra ancora tirando fuori il tessuto
non si strappa
fatto
finito
non si strappa
nuovo di zecca
“ecco il prodotto” gli avrebbe detto Maniperfette, asciugandosi il sudore, che lì dentro
fra gli sbuffi del vapore
si suda il doppio.
“E più cotone grezzo mi trovate, meglio è: ve lo compro io, tutto, tutto.” A quel punto Emanuel – o almeno così racconta –
avrebbe girato lo sguardo sui macchinari a vapore, che inghiottivano cotone grezzo
- quegli otto carri portati dall’Alabama a tariffa piena - buttandolo giù, a carriole intere, voraci, ingorde,
ma così tanto che Emanuel Lehman, incantato,
non poté non pensare
che se di carriole
ne avessero avute altre cento, duecento, mille se le sarebbero ingoiate, tutte, senza sosta,
per la gioia di Maniperfette e della sua manodopera, che è gente pagata, salariati non schiavi.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 24
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Baruch ha shem.
Quando Emanuel finisce il racconto,
HENRY
Henry dietro il bancone fa finta di non capire.
Semplicemente perché lui è la testa e suo fratello il braccio:
non viceversa,
e nessun braccio suggerisce idee alla testa.
Mayer Bulbe, però - che era e resta una patata –
MAYER
può permettersi di fare uno più uno
con la chiarezza ingenua dei vegetali:
“Bene, d’accordo, se è come dici, troviamo più cotone.”
Nessuno dei restanti Lehman Brothers
emette alcun suono di risposta.
Semplicemente perché nessuna testa e nessun braccio
accettano consigli da un tubero qualunque.
Mayer Bulbe, però – proprio in quanto ché ortaggio –
può permettersi di fare due più due:
“E se non basta il grezzo che ci danno, compriamolo:
tanto poi lo rivendiamo a Maniperfette e il guadagno è garantito.”
Nessuno dei restanti Lehman Brothers
sembra aver sentito una parola.
Si fissano, questo sì,
uno dietro il bancone
l’altro appoggiato alla parete,
come una testa e un braccio che si studiano a vicenda
con l’intruso di una specie di patata,
per di più parlante:
“Vediamo: se la piantagione di Testatonda ci vendesse il cotone per 15 dollari a carretto, potremmo chiederne a Maniperfette 25.
E a noi ne resterebbero 10. Moltiplicato per 100 carri, fanno 1000 dollari.
Più del doppio di quanto guadagniamo fino ad ora.
Come diceva nostro padre? Spronare il cavallo.
E spronarlo fuori, via, lontano, fino a New Orleans!” Spronare il cavallo.
Shpan dem loshek.
Ed è con questa frase
che un’insignificante patata di ventuno anni
riesce nell’impresa di farsi rispondere da due esseri umani.
O meglio
per essere precisi
la testa ribatte in puro stile cerebrale:
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 25 |
|
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15 |
|
“Sull’insegna fuori non c’è scritto Compravendita” |
|
e il braccio in puro stile manuale: |
|
“Lo scrivo io domattina. Se vuoi.” |
|
La conclusione “se vuoi” spiana |
HENRY |
decisamente |
|
il dialogo |
|
fra Henry Lehman ed Emanuel Lehman, |
|
e la mattina dopo |
MAYER |
subito
-Shpan dem loshek!-
un secchio di vernice
fa di nuovo la sua comparsa per strada,
a terra, accanto all’insegna appena smontata: “Compravendita Cotone Lehman Brothers” con tutte le iniziali maiuscole, come hanno deciso
di comune accordo
la testa e il braccio.
A dipingere la scritta,
curvo a terra,
qualcuno giura però
di aver visto
non un braccio
ma
una patata.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 26
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo VI
Lutto / Shivà
Qui a New Orleans l’aria è secca. HENRY
Seduti su due piccoli panchetti di legno addossati alla parete, i due fratelli Lehman
aspettano
salutano
ringraziano
la porta si chiude
poi si riapre: un altro.
La barba lunga, tutti e due,
non più tagliata da quando è cominciato il lutto, da quando
qui a New Orleans
senza bussare
atradimento
la febbre gialla
si è presa uno di loro nell’arco di tre giorni.
“E’ la malattia delle Antille, se ho ragione.” Così ha detto il dottor Everson,
quello che cura il morbillo ai figli degli schiavi. L’ha detto scuotendo la testa, ieri l’altro, quando è entrato nella stanza
e alzando l’olio della lampada
l’ha guardato in faccia:
quel colorito,
più giallo del giallo dell’insegna Lehman Brothers.
“E’ la malattia delle Antille, se ho ragione.”
“E se Dio non voglia ho ragione…”
Non ha finito la frase,
ieri l’altro, il dottor Everson.
E’ rimasto in silenzio,
come ora i due fratelli
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 27
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
seduti su due piccoli panchetti di legno
addossati alla parete, HENRY
mentre la porta si chiude
poi si riapre
ed entra un altro.
Osservano tutte le regole, lo hanno deciso:
Shivà e sheloshim,
come facevano in Germania,
tutte le regole come fossimo a Rimpar, laggiù, in Baviera.
Non uscire per una settimana.
Non preparare cibo: chiederlo ai vicini, riceverlo e basta.
Hanno strappato un abito, come prescritto,
l’hanno fatto a pezzi appena rientrati
dopo la sepoltura
al vecchio cimitero,
stanchi assetati sudati
che qui a New Orleans l’aria è secca.
Anche il Qaddish l’hanno recitato,
tutti i giorni,
mattina e sera,
i due fratelli Lehman,
da quando è cominciato il lutto.
Il corpo l’hanno chiuso in una cassa di legno scuro, Testatonda Deggoo l’ha inchiodata,
ha voluto farlo lui,
venuto fino qua,
ma coi migliori chiodi
e col migliore legno, il migliore di tutti, il più costoso, comprato dai fratelli.
Il negozio con la maniglia che s’inceppa oggi resta chiuso.
Oggi come ieri e l’altro ieri.
Oggi e per una settimana ancora.
Sono dieci anni che esiste,
e in dieci anni non è mai rimasto chiuso per così tanto tempo, il negozio Lehman Brothers
sul viale di Montgomery Alabama.
Seduti su due piccoli panchetti di legno addossati alla parete,
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 28
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
i due fratelli Lehman
ora HENRY
aspettano
salutano
ringraziano
la porta si chiude
poi si riapre: un altro.
E’ il primo Lehman che muore qui in America.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 29
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo VII
Kish kish
Per andare bene ci vorrebbero almeno 20 dollari a carro.
Almeno.
E come minimo 400, 500 carri di cotone grezzo.
Come minimo.
Il che vuol dire il doppio delle piantagioni.
Il doppio.
Ecco: se tutte e dieci le più grandi piantagioni dell’Alabama
si convincessero a vendere cotone ai Lehman,
allora il commercio
allora sì
inizierebbe
eccome
a convenire.
EMANUEL
Dei due fratelli rimasti
Emanuel Lehman è il più convinto.
Vuole agire, Emanuel,
come ogni braccio che si rispetti,
i conti sulla carta non gli bastano, vuole passare ai fatti.
In fondo, ma sì, che ci vuole?
Basta presentarsi dai padroni del cotone
e spiegargli che il gioco merita anche a loro:
perché appena il raccolto è pronto,
non passa neanche un giorno che si fanno il loro incasso passando tutto il grezzo ai Lehman Brothers
che d’ora in poi stanno lì solo per loro
pronti subito a comprarglielo il cotone
e glielo pagano,
sissignori,
tutto,
-prezzo contenuto-
ma in contanti.
Tutto qui. Che ci vuole di più?
Vuole agire, Emanuel:
e infatti è lui che - con la barba ancora lunga per il lutto -
èandato a bussare alle porte di tutti i padroni, si è seduto sui loro divani in salotto,
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 30
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
ha preso parte alle cene in veranda |
|
ha ascoltato figlie di proprietari che suonano il piano, |
EMANUEL |
lui che non sopporta né la musica né il piano |
|
“Bravissima milady! Vostra figlia è un prodigio, suonate ancora!” |
|
Ma queste frasi |
|
a denti stretti |
|
con la faccia grigia |
|
e le cascaggini durante i concertini |
|
sono la massima diplomazia che gli riesce: |
|
Emanuel Lehman non è un fine tessitore, |
|
non è un politico |
|
non è un sorridente |
|
glielo diceva sempre suo padre là a Rimpar in Baviera: |
|
“tu non sei un Kish KIsh” |
|
che vuol dire “baci baci”. |
|
L’ipotesi di mettere alla prova |
MAYER |
l’altro rimasto dei fratelli Lehman |
|
non viene nemmeno presa in considerazione. |
|
Un po’ perché nessuna patata si intende di diplomazia. |
|
Un po’ perché Mayer Bulbe ha in testa ben altro |
|
da qualche tempo |
|
da quando alla festa di Purìm, |
|
dietro il tavolo delle frittelle |
|
ha dato un bacio in fronte a Barbara Newgass detta Babette, |
|
mormorandole all’orecchio – si dice – |
|
“Babette bella come la luna”. |
|
che è un risultato non comune |
|
per un ortaggio in vena di poesia. |
|
Diciannove anni, Babette. |
|
Una piccola voglia rossa sulla gota destra, Babette. |
|
Occhi chiari, Babette. |
|
Un fermacapelli di sughero a treccia, Babette. |
|
Capelli più scuri che il legno del bancone, Babette, |
|
il bancone dove Mayer |
|
da qualche tempo |
|
sbaglia perfino le addizioni e sottrazioni |
|
-Babette- |
|
e dimentica il magazzino aperto |
|
-Babette- |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 31
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
e – per distrazione non per altro –
interrompe il digiuno MAYER assaggiando la zuppa di Testatonda Deggoo. Appunto: Babette, sempre: Babette.
Chi siano i Lehman Brothers lo sanno bene, i genitori di Babette Newgass. E anche i suoi nove fratelli.
Passano anche loro, come tutti, ogni giorno,
sul viale di Montgomery davanti all’insegna nera e gialla sulla porta che s’inceppa la maniglia. Eppure è proprio da lì che parte
il padre di Babette,
seduto in poltrona,
circondato accerchiato alle spalle da tutti e otto i figli maschi -perché Babette è l’unica figlia femmina: mazel tov! –
come un plotone di esecuzione
schierato
davanti a Mayer Bulbe
con l’abito elegante già visto al funerale
ma i capelli pettinati,
un mazzolino di fiori, sudore freddo
e ahimè la barba ancora lunga per il lutto.
Suo fratello Emanuel tre passi indietro,
immobile, muto,
costretto con la forza:
rappresentanza di famiglia.
“Visto che vi presentate,
gradirei conoscere, ragazzo,
cosa fate esattamente in quel vostro negozio.”
“Un tempo ci vendevamo stoffe, signor Newgass, adesso non più.”
Babette e sua madre
nella stanza accanto con le serve di colore, sono appostate
con l’orecchio alla porta e l’occhio alla serratura.
“Se non vendete più, a che vi serve un negozio?”
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 32
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
“Ma perché vendere vendiamo ancora, signor Newgass.”
“Vendete cosa?” MAYER
“Vendiamo cotone, signor Newgass.”
“E il cotone non è stoffa?”
“Quando noi lo vendiamo… non lo è ancora, signor Newgass.”
“E se non è stoffa chi ve lo compra?”
“Chi lo farà diventare stoffa, signor Newgass. Noi stiamo nel mezzo, ecco. Stiamo proprio nel mezzo, signor Newgass.”
“Che razza di mestiere è stare nel mezzo?”
“Un mestiere che non esiste ancora, signor Newgass: lo cominciamo noi.”
“Baruch ha shem! Nessuno vive di un mestiere che non esiste!”
“Noi sì, Lehman Brothers. Il nostro mestiere è…
“Avanti: cos’è?”
“E’ una parola inventata: siamo… mediatori, ecco, sì.” “Ah! E perché dovrei dare mia figlia a un “mediatore”?”
“Perché guadagniamo, signor Newgass! Meglio: guadagneremo. Giuro: fidatevi di me.”
E su questo “fidatevi di me”
prodigiosamente
Mayer Bulbe sfodera un tale sorriso
così convinto,
così sicuro,
così credibile,
che il signor Newgass e i suoi otto figli
di fatto
si arrendono
anzi di più: si fidano
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 33
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
e fidandosi affidano
a una patata
l’unica figlia e l’unica sorella MAYER che irrompe festeggiando dalla porta.
Ma il più sorpreso del trionfo
èEmanuel Lehman. Fissa il fratello, con ammirazione,
lo guarda fare i complimenti alla signora, lo sente ridere, sciogliersi, scherzare
e perfino, cortesissimo,
baciare - Kish KIsh Kish KIsh…-
proprio come lui, da buon braccio, non c’è verso: non sa fare.
La mattina dopo
- primo giorno di fidanzamento ufficiale -
-720 in meno al matrimonio – Mayer Lehman
-un tempo detto Bulbe, adesso Kish KIsh – viene formalmente arruolato:
a nome dei Lehman Brothers
starà a lui
tenere rapporti e relazioni,
bussare alle porte di tutti i padroni,
con l’abito elegante del funerale andare in tutte le piantagioni, sedersi sui divani in salotto,
prendere parte alle cene in veranda ascoltare bambine che suonano il piano…
e non gli costa perché anche Babette – la sua Babette – suona il piano
e insegna il piano
come nessun’altra.
Nel marzo 1857
- 94° giorno di fidanzamento -
-627 in meno al matrimonio – grazie a Mayer Kish KIsh
a Babette e a Chopin
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 34
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
le piantagioni che vendono cotone a Lehman passano da cinque a sette.
Settembre 1857
- 274° giorno di fidanzamento ufficiale -
- 447 in meno al matrimonio –
grazie a Mayer Kish KIsh
a Babette e a Schubert
le piantagioni che vendono cotone a Lehman
passano da sette a dieci.
MAYER
Gennaio 1858
- 394° giorno di fidanzamento ufficiale -
-327 in meno al matrimonio – grazie a Mayer Kish KIsh
a Babette e a Beethoven
le piantagioni che vendono cotone a Lehman passano da dieci a quindici.
Giugno 1858
- 544° giorno di fidanzamento ufficiale -
-177 in meno al matrimonio – grazie a Mayer Kish KIsh
a Babette e a Mozart
le piantagioni che vendono cotone a Lehman passano da quindici a diciotto.
Dicembre 1858
-720° giorno di fidanzamento ufficiale -
-1 in meno al matrimonio –
grazie a Mayer Kish KIsh
a Babette e a Johann Sebastian Bach
le piantagioni che vendono cotone a Lehman passano da diciotto a ventiquattro.
Mazel tov!
Ventiquattro fornitori di cotone grezzo.
Dall’Alabama al confine con la Florida.
Dall’Alabama al South Carolina. Dall’Alabama a New Orleans. Piantagioni, piantagioni, piantagioni: distese di schiavi a lavorare notte e giorno
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 35
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
il cui cotone grezzo
prima o poi
lo acquista Lehman Brothers.
2500 carri all’anno di cotone grezzo.
50.000 dollari di guadagno
che passano da una piccola stanza di Montgomery con la maniglia che s’inceppa ancora.
Comprare e rivendere.
Comprare e rivendere.
Comprare e rivendere.
Comprare e rivendere.
Fra le due cose
proprio nel mezzo
“mediatori”
stanno i Lehman Brothers.
“Oggi chiuso per nozze”
sta scritto sul cartello appeso alla porta.
Ed Emanuel Lehman EMANUEL
come regalo di matrimonio
ha fatto arrivare
da New Orleans
un bellissimo
pianoforte a coda.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 36
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo VIII
Something about New York
Non c’era mai stato, Emanuel, a New York.
Un alveare, pensò dai finestrini della carrozza
mentre folle di ogni tipo
gli sfilavano intorno,
tutto e il contrario di tutto,
EMANUEL
contemporaneamente,
senza il minimo decoro: spudorato eppure grande,grandissimo, eccelso, New York
Baruch ha shem!
La Fiera del Cotone
occupava si può dire più o meno un quartiere.
Venditori e compratori
si affollavano da ogni parte:
tavoli di trattative, cartelli con le tariffe, rotoli di stoffe
e cotone grezzo, lavorato, lavorabile,
lavagne con tutti i prezzi, appena scritti e subito corretti,
zeri zeri zeri zeri
nuvole di gesso
accenti diversi,
di commercianti da ogni dove:
tube cilindri e sigari accesi
tintinnio di monete
pacchi di banconote
cento volte più che Teddy Wilkinson Maniperfette
tintinnio di monete
pacchi di banconote
fra le barbe degli ebrei Rotschild,
Sachs, Goldman:
e sullo sfondo, oltre la cupola di vetro e ferro, le navi del porto di Manhattan
che dall’America imbarcano il cotone
per il mondo.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 37
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Emanuel cammina fra la gente
con il mento alto,
spavaldo nonostante non sia nessuno EMANUEL perché sa
-sa benissimo-
che dietro il suo cognome
dietro Lehman Brothers
laggiù in Alabama
ormai aspettano
allineati in fila
2500 carri all’anno di cotone grezzo
“Cerco cotone, certo, ma la qualità che voglio viene solo dall’Alabama.”
Questa frase arriva |
? |
a Emanuel Lehman |
|
da un tavolo a destra |
|
dove una dozzina di incravattati trattano |
|
avvolti nel fumo dei sigari |
|
arriva chiarissima |
|
al suo orecchio |
|
nonostante la folla e il rumore assordante. |
|
“Io se volete vendo il grezzo dell’Alabama.” |
EMANUEL |
Un distinto signore altissimo |
|
con capelli bianco candidi |
|
e una barba da rabbino lo squadra: |
|
“Voi? Avete una piantagione? Voi? |
“Non possiedo nessuna piantagione, ma vendo il cotone di 24 piantagioni.”
Gli altri vecchi ridono di gusto.
“Has! Signori! Che vuol dire? Ci prendete in giro?”
“Rivendo il cotone di 24 piantagioni: loro me lo vendono, io ve lo rivendo.”
Gli altri vecchi ridono di gusto.
“E che razza di mestiere è?”
“Lehman Brothers: mediatori.”
Gli altri vecchi ridono ancora più di gusto.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 38
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
“A che prezzo?” |
|
“Quello che conviene sia a voi che a me.” |
|
Nessuno più ride. |
|
“Bene ragazzo: incontriamoci. |
HENRY |
Avrete immagino un ufficio qui a New York.” |
|
“Adesso no, signore. Ma dalla prossima settimana di certo.” |
EMANUEL |
“Allora cercate di Louis Sondheim, a Manhattan.” |
HENRY |
E detto questo, |
|
riprendendo il suo bastone con pomello d’oro |
|
il signore altissimo fa un cenno |
|
a qualcuno fra la folla: è tardi, vuole andarsene. |
|
Dalla folla viene fuori, |
PAULINE |
in abito bianco e cappello di paglia, |
|
una ragazza esile come i rami di certi alberi appena piantati |
|
laggiù in Germania, a Rimpar, in Baviera. |
|
La ragazza guarda Emanuel, per una frazione di secondo, |
|
infastidita |
|
divertita |
|
seccata |
|
incuriosita |
|
da quel ragazzo che la fissa. |
|
“Questa è mia figlia Pauline.” |
HENRY |
Fa a tempo a dire il candido rabbino, |
|
prima di prendere la figlia sotto braccio |
|
e sparire, fra la gente. |
|
A suo fratello Mayer |
EMANUEL |
tre giorni dopo |
|
Emanuel |
|
disse solo che in Liberty Street numero 119 |
|
c’era un fondo vuoto pronto a diventare ufficio. |
|
“Perché è a New York, Mayer, |
|
solo a New York, |
|
che il cotone diventa banconote.” |
|
Non gli disse niente |
|
ovviamente |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 39
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
non poteva
non gli disse niente di Pauline Sondheim.
Del suo cappello di paglia.
Del suo abito bianco.
Non gli disse niente.
Se non che a New York doveva tornarci,
subito,
immediatamente,
con la massima fretta,
senza perdere tempo,
fare subito i bagagli,
anzi no
anzi sì
o meglio domattina.
E l’altro Lehman
non capì una parola.
O meglio
capì benissimo
che anche un braccio
qualche volta
può perdere la testa.
MAYER
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 40
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo IX
Matrimonio / Kiddushin
Matrimonio commerciale |
EMANUEL |
fra Montgomery e New York. |
|
Mayer vive a Montgomery, |
MAYER |
dove il cotone ci sta di casa, |
|
Emanuel sta a New York, |
|
dove il cotone diventa banconota. |
|
Mayer vive a Montgomery |
|
fra le piantagioni del Sud. |
|
Quando passa in carrozza per il viale principale, |
|
i neri si tolgono il cappello per rispetto. |
|
anche Testatonda Deggoo |
|
che glielo dice sempre ai bambini di Mayer e Babette: |
|
“voi siete i figli di mister Lehman Cotton”. |
|
Emanuel vive a New York, |
EMANUEL |
e quando passa in carrozza per Manhattan, |
|
non c’è nessuno che si tolga il cappello |
|
perché come lui a New York ce ne sono centinaia. |
|
Ciò non toglie che Emanuel si senta l’unico, il più grande. |
|
E niente è più pericoloso di un braccio |
|
che si sente grande |
|
perché una testa nel peggiore dei casi “pensa in grande” |
|
ma un braccio ahimè agisce. |
|
Se ne è avuta una prova |
|
quel giorno in cui Emanuel Lehman si presentò |
|
ufficialmente |
|
a Manhattan |
|
con un mazzolino di fiori |
|
lì, alla porta del palazzo di Louis Sondheim |
|
cercando non del padre |
|
ma di sua figlia Pauline: |
|
“Buongiorno, signorina. |
|
Voi non mi conoscete: mi chiamo Emanuel Lehman, |
|
diventerò qualcuno e vi chiedo di sposarmi.” |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 41
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
La ragazza |
PAULINE |
questa volta con abito azzurro |
|
e senza cappello di paglia |
|
lo guardò per molto più che un attimo |
|
infastidita |
|
divertita |
|
seccata |
|
incuriosita |
|
prima di ridergli in faccia: |
|
“Io sono già fidanzata!” |
|
“Ah sì? Ma non con Emanuel Lehman. |
EMANUEL |
Chiunque sia non vi conviene. Non quanto me.” |
|
“E questo chi lo dice?” |
PAULINE |
“Io stesso. Non potreste fare un matrimonio migliore, |
EMANUEL |
e al tempo stesso anche un affare: vendiamo il cotone di 24 piantagioni.” |
|
“Complimenti ma io che c’entro?” |
PAULINE |
“C’entrate molto dal momento che ci sposeremo, io e voi.” |
EMANUEL |
“Io e voi?” |
PAULINE |
“Lascio a vostro padre decidere la data e la kethubàh.” |
EMANUEL |
“E a me cosa lasciate?” |
PAULINE |
“Perché? Volete qualcosa?” |
EMANUEL |
Quando la porta di casa Sondheim |
|
si chiuse |
|
violentemente |
sulla sua faccia,
Emanuel Lehman non si perse d’animo:
dette a se stesso appuntamento
lì davanti
fra non più che una settimana
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 42
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
e mise il mazzolino di fiori dentro un vaso |
|
per non doverlo ricomprare. |
|
Nei sei giorni che seguirono |
EMANUEL |
incontrò i venditori e compratori di cotone |
|
di tutta New York, |
|
firmò contratti con affaristi di Wilmington, Nashville e Memphis, |
|
piazzò cento tonnellate di cotone a Ovest |
|
dove arrivava adesso la nuova ferrovia |
|
e si risparmiava dunque |
|
abbondantemente |
|
sui carretti. |
|
Nell’ufficio di Liberty Street 119 |
|
sotto l’insegna nera e gialla |
|
“Lehman Brothers Cotton from Montgomery Alabama” |
|
entrarono i Rotschild e i Sachs, |
|
i Singer e i Blumenthal |
|
perché un braccio |
|
se è un buon braccio |
|
sa agire |
|
concretamente |
|
eccome. |
|
“Buongiorno, signorina. |
|
Sono venuto sette giorni fa: mi chiamo Emanuel Lehman, |
|
sono il principale fornitore di vostro padre e vi chiedo di sposarmi.” |
|
Pauline Sondheim |
|
questa volta con abito lillà |
|
lo guardò per molto più che un attimo |
|
infastidita |
|
divertita |
|
seccata |
|
incuriosita |
|
prima di ridergli nuovamente in faccia: |
|
“Non vi avevo già risposto?” |
PAULINE |
“Sì ma non come volevo.” |
EMANUEL |
“Quindi?” |
PAULINE |
“Quindi lascio a vostro padre decidere la data e la kethubàh.” |
EMANUEL |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 43
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Quando per la seconda volta
la porta di casa Sondheim EMANUEL
si chiuse
violentemente
sulla sua faccia,
Emanuel Lehman non si perse d’animo:
dette a se stesso appuntamento
lì davanti
puntualmente
fra non più che una settimana
e mise il mazzolino di fiori dentro un vaso per non doverlo ricomprare perché un braccio
se è un buon braccio
sa agire
concretamente
eccome.
“Buongiorno, signorina.
Sono venuto sette giorni fa e sette giorni prima: mi chiamo Emanuel Lehman, sono uno dei più ricchi ebrei di New York e vi chiedo di sposarmi.”
Pauline Sondheim
questa volta con abito turchese
lo guardò per molto più che un attimo
infastidita
divertita
seccata
incuriosita
e stava per ridergli nuovamente in faccia
quando lui
anticipò la mossa
e
concretamente
da buon braccio:
“Ho capito, signorina: ci vediamo fra sette giorni.”
E dopo sette giorni ritornò.
E dopo altri sette.
Dopo altri sette.
Dopo altri sette.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 44
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Al terzo mese,
ventiquattresimo ritorno,
Pauline Sondheim
questa volta con abito estivo
gli fece trovare la porta già aperta
e una cameriera lo aspettava all’ingresso.
EMANUEL
“La signorina Pauline Sondheim oggi non è in casa?”
“Vi aspetta in salotto, signor Lehman, con suo padre. Date a me il cappello.”
Il giorno delle nozze
vennero industriali da tutto il Nord
e i padroni di 24 piantagioni del Sud,
venne suo fratello Mayer con Babette Newgass e i loro primi figli, Testatonda Deggoo mandò un tacchino dall’Alabama.
Quella sera
Emanuel Lehman
disteso nel suo letto
guardando il soffitto
pensò che adesso in effetti le cose
gli stavano andando veramente bene.
Aveva una moglie.
Una sede a Montgomery.
Un ufficio a New York.
Pacchi di banconote in cassaforte.
Ventiquattro fornitori di cotone al Sud
e cinquantuno compratori al Nord.
E cullato da questi pensieri
stava per addormentarsi,
serenamente,
quando un vento gelido
per una frazione di secondo
gli carezzò un orecchio:
c’era solo una cosa al mondo che forse poteva distruggergli tutto
e cioè una guerra
fra il Nord e il Sud.
Ma era solo un brutto pensiero,
di quelli che carezzano un orecchio prima di dormire.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 45
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Lo chiuse in un cassetto
e
prese sonno
tranquillamente.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 46
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo X
A little glass
La prima cannonata della Guerra di Secessione
sveglia Mayer Lehman
che non è ancora l’alba,
tre giorni dopo che Montgomery si è proclamata
capitale degli Stati del Sud.
“Il cotone saluta il Nord America!”
ha gridato ieri per strada
sventolando la nuova bandiera
perfino un uomo calmo
come il dottor Everson,
che fino a un anno fa a New Orleans
curava il morbillo ai figli degli schiavi.
Arruolati nell’esercito,
partenza per il fronte:
esente solo
chi può pagare 300 dollari,
fra cui i fratelli Lehman.
HENRY
La prima cannonata della Guerra di Secessione
sveglia Mayer Lehman a Montgomery
col pensiero fisso ai magazzini di cotone.
Spalanca le finestre:
Montgomery è impazzita,
stendardi e bandiere,
gente per strada festeggia la guerra,
manifesti dovunque con Jefferson Davis:
è scoppiata la rivolta,
gli Stati del Cotone se ne vanno dall’Unione,
gli Stati delle piantagioni,
degli schiavi,
dei mezzascala,
indipendenza!
“Il cotone saluta il Nord America!”
La prima cannonata della Guerra di Secessione
sveglia Emanuel Lehman a New York
col pensiero fisso ai compratori dell’azienda:
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 47
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
se Nord e Sud si staccano,
all’improvviso, HENRY come faranno i Lehman a stare nel mezzo? Se come niente fosse
si alza un muro
fra Testatonda Deggo
e Maniperfette,
come farà il cotone a diventare banconota?
Spalanca le finestre:
New York è impazzita,
un carillon stonato,
stendardi e bandiere,
gente per strada festeggia la guerra, manifesti dovunque con Abramo Lincoln: è scoccata la resa dei conti,
gli Stati dell’Industria vogliono giustizia, basta schiavi, basta privilegi, tutti uguali: Costituzione e Diritti!
Corsa all’esercito,
a Montgomery come a New York:
si arruolano ufficiali con le divise cucite dal sarto
e gente qualunque con le divise che passa il reggimento.
Berretti, baionette, fucili,
cannoni, artiglieria, moschetti,
Nord contro Sud
Sud contro Nord
marciare compatti
rispondere uniti
Abramo Lincoln per l’Unione
Jefferson Davis per la Confederazione
nel mezzo
fra i due
compressa
incastrata
come un bicchiere di vetro
una montagna
gigantesca
di cotone.
Il suocero di Emanuel Lehman EMANUEL a New York
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 48
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Louis Sondheim
altissimo candido barba da rabbino
si schiera convinto
con Abramo Lincoln:
“Se vince il Sud falliranno le industrie
e allora caro Emanuel
non venderete più una libbra di cotone!”.
Il suocero di Mayer Lehman |
MAYER |
a Montgomery |
|
Isaac Newgass |
|
sprofondato nella sua poltrona |
|
circondato da nove figli: |
|
“Se vince il Nord chiuderanno le piantagioni |
|
e allora caro Mayer |
|
non avrete più una libbra di cotone!”. |
|
Nel mezzo |
HENRY |
fra i due |
|
compressi |
|
incastrati |
|
come un bicchiere di vetro |
|
i Lehman Brothers. |
|
Di 24 piantagioni che gli vendono cotone |
MAYER |
otto sono bruciate |
|
nove fallite |
|
sette resistono, con i denti e col fucile. |
|
Dei loro 51 compratori |
EMANUEL |
trenta hanno chiuso |
|
dieci sono in guerra |
|
undici resistono, con i denti e col fucile. |
|
Il Sud non vende più cotone al Nord. |
HENRY |
Il Nord non compra più cotone al Sud. |
|
La sede Lehman di Montgomery chiude i battenti: |
|
tirate le tende, doppia mandata. |
|
L’ufficio Lehman di Liberty Street 119 |
|
vetri rotti |
|
insegna bruciata |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 49
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
durante la rivolta di New York
le barricate
contro la guerra
contro la crisi
contro il Nord, contro il Sud,
contro Unione e Confederazione.
contro chi non paga
contro chi non vende
nel mezzo
fra i due
compressi
incastrati
come un bicchiere di vetro
i Lehman Brothers.
Emanuel Lehman
a New York
lui che è un braccio
non si rassegna:
vuole agire.
Gli importa dei soldi
gli importa degli affari
solo il cotone
solo il cotone
salvare il salvabile:
fra le cannonate,
-mentre 120.000 muoiono a Chattanooga
disperatamente un Lehman
-mentre 70.000 muoiono ad Atlanta
imbarca
-mentre 40.000 muoiono a Savannah
settecento tonnellate di cotone
su un bastimento per l’Europa
dove non c’è guerra
dove non c’è Unione né Confederazione
né Nordisti né Sudisti
ma soprattutto
dove si vende
ancora cotone!
EMANUEL
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 50
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Mayer Lehman
contemporaneamente
a Montgomery
lui che è Kish KIsh e bulbe
cioè una patata sentimentale
difende
a cuore aperto
l’Alabama dove vive,
non gli importa dei soldi
non gli importa degli affari
si dimentica il cotone
-che tanto è andato-
e fra le cannonate,
-mentre 50.000 muoiono in Georgia
eroicamente un Lehman
-mentre 70.000 muoiono a New Orleans
si proclama
-mentre 20.000 muoiono in Virginia
“Io, Mayer Lehman, difensore del Sud!”
e coi soldi della Lehman
riscatta prigionieri
coi soldi della Lehman
finanzia gli armamenti
coi soldi della Lehman
sostiene vedove, orfani, feriti
ma soprattutto
dice addio
per sempre
al cotone!
MAYER
Ed è qui che
senza saperlo
fra le cannonate
Lehman Brothers
riesce
miracolosamente
a restare in piedi
perché
mentre mezza America va in frantumi
in questa o in quella direzione
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 51
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
-Nord
-Sud
-Unione
-Confederazione
-Abramo Lincoln
-Jefferson Davis
i due fratelli HENRY
Emanuel e Mayer
fecero
l’uno il contrario dell’altro
e
a fine terremoto
in un mare di macerie
solo
un bicchiere di vetro
era rimasto in piedi.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 52
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo XI
Il Rabbino lingua / Reb Lashon
Da quando i nordisti hanno vinto la guerra,
Montgomery
non è più la stessa.
La sede Lehman Brothers con l’insegna nera e gialla
certo
sta sempre lì
con la maniglia che all’improvviso di nuovo s’inceppa.
Quella non è cambiata.
Né è cambiata la veranda di Mayer Lehman,
in quella casa grande lungo il viale di Montgomery,
dove Babette sua moglie
insegna il pianoforte ai suoi bambini:
Sigmund, Hattie, Settie, Benjamin …
“voi siete i figli di mister Lehman Cotton”
gli diceva un tempo Testatonda Deggoo
quando ancora andava in giro
col suo cappellaccio di paglia infilato in testa,
un tempo,
pochi anni fa eppure mille,
quando ancora in Alabama c’erano le piantagioni
ed esistevano gli schiavi.
MAYER
Mayer Lehman
nel frattempo
da mattina a sera
corre in lungo e in largo
per Montgomery
e di più: per l’Alabama intera,
e oltre oltre,
fino al Mississippi e Baton Rouge
cercando di convincere se stesso
che la guerra non si è persa
e che il Sud
-con il cotone e il resto-
in fondo in fondo
no
sta in piedi
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 53
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
non è ancora morto.
“Quanto cotone mi darete col prossimo raccolto, mister Tennyson? Firmiamo l’accordo, tutto come prima, come un tempo.”
MAYER
“Ma di che parlate, mister Lehman? Quale cotone? Quale raccolto?”
“Ve lo compro tutto, al solito prezzo.”
“C’è stata una guerra nel mezzo, non ve ne siete accorto?”
“Sì ma è andata, è finita: la vostra piantagione è rimasta in piedi, vi compro...”
“Aprite gli occhi, Lehman: guardatevi intorno.
Quello che non è distrutto è comunque distrutto.
Qui c’è da ricominciare da capo: ricominciare dal basso, ricostruire tutto.”
In carrozza,
tornando a Montgomery,
con il cavallo stanco,
Mayer Lehman stasera
per la prima volta
osserva il paesaggio:
piantagioni chiuse
con il cartello “In vendita”,
magazzini bruciati,
gli alloggi dove un tempo stavano gli schiavi: vuoti,
recinti spaccati,
terra rimossa,
carcasse di carretti
esoprattutto dappertutto silenzio
come un grande gigantesco cimitero steso come tutta l’Alabama
forse tutto il Sud sprofondato perso moribondo.
In carrozza,
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 54
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
tornando a Montgomery,
con il cavallo stanco, MAYER
Mayer Lehman stasera
pensa
che forse
ècome quella volta quindici anni fa c’era ancora Henry
quando scoppiò l’incendio
e furono loro,
i Lehman Brothers,
a far rinascere Montgomery.
Il giorno dopo
in abito scuro
sotto due bandiere
Mayer Lehman
èin piedi sorridente
-sa farlo, lui, Kish KIsh – davanti al tavolo del Governatore
che occhiali sul naso di foggia francese lo guarda perplesso
come si guarda un pazzo:
“Riformulate l’offerta mister Lehman: credo di non aver capito.”
“Certo eccellenza. Ricostruiamo noi. Dall’inizio, da capo, tutto, come…”
“Pardon, calma. Ricostruite con i soldi dello Stato?”
“Sissignore: voi ci date i capitali. E Lehman Brothers rifà nuova l’Alabama, più…”
“Calma, fermo: a quanto ne so, Lehman Brothers vende cotone.”
“Siamo i primi nel commercio del grezzo, eccellenza, quindi spetta a noi…
“Non correte, vi prego: se parlate così veloce non vi seguo.
Io, Governatore dell’Alabama,
dovrei dare i capitali per ricostruire… a un’azienda di stoffe?”
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 55
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
“Non siamo dei sarti, eccellenza: siamo uomini d’affari.” MAYER
“Ma esperti di cotone.”
“Sissignore, d’accordo: siamo nati dal cotone. Come voi, d’altra parte:
non è vero che avevate una piantagione un tempo?
Se dal cotone viene fuori un Governatore,
dal cotone non può nascere una banca? Fidatevi di me.”
E su questo “fidatevi di me”
Prodigiosamente
Mayer Lehman sfodera un tale sorriso
così convinto,
così sicuro,
così credibile,
che il Governatore dell’Alabama
di fatto
si arrende
anzi di più: si fida
e fidandosi affida
a una ex-patata
milioni di dollari di capitale.
Unica condizione:
sopra quella porta
con la maniglia che s’inceppa
venga cambiata
di nuovo
l’insegna:
“Lehman Brothers”
e
nero su giallo
accanto
“Bank for Alabama”
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 56
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo XII
Il burattinaio / Der boykhreder
Da quando i nordisti hanno vinto la guerra
New York
non è più la stessa:
un fuoco d’artificio dopo l’altro,
una sorpresa dopo l’altra,
sempre di più
sempre di più
sempre meglio
e lo sente,
lo avverte
nell’aria
Emanuel Lehman
mentre in carrozza
con sua moglie Pauline
portano alla scuola ebraica
Milton, Philip, Hariett ed Eveline.
Vestiti perfettamente,
pettinati, composti, educati,
staranno in classe con i figli dei Sachs, dei Singer,
dei Goldman, dei Blumenthal:
come loro faranno al Tempio la bar-mitzvah,
come loro impareranno equitazione,
come loro proveranno quel nuovo sport
portato a New York da miss Mary Outerbridge, chiamato tennis.
e come loro suonaranno, certamente, il violino.
EMANUEL
Philip Lehman non ha ancora sei anni
e già lo suona perfettamente.
E’ il migliore degli allievi,
il migliore alla scuola ebraica,
il migliore alle prove di coro,
sa già leggere e scrivere
in ebraico in tedesco e in inglese
sa contare fino a cento
in ebraico in tedesco e in inglese
alle feste per stupire tutti
sa indicare su un atlante
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 57
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
dov’è quel puntino chiamato Rimpar, Baviera. |
|
“Piuttosto, Philip, fa’ sentire a tutti come sei bravo in geografia: |
EMANUEL |
con quali città commercia tuo padre?” |
|
“Pittsburgh, St.Louis, Cincinnati, |
PHILIP |
Detroit, Millwaukee, Chicago…” |
|
“Sei solo a metà, Philip: fa’ sentire ai signori le altre.” |
EMANUEL |
“Portland, Seattle, Bismarck, |
PHILIP |
Toronto, Saint Paul, Denver…” |
|
“Non ti distrarre, Philip: ne mancano altre.” |
EMANUEL |
“Columbia, Halifax, Oakland!” |
PHILIP |
“Avete sentito che prodigio? E prima di andare a giocare, Philip: |
EMANUEL |
quale è il tesoro di tuo padre?” |
|
“Il cotone!” |
PHILIP |
“Il cotone? Ma che dici, Philip? Non ti distrarre! |
EMANUEL |
Come dice sempre tuo padre? |
|
Lehman Brothers si regge su un pilastro e questo è…” |
|
“Il caffè!” |
PHILIP |
“Bravissimo Philip! Va’ pure a giocare.” |
EMANUEL |
Accanto alla Borsa del Cotone |
|
hanno aperto la Borsa del Caffè. |
|
Emanuel Lehman ne fa parte, |
|
come i Goldman i Blumenthal, |
|
i Sachs, i Singer: |
|
Baruch ha shem per the King Coffee! |
|
Sostituto prodigioso del cotone: |
|
il caffè parte da New York |
|
contrattato |
|
firmato |
|
pagato |
|
imbarcato |
|
salpa, via, per mezzo mondo. |
|
Lo chiedono in Europa, |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 58
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
in Canada, in tutto il mondo. |
|
Lehman Brothers aveva 24 piantagioni di cotone, |
EMANUEL |
ora ha 27 fornitori di caffè. |
|
Ma anche il caffè, |
|
come dice Emanuel Lehman, |
|
“fa guadagnare, certo, ma non fa arricchire” |
|
“Stammi bene a sentire Mayer, |
|
non sono venuto fino qui per salutarti. |
|
Ho deciso una cosa, e ti riguarda: |
|
non puoi più stare qui, |
|
c’è bisogno di te a New York.” |
|
“Io a New York? |
MAYER |
Eravamo d’accordo che sarei rimasto qui: |
|
io a Montgomery, tu lassù in Liberty Street.” |
|
“Diavolo! Che razza di patata sei? |
EMANUEL |
C’è stata la guerra, Mayer, è cambiato tutto: |
|
il porco cotone è finito, ora c’è tutt’altro! |
|
E poi ho deciso: vieni, mi servi e basta.” |
|
“Sto ricostruendo l’Alabama, coi soldi dello Stato.” |
MAYER |
“E questo puoi farlo anche da New York! |
EMANUEL |
Anzi: lo farai meglio. Si muove tutto a New York ormai. |
|
Insomma, sono tuo fratello maggiore, so cos’è giusto per te.” |
|
Ed è in questo momento |
|
che nel rettangolo della porta |
|
compare il dottor Everson |
|
che non cura più il morbillo ai figli degli schiavi. |
|
Fissa Emanuel, |
|
quel suo bel vestito, |
|
stringe gli occhi fra le ciglia folte: |
|
“Mio Dio siete voi signor Emanuel: non vi riconoscevo così cambiato. |
|
State a New York, adesso, si vede dal vestito. |
|
Vostro fratello Henry quando venne qui a Montgomery, |
|
prima ancora di aprire il negozio, sapete, |
|
diceva sempre che a New York lui voleva finire. |
|
L’aveva promesso a vostro padre…” |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 59
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Dice solo questo |
EMANUEL |
il dottor Everson, |
|
come un burattino |
|
nel rettangolo della porta, |
|
mosso coi fili da chissà chi, |
|
là, in alto, |
|
come se queste parole |
|
fossero necessarie alla storia |
|
e una marionetta, |
|
una qualunque, |
|
dovesse saltar fuori |
|
prima o dopo |
|
a dirle. |
|
Emanuel Lehman non guarda il fratello: |
|
tiene fissi gli occhi |
|
su quella marionetta, |
|
come Mayer che non smette di fissarla. |
|
Tutti e due, |
HENRY |
in quel preciso istante |
|
sentono una brezza |
|
carezzargli l’orecchio |
|
ed è una brezza che profuma di mattina, |
|
di un secchio di vernice, |
|
di pennelli sgocciolanti, |
|
di tre fratelli che sollevano un’insegna, |
|
mille anni fa |
|
insieme |
|
come in questo momento |
|
una testa |
|
una patata |
|
un braccio. |
|
Rimasero in silenzio, |
|
per chissà quanto, |
|
pensando a New York |
|
che aspettava entrambi |
|
perché |
|
“Henry ha ragione.” |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 60 |
|
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15 |
|
E non vi fu bisogno d’altro. |
|
Capitolo II |
|
Wall Street |
|
L’equilibrista |
SOLOMON |
è poco più che un ragazzo. |
|
Si chiama Solomon Paprinskij, |
suo fratello è lo shammes del Tempio.
Solomon si ferma
in piedi
davanti al grande palazzo.
Sceglie due lampioni,
a distanza di cinquanta metri.
Ecco: questi due.
Proprio a un passo
dal portone d’ingresso.
Solomon apre una valigia,
tira fuori il suo filo d’acciaio,
lo stende
dritto
teso
arrampicandosi
su per i lampioni.
La strada è pronta:
il filo è a posto.
Cosa manca?
Il coraggio.
Solomon Paprinskij se lo dà:
tira fuori una bottiglia,
butta giù un bel sorso di cognac
poi
sale su,
va in posizione,
Solomon Paprinskij,
e inizia a camminare.
Perfetto.
Aereo.
Leggerissimo.
Non sbaglia un passo,
Solomon Paprinskij:
è il migliore equilibrista
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 61
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
che New York conosca. |
|
E da oggi |
SOLOMON |
ha deciso: |
|
starà qui |
|
tutti i giorni |
|
mattina e sera |
|
a fare il suo esercizio. |
|
Filo teso |
|
dritto fra i lampioni |
|
lì |
|
a un passo |
|
dal nuovissimo portone |
|
della Borsa di Wall Street. |
|
Perché |
EMANUEL |
ora |
|
in questa città condannata a parlare |
|
hanno perfino aperto |
|
un posto tutto nuovo |
|
gigantesco |
|
sta in Wall Street, |
|
e si chiama Borsa, |
|
Borsa degli Scambi. |
|
“Idea geniale” ha detto Emanuel. |
|
“Idea newyorkese” ha pensato Mayer. |
MAYER |
Invece di contrattare |
EMANUEL |
il ferro alla Borsa del Ferro, |
|
la stoffa alla Borsa delle Stoffe |
|
il carbone alla Borsa del Carbone |
|
hanno fatto una Borsa unica, |
|
immensa, |
|
grandissima, |
|
newyorkese, |
|
una sinagoga |
|
con soffitti alti più che una sinagoga, |
|
dove in centinaia, folle, eserciti, |
|
da mattina a sera |
|
ininterrottamente |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 62 |
|
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15 |
|
parlano |
|
dicono |
EMANUEL |
trattano |
|
gridano |
|
da mattina a sera |
|
ininterrottamente |
|
parlano |
|
dicono |
|
trattano |
|
gridano |
|
da mattina a sera |
|
ininterrottamente |
|
parlano |
|
dicono |
|
trattano |
|
gridano |
|
da mattina a sera |
|
ininterrottamente |
|
perché la cosa eccezionale |
MAYER |
-almeno così è sembrata a Mayer – |
èche là dentro in Wall Street da mattina a sera ininterrottamente vendono ogni cosa:
ferro, stoffe, olio, carbone,
e ogni razza di cosa che tu possa immaginare lì è in vendita
sul banco esposta
anche se in realtà a dire il vero non ce n’è traccia: non c’è il ferro non c’è la stoffa non c’è l’olio non c’è il carbone
non c’è niente a Wall Street eppure
c’è tutto a Wall Street
non c’è il ferro ma c’è la parola “ferro” non c’è la stoffa ma c’è la parola “stoffa”
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 63
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
non c’è il carbone ma c’è la parola “carbone” |
|
e |
|
là fuori |
SOLOMON |
davanti a questo tempio di parole |
|
Solomon Paprinskij |
|
da oggi |
|
tutti i giorni |
|
farà il suo esercizio |
|
in piedi sul filo. |
|
Chissà se l’aria |
MAYER |
buttata fuori da tutte quelle bocche |
|
finirà mai per fare una tormenta |
|
che lo scaraventi |
|
giù di sotto. |
|
E’ l’unico pensiero |
|
che Mayer Bulbe |
|
riesce a formulare, |
|
mentre cammina |
|
con le ghette a strisce |
|
sul marciapiede di Wall Street |
|
verso il portone, |
|
il portone d’ingresso. |
|
Anzi: |
|
non è vero che questo è l’unico pensiero. |
|
L’altro pensiero |
|
è che di certo |
|
a Philip |
|
suo nipote |
|
piacerà Wall Street, eccome: a lui sì. |
|
E Mayer ha ragione. |
EMANUEL |
Perché Philip, |
|
figlio di Emanuel |
|
- nato a New York: |
|
nel suo sangue |
|
nemmeno una goccia |
|
né di Germania |
|
né di Alabama. |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 64
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
è una macchina parlante. Portentosa.
Philip agli occhi di suo zio è un altro mistero.
MAYER
E’ nato da un braccio
ma non muove un dito:
la sua prodezza è tutta labbra.
PHILIP
Governa le parole, Philip,
a vent’anni
sfodera i discorsi come nessuno fa,
snocciola domande e si dà – lui stesso – le risposte,
sarà che gioca a tennis – da sempre –
e a tennis la pallina deve sempre stare in gioco,
non deve mai finire fuori campo,
sempre su, Philip
sempre in alto, Philip
sempre in aria, Philip
e lui così fa, bravissimo:
gioca a tennis con i discorsi, con le parole,
senza far cadere mai la palla.
Così parla di economia, Philip
parla di politica, Philip
parla di finanza, Philip
e di ebraismo
e di cultura
e di musica
e di moda
e di cavalli
e di pittori
e di cucina
e di paesaggi
e di ragazze
e di valori
e di amicizie
e di New York, soprattutto: Philip ci è nato.
“Non credo esista città migliore al mondo, egregio signor zio:
New York offre ai miei occhi il meglio dell’America e l’eco dell’Europa,
non so come voi la pensiate
ma se mi interpellaste al proposito
vi direi che essa sta al pianeta terra
come l’Olimpo alla Grecia Antica:
luogo divino e al tempo stesso umano, egregio signor zio, o se preferite che io vi parli nel solco dell’ebraismo,
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 65
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
vi dirò che essa è come il Ner Tamid che arde senza l’olio sacro:
creazione dell’uomo e nel contempo miracolo; PHILIP per cui a chi non ama questa città si può solo dire
che è come negare la luce del sole, egregio signor zio, e se voi siete di questi vi imploro di non dirmelo: perdereste molto della stima che vi devo,
per cui pur nella curiosità del chiedervelo preferisco in fondo non saperlo
e a voi risparmio l’imbarazzo del dirmelo,
con la qual cosa
con permesso
essendo atteso
viriverisco egregio signor zio e mi congedo.”
Strabiliante. HENRY
Nuovo, Philip.
Nuovissimo, Philip.
Figlio di New York, Philip.
Sì, MAYER non c’è alcun dubbio:
gli piacerà Wall Street.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 66
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo III
Shavuoth (festa ebraica)
Yehudà Ben Temà
scrive
nelle Massime dei Padri:
avrai cinquant’anni per farti saggio,
ne avrai sessanta per farti sapiente.
EMANUEL
Emanuel Lehman
che di anni ne ha sessanta
non sa se la sapienza abbia a che fare con i sogni,
ma sta di fatto
che la notte sogna.
E sogna sempre la stessa cosa.
Inizia come un gioco.
C’è una stalla, col bestiame.
Perché siamo di certo in Germania
-Rimpar, laggiù, in Baviera-
Due bambini, lui e Mayer.
Fanno il loro gioco preferito:
l’appoggia-moneta.
Semplicissimo.
Basta mettere una moneta a terra.
E poi se ne appoggia sopra un’altra
poi un’altra – tocca a Emanuel -
poi un’altra – tocca a Mayer –
poi un’altra – tocca a Emanuel -
poi un’altra – tocca a Mayer –
poi un’altra – tocca a Emanuel -
poi un’altra – tocca a Mayer –
poi un’altra – tocca a Emanuel -
poi un’altra – tocca a Mayer –
e la colonna delle monete
in equilibrio
cresce
cresce
cresce
cresce
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 67
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
cresce
cresce EMANUEL
nel sogno la colonna è alta altissima
talmente alta
che Emanuel inizia a salirci sopra,
a scalarla
si arrampica
su
su
su
più in alto
Emanuel
ancora
su
su
su
più in alto
Emanuel
ancora
finché
lassù in cima
quasi a toccare il vento
il cielo si apre
all’improvviso
si spalanca
come a Shavuoth
e con un rombo
un frastuono
assordante
esce fuori
correndo
all’impazzata
una locomotiva
fischiando
dritta velocissima contro Emanuel
-il treno! -
contro Emanuel
-il treno! -
contro Emanuel
-il treno! -
contro Emanuel
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 68 |
|
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15 |
|
-il treno! - |
|
Da quando sua moglie Pauline |
EMANUEL |
riposa sotto un blocco di marmo, |
|
non c’è più nessuno |
|
che gli tenga la mano |
|
mentre Emanuel cade |
|
precipita |
|
giù |
|
dalla colonna |
|
travolto |
|
fatto a pezzi |
|
dal treno. |
|
Il sogno torna ogni notte. |
|
Ed Emanuel lo aspetta |
|
ma in poltrona: |
|
dorme lì, seduto. |
|
Perché sdraiato a letto |
|
si sentiva soffocare |
|
dal fumo dei binari. |
|
Ma questo è un segreto. |
Perché da quando sua moglie Pauline
riposa sotto un blocco di marmo,
non c’è nessuno al mondo
che sappia di quel treno,
puntualissimo,
orario notturno.
C’è da capirlo:
come potrebbe un braccio
dire in giro a Wall Street
che possiede una banca
ma non investe in ferrovie
perché ogni notte
ha il terrore del treno?
Non può dirlo, Emanuel.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 69
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Non può dire
che per la prima volta EMANUEL
ebbene sì
ha paura.
Ed è un bel problema.
Perché di ferrovia
parlano tutti, a New York
e soprattutto
ne parlano a Wall Street,
là dentro
oltre quel portone scuro
dove Solomon Paprinskij
tutte le mattine
stende il filo
dà il suo sorso di cognac
e fa l’equilibrista.
“Sarete di certo entrati nel mercato delle ferrovie, mister Lehman. In quale esattamente avete investito? La Pacific Railways?
O la Chicago United?
La Trans-Atlantic?
Noi abbiamo puntato sulla North-Western.
Posso consigliarvi la Middle-Southern?”
L’unica consolazione
-la via d’uscita-
per Emanuel
sta nell’età.
Perché ormai ha capito
-l’ha dovuto capire, Emanuel, per forza-
che un braccio
quando invecchia
resta pur sempre braccio
ma il gomito vince sul polso
e la mano – quella che agisce –
si fa sempre più lontana…
Quindi
è possibile
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 70
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
-eccome- |
|
che a un braccio anziano |
EMANUEL |
si chieda non più di fare: |
|
ma di far fare. |
|
Ottimo. |
|
Non più agire, |
|
ma spronare gli altri. |
|
Quella smania che per tutta la vita |
|
gli ha detto di smuovere, fare, tentare, |
|
ora può essere “smuovete, fate, tentate”. |
|
Freme, Emanuel. |
|
Non sta nella pelle. |
|
Più che sempre? |
|
Più che sempre. |
|
Gli sembra che all’improvviso |
|
tutto il mondo si sia contratto |
|
in un bottone |
|
e che New York sia l’asola: |
|
basta un piccolo minimo gesto |
|
e avremo il mondo in palmo di mano. |
|
Fare, quindi. |
|
Esserci, quindi. |
|
Osare. Osare. Osare. |
|
Ma siccome un gomito può meno di un polso, |
|
Emanuel non guida di persona la carrozza: |
|
dà le dritte al nuovo cocchiere, |
|
che per lui esegue: |
|
“Come mi avevate chiesto, egregio signor padre, |
PHILIP |
ho portato Lehman Brothers |
|
ancora più nel cuore del mercato del carbone; |
|
ne consegue che abbiamo da oggi il controllo |
|
delle entrate di qui ad un anno |
|
di tutto il mercato del combustibile |
|
calcolato sulle tariffe di Wall Street. |
|
Tengo tuttavia a informarvi, egregio signor padre, |
|
che ho condotto in porto la trattativa |
|
solo e solamente |
|
perché voi l’avete chiesto, |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 71
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
essendo io del tutto convinto
(e non essendo peraltro il solo)
che un nostro investimento
nel mercato del carbone
sia del tutto privo di senso
essendo esso destinato a essere
in capo a pochi anni
azzerato, egregio signor padre,
dall’imporsi del business ferroviario
dei cui pregi potrei darvi elenco,
sempre che vogliate davvero guardare ai capitali.”
“Perché anche tu con questa fissazione ferroviaria, Philip? |
EMANUEL |
Noi li abbiamo già i capitali, figlio mio: |
|
abbiamo il controllo di ferro, stoffe, carbone e caffè di tutta New York.” |
|
“Potrei definirli - se mi permettete - |
PHILIP |
il mercato degli zero virgola più zero virgola più zero virgola.” |
|
“Che però alla fine ci dà milioni.” |
EMANUEL |
“Dopo trenta pagine di somme.” |
PHILIP |
“Se tu avessi la mia esperienza, Philip…” |
EMANUEL |
“Non ho i capelli bianchi, egregio signor padre, |
PHILIP |
ma proprio perché li ho neri
vi dirò che se devo impiegare la vita che ho davanti, vorrei farlo con una sfilza di numeri davanti alle virgole, non dietro.
Se concordate con me,
molleremo presto questo brodo di caffè per la ferrovia. Se invece preferite contare i chicchi anziché i milioni vi risparmio l’imbarazzo del dirmelo,
con la qual cosa
con permesso
essendo atteso
vi riverisco
egregio signor padre
e mi congedo.”
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 72
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
E se il giovane cocchiere |
EMANUEL |
sfidasse lui la locomotiva di Shavuoth? |
|
Forse Emanuel |
|
potrebbe tornare a dormire tranquillo. |
|
Basterebbe |
|
che Emanuel e Mayer |
|
si affidassero al cocchiere, |
|
alla sua formidabile bravura in fatto di parole. |
|
Basterebbe. |
MAYER |
Basterebbe. |
|
Peccato solo che Mayer |
|
più che invecchia |
|
e più non scorda di essere un ortaggio. |
|
Piantato a terra: |
|
cresciuto fra le zolle, col sole, con l’acqua. |
|
Ed è per questo |
|
che lui si occupa del caffè. |
|
Solo di quello. |
|
Marrone scuro, il caffè: |
|
come la terra dove nasce la patata. |
|
E poi il caffè si pesa, sta nei sacchi: |
|
come quel cotone di una volta, |
|
“Ti sei rovinato gli occhi, fratello mio, |
EMANUEL |
ed è colpa del tuo stramaledetto caffè.” |
|
“Cosa c’entra il caffè con gli occhi?” |
MAYER |
“Zero virgola più zero virgola più zero virgola.” |
EMANUEL |
“Come parli?” |
MAYER |
EMANUEL |
“Le cifre del caffè sono piccole, Mayer, e stanno tutte dietro la virgola. Vuoi contare i chicchi anziché i milioni?
Io non mi accontento di sommare gli zero virgola: voglio i capitali.”
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 73
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
“Noi li abbiamo già i capitali, Emanuel: |
MAYER |
abbiamo il controllo del mercato del ferro, del carbone, del caffè, di…” |
|
“Zero virgola più zero virgola più zero virgola.” |
EMANUEL |
“Che dà un milione.” |
MAYER |
“Dopo trenta pagine, certo, e con due occhi in meno.” |
EMANUEL |
“Ognuno ha i danni del suo mestiere.” |
MAYER |
“Ma come ragioni, Mayer?” |
EMANUEL |
“Come un Lehman: nostro padre prese il morbo dal bestiame, |
MAYER |
Henry la febbre gialla dalle piantagioni, |
|
io posso perdere la vista col caffè.” |
|
“Stammi a sentire: ho i capelli bianchi, Mayer, |
EMANUEL |
e se mi devo dannare l’ultimo straccio di vita, |
|
voglio farlo con una sfilza di numeri davanti alle virgole, non dietro. |
|
Ed è per questo che molleremo il tuo caffè per la ferrovia.” |
|
“La ferrovia è parole.” |
MAYER |
“Non ho fondato una banca per gli zero virgola.” |
EMANUEL |
“E io non ho fondato una banca per le parole.” |
MAYER |
Fu in quel momento |
EMANUEL |
che d’improvviso Emanuel capì. |
Come faceva Mayer a credere nella ferrovia, se Emanuel non gliela mostrava, in costruzione,
meravigliosa, sorprendente,
ma soprattutto meccanica,
reale, realissima,
concreta, concretissima,
tutta fatta di ferro e acciaio,
fuoco, bronzo,
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 74
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
fulmini, morse e frese?
Decise.
Doveva agire.
EMANUEL
Doveva illuminare la mente vegetale del fratello così come la visita a Teddy Wilkinson trent’anni fa illuminò la sua.
Fu fissato un incontro
per la fine di novembre.
Ferrovia di Baltimora.
In costruzione.
L’entusiasmo di Emanuel? Incontenibile.
Per tutto il viaggio
non smise
un solo momento
di decantare a Mayer
quello che li aspettava: operai al lavoro, cento volte
mille volte più che nelle piantagioni,
a perdita d’occhio
colate di ferro fuso
e poi stridere di acciaio
e poi chiasso infernale
e poi
e poi
e poi
E poi quando arrivarono
li sorprese
il silenzio.
Totale.
Perfetto.
MAYER
Una valle.
Un fiume.
Cespugli.
Mosche.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 75
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
“La ferrovia correrà là in mezzo, il tracciato è già nero su bianco. |
EMANUEL |
Ecco: su questo foglio potete vederlo disegnato.” |
|
“E il cantiere? Quando aprirà?” |
MAYER |
“Quando voi ci darete i fondi.” |
DAVIDSON |
“Sulla carta?” |
MAYER |
“Sulla carta, mister Lehman.” |
DAVIDSON |
“E quando sarà pronta la ferrovia?” |
MAYER |
“Nei termini previsti dall’accordo, anche se per voi ai fini dell’affare è |
|
ininfluente.” |
DAVIDSON |
“Dieci anni?” |
MAYER |
“Oppure venti, trenta, quaranta: è ininfluente.” |
DAVIDSON |
“Allora cos’è influente?” |
MAYER |
“Che voi diciate una parola.” |
DAVIDSON |
“Che parola?” |
MAYER |
“La parola sì.” |
DAVIDSON |
Quel sorriso enorme |
EMANUEL |
chiamato Archibald Davidson |
|
aggiunse molto altro |
|
ed aprì almeno sei o sette fogli |
|
grandi come lenzuoli |
|
dove la ferrovia era perfettamente tracciata. |
|
Nero su bianco. |
|
I Lehman annuirono, certo. |
|
Mentre annuivano |
MAYER |
Mayer pensò che l’inchiostro |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 76
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
aveva lo stesso colore scuro del caffè,
e che su quei fogli ne scorreva talmente tanto
che forse
- altro che treni –
- era giusto interessarsi
semmai
al mercato dell’inchiostro.
MAYER
Emanuel Lehman,
invece
muto, immobile, senza parole,
non perse un attimo di vista
gli abiti di sartoria
di quelli dell’United Railways:
erano abiti di prima classe,
di una stoffa raffinata,
pregiatissima,
cotone
uno splendido
costosissimo
cotone.
EMANUEL
E mentre
si chiedeva che cotone fosse,
una voce alle sue spalle
si fece sentire
forte
chiara
come quella dei cocchieri
che richiamano un cavallo:
“Egregio mister Archibald Davidson,
i vostri fogli pieni di disegni
incanterebbero un bambino,
ma noi non siamo venuti da New York
per guardare dei disegni e dirvi bravo:
alla scuola ebraica i ragazzini
hanno un gran talento coi pastelli,
disegnano case e ponti
eppure nessuno li finanzia come costruttori.
Mio padre e mio zio, egregio mister Davidson,
si aspettano da voi ben altro:
PHILIP
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 77
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
cifre, numeri, sostanza.
Quanto vi occorre dalla nostra banca?
Quanto siete disposti a pagare in interessi?
E con che tempi di rientro del nostro capitale?
Avete davanti i fratelli Lehman, se non ve ne siete accorto:
mio padre e mio zio – parlo a nome loro –
accetteranno di investire in ferrovie
solo e solamente
se i guadagni per la Banca avranno sette zeri.
Milioni, egregio mister Davidson, avete compreso bene.
Se l’unità di misura anche per voi è questa,
la ferrovia può portare il nome Lehman,
e vi diciamo “costruitela”.
Se invece preferite disegnarla
vi risparmiamo l’imbarazzo del dircelo,
con la qual cosa
con permesso
essendo attesi per altri investimenti
vi riveriamo
egregio mister Davidson
e ci congediamo.”
PHILIP
“Un momento, prego.
Parlate di finanziare le ferrovie:
intendete obbligazioni
da voi emesse per darci capitale?”
DAVIDSON
“Egregio mister Davidson,
PHILIP
ci avete scambiati per caso
per una ditta di stoffe?
Mio padre e mio zio qui presenti
intendono certo obbligazioni
che noi riscuoteremo:
chi sottoscrive ci dà i soldi,
noi glieli renderemo con un piccolo interesse.
Nel frattempo voi avete i capitali
che ci renderete con un notevole interesse.
In questa differenza sta il guadagno.
Per noi, certo. Ma per voi anche.”
“La proposta della United Railways è cinque milioni di rientro.”
DAVIDSON
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 78
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
“Egregio mister Davidson, |
PHILIP |
né mio padre né mio zio qui presenti |
|
sono commercianti di caffè, |
|
la nostra insegna dice “banca”, |
|
le banche ragionano vi ho detto a sette zeri. |
|
Tradotto significa dieci milioni: il doppio.” |
|
“Mi permetto di offrirne sette.” |
DAVIDSON |
“Mio padre e mio zio qui presenti |
PHILIP |
non scenderanno sotto i nove.” |
|
“United Railways non può superare gli otto.” |
DAVIDSON |
“Lehman Brothers non va sotto i nove.” |
PHILIP |
“Otto e mezzo è un giusto compromesso.” |
DAVIDSON |
“Per mio padre e mio zio qui presenti |
PHILIP |
è una perdita, spiacente.” |
|
“Dunque non accettate niente se non nove?” |
DAVIDSON |
“Né mio padre né mio zio qui presenti |
PHILIP |
intendono svenarsi.” |
|
“E sia: nove milioni.” |
DAVIDSON |
“Mio padre e mio zio qui presenti |
PHILIP |
saranno lieti di siglare l’accordo, |
|
egregio mister Davidson.” |
|
E il padre e lo zio lì presenti |
EMANUEL |
strinsero la mano. |
|
Ipnotizzati. |
|
Galleggiando dentro un mare di parole. |
MAYER |
Strinsero la mano. |
|
Mayer Lehman ed Emanuel Lehman |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 79
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
da una parte,
Archibald Davidson delle United Railways EMANUEL dall’altra parte.
Strinsero la mano.
Una stretta
che valeva nove milioni.
Da quella notte
Emanuel Lehman
non dormì più in poltrona
ma sdraiato nel suo letto.
Non temeva nessun treno.
Perché il suo cocchiere
era diventato
improvvisamente
un capostazione.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 80
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo IV
Bar-mitzvah
Yehudà Ben Temà |
HENRY |
scrive |
|
nelle Massime dei Padri: |
|
cinque anni è giusta età per studiare le Scritture, |
|
dieci anni per studiare la Mishnà, |
|
a tredici anni inizi a rispettare le mitzwoth, |
|
quindici anni e studierai la Ghemarà. |
|
Ebbene, |
EMANUEL |
ora che il secolo sta quasi per finire |
|
la famiglia Lehman di New York |
|
offre un bel campionario |
|
di età assortite. |
|
Perché i figli non mancano: |
MAYER |
undici in tutto, |
|
quattro di Emanuel, |
|
sette di Mayer, |
|
e quanto alle età |
|
c’è l’imbarazzo della scelta. |
|
Herbert Lehman |
HERBERT |
è il più piccolo dei figli di Mayer: |
|
ha smesso di tirare la barba |
|
seduto sulle ginocchia di suo padre. |
|
Ora ha nove anni |
|
e va alla scuola ebraica. |
|
Presto |
|
come i suoi fratelli |
|
dovrà raccontare |
|
l’ascesa di Davide, |
|
come andò la storia dei Maccabei, |
|
per filo e per segno la vita di Giuseppe, |
|
Esaù col piatto di lenticchie, |
|
Caino che uccise il fratello, |
|
Jonah nel ventre del pescecane. |
|
Herbert tutte queste cose |
|
dovrà saperle. |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 81
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Certo.
Per adesso HENRY
sta seduto in fondo all’aula
sempre un po’ distratto,
dimentica perfino di alzarsi in piedi
quando il rabbino Lewinsohn
-che ha più denti in bocca che capelli in testa – una volta al mese scende in classe e interroga i bambini:
“Adesso quando vi chiamo, mi direte
in perfetto ordine
tutte le piaghe d’Egitto:
a partire da lei, signorino Rotschild.”
“Hashem trasformò il fiume Nilo in sangue, Rab Lewinsohn.”
“Bene Rotschild. La seconda piaga, Wolf.”
“Hashem invase l’Egitto di rane, Rab Lewinsohn.”
“Bene Wolf. Terza e la quarta piaga, Libermann.”
“Hashem mandò le zanzare, Rab Lewinsohn, e poi i tafani.”
“La quinta piaga è sua, signorino Strauss.”
“Hashem fece morire il bestiame d’Egitto.”
“Ottimo, Strauss. Ed ora suo fratello mi dirà la sesta.” “Ulcere su uomini e animali, Rab Lewinsohn.”
“Bravi entrambi. La settima, signorino Altschul?”
“Cadde la grandine.”
“Ne cadde moltissima, Altschul. L’ottava piaga, Borowitz?”
“Invasione di locuste.”
“Locuste, sissignore. La penultima piaga, Cohen?”
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 82
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
“Scesero le tenebre, Rabbino.” |
|
“E l’ultima piaga la voglio da lei, Herbert Lehman.” |
|
“Hashem fece morire i bambini d’Egitto.” |
HERBERT |
“E’ sbagliato, Lehman: Hashem non fece per niente questo.” |
HENRY |
“Ma io non sono d’accordo.” |
HERBERT |
“Come sempre: lei vuole interpretare, |
HENRY |
invece che imparare. Dice la Scrittura: |
|
“A mezzanotte il Signore percosse ogni primogenito nel paese d'Egitto.” |
|
“Non sono d’accordo, Rab Lewinsohn.” |
HERBERT |
“Dire “primogeniti” non è dire “bambini”, Lehman!” |
HENRY |
“Ma io non sono d’accordo con la decisione di Hashem, rabbino.” |
HERBERT |
“Lehman! |
HENRY |
“Non sono d’accordo con nessuna delle piaghe, ecco.” |
HERBERT |
“Cosa devo sentire!” |
HENRY |
“Non sono d’accordo con la strategia delHashem: |
HERBERT |
perché massacrare il popolo d’Egitto, che non aveva colpa?” |
|
“Questo è intollerabile!” |
HENRY |
“A mio parere Hashem - invece che perdere tempo in piaghe – |
HERBERT |
doveva direttamente uccidere il signor faraone, |
|
e così gli Israeliti sarebbero stati subito liberi, e…” |
|
“Hashem non prende consigli da Herbert Lehman!” |
HENRY |
“Ma Herbert Lehman fa parte del popolo eletto.” |
HERBERT |
“Lei deve tacere, ragazzino! Immediatamente!” |
HENRY |
“Se volete io starò zitto, Rabbino, |
HERBERT |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 83
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
ma si sappia che non sono d’accordo.” |
|
Nonostante abbia nove anni, |
HERBERT |
sono poche le cose |
|
su cui Herbert Lehman |
|
è “d’accordo”. |
|
Non è d’accordo |
|
per esempio |
|
su tutto questo gran parlare |
|
che si fa in famiglia |
|
del petrolio. |
|
Il petrolio. |
EMANUEL |
Liquido come il caffè, |
MAYER |
nero come il caffè. |
|
E puzzolente, |
HERBERT |
sì: |
HENRY |
come la ferrovia. |
HERBERT |
Sarà per questo che |
EMANUEL |
l’idea è piaciuta subito, |
|
sia a Mayer che a Emanuel, |
|
quando Philip li ha portati laggiù, |
|
in Oklahoma, |
|
e poi in Ontario |
|
a vedere i pozzi in azione: |
|
trivelle agitatissime |
PHILIP |
rumore da non dire |
|
schizzi neri fino al cielo, |
|
rubinetti da giganti |
|
e ferro |
|
e tubi |
|
e condutture. |
|
Insomma, il petrolio c’è: si vede. |
|
Non è come quelle “obbligazioni ferroviarie” |
MAYER |
che Philip ama tanto, |
|
foglietti pericolosi |
|
con sopra tanti numeri, |
|
foglietti che i cassieri della Lehman |
|
danno via in gran quantità |
|
per “finanziare i treni di domani” |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 84
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
come dicono i manifesti |
|
che Philip ha fatto stampare |
|
e attaccare sui muri |
|
a New York e oltre. |
|
Di soldi, certo, ne entrano in banca. |
|
Philip sostiene che ne entrino a valanga. |
|
Più che con quelle tre vecchie “CO”: |
|
COtton-COffee-COke |
|
Cotone-Caffè-Carbone. |
|
Mayer sorride. Annuisce. |
|
Emanuel fa lo stesso. |
|
Ma di fatto |
EMANUEL |
nessuno dei due |
|
sa cosa si muova |
|
esattamente |
|
dentro quella stanza |
|
che un tempo era di Mayer, |
MAYER |
ora sulla porta c’è la targhetta “Philip Lehman” |
PHILIP |
mentre i due vecchi hanno due tavoli |
EMANUEL |
nello stesso ufficio. |
|
Una sola cosa |
HENRY |
è stata chiara a tutti e due, |
|
quando nella sede di Liberty Street 119 |
|
è venuto |
|
Charles Dow |
|
il giovane giornalista |
|
che ha dato a Wall Street |
|
perfino un giornale. |
|
Charles Dow |
|
si è presentato |
|
per fare un’intervista |
|
ai due vecchi fratelli. |
|
Philip si è seduto |
|
in fondo alla stanza |
|
ed ha ascoltato senza battere ciglio. |
|
Ma quando la domanda è stata: |
|
“Se la banca fosse un forno, quale sarebbe la farina?” |
|
Emanuel ha detto “I treni!” |
|
Mayer “Il caffè!” |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 85 |
|
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15 |
|
Poi Emanuel ancora “Il carbone!” |
|
E Mayer “Un tempo il cotone!” |
HENRY |
Philip |
|
allora |
|
ha alzato la voce |
|
e ha commentato la Scrittura |
|
come un ragazzino alla Bar-Mitzvah |
|
per essere accolto fra i grandi: |
|
“Egregio signor Dow, |
PHILIP |
la farina che lei chiede |
non sarebbe
né il caffè
né il carbone
né il ferro dei binari:
né mio padre né mio zio qui presenti
hanno timore a dirle che siamo commercianti di denaro.
La gente normale, vede,
usa i soldi solo per comprare.
Ma chi come noi ha una banca
usa i soldi
per comprare soldi
per vendere soldi
per prestare soldi
per scambiare soldi
ed è con tutto questo
che noi
mi creda
mandiamo avanti il forno.”
Mayer sorride. |
MAYER |
Emanuel fa lo stesso. |
EMANUEL |
Come due fornai |
HENRY |
che a un tratto |
|
non sanno |
|
cos’è il pane. |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 86
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo V
Il giocatore di carte / Der kartyozhnik
Yehudà Ben Temà |
PHILIP |
scrive |
|
nelle Massime dei Padri: |
|
a diciotto anni penserai a sposarti, |
|
venti anni li hai per correre, |
|
trenta per farti forte, |
|
quaranta per farti furbo. |
|
Philip Lehman |
EMANUEL |
ha riempito tutte le caselle, |
|
non ne ha lasciata vuota neanche una. |
|
Perché Philip Lehman |
|
non lascia che niente gli sfugga. |
|
Dall’età di sedici anni |
|
tiene un’agenda |
|
sempre aperta sulla scrivania, |
|
dove segna in stampatello |
|
tutti i suoi problemi, |
|
e giorno per giorno |
|
deve scrivere in stampatello |
|
anche la soluzione. |
|
LA SOLUZIONE E’ GIA’ PRONTA, BASTA CHIAMARLA. |
PHILIP |
è questa la frase |
|
che Philip Lehman ha scritto |
|
in stampatello |
|
sulla prima pagina |
|
di ogni agenda. |
|
Gli venne in mente di scriverla |
|
quel giorno in cui |
|
in Liberty Street |
|
comparve all’angolo della strada |
|
un nano col cilindro |
|
vestito tutto di giallo, |
|
che sopra una cassetta della frutta |
|
faceva il gioco delle tre carte. |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 87
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Philip rimase fermo per ore,
lì PHILIP
immobile
a fissarlo:
quasi nessuno riusciva a vincere,
la carta vincente si nascondeva sempre.
Eppure c’era:
fra le tre,
era lì,
coperta, ma c’era.
A portata di mano.
Semplicissimo.
Basta girare la carta giusta.
Semplicissimo.
Che ci vuole?
Per girare la carta giusta
basta non distrarsi.
Philip si sforzò, quel giorno:
incollò lo sguardo sulle dita veloci del nano, fissò su quelle mani i suoi occhi
“La carta vincente è questa.”
E vinse.
Non fu fortuna, lo sapeva.
Fu tecnica.
Philip non provò a vincere:
lui decise di vincere.
Da allora
da quel giorno
Philip Lehman non si distrae.
Si sforza, è spietato,
non ammette deroghe:
sa che se terrà il controllo
non gli sfuggirà la carta vincente.
Seguire il movimento.
Fissare le dita del nano,
non perdere il tragitto delle carte,
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 88
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
tenere il controllo
tenere il controllo PHILIP
controllo
controllo
controllo
come giocando a tennis
si controlla la pallina
che stia sempre fra le righe del campo
contenuta
riquadrata
controllata.
E il controllo Philip Lehman ce l’ha.
Oh se ce l’ha.
Sempre.
Perché la sua vita
non è mai in corsivo:
è tutta scritta in stampatello.
A vent’anni
-che per Yehudà Ben Temà è l’età della corsa – Philip Lehman
Ha scritto sull’agenda
in stampatello
“FERROVIA UGUALE CAPITALI, CAPITALI UGUALE LEHMAN”
e -senza perdere di vista le dita del nano - fra tutte le ferrovie
ha scelto quelle che da Est vanno ad Ovest, non quelle che da Nord vanno a Sud, perché
-senza perdere di vista le dita del nano - Philip Lehman ha capito
che la nuova frontiera è l’asse Est-Ovest: il Sud ormai a che serve? Dopo la guerra? Il Sud è un ricordo, nulla di più. E poi ci sono migliaia di pazzi
che ora vanno verso Ovest
tutti a cercare l’oro,
quindi cosa meglio che dargli un treno?
Ragionamento fila.
Soluzione a portata di mano.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 89
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
“La carta vincente è questa.”
E ha di nuovo vinto. PHILIP
Fortuna?
No.
Una tecnica.
Atrent’anni
-che per Yahuda Ben Temà è l’età della forza – Philip Lehman si è rafforzato - eccome se l’ha fatto-
con i pozzi di petrolio.
Ha scritto sull’agenda
in stampatello
“INDUSTRIA UGUALE ENERGIA, ENERGIA UGUALE PETROLIO”
“La carta vincente è questa.”
E ha di nuovo vinto.
Fortuna?
No.
Una tecnica.
Aquarant’anni poi
-che per Yahuda Ben Temà è l’età della furbizia –
Philip Lehman si è fatto furbo - ed è il suo capolavoro - scrivendo
sull’agenda in stampatello
“NOVECENTO UGUALE NEVROSI, NEVROSI UGUALE SVAGO”
e fra tutti gli svaghi da finanziare
ha puntato sul tabacco.
O meglio: sulla National Cigarettes
che è sissignore una scommessa
perché le sigarette sono piccole, sono per tutti, diventeranno come il pane e se vuoi far soldi
devi arrivare alle cose semplici
prima che diventino semplici:
“La carta vincente è questa.”
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 90
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
E ha di nuovo vinto.
“Non è fortuna, tesoro mio:
è solo tecnica, sai? Solo tecnica!”
PHILIP
Così dice Philip,
a sua moglie,
ogni volta.
Sono sposati da anni.
Perché compiuti i diciotto,
la mattina dopo il compleanno,
Philip Lehman
ha scritto sulla sua agenda
“RISOLVERE PROBLEMA MATRIMONIO.”
e da lì una freccia a
“SCEGLIERE BUONA MOGLIE”,
dove poi ha sostituito “BUONA” con “GIUSTA”.
Dopo attenta riflessione
Philip Lehman
-senza perdere di vista le dita del nano –
ha concluso che i requisiti essenziali erano questi:
1)che sia una ragazza mite
2)che sia di famiglia pari grado
3)che non abbia propensione a spendere
4)che non sia una suffragetta
5)che anteponga il tè al caffè
6)che apprezzi l’arte
e via dicendo
un elenco ragionato
di circa 40 voci
-fra lo spirituale e il domestico-
tutte scritte in stampatello
munite ognuna di punteggio da uno a cinque
per un totale ipotetico
di 200 punti
definibile “moglie perfetta”.
Controllo.
Controllo.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 91
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Controllo.
Non contento.
PHILIP
Philip Lehman pianificò
una tattica scientifica
per investigare
una rosa ristretta di dodici candidate
che egli stesso aveva scelto
depennando i nomi
dalla lista dei benefattori del Tempio.
Il numero di dodici
non era casuale,
pattuendo Philip con se stesso
di dedicare il tempo di un mese
all’attento studio di ognuna di esse:
in capo a 12 mesi
quindi un anno
-senza perdere di vista le dita del nano – egli avrebbe potuto considerare risolto il punto MATRIMONIO
e
passare
dunque
più proficuamente
ad altro.
Iniziò così
l’anno matrimoniale
le cui operazioni
furono annotate
scrupolosamente
secondo schema fisso
in stampatello
sull’agenda:
MESE: SHEVÀT.
CANDIDATA: ADELE BLUMENTHAL
PORTAMENTO: DIMESSO
SPIRITO: TEDIOSA
CULTURA: SCOLASTICA
SINTESI: GIOVANE NONNA
PUNTEGGIO: 60 SU 200.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 92
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
MESE: ADÀR
CANDIDATA: REBECCA GINZBERG
PORTAMENTO: BATTAGLIERO
SPIRITO: PUNGENTE
CULTURA: FRECCIATE
SINTESI: GRANDE FATICA
PUNTEGGIO:101 SU 200.
PHILIP
MESE: NISSÀN
CANDIDATA: ADA LUTMAN-DISRAELI
PORTAMENTO: AUSTERO
SPIRITO: ACCIGLIATO
CULTURA: MASSIMA
SINTESI: UN RABBINO
PUNTEGGIO: SU 120 SU 200.
MESE: IJÀR
CANDIDATA: SARAH NACHMAN
PORTAMENTO: FANCIULLA
SPIRITO: PRIMAVERILE
CULTURA: PRESSAPPOCO
SINTESI: IMPREPARATA
PUNTEGGIO: 50 SU 200.
MESE: SIVÀN
CANDIDATA: PAULETTE WEISZMANN
PORTAMENTO: OMBROSO
SPIRITO: LUNATICO
CULTURA: INSONDABILE
SINTESI: UN RISCHIO
PUNTEGGIO: 30 SU 200.
MESE: TAMMÙZ
CANDIDATA: ELGA ROSENBERG
PORTAMENTO: DECORATO
SPIRITO: INGESSATO
CULTURA: ELEMENTARE
SINTESI: CERAMICA DIPINTA
PUNTEGGIO: 71 SU 200.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 93
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
MESE: AV
CANDIDATA: DEBORA SINGER
PORTAMENTO: TUTTA OCCHIALI
SPIRITO: INTELLETTUALE
CULTURA: SUPERIORE
SINTESI: ACCADEMICA
PUNTEGGIO: 132 SU 200.
PHILIP
MESE: ELÙL
CANDIDATA: CARRIE LAUER
PORTAMENTO: SOBRIO
SPIRITO: TIEPIDO
CULTURA: MEDIA
SINTESI: BUONA MINESTRA
PUNTEGGIO: 160 SU 200.
MESE: TISHRÌ
CANDIDATA: LEA HELLER HERZL
PORTAMENTO: SCIATTO
SPIRITO: MELANCONICO
CULTURA: SULLO SFONDO
SINTESI: LACRIMA FACILE
PUNTEGGIO: 70 SU 200.
MESE: CHESHVÀN
CANDIDATA: MIRA HOLBERG
PORTAMENTO: LANGUIDO
SPIRITO: AFFETTUOSA
CULTURA: MODESTA
SINTESI: MOLTE SMORFIE
PUNTEGGIO: 140 SU 200.
MESE: KISLÈV
CANDIDATA: LAURA ROTH
PORTAMENTO: COLORATO
SPIRITO: GIOCOSO
CULTURA: QUA E LÀ
SINTESI: RIDE TROPPO
PUNTEGGIO: 130 SU 200.
MESE: TEVÈTH
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 94
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
CANDIDATA: TESSA GUTZBERG
PORTAMENTO: FEMMINILE PHILIP
SPIRITO: PIACEVOLE
CULTURA: PIÙ CHE BUONA
SINTESI: PERFETTA
NOTA: NON PUÒ AVERE FIGLI
PUNTEGGIO: INUTILE
RIEPILOGO: 160 SU 200, CARRIE LAUER.
“CHIEDERE APPUNTAMENTO DOMATTINA
SIGNOR BERNARD LAUER”
Il matrimonio
ebbe luogo
-dopo idoneo fidanzamento-
nei tempi e nei modi
stabiliti in stampatello
sull’agenda di Philip Lehman.
Egli scrisse tutto quanto,
non perse il controllo di niente,
dal colore della kuppah
al numero di stoviglie del ricevimento
compresi i nomi dei camerieri.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 95
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo VI
Un tsvantsinger
Yehudà Ben Temà |
EMANUEL o MAYER |
scrive |
|
nelle Massime dei Padri: |
|
settant’anni per fare un sunto, |
|
ottanta per godere il paesaggio. |
|
Mayer Lehman e suo fratello |
|
vanno per i settanta |
|
ma questo sunto |
|
ancora non l’hanno fatto. |
|
Sarà che tutto avrebbero pensato, |
|
fuorché di ritrovarsi |
|
coi capelli bianchi |
|
a maneggiare dei foglietti |
|
dove tutto è un calcolo. |
|
Funziona così, |
EMANUEL |
ora più o meno l’hanno capito: |
|
la Lehman sceglie su cosa investire, |
|
ma invece che metterci soldi |
|
li fa mettere alla gente |
|
sotto forma di prestito: |
|
tu mi affitti i tuoi soldi, |
|
io te li renderò fra un tempo “x” con l’interesse. |
|
Nel frattempo però io li uso: |
|
faccio credito |
|
e ci guadagno sugli interessi. |
|
Credito agli industriali, |
|
credito ai costruttori, |
|
credito a chiunque produca |
|
credito a chiunque porti |
|
prima o dopo |
|
capitali. |
|
Sarà. |
MAYER |
Ma qui sembra tutto diverso. |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 96
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Perché
-anche se non lo dicono-
né Emanuel né Mayer
hanno scordato
quella moneta da venti
che mille anni fa
laggiù in Germania, Rimpar, Baviera
stava incorniciata
dentro un quadretto
appeso al muro:
la prima tsvantsinger
guadagnata
da Lehman padre
col bestiame.
E accanto al quadretto
ce n’era un altro
con la centesima tsvantsinger
e un altro
con la millesima
e poi
poi basta
che “mille tsvantsinger
sono una fortuna, figli miei,
e Baruch ha shem se un giorno anche voi le metterete insieme.”
Anche se non lo dicono
nè Emanuel né Mayer
possono evitare di pensare
che alla Lehman Brothers
di tsvantsinger
ne entrano diecimila al giorno
e di quadretti
ce ne vorrebbero
un’infinità,
che mettendo tutte in fila
le tsvantsinger
si farebbe un ponte
da New York
alla Baviera.
EMANUEL
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 97
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Soldi come fiumi. |
|
E di più. E di più. |
|
Perché i Lehman ce l’hanno nel sangue |
|
di lavorare a testa bassa |
|
senza sconti |
|
senza pause |
|
senza soste |
|
“Egregio signor padre, |
PHILIP |
non c’è ragione che voi vi stanchiate così tanto: |
|
lasciamo ai dipendenti la fatica vera, |
|
voi qui sedete più in alto: |
|
non scordate che siete un proprietario, |
|
a voi spetta solo coordinare, |
|
muovere i pezzi sulla scacchiera.” |
|
E infatti Emanuel coordina: |
EMANUEL |
sposta persone come pedine, |
|
non si sposta più dal suo ufficio, |
|
delega gli altri, |
|
controlla il lavoro |
|
e il lavoro va a gonfie vele |
|
se non c’è giorno |
|
che rispetto al giorno prima |
|
non abbia il segno +, |
|
là |
|
su quei registri |
|
dove ormai Mayer ha smesso di annotare |
MAYER |
non perché si sia finito gli occhi, |
|
ma perché da solo era impossibile far tutto, |
|
e ora a segnare i numeri |
|
c’è un ufficio |
|
con sei persone |
|
che Philip paga |
|
dieci ore al giorno |
|
per fare solo quello. |
|
“Egregio signor zio, |
PHILIP |
non c’è ragione che voi facciate un lavoro da impiegato: |
|
lasciamo ai dipendenti la contabilità, |
|
voi qui sedete più in alto: |
|
non scordate che siete un proprietario, |
|
a voi spetta solo la firma.” |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 98
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
E Mayer firma, |
MAYER - EMANUEL |
ogni giorno, |
|
col fratello, |
|
a fine serata, |
|
il bilancio col segno +. |
|
Segno +: firmano Mayer Emanuel Lehman. |
|
Segno +: firmano Mayer Emanuel Lehman. |
|
Segno +: firmano Mayer Emanuel Lehman. |
|
“Egregio signor zio, egregio signor padre, |
PHILIP |
non c’è ragione che voi facciate i revisori: |
|
lasciamo ai dirigenti la firma del bilancio, |
|
voi qui sedete più in alto: |
|
non scordate che siete i proprietari, |
|
a voi spetta scegliere |
|
su chi e cosa investire. |
|
Naturalmente non da soli: |
|
c’è un Consiglio d’Amministrazione, |
|
da adesso.” |
|
Consiglio di Amministrazione. |
HENRY |
Saggia decisione |
|
per non fare passi falsi, |
|
per non perdere la rotta, |
|
per volare basso. |
|
Emanuel e Mayer |
|
se ne sono accorti |
|
all’improvviso |
|
quando ormai era tardi |
|
e ormai puoi solo rassegnarti. |
|
Eliah Baumann: costruttore edile. |
MAYER - EMANUEL |
I due fratelli Lehman l’hanno incontrato |
|
perchè l’investimento potrebbe convenire. |
|
Ci ha pensato a lungo, Mayer. |
|
E ci ha pensato Emanuel. |
|
Stesso pensiero, stessa intuizione: |
|
l’industria America sta crescendo, |
|
quindi aumentano le fabbriche, |
|
quindi aumentano gli operai, |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 99
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
quindi aumentano gli immigrati quindi… dove andranno ad abitare? C’è da raddoppiare il numero di case. Costruire a più non posso. Tirar su periferie intere.
Investimento sicuro: mattoni, calce.
Rendimento certo, a scadenza breve termine.
Ragionamento cristallino:
potrebbe averlo fatto Philip.
Investire in case per gli operai.
Perfetto.
Puntare su Eliah Baumann: costruttore edile.
Quando Emanuel e Mayer
finiscono di parlare
c’è un lungo silenzio.
Qualcuno tossisce.
Nessuno parla.
Uno sorride.
“Egregio signor padre,
egregio signor zio,
da parte nostra c’è la massima considerazione per questa vostra prospettiva. Resta il fatto che al momento
un nostro impegno nel ramo edile sarebbe del tutto nuovo, inatteso, e prima di investire
in casette per gli ispanici dovremmo chiederci come fare
ad aiutare – questo sì – la rete dei trasporti.
Perché si dà il caso, egregi signori,
che noi abbiamo dato a questo paese le ferrovie, ed è stata una rivoluzione
che però già adesso ahimè non basta:
dopo aver unito le due coste degli Stati Uniti, puntiamo adesso a unire i continenti. E occorreranno, vi anticipo, degli anni.
MAYER - EMANUEL
HENRY
PHILIP
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 100
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Ma l’idea in sintesi è questa:
faremo una cordata di finanziatori:
venti, trenta, cinquanta banche
e insieme allo Stato
chiederemo in affitto per un secolo
allo Stato di Panama
una fascia di 99 km
fra il Pacifico e il Golfo dei Caraibi.
A quel punto taglieremo a metà il continente,
da parte a parte,
da oceano a oceano,
faremo un canale che ora non c’è
e tutti i bastimenti
-l’intero commercio mondiale-
dovrà scegliere se pagarci il passaggio
o navigare giorni e giorni
intorno a Capo Horn.
Mettiamo ai voti le proposte?
O forse non occorre?”
Emanuel sorride:
per lui non occorre.
è pur sempre suo figlio
quello che parla.
EMANUEL
Anche Mayer sorride:
nemmeno per lui occorre,
sono pur sempre i suoi figli
quelli che stanno applaudendo.
MAYER
Ma in quella sala
tutta vetri e specchi
al secondo piano di Liberty Street
i due vecchi
da quel giorno
si videro sempre meno.
Anche Philip sorride
Anche suo figlio un giorno
Siederà nel consiglio d’amministrazione
Per ora piace solo disegnare a Robert.
HENRY
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 101
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo VIII
Lutto / Shivà
Seduto su una sedia di velluto blu |
MAYER |
addossata alla parete, |
|
l’ultimo vecchio dei fratelli Lehman |
|
aspetta |
|
saluta |
|
ringrazia |
|
la porta si chiude |
|
poi si riapre: un altro. |
|
Perché la famiglia Lehman |
|
osserva tutte le regole, lo ha deciso: |
|
Shivà e sheloshim, |
|
come facevano in Germania, |
|
tutte le regole come fossimo a Rimpar, laggiù, in Baviera. |
|
Non uscire per una settimana. |
|
Non preparare cibo: chiederlo ai vicini, riceverlo e basta. |
|
Hanno strappato un abito, come prescritto, |
|
l’hanno fatto a pezzi appena rientrati |
|
dopo la sepoltura |
|
al vecchio cimitero. |
|
E anche il Qaddish l’hanno recitato, |
|
tutti i giorni, |
|
mattina e sera, |
|
tutta la famiglia, |
|
i ragazzi in prima fila, |
|
da quando è cominciato il lutto. |
|
Ora, |
EMANUEL |
con un filo di voce |
|
gli occhi stanchi |
|
seduto su una sedia di velluto blu |
|
addossata alla parete, |
|
l’ultimo vecchio dei Lehman |
|
aspetta |
|
saluta |
|
ringrazia |
|
la porta si chiude |
|
poi si riapre: un altro. |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 102
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Il corpo l’hanno chiuso in una cassa scura, |
|
senza manici |
EMANUEL |
senza decorazioni |
|
senza niente |
|
come fu quella di Henry, |
|
mezzo secolo fa. |
|
La sede di Liberty Street 119 |
|
con le sue vetrate alte fino ai lampadari |
|
oggi resta chiusa. |
|
Oggi come ieri e l’altro ieri. |
|
Sono quasi cinquant’anni che esiste, |
MAYER |
e non è mai rimasta chiuso per così tanto tempo, |
|
la sede Lehman Brothers |
|
di Liberty Street 119. |
|
Ed anche in Wall Street |
|
alla Borsa dei Cambi |
|
le bandiere sono tutte giù, a mezz’asta. |
|
Buffo – pensa il vecchio Lehman – |
|
dal momento che |
|
né lui né suo fratello |
|
ci mettevano più piede da un bel pezzo, |
|
ora che lì si parla solo |
|
di azioni e di titoli e di Borsa. |
|
Seduto su una sedia di velluto blu |
|
addossata alla parete, |
|
l’ultimo vecchio dei Lehman |
|
ora |
|
aspetta |
|
saluta |
|
ringrazia |
|
la porta si chiude |
|
poi si riapre: un altro. |
|
La folla – tutti gli ebrei di Manhattan – |
|
fa la coda ormai da ore |
|
davanti alla porta di casa: |
|
sanno la notizia dal New York Times, |
|
che gli ha dedicato la prima pagina. |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 103
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Buffo – pensa il vecchio Lehman – |
EMANUEL |
dal momento che |
|
né lui né suo fratello |
|
leggevano più una sola pagina del giornale, |
|
ora che si scrive solo |
|
di azioni e di titoli e di Borsa. |
|
Folla silenziosa. |
|
Entrano due alla volta, |
|
nella grande casa sulla 547th Street |
|
dove oggi le tende sono tenute basse: |
|
non fanno splendere |
|
fino per strada |
|
la luce dei lampadari enormi |
|
che – vanto di Carrie Lehman – |
|
non vanno a gas ma a luce elettrica. |
|
Folla silenziosa. |
SOLOMON |
Entrano due alla volta, |
|
c’è anche Solomon Paprinskij |
|
l’equilibrista di Wall Street |
|
che in vent’anni |
|
dal sul filo |
|
non è mai caduto. |
|
Tutto come Legge prescrive, |
HENRY |
tutto come a Rimpar, laggiù, in Baviera, |
|
anche se adesso |
|
solo uno |
|
l’unico rimasto |
EMANUEL |
ricorda la Germania. |
|
E se la porta in spalla, |
MAYER |
dentro il nuovo secolo, |
|
nel Novecento. |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 104
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Seconda parte Padri e figli
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 105
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo IX
Horses
Ormai per Shabbath |
SOLOMON |
New York si ferma. |
|
Chiusi i negozi, |
|
vuoti gli uffici. |
|
Le contrattazioni a Wall Street |
|
si chiudono il venerdì sera |
|
ed è bene che sia così |
|
perché il sabato |
|
sarebbe deserto. |
|
Anche Solomon Paprinskij |
|
l’equilibrista |
|
di Wall Street |
|
non si vede per Shabbath. |
|
Non arriva |
|
come ogni mattina |
|
a stendere il suo filo |
|
fra i lampioni |
|
e non beve |
|
il suo sorso di cognac |
|
là |
|
a un passo dal portone scuro. |
|
Da quando i bastimenti |
HENRY |
scaricano |
|
ogni giorno |
|
sui moli americani |
|
centinaia di immigrati, |
|
a New York |
|
un cittadino su quattro |
|
ha cognome ebreo. |
|
Sarà che questi ebrei |
EMANUEL |
non sono come quelli di una volta. |
|
Nossignore. |
|
Come noi ma diversi. |
|
Carrie Lehman tiene a precisarlo, |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 106
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
è un punto fisso,
il discorso preferito,
tutti i pomeriggi
in cui
nella gran casa sulla 54th Street
si trattiene
con la moglie
di Henry Goldman.
E’ un rito, ormai.
Uguale identico a quello dei mariti,
Lehman e Goldman,
che tutti i giorni
vanno a pranzo
al Ristorante Delmonico’s.
Le mogli no.
Niente pranzo.
Loro solo tè.
“Mi si dice che i macellai kosher hanno una fila di venti metri. |
CARRIE |
Un altro po’ di tè, signora Goldman? |
|
Philip me l’ha portato direttamente dall’Inghilterra.” |
|
“Finirà che con tutti questi ebrei, |
GOLDMAN |
pur di vendere ci daranno la carne guasta.” |
“Ho fatto dire ai garzoni che li pagheremo di più, per non avere storie. CARRIE Un sorso di latte nel suo tè?”
“Un dadino di zucchero, grazie. |
GOLDMAN |
Ma non si affidi alla servitù, signora Lehman: la nostra cuoca ci derubava. |
|
Ho aspettato che Henry tornasse da Panama, e l’ho fatta cacciare.” |
|
“La nostra cuoca sta a servizio da sei anni, non mi preoccupo.” |
CARRIE |
“Vuole dirlo a me? Era ben di più. E come ci ha trattati. |
GOLDMAN |
Tremo all’idea di doverne assumere una di colore.” |
|
“Ah no! La servitù che gira in casa non può essere nera.” |
CARRIE |
“Ho sparso la voce al Tempio ma non mi illudo.” |
GOLDMAN |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 107
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
“Il fatto è che questi ebrei degli ultimi dieci anni |
CARRIE |
sono tutti russi o giù di lì. |
|
Non si capisce nemmeno cosa dicono. |
|
E sono poveri, con addosso degli stracci! |
|
Ne ho visti certi sotto la neve senza cappotto. |
|
Un’altra tazza, cara Goldman?” |
|
“Con piacere, cara Lehman. |
GOLDMAN |
Mio marito sostiene che non dovrebbero farne più entrare.” |
|
“Anche Philip ne è convinto. |
CARRIE |
Non si lamentino poi se un ebreo su tre fa il criminale.” |
|
“Quando leggo la cronaca sul Times, confesso che ho paura. |
GOLDMAN |
Soprattutto se mio marito è in Canada.” |
|
“Anche Philip è a New York sempre di meno, |
CARRIE |
ma in queste zone le bande dei giudei non salgono. |
|
Si sparano laggiù, ai quartieri bassi. |
|
Un pasticcino?” |
|
“Squisito come sempre.” |
GOLDMAN |
“Troppo buona.” |
CARRIE |
“Domani però verrà lei da me.” |
GOLDMAN |
“Spiacente cara, non posso: |
CARRIE |
domani mattina |
|
nostro figlio Robert |
|
avrà il suo primo cavallo.” |
|
Cavalli. |
ROBERT |
Robert Lehman ha dieci anni |
|
ma ne va già pazzo. |
|
Il bambino conosce le razze, |
|
distingue un berbero da uno scozzese, |
|
un arabo da un purosangue, |
|
sa quanto vale uno |
|
e quanto vale un altro. |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 108
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Perché ormai
qui a New York
dacché è scoccato il secolo nuovo
la parola d’ordine è valore.
Ogni cosa
ha un prezzo,
ogni cosa ha una quotazione.
Tutto a New York
porta un’etichetta,
come le scarpe nelle vetrine,
come la frutta sopra i banchi,
ma il brivido
il vero brivido
sta nel fatto che
quel prezzo
può
deve
sempre
trasformarsi
cambiare
cambiare
cambiare.
Ecco:
così come Robert Lehman ama i cavalli che corrono,
così suo padre Philip ama i prezzi che cambiano:
PHILIP
“Egregi signori del Consiglio,
il concetto di Borsa Valori è presto detto:
un ombrello costa 3 dollari.
Ma se il New York Times annunciasse
all’improvviso
tempesta per due mesi,
allora gli ombrelli andrebbero a ruba
e il loro prezzo aumenterebbe.
Ma se girasse voce che gli ombrelli
attirano i fulmini,
allora ecco che il loro prezzo scenderebbe un po’.
Bene, egregi consiglieri:
io vi dico che sta tutto qui.
Le aziende si quotano in Borsa,
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 109
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
cioè vendono il loro nome: |
|
chi crede in loro ne acquista le azioni, |
PHILIP |
che poi può tenere o vendere. |
|
Se un’azienda è sana, se è forte, |
|
le sue azioni saranno preziose |
|
e nessuno le venderà. |
|
Ma se l’azienda scivolerà |
|
-per i più strani motivi- |
|
allora chi ne ha le azioni le venderà |
|
per riavere i suoi soldi |
|
e questa sfiducia significa crollo. |
|
Come un cavallo |
|
che se non vince più, perde valore, |
|
ma se trionfa, costa una fortuna: |
|
io vorrei che Lehman Brothers |
|
diventasse appunto |
|
in questo senso |
|
una scuderia.” |
|
Sì. |
MAYER |
Perché ormai |
|
saranno dieci anni |
|
più o meno |
|
-da quando li lasciò zio Mayer- |
|
che quell’insegna con su scritto “Bank” |
|
va stretta a Philip |
|
come un cravattino al collo. |
|
E poco serve |
|
che ora l’insegna non sia più di legno |
|
ma tutta di vetro e di ferro battuto, |
|
disegnata in stile liberty |
|
da un architetto di fiducia: |
|
per la Lehman Brothers quotata in Borsa, |
|
che emette titoli e smista azioni |
|
offrendo consulenze |
|
e manovrando mercati |
|
quelle quattro lettere B-A-N-K |
|
sono quasi un’offesa. |
|
Vorrebbe cambiarle nome, Philip, |
PHILIP |
e ha perfino portato la proposta |
|
al Consiglio d’Ammnistrazione, |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 110
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
in quella sala tutta vetri e specchi
al secondo piano di Liberty Street.
“Non sono d’accordo: |
HERBERT |
per niente al mondo non sono |
|
né sarò mai d’accordo.” |
|
E’ la reazione di suo cugino Herbert, |
|
entrato in Consiglio da pochi anni, |
|
a cui questa moda della Borsa |
|
proprio non torna: |
|
“Perché dovremmo chiuderci |
|
dietro la porta di Wall Street? |
|
Il mondo sta fuori dalla Borsa, |
|
non su quelle lavagne, Philip!” |
|
“Il mondo è il mercato, |
PHILIP |
egregio cugino Herbert: |
|
chi vende, chi compra…” |
|
“Non sono d’accordo: |
HERBERT |
tuo padre e il mio |
|
hanno fondato una banca, |
|
tu vuoi farne un circolo di finanzieri.” |
|
“Io e te parliamo della stessa cosa, |
PHILIP |
solo che per me il denaro è piccolo, |
|
mentre le azioni sono capitali.” |
|
“Non sono d’accordo: |
HERBERT |
le azioni sono un traffico di pochi |
|
mentre una banca è aperta per tutti: |
|
presta soldi, fa credito, tiene risparmi. |
|
Spiegami perché mai |
|
dovremmo trasformarla in un club!” |
|
“La verità è che tu ti ostini |
PHILIP |
a voler contare gli zero virgola, |
|
mentre io ho già i capelli bianchi, Herbert, |
|
e se mi devo dannare la vita, |
|
voglio farlo con una sfilza di numeri |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 111
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
davanti alle virgole, non dietro.” |
|
“Non sono d’accordo: |
HERBERT |
per niente al mondo non sono |
|
né sarò mai d’accordo.” |
|
“Giungiamo allora |
PHILIP |
a un compromesso, |
|
egregio cugino Herbert?” |
|
“Nessun compromesso.” |
HERBERT |
“Dimmi se ti piace: |
PHILIP |
Lehman Brothers è come una persona.” |
|
“Appunto: tu vuoi farne una macchina.” |
HERBERT |
“Al contrario: |
PHILIP |
se Lehman Brothers è una persona, |
|
vuol dire che avrà due gambe e due braccia. Sbaglio?” |
|
“Va’ avanti.” |
HERBERT |
“Le gambe saranno la banca. |
PHILIP |
Le braccia saranno la Borsa.” |
|
“Non sono d’accordo, ma…” |
HERBERT |
“Ma?” |
PHILIP |
“Proverai a convincermi |
HERBERT |
mentre beviamo un whisky.” |
|
E così andò |
HENRY |
più e più volte |
|
fra Philip Lehman figlio di Emanuel |
|
ed Herbert Lehman figlio di Mayer, |
|
lotta senza pari |
|
fra un Lehman sempre in stampatello |
|
e un Lehman sempre a scalciare, come un cavallo |
|
duello di spade |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 112
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
fra l’erede di un braccio
e quello di un ortaggio
inconciliabili
ma
puntualmente
riconciliati
da un whisky puro malto.
Finché
la legge Volstead
nel 1920
mise fuori legge
l’alcol.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 113
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo X
Nisht trinken bronfn!
Solomon Paprinskij |
SOLOMON |
stamattina |
|
ha steso il suo filo |
|
da lampione a lampione, |
|
dritto |
|
teso |
|
poi è salito su |
|
e quando ha iniziato a camminare |
|
per poco non ha perso l’equilibrio, |
|
ha barcollato, |
|
fermo in aria, |
|
poi si è ripreso. |
|
Suo figlio Mordechai |
|
è un ragazzo con gli occhi verdi, |
|
futuro equilibrista, |
|
sta sempre lì a guardare il padre |
|
da sotto il filo. |
|
Stamattina |
|
quando Solomon per poco non cadeva |
|
suo figlio si è fatto avanti |
|
come per salvarlo |
|
ma Solomon da lassù |
|
l’ha bruciato con lo sguardo: |
|
un equilibrista |
|
che non cade da trent’anni |
|
non ha bisogno |
|
nossignore |
|
né di ragazzi |
|
né di sorsi di cognac. |
|
Meno male |
MAYER |
perchè |
|
da quando l’alcol |
|
è fuorilegge |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 114
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
una bottiglietta costa il triplo:
il contrabbando degli alcolici,
dice il Wall Street Journal,
sta dividendo la malavita.
L’America ormai
è un campo di battaglia,
fatto a pezzi
in lungo e in largo
da sirene dei pompieri
e carcasse in fiamme di vetture.
Vetture, appunto.
Chissà cosa avrebbe pensato
il vecchio Emanuel
se invice che andarsene
lassù
fra i Patriarchi
avesse visto gli Stati Uniti
appena ricoperti di binari
e già impazziti
non per i treni
ma per queste macchine a motore
tutte fumo e chiasso
con fanali come occhi
e piene zeppe di benzina,
per cui il petrolio è andato alle stelle…
Con questo piano
di riempire l’America
di autisti,
chauffeur,
benzinai,
meccanici
e carrozzieri
neri di fumo
ma puri d’alcol
Herbert Lehman
non è d’accordo.
HERBERT
“Egregio cugino Herbert,
per quanto tu sia contrario,
mi preme dirti – e dire a questo Consiglio –
PHILIP
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 115
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
che l’attività di Borsa di Lehman Brothers ha fruttato solo nell’ultimo anno
un attivo triplicato:
abbiamo portato sul mercato
il fior fiore dell’industria automobilistica, ognuno vuole compare titoli, anche i piccoli risparmiatori…”
“Non sono d’accordo: |
HERBERT |
chi ci può dire che i tuoi titoli |
|
non saranno rivenduti? |
|
Chi ci può dire che il gioco non si guasta, |
|
e che gli americani |
|
non vorranno indietro i soldi?” |
|
“Gli americani non hanno interesse a farlo, |
PHILIP |
per la semplice ragione |
|
che grazie ai titoli le fabbriche li assumono, |
|
esportano i prodotti |
|
e danno benessere allo Stato.” |
|
“Non sono d’accordo…” |
HERBERT |
“Mi sorprenderebbe il contrario, |
PHILIP |
egregio cugino Herbert, |
|
ma se giungessimo |
|
a un compromesso?” |
|
“Nessun compromesso.” |
HERBERT |
“Lehman Brothers è un fiume, |
PHILIP |
che porta acqua al mare. |
|
Il mare è l’economia degli Stati Uniti. |
|
Se tu, egregio cugino, |
|
non vuoi navigare il fiume, |
|
perché non porti la tua barca in mare?” |
|
“Mi stai dando ordini?” |
HERBERT |
“Al contrario: |
PHILIP |
ti suggerisco di salire più in alto, |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 116
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
per darne tu a me.”
Ecco.
Chissà cosa avrebbe detto MAYER suo padre Mayer
se invece di andarsene
lassù
fra i Patriarchi
l’avesse visto, il suo Herbert,
lasciare il posto alla banca di famiglia
per andare a far politica,
sissignore,
dire “non sono d’accordo”
non più al secondo piano di Liberty Street
ma
addirittura
niente meno
come Governatore di New York.
EMANUEL
Certo, poi,
per un posto che si libera
ce n’è uno che si riempie.
E per quel posto
Philip era strasicuro
di aver scelto molto bene.
“Egregio figlio mio,
fra i tanti modi
in cui potrei iniziarti questo discorso, PHILIP
ti dirò che ho scelto la tua passione:
lo sport del polo.
Ad ogni ripresa del gioco
voi cambiate cavallo.
E’ la regola più importante, se non sbaglio, ed è questo che ne fa uno sport per pochi, perché chi gioca deve avere cinque, sei cavalli. Lehman Brothers,
che da tuo nonno è passata a me,
è come il gioco del polo:
vuole che siano pronti a entrare in campo
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 117
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
non uno ma più cavalli. |
|
Ed è per questo che valuto sia giusto |
|
farti entrare, egregio figlio, |
|
nel Consiglio della banca.” |
|
“Non sono d’accordo. |
ROBERT |
A Yale ci insegnano |
|
che niente è più vecchio |
|
-superato, intendo, se non peggio- |
|
che il principio di una banca di famiglia, |
|
dove basta portare un cognome |
|
per star seduto nel Consiglio.” |
|
“La banca porta il nostro nome, |
PHILIP |
solo noi sappiamo cosa rappresenta.” |
|
“Non sono d’accordo: |
ROBERT |
a Yale ci insegnano che il mercato |
|
è fatto di tutti i suoi azionisti, |
|
non solo di chi ha una sigla. |
|
Così una banca dovrebbe aprirsi, |
|
non chiudersi: chiamare dentro altri.” |
|
“Gli altri non sanno cosa ho fatto |
PHILIP |
e perché l’ho fatto, |
|
gli altri non sanno i piani che ho |
|
sulle industrie, sul petrolio, su…” |
|
“Non sono d’accordo: |
ROBERT |
a Yale ci insegnano |
|
-e io sono d’accordo- |
|
che niente è più vecchio |
|
del puntare solo sull’industria. |
|
I nostri tempi sono a una svolta: |
|
il nuovo secolo spazza via tutto, |
|
c’è da puntare sui consumi, |
|
radio, cinema, teatri, |
|
l’intrattenimento.” |
|
“Non ho diretto trent’anni una banca |
PHILIP |
per dare i soldi alle ballerine!” |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 118 |
|
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15 |
|
“Neanche su questo sono d’accordo. |
ROBERT |
E poi nessun cavallo vince una gara |
|
solo correndo: il fantino deve stupire gli altri, |
|
coglierli di sorpresa, inventare. |
|
Sta lì la differenza, signor padre, |
|
fra un purosangue |
|
e un ronzino da carrozza. |
|
Se vi fidate di me, |
|
potrò darvi le mie idee per cambiare tutto. |
|
Se invece preferite continuare l’Ottocento |
|
vi risparmio l’imbarazzo del dirmelo, |
|
con la qual cosa |
|
con permesso |
|
essendo atteso |
|
vi riverisco e mi congedo.” |
|
Fu lì, in quel momento, |
HENRY |
che Philip capì |
|
all’improvviso |
|
che fra suo figlio Robert |
|
e suo padre Emanuel |
|
era vicino |
|
più al secondo. |
|
Che fosse già un uomo vecchio? |
PHILIP |
Non volle nemmeno pensarci. |
|
Giocò a tennis un pomeriggio intero. |
|
Ma sapeva benissimo |
|
che non gli sarebbe bastato |
|
il tennis. |
|
Per dirsi di star bene |
|
doveva |
|
semplicemente |
|
alzare |
|
il prima possibile |
|
una carta vincente. |
|
E così fu. |
EMANUEL |
Perché |
|
quando |
|
di lì a poco |
|
il Wall Street Journal |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 119
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
titolò a piena pagina:
“l’America entra in guerra”
Philip Lehman
sapeva che anche lui
era lì in trincea.
Lehman c’è.
Schierata.
In prima fila.
Pronta a marciare.
Sissignore.
Lehman contro i vecchi imperi
ormai ridotti a pezzi:
Lehman in guerra contro i vecchi,
contro gli Asburgo
Lehman in guerra contro i vecchi,
contro i Turchi
e
sì
ebbene sì
Lehman in guerra contro i vecchi
contro la Germania.
PHILIP
Chissà se con i nostri soldi
hanno distrutto Rimpar.
HENRY
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 120
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo XI
Model-T
Yehudà Ben Temà |
PHILIP |
scrive |
|
nelle Massime dei Padri: |
|
avrai cinquant’anni per farti saggio, |
|
ne avrai sessanta per farti sapiente. |
|
Philip Lehman |
HENRY |
che di anni ne ha sessanta |
|
non sa se la sapienza abbia a che fare con i sogni, |
|
ma sta di fatto |
|
che la notte sogna. |
|
E sogna sempre la stessa cosa. |
|
Inizia come un gioco. |
PHILIP |
Nel giardino di una vecchia casa |
|
c’è Philip con suo padre Emanuel. |
|
Il sole è abbagliante. |
EMANUEL |
E’ la festa di Sukkoth: |
|
per stasera dovrà esser pronta |
|
la capanna |
|
con il tetto pieno di fronde |
|
e foglie di salice e festoni. |
|
Così facevano ogni volta |
HENRY |
un tempo |
|
come usava là a Rimpar, Baviera. |
|
Il sole è abbagliante. |
EMANUEL |
Emanuel ha già costruito |
|
tutta la capanna: |
|
ora va decorato il tetto. |
HENRY |
“Questo tocca a te, figlio mio: |
EMANUEL |
fa’ di questa sukkà |
|
la sukkà più bella che puoi, |
|
io ti guardo.” |
|
Philip si fa avanti. |
PHILIP |
Il sole è abbagliante. |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 121
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Sale su una scala:
mette sul tetto
tralci d’edera
-Bravo Philip!
e foglie di palma
-Bravo Philip!
e rami
-Bravo Philip!
e frutta
-Bravo Philip!
e ghirlande
-Bravo Philip!
ma poi nel giardino entrano
tutti i suoi fratelli, le sue sorelle
“Facciamo il tetto ancora più bello, Philip!”
e gli portano
altri tralci
-Ancora di più, Philip!
altre foglie
-Ancora di più, Philip!
altri rami
-Ancora di più, Philip!
altre ghirlande
-Ancora di più, Philip!
ma poi nel giardino entrano
tutti gli ebrei del quartiere, una folla,
e anche loro hanno foglie
hanno rami
hanno alberi interi
e il tetto della sukkà diventa enorme
diventa gigantesco
-Sta per crollare tutto, Philip!
ma poi nel giardino entra
tutta l’America, bianche, neri, italiani
e portano pietre, stecchi, tronchi
-Sta per crollare tutto, Philip!
-Sta per crollare tutto, Philip!
-Sta per crollare tutto, Philip!
-Sta per crollare tutto, Philip!
Segreto. EMANUEL
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 122
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Da non dire a nessuno.
Da non scrivere neppure sull’agenda
perché lo stampatello
con i sogni non funziona
e le dita del nano hanno trenta dita.
E poi come si fa?
Come si può dire in giro
che il capo della Lehman Brothers
si sveglia terrorizzato
invece che dormire sonni sereni
ora che tutti
proprio tutti
negli Stati Uniti
si sono fatti prendere
dalla moda della Borsa
perché da quando la guerra
-la guerra contro i vecchi, là in Europa-da quando la guerra
èstata vinta
èo non è l’America a guidare il mondo?
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 123
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo XII
Der akrobatik
Solomon Paprinskij |
SOLOMON |
ha settant’anni suonati. |
|
Eppure |
|
da cinquant’anni che cammina sul filo |
|
davanti a Wall Street |
|
non è mai caduto. |
|
Philip Lehman |
PHILIP |
va anche lui per i settanta. |
|
Eppure |
|
da cinquant’anni che guida la Lehman |
|
dentro Wall Street |
|
non è mai caduto. |
|
Solomon Paprinskij |
SOLOMON |
non ha bisogno |
|
di suo figlio equilibrista, |
|
così come |
|
ha fatto a meno del cognac. |
|
Philip Lehman |
PHILIP |
non ha bisogno |
|
di suo figlio economista, |
|
così come |
|
ha fatto a meno di dormire. |
|
Fra |
EMANUEL |
Solomon Paprinskij |
|
e |
|
Philip Lehman |
|
tuttavia |
|
c’è |
|
una piccola |
|
banale |
|
differenza |
|
ed è un’agenda |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 124
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
su cui scrivere in stampatello.
“Bobbie è una risorsa”
ha scritto Philip Lehman.
Poi però ha aggiunto
“Per il futuro.”
Bobbie Lehman
fino a allora
non è che un ufficio
non ce l’abbia.
Sta al primo piano di One William Street,
la nuova sede.
Bobbie sta lì.
Aspetta.
Pronto.
Non è il suo turno. |
ROBERT |
Non è scattato. |
|
Non scatta neanche quando |
PHILIP |
Philip Lehman |
|
formalmente |
|
va in pensione |
|
ma con il patto |
|
che tutto ancora |
|
tutto |
|
senza eccezioni |
|
tutto resti sul suo tavolo. |
|
Niente è cambiato |
|
da quando quel ragazzo |
|
andava in giro per l’Europa |
|
a comprar quadri, tele, ritratti |
|
e scriveva a casa |
|
“Invia denaro, Dad.” |
La differenza è che ora
-questo sì – Bobbie Lehman ha una scrivania.
Può interessarsi di affari, certo. Può farlo.
Coi suoi amici. Quelli di Yale.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 125
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Cose da ragazzi. |
ROBERT |
E le cose da adulti, allora? |
|
Quali sono? |
|
Lehman Corporation. |
HENRY |
Creatura di Philip Lehman. |
|
Finanza pura. |
|
Lehman Corporation. |
|
Che vuol dire “Fondi Comuni di Investimento”. |
|
Investire soldi solo per fare soldi. |
|
Nessuna sigla da finanziare, |
|
nessuna industria da lanciare, |
|
nessun mercato da esplorare: |
|
soldi per soldi. |
|
Adrenalina pura. |
|
Perché c’è il brivido, continuo. |
|
Il brivido del rischio. |
|
Quello che non fa dormir la notte, |
|
perché Philip Lehman |
|
orma non chiude occhio |
|
da quando |
EMANUEL |
nel suo incubo |
|
la capanna di Sukkoth |
|
porta davanti un’insegna gigantesca |
|
con su scritto HOLDING. |
|
“So che non vi interessa, |
|
ma il mio consiglio, se vi va una volta di sentirlo, |
ROBERT |
è finirla, signor padre: tutto qui. |
|
Finirla con la corsa all’impazzata, |
|
con i prestiti a chiunque |
|
finirla con i titoli a valanga |
|
finirla con la Lehman Corporation |
|
O volete far finta di non accorgervi?” |
|
“Non è il tuo turno, Robert.” |
PHILIP |
“D’accordo: voi diversamente da me, |
ROBERT |
me lo dite sempre, |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 126
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
avete conosciuto l’America da piccola.
Avete visto mio nonno
sommare gli zero virgola,
e mio zio contare chicchi di caffè.
Ma questo che vuol dire?
Questo che c’entra?”
“Non è il tuo turno, Robert.” |
PHILIP |
“Solo perché l’America è stata povera, |
ROBERT |
dobbiamo ingozzarci ora senza sosta? |
|
Noi siamo come un’automobile |
|
che però non ha i freni |
|
-e voi lo sapete- |
|
ma pur sapendolo, signor padre, |
|
la fate facendo salire su su su |
|
in cima a una montagna |
|
solo perché il motore è forte |
|
solo perché il motore è un bolide |
|
e resiste –eccome!- |
|
resiste benissimo allo sforzo… |
|
Ma io vi chiedo: |
|
arrivato lassù in cima |
|
come farete a scendere senza freni?” |
|
“Non è il tuo turno, Robert.” |
PHILIP |
“Eppure dovreste saperlo |
ROBERT |
che nessuna salita dura in eterno: |
|
c’è sempre la discesa, dopo.” |
|
“Non è il tuo turno, Robert.” |
PHILIP |
“Davvero: |
ROBERT |
non so come fate a dormire sereno.” |
|
La mattina presto |
HENRY |
ogni giorno |
|
come stamattina |
|
Philip Lehman |
|
per cavalcare l’onda |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 127 |
|
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15 |
|
arriva in Wall Street |
|
col sorriso in faccia. |
|
Compra un giornale |
EMANUEL |
ogni mattina |
|
dal ragazzo italiano |
|
che strilla all’incrocio. |
|
Col sorriso in faccia. |
|
Beve un caffè |
MAYER |
servito al banco |
|
sfogliando il giornale |
|
leggendo le cifre |
|
del mercato azionario. |
|
Col sorriso in faccia. |
|
Solomon Paprinskij |
SOLOMON |
a quell’ora è già pronto, |
|
tutte le mattine |
|
come stamattina |
|
in piedi sul filo |
|
teso |
|
dritto |
|
“Salve signor Paprinskij!” |
|
“Salve mister Leh….” |
|
E’ come se il tempo |
|
si fosse bloccato. |
|
In quel momento. |
|
Stop. |
|
Alt. |
|
Fermo. |
Solomon Paprinskij
per la prima volta
ècaduto giù
ècaduto a terra.
La caviglia storta,
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 128
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
si è rotta
slegata
per sempre
ma suo figlio Mordechai
con gli occhi verdi
è già sul filo
è saltato
cammina
in equilibrio
leggero
aereo
perfetto
come se Solomon
non fosse caduto
come se Solomon
non fosse crollato
E’ giovedì 24 ottobre.
Dell’anno 1929.
PHILIP
ROBERT
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 129
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo I
Ruth
Teddy HENRY
èil primo agente di borsa a farsi fuori.
Si spara in bocca alle 9:17 del mattino nei bagni di Wall Street.
E’ fuggito, Teddy. Se l’è data a gambe appena ha capito
che di là in sala contrattazioni all’improvviso
tutti vendono vendono vendono
- ma che diavolo succede oggi? vendono
vendono
- che c’è oggi nell’aria?
Da anni, ormai: aumentare valore, crescere il prezzo,
questo gli hanno insegnato, più costa più è forte,
più costa più è grande, più costa più è festa, sì va bene, d’accordo,
ma se poi all’improvviso qualcuno vende? Teddy è fuggito.
Si è chiuso in bagno. Proiettile.
Grilletto.
Fuoco.
Sparo.
Sparo! ROBERT
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 130
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
E partono veloci i cavalli in corsa!
Tutti schierati, allineati,
nessuno per ora stacca,
col numero uno Nelson, secondo Davis, terzo Sanchez, quarto Tapioca, quinto Vancouver, sesto…
il cavallo di Bobbie Lehman è il numero 6, il purosangue, Wilson, dodici trofei,
dodici gare,
dodici podi,
dodici volte Bobbie Lehman seduto sugli spalti, abito bianco cravatta bianca, candido
col cannocchiale,
senza agitarsi, compassato
neanche quando Wilson col numero 6 stacca,
come suo solito,
e inarrestabile
inarrestabile
inarrestabile
taglia il traguardo,
Wilson vince
Wilson vince
Wilson vince
Bobbie sorride.
Nient’altro. Sorride.
“Sa che le scende un po’ di sangue dal labbro?” |
RUTH |
“Prego, signorina?” |
ROBERT |
“Ho detto che ha una goccia di sangue, qui, sul lato della bocca.” |
RUTH |
“Io? Sì?” |
ROBERT |
“Lei, certo. Come si fosse morso le labbra.” |
RUTH |
“Io non mi mordo le labbra.” |
ROBERT |
“Mi permette di toglierla?” |
RUTH |
“Toglierla?” |
ROBERT |
“Col mio fazzoletto: se le scende, macchierà il vestito… Posso?” |
RUTH |
“Se è necessario.” |
ROBERT |
“Urgente.” |
RUTH |
“Prego.” |
ROBERT |
“Ecco fatto.” |
RUTH |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 131
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
“Lei è cortese, signorina: le sono debitore.” |
ROBERT |
“Sarò anche cortese ma non signorina.” |
RUTH |
“E’ sposata? Conosco suo marito?” |
ROBERT |
“Jack Rumsey, ex-marito.” |
RUTH |
“Mi dispiace.” |
ROBERT |
“Non dispiace a me. Viva il divorzio. Festeggio ancora.” |
RUTH |
“Esplicita.” |
ROBERT |
“Realismo, puro realismo. Anzi, mi offra da bere.” |
RUTH |
“Sono atteso alla premiazione.” |
ROBERT |
“E’ il suo cavallo che ha vinto?” |
RUTH |
“Così pare.” |
ROBERT |
“Accidenti, lei è Robert Lehman?” |
RUTH |
“Fino a prova contraria.” |
ROBERT |
“Lo credo bene che si morde la labbra.” |
RUTH |
“Non mi mordo affatto le labbra.” |
ROBERT |
“Oh se lo fa, lo fa tantissimo.” |
RUTH |
“Si sbaglia.” |
ROBERT |
“E il sangue sul labbro?” |
RUTH |
“Un caso.” |
ROBERT |
“Scommettiamo?” |
RUTH |
“Non scommetto mai.” |
ROBERT |
“Mi fa ridere! Vengo con lei alla premiazione?” |
RUTH |
“Non è permesso.” |
ROBERT |
“Scherza? A voi Lehman è permesso tutto, da mordersi le labbra in giù.”RUTH
“Le ho già detto che…” |
ROBERT |
“Non si ripeta: è noioso. Andiamo alla premiazione.” |
RUTH |
“Ma se mi chiedono…” |
ROBERT |
“Se le chiedono chi sono dica Ruth Lamar.” |
RUTH |
“Ruth Lamar.” |
ROBERT |
“Ecco, fermo: lo vede che si morde le labbra? Ho vinto io.” |
RUTH |
Vernon |
EMANUEL |
è il secondo agente di borsa |
|
a farsi fuori. |
|
Si spara nel cervello alle 10:32 del mattino |
|
alla sua scrivania |
|
secondo piano di Wall Street. |
|
Da quando è cominciato |
|
questo giovedì d’inferno |
|
che tutti vendono all’impazzata, |
|
Vernon non si è fermato un attimo, |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 132
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
non si è perso d’animo:
i suoi titoli per ora ancora reggono,
c’è un crollo, sì, ma è del 3%,
per resistere basta rassicurare
dire che se tutti gli altri cadono,
si possono fare un attimo dopo grandi affari, basta rassicurare, sì, rassicurare, accendi un’altra sigaretta, Vernon,
il crollo adesso è del 5%,
non è una grande perdita il 5%,
accendi un’altra sigaretta, Vernon,
legge i numeri sul tabellone:
Goldman Sachs è in perdita di 30 milioni, accendi un’altra sigaretta, Vernon,
controlla le sue azioni: meno 15% in neanche mezz’ora,
rialza gli occhi al tabellone,
Goldman Sachs perde 40 milioni,
accendi un’altra sigaretta, Vernon,
controlla le sue azioni: meno 25%,
così non mi rialzo,
così non mi rialzo,
Goldman Sachs perde 50 milioni,
accendi un’altra sigaretta, Vernon,
meno 27%
meno 30%
meno 34%
così non mi rialzo,
così non mi rialzo,
accendi un’altra sigaretta, Vernon,
apre il cassetto,
meno 37
proiettile,
meno 38
così non mi rialzo
meno 40
grilletto
meno 44
fuoco
meno 47
Meno 4, meno 3, meno 2, meno 1… RUTH
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 133
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Taglio del nastro: Evviva!
Applausi di tutta la sala.
Mostra di Pittura Collezione Lehman.
Bobbie Lehman è a suo agio,
Bobbie l’intenditore
Bobbie l’esperto
abito bianco cravatta bianca,
ha appena elogiato i poteri del chiaroscuro, Applausi di tutta la sala. E a fine conferenza
fila di complimenti al signor Lehman,
che stringe le mani, saluta, alle signore fa il baciamano.
Ruth Lamar è alle sue spalle,
fuma la sua Philip Morris:
anche quelle le finanzia Lehman Brothers.
“Sai che quando parli in pubblico ti tremano le dita?”
“Lasciami salutare le persone: buonasera signora Thornby.” |
ROBERT |
“Eppure è così: ti tremano le dita, ti ho osservato, lo faccio ogni volta.” |
RUTH |
“Mi dà fastidio che gli altri ti vedano guardarmi.” |
ROBERT |
“Come se non lo sapessero.” |
RUTH |
“Abbassa la voce. Per molti sei ancora una donna sposata.” |
ROBERT |
“Divorziata.” |
RUTH |
“Non lo sanno. Buonasera signor Guitty.” |
ROBERT |
“Ecco: vedi che ti trema la mano?” |
RUTH |
“Perché non sono tranquillo, tutto qui. Ho 37 anni, non voglio pensino che faccio
il ragazzino con…” |
ROBERT |
“Con la signora Rumsey.” |
RUTH |
“Abbassa la voce. Buonasera signora Downs.” |
ROBERT |
“Allora sposami.” |
RUTH |
“Prego?” |
ROBERT |
“Sposiamoci, accidenti. L’ho fatto già una volta, so che non si muore.Tanto è |
|
solo uno scambio d’anelli, né più né meno. Però, ti avverto, pretendo come |
|
minimo un viaggio in Europa.” |
RUTH |
“Sei una donna po’ esigente, non ti pare?” |
ROBERT |
“Sono una donna pratica, bello mio. Quindi avanti: sì o no?” |
RUTH |
La mattina del giovedì nero |
MAYER |
Gregory è il terzo agente di borsa a farsi fuori |
|
con un colpo di pistola. |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 134
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Peter è il quarto.
Jimmy è il quinto.
Dave è il sesto.
Fred è il settimo.
Mitch l’ottavo.
Sono scesi dal tram,
come tutti i giorni,
sono entrati alla Borsa,
come tutti i giorni,
hanno aperto i listini,
come tutti i giorni
e lì il disastro,
come se sul tram
-quello che prendono ogni mattina il capolinea non fosse a fine corsa ma saltasse fuori
così d’un tratto
“tutti fuori: scendere, capolinea” Capolinea?
Capolinea.
Wall Street è piena di folla, e ne arrivano altri, laggiù,
-capolinea -
e altri e altri e altri ancora
questi vogliono i loro soldi
- capolinea -
e altri e altri e altri ancora
questi vogliono i loro soldi
fuggono
Gregory, Peter, Jimmy, Dave, Fred, Mitch fuggono
questi vogliono i loro soldi
proiettile
grilletto
sparo
Che bei botti fanno
questi petardi e fuochi artificiali
scoppiati qui per strada
per festeggiare gli sposi!
Bobbie Lehman e Ruth
RUTH
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 135
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
in automobile
fotografi e curiosi
al 7 west 54°Street
dai finestrini della Studebaker
salutano con la mano.
“Questa gente ha tempo da buttare.”
“Sono i dipendenti della banca, Ruth.” |
ROBERT |
“Ancora peggio: ti odiano e vengono a salutarti.” |
RUTH |
“Non credo di essere odiato.” |
ROBERT |
“Nessuno schiavo ama il negriero.” |
RUTH |
“E non credo di essere un negriero.” |
ROBERT |
“Tu sei il vice del negriero.” |
RUTH |
“E il negriero sarebbe mio padre.” |
ROBERT |
“Non posso dirlo?” |
RUTH |
“Ormai l’hai detto.” |
ROBERT |
“Il mio è realismo, Bobbie, sano realismo.” |
RUTH |
“Il mondo non è sempre orrendo come sembra a te.” |
ROBERT |
“Infatti è molto peggio.” |
RUTH |
ROBERT |
|
“Guarda quel bambino col cartello: c’è scritto GRAZIE MISTER LEHMAN.” |
|
“Non è per te, Bobbie: è di certo per tuo padre.” |
RUTH |
“Prego?” |
ROBERT |
“Ogni volta che si cita tuo padre, batti il ciglio.Vorrà pur dire qualcosa.” RUTH
“Che c’entra ora mio padre?” ROBERTRUTH
“L’immortale Philip. Quando dicono GRAZIE MISTER LEHMAN è solo per lui.”
“Sei una donna terribile.” |
ROBERT |
“Sono dell’Illinois.” |
RUTH |
Hubert è il nono agente di Borsa |
HERBERT |
a farsi fuori a Wall Street |
|
il giovedì nero. |
|
Bill è il decimo. |
|
Peter l’undicesimo. |
|
Si buttano di sotto |
|
dai piani alti del palazzo. |
|
Si buttano di sotto |
|
a fine giornata |
|
quando è chiaro che niente è come prima. |
|
Hubert sale di corsa le scale fino all’ultimo piano. |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 136
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Bill arriva al quarto.
Peter spalanca una finestra.
Hubert sul cornicione.
Bill sul parapetto.
Peter sul davanzale.
E giù.
E giù.
E giù.
“Giù di quanto, Bobbie?” |
RUTH |
“Ti ho detto di non chiedermelo.” |
ROBERT |
“Non ho diritto di sapere?” |
RUTH |
“La banca non è cosa tua, Ruth.” |
ROBERT |
“Certo: tenetevela stretta.” |
RUTH |
“Ti prego di non intrometterti.” |
ROBERT |
“Perché invece che una donna non hai sposato la banca?” |
RUTH |
“Sta crollando tutto, ti chiedo di capire.” |
ROBERT |
“Sta crollando tutto e io devo star zitta e buona? Qui dentro valgo meno che un
soprammobile.” |
RUTH |
“Non l’ho mai detto.” |
ROBERT |
“Ma l’ho capito adesso. Quanto avete perso?” |
RUTH |
“Tanto.” |
ROBERT |
“Quanto?” |
RUTH |
“Milioni.” |
ROBERT |
“Lo voglio sapere.” |
RUTH |
“Non sono autorizzato.” |
ROBERT |
“Ho o non ho il cognome Lehman?” |
RUTH |
“Ma tu non sei una Lehman!” |
ROBERT |
“D’accordo, Bobbie, tutto chiaro: noi due divorzieremo presto.” |
RUTH |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 137
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo II
Rainbow
All'appuntamento |
PHILIP |
-all'ora stabilita - |
|
mancano tre minuti. |
|
Philip Lehman si pettina le tempie, |
|
dietro le sue spalle |
|
appesa al muro |
|
la targa con su scritto |
|
GRAZIE MISTER LEHMAN. |
|
Bussano alla porta. |
|
Ci siamo. |
|
“Avanti.” |
|
Bobbie entra, chiude la porta, |
|
si siede. |
|
“Ti ascolto, Robert.” |
|
“Prego?” |
ROBERT |
“Dimmi tu. E non risparmiarmi niente.” |
PHILIP |
L'orologio sulla parete: assordante. |
|
Bobbie prende un bel respiro. |
|
Philip intreccia le dita. |
|
“La situazione è questa, signor padre: |
ROBERT |
delle nostre consociate, dodici hanno dichiarato fallimento. |
|
I fondi di investimento sono azzerati. |
|
Abbiamo perso otto volte quello che era previsto. |
|
Il mercato dei titoli è bloccato, |
|
J.J.Riordan si è sparato ieri notte |
|
e la United States Bank annuncia bancarotta.” |
|
“Ti ascolto, Robert: la tua previsione.” |
PHILIP |
“La mia previsione, signor padre?” |
ROBERT |
“La tua previsione.” |
PHILIP |
PHILIP |
ROBERT |
PHILIP |
ROBERT |
ROBERT |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 138Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15 |
“Lo Stato darà la colpa della crisi alle banche. Molte falliranno, non reggeranno al colpo,
anche perchè le industrie iniziano già a chiudere,
se le industrie chiudono non daranno indietro i prestiti, senza i soldi dei prestiti, le banche salteranno.”
“E' possibile che Lehman Brothers fallisca?”
“Non lo posso escludere.”
“Va' avanti.”
“Le prime banche che andranno in crisi le lasceranno crollare a picco, senza muovere un dito:
lo Stato ha bisogno di far vedere che non ci aiuta.
Dirò di più, se posso permettermi, penso che sia nostro interesse che alcune banche chiudano:
daranno la sensazione che il caos è al culmine, ma da domani sembrerà un ricordo.
Ecco perchè sconsiglio di aiutare banche in crisi:
se chiederanno prestiti a Lehman Brothers, neghiamoli.
Lo Stato farà lo stesso, vedrete: e dirà che erano mele marce.
Dopo questo primo momento, però, io credo,
lo Stato avrà bisogno di banche forti, che stiano in piedi, perchè senza banche non c'è ripresa.
Quindi sono convinto che se Lehman Brothers sopravvive al primo mese, non ci faranno fallire, e ne usciremo più forti.”
“E quale sarà il prezzo?” |
PHILIP |
“Le banche non saranno più libere: |
ROBERT |
lo Stato ci vorrà controllare, |
|
metteranno regole, norme, limiti. |
|
Da oggi a pochi mesi l'economia si fermerà, |
|
i disoccupati cresceranno, |
|
il sistema adesso va incontro alla paralisi.” |
|
“Per quanto tempo?” |
PHILIP |
“Tre, quattro, forse cinque anni.” |
ROBERT |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 139
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
“E cosa intendi fare per salvarci?” |
PHILIP |
“Io?” |
ROBERT |
“Tu, Bobbie.” |
PHILIP |
L'orologio sulla parete: assordante. |
ROBERT |
Philip guarda fuori dalla finestra. |
|
Ed è in questo momento |
|
che inizia a piovere. |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 140
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo III
Noach
Piove a dirotto |
GLUCKSMAN |
sull’insegna |
|
“Glucksman Marble Lamps” |
|
appesa |
|
sulla facciata di mattoni grezzi |
|
in questo angolo ungherese |
|
di Manhattan |
|
dove un ragazzino di sei anni |
|
con le gote come due meloni |
|
prova a vendere ai passanti |
|
gli scarti della fabbrica. |
|
Lampade artigianali. |
|
Il moccioso ci sa fare, certo. |
|
Prende di nascosto |
|
tutto quello che suo padre butta. |
|
Poi ci scrive sopra un prezzo |
|
e lo rivende come fosse nuovo |
|
di nascosto: |
|
eccolo, sul marciapiede. |
|
Oggi sta lì da ore |
|
col suo ombrello, |
|
ma nessuno si è fermato. |
|
Nessuno ha voglia di comprare, |
|
quando piove a dirotto. |
|
Piove a dirotto anche |
PETERSON |
sull’insegna di ferro |
|
“24 Hour Diner” |
|
in questo angolo |
|
un po’ greco |
|
di Nebraska |
|
dove l’unica attrazione |
|
è una tavola calda |
|
aperta 24 ore al giorno, |
|
tavola calda greca |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 141
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
gestita da immigrati,
aperta una decina di anni fa
dal signor Petropoulos…
pardon: Peterson (cambiar nome è meglio).
Suo figlio Pete
seduto al banco del ristorante
fa i compiti di scuola:
i quaderni puzzano un po’ d’olio,
ma chi se ne importa
perché suo padre
ha deciso di fargli imparare la matematica facendo i conti della cucina. Quanto spendo.
Quanto guadagno.
Materia prima.
Olio olive pane spezie.
Incassi.
Mattina sera pranzo cena.
“Ieri abbiamo guadagnato 40 dollari,
35 se contiamo la corrente elettrica.
Problema: quandto guadagneremo di meno, oggi, visto che ci sono meno clienti tutte le volte che piove a dirotto?”
Appunto, piove a dirotto. |
HENRY |
Anche fuori dalla finestra di Bobbie Lehman |
|
che in testa ormai |
|
ha solo una maledetta Arca. |
|
Si fa presto a dire “un’Arca”. |
ROBERT |
Perché mai Noach deve costruire un’Arca? |
|
Va bene salvare l’umanità, |
|
va bene sopravvivere al diluvio, |
|
ma perché mai proprio su una nave? |
|
Bobbie Lehman le odia le barche. |
EMANUEL |
Preferisce di gran lunga gli aerei. |
|
Li adora. |
|
Perché l’aereo si stacca da terra, |
|
l’aereo si allontana, |
|
l’aereo si lascia tutto alle spalle, |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 142
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
se ne va, lassù,
dimentica tutto,
è milla miglia sopra i campi di battaglia…
Perché Noach il patriarca doveva salvare gli uomini |
ROBERT |
-e già non è cosa da poco- |
|
ma almeno aveva una famiglia. |
|
Bobbie nossignore. |
|
Bobbie a casa ha un campo di battaglia. |
|
Ruth non ci sta a fare la moglie del patriarca. |
|
Ruth vuole essere lei, il patriarca. |
|
Non le va a genio che Bobbie salvi il mondo, |
|
e torni la sera dicendo “l’Arca procede”. |
|
“Procede, certo, e io sto qui a fare la statua.” |
RUTH |
“Saprai tutto, a suo tempo.” |
ROBERT |
“Quando?” |
RUTH |
“Quando lo sapranno tutti.” |
ROBERT |
“Ma per chi mi hai preso?” |
RUTH |
“Calmati.” |
ROBERT |
“Qui dentro valgo meno che un soprammobile.” |
RUTH |
“Non l’ho mai detto.” |
ROBERT |
“Ma l’ho capito adesso.” |
RUTH |
“Ruth…” |
ROBERT |
“Sta’ attento, Bobbie, sta’ molto attento: penso al divorzio.” |
RUTH |
Dura vita quella del patriarca. |
ROBERT |
Bobbie ci prova, certo. |
|
Ma non è un caso che da qualche mese |
|
le dita delle mani |
|
gli tremano di continuo |
|
“Ci hai fatto caso, Bobbie?” |
RUTH |
si morde le labbra di continuo |
ROBERT |
“Lo fai ancora, Bobbie?” |
RUTH |
gli suda la fronte di continuo |
ROBERT |
“Asciugati la fronte, Bobbie.” |
RUTH |
la lingua gli si attacca sul palato di continuo |
ROBERT |
“Non ti senti bene, Bobbie?” |
RUTH |
e dal palato non si stacca |
ROBERT |
non si stacca |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 143 |
|
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15 |
|
non si stacca |
|
non si stacca |
|
Tant’è. |
PHILIP |
Tocca a te, caro Bobbie. |
|
A te e a nessun altro, Bobbie. |
|
Quindi avanti, Bobbie. |
|
Con impegno, Bobbie. |
|
Un giorno le acque scenderanno, Bobbie. |
|
E allora, vedrai Bobbie, l’umanità dirà “Grazie, mister Lehman!” |
|
Ecco. |
ROBERT |
Appunto. |
|
C’è anche questo. |
L’umanità dirà “Grazie, mister Lehman!”
Ma quale mister Lehman?
Perché Noach il patriarca doveva salvare gli uomini
-e già non è cosa da poco- |
|
ma almeno non aveva concorrenza. |
|
Noach non aveva un cugino Governatore. |
HERBERT |
E l’America tutta |
ROBERT |
già da ora |
|
in coro |
|
“Grazie, mister Lehman!” |
|
“Grazie, mister Lehman!” |
|
“Grazie, mister Lehman!” |
HENRY, MAYER, EMANUEL |
No, Bobbie, non sei tu. |
|
Non dicono a te. |
|
Torna a inchiodare l’Arca. |
|
E non distrarti, Bobbie |
|
perché ormai sul pianeta terra |
|
piove piove piove |
|
diluvia |
|
ininterrottamente. |
|
Sono fallite trentasei banche, o non lo sai? |
|
Vuoi essere tu la trentasettesima? |
|
Goldman Sachs ha perso 120 milioni di dollari. |
|
Un americano su cinque è licenziato. |
|
Quest’Arca, Bobbie, dov’è? |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 144
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
“Finalmente sei tornato a casa, Bobbie.” |
RUTH |
“Ruth, non sono stato a divertirmi.” |
ROBERT |
“Cosa vorresti dire, scusa? Che io ho giocato tutto il giorno?” |
RUTH |
“Non ho detto questo.” |
ROBERT |
“Ti si legge in viso.” |
RUTH |
“Oggi ho fatto un accordo con la Schenley Distillers.” |
ROBERT |
“Sarebbe?” |
RUTH |
“Distillerie. Ora che bere è tornato legale…” |
ROBERT |
“Vuoi salvare l’America facendola sbronzare?” |
RUTH |
“Ruth…” |
ROBERT |
“Ho sentito alla radio un discorso di tuo cugino.” |
RUTH |
“Ah sì?” |
ROBERT |
“Idee chiare, parole giuste, concetti forti.” |
RUTH |
“Io vado a letto.” |
ROBERT |
“Di già?” |
RUTH |
“Buonanotte.” |
ROBERT |
“Mi sento una donna sola, Bobbie.” |
RUTH |
“Accendi la radio e ascolta mio cugino.” |
ROBERT |
“Anche tuo padre ha detto che è bravo.” |
RUTH |
Già. |
ROBERT |
Altro problema. |
|
Occorre dire che Noach il patriarca non aveva padri? |
|
Bobbie invece sì. |
|
“Figlio mio, non vorrai davvero spendere i soldi della banca |
PHILIP |
per finanziare televisori?” |
|
“Ognuno ne vorrà uno in salotto.” |
ROBERT |
“Ne sei sicuro, Bobbie? Vuoi salvare l’America coi televisori? |
|
Devi stare attento a non fare passi falsi.” |
PHILIP |
“Un televisore in ogni casa: io e Ruth ne abbiamo già uno.” |
ROBERT |
“Hai visto, Bobbie? Guarda: tuo cugino Herbert è in Germania.” |
RUTH |
“Io al suo posto non sarei andato.” |
ROBERT |
“Ma cosa diavolo dici?” |
RUTH |
“Adolf Hitler non mi piace.” |
ROBERT |
“Lui non è in Germania per Hitler.” |
RUTH |
“Ah no?” |
ROBERT |
“Herbert porta il saluto dell'America all'Europa democratica.” |
RUTH |
ROBERT |
“Non gli basta dirigere New York? Vuol fare il Governatore di Berlino?”
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 145 |
|
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15 |
|
“Tu lo invidi, credo.” |
RUTH |
“Io vado a letto.” |
ROBERT |
“Di già?” |
RUTH |
“Buonanotte.” |
ROBERT |
“Mi sento una vedova, Bobbie.” |
RUTH |
“Guarda mio cugino in televisione.” |
ROBERT |
“Domani chiederò il divorzio.” |
RUTH |
“SEPARAZIONE D’ORO, FRA RUTH LAMAR E IL CUGINO DEL |
HERBERT |
GOVERNATORE LEHMAN”. |
|
Già, il Governatore. |
|
Non divorzia lui. |
|
perché Herbert Lehman è felicemente sposato. |
|
Da anni e anni e anni. |
|
Lui e sua moglie Edith, in coppia, fanno da esempio all’America. |
|
“Grazie mister Lehman.” |
|
No, Bobbie, non dicono a te. |
ROBERT |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 146
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo IV
Golyat
Quando una vasca da bagno è piena, |
HENRY |
apri lo scarico |
|
e in un attimo si svuota. |
|
Così andò con il diluvio universale: |
|
a un certo punto Hashem aprì lo scarico |
|
e l’acqua se ne andò. |
|
Bobbie il patriarca |
|
gli va dato atto |
|
ce l’ha fatta. |
|
Non avrà costruito un’Arca, |
|
ma la sua barca a remi è stata a galla. |
|
Poi l’acqua ha preso a scendere |
|
Ed eccoci ancora coi piedi per terra. |
|
Strana cosa calpestare il suolo |
ROBERT |
dopo che quasi quasi te l’eri scordato. |
|
Sarà per questo che Bobbie non dorme? |
|
O meglio, dorme e si sveglia, di soprassalto. |
|
Nel suo sogno sempre uguale |
HENRY, EMANUEL, MAYER |
c’è un gorilla gigantesco |
|
appeso sulla cima |
|
di One William Street, |
|
proprio lassù |
|
sopra l’insegna Lehman Brothers. |
|
Passano gli aerei, |
|
i preferiti di Bobbie, |
|
e il mostro li afferra come moscerini, |
|
li stritola e li scaraventa a terra, |
|
poi si batte il petto |
|
assordante |
|
e sta per distruggere ogni cosa |
|
-la banca di famiglia!- |
|
quando una fanciulla |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 147
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
bionda
esce da una finestra HENRY, EMANUEL, MAYER
ed è talmente bella
talmente donna
che il gorilla
ipnotizzato
si arresta
la guarda
la prende in palmo di mano
la carezza
Ecco, è a questo punto
che di solito Bobbie compare,
giù per strada,
svolta l’angolo di un isolato,
èarmato di una fionda e cinque pietre lisce
mira dal basso contro il mostro, sa che lui può, può, può ucciderlo, con tutta la forza che ha
tende la fionda e lancia
ma la pietra cade lì a nemmeno un passo allora ricarica la fionda
mira dal basso
sa che lui può, può, può ucciderlo, tende la fionda
e lancia
ma la pietra si frantuma in pezzi e di nuovo
di nuovo ancora
Bobbie trema
tutto sudato
la lingua incollata al palato
grida, grida, terrorizzato,
grida alla ragazza che salti giù,
lui la salverà,
subito, ora, salti giù
perchè il mostro è pazzo
e la farà a pezzi come i suoi aeroplani,
grida Bobbie, grida,
ROBERT
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 148 |
|
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15 |
|
sempre più forte, |
|
“Salta giù, Ruth! Salta giù, Ruth!” |
|
Ruth. |
RUTH |
Seconda moglie. |
|
Stesso nome. |
|
Sposata dopo un mese dal divorzio. |
|
HENRY, EMANUEL, MAYER |
Perché Hashem vide che Adamo voleva una compagna, la creò dalla sua costola
e disse che era cosa buona.
Ruth Owen. |
RUTH |
Già sposata, Ruth. |
|
Con tre figlie, Ruth. |
|
Ottima famiglia, Ruth. |
|
Sua madre ambasciatrice. |
|
Suo padre uomo di partito. |
|
“In famiglia siamo tutti democratici, Bobbie caro, sai?” |
|
“Davvero Ruth cara?” |
ROBERT |
“Democratici fino all’osso, Bobbie caro.” |
RUTH |
“Fino all’osso, cara Ruth?” |
ROBERT |
“Democratici come tuo cugino Herbert!” |
RUTH |
Bobbie sorride. |
ROBERT |
Non può dire cosa pensa. |
|
“Evviva mio cugino Herbert.” |
|
“Evviva il New Deal!” |
|
Non è male avere appoggi in politica, |
HERBERT |
ora che la vasca è senza acqua |
|
e di nuovo si calpesta il suolo. |
|
Perché senza politica, |
|
Bobbie l’ha capito, |
|
non c’è banca. |
|
Senza politica non c’è industria, |
|
senza politica non c’è economia. |
|
Che puoi farci, Bobbie? |
|
Prendine atto, è così. |
|
Che colpa hai tu |
|
se tuo cugino Herbert e il suo amico Roosvelt |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 149
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
hanno messo regole dovunque?
Non si può licenziare.
Non si può sfruttare.
Non si può sottopagare.
Bel capolavoro: così che cavolo di fine fa l’industria?
“In famiglia siamo tutti democratici, Bobbie caro, sai?”
ROBERT
RUTH
Fine del lavoro nero.
HERBERT
Fine manodopera d’assalto.
Garanzie garanzie per tutti.
“Democratici fino all’osso!”
Niente più libertà, tutto controllato.
RUTH
HERBERT
Diritti, diritti,
contratti, contratti,
assicurazione, vecchiaia, malattia,
“Grazie mister Lehman!”
Grazie di cosa?
RUTH
ROBERT
Così non c’è più impresa.
Se non c’è impresa non c’è banca.
Se non c’è banca non c’è Lehman.
Sarebbe questo il New Deal?
Era meglio il vecchio: costava meno.
“Democratici come tuo cugino Herbert!” Bobbie sorride.
RUTH
ROBERT
Non può dire cosa pensa.
“Evviva mio cugino Herbert.”
“Sbaglio o a volte ti tremano le labbra, Bobbie?”
RUTH
La verità
è che appena Hashem ha svuotato la vasca
là sotto non c’era più il pianeta terra.
C’era un altro mondo.
Irriconoscibile.
C’erano cuochi greci
e artigiani ungheresi
che mandano i figli a studiare economia.
Nelle Università.
GLUCKMAN, PETERSON
Appena Hashem ha svuotato la vasca
là sotto è venuta fuori una specie di foresta
HENRY, EMANUEL, MAYER
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 150
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
piena di mostri e di gorilla.
Uno di questi, gigantesco,
-tutto fatto di contratti, malattia, vecchiaia e di diritti-sta attaccato alla facciata della banca -la banca di famiglia!-
e sta per buttar giù tutto.
Quindi Bobbie |
MAYER |
demolita la scialuppa |
|
si è messo la corazza di David |
|
e in mano la sua fionda. |
|
Imparare a uccidere, questo ci vuole. |
|
Altro che Arca. |
HENRY, EMANUEL, MAYER |
Soprattutto ora, |
|
soprattutto adesso, |
|
che finalmente ha smesso di piovere |
|
ma ha iniziato a grandinare. |
|
C’è una bella differenza |
EMANUEL |
fra pioggia e grandine, |
|
perché la pioggia bagna |
|
ma la grandine colpisce, ferisce, ammazza, |
|
viene giù dal cielo come pietre |
|
e in un battibaleno |
|
ha distrutto Pearl-Harbor. |
|
L’ha detto il notiziario radio. |
GLUCKMAN, PETERSON |
L’hanno sentito in un ristorante greco |
|
e in una fabbrica ungherese. |
|
Per cui Lehman Brothers investirà, sissignore, in guerra. |
|
Tanto per cominciare gli aerei. |
ROBERT |
Gli aerei, certo, quelli del sogno, |
|
quelli che il mostro accartoccia con un dito. |
|
Vogliamo o non vogliamo battere Golyat? |
HENRY, EMANUEL, MAYER |
E sia: milioni. |
|
Aviazione ultramoderna? |
ROBERT |
E sia: milioni. |
HENRY, EMANUEL, MAYER |
Caccia bombardieri? |
ROBERT |
E sia: milioni. |
HENRY, EMANUEL, MAYER |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 151 |
||
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15 |
||
Missili ad alta tecnologia? |
ROBERT |
|
E sia: milioni. |
HENRY, EMANUEL, MAYER |
|
D’ora in poi David avrà un aiuto dal cielo. |
||
E poi? Poi contro un mostro non si può sparare sassi. |
||
Qui ci vogliono armi, truppe, carri armati, |
||
da spedire laggiù lontano |
||
in Europa in Normandia, |
||
contro i tedeschi |
||
perché da un po’ di mesi |
||
il gorilla del sogno |
ROBERT |
|
ha sopra la bocca un paio di baffetti. |
||
HENRY, EMANUEL, MAYER |
||
E siccome la strada dall’America a Berlino non è poca, |
||
Lehman Brothers fornisce carburante. |
||
Petrolio a fiumi. |
||
Halliburton. |
||
Petrolio a fiumi. |
||
Kerr McGee |
||
Petrolio a fiumi. |
||
Ecco, ora è tutto pronto. |
ROBERT |
|
Bobbie ha la sua fionda armata. |
||
Sta volta vincerà il suo sogno. |
||
Corre verso il mostro, |
HERBERT |
|
svolta l’angolo dell’isolato, |
||
si ferma davanti al palazzo |
||
e… |
||
Ma che significa questo? |
||
C’è un altro David |
HERBERT |
|
al posto suo, |
||
già in posizione, |
tende la sua fionda,
e non fa a tempo neanche a mirare
che una folla di gente
scende per strada
e lo porta in trionfo:
“Grazie mister Lehman!”
“Grazie mister Lehman!”
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 152
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
No, Bobbie, non dicono a te.
Mentre lui lo portano in trionfo
tocca a te uccidere il bestione.
RUTH
Nella Torah tutto è più semplice.
HERBERT
David non aveva un cugino democratico che sta sui giornali con Winston Churchill.
David non aveva una moglie democratica
RUTH
che guarda Herbert in televisione
“Tuo cugino Herbert, me lo sento, lo faranno senatore.”
“E perché non Presidente?”
“Potrebbe.”
“Tranquillamente.”
“Tu non trovi, Bobbie?”
“Io vado a letto, Ruth.”
“Sei invidioso di tuo cugino?”
“Affatto.”
“Non condividi la sua battaglia?”
“Del tutto.”
“Noi siamo sempre stati democratici, fino all’osso.”
“Non ne dubito.”
“Se si candidasse al Senato non lo voteresti?”
“Buonanotte.”
“Non potrei mai avere un marito di colore opposto.”
“Prego?”
“Divorzierei, senza rimpianti.”
ROBERT
RUTH
ROBERT
RUTH
ROBERT
RUTH
ROBERT
RUTH
ROBERT
RUTH
ROBERT
RUTH
ROBERT
RUTH
ROBERT
RUTH
Ma quel che è peggio
è che nei Testi Sacri
David
riesce a uccidere Golyat,
una buona volta
lo vide cadere, giù stecchito: eccome.
HENRY, EMANUEL, MAYER
Mentre il mostro appeso là in alto
nossignore
di morire non ne vuol sapere.
Prova, Bobbie.
Prova, ancora.
Riprova Bobbie.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 153
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Con più forza, ancora.
Prova, Bobbie.
Prova, ancora.
Riprova Bobbie.
Con più forza,
con più forza,
con più forza,
con più forza!
Niente da fare.
E se invece che una fionda |
ROBERT |
provassimo una bomba atomica? |
|
Finanziare la fionda con la F maiuscola. |
PHILIP |
Idea niente male, Bobbie. |
|
Questa volta GRAZIE MISTER LEHMAN |
|
potrebbero dirlo a te. |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 154
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo V
Shivà
Oggi -ειρηνικά!- si festeggia. |
GLUCKMAN, PETERSON |
Non è un passo da nulla: |
|
dal contare le olive e i capperi |
|
a laurarsi con pieni voti. |
|
Questo passo Pete Peterson l’ha fatto. |
|
Laurea alla Northwestern University, Illinois. |
|
Anche la famiglia Glucksman festeggia |
|
perché loro figlio Lew |
|
a forza di corsi serali |
|
si è preso anche lui il suo foglio di carta, |
|
ebbene sì, ce l’ha fatta. |
|
Non si può non festeggiare. |
|
La famiglia Lehman |
EMANUEL |
invece non festeggia: |
|
è in lutto. |
|
Familiari. |
Solo loro.
Nessun altro è ammesso.
Sono venuti da tutta l’America
Perché in tutta l’America ormai
i Lehman sono sparsi.
I parenti stretti dovrebbero star seduti
su sedie addossate alle pareti
dovrebbero aspettare
salutare
ringraziare
e star lì tutto il giorno.
In realtà non lo faranno.
Così vorrebbe il rito antico,
quello che ormai è superato.
Neanche la barba
si sono lasciati crescere,
la barba del lutto,
di Shivà e sheloshim,
la barba incolta come usava là in Germania, un secolo fa,
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 155
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
prima che partissero quei tre fratelli
che ora stanno dentro una cornice,
e poi chissà se Rimpar
dopo la fine di Hitler
sta ancora in piedi
o l'hanno rasa al suolo.
Direbbe il rito di non uscire per una settimana. |
MAYER |
Figurarsi! Come se l'economia si fermasse ad aspettare. |
|
C'è mezzo mondo da rimetter in piedi, e pensa a tutto l'America. |
|
Lehman Brothers ormai firma contratti su tutta la terra, |
|
perchè la guerra è stata un business |
|
ma ancor di più lo sarà ricostruire. |
|
Direbbe il rito di non preparare cibo: |
EMANUEL |
chiederlo ai vicini, riceverlo e basta. |
|
Figurarsi! Come se la servitù fosse in vacanza. |
|
Direbbe il rito di strappare un abito, |
MAYER |
farlo a pezzi appena rientrati |
|
dopo la sepoltura |
|
al vecchio cimitero. |
|
Figurarsi! Sono cose di folklore, |
|
o al meglio cose da rabbini, |
|
cose che fanno quegli ebrei |
|
venuti in America da poco, |
|
quelli scappati dall'Europa |
|
dove a essere ebreo ti uccidevano nei campi. |
|
Li vedi subito, li riconosci, quegli ebrei, |
|
perfino da come stanno seduti al Tempio. |
|
Perchè se sei americano, hai l'America dentro, |
|
e se sei europeo ti si legge in faccia. |
|
Gli ungheresi, per esempio. |
|
Gente un po’ con la campagna dentro, ecco, |
|
gente che usa l’ascia |
|
e non mangia: sbafa, |
|
infatti ha grandi pance |
|
e gote come due meloni, |
|
poi si rizza in piedi |
|
e fa quei riti strani da ebrei d’Europa. |
|
Gli ungheresi! |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 156
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Ora che sono sangue americano, i Lehman, |
EMANUEL |
chi se li ricorda i riti dell'Europa? |
|
Ebrei riformati, ci tengono a dirlo. |
|
Che è come dire “Facciamo a modo nostro”. |
|
E nel modo nostro non si strappano i vestiti. |
|
Il Qaddish però sì. |
|
Quello l’hanno recitato, |
|
mattina e sera, |
|
tutta la famiglia, |
|
da quando è cominciato il lutto. |
|
La sede della banca in One William Street |
PHILIP |
oggi nonostante tutto resta aperta. |
|
Sì, perché si dà il caso |
|
che ormai alla Lehman Brothers |
|
si decida tutto nel lunch del lunedì, |
|
cioè un bel pranzo |
|
di tutti i partners. |
MAYER |
E i partners hanno deciso |
|
a maggioranza: 3 minuti di silenzio, per tutto il personale. |
|
Niente di più niente di meno: |
|
c'è il mondo intero che ci sta a guardare, |
|
l'America è una grande azienda |
|
e Wall Street non può dormire |
|
perchè la terra gira intorno al sole |
|
e sui mercati non fa mai buio. |
|
Lo sanno bene, i partners. |
|
Loro che in aereo si fanno su e giù il pianeta, |
EMANUEL |
rappresentando se stessi e Lehman Brothers, |
|
perché i partners sono quelli |
|
semplicemente |
|
che nella banca |
|
ci hanno messo i soldi, |
|
talmente tanti |
|
che un pezzo di fatto è loro. |
|
Percentuale. |
|
Frazione della torta. |
|
Paul Mazur, Jhon Hertz, Monroe Gutman |
|
e una decina d’altri |
|
niente sangue Lehman |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 157
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
azionisti
uomini d’affari
niente sangue Lehman
chiamati dentro
invitati dentro
perché una banca è una banca
e vuole i capitali.
Giusto: i capitali.
Oggi alla Borsa
le bandiere staranno a mezz'asta.
Chissà se qualcuno ci farà caso.
Per chi non lo sapesse, PHILIP Philip Lehman è morto.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 158
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo VII
Migdal Bavel
Lee Anz Lynn è la nuova moglie di Bobbie.
La precedente ha divorziato un anno fa.
Il Fortune scrisse
“Divorzio a sei cifre per il cugino del Senatore Lehman.”
Ma stavolta Bobbie ci fece una risata
perché adesso a Bobbie interessa altro.
Giusto ieri, ieri sera,
Bobbie era in Arabia.
45 milioni di dollari solo l’anno scorso
per il petrolio degli sceicchi.
Con loro Bobbie si guarda negli occhi,
parla di arte e di cavalli arabi,
invita i principi
sul suo cabinato di 144 piedi
ormeggiato nella baia di Long Island.
Dopodomani
Bobbie sarà in Perù,
dove si scavano altri pozzi
e dopo il Perù a Sumatra.
Sul suo Boeing 707
rimbalza Bobbie
come una biglia
da una parte all’altra
che il mondo è piccolo
come un tavolo da biliardo,
e se oggi gioca a golf con Eisenhower
domani avrà il suo cocktail,
sì, a Singapore.
E oggi?
Inaugurazione!
Sede nuova di Parigi.
Guy de Rotschild in prima fila.
Francesi,
tedeschi,
olandesi,
ungheresi.
Ungheresi?
LEE ANZ
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 159
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Visti qui, così, eleganti,
sotto questi lampadari
gli ungheresi non sembrano gente di campagna gente con l’ascia e le grandi pance.
Ma si sa: Parigi dà nuova luce a tutto.
Respirare, a pieni polmoni. Sugli affari Lehman Brothers non tramonta mai il sole. L’economia è spostarsi, solo questo, l’economia è aeroporti, alberghi, hotel,
eaerei
aerei aerei aerei
Noi siamo Lehman Brothers a Tokyo siamo Lehman Brothers a Londra siamo Lehman Brothers in Australia siamo Lehman Brothers perfino a Cuba ebbene sì
fra i comunisti
perché chi è che traffica in banane e insieme alle banane
manda armi e munizioni?
Bobbie Lehman
ha tutto il mondo
dentro il palmo della mano.
Sarà per questo che la mano trema?
O non è forse per il sogno che Bobbie fa ogni notte?
C’è One William Street,
il palazzo dove un tempo
stava appeso quel gorilla.
Ma di mostri non c’è traccia.
Anzi.
Una folla di affaristi, finanzieri, tutti incravattati e con valigia fa la fila per entrare. Arabi, francesi, giapponesi,
brasiliani e peruviani
EMANUEL, MAYER
PHILIP
LEE ANZ
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 160
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
tutti hanno appeso al collo
un gran cartello
con su scritto
“Grazie mister Lehman”
e stavolta Bobbie è tutto per te,
HERBERT
solo per te, |
|
che da quando tuo cugino si è ritirato |
|
non c’è altro Lehman sulla piazza. |
|
Bobbie infatti sorride, |
ROBERT |
sorride e respira, a pieni polmoni, |
|
perché lui sta lassù, |
|
nell’attico, |
|
all’ultimo piano, |
|
dove si tocca il cielo, |
|
e da lassù chiama tutti a salire. |
|
Quando arrivano là in cima, |
EMANUEL, HENRY, MAYER |
tutti incravattati e con valigia
Bobbie alza un dito
e mostra a tutti il cielo:
se metteranno una sull’altra le valigie
-quelle valigie piene di titoli e contratti-
sono talmente tanti
che di valigie faranno una scala
una torre
sopra One William Street
una torre altissima immensa
e da lassù, da lassù in cima,
Lehman Brothers
dominerà la terra.
Ecco, è allora
che quell’esercito
tutti quanti
incravattati e con valigia
annuisce soddisfatto,
si inginocchiano
uno dopo l’altro
e mettono giù la loro valigia,
fanno il basamento
poi sopra
poi sopra
perfettamente
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 161
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
ma quando si arriva della torre al terzo piano… |
|
…qualcosa più non torna |
ROBERT |
e “metti la valigia qui!” |
|
"¿Aquí dónde?" |
VOCI REGISTRATE |
“Im Laufe meiner! S’il vous plait.” |
|
"عض يت ب ي ق ح ان ه!" |
|
"ان ه ؟ن يأ" |
|
"ىل ع ىدم يدل ب!" |
|
"Pon la maleta aquí!" |
|
"Por encima de mi!" |
|
"ここに私のスーツケースを入れて" |
|
"ここどこ" |
|
"私のオーバー" |
|
"Путь мой чемодан здесь!" |
|
"Вот где?" |
|
"Только через мой!" |
|
“把我的手提箱在这里” |
|
“在这里呢” |
|
“在我的” |
|
E ogni notte |
LEE HANZ |
quando la torre di valigie crolla |
|
Bobbie si sveglia terrorizzato. |
|
E non si riaddormenta. |
|
Il primo tentativo |
EMANUEL, MAYER? |
l’ha fatto coi telefoni. |
|
Investimento di milioni: |
|
International Telephone & Telegraph Corporation. |
|
Milioni di miglia di cavi telefonici |
|
stesi come fiumi sul pianeta terra: |
|
dopo aver riempito il mondo di televisori, |
|
ora riempiamolo ancora di più di telefoni. |
|
Comunicare, people. |
ROBERT |
Comunicare. |
|
E vuoi vedere che a forza di telefonate |
EMANUEL, MAYER? |
troviamo il modo di parlare una lingua sola? |
ROBERT |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 162
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Niente da fare. |
HENRY |
Nel sogno di Bobbie |
|
semplicemente |
|
la torre non è più fatta di valigie |
|
ma di telefoni che squillano, squillano, |
|
in continuazione |
|
e siccome nessuno |
|
sa come si dice “fateli smettere!” |
|
i telefoni squillano |
|
squillano |
|
VOCI REGISTRATE |
|
"اهل ع ج ف قو ت!" |
|
"بجأ ىل ع ف تاه لا!" |
|
«Répondre au téléphone!" |
|
"Сделать их остановить!" |
|
"Ответ на телефон!" |
|
"Odbierz telefon!" |
|
"彼らが停止してください" |
|
"電話に出なさい" |
|
"Sagutin ang telepono!" |
|
“让他们停下来” |
|
“接电话” |
|
E la torre finisce per crollare, sempre. |
ROBERT |
Fu così che nacque |
PHILIP |
coi soldi Lehman Brothers |
|
la Digital Equipment. |
|
Non perché Bobbie Lehman |
|
volesse seminare computer in America |
|
come aveva fatto coi televisori. |
|
No, niente del genere. |
|
Anche se questo disse ai partner |
|
nel lunch del lunedì |
|
dentro il ristorante francese |
|
all’ottavo piano di One William Street: |
|
Noi punteremo sui computer, signori. |
ROBERT |
Ma non i computer che si fanno adesso, |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 163
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
quelli che di spazio riempiono una stanza
e non funzionano se non c’è l’aria fredda come in frigo per cui chi ci lavora si ammala trenta volte l’anno.
Noi creeremo computer per tutti.
E con i computer creeremo un linguaggio per tutti, la lingua dei computer, sistemi operativi, moduli di calcolo per tutto il pianeta terra. Perché se tutto il mondo userà i computer,
tutti parleranno la lingua dei computer.”
L’era dei computer
fu aperta
da Lehman Brothers
per non far crollare la Torre di Babele.
HENRY
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 164
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo VIII
I have a dream
Intorno al tavolo,
tavolo di cristallo
cristallo lungo quanto tutta la stanza
sulle poltrone nere
sono seduti
tutti quanti
uno accanto all’altro
penna in mano
fogli per appunti
occhiali da vista
portacenere
sigarette sigari
bicchieri di liquore
Bobbie capotavola
gran completo
lunch del lunedì
ottavo piano One William Street
tutti seduti
abito scuro
i partner Lehman Brothers
non perdono parola
quando parla il Direttore Marketing.
ROBERT
“Io rifletto oggi qui con voi sul verbo comprare.
Comprare che vuol dire?
Vuol dire dare soldi in cambio di qualcosa.
Questo qualcosa ha un valore, il valore è un prezzo.
Il prezzo sono i soldi che mi dai.
Né più né meno.
Perfetto.
Se vuoi che la gente compri
devi dirle tutto il contrario.
Devi dirle che non sta comprando.
Devi dirle “io e te non facciamo uno scambio,
perché sei tu che stai vincendo,
io accetto questo prezzo a malincuore
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 165
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
ma tuttavia ebbene sì lo accetto |
|
anche se – si sappia – ci rimetto.” |
ROBERT |
Questa è la novità, signori. |
|
Questa è la linea del marketing. |
|
Dire a tutti che chi compra ci guadagna |
|
e chi vende sta perdendo. |
|
Marketing è |
|
dire a tutti che vinci se compri, |
|
se compri trionfi |
|
se compri mi batti |
|
se compri sei il primo. |
|
Marketing, signori, |
|
è far passare il concetto |
|
che solo chi compra vince la guerra, |
|
e siccome siamo tutti in guerra |
|
chi compra sopravvive.” |
|
Tutti seduti |
MAYER |
abito scuro |
|
i partner Lehman Brothers |
|
non perdono parola |
|
scrivono |
|
annuiscono |
|
sorridono |
|
ai partner Lehman Brothers |
|
intorno al tavolo cristallo |
|
questo discorso piace. |
|
“Se noi faremo entrare in testa |
|
al mondo intero |
|
che comprare è vincere, |
|
allora comprare vorrà dire vivere. |
|
Perché l’essere umano, signori miei, non vive per perdere. |
|
Vincere è il suo istinto. |
|
Vincere è esistere. |
|
Se faremo entrare in testa |
|
al mondo intero |
|
che comprare è esistere, |
|
noi romperemo, signori miei, |
|
quell’ultima vecchia barriera che si chiama “bisogno”. |
|
Il nostro obiettivo |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 166
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
è un pianeta terra
in cui non si compri più nulla per bisogno ma si compri per istinto.
O se volete, concludendo, per identità.
Solo allora le banche, signori,
diventeranno immortali.”
Straordinario. |
ROBERT |
Bobbie a capotavola sorride. |
|
E quando Bobbie sorride è un caso. |
|
Sorride Bobbie |
|
perché quando suo nonno Emanuel e i suoi fratelli |
|
fondarono la banca |
|
sognavano un impero di cotone e di caffè, |
|
e quando suo padre Philip |
|
la lanciò in Borsa |
|
sognava di treni e cherosene |
|
ma adesso |
|
adesso il piano è tutto un altro… |
|
qui si parla di vita eterna, gente, |
|
di dare un senso al mondo, |
|
non so se mi spiego |
|
I have a dream, yes |
|
I have a dream |
|
e il sogno |
|
è |
|
nientemeno |
|
che l’immortalità. |
|
Mentre tutto il mondo |
PARTNER o EMANUEL, MAYER? |
in questi anni ’60
ha il terrore di scoppiare
all’improvviso
per qualche nuova bomba nucleare
noi prendiamo la rincorsa
saltiamo il fosso
e voilà
non solo siamo dappertutto
ma ci saremo
d’ora in poi
in eterno.
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 167
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Lehman Brothers ci scommette.
“Voto a favore”
All’unanimità.
E avanti allora con il nuovo marketing:
l’importante è vendere,
l’importante è che le casse si riempiano,
l’importante è che la gente compri,
e se “Standard & Poor’s”
ci tiene il termometro fisso sotto il braccio
anche noi ce l’abbiamo un termometro
eccome
e sono i supermercati.
Super store.
Mega store.
Manifesti pubblicitari grandi come case.
E un fiume di soldi che scorre tutti i giorni
come un mare
un oceano
gigantesco
sterminato
di bandiere Coca-Cola
rosse
rosse
rosse come quelle della Russia
rosse come quelle della China
rosse come l’invidia
di tutta quella parte di pianeta
che sotto la falce
e sotto il martello
si rode
eccome
di non poter comprare
but I have a dream, yes
I have a dream
ed è di vendere prima o poi anche a voi,
vendere
vendere
vendere
a tutti quanti
carrelli pieni
ROBERT
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 168
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
consegna a domicilio
senza preferenze ROBERT
senza distinzioni
bianchi e neri
non deve più far differenza:
siamo tutti uguali
perché tutti abbiamo il portafogli
vendere
vendere
vendere
senza primi e senza ultimi
senza posizioni
uomini e donne
non deve più far differenza:
siamo tutti uguali
perché…
….perché tutti abbiamo un conto in banca I have a dream, yes
I have a dream
ed è che tutti i soldi d’ora innanzi siano uguali
sotto il sole e
non solo sotto il sole,
perché la NASA ci ha chiesto soldi per mandare un uomo sulla Luna: I have a dream, yes,
I have a dream
ed è far soldi anche lassù. Bobbie sorride.
Lehman Brothers in eterno. Poi si morde il labbro. Lehman Brothers in eterno. Bobbie hai capelli bianchi. Lehman Brothers in eterno. Ma dopo di me
con chi?
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 169
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo IX
Egel haZahav
Va bene |
HERBERT |
che i nostri militari |
|
non c’è giorno |
|
che non muoiano in Vietnam |
|
e tutti i giorni |
|
in televisione |
|
riprendono le bare. |
|
Va bene che John Fitzgerald Kennedy |
|
laggiù a Dallas |
|
è morto |
|
così davanti a tutti |
|
all’improvviso |
|
davanti agli occhi del mondo |
|
davanti agli occhi dell’America. |
|
E va bene che due settimane dopo |
|
Herbert Lehman |
|
pure lui |
|
è morto |
|
all’improvviso |
|
fatto sta |
|
che tutta questa morte nei dintorni |
ROBERT |
a Bobbie Lehman non fa più nessun effetto. |
|
Anzi: sorride. |
|
Sempre più spesso. |
|
Perché Bobbie alla fine si è convinto: |
|
lui non può morire, |
|
non lo riguarda, |
|
perché Hashem non può far morire |
|
chi guida un popolo eletto. |
|
A 74 |
|
sei giovanissimo, Bobbie Lehman. |
|
“Il cognome sì, lo so, è ungherese. |
GLUCKSMAN |
Non siamo vigliacchi come quelli che lo cambiano. |
|
E poi voi Lehman eravate ebrei tedeschi, lo so. |
|
Se voi eravate tedeschi, potrò essere io ungherese. |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 170
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
O gli ungheresi non le vanno a genio?
Se non le vanno a genio me lo dica e me ne vado, che qui in banca avrete pure una valanga di soldi ma io ho una valanga di idee,
e non le porto dove non mi piace.”
“Lei non fa sconti, mister Glucksman.” |
ROBERT |
“Si dice in giro che lei s’intende di cavalli; |
GLUCKSMAN |
bene, allora lo sa meglio di me |
|
che i cavalli forti sono quelli che scalciano.” |
|
“E questo cavallo che ho davanti |
ROBERT |
è in cerca di una scuderia?” |
|
“Una scuderia può darsi. Una gabbia no grazie.” |
GLUCKSMAN |
“L’ho cercata io, mister Glucksman, |
ROBERT |
perché la sua fama la precede: |
|
lei sembra il migliore trader |
|
che ci sia in America.” |
|
“Voi qui avete una divisione Trading?” |
GLUCKSMAN |
“Non ancora. |
ROBERT |
Ma vorrei aprirne appunto una, |
|
e forse vorrei che lei la dirigesse.” |
|
“Lei mi sembra che non sappia di cosa parla. |
GLUCKSMAN |
Guardi che quelli come me |
|
non fanno un mestiere da penna stilografica, |
|
non fanno cene di gala |
|
e non portano i polsini.” |
|
“Allora mi spieghi esattamente, per capire: |
ROBERT |
cosa fate voi traders.” |
|
“Stiamo davanti ai computer, mister Lehman, |
GLUCKSMAN |
con un telefono a quest’orecchio |
|
e un altro telefono sull’altro. |
|
Noi compriamo e vendiamo azioni |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 171
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
contemporaneamente
in dieci Borse in tutto il mondo
non solo a Wall Street,
noi compriamo dove conviene
e rivendiamo dove si guadagna,
spostiamo titoli e valori,
qualche centinaio al giorno,
anzi spesso
più che volentieri
noi facciamo in modo
che un titolo di merda,
uno scarto,
sembri un titolo potente
e quando vale il doppio
lo rifiliamo a chi ci casca.
Lei dirige una signora banca,
qui tutto brilla,
ci sono un pacco di soldi e tanta bella eleganza, noi invece facciamo il lavoro quello sporco dove contano solo i soldi e la furbizia. Una Divisione Trading
può farle fare milioni al giorno,
ma si tolga dalla testa di metterci in salotto:
noi siamo gente da sala attrezzi
e le buone maniere non sono roba nostra.”
“Mi ha convinto, mister Glucksman: |
ROBERT |
quando crede che potremmo cominciare?” |
|
“Per tirarle su una Divisione dal nulla |
GLUCKSMAN |
mi ci vogliono un paio di mesi. |
|
I traders li scelgo io, tutta gente sveglia. |
|
E poi le ripeto: |
|
non possiamo stare qui fra i suoi velluti. |
|
Ci dia un’altra sede e quella sarà casa nostra.” |
|
“E’ già pronta, se vuole, |
ROBERT |
a cinque minuti da qui, in Water Street. |
|
Vuole subito vederla?” |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 172
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Bravo Bobbie. |
PHILIP |
Morgan Stanley è una banca di vegliardi. |
|
Goldman Sachs è un ospizio a cielo aperto. |
|
Lehman Brothers no. |
|
Lehman Brothers avrà una Divisione Trading, |
|
sede distaccata in Water Street, |
|
impero d’Ungheria, |
|
lontano dai velluti, |
|
lontano dai polsini, |
|
qui tira un’altra aria |
|
che quando Paul Mazur |
EMANUEL |
partner anziano |
|
insieme a Bobbie |
|
ci ha messe piede |
|
per poco il vecchio Paul non sveniva per terra…. |
|
Ma Bobbie non risponde, no: |
ROBERT |
Bobbie sorride. |
|
Prende sotto braccio il vecchio, |
|
se lo trascina dietro |
|
nella divisione Trading… |
|
…stanzoni grandi come hangar |
EMANUEL |
tavoli di legno e plastica |
|
lunghi come banchi di droghiere |
|
e lampade lampadine |
|
schermi di computer |
|
uno accanto all’altro |
|
separati solo da pacchi di ciambelle |
|
quel che resta di take-away cinesi, |
|
lavagne elettroniche impazzite |
|
mazze da baseball |
|
guantoni da boxe |
|
ragazzi da ogni parte, |
|
in maniche di camicia, |
|
ridendo, correndo, |
|
urlando come pazzi |
|
con le gole e con le dita |
|
“Tokyo 654328 prendi 7” |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 173
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
“76579 colloca!”
“98754890 Saigon 14 lascia!”
“Francoforte 12668964 rilancia!”
“Sospendi 65479!”
“Colloca e raddoppia!”
…sul pavimento
manciate di foglietti
accartocciati come foglie
lattine di Coca Cola
portacenere fumanti di sigarette
e lassù
un uomo con le gote come due meloni,
che dirige l’orchestra dell’inferno intero
ma senza bacchetta,
piuttosto con un’ascia.
Dietro di lui |
GLUCKSMAN |
sulla parete |
|
la foto immensa |
|
di una negra nuda |
|
spalmata d’oro |
|
con su scritto |
|
“La Dea della Borsa.” |
|
Paul Mazur |
EMANUEL |
partner storico |
|
ha giurato che |
|
non metterà più piede |
|
a Water Street |
|
impero d’Ungheria |
|
e nel lunch del lunedì |
|
porterà ai colleghi |
|
tutto il suo disdegno. |
|
Ma la Divisione Trading |
PHILIP |
già dopo un mese |
|
ha già triplicato gli utili. |
|
Triplicare gli utili |
|
ai partners Lehman piace. |
|
Anche se là dentro |
|
in Ungheria |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 174 |
|
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15 |
|
si adora un’altra dea. |
|
Paul Mazur |
EMANUEL |
76 anni |
|
muore poco tempo dopo. |
|
Bobbie sorride: |
|
non è un suo problema. |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 175
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo X
Twist
Bobbie Lehman ha 78 anni. |
ROBERT |
E balla il twist. |
|
Ha passato la vita a tremare, |
|
che c’è di male |
|
se ora |
|
il patriarca |
|
ha una santa voglia |
|
voglia di ballare? |
|
Tutto il mondo balla il twist. |
|
Ballano i russi di Breznev |
|
e ballano i cinesi mentre giocano a ping pong, |
|
ballano gli arabi che ci vendono petrolio |
|
e ballano in Europa tenendosi per mano. |
|
Ballano in Giappone, senza soste, a ciclo continuo, |
|
ballano in America |
|
dove se non balli |
|
sei fuori dal giro. |
|
Ballano automobili, camion, motociclette, |
|
che se non hai le ruote ai piedi |
|
come fai a ballare? |
|
Ballano case, cottage, terratetti, villette, |
|
che ognuno deve avere un tetto |
|
per poter ballare! |
|
Ballano frigoriferi, frullatori, lavatrici, |
|
che la corrente elettrica |
|
dà la forza per ballare! |
|
Ballano cinema, televisori, antenne, |
|
che nessuno balla |
|
senza farsi guardare! |
|
Balla Lew Glucksman, |
GLUCKSMAN |
balla con un’ascia in mano, |
|
e va detto: eccome se sa ballare. |
|
Balla con tutta la Divisione Trading, |
|
infilata là dentro Water Street |
|
impero d’Ungheria, |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 176
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
dove quelli di One William Street
non mettono mai piede
anzi se possono
cambiano anche strada
perché quella roba
nossignore
quella bolgia
non è Lehman Brothers.
Peccato che però Lehman Brothers
balli il twist
saltellando sugli zeri
che l’Ungheria moltiplica a valanga.
Quindi balla Lew Glucksman,
balla il twist e la ciarda,
con le gote rosse come due meloni,
balla con i suoi computer
sempre accesi mattina e sera
fissi a elaborare
a buttar fuori zeri zeri zeri
che poi con gli zeri
ci pensiamo noi a ballare.
Bobbie Lehman ha 80 anni. |
ROBERT |
E balla il twist. |
|
ballano le tastiere dei computer |
|
ballano i calcolatori |
|
ballano le stampanti |
|
ballano quei nuovi assunti |
|
ragazzi sorprendenti |
|
che non ballano con uomini né donne |
|
ma coi numeri |
|
l’ultimo entrato in corsa |
|
balla Dick Fuld |
ALLIEVO? |
trent’anni e non li dimostra |
|
balla Dick Fuld |
|
ballerino provetto |
|
balla Dick Fuld |
|
che a ballare coi numeri è un maestro |
|
balla Dick Fuld |
|
attaccato al suo computer |
|
balla Dick Fuld |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 177
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
che balla coi milioni
balla Dick Fuld
fa piroette in borsa
balla Dick Fuld
ma solo in Water Street
balla Dick Fuld
e balla con Lew Glucksman
solo con lui
perché Dick odia le banche
e chiunque ne fa parte.
Bobbie Lehman ha 85 anni.
E ballando riesce a far ballare
anche chi non ne ha più voglia,
come i vecchi partners
di One William Street,
quelli che hanno scelto
di ballare un po’ il sirtaki
sopra il tavolo cristallo
e per farselo insegnare
hanno chiamato
Pete Petropulos
(pardon: Peterson)
greco
pardon: americano
Balla Pete Peterson
banchiere puro
balla con sua moglie Sally
balla con uno stipendio di 300,000 $
PETERSON
balla con la banca Lehman Brothers
che per lui è One William Street
e quella soltanto
lui non balla né con gli ungheresi
né con i loro pazzi
non balla con Lew Glucksman,
perché gli fa paura l’ascia,
non balla con Dick Fuld
che nel sirtaki
sembrerebbe un orso.
Peterson odia Glucksman,
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 178
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Glucksman odia Peterson,
la Banca odia la Borsa,
la Borsa odia la Banca,
ma ballano comunque
odiandosi
che l’importante è non fermarsi.
Bobbie Lehman ha 90 anni |
PHILIP |
e balla il twist. |
|
Lui lo sa che fermarsi |
|
ormai è vietato, |
|
che quando balli |
|
devi ballare |
|
finchè tu regge il fiato |
|
senza sosta |
|
senza respiro |
|
sempre più forte. |
|
Bobbie Lehman ha 93 anni |
ROBERT |
e balla il twist |
|
ne ha 100, anzi. |
|
Forse 140. |
|
Balla il twist, Bobbie, |
|
balla forsennatamente, |
|
forse non se n’è accorto |
|
che ballando il twist |
|
l’ultimo dei Lehman |
|
è morto. |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 179
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Capitolo XI
Squash
La targa sulla porta dell’ufficio
dice “Presidente”.
Stava un tempo
Sulla porta di Bobbie Lehman.
Ora indica un altro,
da dieci anni almeno.
Ora tutto appartiene
a lui,
al nuovo capo Lehman Brothers.
Eppure nell’aria
non c’è proprio niente di greco.
Il presidente Pete Peterson
siede al suo posto.
I giornali del mattino.
L’ordine degli incontri
previsti per il giorno.
Il più importante
però
è il primo.
Quando bussano alla porta,
Peterson si alza,
si ricompone la cravatta…
ed ecco il greco e l'ungherese:
uno davanti all'altro.
Uno alle sue spalle ha olive e capperi.
L'altro ha le lampade di marmo.
Uno è un banchiere perfetto.
L'altro è un trader d'assalto.
Uno è il Presidente Lehman Brothers.
L'altro manda avanti la miniera d'oro.
PETERSON
Il greco e l'ungherese:
uno davanti all'altro.
Silenzio lungo un secolo.
Peterson sorride.
Quand'era al Governo con Richard Nixon
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 180 |
|
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15 |
|
ha imparato a sorridere anche ai nemici, |
|
ha un dono perfetto, |
|
un sorriso a comando. |
|
Glucksman no, lui no. |
GLUCKSMAN |
Lui il sorriso non lo comanda affatto, |
|
e infatti sta lì, seduto, |
|
come un rinoceronte |
|
che punta col corno, |
|
e fa versi strani col naso |
|
perché come dice il suo pupillo Dick Fuld |
|
“L'economia si divide in cravatte e bestie, |
|
e siccome le cravatte non respirano |
|
è decisamente meglio essere bestie.” |
|
Peterson si ricorda bene |
PETERSON |
-stava al Governo con Nixon- |
|
si ricorda bene |
|
di quando gli Stati Uniti |
|
spalancarono i mercati cinesi |
|
mandando a Pechino |
|
una squadra di ping pong. |
|
Ora qui vuole fare lo stesso. |
|
O non è un'idea? |
|
Ping pong |
PHILIP |
greco ungherese. |
|
E sia. |
|
Pallina in campo. |
|
“Caro Glucksman, di cosa vuoi parlare?” |
PETERSON |
“Io? Di niente.” |
GLUCKSMAN |
“Eppure sei qui.” |
PETERSON |
“Sai perchè.” |
GLUCKSMAN |
“Lo intuisco.” |
PETERSON |
“Niente nascondino.” |
GLUCKSMAN |
“Come vuoi.” |
PETERSON |
“Parla chiaro.” |
GLUCKSMAN |
“Parla tu.” |
PETERSON |
“Sei il Presidente.” |
GLUCKSMAN |
“Lo sono.” |
PETERSON |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 181 |
|
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15 |
|
“Appunto.” |
GLUCKSMAN |
“Va' avanti.” |
PETERSON |
“Sei il capo ma non dovresti esserlo.” |
GLUCKSMAN |
Pallina fuori campo. |
PHILIP |
L'Ungheria ha risposto troppo forte. |
|
Peterson sorride. |
|
E' bravissimo a farlo. |
|
Uno a zero per la Grecia. |
|
Rimette la pallina in campo. |
|
“Caro Glucksman, che intendi dire?” |
PETERSON |
“Che ora basta.” |
GLUCKSMAN |
“Basta cosa?” |
PETERSON |
“Con i re di un tempo.” |
GLUCKSMAN |
“Io sarei re?” |
PETERSON |
“Sei Presidente.” |
GLUCKSMAN |
“Vuoi per caso...” |
PETERSON |
“Voglio la banca.” |
GLUCKSMAN |
Pallina fuori campo. |
PHILIP |
L'Ungheria è nervosa. |
|
Peterson sorride. |
|
E' bravissimo a farlo. |
|
Due a zero per la Grecia. |
|
Rimette la pallina in campo. |
|
“Caro Glucksman, non stai esagerando?” |
PETERSON |
“Nientaffatto.” |
GLUCKSMAN |
“Una banca è una banca.” |
PETERSON |
“Siamo noi che la mandiamo avanti.” |
GLUCKSMAN |
“Tu credi?” |
PETERSON |
“Ho i dati.” |
GLUCKSMAN |
“Io ritengo...” |
PETERSON |
“Ora basta.” |
GLUCKSMAN |
L'Ungheria butta via la racchetta. |
PHILIP |
Prende la palla, la schiaccia col tacco. |
|
Partita conclusa |
|
che il ping pong è un balletto |
|
e come direbbe il giovane Dick Fuld |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 182
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
“Lo squash, lui sì, che è uno sport da maschio.” Perfetto.
Ora il gioco lo comanda Glucksman.
E sarà squash, all'ultimo colpo,
dove vince chi schiaccia più duro..
“Quindi, Peterson, mi merito la banca.”
“La banca intera in mano alla tua truppa.” |
PETERSON |
“Sempre meglio della vostra muffa.” |
GLUCKSMAN |
“Non è meglio dividerci i ruoli?” |
PETERSON |
“Non mi basta la metà del piatto.” |
GLUCKSMAN |
“Vuoi sbafare la ciotola intera.” |
PETERSON |
“Pur di levarla ai topi banchieri.” |
GLUCKSMAN |
“E se la ciotola non fosse d'accordo?” |
PETERSON |
Palla persa dall'Ungheria. |
PHILIP |
Vantaggio per la Grecia. |
|
Peterson sorride. |
|
E' bravissimo a farlo. |
|
La palla è di nuovo in campo. |
|
“Dicevo, Glucksman, che non sei amato.” |
PETERSON |
“Vuoi dire dai partners? Me ne sbatto: vecchi.” |
GLUCKSMAN |
“E se quei vecchi ritirano la quota?” |
PETERSON |
“Non lo faranno, e se lo fanno pago.” |
GLUCKSMAN |
“Se ti lasciano in dieci, sarà un capitale.” |
PETERSON |
“Il capitale è in cassa, non sarà un danno.” |
GLUCKSMAN |
“Ma così ti troverai in ribasso.” |
PETERSON |
“Voglio la banca, voglio la tua poltrona.” |
GLUCKSMAN |
“Farmi da parte ti costerà milioni.” |
PETERSON |
“Dimmi quant'è, avrai domani i soldi.” |
GLUCKSMAN |
Punto a favore dell'Ungheria. |
PHILIP |
Ma ecco la Grecia |
PETERSON |
interrompe il gioco |
|
si prende la palla. |
|
“Voglio una fila di zeri |
|
e una percentuale sul tuo fallimento.” |
|
“Sarebbe? Meno discorsi.” |
GLUCKSMAN |
“Se dovrai vendere le quote Lehman Brothers, |
PETERSON |
se dovrai cederle pur di fare cassa, |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 183
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
io avrò di ogni vendita una percentuale.” |
|
“Che patto imbecille.” |
GLUCKSMAN |
“Affare fatto?” |
PETERSON |
“Fatto.” |
GLUCKSMAN |
“Lewis Glucksman, sei il nuovo presidente.” |
PETERSON |
Neppure un anno |
HENRY |
dopo quell'incontro |
|
Lehman Brothers |
|
l'immortale marchio |
|
era sul banco |
|
al migliore offerente. |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 184
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Epilogo
Monday Lunch
Intorno al tavolo, |
HERBERT |
tavolo di cristallo |
|
cristallo lungo quanto tutta la stanza |
|
sulle poltrone nere |
|
sembra il lunch del lunedì |
|
anche se è notte |
|
anzi |
|
fra poco l’alba. |
|
Dentro la stanza il silenzio regna. |
|
Sei uomini anziani. |
|
Aspettano la notizia. |
|
Henry è a capotavola. |
|
Spetta a lui, da sempre. |
|
Mayer Bulbe |
HENRY |
gli sta seduto accanto. |
|
Emanuel è un braccio, |
|
vuole agire, |
|
in giornate come queste |
|
di star seduto non se ne parla. |
|
Suo figlio Philip |
|
tiene un’agenda |
|
davanti agli occhi, |
|
la penna in mano, |
|
scrive frasi in stampatello. |
|
Bobbie Lehman |
|
seduto davanti a suo padre, |
|
gli trema di nuovo la mano, |
|
e si rimorde il labbro. |
|
Herbert il senatore |
|
rimette l’ora |
|
sull’orologio a pendola |
|
ma tanto qui il tempo |
|
è uno strano concetto. |
|
Henry ripiega in tasca il fazzoletto di cotone, |
|
poi guarda i fratelli: |
|
“E come si chiama? Scordo sempre il nome.” |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 185
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Nessuno risponde.
“Dico: chi è stato alla fine l’ultimo presidente?”
Philip sfoglia la sua agenda: |
ROBERT |
“Dick Fuld.” |
|
Mayer Bulbe fa una smorfia, |
MAYER |
stringe le spalle, |
|
è una patata lessa. |
|
Emanuel |
EMANUEL |
che era e rimane un braccio |
|
tira un calcio a una sedia |
|
e la getta nel mezzo. |
|
Bobbie sospira. |
ROBERT |
Herbert Lehman |
HERBERT |
si gratta la testa |
|
“Spero ancora che vorranno salvarla.” |
|
“Non vedo speranza.” |
PHILIP |
“Nel ’29 noi non salvammo nessuna banca.” |
ROBERT |
E di nuovo nella stanza il silenzio regna. |
HERBERT |
Sei uomini anziani |
|
aspettano la notizia. |
|
Squilla il telefono. |
|
Henry risponde. |
|
Fissa gli altri. |
|
Riattacca. |
|
“Un minuto fa, mi dicono, è morta.” |
HENRY |
Si alzano in piedi. |
|
Intorno al tavolo. |
|
Tutti. |
Di Stefano Massini, regia di Luca Ronconi – “Lehman Trilogy” - 186
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 2014/15
Faranno crescere la barba
nei prossimi giorni,
come dice il rito
Shivà e sheloshim,
rispetteranno la legge
com’è prescritto
in ogni precetto.
E mattina e sera
reciteranno il Qaddish
come usava a Rimpar,
laggiù, in Baviera.