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Fior di carciofo

“Leila, fior d’articiòch” Racconto di amicizie, di persistenti e talvolta ritrovati affetti. Poi,  all’improvviso, un risvolto di mistero. Una ancor giovane signora giunge un giorno nella casa di uno stimato professore universitario. Lei è sulle tracce di un padre mai conosciuto. Dispone però solo di un piccolo indizio che l’ha portata fin lì, proprio nella famiglia di quel docente suscitando un immediato, comprensibile scompiglio. La sua leggerezza, la sua  simpatia conquistano però un po’ tutti. Ma, al di là del sorriso, quel suo affanno persiste. C’è qualcuno però che nota una strana spilla sul suo vestito. E si accende un ricordo…

LEILA (fior d’articiòch)*

commedia in due atti di Antonino Cavaletto

Personaggi

Riccardo Fraschi Giordana            professore universitario

Eleonora                                         sua moglie

Leonardo Leonardi                        amico di famiglia

Giuliana                                          moglie separata di Leonardo

Umberto De Magistris                    un medico romano

Leila                                                sua sorella

PRIMO ATTO

Un interno borghese. Entra Nora che ha in mano una cartolina che osserva sorridendo e poi posa nel cestino della corrispondenza mentre squilla il telefono. ©¶

Scena I(Nora – Dino – Leo)

NORA> Pronto?... Sì…. Con chi parlo, scusi?... De Magistris?… Ah, lei è il collega…  Certo, mio marito è in casa, attenda. Dino! Dino!... Un attimo. (posa, va verso l’interno) Riccardo, Riccardino, vuoi venire per favore?

DINO> Che c’è, cara?

NORA> De Magistris...

DINO> Chi?

NORA> Il collega di Ubaldeschi…

DINO> Il collega… Oh cielo, me ne sono completamente dimenticato! Che testa! E sì che m’ero appuntato tutto sul….Va be’, ci penso io, da' qua. Pronto?... Buongiorno dottore… sì, sono io, son Fraschi Giordana…. Certo, il professor Ubaldeschi mi aveva detto che…. Ah, lei oggi è qui solo di passaggio…. Scusi solo un secondo. Nora, oggi qui non aspettiamo nessuno, vero?

NORA> No. Ah no, aspetta, tra un po’ sarà qui Giuliana. Sai, con Leo a Milano io…

DINO> Vedi di bloccarla. M’ero impegnato a ricevere ‘sto dottore,….non ricordo nemmeno più per cosa Cerca di capire: sto favore a Ubaldeschi non lo posso proprio negare. Prova a sentirla. (riprende) Allora, dottore, d’accordo…. Ah, con lei c’è sua sorella…. Ma no, nel caso ci penserà mia moglie a…  Diciamo fra un’ora? L’aspetto.... Ma si figuri, per me è un piacere. A più tardi.

NORA> “Si figuri… è un piacere…”. Cosa non faresti tu per la carriera!

DINO> (sfoglia il notes) Ma no! Si tratta solo… oh eccolo l’appunto. Va be’. Come dicevo, si tratta solo di un piacere ad un amico. Certo che se poi il professore si ricordasse di quella mi situazione, ricordi? E dai!

NORA> Sì, certo, purtroppo conosco il mondo. Ma ora tu va' a metterti in ordine. Io provo con Giuliana.(lui va, lei al telefono, squillo alla porta ©¶ esita, 2° squillo,©¶)Arrivo!(va) Oh, Leo, ma… come mai tu qui? Oggi non eri a Milano?

LEO> Fino a due ore fa, certo. (bacio)Ma poi ho pensato a te e… voilà eccomi. (posa sul tavolo un libro, accenna a togliersi il soprabito) Posso?

NORA> Ma sì, certo, da' qui. (osserva il soprabito bagnato) Ma… sta piovendo?

LEO> Qualche goccia. Anche se certi fulmini verso le montagne fanno presagire...

NORA> Scusa, ma ero convinta che ti fermassi in sede. La telefonata di ieri…

LEO> Vero. Ma per fortuna in mattinata sono riuscito a sganciarmi, per cui…

NORA> Siedi allora. Io chiamo Dino. (esita) Oh, purché si tratti di cosa breve…

LEO> Perché? Avete qualche impegno? In tal caso io…

NORA> Ma no, è che m'hai colto di sorpresa. Credevo che tu dovessi solo firmare…

LEO> Le mie dimissioni. Solo che non ho avuto modo di presentarle.(cellulare©, , Eh, no, basta!  Ora esagera. Mi rifiuto di rispondere.

NORA> Che succede?

LEO> Nulla, è la Luisa, la direttrice di sede di Milano. Sono giorni che mi perseguita. E tutto a causa di quella… selezione,

NORA> Selezione?

LEO> Ma sì, quella mattina ho dovuto sostituire io un candidato che s’era rotto una gamba proprio la vigilia. Gli altri concorrenti erano lì in attesa. E che ti inventa quella? Senza chiedere perché fossi lì mi ordina di prender io il posto vacante.

NORA> Così? Su due piedi? Ma tu avrai pur spiegato…

LEO> Ci ho provato. Aveva però curato lei l’organizzazione e quell'assenza avrebbe creato problemi.  L’emergenza peraltro era evidente e così…  Insomma avrei poi chiarito io la questione direttamente con il presidente

NORA> Un favore… che però rimanda di una settimana la tua sognata pensione.

LEO> Fosse lì il problema! C’è un guaio più serio. Perché... (ride) ho vinto io la gara.

NORA> Cosa? Tu… tu hai vinto?! Fantastico!

DINO> (si affaccia) Scusa, cara… Oh, Leo, già qui? Ben tornato. Allora? Missione compiuta?

NORA> Altro che! Saluta il vincitore. Ora addirittura direttore, immagino.

LEO> Ma no…. Mica son matto.

NORA> Ma tu hai vinto, no?

LEO> (si alza) Sì, ma… Diciamo allora così: io ho solo garantito il regolare svolgimento di un concorso! Chiaro che, di fronte a test così elementari, non potevo non rispondere. E neanche immaginare, quando mi son trovato di fronte alla commissione, che il mio modo di propormi, di ironizzare fosse la chiave giusta. Quando però alla fine ho chiarito a Luisa il motivo della mia presenza  è scoppiato un tal putiferio… (osserva le cartoline nel cestino)

DINO> E allora?

LEO> Allora?! Cavoli loro! Certo, mi hanno chiesto di rifletterci. (alza una cartolina) Ohilà. Questa è mia, Milano tre giorni fa. Il “Cenacolo di Leonardo”...

DINO> Fammi capire. Vuoi dire che a quella stessa commissione tocca ora il compito di trovare una soluzione alternativa? È così? Mentre… sì, dico, se tu volessi…

LEO> Cosa? Dino! Sono stati giorni di vera tortura. Non vedo l’ora di uscirne.

DINO> Ah. Luisa, hai detto. Se ricordo lei è… sì, quella bella dirigente con cui tu…

NORA> Dino!

LEO> Ma no, acqua passata quella. (ride) Devo però dire che l’amica mi è piaciuta quando, invitata dal presidente ad accompagnarmi a cena in un certo... ristorantino… lo ha fulminato con un “No, signore. Noi abbiamo già dato!”.

NORA> Brava! Bella e pronta risposta. Eh sì, perché voi uomini siete proprio…

DINO> Cara! In certe situazioni si è sempre in due.

LEO> E comunque se con lei ci fu simpatia, fu solo all’insegna d'una bella amicizia.

NORA> Bella? Perché non dici 'affettuosa'? Se penso a quanto ne patì Giuliana.

DINO> Nora! Noi non possiamo intrometterci, lo sai. I rapporti tra Leo e Giuliana…

LEO> Lascia che dica. Però, Nora, non dimenticare che a quel tempo io e mia moglie eravamo già separati, giudiziosamente separati da un bel po’ d’anni.

NORA> E tali siete rimasti. Separati che da un'eternità non si rivolgono la parola!

DINO> Nora, ti prego! Loro restano tutt’e due nostri carissimi amici. Non sempre i caratteri riescono a conciliarsi. Giuliana, lo sappiamo, è persona concreta,  decisa, mentre lui…. Be’, è inutile parlare di te, no? Come ti definivi? Ah sì: io sono l’interprete della leggerezza. Scusa. Io direi piuttosto dell’evanescenza.

LEO> Tutto svanisce. E allora: afferra l’attimo. La vita è così fuggitiva.

NORA> (scuote il capo poi a Dino) Caro ricorda che non hai tanto tempo per…

DINO> Vado, vado. Consenti però, Leo, una domanda. Ma davvero rifiuterai anche quest’ultima opportunità? Pensaci! Se non è un segno del destino… insomma  nel giorno delle dimissioni ti si presenta, inaspettata, l’occasione della vita!

LEO> Ma no! E’ l’azienda che è in crisi! E che fa? Ristruttura, riduce, ridimensiona! E reinventa pure le “strategie”. Che passano attraverso quelle “inutili” selezioni.

DINO> Che però tu hai vinto. Perché, di’ quel che vuoi ma quegli esami tu li hai superati. Riflettici! Cosa ti costa? E così, tanto per sapere, a quale maggior grado aziendale saresti stato promosso?

LEO> Ma che ne so.... Il ruolo, dicono, è quello di “ambasciatore”, un giramondo che partecipa a convegni, manifestazioni turistico-culturali. Insomma, tentano, inutilmente, di rilanciare l’immagine della “gloriosa!” ___________________________________________________________________________________________________________United Touring System.

DINO> Ma qui c’è un’opportunità unica per chi - ricordi? - ama percorrere il mondo!

NORA> Ha ragione! Vorresti rinunciare a una proposta così su misura per te?

LEO> Be’… una certa tentazione non posso negare di averla avuta. Solo che l’ambasciatore deve avere una compagna, moglie o cos’altro sia. E io…

NORA> Già, tu in questo momento non hai nessuna su cui puntare.

DINO> Ma figurati se lui non ha uno straccio di…. È che non ha ambizione, lui quella non l’ha mai avuta.  A  lui (il libro), interessano le poesie di Garcia Lorca!

LEO> (canzonatorio)Vero. E con questo?

DINO> Ma sì, fa' quel che vuoi. Però, sapessi la rabbia…. (Nora indica l’ora) Sì, vado, Nora, vado! Vedi, Leo, per una volta almeno mi piacerebbe vederti nel mondo delle persone normali, di quanti si battono per i propri obiettivi… sì, anche per la deprecata carriera. Basta, ci rinuncio. Nora, pensaci tu. Chissà che non ti riesca di convincerlo questo… tanghero. Occasioni così! Va be’, vado di là. (a Leo) E tu, Leo, quando capirai che nella vita…. Mah! (esce)

Scena II(Leo – Nora – alla fine Giuliana)

LEO> Perché s'arrabbia? (pausa) Comunque, se avete ospiti è meglio che io…

NORA> Ma no. Quello che lo attende è un impegno - non so di che genere - con un dottore di Roma che oggi si trova di passaggio in città. Piuttosto, che ore sono?

LEO> Le tre e un quarto. Perché?

NORA> Senti, non possiamo rinviare a stasera una più tranquilla riflessione su…

LEO> Non vedo proprio cosa ci sia da riflettere. L’offerta non m’interessa.

NORA> Ma non capisci che ha ragione Dino?! (pausa) Solo che ora anch'io…. Vedi, ero sicura che tu oggi fossi a Milano. Per cui per una volta, di sabato….

LEO>Hai invitato Giuliana? Ecco una ragione decisiva per togliere l’incomodo.

NORA> Non fare lo sciocco. Punto primo: lei non lo merita. E poi non è ancora qui. Su, fammi capire. Ti preoccupa solo la questione di questa… compagna.

LEO> Nora, qui non si tratta di trovare una signora... così, una tra tante, ma di una donna che, oltre a certi requisiti, sia anche in vera sintonia con me.

NORA> E così ti arrendi? Tu che mi stai sempre a dire: “Ricordati, Nora, di vivere! Vivere le mille cose belle della vita!”. E tu ora vorresti non vivere il tuo destino.

LEO> (sorride) Destino? Ma è il tempo, Nora, che manca. Perché in soli 7 giorni…

NORA> Sono sufficienti. Basta volere. Stavo giusto pensando che avrei un paio di amiche (estrae un’agenda)… quei requisiti loro li avrebbero, solo che…

LEO> Che?

NORA> Che tu non sei libero. C’è lo scoglio di Giuliana.

LEO> Giuliana?!... Che c’entra adesso lei?

NORA> Siete separati. Solo separati, ricorda. E le mie amiche invece… (anulare)

LEO> Ma mica mi voglio sposare. Io ho solo bisogno, sùbito, di una signora che 'appaia'come moglie.

NORA> Certo. Poni però che ti faccia incontrare…. No, no, resta sempre Giuliana!

LEO> Lascia perdere quella.... Tu sai che noi due siamo felici, molto felici, solo se stiamo lontani. Credimi, Nora, una ben motivata rinuncia scritta e tutto finisce. Ora davvero ciao, vado, prima che arrivi.

NORA> Eppure lei… sì, lei ti potrebbe aiutare!

LEO> Giuliana? Scusa ma, pur dimenticando i mille dissapori, non vedo come…

NORA> Rifletti. Lei è in contatto con tante persone. Figurati se non ha tra le clienti quella che farebbe al caso tuo. Lei ti conosce, punterebbe alla persona giusta. In più, come commercialista.… Sai, in una vicenda delicata, tu sempre così distratto, poter contare su una persona che sappia metter giù postille e clausole…

LEO> Già, non ci avevo pensato…. Ma no! Basta che ci si incontri e subito noi…

NORA> Il rapporto sarà solo professionale. Lei valuterà il caso come quello d'un qualsiasi altro cliente. Vedrai, ti troverà la compagna ideale, magari (ride) perché no? l’anima gemella. (pausa, poi in tonoserio) E questo permetterà anche a lei…

LEO> A lei… cosa?

NORA> Be’, forse non toccherebbe a me dirlo, e poi non so neanche…. Ascolta: poniamo - è solo un’ipotesi - poniamo che lei abbia un altro, una cosa seria e…

LEO> Vuoi dire che Giuliana… ?

NORA> Insomma, pure lei, povera figliola, avrà diritto di rifarsi una vita. Sta passando un periodo poco felice. Pensa addirittura...  al ritiro dalla professione.

LEO> Giuliana si ritira?! (campanello)©¶

NORA> È lei. Io non ho detto nulla. Lei, vedrai, ti starà vicino. Oh, Giuliana, vieni.

Scena III(Giuliana – Leo – Nora)

GIULIANA> (spumeggiante) Chi starà vicino a chi?(pausa. Poi, spiacevolmente sorpresa)Leonardino! Che sorpresa! Dopo tanto tempo ritrovo il mio signore!

LEO> Ciao, Giuliana.

GIULIANA> (lo osserva, lo scruta, poi sarcastica) Incontrarsi e dirsi…. Oddio! Ma scusa, Nora, il gentiluomo non doveva essere…?

LEO> A Milano, sì. Ma c’è stato un problema e, come dicevo a Nora…

NORA> La quale Nora adesso deve andare. Aspettiamo ospiti e Dino ha bisogno...

GIULIANA> Un attimo! Che è questa novità? Non avevamo concordato che oggi…

NORA> Ho cercato di avvertirti ma nel frattempo è arrivato Leo e…

GIULIANA> Un impegno improvviso? Bene. Devo giusto fare delle commissioni...

LEO> Ma no, rimani. Io… ecco, sì, io avrei bisogno... Nora, possiamo rimanere?

NORA> Ma certo. Accomodatevi nello studio se preferite.

GIULIANA> No no, non è il caso, io vado. Davvero ho degli impegni da sbrigare.

LEO> Allora ti accompagno. Ho qui fuori la macchina…

GIULIANA> Tu non mi rivolgere la parola! Se devi uscire, te n’esci da solo. Chiaro?

NORA> Giuliana! Questa guerra continua…. Leo ti deve solo parlare. È una cosa importante, dài… su, eh?, vi lascio soli. (esce. Tra i due imbarazzo, poi lei…)

GIULIANA> Davvero mi devi parlare? Bene. Allora, dimmi.

LEO> Ecco… diciamo che tutto ha origine dalle dimissioni. Non le hanno accettate.

GIULIANA> Perché? L’età per la pensione ce l’hai, i 40 anni di lavoro anche...

LEO> No, no, nessuno contesta il mio diritto. È che mi hanno fatto… una proposta.

GIULIANA> Una proposta a te? Di carriera? (ride)Alla tua età? Non mi dire!

LEO> Sì, può sembrare strano. E io non ho fatto proprio nulla… anzi. Ma insistono. Ne ho parlato con Dino e Nora… e pure loro premono,mentre io…

GIULIANA> Tu? Tu ti defili, come da vecchia abitudine. Sei fatto così. E tuttavia complimenti per questo riconoscimento che premia… già, cosa premia? Non certo l’attaccamento al lavoro. Per 40 anni 9-13 16-19. Mai un minuto in più. Vuoi un consiglio? Un bel saluto, un sorriso e te ne vai. Con buona pace di quanti continuano a pensare che tu possa essere… quello che non sei.

LEO> Lo so, tu sei l’ultima a cui dovrei rivolgermi. Ma sei una commercialista, no?

GIULIANA> Veramente, ancora per poco. Ho altri progetti per il mio futuro.

LEO> Vuoi dire che… scusa, non sono cose… non volevo essere indiscreto.

GIULIANA> Che c’entra la discrezione? Passano gli anni, cambiano i punti di vista. È la vita, no? E non è certo a te poi che devo spiegare...

LEO> Tu… tu rinunci!... Proprio ora che volevo chiederti un aiuto professionale.

GIULIANA> Vuoi dire come… cliente? Sarebbe ben buffo. (pausa) Intendiamoci: se il caso dovesse rientrare nella mia competenza, non vedo perché no.

LEO> Accetti? Bene, molto bene. Grazie, Giuliana, qualche volta… sei anche cara.

GIULIANA> Cara? Eh eh, tu sai che certe parole tra noi.… E poi non ho detto che accetto. Dovrei esaminare la questione…. Va be’, dimmi: com’è la situazione?

LEO> Ecco… immagina… ipotizziamo che io… sì, che io mi debba sposare.

GIULIANA> Tu... ti vuoi sposare?

LEO> No, non ho detto che 'voglio', ma che mi 'debbo' sposare o, almeno…

GIULIANA> Oh, mica hai combinato qualche pasticcio?

LEO> Ma no! È solo che per quell’incarico ci vuole una coppia, quindi anche una signora. È un’iniziativa che mira a raccogliere dati con interviste, quiz… tutto per capire cosa davvero le persone si attendono da un viaggio, da una vacanza.

GIULIANA> (con ironia) Tu mi diventi psicologo? L’interprete dei desideri che si celano nell’intimo dei tuoi clienti? Scusa, ma sei alla violazione della privacy.

LEO> Cerca di capire. Il desiderio di vacanza spesso svela altri bisogni, esige incontri, riscopre il valore dei colloqui. Pensa, per dire, a una famiglia che si ritrovi in quell’unione sempre più rara dello stare insieme: padri, madri, figli…

GIULIANA> (angustiata) Famiglia? Quella che noi non siamo stati capaci…. No, Leo, non mi parlare di padri, di madri; soprattutto non mi parlare... di figli.

LEO> Scusa, Giuli, scusa! Dimenticavo le tue… le 'nostre' spine. (mano sulla spalla)

GIULIANA> No, non mi toccare! E soprattutto nessuna scusa, non lo sopporto. È che certe parole risvegliano dolori, rimpianti, cose del passato che…

LEO> Sono mortificato. L’eterno cretino che insegue le sue stupide parole.

GIULIANA> Su, cambiamo discorso. (pausa) Torniamo a questa… moglie.

LEO> Compagna… di’: compagna. Mia moglie sei tu, no?

GIULIANA> (ride) Ma non essere sciocco. Un contratto è un contratto. Lo si rompe se un’esigenza superiore lo impone. Qui c’è un affare, no? Che senso vuoi che abbia salvare… quel poco poi…

LEO> Quel tanto!

GIULIANA> Ma sì, quel che ci fu. (ride) Ohi, mica t'eri messo in testa che potessi essere io ad assecondarti nell’avventura? Leo, stiamo all’affare. Per cui… su, parlami di lei.

LEO> Ma non esiste una lei. E non è possibile farla esistere in così pochi giorni.

GIULIANA> Per capire…. (estrae l’agenda) Qual è il termine ultimo?

LEO> (si siede) Sabato prossimo, entro le 13, dovrò sciogliere la riserva.

GIULIANA> Sabato? Così poco…. Eh, sì, nessuno, in 7 giorni…. Scusa, solo per completare il quadro: che ti verrebbe da una missione tanto strampalata?

LEO> Un milione di sterline per un biennio.

GIULIANA> Un milione…?! Vuoi dire che per questa faccenda ti offrono…

LEO> Più di quanto ho guadagnato in tutta la mia vita.

GIULIANA> Caspita, che cifra!

LEO> (si alza, al pubblico) E comunque un tentativo, almeno uno, io lo devo fare. L’ho promesso. Senti, tu mi conosci. E se per qualche giorno mi stessi accanto… be’, son sicuro che sapresti davvero aiutarmi. A te basterebbe osservare…

GIULIANA> Osservare? Cosa? Dovrei essere io a individuare…? Ma chi, in nome del cielo, chi? Fin che si tratta di consigli, sta bene, anche perché occorre essere molto cauti, eh, con certi contratti…. Ma scegliere no, no, io non voglio avere...

LEO> E allora… (rassegnato si risiede) non mi resta che rinunciare.

GIULIANA> (pensierosa) Un momento, calma…. I soldi son soldi! Su, allora: quali dovrebbero essere le sue… caratteristiche?

LEO> Be’, immagino (la fissa) una certa classe, viso gradevole, capacità di discorso.

GIULIANA> (riflette) No, sette giorni son pochi, troppo pochi.

LEO> Ne basteranno quattro se ci organizziamo. Ci diamo un metodo, come dici sempre tu, poi selezioniamo, confrontiamo. Che dici? Si può fare, no? Poi al quinto giorno noi due a tirar le fila in qualche luogo tranquillo…

GIULIANA> (ironica) Noi due? Magari in Costa Azzurra? A esaminare cosa, chi?!

LEO> La Costa Azzurra! Sì! Là troveremo la compagna giusta. Su una di quelle Promenade, in qualche foyer di teatro, nei casinò! Là c’è eleganza, c’è classe!

GIULIANA> Tu sei completamente matto. Sono abituata alle tue stravaganze ma, per carità, lascia cadere questa stupida proposta.(squilla il campanello)©¶

LEO> Allora, Giuliana, accetti o no?

GIULIANA> Ascolta, quanto mi hai detto non mi convince. E men che mai mi convince Nora, che temo abbia parte non secondaria nell'imbroglio. (squillo)©¶Vado a parlarle. Tu intanto, su, va' ad aprire. (esce)

LEO> (per un attimo l’insegue) Giuliana, Giuliana, non mi hai risposto!(nuovo squillo)©¶ (esita)Ah già, qui non c’è nessuno…. Sì, arrivo, (altro squillo) ©¶arrivo! (va ad aprire a Leila che l’osserva muta sull’uscio e poi entra d’impeto)

Scena IV(Tutti)

LEO> (stupito ma gentile insegue Leila) Lei…? Dica... dica, signora, se posso…

LEILA> (brusca) Scusi ma… è ben casa Fraschi Giordana questa…?

LEO> Certo, sì, mi perdoni, ero soprappensiero. Lei è una delle persone attese qui, vero? Ma… (occhieggia verso la porta)è sola?

LEILA> No, no, il dottore arriva subito. È andato a cercar posteggio. Io per un po’ ho atteso qui sotto, ma quando ha cominciato a piovere forte io…. Posso? (toglie il soprabito, osserva la stanza, gli arredi, s’affaccia alla finestra, sempre severa)

LEO> Prego, se vuol dare a me… ma lei intanto si sieda. (lei vaga per la stanza)

LEILA> Bell’alloggio. Complimenti! Elegante, ben arredato. E che vista!

LEO> Già. È una casa fortunata questa. E non solo per il panorama. Ma sieda intanto, che io vado a chiamare…

LEILA> (acre) Casa fortunata, dice! Eh sì, c’è chi “nasce” fortunato.

LEO> Come?... (esita) Be’, è la vita, no? È fatta così. Ognuno ha il suo destino.

LEILA> Certo. Che concede all’uno una vita bella e spensierata e all’altro - più spesso all’altra - il contrappasso di una profonda infelicità.

LEO> Contrappasso?! Uhei, qui andiamo sul difficile. Volevo solo dire che io accetto sempre quel che il cielo mi porta. Certo, se posso, evito difficoltà ed affanni.

LEILA> E magari anche le responsabilità.

LEO> Sì, pure quelle. Non mi piacciono le preoccupazioni. La vita è così breve… no?

LEILA> Me l’aspettavo. La sua risposta, intendo. Eh, facile per certi uomini la… dimenticanza.

LEO> La ... cosa? Be’, non… saprei…. Ma ora è meglio che vada di là a chiam…

LEILA> No, no. Rimanga, invece. È con lei che intendo parlare.

LEO> (sconcertato) Con me?

LEILA> Sì, con lei. Ed è meglio, mi creda, essere soli.

LEO> Signora, temo ci sia un equivoco. Questa, le ricordo, è casa Fraschi Gior…

LEILA> Giordana, me l’ha detto! Ora, però, taccia. Desidero osservarla. Così come appare al primo sguardo. (pausa) Sapesse quel che si intuisce anche solo al primo apparir d’un viso,o nel notare il modo di muoversi, l’atteggiarsi...

LEO> Prego!... Preferisce il profilo? Non che la cosa migliori, gli anni purtroppo...

LEILA> Non parli! Ascolti invece. Ho delle cose da dirle. Da tanti anni. Ad essere precisi da 40. Esatti esatti gli anni della mia età. Capisce ora?

LEO> Mmm, no! E di solito diffido delle belle signore che dicono - così, d’amblé - la loro età. Donne di tal fatta, ne converrà, sono capaci di tutto.

LEILA> Che vuol essere? Una battuta di spirito? (ha in mano la cartolina di Milano)

LEO> No, è Oscar Wilde. Che ben conosceva l’animo femminile. 'Mai sottovalutare il sorriso di una donna, e men che meno la sua ironia'. Mi creda, sono lusingato da tanta attenzione. Da anni non capitava che una così gentile signora mostrasse tale interesse per la mia persona.

LEILA> Perfetto! Mancava solo l’intonazione della voce: suadente, dolce…. Certo lei doveva essere irresistibile negli anni della… lontana gioventù.

LEO> (scherza)Lontana? Perché? La giovinezza è uno stato d’animo, no?

LEILA> Già, come immaginavo. Lei, sì, è forse più bolso di quanto m’aspettassi…. E lo sguardo, si rassegni, non è più così fascinoso. Sì, il tempo passa inesorabile!

LEO> Stupendo! Eh sì, perché ciò che dice è vero! Sono magari non proprio 'bolso' ma vecchiotto sì. (più serio) Le sue parole un po’ feriscono e tuttavia colgono nel segno. Eh, la vita! Se ne fugge tra le speranze della gioventù e le delusioni dell’età matura, per incappare poi… in parole poco garbate. (campanello) ©¶(Dino) Vado io, Dino. Tu intanto intrattieni l’ospite. (va ad aprire)

DINO> (Leila è interdetta) Buongiorno, signora, si accomodi. Vedo che il caro Leo ha già fatto gli onori di casa. Prego, si sieda. Piuttosto il dottor De Magistris…?

LEO> Sta arrivando, ben bagnato. Venga, dottore. Il professore è qui che l'attende.

UMBERTO> Grazie, molto gentile, buondì. Professore, mi permetta di togliermi…

LEILA> Ah, ma.… Ma allora è lei il professore… e io che ho creduto…

DINO> Non mi dica che m'ha scambiato per quell’impostore! Che è peraltro un caro amico: Leonardo Leonardi. Permetta, allora, che mi presenti. Io sono Riccardo Fraschi Giordana. Felice di incontrare gli amici del presidente Ubaldeschi.

UMBERTO> Grazie, finalmente arrivati. Che viaggio interminabile, e che traffico!

LEILA> (trattenendo il riso)Oh, mamma! (a Leo) Lei dunque non è…

LEO> No. Io sono Leo, Leo per tutti,  per gli amici di lunga data come per chi, come lei, mi si fa incontro… (celiando) un po’... così. E tuttavia mi devo scusare. Con Dino, visto che ho ricevuto io, impropriamente, questa leggiadra creatura.

LEILA> (ridendo) Non dica così, sono talmente mortificata… (posa la cartolina)

UMBERTO> Ma che succede, cara? Che è questa allegria… un po’ fuori luogo?

LEO> Nulla, nulla. La signora ed io, poco fa, abbiamo scambiato, come dire?!... ironiche facezie?

LEILA> Be’, facezie non direi. Umberto: ho combinato un altro dei miei guai.

UMBERTO> Leila, non mi dirai che ancora una volta tu…

LEO> Leila?! Che bel nome! E quanto le si addice. No, dottore, si rassicuri, non è proprio successo nulla. Che vuole, per un attimo la sua signora mi ha scamb...

DINO> Sorella! La signora, Leo, è la sorella del dottore.

LEO> Mi scusi, non sapevo. È solo capitato che sua sorella mi abbia scambiato per il professore.

UMBERTO> Un equivoco, allora. Che si aggiunge al trambusto di una visita mal annunciata. (Leo e Leila parlottano divertiti)

DINO> Non lo dica nemmeno. Il collega Ubaldeschi mi aveva ben avvertito per cui...

UMBERTO> Sì, ma io avrei dovuto comunque confermare. (severo) Leila, ti prego!(Leila si scosta da Leo) Purtroppo io sono di corsa, devo proseguire per Lugano dove in serata si terrà l’anteprima del convegno che mi… (Nora e Giuliana)

DINO> Brave, brave, venite. Posso presentarvi i nostri ospiti? Il dottor De Magistris e sua sorella… mi scusi, non ricordo…(Leila ha ripreso a parlare con Leo)

UMBERTO> Leila. Leila Corvara De Magistris. (burbero) Leila, siamo ospiti!

LEILA> (risponde distratta) Ah, sì, scusate. Piacere, fortunata, signora.

NORA> Io sono Nora, la moglie del professore. E questa è un’amica, la dottoressa…

GIULIANA> (amichevole) Giuliana!... Semplicemente Giuliana. Piacere.

DINO> Bene. Ora però (allude a Leo) dato che il dottore è un po’ di fretta e che…

LEO> Capìto. Tolgo subito il disturbo. Ho tra l’altro un impegno da sbrigare…. Ah, Giuliana, non è che mi accompagni? Sai, per quella… cosa... (mette il soprabito)

GIULIANA> Leo, no, devo ancora parlare con Nora!

LEO> Però, tu sei d’accordo con… sì, insomma, con quella mia proposta.

GIULIANA> Nessuna decisione ancora. Tu va', su. Nora, io ti aspetto di là. (esce)

LEO> Bene. Dottore, felice d’averla conosciuta. E anche lei, signora bella.

LEILA> (apprensiva)  Vuol dire che non la vedrò più! No, no. Io devo assolutamente scusarmi con lei. La prego, torni, io l’aspetto. Lei consente, vero, signora? 

NORA> Ma certo. (Leo esce) Adesso però lei si siede e parla con mio marito.

UMBERTO> Bene, allora noi siamo pronti, professore. Vero, Leila?… Leila!

LEILA> (ora è pensierosa e lontana) Cosa? Ah sì, certo, anch’io… sono pronta.

NORA> Signora, la vedo turbata. Non si sente bene? Vuol venire con noi di là?

UMBERTO> Ma no, è solo un po’ stanca. Il viaggio è stato faticoso…. Comunque, la sua presenza è indispensabile al colloquio con il professore.

NORA> (preoccupata, a Leila) Sicura? Comunque io sono in salotto e nel caso…

UMBERTO> Non si preoccupi. Leila avrà modo di ben riposare i prossimi giorni. Perché resterà in vacanza proprio qui nella vostra bella città.

NORA> D’accordo, allora. Intanto gradite un caffè, preferite un… amaro o...

UMBERTO> Ma sì, un goccio di amaro, grazie. Tu? (Leila è assorta)Leila?!

LEILA> Ah… sì, anche per me va bene.

UMBERTO> Leila? Ma sei in trance? Su, vieni più vicina.

DINO> Allora un amaro anche per me, cara…  Non appena puoi, affacciati, eh? Grazie.(Nora esce)Allora, che ne dite se entriamo subito in tema?

UMBERTO> Certo. Dunque, professore…. Noi, voglio dire io e mia sorella, abbiamo chiesto la cortesia di un colloquio per una ragione… diciamo parecchio delicata.

DINO> Prego, dite, dite pure.

UMBERTO> Deve sapere che noi…. Ecco, vede, noi non siamo veri fratelli, anche se tali ci sentiamo per l’affetto che da sempre ci lega. I nostri genitori si sposarono in seconde nozze. Noi figli unici, dell’avv. De Magistris, io, mentre mia sorella era figlia della signora che, anche per me, diventò ben presto mamma Sara.

LEILA> Umberto, diciamo, per giusta chiarezza, che io son la figlia di una ragazza madre. Strana quest’espressione, vero? Oggi non usa quasi più. E comunque di mia madre, morta da poco, porto fiera il cognome. Io sono Leila Corvara.

UMBERTO> Corvara De Magistris! Perché della mia famiglia lei fa parte da sempre.

DINO> Capisco. Ed è di Roma anche lei?

UMBERTO> Nata a Roma, sì, ma per parte di mamma di origini siciliane.

LEILA> Donna grande, lei. Che volle lottare contro i pregiudizi,  mettermi al mondo. Io ero bambina quando incontrò suo padre, da poco vedovo, e…

DINO> Scusate, scusate un attimo.... Io non nascondo l’interesse per questo vostro racconto così privato, ma poiché i minuti incalzano…. Insomma, perché vi siete rivolti a me? Io sono un semplice docente universitario…

UMBERTO> Aspetti, professore. Leila, ti prego, vieni al punto.

LEILA> Sì, certo. (si alza, poi al pubblico) A Roma son cresciuta, mi son sposata, ho avuto i miei due ragazzi. Sempre serena. (pausa) Fino a un mese fa quando, nel metter ordine in un vecchio armadio della mamma, ho trovato…

UMBERTO> Perché ti fermi, ora? Su, parla di quel biglietto. Sul quale figura…

LEILA> (sorridendo) Il suo… nome, professore. Sì, un biglietto da visita con su stampati nome e cognome suoi. E sul cui retro ci sono parole...

DINO> Parole… scritte da me?

UMBERTO> Questo non lo sappiamo. Sta però il fatto che da un mese mia sorella è… inquieta. Vorrebbe… (Leila tocca sul braccio Umberto zittendolo)

DINO> Prego, dite, continuate pure.

LEILA> (sorridente) Scusi, professore, lei non è mai stato a Tindari?

DINO> Tindari? In… Sicilia? No. Non ho mai avuto occasione di visitare quella località, mi pare… sì, a picco sul mare.

LEILA> È il paese della mamma. A cui quel biglietto era rivolto. L’ho qui con me. Chissà che lei non ricordi….(lo estrae dalla borsetta) Eccolo, lo… riconosce?

DINO> Certo che sì, non fosse che per la singolarità di quel bel colore azzurro. Ma guarda! Uno dei biglietti che furono stampati tanti anni fa, in occasione della mia laurea. Ma, mi dica, come è successo che giungesse fino a lei?

LEILA> Gliel’ho detto. Le parole erano dirette alla mamma. Legga, prego. Sul retro.

DINO> Giusto, il retro. Allora, qui c’è una data: agosto 197... Cos’è? Un due? Un tre? Scrittura poco chiara.... Comunque leggiamo: “Tu, amor miosiciliano, tu buffo... fior di carciofo? sarai nei pensieri miei e nel cuore mio per sempre. Dino”. Be’ pare, sì parrebbe un biglietto d’amore. Firmato... Dino?! Oh, mica penserete che sia stato io a....(Nora e Giuliana) Vieni cara, venite, leggete queste amenità.

LEILA> (accorata) La prego, sono ricordi personali! (Nora posa i bicchierini)

UMBERTO> Non la chiamiamo certo in causa, professore, ci mancherebbe. Ma mia sorella ha trovato questa piccola testimonianza, una labile traccia che forse...

NORA> Scusate, siamo giunte in un momento…. Vieni, Giuliana, è meglio che noi…

DINO> No, no… restate, vero, dottore? Anzi, se lei volesse spiegare questo…

UMBERTO> Certo. Vede, signora, mia sorella da settimane, anche se solo sulla base di un casuale e forse inutile ritrovamento, si sta arrovellando nel tentativo di dare un nome e un volto a suo padre, padre che non ha mai conosciuto e che a sua volta forse ignora di avere una figlia.

NORA> (rivolta a Leila)Posso vedere?

LEILA> Prego. E anche lei se lo desidera, dottoressa.

NORA> (sbigottita) Ma… ma qui c’è la tua firma!

DINO> La mia! Cara, non vorrai insinuare che quel Dino sia io? Ma osserva anche solo la grafia!

NORA> Tu dici che…. Aspetta, vado di là a prendere... (dà il biglietto a Giuliana)

DINO> (la blocca)Nora, no! (lei rallenta poi fa per andare) Ti prego! Ho detto no.

GIULIANA> Parole toccanti. Chi non vorrebbe averle ricevute? Hanno l'incanto…

NORA> (affranta) Che vuoi che sappia io di incanti? Quello che so è che lui a me non avrebbe mai scritto parole così!(pausa) Oh, scusate, non avrei dovuto…

GIULIANA> Sì, certo, ma ora càlmati. Son sicura che Dino vorrà approfondire…

DINO> Approfondire cosa? Giuliana, non è proprio il caso. Io ho sempre avuto e continuo ad avere la certezza di ogni mio comportamento.

GIULIANA> Dino! Noi non possiamo ignorare che qui c’è una donna che esige una risposta. Di fronte a noi c’è una figlia…

DINO> Figlia? Figlia mia, lei? Senti, sarà pur vero che quei biglietti recano ben chiari e ben stampati nome e cognome miei. Ma, quei pezzi di carta - e lo confermerà Leo - furono semplicemente il dono della mamma per la mia laurea. E li tenne lei per sé, come personale, esclusiva proprietà, distribuendoli poi ad amici, a parenti e a chissà ancora chi.

GIULIANA> Io constato, semplicemente constato, Dino, che c’è un biglietto. Tuo. Che costituisce l’unica traccia per la signora… Leila, vero? (pausa) Dottore, non è che per caso avete una fotografia della mamma?

UMBERTO> Una foto sua? Be’, non qui. E comunque si tratterebbe di immagini troppo recenti. Nessuna testimonianza invece di quel tempo lontano.

LEILA> (fa per aprire la borsa) Un attimo. Io avrei una sua foto, che la ritrae però già con i nipoti. (pausa, richiude la borsa triste) Ma no, no, non importa più.

GIULIANA> Ma perché? Io sono convinta invece…. E su, Dino, dillo anche tu che varrebbe la pena di fare chiarezza.

DINO> No, Giuliana. Io non intendo chiarire proprio nulla. Pretendo invece da mia moglie e dai miei amici di essere creduto sulla parola. Per cui, dottor De Magistris, pur con infinito rammarico, io ora mi trovo nella condizione…

UMBERTO> Ah, certo, certo, se lei si oppone…. E, comunque, non era tanto sulla verifica della grafia che mi sarei orientato. Oggi ci son metodi d’accertamento…

DINO> Vuol dire l’esame del DNA? E io, scusi eh, alla mia età, con la mia posizione, io dovrei consentire…

LEILA> A nulla, professore, proprio a nulla. Lei non deve rispondere di nulla.

UMBERTO> Come?!

LEILA> (tranquilla)Umberto, penso che non si debba procedere oltre.

UMBERTO> Perché? Che ti prende, ora? Se il professore si convincesse…

LEILA> Umberto. Io non son venuta qui per creare problemi.(sorride) No, proprio no. Vedi, è piuttosto come se ora, ad un tratto, io avessi aperto gli occhi e visto finalmente le cose come sono. Assurdamente senza senso.

UMBERTO> Ma che dici? Per settimane quasi non hai dormito, hai mostrato un’inquietudine che…. (sconsolato) Leila! Scusate, mia sorella è molto stanca…

LEILA> Umberto, ascolta. Sono io, solo io la responsabile di questo pasticcio.

UMBERTO> Ma se ancora stamani eri decisa a dare un volto all’uomo…

LEILA> Quel volto anche per la mamma era una memoria sempre più sbiadita.

UMBERTO> Ma tu dopo aver trovato quel biglietto - la tua reazione, quasi una scossa - ti sei messa su Internet, hai scoperto che quel cognome esisteva per davvero…. E ora che siam qui…. Perché? Che succede, Leila?!

LEILA> (si alza) Succede… succede che io so che Dino, il professore, be'... lui non c’entra. Non è mio padre. Non chiedermi perché. Lo so e basta.

UMBERTO> Oh, Leila! E se in futuro riaffiorasse quell’ansia?

LEILA> Quella è sparita. Ora vedo il mio comportamento. Che non mi piace. Ma che diritto ho d'indagare, di sconvolgere la loro vita? Per riconoscermi figlia...di chi?

UMBERTO> Leila! Ma che fai? Siedi, per favore. (pausa) Io non ho parole, professore, ci scusi anche lei, signora. Sono mortificato per un’intrusione che ora appare in tutta la sua assurdità. Su, Leila, è meglio che noi due si vada ora, vieni.

GIULIANA> E che sono mai queste tristezze! (a Leila) E poi perché andarsene? Rimanga, anzi 'rimani'. Ti accompagneremo noi a visitare la città. Vero, Nora?

NORA> Ma certo. (con fredda determinazione rivolta a Dino) E non deve restare sola nemmeno stasera. Che dici, caro? La invitiamo a cena?

DINO> Ma, veramente... (osserva smarrito Nora)

LEILA> Ne sarei felice, professore. Mi farò perdonare, vedrà.

NORA> Brava! E allora, dottor De Magistris, sua sorella sarà nostra ospite.

UMBERTO> Grazie, sono imbarazzato, la vostra gentilezza… davvero non ho parole…. Leila, Leila! Professore, mia sorella purtroppo è…

LEILA> Fatta così! E son sùbito in sintonia quando avverto la sincerità di un invito. Che se giunge pure dall’austero 'prof.'...vero che mi vuole accanto stasera?

DINO> (ride) Ma certo. Anche perché diversamente non so come le mie signore la prenderebbero. Su, su, fatemi rivedere quel biglietto, chissà che…. (lo esamina) No, no, cara, io non avrei mai potuto scrivere queste parole.

NORA> (con sarcasmo) Perché no? “Il cuore - come dice un vecchio adagio - (campanello)©¶(mentre va ad aprire)ha ragioni che la ragione non conosce”.

UMBERTO> Scusate ma ora davvero devo scappare. Grazie, grazie a voi tutti… per la pazienza, la comprensione e… buongiorno. (stringe la mano a Dino, va alla porta mentre entra Leo seguito da Nora)Oh, prego... passi lei, dottor…

LEO> Leo! Sempre e solo Leo. Vedo che lei è già di partenza. Tutto risolto, allora?

DINO> Risolto no, ma ora siamo tutti più sereni, vero, Nora? (si rimette col giornale)

NORA> Dici? (Giuliana le torna il biglietto che lei ostenta e ripone nel cestino)

UMBERTO> Be’, di nuovo. Leila, pensa tu ad avvisare casa. Arrivederci. (esce)

LEILA> Ciao. Ci sentiamo stasera. (rientra e subito raggiunge Leo) Signor Leo, non scappi, io le devo parlare.

Scena V(Leo – Giuliana – Nora – Leila – Dino)

LEO> Oh, spero non sia per l’equivoco di prima. Avevo tante “nuvole” in testa...

GIULIANA> Nuvole? Non mi dire che è previsto maltempo in Costa Azzurra.

LEO> (lietamente sorpreso) Ah… perché tu…. Oh, grazie, Julienne. No, no, niente maltempo, anzi. Cielo azzurro, mare blu e tanto tanto sole!

NORA> Caro, vieni in cucina. E su, vieni! (escono Nora e Dino lascia il giornale)

LEILA> Signora Giuliana, non so come ringraziarla.

GIULIANA> Di che? E poi, noi ci diamo del 'tu'. Ho seguito con emozione, sai? il tuo racconto e…. (pausa)Oh, che bella! Permetti? Davvero una bella spilla!

LEILA> Ti piace? Raffigura un fiore selvatico. La mamma lo chiamava… un nome strano, tipo… cic-ciòch... (Leo dà uno sguardo alla spilla in mano a Giuliana)

LEO> Bella. Posso? (la prende, fa per esaminarla ma…) Ahi, punge, uhei!

LEILA> Oh, mi rincresce, con lei combino solo guai. Guardi come sanguina...

GIULIANA> Ma no, è solo un graffio. Su, da' qua.(prende la spilla e la posa sul tavolo) Aspetta, prendo un fazzoletto. Ecco, tieni, Leo, stringi. Stringi forte!

LEILA> Le fa male? Mi faccia vedere, signor Leo.

GIULIANA> (riprendendo la spilla la esamina con intensità) Signore? Lui? Da che ho memoria mai che qualcuno l’abbia chiamato “signore”.

LEO> Non ci faccia caso. È ancora sconvolta per aver dovuto dividere con me non pochi anni della sua vita. E ancora non se l’è perdonato, signora… Leila, vero?(pausa, assorto)Leila: un nome… come dire… sì, un’eco… lontana…

LEILA> (già sul fondo col cellulare) Letteraria, forse. Perché c’è un romanzo…

LEO> Vero. “Leila”, sì! “Leila” di Fogazzaro…. Non era solo il titolo ma anche il nome della protagonista. Mah. Basta, vero, Julienne? (restituisce il fazzoletto)

GIULIANA> Sì, va bene. (torna ad osservare la spilla)Lo sai, Leo, che a me questa spilla ricorda… già… già, (in crescendo) ricorda… (si blocca)

LEO> Mi verrebbe da dire… 'Fior d’articiòch'. (d'ora in poi lui sempre in leggerezza)

GIULIANA> (ora è turbata, si mette a osservare il fazzoletto)Come hai detto?

LEO> Articiòch …  fiore di carciofo. Ma… che hai?

GIULIANA> Nulla, nulla… un pensiero… (dà la spilla a Leila che è tornata)

LEILA> Nessuno in casa. E così andate in vacanza. (Giuliana intenta col fazzoletto)

LEO> Vacanza? No, no, saranno giorni di “gravi” decisioni. Vero, Julienne?

GIULIANA> (incupita, nasconde il fazzoletto) Sì, certo. Ma un po’ di svago non guasterebbe, anzi. Stavo giusto pensando… perché non viene pure lei con noi?

LEO> Lei? Lei... chi?!

GIULIANA> Leila.

LEILA> Io? Ah, certo, mi piacerebbe…. Ma no, non è proprio il caso che voi…

LEO> Ottima idea, invece. Lei, anzi 'tu' - permetti? - tu ci servirai da cuscinetto.

LEILA> Cosa?

GIULIANA> Cuscinetto, sì. Tra noi c’è tensione e la tua presenza potrebbe attutire...

LEILA> Davvero? Oh, guardate che accetto. Che bello! Prometto: non disturberò. Solo, sono un po’ spiazzata. In valigia non ho nulla di adatto per il mare.

GIULIANA> Non ti preoccupare, passiamo da casa mia. Dovrei avere... (si blocca) Un attimo, lascia che ti sistemi questi capelli selvaggi… e questa ciocca…

LEILA> (reagendo ad un movimento apparentemente maldestro di Giuliana)Ahi!

GIULIANA> Oh, scusa. Mica ti ho fatto male? Non avevo visto il fermaglio.

LEO> Che succede? (Giuliana, pulendo il fermaglio, nasconde un capello)

LEILA> Nulla, colpa mia che continuo ad usare questi aggeggi. (a Giuliana) Grazie.

DINO> (entra per riavere il giornale) Signori cari, scusate. Oh, di là è già cominciato il processo! Con tanto di interrogatori, sospetti e… bronci. Inevitabile.

LEILA> Professore, non mi dica che è per colpa mia che lei… (prende il soprabito)

DINO> Ma no. E’ Nora, è mia moglie che è fatta così. Ma non si preoccupi, le passerà. Piuttosto, vedo che sta uscendo.

LEILA> Ho accolto l’invito dei suoi amici. E così trascorrerò qualche giorno al mare.

GIULIANA> E siccome ha bisogno di qualche vestitino un po’ più…. E poi chissà che a Nizza non mi possa anche aiutare con qualche consiglio per Leo.

DINO> Ah, perché lui…. Ah, brava, Giuliana! E sì, ci volevi proprio tu! E così l’amico alla fine si arrende.

LEO> (celiando) Ho fatto il tragico errore di accennarle l’entità della cifra in palio.

DINO> No, no! È che lei sa come gira il mondo, e in più conosce te e saquanto di buono sapresti fare. Perché, caro il mio sognatore, non si vive di sola poesia.

LEILA> Ma 'prof.', che sarebbe mai la vita senza i sogni?

GIULIANA> Questa è da tener d’occhio. Conquista con facilità. Vieni (escono)

LEO> Be’, si può sapere cosa capita? Mi son perso una puntata?

DINO> Ah già, tu non c’eri. Una storia d’altri tempi! La madre di Leila, 40 anni fa, sedotta e abbandonata! Il bel Romeo sparisce, pare senza lasciar tracce. Tracce che però rispuntano inaspettatamente circa un mese fa quando in un armadio vien ritrovato un biglietto su cui figura ben stampato - immagina? - il mio nome!

LEO> Cosa? Vuoi dire che tu… tu c’entri in quella storia?

DINO> Altroché! Il biglietto è davvero mio: “dott. Riccardo Fraschi Giordana”. Per fortuna mie non sono le patetiche parole scritte sul retro!

LEO> Un biglietto tuo finito… a Roma?!

DINO> No, in Sicilia. La mamma di Leila era di Tindari. Il fatto accadde nell’estate, mi pare, del '74. Per fortuna io a Palermo e dintorni ci son andato la prima volta solo una ventina d’anni fa. E comunque c’è la scrittura, troppo diversa, ad escludere qualsiasi mio personale coinvolgimento.

LEO> Sicuro? Sai, la scrittura muta nel tempo. La mia, non la riconoscerei a 40 anni di distanza. Senza scordare che proprio in quegli anni noi 'siamo' stati in Sicilia.

DINO> Noi due? In Sicilia negli Anni '70?! Ma che dici!

LEO> La geografia, professore! Vulcano e le Eolie appartengono alla Sicilia.

DINO> Ah, già, quindi il mio alibi? Via, non scherziamo! Nora è già in fibrillazione, parla di perizie, di DNA. No, no… tu ti stai sbagliando.  Vero che ti sbagli?

LEO> Niente affatto. E aggiungo che proprio tu nel '74 - l’anno in cui io mi sono sposato e ho passato qui le mie ferie, dato che Giuliana era impegnata con la sua laurea - be’, nel '74 'tu' eri a Vulcano. Con quegli amici subacquei... ricordi?

DINO> Sì.… Quindi tutto…. Ma no! Ma ti pare che se io avessi avuto anche solo un’avventura, me ne starei qui tranquillo, senza l’ombra d’un ricordo, d’ una…?

LEO> (sempre più divertito) 'Quièn sabe'? Tocca a te indagare il tuo passato.

DINO> Indagare? Con Nora che sta già fantasticando su ogni mio possibile tradimento? No, mica sono matto.

LEO> E tuttavia quel biglietto…

DINO> Può averlo scritto chiunque. E sono sicuro che pure tu, se avessi letto quelle stupide parole, be’, non le avresti riconosciute come mie.

LEO> Io so solo, per esperienza, quante scemenze si scrivono in certi momenti. Fossi in te non sarei tranquillo. Indaga, mio caro, ricostruisci la lontana estate.

DINO> Ma io sono sicuro, più che sicuro di non avere mai…

LEO> Mai? Senti, diciamo che oggi non è giornata, eh? Siamo tutt’e due alle prese con problemi a più incognite. Tu con il richiamo a una non impossibile paternità e… E a tal proposito, davvero ti spiacerebbe sentirti chiamare… papà?

DINO> Leo, per favore!

LEO> Non t’inquietare, su! Pensa invece a me, ai miei nuovi orizzonti. Mi vedi, alla mia età, scalare una prestigiosa carriera? Tranquilli: “Ha da passa' a nuttata”.

DINO> Ma sì, hai ragione . Oh, guarda, non piove più. Su, però ora sbrigati. E lascia stare quello (il libro). Vieni, andiamo a far due passi prima di cena. (escono)

Fine del primo atto

SECONDO ATTO

Nora entra con un vaso di fiori che posa sul tavolo. Ha in mano anche una cartolina, la osserva e la posa nel cesto da cui, badando di non essere osservata, estrae il biglietto azzurro e il notes, da cui strappa l’appunto. ©¶Telefono. Nasconde tutto.

 Scena I (Nora – Dino – poi Leila)

NORA> Pronto? Ah, è lei, Umberto…. Sì, sono tornati ieri sera…. Leila sta bene, la vacanza le ha proprio giovato…. Ma no, che ha già dimenticato. Vedesse come è contenta delle sue giornate al mare, dell’intesa con Giuliana.… Amicissime! Ridono come due matte…. Ah, lei è già in autostrada…. Certo, certo, vado subito ad avvertirla…. Bene, a più tardi allora. (cela in tasca biglietto e appunto)

DINO> Ciao, cara. (silenzio) Scusa eh, ma 'sta telefonata così di buon mattino…?

NORA> Era il fratello di Leila. Verrà a prenderla fra un paio d’ore. Poi via, a Roma.

DINO> Ripartono? Peccato. Pensavo che almeno lei si fermasse qualche altro giorno.

NORA> Davvero? Non avrei detto.

DINO> Nora! Che ti succede? Son giorni che non mi sembri più tu. Muta, scostante.

NORA> E ti stupisci? Dopo quello che è capitato?

DINO> Capitato cosa? Non far la bambina! Ce l’hai ancora con quella storia. Avrò pur il diritto di non prestarmi a curiosità assolutamente gratuite. E m’aspetterei che pure mia moglie…

NORA> Tua moglie? Non pensi che proprio lei abbia diritto di sapere ciò che è successo? (persuasiva) E su! Che son pochi minuti per un banale controllo?

DINO> Ma non capisci che se io dovessi accedere a una richiesta del genere… be’, mi ritroverei d’un tratto nel ruolo…. di “imputato”. Per condotta, non dico immorale, ma di certo estranea al modo di essere di tutta una vita.

NORA> Ma se tua moglie, per una volta, ti chiede di sapere, in via molto riservata…. Perché, qualunque sia l’esito, io prometto che… capirei, sì, io… perdonerei.

DINO> Tu…perdoneresti me?! So, cara, che certi sentimenti sono poco controllabili, ma ora stai esagerando. (pausa) E va bene,  vada per 'sta benedetta perizia della grafia! Ma solo per la tranquillità di questa mia casa. Incredibile cosa mi tocca…

NORA> Grazie. Vedrai, tutto avverrà con discrezione, nella massima segretezza.

DINO> Io voglio solo tornare a una serena vita insieme. E mi spiace che Leila parta. Questo almeno lo posso dire? È una ragazza così affettuosa, piena di allegria…

NORA> Come sarebbe tua figlia, se tu (con intenzione)… avessi una figlia.

DINO> Nora! Tu sai che su certi temi…

NORA> D’accordo, scusa. (pausa) Piuttosto… sono un po’ preoccupata per Giuliana.

DINO> Preoccupata? Come mai?

NORA> Mah, non so, ha un’aria così… strana. Anche ieri sera…

DINO> Ieri sera? A me è parsa tranquilla. Anzi sorridente e viva come da tempo....

NORA> E allora dimmi: perché sette giorni fa, prima di partire per Nizza, mi ha dato una busta - sigillata - da consegnare a un laboratorio di analisi mediche? Senza spiegazioni. Questo proprio non è da lei.

DINO> Analisi. Cioè, tu pensi che lei… insomma, che abbia problemi di salute?

NORA> Lei non parla. Mi ha però chiesto di accompagnarla oggi a ritirar gli esiti.

DINO> Ma non sarà nulla, vedrai, qualche esame di routine, sai a una certa età… (entra Leila)Oh Leila! Buon giorno. Allora? Riposato bene?

LEILA> Benissimo. E voi? Non me lo dite! Voi siete l’immagine della serenità!

DINO> Serenità? Nora potrebbe raccontarti di nostre continue anche se ben celate tempeste.

LEILA> E io non ci crederei. Maman(l’abbraccia)è così dolce. (si sposta verso la finestra) Oh che incanto, guardate che bella giornata s’annuncia!

NORA> Lascia stare gli incanti. Poco fa ha chiamato Umberto. Tra due ore lui…

LEILA> Sarà qui? (rattristata) Oh, no! Finita la vacanza, allora.

NORA> Sì. E devi sbrigarti. Non hai tanto tempo e devi ancora fare colazione.

LEILA> Va bene. Oh, la cartolina di Beaulieu! Bella! (la gira) Eh sì, qui Leo si è proprio superato. Che bella e delicata ironia…. Tieni. Leggi. (la dà a Dino)

DINO> Ah, no. Conosco Leo, le sue frasi strampalate sempre infarcite di citazioni poetiche. E già, lui è un umanista! Piuttosto non vedo più il “mio” biglietto azzurro. E sì che mi pareva di averlo visto ancora ieri sera proprio qui nel cestino: oh, quella è la prova certa della colpa, sai! Allora, cosa ne dici, cara?

NORA> Nulla, proprio nulla. E poi ricorda che hai già dato il tuo consenso, no?

LEILA> Su, non bisticciate. Quel biglietto non interessa più a nessuno. Questa è invece un piccolo e significativo ricordo della bella vacanza al mare. (ridendo) La rimetto qui, eh? E adesso via, a preparare la colazione!

NORA> No, a quella penso io, tu resta qui con il 'prof.'. Lui è innamorato di te.

DINO> Nora!

NORA> Va bene, va bene, vado in cucina. Vi chiamo appena è pronto. (esce)

LEILA> Nora mi ricorda la mamma. Sempre tranquilla, serena. Sei fortunato.

DINO> Fortunato? Mah, purché non mi metta il muso. Ma ora dimmi. Tutto bene la vacanza?

LEILA> Benissimo. Pochi giorni e ho riacquistato il tono e lo spirito di sempre.

DINO> Allora… è tutto dimenticato?

LEILA> Diciamo tornato nella normalità di una serena accettazione delle cose. Con in più il regalo della bella accoglienza. E in quella metto pure i tuoi cari amici.

DINO> Intendi Leo e...? Strano. Quando sono insieme loro non fanno che litigare.

LEILA> Schermaglie. Che non riescono a nascondere l’affetto che li lega.

DINO> Sarà. Piuttosto quel problema… sì, la carriera di Leo… lo hanno affrontato?

LEILA> Un accenno, il primo giorno. Poi più nulla. Ci siamo goduti la vacanza.

DINO> C’era da aspettarselo. Leo, Leo!… E va be’. E Giuliana come ti è parsa?

LEILA> In che senso?

DINO> Sta bene, vero? Nora è preoccupata. Teme si sia stancata troppo e…

LEILA> Stanca, lei? Ma se è una roccia! Al mare ci siamo sfidate a nuoto ma per me nulla da fare. (pausa) Ma sì, forse una volta… mi è parsa come… vulnerabile. D’un tratto s’è fatta silenziosa, immersa in chissà quali pensieri. Leo non diceva nulla, e io ero imbarazzata…. Fui lì lì per chiederle la ragione di quel suo… ma mi bruciò sul tempo, come se avesse intuito. Si mise a ridere e mi abbracciò.

DINO> (Nora) Già. Lei è così. Ispida e dolce. Esplosiva o invece delicatamente affettuosa. E devo dire che tu le sei molto, molto cara. Il guaio è che tu sei un po’ troppo cara a tutti, sai? (a Nora) Non è forse così, mia bella signora?

NORA> (sbrigativa) Sì, sì…. Sentite, di là la colazione è pronta. (suonano)©¶Andate, su, su, andate, che alla porta ci penso io. (lei va, loro verso l’interno)

Scena II(Giuliana – Leo – Nora. Poi arriva Leila)

NORA> (a Giuliana e Leo che segue staccato) Entrate. Avete già fatto colazione?

GIULIANA> (entra di furia) Cosa? Ah, sì. Io l’ho fatta. Quel 'signore' non so.

LEO> Giuliana, io 'devo' dare una risposta! Lo capisci? È un impegno d’onore!

GIULIANA> (caustica)Onore… parla d’onore, lui!

LEO> Non ti permetto di parlarmi così! Già mi hai fatto perdere una settimana. E ora che mi rivolgo a te come ultima risorsa m’inventi una delle tue storiche litigate!

NORA> Scusa, Leo. Tu colazione l’hai fatta?

LEO> (confuso) Come? Ah, ciao, Nora!... Sì… tutto bene? Ma… come mai sei qui?

NORA> Be’, veramente… questa(gesto circolare col dito)è casa mia.

LEO> Oh, scusa. È che quella mi esaspera. Cosa… mi stavi chiedendo…?

NORA> Se vuoi unirti a Dino e Leila che di là stanno facendo colazione.

LEO> No, no. Ma non vedi in che stato sono? Mai, mai sono stato così umiliato!

NORA> Umiliato? Addirittura!

LEO> (contrariato indica Giuliana) Costei…

GIULIANA> (piccata salta su) Io sono Giuliana!

LEO> D’accordo. Allora: Giuliana aveva preso con me un impegno. E cosa ha fatto per 7 lunghi giorni? Mi ha menato per il naso senza mai prospettare una soluzione. Stamani mi chiamano da Milano. Oggi è l’ultimo giorno. L’ultimo! E allora io, non sapendo dove andare a sbatter la testa, mi son trovato nella mortificante situazione di…

GIULIANA> Di “chiedere la mia mano”. Per lui è mortificante! Il dispensatore di carciofi!!! (sguardo stupito di Leo)

NORA> Carciofi? Che c’entrano i carciofi adesso?

LEO> Ma è matta, lo sai.

GIULIANA> Nora, Nora, le cose che si scoprono ancora dopo tanti anni!

LEO> Ah, ci sono ulteriori prove? A quindici anni di distanza…. La senti? Lei è…

NORA> Basta!... Basta. Io ho assistito a decine di vostri bisticci. Ma ora state esagerando. Leila è di partenza. E non credo che sia questo il modo di congedarsi da chi - ancora non mi capacito - di voi s’è fatta un’idea del tutto sbagliata: i due angeli! Voi! Ma fatemi il piacere! (si avvia per uscire)

GIULIANA> Nora, Nora, rimani, ti prego. Hai ragione. Tu ed io ora, non dimenticare, abbiamo… quell’impegno.

NORA> Sì, certo, il tuo impegno. Ah, però: anch’io ho una commissione da sbrigare. Chiamami quand’è ora. (esce)

LEO> (ora più calmo) Scusa, Giuliana, non avrei dovuto…. E anche questa mia rabbia… senza un motivo, poi. Come se la mia vita dipendesse da…

GIULIANA> (salta su) Calma ora, eh! Qui sono in gioco... milioni!

LEO> Sst!… Non alzare la voce. Piuttosto, dove ti deve accompagnare Nora?

GIULIANA> Non sono cose che ti riguardano. (pausa) O… forse sì.

LEO> Come… 'forse sì'?! Se mi riguardano…. Allora avanti, parla.

GIULIANA> Ho detto che 'forse' ti riguardano.

LEO> Mah! Comunque, ammetterai che è impossibile continuare così. Non appena io…. Insomma, che ho mai fatto? Solo una proposta ragionevole.

GIULIANA> Ragionevole? Ma ti sei mai chiesto quale senso c’è a tornare insieme tu ed io? Noi non siamo cambiati. Io tornerei ad essere la moglie insopportabile che sai. E tu il farfallone che non ho mai accettato. (pausa)Anche se ora c’è …

LEO> C’è… che cosa?

GIULIANA> Niente, pensieri. (pausa) Perché, vedi, questo tuo incontro con Leila...

LEO> Oh, mica crederai che abbia fatto il cretino con lei?! Lei, così giovane e cara... E devo dire che fossi Dino… be’ non esiterei un attimo a sottopormi ai controlli.

GIULIANA> Sì, ma… il fatto è che Dino è Dino.

LEO> Ah, già, lui è campione d’integrità. La vita, Giuliana, mi ha insegnato a non mettere mai la mano sul fuoco per nessuno. E anche se Dino è un amico…

GIULIANA> Fossi Dino, hai detto. Chiaro che ti ritieni fuori gioco. Mah. Comunque apprezzo la tua disponibilità a essere indagato. Non so perché mi tranquillizza.

NORA> (entrando sbrigativa)Allora, Giuliana, sei pronta? (Leo si siede)

LEO> Non solo è pronta lei, ma sono pronto pure io. Che ho deciso di ritirarmi.

NORA> Come? Davvero lui si ritira?

GIULIANA> Ma no. È il solito gigione che fa la vittima.

NORA> Sapete che ieri sera pensavo che vi foste riconciliati?  A vedervi, seduti l’uno accanto all’altra, gli sguardi teneri, mi dicevo: ah, la magia della Costa Azzurra!

GIULIANA> Magia forse no. Diciamo che, per una volta, sono stati giorni… sereni?

LEO> (le cinge protettivo le spalle) Sereni e belli. Gite sulla costa, puntate in Provenza, passeggiate in riva al mare. Noi tre, sempre insieme.

NORA> Vuoi dire sempre con Leila? Insomma, voi due da soli… mai?

LEO> Soli? Ma sì, una volta… forse, una sera, sul tardi. Non so, che dici, Julienne?

GIULIANA> Stupido! (a Nora) Sì, cara, abbiamo avuto un momento di debolezza.

NORA> Vuoi dire che…. Ah, lo sapevo. Voi due, dunque, di nuovo insieme!

GIULIANA> Ah, ah! 'Insieme' è un concetto troppo impegnativo. C’è stato un unico, imprevisto episodio. Freddamente architettato da quell’acqua cheta di Leila. Sì, lei. Con la scusa di un po’ di tosse che poteva disturbare il mio sonno - avevamo camere comunicanti - Leila l’ha convinto a cederle la stanza. E così è successo.

NORA> Be’, se è successo… può anche ri-succedere, no?

LEO> Leila è un po’ il mio portafortuna. In quei giorni m’ha fatto dimenticare il dilemma: pensione? Carriera? Ma se è così chiaro che il destino non vuole che…

GIULIANA> Non vuole cosa?! (alza la voce) Eh, no! Tu il concorso l’hai vinto!

LEO> Ma se un minuto fa mi hai detto di no! E poi… è tardi.

GIULIANA> (guarda l’orologio) Be’, non è ancora l’una. Quindi se tu volessi…

LEO> Se io?… Ma se sei tu che non vuoi.

NORA> Leo, lo sai, le donne amano contraddirsi.

LEO> A Milano, Nora, aspettano una risposta certa, pro-fes-sio-na-le, insomma vogliono una donna che…. Ok. Allora, Giuliana, che fai? Accetti?

GIULIANA> Be’, ora come ora… insomma non posso ancor dare la risposta, ecco.

LEO> La senti? Che ti dicevo? Chi è l’inaffidabile, chi la capricciosa?

NORA> Giuliana! Anche tu! Ma che è questo esitare?! Basta, non ci capisco più nulla, siete troppo difficili. (esce)

GIULIANA> Capirai, capirai. (si affaccia Leila)Oh, tesoro, come stai?

Scena III(Tutti)

LEILA> Benissimo, Giuli. Ciao, Leo. (baci) Allora, passato il nervoso? Pronti a…?

LEO> Partire? No, non direi, mia dolce fanciulla. Sono sorti improvvisi intoppi.

LEILA> Rinunci? Nooo! Tu, l’uomo che sa sempre sorridere alla vita!…

LEO> Il guaio è che non sempre la vita (guarda fisso Giuliana) sorride a me.

GIULIANA> Mentitore! Ah, certo, sa come muoversi, lui, soprattutto con le signore. Alle quali fa regali. Pardon: pensieri! Libri, spille, sì... spille soprattutto. (Dino)

LEO> (ridendo) Ma cosa dici, quando mai? Voglio sperare, Leila, che tu non creda…

GIULIANA> Credimi, invece. Ora però, via, occorre che mi sbrighi. Nora, è tardi!

NORA> Son qui, andiamo. Ah, aspetta. (va al cesto,prende la cartolina Beaulieu)

DINO> Scusa, cara, ma dove stai andando a quest’ora?

NORA> Te l’ho detto. L’accompagno a ritirare…. Ma non ricordi?

DINO> Ah, le analisi, già…. Nulla di preoccupante, vero, Giuliana?

LEO> Analisi? Che è 'sta novità?

GIULIANA> Privacy, signori, privacy. Su, Nora, vieni, andiamo! (esce con Nora)

LEO> Cosa succede?... Leila.... Eh?... (Leila non risponde) Tu, Dino, sai qualcosa?

DINO> No. E neanche Nora da quel che ha confidato stamattina. Ma non c’è da preoccuparsi. Sarà un esame di routine….  quando si giunge a una certa età…. Ah, piuttosto, Leila, dimenticavo di dirti che proprio stamani ho dato il mio via libera alla perizia grafologica sul misterioso biglietto.

LEILA> (ridendo) Davvero? Ma perché? Dino, Dino…! (pausa, si alza e, molto riflessiva, quasi tra sé) Sì, è vero, quell’anno tu eri alle Eolie, ma…

LEO> (pausa, sguardo a Dino) Ma...? (si alza) Ma cosa? Perché ti sei interrotta?

LEILA> Un pensiero, che da un po’ mi frulla in testa. Vedete, la mamma, quando le chiedevo di parlarmi di 'lui', diceva che era stata'lei' ad andargli incontro.

LEO> Vuoi dire che avrebbe preso tua madre l’iniziativa? Ma dai! Una ragazza, siciliana, in quegli anni! Nooo! Lei ha avuto che fare con un mascalzone! (Dino sussulta e lui divertito) Ovvio, nessun riferimento a persone presenti.

LEILA> Ascoltate. Le Eolie non sono poi così lontane dalla costa. Non potrebbe essere stata lei, poniamo in una sua gita di quell’estate, a raggiungere…

DINO> Tua madre, da Tindari a Vulcano? Be’, sì. Nel pieno della stagione quelle isole sono invase dai turisti, richiamati lì da mille iniziative: feste, concerti, mostre e… poi - rammenti, Leo, così almeno era ai tempi nostri - attirati lì da quelle magiche serate sul mare.

LEO> (sorride nostalgico) Quel night… di Lipari, che organizzava le notti bianche! E noi ragazzi a ballare fino all’alba su quella grande rotonda che s'affacciava sugli scogli…. Certo, capitava anche che alcune coppie si appartassero e…

LEILA> Quindi mia madre può essere capitata lì. E lì avere incontrato… chi?

LEO> Calma, Leila. Capisco ciò che provi, ma sono cose lontane. Siamo stati tutti giovani, con l’esuberanza e l’incoscienza di quell’età. E così, son sicuro, è stato pure per lei. Pensa al mare, alle notti sotto le stelle. S’incrociano gli sguardi, nascono simpatie e…

LEILA> (sorride) E poi? Sboccia l’amour? Dolce e rapido? Inesperto e così incauto?

DINO> Non sei convinta. (pausa) D’accordo, senti: vada allora anche per l’altro esame, quello decisivo, che davvero conta, quello del DNA. Contenta?

LEO> Ma Dino! La gioventù è così, è sempre stata così. E certe scintille…

LEILA> Scintille? Tu pensi davvero che un po’ di musica, il chiar di luna, una frase gentile…. (seria, partecipe) No, lei è stata conquistata, amata. Lo dicevano i suoi occhi quando, anche solo per accenni, riandava a quel suo incontro con mio padre. No, Leo, il suo non può essere stato che un atto…

LEO> D’amore? Ah no, Leila, no, ti prego, risparmiaci! Ma non è più giusto pensare che lei abbia ceduto, incautamente d’accordo, ad un impulso… un naturale impulso della giovinezza? (campanello)©¶(Leila s’isola pensierosa)

DINO> Vado io. (apre a Umberto) Oh, dottore Umberto, buongiorno. Venga, l’aspettavamo. Un po’ a malincuore, se devo essere sincero.

UMBERTO> A malincuore? Cos’altro ha combinato mia sorella?

DINO> Nulla, se non che ci ha conquistati con la sua verve, la sua sempre viva allegria. Ma ora parliamo di lei, ci dica. Tutto bene quel suo impegno di Lugano?

UMBERTO> Davvero meglio non potevo sperare. La mia relazione, in chiusura, è stata molto apprezzata. Be’, Leila, non mi saluti?

LEILA> Scusa, ero sovrappensiero. Vieni, siedi. Vuoi un caffè, un tè?

UMBERTO> Ah, fai tu gli onori di casa? No, grazie, nulla. Piuttosto, sei pronta?

DINO> Ehi, che fretta! Perché non vi fermate a pranzo invece? Nora ha preparato…

UMBERTO> Vi siete fin troppo disturbati. Anche lei, Leo. E la ringrazio per la vacanza che ha voluto offrire a Leila. Piuttosto, se non sono indiscreto, visto che  giorni fa ho saputo di un certo suo obiettivo…. Tutto bene in quella direzione?

LEO> Temo di no. Non vi sono stati gli sperati progressi. E così vado in pensione.

LEILA> Quindi non ci rivedremo più?

UMBERTO> E perché? Roma, ormai, tra voli ‘low cost’ e frecce rosse è sempre più vicina. E poi tu devi mantenere salda questa nuova amicizia. Tanto bella da far dimenticare ormai il motivo primo della nostra visita qui.

DINO> Ah, ah: non l’ho dimenticato io, però. Caro Umberto, ho già comunicato a Leila che non opporrò più rifiuti. Di nessun genere.

UMBERTO> Neanche per il DNA? Tutto torna in discussione, allora. Che notizia!

LEILA> Umberto, no! E anche tu, Dino, ti prego! Ribadisco il mio 'no'!

UMBERTO> Ma perché? Se il professore…

LEILA> Ero contraria già una settimana fa. Ma non capisci?

UMBERTO> Che c’è da capire? Si tratta casomai di accertare, oltre ogni dubbio…

LEILA> Se Dino è o non è mio padre? Ma che sono 'ste malinconie? A 40 anni suonati io vado a inseguire… cosa?

UMBERTO> Sei impossibile! Ora dici così. Ma che capiterà tra qualche mese?

DINO> Un momento! (a Leila) Tu... hai già compiuto… Ma, allora, quando sei nata?

LEILA> Nel 1974. (quasi cantando) “Un bel dì di maggio / quando le rose sanno / profum di viole” (riflessiva) sì, così cantava la mamma. Perché me lo chiedi?

DINO> Nel '74! Ah, ma allora…. (Nora e Giuliana) Oh, eccole, eccole qui!

NORA> Già. Eccoci qui! Caro Umberto, già arrivato! (parlano tra loro cordiali)

GIULIANA> (entra affaticata, quasi non saluta, respinge con un ‘no’ imperativo Leo che le si avvicina. Ha sull’abito una spilla come quella di Leila. Siede affranta)

Scena IV(Tutti)                                       

LEILA> (frenata dal comportamento di Giuliana esita, poi, apprensiva) Allora… Giuliana, è tutto… a posto? Eravamo preoccupati per te. (Nora torna in centro)

NORA> (garrula) Preoccupati? Allegri invece, perché oggi tutto si è finalmente chiarito. Qui, signori, c’è… il responso! (sventola biglietto e foglio a Dino a sx)

DINO> Come?! Vuoi dire che hai già fatto eseguire la perizia? Così… in un lampo?

NORA> Il grafologo era in attesa. Io avevo un appunto di tua mano. Immediato confronto col biglietto e ora ecco l’esito: tu-non-sei-il-padre-di-Leila. Contento?

DINO> (ora ha in mano e biglietto azzurro e foglio del notes che osserva pensoso) Contento… contento… e che ne so?! Tu vorresti che io dicessi che son contento?

NORA> (commossa) No, caro. Sarebbe una bugia, lo so.

LEILA> (affettuosa) Ma io ti chiamerò lo stesso… papà, se vuoi.

NORA> Sapevo che si sarebbe emozionato. Leila, Leila, che cosa hai combinato!

LEO> Ma che succede? Avete messo in moto tutto st’ambaradam per scoprire se…

DINO> Se ero io il padre, chiaro. (si concentra nell’osservazione dei due scritti)

NORA> Be’, a dire il vero, non solo tu. Nel mirino c’era anche Leo.

LEO> Cosa? Io nel mirino? (tutti verso Nora). No, dico, che t’ha preso?!

NORA> Ma come? Nessuno ha notato come il sorriso di Leila ricordi il Leo di tanti anni fa? Va be’, sarà stata solo una mia impressione. Perché alla fine anche lui non c’entra. Il confronto con questa cartolina dalla Costa Azzurra lo assolve. (la dà a Leila) Tieni, è tua. (Dino getta il foglio del notes, si concentra sul biglietto)

LEILA> (afferra la cartolina) Beaulieu! Che bei giorni, vero, Giuliana? E qui c’è anche quel verso, ricordi, Leo? “Tu mi portasti un po’ d’alga marina”.

LEO> Un momento. Scusa, Nora. Tu hai messo a confronto quel vecchio biglietto con questa? Non capisco che senso abbia. Questa cartolina l’ha scritta lei.

NORA> Vuoi dire lei… Leila? (Giuliana, sempre più pallida, sprofonda nel divano)

LEO> Sì, certo! Le eran piaciute le parole di quel poeta un po’ matto, Dino Campana. Gliele avevo recitate un mattino mentre usciva dal mare e mi correva incontro. E più tardi, scrivendovi i saluti, sotto mia dettatura lei le ha inserite.

LEILA> Sì, la grafia è mia. Di suo pugno c’era casomai quell’altra, Nora: il Cenacolo, che si trova…. (Giuliana si accascia) Ma che succede, Giuliana?!

NORA> Com’è pallida! Dottore, la prego…. (a Giuliana) Stai giù, tesoro. Forse è solo un po’ di stanchezza… (ripone sulla mensola la cartolina)

UMBERTO>(sorride comprensivo)Ma certo. Su, signora, mi dia il polso.

LEILA> Niente scherzi, Giuli, eh? (pausa di tutti) Come ti sembra, Umberto? (che la zittisce con un “Sst”) Oh… guarda, anche tu hai… una spilla (gliela sfila) che pare…. Ma sì, è come la mia! (nel silenzio di tutti, Giuliana le sussurra un “”)

UMBERTO> Leila, ti pare il momento? Signora, si rilassi, veda di stare tranquilla. (pausa) Ma sì, polso normale, e poi anche il viso ora riprende colore.

GIULIANA> Grazie dottore, sto bene. (a Leila) Ricordi che la tua spilla mi rammentava qualcosa? Ecco, quella che hai in mano è la gemella.

LEILA> (stupita la osserva) Vuoi dire che sono... due spille… identiche? (va a dx)

LEO> Su, su, Julienne, non ti affaticare. Hai sentito Umberto?!

UMBERTO> Non è nulla, si rassicuri. Però è meglio lasciarle un po’ d’aria. Su, su, fate spazio. (si allargano: Leo a dx, Dino a sx, Nora, Umberto con Giuliana)

LEILA> Dice che questa è la sua gemella! Tu ci capisci, Leo? (Dino fa cenni a Nora)

LEO> Fa' vedere. (osserva la spilla, Leila dopo un attimo torna da Giuliana)

DINO> Nora, vieni, ascolta. In questa storia ci sono cose che non quadrano. Innanzi tutto: se Leila è nata a maggio del '74, questo significa che il concepimento è avvenuto 9 mesi prima. Più o meno nell’agosto del '73 quando anche noi, Leo e io, eravamo là…. E poi c’è il biglietto, è da un po’ che l’osservo e la grafia sempre più si identifica per me con quella… Lo so che è solo un’impressione…

NORA> No, basta con le imp0ressioni. Qui ci voglion prove, chiare. E comunque non è il momento. Ora penso a Giuliana. Ne parliamo poi.  Come va, Umberto?

UMBERTO> Tutto a posto, battiti nella norma. Sì, si è trattato di un po’ di stress. Tranquille dunque. Vero, Giuliana, che si sente meglio? (Leila da Leo)

GIULIANA> Sì dottore, grazie. (fa per alzarsi ma Umberto “calma però”la blocca)

LEO> (a Leila) Sai, questa spilla mi ricorda qualcosa, solo che non riesco a…. Per favore, posso vedere la tua? Identiche! (sorride) Mi ricordano il disegno a fiori che la nonna portava su quel suo vestito: i “fior d’articiòch”, diceva.

LEILA> Come hai detto?! (ora è visibilmente turbata, si sposta a centro scena)

LEO> 'Articiòch', in piemontese. Sono spinoni selvatici che crescono nei campi.

LEILA> Ar-ti-ciòch!… La mamma… cic-ciòch. Quindi lui…. (osserva Leo poi Giuliana) È lui, vero? (“” di Giuliana. La raggiunge e le si siede accanto)

LEO> (posa le spille) Scusa, Nora, posso vedere anch’io quel biglietto?

NORA> (pronta a ogni movimento di Leo) Quello di 40 anni fa? Certo, eccotelo.

GIULIANA> (sguardo a Umberto che ora l’aiuta ad alzarsi. Lei avanza arieggiando con un cartoncino da esame medico che aveva in mano) Capisci, Leila? Dovevo.

LEILA> Sì, certo.Grazie…grazie, Giuliana.(vanno entrambe parlando verso Leo)

LEO> Abbi pazienza, Dino. Dove posso trovare qualcosa di tuo pugno?

DINO> Perché? Ma se la perizia ha già escluso che io…. Comunque va' di là, nel mio studio: sullo scrittoio c’è una mia relazione a penna per il rettore. (Nora va verso Leo con il Cenacolo) Nora, ma che fai?! Ho detto: di là.

NORA> (a parte a Dino)Sì, ma questa – ricordi l’“impressione” tua di poco fa? Ora  è anche mia. E su, proviamo! (Cenacolo)Tieni, Leo, qui la scrittura è più chiara.

LEO> Una cartolina di Dino? Scrittura sua allora. Bene, quello che volevo. Allora… (a dx si concentra nel raffronto mentre Nora gli si avvicina)

GIULIANA> (concludendo il discorso silenzioso con Leila e andando leggermente verso Leo) Sì, Leila, ora sto davvero bene. (il cartoncino cade sul pavimento)

LEO> Giuliana, ti è caduto…. Cos’è? Aspetta che te lo raccolgo.

GIULIANA> No! Leonardino, ti prego, Dino, lascia! (lo raccoglie Umberto)

UMBERTO> Ma questo è un referto di un laboratorio di analisi. (fa per leggere)

LEILA> Umberto, un po’ di educazione! (glielo toglie di mano e lo ridà a Giuliana)

UMBERTO> Va bene, va bene. Non capisco però questo nervosismo, quest’aria di mistero…. Ma che succede, per favore me lo volete dire?

NORA> Sst! C’è qualcuno che deve fare la mossa finale. Solo che non si decide.

LEO> Sapete che vi dico? Che non sarei così sicuro, Dino, che questa non sia la tua scrittura. Perché… vieni, Nora. Guarda bene sul biglietto alcune lettere: la 'l' o la 'a', ad esempio. E ora osserva le stesse lettere sulla cartolina…

DINO> Leo, per favore!

LEO> Per favore, cosa? E poi, che fate lì tutti impalati? (pausa) A guardarmi?!

DINO> Leo, ma non capisci? Tu in questo momento stai… confrontando…

LEO> Questo tuo scritto, questa tua cartolina con quel biglietto azzurro. E direi che sono scritture uguali, proprio della stessa mano.

DINO> Certo: 'sono' della stessa mano.

LEO> E allora ciò vuol dire che sei stato 'tu' a scrivere (sventola il biglietto) queste parole…. Ne segue pertanto che Leila…. Nora, voglio sperare che tu capisca…

NORA> Io capisco. Forse sei tu che ancora non capisci.

LEO> Come?!

NORA> Questa non l'ha scritta Riccardo. Questa l’hai scritta tu, Leonardino. Una settimana fa, da Milano, il Cenacolo di…

LEO> (la volta, la rivolta) Leonardo.... Sì, questa l’ho scritta io, ma…. No, no…. Scusa, stiamo ai dati del biglietto, le parole dedicate alla madre di Leila. Lì c’è il 'suo' nome, la 'sua' firma.

DINO> Sicuro che quella firma, Dino, sia di mio pugno? Che quella sia davvero la mia grafia? O non piuttosto la tua, Leonar-Dino?

LEO> Leonardino?

NORA> Da ragazzi… ricordi? Riccardino, Leonardino.... Fui io, per evitare confusioni, che cominciai a chiamarti Leo. Ma prima tu…

LEO> Vero, allora per tutti ero Dino…. Però…. Io non capisco. Il biglietto è suo! Lo ammette anche lui, no?(ormai all’angolo)

UMBERTO> (persuasivo) Se ben ricordo, il professore otto giorni fa subito chiarì che quei biglietti erano, sì, intestati a lui, ma di proprietà esclusiva di sua madre. Che anche a lei, Leonardino, ne regalò uno o forse più di uno. No?

LEILA> (con affettuosa ironia) Davvero ti spiacerebbe essere mio padre?

LEO> Ma no, no. Ne sarei…. Comunque ci vogliono elementi di certezza che ora come ora.… E poi, scusi, non era lei, dottore, a dire che la scrittura non è…

UMBERTO> Ah, da sola non basta. Ci vuole una prova diciamo… incontrovertibile.

LEO> Ecco, bravo! Proprio così!... Capisci, Leila? Una prova… incontrovertibile.

UMBERTO> Che si trova in quel foglio. Permette, signora? (Giuliana esita)

LEO> Vuol dire che lì c’è…? (Giuliana lascia il referto nelle mani di Umberto)

NORA> Il responso di un particolare esame del sangue.

LEO> Esame? Ma sono anni che non faccio di quei controlli.

UMBERTO> Legga, per favore. Perché tocca a lei leggere, Leonardo, solo a lei.

LEO> (legge. Giuliana gli dà il fazzoletto) Il fazzoletto! (a Giuli) Sei stata tu?

GIULIANA> (prende il foglio)Già. Ho usato a tua insaputa il fazzolettino con cui ti avevo fasciato il dito sabato scorso. Poche gocce di sangue che ho fatto mettere a confronto con i suoi capelli, quelli rimasti impigliati nel fermaglio, ricordi? Lo so di non essere stata corretta. (dà il foglio a Leila) Ma così io ti ho finalmente…

LEILA> … dato una figlia. Già, tu hai una figlia. E io invece, che cosa ho, io? Scusate, vorrei stare sola con lui. No, Giuliana, tu rimani, ti prego.

LEO> (ride) Eh no! Alt! Se qui qualcuno crede di poter istruire un processo…

LEILA> (scherza) Lei taccia! Si consideri anzi, fin da ora, sul banco degli imputati.

UMBERTO> Ma Leila, che è questa ridicola messa in scena? Ma è mai possibile che tu…. E poi è tardi, dobbiamo andare a Roma!… Roberto e i ragazzi…

LEILA> Ci stanno aspettando, lo so. Ma… ho una famiglia anche qui, no?

NORA> Su, vieni, Dino, andiamo. E lei, Umberto, venga a telefonare a casa.

UMBERTO> Ma io, signora, proprio non posso. A Roma ho degli impegni…. (Nora lo tira via, lui prova…) Leila...! (rassegnato) D’accordo, vengo, signora, vengo.

LEILA> Allora? Eravamo rimasti…? Ah, sì. Qui c’è un foglio. E questo foglio dice che io ho…? E su, continua.

LEO> Che hai un padre, certo. (pausa) Leila, Leila, che confusione! Io davvero non ricordo, non sapevo, sono passati così tanti anni....

LEILA> Di' una parola, solo una. A me basta quella! (posa il foglio sul tavolo)

LEO> (esita) Tu… mia…

LEILA> Tocca a te decidere. Ti concedo, diciamo 5 minuti? Intanto tieni questa foto.

GIULIANA> E bravi, bravi! Fatti proprio dello stesso legno! Due incredibili facce da schiaffi, in un momento poi così... bello. Certo con gente così non ci si annoia.

LEILA> Giuli! Tu sola avevi capito già una settimana fa che c’era qualcosa che ci univa. E quel qualcosa era… [cosa?!]

GIULIANA> La spilla! Che mi ricordava una cosa mia, che mi era appartenuta. Ma non ricordavo dove, quando… se non che Leo, a un certo punto, chiamò la spilla “fior d’articiòch” e allora si accese, eccome, la memoria. Povero Leo. Guardalo, è lì che manco ricorda quando e dove abbia incontrato tua madre.

LEO> No, no! Ora la riconosco. Riaffiora il viso di quella ragazza [….]… con gli stessi tuoi capelli, Leila, e quella sua fiera bellezza. (dà la foto a Giuliana)

LEILA> Era l’estate del 1973, vero? (Giuliana osserva la foto)

LEO> Sì. Io ero a Vulcano. Ero là in vacanza con Dino. Giuliana invece era rimasta in città a preparare i suoi ultimi esami.

GIULIANA> Già, la fidanzata scema. Tanto scema, mentre lui incrociava lo sguardo di una fanciulla dagli occhi belli e profondi come i tuoi. Che… si chiamava…?

LEO> (immediato, s’illumina) Sara! Sì, Sara.

GIULIANA> E la incontrasti…

LEO> Sulla spiaggia. Leggevo quel libro di Fogazzaro, che anche lei aveva studiato a scuola. Cominciammo a parlare chissà di cosa. Di romanzi, di film, di canzoni...

GIULIANA> Film, canzoni? Be’, qui c’è la prova di una ben diversa attenzione.

LEO> Sì, ora qui c’è… Leila. Era il mio ultimo giorno di vacanza. E passammo insieme le ore che ci dividevano dalla partenza. La sirena della nave ci colse di sorpresa e allora… le donai una delle due spille, i miei souvenir di quell’estate. Vergai in fretta sul segnalibro…. Ora ricordo! Il biglietto azzurro era il mio segnalibro!E sul retro... sì, fu sul retro che improvvisai…

LEILA> Quelle parole buffe. E poi? (pausa) La… dimenticasti?

LEO> Oh no, no! Per mesi - mi perdoni, Julienne? - il pensiero tornò spesso anche a lei, ma… così… mai immaginando che tu…. Capisci, Leila, qui c’era Giuliana. Con lei c’era ben più di una promessa. Cielo, cielo, che pasticcio, che pasticcio!

LEILA> È così difficile ora dire le semplici parole che noi aspettiamo?

GIULIANA> Per cominciare: ti voglio bene, figlia. (entra Umberto)

LEO> (pensieroso) Figlia…. Ah, Umberto, venga, anzi 'vieni' che ti devo chiedere…

UMBERTO> Subito, certo, solo… (a Leila) scusa, che facciamo? È per il pranzo. Ci fermiamo?… (assenso di Leila) Perfetto. Allora, Leo, … mi dicevi…?

LEO> Solo uno scrupolo. A proposito del, come si dice, “Mater semper certa”...

UMBERTO> ... “Pater” invece no. Giusto. Ma qui: rasségnati. C’è una probabilità su tre miliardi che ci sia un’altra persona che ripeta i tuoi stessi caratteri genetici.

LEO> Una su tre miliardi. Che dici, Leila, mi devo rassegnare?

LEILA> (lo sgrida)Paapàaa...! (rientrano anche Dino e Nora, mentre Leo sorride)

LEO> Papà... già. Ma c’è da fidarsi di uno come me? Eh, Julienne? Tu… ti fidi?

DINO> Signori, il pranzo è pronto! Capisco la piena dei cuori, ma Umberto e io avremmo anche un po’ d’appetito.

NORA> Lo sentivo che sarebbe successo qualcosa d’importante! Giuliana...!

LEO> Sst! Non disturbate la sposa! È qui che pensa alla risposta che mi deve dare.

GIULIANA> Noi due di nuovo insieme? Ma davvero ne sei convinto?

LEO> Io dico semplicemente che mi manchi, va bene così?

GIULIANA> Mah. Non so se dopo tanti anni… tu, io, insomma dovremmo…(si arrende, appoggiando il capo sul petto di Leo che la stringe alle spalle)

NORA> Quante smancerie! Su, che mancano 5 minuti all’una. Chi telefona?

GIULIANA> Ah già, Milano! Che dici, Leo? Magari… lei? Su, dàlle il numero.

LEO> (prende il cellulare) È già bell’impostato. Premi qui, Leila, su!

LEILA> D’accordo. Ma intanto tu, Leo…

GIULIANA> Papà, Leila! Chiamalo… papà. (a Leo) E tu, carciofo, su, abbracciala!

NORA> Ohooo! Non facciamoci prendere dalla commozione. Su, venite, venite! (si avviano, non Leo che rimane in ascolto e sorride a Leila)

LEILA> Pronto? Universal…. Ah, proprio lei, signora Luisa. Buongiorno. Io sono Leila Leonardi Corvara.... Sì, sono la figlia…. Ah, lei non sapeva…. Comunque volevo solo comunicarle che papà accetta…. Nel rispetto di tutte le condizioni…. Certo che non sarà solo. Lo accompagnerà sua moglie, la mamma, e chi se no?... Ah, perché lei…. Che vuole, dottoressa: è la vita che spesso sorprende.... Grazie, e tanti begli auguri pure a lei! (chiude, rende il cellulare e prende la mano di Leo) Vieni, papà. Di là ci stanno aspettando.

                                                Fine della commedia

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·Il presente testo è andato per la prima volta in scena il 18 aprile 2011 al Teatro Principessa Isabella di Torino (via Verolengo 212) con menzione, nella versione in lingua piemontese, al Concorso Alta Langa di Loazzolo (La soa tèra, la sò gent) del giugno 2011. L’autore, Antonino Cavaletto, abita a Torino, corso D’Azeglio 60 – 10126. antonino.cavaletto@yahoo.it