L’equilibrio

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L’EQUILIBRIO

Tre momenti

Di ALFREDO TESTONI

PERSONAGGI

GIORGETTA

ALESSANDRA

ANTONIO

ERNESTO

TEODORO

IL VECCHIO GIOVANE DI STUDIO.

PRIMO MOMENTO

(Un elegante salotto-ufficio d'avvocato).

 Antonio                        - (il giovane avvocato, seduto allo scrittoio, sta sfogliando un fascio di carte bollate).

Ernesto                          - (l’ingegnere suo amico, dall’incipien­te calvizie che lo invecchia più del necessario, parla forte dalla stanza d'ingresso) C'è? va bene. Non importa che mi annunciate.(Entra in fretta).

Antonio                         - (seccato di quella visita) Ah, sei tu? Ti prego un'altra volta di non entrare così come una bomba. Potrei avere dei clienti e spe­cialmente delle clienti.

Ernesto                          - (è rosso in viso. Si vede a prima vi­sta che è adiratissimo) Sono entrato in fretta, perchè ho bisogno di sfogarmi...

Antonio                         - (lo guarda un poco allarmato) Con me?

Ernesto                          - Con te. Così non si va più avanti! Mia moglie...

Antonio                         - (lo guarda con interesse) Che cosa hai fatto?

Ernesto                          - Ho fatto anche que­sto. Mi sono avvicinato a lei, ho tentato di accarezzarla e l'ho pro­prio toccata nel suo lato debole.

Antonio                         - Quale?

Ernesto                          - Le ho detto: « Sii buona, cocca mia, tu sai che quando t'inquieti ti si gonfiano gli occhi e ti si altera la fisionomia! ». Quella constatazione per solito fa effetto. Questa volta niente.

Antonio                         - Grave!

Ernesto                          - E il peggio si è che quando le ho detto che stasera saremmo andati a teatro con i Tocci, che ci avevano offerto uri palco, si è alzata in piedi scattando: « Con quella civetta e con quell'imbecille di marito, mai! ». Io ho soggiunto: « Viene con noi anche l'avvocato Ser­gi ». E lei: «Imbecille anche lui! ».

Antonio                         - (non lusingato da quell’epiteto) Cosa? Ha detto?...

Ernesto                          - Non connetteva più. « Rimandate indietro la chiave del palco. Io starò in casa a morire di crepacuore! ».

Antonio                         - Ho capito; si è accorta che fra te e la signora Tocci...

Ernesto                          - L'ho supposto anch'io."Ma di che cosa si è accorta? Non si è mai troppo preoccu­pata delle gentilezze che uso ad Alessandra, pardon, alla baronessa Alessandra. Fino a pochi giorni fa era la sua migliore amica...

Antonio                         - (con un risolino di furberia) Ed era tanto di guadagnato per te.

Ernesto                          - Si andava d'accordo. Ma adesso quando lo sa il marito d'Alessandra... pardon, della baronessa Alessandra...

Antonio                         - Ma fammi il piacere, di Alessan­dra addirittura. E' da tanto tempo che mi fai portare il lume!

Ernesto                          - Capirai, sei il mio migliore amico! Ma come faccio a dire al Tocci di questo rifiuto ?

Antonio                         - Ogni scusa è buona per lui, se le beve tutte!

Ernesto                          - (appoggiando il braccio allo scrit­toio dice con aria grave) E tu credi proprio che sia per gelosia, se mia moglie si inalbera così?

Antonio                         - Certamente. Avrà avuto qualche sospetto. Tu non sai trattenerti da certi scatti con Alessandra, pardon, con la baronessa...

Ernesto                          - Che vuoi? Quella donna mi mette un fuoco addosso...

Antonio                         - Cerca di spegnerlo qualche volta.

Ernesto                          - E poi a pensarci bene se mia mo­glie fosse gelosa, sarebbe sempre in collera con me; invece va a giornate.

Antonio                         - Come, a giornate?

Ernesto                          - E' capace di farmi una sfuriata a colazione e poi, quando ritorno per il pranzo, la trovo allegra, direi anche affettuosa...

Antonio                         - Anche affettuosa?

Ernesto                          - Già. E allora come si spiega?

Antonio                         - Facilissimo. In certe donne ner­vose, si manifesta la gelosia a intermittenze.

Ernesto                          - Ecco, ecco; ma ammetterai che è seccante! E io vorrei sapere qualche cosa di po­sitivo per regolarmi.

Antonio                         - Io direi di lasciar correre...

Ernesto                          - Correre? Ma non capisci che la mia vita è l'inferno? Il dubbio continuo che ella sappia o non sappia, la certezza di non trovare in casa le mie comodità d'una volta, mi fanno star male, molto male. Senza contare il danno economico che porta questa situazione. Eh sì! Stamattina, per la bile, Giorgetta ha gettato in terra un piatto, e domani, per progressione, mi fracassa la tavola! E perciò dopo matura rifles­sione sono qui a pregarti di tastare terreno. C'è tanta intimità fra noi, non si fa niente senza che uno sappia dell'altro, vero?

Antonio                         - Verissimo.

Ernesto                          - Va' tu da lei. Se tu fossi venuto anche oggi, come fai sempre, a prendere il caffè, era un bene. Avresti servito da cuscinetto.

Antonio                         - Devo recarmi adesso dal procu­ratore del Re...

Ernesto                          - Avrai tempo d'andarci quando mi dovrai difendere come uxoricida!

Antonio                         - Matto!

Ernesto                          - Assassino... per forza irresistibile. Vedi tu di ridurla alla ragione. Io non pretendo che il quieto vivere.

Antonio                         - Già, per poter vivere tranquillo con la tua amante. La tua colpa, ammetterai, è grave.

Ernesto                          - Niente affatto. La colpa è di quel buon barone Tocci. E' stata la sua imbecillità, si può dire, che m'ha fatto cadere sua moglie fra le braccia! Mai accorgersi di niente! Alle volte mi fa perfino rabbia! Domando e dico come possano esistere mariti simili!(Cambian­do tono) Ma non ci perdiamo in chiacchiere. Va' da lei subito. La troverai certo in casa e niente di più facile a letto.

Antonio                         - Oh, allora!...

Ernesto                          - Prova, inventa una scusa... Dille quello che vuoi, puchè si venga a una soluzione. O torna come prima o la separazione, o anche il divorzio.

Antonio                         - Non ci sarebbe male!

Ernesto                          - Perchè?

Antonio                         - Così per poco...

(Si batte alla porta).

Antonio                         - Avanti.

Il vecchio giovane di studio - (si presenta) Una signora chiede di lei, signor avvocato.

Ernesto                          - (con un sorriso furbesco) Ci sia­mo!

Antonio                         - Qualche cliente. Fatela accomo­dare nel salotto.

Il vecchio giovane di studio          - (si ritira).

Ernesto                          - Io me ne vado di qua, così nes­suno mi vede.(Segna la porta di faccia a quella d'ingresso) Ormai gli studi degli avvocati sono come i gabinetti degli specialisti per le malat­tie della pelle. Doppia uscita. Mi raccomando, eh?

Antonio                         - Non dubitare.

SECONDO MOMENTO

(La scena rappresenta uno di quei salotti, che sono venuti di moda presso le compa­gnie drammatiche più o meno russe. Un panneg­giamento di velluto che pende dal soffitto e si allarga per tutta la scena come un addobbo da chiesa e che a prima vista appare un pallone tagliato a metà non del tutto gonfiato. Porte che possono essere anche finestre, e finestre le porte. Lumi che non fanno luce, coperti da enormi abat-jours dalle forme più fantastiche. Sedie e di­vani con tanti cuscini da renderli inservibili per sedervici sopra; cuscini sparsi per terra in modo da inciamparsi ad ogni passo; mobili di ogni forma messi in tutte le direzioni; fiori da per tutto fuorché nei vasi da fiori'. Una signora bella, elegantissima è appoggiata ad un tavolo, non trovando posto per sedere).

Antonio                         - (entra e appena la vede, ha un grido soffocato) Voi!

Giorgetta                       - (naturalmente la signora è la mo­glie dell'ingegnere Ernesto) Io!

Antonio                         - (disorientato) Non siete a letto?

Giorgetta                       - Ah! Perchè è stato mio marito a dirvelo. E' venuto qui? Era da immaginarlo!

Antonio                         - E' corso da me dopo la scena di gelosia che gli hai fatto! Ma perchè?

Giorgetta                       - (gli lancia un'occhiata che avrebbe dovuto fulminarlo) Siete semplicemente uno spudorato!

Antonio                         - Nient'altro.(Getta per terra qual­che cuscino per farle un posto sul divano) Siedi almeno.

Giorgetta                       - Non mi trattate con confidenza, ve lo proibisco! Mi son messa in fretta un man­tello e il primo cappello che mi è venuto sotto mano. Me lo sono cacciato in testa perchè non si veda che ho pianto...

Antonio                         - La moda è provvidenziale anche in questo. Infatti non ti si vedono gli occhi!

Giorgetta                       - E avete anche voglia di scher­zare, quando mi vedete qui tremante, esaspe­rata? E' ignominioso!(Siede) Vado via subito! Sono venuta semplicemente per dirvi che voi non porrete più piede in casa nostra, se volete evitare uno scandalo!

Antonio                         - Ma si può sapere?

Giorgetta                       - Sento che non potrei fare l'in­differente. Sono certa che anche mio marito se ne accorgerebbe. Fra noi, badate, tutto è finito, tutto!

Antonio                         - (stringendosi nelle spalle) Se que­sta è la vostra volontà...

Giorgetta                       - Ditelo francamente: è quello che volete! Non vi rincresce nemmeno che vi metta alla porta!Non arrossite nemmeno di que­sto affronto! Come mi apparite in tutta la vo­stra perversità!(Pausa). E non dimostrate nep­pure la curiosità di sapere perchè sono qui in questo stato!

Antonio                         - Aspetto che voi me lo diciate.

Giorgetta                       - (con le mani alzate) E voi non lo indovinate? Dovevate pur capirlo dal mio contegno di ieri sera che io ero nervosissima, e voi indifferente come se niente fosse, senza darvi premura di domandarne il motivo!

Antonio                         - Ma devo fare le mille volte la stes­sa domanda per aver sempre la stessa risposta? Come devo cacciarvi via dalla testa che fra me e la moglie del barone Tocci non c'è che una semplice amicizia... Santo Dio, bisogna pur adoperare politica nel nostro caso!Ci troviamo spesso insieme, anzi sempre...

Giorgetta                       - Oh, ma adesso, caro mio, è fi­nita la cuccagna! Quella cara amica non verrà più da me. Andatela a trovare a casa sua! Piut­tosto che al teatro con lei, preferisco la morte!

Antonio                         - (sorridendo) L'immagine è pere­grina!

Giorgetta                       - (si alza di scatto) Non mi pren­dete in giro! Non è buona giornata!

Antonio                         - Lo so, anzi lo sa vostro marito, poveraccio! E' venuto qui digiuno a sfogarsi con me!E io che ho un cuore sensibile mi sono com­mosso ad ascoltarlo, perchè lui è il capro espia­torio in tutta l'estensione della parola!(Non può trattenere un risolino perchè quel «capro » gli è sfuggito senza cattiva intenzione).

Giorgetta                       - E credete che non provi un grande rimorso quando penso che lo rendo in­felice per voi, sissignore, per voi! Però un po' di colpa l'ha anche lui...

Antonio                         - Quale?

Giorgetta                       - Di avermi fatto conoscere voi!

Antonio                         - E dove mettete la colpa vostra?

Giorgetta                       - Quale?

Antonio                         - Di avermi fatto innamorare come un pazzo!

Giorgetta                       - Si vede!

Antonio                         - E pensare che si potrebbe vivere una vita felice! Invece la vostra gelosia vi rende alle volte insopportabile...

Giorgetta                       - Insopportabile?

Antonio                         - ... a tuo marito. Egli così buon amico, cosi affettuoso con te e con me!(Avvi­cinandosi a lei e obbligandola a sedere di nuo­vo) Via, Giorgetta, sii ragionevole.

Giorgetta                       - Vorreste forse che io vi permet­tessi di essere l'amante di Alessandra, solo per­chè anche suo marito è affettuoso... con tutti gli amici ?

Antonio                         - La signora Tocci non c'entra...

Giorgetta                       - (batte con forza l'ombrellino per terra) E' la vostra amante! Ho le prove! Ho dei testimoni!

Antonio                         - Ma quali testimoni, in nome di Dio?

Giorgetta                       - Lo volete sapere? Mio marito!

Antonio                         - (saltando in piedi come spinto da una molla) Lui?! Tuo marito ha detto?...

Giorgetta                       - Me io ha confidato purché gli giurassi che non avrei parlato con anima viva e...

Antonio                         - (passando dalla calma alla collera più viva) Lui?! E ha avuto il coraggio di ti­rare in ballo me? Questa non è azione da galan­tuomo, no... (Passeggia per la stanza e poi si ferma davanti a Giorgetta) Ma cos'ha detto?

Giorgetta                       - Mi ha fatto osservare le vostre occhiate, i vostri sorrisi, il vostro parlar sotto­voce ad Alessandra e, ieri sera, mi ha confessato addirittura che gli avete confidato tutto nella più grande segretezza...

Antonio                         - Ma benone! E così è dunque lui che viene a metterti pulci nell'orecchio ed è lui che viene da me poiché mi adoperi a mettere pace tra voi due! Un caro amico! Ma faccia lui quello clie vuole e non tiri in ballo gli altri, perchè la faccenda potrebbe andare da galeotto a marinaio! E ringrazi Dio che io sono un gen­tiluomo...

Giorgetta                       - (con gli occhi sbarrati) E chi sa­rebbe il galeotto e chi il marinaio? Parla, Tonio, parla... (Afferrandolo per le braccia) Dimmi la verità! E' mio marito l'amante della Tocci?

Antonio                         - (con nobile gesto) Io non lo dirò mai...

Giorgetta                       - Ma se lo hai già detto.

Antonio                         - Sì? Non mi pareva.

Giorgetta                       - (concitatissima) E' la verità!

Antonio                         - Ma non angustiarti così.(Imper­malito) Non ti credevo tanto gelosa di tuo ma­rito!

Giorgetta                       - (buttandogli le braccia al collo) Ah, Dio! Che sollievo! Che piacere! Che con­solazione! Che gioia!

Antonio                         - (è rimasto senza parole e guarda trasognato Giorgetta).

Giorgetta                       - Perchè, perchè mi guardi così? Mio marito ha un'amante! E proprio colei che io credeva mi avesse portato via te, mio amore! Ero gelosa di te!(Con grande respiro) Ora sono soddisfatta, ora sono contenta!

Antonio                         - (che è confuso) Così che con la mia rivelazione...

Giorgetta                       - Mai tolto il rimorso che avevo verso mio marito per voler bene a te. Se vuol bene davvero a quella donna è un uomo felice, lui, come sento di essere felice io volendo bene a te. E vedrai che non disturberò più la tua pa­ce! Potevo apparire ingiusta con lui, anche cat­tiva mostrandomi nervosa, irritante, scontrosa, insoffribile ogni volta che qualche nube veniva a turbare la serenità del nostro amore, ma ora non ho più ragione alcuna di rendergli la vita «insopportabile» come dice lui... Assicuralo, appena lo vedi, che io sono pentita delle mie ubbie, che non se ne parli più e accetti pure per stasera il palco offerto dai Tocci, a cui non si può usare la sgarberia. E' sempre così gen­tile...

Antonio                         - ... e servizievole. Presta la moglie come contrappeso...

Giorgetta                       - E io non ho nessun diritto di rifiutare a mio marito la vicinanza della sua a-mante, mentre io sono vicino a te.(Lo bacia te­neramente).

Antonio                         - E così è l'equilibrio che procura la pace familiare!

(A questo punto dovrebbe succedere una lun­ghissima pausa, ma le esigenze sceniche e le pre­tese del pubblico obbligano ad accorciarla).

(Si bussa alla porta).

Antonio                         - Chi è?

Il vecchio giovane di studio          - La chiamano al telefono, signor avvocato.

Antonio                         - Togliete la comunicazione.

TERZO MOMENTO

La sala di un aristocratico ristorante. Le  cene del dopo teatro sono alla fine. Molto fumo, molto champagne, molta allegria.

Siedono a mensa Giorgetta e Antonio, Ales­sandra e Ernesto. A capo tavola il barone Tocci.

Le due signore indossano eleganti vesti scol­late e più che mai corte, e i signori uomini sono in abito da sera. Tutti di buonissimo umore. Il barone Tocci, con il suo faccione rosso e pelato, più degli altri.

Tocci                             - Che simpatica serata! Non faccio per dire, ma ve l'ho procurata io con il mio invito.

Tutti                              - Vero! Vero! Grazie! Grazie!

Tocci                             - (con un tono declamatorio) Sono io che ringrazio voi per avere alla vostra volta procurato a me delle ore veramente gioconde! Ancora un bicchiere di champagne e poi a letto!(Si alzano tutti a brindare lietamente).

Giorgetta                       - (toccando con il suo bicchiere quel, lo di Alessandra) Vieni, cara, domani alle 17 a prendere il tè?

Alessandra                    - Volentierissimo, tesoro!

(Tutti si preparano a uscire. Il capo came­riere porta su di un vassoio una carta piegata. E' la nota della cena. Ernesto e Antonio contem­poraneamente fanno per prenderla).

Tocci                             - (tirando fuori di tasca il portafoglio) Prego, prego! Stasera pago io!

FINE