L’eredità

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L'EREDITÀ

di Enrique M. Morales

Traduzione di David Conati

Enrique Morales
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PERSONAGGI

ROBERTO.    Ha circa 58 anni. Un po' sfacciato, alto, con i capelli ricci, quello che si definirebbe un tipo interessante. È lo zio di Patrizia, Marcella, Silvia e Orazio. Il più anziano, vivente, della famiglia.

PATRIZIA.      Ha circa 44 anni. Attraente, di corporatura robusta. È ben vestita. Nipote di Roberto e cugina di Marcella, Silvia e Orazio.

MARCELLA.   Ha circa 38 anni. È carina. Veste in jeans e un prendisole leggero. Nipote di Roberto e cugina di Orazio, Silvia e Patrizia.

SILVIA.            Ha circa 45 anni, piuttosto bruttina, anche se prosperosa. Sorella di Orazio. Nipote di Roberto e cugina di Marcella e Patrizia.

ORAZIO.         Ha circa 37 anni. Carino, di modi e lineamenti fini. Fratello di Silvia. Nipote di Roberto e cugino di Patrizia e Marcella.

SINOSSI

Sono solo alcune ore che il vecchio è morto, era il patriarca della famiglia. Lo stanno vegliando nella sua casa (in un piccolo borgo situato all'interno del paese). Nell'atrio si danno appuntamento i familiari. Anche se nessuno lo dice apertamente tutti sono ansiosi di sapere a chi andrà "l'eredità".

Nel giro di alcune ore si finirà per chiarire le posizioni di ciascuno. Nel giro di poche ore saranno resi noti i segreti che manterranno legati tutti i membri della famiglia, per sempre.

Quando muore il capo della famiglia bisogna vedere a chi andrà L'eredità

ATTO UNICO

L'azione si svolge in un paesino.

È estate, un'estate torrida, con una temperatura che si mantiene intorno ai 38°, 40°. Caldo. Afa.

Il vecchio è morto. Era il patriarca della famiglia. Lo stanno vegliando nella sua casa. La scena è deserta.

C'è una comune che dà all'esterno rappresentata da un lungo corridoio. Tre porte che danno rispettivamente al bagno, alla cucina e alla camera da letto dove è composta la salma. Nell'ingresso si vede distintamente un vecchio pergolato. Un divano consunto e un mobiletto basso, varie sedie e un tavolino. Appesi alla parete un vecchio fucile e un revolver grande. Di qua e di là (appese alle pareti) ci sono trofei di caccia rappresentati da teste di animali. L'edificio è decandente, mezzo rovinato, il tetto un po' rotto, ecc. La scena è deserta.

Entra Patrizia guardando da tutte le parti. Ha circa 44 anni, attraente, di corporatura robusta, è ben vestita. Cerca, vede che non c'è nessuno, cerca nelle altre stanze. Va dove si trova il  morto, entra dopo un attimo di esitazione. Esce velocemente facendosi il segno della croce. Si siede con un giornale che trova sul tavolino. Il posto non le piace molto.

Si sente il rumore di qualcuno che sta arrivando. Abbandona il giornale sopra il tavolo. Si dà una sistemata. Aspetta.

Entra Roberto. È lo zio, l'unico degli anziani ancora in vita. Ha circa 58 anni. Un po' sfacciato, alto, con i capelli ricci, quello che si definirebbe un tipo interessante. Si guardano. Lei gli va incontro e lo abbraccia.

PATRIZIA.      Zio... L'ho appena saputo. Che cosa orribile.

ROBERTO.    Si, è orribile.

Silenzio. Si separano un poco. Lui va verso la porta dove sta il vecchio, si fa il segno della croce. Si volta, osserva tutto. Sistema le armi, le sedie, il tavolino, il divano. Lei lo guarda fare.

PATRIZIA.      Perché qui?

ROBERTO.    Come?

PATRIZIA.      Perché non nella rimessa?

ROBERTO.    Perché questa è casa sua. Mi è sembrato più giusto vegliarlo qui. Perchè?

PATRIZIA.      Curiosità.

Silenzio. I due osservano la stanza.

PATRIZIA.      Non mi pare possibile che se ne sia andato. Era sempre così vitale, sembrava immortale... E adesso...

ROBERTO.    Adesso se n'è andato.

PATRIZIA.      Si. All'altro mondo. Peccato per quelli che restano...

ROBERTO.    Cosa intendi dire?

PATRIZIA.      Lui ha lasciato questa valle di lacrime, mentre noi...

ROBERTO.    Noi dobbiamo continuare. Continuare in questo mondo, il nostro mondo… Indipendentemente da tutto e da tutti, continuare.

PATRIZIA.      È che a volte è così difficile. Così duro. E peggio quando si è soli.

ROBERTO.    Non siamo mai completamente soli. C'è sempre qualcuno su cui fare affidamento. (La guarda dall'alto in basso) Sei molto carina.

PATRIZIA.      Grazie, Roberto, ma non è il momento. (Lo guarda, si sistema i capelli) Ti sembra che sia bella?

ROBERTO.    Si, hai ragione. Non è il momento.

PATRIZIA.      Ho ragione, però l'hai detto tu. La vita continua. (Si sistema il vestito, si sistema i capelli, è sensuale) E pensare che appena sono arrivata era tutto così tranquillo.

ROBERTO.    Adesso non è tutto tranquillo?

PATRIZIA.      Non più tanto. (Si sistema il vestito, fa un giro su se stessa e quasi inciampa contro la pergola) Questa pergola di… (pausa) Fa un caldo insopportabile, o no?

ROBERTO.    Si.

PATRIZIA.      Si. insopportabile. Mi innervosisce. Inquieta. Forse è questo posto così... così... Che so io, questa casa mi fa una brutta sensazione. Mi fa un effetto strano. Ci mancava solo il caldo.

ROBERTO.    Va bene, calmati.

PATRIZIA.      Sto bene. È la temperatura. (Si asciuga il sudore con un fazzolettino) Sono tutta bagnata.

ROBERTO.    Fa molto caldo.

Si guardano negli occhi.

PATRIZIA.      Hai avvisato tutti?

ROBERTO.    Lo sanno tutti.

PATRIZIA.      Possono arrivare in qualunque momento.

ROBERTO.    In qualunque momento.

PATRIZIA.      Peccato.

(Si guardano, fa caldo)

PATRIZIA.      Che succederà adesso?

ROBERTO.    Quello che deve succedere.

PATRIZIA.      Succedono sempre le stesse cose.

ROBERTO.    La cosa mi rallegra.

PATRIZIA.      Sempre uniti.

ROBERTO.    Per l'appunto.

PATRIZIA (Lo guarda).           Anche tu non sei male.

ROBERTO.    Ti sembra?

PATRIZIA.      Si, mi sembra.

ROBERTO.    Sono vecchio.

Silenzio. Si guardano. Lei si siede sul divano. Si spruzza un po' di profumo sotto il naso.

PATRIZIA.      Com'è successo?

ROBERTO.    Non lo so. Non lo sa nessuno.

PATRIZIA.      Sicuro?!

ROBERTO.    Ti sto dicendo la verità. Era nudo lì, sotto la pergola.

PATRIZIA (Si alza di scatto, si fa il segno della croce).        Lí... nudo?

ROBERTO.    Si.

PATRIZIA.      È stata una cosa… naturale?

ROBERTO.    Cosa vuoi dire?

PATRIZIA.      Niente. Dicevo per dire. “La pazza” lo sa?

ROBERTO.    Marcella?

PATRIZIA.      No. Silvia.

ROBERTO.    Starà arrivando.

PATRIZIA.      Ti preoccupa di più Marcella?

ROBERTO.    No. Perchè?

PATRIZIA.      Sta sempre in giro a parlare.

ROBERTO.    Parla troppo.

PATRIZIA.      Si. Paese piccolo, grande inferno.

ROBERTO.    Staranno per arrivare tutti.

PATRIZIA.      Fa caldo.

Lei si sistema un po'. Si guardano.

ROBERTO.    Ho sentito dire che ha chiesto un contributo.

PATRIZIA.      Vuole dei soldi per costruire un teatro nuovo.

ROBERTO.    Un teatro nuovo in questo paesetto?

PATRIZIA.      Mia cugina, cara piccola, è fatta così. È sempre stata così. Fina da bambina. Una ragazzina capricciosa.

ROBERTO.    È un'artista.

PATRIZIA.      Un moscerino fastidioso che mi fa saltare i nervi.

ROBERTO.    Glielo daranno?

PATRIZIA.      No.

ROBERTO.    Sei cattiva.

PATRIZIA.      Proteggo i miei interessi.

I due si avvicinano sempre di più.

PATRIZIA.      Questo caldo. (Si asciuga il sudore). Guarda, sono tutta bagnata.

ROBERTO.    Tutta?

PATRIZIA.      Si. Peccato che ci sia il vecchio di là, no?

ROBERTO.    È morto.

PATRIZIA.      Poverino.

Si avvicinano. Si prendono e si baciano. Lui le accarezza il fondoschiena, lei lo accarezza al pube. Sono intenti nel loro amplesso quando entra Marcella.

Marcella ha circa 38 anni, è carina, veste in jeans e prendisole leggero. Lei li guarda, loro la guardano. I due si lasciano, si sistemano i vestiti.

MARCELLA.   Che caldo!

PATRIZIA.      Guarda che non è come credi.

MARCELLA.   Cosa credo?

ROBERTO.    Nulla.

MARCELLA.   Nulla?

PATRIZIA.      Niente. E non farmi innervosire che non è il momento per i rimproveri.

MARCELLA.   Io non ho rimproverato nulla.

PATRIZIA.      Stai zitta una volta per tutte! (Ogni volta alza sempre di più il volume della voce) Smettila con questa storia! È stato un momento di debolezza. I morti mi fanno sempre un effetto strano, e non mi rendo conto di quello che faccio!

MARCELLA.   Io non ho detto niente! Smettila di gridare!

PATRIZIA.      Io urlo finché mi pare perché sei una depravata!

MARCELLA.   Io una depravata?!

PATRIZIA.      Si. Stai lì a spiare il dolore altrui.

ROBERTO.    Ragazze... Calma.

MARCELLA.   Sono calma. (Molto nervosa)

PATRIZIA.      Anch'io. Però non posso permettere che approfitti dei miei momenti di debolezza. Come se fosse una curiosa, una spia, una guardona di merda!!!

MARCELLA.   Attenta a quello che dici. Dopo quello che ho visto...

PATRIZIA.      Cosa hai visto?! Niente!!!

MARCELLA.   Si che ho visto. Ho visto...

PATRIZIA (Interrompendola). Depravata! Basta! Smettila! Non voglio ascoltare altre bugie! (Grida isterica) Sporche bugie!

MARCELLA (Fuori di se).      Vuoi gridare?! (Grida)

Le due si mettono a urlare sguaiatamente.

ROBERTO.    Silenzio!

Continuano a gridare. Lui molla un ceffone a Patrizia, questa si calma un poco. Visto che Marcella insiste, lui la strattona.

MARCELLA.   Lasciami! Lasciami! Chi sei tu per mettermi le mani addosso?

ROBERTO.    Tuo zio! E mi devi rispetto!

MARCELLA.   Sei anche suo zio, ma non credere che mi lascero palpare come hai fatto con lei!!!

Patrizia cade svenuta.

ROBERTO (Indicando Patrizia a terra).         Hai visto che hai fatto?

MARCELLA.   Cosa ho fatto?

ROBERTO.    Hai fatto svenire tua cugina.

MARCELLA.   Non dire stupidaggini. È tutta scena ...

ROBERTO.    Marcella, credo che tu stia esagerando...

MARCELLA.   Esagerando? Prova a toccarla... toccala e vedrai come si alza in fretta.

Roberto va vicino a  Patrizia e le fa aria sul viso con la mano.

MARCELLA (A Roberto).       E poi vedrai. Adesso vado in piazza e mi metto a urlare quello che ho visto.

Marcella fa per uscire. Patrizia si alza e la afferra per un braccio.

PATRIZIA.      Si dici a qualcuno quello che ti sei appena inventata, non permetterò che ti diano nemmeno un centesimo di contributo per aprire quel teatrino che vuoi fare.

Marcella la guarda incredula. Roberto le guarda fare.

MARCELLA.   Ma... Ma, questo è un ricatto!

PATRIZIA.      Si.

MARCELLA.   Che sfacciata! In fondo io i soldi li ho chiesti al comune. Tu lì sei solo un'impiegata.

PATRIZIA.      Si. Ma sono quella che può far passare o  meno la tua richiesta.

Silenzio. I tre si scrutano. Occupano lo spazio. Ciascuno aspetta. Nessuno parla. Ciascuno è attento alle reazioni degli altri. Marcella va a vdere il morto. Esce immediatamente. Si guardano. Fa caldo. Patrizia sistema i trofei di caccia e pulisce le armi con un fazzolettino. Roberto osserva serio, ma sembra che si diverta.

PATRIZIA.      Hai già pensato al nome che metterai al teatrino?

I tre si guardano. C'è un po' di tensione.

MARCELLA (Rimarcando ogni lettera).         Teatro.

PATRIZIA (C.s.).        Al teatro. Che nome metterai?

MARCELLA.   Non lo so.

ROBERTO.    Dovresti pensarci.

PATRIZIA.      Potrebbe diventare un teatro molto importante. Nei paesi vicini non ne esiste nessuno.

MARCELLA.   Si. Sarebbe l'unico.

PATRIZIA.      Sarà. Se vuoi, sará.

MARCELLA.   Patty... quanto poco mi conosci.

PATRIZIA.      Quasi non ti conosco. Sei sempre stata così lontana...

MARCELLA.   Senza ironia...

ROBERTO.    Certamente. (Le due si guardano) Il giorno dell'inaugurazione sarà strapieno. Faremo una grande festa. Verranno persino gli attori famosi della capitale e tu (a Marcella) sarai raggiante.

MARCELLA.   Hai già deciso tutto.

ROBERTO.    Si. Ci pensavo giusto ieri. Sarebbe utile per la famiglia avere un'artista prestigiosa.

MARCELLA.   E se non volessi?

ROBERTO.    Non credo. Sei troppo intelligente. (Indica le altre stanze della casa) Qui, di là, ogni angolo ha qualcosa di te... Tutti siamo cresciuti qui, abbiamo mangiato uva da questa pergola. Questa uva che ha dato il sapere a tutti...

Silenzio. I tre si guardano. Patrizia vorrebbe ridere. Roberto la trattiene. Marcella guarda Roberto e dubita di ciò che lui sa realmente.

PATRIZIA.      Sarà un teatro meraviglioso...

ROBERTO.    Si. Sarà meraviglioso.

MARCELLA.   Dite?

ROBERTO.    Si.

MARCELLA.   D'accordo. Si.

ROBERTO.    Bene, ragazza, vedi che ci intendiamo?

MARCELLA.   Con quel milione faremo cose meravigliose.

PATRIZIA.      Cosa? Erano centoottantamila!

MARCELLA.   Come? Non ho capito bene.

PATRIZIA.      Questo è un ricatto!

MARCELLA.   Si.

ROBERTO.    (A Marcella) Duecentomila.

MARCELLA.   Ottocento!

ROBERTO.    Trecentocinquantamila e non un centesimo in più.

MARCELLA.   Va bene.

PATRIZIA.      È molto.

ROBERTO.    È un buon accordo.

PATRIZIA.      Si, ma...

ROBERTO.    In fondo sono soldi del comune.

PATRIZIA.      È vero. Ma prima, chi dava disposizioni era il nonno. Nessuno osava discutere con lui. Ma adesso...?

ROBERTO.    Quello che si eredita, non si ruba. Lascia fare a me. I soldi sono importanti solo per i poveracci...

Silenzio. Si guardano.

ROBERTO (A Marcella).        Il nonno sarebbe orgoglioso di te.

MARCELLA.   Non credo.

ROBERTO.    Certamente. Sei un'ottima affarista. Sei veloce a renderti conto da che parte tira il vento.

Silenzio. Marcella è sempre più sulle spine. Cerca di nasconderlo come può. Le due donne si siedono sulle sedie. Roberto resta in piedi al lato del divano. Loro lo guardano senza fare commenti.

MARCELLA.   Come è stato?

PATRIZIA.      Non lo sa nessuno.

MARCELLA.   Morte naturale?

PATRIZIA.      Cosa vorresti insinuare?

MARCELLA.   Nulla. (A Roberto) Racconta.

ROBERTO.    Forse non è il momento.

MARCELLA.   E perché? Dai, racconta.

ROBERTO (Cammina per la stanza).            Erano diversi giorni che non passavo da queste parti...

PATRIZIA.      Anch'io. Era da molto che non passavo a salutarlo...

MARCELLA (A Roberto).       Allora?

ROBERTO.    Oggi mi sono alzato presto e mentre facevo colazione mi sono detto: “Roberto, è da un bel po' che non vai a trovare tuo padre, perché non passi a salutarlo?!”

MARCELLA.   E poi?

ROBERTO.    Poi sono venuto qui. Non aveva ancora iniziato a picchiare il sole. (Sorride ricordando qualcosa) Prima di entrare non mi capita di pestare una cacca di cane. Che sfortuna!

MARCELLA.   Stavi raccontando del nonno.

ROBERTO.    Si. Poi mi sono pulito la suola sull'erba e, non so perché, mi metto a guardare la pergola. Cosa strana, c'era una coppia di passeri che stava cantando. Ma quello che richiamò la mia attenzione fu vedere la porta aperta.

PATRIZIA.      La porta aperta?

MARCELLA.   Lascialo finire.

Patrizia si infastidisce per l'intervento di Marcella.

ROBERTO.    Entrando mi sembrò di vedere qualcosa gettato per terra nel corridoio. Mi sono avvicinato un poco e qui (è di fronte alla pergola) c'era lui, morto.

Silenzio.

MARCELLA.   Quello che hai visto gettato per terra nel corridio, era il vecc... il nonno?

ROBERTO.    No.

MARCELLA.   Allora?

ROBERTO.    Allora cosa?

MARCELLA.   Allora, cosa hai visto gettato per terra nel corridoio?

ROBERTO.    Una scatoletta.

MARCELLA.   Una scatoletta? Cosa c'era dentro?

ROBERTO.    Niente. Era vuota. (Silenzio) Stava con gli occhi grandi, aperti. Guardava il cielo, come se stesse cercando qualcosa lassù, in alto. Era già freddo.

MARCELLA.   C'era sangue?

ROBERTO.    No.

PATRIZIA.      Perché chiedi questo?

MARCELLA.   Non so, così, tanto per chiedere.

ROBERTO.    Povero vecchio. L'ho alzato pian pianino e l'ho deposto lì. (Indica il locale dove c'è la cassa) (pausa) Quello che richiamò di più la mia attenzione è che era nudo.

MARCELLA.   Nudo. Guardava il cielo. C'era una scatoletta vuota.

ROBERTO.    A cosa pensi, nipotina?

MARCELLA (infastidita dal diminutivo).         Nulla, zietto... (Ironica)

PATRIZIA.      Porta rispetto...

ROBERTO.    Non ricominciate, ora non mi divertite più...

Silenzio. Si guardano. Fa caldo. Roberto guarda verso lal cassa dalla porta, Patrizia ha trovato un piumino e con questo "pulisce" le pareti. Marcella è seduta ma è sulle spine.

MARCELLA.   Me ne vado un momento, torno tra un po'.

ROBERTO.    Ma se sei appena arrivata. Non puoi andartene.

MARCELLA.   Sono un po' indisposta.

ROBERTO.    Resta. Più tardi arriveranno tutti quelli del paese e qui sarà un bordello. Ora siamo solo noi della famiglia e nessun'altro.

MARCELLA.   Silvia e Orazio sono stati avvisati?

ROBERTO.    Si.

PATRIZIA.      Strano che la "pazza" non sia ancora arrivata. Lei e la “maga” dovrebbero già essere qui. I fratellini del cuore.

MARCELLA.   Non mi piace che chiami Orazio in questo modo.

PATRIZIA.      Che male c'è? È veggente e ogni giorno che passa è sempre più vicino "all'altra sponda".

MARCELLA.   Sei cattiva. Cosa ti fa credere che Orazio sia... “dell'altra sponda”?

ROBERTO (A Patrizia).         Veramente credi che sia veggente?

PATRIZIA.      Si. Lui “vede”. A volte persino mi imbarazza.

ROBERTO.    Stupidaggini.

MARCELLA.   Ne dubito. A me ha detto cose che sono successe realmente. In certi casi, quando mi guarda, sembra che mi spogli...

PATRIZIA.      Ti guarderà la patata.

MARCELLA.   È una metafora, un modo di dire...

PATRIZIA.      La signorina usa metafore per parlare, non parla come noi, lei parla metaforicamente... (Ironica)

MARCELLA.   Non ricominciamo con queste stupidaggini.

PATRIZIA.      Cosa vuoi dire? Forse è una metafora?

MARCELLA.   Senti, smettila di sfottere.

PATRIZIA.      Ti sfotto finchè ne ho voglia...

ROBERTO (Imperativo).        Smettetela!

Silenzio. Si guardano. Fa caldo.

MARCELLA (A Roberto).       Sembra che ti piaccia fare il capo.

ROBERTO (La mira a los ojos).        Si. Mi piace molto. E allora?

Silenzio. Entrano Silvia e Orazio. Lei ha circa 45 anni, è piuttosto bruttina, anche se prosperosa. Lui ha circa 37 anni, è carino, di modi e lineamenti fini.

SILVIA.            Non ci posso ancora credere!

ORAZIO (A Silvia).     Calmati! Per favore, ne abbiamo già parlato. Calmati!

SILVIA.            Non posso calmarmi. È un colpo troppo forte. Perché la vita ci punisce in questo modo?

ORAZIO (Si avvicina alla porta dove sta il morto).    L'ho visto in una visione. L'ho visto cadere senza vita.

PATRIZIA.      L'hai visto?

ORAZIO.         Si. Ieri, mentre dormivo, ho fatto un sogno che, me ne rondo conto adesso, è stato premonitore. L'ho visto cadere a terra, morto.

ROBERTO (Si fa il segno della croce).         Dio protegga papá.

TUTTI (facendosi il segno della croce).         Dio lo protegga.

SILVIA.            Dio è così saggio che soltanto Lui sa perché se lo è preso in questo modo così crudele.

MARCELLA (Guardando Orazio).     Chi ha detto che è stato in modo crudele?

SILVIA.            La morte è sempre crudele.

ORAZIO.         Posso fare una “fattura” perché stia bene.

ROBERTO.    Non è necessario.

ORAZIO.         Che cosa non è necessario?

ROBERTO.    Che ti prenda tanto disturbo...

ORAZIO.         Assolutamente, zio... Nessun disturbo. È un dovere per me.

SILVIA (Indica Orazio).           Che gran cuore, tutta bontà. Quello che si potrebbe definire, senza ombra di dubbio, un'anima buona e pura.

Silvia si mette a piangere sconsolatamente.

PATRIZIA.      E adesso perché piangi in questo modo?

SILVIA.            Mi sono ricordata di quando è morto papà, anche allora mi aveva preso un dolore così forte. Povero papá!

MARCELLA.   Però adesso stiamo vegliando il nonno.

Si guardano. Silenzio. Si dispongono nella stanza. Si guardano tra tutti. Orazio va verso Marcella e la saluta baciandola. Roberto osserva la scena. Silvia prende Orazio per mano ed entrano a vedere il morto. Escono subito. Silvia ha una crisi di pianto, Orazio (discretamente) “spoglia” la sorella. Durante questa crisi, Silvia annusa l'aria ed estrae un deodorante dalla borsa spruzzandone un po' attorno a lei e verso il morto.

ORAZIO.         In fin dei conti non c'è da prendersela troppo.

PATRIZIA.      Cosa intendi dire?

ORAZIO.         Mi referivo...

SILVIA (Interrompendolo).      È un modo di dire.

PATRIZIA.      Un modo di dire cosa?

SILVIA.            Cosa ti prende, Patrizia?

PATRIZIA.      Perché?

SILVIA.            Perché tutte queste domande? Mi fai impazzire con tutte queste domande, come se non bastasse già questo caldo soffocante...

PATRIZIA (A Silvia).   Sembra che hai uno di quei giorni...

SILVIA.            Vuoi litigare? Sai che mi irrita terribilmente che ti intrometta sempre negli affari degli altri.

PATRIZIA.      Senti. Non ricominciamo.

SILVIA.            Non ricominciamo cosa? Io non ricomincio niente. Questa casa. Questo caldo. E tu che fai di tutto per litigare.

PATRIZIA.      Io non stavo parlando con te, chiedevo a Orazio...

SILVIA.            Lo so benissimo cosa stavi dicendo. Non trattarmi da idiota, ero qui...

PATRIZIA.      E allora?

SILVIA.            Passano gli anni, passa la vita... E tu sei sempre la stessa. Fai sempre del tuo meglio per farmi saltare i nervi. Vuoi torgliermi tutto. Questa casa. La mia giovinezza. I miei ricordi.

PATRIZIA.      Ancora con questa storia? Io non c'entro nulla.

SILVIA.            Ci sei risuscita. (Piange un poco) Hai insisitito fino a che hai raggiunto il tuo scopo. E continui a girare il coltello nella piaga, continui a strapazzarmi il cuore... svergognata.

ORAZIO.         Per favore...

PATRIZIA (A Orazio). Non ti intromettere. (A Silvia) Te l'ho già detto mille volte. Non ho avuto nulla a che vedere con Pietro.

SILVIA.            (Lo sottolinea) Mio marito!

PATRIZIA.      Pietro, il tuo ex-marito è fuggito.

SILVIA.            Non è fuggito. Non è fuggito.

PATRIZIA.      Si. Da un giorno all'altro se n'è andato, ci ha lasciati...

SILVIA.            Sei cattiva, troppo. Più cattiva del nonno!

PATRIZIA.      Non è il momento di parlare male del nonno...

SILVIA.            Non era mia intenzione parlare male del vecc... nonno. Tu confondi sempre le cose, le imbrogli...

MARCELLA.   Perché non cercate di fare silenzio?

A questa battuta Silvia e Patrizia attaccano Marcella.

SILVIA.            Stai zitta tu, gatta morta!

PATRIZIA.      Ti abbiamo forse chiesto qualcosa?

MARCELLA.   Ora ve la prendete con me?

PATRIZIA.      Che succede? Non hai nessuna metafora da aggiungere adesso?

MARCELLA.   No. Non ne ho nessuna!

SILVIA.            Alla signorina dà fastidio che le sue cugine parlino.

MARCELLA.   Non stavate parlando. Discutevate.

PATRIZIA.      E a te che importa?

MARCELLA.   Mi importa perché stiamo vegliando il nonno.

PATRIZIA.      E da quando ti importa tanto del nonno?

SILVIA (indicando Marcella).  Mi fa impazzire, mi indispone. Come se non bastasse già questo caldo. Questo caldo insopportabile... (A Marcella) Taci! Taci una buona volta! Stai sempre parlando e parlando... non ti sopporto più...

PATRIZIA (Abbracciando Silvia, verso Marcella).     Come sempre finisci per infastidire tutti con le tue... metafore...

SILVIA.            Sempre a provocare, mettere zizzania... curiosa, curiosa di...

ROBERTO (Alzando la voce).           Smettetela!

Silenzio. Tutti guardano Roberto. Ciascuno abbassa la testa sotto lo sguardo di Roberto, tutti meno Marcella che lo guarda dritto negli occhi. Il Silenzio si carica di tensione.

ROBERTO.    È ora che ci ricordiamo che siamo alla veglia del nonno. Mio padre. Voglio un po' di rispetto. Mio padre meritava rispetto prima, ora e sempre. Non dimenticate che noi siamo gli eredi di una tradizione, di una condotta, di codici etici e morali che hanno cementato le basi della nostra famiglia.

Tutti lo guardano. Silenzio.

SILVIA.            Ti senti bene, Roberto?

ROBERTO.    Perché?

SILVIA.            Hai parlato come il nonno, tu non hai mai parlato così...

ROBERTO.    A cosa ti riferisci?

SILVIA.            Hai parlato in un modo...

ROBERTO.    Ho parlato come deve parlare il più anziano della famiglia.

MARCELLA.   Che vuoi dire?

ROBERTO.    Che purtroppo, o no, sono l'unico degli anziani ancora vivo.

MARCELLA.   Non capisco.

ROBERTO.    È persino troppo chiaro.

Silenzio. Roberto siede sul divano. Patrizia pulisce un po' la tavola, la parete, le armi, ecc. Silvia siede su una sedia e Orazio prende posto in piedi al lato della sorella.

PATRIZIA (Cambiando discorso).     Tante parole, però vedo pochi fiori, qui...

ORAZIO.         Non sono arrivati i nostri?

PATRIZIA.      Qui non è arrivato niente.

SILVIA (A Orazio).      Ti avevo detto di andare a prenderli personalmente.

ORAZIO.         È successo tutto talmente di corsa.

MARCELLA.   Io non ho mandato niente, non ho un soldo.

PATRIZIA.      Adesso.

SILVIA.            Perché adesso?

PATRIZIA.      Così. Chissà che lei non faccia successo con il teatro e si ritrovi a fare soldi a palate.

SILVIA.            Successo? Marcella? Se lo dici tu...

PATRIZIA.      (A Silvia) Non ti ha detto Marcellina che sta per aprire un teatrino qui?

MARCELLA.   Un teatro.

ORAZIO.         Che bella notizia.

SILVIA.            Un teatrino in questo paese di merda?

PATRIZIA.      È il nostro paesino.

SILVIA.            Non so tu, ma io non ci trovo nulla di bello qui.

ORAZIO (A Marcella).            Un teatro. È stato il sogno della tua vita.

MARCELLA.   Si. Ho sempre desiderato averne uno.

ORAZIO.         Però lavori troppo. Dovresti pensare a sistemarti.

MARCELLA.   Come?

ORAZIO.         Sposarti. Guardare sorgere il sole vicino a qualcuno che ti voglia bene. Unire i tuoi sforzi con quelli di qualcuno che ti ami veramente.

PATRIZIA.      E da dove salta fuori una persona così?

ORAZIO.         Cercandola, in paese ci sarà sicuramente una persona con queste caratteristiche.

MARCELLA.   Nessuno si avvicina a questa famiglia.

ORAZIO (Va verso lei).          Dio ci dà sempre la possibilità di essere felici. (Le prende le mani) Se avessi fede, sicuramente qualcuno troveresti...

SILVIA.            Orazio! Avevi una cosa importante da dire.

ORAZIO.         Io? Cosa dovevo dire?

SILVIA.            Parla!

ORAZIO.         Ah! Si. Ecco, quello che volevo dire è che... ora che il nonno... insomma, ora che...

MARCELLA.   È morto.

ORAZIO.         Si. Ora che è morto. Pensavamo con Silvia che sarebbe necessario...

PATRIZIA.      Aspettare...

SILVIA.            Che cos'è che c'è da aspettare?

PATRIZIA.      Che cicatrizzi la ferita.

SILVIA.            No! No! Ti stai sbagliando un'altra volta.

ORAZIO.         Silvia. Lascia che spieghi...

SILVIA (A Patrizia).     Tu non capisci niente di niente... bisogna prendere le distanze dai posti che ci fanno male. Questa casa per esempio...

MARCELLA.   Che vuoi dire con questa casa?

SILVIA (A Marcella).   Stai zitta tu!

Silvia e Patrizia assalgono Marcella.

PATRIZIA (A Marcella).          Si può sapere chi ti ha chiesto qualcosa?

MARCELLA.   Che le succede? Ma cosa le ha preso?

SILVIA.            Mi esasperi! Come se non bastasse questo caldo tremendo, mi stà uccidendo.

PATRIZIA.      (A Marcella) Continui con la tua abitudine di far impazzire tutta la famiglia!

MARCELLA.   Io non ho detto nulla.

PATRIZIA.      Che c'è? Vuoi continuare a parlare con le tue maledette metafore? Lei, la colta, ci sbatte in faccia la sua matafora. Sai cosa puoi fare con le tue metafore?

SILVIA.            Mi infastidisce. Mi infastidisce troppo. Quando qualcosa mi infastidisce perdo la ragione, vado fuori di me... Sono completamente indifesa, divento violenta, mi viene voglia di prendere questa pistola del nonno e... (Lei va a prendere la pistola e Roberto la ferma trattenendola) Lasciami tu. Lasciami. Non la sopporto più.

Roberto la trattiene. Lei si mette a piangere e abraccia Roberto. Orazio va ad aiutarla e Roberto gli fa segno di allontanarsi. Orazio resta in disparte. Silenzio. Poco alla volta Silvia si calma. Roberto la lascia.

PATRIZIA (A Roberto).          Potresti mettere un po' di ordine qui, no?

ROBERTO.    Meglio che le cose si dicano adesso.

PATRIZIA.      Adesso?

ROBERTO.    Si. Poi arriverà la gente del paese e allora si che nessuno dovrà dire niente di niente.

MARCELLA.   Cosa vuoi dire?

ROBERTO.    Che adesso si parla, ci si chiarisce. Poi si sta zitti. Chi se ne va adesso non avrà nessun diritto di replica. È chiaro?

ORAZIO.         Si. È chiaro. La famiglia ha bisogno di un uomo forte.

ROBERTO.    Lo hai detto tu.

ORAZIO.         E vedo che sei convinto di essere tu quell'uomo.

ROBERTO.    Qui non ci sono molti uomini che possano metterlo in dubbio.

Silenzio. I due si scrutano. Roberto va al fianco di Orazio.

ROBERTO (Lo annusa).        Ti sei messo un buon profumo.

ORAZIO.         È francese.

ROBERTO.    Ti piace la bella vita.

ORAZIO.         Come a tutti.

ROBERTO.    (Gli prende le mani e le guarda attentamente) Hai le mani ben curate.

ORAZIO.         Non posso?

ROBERTO.    Perché no?

ORAZIO.         Forse all' "homus heróticus" del gruppo dà fastidio che in famiglia ci sia qualcuno di raffinato.

ROBERTO.    Stai tirando fuori le unghie?

ORAZIO.         Le curo per questo.

ROBERTO.    Attento a non rovinarle.

ORAZIO.         Vorresti provarle?

ROBERTO (Grida).    Brutta…!!!

Per la sorpresa che susciuta questa reazione di Roberto, le donne spaventate retrocedono. Orazio sebbene si sia spaventato resta immobile di fronte a Roberto che lo guarda con aria di sfida. Cala un breve silenzio. Roberto si avvicina a Orazio e gli annusa il collo da molto vicino.

ROBERTO.    Si. Mi piace il profumo che usi.

Orazio si rilassa impercettibilmente. Silenzio.

PATRIZIA.      Peccato che non ci sia nemmeno un ventilatore. Fa talmente caldo.

SILVIA.            Orazio, stavi finendo un discorso...

ORAZIO.         Si. Stavo finendo un discorso. (Un po' confuso)

SILVIA.            Orazio, parla!

ORAZIO.         Si. Ecco, adesso che il nonno è morto...

Orazio guarda improvvisamente verso il morto. Tutti se ne rendono conto e guardano nella stessa direzione. Non c'è nulla.

SILVIA.            Orazio, che succede?

ORAZIO.         Mi è sembrato... nulla, nulla. Dicevo che ora che il nonno se n'è andato, sarebbe necessario...

SILVIA (Lo interrompe impaziente).    Vendere la propietà. Questa proprietà, per non vivere di ricordi.

ROBERTO.    Forse non è il momento giusto.

ORAZIO.         E quale sarebbe per te il momento giusto?

ROBERTO.    Più avanti. Quando tutto sarà a posto.

SILVIA.            No. Basta. Volete farmi diventare pazza. Non voglio più sentire chiacchiere inutili, voglio fatti. Voglio che si venda questa casa...

ORAZIO (A Roberto). Cos'è che si deve sistemare?

ROBERTO.    Tante cose.

PATRIZIA.      Beviamo qualcosa?

SILVIA (A Roberto).    Hai un modo di dire le cose che mi confondi. Non capisco. Qual è il problema di vendere la casa adesso?

ROBERTO.    Non c'è nessuna fretta.

MARCELLA.   Mi pare che soprattutto tu non ne abbia.

ROBERTO (A Marcella).        Attenta ragazza. Attenta.

Marcella instintivamente fa un passo indietro. Orazio avanza verso Roberto e si mette di fronte a lui.

ORAZIO.         Sii più chiaro, zio.

ROBERTO.    Mi piacerebbe essere più chiaro con te.

ORAZIO.         Allora parla.

I due sono viso a viso.

SILVIA (Si mette tra i due).     Ti ascolto, zio, raccontami. Io non so niente di niente...

I due si separano. Orazio va vicino a Marcella.

ROBERTO.    La casa è troppo vecchia. Non vale quasi nulla.

SILVIA.            Bugiardo!!!

ROBERTO.    Che cosa vuoi dire?

SILVIA.            Dico che è una bugia. Che per noi ha un grande valore, un valore incalcolabile. Tra queste stanze abbiamo passato gran parte della nostra vita...

ROBERTO.    Questo è vero.

SILVIA.            Queste stanze sono nostre. Di tutti noi. A ciascuno spetta una parte di questi luoghi che sono stati testimoni dei nostri sospiri, delle nostre speranze, che hanno visto le nostre amarezze, i nostri sogni...

ROBERTO.    Vero anche questo.

ORAZIO.         Si. È vero. È nostra. Di tutti noi.

Silenzio. Si guardano. Fa caldo. Patrizia pulisce in giro col piumino. Silvia si asciuga il sudore (è molto nervosa).

PATRIZIA.      Questo caldo è insopportabile. Non c'è niente da bere?

ROBERTO.    Un po' di grappa.

MARCELLA.   Grappa?

ROBERTO.    A papá piaceva bere solo quella.

PATRIZIA (A Roberto).          E se andassimo a prendere qualcosa in paese?

ROBERTO.    Non è una cattiva idea.

Roberto sta per uscire con Patrizia. Silvia lo raggiunge.

SILVIA.            Roberto!

ROBERTO.    Che c'è, Silvietta?

SILVIA.            Vendiamo la casa.

ROBERTO.    Sta cadendo in pezzi.

SILVIA.            Bisogna venderla. Venderla subito! Affrescarla con calce viva e venderla.

MARCELLA.   Affrescarla con calce viva?

SILVIA.            Si. Calce viva. Ti dispiace forse? Perché stai sempre a criticare quello che dico? Non farmi perdere la pazienza e lasciami in pace. Bisogna vendere questa casa.

MARCELLA.   Però non so… Mi farebbe uno strano effetto non vedere più i limoni, i roseti, e soprattutto la pergola...

SILVIA.            (Urlando) Smettila! Smettila! Tu non capisci niente! Sei senza cuore! Mi fai schifo!

Silvia va verso Marcella come per picchiarla. Questa retrocede e Orazio e Roberto trattengono Silvia.

MARCELLA.   Mi sa che tu non stai troppo bene. Non te la puoi prendere in questo modo per quello che ho detto.

Silvia va verso un angolo appartato della pergola. Orazio al suo fianco le offre una sigaretta che lei non accetta. Roberto nota il gesto e meccanicamente va verso un mobiletto e prende una scatola con dei sigari. Ne estrae uno, lo annusa. Lo guarda e lo ripone dentro il mobiletto un'altra volta.

PATRIZIA (A Roberto).          Andiamo a prendere qualcosa?

ROBERTO.    Andiamo.

Escono Roberto e Patrizia. Silenzio, i tre si guardano.

MARCELLA.   Ehi, Silvia, io non volevo farti arrabbiare.

SILVIA.            Va tutto bene. Va tutto bene. Probabilmente la morte del vecchio ci ha fatto diventare tutti un po' nervosi.

ORAZIO.         Sicuramente.

SILVIA.            Orazio. Non dovevi andare a prendere i fiori?

ORAZIO.         Adesso?

SILVIA.            Si. Non sopporto che quella disgraziata continui a rinfacciarmi che non ho portato niente.

ORAZIO.         Ci vado dopo. È un sacco di tempo che non vedo Marcella.

SILVIA.            Sei sempre il solito. Non ti posso chiedere niente che sempre me lo neghi. Cosa ti costa andare adesso dal fioraio?

ORAZIO.         Va bene. Adesso vado.

Orazio esce. Le due si scrutano. Silvia estrae una bomboletta di deodorante e ne spruzza un po'. Si asciugano sudore. Fa caldo.

SILVIA.            Sei sempre dell'idea di aprire un teatro?

MARCELLA.   Si.

SILVIA.            E ne vuoi fare uno qui?

MARCELLA.   Si.

SILVIA.            Ti costerà una fortuna, no?

MARCELLA.   Si.

SILVIA.            E dove li troverai i soldi?

MARCELLA.   Ho richiesto un contributo al Comune e alla Provincia.

SILVIA.            Quanto ti daranno?

MARCELLA.   Perché ti interessa saperlo?

SILVIA.            Volevo sapere quanto vali.

MARCELLA.   Come?

SILVIA.            Qual'è il tuo prezzo.

MARCELLA.   Di cosa stai parlando?

SILVIA.            Un teatro tutto per te. Ecco il tuo prezzo.

MARCELLA.   Sei peggio di quello che pensavo.

SILVIA.            Certo. Tu non ti sporchi le mani con certe cose. Sei un'artista con un sacco di impegni, e non hai tempo da perdere... Sei una...

MARCELLA.   Credo che tu non sappia nemmeno di cosa stai parlando.

SILVIA.            Perché non saprei di cosa sto parlando? Perché non ho letto tanti libri come te?

MARCELLA.   Il fatto è che tu odi gli artisti.

SILVIA.            (Breve pausa) Senti, piccola. Vuoi sfottermi forse?

MARCELLA.   Non era mia intenzione.

SILVIA.            E perché lo hai detto allora?

MARCELLA.   L'ho fatto senza pensarci.

SILVIA.            Si?

Si asciugano il sudore. Silvia estrae il deodorante e ne spruzza un po'.

SILVIA.            Ti credi la migliore, eh?

MARCELLA.   Migliore di cosa?

SILVIA.            Sempre con i giochi di parole. Ovvio. Sei un'intellettuale.

MARCELLA.   Ho l'impressione che oggi ti sia alzata con il piede sbagliato.

SILVIA.            Bimbetta.

MARCELLA.   Silvietta.

Si guardano. Si asciugano il sudore.

SILVIA.            Che ne sai della mia... come dire... della mia separazione?

MARCELLA.   Niente.

SILVIA.            Parla.

MARCELLA.   So che Pietro se n'è andato con un'attrice che era in tournée per il paese. Questo so. Nulla più.

SILVIA.            Grande, Pietro. Se n'è andato con un'artista.

MARCELLA.   Ho sentito questo.

SILVIA.            È quello che dicevano.

MARCELLA.   Non è andata così?

SILVIA.            È andata come tu credi che sia andata.

MARCELLA.   Sei difficile.

SILVIA.            Può darsi.

MARCELLA.   Che è successo veramente con Pietro?

SILVIA (Sta per dare in escandescenza).      Il vecchio, (Indica verso la stanza dove si trova il morto) ha detto che tu lo sapevi. Chi sono io per smentirlo?

MARCELLA.   Dici "vecchio" e sembra che tu voglia dire "schifoso".

SILVIA.            Non metterti anche tu a interpretare quello che dico. Io parlo chiaro! Ho detto vecchio. Solamente vecchio, non ho detto quel vecchio schifoso, ne quel vecchio figlio di puttana, non ho detto niente nemmeno del fatto che sia o meno felice che sia morto, non ho nemmeno detto che forse quel vecchio caprone è stato ammazzato, maledettissimo figlio di…. Non l'ho detto. Per questo non voglio che tu ti metta a interpretare quello che ho detto. Ho detto soltanto quello che ho detto. E ho detto “il vecchio”. Hai sentito ragazzina?! Hai capito? Vecchio significa vecchio... Chiaro?

MARCELLA.   E cosa c'entra Patrizia?

SILVIA.            Lei?!... Niente.

MARCELLA.   Allora perché continui ad accusarla?

SILVIA.            Forse perché qualcuno dice che furono molto uniti loro due.

MARCELLA.   Patrizia e Pietro?

SILVIA.            Ma io lo dubito.

MARCELLA.   Lui però è scappato con quell'attrice, o no?

SILVIA.            Va all'inferno! Lurida vacca schifosa!!!

Le due si affrontano. Entra Orazio con un mazzo di fiori. Vedendole litigare si mette tra le due donne. Loro si separano.

(qui potrebbe chiudersi il primo atto)

(e qui iniziare il secondo)

ORAZIO.         Ho portato i fiori.

SILVIA.            Fiori per il vecchio?

ORAZIO.         Me lo hai chiesto tu.

SILVIA.            Fiori?! Fiori per il vecchio?! E poi dici che sei mio fratello!

ORAZIO.         Sorellina, sono andato a prendere quello che mi hai chiesto.

SILVIA.            Smettila! Siete sempre tutti contro di me. Basta!

MARCELLA.   Cugina. Ti senti poco bene?

SILVIA (Va verso di lei).         Che buona che sei tu.

ORAZIO.         D'accordo. Calma. Calma.

Le due si spostano un po'. Orazio porta i fiori nella stanza del morto. Le donne si guardano con sospetto. Entrambe sembrano sulle spine. Orazio rientra. Breve silenzio.

SILVIA (A Marcella).   È facile fare teatro in questo paesetto di merda?

MARCELLA.   Come?

ORAZIO.         Silvia, per favore, non parliamo più di questo argomento.

SILVIA.            Taci! Stai zitto tu!! Lo so io cosa mi fa o cosa non mi fa male. (A Marcella) Rispondimi!

MARCELLA.   È difficile.

SILVIA.            Lo è? Certo che lo è. Certamente. È difficile. E il tuo prezzo è un teatro tutto per te.

MARCELLA.   Di cosa stai parlando?

SILVIA.            Del silenzio.

MARCELLA.   Uno di questi giorni ti usciranno vipere dalla bocca.

SILVIA.            Puoi starne certa.

MARCELLA.   Insisti con la tua idea di andartene all'estero?

SILVIA.            Le tue parole sono un ronzio continuo che mi disturba. Mi hai stancata. Si può

sapere cos'hai da continuare a blaterare? E gli altri, dove sono gli altri?

ORAZIO.         Adesso arrivano.

SILVIA.            Ho caldo. Soffoco. Ho bisogno di aria.

Silvia gira per la stanza. Passa davanti alla pergola. Si ferma e la guarda.

SILVIA.            Ho la testa pesante. Mi sento bruciare. Questo caldo mi ucciderà. Ho bisogno di fresco... Dovrei andarmene presto. Andarmene da qui.

ORAZIO.         Silvia...

SILVIA.            Taci tu! Cosa ne sai tu di quello che provo? Che ne sai? Avanti, dimmi quello che sai. Rispondimi! Cosa sai?

ORAZIO.         Niente. Io non so mai niente.

SILVIA.            Vado a prendere una boccata d'aria. Mi sento soffocare. Qui affogo.

Silvia esce. Orazio guarda Marcella che si asciuga il sudore.

ORAZIO.         Anche tu hai caldo?

MARCELLA.   Ci saranno almeno quaranta gradi, come si fa a non sentire caldo.

Silenzio.

ORAZIO.         Non è cattiva. È solo un po' nervosa, ecco.

MARCELLA.   Non le ho detto nulla.

Silenzio. Orazio la guarda.

ORAZIO.         Sei ogni giorno più bella.

MARCELLA.   Non hai ancora perso la speranza?

ORAZIO.         Quella è l'ultima cosa che si perde.

MARCELLA.   È vero, è l'ultima cosa che si perde. (Lo guarda)

ORAZIO (La guarda con intensità).   Hai una bella aura.

MARCELLA.   Ne sono felice.

ORAZIO.         Anch'io.

MARCELLA.   Perché non passi mai a salutarmi?

ORAZIO.         Cosa dici? Sono stato varie volte a vederti recitare...

MARCELLA.   A casa mia.

ORAZIO.         Sono talmente occupato...

MARCELLA.   Anche tu sei molto carino.

ORAZIO.         Grazie.

MARCELLA.   Quando mi hai detto di cercare un buon ragazzo...  A chi ti riferivi?

ORAZIO.         Non so. A qualcuno.

MARCELLA.   Non eri tu?

ORAZIO.         Mi piacerebbe moltissimo. Ho sognato mille volte che eravamo insieme in una bella casa, accogliente. A guardare il tramonto mano nella mano come quando eravamo bambini... Mi piacerebbe davvero molto.

MARCELLA.   Sposarci?

ORAZIO (La guarda). Sei talmente bella. Sei la donna che ho sempre sognato.

MARCELLA.   Avere figli? Sono talmente sola...

ORAZIO.         Non ho mai dimenticato quella festa di fine anno...

MARCELLA.   È stato molto tempo fa...

ORAZIO.         Si. Tanto, ma lo ricordo come fosse adesso. Ti guardavo da lontano. I tuoi occhi. Tutti ballavano, saltavano, ridevano e io ti guardavo come qualcosa di irraggiungibile, di etereo...

MARCELLA.   Ricordo. Si. È stata una festa meravigliosa.

ORAZIO.         Poi improvvisamente la musica frenetica cessò, si abbassarono le luci, solo un po', ma diversa gente andò a sedersi. Ti si fecero intorno diversi ragazzotti...

MARCELLA.   Si. A quei tempi non avevano paura di avvicinarsi...

ORAZIO.         Io ti guardavo e quella volta, per un momento, ho creduto che avremmo potuto amarci fino all'eternità. Mi sono avvicinato e abbiamo ballato insieme "il cielo in una stanza". Ti ricordi?

MARCELLA.   Si. Certo. (Lei lo guarda)

ORAZIO (Canta).

“Quando sei qui con me,

questa stanza non ha più pareti,

ma alberi, alberi infiniti quando …"

MARCELLA (Si avvicina a lui, lo abbraccia e ballano) (Canta)

"Sei qui vicino a me,

questo soffitto viola no, non esiste più,

io vedo il cielo sopra noi, che restiamo qui,

abbandonati come se, non ci fosse più, più niente

niente al mondo…"

Lei vorrebbe baciarlo sulla bocca. Lui le dà un piccolo bacio sulle labbra e poi si allontana. Lei ci rimane male ma no dice nulla.

ORAZIO.         Che begli anni... Io ti ho sempre ammirata, oserei dire che avrei quasi voluto essere come te. A volte ti vedo nelle mie visioni e resto estasiato davanti ai tuoi occhi. Sono così belli.

MARCELLA.   Sono sola, Orazio. Nessuno si avvicina e le mie ore passano lente e interminabili. Anche tu sei solo. Perché non metterci insieme? Orazio...

ORAZIO.         Nelle mie visioni sei sempre radiosa, bella...

MARCELLA (Pausa). Mi vedi sempre nelle tue visioni?

ORAZIO.         Vedo sempre i tuoi occhi...

MARCELLA.   E che altro vedi?

ORAZIO.         Ti vedo fluttuare nella nebbia mattutina, sopra una spiaggia marina.

MARCELLA.   Che bella immagine.

ORAZIO.         Sei vestita con dei veli colorati che avvolgono il tuo corpo.

MARCELLA.   E poi.

ORAZIO.         Però ogni volta che mi avvicino e cerco di prenderti tu svanisci. Tendo le mani e trovo solo fumo. Fumo e veli. Allora cerco di seguirti, senza toccarti. Anch'io volo per stare con te, ma a un tratto entri in una zona scura.

MARCELLA.   Una zona scura?

ORAZIO.         Si. Ci sono alberi. In mezzo c'è uno spiazzo largo e lì ti perdo...

MARCELLA.   Cosa c'è lì?

ORAZIO.         Non lo vedo bene. Mi succede sempre la stessa cosa. Ci sono ombre, molte ombre. Gemono, gridano. Vedo nero e rosso. Molto rosso. E lì ti perdo. Lì ti perdo sempre...

MARCELLA (nervosa).          Lì dove?

ORAZIO.         Non saprei. Quel posto è talmente buio. Non filtra nemmeno un filo di luce. E c'è sempre qualcosa che richiama la mia attenzione...

MARCELLA.   Cosa?

ORAZIO.         Davanti, dietro, ovunque, c'è sempre lo zio Roberto. E mi guarda. Mi guarda. Mi guarda. E quel posto si riempie di fuoco, le fiamme mi circondano e allora me ne vado...

MARCELLA.   A chi hai raccontato queste cose?

ORAZIO.         A nessuno. Adesso sono nostre. Solo nostre.

Entra Silvia con un ventaglio sventolandosi con forza.

SILVIA.            Mi hanno stufata.

ORAZIO.         Perché ci hai messo tanto, mi hai fatto preoccupare.

SILVIA.            Immagino.

MARCELLA.   Chi ti ha stufata?

SILVIA.            Gli idioti del paese.

ORAZIO.         Perché?

SILVIA.            Tutti mandano condoglianze e saluti a Roberto. E a me niente. Forse io non sono della famiglia?

ORAZIO.         A Roberto?

SILVIA.            Si. Sembrano tanti rimbambiti. “Dica a suo zio che ci dispiace moto, signora.” dicono. Ritardati.

ORAZIO. Vox populi, vox dei…

Orazio guarda verso la porta dove sta la cassa. Le donne se ne rendono conto.

SILVIA.            Cosa guardi?

ORAZIO.         Niente.

MARCELLA.   Come sarebbe niente?

SILVIA.            Cosa vedi?

Orazio si mette la mano sinistra dietro la schiena e con il palmo della destra aperta indica la porta della stanza del morto. È percorso da un piccolo brivido.

ORAZIO.         Santi del paradiso!!!

SILVIA (Se fa il segno della croce).   Che succede?

Marcella senza dire niente va verso la parte opposta della scena allontananadosi dalla porta della stanza dove sta il morto.

SILVIA.            Che succede? Vuoi parlare perdio?!

ORAZIO.         Niente. C'è una luce molto intensa che esce da lì. Ma non riesco a vedere altro.

SILVIA.            Ah, mio Dio! È il nonno? Rispondimi! È il nonno?

ORAZIO.         È finita.

Orazio si “rilassa”, si scrolla di dosso la tensione.

SILVIA.            Che cosa è finita?

ORAZIO.         La luce.

SILVIA.            Parla chiaro, idiota! Non cercare di spaventarmi ancora! Chi c'è lì?!

ORAZIO.         Ora non c'è niente.

Silenzio lungo. I tre “guardano” verso la cassa. Le donne sono molto nervose. Entrano Patrizia e Roberto con delle bibite e qualcosa da sgranocchiare. Sono contenti. Marcella li guarda.

ROBERTO.    Eccoci, qui c'è qualcosa di fresco da bere.

PATRIZIA.      Dovreste vedere come fermano tutti Roberto per fargli le condoglianze...

Roberto e Patrizia si rendono conto che è successo "qualcosa di strano" perché nessuno risponde.

ROBERTO.    Volete bere qualcosa?

Roberto mette le cose sopra il tavolino. Apre le bottiglie e versa da bere in alcuni bicchieri. Lui beve un lungo sorso. Si asciuga la bocca. Gli altri bevono in silenzio.

ROBERTO.    Che sta succedendo qui?

MARCELLA.   Niente.

ROBERTO.    Allora perché siete così tanto... silenziosi?

ORAZIO.         Ho visto una luce uscire da quella stanza (indica dove si trova il morto).

PATRIZIA.      Ah, mio Dio!

ROBERTO.    Non cominciamo con queste stupidaggini.

ORAZIO (Va verso Roberto).            Non è una stupidaggine.

ROBERTO (Di fronte a Orazio).        Io dico che invece è una stupidaggine. (Orazio retrocede) Che ti succede? Sei tu che hai paura adesso?

ORAZIO.         Sei un bruto.

ROBERTO.    Silvia. Perché non dici a tuo fratello che la smetta di spaventare i presenti...

MARCELLA.   Spaventa anche te?

ROBERTO.    Chi, me? Ma andiamo!

PATRIZIA.      Ti senti bene, Silvia?

SILVIA.            Lasciatemi in pace! Perché siete tutti contro di me? Che cosa c'entro io? Che cosa ho fatto di male che tutti sempre ce l'hanno con me, mi attaccano. Nessuno si rende conto che sono buona. Cosa c'entro io?

ORAZIO (Guardando Roberto).         Fa sempre più caldo.

PATRIZIA.      Molto caldo.

SILVIA.            E pensare che in qualche altro posto del pianeta sono in pieno inverno.

ROBERTO.    Allora?

SILVIA (Fa un giro per la stanza e va verso Roberto).          Ho bisogno di soldi.

ROBERTO.    Capita a tutti, ogni tanto, di avere bisogno di soldi.

SILVIA.            Con la differenza che alcuni li hanno e altri no.

PATRIZIA.      Perché hai bisogno di soldi?

SILVIA.            Per andarmene. Lontano.

PATRIZIA.      E noi cosa c'entriamo in tutto questo?

SILVIA.            Ipocrita, voglio la mia parte della fortuna che ha lasciato il vecchio!

ROBERTO.    Silvia, hai sempre avuto delle idee distorte, che non hanno nulla a che vedere con la realtà.

SILVIA (Va verso Roberto).   Smettila di prenderti gioco di me. Sei mio zio, il più anziano della famiglia e per questo io ti rispetto molto. Però hai una cosa che voglio.

ROBERTO.    Cosa?

SILVIA.            No lo sai? (Si avvicina a lui provocante)

PATRIZIA (Gelosa).   Basta! Roberto, se Silvia se ne vuole andare e per questo ha bisogno di soldi, sarebbe giusto che le dessi la sua parte, e che se ne vada una buona volta dove le pare.

SILVIA.            Ecco, questa è una buona idea.

ROBERTO.    Parlate come se ci fosse chissa quale fortuna.

SILVIA.            Vendi questa maledetta casa. Con i soldi io me ne vado in pace in qualsiasi posto lontano da qui.

ROBERTO.    Ora stiamo vegliando il nonno. Non è il momento per parlare di queste cose.

SILVIA.            E di cosa dovremmo parlare?

ROBERTO.    Del rispetto. Del rispetto alla veglia di mio padre. Potremo parlare delle altre cose più avanti.

SILVIA.            No. Dobbiamo vendere questa casa. E io me ne vado lontano e vivrò tranquilla per sempre. Non vedi che qui fa sempre più caldo? Fuori, lontano da qui, fa più freddo … Non sopporto più questo caldo che mi penetra dentro... Non lo sopporto più!

PATRIZIA.      Che se ne vada, vendi e che se ne vada una volta per tutte!

ROBERTO.    No. Finiremmo per dividere la famiglia.

Mentre tutti discutono, Orazio guarda verso la stanza del morto e si mette la mano sinistra dietro la schiena e la destra la mette davanti con il palmo aperto. Patrizia vede quello che sta facendo Orazio e  va verso Roberto in cerca di protezione. Tutti guardano Orazio.

ORAZIO (Guardando verso la stanza del vecchio).  Il vecchio sta piangendo, sta piangendo...

PATRIZIA.      Ah, mio Dio! E cosa dice? Cosa sta dicendo?

ORAZIO.         Non lo vedete? È lì. Fermo sulla soglia.

PATRIZIA.      Dove? Dove? Non vedo niente. Dove?

ROBERTO.    Orazio, ora basta!

ORAZIO (A Roberto). Ci sono cose che l'uomo non può fare a suo piacimento, questa è una di quelle...

ROBERTO (Dubbioso).         Smettila di dire cretinate...

ORAZIO (Con le mani nella stessa posizione di prima, trema tutto).            Il mondo delle ombre, l'universo dei morti è talmente vicino che senza sforzo lo potremmo toccare... Niente è quello che sembra … Lì sulla soglia, lì c'è lui...

MARCELLA.   Sulla soglia non c'è nessuno...

ORAZIO (Come  recitando una litania, muovendosi sguendo una musica che solo lui sente si mette qualcosa in bocca).            Amanita muscaria... Amanita muscaria... Amanita muscaria (Canticchia) “Mmmm... i grandi dei orinano insieme al sommo incantatore... Mmmm...”

ROBERTO.    Che sta succedendo?

PATRIZIA (Urlando).  Taci!

Dietro a questo ordine perentorio Roberto resta di sasso.

ORAZIO.         Il vecchio ci sta guardando tutti. E piange... Ci guarda e piange...

SILVIA.            Cosa dice?

ROBERTO.    Smettetela di giocare...

SILVIA (Dura).            Vuoi stare zitto?! (A Orazio) Dice qualcosa?

Roberto resta ancora più disorientato.

ORAZIO.         Si. Sta cercando di dire qualcosa...

PATRIZIA.      Cosa dice? Cosa dice? Parla Orazio! Cosa dice?

ORAZIO.         Non capisco. C'è una specie di nebbia tra di noi. Non riesco a sentire.

SILVIA.            Chiedigli se è d'accordo che vendiamo la casa.

ORAZIO (Si muove con lievi dondolii e trema un po', poi si mette qualcosa in bocca).       Amanita muscaria... Amanita muscaria...

PATRIZIA.      Mio Dio! Perché non riesco a vedere? Perché? Cosa sta succedendo?

ORAZIO.         Piange, piange... Guarda da quella parte (indica la pergola) e piange...

SILVIA.            Chiedigli, chiedigli se è d'accordo che ce ne andiamo a vivere da qualche altra parte del mondo! Chiediglielo!

ORAZIO.         Estrae qualcosa dalla tasca... È una cassettina nera e opaca. La guarda e piange... Silvia, adesso sta dando la cassettina a te...

Silvia fa un passo indietro schifata e terrorizzata. Anche Patrizia retrocede.

SILVIA.            A me?

ORAZIO.         Si. Ti sta dando la cassettina nera.

SILVIA.            Io non voglio niente.

ORAZIO.         Sta piangendo con la cassettina in mano.

SILVIA.            Non voglio niente. Digli che non voglio niente. Che se la tenga.

ORAZIO.         Sembra che stia per aprirla...

SILVIA.            Non mi interessa. Non voglio sapere niente.

Silvia si copre gli occhi e si tappa le orecchie. Patrizia è rintanata contro la parete. Gli altri guardano verso il vecchio.

ORAZIO.         Non riesce ad aprirla. È chiusa troppo bene.

SILVIA.            Non mi interessa più nulla di quel vecchio di merda.

ROBERTO.    Non dire così!

SILVIA.            Tuo padre era uno vecchio porco e schifoso!

ORAZIO.         Silvia, il vecchio ha smesso di piangere e ti guarda con la cassetta in mano...

SILVIA.            Che cosa c'è in quella cassetta di merda?

ORAZIO.         Non lo so. Lui sta guardando te.

SILVIA (Verso la porta dove dovrebbe esserci il fantasma del vecchio).     Che vuoi adesso? Che vuoi ancora da me?

ORAZIO.         Stende la mano. Ti vuole toccare...

SILVIA.            No, non mi toccare... Assassino figlio di puttana... Tu hai ucciso Pietro... Che vuoi ancora da me? Vuoi farmi impazzire del tutto? Basta! Basta!

Silvia esce correndo e dietro di lei esce Roberto.

ORAZIO.         Il vecchio si sistema i capelli, si sistema i pantaloni e torna alla cassa...

Silenzio. Orazio rientra da questa specie di “trance”. Patrizia e Marcella sono esterrefatte.

MARCELLA.   Cosa è successo?

ORAZIO.         E Silvia?

PATRIZIA.      Se n'è andata. (indica)

Orazio esce in quella direzione. Silenzio. Le due si guardano. Si asciugano il sudore.

MARCELLA.   Cosa è successo?

PATRIZIA.      Non saprei.

MARCELLA.   C'era veramente il vecchio lì?

PATRIZIA.      Tu ci credi?

MARCELLA.   E tu?

PATRIZIA.      Ho chiesto prima io.

MARCELLA.   Si.

PATRIZIA.      Allora c'era.

MARCELLA.   In tutta la vita non mi è mai successa una cosa simile.

PATRIZIA.      La vita è piena di sorprese.

MARCELLA.   Cos'era quella cassettina nera?

PATRIZIA.      Io non ho visto niente.

MARCELLA.   Perché ha detto che ha ucciso Pietro?

PATRIZIA.      Chiedilo a Silvia... o al vecchio.

MARCELLA.   Lo ha chiamato assassino...

PATRIZIA.      Era molto nervosa.

Silenzio.

MARCELLA.   Che senso ha tutto questo?

PATRIZIA.      Cosa intendi con tutto questo?

MARCELLA.   Queste discussioni, queste follie...

PATRIZIA.      Io non c'entro niente.

MARCELLA.   Non ho detto che tu c'entrassi in qualche modo.

PATRIZIA.      Piccola... hai sempre creduto che non trovandoti in mezzo alla merda tu ne eri fuori del tutto... Carina. Fai parte della nostra stessa spazzatura...

MARCELLA.   A cosa ti riferisci?

PATRIZIA (La guarda con un po' di disprezzo dall'alto in basso).     Se lo capisci, non serve che te lo spieghi, se non lo capisci, non serve che te lo spieghi.

MARCELLA.   Sei tanto schizzata come Silvia.

PATRIZIA.      Può darsi.

MARCELLA.   Non vi ho mai capito. Non ho mai capito nessuno.

PATRIZIA.      Il problema è tuo.

Silenzio. Si asciugano il sudore. Guardano verso il morto. Si guardano.

MARCELLA.   Perché?

PATRIZIA (Breve pausa).      Perché no?

MARCELLA.   È tuo zio.

PATRIZIA.      È un uomo.

MARCELLA.   Ha il tuo stesso sangue.

PATRIZIA.      Tanto meglio. Tutto resta in famiglia. Ogni volta che è si intromesso qualcuno da fuori ha sollevato un vespaio.

MARCELLA.   E tu credi che sia una cosa giusta?

PATRIZIA.      Non lo so.

MARCELLA.   Non ti capisco.

PATRIZIA.      Te l'ho già detto, è un problema tuo.

MARCELLA.   Tu mi capisci, almeno?

PATRIZIA.      Non ho mai cercato di capirti. Fai parte della famiglia, e tanto basta.

MARCELLA.   E allora? Non possiedo nessuna virtù? Non ho mai fatto errori?

PATRIZIA.      Che tu abbia fatto una cosa o l'altra, starai sempre dalla notra parte.

MARCELLA.   Non è una risposta.

PATRIZIA.      Si che la è.

MARCELLA.   Si. Forse sarà anche una bella risposta. Però non mi piace.

PATRIZIA.      Che ti piaccia o no...

MARCELLA.   E se il nonno uccise veramente Pietro? O se fosse stata Silvia?

PATRIZIA.      Tutto nasce e muore in famiglia. L'unico problema è che tu sei un'artista.

MARCELLA.   Che cosa c'è di male in questo?

PATRIZIA.      Nulla, finché ti ricorderai di far parte della famiglia, nulla.

MARCELLA.   La famiglia! La famiglia! Mi hai stufata con questa storia della famiglia!!!

PATRIZIA.      Urla, arrabbiati, bestemmia, piangi... però non sputare nel piatto dove mangi... sulla tua famiglia.

Silenzio. Patrizia prende il piumino e spolvera le armi e i mobili.

MARCELLA.   Ogni tanto mi ricordo quando arrivava Natale e ci ritrovavamo tutti (cammina indicando) qui, tutti attorno al grande tavolo. Eravamo tantissimi. Noi stavamo sempre vicine, e andavamo a giocare in mezzo al roseto... Cosa è successo? Perché ci siamo allontanate tanto?

PATRIZIA.      Succede. Fa parte della vita.

MARCELLA.   Diamo sempre la colpa alla vita.

PATRIZIA.      Qualcuno la deve pur avere... e io non ho fatto niente. La vita è passata e ha lasciato questo. Cosa ci possiamo fare? Questo è quello che ha lasciato. Questo è quello che ci resta da vivere nel miglior modo possibile. Una volta ho letto che ci vuole umiltà per accettare il destino...

Si guardano in silenzio.

MARCELLA.   Non mi piace. Non credo sia una cosa giusta.

PATRIZIA.      Il problema è tuo.

MARCELLA.   È più vecchio di te...

PATRIZIA.      Allora?

MARCELLA.   Allora.... Che ne so.

Si guardano, sorridono.

PATRIZIA.      Non ti dirò che è una quercia, ma qualcosa di duro si sente.

MARCELLA (Sorride).            Com'è stata la prima volta?

PATRIZIA (Sorride).   Non è stato facile. Lui era molto teso... ma non aveva la tensione giusta dove avrei sperato che l'avesse...

Le due sorridono un po'. Si guardano. Si asciugano il sudore. Patrizia smette di pulire le armi e i mobili. Si siedono sulle sedie. Si prendono per mano.

MARCELLA.   Non sei così cattiva come dicono.

PATRIZIA.      Né tu così cretina.

MARCELLA.   Non mi avresti dato il contributo se avessi parlato?

PATRIZIA.      Nemmeno un centesimo.

MARCELLA.   Perché non vuoi che nessuno lo venga a sapere?

PATRIZIA.      Non fare domande idiote.

MARCELLA.   Perché?

PATRIZIA.      Perché vuoi sapere?

MARCELLA.   Non posso?

PATRIZIA.      No.

MARCELLA.   Che stronza che sei.

PATRIZIA.      Sono dovuta diventarlo.

MARCELLA.   Se fosse necessario mi faresti del male?

PATRIZIA.      Sei della famiglia.

MARCELLA.   Rispondimi.

PATRIZIA.      Non metterti mai contro di me. È un consiglio.

MARCELLA.   Lo sento più come una minaccia.

PATRIZIA.      Prendilo come ti pare. Ma cerca di non intrometterti mai nei fatti miei.

Silenzio. Si guardano.

PATRIZIA.      Mi ha sempre dato fastidio che tutti ti guardassero tanto.

MARCELLA.   Quanto?

PATRIZIA.      Tanto. Sei sempre stata la cocca di mamma. Ogni volta che ti vedevo in braccio a qualcuno avrei voluto strapparti gli occhi. E tu stavi sempre tirando roba dappertutto... Lamentandoti per ogni sciocchezza, maledetta banderuola...

MARCELLA.   Non ne avevo colpa.

PATRIZIA.      Nemmeno io, pero mia madre morì presto e sono dovuta crescere in fretta. Invece tu sempre in braccio alla tua… tu hai sempre avuto tutto. Artista. Io direi mantenuta, capricciosa, egoista...

MARCELLA.   Invece tu sei sempre stata una bella persona, giusto?

PATRIZIA.      Sono stata quello che ho potuto essere. E ho resistito come ho potuto, ai colpi della vita. Nessuno mi ha mai regalato niente, come a te. Della mia infanzia ho pochissimi ricordi belli. Uno di questi fu quando tu cadesti dalla bicicletta e ti piantasti il freno nel polpaccio... quando sei arrivata a casa tutta insanguinata... Quello!... Quello è stato uno dei giorni più belli della mia vita...

MARCELLA.   Più che una pazza sei una pervertita!

PATRIZIA.      E tu?

MARCELLA.   Io cosa?

PATRIZIA.      Tu... che vorresti sapere quanto ce l'ha grande, ti piacerebbe provarlo direttamente?

MARCELLA.   Non dire stupidaggini, non sai quello che dici...

PATRIZIA.      Sono certa che mentre me lo chiedevi ti stava già passando qualche strana idea per la testa... Immagina. Tu e Roberto a letto. Nello stesso letto dove è stato con la zia... Tu e lui. Ma lui è mio, brutta banderuola. È mio. Se continui sulla tua strada ti toccherà metterti con Orazio... Lui ti riempirà di spirito, perché non avrà altro con cui riempirti.

MARCELLA.   Sei una... una vacca schifosa. E se Roberto non sta con me è perché io non voglio, perché io non sono la donna di nessuno.

PATRIZIA.      Ti regalerò una cosetta che vibra e che ti piacerà un sacco, frigida.

MARCELLA.   Non ci posso credere. Mi sembra impossibile che tu mia stia dicendo queste cose. Non so che dire.

PATRIZIA.      Niente. Cosa vorresti dire? Sei molla, floscia... non puoi parlare di niente perché non hai niente da dire...

Marcella molla uno schiaffo a Patrizia. Lei le blocca la mano e le torce il braccio tanto che obbliga Marcella a inginocchiarsi di fronte a lei. Patrizia prende il revolver e lo punta alla testa di Marcella.

MARCELLA.   Cos'hai intenzione di fare?

PATRIZIA (Puntando alla testa).        Molliccia. Renditi conto che questo non è il posto dove hai sempre giocato a fare la signorina. Questa è la jungla, piccola, non dimenticarlo...

MARCELLA.   Smettila di puntarmi contro la pistola, mi fai paura... per favore...

PATRIZIA.      Meglio... Ricordati... Non tradire mai la famiglia perché finiresti molto male...

Patrizia rimette la pistola al suo posto. Marcella si rialza e va verso di lei, Patrizia le molla un ceffone che fa finire Marcella a terra dove si mette a piangere. Entrano Roberto e Orazio con Silvia svenuta. Orazio va a sederla sul divano Roberto le alza le gambe su una sedia. Orazio lo lascia fare e cerca di svegliare sua sorella.

ORAZIO.         Silvia, Silvia...

Roberto guarda Marcella che piange per terra e guarda Patrizia cercando di sapere quello che è successo, lei fa un gesto come a dire: “niente, non ti intromettere”. Marcella si alza e resta in disparte. Patrizia estrae un deodorante e lo spruzza nella stanza, davanti a Silvia, questa lentamente si riprende.

PATRIZIA (indicando Silvia).  Che le è successo?

ORAZIO.         Non so. Quando sono arrivato Silvia era per terra e lo zio era sopra di lei...

PATRIZIA.      Che le stavi facendo?

ROBERTO.    Cercavo di rianimarla. E a Marcella cosa è successo?

PATRIZIA.      Come la stavi rianimando?

ORAZIO.         Le stava facendo la respirazione bocca a bocca...

PATRIZIA.      Come?

SILVIA.            Mi stava dando un po' di energia...

PATRIZIA.      Te la dò io l'energia...

ROBERTO.    Basta. Smettetela di discutere.

ORAZIO.         Cos'ha Marcellina?

PATRIZIA.      Niente. Cosa vuoi che abbia?

ORAZIO.         Che c'è Marce...

Marcella piange sommessamente.

SILVIA (A Marcella).   Piccola... Quando crescerai cosa ti piacerebbe essere?

PATRIZIA.      Una puttana. Le piacerebbe essere una puttana. No, Marcellina?

ROBERTO (Prende dei sigari da una cassettina).    Basta. Adesso state esagerando...

PATRIZIA.      E Allora? Che male c'è?

SILVIA.            Che succede, zio. Qualcosa non va?

PATRIZIA.      Vuoi fare anche a lei la respirazione bocca a bocca?

ORAZIO.         Dove volete arrivare?

PATRIZIA.      Il buon Orazio...

ORAZIO.         Cosa ti ha fatto di male Marcella?

SILVIA.            Nascere, vivere, esistere... Mi ha fatto male in tanti modi...

MARCELLA.   Io voglio solo essere lasciata in pace.

ROBERTO (Prende un sigaro).         Credo che sia giunto il momento che chiariamo alcune cose.

PATRIZIA.      Da quando ti sei messo a fumare i sigari?

SILVIA.            I sigari del nonno. Puzzano in maniera spaventosa.

ORAZIO.         Cosa c'è da chiarire?

ROBERTO.    Che da ora in poi qui comando io.

Silenzio.

ORAZIO.         Anche questo l'ho visto in sogno. C'era una pianura secca, quasi un deserto e un grande avvoltoio volava sopra tutti quelli che ci abitavano. Era una premonizione, un presagio di terribili sventure. Quel sogno mi ha terrorizzato.

ROBERTO (Va verso lui, soffiandogli il fumo in faccia).       Il piccolo rettile continua a nascondersi dietro i sogni per dire le cretinate che pensa...

ORAZIO.         Non mi nascondo. Vedo esattamente quello che dico di vedere.

ROBERTO (Lo prende e con un braccio gli copre gli occhi).            E adesso cosa vedi?

Orazio trema un po'. Roberto lo abbraccia con forza per fermare il tremito.

ORAZIO.         Vedo una nube che invade questo posto. C'è uno strano odore di incenso e mirra...

ROBERTO (Gli passa la lingua sulla faccia).            Miei cari nipoti.

SILVIA.            Così adesso comandi tu?

ROBERTO (Libera Orazio che è agitatissimo e si siede sul divano).           Si. Da questo momento prendo il posto del vecchio.

MARCELLA.   E chi ti ha nominato unico erede?

ROBERTO.    Ora comando io.

ORAZIO.         Amanita muscaria... Amanita muscaria...

ROBERTO.    Tutti dovranno comportarsi con me come si comportavano col vecchio... tutti...

ORAZIO (Mastica qualcosa). Le nuvole sono sempre più nere...

ROBERTO.    Anche tu, stregone, anche tu... Capisci di cosa parlo? E stai attento che si muore anche di magia nera...

ORAZIO.         Da lonatano arrivano dei ragazzini in sella a cavalli bellissimi...

SILVIA.            Di nuovo. Tutto da capo, no. Non ne voglio più sapere. Voglio andarmene, qui fa tanto caldo...

MARCELLA (A Roberto).       Cosa intendi quando dici che tutti ci dobbiamo comportare con te come facevamo con lui...?

ROBERTO.    Lo sai benissimo cosa intendo.

MARCELLA.   Cosa? Tu sapevi...?

ROBERTO.    Si.

ORAZIO.         No, non l'ho mai vista.

ROBERTO.    Io si. L'ho vista molte volte.

PATRIZIA.      Cosa hai visto?

ROBERTO.    L'ho vista andare alcune notti a casa del vecchio e lì...

MARCELLA.   Basta! Smettila!

ROBERTO.    E lì interpretava per lui...

ORAZIO.         Stanno arrivando quei ragazzini. Sono cinque, no, sei... Lì ne vedo un altro ancora.... Sono sette ragazzini che montano cavalli al galoppo... Entrano in mezzo alle nuvole e agli odori... Amanita muscaria, Amanita muscaria. (Mastica qualcosa)

PATRIZIA.      Sette ragazzini?

ORAZIO.         Si. Dalla bocca dei cavalli esce una schiuma trasparente come la morte bianca.

ROBERTO.    Vuoi stare zitto una buona volta?

Roberto molla uno schiaffo a Orazio che cade a terra su un fianco. Silenzio.

PATRIZIA.      Sono arrivati i ragazzini?

ROBERTO.    Stai un po' zitta anche tu...

SILVIA.            È la casa che è maledetta. (A Roberto) Vendila una volta per tutte, voglio andarmene. Vendi questa casa!!!

ROBERTO.    No.

SILVIA.            Perché?

ROBERTO.    Perché intendo trasferirmi qui.

PATRIZIA.      Tu?

ROBERTO (Seduto sul divano e fumando il sigaro).            Si.

ORAZIO.         Da lì (indica la stanza del morto) esce una luce nera, opaca, mortale...

ROBERTO.    Parla stregone, parla... parla... poi ci vedremo... Ho sognato tante volte di essere padrone di tutto quello che aveva il vecchio. Tante volte mi sono immaginato seduto qui come adesso, alla fine, eccomi qua...

PATRIZIA.      Spero che ti ricorderai di me...

ROBERTO.    Di te?

PATRIZIA.      Della mia fedeltà nei tuoi confronti...

ROBERTO.    Non farmi ridere. Credi che non ti abbia mai vista venire a casa del vecchio?

SILVIA.            Patrizia?!

ROBERTO (A Silvia). Stai zitta tu... farfalla notturna...

SILVIA.            Questo come lo sai?

ROBERTO.    Ho sempre spiato. Vi ho spiato tutti. Conosco la storia di tutti.

MARCELLA.   Sai tutto?

ROBERTO.    Si. Anche tu verrai qui.

MARCELLA.   La storia continua...

ROBERTO.    E reciterai per me gli stessi poemi...

MARCELLA.   Per te?

ROBERTO.    Si. Avrei molte cose da raccontare sulle tue notti... Ricordo quando quel sodato si fermò per un po' di tempo nella casa del nonno... Muovevi così bene il tuo sedere... A quel soldato piaceva molto. E tu gridavi come la dea della giustizia divina...

Marcella si mette a piangere.

ORAZIO.         Marcella, tu...?

ROBERTO.    E tu, maga? Cosa hai da aggiungere... adesso sei mio...

MARCELLA.   Cosa dovrebbe fare lui?

ROBERTO.    Darmi il culo, cosa altro potrebbe fare...

SILVIA.            Anche Orazio?!...

Orazio trema, mette la mano sinistra dietro la cintura e con la destra indica verso il morto. Tutti lo guardano.

ORAZIO.         No. No. No.

SILVIA.            Che succede?

ORAZIO.         Il vecchio sta uscendo. È con i sette ragazzini... (Si porta qualcosa alla bocca, mastica) Amanita muscaria... Amanita muscaria... Piange ancora, però... che strano...

PATRIZIA.      Cosa c'è di strano?

ORAZIO.         Piange con un sorriso e si passa la lingua sulle labbra...

SILVIA.            Vecchio degenerato... è sempre stato un porco... Non ne voglio più sapere... ho caldo, un caldo terribile che mi sale attraverso il corpo e mi brucia la testa... Ho bisogno di fresco, voglio andarmene... lontano...

ORAZIO.         Prende un'altra volta la scatolina nera...

PATRIZIA.      Un'altra volta? E adesso che vuole?

ORAZIO.         No so. Sta per aprirla, ci prova un'altra volta...

ROBERTO.    A chi dà la scatolina?

ORAZIO.         A lei. (indica Silvia)

SILVIA.            A me?

ORAZIO.         Si.

SILVIA.            Non la voglio. Non voglio più niente... ne ho abbastanza... basta...

ORAZIO.         I ragazzini lo aiutano ad aprire la scatolina nera...

SILVIA.            Non voglio vedere niente...

MARCELLA.   Basta Orazio... Digli che se ne vadano, che ci lascino in pace...

ORAZIO.         La stanno aprendo...

SILVIA.            Basta...

ROBERTO.    (A Silvia) Non te lo perdere. Lì dentro c'è sicuramente la testa di Pietro...

MARCELLA.   Basta!

PATRIZIA.      Cosa?

SILVIA.            Basta!

ROBERTO.    La testa di Pietro si troverà certamente sotto un mucchio di sale. Tu l'hai mandato a morire! E gli hanno tagliato la testa.

SILVIA.            Non volevo. Io non volevo.

ROBERTO.    E poi lo hanno fatto a pezzi. Hanno sotterrato le mani dove ora crescono le rose, le gambe sotto il limone e i testicoli ai piedi della pergola.

SILVIA.            Non volevo, non volevo... me l'ha ordinato lui... lui l'ha ordinato...

ROBERTO.    Tu l'hai chiesto. Pietro e l'attrice... sono sotterrati per tutto il giardino...

SILVIA.            Si. Si. Ero stufa di vederlo con quella oca. Ero... così stufa... così sola. Ero così sola... Non ho potuto fare altrimenti... Sempre l'ultima, dietro a tutti, io. Quando ho visto la pozza di sangue... quando tutto quel sangue correva per di qua (va verso il giadino) e per di là, io mi sono sentita una regina, una Dea... ero padrona della vita e della morte... per un momento mi sono sentita realizzata. Completa. Le mie mani si sono riempite di sangue, i loro occhi spalancati e pieni di terrore guardavano me... solo me... solo me...

ROBERTO.    Ti ho vista rotolarti in mezzo a quel sangue. Sembravi impazzita...

SILVIA.            No. No. Non dire così, non lo sopporto...

ORAZIO (piange).      Amanita muscaria... Amanita muscaria...

ROBERTO.    Hai altro da aggiungere? (A Orazio) Il vecchio ha bisogno d'altro? O finalmente è tutto mio?

ORAZIO (In preda a convulsioni).      Amanita... No. Ha aperto la cassa... No. Non voglio vedere, non voglio più parlare... basta... (ha altre convulsioni e piange) e credendo che il mondo degli ingnoranti capisca dirá: « Quello che è stato non è più; la verità è oggi»”. Sta tirando fuori delle cose strane...

ROBERTO.    Guarda. Guarda bene cosa c'è lì.

ORAZIO.         No. Non voglio vedere più niente... Che qualcuno mi aiuti! Per favore! Non voglio vedere più niente...

Roberto lo prende e lo abbraccia.

ORAZIO.         Roberto, aiutami... aiutami...

Orazio si arriccia contro Roberto. Quasto lo accarezza. Orazio si lascia portare.

ROBERTO.    Non avere paura...

Roberto bacia Orazio sulla boca. Orazio fa un po' di resistenza, poi cede e si baciano con passione.

ROBERTO.    Andiamo... adesso comincia il nostro tempo...

Entrambi escono abbracciati. Le tre donne si guardano.

MARCELLA.   Cosa poteva fare?

PATRIZIA.      Niente. Bisogna sopravvivere. Dobbiamo sopravvivere!

MARCELLA.   Sa tutto delle nostre notti...

SILVIA (Assente).       Quali notti?

Silenzio. Le tre si guardano.

PATRIZIA.      Ancora insieme, come quando eravamo bambine...

MARCELLA.   C'è una puzza terribile...

PATRIZIA.      Non ti preoccupare... (estrae il deodorante e ne spruzza un po')

SILVIA.            Sta arrivando la notte. Ha ragione, non conviene vedere la casa... Chi curerebbe la pergola...

PATRIZIA.      Fa caldo.

MARCELLA.   Molto.

SILVIA.            Mi sto bruciando, completamente...

Silenzio.

MARCELLA.   Devo uscirne in qualche modo... Non posso starmene qui con le braccia incrociate mentre tutto cade a pezzi...

SILVIA.            Cosa cade

MARCELLA.   Tutto. Tutto va a pezzi, e nessuno può farci niente... tutto a pezzi...

PATRIZIA (Si prende la testa).           Non voglio più ascoltarti... taci.

MARCELLA.   Non posso stare zitta.

SILVIA.            Hai sempre parlato troppo...

MARCELLA.   Non ne posso più. Sento che la casa mi schiaccia, mi prende, mi possiede. Ho bisogno di andarmene da questa famiglia. Andarmene da questo manicomio. Ho pensato che una volta morto il vecchio tutto sarebbe finito... Se ne sarebbero andate le mie ansie, il peso che mi opprime, invece... Devo assolutamente andarmene da qui...

PATRIZIA.      Da qui si esce come il vecchio, non c'è altro modo...

SILVIA (Sempre più assente).            O come Pietro, che se n'è andato con quell'attrice...

MARCELLA.   Bugie. Pietro lo hai fatto uccidere tu!

SILVIA.            Era cattivo...

PATRIZIA.      Era l'uomo della mia vita... Non aveva niente a che vedere con quella stupida attrice...

SILVIA.            Tu e lui...

PATRIZIA.      Tu lo sapevi... hai inventato la scusa dell'attrice perché non volevi... non volevi che noi...

SILVIA (A Patrizia).     Ti voglio bene, Patrizia...

PATRIZIA.      Mi fai schifo...

SILVIA (Piange).         Mi ha ingannata, mi hai ingannata, mi hanno ingannata...

Silenzio. Silvia piange. Patrizia la guarda, va al suo fianco e le accarezza la testa. Silvia piange contro il petto di Patrizia.

MARCELLA.   Questa casa mi uccide.

PATRIZIA.      Stai zitta, non vedi che tua cugina sta male...

Marcella è sempre più irrequieta. Gira per la stanza. Le altre si rannichiano e si consolano a vicenda.

MARCELLA.   Questo posto. Ho visto troppe cose. Ogni angolo gronda sangue su sangue. Qui, laggiù, lì, là... Dio, come ho potuto tacere. Tutti questi morti. Ero come anestetizzata. Di fronte ai miei occhi ho visto passare le peggiori torture e non ho mai aperto bocca. Ero nascosta. Giravo la testa per non vedere, mi rannicchiavo nell'oscurità ed ero loro complice. Sono una... Devo trovare una scappatoia. Devo andarmene da qui per sempre... Devo…

Marcella sta per andarsene, Patrizia prende il revolver dalla parete e le spara nella schiena. Marcella cade ferita mortalmente. Silenzio. Silvia guarda Patrizia.

PATRIZIA.      Nessuno può lasciare la famiglia … da vivo.

Buio lento.