Tonnarella 08, Febbraio 2007
L’EREDITA’ DI ZIO MUSTAFA’
Commedia brillante in due atti di: Rocco Chinnici
----------
PERSONAGGI
PIETRO Capo famiglia
CONCETTA Moglie
MUSTAFA’ Zio di Pietro
NONA Badante
PEPPINELLO Scemo del paese
ANDREA Compare di Pietro
MOAMED Marocchino
(Un cortile. Pietro, calzolaio del paese, al suo banchetto col grembiule o una stoffa che solgono mettere i calzolai, è intento ad aggiustare scarpe, mentre la moglie canta; dopo un po’ entrerà per stendere della biancheria)
CONCETTA
(Canticchia, stonata, una canzone, alludendo ad una eredità perduta. Il motivo, preferibilmente, sarà quello di “quantu è laria la me zita”). Quanto bello è esser povera, e ricca di salute, - oh, meglio è, meglio di questo no non c’è; uèh!!! - A che serve essere ricca, se la salute poi ti manca; oh meglio è, meglio di questo no non c’è. Uéh!!! La ricchezza non serve a niente, quando il cervello non è funzionante; oh, vero è, meglio dei sensi no non c’è…
PIETRO
(Le precede il “uèh” finale) Uèh!!! Uèh!!! Ma mai le asciugano i bronchi? Mai le casca quella linguaccia biforcuta? Guarda un po’ com’è contenta! Ma con quale coraggio canta pure questa canzone! Lei basta che canta... diciamo, canta. (Entra Concetta con degli indumenti da stendere ad asciugare) Mah, il Signore ci ha da pensare! Come si fa! Avere questa fortuna, e vedersela sfuggire dalle mani!
CONCETTA
Ma cos’hai? Sempre a brontolare stai!
PIETRO
Sapessi tu, cos’ho! Ho quello che non vorrei avere! E ricordati che la galera, è sempre meglio della parentela.
CONCETTA
(Meravigliata) La galera? E cosa c’entrano ora le prigioni? Forse volevi dire che : “il vicinato è meglio della parentela?”
PIETRO
No, no! Hai capito bene. E sarebbe ora che raccogliessimo le firme per fare un referento…
CONCETTA
Referendum, si chiama re-fe-ren-dum; vuoi dirmi cos’hai stamatina?
PIETRO
E si, si! Refe… comu dici tu... li, per vedere se la galera non è meglio della parentéla. Per no star li a parlare dei vescovati!
CONCETTA
Vescovati? E cosa c’entrano ora i vescovati?!
PIETRO
Sicuro che c’entrano! E meglio ancora sarebbe dire che... “parentele e vescovati son peggior cosa dei lavori forzati”.
CONCETTA
Ma cos’hai? Non hai digerito bene stanotte?
PIETRO
Gran pezzo di misirabbile! A me, a me che son parente unico; nipote, e figlioccio del cuore!... del cuore. Mi lascia: le posate, il servizio di piatti, i mutandoni, il vaso da notte, le pantofole... (ripete deluso) il vaso da notte; e a padre Liborio… ma chi è questo padre Liborio?! Gli lascia le miglior cose: palazzi, pozzi di petrolio, terreni con grandissime distese di banane, ville, soldi...
CONCETTA
Ah, tutto questo era! Sei tu che non vuoi capire. Se tuo zio e... padrino, ha deciso così, è perché è segno che t’ha sempre voluto bene.
PIETRO
(Meravigliato) Ma tu senti quest’altra allocca allodole!
CONCETTA
Ah, io sarei l’allocca allodole! Sei tu che non capisci; se ti calmassi un po’ e brontolassi di meno, t’accorgeresti invece che tuo zio e... padrino, sta lasciandoti le cose migliori: tutti i suoi beni affettivi che sono intimi alla sua stessa persona, hai capito? Mentre: le ville… che spesso han bisogno di essere imbiancate, manutenzionate; i pozzi, con tutto quel petrolio, che si devono spesso spurgare; i palazzi, che hanno sempre bisogno di lavoro... l’ascenzore, la scala condominiale; e i terreni..., distese di banane che non finiscono mai e che si devono spesso zappettate, a padre Liborio; hai capito? Mentre tu, invece, stai sdraiato a riposarti! (Pietro la guarda sbalordito) E i soldi… i soldi, come li chiami tu, che passano continuamente da una persona all’altra, insozzano le mani…
PIETRO
(Sfotte, ironico, la moglie che vorrebe ancora persuaderlo di quel mancato lascito dello zio) Bih, bih, bih bih bih! Che mani zozze che ho, sporche, imbrattate, sudicie!
CONCETTA
Ecco, vedi che anche tu dici di averle sudicie... e allora? Tuo zio... pover’uomo, questo ha da lasciarti? Soldi, soldi e soldi! E avoglia di comprar sapone che abbiamo per togliere sta sudiciume! Ce n’era di bisogno una fabbrica; e il primo tu, si, proprio tu, dopo cosa m’avresti detto: “bella rendita che mi lasciò mio zio!”
PIETRO
(Sbalorditissimo) Ma… dimmi una cosa, te la sei misurata la pressione? Hai dormito bene stanotte? O che forse hai dimenticato il cervelletto sotto il guanciale? Ma capisci che stiamo rischiando di perdere una grandissima eredità! Soldi, soldi, soldi... (entra il compare).
ANDREA
Quanti soldi, compare! Eh, oramai… grazie a suo zio sceriffo…
CONCETTA
Sceicco, compare, sceicco.
ANDREA
Ah, non è sceriffo? E io... lo immaginavo con due pistole, un bel paio di stivali lustri, una grossa stella al petto...
CONCETTA
Compare, lei pensa che gli sceriffi... come lei dice, sono miliardari? Tutto al più suo zio avrebbe potuto lasciarci... le pistole!
PIETRO
E non era meglio, mi sarei sparato due colpi e si sarebbe subito chiusa la faccenda; con le posate e i mutandoni, vuol spiegarmi come faccio?
CONCETTA
(Andrea non capisce) Ah, niente! Lasci stare, che ogni tanto il compare da i numeri.
ANDREA
E... cosa vuol dire, allora, sceicco, comare?
CONCETTA
Che vuol dire? E come faccio a spiegarle... ha presente la persona più ricca d’Italia? (Andrea annuisce) Ecco! Tutti i soldi che può avere questa persona, nostro zio Mustafà... lo sceriffo li, come dice lei, se li spende facendo un paio di volte shopping... a fare compere, su! Neanche capisce? Ha tanti di quei pozzi di petrolio, che lei nemmeno lo immagina
ANDREA
(Meravigliato) Ah! E allora avoglia d’irrigare l’orto che ha vostro zio! Avoglia di verdura fresca! Melanzane, lattuga, zucchine; e noialtri, qui, che abbiamo da comprare anche il prezzemolo!
CONCETTA
Le zucchine, si! Il vero zuccone lei! Cos’ha capito, compare? I pozzi che ha nostro zio Mustafà, sono pozzi di petrolio, non d’acqua! Ha capito ora?
ANDREA
Petrolio? E come li irriga… (finalmente capisce) Cosa ha detto, pe… pe…trolio? Petrolio quello che si mette nelle auto? Allora vuol dire milioni di... dollari? Eviva mio compare! Ma, meglio a lei compare che ad un estraneo. Sapete... io.... dovendo proprio dire la verità, sono appunto venuto per questo, per … (facendo segno di soldi).
PIETRO
Davvero dice?
ANDREA
E allora come per finta! Avrei bisogno di tredicimila euri.
PIETRO
Tredici…che?
ANDREA
Mila euri. Cosa vuolete che siano, ora, per voi tredicimila euri... basta gettare il secchio nel pozzo, o... un paio di pieni di carburante alle auto e... oplah!!! Ah, ma prima che esce l’anno ve li rendo, cosa credete!
CONCETTA
Compare, lei ha sicuramente frainteso. Perché, perché entrando ha sentito il compare dire “soldi”... deve sapere che egli (indicando il marito), da piccolo, aveva la manìa di entrare in banca... a lavorare s’intende, e siccome il posto non glielo han più dato, ogni tanto lo assalgono i ricordi di banchiere e si mette a contar soldi allo sportello, io entro da cliente ed egli conta soldi, io faccio il cliente ed egli conta soldi, io faccio... (Andrea è più confuso che persuaso) Cos’è, non ha capito, vero?
ANDREA
(Meravigliato, non capisce) Soldi, cliente… no, veramente, no!
PIETRO
A no? E i mutandoni… capisce i mutandoni?
ANDREA
Ch’è, compare, stiamo giocando ai quiz?
PIETRO
Lasci perdere, e risponda.
ANDREA
(Pensando d’aver capito) Ah, la risposta! vuole la risposta, ora capisco! “Cosa sono i mutandoni?” Lei mi dice; ed io rispondo: “indumenti intimi!” (Pietro e Concetta si guardano meravigliati) E allora! Ho indovinato?
PIETRO
Ah, ma vedo che s’è proprio intestardito; io volevo dire, che se conosceva i mutandoni…
ANDREA
(Sempre meravigliato) Raggione ha, sicuramente i troppi pozzi l’han fatto diventar pazzo, e quindi già ha incominciato a dar numeri.
PIETRO
E la smetta compare, con questi numeri! Quindi, era davvero venuto per questo! E certo! Sicuramente in paese già sanno che mio zio... ora capisco perché ieri l’altro, andando a comprar le uova alla bettola di zia Provvidenza mi disse: << Pietro, coprili bene queste due uova, perché prima che torni a casa rischiano di diventare una dozina!>> Una dozina, certo! Ora capisco! La gente, caro compare, col fatto che c’è molta disoccupazione, e non avendo lavoro... beh, diciamo così; il fatto vero è che la gente non ha più voglia di lavorare, e allora qualcosa deve pur farla, e cosa, se non quello di prendersi i pensieri altrui. E pensare che io..., senza che lei sapesse niente, caro compare, le stavo donando parte dei beni di mio zio, ah, ma beni affettivi! Gran pezzo di Becco!
ANDREA
Eh!
PIETRO
(Si corregge) No, no! … Volevo dire gran pezzo di buon’uomo!
ANDREA
Si, si! Questo è vero... così dicono: persona buona, d’oro, persona di chiesa! Anche se nel Marocco… (alla comare) si dice così, vero, comare? Di chiese ve ne sono poche.
PIETRO
(Allusivo e guardando la moglie) Di chiesa, soprattutto di chiesa! Ha sin’anche quelle private; ha capito?
CONCETTA
Ah, ora capisco! Parentele, vescovati, lavori forzati…
ANDREA
(E’ più confuso che persuaso) Su, su comare! Lasciamo stare il compare, che potrebbe essere giustificato se ha il cervello in tilt a causa del gran lascito di questo suo zio, ma anche lei...
PIETRO
E dai! Ancora continua? Lei pensa che... se io avessi avuto, in lascito, tutto questo ben di dio, non le avrei dato più di quanto mi ha chiesto? Altro che, se non glieli avrei dati... quanto ha detto che le servono?
ANDREA
Tredicimila euri.
PIETRO
(Ironizza ridendo) Niente meno! Tredicimila…! e non glieli avrei pure regalati! Cosa vuole che siano tredicimila euri... una... due cisterne di carburante! (Scherzando, ironico, facendo finta d’essere diventato ricco, si rivolge alla moglie) Su, Concetta, vai a prendere tredicimila euri al compare. (fa la voce sdolcinata della moglie) “Non li trovo cambiati, ci sono di grossa taglia!” Guarda che gli spicci li ho messi dentro il taschino del gilet di casciomiro (Andrea non capisce e guarda la comare).
CONCETTA
Kashimir, (al compare) voleva dire kashimir; eh, il compare, da poi ch’è divenuto... diciamo (ironica) ricco, gli è presa la manìa di grandezza.
ANDREA
(Stropicciandosi gli occhi) Niente, sicuramente son convinto d’esser sveglio, e invece… (Si sente arrivare Peppinello, lo scemo del paese. Parlerà come suole uno che ha di questi problemi. Entra con una carriola vecchia, rugginita e malconcia).
PEPPINELLO
Talutiamo, ttio (zio) Pieto (Pietro); io tono (sono) qua!
PIETRO
E il Papa è a Roma! (Attimo di silenzio).
PEPPINELLO
Fotte! (forse). (Silenzio). E tome (come), non ti (si) è accotto (accorto) di niente? (Pietro guarda, meravigliato, la moglie)
ANDREA
Su, compare, risponda a questo quiz.
PEPPINELLO
(A Pietro) Te (che) ha detto, pitta? (pizza)
ANDREA
Si, focaccia!
PEPPINELLO
Te (che) tota (cosa), a catta? (caccia).
ANDREA
(Al compare) Compare con lei parla.
PIETRO
(Facendosi il segno della croce e alzandosi dal banchetto da lavoro) Su, Pietro, fatti la croce di prima mattina. E… scusa Peppinello, di cosa… dovevo accorgermi?
PEPPINELLO
(Ad Andrea) Ma com’è ttimunito? (scimunito) Tu pure non la vedi la tarriola? (carriola).
ANDREA
Ah, la carriola? Certo, che la vedo!
PEPPINELLO
(A Pietro) Oh, veglia, veglia! (sveglia). Ma te (che) fai, dommi? (dormi).
PIETRO
Ah, la carriola! Ora capisco! Sicuramente, oggi, Peppinello vuol farmi fare un giro in carriola. (Gli si va a sedere dentro) Pronto! (E cade con tutta la carriola).
PEPPINELLO
(Adirato) Oooh! Ma te (che) diti (dici) vero? Ma te (che) catto hai fatto! (Alza la carriola e comincia a girargli attorno cercando di trovare qualche graffio per la caduta).
CONCETTA
(Meravigliati, lo guardano) Senti, mi dici cosa giri a fare?
PEPPINELLO
Te (che) fatto? (faccio) Ora te lo fattio (faccio) vedere cota (cosa) fattio! Te (se) tte (c’è) pe (per) cato (caso), quacche (qualche) rraffietto (graffietto), l’atticurattione (assicurazione) mi teve (deve) fare; ah, no!
PIETRO
(Peppinello continua a cercare girando) Senti, mi stai facendo girar la testa! Vuoi fermarti un po’, e lasciar perdere questo discorso dell’assicurazione?
PEPPINELLO
(Adirato) Te ttota? (che cosa) (Continua a cercare indicando uno dei tanti graffi) Ha vitto (visto) che l’ho tovato (trovato) uno! Ah, no! (Piagnucoloso) Catto (cazzo), ti (si) è ammaccata, ti è ammaccata! E ora, tome (come) la mettiamo?
ANDREA
Senta, compare; capisco che forse non è il momento giusto per quanto le avevo chiesto, vuol dire che ritornerò domani. Vi saluto. (Si avvia, ma…).
PEPPINELLO
Te (che) tota!? (Cosa) Lei è tettimome (testimone), e retta (resta) tta ! (qua) Che ccatto! te (se) ne ttava (stava) antanto! (andando) Voleva fare lo ccatto? (scaltro)
CONCETTA
Senti... Peppinello, tu sicuramente, oggi, non hai da fare e vai perdendo tempo; noialtri invece... di piuttosto per cosa sei venuto, che per l’assicurazione dopo se ne parla, va bene?
PEPPINELLO
Allora lo ta (sa) te (che) fattiamo (facciamo)… fattiamo i (il) tid (cid)!
PIETRO
El Cid, l’eroe spagnolo ?
PEPPINELLO
Ti! L’eroe Tunisino!
ANDREA
Compare, sicuramente vuole dire il cid, il modulo dell’assicurazione...
PIETRO
Pure! Allora vero dice?
PEPPINELLO
Ah, no! Te (se) no, ta (sa) te (che) fattiamo?
PIETRO
Su, dimmi e sbrigati.
PEPPINELLO
Tti (ci) fattiamo (facciamo) una fotorrafìa (fotografia) e poi te (se) ne palla (parla). Oh! non fattiamo (facciamo) te (che) poi dite (dice) te (che) te (se) lo ccodda? Allora fattiamo i (il) tiddi, (cid) o la fotorrafia?
PIETRO
(Nervosissimo, guarda il compare e la moglie) Ma quale cid e cid, e fotografia! Come faccio a dimenticare questo giorno!
ANDREA
Allora… io, posso andare?
PEPPINELLO
E ti, (si) ti! Però te (se) l’avvotato, (avvocato) topo (dopo) dite (dice) te (che) tti (ci) vogliono i tettimoni.... (testimoni)
ANDREA
Ma certo! Certo che verrò! Arrivederci. (esce)
CONCETTA
(A Peppinello) Allora, dicci perché sei venuto.
PEPPINELLO
Mia mate (madre) dite (dice) te (che) tte (glielo) lo tevo tire (a Pietro) a lui.
PIETRO
E allora dimmelo, su!
PEPPINELLO
Dite (dice) mia mate (madre), me la riempe quetta (questa) carriola (carriola) di euro che poi patta (passa) mio pate (padre).
PIETRO
(Adiratissimo) Ooooooh! Ma dite vero, dite, tutti e quanti siete? Vuoi andartene da qui con tutta questa tua vecchia carriola? E le dici a tua madre che lo manda a sgobbare tuo padre, anziché fare il fannullone da mattina a sera!
PEPPINELLO
(Si adira anch’egli) Eeee! Tenti (senti), non t’incattare! (incazzare) te (che) ttè (c’è) ancora il diccotto (discorso) della tarriola! Hai tentito?
CONCETTA
Ma lascialo perdere; che gli dici a fare! Cosa vuoi che capisce!
PEPPINELLO
A ti! (si) Cotì (così) te la penti? (pensi). Ora patto (passo) dall’avvotato (avvocato) e ti fatto (faccio) vedere la carriola, hai tapito? (capito). La tauta (causa), la tauta devo fatti fare! Hai tapito? La tauta, la tauta! (Esce borbottando forte).
CONCETTA
Un giorno di questo le manette ti farà mettere!
PIETRO
Non ti pare, d’essere più scema di lui? Non pensi che le manette me le farei mettere davvero, io, dopo tutti questi discorsi senza senso? E’ da stamani che parliamo, che mi venga un colpo se ho capito una parola! Mi farei chiudere per davvero in una prigione; andrei a riposare un bel paio di mesi e sensa vedere nessuno! L’assicurazione per... ora dico io come fanno a lasciarlo andar solo? Certo che solo lui potevano mandare per una carriola di soldi. Una carriola di soldi!
CONCETTA
Al posto tuo non mi meraviglierei più di tanto; sono certa che il discorso dell’assicurazione non finisce qui.
PIETRO
Ah, ma allora insisti! Piuttosto vediamo cosa architettare prima che arriva lo zio dal Marocco per fare testamento.
CONCETTA
E cosa vuoi fare? Non lo sai, oramai, quelle che sono le sue intenzioni? Non l’hai letta pure tu la lettera?
PIETRO
Di, e tu credi che io... parente unico e figlioccio del cuore... egli dice, vengo dal notaio come un agnellino per firmare l’atto di tutta quella ricca donazione a padre Liborio? Neanche se perdessi il lume della ragione! Neanche se.... (Ci pensa un po’) La ragione, certo! E se io perdessi veramente la ragione, può mio zio...
CONCETTA
Si può sapere cosa stai macchinando?
PIETRO
Senti che facciamo; ora, come arriva lo zio, mi faccio trovare che: non sento, non parlo e non vedo. Così il notaio quanto mi chiede non lo sento, quanto mi mostra non lo vedo, e se vuole risposte nemmeno gliene posso dare, giacché son muto come un pesce; staremo a vedere senza il mio consenso se può far testamento.
CONCETTA
Che cosa? Tu sei pazzo! Comu facciamo? Padre Liborio non lo sa che stai in ottima salute! E il vicinato, il vicinato? Tuo compare che se n’è andato or ora? Ti sanno tutti in ottima salute.
PIETRO
Quanto sei tonta! Non vedi che si muore come niente? Quante volte, tu stessa, hai detto: “chi è morto il signor... Tizio? E come, non stava bene ieri l’altro?” Quando una disgrazia ha da presentarsi non è che guarda il giorno o l’ora.
CONCETTA
E… quand’è che ha da presentarsi questa... disgrazia?
PIETRO
Lo zio arriva domani l’altro, quindi tra oggi e domani.
CONCETTA
Allora tu… tra oggi e domani, dovresti essere: cieco, sordo e muto... e io, io come faccio?
PIETRO
Tu? E cosa c’entri tu? Io sono il malato! Caso mai, tu, devi cercare di saper badare a me, senza far capire niente allo zio; anzi, sai cosa facciamo, cominciamo col far le prove.
CONCETTA
Io direi di lasciar perdere tutto! Se lo zio ci scopre non è peggio? E la gente, non hai pensato a quello che dirà la gente, quando verrà a sapere dell’inganno?
PIETRO
S’è per la gente, non dartene peso; troverà sempre da ridire.
CONCETTA
E se lo zio riuscirà a lasciarti tutto, come fai dopo? Ci hai pensato? Continuerai a star cieco, sordo e muto per tutta la vita?
PIETRO
In tanto direi di pensare al presente e prima che arriva lo zio. E poi, con tutti questi soldi, non credi che posso operarmi nei migliori ospedali del mondo? (la moglie lo guarda stupita) ...Oh sciocca! Per finta s’intende.
CONCETTA
Madonna, ho paura! No, no, no, no no! Credo proprio di non farcela! (Riflettendo un pò) Senti, non possiamo fare che io mi trasferisco da mia madre dicendo che sta male, e per accudire te prendiamo una badante?
PIETRO
Una badante? (Alludendo ad una bella ragazza) Certo! Su, troviamola! Daremo lavoro ad una di queste donne che vengono da paesi poveri. Sai che non ci avevo pensato. E tu, ti trasferisci da tua madre..., (pietoso) sta male poverina. Troviamola, troviamola, prima che arriva lo zio!
CONCETTA
(Ironica) Troviamola, troviamola! (misteriosa) Di, non è che tu, con la scusa d’esser solo, con la badante...
PIETRO
(Cerca di dissuaderla da quella idea) Ma cosa vai pensando! Non è più tempo oramai! E poi tu credi che con tutti questi pensieri che ho per la testa, vado a pensare alla badante? E la badante, la badante stessa, vedendomi in quelle condizioni, pensi che abbia tempo da perdere con me che sono sordo, muto e cieco per giunta? Ma va la!
CONCETTA
(Ha un’idea) Sai che forse l’ho trovata? Però prima ho da spiegarle i tuoi difetti. E’ quella che accudiva a don Luigi… poverino, dicono ch’è morto ieri l’altro d’infarto.
PIETRO
Don Luigi? Chi, il mister... il professore? E non era in buona salute? Come, allenava la squadra di calcio del paese! Tutto ad un tratto....?
CONCETTA
(Allusiva a quanto aveva prima affermato lui) Eh già, una disgrazia quando ha da presentarsi, non è che bussa prima alla porta. Corro un po’ a vedere s’è disponibile.
PIETRO
Senti, ma questa donna ... non è che... come dire... è mal combinata, che so: vecchia, zoppa... e dovrei badare io a lei?
CONCETTA
Quindi, non la conosci?
PIETRO
Veramente, no!
CUNCETTA
Ah, no? Meglio così allora. Vado a vedere se può venire (Esce).
PIETRO
(Ironizza quanto ha detto Concetta) Ah no? Meglio così allora! Sono proprio curioso di conoscerla sta donna che ha da portarmi in casa. Intanto è meglio finire d’agiustare queste scarpe, prima che arriva il cliente a ritirarle. (Si rimette a lavoro; mentre fuori si sentirà un marocchino che va vendendo i soliti oggetti.
MOAMED V.F.S.
Coperte, lenzuoli! Rologgi boni, tappeti, mappine per cucina vendere!
PIETRO
Eh, poveracci! Che vita che fanno! S’arrangiano come meglio possono. Certo che lasciar la famiglia per venire qui e far questa vitaccia vuol dire che li da loro si sta da cani! Eh, nella vita c’è sempre il peggio. (Riflettendo) Ma intanto mio zio non si trova pure nel Marocco. Come mai egli è ricchissimo e questi poveracci... Boh!! E beh, s’è per questo anche qui da noi c’è... abbondanza e carestia.
MOAMED
(Entra allegro; è di colore nero come il carbone e cerca di accattivarsi la simpatia di Pietro) Guggino, gugino! Scarpe, tu giustare?
PIETRO
E cosa devo fare? E’ questo il mio mestiere! Senti, ma perché mi chiami cugino; non sarai per caso anche tu parente di mio zio che si trova in Marocco
MOAMED
Tuo zio Marocco? Io non sapere questo tuo zio. Dire Guggino… così, come dire amigo. Allora, volere comprare riloggio? Bono, gugino! Riloggio di macca! Costare pochino; volere vedere?
PIETRO
(Lo guarda attentamente) Di, ma sei arrivato adesso? E’ la prima volta che vieni a Belmonte Mezzagno? Come ti chiami?
MOAMED
Io chiamare Moamed, e questo essere mio primo giorno che venire qui a Belmonte Mezzagno; essere bello paesino, peccato che domani dovere andare via, tornare in Marocco. Davvero bello questo tuo paese Belmonte!
PIETRO
Bello è!
MOAMED
Non essere bello, paese?
PIETRO
Il paese si; sono gli abitanti che non vanno... certo non tutti per fortuna, ma i più, credimi, sono da... beh, lasciamo perdere! Sai che quasi quasi me ne verrei con te a vivere in Marocco; tanto li c’è mio zio. Tu lo conosci mio zio? E’ il più ricco del paese; ha tantissimi pozzi di petrolio, ville, palazzi, persino distese di piantagioni di banane!
MOAMED
In Marocco, molti avere campi di banane. Allora, volere comprare riloggio? Se no, volere tu coperta, linzola? Io avere fame gugino! Al mio paese avere sette mogli da sfamare!
PIETRO
Quante? Sette mogli? E… (va a guardare se viene qualcuno) scusa la mia invadenza, ma come fai a… (alludendo) come dire… col coso... con l’attrezzo insomma! Che hai per caso la protesi?
MOAMED
(Capisce l’allusione e ride) Cosa dire Gugino! Io no protisi, a noi il grande Allah avere fatto grandissimo dono! Capito tu?
PIETRO
(Meravigliato, vorrebbe capire meglio) Ah, grandissimo… E dimmi, se io venissi veramente li, tu pensi che Allah... anche a me...
MOAMED
Tu gugino scherzoso! Simpatico! E io a te fare bello regalo! (Gli mostra un orologio da parte).
PIETRO
Senti, cuginio, nun incominciamo coi regali, perché io non ho proprio niente da darti, non ho ancora guadagnato una lira; se invece questo mio zio m’avesse lasciato... niente, niente lasciamo perdere.
MOAMED
Cosa capire? Io non volere soldi!
PIETRO
Ah, senza… pagare?
MOAMED
Niente pagare.
PIETRO
(Confuso) Senti… cugino, m’hai messo in un mare di confusione, come, non dicevi d’aver fame e di dover pensare per sette mogli?
MOAMED
Tu non preoccupare; io sapere come arrangiare. Guarda invece cosa fare; questo metterlo (si avvia alla parete vicina dove suole lavorare Pietro) qua, in questo muro. Bene, andare per te?
PIETRO
Se questo per te è un piacere, mettilo pure dove ti piace, cosa vuoi che ti dica. (Prende un martello e un chiodo che teneva in tasca e lo pianta alla parete, poi, guarda Pietro che stava controllando quanto egli tenesse in mezzo a tutti gli altri oggetti in vendita, prende ancora dalla tasca una batteria e la mette all’orologio).
MOAMED
Questa batteria, durare tanti anni. Contento tu?
PIETRO
Si, si. Però non è bello che tu mi regali l’orologio e io... Senti che facciamo (Prende un paio di occhiali scuri) Vuol dire che io comprerò questi, va bene?
MOAMED
Questi, no, vendere a te; troppo scuri! Solo a quelli che non vedere, io vendere!
PIETRO
Sai che sono proprio quelli che cercavo! A momenti non ci vedo più!
MOAMED
Cosa dire? Allora tu essere veramente scherzoso!
PIETRO
No, no, io vero dico!
MOAMED
E come fare tu a sapere che dopo non vedere più? Tu indovinare futuro?
PIETRO
Quale futuro e futuro! Credi tu che se io sapessi veramente di leggere nel futuro, non aprire un negozio con regolare licenza d’indovino? “Pietro indovina tutto!”
MOAMED
E allora perché tu comprare occhiali scuri?
PIETRO
Vuoi proprio saperlo? Tanto tu… quando hai detto di dover partire?
MOAMED
Quando partire… io? Domani, anzi no! forse ora, andare a prendere corriera in piazza e andare a Palermo a prendere aereo per Marocco.
PIETRO
Senti, ma… tu, mio zio hai detto di non conoscerlo, vero?
MOAMED
Non sapere chi essere tuo zio Mustafà. Io conoscere poca gente in mio paese.
PIETRO
E va bene, aspetta. (va controllare se viene qualcuno) Devi sapere che tra domani e domani l’altro dovrebbe arrivare questo mio zio dal tuo paese per venire a fare testamento dei suoi averi, e siccome egli dice di voler donare tutto alla chiesa; io, giacché sono l’unico suo erede diretto e quindi il solo a dover dare il consenso, mi faccio trovare invalido, cioè che non vedo non sento e non parlo: cieco, sordo e muto, così non posso dare alcun consenso. Hai capito, adesso?
MOAMED
Tu essere troppo furbo! E tu fare questo per i soldi?
PIETRO
Ascolta, cugino, io per tutti questi soldi che ha mio zio farei qualsiasi cosa, anche quello di fare l’assicurazione alla carriola di Peppinello.
MOAMED
Io non capire questa carriola e Peppinel… come dire tu. Però, io, prima che a momenti andare, volerti fare una domanda, e tu dovere dare risposta vera, risposta di cuore, capito?
PIETRO
Cos’è, fai il giornalista pure?
MOAMED
Tu ora niente scherzare, capito?
PIETRO
E va bene, va bene; dimmi che vuoi sapere.
MOAMED
Io, solo una cosa volere sapere; ma tu dovere dire verità a me, s’è no, tu no rispondere. Dire, volere bene tu a questo tuo zio?
PIETRO
A te posso dire la verità, tanto non ci rivedremo più; a questo mio zio, devi sapere che di bene gliene voglio tantissimo, e s’egli decidesse di donare tutto alla chiesa o... a questo padre Liborio come dice lui, a me non interessa proprio... certo mi dispiacerebbe, ma le ricchezze son sue, egli se l’è fatte; è solo che... vederglieli donare alla chiesa che di ricchezze ne ha tantissime, mi duole il cuore, e cerco quindi di trovare la soluzione quanto questo non accada. Io lo stesso gliene vorrò di bene allo zio; e se dopo aver donato tutto alla chiesa, dovesse... Dio ce ne libera, diventar misero e pazzo, io sarei sempre disposto ad accoglierlo in questa mia umile casa per dargli un lettuccio e una scodella di pasta. Hai capito?
MOAMED
Tu essere troppo buono, guggino, e Allah pure per te pensare!
PIETRO
Vero? Allora anche a me … (allusivo) la protesi? Cioè, grande dono?
MOAMED
Tu essere veramente, scherzoso! Guggino allegro, Allàh lo aiuta. Forse io rivedere te molto presto. Ciao, ciao guggino! (Esce)
PIETRO
Ciao ciao! Ma guarda un po’ che brava gente, mi ha pure regalato l’orologio, (guarda l’orologio) e anche bello! (Si mette gli occhiali) Questi occhiali mi calzano proprio a pennello, sembro davvero un cieco.... speriamo che non lo dice a nessuno il discorso di questo occhiale; a mio zio, dice di non conoscerlo, quindi... (rimane scioccato) aspetta, aspetta! Come fa a dire di non conoscere mio zio, se sapeva di chiamarsi Mustafà senza che io glielo avessi detto? (Va a guardare se lo vede, ma quello è già scomparso) Strano, veramente strano; è bene che vada a raggiungerlo in piazza, prima che parte. (Esce, e dopo un po’, entra Concetta con la badante, una ragazza molto attraente e con vestiti un po’ seducenti, avrà l’accento straniero).
CONCETTA
Allora, signorina, le raccumando mio marito; poveraccio, da poi che l’ha preso questa brutta disgrazia, fa tanta tenerezza, ebbene che le sta molto vicino.
NONA
(Parlerà con accento straniero e coi verbi quasi sempre all’infinito) Io, stare molto vicino! Coricare con lui?
CONCETTA
Quale coricare e coricare! Che bell’inizio! Non ti permettere, sai! Io dicevo... vicino, nel senso di non lasciarlo solo; hai capito?
NONA
Capire, capire! Lui non vedere e potere cadere! Giusto dico?
CONCETTA
E certo! Anche perché non sente, non parla...
NONA
E tu allora perché andare da tua madre, se lui avere molto bisogno?
CONCETTA
Perché, perché… perché mia madre stare troppo male!
NONA
Di più assai di tuo marito?
CONCETTA
Oh, ma sai che sembri un giudice che fa troppe domande? (Le guarda il vestitino troppo libertino) Dimmi invece, non l’avevi un vestitino più decente da mettere? Non ne senti freddo?
NONA
Freddo? No, freddo! Io sentire sempre troppo caldo! Io in casa stare ancora più libera vestita! Avere nella valigia cose più… come dire… di stare più nuda, meno vestiti di sopra! Capito tu?
CONCETTA
(Tra se) Ecco, perché al professore gli è venuto… certo, con questa che gira per casa combinata così... le manca solo fare la danza del ventre! (Pensierosa) Non è che ha da far prendere un colpo anche a mio marito!
NONA
Cosa pensare tu? Tuo marito vergognare se io vestire così?
CONCETTA
Eh!
NONA
Ma lui non vedere! E io potere essere finalmente libera come volere! Potere stare pure nuda!
CONCETTA
(Meravigliata) E qui ti volevo! (La riprende) No, no, non ti azzardare, sai!
NONA
Perché? Tanto lui non vedere!
CONCETTA
Chi lo ha detto?
NONA
Tu dire! (Meravigliata) Allora… lui… vedere?
CUNCETTA
(Imbarazzata) No, no, quando mai! Io volevo dire che... potrebbe entrare gente, ecco, si!
NONA
Ma gente, prima di entrare… bussare!
CONCETTA
Ora dico io... chi me lo ha fatto fare imbarcarmi in questa scialuppa!
NONA
Cosa dire tu? Qualche cosa non andare?
CONCETTA
Tutto non andare! (Ravvedendosi) Cioè… volevo dire, che andare tutto bene, a meraviglia… insomma. Anzi, senti che faccio, io vado, e... ti raccomando mio marito, ti raccomando!
NONA
Ma si, non avere paura! Tuo marito essere… come dire… tra le mie braccia, si proprio così dire! Aspetta qui uno momento, che prima andare a vedere e conoscere stanze. (Esce, entrando in una stanza).
CONCETTA
(Tra se) Ho l’impressione d’avere raccomandato la pecora al lupo. (Meravigliata) Che il signore ce la mandi buona. (Entra Pietro; ha messo un paio di occhiali scuri, e, con un bastone in mano, entra a tentoni, proprio come usano fare i ciechi).
PIETRO
Concetta, Concettina, dove sei? Ah, eccoti! Senti. non è che hai visto in piazza un marocchino?
CONCETTA
Un marocchino? E chi è questo tizio?
PIETRO
E’ uno che mi regalò quell’orologio.
CONCETTA
Un orologio? Di cosa parli? Cosa ti sei fatto abbindolare?
PIETRO
Niente, niente, lascia perdere. (Si mette gli occhiali) Senti, Come ti sembro? Non somiglio a un cieco? E’ buio totale! Non vedo proprio niente; niente di niente! (Entra Nona; a Pietro gli scivolano gli occhiali e rimane impietrito a guardarla) …fo-fo-forse.
NONA
Essere questo Petro, tuo marito? Ma lui parlare?
CONCETTA
Ma quando mai! Impressione.
NONA
Così, tu dire? (Pietro è sempre immobile) Ciao! (Nona gli da la mano, ma lui non si scompone, tanto che ella gli passa la mano davanti agli occhi, e lui, come se non ci vedesse proprio, rimane sempre immobile). Per un momento m’era sembrato che lui pure vedere! Poverino, essere rimasto di blocco; e ora?
CONCETTA
Ora! ora cosa? Aspetta. (Gli si avvicina e lo chiama) Pietro, (non si muove) Pietruccio! (Niente, tanto che Concetta si preoccupa) Oh dio, che gli è preso? Non è che... ha già fatto la fine del misterr? Pietro, Pietro, rispondi! (Lo scuote, ma egli è rigido). Un pezzo di legno sembra; e ora?
NONA
(Meravigliata) Sai tu che pure don Luigi rimanere così! Dopo, io fare respirazione bocca a bocca, e lui muoversi (Pietro cade a terra tutto d’un pezzo). Guarda (fa per avvicinarsi a Pietro).
CONCETTA
Nun ti azzardare, sai! (riguarda Pietro) Ma questo sembra già morto. Dio, no!
NONA
(Gli tocca il polso) No, quale morire! il cuore… si, battere troppo veloce, ma tu non avere paura, tra poco, poco, lui stare bene. Aspetta che andare a prendere uno poco di acqua co zucchero (esce).
CONCETTA
(Cerca di svegliarlo) Santa Rita, Maria vergine! Pietro, Pietruccio, che t’è successo? Parla!
PIETRO
(Rinvenendo un po’ sconvolto) Madonna delle Grazie! Dove sono?
CONCETTA
A casa, a casa sei! Come ti senti?
PIETRO
(Cerca qualcosa) Dov’è, dov’è, è sparita? Mamma, che sogno! Sembrava d’essere in cielo, e un angelo veniva ad aprirmi la porta del paradiso…
CONCETTA
Ma qualw angelo e paradiso! Quella era la badante, anzi (prende gli occhiali da terra) rimettiti gli occhiali prima che torna e s’accorge dell’imbroglio. (glieli infila mentre entra Nona). L’angelo, si! Bell’inizio con quest’altro, ed io che credevo fosse morto davvero!
NONA
Vedo che lui si essere ripreso; allora acqua con zucchero posare. (Si gira per andare, e Pietro risponde di no; Nona si rigira meravigliata). Lui parlare?
CONCETTA
(Cerca di non farle capire niente) Ma quando mai! Io parlare! Ho detto (facendo la voce da maschio) “no!” nel senzo che… già che ci sei, me la bevo io.
NONA
(Meravigliata) Eppure non mi era sembrata tua voce. Allora lui stare meglio ora?
CONCETTA
Si, si, s’è ripreso.
NONA
E allora, visto che lui si essere ripreso, tu potere andare, pensare io a lui, non avere paura, io sapere come fare, abituata a tutte persone; capito?
CONCETTA
Si, forse è meglio che vada; ho mia madre che aspetta. Se dovessi avere bisogno, mi trovi da lei. Sai dove abita mia madre, vero?
NONA
Si, si, avere capito chi essere tua madre. Però, l’ultima volta che averla vista, non sembrare che lei stare molto male.
CONCETTA
Ora, ora s’ammalò poverina. Anzi, vado subito via! Ciao, ciao! (esce).
NONA
E ora, da dove cominciare? Prima sedere lui poltrona e poi vedere cosa fare (lo alza, lo siede in poltrona e lo guarda attentamente). Sai che tu non essere tanto brutto? E se essere pure buono, ritenerti molto fortunato! (esce per l’altra stanza) Si, si, anzi, moltissimo fortunato!
PIETRO
(Strofinandosi le mani contento) Allora è fatta! E’ segno che io e lei possiamo… Vai Pietro che puoi fare terno! Quale zio e zio, questa è fortuna! Già ho fatto colpo! (Si sente arrivare Nona).
NONA
(Affaccia la testa dalla porta e parla a Pietro) Perché se tu non essere buono, niente fortunato, e io fare bere a te medicina cattiva, così tu fare fine di don Luigi. (Rientra la testa).
PIETRO
(Fa un gestaccio) Tè!!! Minchione! Altro che colpo e colpo! Questa si diverte ad asciugarsi gli ammalati che ha in consegna! Altro che accudirli! E ora, cosa faccio? La sbatto fuori, o continuo a recitare sino a quando arriva lo zio? Ma si, male che dovesse andare le mollo un gran ceffone e finiamo questa recita. In tanto speriamo che lo zio non tardi ad arrivare. Però, guardate un po’ questa gran zoccola! Quindi... se io non facessi il buono, lei mi darebbe a bere... e io farei subito la fine del mister… Aspetta che finisce sta recita e ci penso io a te, grandissima zoccolona! (Nona, rientra con un bicchiere in mano che poi poserà sul tavolo).
NONA
(Gli si avvicina a parlare) Sai che… ah già! Tanto tu non potere sentire. Come faccio a fare capire te quello che io dire? Nemmeno se io scrivere su carta tu capire… non vedere! (Si gira ed egli le guarda il sedere; lei si rigira e lui rimane immobile) Neanche… strano, è come se mi guardare. (Guarda il bicchiere e parla con Pietro anche se pensa di non essere ne vista e neanche sentita). Neanche medicina cattiva potere dare, perché questa medicina essere… come dire… purgante, lassativo, forte lassativo; come fare tu andare di corsa gabinetto se non vedere! Al mister poterla dare, perché lui vedere… come correva veloce! poverino; tu come correre veloce se non vedere dove andare? E poi tu essere buono, no cattivo. Ma si lasciare sul tavolo, tanto tu non potere prendere bicchiere. (Esce. Dopo un po’ si sente arrivare Peppinello).
PIETRO
Quindi quello è purgante! Allora non li uccide gli ammalati! si diverte a vederli correre… figlia di puttana! (Entra Peppinello).
PEPPINELLO
Ttio Pieto! Ttio Pieto! (Non vede Pietro che è messo seduto alle sue spalle. Va leccando un gelato al cioccolato, e rimane meravigliato nel vedere entrare Nona) E te (che) è, (si stropiccia gli occhi meravigliato) ho bagliato cata (casa)? Tu… chi tei? La Torella (sorella) di Contetta (Concetta)?
NONA
(Fraintendendo) Io Torella... di toro?
PEPPINELLO
Che tei chettotta (scherzosa).
NONA
Io non capire. Anche tu essere straniero?
PEPPINELLO
Ti (si), ti, ho tapito (capito). Tenti (senta), io tecco (cerco) tio (zio) Pieto; hai vitto?
NONA
(Fraintendendo) Ah, vitto! Ora, capito. Tu essere barbone e avere fame? Andare chiedendo elemosina! Aspetta che andare a vedere in cucina (esce).
PEPPINELLO
(Meravigliato) Elemotina, cutina… ma tome (come) palla (parla) quett’atta (quest’altra)? (Si accorge di Pietro) Oh, tio Pieto! Qua è ttato (stato)? E pecché ti è metto (messo) l’occhiali ccuri (scuri)? Per i tole (sole)? Tio Pieto, ma ti è quella? Catto (cazzo), te gnocca (fica)!!!
PIETRO
(Arrabbiato) Oooh!!! Ma come ti permetti? Tu u sai chi è quella?
PEPPINELLO
No, non lo to (so); ti (chi) è?
PIETRO
Come, chi è! E’ mia moglie!
PEPPINELLO
Ti (si), mia torella (sorella) è! E te è tua moglie, tome (come) ha fatto a diventare cotì (così) techit (secs, attraente), te ne andata a Lourditi (Lourds)?
PIETRO
Si, da padre Pio se ne andata!
PEPPINELLO
(Ci crede) Ah, da padre Pio?
PIETRO
Ma che padre pio e padre pio!
PEPPINELLO
E dove allora? Te (che) tti (ci) vado pure io.
PIETRO
Non posso dirtelo, perché tu dopo lo racconti ad altri.
PEPPINELLO
No, no, te lo pometto (prometto), giuro!
PIETRO
E se te lodico, poi te ne vai?
EIPPINELLO
Ti, ti! Dove è andata? Tu (su) dimmelo?
PIETRO
Non è andata in nessun posto.
PEPPINELLO
(Quasi piangendo) Pima (prima) dite te (che) andata, poi dite te non è andata. Tu mi pendi per i tulo (culo).
PIETRO
Senti, non cominciare a piangere che te lo dico. Vai a guardare se viene mia moglie. (Pinuzzeddu va a guardare e gli fa segno di no) Però, dopo te ne vai!
PEPPINELLO
E ti, ti!
PIETRO
(Cattedratico) Devi sapere che mio zio, oltre ai milioni di dollari, mi ha lasciato un filtro maggico... ma... non raccontarlo a nessuno!
PEPPINELLO
(Fraintende) Che cota? Un figlio maggico, come Tupermen (supermen)?
PIETRO
Si, come Nembo Kid!
PEPPINELLO
Che cota? Tempe (sempre) i tid (cid)?
PIETRO
Non ricominciamo con il cid! Stai facendomi confondere tutto! T’ho detto che mio zio mi ha lasciato un filtro, fil-tro, fil-tro! E’ una bottiglietta che contiene un liquido magico, basta che ne bevi un po’, che subito fa effetto, diventi di una bellezza rara. Senti che fai... però dopo te ne vai di corsa; beviti quello rimasto in quel bicchiere, è quello che ha lasciato mia moglie. E… dopo, mi raccumando, corri di corsa a casa senza salutare nessuno, se vuoi che duri l’incantesimo.
PEPPINELLO
(Contento, prende il bicchiere) Allora, io mi bevo quetto e mi taffommo (trasformo)? Ma… è ticuro… Ttio Peto? (Aspetta la risposta da Pietro) Allora.... bevo?
PIETRO
Ancora! Cosa aspetti che rientra mia moglie? (E beve. Pietro, dopo che Peppinello ha bevuto, fa finta di meravigliarsi per la falsa trasformazione, assicurandolo per quel bel fisico nuovo). Uella! Minchione! Dovresti vederti! Che fisico slanciato! E che bellezza! Sembri... un attore famoso! Un modello! Si, prorio così, un modello di quelli che fanno grandi sfilate di moda!
PEPPINELLO
(Contentissimo) Vero? Di moda di moda… (come se facesse la sfilata) Dov’è, dov’è lo ppecchio (specchio)? Voglio guaddammi (guardarmi) voglio guaddammi! Allora te tono bellittimo, mi potto (posso) ppotare (sposare) ora?
PIETRO
Puoi sposarti? Cazzo, se puoi!!
PEPPINELLO
A ti? E potto (posso) ppotare (sposare) chi mi piate? Anche la più bella del paete?
PIETRO
(Facendo sempre finta d’essere sbalordito) Oh, ma sai che parli pure bene! Una pronunzia... sembri un attore di grande teatro! Sai che se, ognitanto, gli mettessi un “né”, come fanno quelli del nord Italia, sembreresti proprio un continentale!
PEPPINELLO
Un totimentale? Totimentale… totimentale?
PIETRO
Preciso! Oh, ma dovresti sentirti! E... non scordarti di mettere il “né” ogni tanto!
PEPPINELLO
(Cantilena l’ultima parola muovendosi a ritmo) Ti, ti! Appetta (aspetta), appetta; tenti (senti)! Tembo (sembro) totimentale, né! Tembo totimentale, né! (Si ferma e si tocca la pancia per l’effetto che comincia a fare la purga) Ih, e cot’è (cos’è), ttio Pieto? Mi tento (sento) lo ttomaco (stomaco) come te (se)...
PIETRO
No, niente! Questo è l’effetto del cambiamento avvenuto; è segno che devi andare a cacare per svuotarti del Peppinello di prima... di quello trasformato insomma
PEPPINELLO
(Entra Nona e lo guarda meravigliata). Eh! Ttia (zia) Contetta, tome (come) ho cantato (cambiato)?
NONA
(Confusa) Si, si, troppo bello tu cantare!
PEPPINELLO
Ti, però lei... (girandole attorno) non tenba (sembra) popio (proprio) lei! Lei è venuta di più… (fa anche segno di seno grosso) meglio attai (assai) attai di me. Ttia Contetta, ora devo ccappare (scappare), pecché devo andare a tatare (cacare) i Peppinello l’attro (l’altro). Ttao (ciao) ttao! (esce ricantando il motivetto di prima). Tembo (sembro) totimentale, né! Tembo totimentale, né! Tembo totimentale, né!
NONA
(Rimane a guardarlo sbalordita, mentre esce cantilenando le parole di prima e con lo stesso motivetto) Tatàri! Tta Cuntetta?! Totimentale!
Fine Primo Atto
Secondo Atto
(Scena medesima. Nona, sola in scena, è intenta a far le pulizie, mentre Pietro ancora dorme).
NONA: Poverino, come essere ridotto. Non volere mangiare più; stare sempre da solo e non muoversi niente… certo che anche io, se essere come lui, stare sempre triste. (Riflettendo) Anche se certe volte io non capire bene lui; quando io spogliare, lui guardare me come se vedere. …Poverino, fare tanta, tanta pena. Forse è meglio andarlo a prendere e farlo sedere qui, fuori, può essere che molto aria, lui sentire meglio (esce. Si sentirà arrivare Peppinelloche va piangendo).
PEPPINELLO
(Piangendo) Io voglio ettere (essere) tome (come) pima (prima), tome pima, totimentale. Voglio ettere tome pima! Ttio Pieto! Ttio pieto!
NONA V.F.S
Un momento! Aspettare uno momento!
PEPPINELLO
(Sempre piangendo) Non tono (sono) più tome pima, tome pima! Non tono più attore! Voglio ettere tome pima tome pima! Oh, ttio Pieto! Dove tei?
NONA
(Entra sorreggendo Pietro. Peppinello smette di piangere e guarda i due). Che cosa avere tu che piangere così?
PEPPINELLO
Ttia Contetta, te (che) ha ttio Pieto?
NONA
Io no Concetta! Io essere Nona…
PEPPINELLO
Ti, e io ettere tettimo (settimo)! Te (che) cchettota (scherzosa).
NONA
Nona, Nona! Capito?
PEPPINELLO
Ah, pecché tei tambiata (cambiata) nove votte (volte)? E io invete (invece) tolo una votta; e ora tono ritonnato (ritornato) tome pima tome pima! Voglio la meditina, voglio la meditina tome pima
NONA
Volere medicina? E va bene, non piangere; aspetta che sedere lui e andare a preparare… (Pietro le tocca il di dietro col bastone; lei, pensando che fosse stato Peppinello, gli molla un ceffone) Tieni! Grande pezzo di porco!
PEPPINELLO
(Si vede arrivare quel grandissimo ceffone e rimane scioccato) Oh, ma tom’è patta è, ttia Contetta? (Riprende a piangere) Mi tono fatto male, mi tono fatto male!
NONA
Piangi pure, piangi, che io preparare bella medicina per te e portare; grande pezzo di maladucato! (Ed esce).
PEPPINELLO
Ti, ti, la meditina voglio, la meditina!
PETRU
Si può sapere perché piangi? Cosa t’avevo raccomandato, io, poco fa, di non salutare nessuno, mentre tu invece hai salutato...
PEPPINELLO
Alla ttia Contetta; le ho detto: ttao ttao.
PIETRO
E ora, mi raccomando, come ti bevi la medicina magica e tu continui a salutare, non veniri più qui a chiederne ancora, hai capito?
PEPPINELLO
Ti, ti! L’hai vitta (vista) alla ttia Contetta tome le è cantata pure la vote? Temba pure totimentale! E… tenti, neanche a mio pate e a mia mate (madre) potto talutare?
PIETRO
E insiste pure! Se ti ho detto nessuno, vuol dire nessuno! Hai capito? E ora, come ti prendi la medicina, corri a casa di corsa! (Entra Nona).
NONA
Tu essere molto bravo! Non piangere più! Allora, niente medicina! Quasi, quasi, berla io berla (Fa finta di bere e Peppinello, piangendo, corre verso il muro dando le spalle a gli altri, mentre Nona è già uscita a posare il bicchiere. Entra Concetta).
CONCETTA
Ciao, Peppinello, che hai?
PEPPINELLO
(Si gira e la guarda meravigliato) Catto! E ora? Pecché m’hai talutato? Non lo tapevi che cantavi? (cambiavi).
CONCETTA
(Meravigliata) Cantava, ma chi io?
PEPPINELLO
E ti (chi), mia torella? (sorella).
PIETRO
(A Peppinello) Hai visto cos’hai combinato?
PEPPINELLO
Ttio Pieto, io non ne ho toppa (colpa)! Lei ha detto... Tenti, fotte (forse), fotte è meglio te me ne vado. (Se ne va cantilenando come prima) Era meglio te non mi talutavi, né! Era meglio te non mi talutavi, né! (Esce, mentre Concetta rimane sbalordita a guardalo).
CONCETTA
E cos’è st’altra novità di cantare?
PIETRO
No, niente! Poi te lo spiego.
CONCETTA
Ma… la signorinella non c’è?
NONA
(Entra Nona, sempre vestita un po’ spinta) Oh, signora! Da molto essere arrivata?
CUNCETTA
Ma dico io, non ne senti proprio freddo tu n’altra, con questo vestitino?
NONA
Quale freddo! Io freddo, no, detto! Io, essere dispiaciuta solo per lui.
CONCETTA
Ah, per questo vesti… perché, giustamente, lui sta male e tu vorresti contentarlo facendogli rinfrescare gli occhi.
NONA
(Meravigliata) Rinfrescare occhi? Cosa dire? Lui non vedere! (Sospettosa) Però, io non capire; quando io spogliare, lui guardare e sembrare che lui vedere; guardare sempre, guardare sempre… sempre me, come se lui vedere bene!
CONCETTA
Ah, si! Ma tu, non è che ti… spogli… tu…tta?
NONA
(Esclamando) Tutta, tutta, tutta! Tanto lui non vedere!
CONCETTA
(Meravigliata) Ah! Tutta… tutta?
NONA
Si, si! Tanto, lui non vedere! Anche la doccia io fare con sportello aperto!
CONCETTA
Ma certo! Tanto… lui non vedere!
NONA
(Contenta) Eh!
CONCETTA
E ch’è contenta! Tanto…
NONA
…Lui non vedere.
CONCETTA
Sai che comincia a piacere anche a me sta musica; quasi, quasi che mi spoglio anch’io, quanto vediamo, (Fa per spogliarsi e Pietro si gira) tanto, lui… non vedere!
NONA
(Meravigliata) Lui essere girato di corsa!
CONCETTA
Perché io cosa t’ho detto, tanto lui non vedere!
NONA
E allora perché lui girare?
CONCETTA
Perché! come perché? Perché lui non vedere!
NONA
(Confusa) Io non capire.
CONCETTA
E niente ci fa, capisco da me, (Allusiva) ca-pi-sco! Ma finire ha sta storia!
MUSTAFA’ V.F.S.
(Fuori si sente parlare) Salam, salam gugino! Questa essere, abitazione di Pietro?
VOCE FUORI SCENA
Si, si, quella è!
NONA
(Pietro si alza e fa per andare, ma Nona lo rimette a sedere) Aspettare tu, dove andare?
MUSTAFA’
Salam, salam you very much!
CONCETTA
Non è che sono ancora sbarcati gli americani? E cosa vendono salami? Non c’è più di che meravigliarsi!
NONA
(Pietro ri fa per alzarsi, e Nona lo rifà sedere) Aspettare, detto!
MUSTAFà
Excuse me? (Entra. Sarà vestito abbondantemente e da buon sceicco: grossi anelli d’oro…). Salam, gugini! Essere lui Petro?
NONA
Yes, and he is Pietro.
CONCETTA
Pietro? Allora… (a Nona) Senti, chiedigli se si chiama Mustafà.
NONA
Your name Mustafà?
MUSTAFA’
Oh, yes, yes gugina, tu parlare inglese come mia?
NONA
Yes.
MUSATAFA’
Ok, ok! Chiamare Mustafà, io, yes! Allora tu (a Nona), essere no gugina, ma mugliera Concettina, mia nipote?
CONCETTA
(Tra se) Allora è davvero lo zio! E questa è la prima. (Allo zio) Io sono, zio, Concettina! E (indicando Pietro) questo è Pietro, tuo nipote e figlioccio!
MUSTAFA’
(Meravigliato) Piter, lui essere?
CONCETTA
Si, ziu, Pietro è!
MUSTAFA’
E come mai lui non capire niente, to sleep? Dormire?
CONCETTA
Ma quando mai zio, magari dormisse
MUSTAFA’
Lui essere grown foolisc?
CONCETTA
(A Nona) Che schifo a detto?
NONA
Rimbambito.
MUSTAFA’
Si, ecco, proprio così dire! Rimbambito. (Indicando Nona) E questa chi essere? Sapere che arrivare io, e lei essere intrepeter? Ma io parlare tante lingue! E poi… anche se io non venire da quando lui essere piccirillo di poco battezzato, io capire bene lingua italiana; questa essere mia terra!
CONCETTA
Ma che interprete e interprete, zio! Questa è la badante.
MUSATAFA’
Nurse, essere? Because?
CONCETTA
(Che non capisce) Per caso? Ma quando mai, vero è!
MUSTAFA’
Io, no detto per caso, because, vuol significare… perché?
CONCETTA
E perché, perché… tuo nipote ha avuto una disgrazia.
MUSTAFA’
Misfortune?
CONCETTA
(Continua a non capire) Per fortuna? (tra se) Ma come, già se n’è accorto e ha scoperto l’ibroglio? E come ha fatto a capire?
MUSTAFA’
Lui, unfortunate?
CONCETTA
S’è fortunato? E che ne so, zio, tu puoi saperlo.
MUSTAFA’
Sapere cosa, io?
CONCETTA
S’è fortunato!
MUSTAFA’
Quale furtunato e furtunato! Io ho detto se lui unfortunate, unfortunate unito, attaccato! Che volere dire… disgraziato. No, un fortunato diviso che volere dire che essere fortunato; capito? E cosa avere lui di disgrazia, che sembrare come se non ci essere?
CONCETTA
Che avere? E da dove inizio; prima di tutto, non vede…
MUSTAFA’
And first one, non vedere niente?..
CONCETTA
Niente di niente! Secondo, è che non sente…
MUSTAFA’
Pure! Non sentire… niente niente?
CONCETTA
Come si dice niente? Niente! E terzo, non parla!
MUSTAFA’
(Dispiaciuto) Questa essere brutta notizia. Allora io non potere lasciare a lui tutte mie pozzi petroliferi, proprietà e dollari? Tu non avere scritto a me che lui essere… come dire… E ora? tutti li mei risturanti, pizzirii, puzzi, piantaggini di banani che avere in Marocco, a chi lasciare ora, se lui non potere amministrare?
CONCETTA
(Meravigliata) A chi... lasciare? Come a chi lasciare? Nella lettera non hai scritto di dover lasciare tutto alla chiesa? A padre Liborio?
MUSTAFA’
A chiesa! Padre Liborio? Quale chiesa e padre Liboro! Essere stato uno scherzo quello che avere scritto a voi! (Pietro cade a terra svenuto, e Concetta si sente mancare).
CONCETTA
Oh Madonna, che mi sento strana. Aiutatemi, aiutatemi; il cuore, il cuore, svengo, sto svenendo... (cade a terra).
MUSTAFA’
(Preoccupato, chiama la badante) Gugina, gugina badante! Correre qua che stare tutti due male! Cosa essere successo?
NONA
Cosa esser accaduto?
MUSTAFA’
Non sapere. Mentre parlare… svenire tutti due. Non avere tu medicina?
NONA
Io avere medicina per quando loro stare bene, no malati.
MUSTAFA’
Cosa dire, gugina? Medicina servire quando stare male, no quando stare bene! (osservandole il vestitino molto trasparente) E tu, con questo tuo passeggiamento e vestita di questo modo… faremi fare pure a me loro fine. Tu stare sempre vestita così davanti lo mio nipote Piter?
NONA
Si, che stare così! Anche più libera! Tanto lui non vedere.
MUSTAFA’
E la mia nipote, non dire niente?
NONA
Cosa ci entrare sua nipote? Lei essere femmina!
CONCETTA
(Rinvenendo lentamente) Che mi sento strana. Cos’è successo?
MUSTAFA’
Concittina! Come stare, meglio?
NONA
Signora Concetta, come vi sentite?
CONCETTA
Ah, tu sei? Ma dimmi un po’, non ne senti freddo con questo vestitino?
NONA
(Adirata) Essere camurrìa (seccatura) questo vestitino! Ho capito, forse è meglio che andare a cambiare (si avvia).
MUSTAFA’
Tu, no arrabbiare. Non dare ascolto, lei dire per scherzo! (Nona esce).
CONCETTA
Zio, quando sei arrivato? E’ venuto già padre Liborio? (Pietro da segni di rinvenire anch’egli). Aspetta che aiuto Pietro a sistemarsi (lo aiutano a sedersi).
MUSTAFA’
Perché tu dire sempre padre Liborio? Io non conoscere questo padre. Solo per lettera sentire dire di questo patre Liboriu. Si è vero, avere mandato qualche dollaro di beneficenza per chiesa di questo paese; ma solo questo e basta.
CUNCETTA
Allora… a padre Liborio, è segno che eredità… niente? Non gli lasci niente di niente?
MUSTAFA’
A questo… padre Liborio, come dire tu, io essere stato sempre sicuro di non lasciare nemmeno uno dollaro! Io, essere di riligione: Maometto!
CUNCETTA
(Sollevata) Sia lodato Gesù cristo! Allora vuol dire che lasci tutto a tuo nipote Pietro, e a padre Liborio niente?
MUSTAFA’
Sicuro, jes!
CUNCETTA
Hai sentito, Pietro? Tutto a te lascia!!
MUSTAFA’
Essere questo ora il problema, che io essere sicuro… prima! di non lasciare niente a questo padre Liborio; ma ora… come fare a lasciare tutto a lo mio nipote, che lui non essere più in grado di amministrare questi grandi capitali? (Svengono di nuovo contemporaneamente). Ma cosa avere che questi due svenire two minutes? (Chiama Nona) Gugina, gugina! Correre, correre ancora!
NONA
(Entra) Io diventare pazza, qui dentro questa casa! Lei chiamare ogni due minuti; quell’altra che dirmi di andare a vestire più assai; lo suo nipote che non vedere! Io non sapere più cosa fare!
MUSTAFA’
Tu non dovere arrabbiare! Essere pagata, per stare dentro questa casa! Su aiutare per ora. (Si sente arrivare Peppinello che va cantando quel motivetto di prima).
PEPPINELLO
Chi ta (sa) cota dite (dice) ttio Pieto! Chi ta cota dite ttio Pieto, né! Chi ta tome finì con Contetta, né! Talutiamo (gli altri non si muovono e lo guardano meravigliati) Ih, e te (che) è, cote (cose) nuove tti tono (sono)? (Guarda le due donne e non capisce) Ttia Contetta, e tom’é te lei è pure toritata (coricata) a terra? E’ quella di pima taffommata, te (che) lei ha tatato (cacato)? E quetto (a Mustafà) ti (ch) ettere? Pieto taffommato (trasformato)? Catto! (lo vede di colore e fraintende) Ti è brutato (bruciato) quetta votta (volta)!
MUSTAFA’
Tu chi essere? Don’t know!
PEPPINELLO
(A Nona) Te (che) ha detto? E tome palla (parla) ora?
MUSTAFA’
Don’t know?
PEPPINELLO
Te vuole, il tinotto (chinotto)? (A Mustafà) Tenti Pieto, tinotto non te ne, ti potto dare quacche (qualche) acqua frecca (fresca), non comintare (cominciare) a fare il lamentoto (lamentoso).
MUSTAFA’
(Meravigliato, a Nona) Anche lui straniero?
NONA
In questa casa, io non ci stare capendo più niente; e tu ora cosa volere?
PEPPINELLO
Io volere antora meditina, meditina volere!
NONA
Ma cosa mangiare tu, cemento? Aspetta che prendere subito medicina e così tu andare di corsa (esce).
PEPPINELLO
Ti, ti andare via di cotta.
MUSTAFA’
E’ cotta?!
PEPPINELLO
Te (se), cuda (cruda)! Cotta, (fa finta di correre) co-tta, tapito?
MUSTAFA’
Tappeto? Vendere tu tappiti? Allora essere pure di Marocco?
PEPPINELLO
Ttio Peto, che fai lo catto (scaltro) ora? Non mi capitte (capisce) più?
MUSTAFA’
Per Allah! Io conoscere tantissime lingue, ma questa di quale paese essere?
PEPPINELLO
Quetta ettere di Bemmonte Mettagno! (Belmonte Mezzagno un paesino alle spalle di Palermo).
MUSTAFA’
Mettagno?
PEPPINELLO
No… Mettagno! Me-tta-gno…
NONA
Ecco medicina! Ti ho portato pure bottiglietta. Tutta, bevila tutta, che subito fare grande effetto.
PEPPINELLO
Ti, ti, fotte (forse) è meglio, pecché quetto non capitte niente. E quetta (indicando la bottiglietta), caro Pieto, me la bevo tutta tutta! Cotì potto (posso) diventare toppo (troppo) bellittimo, bellittimo. (Beve tutto) Cotì, tutto, tutto! (Comincia a contare) Uno, due, te (tre), te e mezzo… minta (mischia), eppetto (effetto) cominta a fare! Quetta votta (volta) mi pare te di più ne tta fatendo (i due si guardano meravigliati) eppetto. (Ai due che si guardavano stupiti) Eh! Come tono?
MUSTAFA’
(Non capisce e guarda Nona che, anch’essa meravigliat, fa segno a Mustafà che Pinuzzeddu è matto) Ok, tu essere ok!
PEPPINELLO
Ttio Pieto, ora me ne vado di cotta (corsa), te fotte fotte, quetta votta, neanche a cata arrivo! (Si contorce per lo stimolo d’andare in bagno) La taluto (saluto), ttia Contetta. (Esce cantilenando il motivetto) Tome tono bellittimo, né! Tome tono tontento, né! (Esce cantilenando e ballando) Ora mi potto (posso) ppotare (sposare), né! Tono diventato totimentale, né!
NONA
Io non ci stare capendo più niente. (Pietro e Concetta vanno rinvenendo) Forse è meglio andare a fare pulizie (Si stava per avviare e Mustafà la chiama.)
MUSTAFA’
Aspettare, tu; aiutami a sistemare… (guarda Pietro e concetta) niente niente, potere andare, loro stare meglio. (Nona, esce) Come stare Concettina?
CONCETTA
Meglio, meglio sto, ziu. (Aiuta a sedere pure Pietro).
MUSTAFA’
Io andare un poco di la, nni la tualetts; avere bisogno, tu?
CONCETTA
No, no zio, vai pure. (Esce) Ora dico io, ma chi mi porta in questa frittata! (Imbroglio) Non era meglio…
ANDREA
(Entra Andrea) Comare, che ho sentito, che il compare...
CONCETTA
Bene, bene sta suo compare! Sono io che sto marcendo dentro. (Lo supplica) Solo lei può aiutarci a trovare il bandolo di questa matassa troppo ingarbugliata.
ANDREA
(Meravigliato) Aiutare… io? E in che cosa? Meglio di vostro zio ch’è ricco sfornato! E sta lasciandovi…
CONCETTA
Ci stava, dica ci stava!
ANDREA
Ma cosa dice, comare?
CONCETTA
(A Pietro) Maledetto il giorno che mi son persuasa a dire si a questo scherzo! Non poteva prendermi una paresi, uno shock, una sincope! Oh Dio, Dio!
ANDREA
Comare, vuol spiegarsi meglio, invece d’avvilirsi così tanto?
PIETRO
(Destandosi) Ccompare, solo lei piò aiutarci per quanto mio zio mi lascia l’eredità; se no, addio tutto!
ANDREA
(Meravigliato) Compare! Ma… allora, non è cieco, sordo... Come, in paese non si parla d’altro che della sua disgrazia! E... si può sapere come posso aiutarvi?
PIETRO
La storia, compare, è troppo lunga e non gliela posso narrare così su due piedi, gliela racconterò a suo tempo; intanto è bene che mi aiutate per quanto mio zio mi fa testamento dei suoi beni, quindi lei dovrebbe fare il dottore…
ANDREA
(Sbalordito) Il...
PIETRO
Si, proprio così, il dottore. Che, con la scusa di una visita, potrebbe dare ad intendere a mio zio che posso guarire, e quindi poter fare testamento, e che lei potrebbe anche essermi da testimone a questo ricco lascito; ha capito, ora?
ANDREA
Va bene compare… (Che non aveva capito bene) Che... cosa!!! Il do...ttore??
PIETRO
Il dottore, si! il medico di famiglia insomma. Tutto qui.
ANDREA
(Ironico) Ah, tutto qui! Ditemi, non è che tutti e due cominciate a dare numeri, ora? Come faccio il dottore, scusate! Sapete quanti anni ci vogliono per prendere la laurea di dottore? E voi due volete che io... così, in quattro e quattr’otto… no, no, no, no, no!
PIETRO
Compare, quanto ha detto che le servivano?
ANDREA
Tredici mila euri!
PIETRO
E se io gliene dessi il doppio, e a gratis, cosa mi risponderebbe?
ANDREA
Due volte… ta…nti?
PIETRO
Propriu così!
ANDREA
E allora, caro compare, s’immaggini di vedermi già col camice e il telescopio al collo!
CONCETTA
(Meravigliata) Il telescopio al collo, si! Bell’inizio! Compare, lei sa cos’è il telescopio? Sa quanto è grande? Forse voleva dire stetoscopio?
ANDREA
E va bene, comare, sempre con scopio finisce! Se si mette coi dottori... lei pensa che se il dottore avesse scritto telescopio o steto... come dice lei, l’avreste capito? Quindi dov’è la differenza?
PIETRO
Compare, io credo che lei meno parla e più possibilità abbiamo di farcela. Lei deve solo essere serio, parlare ogni volta che piscia un pollo... cioè quando le tocca, e come uno alletterato, possibilmente con paroloni poco in uso... insomma. riuscitaCumpari
ANDREA
E’ facile a dirsi. E se vostro zio mi chiede qualcosa di questa... diciamo malattia, io cosa rispondo? Non sono mica dottore?
CONCETTA
Lei risponderà solo dicendo: questo niente è, si riprenderà. Cosa vuole che le chieda lo zio.
PIETRO
Ha capito cosa fare? Solo cinque parole.
ANDREA
Questo niente è, si riprenderà.
CONCETTA
Oh, bravo al compare!
ANDREA
Questo niente è, si riprenderà.
PIETRO
E basta, compare che l’abbiamo capito. Ora, vada, vada a cercarsi il camice, la borsetta col telescopio... come dice lei; io farò finta di mandarla a chiamare con la badante, e quando ritorna mi raccomando, non mi dia confidenza... anche a mia moglie sa! Se no lo zio può capire il trucco e siam fritti.
CONCETTA
Compare, deve proprio fare come i dottori quando vanno a far visita ad un paziente: poche parole, una ricetta veloce e pagare. Basta che lei non dimentica...
ANDREA
Questo niente è, si riprenderà.!
PIETRO
Vada tranquillo compare!
ANDREA
Sapete cosa faccio? Vado dal dottore La Barbera che a lui piace il teatro, gli dico che devo fare parte ad una recita e mi faccio prestare quanto mi serve, e subbito vado a casa a ripassarmi la parte.
CONCETTA
La parte, si! Ha da dire solo cinque battute!
ANDREA
Va bene com’amare, non si preoccupi. (Esce ripetendo la frase). Questo niente è; si riprenderà.
PIETRO
E questa è fatta!
CONCETTA
Speriamo.
PIETRO
Cosa vuoi dire speriamo?
CUNCETTA
Voglio dire che le cose vanno sempre più a complicarsi (Si sente rientrare Mustafà).
MUSTAFA’
Cara Concettina, mi ero disteso due minuti e avere fatto uno sonno strano; ma molto, molto bello, era come se lu grande Allah, avesse fatto uno grosso, ma un grosso regalo a lo mio nipote Petro.
CONCETTA
Un regalo! E cosa, zio? (Pietro fa segno con la mano alludendo all’attrezzo dei desideri) E che vuol dire questo segno, zio?
MUSTAFA’
Questo, da noi volere dire… (gli viene difficile spiegare alla nipote) insomma…
CONCETTA
Nooo! Davvero, zio? Certo… può essere... con quella signorinella che gira per casa nuda!
MUSTAFA’
Cosa quilla, badanti? Certu che… (poi ci ripensa) allora lui vedere?
CONCETTA
(Non sa come giustificare) Ma... magari Iddio! Ho detto con quella che gira per casa, perché pensavo che lui potesse vedere; sai com’è zio?
MUSTAFA’
Io volevo dire di avere fatto sogno che lo mio nipote non avere più niente di malatie.
CONCETTA
Oh, Gesù Cristo, Maria Vergine! Sai che pure il dottore ci ha fatto capire che... anzi, dovrebbe venire a momenti per visitarlo (guarda l’orologio).
MUSTAFA’
Sai che essere veramente bello questo orologio!
CONCETTA
Questo glielo ha abbindolato un marocchino, a mio marito.
MUSTAFA’
(Lo va ad osservare da vicino) Però, questo orologio, essere molto importante, avere grande significato per me.
CONCETTA
Ma cosa dici, zio! Uguali a questi se ne trovano a cinque euro quanti ne vuoi; sai che ti dico, prenditelo se vuoi.
MUSTAFA’
Non credo che tu trovare altri orologi come questo.
CONCETTA
E’ strano che proprio tu dici così, quest’orologio arriva proprio dalle tue parti.
MUSTAFA’
E forse è proprio per questo, che per me avere grosso significato, perché venire proprio da me. (Entra Nona che ha finito di fare le pulizie in casa).
NONA
Io avere finito, di fare pulizie; cosa fare ora?
CONCETTA
Senti cosa fai, vai a chiamare il dottore per la visita; lo sai dove abita?
NONA
Chi, dottore, La Barbera? dottoressa Spera? O dottore…
CUNCETTA
Nessuno di quelli che hai detto; questo è un dottore nuovo che conosce le malattie di mio marito, e sta in via dei miracoli 33; si chiama Andrea, dottore Andrea. Vai, sbrigati.
MUSTAFA’
Andare pure io con lei?
CUNCETTA
Come vuoi, zio.
MUSTAFA’
(A Nona) Su, andare a cambiare tu.
NONA
Io, prima che andare via da questa casa, imparare a fare modella: sempre cambiare, sempre cabiare, sempre cambiare. (esce a cambiarsi).
MUSTAFA’
Concettina, mentre io essere colla badanti da dottore e tu sentire marocchino che vendere cose, chiamarlo e dire a lu di aspettare; capito?
CONCETTA
Ah, ma allora ti sei fissato con l’orologio! T’ho detto che puoi prenderlo, te lo regalo.
MUSTAFA’
Intanto, tu, dire di aspettare, che noi venire subito (rientra Nona).
NONA
Pronta, potere andare (escono).
PIETRO
Vedi un po’ se sono andati via (Concetta va a guardare).
CONCETTA
Si, si, sono andati. E ora? Era meglio se rimanevo da mia madre, a cosa è servito prendere quell’altra si-gno-ri-ne-lla che t’ha fatto addolcire gli occhi! Che fai, non rispondi? Ma finire ha, sta storia!
PIETRO
Sai che stai triturandomi il cervello! Cosa c’entra ora quella povera creatura? Sai anzi che ho pensato? Non appena lo zio fa testamento, la teniamo con noi, serve che ti aiuta a far pulizie.
CONCETTA
(Inviperita) A chi? Tu, davvero ammalato sei! Cos’è, dimmi, ti ha forse svegliato dal (allusiva) lungo letargo, la signorinella?
PIETRO
Ah, ma allora vero dici! Quella signurinella, come la chiami tu, è stata per me come una sorella di clausura.
CUNCETTA
(Ironica) Di clausura; (adirata) di crastura! (Si sente un marocchino vendere cose).
MOAMED
Gomprare goperti, linzola, mappini, riloggi! Vendere, vendere!
PIETRO
Aspetta un pò; ma questa non è la voce di Moamed? E... non se n’era andato al suo paese
CONCETTA
Chi è, quello dell’orologio?
PIETRO
Chiamalo, chiamalo, che lo vuole lo zio!
CONCETTA
Maometto, Maometto!
PIETRO
(Le suggerisce il nome giusto) Moamed, Moamed!
CONCETTA
A te Maometto!
MOAMED V.F.S.
Chiamare me, gugina?
CONCETTA
Te, te chiamo! (A Pietro) Com’è che m’ha detto cugina, ch’è forse siam già diventati parenti?
MOAMED
(Entra; avrà sempre molti oggetti da vendere. S’accorgerà di Pietro) Oh, gugino! Come stare? Ancora occhiali scuri portare? (A Concetta) Tu essere gugina?
CONCETTA
E’ certo, una volta che lui ti è cugino, posso esserti zia?
MOAMED
Allora tu essere pure scherzosa, come lui. A lo mio paese dire che: gente allegra, Allah, aiutare!
CONCETTA
S’è per questo, i santi son tutti di manica larga.
MOAMED
Così dire da voi?
CUNCETTA
Si, si così dire. Senti che fai, siedi, che ora viene lo zio che ha da parlarti.
PIETRO
Sai chi è? E quello di cui ti parlai ieri l’altro; quello che ha i pozzi di petrolio... Sai cosa faccio, te lo presento, e se le cose dovessero andar male a me, quanto meno fa trovare un lavoro a te nel vostro paese.
MOAMED
Grazie gugino, tu essere sempre troppo buono!
CONCETTA
Cugino, dici questo perché ancora non conosci bene mio marito.
MOAMED
(A Pietro) Dire, gugino, funzionare rilogio?
PIETRO
E chi l’ha toccato! E’ proprio come lo ha lasciato. Ah, volevo chiederti, tu, come facevi a sapere che mio zio si chiamasse... (Si sentono arrivare gli altri).
MUSTAFA’
Prego, dottore! (Entrano i tre; Mustafà si accorge di Moamed) Moamed! Finalmente essere arrivato!
CONCETTA
(Pietro non capisce) Zio, che fai, lo conosci?
MUSTAFA’
Certo che conoscere, Moamed! (Al dottore) allora dottore, sbrigare che io dovere sapere cosa fare. Avere molto premura.
ANDREA
(Prende dalla borsa lo stetoscopio, glielo mette a Pietro nelle orecchie e gli parla da quello che avrebbe dovuto appoggiargli al petto o alle spalle, mentre gli altri si guardano meravigliati). Allora, compare Pietro dicesse trentatrè (Pietro non sa che fare, e quello continua) Dicesse trentatrè! (Silenzio).
MUSTAFA’
(Al dottore) E allora, dottore?
ANDREA
Questo niente è, si ripiglierà!
MUSTAFA’
(Meravigliato) Ma, è sicuro che voi essere dottore?
ANDREA
Questo niente è, si ripiglierà.
CONCETTA
(Meravigliata, cerca d’intervenire) Compare… (Cerca di riprendersi) Volevo dire, dottore, ma come parla? Mio zio non capisce.
ANDREA
Sapessivo, signora che non me ne avessi accorto. (A Mustafà) Io ci avessi voluto dire che; quisto, che volesse dire quisto medesimo; niente è, che volesse continuare a dire come qualmente che non è nessuno, va, niente è; e nel qual mentre si ripiglierà, che volesse dire che era scappato e ora lo acchiappiamo, Avesse capito, ora? Ri-pi-gliè-rà.
MUSTAFA’
Nix.
ANDREA
Ah, nix! (Ci pensa) e chi è quest’altro?
CONCETTA
(Concetta cerca di togliere dall’imbarazzo) Dottore, ce lo spieghi con parole semplici; che cos’ha mio marito?
ANDREA
Questoniente è, si riprenderà..
NONA
Signora, ma non c’era un dottore molto migliore di questo?
CONCETTA
Cosa vuoi tunaltra, questo passa la mutua!
MOAMED
(A Mustafà) Mio signore, forse essere arrivata ora che io parlare. Pure io avere già recitato mia parte, e ora…
PIETRO
Aspetta (Nona rimane scioccata). Forse è veramente ora di finirla questa commedia.
NONA
Allora tu… a me… avere visto…, e voi tutti prendere in giro me; se potessi dare a voi un mio regalo, farei volentieri.
PIETRO
Mi spiace d’aver creato sta farsa, non credevo proprio che finisse così. Pensavo (allo zio) che non era giusto che i tuoi beni finissero in mano ad altri, e cercavo d’impedirlo, ecco! Ora, zio, pensa pure quello che vuoi, tanto, povero son nato, povero son cresciuto, e, se da morto potessi... pure da povero son morto, avrei di certo detto.
MUSTAFA’
E’ la vita, che è una vera recita! Anch’io, fingere di non sapere per vedere sino a dove si spingere la recita; ma a tutto c’è un fine, anche se per me un fine già esistere da poi che mandai qui Moamed, mio segretario particolare e amministratore di tutti li miei beni. Anch’egli ha dovuto recitare la sua parte fingendosi un venditore ambulante. Ed essere in questa casa la risposta che io desiderare. (Indica a Moamed l’orologio). Su, Moamed, fare sentire. (Si guardano tutti meravigliati. Mentre Moamed accende il registratore incorporato all’orologgio che dirà…)
REGISTRATORE
Tu ora niente scherzo, capito?
PIETRO
E va bene, va bene; dimmi che vuoi sapere.
MOAMED
Io, solo una cosa volere sapere; ma tu dovere dire verità a me, se no tu no rispondere. Dire, volere bene tu a questo zio?
PETRU
A te posso dire la verità, tanto non ci rivedremo più; a questo mio zio, devi sapere che di bene gliene voglio tantissimo, e s’egli decidesse di donare tutto alla chiesa o... a questo padre Liborio come dice lui, a me non interessa proprio... certo mi dispiacerebbe, ma le ricchezze son sue, egli se l’è fatte; è solo che... vederglieli donare alla chiesa che di ricchezze ne ha tantissime, mi duole il cuore, e cerco quindi di trovare la soluzione quanto questo non avvenga. Io lo stesso gliene vorrò di bene allo zio; e se dopo aver donato tutto alla chiesa, dovesse... Dio ce ne libera, diventar misero e pazzo, io sarei sempre disposto ad accoglierlo in questa mia umile casa per dargli un lettuccio e una scodella di pasta. Hai capito?.
MUSTAFA’
Mi hai fatto prorprio commuovere. Vieni tra le mie braccia caro nipote e figghioccio, tu essere cuore molto buono, e tu sarai lo mio erede. (A Nona) E ora tu, volere prendere da bere che brindare tutti?
NONA
Subito, andare a prendere subito bottiglia di liquore forte forte. (Si sente arrivare Pinuzzeddu).
PEPPINELLO
(Entra Peppinello con la carriola, e si mette al centro, prende un pezzo di legno dalla carriola e comincia a batterlo leggermente sulla carriola, ricordandogli a Pietro tutte le volte che lo ha preso in giro) L’atticurattione! (La prende dalla cariola e la sventola con l’altra mano) Il cantamento! L’attore bellittimo, il tontimentale… (Alza il bastone per andare da Pietro, ma…)
PIETRO
Aspetta, aspetta Peppinello, che ti firmo l’assicurazione!
PEPPINELLO
E di cotta (corsa) pure! (Ad Andrea) E lei è tettimone, ti ricodda?
ANDREA
Ma certo!!
PEPPINELLO
(Prende da sotto la camicia il foglio dell’assicurazione e lo porge a Pietro) Teni, fimmala! (Pietro la firma ed entra Nona).
NONA
Su, brindare! Brindare tutti e fare cin, cin! (Riempiono tutti i bicchieri e devono brindando tranne Nonna; ma…)
PIETRO
(A Nona, dopo che hanno bevuto) E tu, perché non hai bevuto?
NONA
Ora vedere, perché!
PEPPINELLO
(Si tocca la pancia) Minta! E ti è ttio Pieto?
TUTTI GLIALTRI
(Tranne Nona, e a soggetto, si lamenteranno scappando, entrando e uscendo da per tutto, a cercare un bagno libero).
FINE