Liberaci dal male

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LIBERACI DAL MALE

di Alfredo Marzi
Dramma in tre atti

….E tal martirio ha un merito,

per cui sperar consente dal Dio

d’ogni virtù perdono e pace…..!

P.G. Marzi

 


“Ai martiri aquilani figli indimenticati ed immortali.”

ATTO PRIMO

Scena prima

Una piazza alberata da alti cedri; al centro una fontana con base circolare, sormontata da una statua di ninfa in bronzo.

Da una conchiglia stretta nelle mani raccolte della ninfa, stilla acqua pura.

Sul muro di una casa una lapide marmorea con la scritta:

“ Ai martiri della libertà e della resistenza figli indimenticati ed immortali.”

Sullo spazio, ai piedi della lapide, compaiono due donne alquanto anziane, accompagnate da due giovani ragazze.

Le donne, volti affilati, occhi lucidi e ardenti, tratti tirati, capelli brizzolati, vestono in nero, con scialli ugualmente neri che avvolgono il loro corpo.

Maria – Ancora una volta ai piedi di questa lapide veniamo a pregare e a parlare con i nostri figli……!

Anna mia, che pesante incubo ho avuto questa notte,……al primo sonno….

Come tutte le notti, da molti anni, mi sembrava che qualcuno bussasse alla porta e gridasse: “Aprite….aprite! Sono Giulio….!

Apri, mamma…! Sono tornato….., ho fame…., ho sete…!”

E bussava con i pugni, con i piedi, scuoteva forte i battenti della porta…!

Mi sembrava di vederlo il mio figliolo! Era lì, dietro la porta, sulla strada; ma io non potevo aiutarlo, non potevo parlargli….!

E lui mi vedeva! Ne sono certa che mi vedeva, perché gridava sempre più forte: “ Mamma, mamma! Vieni, vieni…! Aprimi, aprimi…! Ho fame, ho sete…! Mi uccidono……muoio……e muoio ancora…!

Ed io non potevo muovermi…!

Ricordi quel capitano tedesco che mi schiaccio al muro in quella terribile notte..

La notte della strage dei nostri figli…!?

Anna – Oh se ricordo! Lo ricordo troppo bene!

Maria -  Nel sogno tornava a tenermi inchiodata al muro con le sue mani di ferro…., come allora..!

Scena seconda

In una povera camera da letto, alquanto in disordine, l’ombra di un ufficiale tedesco si proietta su Maria che in camicia scende dal letto, scarmigliata e ansante, come un’allucinata per correre alla porta.

L’ombra afferra Maria per le braccia e la spinge con violenza, schiacciandola al muro.

Maria – Lasciatemi, assassino, assassino….! Lasciatemi mostro assassino…!

Lasciatemi aprire al mio Giulio che muore di fame e di freddo…!

Pietà se avete un cuore…! Pietà se avete un figlio..!

Pietà se avete una madre..!

Ombra – Niente pietà..! Non ho cuore, non ho figli, non ho madre….!

Maria – Siete un mostro allora…! Un mostro generato dall’odio e nutrito dalla perfidia…!?

Ombra– Si!   Sono un mostro, figlio dell’odio sterminatore…!

Tuo figlio deve morire ancora una volta.

Il mondo deve ucciderlo per la seconda volta, spegnendo il suo ricordo anche nel tuo cuore…!

Tu devi impazzire…, impazzire…., impazzire….!!!

Il cuore di una pazza non ha ricordi, né affetti, né speranze…!

Maria – Non è vero…! Non morrà…! Perché io non impazzirò!

Ombra– Impazzirai, impazzirai, perché io, ogni notte, seguirò lo spirito inquito di tuo figlio, fino a che lo respingerai con odio e con disprezzo..!

Maria – No!   no questo non avverrà…! Voi siete una belva; siete ancora e sempre un aguzzino…!

Dio , Dio ascoltemi, ascoltatemi…!

Ombra– Dio non ti ascolta…, perché Dio non c’è…! Non c’è…!

Maria – C’è Dio… c’è…!

Dio , dammi un segno, un segno della tua misericordia…!

(Maria morde, graffia il suo torturatore. Con uno sforzo sovraumano si libera. L’ombra si dilegua. Maria corre affannata, semivestita, apre la porta…..)

Scena terza

Si torna alla prima scena insieme con l’amica Anna.

Maria – Ma Giulio, il mio Giullio non c’era più….! Me lo avevano portato via ancora una volta…!

Anna mia, era tornato vivo… vivo… come non mai; dopo venti anni avevo risentito la sua voce..!

E allora mi sono svegliata e sono corsa da te, che sei forte e più coraggiosa, per venire a pregare, come altre volte qui, sotto questa lapide fredda e muta.

Anna – O povera Maria..! che dici mai? Tornati i nostri figli?!… Come è possibile?1 Li hanno massacrati venti anni fa, dietro le caserme…!

Ora i nostri figli sarebbero uomini…!

Anch’io sogno spesso il mio Franco. Anche lui bussa alla mia porta. Ma non parla, non grida, Non fa gesti.

Si ferma sulla soglia… mi guarda e aspetta…!

Il suo volto gronda sangue copioso, che inonda il suo petto e allaga il pavimento…!

Con la mano mi indica la ferita e piange in silenzio….!

Come vorrei capire il suo pianto, fermare quel sangue, asciugare le sue lacrime….!

Ma quando mi avvicino, lui si allontana e scompare corucciato…!

Come vorrei capire il suo messaggio…!

Perché una cosa certo vuol dirmi; ed una cosa molto grave e seria…!

Maria – Oh! Si certo, una cosa vogliono dirci!

Venti annii sono passati dal giorno in cui corremmo disperate al comando tedesco.

Quel giorno maledetto mi ha riempito il cuore di odio e di pianto amaro come il fiele…!

Da quel giorno la mia anima si è frantumata come vetro; i suoi frammenti mi tagliano ancora dentro…!

Oh! Come ricordo quel giorno!

C’era con noi Lucia, la madre di Pietro; ci guardava con tanto coraggio e con tanta presenza di spirito, ma non valse a nulla….! Ricordi?!

Anna – Oh, se ricordo….. se ricordo….! E’ tutto scolpito qui nella mia mente con caratteri di fuoco…!

Scena quarta

Nella città scende la prima sera, un gruppo di donne (sono in nove) che, vociando e gesticolando per una via della città, gridano: “Hanno arrestato i nostri figli…! I tedeschi hanno catturato i nostri figli…! Aiutateci a liberarli…, aiutateci a salvarli…..!”.

La città, sorda ed attonita, è sotto il terrore, presidiata, com’è, da un reggimento di SS tedesche.

Nessuno risponde alle loro invocazioni.

Si chiudono finestre e porte, ombre si traggono in disparte.

Le donne parlano animatamente e confusamente, pur continuando il loro andare.

Maria – Ma che diremo ai tedeschi per riavere i nostri ragazzi…?! Come potremo liberarli…?! Io non ho denaro…!

Lucia – Non denaro occorre…,  ma coraggio…, decisione.

Anna - Li pregheremo in ginocchio… Faremo leva sul loro sentimento… Baceremo le mani del comandante!

Lucia – Sentimento?!…. I tedeschi non hanno sentimento, né cuore!

Laura – Li supplicheremo in nome di Dio…, della giustizia, in nome dei loro figli, delle loro madri…!

Lucia – Nessuna debolezza bisogna mostrare…., nessuna paura….!

Sara – Io ho qui una rivoltella. Se non liberano mio figlio, il mio Sergio, farò una strage, una vera strage….!

Lucia – Niente armi, solo fermezza e coraggio. Seguitemi e statemi vicine, fate quello che farò io…

(Arrivano alla caserma. La sentinella, alla vista di quelle donne agitate, scarmigliate, grida: “ Alarm…! Alt…!” e spiana il fucile contro le donne.

Un sergente accorre; esce l’intero corpo di guardia che ai secchi comandi del sottufficiale, si schiera sull’ingresso, armi spianate.)

Sergente – Chi siete? Cosa volete…?

Lucia – Dobbiamo parlare col vostro Comandante, nel vostro interesse. E’ urgente, è nel vostro interesse. Ne va di mezzo la vostra vita e la sicurezza di tutte le truppe tedesche.

(Il sottufficiale ordina ad un capolare di non far entrare le donne per nessun motivo).

Sergente – Nessuno deve entrare, capito…?! Nessuno…!

(Corre nell’interno della caserma. Torna di lì a poco).

Sergente – Circondate le donne, armi spianate. Potete entrare in ordine per due! Caporale, accompagnatele dal Comandante. E …In guardia…!

(Il gruppo traversa il cortile in silenzio; arriva ad una porta; ad una; ad una le donne entrano affiancate e seguite dai soldati).

Anna – (Continuando il suo racconto) Ci fecero attendere molto tra i soldati che ci osservavano in silenzio. Eravamo disperate e mute…!

La notizia della cattura dei nostri figli ci aveva sconvolte… Si aprì una porta…

Scena quinta

Entra un capitano delle SS; con aria spavalda le squadra ben bene.

Capitano – Chi siete? Cosa volete…? Quale pericolo corriamo? Parlate…?

Lucia – Noi siamo le madri dei ragazzi che avete catturato. Fateceli vedere. Sono i nostri Bambini. Ne abbiamo diritto.

Capitano – Bambini…? Bambini….?

Banditi sono, banditi armati. Devono pagare i loro delitti. Nessuno ha diritto di vederli…

Lucia – Ma non hanno fatto nulla di male. Signore, non possono far del male. Sono ancora fanciulli. Voi non avete nessun diritto di trattenerli.

Il mio ragazzo ha appena 17 anni: è buono, dolce, timido, è ancora un fanciullo che ha sempre paura del buio e della notte…!

Fatemelo vedere…., fatemelo abbracciare…!

Capitano – Impossibile, impossibile. Tuo figlio pagherà come gli altri i suoi delitti.

Laura – Delitti?! Quali delitti possono aver commessi i nostri ragazzi…? Su, diteceli. Cosa può aver fatto un ragazzo di 16 anni come il Carlo?

Gli parlerò io. Fatemelo vedere….!

Giulia – Il mio ha solo 18anni. E’ appena un giovanetto. Non può aver fatto del male. E’ sempre sorridente, sereno affettuoso. Lasciatelo che lo riveda, che loo accarezzi il mio Alberto, Per un momento solo…!

Capitano -  Impossibile, impossibile. Tuo figlio deve pagare, pagare, capito?!

Maria – Devono pagare?! Se volete del denaro lo abbiamo. Quanto costa la vita di mio figlio per voi?!

Per vboi un prigioniero ha sempre un prezzo….! Su diteci il prezzo del riscatto e vi porteremo un monte d’oro.

Capitano – Questi prigionieri non hanno prezzo. Non c’è prezzo di riscatto per i loro delitti….

Maria – Ma che dite mai, signore?! Giulio ha solo 15 anni, quindici capite….? E la sua giovinezza non vale nulla? E’ un fanciullo dolce, pauroso il mio, è innocente.

Datemi mio figlio!

Pagherò per lui. Lasciatemelo abbracciare, solo una carezza, solo uno sguardo….!

Capitano – Impossibile, impossibile….! Tutti innocenti questi banditi. Devono pagare per sé e per gli altri che hanno ucciso, distrutto, bruciato…!

Anna – Ma non potete punire i nostri ragazzi innocenti per le colpe degli altri. Questa non è giustizia. E’ rappresaglia indiscriminata.

E’ un crimine il vostro! Essi non hanno fatto il male, non sanno fare il male, non conoscono il male!

Sono innocenti, innocenti sono…!

Lasciateceli vedere un istante, solo un istante…!

Il mio Franco ha solo 19 anni: è un poeta, un artista, un’anima pura.

Che male può fare un poeta?

Ho solo un figlio. Vi prego, solo uno sguardo…!

Capitano – (Sprezzante e provocatorio)

Non è giusto dici?

Non è giusto? Lo sappiamo noi ciò che è giusto. Solo9 noi conosciamo la vera giustizia di guerra; almeno la nostra giustizia di guerra….!

Tuo figlio era il capo- banda.  …..Ha pagato duramente…..!

Anna – (Con volto alterato, occhi sbarrati, solleva le braccia tremanti)

Era….?! Ha pagato…?!

Ma allora dov’è mio figlio?!

Dov’è?! Cosa gli avete fatto?1 L’avete ucciso…?! Morto… mio figlio…!

Morti i nostri figli?!

(Con disperazione si scaglia contro il capitano)

Maria – La mia creatura… uccisa…

Il mio bambino assassinato…..!

(Cade svenuta a terra)

Altre donna urlano si disperano, cercano di afferrare le armi dei soldati. Maria rinviene. Vede il trambusto, ricorda, si alza e si lancia contro un ufficiale che entra in quel momento. Questi la afferra per le braccia e la schiaccia contro il muro.

Maria – Oh maledetti, maledetti assassini…!

Altre donne, urlanti e piangenti si lanciano come furie, contro il capitano tedesco, che si difende come può: intervengono i soldati.

Lucia – Voi …. voi mostro assassino, maledetto per il sangue di mio figlio… dei nostri figli… Maledetto per il sangue innocente che avete versato….!

Ti sbraneremo, ti uccideremo, ti bruceremo per tutto il dolore che hai dato ai nostri figli…!

In un carosello indescrivibile, le donne cercano di afferrare il capitano, di travolgerlo, ma i soldati si interpongono prontamente ed afferrano per le braccia, per la vita, per le vesti le donne scatenate ed urlanti trascinandole via.

In coro - …Maledetti, mostri assassini…. Figlio, figlio mio…!!!

Lucia – (Ultima ad essere portata via. Si libera dalle mani dei soldati, salta in mezzo alla stanca di fronte all’ufficiale pallido e sconvolto, e gli grida con voce fiera e terribile)

Che tu sia maledetto nella tua discendenza, fino alla settima generazione; e nessuno dei tuoi figli, se ne hai o ne avrai, possa aver mai pace e bene sulla terra…!

Un soldato con un formidabile pugno al capo l’abbatte a terra e la trascina via come un sacco.

Capitano – (Quasi mugolando)

Non io, non io ho dato l’ordine di ucciderli…

Via, via …, portatele via, gettatele sulla strada; bastonatele a sangue. Non voglio più sentirle, né vederle…!

Quanto coraggio hanno queste maledette furie italiane…!

SIPARIO

ATTO SECONDO

Scena prima

Racconto della cattura  dei nove giovani partigiani.

Verso l’imbrunire di fine settembre ai piedi del monte S. Giuliano, un gruppo di giovani sbuca sulla strada da dietro un muro diroccato. Altro gruppo salta da un fossato; altri giovani sbucano dai cespugli e dalla boscaglia vicina.

Alcuni sono armati di mitra e di fucili, altri di pistole e di bombe a mano. Un giovane alto e bruno imbraccia un mitragliatore.

Si salutano, si scambiano armi e munizioni e manate sulle spalle. Sono allegri e sicuri di sé. Unico segno, che accenna ad una divisa, il basco blue, che tutti portano piagato sull’orecchio sinistro.

Dimostrano coraggio e sprezzo del pericolo, anche perché le caserme occupate dai tedeschi sono soltanto a qualche chilometro più a valle.

Franco –  (capo della brigata) Amici, ora che siamo riuniti, dobbiamo stabilire ben chiara la nostra azione.

Siamo in stato di guerra con i tedeschi. Noi difendiamo il sacro suolo della Patria dallo straniero invasore. Seguiamo gli ordini del Governo Italiano legale, anche se è in fuga nel Meridione d’Italia:

“Rispondete con atti di guerra ad atti di guerra. Le SS vanno compiendo una serie di grassazioni, di violenze, di saccheggi, di requisizioni, di occupazioni criminose”.

Noi siamo sul piano di guerra per impedire, come ci sarà possibile, tanti delitti.

Ricordate che siamo una delle prime formazioni partigiane che entra in lotta aperta contro i tedeschi in Italia e la prima nella nostra Regione.

Dobbiamo ostacolare ogni loro atto di guerra e rendere difficile la loro presenza nella nostra città. Ho avuto notizie che altre centinaia di giovani sono sul punto di darsi alla macchia. Abbiamo bisogno di armi. Laggiù, davanti ad una casermetta sono pronti tre grossi automezzi carichi di armi, di munizioni e di viveri, devono partire all’alba. Un comandos deve tentare un colpo di mano, sostituendosi agli autisti tedeschi. Occorrono, però, tre uomini pratici di guida.

Pietro –  Franco, riserva a me questo onore: cinque di noi sappiamo guidare, Gianni ed io conosciamo molto bene l’ubicazione delle casermette ed il deposito di munizioni. Inoltre siamo molto pratici della zona da percorrere.

Franco – Va bene! A te questo onore. E’ un’impresa disperata, ma dobbiamo tentare. Dalla riuscita del colpo di mano dipenderà il futuro della nostra lotta partigiana.

 Pietro – Siamo pronti ad ogni azione la più temeraria!

Pietro – Dividiamoci in tre gruppi; prendiamo diverse direzioni per distrarre i tedeschi dalle caserme e per disperdere le loro forze. Attiriamoli in un punto a noi favorevole, dove due gruppi potranno riunirsi attestandosi in posizione dominante, mentre il terzo darà l’assalto alla Caserma.

Franco  – La tua proposta, Alberto, è accettabile. Siete tutti d’accordo? C’è qualcuno che vuole proporre altra soluzione?

Tutti  – La proposta di Alberto è buona, l’accettiamo.

Franco – Tu Pietro, prendi il comando del secondo gruppo, che deve effettuare il colpo. Risalite fino alla sorgente Cascio, quota 968. Piegate poi verso la Rocchetta e scendete per il valloncello. Sulla sinistra, al piede della pineta, c’è una vecchia casa. Il proprietario è uno straccivendolo, un nostro amico, vi consegnerà delle divise tedesche per camuffarvi meglio, Gianni, che conosce bene l’amico straccivendolo vi indicherà la via.

Prima di cominciare la vostra azione aspettate che le truppe tedesche si siano molto allontanate dalle caserme al nostro inseguimento.

Non usate le armi da fuoco, ma solo l’arma bianca, se sarà assolutamente necessario.

Ed ora arrivederci e che Dio vi accompagni……!!!

Pietro – (chiamando i suoi uomini) Faremo così, conta su noi…!

Franco – Io comanderò il terzo gruppo in ordine di marcia; staremo alla retroguardia; vi proteggeremo le spalle; marceremo sul costone destro del vallone e a cavallo dello spartiacque del costone stesso. Cercheremo di attirare su di noi l’attenzione dei tedeschi, non appena vi sarete allontanati abbastanza. Abbiamo un buon volume di fuoco per arrestare qualunque azione di sorpresa.

In marcia; all’alba appuntamento con Alberto alla Madonna di Cascio. Con te Pietro, se tutto va bene, appuntamento nella gola di Valle nera con gli automezzi catturati.

Dalla Nazionale 80 c’è una pista camionabile per arrivarci.

Pietro –  Conosco bene la zona e la strada; ci saremo….!

Franco – Lassù sul colle Cascio daremo battaglia, se riusciamo ad attirarli nell’imboscata.

La nostra azione deve tendere al controllo della Nazionale 80, per impedire i rifornimenti che vengono dal nord via Giulianova - Teramo alle truppe di presidio lungo la 17 fino a Rieti e lungo la Salaria da Amatrice.

Tutti – (Si salutano, si abbracciano) Ciao… Ciao…! Addio… addio…!

Franco – (rimasto solo con otto compagni) Ragazzi, il nostro compito è  molto difficile, ma non disperato. Dobbiamo far uscire i tedeschi dalle casermette. Lasceremo qui una grossa bomba con una lunga miccia accesa. Lo scoppio fragoroso richiamerà l’attenzione dei tedeschi.

Sergio – Franco, se permetti, per collocare la bomba ed accendere la miccia, ci penserò io: ho una certa esperienza di queste cose….!

Franco – Va ben, Sergio….! Ci raggiungerai….

Amici, andiamo e tutti uniti per la vita e per la morte…!

Dio è con noi, perché lottiamo per una Patria libera da ogni tirannia…!

(Il gruppo si avvia a passo di corsa verso il bosco, su per la montagna)

Sergio –(maneggiando da esperto la grossa bomba già preparata)

Piccola cara amica, ti prego di fare bene il tuo dovere. Fai un gran botto…., ma proprio grande…!

Colloca la bomba in un cespuglio, dipana la miccia, la accende e fugge. Dopo pochi minuti s’ode uno scoppio fragoroso, accompagnato da una grande fiammata. I tedeschi, però, sono già informati del passaggio dei partigiani, della loro consistenza e della direzione presa.

Non sanno del proposito di attaccare la caserma. Lo scoppio della bomba li mette subito in allarme.

Scena seconda

Il Comando accelera i preparativi e dispone che, dopo il sorgere della luna, una compagnia di SS esca dalla caserma e, coadiuvata da cani poliziotti, inizi il rastrellamento dal bosco di S. Giuliano.

Il gruppo di Franco, attestandosi su un anfratto roccioso verso la sommità del monte, avverte rumori di passi, rotolare di pietre, ansimare di cani, tintinnio di armi e, quando le prime ombre si delineano al chiaro di luna, laggiù a mezza costa, apre il fuoco col mitragliatore. Dopo alcune raffiche, si allontana velocissimo in altra direzione. Altro gruppetto da altro costone ripete la sparatoria. Nel canalone scoppiano bombe a mano. Poi silenzio.

I tedeschi si aprono a ventaglio, non rispondono al fuoco, e iniziano una velocissima manovra di accerchiamento.

Il gruppo di Franco non sa che sono stati , contati e individuati. I nove giovani si riuniscono su un ripido costone dietro alte rocce e iniziano un intenso fuoco di arresto.

I tedeschi sostano al riparo di alberi e rocce, nelle buche e negli avvallamenti del terreno.

La grandinata di proiettili rallenta, si sposta in altra direzione, si esaurisce.

I tedeschi sciolgono i cani e avanzano guardinghi.

La luna luminosa indica loro la via.

Dal basso si scorgono le ombre dei partigiani sporgersi di tanto in tanto. Le SS aprono il fuoco con mortai leggeri e mitragliatori.

Il cerchio si stringe, sta per chiudersi l’anello.

Quando Franco ordina ai suoi di disimpegnarsi e di spostarsi più in alto verso la vetta, è troppo tardi. Sono fatti segno dal fuoco violento da ogni direzione).

Franco –  Ragazzi, siamo circondati…! Cerchiamo di sfondare verso il nord intensificando il fuoco verso quel settore…!

Fermezza e coraggio…! Non sciupate le munizioni…! Mirate bene e colpite giusto….! Giulio, tu stammi vicino…, non temere…, sapremo difenderci….!

Giulio –  Si, Franco; sapremo difenderci ….! Io quando sto con te non ho paura ….! E se è necessario sapremo anche morire!

Franco –  Giulio, sei un eroe..! Bravo, così parla un volontario della morte…!

Sparate…, sparate… contro quelle ombre…!

Sparate fino all’ultima cartuccia…! E quando avrete finito le munizioni, gettate le armi nel burrone, perché non diventino bottino di guerra dei nostri odiati nemici.

Una voce tedesca –  Arrendetevi, siete circondati…abbiamo individuato il vostro nascondiglio….!

Franco –  Venite a prenderci…!

Spara fino all’ultima cartuccia. Poi getta l’arma nel burrone e dà di piglio alle bombe a mano che gli pendono dalla cintura. Anche gli altri hanno esaurito le munizioni, gettano le armi nel burrone sottostante e iniziano un nutrito lancio di bombe a mano.

La rabbiosa reazione disorienta alquanto i tedeschi che sono costretti retrocedere di alcune decine di metri.

Poi silenzio. Anche le bombe a mano sono esaurite; ora i nove giovani hanno solo le pistole.

Sergio –  Franco, tentiamo una sortita; giochiamoci tutto per tutto… Ormai la vita nostra è andata; non ci risparmieranno!

Franco –  Loro non sanno che abbiamo esaurito le munizioni…! Il nostro silenzio può renderli più sospettosi… Guadagniamo tempo… Forse il gruppo di Alberto avrà sentito gli spari e viene in nostro aiuto…!

Sergio  –  Sono troppo lontani….! Anche se hanno sentito gli spari, non pensano che siamo circondato, ma ritengono che la nostra azione di distrurbo sia ben riuscita!

Un potente riflettore li acceca; poi i cani sono aizzati contro il gruppo. I ragazzi sparano contro i cani, si difendono con i sassi, con i calci.

Voci –  Fuori… Fuori; e mani in alto!

Trenta, quaranta uomini piombano nella breve radura da ogni parte, armi puntate. I ragazzi vengono afferrati brutalmente, perquisiti e legati con catene e corde per le mani e per i piedi, a tre a tre. Vengono sospinti giù per il pendio del costone in modo brutale e violento. I ragazzi cadono, rotolano contro gli alberi e contro le rocce, si feriscono. Ma non emettono un lamento. Raggiungono la strada dopo due ore di faticosa marcia. I nove partigiani sono laceri e sanguinanti.

Sulla strada Franco intona l’Inno di Mameli, anche per avvertire il gruppo di Pietro che il colpo di mano è impossibile.

Franco –  Fratelli d’Italia…! L’Italia s’è desta…!

Gli altri –  Dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa….!

Il canto  è improvviso e squillante. I tedeschi urlano

Sergente –  Silenzio, silenzio…! Banditi…! Frustateli, frustateli…! Ma fateli tacere…!

I soldati li scuotono, li picchiano, li atterrano. I giovani tacciano.

Arrivano in caserma. Alle minacce, alle percorse oppongono un dignitoso silenzio.

Scena terza

Vengono fatti allineare lungo la parete di una stanza, guardati a vista da quattro SS.

Entra un colonnello; li guarda uno ad uno con cipiglio sprezzante. Poi postosi di fronte ai ragazzi a gambe larghe, manovrando il frustino, li apostrofa:

Colonnello –  Siete voi dunque, i banditi che assaltano le nostre colonne, che fanno deragliare i nostri treni, che saccheggiano e bruciano i nostri depositi, che uccidono a tradimento i nostri soldati…?! Siete voi…?!

Rivolto al più giovane, Giulio, l’ultimo della fila a destra, vicino a Franco:

Tu piccolo brigante moccioso, tu vuoi morire impiccato o vuoi dirmi chi è il tuo capo…?! Su parla, sporco ladruncolo; parla ti dico.

Chi sono i vostri capi…?! Dove sono?!

Giulio tace, col volto atteggiato a fiera sfida. Il tedesco lo colpisce con un potente manrovescio atterrandolo.

Giulio –  No! No! Non lo so! Io  io  Franco aiutami….. mi uccide…!

Franco lo risolleva, lo abbraccia quasi a proteggerlo. Il nazista si avvicina minaccioso.

Colonnello –  Allora sei tu…, sei tu il capo di questa banda di briganti…? Come osi, senza permesso aiutare il tuo compagno?!.

Franco –  Alto e bruno, dal volto deciso e con lo sguardo fiammeggiante.

Noi non siamo banditi, né briganti. Noi siamo combattenti della libertà. Noi difendiamo la nostra terra dagli invasori… Difendiamo le nostre…

Il nazista lo colpisce al viso con lo scudiscio; lo afferra per il petto e lo schiaccia al muro. Due soldati gli puntano il mitra al petto.

Colonnello –  Voi non difendete, voi non combattete… Voi distruggete, assassinate…. Sarete passati per le armi, impiccati come meritate, come banditi!

Franco –  Vi ripeto, signore, noi non siamo banditi, ma combattiamo per la libertà della nostra Patria, per la salvezza delle nostre famiglie, per la vita dei nostri fratelli, per la difesa dei nostri ideali!

Colonnello –  Patria!    Famiglia…! Fratelli! Ideali I banditi non hanno famiglia, né fratelli, né patria, né ideali!

Sono solo banditi…! E voi morirete…! Morirete……! Morirete fucilati…!

Si sente una fucileria lontana, raffiche di mitra, scoppi di bombe. I ragazzi si guardano preoccupati.

Franco –  Noi non abbiamo paura della morte…! Dal nostro sangue fiorirà la libertà d’Italia…! Ma voi avete paura della nostra morte, perché essa preannunzia la vostra fine…! Voi annegherete nel sangue di tutti i martiri della Resistenza…!

Colonnello –  Colpisce Franco col frustino, urlando. - Sangue, sangue…! Voglio il sangue di questi banditi. Voglio ubriacarmi col vostro sangue…! Fuori, fuori!! La sentenza è detta: fucilazione, fucilazione…, se no0n parlate, se non rivelate i nomi dei vostri capi e delle organizzazioni clandestine…!

Poi alquanto solenne.

Chi parlerà  avrà salva la vita…!

Franco –  Ormai deciso a tutto, un filo di sangue gli riga il volto – Nessuno parlerà…! Noi siamo combattenti e uomini d’onore. Non abbiamo capi. Siamo i volontari della morte…!

Entra un soldato tedesco, parla sottovoce al colonnello che prima impallidisce, poi rosso d’ira e di sgomento grida:

Colonnello –  Volontari, volontari…! E allora tutti a morte tutti…! Via, via, fuori, a morte…! A morte…! Pagherete per il tradimento di tutti gli Italiani…..!

Brandisce il frustino e colpisce all’impazzata i giovani, mentre i soldati si stringono loro intorno e li spingono fuori della stanza.

Scena quarta

Ultimato l’interrogatorio, nella stessa notte, ormai all’alba, i ragazzi sono condotti lungo il muro di cinta della caserma, sotto buona scorta di SS. Un sergente fa consegnare a ciascuno un picco e una pala, poi ordina loro:

Sergente –  Ed ora scavate la vostra fossa …. Presto e in silenzio!

I ragazzi si curvano, doloranti per le percosse, e scavano lentamente. Franco li incoraggia sottovoce.

Franco –  Fratelli miei…! E’ un momento terribile questo, ma sublime…! Dimostriamo a costoro come sanno morire i volontari della morte…!

Poi si avvicina a Giulio e lo conforta, aiutandolo a scavare.

Franco –  Giulio, staremo sempre uniti, qui sotto terra e lassù in cielo…! Dobbiamo essere forti…! Tutti si ricorderanno di noi…! Scriveranno i nostri nomi nella storia…! Non avere paura…! Non dobbiamo aver paura…..!

Giulio –  Se tu mi stai vicino , io non h paura….!

E mia madre come farà senza di me…?! E’ Sola…!

Franco –  Nessuna madre resta sola quando perde un figlio per la Patria…! Noi…

Sergente –  Si avvicina e colpisce Franco al petto -  Silenzio tu …, scava in silenzio…!

Sergente –  Non rispettano neppure la nostra agonia…!

Il lavoro dura alcuni minuti, perché la terra e stata smossa di fresco. Una lunga fossa è pronta.

Franco –  all’improvviso grida -  Ed ora pregate con me: Padre nostro che sei nei cieli, venga il tuo regno, liberaci dal male….! Viva l’Italia libera…!

E i ragazzi stringendosi gli uni altri, gridano - Padre nostro che sei nei cieli, venga il tuo regno, liberaci dal male….! Viva l’Italia libera…!

L’ufficiale tedesco, che assiste da poco lontano, sorpreso da quel coraggioso atteggiamento, grida:

Ufficiale – Silenzio…Silenzio! Sparate…. Fuoco….Fuoco!

Raffiche di mitra echeggiamo nell’alba nascente, abbattendo i nove ragazzi, che cadono quasi abbracciati nella fossa gridando:

Dio…! Mamma, mamma….! Dio…!

Franco stringe tra le braccia Giulio e crolla con lui. Buio.

Poi si rialza lentamente sulle ginocchia, quasi in ombra, col volto sanguinante, solleva il corpo di Giulio agonizzante e gli sussurra:

Franco –  Giulio…, Giulio…, fratello mio… perdonami per il male che ti ho fatto…perdonami…!

Si china lentamente sul volto dell’amico e lo bacia.

Giulio –  Franco …, morire… morire liberi… è meglio … nella storia …… liberi….

Dio! Dio….! Morire li..be..ri…!

Crolla il capo e muore.

Franco –  Stringendo il corpo dell’amico in un disperato abbraccio, grida -  Assassini!   Assassini…! Avete ucciso un fanciullo innocente…!

Ufficiale – Sergente, sergente, fate tacere per sempre quella voce…!

Il sergente si avvicina a Franco con la pistola spianata e gli grida:

Sergente – Bandito, muori, muori….!

E gli spara alla tempia destra. Franco cade fulminato in un unico abbraccio con Giulio.

Il sergente si presenta di corsa all’ufficiale

Sergente – Giustizia è fatta…!

Ufficiale – Giustizia è fatta…..!? E allora interratelo bene…!

Ad oriente l’aurora tinge il cielo di vermiglio.

SIPARIO

ATTO TERZO

Scena prima

Ancora sulla piazza delle ninfa.

Maria – E ci picchiarono selvaggiamente…, e ci cacciarono via come cani rognosi…. E ci gettarono sulla strada… e ci puntarono le armi contro, insultandoci…!

La strada era deserta e buia… E noi smarrite, disperate, brancolando nella notte, ci addossammo al muro della caserma e ululammo al cielo il nostro dolore….!

Anna – Gridammo al cielo il nostro dolore! Il nostro dolore… ! Il nostro disperato dolore…! E non una voce ci fu per noi… Non una mano ci sollevò.. né ci guidò verso le nostre case, dove era spento ormai il focolare dell’amore e si era acceso per sempre il fuoco dell’odio…, e della disperazione…!

Maria – Si…! Si accese in noi il fuoco dell’odio e il desiderio della vendetta..!

Ma a che è valso!? Solo a consumarci come rugginosi ferri vecchi; lentamente, ora per ora, giorno per giorno… anno per anno…

Ora ai piedi di questa lapide, in questa lunga notte di dolorosi ricordi voglio gridare ancora all’aria, ai muri, agli alberi, alle stelle, agli uomini sordi e distratti tutto il mio dolore…, tutta la mia angoscia; tutto il mio inutile odio, che mi rode l’anima, mi divora la carne, mi sconvolge la mente da 20 anni…!

Anna – Da venti anni noi siamo inchiodate sulla croce del dolore..! Anch’io per venti anni ho gridato agli uomini di ricordare i nostri figli; per venti anni ho cercato gli assassini in ogni direzione, per avere giustizia..!

Maria – Ma c’è una giustizia sulla terra…!?

Al mio apparire tutti mi hanno sempre guardato timorosi, preoccupati, confusi, manierosi… e nulla più. Chiedevo solo giustizia…, ma la mia richiesta era assurda…!

Giustizia, giustizia! Quanto è vuota questa parola e quanto è inutile dopo che hanno riempito di terra la bocca di tuo figlio…!

Lucia, figlia di Maria – O mamma, calmati, ti prego, calmati… ti farà più male disperarti così..

Maria – Figlia mia, qual altro male più grande.. qual altro dolore esiste sulla terra più atroce del mio?

Lasciami, figlia, lasciami sfogare ancora…!

E perdonami se in tanti anni ti ho mostrato solo un volto triste e sconvolto dal pianto…!

Livia – Madre mia, madre mia…! E’ vero che sono cresciuta nel dolore, ma io volgio piangere con te, per darti un po’ di sollievo…!

Maria – Sollievo, sollievo…! Possono alcune gocce d’acqua spegnere un incendio?

Solo una pioggia torrenziale potrebbe soffocarlo…! Il mio  dolore divampa come un fuoco da venti anni e le tue innocenti lacrime non possono placarlo.

Solo il pianto desolato di tutti i figli dei tedeschi, responsabili di tante stragi nel mondo, potrà estinguere il mio rancore e placare il mio dolore…!

Che su loro cada sempre la mia maledizione…!

Livia – No, mamma…! No..! I figli no…! Sono innocenti delle colpe dei padri…! I figli no, mamma…!

La nostra generazione vuol crescere senza odio, vuol riparare agli errori del passato, con un dialogo fraterno tra tutti i popoli…!

Vuole un mondo nuovo e migliore, più giusto e più in pace…!

Anna – Pace..! Pace..! Ma dov’è la pace…?! E cos’è la pace..?! Da venti anni io la cerco e non la trovo.

Forse è nella tomba…! Neppure i nostri figli hanno pace; se ogni notte, come spiriti tormentati, tornano a piangere con noi sulle nostre vite spente con tanta ferocia…!

Luisa – Madre mia, la pace è una dolce armonia di sentimenti e di affetti, è serenità, è amore… è perdono…1

Gli spiriti dei nostri fratelli tornano per un messaggio di pace…!

Anna – Messaggio di pace…! Messaggio d’amore…! Son’essi l’alternativa al nostro disperato dolore?!

Come si colma il vuoto dei nostri cuori, senza l’odio…?!

Come si estingue la sete delle nostre anime tormentate senza la vendetta…?!

Luisa – O dolce madre mia..! Il vuoto di un cuore si può colmare con l’amore…! La sete di vendetta si estingue col perdono, col generoso perdono…! Madre mia, amore e perdono chiedono i nostri fratelli martiri…!

(Lunga pausa)

Maria – Anna, figlie…! Oh…! Si,   si, forse è vero…!

Anzi è proprio vero…! Sento in me una cosa nuova…!

Oh fanciulle mie, come è semplice il vostro linguaggio…! Come è dolce, come è bello ed affascinante…! Pace… perdono… amore…!

Figlio mio, per tante notti tu hai bussato alla mia porta, chiamando e piangendo; ed io non ho mai compreso le tue parole…!

Quando mi avvicinavo per soccorrerti, una mano brutale mi fermava, una voce crudele mi gridava minacce…! E tu fuggivi corrucciato e dolente….!

Ed io non comprendevo il tuo messaggio…! Ora siamo ai piedi di questa lapide, inginocchiate, affrante, ma più serene. Il nostro pianto è senza lacrime…!

Parlate spiriti immortali…! Voi siete qui, vi sentiamo….!

Dite, dite….! Perché bussate sempre alla nostra porta???! Qual è il vostro messaggio??!!

(Ombre innumerevoli, tra luci oscurate, passano, scompaiono, si moltiplicano in folla sempre più numerosa.

I fantasmi di Franco e di Giulio, uniti nell’ombra, si appressano, sostano).

Giulio – (con voce lieve, lenta e calda) – Mamma….! Non sono il solo a bussare alla tua porta, ma tutti i martiri per la libertà d’Italia bussano alla porta dei loro cari….!

Le nostre invocazioni sono vane, però, perché i vostri cuori sono ancora colmi di rancore…! Noi bussiamo per chiedere pace…!

Franco – (con voce alquanto più sonora, ma tenera ed affettuosa) – Si ….! Noi bussiamo ai vostri cuori per chiedervi pace per le nostre anime e perdono per i colpevoli…!

Ora su questa piazza siamo accorsi alla vostra invocazione!

Siamo migliaia di spiriti, vittima della ferocia nazista…!

Venite anche voi, spiriti immortali di Pietransieri, martiri, ignorati per troppo tempo…! Teneri pargoli, ingenue fanciulle, madri gestanti, uomini induriti dal lavoro, donne affaticate dalla maternità e dal dolore, vecchi quasi spenti alla vita, giovani pieni di speranze e di attese…! Venite, dopo venti anni di silenzio, venite a narrare agli uomini la vostra lunga notte di terrore!

Anna – Maria, figlie, ascoltiamo in ginocchio la sacra voce dei martiri; uniamo le nostre mani in una catena d’amore e dai nostri cuori si levi la preghiera della purificazione.

(Si inginocchiano, si prendono per le mani levano le braccia in alto e pregano)

Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà…! Rimetti a noi i nostri debiti… come noi li rimettiamo ai nostri debitori….

ma liberaci dal male….!

Anna – (Sola) – Dio della pace e degli eserciti, Signore che porti la speranza e o amore, ascolta la nostra preghiera, liberaci dall’odio e dalla sete di vendetta…!

(Restano in atteggiamento raccolto ed in attesa).

Scena seconda

Inizia il racconto delle stragi di Pietranseri, piccolo villaggio d’Abruzzo (AQ).

Ombre di bambini, tenendosi per mano appaiono sulla scena, tra luci, con angoli d’ombra. Alcuni piccolissimi ed incerti anche nel camminare, avanzano carponi.

Maria – (Sbalordita, piegata in sé, volto alterato, mani giunte)

Chi siete voi così piccini e teneri…?! Anche voi siete spiriti di martiri…?!

Anche voi, figli dell’amore, foste colpiti dall’odio e dalla rappresaglia…?!

1° voce di bambino (quasi spenta) – Anche noi siamo vittime della guerra…!

2° voce di bambino – Quaranta banbini siamo: da un mese a undici  anni di età. La nostra innocenza non commosse i carnefici, né fermò la loro mano assassina…1

3° voce di bambino – Non sappiamo perché ci uccisero. Conoscemmo la morte, prima di comprendere la vita…! 

4° voce di bambino  – Il latte del seno materno divenne amaro nelle nostre bocche e bruciante nelle nostre gole….!

5° voce di bambino – Vedemmo una grande fiammata…!

6° voce di bambino – sentimmo tanti scoppi….!

8° voce di bambino – Le nostre madri ci strinsero al petto urlando e poi fu buio…!

Anna – Mio Dio…!

Mio Dio …! Come è stato possibile permettere tanto delitto….?!

(Si copre il volto tra le mani e piange. Le due giovanette e Maria ascoltano mute e terrificate).

Luisa – Così orrenda e mostruosa è dunque la guerra…?!

Anna – La guerra, figlia mia, è un maledetto serraglio di belve furenti; è un esercito di mostri crudeli, affamati, feroci, che tutto dilaniano, distruggono, calpestano, divorano.

La guerra… è odio profondo ed immenso che si annida nel cuore degli uomini, che affonda le sue malsane radici nelle viscere delle Nazioni; è un veleno col quale i tiranni e i dittatori alimentano, con arte diabolica, i contrasti tra i popoli; è una follia collettiva di grandezza, di conquista, di sopraffazione che esplode con forza atomica, annientando secolari amicizie tra i popoli, civiltà splendide; spazza via alleanze, patti, organizzazioni pacifiche ed innalza il patibolo dell’odio e della morte.

Non risparmia nessuno, neppure gli innocenti fanciulli…?!

Scena terza

Passano ombre di donne, si avvicendano sulla scena.

1° voce di madre  – Siamo le madri dei quaranta piccoli martiri ….! Ci strapparono dai letti con i nostri piccoli…!

2° voce di madre  – Ci snidarono dai nascondigli…!

3° voce di madre  – Ci braccarono nelle campagne come selvaggina…!

4° voce di madre  – Ci trascinarono in catene come schiave…!

5° voce di madre  – Per fermare la nostra furiosa ribellione, ci colpirono con mazze ferrate, rompendoci le ossa…!

6° voce di madre  – Ci adunarono come branco di pecore nell’ovile della morte….!

7° voce di madre  – I nostri figli avevano il terrore sul volto e tremavano convulsi tra le nostre braccia….!

8° voce di madre  – Il nostro latte diventò veleno….! Dai nostri seni succhiarono schiuma sanguigna e fu la morte….!

9° voce di madre  – Morirono perché erano innocenti….!

10° voce di madre  – Morimmo per aver taciuto i nascondigli dei nostri uomini, e per aver nascosto il pane per i nostri figli….!

11° voce di madre  – Morimmo due volte in un momento: quando colpirono i nostri figli tra le braccia e quando ci riempirono la bocca di piombo per far tacere la nostra disperata protesta….!

12° voce di madre  – Uno stesso proiettile ci tolse la vita, unendoci nella morte…!

13° voce di madre  – Solo la mia bambina di tre anni sopravvisse alla strage. Il proiettile si schiacciò contro l’osso del mio braccio che la proteggeva. Ebbe salva la vita perché resto sepolta sotto il mio corpo trucidato…! Una mano pietosa la raccolse piangente ed intirizzita. Ora vive tra voi, ma nel suo volto è segnata per sempre l’onta dolorosa di quel giorno…!

14° voce di madre  – O domenica fatale di quel 21 novembre…! Quel giorno non suonarono le campane per chiamarci alla preghiera….! Dio era fuggito per l’orrore….! La sua casa era crollata sotto la furia devastatrice dell’odio e della perfidia umana….!

(Le ombre si dileguano tra bagliori di fuoco).

Maria – (In ginocchio, piegata fino a terra, in gruppo con Anna e le figlie, con le mani nei capelli) – Dio….. Dio…! Che orrore….! O destino infame e crudele di un delitto inutile e mostruoso….!

Livia – Quanto orrore e vergogna si prova a sentire tanta crudeltà d’una guerra così forsennata….!

Maria – Figlia mia, la guerra è fame, tristezza, pianto, freddo, indifferenza, disperazione, astuzia, malizia, cattiveria, frode, perversione, ferire, lacerazione, morte e sangue, sangue, sangue…!

La guerra ti fa odiare colui che conosci, che non sai che esiste, che vive mille e mille miglia lontano da te in luoghi impensati.

La guerra distrugge in un attimo quello che l’uomo, per generazioni, ha costruito con secolare fatica e con infinito amore, con sapiente lavoro e con lunga e meditata attenzione.

La guerra, figlia mia, è un immane rogo che brucia secoli di civiltà, divora milioni di vite umane, ingoia immense ricchezze, innalza nuove frontiere di odio e di rancori, scava profondi abissi di angoscia e di miseria….!

Scena quarta

Passano ombre di giovanette e di giovanetti.

1° voce di fanciulla  – Siamo spiriti di tante fanciulle offese ed oltraggiate. Mentre sognavamo amore e felicità, ci diedero piombo e morte….!

2° voce di fanciulla - Ci ghermirono come falchi nel nido materno e ci schiacciarono al muro come gusci di noci….!

3° voce di fanciulla  - Il nostro grido di morte non arrivò al cielo, ma si perdette tra le raffiche dei mitra…!

1° voce di giovanetto – Eravamo i superstiti di una folla schiera di giovani.

2° voce di giovanetto – Fummo sorpresi nel tentativo di salvare le nostre famiglie ed i resti delle nostre cose…!

3° voce di giovane – Ci costrinsero al muro a colpi di bastone e con i calci dei fucili…!

4° voce di giovane – Ci finirono a colpi di mitra…!!!!

5° voce di giovane – Sognavamo gloria ed amore e trovammo derisione e morte….!

(Ombre di vecchi dall’andare incerto e cascante).

1° voce di vecchio  – Noi chiudiamo questo lungo corteo di dolore…!

2° voce di vecchio  – Eravamo venti vecchi quasi tutti spenti alla vita…!

3° voce di vecchio  – Diventammo eroi per forza, quando eravamo già sull’orlo della tomba….!

4° voce di vecchio  – Ci offese la violenza e ci mortificò l’umiliazione della strage….!

5° voce di vecchio  – I nostri corpi giacquero insepolti per sei lunghi mesi, come carogne di animali….!

6° voce di vecchio  – Il triste inverno fu più generoso degli uomini…! Li ricoprì del candido manto dell’innocenza e della veste del mattino, preservandoli dalla voracità dei lupi e dei cani randagi….!

7° voce di vecchio  – Il gelo li strinse in una morsa inesorabile, disfacendone la carne brano a brano.

8° voce di vecchio  – La primavera restituì solo i nostri scheletri biancheggianti tra l’erba verde…! Nelle occhiaie vuote brulicavano i vermi….!

9° voce di vecchio  – La pietà dei superstiti ci diede onorata sepoltura…!

Ora siamo qui venuti per chiedere al mondo pace e per offrire agli uomini perdono….!

Scena quinta

Le ombre si dileguano in una fuga di luci.

Franco  – E voi, martiri di Filetto e di Onna, di Campotosto e di Montereale, passati per le armi senz’altra colpa che di essere stati italiani coraggiosi e ribelli alla tirannide, appesi ai pali lungo le strade, massacrati nelle caverne, arsi vivi nelle case trasformate in roghi, asfissiati in grotti, caduti di tutta la terra d’Abruzzo, venite a confortare il pianto di tutte le madri in lutto…!

Dite… dite il vostro messaggio al mondo….!

(Molte voci all’unisono e in sordina sempre crescendo).

Ascoltate… ascoltate il nostro messaggio, che viene dall’oltre-tomba a voi viventi…!

1° voce – Non possiamo aver pace, né gloria, né felicità nel paradiso degli eroi, se i vostri cuori sono ancora colmi di rancore e desiderosi di vendetta…!

° voce – Il mondo non potrà aver mai pace, se dal cuore degli uomini d’ogni colore e di ogni razza non scomparirà l’odio che avvelena i rapporti tra i popoli…!

3° voce – Noi cademmo per la libertà nella giustizia e nella pace…! Fermate le armi…! Mai più guerre..!

(Molte voci).   Mai … mai……mai più guerre…!

4° voce – Le nostre sofferenze furono indicibili e lo sono ancora…! Perdono…  perdono… tra gli uomini…!

(Molte voci).   Perdono…    perdono….        perdono…….!

5° voce – Pace tra i popoli….! Pace nei cuori….! Pace ai nostri spiriti….! Pace,   pace….   pace…!

(Molte voci).   Pace…….  pace….        pace…!

FINE