Libertà- monologo di Giovanni Vio
La mia infanzia fu all’insegna di una felicissima prigionia. Una luccicante gabbia dorata. Ero il bimbo più amato del mondo. Ciò nonostante, ero tormentato dalla curiosità verso quel mondo sconosciuto appena li, oltre le sbarre. Un giorno, improvvisamente, sentii schiantarsi al suolo le pareti della gabbia. Ne porto ancora dentro il tremendo rumore metallico che mi avrebbe poi accompagnato per tutta la vita. Ero piccolo per allontanarmi dalla gabbia, i custodi di quella stupenda , felicissima prigionia mi lasciarono troppo presto, all’improvviso. Mi sentii abbandonato anche da Dio sul quale avevo riposto la mia fiducia nei momenti di difficoltà. Quel regalo, così prematuro, non riuscii ad assaporarlo, non ero pronto e fu tutto difficile. Trovai la libertà che agognavo, ma ero solo, impreparato e crescendo mi rifugiai in una nuova gabbia che non era per nulla dorata, nonostante le apparenze.
Mi innamorai di un altro Dio che mi assicurava felicità e sopratutto potere sul mondo. Il tempo scorreva con il solo scopo di accumulare denaro, calpestando gli altri. Oh si, avevo molti amici. Ma che amici erano? Ero libero di possedere qualunque cosa desiderassi e di scegliere quali persone avessero il diritto di allietarmi le giornate. Decidevo io per gli altri.
La ricerca del massimo profitto mi portò alla corte degli Americani. Mi insegnarono poche cose, terribilmente devastanti. La leadership. Trovai così un altro Dio ancora. Era dentro di me. Il peggiore in assoluto si possa mai incontrare. Io ero Dio e gli altri non erano nessuno. E ancora mi trovai solo, per nulla libero, anzi, prigioniero di me stesso.
Dall’alto del mio albero dominavo tutto e tutti, finche mi accorsi che nessuno alzava più lo sguardo per cercarmi. Non capivo e sprofondai nella peggiore delle prigionie, quella della mente. Cercavo l’uscita ovunque. Quanti fondi di bicchiere e culi di bottiglia mi hanno negato la fuga verso la libertà. Quanti aghi spuntati mi hanno illuso. Quante polveri magiche mi hanno stregato. Non c’erano scorciatoie. La mia mente voleva fuggire, volare via, via, lontano. Quanta sete di libertà aveva. Volevo volare, volare come facevo nei sogni da bambino. Ero molto vicino al provarci, spiccare un bel volo, nel baratro. Sempre più solo.
Quando meno me lo aspettavo, qualcuno mi salvò. Arrivò un angelo. Era la mia occasione, dovevo solo coglierla. E la colsi. Poco dopo ne arrivò un altro e allora capii che ce l’avevo fatta. Erano i miei due angeli guida. Avevo ancora molta salita di fronte a me, ma la strada era quella giusta e la sto ancora percorrendo.