L’ignoto di Donna Margherita

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L’ignoto di Donna Margherita

di

Daniele Dell’Agnola

I Personaggi:
Nel sogno: tutti cercano una certezza, ma non la trovano.
Bob, omosessuale e padre di Sam.
Baba, donna stupida che vive così, senza sapere perchè, madre di Sam.
Il veneziano, scrittore, fidanzato di Bob. / Sam, pittore, fidanzato di Donna Margherita. Recita se stesso, ma non solo.
Linda, prostituta, amante di Sam.
Sabina, ogni tanto compare, ma nessuno sa da dove venga.
Il fisarmonicista: Corvo (con il percussionista e il sassofonista, eventualmente), chiamato da Donna Margherita a tagliare il silenzio della stanza. Appassionato di Astor Piazzolla. Veste di nero.
I danzatori: Laura la sentinella e Sandro il muto, innamorati, sempre tra il pubblico. Quando c’è musica ballano dove c’è spazio. Quando non c’è musica giocano a carte e bevono vino. Laura chiede sempre perché, Sandro cerca Dio
Il vecchio Astor: La voce narrante, il regista fittizio. Vorrebbe creare una trama per uno spettacolo teatrale, ma i personaggi sono instabili e non sono uniti. Porta un cappello, fuma e ha delle scarpe grandi. Ama tenere le mani in tasca.
Mumuki la figlia che il Veneziano avrebbe sempre desiderato. La figlia che anche Donna Margherita desidera avere. Veste un abito misterioso. Ha l'aria di una bambina.
Nella realtà:
Sam e Margherita
Linda (sorella di Sam) e Bob (suo marito), Baba il cane
Sandro (fratello di Sam e Linda) e Laura (sua moglie)
Astor, il medico, con Sabina, l'infermiera.
Mumuki (neonata, figlia di Donna Margherita)

Si narra dell’evento più bello: la nascita di un figlio, e quindi ha un lieto fine. 
Atto primo

Il teatro. Due personaggi sul palco. Una camera da letto. Nel sottofondo Nothing else matters (Metallica). Sam e Donna Margherita si preparano per andare a letto. Si svestono. Si cambiano. Ballano e sfogano la loro rabbia. Fingono di essere su un palco, di suonare ad un concerto. 
Linda, entrando in scena.
La finite voi due? Voglio dormire! Sono le due. Le due del mattino! Di là c'è Sandro che fa l'amore con Laura e gridano e fanno tremare tutto e qui c'è questa musica che non è musica Santo Cielo basta … 
I due non ascoltano. Linda se ne va. La canzone finisce. Sam e Margherita si siedono sul letto. Sono sudati. Sam si alza, prende un libro: Niente di nuovo sul Fronte occidentale.
S. 
Vediamo vediamo. È piccola, questa biblioteca (guardando gli scaffali posti accanto al letto). Niente di nuovo … sul fronte … occidentale bello il titolo. La grande guerra. La battaglia delle Fiandre fu tra i più aspri combattimenti.
D.M.
Un bel libro. Piangerai alla fine.
S. 
Piangerò alla fine, dici?
D.M.
Sì, c'è quel personaggio. Si chiama Kat. È geniale. Ti farà piangere.
S. , dopo aver pensato un attimo
È vero, se ci si affeziona ad un personaggio, poi si vorrebbe continuare a leggerlo per sempre, non lasciarlo mai.
D.M.
Leggi leggi e poi dimmi. Parla anche dei problemi della gente e la generazione di quelli che sono tornati dopo i rombi che senti nella guerra, dopo il sangue le trincee il fango e tutto il resto. Gente che non aveva più niente e non vedeva il futuro.
S.
Depressioni?
D.M.
Sì, sì, anche quelle, Remarque, lo scrittore, anche lui mi sembra … 

S.
Ti sembra che cosa?
Linda, entrando in scena.
Le due, sono le due del mattino, apro il mio armadio, e cosa vedo? Vedo che il mio pareo, non c'è più. …. Allora ? …. Il mio pareo … chi ha messo il mio pareo?

D.M. (intanto Sam comincia a leggere il libro)
È qui, il tuo pareo. (verso Sam, che continua a leggere indifferente) tua sorella fuma troppa erba … non le fa bene … diventa nervosa …
Linda
Ma ti sembra il modo! (esce dalla camera correndo) Bob, amore… amore mio … ho trovato il mio pareo … l'aveva la strega …
D.M. (a Sam) 
Caro.
Sam
Dimmi, cara.
D.M.
Ti amo.

Sam
Okay, cara, … sai è bello l'inizio …
D.M.
Del nostro amore?
Sam
L'inizio del libro, dico, è bello. Dev'essere bello, questo libro.
D.M.
Sam.
Sam
Dimmi cara.
D.M.
Puoi dire a tua sorella di fumare meno erba? Le fa male. È troppo nervosa. Non deve più fumare erba.
Sam
Va bene. Le dirò di non fumare più erba. Dicevi che piangerò, alla fine?
D.M.
Alla fine?
Sam 
Alla fine del libro.
D.M.
Ti affezionerai, a quel Kat!
Sam legge, mentre D.M. dopo poco tempo si addormenta. Nel sottofondo, leggerissimo, My Friend of misery (Metallica). Linda entra in scena, decisa:
Sam!
Sam distoglie lo sguardo dal libro
Ciao sorella. 
Linda
Spero che questa notte Margherita non faccia sogni, incubi o roba del genere. È assurdo. Spaventa tutti, quando parla nel sonno. Sogna storie assurde. Come quella della sindrome dei lombrichi … fu un incubo anche per noi … e quell'altro … il ballo dei chirurghi … cose da pazzi Sam
Linda.
Linda 
Che c'è.
Sam
Fammi il piacere di fumare meno erba. Ti fa male.
Linda (fissa nel suo pensiero)
Storie, Margherita inventa storie che sono come bolle di sapone. Non hanno senso.

Sam
Storie come bolle di sapone?
Linda
Esatto, come bolle.
Sam
Di sapone…
Linda
Già.
Sam
Linda. È troppo tardi.
Linda
Per che cosa?
Sam
Margherita dorme già. Vai a dormire.
Linda (uscendo di scena)
Santo Cielo … incubi, incubi … notte di incubi, lo sento … incubi. 
Sam
Linda! Non fumare erba. Diventi nervosa.
Buio. 

Luce debole.
Comincia una musica. È di un gusto jazz, suonato con il suono cupo della fisarmonica, la musica che viene dal cassotto di dentro, come quella del bandoneon. Sulla scena è posto un letto, sulla sinistra, un comodino, un tavolo sul quale siede un candelabro, delle sedie. Sul letto dorme Donna Margherita. Sola. Al centro della scena sta Corvo il fisarmonicista. Tra il pubblico siede Astor. Laura e Sandro siedono in terra, sotto il palco. Sfilano carte di poker. Fumano. Bevono vino. Come fossero in un'osteria. Luce su D.M.. Donna Margherita s’alza, seduta sul letto e grida. In questo momento smette la musica:
Dove sono. Cos'è questo. (si alza in piedi dal letto) Un teatro. Un teatro per Dio! Sto sognando … sì … sì … è un … un sogno …. Ma no, è vero (Donna Margherita tra il pubblico, tocca la gente, torna sulla scena, si siede sul letto) Sabina! Sabina!
Buio. 
Accordo dissonante e cupo.
Luce.
Sabina corre sulla scena con un leggio, una partitura musicale, e la dispone in mezzo. Sulla scena c’è Donna Margherita che dorme nel letto e Corvo il fisarmonicista in piedi. Sabina se ne va. 
Buio.
Luci sul vecchio Astor, tra il pubblico. Ci sono anche Laura e Sandro il muto. Fumano. Laura una sigaretta. Giocano a carte. Sandro fuma un sigaro. Astor:
Caro pubblico! Questo sera recitiamo. Ci sono dei personaggi e questi disperati devono respirare la storia che sento dentro. Devono sentirla dentro anche loro e devono avere la voglia meravigliosa di buttarla fuori. 
Caro pubblico, … questa notte io ho fatto l’amore. Poi ho bevuto un bicchiere di Black and White. Era freddo. Un freddo bellissimo. Avevo nella testa una storia. In quel momento, con il bicchiere tra le mani, guardai la finestra, aperta. Una bellissima finestra di legno scuro. C'erano, fuori, dei personaggi. (simultaneamente, come ombre nella scena, i personaggi bussano alla finestra, entrano di notte in camera. Si guardano attorno, camminano, toccano gli oggetti, escono. Solo il veneziano rimane sulla scena, con Margherita, sul letto, e il Corvo, in piedi) Mi hanno bussato. Nella città, di notte, c'è gente che è come gli angeli. Girano nell'aria della città, vagolo nell'aria della notte. Personaggi. E poi li incontri. Loro ti bussano alla finestra e se tu hai una storia da raccontare, loro sono a disposizione. Tu devi solo mettere la tua storia dentro a questi personaggi. È vagamente pirandelliano. Gli angeli. Avevo questi personaggi. Avevo la storia. Poi mi accorsi, c'era qualcosa. Mi mancava qualcosa. Il Veneziano. IL veneziano era uno dei miei personaggi. Li guardai, e tra di loro, trovai il veneziano. Dissi, tu. Dissi, tu sarai il veneziano. Una persona che sembrava l'avesse mandata Dio. Un angelo. La città, di notte, è bellissima, perché conosci della gente che è come gli angeli. Sembra l'alito di Dio, che te li manda. Sembra gente scura, ma poi ti accorgi che è gente delicata. Adesso ho un desiderio forte di far dire al Veneziano, queste parole. Il veneziano è il fidanzato di Bob. Veneziano,(voltandosi verso il palco) le voglio dette bene. Devi dire: “Bramo un bacio di fine candela, lume nel deserto delle mie labbra sedute, mai asciutte, piene di notti unte di sudore, quell’uomo mai avuto dalla barba rada.”
La scena è ora in penombra. S’intravedono sulla scena, oltre al Corvo a D.M., anche il veneziano:
E poi, guardi il pubblico, guardi il candelabro, e dici, lentamente: “il candelabro perde la cera; spengo la voce; levo il velo, scopro l’ignoto, inizi il suono cupo, al centro del nostro teatro.” È bello, quando rovesci sul veneziano la tua storia, dopo una notte dove hai fatto l’amore.

Luci sul veneziano sulla scena. Accanto sta donna Margherita ora seduta sul letto ad ascoltare. Il veneziano recita le battute indicate dal vecchio Astor. Alla fine il fisarmonicista inizia la musica. Nel momento in cui la musica comincia, Donna Margherita si sdraia e s’addormenta. I danzatori smettono di giocare a carte e danzano tra la gente. Dove c’è spazio.
Il Veneziano, con un accento triste: 
Bramo un bacio di fine candela, lume sul deserto delle mie labbra sedute, mai asciutte, piene di notti unte di sudore nei letti avuti vuoti, quell’uomo mai avuto dalla barba rada. Il candelabro perde la cera; spengo la voce; levo il velo della musica, scopro l’ignoto, inizi il suono cupo, al centro del nostro teatro. (uscendo di scena) Bob! Dolce Bob!
Buio.

Luce su Sam che rovista nervoso nel cassetto del comodino, accanto al letto di Donna Margherita, che è seduta sul letto e lo guarda. Il Vecchio Astor spiega al pubblico, con calma (simultaneamente i personaggi potrebbero mimare i due triangoli amorosi):
Caro pubblico. Si continua a recitare. Questa sera è una sera speciale. Sulla scena ci sarà ora Sam. Sam è un pittore. Rovisterà in un cassetto. Un vecchio cassetto di una vecchia scrivania. Troverà un foglio. Ebbene, caro pubblico, questo foglio, lo ha scritto il Veneziano, dedicandolo a Bob. Ora mi spiego. Sam è il figlio di Bob, e Bob il marito di Baba, ma lei è una donna che non sa perché vive, e non si è accorta che il Veneziano, ogni giovedì, fa l’amore con Bob. Bob e Baba; marito e moglie; un tradimento; Bob a letto con il veneziano. 
Sam è anche il fidanzato di Donna Margherita. Donna Margherita non si è accorta che Sam, ogni giovedì, passa parte della notte nell'alcova di Linda la prostituta. Margherita e Sam; una coppia; e tradimento. Sam a letto con Linda. Ogni giovedì. 
Caro pubblico, ecco Sam. 

Sam trova un foglio che legge, piano, guardando donna Margherita. Sam, come leggesse una poesia:
Frantumi di notte, Il mattino dopo. Mattino lenta d’acqua quieta, Mi piace guardarti dentro gli occhi.
Ecco, questo, volevo dirti. Quel veneziano vuole stregare mio padre! (Guardando Donna Margherita)
Sciogliere dolore: schianto la testa all’indietro. Rido e sorrido pazzia, nella follia di godere, il folle e puro Dioniso. Vita putrida, al diavolo, veneziano, all'inferno! (guardando ancora D.M.) 
Mi tempra la Cetra d’Apollo, il settimo del Monteverde, mentre, arrivo alla vetta del colle acuto. Ho tolto il velo, è bello peccare.
Buio. Si sente un po' di Monteverdi.

Luce.
Donna Margherita si sdraia sul letto e chiude gli occhi. Nel frattempo Sam esce di scena. La sua voce sarà fuori scena. Comincia, nel sottofondo, Mumuki, di Astor Piazzolla:
La scena si svolge con parole dette simultaneamente da Sam e da Astor.

S. Di notte, quando è stata l’ultima volta che una carezza ti prese sull’inguine. Un attimo fa, non è passato neanche tanto tempo. Il fumo di una candela. Ho aperto il frigorifero e ho bevuto un sorso di the. Sono cose belle. Voglio chiamare mia figlia Mumuki. È una melodia, questo nome, ma spegne tranquillo qualcosa di cupo nella tua testa. E poi, c’è un ritmo ben preciso, quando dici a tua moglie “Voglio chiamare mia figlia Mumuki”. C’è qualcosa che suona bene, e non è orientale, è una cosa di casa tua. Come cadono gli accenti, quando voglio chiamare mia figlia Mumuki. Torno a letto. Non voglio attaccarmi troppo al suo corpo, perchè dopo, quando ti addormenti ti appiccichi e sudi e ti risvegli attaccato, pelle contro pelle, contro di lui. Ti tocco ed hai qualcosa di molto liscio di molto compatto è come se fossi un’anguilla compatta e con quell’odore ti assale la voglia d’amore e non so che cosa ho voglia di fare c’è un po’ di paura ma vengo con te nell’ebbrezza cantilena ritmica d’un attimo lungo momento dilatato di estremo lamento e tu sei lì e pensi e non sai esattamente pensi così senza darci un senso perché le cose con troppo senso non servono a niente è tutto in absentia i pensieri annebbiati dentro alla spirale sorda di un uomo che ama e adesso gli
tocco la bocca col fiato ed è un colpo di frusta dentro alla pancia e radente c’è l’alito freddo che arriva alla pelle è questo il fine respirare della mia bocca. 
Eterno, questo chiamar di Mumuki, sempre, piano, insieme, respirare, a minimi intrighi.


A. Di notte… Bob…
e il Veneziano…

Il fumo di un bacio…
Astor, nel frattempo si è incamminato
Verso il palco. Sale. Si siede a terra.
Incrocia le gambe.

A letto 
si vogliono. Amami Bob, 

dice il Veneziano
Astor si alza. Cammina con le mani
in tasca, e le scarpe grandi. Pensieroso.

Nulla ha senso Niente è certezza.

Si fa buio, ma la luce si ferma nella penombra, mentre sullo sfondo compare il Veneziano. Dietro si muove Mumuki che esce dalle lenzuola che avvolgono il Veneziano. Bob è accanto e lo sostiene. Alla fine dei movimenti Mumuki se ne va. Il Veneziano cerca di inseguirla, ma non riesce ad alzarsi e camminare. Mumuki rifugge nell'ignoto. Ancora la voce fuori campo. Intanto, adagio, il Veneziano e Bob escono di scena. Sotto il palco, Sandro e Laura, dicono simultaneamente Mumuki mumuki mumuki, sottovoce:
Mumuki. Cos’è. Dolce lamento bandoneon di un canto. Arrivo, arrivo. Aspetta. Ho un po’ paura ma arrivo. È come la musica, la musica, se la senti bene, ti fa scavare nell’ignoto che hai dentro, e nell’ignoto che è fuori, lontano, e non lo vedi, magari non è neanche tanto lontano, ma tu non lo vedi perchè non ne sei cosciente. E quando fai l’amore, dopo ci credi, perchè devi crederci, ti viene naturale di crederci. In realtà c’è qualcosa. C’è qualcosa di ignoto che ti spinge verso quella voglia con quel signore anguilla compatto. Questo Mumuki è un bel brano, e lo metti sempre, d’istinto. Ti viene d’istinto. È la musica adatta, perchè ti spinge, lì, e fai l’amore. Qualcosa di ignoto. Come fosse il nome di tua figlia, che non hai, che non hai mai vissuto. Una figlia; un giorno ci guarderai dentro agli occhi, di tua figlia, e dirai ciao, ciao Mumuki. Ogni volta quella canzone t’invita un dolce signore, o una dolce signora. Mumuki guarda. Tu ci fai l’amore, con quella persona. Te ne innamori. Poi, magari, a volte, Mumuki fa la figlia di puttana, tu ti svegli e la dolce signora non c’è più, perchè a Mumuki, quella madre non piaceva.
Ora, chissà, tutte queste associazioni di idee. Mumuki. Dolce lamento bandoneon di un canto.
Continua un attimo la musica, mentre Astor esce di scena. Le scarpe grandi. Le mani in tasca.
Rientra in scena con rabbia Sam:
Voglio prendere il veneziano. Dov’è, turpe merda veneta! Al diavolo anche Thomas Mann!! 
Smette la musica, D. Margherita si alza:
Sam! Aspetta Sam!
Buio.
Finisce il brano Mumuki.
Entra in scena Sabina. Nessuno, sulla scena. Comincia a cambiare le lenzuola al letto. Nel frattempo si fa buio.
La scena è ancora la stessa, ma vi compare solo Astor. Astor:
Signori. Avete appena assistito alla nascita simbolica di Mumuki, nata dall'amore tra Bob e il Veneziano, frutto di un desiderio che profuma l'aria di questo teatro. Il profumo che avvolge i miei personaggi, la mia storia. Ma, caro pubblico, vedrete. Sto pensando, sto pensando, sto scrivendo … ma … ecco …sapete … mi sembra di essere … nei vortici di un sogno … un sogno che non è mio … mi sembra. Mi sembra di esserci dentro. Mah … .
Luci ancora su Astor, seduto sulla sedia vecchia davanti alla scrivania. È solo, pensieroso. In questo momento nasce da un posto misterioso una musica di Enrique Granados (1867-1916), una danza spagnola, lenta, bella, la numero due dal cuaderno I, “Oriental” (dedicata a Juliàn Martì). Allora, compare Donna Margherita che attraversa la scena adagio, danzando e girovagando brevemente a quel tempo lento. Dice muovendosi nella danza, con angoscia:
Era il 20 aprile 1890, e Enrique Granados interpretò queste danze a Barcellona, di ritorno da Parigi.
Astor si abbassa a raccogliere un foglio. Rimane inchinato e guarda il foglio. S’inginocchia. Ora è quasi assente, annichilito, seduto a gambe incrociate, con le mani tra i capelli. Un attimo, pensa. (Accade poi, al 55° del cd). Astor si alza, guarda il pubblico, poi Donna Margherita. Dice, con la musica in sottofondo:
Margherita!
D.M.
Astor! Tu … ho sentito dire che … tu saresti il creatore di tutto questo?
Astor
Certo, cara Margherita. Da questa storia, da questi personaggi, deve nascere una figlia desiderata, di nome Mumuki. Voglio la certezza di una compagnia teatrale unita. L’unione, l’amicizia autentica tra di voi, farà nascere Mumuki.
D.M. (tra sé, verso il pubblico)
Stupido, illuso. Non sa che in realtà sono io, … sono io, … che sto sognando e creo involontariamente tutto, tutto questo, incontrollabile sequenza illogica di scene … e io qui a soffrire … incontrollabile sequenza …io sono qui, io, incatenata nel mio sogno, quando mi sveglierò, quando …sono dentro il mio sogno, … voglio svegliarmi (le mani nei capelli )
Astor
Margherita! Esci di scena. Lascia che io crei la storia.
D.M.
Potere illusorio! Incontrollabile sequenza! Il mio sogno è un vortice, un’incontrollabile sequenza.
Astor
Dicevi, Donna Margherita?
D.M.
Nulla, Astor, crea, … crea pure.
Astor si volta verso il pubblico:
In una osteria piena di fumo, si ritrovano i personaggi. Questo, vorrei fare. Una cena, un’osteria, … così …, così sarebbe l’inizio di una unione. Tutti uniti, attorno alla famigliare tavola degli attori. L’amore tra gli attori. E poi, da lì, la trama di una storia, una storia dalla quale nascerà Mumuki. (Verso il pubblico) Questa mattina ho guardato le finestre della mia camera. È una finestra fine di legno. Ieri l’ho pulita, è limpida. Ho guardato la finestra e ho visto Baba, piccola, con gli occhiali.

In questo momento preciso compare dalla finestra dietro, con il naso schiacciato contro, Baba, con gli occhi spalancati, grandi, con le mani incollate sui vetri. I palmi delle mani aperti a picchiare. Astor continua, mentre Baba agisce e interpreta le azioni dette da Astor:
Dicono che è robusta, ma io la trovo dolcissima. Baba ha bussato. Guardava dentro, io ero sul letto, lei mi ha bussato sul vetro, l’ho guardata, aveva il naso schiacciato sul vetro, l’ho guardata, le ho aperto.
Astor va ad aprire. La musica smette
Ha lasciato il vapore macchia ameba in ritiro, sul vetro. 
B. Astor Astor vogliono trovarsi
A. Chi, dolcissima, chi vuole trovarsi
B. Tutti, tutti i personaggi 
A. Tutti assieme?
B. Tutti, Astor. Vogliono fare un pranzo 
A. Ci sarà …
B. Ci saranno tutti
A. Ci sarà Bab, il Veneziano ….
Baba, triste e malinconica:
Il Veneziano, il Veneziano mi ha rubato il mio Bob
A. Ci sarà Sam …
B. Sam, dolce figlio mio
A. Linda e donna Margherita
B. Mio Dio, Linda! Linda la prostituta, Linda. Linda ha rubato il mio Sam alla Signora Margherita. 
A. Ci sarà Sabina.
B. Da dove arriverà Sabina?
A. Non si sa
B. Perché?
A. Viene dall’ignoto.
B. Cos’è l’ignoto?
A Tu sai perché sei qui? 
B. No. Non lo so. Non lo so. Perché. Chi sono.
A. Al pranzo potremo danzare assieme
B. Corvo il fisarmonicista suonerà del jazz, Laura e Sandro il muto giocheranno dentro alla musica, danzando. 
A. E Mumuki?
B. Mumuki? Mumuki, chi è Mumuki.
A. Una figlia …
B. Dov’è . La figlia di chi?
A. Nell’ignoto
Buio.
Luce su Sam. Sulla scena non c’è molta luce. C’è Sam, il Corvo, Donna Margherita che dorme sul letto. Corvo inizia una musica dolce che sembra sciacquare via da dentro i colori e gli odori di Sam. Sam sta dipingendo, e mentre dipinge c’è un dialogo tra la pittura, la musica e ciò che Sam dice. Sam parla e dipinge le parole sulla tela. Simultaneamente Donna Margherita si agita nel letto. Poi si alza seduta, guarda la scena, si dispera. Le mani nei capelli:

Questo è ancora per te, mia Linda che vai ovunque. Una strada che passa nella città vecchia. Desideri nella città vecchia. Stranezze di donne che si concedono. Oscillazioni di uomini. Immagina una città di buio. Ombrata - dipinta. Tu passi e guardi sotto la luna del lampione e bagni la faccia di luce, schiacci un poco di ghiaia sotto la finestra fissa dentro al sasso medievale che fa una chiarezza timida di macchie nel terreno. 
Pensi un po’ a questa donna e non ci credi, e ti infrangi contro la rabbia dentro perché sempre di più, fai fatica a credere nelle persone. Poi ci credi sempre. È tutto un modo per far oscillare la gente, tra alti e bassi. Ci dev’essere qualcosa. Dov’è. È qualcosa che ti fa credere e non credere, illudere e sconsolarti, amare e frenarti al primo sguardo fradicio di stranezze. Le stranezze che tutti abbiamo dentro, con le nostre oscillazioni.
La voglia di dare.
Il desiderio diabolico di scacciare via tutti.
La brama insidiosa di gridare negli occhi di lei qualcosa senza senso ma che sia uno sfogo di rabbia, e poi piangergli appoggiato sulla pancia. Rannicchiarti sotto la scrivania a massaggiarti i capelli, solo. Sentire il bisogno del bacio. Anche quello Pellegrino, quello di Giulietta e Romeo, ma a mio, e a modo suo, una vibrazione che appartenga a qualcuno che si guarda in questi bastardi occhi instabili dell’uomo, e si possa parlare e piangere ancora. Rialzarti. Prendere una tela e dipingere. Dipingere dipingere.
Ho desiderio d’un bacio di fine candela, lume nel deserto delle mie labbra, mai asciutte, piene di donne avute vuote.
Il candelabro perde la cera.
Spengo la tela.


Simultaneamente:
intanto Linda si muove a passeggio fuori dal palco, davanti al pubblico. Cammina, con i capelli bagnati, fradicia. La luce è bella, su di lei. Aspetta il cliente. Un uomo arriva. Si ferma. La tocca. Se ne vanno assieme. 
Donna Margherita grida , tutto si ferma, a guardarla. Tutti i personaggi entrano in scena (tranne Sabina, il Veneziano e Mumuki). Donna Margherita, nel pianto, mentre Sam esce di scena angosciato:
Voglio procreare, Sam, … .Sam, voglio una figlia!
Linda
Voglio una certezza
Sandro il muto guarda il cielo. Laura dice:
Cerca Dio.
Entra in scena il Veneziano, parla, ed esce ancora. Il veneziano:
Voglio guardare anch’io dentro agli occhi di una figlia.
Sandro e laura si guardano, si mettono a danzare, mentre Laura dice con un sorriso addolorato:
Perché Perché perché perché … 
Astor:
Silenzio! Non volevate fare un pranzo, tutti assieme, per discutere ?
Linda:
Io ho da fare.
D.M.
Non ne dubito!
Entra Sam: 
Pubblico! Che volete mai! Una trama?
Astor:
Silenzio!
Sam:
Fottiti. Al diavolo tutti! Al diavolo Thomas Mann, al diavolo il Veneziano, al diavolo 
Sam se ne esce dal teatro, Astor gli corre dietro. Bob:
Voglio il Veneziano
Astor:
Non c'è trama non c'è trama!! Il pubblico vorrà vedere … Sam … aspetta … 
Baba:
Voglio mio marito! Voglio la mia famiglia.
Rimangono in scena Sandro a Laura (Margherita sul letto). Sandro ha in mano un folgio di carta. Laura lotta con Sandro. Vuole leggere ciò che è scritto sul foglio. Riesce a strappare il foglio dalle mani di Sandro, che cade a terra disperato.
Laura:
In inglese. È scritto in inglese. Forse ha visto Dio. Finalmente Sandro ha trovato Dio. Ha trovato la sua Certezza! In inglese. Sam! Sam!
Sam entra in scena, prende il foglio, lo legge. Intanto tra il pubblioc s’aggira Astor, che traduce in italiano, terzina dopo terzina, ciò che Sam legge. Durante la lettura, Laura si agita, prende Sandro, lo percuote. Lui si dispera. Sandro cercava Dio, ma ha visto e testimonia la notte di Margherita. La notte che Margherita ha passato con il Diavolo. Sam:
Notte con il diavolo. 
Margherita e Mefistofele, poesia scritta in inglese da Sandro il muto, letta da Sam (carattere normale) e tradotta, terzina per terzina da Astor (italico)
Sam : 
Rising the mud, the breath that is hot
Harbours mites, dangers in the throat
Percussion of itches in the trachea.
Astor: 
Risciacquo il fango, l’alito ch’è caldo
annida acari, pericoli in gola
percussione di pruriti in trachea.
Lick my lips, and assume figures
Bimembrane inside the insane stomach
Laid on of gurgle – passion of
Leccami le labbra, e assumi sembianze
bimembre dentro allo stomaco pazzo
addossato del gorgoglio passione
last night cold spent
in dirty sheets – the room
empty of you and me, rotten essence.
dell’ultima notte passata fredda
tra lenzuola sporche dentro la stanza
vuota di me e di te, putride essenze.
Give me your finger and move it until
You do not shake your head – giddiness
That is silence screamed by a wheep.
Dammi il tuo dito e muovilo finchè
non muovi il capo fino al capogiro
ch’è silenzio gridato d’una frusta
When the finger slips out – lush
In the middle of the groan and together hand
In your hand retouch together
quando il dito scivola via poltiglia
in mezzo all’inguine e assieme la mano
con la tua mano ripassano assieme 
with the voiceless screaming’s wheeping
simultaneously generated and swift passing
‘till the wheep penetrates the waist.
con il frustare silente del grido
prodotto simultaneo e lesto andare
fino allo frusta penetrante in pancia.
The veil show me and then leave it, 
Mostrami il velo e poi toglilo, 
drink,
bevi,
it’s Dole, the wine, it’s here waiting
è una Dole, il vino, c’è, è qui aspetta,
Do you want me to pour it, do you?
te lo verso, vuoi? 
Slow,
Piano, 
Not too much,
non troppo,
not so much
non così tanto
Come stai.
Why are you leaving.
Perchè te ne vai.
Stay just a moment
Rimani solo un attimo.
Why are you leaving.
Perchè te ne vai.
Sex?
Il sesso?
No, be slowly.
No, fai piano.
I possess you.
Sono io che ti posseggo.
Leaving?
Vai?
Again the finger is as if licked
By a sweet, bitter – sweet saliva.
Lonesome the woman remains. Silence.
Il dito è ancora come se leccato
da una dolce, dolce amara saliva.
La donna rimane sola. Silenzio. 
Astor:
percussione di pruriti in trachea.
non così tanto
da una dolce, dolce amara saliva.
addossato del gorgoglio passione
dammi il tuo dito e muovilo finchè
sono io che ti posseggo.
come stai.
quando il dito scivola via poltiglia
Miscuglio di quei pensieri indossati
in testa quando torni a casa e leggi
l’orologio che segna le quattro del mattino e tu sei sordo e non capisci.
(buio. Musica.)
Luce su Astor (simultaneamente i personaggi interpretano ciò che Astor dice. I personaggi interpretano gli angeli, Margherita striscia a terra disperata, il Diavolo è interpretato da Sam, travestito): 
Su questa scena ci sono questi disperati personaggi. Difficili da dirigere. Difficile. Poi ci sono io. Io faccio respirare le cose del mio ignoto a questi personaggi. Compito difficile. Ma… c’è anche, nel mio ignoto, qualcuno che talvolta passeggia, esce e rientra. Sabina e Mumuki. Donna Margherita, che è in scena, le può chiamare. Donna Margherita sembrerebbe l’unica, a contatto diretto con l’ignoto. Donna Margherita, sembra l'abbiano portata qui gli altri personaggi. È sempre un po' in disparte. Non capisco. E io mi sento, come se fossi in un sogno. Mah … . Ho parlato con i personaggi. Mi hanno spiegato. Non saprei se crederci. Caro pubblico, … avete letto il Faust? Goethe. Barbier e Carré ne hanno fatto un libretto d’opera. Gounod l’ha nutrito di note. La trama del Faust? Non Basterà, ma mi limito a dire che Margherita si è concessa a Faust e che Faust ha fatto il patto con il diavolo. Il patto con Mefistofele. Margherita avrà un bambino, ma sarà abbandonata da Faust. Margherita, termina la sua esistenza rinchiusa in prigione, condannata per aver affogato suo filgio, ormai presa da follia e abbandonata dal suo Faust. Margherita chiede il perdono celeste, e cade a terra morta. Mefistofele grida (Sam, travestito da Diavolo, grida)"È condannata", gli risponde un coro angelico (Gli altri personaggi, vestitiu con un velo bianco, gridano in risposta) "È salva". Le mura della prigione si aprono e Margherita sale al cielo. Mefistofele ha perso contro gli angeli. (Margherita esce di scena, danzando tra gli “angeli”)
Ora, Margherita è tornata, dall’ignoto dei cieli. Vuole una figlia, rivuole un figlio, vuole amarlo. Ma è piombata dentro di me, è volata qui, portata da questi disperati personaggi, che sembrano angeli.
Io vado avanti. Cercherò di trovare un’armonia, per questi personaggi, affinchè nasca Mumuki. Qui. è come dirigere l’orchestra. Tu hai il direttore d'orchestra Astor, il solista Margherita, e l'orchestra, gli angeli, i miei personaggi. 
La musica ti mette in contatto diretto con l’ignoto. Corvo, il fisarmonicista, è importante. È strano. Suona quando Donna Margherita vuole. Non mi obbedisce, il Corvo. Questa storia è strana, vero? Ci sono due triangoli amorosi e c’è il gioco delle solitudini. Nell’uomo ci sono tante cose, un mucchio di desideri. Non ci sono certezze. È questo il problema centrale. Vedete? È tutto un po' assurdo, vero? Ma adesso c'è la cena, devo andare, devo organizzare … li renderò uniti … 
Astor esce. Donna Margherita entra dalla parte opposta. Verso il pubblico:
Io soffro. Soffro di questa sequenza illogica di scene create da me. Astor, povero illuso, illuso di creare ciò che sto creando, involontariamente, nel mio sogno. Soffro di questa sequenza illogica, … sono incatenata …incatenata nel mio sogno.
Buio.
(scena simbolica)
(Penombra: ora Mumuki compare felice. Balla. Prende nelle mani uno spettatore, lo mette a guardare, in piedi, e lei gli danza attorno, con le braccia larghe, come stesse volando, la musica è sincopata, è come la nebbia, la danza come un'onda di latte in uno stagno di girini addormentati. Bisogna portare il pubblico in una specie di mondo dei sogni. Mumuki è una bambina. Ha l'aria di una bambina. Ritmo di passi. Occhi chiusi di Mumuki. La sua passione negli occhi chiusi. Tensione. Gli trema la bocca, perché Mumuki, in realtà non esiste, si torce le ciglia con le dita, la testa ora è bassa, guarda i piedi nudi e il largo vestito, bellissima Mumuki, latte sul prato di terra secca al sole. Se ne va, infelice di non esistere, oscillando nei pensieri insicuri di questi personaggi. Non c'è certezza nemmeno nell'ignoto.)
Luce sul palco. Sulla scena, Donna Margherita che dorme, a letto. Compare il fisarmonicista, piazza il suo leggio, si siede sullo sgabello, e suona. Il ritmo è esile, sui bassi, ma preciso. 

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Atto secondo


Donna Margherita si sveglia.
La melodia parte dall'alto, e piano s'abbassa, e sul basso subentra un dialogo con un flauto, il flautista entra e chiacchiera.
Entrano Laura e Sandro. Danzano.
Entra Sam e dipinge.
Astor è seduto tra il pubblico. Si alza:
Basta! Fermi! C'è da organizzare il pranzo. Volevate fare il pranzo? Allora voglio qui tutti, e vediamo cosa mi sapete recitare.
La musica si ferma. Astor, verso il palco, agitato.
Bisogna che facciate la cena, adesso. Dove sono gli altri. Il pubblico! Il pubblico reclama, non si vede una trama, in questo teatro, per Dio.
Sam:
Non voglio! Non voglio recitare!
Astor, insospettitosi:
Ah, non vuoi? Non vuoi recitare la parte di Sam? E perché, caro Sam?
Sam:
Lo sai, il perché! Sei tu che hai creato, qui, lo sai il perché. Da dove arriva questa storia assurda, Astor, da dove, dove … dove.
Astor:
Dillo, Sam, dillo perché …
Sam posa il pennello. Trema. Piange. Prende la tela e la sbatte con rabbia. Si toglie, adagio, la maschera e l'abito lungo, e sotto compare l'altra sua identità, il costume del Veneziano.
Sam:
Questa, questa della doppia identità era già stata di Pirandello, questa del doppio era già stata dell'anima buona del Sezuan di Brecht … Astor!! (grido disperato) … non stai inventando nulla … è assurdo. Io sono il Veneziano. Io sono Sam. Io oscillo, senza sicurezze. Sam. Sam … Sam non esiste. Sono il Veneziano e sono Sam. Astor (le mani tra i capelli) mi hai fatto respirare anche l’alito infernale di Mefistofele. Crudele Astor. Crudele creatore, la parte del diavolo come volevi l’ho fatta, mi ha visto Sandro, lo ha fatto suonare in poesia Sandro …sono un mostro bimembro …
Baba entra in scena disperata e Bob la trattiene. Accordo dissonante del fisarmonicista, e silenzio. 
Baba, prendendo Sam / Veneziano e strappando e agitando il suo vestito:
Storia di incesto. Sei andato con tuo padre! Ti sei scaldato con Linda la Prostituta, hai incontrato Donna Margherita, l'hai incantata nel letto, nella febbre dell'amore.
Baba si dimena. Bob la trattiene. Corvo il fisarmonicista ricomincia a suonare. Compare Linda che balla con un cliente, Sandro e Laura danzano veloci, Baba e Bob strisciano in terra piangendo. Sabina entra ed esce di scena correndo, così, senza motivo, Donna Margherita guarda, dal letto, il vecchio Astor cerca di tenere sotto controllo la situazione, inutilmente. Nessuno lo scolta. Sam si veste e si sveste, mette la maschera e la toglie, dicendo She Te - Shui Ta, oscillando da Sam al Veneziano, e spaventandosi, sempre più cosciente della sua doppia identità. La musica aumenta di tensione. Il fisarmonicista suda, chiude gli occhi, annoia quasi l'aria insistendo su quel ritmo …
Finchè d'improvviso un accordo pieno di tutte le note, a casaccio la mano del Corvo sulla tastiera, piomba il buio.
Luce in un angolo del palco. C'è la fisarmonica del Corvo e il leggio. Buio. 
Luce. Sam è sul letto. La camera di Donna Margherita, con Nothing else Matters in sottofondo. Il risveglio dal sogno di Donna Margherita. Sam:
Ti sei svegliata. Era ora. Santo cielo, hai dormito male?
Margherita, sul letto.
Se ho dormito male? Ho sognato. Santo cielo che sogno.
S., si alza, seduto sul letto.
Hai degli occhi ... continuavi a parlare. Hai fatto incubi?
M.
Ho fatto dei sogni. Incubi, credo, sì, credo incubi. C'era un tizio, si chiamava Astor … era in un teatro e creava delle scene. Strano. Uno strano sogno.
S.
Che strano sogno.
M.
C'era un tizio, uno scrittore…
S.
Uno scrittore?
M.
Sì, uno scrittore, e tu eri un pittore.
S.
Un che?
M.
Pittore.
S.
Pittore.
M.
Esatto. 
Linda, entrando in camera, agitata, prende un coperta e la piega.
Che c’è? Che strano. Vi sentite bene?
S.
Strano? che c’è di strano?
M., verso Linda.
Tua sorella è strana.
Linda, verso Margherita.
Tua moglie, è strana.
M.
Io sono una normalissima moglie...
Linda
...che grida il nome di mio marito di notte, così, senza...
M.
Senza che cosa, lavandaia di paese!!
Linda
Allora dimmi, forza, cos’è stato il sogno? Qualche desiderio nascosto? Si sentiva anche di là. Gridavi il nome di mio marito Bob come e lo stessi ...
M.
Io, i miei desideri, li soddisfo sempre,… io, … con il mio,… di uomo.
Linda
Che vorresti dire!! Senti, sognatrice, qui siamo nella realtà, chiaro? Non siamo nei tuoi stupidi sogni! 
M.
Il tuo Bob non lo tocco, stai tranquilla, piuttosto devi sapere che il tuo Bob, se la faceva con un tizio ... si chiamava con un nome del tipo ... Veneziano ... o roba del genere.
Linda
Cosa sento! Ma ti sembra il modo. 
S.
Margherita!
M. 
Il maritino della tua sorellina, nel mio sogno, (sorriso maligno di Margherita) ma che era sogno è ancora tutto da verificare, ...
Linda (minacciosa, verso Margherita)
Bestia! Cerca di placare la linguaccia, Donna, e vedi di inclinare diversamente le putride tendenze dei tuoi sogni … 
M.
Io sogno e sono libera di sognare quello che mi pare ... (sorride) sapessi ...
Linda
I sogni sono frutto del tuo cervello di materia rarefatta. (guarda M. che sorride, pausa, e poi, con rabbia) Cosa c’è, da sapere !!.
M.
(seria) Rarefatta lo è la tua fantasia. (sorride) C’era una certa Linda. Linda la prostituta ah ah (ride di gusto) Eri una prostituta, e andavi a letto con il mio Sam ah ah ah te la facevi con tuo fratello (ride con rabbia)
S.
Margherita, adesso ci calmiamo, per Dio!
Linda
Tua moglie è pazza, fratello mio, dove sei finito … , io ... io me ne vado!
M.
Vai a farti fottere.
Buio.
Luce. Linda, fuori scena.
Puttana!
S. entrando in scena
Basta, per Dio, Basta!
Sandro, in scena 
Sam, cerca di fare un discorso serio alle donne di questa casa. Non si vive. Nostra sorella Linda è troppo nervosa, tua moglie sembra una pazza furiosa e non so cosa abbia sognato ... per Dio, fa degli incubi assurdi, pensa che io ero muto - ma non è possibile, vedi, che io possa essere muto, Santo Cielo, ma è assurdo ...
S. 
Sì, sì, ho capito, hai ragione, non si vive. Sono galline.
M., fuori scena.
E lavateli tu, allora, i tuoi panni.
Linda, entrando in scena.
Ti ho solo fatto notare di metterci meno sapone, ... i vestiti sprizzano ancora bolle di sapone, santo cielo! 
M., entrando in scena.
Il tuo cervello è una bolla di sapone. Il tuo cranio vuoto è una bolla di sapone.
Laura, da fuori.
Sandro! Basta! Io me ne vado! Tua sorella mi ha rovinato un’altro golfino!
Si sente un cane abbaiare.
Linda
A Baba scappa la pipì, bisogna portarlo fuori. Non mai capito perché devo sempre portarlo fuori io!! Povero cane!
Il cane abbaia ancora.
Laura, ancora da fuori.
Il golfino! Rovinato.
Linda.
Non ho lavato io! Bisognava metterci meno sapone!
M.
La prossima volta distilliamo un po’ il tuo cervello, vediamo se ne esce un bolla.
Linda
Ignorante!
Laura, entrando in scena
Il sapone! Chi ha messo il sapone!
M.
Io! L’ho messo io. Perchè? Problemi con le bolle di sapone? Il cervello di Linda è una bolla di sapone.
Il cane abbaia. Laura:
Baba continua ad abbaiare. Bisogna portarlo fuori. Margherita!
M.
Che c’è!
Laura
Il golfino. Me lo hai rovinato.
M.
Te l’ho rovinato! Ho capito. Con le bolle. C’era troppo sapone. Ti pagherò il golfino. Vabene?
Sandro
Lo hai rovinato.Il golfino. Quello è il golfino che ti ho regalato la prima volta che ci siamo visti in quel supermercato e tu mi guardasti con gli occhi blu. Erano di un blu pazzesco, che occhi, Santo Cielo che occhi, stavo comperando ... mi ricordo ... avevo nel carrello della spesa quattro pacchi di birra e due chili di patatine fritte per la festa e Corvo mi aspettava con i suoi amici e ... mi ricordo che avevo le patatine e tu stavi comperando una pentola al reparto pentole e ti guardai ...
S.
Sandro.
Sandro
Sì?
S.
Non ce ne frega niente.
Laura
Il golfino fu un sacrificio, Sam.
Sandro
... mollai tutto, patatine e birra, quattro casse. Lasciai un carrello solo, a roteare nel corridoio stretto del supermercato. Chissà chi le avrà comperate, poi, quelle patatine. Due chili. Lasciai lì tutto e andai a comperare il primo golfino che trovai al reparto golfini, che avevano spostato accanto al reparto pentole ... ooh sì mi ricordo bene, non avevo i soldi per comperare le patatine la birra e il golfino... così comperai il golfino e basta ...
Laura si fa avanti, verso Sandro
Ciao.
Sandro
Ciao, senti ...
Laura, spalancando gli occhi.
Bella musica, ti dissi, ricordi, c’era il disco di Grease., Summer Nights, Yuo're The One That I Want …
Sandro, agitato.
No, non sentire la musica, dissi … perchè ti non capivi, io, io volevo dire, senti cosa ho da dirti, e allora ti dissi di sentire quello che avevo da dirti.
Laura
Cos’è, allora, che avevo da sentire?
Sandro
C’era la musica forte.
Laura, ad alta voce.
Appunto.
Sandro, ad alta voce, come ci fosse la musica
lo dissi ... .
Laura, sempre gridando
Cos’è che mi dissi?
Sandro, gridando
Che avevo un golfino per te e che ti amavo.
Laura, gridando
Non sento, c’è la musica.
Sandro, gridando
Ti diedi il golfino.
Laura, gridando
E io capii che avevi detto che avevi un golfino per me.
Sandro, gridando.
Dissi che ti amavo, così.
Laura, gridando
Non capisco ... c’è la musica.
Sandro, gridando
Che ti amo!
Laura gridando
Eeeh?
Linda
Basta! Abbiamo capito, abbiamo capito, sappiamo anche del Corvo, quella sera, okay? adesso ...
Sandro
Oooh, sì, povero Corvo, amico mio, non andai alla festa e si trovarono senza i due chili di patatine ...
Linda
Basta, Sandro, basta parlare! Lo sappiamo. Lo sappiamo! Sam, dillo tu, a nostro fratellino, di smetterla di parlare!
Laura
Il mio golfino. Il golfino fu un sacrificio, sai Sam.
S.
Sì, fu un sacrifio, okay, lo portiamo in lavanderia, qualcosa ci faranno. Sandro, tu ... piantala di parlare! Per favore.
Sandro
Okay, fratellone.
Laura
Margherita!
M.
Che c’è. ancora.
Linda
Gli hai rovinato il golfino. Ecco che c'è.
M.
Be’?
Linda
Vaffanculo!
Buio.
Luce. DM., sul tavolo di cucina. Piange, Si preme la pancia. Suda. I capelli fradici.
Sam!
S., compare, correndo con Bob 
Che c’è, amore.
M.
Chiama il medico, sto male, sto male.
Bob
Vado a chiamare Linda?
M.
No!!
Buio.
Luce. Sam, al telefono
Sî, parlo con il dottor Astor? Sì, aah, ciao Sabina, come va? Sì, è per Margherita, non si sente bene. Sì, grazie. ... Astor, è lei, ... buongiorno, senta si tratta di mia moglie, questa mattina si è svegliata e ....
Si fa buio, lentamente.
Luce. Sam e Margherita sul letto. Sam:
Stai tranquilla, il dottor Astor ha detto che è solo un raffreddamento.
Margherita.
E il test della gravidanza?
Sam
Domani, domani per essere sicuri, ... (si guardano, un attimo di silenzio) tu credi?
Margherita
Non so. (M. si addromenta)
Buio.
Luce su Bob e Linda, Sam, Sandro e Laura. Sam:
Una specialità? 
Bob:
Una ricetta di mia madre.
Linda
Una gran ricetta. Davvero. Sarà squisito.
Laura
Andiamo in giardino.
S.
Sì, oggi è bel tempo, possiamo mangiare fuori.
Laura
E Margherita?
Linda
Miss bolle di sapone?
Bob
Linda, per favore.
S.
Margherita non sta molto bene, dorme.
Sandro
Speriamo non faccia ancora sogni assurdi.
Laura
Sarebbe un sogno che tu parlassi di meno. Ve lo immaginate? Sandro muto!
Sam
Sognatelo. Parlerebbe anche da muto!
I personaggi escono nel giardino, parlando. Buio. Luce su D.M. sola. D.M. comincia ad angosciarsi. Si alza. Cerca qualche cosa. È angosciata. Non sa cosa gli si muove dentro. Intanto ricomincia la musica. Qualche personaggio del sogno ricompare, un po' tra il pubblico, un po' fuori scena, passano via, si fanno vedere, fanno i gesti del proprio personaggio. D.M. si dispera. Adagio si fa buio, mentre D.M. chiama Sam, inutilmente. Un ultimo grido di Donna Margherita, che poi si addormenta. Unmomento di silenzio su Donna Margherita che dorme. 
Buio.
Luce.
Sabina corre sulla scena, guarda il pubblico, esce di scena.
***************************************

Scena dell’osteria: sulla scena un tavolo lungo, dove inizialmente diedono gli attori. Attorno dei tavolini. Molta gente seduta nell’osteria (anche presi dal pubblico), oltre agli attori. Sullo sfondo Sabina, che dietro al bancone pulisce i bicchieri. Ogni tanto Sabina si muove, per pulire i tavolini, per servire da bere ai clienti dei tavolini, ecc. L’osteria è piena di fumo. Tabacco e vino nell’aria. L’unico personaggio non presente è Mumuki. Inizialmente c’è la foschia, c’è la risata`delle feste campestri. Il Corvo suona un valzer triste (dev’essere della stessa tonalità del primo Carmina Burana inserito in seguito). Compare allora Donna Margherita, che si sdraia sul letto posto in un angolo della scena. S’addormenta. Comincia, poco dopo, tra le grida, Carmina Burana, I Primo vere; Ecce gratum. Laura e Sandro si alzano e barcollano e vagolo-bolla nell’aria della scena, ballano. Grida dei personaggi, pugni sul tavolo, gente che s’alza, gente che dondola frasi insensate e libera improvvisazione di baccano-osteria con voci improvvise, acute e pugni ancora veloci sul legno del tavolo lungo, frasi del tipo Non è vero / Non voglio / Voglio una figlia / Scordati una figlia / Ti amo (con rabbia) / .... Dopo la prima, inizia un’altra musica dei Carmina Burana: Fortuna Imperatrix Mundi , O Fortuna. Laura e Sandro barcollano fin davanti al pubblico, si siedono a terra, cominciano a bere ancora, fumando, giocando e sfilando le carte, giocandole a caso, volteggiando con le braccia ubriache. Un Poker d’assi di Sandro. Sabina pulisce un bicchiere. Il Corvo appoggia la fisarmonica e balla, solo. Sam e Linda si alzano dal Tavolo, ma avvolti nei capogiri crollano a terra. Laura e Sandro s’addormentano, seduti, a gambe incrociate, la testa inclinata. Comincia Danza (Carmina Burana nro 6: 1:47). Bob e Baba cominciano a ballare, ma poco dopo crollano anch’essi. Finisce, piano, la musica. 
Silenzio.
Astor s’alza dal tavolo. Guarda i suoi personaggi, a terra. D.M. è ora seduta sul letto, svegliatasi dopo la fine della musica. Tutti i personaggi, da qui in avanti, parleranno con molta fatica, ubriachi.
Astor (cammina sul palco):
Com’è possibile (tra sè, e poi al pubblico), com’è possibile, dico, creare qui ... non riesco. Doveva essere una storia da risolversi in una cena, dove tutti si trovassero in accordo. Sam avrebbe dovuto decidere. O essere Sam, o il Veneziano, e creare con l’amore, la figlia Mumuki. Il veneziano con Bob, o Sam con Donna Margherita. E poi, per gli altri personaggi ... qualcosa avrei trovato, ... ma sì ... qualcosa ... ... (va verso i personaggi, comincia ad ansimare) sveglia ... sveglia (grida furioso) sveglia!!! 
(scatto dei personaggi, spaventati) … parlate! Voglio che parliate. Deve nascere. Qualcosa deve nascere. Perchè. Io voglio vedere la scena. Dirigere questi personaggi, diventa sempre più difficile. Bisognava fare una cena. Eccoci. Ma ... (va verso i personaggi, toglie loro i bicchieri e loro rincorrono Astor, a recuperare il loro vino). Basta bere! (verso il pubblico. Scende dal palco) Vengono da dove! Vengono dall’ignoto. Dal mio ignoto, credo. Credo. Devo essere io, a dirigere. 
Sam (cammina con Linda sulla scena):
Bisognerebbe prendere il Veneziano. Farlo penare. Vedi ..., strappare via la pelle al Veneziano, come fosse un adesivo. La pelle via dalla faccia. Una faccia senza pelle, e sai che quello era il veneziano e te lo vedi lì senza pelle. 
Linda (accarezza Sam)
Sei ubriaco. Sam. Vieni. A te piacciono le pellicce? Mi comperi una pelliccia?
Sam 
La pelle della faccia del Veneziano. Te la regalo.
Linda
Animali. Voglio animali. Pelle di animali con i peli.
Astor
Io ... io non voglio questo. Ma che state facendo ... io voglio una comunità di attori sul palco. Una famiglia da cui nasca una figlia. Deve nascere Mumuki, da questo teatro.
Sam
Sì, animali. Il veneziano. Bisognerebbe levargli la pelle. Una faccia senza pelle.
Linda
Sam, sei ubriaco. Non ricordi? Tu sei doppio.
Sam
La mia pelle è la pelle di Sam. Il veneziano non ha la pelle.
Astor
Sam, diventa il Veneziano! devi fare una figlia con Bob. Mumuki. Il veneziano vuole Mumuki, la filgia desiderata ... 
Linda
Sam, sei doppio. L’ha deciso Astor. Ma rimani Sam. Rimani Sam. (Sam se ne va, staccandosi da Linda). No, Sam, rimani. Astor. Basta.
Astor
Sam, adesso, per Dio, decidi, se rimani Sam rimani Sam, ma te ne vai con Margherita (Strappa via Linda da Sam) ... e non con questa ...
Linda
Lasciami, lo voglio io, ... vattene ... despota ...
Sam (si agita, cammina agitato)
Io non sono una faccia senza pelle. Al veneziano bisognerebbe sfilare la pelle sudata, strappargli la puzza dello scrittore, come un adesivo che si stacchi dalla carta sotto. … Ehi, Margherita, sai che sei un bel pezzo di ragazza …
Linda (correndo dietro a Sam)
Sei ancora innamorato di Donna Margherità? Sam. Rispondi!
Sam (si ferma di scatto, si gira spinge via Linda)
Io non sono Sam. Vai a impagliare qualche gatto e fatti le pellicce. Puttana. Dov’è il mio Bob.
Linda (le mani tra i capelli, a terra)
Astor. Aiutaci. Basta.
Baba (Si alza dalla sedia. Verso Bob)
Bob stai qui.
Bob (Si alza dalla sedia. Verso )
Veneziano, ...
Astor (verso il pubblico)
Ci siamo, adesso ... adesso
Sam (spinge Bob, che cade a terra)
Bisognerebbe strappare la pelle. Strappare la pelle al Veneziano e impagliare un gatto per Linda. E prendere un altro gatto e farci un’altra pelliccia per Linda. Ehi, Linda, sai che sei un bel pezzo di ragazza.
Astor
Nooooo! Per Dio. Basta. 
Sam
She-Te Shui-Ta, She-Te Shui-Ta ... (continua a dirlo, barcollando). Una gran pezzo di ragazza.
Linda
Perchè! Questo tormento che non ti lascia un attimo. Non un attimo di stabile cammino dentro alle mie scarpe col tacco, non un soffio d’un fiato profondo sulla rete delle mie calze, ... nella mia vita, solo una bolla di nulla che vagola imprecisa nell’aria del puzzo ... non una certezza.
Baba (strisciando, a terra, va verso Astor)
Constato ... constato ... caro Astor ... io piccola, ...tu non volevi considerarmi, nella tua storia, vero? Io! Io vorrei fartela, la tua Mumuki. Ma nessuno. Nemmeno un cliente di Linda sarebbe disposto a respirarmi nell’aria di un letto unto una notte ... e rovesciarmi Mumuki, ... e io ... dopo, ... far nascere Mumuki ... sono anch’io ... senza nulla, qui? 
Constato ... caro ... caro del mio narratore, che le nostre opinioni sono comunque ... opposte (si alza, dondolando, aggrappandosi ad un tavolino) beviamo (cerca di prendere un bicchiere di vino, ma ricade a terra).
Astor (prende un mazzi di fogli, sul quale sta scritta la trama della sua storia)
Il mio sogno sta morendo, carta fatta di vuoto ... liquefazione nel vino dei miei personaggi, e morte della scena ... non è più possibile ... ho fallito ... Donna Margherita ... (rivolgendosi a Donna Margherita, sul letto) tornerai tra gli angeli, senza una figlia (Donna Margherita si dispera, guarda il cielo, apre la bocca alitando il dolore verso l’alto, ora le mani sulla faccia) ... ho fallito ... troppo, il potere di Dioniso, in questa disperata cena. Sembra lo specchio del Novecento, questo teatro: sempre meno certezze (Astor esce di scena, a testa bassa, camminando, le mani in tasca, le scarpe grandi. Sabina lo segue, lontana, dietro, guardando curiosa, ed esce di scena).
Tutti, esausti, cercano, con le mani alzate nell’aria a casaccio, di continuare, di rialzarsi, ma ricadono. Sam, barcollando, è l’ultimo. Rimane un attimo in piedi. 
Sam
Contro tutto il mondo mi difenderò, sono un uomo, lo resterò fino alla fine. Scrittore, pittore, Sam o Veneziano, non capitolerò, come gli altri personaggi, non ... (cade a terra anche lui).
Donna Margherita si alza dal letto. La luce si fa debole. Prende un coltello. Ricomincia Carmina Burana, O Fortuna. D.M. grida, pazza, sempre più pazza accoltella tutti i personaggi, tra le grida, tra la musica forte che entra a girovagare nella pancia della gente, tutta la gente, con la musica che gli vanga dentro e con una Donna pazza, omicida, sulla scena. Buio. Luce sulla fisarmonica del Corvo, sola e appoggiata a terra, ripresa del Valzer Triste.
Luce blu.
Compare Mumuki.
Ombre nere in lotta sullo sfondo, Donna Margherita vuole lottare, uccidere anche Mumuki. La musica è il valzer triste dell’osteria. Buio sulle due figure in lotta. 
Silenzio e buio.
Luce debole, su Mumuki, morta.
Buio.
Luce intensa, come fosse giorno nella camera di Donna Margherita. Il risveglio dal sogno.
Violento risveglio di D.M. Accanto al suo letto, Sam. Sullo sfondo, la Nothing else Matters dei Metallica. Tra le mani di Sam, Niente di nuovo sul fronte occidentale. Sam chiude il libro. Lo ha finito. Entra in scena Astor (vestito da medico, come nella realtà). Lo segue Sabina (vestita da infermiera). Intanto Sam accarezza D.M.
S.
Come stai Margherita (gli leva dalla fronte il panno d’acqua fredda.) È passata. Non hai più febbre. Sei stata veramente male. Parlavi. Hai parlato tanto, per due notti ... (si gira, guarda il dottore) ... ooh dottore, vediamo, la stavo aspettando. Allora, cosa mi dice, ... le analisi? Tutto a posto?
D.M.
Il veneziano è andato a comperare ...
S.
Margherita! … dottore, che sta dicendo ...
A.
Tranquillo, Sam, deve ancora svegliarsi e riprendere, piano piano, Niente di nuovo sul fronte occidentale? Bello. Lo hai finito?
D.M.
Una pelliccia per Linda (Sam si agita)
A. (A Sam)
Niente niente, stia tranquillo, Sam, è una bella notizia (verso M.) è stanca, signora Margherita? Lo credo bene ... 
S. 
Una bella notizia, dottore?
A.
Una bella notizia, Sam. Bel libro, l’ho letto anch’io.
S.
Appena finito.
A. (mentre sta rovistando nella sua borsa)
Un gran bel libro
S. (a D.M.)
Continuavi a parlare (verso Astor) sa dottore, continuava ... parlava in continuazione, diceva cose strane ... chiamava Astor, ... sì ..., chiamava anche lei, dottore ...

Lo credo, lo credo, un gran febbrone, signora Margherita. Ora lei deve solo riposare.
A. (verso D.M.)
Stanca, signora M.?
S. 
Continuavi a parlare, nel sonno ... incubi?
D.M.
Incubi, incubi, il Corvo che suona, ... ce l’ho ancora dentro alla pancia, ... la musica ...
S. (ad Astor, sottovoce, preoccupato)
Dottore, che sta dicendo, mi dica, me lo dica, se c’è qualcosa ...
Astor
Sentite, dopo i controlli, ... be’, ho avuto casi urgenti e qualche problema tecnico, ... e lei, signora Margherita, si è presa una bella influenza ... vede ... 
S.
Dottore, che c’è, da dire
A.
Signora Margherita, lei è incinta.
S.
Un bambino! E perchè così tanto tempo, per farcelo sapere ...
A.
Mi scuso, ma vedete, appunto, casi urgenti, e qualche problema tecnico. Nulla di grave. Tutto a posto
D.M. (tenta di alzarsi, ma crolla sul cuscino)
Spero un bimba ... spero.
A.
Si calmi, è stata male, deve riposare, ... stia tranquilla ... ora le faremo controlli ... qualcosa sta per nascere, dopo tutto questo agitarsi, qualcosa nascerà, signora Margherita.
S.
Una bambina? Se una bambina ... allora la chiameremo Mumuki.
D.M. (di scatto, spaventata)
Come? Come fai a sapere?
S.
Margherita, due notti, dico, due notti insonni a sentirti gridare quel nome ... vuoi che non me lo ricordi? Lo sai solo tu, da dove viene ...
Buio.
Comincia il brano Mumuki, di Astor Piazzolla.
Alla fine del brano, pianto di un neonato. Luce blu, e continua il pianto del bimbo. Entra in scena Sabina, con Mumuki (la neonata) tra le braccia.
Sabina
È una bimba, è femmina, è femmina!!!
Esce.
Buio. 

FINE