L’incubo

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I’ INCUBO

L’ INCUBO

(Girolamo D’Italia)

Rappresentato per la prima volta la sera del 12 marzo 1912 al Teatro Verdi di Bologna, dalla Compagnia del Gran Guignol di Bella e Alfredo Sainati.

PERSONAGGI

OSTE

OSTESSA

LENA

CARLO

GIOVANNI

IL LOSCO

Primo RIVENDITORE di coltelli

Secondo RIVENDITORE di coltelli

Primo NEGOZIANTE di stoffe

Secondo NEGOZIANTE di stoffe

VIOLANTE

ZAZA’

PIETRUCCIO

UN GIROVAGO

UN APPUNTATO di Pubblica Sicurezza

Epoca attuale

La scena rappresenta un’osteria con alloggio in una grossa borgata. - In alto di fronte un ballatoio lungo il quale si trovano quattro porte numerate. Giù, lungo la parete di destra una scala di legno che mette nel ballatoio. -  Nel fondo vicino alla scala il banco con su litri, boccali ecc. -  Sopra il banco un cartello con la scritta a stampa: “Non si fa credenza”. - Subito verso sinistra la comune che mette sulla strada. Più a sinistra una Madonna con un lumicino acceso. - Lungo la parete di sinistra due porte numerate: quella verso il fondo ha il numero sei. -  Molti tavoli dei quali sette servono per i perso­naggi che hanno azione come verrà indicato più sotto. — E’ la sera che precede il giorno del mercato.

ATTO UNICO

OSTE, OSTESSA, LENA, PETRUCCIO

Nel primo tavolo a destra sul davanti i due rivenditori di coltelli, nel secondo il Losco, nel terzo vari avventori, nel quarto Carlo. – Nel primo di dietro i due negozianti di stoffe, nel secondo Zazà e Violante, nel terzo e nel quarto vari avventori che poi lasceranno il posto a Giovanni e al girovago.

L’osteria rigurgita di gente che viene per il mercato di domattina, mercanti, rivenditori, mediatori, fattori, contadini. - Via vai continuo.L’ ostessa è al banco e prepara le ordinazioni, Lenasi sbraccia per portarle agli avventori aiutata dall’ oste.

OSTE   Un mezzo, un quinto.

OSTESSA  (a Lena)  Spicciati, tartaruga.

LENA  (affannata non ha braccia per servire)

OSTE  Un litro, una bottiglia di lambrusco. (grande chiaccherio nei tavoli: un mediatore fa vedere ad alcuni avventori dei campioni di grano)               

PIETRUCCIO  (avvicinandosial banco, piano al­l’ostessa) T’ho aspettata invano tutt’oggi.

OSTESSA  Non ho potuto.

PIETRUCCIO  Mi fai disperare.

OSTESSA  Va via!  Mio marito non ci stacca gli occhi da dosso.

PIETRUCCIO  Non èvero.

OSTESSA  Scostati....

OSTE  (avvicinandosi al banco per prendere un quinto)  Signor Pietruccio si accomodi: là c’è un tavolo vuoto.

PETRUCCIO  Non mi trattengo: ho fretta.

OSTE   E allora si spicci: il banco deve essere libero (s’allontana col quinto che porta a Carlo)

­OSTESSA  (a Pietruccio)  Hai sentito? Va via.

PETRUCCIO  (a ostessa)  Quando verrai?

OSTESSA  Presto.                                

PIETRUCCIO   Quando?  Domani?

OSTESSA  Tu scherzi col fuoco.

PIETRUCCIO (va al tavolo dove si trovano i due negozianti di stoffe)

IL LOSCO  (a Lena che gli passa dappresso) Lena, ascolta…

LENA (con un gesto di disprezzo)  Oh!

IL LOSCO (arrabbiato)  Un quinto!

PIETRUCCIO  (ai due negozianti di stoffe)  Mercatogrande domani: buoni affari!

Primo NEGOZIANTE  Grazie! (gli porge il bicchiere)

PIETRUCCIO  (assaggia il vino)

Secondo NEGOZIANTE  Vi abbiamo sempre servito. (offre da bere)

PIETRUCCIO  (assaggia)

Primo NEGOZIANTE  E vi siete trovato bene.

PIETRUCCIO  Sempre.

Secondo NEGOZIANTE  Abbiamo un campionario tutto nuovo.

PIETRUCCIO  Da donna?

Primo NEGOZIANTE  (ridendo)  Che siete scapolo?

PIETRUCCIO  Devo fare un regalo a mia cugina che si sposa.

Secondo NEGOZIANTE   Tagli da quattro a venti lire.

Primo  NEGOZIANTE (ridendo)  Quante cugine avete?

PIETRUCCIO  Ne ho dappertutto.

Primo NEGOZIANTE  Beato voi!

Secondo NEGOZIANTE  Venite al nostro banco. Potrete scegliere.

PIETRUCCIO Verrò (continuano piano)

CARLO  (piano all’oste che è venuto a portargli il quinto, sorseggiandolo) Voi conoscete bene i vostri avventori?

OSTE  (piano a Carlo)  Quelli del paese sì, ma capirà: la sera che precede il mercato con­vengono qui da tutte le parti negozianti, sensali, venditori ambulanti, girovaghi...

CARLO  Si dice che gli assassini mercoledì sera prima del delitto erano qui a bere. Non sapete fornirmi alcun indizio?

OSTE   C’ era tanta gente... non un tavolo vuoto…

CARLO  State in gamba perché alla prima reti­cenza vi faccio chiudere il vostro esercizio.

OSTE   (sgomento)  Oh! Signor delegato!…

CARLO  Sacram...!  Non fate quella parola! Io mi chiamo Carlo Martini esono un mediatoredi grano.

OSTE   Sì, signor Carlo.

CARLO Voi siete obbligato a fornirmi tutti gli schiarimenti che mi occorrono.

OSTE  Lo so.

CARLO  Questa notte dormirò qui. Dovete prepararmi una camera.

OSTE  E’ già  pronta. Il numero due là sul ballatoio. E’ la camera vicina alla mia.

CARLO  (indicando il Losco)  Chi è quel figuro al secondo tavolo?

OSTE  E’ il calzolaio che ha la bottega qui fuori. Un buon avventore.

CARLO  Si vede. E quei due là?

OSTE  Sono duevenditori ambulanti di tempe­rini, di forbici di Maniago.

CARLO  Lo so questo!

OSTE (tremante) Non li conosco. Sono forestieri. E’ la prima volta che capitano qui.

CARLO  Siete ben sicuro?

OSTE  Almeno  mi sembra.

CARLO  Badate! Ne va di mezzo a vostra licenza. Che non siano venuti qui sotto altre vesti...

OSTE  No, no.

CARLO  E quella ragazza che serve…

OSTE  La Lena?

CARLO (brusco)  Lei, lei!

OSTE  E’ un angelo, è una ragazza onesta.

CARLO  Si dice che sia la vostra amante.

OSTE  Non è vero.

CARLO  Essa èentrata nella camera del morto...

OSTE. E ne ha avuto un tale spavento che...

CARLO  Mi conosce? Sa chi sono?

OSTE  Oh lo sa!                                  

CARLO  Mandatemela qui.Fatemi portare un altro quinto.

OSTE   Sì, signor  d… signor Carlo.

CARLO  Ed ora riprendete il discorso sul delitto ad alta voce in modo che tutti possano pren­dervi parte. Avete capito?

OSTE   Sì, signor Carlo (allontanandosi - forte)  Un quinto!

IL LOSCO  (a Lena che gli porta il quinto) Per­ché mi sfuggi?

LENA  Perché mi siete antipatico.

IL LOSCO  Lo sai che ti amo.

LENA  Oh!

IL LOSCO  Ti ho preparato un paio di scarpine nuove della più bella vernice con due nastrini di seta.

LENA  Non le voglio, non voglio nulla da voi. (per allontanarsi)

IL LOSCO  Ascolta…

LENA (indicando Violante e Zazà)  Prendetevi  una di quelle due quelle fanno per voi! (s’ allontana)

IL LOSCO  (livido le fa dietro un gesto di minaccia)

PlETRUCCIO  (che frattanto è tornato al banco - all’ ostessa)  Siamo intesi?

OSTESSA  Non te l’ ho detto?

PIETRUCCIO  Trovati al mercato domani alle dieci.

OSTESSA  Se potrò.

PIETRUCCIO  Un momento.

OSTESSA Perché?

PIETRUCCIO  Voglio farti scegliere un bel vestito.

OSTESSA  Oh!

PIETRUCCIO  Verrai?

OSTESSA  Sì, ma va via ora.

PIETRUCCIO  Come sei paurosa stasera.

OSTESSA  Bada anche Lena ci osserva.

PIETRUCCIO  (s’ allontana)

VIOLANTE  (che si è avvicinata a Carlo)  Simpaticone!

CARLO (piano a Violante indicandole i due rivenditori di coltelli)  Osserva quei due tu, uni­sciti a loro.

VIOLANTE  (piano a Carlo)  Sì! (ritorna al suo posto)

OSTE  (che frattanto ha attaccato discorso coi due negozianti di stoffe - forte)  In paese non si parla d’ altro.

Primo NEGOZIANTE (forte)  Enon si è scoperto nulla?

OSTE  Nulla finora.

IL LOSCO Abbiamo una polizia qui che bisogna raccomandarsi l’anima a Dio.

Primo RIVENDITORE  Chi hanno ammazzato?

OSTE  Non lo sapete? Il fattore del principe di Collalto.

Primo RIVENDITORE  Ma quando?

OSTE  Mercoledì sera all’ Albergo del Cervo d’ Oro qui dirimpetto.

Secondo RIVENDITORE  Un pezzo d’uomo!

CARLO  (al secondo Rivenditore) Lo conoscevate?

Secondo RIVENDITORE  Frequentava tutti i mercati della provincia. Un signore.

OSTE  Era venuto per acquistare un paio di buoi. Aveva un portafoglio pieno di biglietti di banca e lo faceva vedere a tutti. C’erano tre buoni da mille.

IL LOSCO  Un merlo.

Primo RIVENDITORE  E com’è accaduto?

OSTE  Sono penetrati nella sua camera con chiavi false. L’hanno sorpreso nel sonno.

CARLO (a Lena che gli porta il quinto)  E tu fosti tra i primi ad accorrere... l’ hai veduto che era ancora caldo...

LENA  Ho udito delle grida...  l’osteria era piena di gente... sono entrata nella camera... il cadavere era in terra in una pozza di sangue... sono svenuta.

OSTESSA  L’ hanno portata qui in uno stato!

Primo NEGOZIANTE  Si teneva quella sera un comizio ai Prati. I carabinieri erano tutti là. Il dele­gato si trovava nella tribuna alle calcagna degli oratori per cogliere qualche parola da incriminare.

Secondo NEGOZIANTE  E intanto sgozzavano i galan­tuomini.

PIETRUCCIO  Sono salito anch’ io nella camera. Il morto era ai piedi del letto col capo riverso e il collo squarciato.

Primo NEGOZIANTE   Una mano esperta.

PIETRUCCIO   Poco discosto c’era un trincetto da calzolaio…

Secondo NEGOZIANTE   L’arma che servì al delitto....

PIETRUCCIO  Sembra.

OSTE  Alcuni dicono che sia sfuggito di tasca ad unodegli assassini.

Primo RIVENDITORE   Erano in molti ?

Primo NEGOZIANTE  Più d’uno sicuro.

PIETRUCCIO  Erano in tre.

CARLO  (a Pietruccio)  Come lo sapete ?

PIETRUCCIO  Ci sono dei testimoni che asseriscono di averli veduti uscire dal paese a notte inol­trata.

CARLO  Anche qui sono stati. Hanno bevuto un litro a questo tavolo. (movimento generale)

OSTESSA  Sotto calunnie che mettono fuori per screditare  la nostra osteria.

CARLO (al Losco)  Voi che siete del mestiere credete che con un trincetto da calzolaio si possa uccidere un uomo?

IL LOSCO (seccato)  Il cuoio lo accomoda bene ma sulla carne viva non ho ancora provato.

LENA  Cinico!

CARLO  E se anche fosse non lo verreste a rac­contare a me.

IL LOSCO (risentito)  Lei non mi ha mai pagato da bere per dirmi di  queste cose.

CARLO(porgendogli il quinto che non ha ancora toccato) Posso?

IL LOSCO  Ne ho qui: e l’oste mi fa credenza.

(risata generale)

PrimoRIVENDITORE  Bravo il Losco!

CARLO (al primoRivenditore)  Ne avete uno da farmi vedete?

Primo RIVENDITORE  Eccolo. (glielo porge)

CARLO (esaminandola)  E’ un arma terribile dav­vero. (a Lena fissandola) Era così?

LENA (allibita)  Non so, non l’ ho visto.

PIETRUCCIO  Preciso.

IL LOSCO (esaminandola)  Buona lama. (al Riven­ditore) Quanto costa?

Primo RIVENDITORE  Uno e cinquanta.

IL LOSCO  Mi occorre. Vi do una lira.

Primo RIVENDITORE  Troppo poco.

IL LOSCO  Fate il primo affare. Vi do uno e 25.

Primo RIVENDITORE  A voi.

IL LOSCO  (lo prende e paga)

VIOLANTE  (al primo Rivenditore)  Avete una bella forbice per me?

Primo RIVENDITORE    Quante ne vuoi ? (piano a Violante)  Sei libera questa notte?

VIOLANTE (piano)  Si…

Primo RIVENDITORE  (facendole vedete alcune forbici) Scegli.

VIOLANTE (piano)  Non basta una forbice...

Primo RIVENDITORE  Va là che saprò pagarti. Siedi.

VIOLANTE  (siede)

Primo RIVENDITORE  Mezzo litro.

OSTE (senza muoversi)  Mezzo litro.

OSTESSA (prepara - alcuni escono)

GIOVANNI (entra dalla comune - Oste gli va incontro, gli addita un tavolo vuoto)

GIOVANNI (siede)

OSTE  Buona sera, signor  Giovanni.

GIOVANNI  Avete una camera?

OSTE  Una sola, il numero sei. (indica quella al pian terreno in fondo a sinistra)

GIOVANNI  Va bene. Portatemi un quinto.

OSTE  Un quinto!

LENA (che ha osservato con gioia l’entrata di Giovanni e gli ha sorriso porta il mezzo al primo Rivenditore)  Vedete a che cosa servono i vostri coltelli? Ad ammazzare la gente.

Primo RIVENDITORE  Scimunita!

LENA (va al banco e prende il quinto che porta a Giovanni)

OSTE  (si è riavvicinato a Carlo)

CARLO (all’ oste)  Siete ben sicuro della Lena?

OSTE  (a Carlo) Oh povera bimba…

CARLO  Mi sembra tanto confusa...

OSTE  E’ ancora terrorizzata. Sono otto giorni che non mangia. Ha preso uno spavento!... (continuano piano)

LENA (a Giovanni)  Oh si che vi fate desiderare!...

GIOVANNI  Quindici giorni. Ma ho pensato sempre a te, sempre.

LENA  Non è vero.

GIOVANNI  Ho dovuto sbrigare molte faccende, ora sono libero... libero! Vuoi venire con me?

LENA  Se vorrei!

GIOVANNI  Ti tormentano qui?

LENA  Muoio se resto!

GIOVANNI  Chi? Il padrone?

LENA  Oh! Lui...

GIOVANNI  Quel Losco? Tutti!

LENA No, non è questo. So difendermi.

GIOVANNI  Devo acquistare due paia di buoi domattina al mercato. Alle nove passerò di qua colla mia carrozzella. Trovati pronta. Salirai con me. Vuoi?

LENA  Ho paura!

GIOVANNI  Non mi ami?

LENA Oh se ti amo!

GIOVANNI  E allora abbi fede in me. Anch’ io saprò difenderti.

IL LOSCO(che ha osservato con rabbia il col­loquio)  Un quinto!

LENA  (ha un sussulto - continuano piano)

CARLO  (all’oste indicando Giovanni)  Chi è quello là?

OSTE   E’ un piccolo possidente. Abita dieci miglia di qua.

CARLO  Ricco?

OSTE  Lo dicono.

CARLO  Mi sembra che faccia la corte alla Lena.

OSTE  Tutti le fanno la corte.

CARLO  Ma è tua?

OSTE (dando in una sghignazzata)  Oh! Con quell’orco di mia moglie!

(Entra un merciaiolo ambulante  - L’oste gli va incontro e gli indica l’unico tavolo vuoto)

MERCIAIOLO (prendendo posto)  Avete una camera per questa notte?

OSTE  Mi dispiace: l’osteria è piena. Non ho un buco a pagarlo un marengo.

MERCIAIOLO  Benone. Stasera non si trova allog­gio da nessuna parte. Dormirò alle stelle. Datemi da bere.

OSTE  (va al banco)

ZAZÀ’  (avvicinandosi al Merciaiolo) Vuoi venire con me?

MERCIAIOLO  No cara, sei troppo dipinta.

ZAZA’  (indispettita si allontana)

OSTE  (piano all’ ostessa)  Quello là voleva una camera.

OSTESSA  Non ce n’è più.

OSTE  La nostra...

OSTE5SA  Ah no! Quella di Lena piuttosto...

OSTE  Uno stambugio...

OSTESSA  Chi sa! Potrebbe bastargli.

OSTE  E Lena?

OSTESSA  Per lei... l’ accomoderemo in qualche modo. Prova.

OSTE  (prende il vino e loporta al Merciaiolo) 

ZAZA’  (che frattanto si è avvicinata ai dite negozianti di stoffe)  Siete soli ?

Primo NEGOZIANTE (sogghignando)  Noi due.

ZAZA’  Mi volete con voi?

Primo NEGOZIANTE   No, bella. Con noi non c’ è niente da fare.

ZAZA’  (con  un’ alzata di spalle va al tavolo dei due venditori di coltelli)

VIOLANTE  (a Zazà)  Qui c’èposto anche per te.

Secondo RIVENDITORE  Ma sì. Vuoi bere ? (a Zazà)

ZAZÀ’  (sedendo)  Non ho più sete.

Secondo RIVENDITORE(ridendo)  Bel caso.

ZAZA’  Venite fuori?

Secondo RIVENDITORE  A momenti.

GIOVANNI (piatto a Lena)  Verrai?

LENA (piano a Giovanni)  Sì.

IL LOSCO (guardandoli inviperito) Ho ordinato un quinto.

GIOVANNI (piano a Lena)  Non portarglielo.

LENA  Non posso esimermi!

GIOVANNI  Se ti dice una parola lo strozzo!

LENA  Abbi prudenza, Giovanni! E un brutto ceffo! E’ armato.

GIOVANNI   Non mi  fa paura.

LENA  Pazienta!  E’ l’ultima sera. (va al banco a prendere il quinto per il Losco e glie lo porta)

OSTE  (al Merciaiolo continuando il discorso)  Se vi adattate...

MERCIAIOLO  Quando c’è un letto...

OSTE  C’ è una branda...

MERCIAIOLO  Tant’ è. All’ alba dovrò essere in piedi.

IL LOSCO  (a Lena)  Civetta! 

LENA  Smettetela voi, che è meglio.

IL LOSCO  Tu mi farai commettere una sciocchezza.

LENA  Me ne infischio di voi!

IL LOSCO  Quel Giovannino mi guarda in cagnesco, chiedigli un pò se gli occorre un parere.

LENA  Oh  oh!                            

IL LOSCO  Tu devi esser mia!

LENA  Vostra? Mai!

IL LOSCO  Oh se ti avrò!

LENA (per allontanarsi)  Mi fate schifo!

IL LOSCO  Ah? (1’afferra per un braccio)

LENA  (dà un grido)

OSTE5SA  Lasciatemi stare la ragazza. Ha da lavorare stasera.

GIOVANNI  (livido alzandosi)  E sopra tutto le mani a casa.

IL LOSCO  (torvo a Giovanni)  Cosa c’ entrate voi?

OSTE  (pronto intervenendo - al Losco)  Ma  sta fermo tu! (lo rimette a sedere - a Gio­vanni) E voi chetatevi: delle beghe nella mia osteria non ne voglio.

IL LOSCO  Se quel signorino  volesse uscire con me...

GIOVANNI  E perché no? Ho voglia d’ insegnarvi la strada.

IL LOSCO  E anche io di...

OSTE  (rimettendolo a posto)  Ma finiscila!

IL LOSCO  Perché ha quattro soldi in tasca cre­derebbe d’ imporsi.

GIOVANNI  Vi farebbero comodo?

VIOLANTE   La piccina ha trovato il suo paladino.

Primo RIVENDITORE  Mi è antipatico quello là.

Secondo RIVENDITORE  Anche a me.

VIOLANTE  Ditegli qualche cosa.

IL LOSCO  (a Giovanni) Non è qui il vostro posto. Andate al Cervo d’Oro.

Primo RIVENDITORE (forte)  Ha ragione: al Cervo d’Oro. Quello è il ritrovo delle carte da mille.

Secondo RIVENDITORE   Là sanno farle ballare.

IL LOSCO  A punta di coltello.

GIOVANNI (ai due rivenditori)  E voi tentate di avviare l’industria anche qui.

Primo RIVENDITORE  (alzandosi)  Mascalzone! (tutti sono in piedi - l’oste si affanna per metter pace)

OSTE (ai due Rivenditori)  Che parole sono queste ! (a Giovanni)  Nella mia osteria non praticano che persone per bene.

GIOVANNI  Ah lo vedo!

LENA (piano a Giovanni)  Non rispondere, ti scongiuro!

VIOLANTE (ai due rivenditori)  E’ meglio che usciamo. Vi aspetto all’ angolo della strada.

Primo RIVENDITORE  Sì, sì, è meglio perché altri­menti.... (forte) Il conto!

VIOLANTE e ZAZÀ’ (escono)

OSTE  (accorre)

Primo RIVENDITORE (mentre paga all’ oste)  Quel milordino mi fa prudere le mani.

IL LOSCO  (che si è avvicinato)  E anche a me.

OSTE (piano)  Badate… (indicando Carlo)  Quello là è un delegato.

Primo RIVENDITORE   E che importa a me? So come sto.

Primo e Secondo RIVENDITORE (s’avviano per uscire e pas­sano davanti a Giovanni - in tono canzonatorio) Coltelli, forbici, temperini...

GIOVANNI  (alzandosi  di scatto e togliendo fuori il portafoglio)  Carte da mille…

Primo RIVENDITORE  (sull’uscio)  Buon pro! Ma non uscite con noi.

GIOVANNI  Avete le vostre belle là fuori non voglio disturbarvi.

Secondo RIVENDITORE  A un’ altra volta.

IL LOSCO (a Giovanni)  La bella mia resta qui approfittatene! (escono sghignazzando - l’osteria si sfolla)

LENA (sgomenta)  Che facce proibite!

GIOVANNI  Ma che! Avevano bevuto. Ecco tutto.

CARLO (a Giovanni)  Però, giovanotto, non conviene in questi luoghi mostrare il portafoglio pieno di denaro.

GIOVANNI  Tanto io non esco. Dormo qui.

CARLO   Meno male. (all’ oste) Ritorno a mo­menti. (via)

GIOVANNI (all’ oste)  La mia camera è questa?

OSTE (indicando il numero sei)  Questa.

GIOVANNI  Buona notte.

LENA (gli sorride)  Buona notte.

GIOVANNI (entra nella sua camera)

IL MERCIAIOLO  E la mia?

OSTE  Venite, vi accompagno (prende il lume, salgono la scaletta e s’addentrano nel corri­doio - restano solo 1’ ostessa e Lena - met­tono a parte litri e bicchieri, addossano tavole e sedie contro il banco lasciando libera la scena sul davanti).

OSTESSA (acre)  Questa sera hai tenuto un con­tegno indecente. Per poco non provocavi una lite.

LENA  Da che pulpito viene la predica!

OSTESSA  Cosa vorresti dire?

LENA  Eh niente!

OSTESSA (sardonica)  Ti piace quel giovanotto?

LENA  Che importa a voi?

OSTESSA  Io parlo per il tuo bene.

LENA  Ci penso io al mio bene!

OSTESSA  Il Losco sarebbe molto più adatto per te.

LENA  Ma prendetelo voi!

OSTESSA (ghignando)  Io? Io ho marito.

LENA  Già. E Pietruccio? Il bel  Pietruccio?

OSTESSA (livida)  Maledetta vipera ! Frena la lingua.

OSTE (comparendo al sommo della scala)  Permiracolo, litigate!

(Bussano alla porta)

OSTE (scendendo la scala)  Bussano.

LENA  Chi sarà mai a quest’ora!

OSTESSA (a Lena)  Va a vedere: apri.

LENA  Io non ci vado.

OSTE  Sciocca, è il delegato. (socchiude la porta a mezza voce) E lei, signor Cavaliere?

CARLO (entra seguito da un appuntato di pub­blica sicurezza - a lui)  La mia camera è là. (l’indica)  Questa notte dormo vestito. Mi raccomando. (all’oste) La chiave.

OSTE (gliela porge)

CARLO  (alla guardia) A voi! (gli dà la chiave)  Chiudete e tornate sul posto: e non vi movete che per venirmi a chiamare.  Siamo intesi?

GUARDIA  Sì signore.

CARLO  Fate piano per non disturbare quelli che dormono.

GUARDIA  Non dubiti. (esce - lo si sente chiudere a chiave la porta dall’ esterno)

CARLO (all’oste)  Ricordatevi di non chiudere i catenacci.

LENA (sempre più impaurita)  Cosa accadrà mai questa notte!

CARLO Nulla, nulla: non abbiate timore. Siamo troppo pronti. Si dormirà più tranquilli del solito. Buona notte! (sale la scala - 1’ oste l’accompagna con la candela accesa - entrano nel numero due)

LENA  Ha un bel dire lui: ma si teme qualcosa.

OSTESSA  E che importa a noi? Noi siamo al sicuro. Abbiamo incasa nientemeno che un ispettore di pubblica sicurezza.

LENA  Perché non gliela fanno sotto il naso anche a loro!

OSTESSA  Lascia andare. Piuttosto preparati il letto: dormirai qui: la tua camera fu affittata.

LENA  Eh! l’ho sentito. Per me basta un canile.

OSTESSA  Un buon materasso del mio letto ti  darò che non meriteresti. Tu non conosci la gratitudine.

LENA  I quattrini ve li prendete voi!

OSTE   (uscendo dal numero duedal pianerottolo) Presto: il letto per la Lena.

OSTESSA  Butta giù un materasso, un lenzuolo, una coperta.

OSTE  (entra nel numero tre)

OSTESSA (a Lena)  Resti vicina al tuo bello. Chi sa che non venga a farti una visita.

LENA  Se fosse Pietruccio restereste voi qui!

OSTESSA  Sfacciata!

OSTE  (uscendo dal numero tre  con materasso, lenzuolo e coperta sulle spalle)  Litigate ancora? (getta giù l’involto e scende la scaletta).

O5TESSA  Lascimunita ha paura di dormire qui. (accomoda il letto a Lena) Aiutami se ti pare: è per te.

OSTE  Si è impressionata dei discorsi di questa sera. Ma c’è il modo di accontentarla. (a Lena) Tu vai su con la tua padrona: resterò io qua. Sei contenta?

OSTESSA  Ah no! In camera mia non la voglio.

LENA (rimboccando le lenzuola)  Né io ci voglio venire.

OSTE   E allora adattati qua. E’ mezzanotte. (ac­cende una candela che lascia per Lena su un tavolo presso il letto) (alla moglie) An­diamo! (salgono la scaletta - entrano nella loro camera al numero tre) Buona notte.

LENA  (resta un istante abbattuta) Tant’è ! (si spoglia - guardando al numero sei) Caro! lui dorme... non sa in che costernazione mi trovo! (verso 1’immagine della Madonna) Madonna aiuta­temi Voi ! (si leva la sottana, spegne la candela e si caccia sotto le colti; Si addormenta – Ha un sonno agitato. La scena è buia, illuminata solo dalla lampadina ad olio appesa davanti 1’immagine della Ma­donna - S’ode da lungi il suono di un organetto - una musica dolce e melanconica che blandisce il silenzio notturno e continua per tutta la durata del sogno, fitto all’ uscita di Giovanni – Ad un tratto con un doppio giro di chiave s’apre dall’esterno la porta di strada e si affacciano il Losco e i due Riven­ditori di coltelli. S’avanzano  cauti in punta di piedi e parlano a mezza voce. Il primoRivenditoreha in mano una lampada cieca)

Primo RIVENDITORE (indicando il numero sei)  E’ là.

Secondo RIVENDITORE (al Losco)  Pronto.

IL LOSCO  Non dubitate. E’ un  momento.

LENA  (si scuote, solleva il capo allibita)

Secondo RIVENDITORE  (cautamente introduce una chiave nella toppa del numero sei, apre, sta un momento in ascolto poi entra seguito dagli altri due. Lena balza dal letto stravolta. S’ode all’interno un lamento subito soffocato. Lena d’un balzo si precipita verso la porta: s’arretra: i tre escono e Lena sale vertiginosamente la scaletta e si sofferma nel ballatoio contro un uscio bene in vista del pubblico. I tre si avvicinano al tavolo presso il lettuccio)

Primo RIVENDITORE  (al Losco)  Sei sicuro del colpo ?

IL LOSCO   Quello non parla più.

Secondo RIVENDITORE  E il portafoglio?

IL LOSCO  E’ qui. (lo apre) Una, due, tre…tre carte da mille.

Primo RIVENDITORE (fregandosi le mani)  Benone!

Secondo RIVENDITORE  (urta col piede illettuccio di Lena) Un letto!…(toccandolo) E vuoto!

Primo RIVENDITORE  (toccandolo)  E’ caldo!

Secondo RIVENDITORE  Siamo scoperti!

IL LOSCO   Unrespiro!

Primo RIVENDITORE (gira la lampada: gli altri due lo aiutano nella ricerca affannosa - il Losco sale strisciando alcuni gradini della scaletta).

LENA  (addossata alla parete nella penombra trattiene il fiato, si fa piccola, piccola. per non essere scorta).

Primo RIVENDITORE  Non c’è alcuno.

Secondo RIVENDITORE  Il letto è caldo: qualcuno c’era.

IL LOSCO  E ci ha visti.

Secondo RIVENDITORE  Bisogna scovarlo.

IL LOSCO  Ammutolirlo.

Primo RIVENDITORE  Sss!

(tutti tendono le orecchie - controscena di Lena)

IL LOSCO  Nulla!

Primo RIVENDITORE  Non ci facciamo pigliare, per Dio!  Usciamo.... presto!

(i tre escono)

LENA (scende terrorizzata dalla scaletta - si sof­ferma in mezzo alla scena ansando - va verso la porta del numero sei, esita, stende le mani verso l’ immagine della Madonna). Vergine Santa,pietà! (entra nel numero sei, ne esce subito) Quanto sangue! Quanto sangue! (ha un singhiozzo) Giovanni, Giovanni mio! (si divincola un istante, poi stramazza ansando sul letto - La musica tace)

GIOVANNI  (uscendo dal numero seicon una candela accesa che appoggia sul tavolo). Mi èsem­brato di udire un lamento.... (vede la fanciulla) Lena!(le si inginocchia dappresso) Lena mia ! (chiamandola a mezza voce) Lena.... Lena!

LENA (si desta, si guarda d’attorno trasognata)  Giovanni   sei vivo! ..sei salvo!

GIOVANNI  Ma cos’hai  Come sei qui?

LENA  Ho fatto un sogno orribile! Ho avuta tanta paura ... tanta paura!

GIOVANNI (sollevandola)  Povera bimba!Come titrattano.

LENA  Non angosciarti! Ora sono tranquilla, sono felice!

GIOVANNI  Vieni con me.... vieni con me....

LENA  No, no ora.... Giovanni....

GIOVANNI  Non ti lascio qui sola.... vieni… vieni... (la trascina ansante nella sua camera)