L’indemoniata

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L’INDEMONIATA

Intermezzo

di LOPE DE VEGA

Traduzione di G. Marcellini

PERSONAGGI

IL PADRE (Sarmiento)

INES, sua figlia

PEDRO, l’innamorato

GIL, servitore

PASQUAL, servitore

Commedia formattata da

Gil                                   - (entra con Pasqua! parlando) No, caro mio, non ti consiglio di gareg­giare con me. Avre­sti sempre la peggio. Pasqua! Taci, stupido. Io gareggiare con te? I tuoi indovinelli sono tanto scemi che non mi degno di proporti i miei. Non ho mai sentito in vita mia una cosa cosi sciocca.

Gil                                   - Ah! ti sembrano stupidi? Stammi attento: mettiamo che ci sia un cacciatore che vada, fucile sulle spalle, per i campi. Giunge ad un'osteria e vede sette passeri sul tetto. Spara e ne uccide due. Quanti ne re­stano ?

Pasqual                            - Che domanda difficile! Mi hai messo pro­prio in imbarazzo. Se i passeri sono sette e ne vengono uccisi due ne restano cinque: è chiaro.

Gil                                   - Quanto sei asino! Di sette due ne uccido, e gli altri se ne volano via. (E’ chiaro come il sole.

Pasqual                            - Eh, già!

Gil                                   - Dunque non ne resta alcuno. (Lo deride).

Pasqual                            - Mi riconosco superato e confesso la tua vittoria. (Entra Pedro avvolto in un mantello).

Gil                                   - Vedi quel tipo travestito che se ne viene di sop­piatto? Andiamocene, non mi ispira fiducia. (Se ne vanno).

Pedro                               - Grazie al cielo se ne sono andati. Io non posso metter piede in questa strada senza incontrare questi due, nemici della mia felicità, perché sono i servi di quel signore la cui figlia mi ha rubato il cuore tanto che non mangio né dormo più, ma penso solo a lei. A quest'ora essa è solita parlare con me. Pss! Pss!

Ines                                  - (alla finestra) Chi è?

Pedro                               - Ohi altro dovrèbbe essere se non colui la cui anima è immersa nell'adorazione della divina bellezza dei tuoi occhi!

Ines                                  - Lascia le gentilezze! E che non ti venga più in mente di ritornare in questa strada. Mio padre e mio fratello si sono messi in sospetto a causa del tuo girel­lare qua intorno, tanto che io ne ho avuta molta paura. Quindi vattene e non ritornare mai più.

Pedro                               - E' mai possibile? Puoi respingermi per la­sciarmi così, solo, nel mondo tanto grande?

Ines                                  - Che vuoi da me? Parla più piano perché mio padre è in casa. Io t'ho già detto che non c'è più nes­suna speranza.

Pedro                               - Ti prego per tutti i santi di ascoltare le poche parole che ti devo dire. Esse meritano che tu mi conceda una così lunga udienza.

Ines                                  - Presto, non trattenermi a lungo, mio padre può venire da un momento all'altro.

Pedro                               - Se farai quanto ti suggerisco, spero di en­trare in casa tua; anzi, tuo padre stesso mi farà entrare.

 Ines                                 - Come? Se mi prometti che non ci sarà nessun pericolo per me io farò come vorrai.

Pedro                               - Sai che da poco è arrivato in paese uno stre­gone, un esorcista... uno di quelli che cacciano i cattivi spiriti. Per giungere al nostro scopo non devi far altro che comportarti come un'indemoniata e... lasciar fare a me. Quando vedranno il tuo stato manderanno a chia­mare l'esorcista e son ben io chi si spaccerà per questi.

Ines                                  - Gesù Signore! Dovrò diventare indemoniata?

Pedro                               - No, non mi hai capito: basterà che tu lo sembri.

Ines                                  - Bene, se non è che questo... lo farò.

Pedro                               - Però sta attenta, eh! di non esagerare. Devi soltanto parlare a vanvera, invocare Venere, Giove, dire che vuoi volare in cielo, ballare, correre intorno e ba­stonare i servitori.

Ines                                  - Bene, ho capito. Voglio cominciare subito.

Pedro                               - Io sono il più felice di tutti gli uomini. Fi­nalmente potrò raggiungere quella felicità che ho tanto bramato inutilmente.

Ines                                  - (si precipita dentro come ossessionata, dietro di lei il padre ed i servitori) Qui, Venere, Apollo, Mar­te, Giove, Saturno, Minerva; tutti voi io invoco, non mi riconoscete voi? Io sono vostra signora e padrona. Qui, voi cani, e tu vecchio, vieni e confessa, non sei tu che mi hai cacciato il diavolo in corpo?

Gil                                   - Rispondete di sì, signore, altrimenti lo dico io ciò che voi avete cacciato in corpo.

Il Padre                            - Via da me, pazzo svergognato, va via.

Ines                                  - E tu furfante, non devi essermi venuto vicino per niente. (Dà uno schiaffo a Gii).

Gil                                   - Ahi! Ahi!

Il Padre                            - Ma cosa sarà mai questo! Cosa avrà mai mia figlia?

Pasqual                            - Signore, è certamente ossessionata, mi pare chiaro come il sole. Tutto ciò che dice e fa è proprio di quella gente che ha il diavolo in corpo.

Il Padre i                          - Venite un po' qua. Chi di voi sa dove abita l'esorcista che è giunto da poco?

Gil                                   - Io lo so, signore. E' qui vicino.

Il Padre                            - Allora, va' subito a chiamarlo e portalo qui al più presto possibile, perché ne abbiamo urgente bisogno.

Gil                                   - Vado. (Esce).

Ines                                  - Nell'aria voglio volare, verso il cielo...

Il Padre                            - Figlia mia, resta tranquilla... non met­termi in tanta ansia!

Ines                                  - Voi, razza di ladri: voi ladri della mia feli­cità, via di qua! Non tormentate la mia anima, lascia­temi seguire la felicità che mi volete togliere. (Entra Gii con Pedro travestito da esorcista).

Pedro                               - Dov'è l'ossessa? Ubi est mulier quae demonium in corpore suo habet?

Il Padre                            - Signor esorcista, siate benvenuto. Vi prego per l'amor di Dio, salvate mia figlia.

Gil                                   - Vi prego, salvate la mia padrona.

Il Padre                            - Vattene, disutilaccio, non disturbare il signore. E voi, signor esorcista, incominciate la cura. Mettetevi a vostro agio.

Gil                                   - Si, sì, egli si metterà a suo agio, non occorre dirglielo.

Ines                                  - Oh! tu, gioia degli occhi miei, vieni come eravamo d'accordo!

Pedro                               - Attenzione, questo è il diavolo che parla per sua bocca. E' necessario rispondergli nello stesso modo. Sì, gioia dell'anima mia, io vengo, e se tu resti fedele alla tua promessa puoi essere sicura che io ti sarò fedele fino alla morte. Però è necessario per la sua salvezza che tutti si coprano il viso, poiché è una regola di Aristotile: Nihil Bacchum Cum Ataro!

Il Padre                            - Svelti, voi ragazzi, bendatevi gli occhi. (Tutti si bendano).

Gil                                   - Fermi, mi sono dimenticato un occhio. (Si copre).

Pedro                               - Demonius maledictus qui intravit in corpore nrulier et tentavit... questa donna. Exi... vattene...

Gil                                   - Aprite bene la bocca, signorina, perché vi vuol togliere il diavolo di dentro.

Pedro                               - Sta zitto, bestione, lasciami lavorare, non disturbarmi.

Il Padre                            - Vattene, maledetto ragazzo, non inter­rompere il signore nel suo lavoro.

Pedro                               - Io ti ordino per la potenza che ho su di te e ti comando di lasciare all'istante il corpo di questa fanciulla.

Ines                                  - Aaaaaaaaaah!

Pedro                               - Tranquilla, tranquilla, ora viene il diavolo e se ne va dal vostro corpo, lo vedete? Lo vedete voi?

Gil i                                 - Veramente io non vedo niente.

Il Padre                            - Da chi è andato?

Gil                                   - Dal gran Mogul certamente.

Pedro                               - Ora la guarigione è compiuta, il diavolo è cacciato. Però, perché vostra figlia si rimetta bene, bisogna che io rimanga vicino a lei venti o trenta giorni. E' ancora troppo debole, ed è necessario darle da mangiare bene, qualche cosa di sostanzioso.

Il Padre                            - Mio nobile signore: ma voi dovete stare con noi non solo trenta giorni, ma parecchi mesi: sa­rete nella mia casa massimamente onorato. Voi, servi­tori, portate a mia figlia in fretta da mangiare, e tutto ciò che vi comanda questo signore e fate come se io stesso vi avessi dato il comando. Ora, signore, venite nella stanza da pranzo che vi voglio ospitare come merita il servizio che mi avete fatto. (Esce con Pedro e Ines).

Gil                                   - Dimmi dunque, agli indemoniati si dà da mangiare bene?

Pasqual                            - (Certamente, stupido, si dà loro da man­giare bene, perché siano forti contro ciò che fa loro il diavolo.

Gil                                   - Allora, se è così, caro mio, voglio diventare indemoniato anch'io.

Pasqual                            - Che cosa dici bestione?

Gil                                   - Non ci pensare. Perché non potrei essere an­ch'io indemoniato come ogni altro? Attento, io mi pre­cipito dentro e grido: Venere, Apollo, Marte, Giove...

Pasqual                            - Fa come ti pare. Però io starò zitto zitto solo se mi prometti metà di tutto quello che ti daranno.

Gil                                   - Va bene. Siamo intesi. Vieni, dunque.

Pasqual                            - No, va da solo, io resto qui. (Gii esce). Veramente è un bel pasticcio quello che sta combinando quel pazzo.

Pedro                               - (entrando) Ci può essere un uomo più felice di me?

Pasqual                            - Signore, come sta la mia padrona?

Pedro                               - Molto meglio ed è anche più tranquilla.

Gil                                   - (di dentro) Nel cielo voglio volare. Giove, Marte, Apollo, nel cielo, io ho ancora due miglia di strada.

Pedro                               - Che cosa c'è?

Pasqual                            - Ve lo voglio dire, signore. Quello stupido di Gii ha sentito che la figlia del padrone deve mangiar molto bene e si vuole mostrare indemoniato anche lui nella speranza di essere trattato ugualmente. Siccome egli mi prende sempre in giro, io mi vorrei vendicar dato che se ne presenta l'occasione. Se mi volete aiutare...

Pedro                               - Lascia fare a me, gli voglio dare una lezione della quale dovrà ricordarsi. Portami un bastone ed una corda e lasciami solo con lui.

Pasqual                            - Va bene. (Porta la roba ed esce).

Gil                                   - (entra di corsa) Venere, Giove, Apollo, non mi conoscete voi? Io sono colui che tutti vi può bastonare.

Pedro                               - Maledetto diavolo, cosa vuoi?

Gil                                   - Da mangiare, da mangiare, signore.

Pedro                               - Bacia questa croce, maledetto demonio.

Gil                                   - No, io sono un diavolo che non se ne va se non gli date una bella pietanza di cavoli e rape.

Pedro                               - Quot legiones?

Gil                                   - Legiones?... Legioni di... roba arrosto e lessa, polli, gnocchi.

Pedro                               - Ah! ti conosco chi sei. Gettati alle mie gi­nocchia, ti voglio trattare come meriti. (Gii si inginocchia e Pedro gli lega le mani) Demonios quid petis? Cosa domandi?

Gil                                   - Mangiare! Da mangiare bene!

Pédro                               - No. Per tutta punizione dovrai digiunare per trenta giorni.

GlL                                  - Ma signor esorcista, parlate sul serio? Ma voi vi sbagliate!

Pedro                               - Resta stabilito quanto ho detto. Per un mese non avrai niente da mangiare.

Gil                                   - Ehi! dico! Ma io sono rovinato! Io non sono affatto indemoniato!

Pedro                               - No, spregevole diavolo, non mi imbrogli. Cosa vuoi?

Gil                                   - Mangiare!

Pedro                               - Mangiare? Ora te ne darò tanto da saziartene. (Lo bastona e se ne va).

Pasqual                            - (entra) Voglio vedere cosa fa Gii e se l'esorcista lo ha curato. Ah! è qui. Cosa vedo? Sei legato?

Gil                                   - Sì, mi hanno legato perché mangiavo troppo. Sono così sazio che non potrei mangiare più neppure un bocconcino. Ma, per l'amor del cielo, liberami!

Pasqual                            - Ah! così? Ora andiamocene.

Gil                                   - Non ancora. Prima ti debbo dare la metà di ciò che ho ricevuto.

Pasqual                            - No, no, lascio a te la mia parte e non esigo nulla.

Gil                                   - Eh, no, i patti sono patti.

FINE