L’indovinello

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L’INDOVINELLO

Commedia in forma di ‘Corto Teatrale’

di Mario Alessandro Paolelli

Personaggi:

PI (uomo o donna)

EFFE (uomo o donna)

Scena:

La scena propone una struttura a ‘scatola con tre pareti’ di questo tipo:


Questo è il palcoscenico visto in pianta, dall’alto. In grigio è il pavimento dello stesso e in nero sono le pareti della scatola. I due cerchi sono le teste dei personaggi CI ed EFFE.


Questo è il palcoscenico visto in prospetto, così come lo vedrebbe lo spettatore seduto in platea. In grigio è il pavimento dello stesso e in nero sono le pareti della scatola. I due cerchi sono le teste dei personaggi CI ed EFFE. Se questo tipo di effetto non potesse essere raggiunto, vuoi per l’inclinazione del palcoscenico vuoi perché le quinte non sono abbastanza alte da coprire quasi totalmente i protagonisti, oppure se si ritiene che gli attori non siano sufficientemente esperti nel poter supportare l’intero atto con il solo dialogo, si suggerisce di dotare entrambi i personaggi di calzamaglia nera con la quale possono uscire dalla scatola e recitare sfruttando tutto lo spazio che loro, ed il regista, ritengono opportuno. In questo caso gli attori si vestiranno solo alla fine, recitando le ultime battute. L’illuminazione non è spinta anzi, dovrebbe essere fioca o comunque non eccessiva dato che, alla fine della commedia, dovrà notarsi un cambio di luce come se dall’alto arrivasse un raggio di sole. CI ed EFFE possono essere sia uomini che donne oppure un uomo ed una donna, non ha importanza ai fini della storia. Sono vestiti in un modo particolare che non dovrà essere visibile allo spettatore fino alla fine. Ecco perché è possibile vedere solo la testa dei personaggi o, al limite, le braccia che saltuariamente potranno essere appoggiate sui bordi della ‘scatola’ in cui CI ed EFFE si trovano.

ATTO UNICO

EFFE, quello sulla destra, sembra quasi assente.

CI - Sembri assorto in chissà quali processi mentali! (Effe non risponde) Dicevo che oggi ti vedo particolarmente allegro… (Effe non risponde) Forse sarebbe più divertente parlare con un tartufo: anche lui sta zitto, ma almeno profuma!

EFFE - Eh? Dici a me?

CI - No, spesso mi capita di parlare da solo e purtroppo spesso mi prendono per matto. Ma sono contento di avere amici come te che sanno ascoltare i disturbati di mente come il sottoscritto…

EFFE - Scusami, inseguivo i miei pensieri…

CI - Pensieri? Come può un cervello in quiescenza come il tuo avere dei pensieri?

EFFE - Pensavo alla nostra vita.

CI - Nostra? Però!

EFFE - Però cosa?

CI - È bello pensare che qualcuno pensi alla tua vita…

EFFE - Ma no, dicevo nostra per demagogia. È alla “mia” vita che pensavo.

CI - Però…

EFFE - Però cosa?

CI - Io divido la tua stessa sorte, per cui l’aggettivo “nostra” non è del tutto sbagliato, giusto?

EFFE - Già, già…

CI - Però…

EFFE - Però cosa?

CI - È anche vero che fortunatamente io non sono te, altrimenti mi sarei già ammazzato, per cui quel “nostra” non mi piace più… che ne dici?

EFFE - Già, già…

CI - Però…

EFFE - Però cosa?

CI - Qui non c’è nulla, quattro pareti, i nostri amici che dormono qui in terra e noi. Le interazioni sono poche e sempre le stesse. Credo che il “nostra” sia corretto. Sei d’accordo?

EFFE - Già, già…

CI - Ma non puoi rispondere sempre con un “già, già”! Crea un contraddittorio, dimmi cosa pensi di quello che dico! Sembra che sto parlando da solo! Quasi quasi avallo di nuovo l’ipotesi del tartufo…

EFFE - Ma scusa, se sono d’accordo con te che altro ti devo dire?

CI - Tra dire “si” e dire “no” c’è tutto lo Zingarelli in mezzo! Che cavolo!

EFFE - Forse dovremmo dormire, come fanno loro.

CI - Ma che tristezza! Lavoriamo e dormiamo, dormiamo e lavoriamo. Movimentiamo un po’ la faccenda.

EFFE - Un Alli-galli?

CI - Ora non esageriamo…

EFFE - Beh, allora proponi tu.

CI - Facciamo un gioco.

EFFE - Che gioco? Lo sai che più di tanto non ci possiamo muovere…

CI - Facciamo un gioco tranquillo, in fin dei conti bisogna solo ammazzare il tempo in modo diverso dal solito… Un indovinello?

EFFE - Tipo?

CI - Tipo un indovinello, che vuol dire “tipo”? Io ti dico un indovinello…

EFFE - E io trovo la soluzione?

CI - No, come ti viene in mente! Io ti dico l’indovinello e ti do anche la soluzione, poi torno a parlare col mio tartufo. È chiaro che tu devi trovare la soluzione!

EFFE - Shhh. Ho capito ma tu parla piano altrimenti li svegli. Dai, dimmi questo indovinello.

CI - Calma, prima fissiamo le regole.

EFFE - Un po’ come il nostro lavoro…

CI - Si, cioè no, va beh supponiamo di si, come il nostro lavoro. Dicevo, io ti descrivo una situazione e un certo fatto che è accaduto e tu devi capire come è accaduto questo fatto facendomi delle domande. Attenzione però perché io potrò rispondere solo “si” o “no”. Capito?

EFFE - Si.

CI - Non preferisci che ti faccia un esempio?

EFFE - (sembra che si sforzi per dire qualcosa ed invece esclama un semplice) No.

CI - Allora se sei sicuro comincio…

EFFE - (sembra che si sforzi per dire qualcosa ed invece esclama un semplice) Si.

CI - Guarda che sono io che devo rispondere solo con un “si” o con un “no”, non tu!

EFFE - (sembra che si sforzi per dire qualcosa ed invece esclama un semplice) Si.

CI - Mmmmh… i tuoi neuroni hanno l’agilità di un gatto di marmo. Ascolta: io spiega te storia strana. Tu fa domande e io risponde. Se tu bravo, tu indovina perché storia essere strana!

EFFE - Ah! Ho capito, ho capito! Dai, dimmi la storia.

CI - Finalmente. Dunque, c’è un tizio che vive in un grattacielo, al tredicesimo piano. Ma ogni volta che deve salire al suo appartamento, prende l’ascensore, arriva al sesto piano, scende e si fa gli altri sette piani a piedi. Perché?

EFFE - Boh. (Ci guarda Effe come se fosse un minorato e, comunque, aspettandosi qualche domanda dopo quel secco “boh”. Invece non accade nulla, Effe non dice più nulla e continua a guardare Ci aspettando chissà che cosa. La situazione dei due che si guardano assolutamente muti va avanti per qualche interminabile secondo)

CI - Tu non sei normale.

EFFE - Perché?

CI - Ma come perché? Ti ho detto che mi devi fare delle domande se vuoi arrivare alla soluzione dell’indovinello!

EFFE - Va bene.

CI - Forza. Ma ricordati che io posso rispondere solo con un “si” o con un “no”!

EFFE - Allora… perché questo tizio che vive in un grattacielo, al tredicesimo piano, ogni volta che deve salire al suo appartamento, prende l’ascensore, arriva al settimo piano, scende e si fa gli altri sei piani a piedi?

CI - (dopo una piccola pausa) Eppure non mi sembrava di averti spiegato la Critica della Ragion Pura.

EFFE - Secondo cui l’intuizione sensibile coglie solo il singolare e di conseguenza ogni concetto astratto dai dati è un concetto empirico?

CI - Si, quella quella. Pensavo di averti esposto un concetto semplice. Tu domandi e io rispondo solo in due modi, non è complicato!

EFFE - Ma io la domanda te l’ho fatta!

CI - Ma se ti rispondo è finito il gioco! E poi non posso rispondere con “si” o “no” a una domanda così. Devi arrivare alla soluzione per passi successivi. Riprova, dai!

EFFE - D’accordo… questo tizio abita al tredicesimo piano… ma invece di farsi tutto il tragitto in ascensore si ferma al sesto piano e prosegue a piedi… mmh… vuole fare ginnastica?

CI - Oh! Finalmente una domanda intelligente…

EFFE - (con entusiasmo) Hai sbagliato! Hai sbagliato! Ho vinto! Ho vinto!

CI - Cosa hai vinto? Ma che stai dicendo?

EFFE - Non hai risposto con un si o con un no! Ti sei tradito! Ho vinto! Ho vinto!

CI - Ma che c’entra? Mica stiamo giocando a Taboo! La mia era solo una considerazione! E poi che c’entra il fatto di vincere! A questo gioco non si vince, devi solo cercare di risolvere l’indovinello e se dopo un certo tot di domande non ci riesci ti do la soluzione lo stesso.

EFFE - Ma allora perché non me lo dici subito perché questo tizio non arriva al tredicesimo piano con l’ascensore?

CI - Ma per passare il tempo! Anche il tartufo adesso l’avrebbe capito! Dobbiamo solo passare il tempo! Dobbiamo aspettare che ci vengano a prendere, giusto? Non riesci a dormire come fanno loro? E allora passiamo il tempo in questo modo! Mi sembrava che fossimo d’accordo!

EFFE - Mh… non ho capito benissimo ma non importa, mi adeguo. Ti farò un sacco di domande.

CI - Oooh! L’ansia mi hai fatto venire, l’ansia! Tanto ci voleva? Avanti…

EFFE - Beh, allora io ripartirei da…

CI - Scusa un attimo.

EFFE - Dimmi.

CI - Com’era la faccenda dell’intuizione sensibile e del concetto astratto?

EFFE - Ma di che parli?

CI - Come fai a sapere che… va beh, non importa, passiamo oltre altrimenti non arriviamo a capo di nulla. Fammi le domande.

EFFE - Io ricomincerei dall’ultima che ti ho fatto.

CI - Va bene. (Effe e Ci si guardano senza parlare per qualche secondo come se uno di loro si aspetti che sia l’altro a dire qualcosa, ma niente accade, come è già successo qualche attimo fa) Vogliamo restare così fino alla fine dei nostri giorni?

EFFE - Tu non mi rispondi!

CI - Ma rispondi a cosa?

EFFE - Alla domanda che ti ho fatto prima!

CI - Ma non me la ricordo più qual è la domanda che mi hai fatto prima! Prima urli “Ho vinto! Ho vinto!”, poi mi citi Kant, il tartufo, la confusione, l’ansia, non me la ricordò più. Rifammela, per piacere!

EFFE - Volevo sapere se quel tizio si faceva i piani di scale a piedi per tenersi in forma, per fare ginnastica.

CI - No.

EFFE - C’entra qualcosa il nome di questo tale con la storia?

CI - No.

EFFE - Allora ti dispiace se gliene do uno? Così gli do una connotazione e mi sento più a mio agio…

CI - E dagli un nome…!

EFFE - Erberto, ti va bene?

CI - Si, fai come ti pare, Erberto.

EFFE - Se non ti piace lo cambio.

CI - Ma non me ne frega niente di come lo chiami, basta che mi fai le domande, mi devi fare le domande!!!

EFFE - Fammi pensare. Erberto non vuole fare ginnastica…

CI - No.

EFFE - Ma c’entra qualcosa il piano numero tredici? È un tipo superstizioso?

CI - No.

EFFE - Sai perché te lo chiedo? Perché anche il numero sette, esotericamente parlando, può entrare in un ottica fideistica…

CI - Scusa ma dove lo vedi il numero sette?

EFFE - Sono tredici piani, Erberto si ferma al sesto, tredici meno sei fa sette: per cui si fa a piedi esattamente sette piani. Secondo me è indicativo.

CI - No.

EFFE - Ne sei sicuro?

CI - Si.

EFFE - Sicuro sicuro?

CI - Ho detto di si. Se ti ho detto che la superstizione non c’entra nulla non insistere, no?

EFFE - Peccato… poteva essere una buona strada…

CI - No-o!

EFFE - Per cui niente ginnastica e niente superstizione. Ah! Ho capito! L’ascensore è rotto e si ferma sempre al sesto piano. Era facile.

CI - No.

EFFE - Come no? Era facilissimo.

CI - No.

EFFE - Ma si, se ci sono arrivato alla terza domanda era facilissimo. Dai fammi un altro indovinello, mi piace questo gioco.

CI - No! Ho detto di no!

EFFE - Ma perché? Non ti va più di giocare con me? Preferisci farlo con la tua trifola?

CI - Non sto dicendo “no” al fatto che non voglio più farti gli indovinelli, sto dicendo “no” alla tua domanda di prima. No, l’ascensore non è rotto!

EFFE - Ah. Davvero? Peccato, poteva essere una buona soluzione.

CI - Poteva ma non è.

EFFE - Era così logica, così lineare…

CI - Ti ho detto che non è quella la soluzione!

EFFE - Va beh. (Effe guarda l’infinito mentre Ci lo osserva senza parlare per qualche secondo, come è già successo qualche attimo fa)

CI - Tu pensi che se ne accorgano se uno di noi muore?

EFFE - Che dici?

CI - Mi devi fare le domande!!! Le domande!!! Il gioco non è finito, devi andare avanti con le domande!

EFFE - Ma scusa tu mi hai detto che dopo un tot mi dicevi la soluzione.

CI - Un tot non è tre domande e basta!

EFFE - E quant’è un tot allora?

CI - Non lo so, lo deciderò sul momento, il gioco è mio e decido io! Il tot finirà quando mi sarò stancato di starti a sentire. Ora, ti prego, vai avanti con le domande.

EFFE - Okay. Ricapitoliamo. Erberto prende l’ascensore per salire al tredicesimo piano e l’ascensore non è rotto. Però si ferma sempre al sesto piano e prosegue a piedi. Corretto?

CI - (sbuffando) Si.

EFFE - E si fa i restanti sette piani a piedi.

CI - Si.

EFFE - Restando il fatto che secondo me lui è superstizioso, forse compie questa strana azione perché vuole spiare qualcuno che sta al sesto piano?

CI - No.

EFFE - Al settimo piano?

CI - No.

EFFE - All’ottavo piano?

CI - No!

EFFE - Al nono piano?

CI - No! A nessun piano, non vuole spiare nessuno!

EFFE - Guarda che puoi rispondere solo con si e no.

CI - Ho capito ma così facciamo notte!

EFFE - Però raggiungiamo prima il tot!

CI - (con la faccia tra le mani) Io non ce la faccio…

EFFE - Non è che in realtà Erberto è un addetto alla sicurezza degli ascensori e deve controllare un malfunzionamento al sesto piano?

CI - Ti ho detto che l’ascensore non è rotto!

EFFE - Ricordati, “si” o “no”…

CI - Allora no.

EFFE - Vive da solo?

CI - Non importa…

EFFE - Si o no?

CI - Ma che t’importa? Sì, allora vive da solo.

EFFE - Animali? Un cane magari…

CI - Si, ha pure un cane.

EFFE - Che si chiama Bobby?

CI - Si, ha un cane che si chiama bobby!

EFFE - Tipico…

CI - Ma tipico di che, ma che stai dicendo?

EFFE - Superstizioso, vive da solo, per cui un tipo timido, riservato, che parla spesso solo col proprio cane che, guarda caso lo chiama Bobby! E magari è anche scontroso, non ha amici, a scuola lo prendevano in giro per quel nome strano.

CI - Quale nome?

EFFE - Erberto! Ti sembra normale uno che si chiama Erberto? Come minimo ha delle turbe psichiche. Ha mai avuto dei traumi infantili?

CI - Tu sei veramente agghiacciante.

EFFE - Perché? Sto cercando di tracciare un profilo psicologico di Erberto per capire le motivazioni della sua strana abitudine, tu limitati a rispondere.

CI - Quando cerchi di ragionare sei raccapricciante…

EFFE - Ha mai avuto dei traumi infantili?

CI - Si. Comunque penso di si…

EFFE - A-ha! Lo vedi?

CI - Ma non c’entra niente col nome, che tra l’atro gli hai affibbiato tu, col cane che non esiste e con tutto il resto!

EFFE - Tu lascia fare a me, l’importante è sapere che lui ha subito dei traumi infantili.

CI - Contento tu…

EFFE - Gli sono morti i genitori?

CI - Ma che cacchio ne so?! Si, no, non lo so!!!

EFFE - Dai, cerca di essere preciso.

CI - Esco pazzo… No, i genitori sono ancora vivi.

EFFE - Però vivono in un’altra città e non si sentono da anni…

CI - Si, anzi no… (arrabbiato) No, vivono a un passo dallo stesso grattacielo e si sentono spesso, anzi, sono molto uniti!

EFFE - Soprattutto con la mamma, immagino…

CI - Si, soprattutto con la mamma.

EFFE - Chiaro complesso di Edipo. Ovviamente è figlio unico.

CI - Ovviamente.

EFFE - Si o no?

CI - Si!

EFFE - Sento che il cerchio si sta chiudendo… Dunque, lui ha sicuramente un rapporto conflittuale col padre… non serve che ti faccio la domanda, ormai è chiaro… però il fatto del cane mi lascia perplesso… di che razza è?

CI - Ma chi?

EFFE - Il cane di Erberto di che razza è? È un Chihuahua, vero?

CI - Raccapricciante, è raccapricciante… Si, è un Chihuahua…

EFFE - Un Chihuahua. Un cane piccolo… Erberto ha un cane piccolo… litiga spesso col padre, ha avuto un infanzia difficile… ma non per cause interne… ci sono, ci sto arrivando… lui è molto simile al padre, ecco perché lo odia, ecco perché si odia! Erberto si odia! Non si sopporta, parla solo col cane… ma perché, perché… forse perché è brutto… brutto come il padre? No. C’è di più, c’è… ci sono!!! È un difetto fisico, un difetto in tutti e due. Rispondi con attenzione. Se il padre di Erberto volesse andare a trovare il figlio a casa e prendesse l’ascensore… anche lui si fermerebbe al sesto piano per farsi gli altri sette a piedi?

CI - Cavolo, si!

EFFE - È un nano! Erberto, il padre, la sua famiglia. Sono tutti nani! Ecco perché arriva al sesto piano e scende. Non lo vuole fare, lo deve fare, perché non arriva ai pulsanti più in alto!

CI - Che mi venga un colpo! È giusto. Hai trovato la soluzione. Non ho assolutamente idea di come tu abbia fatto ma ci sei riuscito!

EFFE - Du savoir-faire il a!

CI - Ma la smetti! Lasciamo stare i giochi, forse è meglio dormire come questi altro quattro disperati.

EFFE - No, no, questo gioco mi piace, è facile. Fammi un altro indovinello.

CI - Ah, sarebbe facile secondo te? Va bene allora, te ne faccio un altro, voglio vedere come te la cavi stavolta.

EFFE - Dai, dai, che mi sento carico!

CI - Fai attenzione. Siamo in una stanza. La finestra è aperta. Per terra c’è dell’acqua ed Antonio e Cleopatra morti. Che cosa è successo?

EFFE - Antonio e Cleopatra?

CI - Antonio e Cleopatra.

EFFE - Cioè Antonio da una parte…

CI - …e Cleopatra dall’altra, si. Ti ho detto: Antonio e Cleopatra. Basta tre volte o ti ci devo riempire un’enciclopedia?

EFFE - (con aria sognante e interrogativa) Antonio e Cleopatra… (pausa) Antonio… e Cleopatra…

CI - Fai le domande.

EFFE - (con aria sognante e interrogativa) …tttonio… aaatra… morti!

CI - Fai le domande!!!

EFFE - Uhm… di che colore sono le pareti della stanza?

CI - Ma che cosa c’entrano le pareti della stanza? Che cosa c’entra il colore delle pareti dico io?!

EFFE - Perché ti arrabbi? Mi dici sempre che ti devo fare le domande ed ogni volta che te ne faccio una ti arrabbi. Sei tu che sei strano, altro che il tartufo!

CI - Ma mi fai delle domande del cavolo! Dimmi tu che ci azzecca adesso il “colore” delle pareti!

EFFE - Dipende dal colore.

CI - Ma no che non dipende dal colore, quelli sono morti a prescindere dal colore delle pareti della stanza.

EFFE - Dipende…

CI - Ma lo saprò, io, no? Chi te l’ha fatto l’indovinello?

EFFE - Non mi hai ancora risposto.

CI - Verdi!!! Sono tutte verdi!!! Le pareti sono tutte dipinte di un disgustoso verde bottiglia!!! Ti va bene adesso? Ho risposto?

EFFE - Ah!

CI - Ah, cosa???? Cosa, ah? Cosa?!

EFFE - Shhh, che li svegli…

CI - (sottovoce) Ecchissenefrega!

EFFE - Ho la soluzione.

CI - Ah! Stavolta lo dico io, Ah! Dai, sentiamo. Ah!

EFFE - Antonio e Cleopatra sono due pesciolini, è il nome di due pesciolini che stavano in un piccolo acquario messo sopra un tavolo. Il vento ha fatto aprire la finestra che era stata chiusa male e questa, nell’aprirsi, è andata a colpire l’acquario che è finito in terra rompendosi, causando così l’improvvisa dipartita dei due poveri animali.

CI - (urlando sottovoce e prendendolo per la collottola) Ma come hai fattooo??? (lasciandolo) Ti prego, resto calmo, però mi spieghi come hai fatto a risolverlo con una domanda sola, tra l’atro con una domanda del cavolo?

EFFE - Beh, è stato piuttosto semplice. È chiaro che l’indovinello portava a credere che Antonio e Cleopatra fossero i famosi personaggi storici. Ma il verde bottiglia…

CI - Che c’entra il verde bottiglia, che c’entra?

EFFE - E fammi finire! Nell’antico Egitto le pareti erano bianche o di color ocra, al massimo le cripte funerarie erano ricche di rossi, turchesi ed ori. Questo mi ha fatto capire che non ci trovavamo in Egitto. Allo stesso modo, fossimo stati in una stanza dell’antica Roma, avremmo trovato bianchi, porpora, celesti o azzurri, sai nelle terme…

CI - (afflitto) Le terme…

EFFE - Eh si, c’era l’acqua! Però, dato il verde, non eravamo neanche a Roma. Lì ho cominciato a capire che quei due non potevano essere quello che tutti credevano!

CI - (afflitto) Tutti chi?

EFFE - Beh, io, te e la trifola. Allora ho pensato all’acqua, al mare e il verde mi ha ricordato le alghe.

CI - Il verde…

EFFE - Si, il verde. Poi da lì l’associazione con i pesci è stata tutta in discesa.

CI - Il verde…

EFFE - Ne facciamo un altro?

CI - Il verde…

EFFE - Dai fammene un altro!

CI - E tutto perché ho inventato il verde… ma tu pensa…

EFFE - Allora? Ti sei stancato, ho vinto?

CI - No, non hai vinto manco per niente! Facciamo così, ora te ne faccio un altro, l’ultimo. Se riesci ad indovinare hai vinto tu ma se non ci riesci ho vinto io, d’accordo?

EFFE - D’accordo!

CI - Bene. Allora, questo è l’ultimo indovinello. (qui potrebbe essere messa in sottofondo una musica da “Rischiatutto” o qualcosa sul genere) C’è un tale. Ogni volta che questo tale si ferma davanti ad un certo albergo, dà dei soldi al padrone di questo albergo. Perché?

EFFE - Beh, perché gli deve dei soldi.

CI - Esatto.

EFFE - Allora ho vinto, e senza neanche una domanda!

CI - Che cosa hai vinto? Non hai ancora indovinato nulla!

EFFE - Scusa, tu mi hai chiesto perché questo tale va dal padrone dell’albergo e gli dà dei soldi. E la risposta è: perché gli deve dei soldi. Non era complicato, ma con un po’ di deduzione…

CI - Ma che dici! Devi capire “perché” gli deve dei soldi, chi sono questi tizi, perché questo tale si ferma lì davanti, eccetera, eccetera… devi ricostruire tutta la storia!

EFFE - Questo non era nei patti!

CI - Ma come non era nei patti? Prima con l’indovinello di Antonio e Cleopatra mi hai descritto come si è svolta l’azione nei minimi particolari, ancora un po’ e mi dicevi di che colore erano le tendine alla finestra, ed ora non vuoi…

EFFE - Avana chiaro, fatte di macramè.

CI - Cosa?

EFFE - Avana chiaro, fatte di macramè.

CI - Ma cosa stai blaterando?

EFFE - Le tendine alla finestra della stanza di Antonio e Cleopatra erano avana chiaro, fatte di macramè.

CI - Mi stai prendendo in giro?

EFFE - No.

CI - Ma come fai a dirlo???

EFFE - Ah, se io avessi una stanza con delle pareti verde bottiglia potrei mettere solo quel tipo di tendine alla finestra.

CI - Per favore, vai avanti col terzo indovinello, prima che ti ammazzi.

EFFE - Calma, calma, adesso ci arrivo.

CI - Ma arrivi dove?

EFFE - Alla soluzione, no?

CI - Se non mi hai fatto neanche una domanda come speri di arrivarci alla soluzione?

EFFE - Col ragionamento, è ovvio. Ora lasciami pensare.

CI - E poi come funziona? Quando hai finito mi svegli?

EFFE - Si, se stai dormendo ti sveglio, come vuoi.

CI - (arrabbiato) Ma porcaccia la…! Non è che se mi fai meno domande vinci di più. Il bello del gioco è proprio questo, domanda-risposta, domanda-risposta! Tra l’atro se non mi fai le domande io mi rompo le palle a vedere te che insegui i tuoi pensieri, se permetti.

EFFE - Ma sono io che devo indovinare, che ti importa se…

CI - Non è importante che indovini è importante che giochiamo, che ci divertiamo, che parliamo, che passiamo il tempo, ma tutti e due non tu da solo. Altrimenti io che faccio? Mi metto a giocare a campana col tartufo mentre tu sei lì che pensi?

EFFE - Ho capito, ho capito. È che troppe risposte poi mi confondono…

CI - Per avere troppe risposte devi fare troppe domande e non me ne hai fatta neanche una!

EFFE - Va bene, adesso comincio.

CI - Grazie. Meno male che è l’ultimo…

EFFE - Perché dici che è l’ultimo?

CI - È quasi ora, tra un po’ ci verranno a prendere, come tutti i giorni a quest’ora del resto. Lo sai che sono metodici.

EFFE - Già, già.

CI - Non ricominciamo col “già già” adesso. Vai con le domande.

EFFE - Questo certo tale in un certo momento dà una certa somma a un certo padrone di un certo albergo.

CI - Certo.

EFFE - Si o no?

CI - Si, per carità, sì! Ma il momento non è “certo”. Il padrone dell’albergo prende i soldi dal tizio solo quando questi si ferma davanti all’albergo.

EFFE - E come lo paga?

CI - Che vuol dire come lo paga?

EFFE - Con la carta di credito, con un bonifico, magari ha il POS.

CI - Lo paga in contanti.

EFFE - Niente POS?

CI - Niente POS.

EFFE - E se fosse a corto di contanti?

CI - Ricordati che posso rispondere solo si o no.

EFFE - Okay. Se fosse a corto di contanti potrebbe pagare col Bancomat?

CI - Ho detto di no!

EFFE - Niente POS…

CI - Niente POS.

EFFE - E come glieli dà i soldi?

CI - Solo si o no, come te lo devo dire? Comunque, per non farla troppo lunga, a questa ti rispondo. Glieli dà in mano.

EFFE - E quello che dà i soldi è a viso scoperto?

CI - Si.

EFFE - Taccheggio?

CI - No.

EFFE - Il passaggio dei soldi è legale?

CI - Si. Ma poi che c’entra il taccheggio. Sarebbe taccheggio se fosse il contrario, se fosse il padrone dell’albergo a dare i soldi al tale.

EFFE - Guarda che me lo puoi dire se il passaggio dei soldi è illegale, non lo dico a nessuno.

CI - Ti ho detto che è legale.

EFFE - Stai tranquillo, da me non uscirà una parola.

CI - Ti ho detto che è legale!

EFFE - Ma che ti costa, tanto loro dormono, non ci ascolta nessuno…

CI - Stavolta non mi trascinerai dove il tuo torbido cervello può macchinare illogiche ma esatte soluzioni. Ho detto che è tutto legale!!!

EFFE - Mafia?

CI - È legale!!!

EFFE - E niente POS…

CI - Niente POS!!!

EFFE - Buffo…

CI - Cosa è buffo?

EFFE - Nulla, nulla, pensavo al POS… ci sono dei cartelli che indicano che chiunque capiti davanti all’albergo in questione debba pagare qualcosa?

CI - No.

EFFE - Quanti soldi gli dà?

CI - Si-no, si-no, si-no, si-no, si-no…

EFFE - Ho capito, ho capito. Gli dà una cifra sempre uguale?

CI - Si.

EFFE -  Alta?

CI - Si.

EFFE - Mah… girare con tutti quei contanti… sei davvero certo che…

CI - Niente POS!!!

EFFE - Ma questo tale ci va di proposito davanti a questo albergo?

CI - No.

EFFE - (ridendo) E certo, altrimenti sarebbe proprio scemo, eh eh…

CI - (sfottendolo e ridendo) Eh, eh, e poi tu ne sai qualcosa…

EFFE - Come?

CI - (volendo cambiare discorso) Niente POS.

EFFE - Niente POS… e se ci passasse solo davanti, senza fermarsi? Glieli darebbe lo stesso i soldi?

CI - No.

EFFE - Ah! Quindi paga il padrone dell’albergo solo se si ferma.

CI - Si.

EFFE - Siamo in campagna?

CI - No.

EFFE - In montagna?

CI - No.

EFFE - Al mare?

CI - No.

EFFE - Nel deserto?

CI - No.

EFFE - Nella steppa?

CI - No. Ma la città non ti viene in mente, no? Il posto più semplice!

EFFE - Eh, non lo so…

CI - Ma come “non lo so”, se te lo dico io…

EFFE - È che in città senza POS mi sembrava difficile. (Dopo una brevissima pausa)

CI e EFFE - (insieme) Niente POS.

EFFE - I due sono amici?

CI - Si.

EFFE - Sono in cattivi rapporti però!

CI - No.

EFFE - Sono in buoni rapporti?

CI - Si.

EFFE - Però ogni volta che questo amico gli si ferma davanti all’albergo gli chiede dei soldi, tanti soldi. Quello magari non ha neanche tutti i contanti, l’albergo è senza POS, e succede il patatrac! A proposito che succede se non ha tutti i soldi che gli deve con sé? L’albergatore è abbastanza umano da aspettare che l’amico si procuri i contanti?

CI - Si.

EFFE - E quindi il tale va in banca a prendere i contanti…

CI - No.

EFFE - Ce li ha a casa?

CI - No.

EFFE - E allora li prende in banca!

CI - No.

EFFE - Ma come no??? Scusa, va allo sportello automatico, prende il Bancomat e… (Ci scuote vistosamente la testa) No!

CI - Si.

EFFE - Ma veramente?

CI - Si.

EFFE - Tutta la città è senza POS???

CI - Si.

EFFE - È terribile… ma le banche ci sono, si?

CI - No.

EFFE - Una città senza banche?

CI - Si.

EFFE - Siamo nel futuro?

CI - No.

EFFE - Nel passato?

CI - No.

EFFE - Nel presente?

CI - Tu che dici, eh? Se non siamo nel passato e non siamo nel futuro mi sembra chiaro che siamo nel presente!

EFFE - Questa volta l’indovinello è veramente difficile… mi sa che mi arrendo.

CI - Veramente?

EFFE - Si, guarda, non ce la faccio, tutte queste risposte strane mi hanno confuso, non riesco più a ragionare, è troppo difficile.

CI - Allora? Ti arrendi?

EFFE - Si.

CI - È la tua risposta definitiva?

EFFE - Si.

CI - Il Monopoli! Sono due amici che stanno giocando a Monopoli! Capisci? Un giocatore ha una strada con l’albergo, l’altro ci capita sopra e gli deve dare i soldi!

EFFE - Ma è diabolico! Non ci sarei mai potuto arrivare!

CI - Eh! Caro mio! Mica potevi indovinarli tutti!

EFFE - Questo però era troppo difficile. Uno pensa subito alla realtà, alle cose di tutti i giorni, come facevo a pensare al Monopoli, scusa?

CI - Dovevi fare più domande.

EFFE - Neanche con mille domande ci sarei arrivato!

CI - Peccato, hai perso! (Arriva un fascio di luce di traverso, dall’alto)

EFFE - Eccoli! Prepariamoci, dai! (In fretta i due si chinano per raccogliere i loro ‘cappelli’ e ricompaiono alla visuale degli spettatori indossando l’uno un enorme cappello a fungo e l’altro una sorta di cappello a candela. Una volta messi i cappelli, escono dalla scatola e si sistemano davanti alla stessa, fronte pubblico. Sono vestiti da ‘funghetto’ e da ‘candela’, due dei sei segnalini del Monopoli. Effe, mentre si mette il cappello o si veste) Comunque non sgarrano neanche un giorno, eh? Ogni pomeriggio alle cinque si fanno la loro partitina.

CI - (mentre si mette il cappello o si veste) Te l’ho detto che sono metodici. E poi prendono sempre noi per giocare, mai una volta che scelgano la pera.

EFFE - O il fiasco… comunque l’ultimo indovinello era troppo difficile…

CI - Ha-i perso, ha-i perso!

EFFE - E ricordati: quando passi dal via…

CI - Ventimila lire, lo so…

EFFE - (uscendo) Non saranno venti euro adesso?

CI - (uscendo) Ha-i perso, ha-i perso!

SIPARIO