L’I N N E S T O
di
Luigi Pirandello
Riduzione e adattamento di Giulio C. Carlotto Farnese
Personaggi
Laura Banti, moglie di – Giorgio Banti – La signora Francesca Betti, madre di
Laura – Il dottor Romeri – Filippo, vecchio giardiniere
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Il primo quadro a Roma
Il secondo e il terzo in una villa a Monteporzio.
Oggi.
A t t o u n i c o
Salotto elegantemente mobiliato in casa Banti.
Uscio comune in fondo, e laterali a destra e a sinistra(dell’attore)
Scena prima
Al levarsi della tela la signora Francesca, in visita, attende sfogliando presoo un tavolinetto una rivista illustrata.
Giorgio: (pronto ad uscire) Oh! La Signora Francesca!.
Francesca: Già!
Giorgio: E Laura dov’è?
Francesca: Vedi? Sono qui ad aspettare.
Giorgio: Da quanto?
Francesca: Sarà un’ora. No, no di più, che dico? Saranno quasi due ore!
Giorgio: E’ strano!
Francesca: Sto in pensiero.
Giorgio: Perché? Manca forse da troppo tempo?
Francesca: Ma sì! Da questa mattina alle sei; Figurati!
Giorgio: Alle sei? Laura è uscita da casa alle sei?
Francesca: Se dici così alle sei, chi sa cosa puoi far credere, Dio mio!Bisogna dire che è uscita con la co…..con la cosa….
Giorgio: Con la scatola.
Francesca: Ecco, già! Dei colori.
Giorgio: Se è uscita con al scatola dei colori, non c’è da stare in pensiero.
Francesca: No, ecco, Giorgio, per questo non si spiegherebbe. Chi esce all’alba, vuol dire che s’è proposto di ritrarre….non so certi effetti di prima luce che, avanzando il giorno, non si possono più avere.
Giorgio: Via, signora, non stia in pensiero! Si vede che è venuto in mente a Laura di cominciare lì per lì qualche altro studio!
Francesca: Già, ieri e l’altro ieri, alle dieci al massimo è stata di ritorno.
Giorgio: Avrà voluto finire il suo bozzetto.
Francesco: Ma sì, sì, avrà voluto finire il suo bozzetto,,,,certo…. benissimo….
Giorgio: Allora io vado.
Francesca: Va tu, va.. sta tranquillo.
Giorgio: Torno per pranzo!. A presto!
Francesca: Arrivederci Giorgio.
Francesca si alza evidentemente ansiosa, poi si risiede nervosamente
Francesca: Codesta moda……codesta smania… di uscire, di dipingere, non mi . piace affatto. Ha ripreso a dipingere con l’antico fervore….Ma quando si prende marito…….Queste son cose per le ragazze. E lui la spinge, la spinge a riprendere la tavolozza, come la spingerebbe…che so? A qualunque altra occupazione…il vero guaio qua? Che mancano i figlioli. .. Lei lo vuole e lui……lo desidera per lei…….e intanto la donna, dopo tanti anni, si guasta e anche l’uomo si guasta. Si guastano tutti e due. Per forza! Non le posso soffrire queste ragazze d’oggi, con tutta quell’aria così….così…non lo so neanch’io cosa, ma non mi piacciono per nientissimo affatto.
Signora Francesca e seduta in poltrona ..…… si sente gridare da dietro
LAURA Oh! Mamma, mamma……….
FRANCESCA ( alzandosi in piedi) Che cosa è? Oh! Dio! Figlia mia! Oh! Dio! Che è
stato?
LAURA Sono ferita.
FRANCESCA (andandole incontro con un grido) Ferita? Come! Laura! Figlia mia! Figlia
mia! Ah! Laura! Che t’hanno fatto? Laura mia!
LAURA (buttandosi al collo della madre, in preda a un convulso crescente, di ribrezzo e di
disperazione)Mamma, mamma, mamma………….
FRANCESCA Sei ferita? Dove? Dove? Laura, Laura mia! Ma come è stato? Chi è
stato? Chi ti ha ferita? Figlia! Figlia mia! Dove sei ferita?
LAURA Qua, mamma………
FRANCESCA (portando una sedia) Dove? Dove? Siedi! Siedi….ma chi è stato
l’assassino? Chi?
LAURA (mostrando il collo alla madre) Guarda…guarda..
FRANCESCA Ma chi è stato? Chi?
LAURA (non può parlare; il convulso è giunto al colmo; tre volte, fra il tremore spaventoso di
tutto il corpo, storcendosi le mani per l’onta, per lo schifo, grida quasi a scatti) Un
bruto……un bruto…….un bruto…..
E rompe in un pianto che pare un nitrito, balzante dalle viscere contratte
FRANCESCA Figlia mia! Ma come è stato?
Scena seconda
Entra il dottor Romeri
ROMERI Un’aggressione. A villa Giulia pare.
FRANCESCA Vi si era recata a dipingere. Vi andava da tre giorni. Sempre nello
stesso posto.
ROMERI Ma come mai? Sola? Un guardiano della villa la trovò per terra,
svenuta…. Dice che non dava segni di vita.
FRANCESCA Ma come non è accorso?
ROMERI Dice che era troppo lontano. La villa è sempre deserta.
FRANCESCA Ma che pazzia! Andar così da sola!
ROMERI Ecco là la scatola dei colori……e il cappello. Furono trovati dal
guardiano a molta distanza dal posto dove la signora giaceva.
FRANCESCA Ma dunque…….
ROMERI Evidentemente la signora avrà tentato di fuggire.
FRANCESCA Inseguita?
ROMERI Una cosa incredibile! Fu trovata riversa fra le spine di una siepe di
rovi. Forse ghermita lì… Era tutta strappata! Era tutta strappata! Il
collo, la bocca…..Una pietà! Tra le spine…..Un villanzone. Pare
che lo abbia visto il guardiano.
FRANCESCA Ah! Si?
ROMERI Sissignora. Buttarsi di là dalla siepe. Un villanzone, un
giovinastro. Ma invece di inseguirlo, come avrebbe dovuto, pensò
di soccorrere la signora e….(si interrompe voltandosi a sinistra verso
l’uscio).
Scena terza
Entra Giorgio dall’uscio di sinistra
FRANCESCA Per carità! Giorgio! Per carità!
GIORGIO (venendo fuori dall’uscio di sinistra, sconvolto tra i singhiozzi e ad altissima
voce)Ma io ho pur diritto di sapere! Debbo, voglio sapere!
ROMERI (forte anche lui) Saprà, perdio, ma a suo tempo!
GIORGIO No: Ora! Ora!
ROMERI Io le dico che per ora lei non solo non deve farla parlare, ma neppure
farsi vedere.
Scena quarta
Esce Francesca
GIORGIO (al dottore investendolo)Che sa lei? Mi dica, che sa? Bisogna averlo,
darlo, darlo in mano a me, subito! Perché, per un delitto come questo,
se lo prendono… due o tre anni di carcere, è vero? Mentre io ho il
diritto di ucciderlo! Lo sa lei?
ROMERI Basta così, perdio!
GIORGIO Come basta?
ROMERI Ma si! Le dico che basta! Ha patito un’aggressione in una villa; il
ladro…
GIORGIO Il ladro?
ROMERI Ma si, il ladro… un miserabile qualunque, non si è potuto
rintracciare: e basta: finisce tutto così! Che c’è da far chiasso
ancora?
GIORGIO Ah no, caro mio! S’inganna! No ! no! E io? Finisce per gli altri,
così! Ma io?
ROMERI Lei? Che vorrebbe fare? Si figuri che, se pure lo prendono, glielo
daranno in mano, perché lei l’uccida? Balle! E allora? L’ha detto lei
stesso. Sissignore, per un delitto che lei, offeso, potrebbe punire
con la morte e non avrebbe un giorno di pena, la legge non da che
due o tre anni di carcere! Vuole questo? E lo scandalo di un
dibattimento? La pubblicazione della sentenza sui giornali? Ma
via! Non serve ormai che a far più danno!
GIORGIO Ma che mi importa degli altri! Che vuole che me ne importi?
ROMERI Oggi; lo so. Ma vedrà che gliene importerà domani.
GIORGIO Prima di tutto, è inutile perché ormai sanno tutti: qua, là dove
l’hanno vista e raccolta… ma quand’anche nessuno sapesse, se
so io, non capisce che per me è finito tutto?
ROMERI Io capisco, Giorgio, l’orrore che lei deve provare in questo
momento. Ma bisogna che lei lo vinca con la compassione che deve
ispirarle quella poverina!
GIORGIO Lei parla a me di compassione?
ROMERI Non vorrebbe averne?
GIORGIO Io sono il marito! Può averla lei, la compassione, e chiunque
sappia di questo scempio. Ma sono io, io solo, veramente in
presenza dell’orrore questo scempio, che non è stato fatto a lei
sola, ma anche a me! E in nessun altro, più che in me – neppure in
lei – può essere più vivo e più atroce, questo orrore!
ROMERI Si, si, la intendo, Giorgio, la intendo! E’ crudele, si. Ma che
vorrebbe fare?
GIORGIO Non lo so…. Non lo so…. Impazzisco….Compassione, lei dice?
Sa quale sarebbe la compassione vera in questo momento per me?
Che mi recassi là, sul letto di lei e per questo stesso amore la
uccidessi, innocente.
ROMERI Ma è irragionevole scusi!
GIORGIO Vuole che ragioni?
ROMERI Deve pur ragionare!
GIORGIO Lo so, lo so: lei deve dirmi così, lo so! Ma se il caso fosse capitato
a lei? Ragionerebbe lei?
ROMERI Ma si, che ragionerei! Se qui non c’è colpa, scusi!
GIORGIO E appunto questa è per me la crudeltà! Che ci sia l’offesa più
brutale, senza esserci colpa! Per me è peggio! Peggio, si! Ci fosse
la colpa, sarebbe offeso l’onore; potrei vendicarmi! E’ offeso
invece l’amore! E non intende che niente è più crudele per il mio
amore, che quest’obbligo che gli è fatto, di avere pietà?
ROMERI Ma il suo amore appunto, scusi, dovrebbe ispirare a lei stesso la
compassione!
GIORGIO Impossibile! L’amore no!
ROMERI Ma sarebbe allora più crudele ……
GIORGIO (interrompendolo)……più crudele, si…….
ROMERI (seguitando)……..di ciò che quella poverina ha patito!……
GIORGIO – si, si! E’ proprio così! Il non aver compassione sarebbe crudele
per lei; ma averne, è crudele per me! E quanto più lei ragioni, e
quanto più io riconosco che sono giuste le sue ragioni, tanto più
cresce la crudeltà per me! Debbo ragionare, già! Riconoscere che
non c’è colpa; che lei è stata offesa più di me, nel suo stesso corpo,
e che è là che soffre della violenza, dell’onta, del ludibrio…E io che
voglio? Che pretendo io? Rincarar la dose della crudeltà su di lei?
Lasciarla così in quest’onta? Disprezzarla? –
ROMERI – Sarebbe ingeneroso! –
GIORGIO – Sarebbe vile! –
ROMERI – Vede? Lo riconosce! –
GIORGIO – Vile, si, vile! Ma se si rivela così vile l’amore quando si trova,
come mi trovo io adesso, qua, al limite della sua più viva gelosia,
che posso farci io? Che posso farci?
(Rompe in disperati singhiozzi)
ROMERI Via, via, Giorgio…Lei si strazia inutilmente…E’ il primo
momento, creda.…
GIORGIO No! E’ la selva! E’ ancora la selva! E’ sempre la selva originaria!
ma prima almeno c’era l’orrore sacro di quel mostruoso originario,
nella natura, nel bruto….Ora, una villa coi suoi viali e le siepi e i
sedili…. Una signora, in cappellino, che vi sta a dipingere,
seduta….Ed ecco il bruto….Ma vestito, oh! Decente. Mi par di
vederlo! Chi sa se non aveva i guanti! Ma no: l’ha tutta graffiata!
Non senti quanto è più laido? Quanto è più vile? E io che devo
essere generoso; mentre qua il sentimento mi rugge come una
belva…..Generoso.
(subito troncando lo scherno)
No, no sento che non posso. Non posso. Ho bisogno d’andarmene.
Parto. Me ne vado.
ROMERI Ma come? Ma dove? Che dice? Vorrebbe davvero lasciarla così?
GIORGIO Sarei più crudele, restando,
ROMERI Ma che vuole fare? Dove vuole andare?
GIORGIO Ho bisogno di disperdere, fuggendo come un pazzo, quello che ora
provo per questa ignominia!
Scena quinta
(Entra Francesca accorrendo ansiosa dall’uscio a sinistra)
FRACESCA Giorgio…Giorgio (raffrenando a un tratto l’ansia alla vista della
sovreccitazione del genero )Che cos’è?….Ah figliuolo mio…
si…povero figliuolo mio….si… si….
GIORGIO Per carità, non mi s’accosti! Non mi dica nulla!
ROMERI Signora, dia ascolto a me…Vede?
GIORGIO Lei comprende dottore?
ROMERI Ma si, comprendo che lei in questo momento…….
FRANCESCA Ma se lo chiama di là! Se non fa altro che chiedere di lui!
GIORGIO (con orrore, ritraendosi) Non posso…ah, non posso, non posso, non
posso.
ROMERI Vede? Le farebbe più male, signora: creda a me! Ha bisogno
anche lui d’aspettare un po’….
GIORGIO Che vuole che spetti più, io!
ROMERI Eh, un po’ di tempo…..
GIORGIO E la rassegnazione ?
FRANCESCA Perché, la rassegnazione? Ma dunque, tu….
ROMERI Lasci, signora! Bisogna considerare anche lui…..
FRANCESCA Si, figliuolo mio, io ti considero, e come! Ma l’unico rimedio a
quello che soffrite –
GIORGIO – è la pietà! Anche lei! Ma tutti!, si sa! La pietà! –
FRANCESCA – l’uno dell’altra, si, subito. Così l’intendo io, che sono una povera
ignorante! Non la rassegnazione a un male che non c’è!
GIORGIO Come che non c’è?
FRANCESCA Non c’è! Non c’è! E lo deve dire il vostro amore che non c’è! Se tu
ami davvero la mia figliuola! Se no, che ami tu? Che ami? Non è
vero? Dica lei, signor dottore! Dica!
GIORGIO (prorompendo di nuovo in pianto, stringendosi in se, con le mani premute sul
volto)Io l’amavo….io l’amavo…..tanto…tanto….Ma appunto perché
l’amavo tanto. Voi non capite! Può essere per quella che amavo, la
pietà! Ma non più, ora….
FRANCESCA Non l’ami più, ora? E perché?
GIORGIO Ma se volete che ne abbia pietà! Quale pietà? Quale? La vostra, la
mia, possono aiutarmi? Io ho bisogno d’essere crudele! Lei crede
perché non amo sua figlia? No, sa! Appunto perché l’amo!
FRANCESCA Non è vero! Non è vero! Tu non ami lei così!
GIORGIO Ma vuole che il mio amore sia come il suo? Il fatto è forse per lei
quello stesso che è per me? Quello che sento io non può sentirlo lei!
FRANCESCA Va bene! Ma come, come vorresti essere crudele?
GIORGIO Come? L’ho detto come! E se lei di là sentisse quello che sento io,
dovrebbe esserne contenta.
FRANCESCA Ma lei di là ti chiama! Che pensi di fare?
GIORGIO Non penso nulla! Ma bisogna che me ne vada, che me ne vada!
FRANCESCA E vuoi abbandonarla così?
ROMERI Ma si, è meglio signora! Lo lasci andare!
FRANCESCA Ma può restar sola, così di là, se sa che lui se n’è andato?
ROMERI Rimanga qua lei.
FRANCESCA E chi glielo dirà? Tu che hai il cuore di farlo, dovresti anche
cuore di dirglielo.
GIORGIO (risolutamente) Vuole che glielo dica io?
ROMERI No, per carità, signora!
FRANCESCA Ma dunque lei capisce che può morirne, la mia figliuola, a vedersi
abbandonata così in questo momento, da colui che dovrebbe starle
più vicino, se avesse un po’ di cuore?
GIORGIO Per me èfinita! E’ finita! Sento che per me è finita! Posso avere la
pietà di restare. Ma come resto? Non lo capite? Per gli altri, ecco!
Resto. Ma sarà peggio.
FRANCESCA E Laura?
ROMERI La signora ha bisogno di essere lasciata tranquilla. Vada lei a dirle
che ho obbligato io il sig. Banti a tenersi lontano……. Io vado.
FRANCESCA Ma sola impazzirà!
ROMERI No, signora. Vedrà che riposerà col rimedio che le ho dato per
calmare l’agitazione. Forse a quest’ora riposa. Vada, vada a
vedere.
FRANCESCA Ecco, si, vado, vado….arrivederci dottore.( esce dall’uscio di sinistra)
Scena sesta
ROMERI ( stringendo le mani a Giorgio)Mi raccomando. Bisogna sempre esser
più forti della sciagura che ci colpisce.
GIORGIO Questa è peggiore, per me, di una morte. Ma se l’immagina, lei
ancora viva, domani, davanti a me?
Scena settima
Il dottor Romeri via
FRANCESCA (sopravvenendo lieta dall’uscio a sinistra, col cappello in capo)Si, si, riposa,
riposa veramente. Allora vado, si! Non posso farne a meno. Sarò
qui domattina…addio Giorgio. E …non ti dico…non ti dico
nulla, figliuolo mio…..
GIORGIO A rivederla…(rimane un pezzo assorto nella sua sciagura, esprimendo con la
contrazione del volto i sentimenti in contrasto. Poi sorge in piedi, si passa le
mani sulla fronte, si volta verso l’uscio a sinistra e ripete)Non posso…..
non posso…..non posso restare.
Francesca via
X x x x
S E C O N D O Q U A D R O
Scena prima
Laura è su una sedia a sdraio, pallida, un po’ molle d’un languore ardente d’inesausta passione;
presta ascolto con interesse e, insieme, con un certo turbamento che vorrebbe dissimulare, a ciò
che le dice il vecchio giardiniere, il quale le sta presso, in piedi, con un sacchetto a tracolla, un
fascetto di ramoscelli sotto il braccio e l’innestatoio in mano.
FILIPPO Eh, ma l’arte ci vuole! Se non ci hai l’arte, signora, tu vai per dar
Vita a una pianta, e la pianta ti muore.
LAURA Perché può anche morirne, la pianta?
FILIPPO E come! Si sa! Tu tagli – a croce mettiamo – a forca – a zeppa – a
Zampogna – c’è tanti modi d’innestare! – applichi la buccia o la
gemma, cacci dentro uno di questi talli qua;(mostra uno dei ramoscelli
che tiene sotto il braccio) leghi bene; impiastri o impeci – a seconda –
credi d’aver fatto l’innesto; aspetti… – che aspetti? Hai ucciso
la pianta. – Ci vuol l’arte, ci vuole! Ah, forse perché è opera di un
villano? D’un villano che, Dio liberi, se con la sua manaccia ti
tocca, ti fa male? Ma questa manaccia…Ecco qua.(va a prendere
un grosso vaso da cui sorge una pianta frondosa, e la reca presso Laura)Qua
c’è una pianta . tu guardi: è bella, si; te la godi, ma per vista
soltanto: frutto non te ne da! Vengo io, villano, con le mie
manacce ed ecco vedi?
(comincia a sfrondarla, per fare l’innesto; parla e agisce, prendendosi tutto il
tempo che bisognerà per compiere l’azione)
Pare che in un m omento t’abbia distrutto la pianta: ho strappato;
ora taglio, ecco; taglio – taglio – e ora incido – aspetta un poco – e
senza che tu ne sappia niente, ti faccio dare il frutto. – Che ho
fatto ? ho preso una gemma da un'altra pianta a l’ho innestata qua.
–E’ agosto? – A primavera ventura tu avrai il frutto. – E sai
come si chiama quest’innesto?
LAURA (sorride, triste)Non so.
FILIPPO A occhio chiuso. Questo è l’innesto a occhio chiuso, che si fa
d’agosto. Perché c’è poi quello a occhio aperto, che si fa di maggio,
quando la gemma può subito sbocciare.
LAURA (con infinita tristezza) Ma la pianta?
FILIPPO Ah, la pianta, per sé, bisogna che sia in succhio, signora! Questo,
sempre. Ché se non è in succhio, l’innesto non lega!
LAURA In succhio? Non capisco.
FILIPPO Eh, si, in succhio. Vuol dire…come sarebbe?…in amore, ecco!
Che voglia… che voglia il frutto che per sé non può dare!
LAURA (interessandosi vivamente) L’amore di farlo suo, questo frutto? Del
suo amore?
FILIPPO Delle sue radici che debbono nutrirlo; dei suoi rami che debbono
portarlo.
LAURA Del suo amore, del suo amore! Senza saper più nulla, senza più
nessun ricordo donde quella gemma le sia venuta, la fa sua, la fa
del suo amore?
FILIPPO Ecco, così! Così! Vado signora se non ha più bisogno di me!
LAURA Arrivederci Filippo…(resta assorta; poi si alza, s’appressa alla pianta or ora
innestata, e mette il capo fra le sue fronde, ripetendo tra se lentamente, con
angoscia di intenso disperato desiderio).Del suo amore……..del suo
amore….
Scena seconda
Entra Giorgio. Laura, appena vede entrare Giorgio, balza in piedi tutta fremente e corread aggrapparsi
A lui in una crisi di pianto
LAURA Giorgio! Giorgio! Ah Giorgio mio!
GIORGIO (soprappreso, premuroso) Ebbene che cos’è?
LAURA Niente…..Niente….
GIORGIO Ma tu piangi?
LAURA Niente…. No…..
GIORGIO Come no? Che è stato?
LAURA Niente, ti dico…Così! La sorpresa….Non t’aspettavo così, presto
di ritorno….
GIORGIO Ma tu perché, allora, hai pianto?
LAURA Te l’ho detto….non so perché, appena t’ho visto
all’improvviso….E’ quello che io sento, Giorgio….. E vedi che
rido, ora, poiché tu sei qua di nuovo, con me…..
GIORGIO Hai pur detto tu stessa che non m’aspettavi così presto di ritorno...
LAURA Si, è vero. Ma ho tanto sofferto, sai? A restar sola! Ho bisogno di
te, tanto! Che tu mi tenga così, stretta così, senza più staccarti da
me, mai, mai!
GIORGIO Ma io sono andato per te, Laura mia….
LAURA Lo so, si è vero!
GIORGIO Vedi come sono fredde queste tue manine? T’ho portato da
ricoprirti bene. Siamo scappati qua, tutt’a un tratto. E’ volato più
di un mese. E’ venuto il freddo…..
LAURA Ma staremo qua ancora! Sarà più bello, ora qui, soli soli……
Tu non hai paura del freddo, è vero?
GIORGIO No, cara.
LAURA Non devi avere paura con me…..
GIORGIO Ma io ho avuto paura di te, cara!
LAURA Non dirmi “cara” così!
GIORGIO Come vuoi che ti dica?
LAURA Laura….come sai dirlo tu.
GIORGIO Ebbene, Laura….
LAURA Così!, mi piace guardarti le labbra quando stacchi le sillabe.
GIORGIO Perché? Come le stacco?
LAURA Non so….Così….
GIORGIO Laura mia…….
LAURA Tua, tu, si! Ah, non puoi immaginarti come, ora! E pure vorrei
ancora di più! Ma non so come!
GIORGIO Ancora di più?
LAURA Si, ancora più tua – ma non è possibile! Tu lo sai, è vero? Lo sai
che di più non è possibile?
GIORGIO Si, Laura.
LAURA Lo sai? Di più, si morirebbe. Eppure ne vorrei morire.
GIORGIO No! Che dici?
LAURA Per me dico; per non essere più io…non so, una cosa che senta
ancora minimamente di vivere per sé ….ma una cosa tua, che tu
possa fare più tua, tutta del tuo amore, del tuo amore, intendi?
Tutta in te, così del tuo amore, come sono!
GIORGIO Si, si, come sei! Come sei!
LAURA Tu lo senti, è vero? Lo senti che sono così, tutta del tuo amore?
E che non ho per me più niente, niente, né un pensiero, né un
ricordo per me, di nulla più…..tutta assolutamente tua, per te,
del tuo amore?
GIORGIO Si, si!
(Laura che ha proferitole parole precedenti con la più immedesimata intensità,
che è quasi il succhio della pianta di cui le ha parlato il giardiniere, si fa
pallidissima, sorridendo di un sorriso che vanisce nella beatitudine di un
deliquio, e gli appoggia la fronte sul petto.) Laura!
LAURA Ah!..
GIORGIO Oh Dio! Laura! Che hai?
LAURA Nulla….nulla….(sorride levando il volto) Vedi? Nulla.
GIORGIO Ma ti sei fatta pallida!
LAURA No; non è niente.
GIORGIO Sei tutta fredda! Siedi, siedi!
LAURA Ma no… non mi dare aiuto…. Tu non capisci….
GIORGIO Che cosa?
LAURA Che è così……che è così…..
GIORGIO Che cosa è così?
LAURA Che io sono tutta del tuo amore – così!
GIORGIO Ma si, siedi….siedi qua….
LAURA L’ho toccata qua sul tuo petto…..per un attimo, congiunta….
GIORGIO Che cosa?
LAURA Si, col tuo amore e col mio, congiunta, sul tuo petto per un
attimo – la vita.
GIORGIO Ma che dici?
LAURA (ha un brivido violento che la scuote tutta e di nuovo la costringe ad
aggrapparsi)Oh Dio!
GIORGIO (Sorreggendola) Ma tu ti fai male! Che hai?….Che hai?…
LAURA Niente un po’ di freddo, un po’ di smarrimento.
GIORGIO E troppo, vedi! Ti sei troppo…..
LAURA (con ardore quasi eroico) Si, ma voglio così!
GIORGIO No, così è male! No.(le prende il volto tra le mani) Tu sei il mio amore;
ma io non voglio, non voglio che tu ne abbia male!
LAURA (bevendo la dolcezza delle parole di lui) No?
GIORGIO No, non voglio! Vedi? I tuoi occhi…..(s’interrompe vedendosi guardato
in un modo che gli fa perdere la voce)
LAURA (seguitando a guardarlo, quasi provocante) Di’……parla….parla….
GIORGIO (ebbro) Dio mio, Laura….
LAURA (ridendo, gaia) I miei occhi? Ma guarda, guarda……Non vedi che ci
sei tu?
GIORGIO Lo vedo. Ma tu ridi….
LAURA No, no, non rido più!
GIORGIO E’ per te, bada!
LAURA Si. Basta. Siamo buoni, ora! Siedi, siedi qua anche tu: ti faccio
posto! (nella sedia s sdraio)
GIORGIO No, siedo qua allora! (indica lo sgabello)
LAURA (si alza dalla sedia sdraio) No, qua…e io, così. (gli siede sulle ginocchia)
GIORGIO Si, si.
LAURA No, buoni! Di’, sei passato dalla mamma?
GIORGIO Si, ma non l’ho trovata.
LAURA Non hai veduto neanche Giulietta?
GIORGIO Era uscita con la mamma.
LAURA E non t’hanno detto nulla a casa?
GIORGIO No, nulla. Perché?
LAURA Perché ho telefonato di qua alla mamma.
GIORGIO TU? Stamattina?
LAURA Si.
GIORGIO Per me? Volevi forse qualche cosa?
LAURA No. Mi sono sentita un po’ male.
GIORGIO Ah si? Quando?
LAURA Poco dopo che sei andato via tu. Quando mi sono levata. Ma nulla
sai? E’ passato!
GIORGIO Che ti sei sentita?
LAURA Nulla, ti dico. Non so. Mi sono sentita mancare, appena mi sono
alzata. Un momento sai? Ecco, come dianzi!
GIORGIO E hai telefonato alla mamma per il medico?
LAURA No! Che medico! Per te. Per dire a te che tornassi presto.
GIORGIO Ma non m’ha detto niente nessuno!
LAURA Meglio così! Io mi sono opposta. Ma sai com’è la mamma?
Ho paura che ce la vedremo spuntare da un momento all’altro,
qua, col dottor Romeri.
GIORGIO E sarà bene! Così vedrà……
LAURA Che vuoi che mi faccia il medico? Bada: se viene, non mi faccio
neanche vedere!
GIORGIO Ma perché?
LAURA Perché no! Non mi faccio vedere. O se no, guarda: gli parlo così
(eseguendo) con la faccia nascosta sotto la tua giacca. E gli dico…
GIORGIO (sorridendo) Che è per causa mia?
LAURA (dopo una pausa, in ascolto sul petto di lui) Aspetta!
GIORGIO Che fai?
LAURA Un battito forte, lento; un battito piccolo piccolo, lesto, esile…
GIORGIO Che dici?
LAURA Il cuore e l’orologio!
GIORGIO Bella scoperta!
LAURA Possibile che misurino lo stesso tempo? Il mio cuore batte
cento più del tuo! Oh Dio, no! Che brutto cuore!
GIORGIO (ridendo) Brutto? Perché?
LAURA Non te l’avevo mai sentito battere, il cuore! Ma sai come ti batte,
placido, forte lento….
GIORGIO E come vuoi che batta?
LAURA Come? Se io sapessi che tu ascolti il mio, sarebbe un precipizio!
Mentre il tuo, niente: non si commuove!
GIORGIO Sfido! Parli del medico che non vuoi vedere…….
LAURA No; invece parlavo del medico a cui volevo accusarti!
GIORGIO Già! Ma con la faccia nascosta! Perché tu sai bene che non sono
io!
(Non ha finito di proferire queste parole, che si turba vivamente, come se esse, rispetto al male di cui Laura
soffre, d’improvviso abbiano acquistato un valore davanti a lui, altro da quello che egli intendeva dar loro).
LAURA Non sei tu? Come non sei tu?
GIORGIO (con sempre crescente turbamento) No io….
LAURA (levandosi dalle ginocchia di lui) Giorgio che pensi?
GIORGIO (con sempre crescente turbamento alzandosi) Oh Dio! Nulla!…(poi cupo)
Tu credi che il dottor Romeri debba venire?
LAURA Non so….. ma perché?
GIORGIO Perché è bene che venga! Voglio che venga!
LAURA Ma, Dio mio, Giorgio, io ho scherzato…..
GIORGIO Lo so, lo so!
LAURA Vuoi che possa accusarti, se non per ischerzo?
GIORGIO Ma no, Laura: non è per questo!
LAURA E che cos’è allora?
GIORGIO Ma….se tu stai male…..
LAUR No! No! Io non ho niente! Io ho te! Ecco: te – e non ho nient’altro che mi venga da te! – Se godo, se soffro, se muoio – sei tu!
Perché io sono tutta così, come tu mi vuoi, come io ti voglio, tua.
E basta! Tu lo vedi, tu lo sai!
GIORGIO Si, si…..
LAURA E dunque – basta! Che male vuoi che abbia? (si sente di nuovo
vacillare) Dio…vedi?
GIORGIO Di nuovo?
LAURA No.. e’ un po’ di stanchezza…sorreggimi……
Scena terza
(entra Filippo di corsa da destra)
FILIPPO Signora,! Signora! viene la mamma con un altro signore!(va via)
GIORGIO Ah! Ecco il medico.
LAURA No, no! Giorgio! Non voglio vederlo!
GIORGIO E io voglio invece che tu lo veda!(si avvia verso il fondo per andare
Incontro al dottore).
LAURA No…no…Vai, vai. Portalo su in villa, di là! Io non mi faccio
vedere.
FRANCESCA (entrando) Buon giorno, Giorgio.
GIORGIO (per uscire in fretta) Buon giorno. Il dottore?
FRANCESCA Eccolo! No, per carità! Di là, Giorgio! Portatelo via di là!
Scena quarta
(Giorgio va via)
FRANCESCA (stordita) Ma che cos’è?
LAURA (eccitata) Ah! Non dovevi, mamma, non dovevi!
FRANCESCA Che cosa?
LAURA Portare quel medico! Hai fatto male, male! Un male incalcolabile,
mamma!
FRANCESCA Ma perché? Mi hai telefonato, che t’eri sentita male……
LAURA Io non ho nulla! Non ho nulla!
FRANCESCA Bene! Tanto meglio!
LAURA Ma che meglio! Che vuoi che intenda, che sappia, che rimedio
vuoi che abbia, un medico, per quello che io sento, per quello che
io soffro, e che non voglio, non voglio capisci? Che sia un male, e
che con la presenza di quel medico che hai portato acquisti per lui
un immagine di male! Ancora di quel male che mi fu fatto!
FRANCESCA Non vuoi? ..Ma che forse…? Che dici, Laura? Oh Dio…che forse,
tu?
LAURA (convulsa afferrando la madre) Si, si, mamma! Si!
FRANCESCA Ah Dio! E lui? Tuo marito? Lo sa?
LAURA Ma è appunto questo il male che tu hai fatto, mamma!
FRANCESCA Io?
LAURA Si! Ch’egli lo sappia, che egli lo pensi ora, come un male a cui si
possa portar rimedio: un rimedio più odioso del male.
FRANCESCA Ma se dici che è…..
LAURA Non è! Non è! E io lo so bene che non è! Lo sento!
FRANCESCA Come? Che senti? Io ho paura che tu, figliuola mia, sii troppo
esaltata e che……..
LAURA Ti pare che vaneggi? No! Non posso spiegartelo con la ragione,
ma l’ho saputo, qua, ora, mamma, che è così! E non può essere
che così!
FRANCESCA Che cosa, figlia mia? Io non ti capisco!
LAURA Questo! Questo ch’io sento. La ragione non lo sa; forse non può
ammetterlo. Ma lo sa la natura, che è così! Il corpo, lo sa! Una
pianta – qua, una di queste piante! Sa che non potrebbe essere
senza che ci sia amore! Me lo hanno spiegato or ora. Neanche una
pianta potrebbe, se non è in amore! Vedi com’è? Non sono
esaltata! No, mamma. Io so questo: che in me, in questo mio
povero corpo – quando fu – in questa mia povera carne straziata,
mamma, doveva esserci amore. E per chi? Se amore c’era, non
poteva essere che per lui, per mio marito.(con gesto di vittoria, quasi
allegra) E allora?
FRANCESCA Che dici? Ah, questo è un nuovo martirio, figliuola mia! Ne sei
certa? Proprio certa?
LAURA Si! Ma è così! È così! E’ per forza così!
FRANCESCA Ma lui, dimmi un po’, tuo marito, lo sa?
LAURA Credo che già lo sappia. Ma ora, là, con quel medico….Ah!
proprio questo, vedi, non doveva avvenire! Che egli lo sapesse
così!
FRANCESCA Ma se già lo sa, figlia mia!
LAURA Volevo che sentisse anche lui, naturalmente quello che io sento!
E che si unisse a me, s’immedesimasse in me, fino a sentirlo, ecco,
e volerlo in me, con me, quello che io sento e voglio!
FRANCESCA Oh Dio! Ho paura, figliuola mia che….
LAURA (subito interrompendola) Zitta!….eccoli….andiamo, andiamo su!
(si trascina via la madre) Non voglio farmi vedere. Non voglio farmi
vedere!
GIORGIO (chiamando dal fondo) Laura….. Laura….
LAURA No, Giorgio! Te l’ho detto no! Vieni, mamma!( via con la madre)
XXXX
terzo quadro
Una sala della villa. Uscio in fondo. Uscio laterale a destra. Finestra a sinistra.
Immediatamente dopo il secondo atto.
Scena prima
GIORGIO: Venga , dottore.
ROMERI: Eccomi, eccomi.
GIORGIO: (seguitando con calma grave e contenuta il suo discorso con il dottore) Mi piegai allora; mi vinsi, come dovevo. Era una sciagura! Forse anche a lei, dottore, la mia violenza.
ROMERI: No; io per me
GIORGIO: Se non a lei, potè parer troppa ad altri, che non erano in grado di sentire in quel punto come me.
ROMERI: Ciascuno sente a suo modo!
GIORGIO: Ma fu, del resto, in quello stesso primo momento una violenza anche per me. Tanto vero, che appena la vidi, dottore, appena ella mi venne davanti, la mia violenza cadde di colpo, e io la raccolsi tra le braccia, non per dovere di pietà, no, ma perché dovevo, dovevo per il mio stesso amore fare così. E le giuro che non ci ho più pensato, nemmeno una volta. Siamo stati un mese qua, insieme, come due nuovi sposi. Ma, ora, ora, dottore, se è vero questo….
ROMERI: Eh, comprendo….
GIORGIO: Passar sopra a uno scempio, sì, l’ho fatto. Ma oltre, no!
ROMERI: Speriamo ancora che non sia!
GIORGIO: Non lo so. Ma lo tempo! Se fosse….. lei mi comprende?
ROMERI: Comprendo, comprendo!
GIORGIO: La prego, glielo dica, se mai: ionon potrei transigere. Vado. Aspetto di là
.scena seconda
FRANCESCA: Non vuole! Dice che non vuole, dottore: assolutamente.
ROMERI: Ma sa che il marito lo desidera?
FRANCESCA: Gliel’ho detto. Se n’è irritata di più.
ROMERI: Ma perché?
FRANCESCA: Dice che non ce n’è bisogno.
ROMERI. (con lieta sorpresa, come alleggerito da un gran peso) Ah! Non ce n’è bisogno!
FRANCESCA: E pare che lo abbia detto anche a Giorgio…
ROMERI: Ma tanto meglio, allora! Avvertiamone subito suo genero che sta in pensiero!( va per avviarsi)
FRANCESCA: Aspetti, dottore! Sta in pensiero. Giorgio? Di che?
ROMERI: Ma…Lei lo comprende, signora!
FRANCESCA: Eh, se è per questo, temo purtroppo che non ci possa essere dubbio.
ROMERI: (stordito) Ah sì? E come?
FRANCESCA: S’è dunque affacciato a Giorgio il sospetto che…..?
ROMERI: Dio mio, sì, signora!
FRANCESCA: Ma perché il sospetto?
ROMERI: Ma…. perché, signora mia, può affacciarsi anche a lei…..anche a me……a tutti
FRANCESCA: Ma no, scusi: non c’è poi mica da stabilire una certezza!
ROMERI: Basta il dubbio, signora!
FRANCESCA: E se mia figlia non ne avesse?
ROMERI: Dica che non vorrebbe averne!
FRANCESCA: Precisamente. Non vuole, non vuole averne!
ROMERI: Eh! Se si trattasse soltanto di volontà….
FRANCESCA: Ma dunque anche lei crede, dottore…?
ROMERI: Lasci star me. Sua figlia dovrebbe ispirare al marito la sua stessa certezza. Pare che non ci sia riuscita. Il solo fatto, scusi, che gli ha nascosto finora il suo stato, dimostra del resto- mi sembra- che quel sospetto si sia affacciato anche a lei.
FRANCESCA: No! Non ha nascosto niente! Il dubbio sul suo stato data da questa mattina soltanto!
ROMERI: E perché ‘oppone allora, così, al desiderio del marito?
FRANCESCA: Ma perché per lei è naturale!
ROMERI: E vorrebbe che apparisse naturale anche a lui?
FRANCESCA: Ecco: proprio così!
ROMERI: Capisco! Ma capisca anche lei, signora, che al marito ripugna il dubbio, anche il più lontano. Tanto più che, lei lo sa, è avvalorato, questo dubbio, dal fatto che in sette anni di matrimonio non ha avuto figliuoli.
FRANCESCA: Sì , è vero! Dio mio! Dio mio!
ROMERI: Bisognerebbe che lei si provasse a farlo intendere alla sua figliuola.
FRANCESCA: Io?
ROMERI: Suo genero mi ha detto qua esplicitamente, che su questo punto non potrebbe transigere a nessun patto.
FRANCESCA: Ma, e lei , dottore? Si presterebbe…..?
ROMERI: Sì, signora: dato il caso -s’intende- che la signora volesse consentire.
GIORGIO: ( facendosi avanti) E che non vorrebbe forse consentire?
FRANCESCA: No, no! Non sappiamo ancora, Giorgio!
GIORGIO: Ma dunque è sicuro?
ROMERI: Pare di sì .
FRANCESCA: ( per calmarlo, quasi supplichevole) Forse Laura crede…..
GIORGIO: Crede? Che crede? Se è sicura, come può ancora esitare? Io lo esigo!
ROMERI: (seccato, anzi sdegnato) Ma no, scusi!
GIORGIO: Sì, io lo esigo! Lo esigo!
ROMERI: (fiero, deciso) Lei non può esigerlo così1
GIORGIO: Come no? Posso amettere che Laura esiti?
ROMERI: Ma deve dirlo lei, spontaneamente. Non mi presterei io, né si presterebbe nessuno, altrimenti!
GIORGIO: Ma il mio stupore è questo, che lei non l’abbia già chiesto subito!
FRANCESCA: Non è mica una cosa da nulla per una donna, Giorgio! A te basta esigerlo!
GIORGIO: Come! Ma per se stessa, io dico, dovrebbe chiederlo subito, a qualunque costo! Dovrebbe essere nulla per lei, di fronte all’orrore di un simile fatto1 Ma come? Crederebbe forse che io potrei sorpassare ancora, cedere, chiudere gli occhi, accettare? Ah! Perdio! Ma dov’è? Dov’è? (fa per andare nella camera di Laura)
FRANCESCA: No, per carità, Giorgio!
ROMERI: Non così, non così !
GIORGIO: Che dice? Posso sapere almeno cosa dice? O vorrebbe forse darmi ad intendere che il suo amore……
Scena terza
Laura entra dall’uscio a destra
LAURA Che il mio amore…..?(al suo apparire, alle
sue parole restano tutti sospesi, interdetti) Di’, di’! Finisci!
GIORGIO Laura, io ho bisogno di saper subito che tu non ti opponi.
LAURA A che cosa?
FRANCESCA (cercando d’interporsi) Ma se non sa ancora nulla! Non abbiamo
ancora parlato!
GIORGIO Lasciatemi allora spiegare con lei, vi prego!
LAURA Si, è meglio!
GIORGIO Attenda un po’ di là.
LAURA Si mamma vai!
(La signora Francesca si ritira per l’uscio in fondo)
Scena quarta
LAURA Parlavi del mio amore, così, davanti ……..
GIORGIO (subito, compiendo la frase) davanti a tua madre e al dottore!
LAURA Anche la madre, in questo caso, diventa una estranea. Non dico
quell’altro. Avevi l’aria di buttarmelo in faccia!
GIORGIO Ma si, perché non credo, non voglio credere, che tu ora possa, o
voglia avvalertene!
LAURA Dio! Giorgio, ma guardami! Tu non puoi più guardarmi?
GIORGIO No! Se è vero questo, no! Che tu possa pensare…..Io voglio
sapere – e subito, subito, senza tante parole – quello che vuoi fare!
LAURA Che debbo fare? Dipende da te; Giorgio. Dal tuo animo,
GIORGIO Come! E tu hai bisogno che telo dica io, qual è il mio animo?
Quale può essere? Non lo comprendi? Non lo vedi? Non lo senti?
LAURA Sento che tu mi sei tutt’a un tratto nemico. Come… come se io...
GIORGIO Dunque tu dici di no?
LAURA (abbattendosi a sedere, disperatamente, dice quasi tra se) Ah Dio! Ah Dio!
Non è valso dunque a nulla?
GIORGIO (la guarda, come sbalordito, un pezzo; poi) Che cosa non è valso? Che
dici? Voglio che tu mi risponda!
LAURA Tu dunque ricordi solo una cosa? E dimentichi tutto?
GIORGIO Ma che vuoi che pensi io in questo momento?
LAURA Non puoi neanche pensare che per me è proprio tutto il contrario?
GIORGIO Il contrario? Che cosa?
LAURA (come assorta lontano, trucemente, con lentezza) Ch’io non ho memoria,
né immagine: nulla! Io non vidi! Io non seppi nulla! Nulla,
capisci?
GIORGIO Sta bene. E poi?
LAURA E poi…..(s’interrompe in un silenzio opaco. Poi dice) Niente. Se hai
perduto tu, invece, la memoria di tutto.
GIORGIO Ah, del tuo amore, è vero? Ma è proprio così, dunque? Tu m’hai
circondato del tuo amore, tu mi hai avviluppato nelle tue carezze,
sperando che io credessi?
LAURA ( con un grido) No! (poi con nausea) Ah!
GIORGIO E allora?
LAURA Non ho ragionato, io : io sono quasi morta d’amore per te; mi
sono fatta tua come nessuna donna mai al mondo è stata d’un
uomo; e tu lo sai; tu non hai certo potuto non sentirlo questo, che
ho voluto averti tutto in me; che mi sono voluta tutta di te…
GIORGIO E con questo? Con questo?
LAURA (gridando) Non ho ragionato ti dico!
GIORGIO Ma che hai sperato?
LAURA Ma d’aver cancellato… d’aver distrutto….
GIORGIO Che cosa? Come?
LAURA Niente.(alzandosi) Tu hai ragione, e’ stata la mia follia.
GIORGIO Ma si , una follia! Tu lo vedi bene!
LAURA Si, e ne esco. Ne son già uscita. Ma bada! Tu non puoi più
parlarmi, ora, come si parla a una folle!
GIORGIO M io voglio appunto che tu ragioni, Laura!
LAURA (freddissimamente) E poi?
GIORGIO Ma che si faccia …..pur troppo…
LAURA Solo per un ragionamento, è vero? E dopo che m’hai buttato in
faccia con disprezzo, con orrore, tutto ciò che t’ho dato di me? E
che tu hai potuto stimare un calcolo vile… un laido inganno….un
espediente…
GIORGIO No, no, Laura! Ma se l’hai chiamata tu stessa una follia?
LAURA Ah, una follia, si! E speravi che t’avessi sollevato con me
nell’ardore di essa, qua, in mezzo alle piante che pure la sanno,
questa mia stessa follia. O che tu almeno me lo chiedessi, come si
chiede a una povera folle un sacrificio che essa non sa…della sua
stessa vita…e che sa! Avresti forse ottenuto quello che volevi.
Perché non puoi credere ch’io volessi salvare in me chi ancora non
sento e non conosco. Io l’amore volevo salvare! Cancellare una
sventura brutale, non brutalmente come tu vorresti….
GIORGIO Ma come? Come, in nome di Dio?
LAURA Posso dirti come, se tu non l’intendi?
GIORGIO Accettando la tua follia?
LAURA (con un grido di tutta l’anima) Si! Tutta me stessa! Perché tu vedessi
tutta me stessa tua, nel figlio tuo : tuo perché di tutto il mio amore
per te! Ecco, questo! Questo volevo!
GIORGIO (ritraendosi, quasi inorridito) Ah, no!
LAURA Non è possibile : lo vedo.
GIORGIO Come vuoi ch’io possa accettare?
LAURA E lascia allora che accetti io, invece, la mia sventura.
GIORGIO Tu?
LAURA Io sola, si, tutta intera la mia sventura.
GIORGIO Ah, dunque è detto? Tu ti rifiuti?
LAURA Perché lo farei, se dopo tutto quello che ho dato di me, non sono
riuscita a cancellarla?
GIORGIO Ah, no perdio! Tu non puoi! Tu non devi!
LAURA Perché non posso?
GIORGIO Dopo quello che hai fatto?
LAURA Che ho fatto?
GIORGIO Dopo quello che hai voluto?
LAURA Che ho voluto?
GIORGIO (con ferocia) Il mio amore, dopo!
LAURA (con disprezzo) Per nascondere è vero?
GIORGIO Ma sai che c’è di mezzo il mio nome?
LAURA Ah, non temere. Avrò il coraggio che ebbe Zena. Peccato ch’io
non possa darlo – dopo l’inganno – al suo padre vero!
GIORGIO Ma tu volevi darlo a me! E non è questo un inganno?
LAURA Chiamalo inganno! Io so che era amore!
GIORGIO Ti dico che tu non puoi!
LAURA E che vorresti? Con la violenza?
(va all’uscio in fondo e chiama)
Mamma! Mamma!
GIORGIO (inveendo) Anche con la violenza, si!
(accorrono all’uscio in fondo in grande agitazione la signora Francesca e il dottor Romeri)
Scena quarta
FRANCESCA Laura! Che cos’è?
GIORGIO (a Romeri che lo trattiene)Dottore, le dica che essendo mia moglie…
LAURA Non sono più tua moglie! Mamma, io vengo con te!
GIORGIO Ma non basta che tu te ne vada!
LAURA (fieramente) Perché? Che ho di te?
(Giorgio casca a sedere, come schiantato. Lunghissima pausa.
Mamma, possiamo andare!
(s’avvia con la madre)
GIORGIO (balzando in piedi, con un grido d’esasperazione e di disperazione) No…
Laura…Laura…
Proferirà così due volte il nome di lei con due diversi sentimenti: d’angoscioso sgomento, prima,
poi d’implorazione quasi irosa. Laura s’arresta. Lo guarda. Pausa. Giorgio si copre il volto con le
mani e rompe in singhiozzi.
LAURA (accorre a lui) Giorgio , tu mi credi?
GIORGIO Non posso! Ma non voglio perdere il tuo amore!
LAURA (con impeto di passione) Ma a questo solo tu devi credere!
GIORGIO Come credere? A che?
LAURA (c. s. ) Ma a ciò che io ho voluto, con tutta me stessa, per te e
Che devi volere anche tu! E’ mai possibile che tu non ci creda?
(lo abbraccia, lo scuote)
GIORGIO Si, si… Nel tuo amore, credo.
LAURA (quasi delirando) E dunque, che vuoi di più, se credi nel mio amore?
In me non c’è altro! Sei tu in me, e non c’è altro! Non c’è più altro!
Non senti?
GIORGIO Si, si….
LAURA (raggiante, felice) Ah, ecco! Il mio amore! Ha vinto! Ha vinto! Il mio
amore!
T E L A
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