L’OCCASIONE D’ORO
(Her Big Chance)
Monologo
Di ALAN BENNET
Traduzione di Adele D'Arcangelo e Francesca Passerini
PERSONAGGI
Lesley
Lesley ha poco più di trent'anni. È nel suo appartamento. Mattino.
La settimana scorsa ho sparato a un uomo. Nella schiena. Vorrei riprovarci. È stato molto interessante. Beh, di certo non mi deprimerò. Bisogna pensare al futuro. E poi, saper fare anche questo nella vita può sempre tornar utile, non si sa mai che mi venga chiesto di ripetere l'esperienza.
Non l'ho fatto per dovere. Non sono una donna poliziotto o una violenta per natura. L'ho colpito con un fucile a fiocina, ma non è certo stato un incidente. Sono giunta alla conclusione di ucciderlo dopo una lotta estenuante con la coscienza. Dovevo far capire che, una volta premuto il grilletto, tutto sarebbe cambiato. Mi trovavo a un incrocio di sentieri.
Ovviamente non sto parlando di Sentieri[1]. In Sentieri non si spara alla gente, con un fucile a fiocina, poi. Se proprio qualcuno dovesse sparare lo farebbe con un'arma più adatta a quell'atmosfera da motel. Ci sono stata in Sentieri, sapete. Ero in una puntata in cui si partecipava a un cocktail. Almeno, mi era stato detto che si trattava di un cocktail, il copione precisava che era un buffet freddo. Così dico al direttore di scena, gli dico: «Rex, ce l'hai un minuto, perché avrei bisogno di alcune precisazioni su questo punto. Facciamo gli indifferenti o ci abbuffiamo?». E lui: «Non ci sperare. Non ci sarà niente da mettere nello stomaco». Facevo la parte di una signora con una pelliccia di rat musqué, un'invitata ad un banchetto nuziale, ed ero stata scritturata per quella sola puntata. Comunque, nella recitazione ho improvvisato un interessamento a quell'albergo, sperando di far colpo sul regista. Magari mi avrebbe chiesto di fermarmi dopo il buffet per la puntata successiva, che prevedeva niente di meno che un intero weekend! Così fingo di apprezzare l'arredamento soft, sfiorando con le dita la formica e ammirando la tappezzeria. A quel punto arriva Rex e mi dice che mi avevano fatto indossare una pelliccia di rat musqué perché dovevo sembrare una donna di classe. Che per favore dessi l'impressione di trovarmi più a mio agio in quel motel a tre stelle! Beh, in effetti ero a disagio in quel motel. Così dico all'uomo che mi stava di fianco e che interpretava la parte di mio marito, gli dico: «Tende in nylon arancione e neanche i sottopiatti: non c'è il minimo sentore di civilizzazione!». E lui: «Non parlarmi di nylon arancione. Pensa che una volta mi sono ritrovato in una giuria che condannava a morte Richard Attenborough![2]». Ci avevano detto di simulare una chiacchierata mondana e quindi il nostro colloquio era da professionisti. Se c'è una cosa di cui mi posso vantare è di essere una professionista nata.
Qualsiasi ruolo mi tocchi, si tratti anche solo di una comparsata devo, dico devo assolutamente, immedesimarmi nella parte, fino al midollo. Non posso farne a meno. Chi mi conosce dice che sono una persona molto seria, che strano però, non mi danno mai parti serie. I ruoli che mi offrono sono sempre quelli della ragazza piuttosto svanita, che prende la vita come viene e per cui ogni occasione è buona per divertirsi. Le definirci allegre, se ciò non desse adito a qualche ambiguità. In parole povere faccio la parte di quella ragazza che sta sullo sgabello di un night come fosse casa sua, e che raramente si accende la sigaretta da sola. Niente di più diverso da me. Tanto per cominciare, non fumo. Voglio dire, posso fumare, se la parte lo richiede. Sono una professionista ed è logico che in questo gioco devi avere sempre un asso nella manica. Però, come dicevo, non sono una vera fumatrice e vi dirò di più, i miei amici si stupiscono del fatto che non sono un'assidua dei party (francamente preferisco infilarmi a letto con un libro). Comunque, per quel party ho fatto un'eccezione. Avevo conosciuto un ex grafico che stava per lasciare il caos della vita moderna e che, prima di partire per lo Zimbabwe, dava una festa di commiato nell'appartamento di una sua amica hostess che stava a Mitcham. Mi ha invitata. Così penso: «Beh, non capita tutti i giorni di conoscere qualcuno in partenza per lo Zimbabwe», e gli ho detto di sì, e sono felice di esserci andata, dal momento che alla festa ho ottenuto un provino.
Dovete sapere che il mio hobby sono le persone. Colleziono persone. Così appena vedo in un angolo un uomo dall'aspetto interessante, com'è ovvio, mi ritrovo a parlargli. Dico: «Sembri una persona interessante, a me interessano le persone interessanti. Ciao». E lui: «Ciao». Dico: «Che fai?». E lui: «Lavoro nel cinema». Dico: «Ah, interessante. Hai in ballo qualcosa al momento?». Dice: «A dire il vero sì» e incomincia a raccontarmi di questo progetto, un video per il mercato straniero, destinato soprattutto alla Germania dell'Ovest. Dico: «Sei il produttore?». E lui: «No, ma faccio parte della produzione, mi chiamo Spud». Dico: «Spud! Che nome interessante. Io sono Lesley». «Si dà il caso Lesley, che abbiamo un problema. La nostra protagonista ha dovuto ritirarsi perché soffre di ernia del disco. Per caso fai l'attrice?». Dico: «Beh Spud, è interessante che tu me lo chieda perché guarda caso sono proprio un'attrice». Lui fa: «Puoi scusarmi un momento, Lesley?». Dico: «Perché Spud, dove devi andare?». E lui: «Devo andare Lesley, devo fare una telefonata».
Scopro che proprio il giorno seguente il regista cerca una sostituta ad un certo indirizzo nel West End. Spud dice: «Sai, è interessante perché io sto a Ealing!». Dico: «Non è nel West End?». «Sì», fa lui, «e tu dove stai?». Dico: «Bromley, per mia sfortuna». E lui: «Ma è lontano. Perché non dormi a casa mia?». Dico: «Oh, grazie tante! Gentile da parte tua, ma cosa credi? Non sono mica nata ieri!». «Lesley», dice lui, «ho un figlio che fa la scuola alberghiera e una figlia con un rene solo. Mia cognata, inoltre, al momento è da noi. Vuol vedere l'esposizione della Casa Ideale alla Fiera di Olympia».
Comincio a mangiare la foglia quando gli vedo il tatuaggio. La mia esperienza di tatuaggi mi dice che non sono proprio per gente di un certo livello e infatti quando gli ho visto la maglietta c'era scritto addetto luci dappertutto. Mai conosciuta sua cognata. Probabilmente starà ancora vagando per la fiera.
Buio.
Ripresa di Lesley e della stessa scena. Pomeriggio.
Me ne intendo di personalità. C'è un intero capitolo su questo nel libro che sto leggendo. È di un americano. Sono specialisti in fatto di personalità, gli americani. L'hanno fatta diventare un'arte. È tutto basato sui colloqui. Così ho potuto sperimentare in prima persona.
Il regista non è granché vecchio. Completo blu, cravatta allentata, maniche rimboccate. Lo catalogo "tipo intellettuale". Dice che si chiama Simon, nome che istantaneamente memorizzo (è uno dei punti-chiave del libro: scopo e uso dei nomi). Dice: «Scusami per l'orario assurdo». E io: «Scusa Simon?». Dice: «Beh, sono solo le 9.30 del mattino». E io: «Simon, la giornata inizia quando inizia. Sei tu il regista». Dice: «Perfetto, puoi dirmi cosa hai fatto?».
Dico: «Mi avrai visto sicuramente in Tess di Roman Polanski. Facevo Chloe». «Non me la ricordo», dice lui. «È nel libro?». E io: «Libro? Sto parlando di Tess di Roman Polanski! Chloe era quella in fondo al carro, con uno scialle. Lo scialle era uno di quelli ricamati, originale fine Ottocento. Tutto fatto a mano. Conosci Roman, Simon?». Dice: «No, personalmente no». E io: «Fisicamente è piuttosto basso, ma con lui ho avuto un buon rapporto di lavoro. Molto aperto». Simon dice che era una cosa positiva perché Travis nel film era una ragazza aperta. Dico: «Travis? Sai che è un nome interessante, Simon?». E lui: «Sì, è un personaggio interessante, trascorre la maggior parte del film sul ponte di uno yacht». Dico: «Yacht? È interessante Simon. Mio cognato ha una piccola barca a motore ancorata a Ipswick». E lui: «Ma dai». Dico: «Sì, è piccolo il mondo». Lui fa: «Sai, Lesley, sarei felice di starmene qui tutto il giorno a chiacchierare, ma ho una tabella di marcia da seguire e lo so che sono solo le 9.30 del mattino, ma posso vederti in slip e reggiseno?». Dico: «Le 9.30 del mattino o le 10.30 di sera, siamo entrambi professionisti, Simon, ma non potremmo alzare un po' il riscaldamento, altrimenti non distinguerete i miei capezzoli dalla pelle d'oca». Per forza ha riso. Ecco un'altro capitolo del libro sulla personalità: humour e sua importanza nel rompere il ghiaccio».
Quando mi sono spogliata mi dice: «Ok, superato l'esame del fisico. Passiamo all'orale. Sai niente di rebus?». «Intendi Rebus per un assassino!»[3] Dice: «No. Intendo i rebus». Dico: «A dire il vero Simon, non ne ho mai fatti. E un problema?». E lui: «No, se sai fare sci d'acqua. Travis è soprattutto una ragazza sportiva, ma pensiamo che potrebbe essere divertente renderla anche un tipo un po' intellettuale». Dico: «Bene Simon. Imparerò volentieri a risolvere rebus e a sciare sull'acqua, potrei darvi un suggerimento però? La lettura generalmente indica una predisposizione allo studio ed io sono una lettrice incallita», dico, «nel senso che è qualcosa che faccio spesso». Ci è restato di stucco. Così dico: «Un altro suggerimento che potrei dare è di equipaggiare Travis di occhiali, Simon. Al giorno d'oggi sono di moda e se a Travis metti gli occhiali e un tascabile in mano, hai già detto tutto». Lui fa: «Mi sei stata di grande aiuto». E io: «Il tascabile potrebbe essere qualcosa sull'ambiente o, se intendi mantenere il tema dello sci nautico, può trattarsi di qualcosa sullo sci nautico e il suo ambiente, eventualmente. Che so, qualcosa sul lago di Windermere».
Mi stava già accompagnando alla porta ma gli dico: «Un'ultima cosa, Simon. Una ventiquattrore. Metti Travis in bikini e con una ventiquattrore e avrai colto nel segno». Dice: «Ti sono molto grato. Mi hai dato un sacco di idee». E io: «Arrivederci, Simon. Mi auguro di poter lavorare con te». La prassi vuole che quando saluti qualcuno devi stringergli la mano con entrambe le tue, scuoterla con calore e allo stesso tempo devi guardarlo dritto negli occhi, sorridendo e ripetendo il suo nome. Questo ti fissa bene nella sua mente. Recito il tutto ed esco ma, scendendo le scale, ho una nuova trovata e ripiombo di sopra. Era al telefono. «Non ci crederai... », stava dicendo. Dico: «Non riattaccare, Simon, volevo solo che fosse perfettamente chiaro che nel dire ventiquattrore non mi riferivo a quel genere fuori moda. Adesso c'è un nuovo tipo di ventiquattrore, sai, che si apre e si trasforma in una mini-scrivania. Visto che si tratta di una ragazza moderna, quello sarebbe probabilmente il tipo di valigetta che Travis userebbe. Potrebbe sedere in un bikini bagnato con una ventiquattrore aperta sulle ginocchia. Non ho mai visto niente di simile al cinema. Sarebbe una sorta di prima assoluta. Bye-bye Simon[4], Stammi bene».
Pausa.
Il tutto è successo venerdì scorso. Nel libro ci sono delle tabelle in cui verifichi il punteggio raggiunto con le tue risposte. Ho totalizzato 75 su 100. Da ottimo a eccellente, Strano che non mi abbiano telefonato.
Buio.
Ripresa di Lesley, truccata e con la messa in piega, seduta in una stanza disadorna in vestaglia. Mattino.
«Questo vestito sembra proprio fatto su misura per me», dico a Scott, il costumista, «quell'attrice era la mia sosia». E lui: «No. Sei tu la sua sosia, cretina».
È avvenuto tutto in un baleno. Ore undici di martedì sera: stavo decidendo se dare una spolveratina in giro. Ore sei del mattino seguente: eccomi seduta e truccata sul set di Lee-on-Solent. Quando il telefono squilla per dirmi che mi hanno dato la parte, ho pensato che fosse Simon. Così dico: «Ciao Simon». «Se invece fosse Nigel?». Dico: «Ok Nigel, puoi dire a Simon che non sono stata a girarmi i pollici? Adesso so risolvere i rebus meno complessi». Lui fa: «Per quello che m'importa puoi anche partecipare ai campionati di hockey su ghiaccio, basta che non resti incinta».
Salta fuori che la ragazza in lista per la parte era andata a vivere con un pilota di rally ed era successo l'irreparabile: bimbo in arrivo. Il mio nome seguiva a ruota. Dico a Scott: «Mi hanno scelta perché sanno che ho buone idee per il ruolo». E lui: «Sì, sì. Sanno che hai 90 di tette!». Sua madre è relegata su una sedia a rotelle. Ne ha di problemi.
Comunque, eccomi pronta. Pronta da ieri mattina. Ma è passato del tempo prima che qualcuno si accorgesse di me. Mangio un panino con "la pancetta che Scott è andato a prendermi mentre ero sotto il casco. Dico: «Non ci sono croissant?». E lui: «In Lee-On-Solentl». In Tess c'erano croissant. In Tess anche il caffè era buono. E c'era anche qualche flirt.
Volevo parlare con qualcuno della parte, ma Scott mi dice che erano tutti sul fuoribordo a fare delle riprese della costa. In Tess non stavi mai seduta a perdere tempo. Roman preveniva ogni cosa. Quella volta che abbiamo fatto delle riprese nel bel mezzo di una foresta i gabinetti erano uno specchio. C'era perfino la possibilità di seguire una dieta a calorie controllate. Dico a Scott: «Non sono abituata a lavorare in questo modo». E lui: «Parliamoci chiaro, tesoro: tu non sei abituata a lavorare. Perché non ti sei portata la maglia?». Dico: «Non so lavorare a maglia, Scott». «Beh, limati le unghie allora, depilati le sopracciglia, fai come me, renditi utile». È magro come un chiodo ed è un bravo pianista, se ho ben capito è anche il truccatore, oltre che il costumista. In Tess avevamo tre roulotte solo per il trucco.
Finalmente Simon fa capolino. Dico: «Salve Simon è da un po' che non ci si vede. Nigel ti ha detto che ho imparato a fare rebus?». «Rebus? Ma tu non eri quella che sa sciare sull'acqua?» E io: «No». Dice: «Cazzo!», e scompare. Dico a Scott: «Simon è molto giovane per dirigere un film». «Dirigere? Quello non saprebbe dirigerti neanche in fondo alla via. È il tuttofare». E io: «E allora chi è il regista?». Lui fa: «Gunther». E io: «Gunther. Mi suona straniero». «Si, è tedesco». Dico: «Interessante. Sono stata in Germania, una volta, a Dusseldorf». E lui: «Beh, allora avrete un sacco di cose da dirvi!». Secondo me Scott è gay. Di solito mi sono simpatici. Ma lui sembra uno di quelli inaciditi.
Diverse ore dopo sto ancora lì seduta che aspetto, quando entra un altro tipo. Dico: «Gunther?». E lui: «Nigel». E io: «Ci siamo sentiti per telefono». Lui fa: «Sì. Sto meditando il suicidio. Mi hanno appena detto che non sai sciare sull'acqua». E io: «Nigel, posso imparare. Ho imparato ad andare sullo skateboard in cinque minuti». E lui: «Cara mia. Ce li avessimo cinque minuti. Non è che per caso parli bene il francese?». Dico: «No, perché?». E lui: «Pensavamo di farla diventare francese». «Scusa Nigel, se permetti, come fa ad essere francese se si chiama Travis? Travis non è un nome francese», gli dico. E lui: «Il nome non conta». Dico: «Conta per me, dal momento che è l'unica cosa su cui posso basarmi». Dice: «Torno dopo». Dico: «Nigel, non parlo francese ma mastico un po' di spagnolo, souvenir di tante vacanze avventurose in Costa del Sol. Travis non potrebbe essere per metà spagnola?». Dice a Scott: «Ci serve qualcuno che parli francese correttamente e che faccia sci d'acqua e chi abbiamo? Una che sa tre parole di spagnolo e risolve rebus». Scott dice: «Non dirlo a me, io ho cominciato come giardiniere!»
Stavo ancora aspettando di provare nel pomeriggio, quando hanno girato la scena dello sci d'acqua. Hanno scelto una ragazza del club subacqueo locale. Lavora part-time nel ristorante del molo dove tutti hanno mangiato l'altra sera. L'ho vista quando è venuta per il trucco. A dire la verità non era male, ma niente a che vedere con me. Io sono mi-nutina, mentre lei è piuttosto grossa, e se i miei capelli sono castano ramato, i suoi sono decisamente rossi. Al momento non ho detto nulla ma ho pensato che se lei doveva essere la mia controfigura, avrebbero avuto dei grossi problemi di coerenza. Così decido di andare alla ricerca del regista e di dirglielo. Sullo yacht non c'era nessuno, tranne un uomo che puliva la telecamera. Dice di non preoccuparmi, la ripresa era dal punto di vista della ragazza per cui le si sarebbe visto solo il gomito. Dico: «Funzionerà?». E lui: «Certo che sì. Cinema: la grande illusione». Ci tiene a precisarmi che, se fosse per lui, avrebbe ripreso il mio gomito, piuttosto che quello dell'altra. «Io mi chiamo Terry e tu?». Dico: «Che bello trovare finalmente una persona civile». E lui: «È la solita storia Lesley, quando l'arte entra dalla porta, le buone maniere escono dalla finestra. Sai perché quando giri un film fai una vita da fungo?». Dico: «Perché Terry?». E lui: «Perché ti tengono sempre al buio e ogni tanto arriva qualcuno che ti rovescia addosso un sacco di merda!». Scoppia a ridere. «Interessante, ma Terry, i funghi non si coltivano più così, ormai è tutto industrializzato!». «Però, sei un tipo colto. Che ne dici di passare una serata ad esplorare i misteri di Lee-on-Solentl».
La sua stanza è più carina della mia. Nel bagno c'è persino l'asciugacapelli.
Buio.
Ripresa di Lesley in bikini e scialle. Un'anonima stanza d'albergo. Sera.
Che non mi si fraintenda. Non ho problemi a mettermi in topless. Ma Travis, così come io la interpretavo non era il tipo di ragazza da topless. Dico: «Sono una professionista, Nigel. Riconoscimi un po' di esperienza. Non è proprio da Travisi».
Sono rimasta seduta sul ponte dello yacht tutto il giorno, a mo' di sfondo, mentre due I signori attempati intrattenevano quella che, suppongo, era una discussione d'affari. Uno I dei due, ricoperto di peli e con un evidente problema di peso, è il mio fidanzato. Si capisce che è il mio fidanzato perché, ad un certo punto, mi colpisce in faccia. Travis dovrebbe essere una ragazza che se la spassa, eppure in nessuna scena me la spasso. Sempre seduta su questo ponte gelido a impiastricciarmi di crema solare. Dico a Nigel: «Non so se il cameraman mi ha già inquadrata, Nigel, ma come faccio a prendere il sole se non c'è sole?». E Nigel: «Niente sole? Meglio ancora». Nigel è il primo aiuto regista, sta un po' dappertutto. Gunther non parla mai. Certo non con me. Sta sempre dietro la cinepresa |con un berretto in testa. Niente a spartire con Roman. Roman aveva un sorriso per tutti.
Ad ogni modo, faccio da sfondo vestita in bikini e dico a Nigel: «Nigel, sbaglio se mi | ritengo una habituée dei cocktail?». E lui: «Perché?», un po' sulla difensiva. Dico: «Perché secondo me, Nigel, se così fosse, dovrei fumare col bocchino». E ne mostro uno molto discreto che avevo con me, per puro caso. Va a parlarne con Gunther, ma Gunther dice che non si può fumare. Dico: «Perché fa male alla salute?» E Nigel, «No, perché con la tua coerenza ci hai rotto il cazzo». Avevo portato con me un tascabile, per evitare di ricorrere al trovarobe (che è sempre Scott). Appena comincio a sfogliarlo Nigel me lo toglie di mano dicendomi che preferivano la crema solare. Io dico: «Nigel, non credo che le due cose siano incompatibili. Posso spalmarmi la crema e leggere allo stesso tempo. Sono o non sono una vera professionista?». Si consulta di nuovo con Gunther, poi ritorna e dice: «Scordati il libro. Teniamo la crema solare». Dico: «Posso chiederti un'ultima cosa?». E lui: «Avanti». «Di cosa sta discutendo il mio fidanzato?». «D'affari». E io: «Nigel, sbaglio se penso che si tratti di droga?». Lui fa: «Perché? È un problema?». E io: «È un problema per me, intendo dire per Travis. Mi aiuta a inquadrare il personaggio». E lui: «Ti aiuterebbe ad inquadrarlo se Travis si togliesse il reggiseno?». Dico: «E secondo te Travis lo farebbe?». Gli dico: «Sappiamo che Travis risolve rebus, che ama leggere, secondo te Travis è il tipo che si mette in topless?». E lui: «Credi forse di recitare la parte di Emily Bronté? Gunther vuole vedere le tue tette».
Non lo guardo neppure. Mi tolgo il reggiseno senza fiatare e mi spalmo la crema con tutto il disprezzo possibile. Fanno la ripresa. Poi arriva Nigel a dirmi che Gunther ha apprezzato e che se mettevo un pelo di sensualità in più, forse valeva la pena di fare un primo piano. Così abbiamo girato di nuovo poi Nigel è ritornato a dirmi che a Gunther piaceva lo spettacolo e che nella ripresa successiva avrei dovuto togliermi anche gli slip. Dico: «Nigel, credimi, Travis non lo farebbe». Lo dice a Gunther. Torna indietro. Dice che Gunther è d'accordo con me, che la vera Travis non lo farebbe. Ma che con l'esibirsi nuda di fronte al socio d'affari del suo fidanzato dimostra tutto il proprio disprezzo per quello stile di vita. Dico: «Nigel! Finalmente Gunther mi ha dà qualcosa su cui lavorare». Dice: «Ok. Giriamo! Riprendi dallo slip!».
Pausa.
Smontiamo il tutto alle sei (in gergo cinematografico significa smettere di lavorare). Dico a Nigel: «Gunther ha avuto ciò che voleva da me? È contento?» E lui: «Gunther è un artista Lesley, non è mai contento. Ma come ha detto questo pomeriggio, meglio un uovo oggi che una gallina domani» E io: «Significa che va bene?». E lui: «Sì». Dico: «Ah. Perché io odio le uova».
Quando sono rientrata in albergo mi ci è voluto del tempo per rilassarmi. Ero ormai così immedesimata in Travis che solo dopo aver fatto un bagno ed essermi rinfrescata la senti) allontanarsi. Non vedevo l'ora di rilassarmi con la troupe, che so, scambiare due chiacchiere sulle riprese del giorno con la convinzione di aver fatto un buon lavoro, ma quando scendo giù non c'era nessuno, eccetto Scott con uno degli autisti. Viene fuori che gli altri se ne erano già andati a cenare nel ristorante dove lavora la grassona dello sci d'acqua.
Resto per un po' seduta al bar. C'è un tipo là. Gli dico: «Il mio hobby sono le persone, tu che fai?» Guarda caso anche lui lavora nel film: Kenny, l'addetto agli animali. Si occupa della gatta. Dico: «Interessante, Kenny. Non sapevo che nel copione era prevista una gatta. Io amo i gatti. Amo anche i cani, ma soprattutto i gatti». E lui: «Ti piacerebbe vederla? E sul mio letto che dorme». Dico: «Non sono nata ieri!» E lui: «Lesley, non pensar male. Praticamente faccio coppia fissa coi miei animali». Così sono salita da lui e ho fatto un po' amicizia con la gatta. Poi Kenny mi racconta dei diversi animali che ha accudito: una zebra, una foca, un alligatore e tutta una banda di furetti. Aveva anche una trota nella sua vasca. Sarebbe stata pescata nel secondo tempo nel film. Era piuttosto piccola, ma le avrebbero fatto un primo piano per farla sembrare più grande.
Mi siedo sul letto e lo ascolto parlare del comportamento animale. Dico: «Kenny, ecco il tipo di serata che mi piace, due persone che chiacchierano di cose interessanti».
Quella notte mi sono svegliata e non ricordavo dov'ero. Poi ho visto la gatta immobile che fissava la trota.
Buio.
Ripresa di Lesley nel suo appartamento con addosso i suoi vestiti. Penombra.
Quando si è finito di girare un film, si fa sempre il check del cancelletto in telecamera, in gergo significa niente problemi. Ringraziando il cielo tutto bene, perché non avrei potuto rifarlo. Avevo dato vita a Travis e sebbene nel film fosse il suo amante a venire ucciso, sentivo che anche la Travis in me era morta.
Salta fuori che il nome del mio amante era Alfredo. La mia battuta più importante: "Alfredo!". Capo di una sorta di associazione criminale, ma l'intera compagnia sullo yacht lo faceva un uomo rispettabilissimo, un impresario edile. Una notte mentre Alfredo ed io eravamo a terra, invitati a una cena della Federazione Costruttori Edili, un giovane agente segreto in mutande nuota di nascosto fino allo yacht, per perquisirlo. Tuttavia il caso vuole che Travis quella sera abbia mal di testa, così ritornano presto da quel rispettabilissimo ricevimento, con Alfredo su tutte le furie. All'inizio avrei dovuto dire: «Non posso farci niente, Alfredo, se ho mal di testa» e abbiamo provato un paio di scene. Ma Gunther poi ha pensato che sarei stata più convincente con un mal di testa così terribile da impedirmi di parlare. Alfredo doveva dire: «Tu e i tuoi mal di testa!» Dico: «Se si trattasse di un'emicrania invece che un semplice mal di testa, probabilmente Travis non sarebbe in grado di parlare». Gunther dice: «Dì quello che ti pare». E il massimo quando senti che un regista incomincia a fidarsi di te e che puoi davvero cominciare a costruire qualcosa.
Ad ogni modo Travis ed Alfredo entrano nella cabina, in cui trovano questo giovane in mutande nascosto dietro il sofà. Alfredo tira fuori la pistola e dice: «Che fortuna, cara Travis, il tuo mal di testa che ci ha costretti a lasciare il ricevimento. Se prima me la so- I no presa con te, adesso sono di tutt'altro umore. Offri a questo signore un drink, Travis. Poi vai a spogliarti. Non c'è niente di meglio che fare all'amore dopo avere ucciso un poliziotto. Ah Ah Ah!». Così mi ritiro nella cabina accanto mentre Alfredo provocali poliziotto seminudo, dicendogli che ha intenzione di ucciderlo ma che, prima di farlo, gli racconterà in dettaglio la sua operazione di traffico di droga e cosa fanno quelli come lui quando hanno qualcuno sotto tiro. Quando Travis torna senza vestiti, il giovane poliziotto sta parlando dei danni causati dall'eroina, di tutte le giovani vite spezzate e via dicendo. Ah già, non ho detto che in un dialogo precedente, mentre fingevo un'immersione,si veniva a conoscenza del fatto che Travis aveva un fratellino, Craig, caduto nel tunnel della droga, e Travis, disperata, era decisa a vendicarsi sui colpevoli, se mai li avesse scoperti.
Così, quando il poliziotto parla a quel modo degli orrori della droga, ecco che Travis si rende conto che il suo amante è implicato in affari di droga: e lei che pensava avesse a che fare con reati minori! Che so, furto di autoradio. Dunque, con molta calma, "quasi in trance" come ha detto Gunther, Travis prende un fucile subacqueo appoggiato guarda caso sulla credenza. A quel punto Nigel viene a dire che Gunther avrebbe voluto vedere una serie di emozioni alternarsi sul volto di Travis, come se l'affetto per il suo amante, Alfredo, lottasse con la sua coscienza e la memoria del suo fratellino, Craig. Segue un primo piano del grosso dito del mio amante posizionato sul grilletto pronto a uccidere il poliziotto. Proprio in quel momento io pronuncio pacatamente il suo nome: «Alfredo». Lui si gira. Travis spara e si vede l'arpione che gli esce dalla schiena, lo uccide e gli rovina lo smoking. Infine segue un lungo primo piano di sangue e tutto il resto, poi di me con una lacrima solitaria che mi scende lungo la guancia.
Abbiamo girato tutto in una sola ripresa e Nigel ha detto che si trattava di una cosa più unica che rara negli annali cinematografici. Però Scott ci tiene a dire: «Meno male perché anche lo smoking era più unico che raro». In ogni caso io non avrei potuto farla di nuovo. Non avevo tralasciato nulla. Ma improvvisamente ho avuto un lampo di genio, di quelli che si hanno quando si è ormai giunti alla fine e ci si guarda indietro. Dico a Nigel: «Non credi che Travis, travolta dall'emozione per la morte del suo amante, possa improvvisamente aggrapparsi al poliziotto a cui ha salvato la vita e che i due possano celebrare il fatto, facendo l'amore lì sul momento?».
Grande dibattito. A Gunther l'idea piaceva molto ma l'attore che faceva il poliziotto non era granché entusiasta. Forse era gay anche lui. Aveva i baffi. Infine Nigel dice che hanno scelto la soluzione del poliziotto che pensa di poter avere un rapporto sessuale e che comincia a far scorrere le dita sulle parti intime di Travis. Senonché la pietà avrebbe sconfitto il desiderio ed infine lui sceglieva di coprire le nudità della ragazza con un kimono, appartenuto all'amante morto. Anche se in questa fase si vede bene che non ha abbandonato del tutto l'idea e infatti, nell'allacciare il kimono, le sue dita indugiano ancora sui capezzoli di Travis. Dopo di che Gunther spiega che se a questo punto fosse successo qualcosa di piccante, sarebbe andato a scapito della scena finale, in cui, dopo tutta quella serata eccitante, l'agente segreto se ne torna a casa dalla fidanzata che fa la bibliotecaria e che gli sta preparando una cenetta calda. Nell'ultima scena sono loro che fanno l'amore, dal momento che il messaggio del film è che è meglio fare l'amore con qualcuno di cui sei innamorato, anche se è una persona qualunque che lavora alla biblioteca rionale, che con una come Travis, che lo fa per divertirsi. Come mi dice Gunther quella notte: «È un film molto morale, peccato che il pubblico non lo capirà». Dico: «È interessante, però. Io l'ho capito fin dall'inizio».
Mentre eravamo a letto gli dico: «Se solo lo avessimo fatto prima». E lui: «Lesley, la mia regola numero uno è di non toccare mai un'attrice prima che tutto sia finito». Dico: «Gunther, non ti devi giustificare. Siamo entrambi dei professionisti. Ma Gunther», gli dico, «posso farti una domanda? Sono stata la Travis che volevi? Ti è piaciuta la mia recitazione?». Dice: «Senti, se una è una pessima attrice non ci riesco ad andare a letto con lei. Perciò non mi chiedere se mi è piaciuta la tua interpretazione. Ne hai già la prova». Gunther sì che è un vero artista.
Quando mi sono svegliata la mattina, se n'era già andato. Scendo di sotto per il caffè ma non c'era nessuno del gruppo. Avevo contato di poter salutare tutti ma erano fuori a fare delle riprese fisse del porticciolo. Perciò vado a comprare una cartolina con una nave che affonda e scrivo, «Bye bye ciurma! Arrivederci alla prima!» e la lascio sul bancone della hall. Neil'uscire con le valige vedo Scott che sta caricando i costumi da mandare in tintoria. Dico: «Ciao Scott. E stato un piacere lavorare con te». E lui: «Chi va e chi viene». «E adesso facciamo ritorno alla vita di sempre!», gli dico. E lui: «Io veramente non sono mai partito». Strano come i loro vestiti siano sempre troppo stretti.
Il film uscirà inizialmente nella Germania dell'Est, poi forse in Turchia. Gunther dice che mi renderà piuttosto famosa. Beh, credo che mi ci saprò abituare. Ma non starò qui ad aspettare lo squillo del telefono. Nient'affatto. Ho intenzione di imparare cose nuove. Il tedesco, per esempio. Vendere quadri d'autore. Andare in canoa. Perché più ti arricchisci come persona, più sei brava come attrice. Recitare non è altro che offrire.
In dissolvenza.
FINE
[1] Nel testo originale si legge: «... this was a woman at the crossroads. It wasn't Crossroads, of course...».
[2]Attenborough è celebre per i suoi documentari televisivi sulla natura.
[3] Nel testo originale Simon chiede a Lesley se sa giocare a scacchi: «...Do you play chess?» I said: «Chess Simon? Do you mean the musical?». He said, «No the game».
[4] Nel testo originale Lesley dice ciao.