L’ombrellino verde

Stampa questo copione

 

L’OMBRELLINO VERDE

Un atto

Di BRUNO BRUNELLI

PERSONAGGI

GIULIA

ALDO

RICCARDO

UN CAMERIERE

Un albergo di Val d'Intelvi, Camera di Aldo. Nella parete di fondo una porta che dà nel corridoio; con­tro la stessa parete un armadio-cassettone. A destra una finestra accanto alla « toilette »: un'ampia poltrona e un tavolino col necessario per scrivere. Buona parte della parete di sini­stra è chiusa da una tenda, che nasconde l'al­cova. - All'alzarsi della tela la scena è buia, le imposte sono chiuse. (Dal di fuori si picchia ripetutamente alla porta).

La voce di Aldo            - (dall'alcova) Avanti.

Il Cameriere                  - (entrando) Buongiorno, signo­re. (Cercando di evitare i mobili, va verso la finestra e l'apre. Una gran luce mattinale en­tra nella stanza. Poi si dirige verso la tenda dell'alcova) Apro?

La voce di Aldo            - (come di persona assonnata)

                                      - No, lascia.

Il Cameriere                  - (dopo un istante di esitazione) Devo recarle la colazione?

Aldo                              - (c. s., seccato) No, scendo (Si ode in­distintamente qualche parola borbottata da Aldo. Il cameriere prende gli abiti, po­sati su una sedia, ed esce).

(Scena vuota. Qual­cuno picchia con discrezione alla porta, poi su­bito apre).

(Entra Giulia: veste un abito elegante da pas­seggio, è in cappello, ha un ombrellino verde in mano).

Giulia                            - (cautamente, come temesse di farsi sen­tire) Poltrone!...

La voce di Aldo            - (dall'alcova, di soprassalto) Ma a Me ne Chi è?!... Voi?!...

Giulia                            - Presto, svegliatevi!

La voce di Aldo            - (c. s.) Voi... qui?...

Giulia                            - Non mi volete? Vi lascio subito!

La voce di Aldo            - (c. s.) No, no! (La testa di Aldo appare protesa fra le due tende: risulta evidente come egli non sia ancora rimesso dalla sorpresa).

Giulia                            - Mantengo le promesse, io!

Aldo                              - (sempre affacciato alla tenda) quest'ora, piccola imprudente!...

Giulia                            - Non mi volete proprio? Me ne vado... (Fa per uscire).

Aldo                              - No no... Giulia, vi adoro... Con altra espressione) Ma... e vostro marito?...

Giulia                            - (ha un sorriso ironico) Vi dirò. Usci­te prima di là...

Aldo                              - Non sono presentabile... Pochi secondi e sono con voi... Scompare. Dalla fessura della tenda, che è rimasta socchiusa, si vede illuminato Vinterno dell*alcova) Raccontate...

Giulia                            - Preferisco raccontare le notizie liete accanto a voi, per veder riflessa la mia gioia.

La voce di Aldo            - Usate questo metodo anche con vostro marito?

Giulia                            - Per lui tengo in serbo le notizie tristi.

La voce di Aldo            - Delicata attenzione... Avete chiuso la porta?

Giulia                            - (con un fremito di terrore) Perchè?... Può venire qualcuno?

La voce di Aldo            - No, ma è sempre prudente. (Giulia va a chiudere a chiave la porta. Aldo intanto esce dall'alcova: è in pigiama: ac­corre presso Giulia).

Aldo                              - Sono felice, felice!...

Giulia                            - Avevate dimenticato la promessa che mi avete strappato ieri?

Aldo                              - Ma potete figurarvi!... Ero in attesa trepidante...

Giulia                            - (ironica) Infatti...

Aldo                              - Ma non avrei immaginato a quest'ora... Come fu?...

Giulia                            - Sapete come da vari giorni mio ma­rito avesse stabilito coi Davis e con la « trou­pe » francese di compiere l'ascensione al Generoso. Il tempo aveva finora impedita la gita: quando stamane Riccardo, visto il cielo terso, mandò il facchino a battere la sveglia nelle varie stanze. Alle sei e mezzo erano tutti pronti: il papà francese, la signora Delbet, il professore, Mr. e Mrs. Davis... Egli venne a svegliarmi per gli addii. Mammà era in­quieta perchè il professore, raffreddato, vo­leva partire ad ogni costo. Per vendicarsi del­l'abbandono, scese a Lugano... L'avessi ve­duta, mammà! La bella giornata e l'abito estivo le avevano conferito una « mine » da dar dei punti a tutte quelle francesine smor­fiose!... Dopo il trambusto, impossibile chiu­der occhio. Mio marito aveva fatto un tale baccano nella sua stanza, mettendo a soq­quadro bauli e cassetti per completare la sua tenuta da alpinista, che il sonno era comple­tamente scomparso. Allora pensai: appena partita mammà, mi vesto e corro da Ricchie-ri... Ed eccomi...

Aldo                              - Non avete incontrato alcuno nel corridoio?

Giulia                            - Per fortuna le nostre stanze non sono lontane,.. Ma se qualcuno fosse passato pro­prio quando bussavo alla vostra porta?... Tremavo: posso confessarlo... E come farò ad uscire ora?

Aldo                              - Vi sequestro fino al ritorno dei gitanti.

Giulia                            - Oh! oh!... Pretendete troppo...

Aldo                              - Giacché siete venuta...

Giulia                            - Per la promessa, non per altro.

Aldo                              - Ma la promessa esige un compimento..,

Giulia                              - Entrando nella vostra stanza, e in pieno giorno, ho compiuto un atto audace... E' già molto: accontentatevi...

Aldo                              - Pensate: perderemmo una magnifica occasione... Il caso ci offre qualche ora di felicità indisturbata.

Giulia                            - Mammà tornerà presto da Lugano…

Aldo                              - E pure il professore ritornerà. Non può trascurarla troppo... Non gli do torto: è una bella signora e non le si darebbero quaranta anni. Certe donne a quell'età hanno una ter­za primavera, più rigogliosa delle altre...

Giulia                            - Persino mio marito si è accorto del suo « flirt » col professore!

Aldo                              - (sorpreso) E' un caso strano... E che ne pensa?

Giulia                            - Le sue tranquille abitudini sono sconvolte da questo fatto, ma egli vuol bene a mammà, e la lascerà fare, come è suo di­ritto...

Aldo                              - Naturalmente!

Giulia                            - Non ch'io approvi in tutto mammà, oh no!... Ed in questo meno che mai... Aldo la guarda stupito) Sì, e non stupite se vi dico questo mentre sono qui, nella vostra stanza... Ho forse delle teorie particolari, ma trovo che certe cose non si devono fare senza riflet­tere... Aldo la guarda sempre più stupito). Se mi vedete qui, è perchè ho riflettuto... Se mio marito non avesse spinto un po' trop­po la sua corte alla francese divorziata, non sarei venuta da voi. Era inutile io m'impo­nessi un sacrificio quando egli non ne fa per me. Il matrimonio è uno scambio di sacrifici, non vi sembra?

Aldo                              - Sarà... ma con una donnina come voi non dovrebbe essere un sacrificio...

Giulia                               - La storia lo insegna. Non so qual re diceva: «Toujours perdrix! »... Con pari tatto e discrezione bisogna sacrificarsi l'uno per l'altro. Quando viene a mancare questo equilibrio di sacrifici, è spezzata l'armonia... Nel matrimonio allora non c'è più dovere che si possa imporre... Ma, tornando a mammà, quando si è vedove si ha il dovere sacrosanto di sacrificarsi per rispettare il sacrificio più grande, quello della vita, che l'altro coniuge ci ha fatto.

Aldo                                - Così se vostro marito morisse?...

Giulia                               - (dopo un istante di esitazione) Gli resterei fedele.

Aldo                                - Preferisco che viva. (E mentre le si avvicina aggressivo, forse tentando un bacio, picchiano alla porta. Giulia si è subito sco­stata da Aldo, in preda a terrore).

Aldo                                - Chi è?

Il Cameriere                     - (dall'esterno) Sono io, Gio­vanni. Porto gli abiti del signore.

Aldo                                - Appèndili al gancio.

Il Cameriere                     - (c. s.) Non c'è gancio alla sua porta, signor Ricchieri!

Aldo                                - Hai ragione. Vengo ad aprirti... (Fa cenno a Giulia di nascondersi nell'alcova. Aldo apre la porta. Entra il Cameriere, che depone gli abiti sulla poltrona).

Il Cameriere                     - Se il signore ricorda, avevo detto di far rimettere il gancio, ma lei prefe­riva avere gli abiti nella stanza. Se vuole, va­do a prendere un gancio e lo fisso subito.

Aldo                                - (impaziente) No, non ora! (// Came­riere esce, prende le scarpe che erano fuori della porta, le depone accanto agli abiti. Nel frattempo Aldo passeggia nelle vicinanze del­l'alcova, prende una sigaretta sul tavolo, l'ac­cende).

Il Cameriere                     - Mattiniero il signore, stamane!

Aldo                                - Voglio fare una passeggiata.

Il Cameriere                     - Doveva andare col conte De Alti, che è partito con un gruppo di signori e signore per il monte Generoso.

Aldo                                - Un'escursione troppo lunga per le mie forze... Hai finito?

Il Cameriere                     - Sì, signore. Comanda altro?

Aldo                                - No, va pure, (il cameriere esce. Aldo resta in ascolto finche il passo del cameriere si è allontanato nel corridoio. Mentre è ancora rivolto ver­so la porta, Giulia esce dal­l'alcova e va fin presso Aldo).

Giulia                               - Voglio uscire... Sono stata imprudente e temeraria... No, no, devo andare.

 Aldo                               - (volgendosi verso Giulia per calmarla dU mentica di girare la chiave della porta. Lo spettatore dovrebbe avvertire questo partico­lare) E così adempireste alla promessa? Non abbiate timore: non c'è pericolo...

 Giulia                              - Ho fatto male, Ricchieri...

Aldo                                - Che dite?... Sareste così presto pen­tita del bel gesto?... Pensate alla vostra teo­ria dei sacrifici. (Giulia riflette un po' incer­ta e un po' delusa) Vostra madre non avrebbe tali esitazioni. E' una donna, quella, che com­prende come va presa la vita... E sa così mantenersi giovane...

Giulia                               - Qualche ruga però reca le tracce del

passato... Aldo                - Segno d'esperienza:possono essere una arma di seduzione, perchè sono i sentieri del­la vita vissuta, i sentieri dove le illusioni cho fuggono s'imbattono nell'esperienza che ar­riva...

Giulia                               - Tracce di battaglie...

Aldo                                - Se tutte le donne hanno tre età:quella che dicono di avere, quella che dimostrano, e quella che hanno realmente, vostra madre si è fermata alla seconda, che più vale nella donna.

Giulia                               - Però mamma poteva scegliere me­glio... Per esempio quel bel giovanotto ingle­se che la guardava sempre con occhi di fuoco.

Aldo                                - E di cui ero geloso... Lo vedevo fissareil vostro tavolino...

Giulia                               - La sua timidezza non gli ha mai datooccasione di farsi presentare.

Aldo                                - Ti spiace?

Giulia                               - A me?... Figurati!... Il suo fuoco dev'essere tutto negli occhi, soltanto negli oc­chi: l'anima e il cuore devono essere nordici, freddi...

Aldo                                - Mentre noi siamo dei meridionali(Con foga esuberante) E la vita ci prende, l'amore ci trascina dalle più eccelse altezze alle più profonde bassezze: l'amore che do­mina sovrano assoluto nella nostra esistenza, l'amore che dà il sorriso della felicità al dolce viso della donna e trascina l'a­nima dell'uomo in un tur­bine di passione...

Giulia                               - Ah sì...

Aldo                                - L'amore, che non dà modo di pensare, ci travol­ge, non permette di riflet­tere, ci domina... Il vostro dono verrà incontro a chi lo attendeva con tutta l'anima, come una grazia del cielo... Vi attendevo con le brac­cia tese, che volevano sentire il dolce peso della vostra persona, che nello stesso tempo temevano sfiorarvi col loro contatto e vole­vano piegarvi nel loro nido... A che vale sot­tilizzare? Secondo la vostra teoria dei sacri­fici che si equilibrano, la bilancia pende dal lato di vostro marito: occorre farla scendere dal lato vostro...

Giulia                            - Temo che oggi, per ristabilire l'equi­librio, egli dovrebbe farla scendere molto, ma molto, dalla sua parte... Una pausa).

Aldo                              - Toglietevi il cappello: non è ingom­brante come altri vostri, ma...

Giulia                            - I cappelli ampi sono poco adatti per varcare in fretta una soglia compromettente...

Aldo                              - Vi sta veramente bene... Ma vi prefe­risco senza... Aldo le toglie il cappello: Giulia va innanzi allo specchio per aggiustarsi i capelli. Aldo depone il cappello sul ta­volo, mentre Giulia posa l'ombrellino su una sedia. Giulia, passando innanzi alla finestra, ha guardato attraverso le tendine).

Giulia                            - Laggiù, sulla terrazza, passeggiano i due sposini napoletani...

Aldo                              - Sono felici...

Giulia                            - Come hanno fatto ad essere così fe­lici?

Aldo                              - Mah!...

Giulia                            - Fortunati... o inesperti... Da ragazze fioriscono le illusioni, ed è una fortuna, altri­menti nessuna si sposerebbe; ma poi, quando si è letta la prima pagina del libro matrimo­niale, o soltanto la prefazione...

Aldo                              - Si scorgono gli errori di stampa...

Giulia                            - Precisamente. (Guardando ancora dalla finestra) Come si parlano teneramente!

Aldo                              - (che si è avvicinato a Giulia e guarda pure prudentemente dietro la tendina) E se fos­sero certi di non essere visti farebbero quello che faccio io. (Le arrovescia la testa e la bacia).

Giulia                            - No, Aldo! (Essa resta illuminata dal raggio di sole che entra dalla finestra).

Aldo                              - Come splendi nel sole!... E come sono felice di vederti così... Avrei bisogno di gri­dare a tutti: sono felice, sono felice!

Giulia                            - (fa per chiudergli la bocca con una mano) Silenzio! Ci sono dei vicini.

Aldo                              - Non ci sono porte di comunicazione.

Giulia                            - Ma le pareti sono sottili...

Aldo                              - Mio tesoro caro, adorato, chiamami tu con quella tua voce calda, che mi piace tanto, con quegli « o » lunghi lunghi. La parola amore deve esprimere di più pronunciali dalla tua bocca.

Giulia                            - C'è troppa luce...

Aldo                              - Chiuderò un poco. (Socchiude le imposte interne, la stanza rimane nella penonbra. Accennando all'alcova) C'è più mistero... E i tendami attutiscono le parole dolci...

Giulia                            - E se io scappassi, « polisson »?...ti lasciassi solo?

Aldo                              - Ti prego, non scherzare.

Giulia                            - (gli sfugge correndo per la stanza) Ora scappo, e tu non sei capace di prendermi...

Aldo                              - Ti prendo, ti prendo!...

Giulia                            - No, no! (Corre per la stanza, fra i mobili, inseguita da Aldo. Egli la rincntuccia presso l'alcova, e quando sta per prenderla, ella scappa dietro la tenda. Aldo scompare dietro a lei. La voce di lei, prima gaia va morendo, come se la bocca fosse chiusa dalle labbra di Aldo. Intanto si picchia delicatamente alla porta. 1 due non sentono, la porta si apre).

(Entra Riccardo, sporgendo prudentemente la testa. E' in tenuta perfetta da alpinista. Dentro la tenda dell'alcova è ora silenzio assoluto).

Riccardo                       - Ehi, poltrone, dormi ancora?

Aldo                              - (appare dal vano della tenda, che tiene accuratamente chiusa dietro a se: è in vesta da camera come prima: il volto pallidissima deve esprimere un terrore, che può riuscirà comico, ma che nella penombra non è avvertito da Riccardo. Aldo esce dalla tenda; in un leggero tremito nelle gambe: si appoggia, frequentemente alle sedie o al tavolino) Tu?!

Riccardo                       - Ti sei alzato ora?... Devi aver dormito male: hai una faccia!

Aldo                              - No, ho l'emicrania, e perciò ero rima­sto a letto.

Riccardo                       - Mi spiace averti fatto alzare... Scusa... (Si avvicina un poco all'alcova).

Aldo                              - (con una certa violenza) No, anzi...» bene... Ma non eri anche tu della gita?

Riccardo                       - Come lo sai?... Siamo partiti quando dormivi ancora il tuo primo sonno...

Aldo                              - (subito) Me l'ha detto Giovanni, il cameriere... Ma come...

Riccardo                       - Tutto congiura contro di me, quan­do indosso la divisa da alpinista... E' la terza volta, e non sono ancora riuscito a compiere un'escursione: una vera di­sdetta!... La partenza si era effettuata felicemente... Oggi tutto andava così bene!... Un tempo magnifico, l'aria leggera...

Aldo                              - Ma si può sapere che ti è acca­duto per farti ritornare?

Riccardo                       - Ecco il fatto, in poche pa­role. Risalendo un aspro sentiero, un vero sentiero da capre, sulla costa del monte, la signora Delbet è scivo­lata, cadendo in malo modo, senza che facessi in tempo a trattenerla... Essa accusò subito un forte dolore ad un piede: non si potè più muovere. Dovetti incaricarmi di lei. Mentre gli altri proseguivano, con l'aiuto di un montanaro ho portato a brac­cia Madame Delbet. Il dottore assicura trat­tarsi semplicemente dello stiramento di un tendine. Ho quindi deciso di ripartire: vengo a proporti di accompagnarmi.

Aldo                              - Dovresti conoscere le mie mediocri capacità alpinistiche...

Riccardo                       - Non ti lasci tentare da una gior­nata di sole?

Aldo                              - Io fin lassù?... Se sei disposto a por­tarmi in braccio, come Madame Delbet...

Riccardo                       - Grazie, rinuncio alla compagnia... Ripartirò solo... Però, lascia che te lo dica, perdi uno spettacolo unico al mondo... Sono spiacente di aver ritardato di due ore… per nulla...

Aldo                              - Per nulla? Ingrato!

Riccardo                       - (lusingato, comicamente) Hai ra­gione: non ho il diritto... non devo lamen­tarmi... Ma pure: la mattinata era così fre­sca, l'orizzonte limpido, il cielo purissimo, la temperatura... Una vera disdetta!... Per­chè è una bellissima giornata...

Aldo                              - Non ne dubito.

Riccardo                       - Tu non lo puoi sapere, sempre chiuso in camera... (va verso la finestra, come per aprire. Ma in­cespica nell'ombrellino che Giulia aveva deposto sulla sedia). Scusa. (raccoglie l'ombrellino caduto, ma poi lo guarda nella penombra). Un ombrellino?... Un cappello da si­gnora?... Aldo ha un gesto di disperazione, si precipita per afferrare il cappello. Riccardo esamina l'ombrellino, avvicinandosi alla finestra, dove un raggio di luce penetra at­traverso allo spazio fra le imposte. Aldo ha nascosto rapidamente il cap­pello sotto il tavolino, ricoperto dal tappeto) E' inutile, è un cappello da signora: ho visto... E' qui!... quasi sottovoce, ad Aldo, facendo un cenno verso l'alcova) Ma dunque?...

Aldo                              - No, ti assicuro, non c'è al­cuno!

Riccardo                       - A chi lo dici?... Non mi vorrai far credere che fossero tuoi cappello e ombrellino... Guarda attentamente l'ombrellino, ha un gesto di sorpresa) Ma scusa... apre impetuosamente le imposte interne, il sole illumina di nuovo la stanza. Egli esamina l'ombrellino, spalanca attonito gli occhi. Il suo volto prende un particolare aspetto di gravità, mentre Aldo è rimasto tre­mante dal lato opposto, come a difendere l'alcova).

Riccardo                       - (tragicamente pone l'ombrellino sotto il braccio sinistro, rivolge un lungo sguardo severo ad Aldo, e in tono reciso) Sta bene. Quando la signora (marcando questa parola) sarà uscita dalla tua stanza, ti prego di re­carti da me... o forse... è meglio tu mi faccia chiamare... Ma subito: aspetto, (esce sbat­tendo forte l'uscio).

Aldo                              - (che ha ascoltato le ultime parole di Ric­cardo, pallido, immobile, fissa con lo sguar­do la porta per cui l'altro è uscito).

Giulia                            - (appare dall'alcova con espressione di­sperata) E' finita, è finita!... Ha capito!... Ma come?

Aldo                              - Avevi lasciato l'ombrellino, e ha in­travisto il cappello, (addita la sedia, dove era l'ombrellino di Giulia, e il cappello sotto il tavolo).

Giulia                            - (afferra il cappello; poi ha un atto di disperazione) Ma chi avrebbe potuto supporre?... Non dovevo fidarmi di voi; sventato! Avete lasciato aperta la porta.

Aldo                              - Forse è rimasta aperta quando è rientrato il cameriere.

Giulia                            - Peggio di così... Batte i piedi di dispetto, qualche lagrima le spunta negli occhi) Dio, Dio!... Che accadrà ora? (tutti e due si aggirano per la stanza, in preda ad un’angosciosa agitazione) E quella stupida della signora Delbet ha fatto ritornare mio marito... Scommetterei: è caduta apposta!... Ma ora, ora?

Aldo                              - Ora il disastro è completo.

Giulia                            - Ma è possibile che dalla mia prima imprudenza derivi lo scandalo di un duello?

Aldo                              - (ha un gesto di rassegnazione) Non re­sta altro... Avete sentito la sua risoluzione...

Giulia                            - Ma non voglio... non voglio!...

Aldo                              - E' inevitabile.

Giulia                            - Ne seguirà uno scandalo... tutti ne parleranno nell'albergo... Poi il duello...

Aldo                              - Non c'è altra soluzione possibile...

Giulia                            - Ma se restate ferito?...

Aldo                              - Avete qualche suggerimento da dare?... Fuggire assieme: sarebbe maggiore lo scan­dalo... Bisogna avere il coraggio delle pro­prie azioni, fino all'estremo. Ed ora ritornate immediatamente nella vostra stanza.

Giulia                            - Ma non voglio incontrarlo.

Aldo                              - Andate nella stanza di vostra madre.

Giulia                            - E che dirà mammà quando lo saprà?

Aldo                              - Non preoccupatevi di lei: sarà meno scandalizzata degli altri...

Giulia                            - Meno di mio marito certamente... Ma com'è possibile ora la vita con lui?

Aldo                              - Penseremo poi al resto: ora devo par­largli... E che nessuno vi veda...

Giulia                            - Guardate dalla porta.

Aldo                              - (si avvicina all'uscio, spia cautamente dalla fessura) Aspettate.

Giulia                            - (reca il fazzoletto agli occhi, ha qual­che singhiozzo convulso, poi con voce soffo­cata) E' finita, è finita! (Si avvicina a lui, come per attenderne un abbraccio).

Aldo                              - (con impazienza) Presto! (Giulia esce in fretta. Aldo segue dall'uscio socchiuso l'al­lontanarsi di Giulia. Poi chiude l'uscio, si prende la testa fra le mani con, atto dispera­to) Maledetto ombrellino, maledetto cap­pello, maledetta porta... maledetto io che non l'ho chiusa!... riflette) Era più corretto in­viarmi i padrini... Forse ha fatto per non de­stare sospetti nell'albergo... Ma le ciarle ver­ranno dopo, e che ciarle!... Coraggio!... suona. Poi, per darsi un contegno, accende una sigaretta. Picchiano alla porta) Avanti.

Il Cameriere                  - (entrando) Ha suonato?

Aldo                              - Va immediatamente al n. 26: avverti il conte De Alti che sono pronto a riceverlo. (il cameriere esce. Aldo passeggia nervosa­mente su e giù per la stanza. Una pausa).

                                      - (Entra Riccardo. Aldo affetta una disinvolto solennità).

Riccardo                       - (parla concitato, con grave serietà) Non facciamo spreco di parole. Quello che è accaduto... non è cosa che accada ogni giorno...

Aldo                              - (fra sé) Voglio sperarlo... per te!...

Riccardo                       - (come cercasse le parole, non sapendo di dove cominciare) Si ha un bel... Sì, insomma... Ecco: l'impressione è stata molto forte... ed inaspettata... Dirò anzi che c'è un po' di confusione nelle mie idee...

Aldo                              - Ma veramente...

Riccardo                       - E' inutile tu voglia negare... E' tuo dovere di cavaliere, forse, ma con la no stra amicizia è inutile: ho la certezza.

Aldo                              - Hai acquistato questa pretesa certezza da un cappello e da un ombrellino?

Riccardo                       - Dall'ombrellino verde.

Aldo                              - Ci sono tanti ombrellini verdi...

Riccardo                       - Ma c'era il manico traditore.

Aldo                              - Ci sono tanti manichi di bambù...

Riccardo                       - La tua ostinazione è inutile. Ti dico: questo aveva un segno.

Aldo                              - Ma come puoi avere una tale certezza!

Riccardo                       - Quell'ombrellino è stato un mio dono. (Aldo tace) Quindi... Ripeto: tu devi prevedere quanto ti voglio dire.

Aldo                              - E perciò mi sembra inutile parlarne…..

Riccardo                       - No: lascia che ti dica... Poche pa­role: non posso tacere... mi spiacerebbe trop­po il fatto si dovesse ripetere... La cosa è dì un'estrema gravità... E non ammetto alcuna scusa per lei... (ad un gesto di Aldo) E' inu­tile tu la giustifichi: non concedo alcuna at­tenuante... E’ tanto imprudente e impudente la sua condotta che, d'ora innanzi, ho diritto di pretendere altro metodo di vita da parte sua... Ho preferito venir qui io, per evitare chiacchiere in famiglia... Voglio che la cosa rimanga fra noi due...

Aldo                              - Mi pare inutile prolungare questo pe­noso colloquio. Sbrighiamoci presto, giacché vuoi parlarne...

Riccardo                       - Non vorrai pretendere che taccia!...

Aldo                              - No, ma dovresti capire tu stesso quanto sia penoso questo colloquio...

Riccardo                       - Giacché la prendi dall'alto, ti..l tu, che sei il colpevole... Perchè se attribui­sco a lei la colpa maggiore, anche tu potevi usare un po' di prudenza... ironico) Per certi colloqui è regola generale di chiudere la porta, perdiana!...

Aldo                              - In verità le tue parole mi disgustano... Insomma se è il dispetto della scoperta che credi aver fatto che ti fa prolungare questo colloquio, finiamola!... Scegli tu!...

Riccardo                       - (arrabbiato) Sai che ci vuole un bel coraggio, nella tua posizione, di volerti imporre? Vuoi anche aver ragione?

Aldo                              - Potevi risparmiarti questa scena!

Riccardo                       - (in tono d'ira) Non avete il diritto di alzare la voce con me, né tu ne lei con la sua condotta da...

Aldo                              - (trattenendosi a stento) Taci, taci!

Riccardo                       - Ma certamente: non vado a ripe­terlo per l'albergo, ma innanzi a te posso dirlo: da sgualdrina!

Aldo                              - (c. s.) Bada, bada!

Riccardo                       - Ne saresti forse innamorato, per difenderla in tal modo? Credevo si trattasse di un desiderio passeggero... E invece è proprio amore, amore fatale... Difendila, se ne hai il coraggio...

Aldo                              - (c. s.) Esci, esci... Fammi il favore di uscire!...

Riccardo                       - Non vedi quanto sei ridicolo in questa tua attitudine di paladino, che difende l'onore della sua dama?... Bell'onore... da strapazzo! (Aldo si precipita contro Riccardo, che si scansa dietro il tavolo) Aldo, Aldo, di­venti pazzo?           (Aldo si ferma ansante.Una pausa) Parola d'onore, non avrei mai potuto supporre... Allora la cosa è più grave di quanto credevo.

Aldo                              - Lasciami, lasciami!

Riccardo                       - Ed io ero venuto per rendere pos­sibile un accomodamento!... (Aldo, calma­tosi improvvisamente, lo guarda stupito) Sì, un accomodamento... pausa) Senti: ragio­niamo con calma... Forse conviene prendere la cosa meno tragicamente... Tu specialmen­te: una persona di spirito!... Sarai stato sec­cato dell'accaduto quanto lo fui io... Ma è inutile inquietarti... Più di me: sarebbe ri­dicolo!... Aldo lo guarda, sem­pre più attonito) Ho fatto questo ragionamento: Lasciarvi qui e partire, no assolutamente: sa­rebbe ancor peggio dopo la mia partenza... Far partire lei, fiato e péna sprecati: non otterrei nul­la... Far partire te, sarebbe forse meglio... A meno che... come esitando).

Aldo                              - A meno che?

Riccardo                       - ... in nome della no­stra amicizia tu non mi prometta di usare d'ora innanzi la massima prudenza, e di non far capire nulla a nessuno, in modo che questo scandalo rimanga un segreto fra noi due... E, mi raccomando: di giorno, no... Di notte, passi... Ma usate prudenza, santo Dio!

Aldo                              - (non credendo ancora alle proprie orec­chie) Come? Hai detto « prudenza »?...

Riccardo                       - Sì... E di notte... Di giorno, mi rac­comando, no... Mi secca... Sai, è facile si venga a sapere... Ti ripeto: avrei piacere che la cosa restasse fra noi due...

Aldo                              - Ma... e allora? .

Riccardo                       - Allora (con un sorriso) buon diver­timento!... Non mi resta altro da dirti... Di­vertitevi, e prudenza... Non è la prima volta che mi sento delle attitudini da filosofo... Sto constatando come la filosofia sia la sola via che ci condurrà a non compromettere la no­stra amicizia... Credi, Aldo, è meglio rider­ne... Ma, mi raccomando: prudenza, pru­denza! (va per uscire: quando è presso la porta ritorna indietro) E, ti prego, che mia moglie non sappia...

Aldo                              - (sempre più stupito) Del nostro patto?

Riccardo                       - Sì, fa in modo che non lo com­prenda... Potrebbe seccarle... pausa) Ma guarda!... Chi avrebbe potuto immaginare una cosa simile?... Così è la vita... Una bella donna, non posso negarlo... Ed io lo dico senza conoscerla... intimamente quanto tu...

Aldo                              - Non la conosci?...

Riccardo                       - Non potrai credere che io conosca gli atteggiamenti amorosi di mia suocera!

Aldo                              - Di tua suocera?

Riccardo                       - Sì... Non parliamo di lei?

Aldo                              - (che d'un tratto crede capire l'equivoco in cui è caduto Riccardo) Già, già...

Riccardo                       - Comprendo: sei ancora turbato dal­la scoperta... in quasi flagrante delitto... Bella donna mia suocera?... Bravi, bravo!... Tu sei ancora un giovanotto, ma lei non è però una gio­vinetta... Bei matti!...

Aldo                              - Ma sei proprio certo che l'ombrellino fosse di tua suocera ?

Riccardo                       - Eccoti daccapo. Vorresti sviare ancora la mia convinzione?... Sei troppo ingenuo... Ti ripeto che le ho regalato io stes­so quell'ombrellino... Fu nella scorsa primavera, per il suo onomastico... Ho fatto bella figura con poco merito, perchè il manico aveva un di­fetto e lo ebbi a prezzo di favore... Non vale la pena spendere una somma per una suoce­ra, (guardando l'orologio) Son quasi le nove. Ti lascio. Sarò lassù qualche ora dopo gli al­tri, ma vi pernotterò... E' forse meglio così; appena giunto, manderò un telegramma a mia moglie: « Ritornerò domani. Stop. Tutto be­ne. Stop. Baci ».

Aldo                              - (involontariamente) Benissimo! (ha cambiato umore: è rianimato ed ha un gaio tono ironico nella voce) Con questa bella giornata, soltanto la signora Delbet poteva farti ritornare!

Riccardo                       - A proposito, ti prego: io non ho visto mia moglie... Nella sua stanza non c'è... Sarà uscita a passeggio... Mi faresti il favore, quando la vedi, di non dirle che sono ritor­nato per accompagnare la signora Delbet... Inventa un pretesto qualunque... Se qualcu­no le dirà la verità, pazienza; ma non essere tu il primo... Ora riparto... E sarebbe oppor­tuno farle ignorare questo mio ritorno... Non c'è nulla di male, ma ad evitare...

Aldo                              - Non dubitare. Silenzio assoluto...

Riccardo                       - (sta per uscire, ma prima si volge e con un sorriso ironico) Eppure, chi avreb­be detto che tu saresti diventato... mio pa­dre? (ed esce).

Aldo                              - (scrive in fretta un bigliettino, poi suo­na. Poco dopo il cameriere picchia all'uscio) Avanti (il cameriere entra) Reca questo biglietto alla contessa De Alti, immediata­mente... Sarà nella sua stanza, a quest'ora.

Il cameriere                   - Sissignore, subito

Aldo                              - Spicciati…. (il cameriere esce).

(Aldo gira per la stanza; è in preda ad un'al­legria irrefrenabile, che sfoga canterellando).

Giulia                            - (entra: è pallida, spaventata, senza cap­pello: guarda sorpresa) Solo? Proprio solo?

Aldo                              - Sì, non temete.

Giulia                            - E mio marito?

Aldo                              - Scomparso.

Giulia                            - (con un gesto di terrore) Come?

Aldo                              - Tranquillamente e spontaneamente, dopo avermi affettuosamente salutato.

Giulia                            - Ma è possibile?

Aldo                              - E' così. Ed ora una domanda: l'om­brellino che avevate con voi quando siete venuta qui, era vostro?

Giulia                            - (dopo un attimo di riflessione) No, era della mamma. Siccome non potevo rinvenire il mio, nella fretta afferrai il primo che mi capitò fra le mani... E allora?

Aldo                              - Ha creduto che io fossi qui con... Giùlia lo guarda incredula. Aldo prosegue)…con vostra madre.

Giulia                            - (si rasserena, finalmente liberata dall'incubo; ma poi assume un'espressione trisste) No, non mi piace...

Aldo                              - Ma come?... Pensate: è una fortuna... (va per chiudere la porta).

Giulia                            - Che fate?

Aldo                              - Chiudo la porta, perchè non accada un'altra volta...

Giulia                            - Ah, no, basta!

Aldo                              - Ma come? Non avete capito? Vostro marito è ripartito e ci lascia piena impunità per 24 ore. E' così pieno di attenzioni!

Giulia                            - Finitela! Non ho piacere si parli di mio marito in questo tono!... Credete che dopo quest'ora di angosce terribili io abbia ancora voglia di scherzare? Ah no, vi assicu­ro che ne ho abbastanza... Sono ritornata qui col terrore che a chiamarmi vi avesse costretto mio marito. E poiché la cosa è passata miracolosamente liscia, non ritenterò la pro­va, ve l'assicuro. Se fui così pazza da lasciar­mi attrarre dalle vostre parole e da compiere un gesto di dispetto o di piccola vendetta, vi assicuro che fui subito richiamata alla realtà. Non ho indole di peccatrice, si vede. Non mi resta se non ringraziare la provvidenza per avermi salvato... Addio, Ricchieri... (fa per andarsene).

Aldo                              - (è al colmo della sorpresa. Ma poi va verso Giulia) Ma Giulia, vi ho parlato di amore, di passione...

Giulia                            - Sono stata una pazza a lasciarmi illu­dere per un istante...

Aldo                              - (le si avvicina, e con calore) Ma via, volete scherzare! (le tende le braccia).

Giulia                            - (con un gesto reciso) Badate, non scherzo! (Aldo rimane annientato. Giulia si sofferma guardandolo) L'inganno fu recipro­co... Senza rancore... Via, non fate quella faccia così truce. Ne troverete delle altre per quello che cercate voi. (Giulia esce).

Aldo                              - (rimasto solo, assume un'attitudine di malinconica riflessione) E ora non mi resta altro che far la corte alla suocera...

FINE