L’onesto Jago

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L’ONESTO JAGO

Commedia in due atti

di CORRADO AUGIAS

PERSONAGGI

Iago

Emilia

Bianca

Gasparo Foscarini

Bartolomeo Trevisan

Montano

Masetto

Sokollu Muhamed Pascià

Pietro

alfiere di Otello

sua moglie

putta di Cipro, amante di Cassio

comandante la guarnigione di Famagosta

comandante dell'arsenale

ex governatore di Cipro

segretario e confidente di lago

inviato del sultano Selim II

attendente di lago

E inoltre: sottufficiali, soldati, servi, popolo, Otello, Desdemona

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

1a Scena

Isola di Cipro. È il pomeriggio d'una tempestosa giornata di primavera dell'anno del Signore 1570. Un uomo, un giovane ufficiale, seduto su un muretto. Davanti a lui una piccola torma di ragazzini piuttosto cenciosi. L'ufficiale, si chiama Bartolomeo Trevisan, lancia loro delle monete con movimenti indolenti, intermittenti, come per passatempo. Di tanto in tanto sbadiglia, o si stira pigramente. I ragazzini si gettano su ogni moneta come piccoli lupi famelici un po' per gioco, un po' per bisogno. Dal basso salgono le voci e i rumori del porto: cigolio di gomene, grida di uomini, il frastuono, lontano, della risacca. Saliranno poi, come da indicazione, anche altri rumori. Per il momento però la scena dà l'impressione della stracca giornata d'un ufficiale di guarnigione in una lontana colonia.

Trevisan                      - (ai ragazzini) Attenti, adesso, tiro corto! Olà!! (lancia una moneta. I piccoli, azzuffandosi, corrono a raccoglierla. Il più piccolo di loro invece non s'è mosso. È rimasto davanti all'ufficiale e lo guarda tendendo la mano) E tu? non hai preso niente eh? Toh! Non farti vedere (gli allunga una moneta. Poi)

Trevisan                      - Sergente, quanto tempo ci vorrebbe, secondo te per arrivare a Venezia con quella goletta?

Sergente                      - Con questo mare?

Trevisan                      - Sì, partendo adesso.

Sergente                      - Otto giornate, sette forse.

Trevisan                      - Questo vuol dire che domenica sera potrei essere a passeggio in piazza S. Marco.

Sergente                      - A far presto sì.

Trevisan                      - (Sognante) Sembra impossibile, vero? Essere qui a Cipro e pensare che laggiù, lassù (indica verso nw) c'è ancora Venezia... e le veneziane. (Getta un'altra moneta. Il bambino la prende, vede qualcosa sul fondo e indica l'orizzonte).

Sergente                      - Nave in avvicinamento (indica).

Trevisan                      - (volgendosi appena) Un barco alla veronese.

Sergente                      - Sa chi c'è a bordo, capitano? (È curioso. Scruta). (Trevisan continua il suo gioco crudelmente).

Trevisan                      - Michele Cassio, il nuovo luogotenente. Hai visto che ondate!! (Squilli di tromba, voci grida: "Venezia e San Marco!". Ordini militari scanditi seccamente senza che li si possa intendere).

Sergente                      - Hanno schierato il picchetto d'onore. (Trevisan si volge a guardare. In quel mentre una donna entra trafelata, afferra due dei ragazzini per mano e li trascina bruscamente via).

Sergente                      - Guardi, guardi quella donna...

Trevisan                      - (ironico) Vedi sergente, c'è ancora qualcuno che ha paura di noi. (Si volge ancora verso il basso, il porto) Toh! chi si rivede. È sbarcato anche lago.

Sergente                      -  Chi è?

Trevisan                      - L'alfiere? Oh, lo vedrai chi è.

Sergente                      - Sembra allegro.

Trevisan                      - È gente di mondo. E poi arrivano da Venezia.

Sergente                      - Non doveva essere lui il luogotenente?

Trevisan                      - S'è fatto a lungo il suo nome. (Il ragazzino più piccolo s'è avvicinato di nuovo furtivamente e tende la mano tirando la giacca di Trevisan. Il sergente lo spedisce via con un calcio per così dire affettuoso).

Sergente                      - E basta adesso! (a Trevisan che ha sorriso alla scena) E poi che è successo?

Trevisan                      - Le solite manovre, in senato. Sta' tranquillo, per noi non cambia niente.

Sergente                      - Quello là, in mezzo al gruppo, non è l'ex governatore Montano?

Trevisan                      - (scrutando) Bravo, proprio lui.

Sergente                      - Gli hanno tolto tutto, poveraccio.

Trevisan                      - (Già distratto da un'altra apparizione) Che squisita brigata, quante donne, che profumi. Quella è gente che sa vivere. (Venendo al punto) Eccola!

Sergente                      - Chi?

Trevisan                      - Accanto alla moglie di lago, bianca come una madonna.

Sergente                      - Ma chi è?

Trevisan                      - Membra di lusso, quelle. La figlia di Brabanzio, Desdemona.

Sergente                      - (Molto interessato) Sarebbe lei allora?

Trevisan                      - (Osservando e commentando) Ancora un bacio, Cassio. Bravo, bell'inchino, gran tecnica.

Sergente                      - (Tuttora preso da Desdemona) Desdemona, strano nome. Chissà che tipo è?

Trevisan                      - Un tipo da lasciar la casa di suo padre per andarsi a ficcare nel letto del Moro. Piccante... Sergente Arriva! L'ammiraglia si prepara all'attracco. (Le voci aumentano in volume e concitazione. Anche grida di "Viva Otello", "Viva Venezia", "Gloria al Governatore"). Sergente Hanno mollato il barcarizzo. Scende. Sembra il dio Marte.

Trevisan                      - Caduto nel nerofumo.

Sergente                      - Esulta! Fa cenno di voler parlare.

2a Scena

(Repentino, un cambio di luce. Sparisce il muretto dal quale i due hanno osservato lo sbarco. Piazza di Cipro in vista del mare, folla. In un angolo due carpentieri sono al lavoro su qualcosa che non vediamo. Il ghiacciaiolo offre la sua merce appena sbarcata. Arriva Trevisan col suo passo indolente, si ferma un attimo a guardare. Dalla parte opposta sbuca Gasparo Foscarini, capitano anche lui. Cammina rapido, marziale, scansa brutalmente un venditore di frutta che gli si è parato involontariamente davanti. Raggiunge Trevisan).

Foscarini                     - Hai sentito la notizia, Bartolo?

Trevisan                      - Sto ancora esultando.

Foscarini                     - Ha incrociato un convoglio mercantile e l'ha mandato a fondo. Otto legni da carico e due galere di scorta. È impazzito.

Trevisan                      - È arrivato il ghiaccio. (Alle spalle dei due è comparso lago che ferma il venditore di frutta, tasta un pomo, lo compra. Ma è chiaro che non perde una parola di ciò che i due capitani vanno dicendo).

Trevisan                      - Ha solo voluto farci capire come andranno le cose.

Foscarini                     - Ha voluto tirarci addosso la vendetta dei turchi per la miseria! Che facciamo?

Trevisan                      - E che vuoi fare. Ho fatto raddoppiare la guardia in arsenale.

Foscarini                     - Fa carriera sulla nostra pelle, maledetto Moro!

Trevisan                      - (Gl'impone cautela con un gesto) Prudenza, Gasparo, è pericoloso.

Foscarini                     - Troppa prudenza, sta diventando pericolosa. (I carpentieri hanno finito il loro lavoro e in questo momento drizzano una macchina che subito individuiamo come una forca. Dall'estremità del braccio pende minaccioso, pronto, il cappio di canapa. Tutti i presenti si bloccano guardando il patibolo mentre viene assestato. Solo lago si muove, esce dall'ombra, s'avvicina ai due Ufficiali!

Trevisan                      - lago! Ti ho visto sbarcare poco fa. Traversata terribile, immagino, con questo scirocco.

Iago                            - Ero su un legno veloce. E fortunato.

Trevisan                      - Quando s'alza lo scirocco è peggio dei Turchi. La notte di Pasqua un sergente sulla torre sud... chissà dove lo ha trascinato la risacca. (Indicandolo) Capitano Gasparo Foscarini, comanda la guarnigione di Famagosta. (I due si stringono la mano)

Iago                            - Capitano... (Poi indicando il patibolo) e quello per chi è?

Foscarini                     - Akim Talat, nobile cipriota.

Iago                            - Che ha fatto?

Foscarini                     - Accusato d'aver aiutato navi turche a scandagliare i nostri porti.

Trevisan                      - Un mese l'hanno tenuto in cella. Montano, deposto dalla carica, non sapeva che farne. Appena messo piede a terra il nuovo governatore invece ha firmato l'ordine d'esecuzione. (Sulla piazza, è intanto ripreso il viavai consueto. Due soldati montano la guardia al patibolo)

Iago                            - (Concentrato) Il buon governo vuole decisioni spicce. (Brusco) Addio, signori. Ci rivedremo immagino. (Parte)

Trevisan                      - (Motto ironico) Non faremo altro, alfiere. Sono lunghe le notti a Cipro.

Foscarini                     - lago. Mi piacerebbe sapere che cosa pensa di tutto questo.

Trevisan                      - Prova a chiederglielo, vedrai che te lo dice.

Foscarini                     - Che faccio? Lo chiamo?

Trevisan                      - Scherzavo Gasparo, stavo solo scherzando!

3a Scena

(Una stanza dove Emilia moglie di lago, sta riordinando la roba appena sbarcata. Casse, abiti, oggetti. L'aiuta un attendente cipriota assegnato al servizio dell'alfiere)

Emilia                         - Gran brutto affare essere la moglie d'un alfiere (Si volge all'attendente e gli fa cenno di avanzare con una cassa e d'aprirla. Esecuzione. Sorrisi di Emilia) Divisa a metà tra il mondo dei potenti e quello servile, di casa in nessuno dei due, fuori posto in entrambi. Sempre in giro di qua e di là (s'aiuta con i gesti a dire ciò che sta dicendo, quasi sbandierandoli sotto il naso dell'impassibile attendente) per il vasto impero di Venezia. (S'arresta) Sempre meno vasto per la verità. (L'attendente sorride. Emilia lo guarda come se fosse la prima volta) Ma tu, capisci il veneziano?

Attendente                 - Sono cento anni signora (s'inchina) che i veneziani sono su quest'isola.

Emilia                         - (Ridendo) Tu sembri più giovane però.

Attendente                 - Ho già 30 anni, signora.

Emilia                         - (Ha preso un abito dal cassone, lo esamina) Guarda come s'è ridotto. Ne valesse la pena almeno. Disagi, strapazzi, pericoli, questo vento di scirocco. (Guarda l'attendente) Quand'è cominciato il vento?

Attendente                 - Tre giorni fa signora.

Emilia                         - E andrà avanti a lungo?

Attendente                 - (Allargando le braccia) Come Iddio vuole, signora.

Emilia                         - Eh, già! Vammi a prendere la cassa grande. (Con un inchino l'attendente parte)

Emilia                         - (Sola, si dà un po' d'attorno, poi si scruta in uno specchio, s'avvede d'una ruga, allarmata) Alla partenza da Venezia questa non c'era, lo giuro. Un altro colpo di lima. Quanto durerà? Fin quando durerà Venezia, o la nostra vita. Un buon numero d'anni in ogni caso. (L'attendente ha portato la cassa e la apre. Con un gesto Emilia lo congeda. Dal cassone estrae un'uniforme da luogotenente. La tiene a braccia tese davanti a sé). Povero lago, la fortuna gli è passata accanto senza neanche vederlo. Desdemona, lei sì, ha fatto della sua vita un superbo investimento. (Entra silenziosamente lago. Sembra stanco, guarda in giro mentre slaccia il mantello)

Emilia                         - E poi il Moro è tale uomo da far dimenticare, a letto e fuori dal letto, il colore della sua pelle.

Iago                            - C'è sempre vento qui a Cipro, non lo ricordavo più.

Emilia                         - (Sobbalzando) Sei tu?

Iago                            - E questo caldo, poi.

Emilia                         - Da dove vieni?

Iago                            - Dal porto. Ho fatto scaricare i bagagli del governatore, come m'ha ordinato. Hanno preso la via della sua camera nuziale.

Emilia                         - (Indicando attorno) I nostri sono già qui. Sai che l'attendente parla veneziano?

Iago                            - Hai portato troppe cose, come al solito.

Emilia                         - Al prossimo viaggio i bagagli fatteli da solo.

Iago                            - (Cacciandosi gli stivali) Che stavi borbottando quando sono entrato?

Emilia                         - Stavo forse cantando?

Iago                            - No. Ho inteso la parola Moro.

Emilia                         - Può darsi. Non c'è nessuno che la dica, oggi, o non la pensi, quella parola. La nostra vita dipende da lui.

Iago                            - Ma tu hai aggiunto: a letto.

Emilia                         - Ah sì? Anche questo può darsi. Il Moro a letto con Desdemona. Il gran momento è arrivato, felicità alle loro lenzuola.

Iago                            - (Gelidamente) Stai attenta Emilia.

Emilia                         - Non ricominciare, ti scongiuro. Pensa a quei due, piuttosto. L'hanno tanto aspettata, quest'ora. Quante cose son dovute accadere prima che arrivasse (Sognante) C'è un certo struggimento, una dolcezza...

Iago                            - Non s'era già conclusa a Venezia la faccenda?

Emilia                         - E quando. È accaduto tutto così in fretta.

Iago                            - Questo vorrebbe dir poco.

Emilia                         - E poi Otello l'ha annunciato pubblicamente. Non hai sentito anche tu? (Rifacendo un po' il verso al Moro) Chi fa un acquisto deve goderne il frutto. Voi ed io però il nostro ancora non l'abbiamo colto (Sospira)

Iago                            - Non ci credo.

Emilia                         - Peggio per te!

Iago                            - Nove mesi è andata avanti la storia, sotto gli occhi ciechi di Brabanzio. Nove mesi di chiacchiere ma anche d'intimità, d'occasioni e vuoi che in tutto questo tempo il sangue, riscaldato dai contatti, dagli stessi sotterfugi, non abbia aperto la strada alla libidine? Emilia!

Emilia                         - Non conosci Desdemona. È una giovane donna virtuosa.

Iago                            - Virtù un corno! Se fosse di tanta virtù non si sarebbe così appassionata del Moro. Solo per aver ascoltato quattro storie di battaglie che qualunque caporale sa raccontare. Un uomo tanto più vecchio di lei, un negro! Sei ingenua.

Emilia                         - (Gridando) Ma tu che ne sai di che uomo sia Otello?

Iago                            - (Si blocca nel movimento. Poi, gelido) E tu?

Emilia                         - lo, capisco meglio di te.

Iago                            - Da dove ti viene questa scienza?

Emilia                         - Ma insomma non si potrebbe parlar d'altro?

Iago                            - Rispondi.

Emilia                         - Stanotte sarai di picchetto. Vuoi che ti prepari qualcosa?

Iago                            - Rispondi, Emilia.

Emilia                         - (Di malavoglia) Desdemona me ne ha molto parlato.  

Iago                            - E in mezzo a tante parole non t ha anche detto per caso se lei e il Moro...

Emilia                         - Segreti di donne.

Iago                            - Segreti di libidine, pensieri laidi, ci gioco la testa. Laidi, Emilia. Pfff, la virtù.

Emilia                         - Ma insomma, alfiere. Quand'anche fosse stato come dici, se per una volta o due questo fosse avvenuto, allora? Erano promessi e la promessa l'hanno mantenuta, sposandosi. Sono forse cose che ti riguardino?

Iago                            - Ce n'è voluto per fartelo ammettere.

Emilia                         - Non ho ammesso niente.

Emilia                         - Non sono affari tuoi.

Iago                            - Altro che se lo sono. Gli affari d'un uomo dal quale dipende ormai la nostra vita, l'hai detto tu questo, ci riguardano tutti. E anche ciò che avviene, o e avvenuto, sotto le sue lenzuola in un momento come questo è affare di stato. (Le si avvicina, scherzoso, ma solo a metà) Otello è stato almeno il primo, il solo, a godere di lei?

Emilia                         - Basta! Ma basta lago! lo sono la dama di Desdemona, ho da lei le confidenze di una amica, e tu vuoi fare di me una che spia dal buco della serratura e di ciò che ha visto riferisce in cucina. Mi costringi a una vita di disagi, a una posizione quasi servile (Afferra l'uniforme da luogotenente) Eccola qua, la tua uniforme, già pronta. Ma sarà l'altro a indossarla. Cassio, il damerino di Firenze, come lo chiami tu. Damerino, ma luogotenente. T'ho mai rivolto una sola parola risentita su tutto questo?

Iago                            - E perché avresti dovuto? Non ti piaccio più?

Emilia                         - Ma che c'entra? Credo che si possa vivere un po' contenti se non si ha tanta smania di comandare o di obbedire per sentirsi davvero qualcosa, lo almeno cerco di vedermi così e di accontentarmi di ciò che mi fai essere. Tu però non mi ricordare troppo spesso che la mia, forse, è soltanto un'illusione che mi faccio da sola. (Pausa, cambiando tono) E per quel che riguarda la tua curiosità, non lo so. E se mai l'avessi saputo adesso l'ho dimenticato. E se anche lo ricordassi non te lo direi. Credo che la verginità di Desdemona riguardi soltanto lei.

Iago                            - E suo marito.

Emilia                         - Suo marito sarà contento in ogni caso, lago Le cose purtroppo non sono così semplici. Peccato che tu capisca cosi poco di quanto avviene fuori del tuo letto.

Emilia                         - Ma non devi montare di picchetto?

Iago                            - Dopo le dieci, c'è tempo. (S'avvicina a un baule, ne estrae un piccolo astuccio cilindrico) E questo a che serve?

Emilia                         - Cosa? (Accorrendo) Oh insomma la vuoi smettere di ficcare il naso? (Cerca di strapparglielo di mano) Dammelo, dammelo ti dico.

Iago                            - (Sfuggendole) Abbiamo i nostri segretucci, eh? Ma a che serve, dannazione? (Mostrandoglielo) Te lo restituisco se mi dici a che serve. Elegante però, l'oggetto. Delicato (Emilia fa per afferrarlo dì slancio, lago con una piroetta si sottrae) Eh no, non a tradimento. (Lo annusa) Profuma? Un poco sì, profuma.

Emilia                         - Villano d'un alfiere me lo vuoi ridare?

Iago                            - Ma qui si apre (esegue) e dentro (comincia a estrarre) Dentro c'è... un fazzoletto.

Emilia                         - Proprio un fazzoletto; niente che t'interessi. Avresti fatto miglior figura a ridarmelo subito (Riesce a riprenderlo) Sei un bambino, lago.

Iago                            - Dici Emilia? E chi t'ha dato quel fazzoletto?

Emilia                         - Ma neanche lo ricordo, un'amica o forse proprio Desdemona, ma tanto tempo fa.

Iago                            - Non ci credo-

Emilia                         - E pazienza!

Iago                            - Non è un fazzoletto dei soliti, quello.

Emilia                         - lago siamo appena sbarcati, non ci rendiamo subito la vita così difficile. È un fazzoletto, solo un fazzoletto (S'avvicina a un baule) Vuoi vedere quante altre cose ci sono qui dentro? (Estrae alla rinfusa nastri, pettini, monili) Ti sembra normale questo? E di questo che dici? Un pettine così va bene? E queste collane? E questo nastro blu?

Iago                            - Smettila con questa scena, non ti coprire di ridicolo.

Emilia                         - lo coprirmi di ridicolo? O chi altri qua dentro?

Iago                            - Non m'importa niente del tuo pettine, della collana, di questo bracciale, del nastro. Ma per chi m'hai preso? È del fazzoletto che stiamo parlando.

Emilia                         - (Cambiando tono, con premura adesso) Se potessi sapere che cosa veramente ti agita, se potessi leggerti dentro la testa, allora sì che potrei capire, aiutarti forse.

Iago                            - Allora aiutami così (insinuante) Il Moro t'ha mai trascinata sotto le sue lenzuola?

Emilia                         - È questo allora?

Iago                            - Che peccato che tu m'abbia già sposato. Ti sei fatta facilmente ridurre a uno stato, come hai detto? quasi servile.

Emilia                         - Dicevo per dire, quando si litiga...  

Iago                            - No, non dicevi per dire. E comunque le cose stanno proprio così. Ma io non sono quello che sono. Avrei potuto nascere umile, come il mio destino, contento di poco, buono al più a vuotare una stiva e a portar casse (Imitando il Moro) "lago, fate scaricare il mio bagaglio". Perché invece capisco abbastanza da sapere che sono inadatto alla parte che finora m'è stata assegnata? Emilia, io ho l'esatta coscienza di ciò che non va, ho sufficiente esperienza e cervello per vedere i rischi che corriamo con una chiarezza che forse nessun altro ha, né qui né a Venezia. E finora non ho potuto muovere un dito per porvi rimedio.

Emilia                         - Ti capisco solo a metà ma già comincio a tremare (Lo scruta, intenta) È Cassio che ti tormenta? È a lui che pensi? (Getta via il cilindretto che aveva in mano) Su questo puoi stare tranquillo, te lo garantisco.

Iago                            - (Ridendo) lo preoccuparmi di Cassio? Quella nullità? No, non lui. Semmai la carica alla quale l'ha innalzato (cupo) Otello...

Emilia                         - Ti prego, dimmi che stai mentendo.

Iago                            - Ma non è vero, perché dovrei?

Emilia                         - (Affettuosa) Dimmi che t'ho frainteso. Tante volte ho visto gli sciocchi giocare ai dadi. Dopo qualche colpo riuscito s'entusiasmano gridando: banco! È allora che la fortuna li abbandona. Spero proprio di averti capito male lago, perché altrimenti saresti avviato anche tu per la stessa strada.

Iago                            - Sta' tranquilla, so quel che faccio. Ma adesso basta, lo devo pensare al picchetto, tu a Desdemona.

Emilia                         - (Gli si stringe) Non avevi detto che c'era ancora tempo?

Iago                            - C'era, ma adesso è passato.

Emilia                         - Neanche un po'? Hai detto alle dieci. Il tempo ci sarebbe, volendo.

Iago                            - Allora ti piaccio, dopo tutto. Non ora. Notte di nozze ne basta una. Piuttosto corri da Desdemona, dovesse aver bisogno di qualcosa dopo i primi spasimi. (Le prende il mento tra le dita) Saranno stati i primi, poi? (Emilia fa lentamente cenno di no col capo, Iago ride) Lo sapevo, giuro che lo sapevo. (Mentre Emilia s'allontana)

Iago                            - Mandami l'attendente. Come si chiama?

Emilia                         - Non lo so.

Iago                            - Male. (Fruga in un baule cominciando a estrarre ciò che gli serve)

Emilia                         - (ricomparendo sulla soglia) È arrivato Masetto.

Iago                            - (Con la testa in una cassa) Che entri. (Emilia esce. Entra subito dopo Masetto, bel giovine, ambizioso, intelligente, fedele al lago nel quale ha visto uno strumento per salire)

Masetto                       - (Entrando) M'avete fatto chiamare?

Iago                            - (Affettuoso, quasi) Hai sistemato il tuo alloggio? (Entra l'attendente)

Attendente                 - Signor Alfiere. (S'inchina)

Iago                            - Oh, bravo. Come ti chiami, tu?

Attendente                 - Pietro, signore.

Iago                            - Bene, Pietro. Sono contento che ti abbiano assegnato al mio servizio. Tieni le orecchie aperte e la bocca chiusa e vedrai che andremo d'accordo. Adesso aiutami a vestirmi. (D'ora in avanti e per tutta la scena gli ordini relativi alla vestizione s'intendono rivolti all'attendente Pietro mentre la conversazione è con Masetto)

Iago                            - Hai consegnato il mio messaggio a Roderigo?

Masetto                       - Immediatamente.

Iago                            - Come ha reagito?

Masetto                       - Con una brutta faccia.

Iago                            - Dammi per prima cosa quello. Chiudi bene le fìbbie. Nessun commento?

Masetto                       - Ha detto che farà sapere qualcosa al più presto.

Iago                            - Imbecille.

Masetto                       - Ma che vuole esattamente da voi quel Roderigo?

Iago                            - Pietro, c'è fuori, nel bagaglio, una cassa un po' lunga, così. È quella delle scarpe, portala qui per cortesia. (Pietro parte) S'è messo in capo di sedurre Desdemona, brucia di voglia, la comprerebbe, se fosse possibile.

Masetto                       - E le viene a raccontare a voi certe cose?

Iago                            - (Ridendo) Non solo me le racconta. M'ha promesso...

Masetto                       - Che cosa?

Iago                            - Denaro, se riuscirà: molto denaro. Vuole che l'aiuti.

Masetto                       - Mi pare che dovreste mandarlo a farsi impiccare.

Iago                            - M'accontento di tenerlo alla larga. È inutile farsi dei nemici quando si può evitare, non credi?

Masetto                       - Sì, certo, ma anche come amico è pericoloso un uomo così.

Iago                            - Gli avversari si scelgono, gli alleati vengono da soli, Roderigo per ora mi serve. Punto e basta.

Masetto                       - Rimane il rischio che tenti di coinvolgervi sempre di più, diventare magari vostro intimo.  

Iago                            - (Affettuoso, mettendogli forse una mano sulla spalla) Sta tranquillo, nel mio disprezzo c'è posto per tutti. (Ride, poi serio) Dimmi piuttosto che aria c'è in giro.

Masetto                       - Molto nervosismo-

Iago                            - Hai visto il patibolo in piazza.

Masetto                       - Intorno è già pieno di gente. (Rientra Pietro con la cassetta degli stivali)

Pietro                          - Questa?

Iago                            - Sì, bravo. Hai visto il patibolo in piazza, Pietro?

Pietro                          - Tutti l'hanno visto signore.

Iago                            - E che ti pare di quest'esecuzione?

Pietro                          - (Intanto ha aperto la cassetta e sta estraendo un paio di stivali) Il signor Talat non sarà per niente contento signor Alfiere (Ride stupidamente della sua povera battuta)

Iago                            - (Mentre Pietro lo aiuta a calzarli) E non mi vuoi dire tu che ne pensi?

Pietro                          - Non conoscevo il signor Talat, signor alfiere, che posso pensare?

Iago                            - (A Masetto) Hai copiato la mia lettera?

Masetto                       - Copiata e già spedita. Con la prima nave per Venezia.

Iago                            - Sei molto svelto

Pietro                          - (Mostrando una sciarpa) Questa?

Iago                            - Adesso basta, Pietro, finisco da solo. Puoi andare. (Pietro, con un ultimo inchino, esce) Molto nervosismo, hai detto?

Masetto                       - Forse anche un po' di paura. (Alludendo a Pietro) Avete sentito quello? (lago alza le spalle) Pensate che siamo al sicuro qui?

Iago                            - (Con tono ufficiale) Né più né meno che in qualunque altra piazzaforte (S'arresta, lo guarda) Non so che dirti. Siamo appena arrivati.

Masetto                       - Certo se avessero nominato voi luogotenente sarei più tranquillo.

Iago                            - (Interessato) Hai sentito qualcosa?

Masetto                       - Chiacchiere di soldati.

Iago                            - (Sta completando la vestizione e in questo momento passa a tracolla la sciarpa. Si arresta nel gesto) Che dicono?

Masetto                       - Francamente? (lago annuisce) Che Cassio è uno sciocco e che combattere sotto di lui...

Iago                            - Basta! Cassio è il luogotenente e per chi dice questo c'è la corte marziale.

Masetto                       - Ma voi sapete che è vero (Ha visto che lago sta cercando con gli occhi il cinturone e glielo porge)

Iago                            - (Cingendolo) Che altro dicono?

Masetto                       - Voi sapete che è vero.

Iago                            - (Scatta, gettando a terra il cinturone) Sì, lo so! Ma a che serve?! Non la vedi l'uniforme che indosso!?

Masetto                       - Non v'arrabbiate, vi prego (Raccoglie il cinturone e per la seconda volta glielo porge)

Iago                            - Non m'arrabbio. (Calmo adesso) Non con te, almeno. Siamo qui per il servizio della repubblica. Possiamo tentare di far qualcosa? Non lo so. Forse. Siamo circondati da una certa stupidità e anzi ne facciamo parte, Fino a che punto dobbiamo uniformarci? Credi che non mi faccia queste domande? Ogni giorno me le faccio. E ogni giorno trovo una risposta diversa. E mentre io cerco la risposta le cose vanno avanti per conto loro.

Masetto                       - Quando vi sento parlare così, lasciatemelo dire, sono orgoglioso di lavorare con voi. Siete i! più onesto di tutti.

Iago                            - Così dicono, ma sbagliano Masetto. Sono un furfante come tutti.

Masetto                       - Se siete un furfante voi...

Iago                            - La cosa più terribile è che il vero pericolo non è Cassio, un burattino, ma colui che lo muove, Otello. Che si dice di lui?

Masetto                       - Oscene allusioni alla sua notte di nozze. Il nero caprone che...

Iago                            - Basta.

Masetto                       - Monta la candida agnella.

Iago                            - (Fermandolo) Basta! Tutto qui?

Masetto                       - Si ride molto nei quartieri militari.

Iago                            - Ridono eh? Nessuno ancora ha capito come andrà a finire. Troppo distratti o disinteressati. O troppo interessati, forse... Quel poco potrei tentarlo soltanto io. E invece... (Gridando) Pietro!

Pietro                          - (Affacciandosi subito) Signore?!

Iago                            - Il mantello. (Pietro si ritira, rientra dopo un attimo con il mantello) (a Masetto) È una virtù irrisoria l'onestà, Masetto. Serve a poco, in affari come questi.

Masetto                       - Insomma, farete o no qualcosa?

Iago                            - (Pietro gli sta drappeggiando il mantello. A Masetto come se avesse inteso solo ora il senso della domanda) Qualcosa? Qualcosa! Sì, può darsi.

Pietro                          - Signor alfiere, credo che facciano bene a impiccare il signor Talat.

Iago                            - Pietro, non hai bisogno d'esagerare con me.  

4a Scena

(Buio sulla casa di lago mentre si illumina la stanza di Monna Bianca, putta di Cipro.)

Bianca                         - (Esce seminuda da un ambiente interno, ridendo, spettinata, un po' accesa) Vi prego signor Montano, vi prego, mi fate veramente stancare (s'appoggia trafelata).

Montano                     - (E uscito a sua volta, le braghe slacciate, leggermente turbato dal vino) Niente capricci, Bianca, è tardi. È ora di stare a letto, su venite.

Bianca                         - Di nuovo? Ma che avete stasera. Non siete per niente giudizioso. Fareste bene a lasciarmi invece, e ad andare a casa.

Montano                     - A casa, madonna?

Bianca                         - Sì, a casa signore. Vi siete già affaticato abbastanza. E poi il vostro tempo è scaduto. E poi aspetto visite. E poi non ho voglia di vedervi intorno.

Montano                     - Che furia. Pensate invece che vorrei fare con voi un'altra partita a quel tal gioco.

Bianca                         - Domani, ora lasciatemi sola (Prende un negligé e fa per indossarlo).

Montano                     - Oh, no, Non vi rivestite. Fatevi almeno ammirare (Le si accosta lascivo) Non vorreste essere la mia cagnolina per un'altra mezz'oretta? Via, scoprite quei dentini, cercate di mordermi. Com'è che fate? Ecco mordetemi qui. lo in cambio vi farò così e poi così e infine (Brancandola) Così?

Bianca                         - Oh insomma state diventando importuno (Lo spinge via) Dio, che caldo!

Montano                     - (Barcollando giunge fino a una credenza. Si serve un po' di vino, tentennando il capo) Un gesto così una settimana fa non l'avreste osato, vero madonna?

Bianca                         - (Indossando il negligé) Mi meraviglio signor Montano che un uomo come voi non capisca quando è arrivato il momento di finirla.

Montano                     - E neanche parole così avreste detto, al governatore. Al signor Montano invece lo si può dire, e di peggio. Ma aspettate un po' che vi ammorbidisco io, adesso. (Sfila la cinghia dalle braghe) Ho qui pane per i vostri denti. (Bianca, addossata a un mobile s'arma d'un pugnale tenendolo però nascosto dietro la schiena. Quando Montano fa per avvicinarsi lo mostra, impugnandolo con due mani) Le fiere troppo bellicose s'ammansiscono... (S'avvede dell'arma) Scherzavo madonna. Le fiere s'ammansiscono con lo zucchero e con qualche carruba (Estrae una borsa) Ecco, Bianca, tenete questa, ce n'è abbastanza per comprare la vostra pazienza se non il vostro amore.

Bianca                         - (Fissando la borsa) E che vorreste ancora da me?

Montano                     - Rimbalzare un poco sul vostro petto.

Bianca                         - Quello non si può.

Montano                     - (Soppesando la borsa) Non vi ricorda niente questa borsa? (V'inserisce un dito trasformandolo in un simbolo fallico) E così? Non vi fa venire certe voglie?

Bianca                         - Figuratevi un po' che novità.

Montano                     - Insomma, che cosa si può comprare con questi?

Bianca                         - (Lo sospinge su un divano e siede accanto a lui, consentendogli qualche licenza) Vi comportate come un bambino capriccioso (Lo accarezza con cortesia professionale) Possibile che non possiate stare qualche ora senza la vostra Bianca? Non vi ho appena dimostrato come mi piacciono i vostri slanci e come so ricambiarli? (Tirandogli indietro un mano che ha troppo osato) No, altrimenti bisognerà ricominciare tutto daccapo.

Montano                     - Proprio questo voglio.

Bianca                         - Fate male a comportarvi così. In questi casi il vino è un cattivo consigliere. La fantasia s'accende ma il corpo non sa starle dietro; si crede di potere e invece non si può. Fermo signor Montano. Ho esperienza, credetemi. Fermo signore. Ve ne andrete di cattivo umore. No, ho detto, questo no!

Montano                     - Ma un momentino, un momentino soltanto!

Bianca                         - Volevate ammirarmi? Ecco ammirate...

Montano                     - Vedere e non toccare... Non si può proprio toccare? Un pochino solo, così?

Bianca                         - Solo così (Davanti a un affondo improvviso) Ah, villano! (Lo colpisce) Non sapete stare ai patti.

Montano                     -1 sensi madonna non conoscono patti.

Bianca                         - Ma io si. La vostra roba, via, fuori di qui. Rivestitevi e uscite. Vi detesto quando fate così. (Bussano alla porta) Oh mio Dio ecco che m'avete fatto far tardi; ve l'avevo detto, andate di là (Lo spinge) Rivestitevi alla svelta, guardate in che impiccio m'avete messo.

Montano                     - E che sarà mai, come se non si sapesse...

Bianca                         - Sono affari miei, andate di là (Montano, al passaggio, fa per riprendere la borsa rimasta su un canterano) Eh no. Questa è andata, signore!

Montano                     - Vi ho quasi solo guardato.

Bianca                         - Sì paga anche per guardare (Lo sospinge nella stanza interna e fa sparire la borsa. Aggiustando il negligé e i capelli va ad aprire)  

Bianca                         - Alfiere, tu qui? Sono onorata.

Iago                            - Buona sera Bianca, ho da parlarti.

Bianca                         - Ma io arrossisco di... (Indica il negligé) Avrei voluto riceverti altrimenti.

Iago                            - Resta pure così. Abbiamo indosso tutt'e due (Indica la sua uniforme) il nostro costume da lavoro. (Ride. Un po' ride anche Bianca. Poi brusco) Anzi, scompigliati un po' i capelli (Glieli arruffa).

Bianca                         - (Fraintendendo) Non adesso, aspetta.

Iago                            - Che succede?

Bianca                         - accennando alla stanza interna) Ho gente. Ma è questione d'un attimo. Accomodati di là. (Indica un altro uscio ma l'uscita di Montano, rivestito, precede ogni possibile movimento).

Montano                     - (Pomposamente alticcio) Alfiere, eccovi giunto in porto, finalmente. (Ride).

Iago                            - Signor Montano, i miei rispetti.

Montano                     - Siete venuto anche voi a gettare qui il vostro denaro?

Iago                            - Non dite questo vi prego.

Bianca                         - (A Montano) V'avevo avvertito di andarvene.

Montano                     - Sentite come mi tratta? Appena un mese fa, ma che dico un mese, tre settimane fa, due anzi, la signora ha fatto giorni d'anticamera per potermi parlare. Ed eccomi rotolato nella polvere.

Bianca                         - (Fa cenno a lago di pazientare) Su signor Montano non vi dispiacete, eravamo buoni amici e lo saremo ancora. Però dovete essere giudizioso. Ecco (Gli assesta la giubba e finisce d'allacciare il colletto) Eccovi a posto, da bravo, salutate e andate in pace.

Montano                     - Non ho ragione lago a parlare così? Avete visto come mi mette alla porta?

Iago                            - Sono così frastornato dal viaggio che non saprei rispondere a tono.

Montano                     - Ho ragione Bianca?

Bianca                         - Non avete alcuna ragione. Siete un bell'uomo, ricco, stimato, v'aspetta certo un grande avvenire buonanotte.

Montano                     - (Come tra sé) Avvenire, chissà. È il passato che mi preoccupa (Cambiando tono, deciso) E invece sì che ho ragione (va d'improvviso vicino a lago e lo tira in disparte) Ditemi alfiere, che si dice di me a Venezia?

Iago                            - Tutto il meglio.

Montano                     - E com'è stata commentata la mia destituzione?

Iago                            - Dicendo che avete reagito da vero gentiluomo.

Montano                     - Allora sono fottuto sul serio. Una frase così è peggio d'una sentenza.

Iago                            - C'è tempo per certe conclusioni, non v'affrettate. Avete mai calcolato quante persone sono rimaste dispiaciute per quanto vi è accaduto?

Montano                     - Non ne ho avuto il tempo.

Iago                            - Avreste dovuto trovarlo. Adesso non fareste commenti così amari.

Montano                     - Mi state adulando forse?

Iago                            - (Freddamente) Non c'è più alcun bisogno d'adularvi, Montano.

Montano                     - Avete ragione, l'avevo dimenticato. (Prende un altro poco di vino poi, mostrando a lago il bicchiere) Bevo, solo un dito, badate. Ne volete? (lago fa cenno di no) Ce ne fossero uomini come voi. (Assaporando il liquore) Sapete? Sì dice che il sultano Selim II, detto "l'ubriacone", voglia prendersi Cipro a tutti i costi a causa di questo vizio (Alza il bicchiere) Gli vada tutto in veleno. Che ve ne pare?

Iago                            - Una sciocchezza. Cipro è una spina nel loro fianco, il solo mistero è perché aspettino tanto per cercare di togliercela.

Montano                     - Eh, com'è giusto, certo che con uomini come voi...

Iago                            - Mi conoscete?

Montano                     - Sì che vi conosco. So che in voi non c'è falsità. (Piano) Anche se fai parte della banda che m'hai tolto di mezzo. Abbracciamoci (mentre si stringono) Ora mi taglieresti la gola? o taglierei io la tua?

Iago                            - Non ci pensate, non è il momento.

Montano                     - Dì m'hai mentito?

Iago                            - A che proposito?

Montano                     - Nessuno mi rimpiange vero?

Iago                            - Basta così. Montano. È un basso mondo e va riformato, ecco tutto.

Montano                     - Proprio così, amico. La gente onesta come noi dà fastidio. Hai visto come ci tolgono di mezzo?

Montano                     - (Allontanandolo) Avete bevuto troppo.

Montano                     - L'ammetto. (Un lontano, cupo, pulsare di tamburo. Scandisce un tempo grave e solenne. I tre s'immobilizzano, fissandosi. Hanno capito. Vanno a una finestra e guardano. Il rullo adesso è accelerato e in crescendo. Sulla piazza, lontano, c'è un corpo appeso al cappio, quello del nobiluomo cipriota Akim Talat. Un ultimo colpo del tamburo. Il corpo cade, c'è un "ohhh!" delia folla. Il corpo ondeggia lugubremente).

Montano                     - Anche questo è andato.

Iago                            - Perché non avete firmato voi l'ordine d'esecuzione?

Montano                     - lo!? Un governatore in disgrazia? Con un decreto di  destituzione sul capo!? Sapete chi è quei Talat?

Iago                            - Chi era! Riuscite a dirmi in che condizioni si trovano le difese dei porti?

Montano                     - Impeccabili. I baluardi sono stati alzati e rafforzati, le scorte...

Iago                            - (Vicino) Montano, me potete dire le cose come stanno.

Montano                     - (Fa per aprire bocca una o due volte, poi) Oh via alfiere siete troppo astuto e io ho un po' bevuto (Afferra il mantello) Il nuovo governatore, Dio protegga le sue nozze, troverà domani un rapporto completo con ogni dettaglio. Ora vado che monna Bianca mi sta già tenendo il broncio e voi (Allusivo) avrete fretta. (Avviandosi) Lo so che sono sbronzo, io so che sono abietto, questo solo dico: che non vorrei essere al mio posto. Non è per niente un bel posto (un singhiozzo) A duello voglio sfidarlo.

Iago                            - Sfidereste Otello?

Montano                     - Glielo andrete a dire? Stavo solo scherzando (Compito) Madonna... Alfiere... (Lievemente barcollando s'avvia per uscire. Sbaglia mira, urta contro la parete. Si volge imbarazzato, sorride) stavo solo scherzando... (Riesce a infilare la porta che Bianca accompagna alle sue spalle).

Iago                            - Hanno aspettato anche troppo a toglierlo di mezzo quel buffone.

Bianca                         - È un buon uomo in fondo, quando non ha bevuto.

Iago                            - Chissà se in quel rapporto ha scritto anche tutto ciò che ha saccheggiato a Cipro. Un comodo nido s'era fatto, rendendo odioso il nome di Venezia.

Bianca                         - (Ha intanto versato del vino) Eccoti un sorso, alfiere.

Iago                            - (Levando il bicchiere) Alla tua salute Bianca e a quella del tuo amoroso. (Restituisce il bicchiere senza aver bevuto).

Bianca                         - Che notizie ha di Cassio?

Iago                            - Le stesse che hai tu. È tornato, sta bene, è contento del nuovo grado e s'appresta a smentire quelli che non lo sono.

Bianca                         - Perché, si congiura contro di lui?

Iago                            - Le solite cattiverie che accompagnano ogni nomina (Apre la porta della stanza interna) Dimmi una cosa Bianca, quanto tempo è che Cassio non passa la notte con te su quel bellissimo letto? (Affettuoso, pressante) È parecchio che non lo vedi, vero? Povera Bianca.

Bianca                         - (sgarbata) Se sei venuto per stare con me sono pronta, ma facciamo presto (fa per avviarsi ma lago la trattiene fissandola muto, affettuoso e lontano, fino a quando Bianca, con incertezza) Ma insomma che vuoi da me?

Iago                            - Il tuo bene.

Bianca                         - E che ne sai di qual è il mio bene?

Iago                            - È semplicissimo, (brusco) Come giudichi la nomina di Cassio?

Bianca                         - Sono contenta.

Iago                            - Non dovresti.

Bianca                         - (fa spallucce, tace. Poi) Ma perché?

Iago                            - (si alza, passeggia) Da un incarico così rischioso (indica la porta) L'hai sentito quello là?; potranno venire solo due esiti. Se Cassio fallisce avrai accanto un uomo molto risentito. Uno che, per odio a se stesso, vedrà in te la causa della sua rovina. Ma anche se dovesse riuscire. Arrivato così in alto, Cassio non avrà certo il tempo per ricordarsi della piccola Bianca. Insomma non c'è ragione di essere contenti, ahimé, (bussano alla porta, Bianca va ad aprire, bruscamente)

Bianca                         - No, no, via. Non ho tempo, non ho tempo. Domani (richiude la porta) (pausa a lago) e che dovrei fare secondo te?

Iago                            - Lascia Cipro finché sei in tempo... Ho paura che non ce ne sia più molto. Parti, Bianca!

Bianca                         - Per andare dove?

Iago                            - Torna a Venezia.

Bianca                         - E che risolverei dal momento che lui resta qui?

Iago                            - Ti sbagli. Hai denaro da parte?

Bianca                         - (sospettosa) Quasi nulla.

Iago                            - Sì che lo hai. Usalo. Perché continui a risparmiare? Sei giovane, sei molto bella, e sei ricca. Non capisci che questa è la tua forza?

Bianca                         - Ma di che forza parli, lago! Lo sai che vita faccio. Non c'è un uomo a Cipro...

Iago                            - (Le tappa la bocca impedendole di proseguire) Sta solo in noi essere come siamo o no.

Bianca                         - Parli bene tu. Ma che se ne fa della volontà una come me?... posso cambiare porto, città, ma se anche potessi cambiare faccia o nascondermi, questo varrebbe per tutti gli altri ma non per lui... Amo Cassio è vero, l'amo come non ho mai amato nessuno... Ma io non sono una donna da sposare.

Iago                            - Hai dimenticato un particolare: il denaro.

Bianca                         - Cassio non è un uomo che si compra.

Iago                            - Non c'è uomo che non si compri.

Bianca                         - Anche tu?

Iago                            - Non è sempre questione solo di denaro.  

Bianca                         - (Colpita da un'idea improvvisa) Dimmi un po', non sarà stato per caso lui a mandarti con questo bel consiglio di lasciare Cipro e togliermi di mezzo? Bada che se è così...

Iago                            - Non è così. Nessuno sa che sono qui (Indica la porta) A parte quel pagliaccio.

Bianca                         - E allora? Tu non sei venuto per... come tutti gli altri.

Iago                            - Quanto tempo è che ci conosciamo Bianca? Tu ce l'hai un'occasione adesso. Giocala fino in fondo perché se neanche così ti riuscirà di legare Cassio, vuol dire che quest'amore non vale niente e che tanto vale lasciarlo cadere.

Bianca                         - (Ridendo, come una pazza) Che stupida sono, Dio che sciocca. Pensa che per un istante t'ho creduto. Partire con Cassio, sedurlo, comprarlo. Tu vuoi che lui non sia più luogotenente, ecco che cosa vuoi. Perché Otello magari nomini te! Va via. (Afferra il pugnale) Sparisci, vattene lago!

Iago                            - (Disarmandola) T'ho mostrato due possibilità Bianca, ma ce n'è una terza, la più terribile: la morte, ragazza mia. Quando i turchi attaccheranno, e sarà presto, il luogotenente di Cipro ha prenotato un posto di prima fila per la forca. E s'ha da augurare solo che gli vengano risparmiati tormenti peggiori. E in una situazione come questa tu credi che si può desiderare quel posto per ambizione? Come ti sbagli.

Bianca                         - (Quasi in lacrime) Ma perché, perché allora?

Iago                            - Perché è la sola cosa che puoi tentare. Perché hai in mano una forza che neanche immagini.

Bianca                         - (Singhiozzando) Come faccio a crederti? Sei venuto qui per istigarmi a fargli lasciare la carica, a tradirlo...

Iago                            - A salvarlo. E tu con lui. (Quasi paterno, abbracciandola) Almeno sei convinta adesso che non e stato Cassio a mandarmi?

Bianca                         - Non so... non so. So soltanto che la decisione del Moro m'ha gettato in un angolo. Se Cassio m'abbandona io muoio.

Iago                            - Non c'è alcun bisogno di morire. Il rimedio esiste. Sta tra le tue braccia. Sii sapiente.

Bianca                         - Facile a dirsi. Sono una donna sola. lago Sei sola, come me. Andiamo verso un tempo di tenebre e ognuno, a suo modo, lo sente. Possiamo perdere Cipro da un momento all'altro in questa repubblica confusa, irresoluta, vagamente atterrita, in questa Venezia così strana e diversa, assediata da presagi e ombre di morte, così sola al mondo - come siamo soli noi.

Bianca                         - E tu che vuoi fare, allora?

Iago                            - Credevo di saperlo. (Le sorride) Adesso bisognerà ricominciare. Vedremo.

Bianca                         - Tu sì che potresti tornare a Venezia.

Iago                            - Cambierebbe qualcosa? Qui, là, credo che possiamo aspettarci soltanto il peggio e allora tanto vale tentare.

Bianca                         - (Abbracciandolo con impeto) Oh, lago, perché non t'ho incontrato prima?

Iago                            - lo sono sposato. E poi ti saresti già pentita. Pensa a ciò che t'ho detto (S'avvia).

Bianca                         - Non so se sarò capace di farlo. Non è neanche per lui... è che forse preferisco questo all'idea di sapere la verità. Ho paura, lago.

Iago                            - T'accontenti di troppo poco. Pensaci. Addio. 5a Scena (Un'anticamera nel palazzo del governatore. Folla di guardie, cortigiani, servi. Tra gli altri Foscarini, Trevisan, Masetto, Sokollu Muhamed Pascià, inviato del sultano Seiim II, assai alterato, sta terminando di parlare).

Sokollu                       - Tre giorni, tre giorni. Non abbiamo mai subito un simile affronto. Tre giorni abbiamo aspettato l'arrivo del nuovo governatore. E quando arriva ci mette alta porta, come se non sapesse chi siamo, chi rappresentiamo, perché siamo venuti. (È entrato nel frattempo lago che si guarda intorno cercando di capire che cosa sta avvenendo. Masetto, che l'ha scorto, si muove tra la folla dei presenti fino a raggiungerlo).

Foscarini                     - (Rivolto al pascià) Eccellenza, credo che un accordo possa ancora trovarsi. (S'avvicina al pascià. Parlando sottovoce mentre).

Iago                            - (Piano, a Masetto) Ma che sta succedendo?

Masetto                       - Sokollu, pascià, inviato del sultano Selim II; Otello ha rifiutato di riceverlo.

Iago                            - Con quale motivazione?

Masetto                       - Ha detto d'essere troppo occupato.

Iago                            - Potrà vederlo domani.

Masetto                       - No, ha ordinato che il pascià salpi da Cipro entro la notte. Insomma, rifiuta la trattativa. (S'è avvicinato intanto anche Trevisan).

Trevisan                      - Ve l'avevo detto che ci saremmo rivisti.

Iago                            - Che cos'è questa storia?  

Trevisan                      - (Indicando Masetto) L'avete sentito.

Iago                            - È un errore. Quali proposte portava?

Trevisan                      - A noi non l'ha detto. Proposte, comunque.

Iago                            - Avrebbe dovuto invitarlo alle nozze, altro che cacciarlo.

Trevisan                      - Invece ha detto che non vuole vederlo. Le vittorie inebriano.

Iago                            - (Si stacca bruscamente da Trevisan e Masetto e va verso Sokollu) Eccellenza, permettete.

Sokollu                       - (A Foscarini) E questo che vuole.

Foscarini                     - (Presentandolo) lago, alfiere del governatore.

Iago                            - Eccellenza, il grande Solimano, giustamente noto come il Magnifico, ha firmato 30 anni fa una pace con Venezia. Noi vogliamo che sia mantenuta.

Sokollu                       - (Serbandolo) Quali sono le vostre credenziali?

Iago                            - La sfortuna ha voluto che il vostro arrivo avvenisse in un momento di grande incertezza. La morte del doge Loredan, il cambio di governatore in questo palazzo... E in più un viaggio faticoso... Spero che vorrete capire. (Montano s'è affacciato non visto dalla scala. Ascolta un momento e poi s'allontana).

Sokollu                       - (Interrompendolo) Non siamo venuti fino a Cipro per parlare con un alfiere. (A Foscarini) Capitano, i vostri ordini sono di scortarmi al porto, eseguiteli!

Foscarini                     - (indicando lago) Non volete ascoltare...!?

Sokollu                       - Abbiamo anche noi un mandato. Parlare col governatore. E solo con lui. (Fulminando in giro) Nel nome di Selim, sultano ottomano, imperatore dei turchi, signore dei signori, Re dei re, ombra di Dio sulla terra, sire del paradiso terrestre e di Gerusalemme, questo dico: avete suscitato la nostra collera. Se ci farete sguainare la nostra terribile spada, riferite che sarà una guerra crudelissima. Vi verremo addosso con tutta la nostra forza, non potrete difendervi e sarete distrutti. E morti. (A Foscarini) Capitano, siamo a vostra disposizione.

Foscarini                     - (Ordinando) Scorta! (Quattro uomini d'arme si dispongono ai lati della porta, Sokollu muove verso di loro, intanto).

Masetto                       - (Ha di nuovo raggiunto lago, concitato) Alfiere, fate qualcosa. Per la carità.

Iago                            - (Tetro) Ho fatto ciò che potevo.

Foscarini                     - (Con tono militare) La scorta di sua eccellenza Sokollu Muhamed pascià (Salute militarmente l'ambasciatore) Abbiamo l'ordine di scortarvi al porto garantendo l'incolumità di vostra eccellenza fino all'imbarco. Eseguiamo l'ordine. (Ai soldati) Avanti! (Fascarini Sokollu e la scorta escono).

Iago                            - (A Masetto) Seguili, sappimi dire che succede. (Masetto esegue. Escono anche gli altri, chi perché chiamato altrove, chi per curiosità. Restando solo lago e Trevisan).

Trevisan                      - Anche questa dovremo pagarla,

Iago                            - S'è visto di peggio. (Pausa) Perché lo pensi?

Trevisan                      - Selim II è nuovo al potere, di natura irascibile e ama (Ha trovato su un canterano una brocca di vino e alcuni bicchieri. Versandosene) questo. Tre ottime ragioni.

Iago                            - Comandi l'Arsenale m'hanno detto. (Cenno d'assenso di Trevisan) Hai grandi responsabilità.

Trevisan                      - C'erano tutti qui (bevendo) Meno Cassio. Curioso no?

Iago                            - Che pensi della sua nomina?

Trevisan                      - Un'idiozia.

Iago                            - L'ho già sentito dire.

Trevisan                      - A Venezia?

Iago                            - Anche a Venezia.

Trevisan                      - C'è davvero lassù qualcuno che si preoccupa delle nostre condizioni?

Iago                            - Che scorte hai in arsenale?

Trevisan                      - Trenta giorni d'assedio per cinquecento uomini.

Iago                            - Artiglieria?

Trevisan                      - Quella di fortezza. Neanche una canna in più.

Iago                            - Archibugi?

Trevisan                      - 1040, pochi. In compenso gli uomini capaci d'usarli sono ancora meno. Alle ultime esercitazioni la maggior parte di loro non riusciva a innescare la carica senza bruciarsi la barba (Si versa ancora del vino) E poi, come non bastasse, la malaria. Così è. (Beve) Ma è anche peggio di così. Vivono su quest'isola, a parte noi veneziani, 160 mila anime: greci, armeni, siriani, copti, ebrei. Quale conto possiamo fare su di loro in caso di necessità? Nessuno. Quanti di loro sarebbero disposti a rischiare un dito per Venezia? Stessa risposta. Anche troppo contenti di vederla andare a fondo. E noi con lei. Era questo che volevi sapere?

Iago                            - Mi sembri pessimista.

Trevisan                      - Pessimista! Le nostre istruzioni impongono, in caso d'attacco, di non tirare su uomini isolati neanche con armi leggere. Ci vuole un gruppo di almeno dieci turchi per sprecare una carica di polvere. (Alza il bicchiere) Alla salute.

Iago                            - E tu cosa conti di fare?

Trevisan                      - Mando dei rapporti nei quali racconto esattamente quello che sto dicendo a te. E aspetto ordini. M'auguravo da mesi che qualcuno mi facesse queste domande e perciò ti ringrazio, anche se sei una spia del Moro.

Iago                            - Ne conosco parecchi di leccapiedi che campano a quel modo. (Durissimo) A frustate! (S'affaccia Montano, vede la sala deserta l'attraversa frettoloso).

Masetto                       - Continuate, continuate pure, pardon...

Iago                            - (Dopo che è sparito) Montano, sa queste cose?

Trevisan                      - Certo che sa. Gli hanno fatto un gran piacere a toglierlo di mezzo proprio adesso. Il giorno in cui i turchi decideranno di sbarcare prenderanno Cipro in 48 ore. Può anche darsi che Montano finga d'essere dispiaciuto. Quando però è solo, dà retta a me, si frega le mani e conta le ore per l'imbarco... Noi restiamo invece.

Iago                            - Affliggersi dà una certa consolazione. Purtroppo non basta.

Trevisan                      - Conosci un rimedio migliore?

Iago                            - Agire.

Trevisan                      - (Versandosi ancora da bere) Sarà questo vin di Cipro, questo caldo, questo sentore d'Oriente (Beve) Ora che so il peggio che può capitarmi... Sai, c'è un certo orgoglio nel morire coraggiosamente.

Iago                            - Bisogna averla la voglia, bisogna farsela venire.

Trevisan                      - Parli bene tu che sei appena sbarcato. Prova a restare qui tre anni.

Iago                            - L'ho già sentito quello che stai per dirmi, lo so già. Dimenticati in questo angolo di mondo, misera paga, duro servizio, ridotti... (Indica il bicchiere) a quello. Ma non mi convinci capitano. C'è qualcosa che si può fare. E va tentato.

Trevisan                      - (Versandosi di nuovo da bere) Protegge dalla malaria, dicono. Da dove cominceresti?

Iago                            - (Strappandogli il bicchiere di mano) E basta!

Trevisan                      - (Esterrefatto) Volevo brindare. Alla repubblica, magari.

Iago                            - (Scagliando a terra il bicchiere) Eccone i cocci.

Trevisan                      - Da dove ti viene tutto quest'impeto, lago?

Iago                            - Se vuoi contare qualche cosa, questo è il momento.

Trevisan                      - Non c'è niente che io possa essere veramente se non un morto con due metri di terra sopra. Il resto è tutta una commedia.

Iago                            - Anche tu'allora ne stai recitando una: la commedia della disperazione. Non ti stupire. C'è sempre uno che parla come te in ogni guarnigione di confine. La vera sciagura è un'altra: che le promozioni s'ottengono ormai con segnalazioni e intrighi e non secondo il merito.

Trevisan                      - È Cassio insomma che vorresti far fuori?

Iago                            - Zitto, un araldo!

Araldo                        - (Da fuori) Al nostro valoroso e nobile generale Otello, apprese le sicure notizie che confermano la disfatta della flotta turca.

Trevisan                      - (Sottovoce) Bugiardo! Araldo - Piace: che partecipi ognuno al comune trionfo, chi con danze, chi con falò di gioia. E ciascuno con quelle feste e banchetti che i suoi mezzi gli consentono. Poiché, oltre a queste liete notizie, si festeggiano oggi anche le sue nozze (Dissolvendo, in lontananza) Tanto ordina il nostro governatore. Tutti gli esercizi pubblici rimarranno aperti.

Trevisan                      - Hai sentito come si fabbricano le vittorie? (Cambiando tono) È questo allora il tuo progetto?

Foscarini                     - (Entrando) L'ho imbarcato. (S'avvede di lago) Di che parlavate?

Trevisan                      - Si discuteva. L'alfiere trova che la nostra è una brutta situazione.

Foscarini                     - (A lago) Ma tu non fai parte del seguito d'Otello?

Iago                            - lo faccio parte di Venezia, capitano. E tu?

Foscarini                     - lo ne sono la carne. Da cannone!

Iago                            - E che vorresti da Venezia?

Foscarini                     - lo?!

Iago                            - Sì, tu! Che chiederesti?

Foscarini                     - Rinforzi, scorte, armi pesanti e da campagna.

Iago                            - Tutto qui?

Foscarini                     - Ti sembra poco?

Iago                            - È poco e troppo nello stesso tempo.

Foscarini                     - Tu che chiederesti?

Iago                            - Al tuo posto? Un altro luogotenente.

Foscarini                     - (Gli va vicino, con molta intensità) Vuoi la testa di Cassio? Anch'io.

Trevisan                      - Non me l'avevi mai detto.

Foscarini                     - Scuoiato vivo dai turchi non ci finisco. Sai che m'ha detto il pascià giù al porto?

Iago                            - Lo immagino.

Foscarini                     - Preferirei uccidermi da solo. Venezia, addio.

Trevisan                      - Calmati! Ti stai facendo trasportare dal sangue.

Foscarini                     - Ma di che parli! Siamo a mille miglia da Venezia e da  Venezia dipendiamo per ogni carica di polvere. Devo dirlo a te che comandi l'arsenale? I turchi hanno le loro basi a 50 miglia, meno d'una giornata di buona vela.

Trevisan                      - Sono 80 anni che siamo su quest'isola, bene o male ci resteremo.

Foscarini                     - E a Sciro, a Patmo, a lo, a Egina non avevamo detto lo stesso? Le abbiamo perse tutte, così perderemo anche Cipro. Con la differenza che adesso tocca a noi, la prima linea.

Iago                            - (Ha osservato in silenzio il litigio. Autorevolmente) Basta amici, vi prego. Le intenzioni sono chiare, le circostanze...

Foscarini                     - (Trascinato dal suo impeto) Maledizione alla comunità che si protegge in questo modo!

Iago                            - Basta, capitano! Le maledizioni servono a poco.

Foscarini                     - E allora frughiamo l'isola, tiriamo fuori Cassio dal suo buco...

Iago                            - Stanotte saremo di picchetto insieme.

Foscarini                     - Benissimo. Il cammino di ronda pare fatto apposta per imprese come questa.

Iago                            - Non mi sono spiegato. Gli assassini sono gente senza immaginazione. (Guardandoli) Non mi sembra conveniente uccidere Cassio.

Foscarini                     - Cosa c'è che non va nell'uccidere un luogotenente che ci guiderebbe ai disastro?

Trevisan                      - Questo mi sembra tradimento al solo parlarne. Dio, ho la testa piena di pensieri... meglio che li scacci.

Foscarini                     - Che pensieri?

Trevisan                      - Dubbi.

Foscarini                     - Il dubbio è la virtù dei codardi.

Trevisan                      - Codardo?

Iago                            - Basta, signori. Dobbiamo eliminare Cassio ma con vergogna, non farne un martire. Uccidiamolo e, nel migliore dei casi finirà tutto lì. Invece Cassio deve commettere un errore, (Scandendo bene) Bisogna soprattutto che Otello sappia che non può più sbagliare a questo modo. (Conclusivo) Solo così c'è qualche speranza per il futuro di Venezia in quest'isola.

Trevisan                      - Gli uomini si devono vezzeggiare o spegnere. Delle offese leggere possono vendicarsi, delle gravi riesce molto più difficile.

Iago                            - Certo che potrebbe tentare di vendicarsi, ma con chi? Con voi? Che neanche conosce. Con me? Ma io sarò al suo fianco. No. Se tenterà la vendetta sarà verso colui che l'ha sbalzato di sella dopo avercelo messo, verso Otello. Ma conosco Cassio meglio di voi. Non cercherà di vendicarsi, andrà a leccare la mano che l'ha offeso e tenterà di riavere la carica. Si venderebbe l'anima se servisse. D'altra parte, se non fosse di questa parte, capitano, allora si che il nostro sarebbe tradimento.

Foscarini                     - Se non volevi correre rischi non dovevi far politica.

Iago                            - Non voglio correre rischi di questa natura. Se volete uccidere Cassio fatelo da soli, lo mi fermo qui.

Foscarini                     - Per andare dal Moro e farci impiccare.

Iago                            - (Con ira) Hai così paura di morire e parli d'uccidere?

Foscarini                     - Va a tradirci, corri, mettiti al sicuro (Scopre con grande gesto il petto pieno di cicatrici) Noi l'abbiamo già rischiata molle volte la vita, guarda qui.

Iago                            - (Controllandosi) Va bene! Penso che Cassio non dev'essere ucciso, non in questo momento almeno. Ma visto che sono il solo a crederlo... posso sbagliarmi.

Trevisan                      - E allora?

Iago                            - C'è la possibilità d'un compromesso. Cassio sarà coinvolto in una rissa; reagirà, attaccherà, vedremo.

Foscarini                     - Chi troverà l'uomo adatto?

Iago                            - lo.

Trevisan                      - Un tipo sicuro?

Iago                            - (Ironico) Come se fossi tu in persona a farlo.

Trevisan                      - Fate come volete. In fretta però, vi scongiuro, in fretta.

Foscarini                     - Se l'azione fallisce niente ci impedirà di ritentarla subito dopo. E a nostro modo. lago Ciò che stiamo per fare è già a vostro modo. Non ve lo dimenticate.

Trevisan                      - (Alla finestra guardando) Avete visto che notte tetra e calma è scesa su Famagosta? Avevo pensato tanto a una notte come questa, a un piano come questo. Erano come i gesti d'un sogno. Adesso mi piace solo una cosa: se moriremo, ed è probabile, il nostro nome sarà messo tra le gloriose leggende di quei pochi che hanno salvato una nazione dal naufragio. Le nostre lame abbaglieranno.

Foscarini                     - (Sbrigativo) Ma andiamo, andiamo! (Escono).

Iago                            - Per agire mi serve una certa forza. Dispongo solo di quella delle mie parole. Quindi devo appoggiarmi a costoro: uno che non sa cosa vuole; l'altro soffocato dalla collera o da chissaché. È noiosa la politica e non c'è in essa niente di romanzesco (Dall'uscio rimasto socchiuso entra Masetto) Che c'è Masetto?

Masetto                       - L'ambasciatore e partito. Sapete chi era alla voga sui banchi della sua galera? (Cenno di diniego di lago) Schiavi genovesi 91  e pisani, nessun veneziano. Era un segno di riguardo, vero?

Iago                            - Anche se lo era...

Masetto                       - Vi aspettano al posto di guardia. Cassio va già dicendo che secondo il vostro solito arriverete in ritardo.

Iago                            - Non sono ancora in ritardo, è lui che è in anticipo. C'è altro? Masetto • (Estrae una borsa) Roderigo vi manda questi. Ha detto che per ora più di così non può.

Iago                            - (Come colpito da un'idea) Tu affideresti a Roderigo un'azione molto delicata?

Masetto                       - Se non richiede troppa intelligenza... (Gli va vicino) Avete deciso qualcosa, allora?

Iago                            - Sì e no, (Lo fissa per un istante) Hai visto quei due che sono appena usciti? Non hanno capito niente. (Sguardo interrogativo di Masetto) Pet tagliar corto propongono che Cassio sia ucciso.

Masetto                       - Potrebbe essere una soluzione infatti.

Iago                            - Mi meraviglio di te. Lui l'ha chiesta la carica, ma Otello gliel'ha data. Chi bisogna colpire? E quelli adesso vorrebbero uccidere Cassio.

Masetto                       - Ma che importa! La sua vita, come la nostra del resto, in un momento così...

Iago                            - Non è questo Masetto! Il nostro dovere è sì liberarsi di Cassio dimostrando però che chi l'ha nominato è il vero colpevole. Dobbiamo colpirlo perciò mirando a Otello. Vibrare il colpo ma in modo che arrivi, di rimbalzo, fino al generale. Quel Gasparo immagina eroi da palcoscenico che si aggirano gridando con la spada in pugno. Non sa Cb<la strategia del dominio matura in silenzio lungo sentieri tortuosi. E non ha innocenza. Sono già iniziati i festeggiamenti?

Masetto                       - Quasi dappertutto. lago E come vanno?

Masetto                       - Scorre molto vino e s'è cominciato a ballare.

Iago                            - Molto vino, hai detto.

Masetto                       - Moltissimo.

Iago                            - Questo potrebbe aiutarci.

Masetto                       - Non so cosa avete in mente. Uccidere Cassio sarebbe forse meno efficace. Però mi sembra, se posso dirlo, meno rischioso.

Iago                            - Lo so anch'io. Anche se a quei due ho detto il contrario.

Masetto                       - E non vi pare convincente come ragione.

Iago                            - lo penso al dopo. Ciò che accadrà dopo è la sola giustificazione che ho, non capisci? Conteranno solo i risultati, dopo.

Masetto                       - Tenetevi almeno al riparo, vi prego!

Iago                            - Dov'è Roderigo adesso?

Masetto                       - L'ho lasciato giù al molo; giocava ai dadi.

Iago                            - Vallo a chiamare, che mi raggiunga al posto di guardia, senza dare nell'occhio.

Masetto                       - (Mostrando la borsa) Di questi che faccio

Iago                            - Tienili tu.

Masetto                       - Posso anche ridarglieli se volete.

Iago                            - No. Ce lo faremmo nemico. Non lo prenderebbe per onestà ma per un gesto ostile. Faremo contento qualcuno.

Masetto                       - Non è meglio che li dia a voi, allora?

Iago                            - lo non voglio neanche sapere quanto c'è, là dentro: Andiamo.

Masetto                       - (Avviandosi verso la porta la socchiude. Una lama di luce lambisce dall'esterno le loro figure) Ho un timore, ciò che state per fare non finirà per nuocere al vostro nome? (ago - Credi che non sappia come potrò essere giudicato? Un personaggio repulsivo, cinico forse addirittura mostruoso. Ma non posso permettermi troppi riguardi per me stesso. La politica si fa nelle anticamere, o nei retrobottega, e anche i preparativi dei grandi eventi somigliano a un complotto. Qualcuno crede che gli uomini di Stato possono fare a meno della morale perché, a volte, morale e politica vanno ciascuna per suo conto. Chi pensa questo, Masetto, non è capace che di piccole infamie. La grande immoralità della politica è un'altra cosa. E non è più facile della grande, eroica, ascetica moralità. Quante volte chi ci governa tenta di camuffare il suo arbitrio dietro a un qualche preteso Bene. A me tocca il contrario. Camuffare il Bene dietro la doppiezza e il raggiro.

Masetto                       - È un gioco rischioso, attenzione!

Iago                            - Ma non posso scegliere. Certe volte non avere scelta è una fortuna. Chissà, certe volte la necessità è una grazia.

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

6a Scena

(La stanza di Emilia, nella penombra. Fuori rumori di passi concitati, un tramestio, un bisbigliare affannoso. Qualcuno attraversa la scena, correndo. Un grido: "Ehi tu, fermo!". Altre voci: "Chi va là!", "Fermatelo". Nell'interno della stanza, Emilia dorme)

Bianca                         - (Da fuori) Emilia, Emilia...

Emilia                         - Ma chi è...

Bianca                         - Emilia, apri per pietà.

Emilia                         - (S'alza assonnata dal suo giaciglio e va ad aprire) (Riconoscendola) Ah! Sei tu.

Bianca                         - Fammi entrare.

Emilia                         - Vieni.

Bianca                         - È una notte terribile, non voglio star sola.

Emilia                         - (Ironica) Non ti sarà difficile.

Bianca                         - (Scoraggiata) Anche tu, Emilia.

Emilia                         - Su, accomodati. Ma che succede. Prima ho udito un correre, un agitarsi. Credevo fosse il vento e invece... D'altronde siamo in una piazzaforte e vuol dire che dev'essere così. Stavo già dormendo.

Bianca                         - Mi dispiace.

Emilia                         - Vuoi un po' di latte?

Bianca                         - (Fa cenno di no) Vorrei solo che questa notte finisse. Chissà che ci porterà.

Emilia                         - Un buon mattino? Che sarebbe per te un buon mattino?

Bianca                         - Riavere Cassio.

Emilia                         - (Sbrigativa) Lo avrai. (Cambiando tono) Tu puoi accomodarti qui vicino a me. lo stavo già a letto. Ho le ossa rotte e guarda (Fa cenno in giro) Non sono neanche a metà. Con questo caldo. Se vuoi rimani pure ma ti prego lasciami dormire. Buonanotte Bianca. (S'accomoda sul giaciglio).

Bianca                         - (Si sdraia a sua volta e chiude gli occhi ma per un solo istante, poi) Emilia!

Emilia                         - Che c'è?

Bianca                         - Ho inteso gridare.

Emilia                         - E tu lasciati gridare, qui sei al sicuro. Buonanotte.

Bianca                         - (S'alza, passeggia, inquietanti rumori da fuori... poi, inginocchiandosi vicino a lei) Emilia...

Emilia                         - Oh, Signore!

Bianca                         - Perdonami. C'è una domanda che volevo farti.

Emilia                         - A quest'ora?

Bianca                         - Sono venuta apposta.

Emilia                         - E falla allora.

Bianca                         - Credi che un grado così elevato potrebbe allontanare Cassio da me?

Emilia                         - (Assonnata) Cassio? Da te?

Bianca                         - Dimmi quello che senti.

Emilia                         - Non ti lascerà, se t'ama. Buonanotte. (Due, tre colpi d'arma da fuoco).

Bianca                         - Hai sentito?

Emilia                         - (Tirandosi a sedere) Bisognerà proprio svegliarsi. (Sveglia) Che m'hai chiesto?

Bianca                         - Se credi che Cassio...

Emilia                         - Ah, sì. Come faccio a risponderti bambina mia, lo conosco così poco.

Bianca                         - (Con intenzione) Davvero lo conosci poco?

Emilia                         - Sopportare il peso d'un luogotenente non aiuta a conoscerlo meglio. Noi donne dobbiamo sempre sopportarli tutti, quando sono importanti e quando non lo sono.

Bianca                         - Sai, m'era venuta un'idea, prima.

Emilia                         - Quale sarebbe.

Bianca                         - Pensavo che potrei (Pausa) Tornare a Venezia.

Emilia                         - Tornare a Venezia, dici. Beata te se puoi farlo, lo non sarei neanche voluta partire.

Bianca                         - Pensi che servirebbe?

Emilia                         - A che?

Bianca                         - A capire se lui...

Emilia                         - Sai come si dice: la distanza in amore è come il vento sul fuoco: spegne i piccoli, attizza i grandi..

Bianca                         - Ma tu che ne pensi?

Emilia                         - lo penso che noi donne abbiamo sempre poca scelta. E che ti tocca la parte delle vittime o delle complici.

Bianca                         - lo non sono complice di nessuno.

Emilia                         - Parli come una bambina. Eppure ne hai viste tante nella vita.

Bianca                         - Sì, ma ha sempre deciso qualcun altro per me. Sono 20 anni che frequento il mondo degli uomini. M'hanno fatto credere che bastasse saper fare l'amore e che non dovevo preoccuparmi di niente salvo che di mettere qualche fiore nei vasi e correre a letto, appena qualcuno me lo chiedesse. E adesso non so più che cosa devo volere.

Emilia                         - Basta così poco per arrivare al cuore d'una donna e nel suo  letto. Povere noi!

Bianca                         - (Molto testa) Sei innocente anche tu come me, Emilia?

Emilia                         - Ma che mi vieni a chiedere (Ride)

Bianca                         - Che altro posso fare.

Emilia                         - Risponditi da sola, non lo vedi da te come stanno le cose?

Bianca                         - Non me lo vuoi proprio dire.

Emilia                         - (Rabbuiandosi) Ma che vuoi? Mi tiri giù dal letto, non mi lasci dormire, mi tormenti con queste domande, insomma che vuoi da me?

Bianca                         - Dimmi la verità, lo la so già la risposta. Ma tu che dici?

Emilia                         - (Gridando) Questa poi! Mi vieni a fare in piena notte delle domande che non capisco, dici che vuoi tornare a Venezia, ti nascondi dietro le tue stesse parole e alla fine, la risposta la sai già. Devi proprio essere matta.

Bianca                         - (Gridando a sua volta) No, invece! lo lo so, lo so che Cassio giù al porto t'ha stretto e t'ha baciato, davanti a tutti, come un marito. E tu hai riso, porgendogli le labbra.

Emilia                         - (Altercando ormai) Pazza, pazza.

Bianca                         - In tre sono venuti a dirmelo. Pazza io, e tu!?

Emilia                         - Non capisci niente! Sai vedere solo donne come te.

Bianca                         - Sgualdrina, vero? È questo, dimmelo, sgualdrina. C'è sempre qualcuno nel mio letto. E nel tuo. Sgualdrina, come me!

Emilia                         - (Tenta di colpirla, s'azzuffano) Ah! Puttana.

Bianca                         - Come te, come te.

Emilia                         - Va via, maledetta linguaccia, fuori!

Bianca                         - Puttana!

Emilia                         - Va via.

Bianca                         - Donne sposate, peggio di tutte. (Un colpo da fuori, più forte degli altri. Le due donne s'arrestano ansanti, fissandosi. Poi Bianca s'accascia, scoppiando in singhiozzi).

Emilia                         - (Riassetta i capelli, gli abiti) Hai finito la scena? Dio, che vergogna (Pausa) Che ti prende adesso.

Bianca                         - (Tra i singhiozzi) Non ti faccio un po' pena?

Emilia                         - Sì, forse. Ma vattene per l'amore del cielo. Sei troppo stupida, Bianca.

Bianca                         - Perché vengo a rinfacciarti la verità.

Emilia                         - Sì la verità.

Bianca                         - Ce l'hai fatta a dirlo, finalmente.

Emilia                         - Non sai neanche che cosa stai dicendo. Un bacio. Ma davanti a tutti, l'hai detto tu stessa, lo sapevi.

Bianca                         - (In un sussurro) Non me lo portar via, ti prego.

Emilia                         - (Di nuovo alternandosi) Ma davanti a tutti, Bianca! C'era anche la guardia schierata. Che conta un bacio così, che importanza vuoi che abbia. Sono altri baci... (Pausa s'è fermata davanti allo specchio) E poi guarda. Non vedi come m'hanno sciupata gli anni, i disagi.

Bianca                         - Sei la moglie dell'alfiere.

Emilia                         - L'hai detto, la moglie dell'alfiere. Alfieri, luogotenenti. L'ambizione degli uomini stritola il mondo... e noi. Ma come t'è saltato in mente (La guarda con comprensione) Come devi essere debole. Vieni, siediti qui. (L'aiuta) Asciuga queste lacrime (Le porge un fazzoletto) Sta tranquilla non è me che devi temere. Anni fa, quando eravamo più giovani...

Bianca                         - Anni fa?

Emilia                         - (Troncando) Niente. Oggi non è il piacere che li spinge, nessuno di loro. Sarebbero perfino disposti a morire, per la loro ambizione. Se Cassio vuole tradirti mirerà più in alto, sciocchina.

Bianca                         - Chi, per esempio?

Emilia                         - Ma non lo so, dicevo per dire. (Sono entrambe davanti allo specchio). Guarda come sei bella. Questo volto, le mani, il seno. È come se la vita ti fosse passata accanto senza toccarti. Sei venuta per un consiglio? Ecco il mio: non ti sposare. Non t'accollare un peso che si regge così difficilmente (Con un sospiro) Oh, non è facile neanche essere giovani.

Bianca                         - Più in alto, hai detto. Dimmi di chi devo aver paura.

Emilia                         - Devi aver paura solo di te stessa.

Bianca                         - È Desdemona, vero?

Emilia                         - Ma che dici. Desdemona ha tradito padre, amici, patria per sposare il Moro e le sue nozze sono appena state consumate. Bianca -/In un sussurro) Desdemona.

Emilia                         - È difficile parlare con te. È davvero meglio che te ne vada, adesso. Mi sembra che il chiasso sia finito. Puoi tornare a casa.

Bianca                         - (Stringendosi a lei) Non mi disprezzare per questo.

Emilia                         - Io lo so che i tuoi dolori sembrano terribili. Come potrei disprezzarti? Si assomigliano molto i dolori delle donne.

Bianca                         - È più d'una settimana che Cassio non si fa vivo con me, sette giorni e sette notti, 170 ore, 170 volte più lunghe di quelle della pendola.

Emilia                         - Va. L'amore conosce le lacrime. Ma l'ambizione purtroppo ha occhi di bronzo. Va, prova. (Gran trambusto, una campana suona a martello, grida confuse, una  voce: 'Fermo luogotenente, chi va là!").

Bianca                         - (Gridando) L'hanno preso (Fa per lanciarsi alla porta).

Emilia                         - (Trattenendola) No, devi restare adesso. Non c'è niente da fare là fuori.

Bianca                         - Lasciami, lasciami andare.

Emilia                         - Stupida! Sono cose da uomini, non ti mescolare.

Bianca                         - Che è successo secondo te?

Emilia                         - Niente o tutto.

Bianca                         - Fammi andare, voglio sapere.

Emilia                         - Non serve, aspetta. Dobbiamo restare calme, e aspettare.

Bianca                         - E saresti calma solo perché si deve? Ma chi sei tu, Emilia? (Emilia non replica, fissa pallida la porta stringendola a sé. La porta si spalanca d'impeto. Entra lago).

Iago                            - Cassio è stato coinvolto in una rissa. L'hanno condotto al suo alloggio.

Bianca                         - (Un grido) Mio Dio!

Iago                            - (Avvedendosi di lei) Che fai tu qui! Corri, ha bisogno d'aiuto.

Bianca                         - E grave? Ma chi è stato. Vado adesso, subito. Vado. Dove hai detto?

Emilia                         - (Contemporaneamente) Che è successo? Chi è stato?

Iago                            - Un sicario. C'è aria di tradimento a Cipro. (A Bianca) Va affrettati (A Emilia).

Bianca                         - Ma è ferito?

Iago                            - No, non è ferito. Sì, è ferito, ma solo nella reputazione. Ti ho detto vai (Andandole vicino) È il tuo momento.

Bianca                         - Alfiere se l'hanno colpito io...

Iago                            - Ma va, non è stato colpito. Anzi è lui che ha ferito Montano. È stato miglior spadaccino, anche se meno sobrio.

Bianca                         - L'avete fatto bere, lo sapevo. Avete profittato di quella sua debolezza, oh Cassio (Esce di furia).

Emilia                         - Si può sapere che è successo?

Iago                            - (Gettandosi su una sedia) S'è fatto trascinare in una rissa. Alterato dal vino è venuto ai ferri corti con degli sconosciuti, ha ferito Montano che cercava di placarlo, e ha svegliato il generale nel mezzo del suo imeneo. Irritandolo al punto che quello... (Freddamente) Cassio è stato destituito dalla carica.

Emilia                         - Ci sei riuscito!

Iago                            - Ma che dici?

Emilia                         - I fatti t'hanno dato ragione. O tu li hai spinti a dartela. Non era questo che volevi? Adesso quel posto è vuoto, e pronto.

Iago                            - Non era questo, non era questo che volevo.

Emilia                         - Ma t'ho inteso io dirlo.

Iago                            - Non in questo modo! Così non serve a niente.

Emilia                         - Non mentire con me. Lo so che era questo il piano. Sarai contento, adesso?

Iago                            - Non c'è nessuno mai abbastanza onesto, per la propria moglie? Non era questo che volevo, lo giuro!

Emilia                         - Se mentisci anche a me non hai scampo. Proprio nessuno potrà più dirti onesto.

Iago                            - (Sbadigliando) lo sono stanco. Non voglio parlare di questi fatti gravi.

Emilia                         - Non puoi capire.

Emilia                         - Non capisco solo se non mi fai capire.

Iago                            - Va da Desdemona. La notte di nozze è stata interrotta, ormai. Renditi utile invece di rimproverarmi (Pausa) Lasciami solo, ti prego.

Emilia                         - Non ti piace che ti metta uno specchio davanti. Hai paura d'avere vergogna di te stesso. Ma non fingere con me. Dopo questa notte non sarò più il tuo stupido giocattolo.

Iago                            - Ma smettila, insomma! (La colpisce, la spinge via).

Emilia                         - Se sono tutte qui le tue ragioni posso dire d'aver visto giusto.

Iago                            - (Rassegnato) Metti bocca in faccende che non capisci. Mi credevi un alfiere da nulla. Ti sei sbagliata, lo sono lago, sono proprio lago. Impegnato in un'azione... Estrema. Perché per un solo istante non provi a credere a ciò che dico?

Emilia                         - Sei agitato, tremi. E dovrei crederti?

Iago                            - È cominciato qui a Cipro un terribile gioco.

Emilia                         - Lascialo fare agli altri, tu che c'entri?

Iago                            - Quel poco che c'è da fare posso tentarlo soltanto io.

Emilia                         - Amati di meno, alfiere.

Iago                            - Amarmi? Non è la parola.

Emilia                         - Sii più umile, allora.

Iago                            - Non serve a niente l'umiltà, Emilia. Non posso più tirarmi indietro.

Emilia                         - Neanche per amor mio?

Iago                            - Per amor tuo? Penso a ciò che bisognerebbe fare per Venezia e nello stesso tempo ho in mente Cassio. Ma non posso pensare a Cassio senza pensare anche a te, nello stesso atto. E non sono così tollerante, o cieco, che qualche immonda fantasia non si mescoli a questi pensieri...

Emilia                         - Ma perché? Non devi averle queste fantasie.

Iago                            - Non ne ho motivo? Se solo mi dicessi questo...  

Emilia                         - Non ha alcuna importanza.

Iago                            - E chi la stabilisce l'importanza d'un rovello che non dà tregua.

Emilia                         - Sono tua moglie, mi vedi qui, alle tue ginocchia.

Iago                            - (Come riflettendo) Errori Emilia, troppi errori.

Emilia                         - Non ne faremo più adesso. Prometti. lago Ma che stai dicendo. Mi volti le carte in tavola? Ci viviamo dentro agli errori. Ne siamo dominati.

Emilia                         - Non è più a Cassio che stai pensando. È Otello che ti preoccupa adesso, vero?

Iago                            - Ho sempre pensato a lui, non ho mai smesso un istante di farlo. Cassio è (Cerca un paragone) È uno strumento, ma per arrivare all'altro. Capisci adesso perché non mi piace il modo in cui è avvenuta questa destituzione?

Emilia                         - Non ancora, ma non importa. E se ti sbagliassi? Se le tue inquietudini fossero esagerate? Possibile che il senato e il doge, insieme, vedano peggio di te? Possibile che solo tu intuisca ciò che sta per accadere? Lo sanno tutti a Venezia che Otello è un grande soldato.

Iago                            - Sai tener chiusa la bocca?

Emilia                         - (Sorpresa) Perché?

Iago                            - Rispondi.

Emilia                         - Me la cucio.

Iago                            - Prima che lasciassimo Venezia un gruppo d'influenti patrizi ha consegnato una supplica al doge facendo presente quello che dici tu.

Emilia                         - Cioè che Otello è un valoroso.

Iago                            - Esattamente.

Emilia                         - E allora? Seguito a non capire.

Iago                            - Un valoroso. E basta. Bisogna farlo combattere Otello, ma impedirgli di pensare perché quando pensa è un bambino. Sarà quella sua natura... Ma soprattutto crede onesti gli uomini. Basterebbe questo a renderlo inadatto a governare qui e ora. Non si governa con innocenza e se si è innocenti tanto vale scegliersi un altro mestiere. Questo hanno scritto quei gentiluomini al doge: affidate pure a Otello una flotta, se lo ritenete necessario, ma allontanatelo dal governo.

Emilia                         - Che esito hanno avuto?

Iago                            - Non lo so. Siamo partiti subito dopo.

Emilia                         - È terribile quello che hai detto.

Iago                            - Per questo non volevo dirtelo (Pausa, cerca di sorridere) Ma su, non è neanche tanto terribile. Molte cose che lì per lì sembravano irrimediabili si sono poi aggiustate. Sarà così anche questa volta.

Masetto                       - (Affacciandosi) Posso entrare?

Iago                            - Vieni Masetto.

Masetto                       - Notizie.

Emilia                         - (Avviandosi) Non mi piace quello che state per fare (A Masetto) Tu comunque non lasciarlo solo. Addio (Esce).

Masetto                       - (Cauto) Notizie importanti.

Iago                            - Da dove?

Masetto                       - Venezia.

Iago                            - Dimmi.

Masetto                       - (Estrae un foglio e un po' leggendo un po' raccontando) Il doge ha respinto in prima istanza la richiesta dei patrizi riguardante Otello.

Iago                            - In fondo me l'aspettavo.

Masetto                       - Un momento, li senatore Brabazio, a capo d'una sua corrente, ha fatto propria la petizione. Chiede che venga discussa in Consiglio. lago -1 fini sono gli stessi?

Masetto                       - Allontanare Otello dal governo.

Iago                            - Le motivazioni?

Masetto                       - Natura instabile. Priva di quel controllo, quella freddezza che esige il governo d'una provincia turbolenta e in pericolo.

Iago                            - Che consistenza ha il gruppo?

Masetto                       - (Leggendo) Circa un terzo dei senatori.

Iago                            - Troppo pochi per un tale cambiamento di rotta.

Masetto                       - Sono i più attivi. Tra loro alcuni dei più influenti. E Brabanzio lavora giorno e notte. C'è chi teme per la sua salute.

Iago                            - La sua salute l'ha già perduta quando è stato tradito da Desdemona, povero vecchio padre. C'è altro?

Masetto                       - (Scorrendo la lettera) Una raccomandazione: s'invita a fare qualcosa anche da qui. Chiunque abbia a cuore il bene dello Stato.

Iago                            - (Sardonico) Commovente.

Masetto                       - Qualcosa è già stata fatta, mi pare. In giro non si parla che della destituzione di Cassio.

Iago                            - Tutto inutile, amico mio.

Masetto                       - Non sono affatto d'accordo.

Iago                            - Ma non capisci che Otello ha evitato l'ostacolo.

Masetto                       - Volevamo o no liberarci di Cassio?

Iago                            - Quella rissa aveva uno scopo: dimostrare che Otello aveva sbagliato nominando uno sciocco. Ma era Otello il vero bersaglio, non Cassio. Il generale però, con una prontezza che m'ha stupito, ha fiutato la trappola destituendolo. All'istante. Lo ha rimproverato,davanti agli uomini, e così, facendo proprio lo scandalo, se n'è tirato fuori. Cassio ha perso il posto ma ora Otello è libero di sbagliare di nuovo.

Masetto                       - Che si può fare? (Nella stanza irrompe Bianca, stravolta dall'affanno, alterate, eccitata).

Bianca                         - lago, sei qui grazie al cielo.

Iago                            - Come sta?

Bianca                         - Male, smania.

Iago                            - Mi odia, forse?

Bianca                         - No, non te. Odia se stesso e Montano.

Iago                            - (Dopo uno sguardo d'intesa con Masetto) Montano? Perché.

Bianca                         - Cassio è sicuro d'essere caduto in un tranello preparato da Montano per invidia, per rabbia, per bassezza, non lo sa.

Iago                            - Non si può escludere che sia andata proprio cosi. (Piccola reazione di Masetto che lago reprime con un gesto) Che intende fare adesso?

Bianca                         - Riavere il suo incarico.

Iago                            - Come?

Bianca                         - M'ha detto di chiedere consiglio a te.

Iago                            - Lo ringrazio.

Bianca                         - Lo aiuterai?

Iago                            - Devo farlo?

Bianca                         - (Si torce le mani, incerta) Voglio parlarti da solo.

Iago                            - Non c'è niente che lui non possa udire.

Bianca                         - Da solo, ti prego.

Iago                            - (Fa un cenno a Masetto che si dirige verso la stanza accanto) Che c'è di così segreto? (Bianca non risponde) Hai accennato a quel nostro progetto? (Bianca fa cenno di no) Perché?

Bianca                         - Non c'è stato tempo.

Iago                            - Non è vero.

Bianca                         - Può darsi. Non è vero. Ho deciso: non posso consentire che lo caccino così. Se si fosse allontanato spontaneamente, forse, ma così. Resterebbe un'ombra, ho paura che ci seguirebbe per tutta la vita.

Iago                            - Non è questa la tua vera paura, lo sai.

Bianca                         - (Disperata) Sì, sì invece.

Iago                            - Va bene. (Pausa) Vedo insomma che devo aiutarlo.

Bianca                         - Convinci Otello.

Iago                            - Otello, certo. Ma sai quanto me chi è che governa adesso il nostro governatore. Desdemona. È lei che bisogna convincere.

Bianca                         - Fallo, ti prego.

Iago                            - Cassio dovrà piuttosto aiutarsi da solo, con lei, sai come-

Bianca                         - È pronto.

Iago                            - (Stupito) A questo punto lo ami.

Bianca                         - (Via via accalorandosi) Credo che non sappia com'è salito di grado? Se ora cercassi di impedirgli le stesse manovre con Desdemona, otterrei qualcosa? Mi farei odiare, e basta. Voglio che la stringa d'assedio invece, che la corteggi se necessario e che la getti via dopo averla usata. Come ha fatto con tutte le altre, prima; con tutte quelle che le circostanze gli hanno messo davanti. Tutte! Lo sai anche tu che è stato così e non hai battuto ciglio!

Iago                            - Basta!

Bianca                         - No! Quante cerimonie, alfiere! Ma chi siamo, io e te, per avere all'improvviso di questi riguardi. Pensa a te, che a me ci penso io.

Iago                            - Basta, te lo ordino!

Bianca                         - Ai tuoi soldati, non a me.

Iago                            - (Si trattiene con un supremo sforzo della volontà. Glaciale) Hai insinuato cose infami ma sei molto nervosa e ti scuso.

Bianca                         - Non hai niente da scusarmi. Siamo fatti della stessa pasta. Quello che ho l'ho conquistato vendendomi, così sarà di lui. Sono io la moglie che merita.

Iago                            - Sarà come vuoi. Vattene.

Bianca                         - Ha promesso?

Iago                            - Ho promesso.

Bianca                         - La odio, quella donna (Esce).

Iago                            - (Batte con forza trattenuta un pugno sulla tavola, mormora tra sé) Dio, Dio! (Si ricompone, chiamando forte) Masetto! (Masetto compare da dietro un uscio) Hai sentito?

Masetto                       - Ho perso solo poche parole (Pausa) Allora, L'aiuterete?

Iago                            - (Con una strana luce) Forse, forse, senza saperlo, quella donna ci ha dato un'idea.

Masetto                       - Spenderete davvero il vostro prestigio per fare riavere a Cassio una carica che fino a poco tempo fa volevate togliergli?

Iago                            - È la nostra carta. Come diceva esattamente di Otello il messaggio da Venezia.

Masetto                       - (Estrae la lettera e la scorre) Natura instabile, priva di quel controllo, di quella freddezza.

Iago                            - Va bene, va bene...

Masetto                       - Non è tutto. Di nervi malati, forse soggetto a crisi di epilessia. Sono parole di Brabanzio.  

Iago                            - Come vedono lontano l'ansia e il dolore d un padre. Si, aiuterò Cassio. Spingendolo verso Desdemona. Ci è stato chiesto di rafforzare il partito di Brabanzio. Ora sappiamo come fare.

Masetto                       - Mi paiono fili molto fragili, alfiere.

Iago                            - Credi che siano giusti quei giudizi su Otello?

Masetto                       - Sono senz'altro autorevoli.

Iago                            - Ma se fossero giusti? Se riuscissi a provarli?

Masetto                       - La sua destituzione sarebbe inevitabile.

Iago                            - Le proveremo. Proverà che Otello è talmente inadatto all'incarico e di nervi così insicuri da... da rinnegare in poche ore ci che ha di più caro. Daremo ragione e forza a Brabanzio suscitando noi uno scandalo. Otello deve ripudiare sua moglie per gelosia di Cassio (Pausa) Che dici?

Masetto                       - Con le sue stesse mani...

Iago                            - La prima trappola l'ha scansata. Questa volta andremo dritti su di lui.

Masetto                       - È geniale! Mi sembra anche molto difficile.

Iago                            - È capace di combattere Otello ma non di pensare. Quindi non c'è che un mezzo: indurlo a pensare. Dargli qualcosa cui non abbia mai pensato, che resti dentro di lui in agguato, una parte nascosta di sé. Basterà un nulla, un nulla? (Percorre agitato la stanza) Ci serviremo ancora di Cassio per spingerlo a quella soglia. Ma lo faremo scivolare su un tranello tanto inconsistente... Se portassi indizi gravi potrebbe accampare a sua scusante l'onore. No! Un indizio da niente, una prova da burla lo deve condurre alla smania e al ripudio. Solo così avremo dimostrato d'aver visto secondo ragione (Trova su un canterano l'astuccio con il fazzoletto di Emilia) Dimostreremo che Otello è un pericolo per se stesso e per la repubblica. (Estrae il fazzoletto) Con questo!

Masetto                       - (Stupito) Con un fazzoletto?

Iago                            - Se io ho ragione, qualunque cosa andrà bene. (Guarda il fazzoletto, lo stringe) Ci vuole molta forza per dominare la gelosia, si trema anche davanti a una sciocchezza come questa. Con un fazzoletto, sì.

Masetto                       - E di quei due ufficiali che farete allora?

Iago                            - Non servono più. Bisognerà fermarli, in qualche modo. 7a Scena (Molo di Famagosta. Inquieto andirivieni di uomini, rumori, ordini concitati. Trevisan, appoggiato al muretto, scruta intorno con il suo cannocchiale).

Foscarini                     - (Entrando) Ma dov'è finito l'alfiere? Casa, porto, palazzo! Non si riesce a trovarlo.

Trevisan                      - Verrà prima o poi, sta' tranquillo, è nel suo interesse.

Foscarini                     - Ho come il presentimento che qualche cosa non vada per il suo verso.

Trevisan                      - No mi pare. Cassio è stato sistemato, lago aveva ragione.

Foscarini                     - Cassio è ancora vivo.

Trevisan                      - Ma in disgrazia.

Foscarini                     - Ma vivo.

Trevisan                      - (Alza le spalle e riprende le sue osservazioni) Ti preoccupi per niente.

Foscarini                     - (Indicando verso il fondo) Non è Montano, quello? Si mescola al seguito di Otello. Ma che sta facendo?

Trevisan                      - (Al cannocchiale) Zoppica, gli sta porgendo delle carte.

Foscarini                     - (Strappandogli lo strumento) Delle carte? Fa' vedere. E Otello sorride. Sorridono tutti. (Rivolto a Trevisan) Che vuol dire secondo te?

Trevisan                      - Un messaggio di cortesia, forse un congedo. Non mi pare che ci riguardi. Montano ormai è fuori gioco, pensiamo a noi.

Foscarini                     - Penso appunto a noi. Alle nostre teste. Non capisco, e non mi piace. (Si ode in lontananza, dalle alture, una scarica di fucileria).

Trevisan                      - Anche oggi hai fatto uscire gli uomini per le esercitazioni?

Foscarini                     - Anche oggi. E hanno l'ordine di provare ad armi cariche. Voglio che siano pronti.

Trevisan                      - Ma pronti a che, in nome di Dio? Il nostro obiettivo l'abbiamo già raggiunto.

Foscarini                     - Troppo facile, troppo rapido, non mi fido.

Trevisan                      - Ti sbagli, tante volte abbiamo eseguito ordini incomprensibili, chiarissimi all'apparenza ma di cui ci sfuggiva il senso.

Foscarini                     - E allora?

Trevisan                      - È facile che tutto sembri chiaro quando non si sa neanche di che cosa si parla. Ma questa volta siamo parte del progetto, l'abbiamo visto nascere.

Foscarini                     - Ma allora perché Otello non mi chiama? Sono il comandante della guarnigione. Caduto Cassio c'è un solo successore possibile qui.  

Trevisan                      - Adesso deve ispezionare le fortezze. (Lo sguardo gli cade sulla scena lontana. Prende il cannocchiale. Un po' interdetto) S'è appartato con Desdemona.

Foscarini                     - Ma lo vedi? Tutto viene prima di noi, anche le faccende di casa. E quando sarà il momento, di nuovo verrà qualcuno prima di noi. Il piano va avanti forse, ma per conto suo, ignorandoci.

Trevisan                      - Solo perché Otello sta parlando con sua moglie?

Foscarini                     - No. Perché nessuno viene a parlare con me. (Entra Bianca che fa per attraversare di corsa la scena).

Foscarini                     - (Fermandola) Dove correte Bianca?

Bianca                         - (Anelante) Vi prego, ho da fare.

Trevisan                      - Come sta Cassio?

Bianca                         - Meglio, grazie.

Foscarini                     - Sapete dov'è lago?

Bianca                         - Spero proprio di sì.

Foscarini                     - Che vuol dire?

Bianca                         - Spero che non sia accanto ai governatore o a sua moglie.

Foscarini                     - E che cosa deve fare di tanto importante con Otello?

Bianca                         - Aiutarmi. Aiutare Cassio. A riavere il suo grado. Trevisan  (Con una veloce reazione s'intromette fermando un'obiezione del capitano) È vero allora! (Insinuante) Spiegateci meglio.

Bianca                         - Non potete capire, lago è un'anima generosa; un uomo onesto. Me l'ha promesso. Addio. (Fa per correre via).

Foscarini                     - (Trattenendola) No, un momento. Avete proprio detto che lago si adopererà per far riavere a Cassio la sua carica?

Bianca                         - (Si rende conto d'aver forse parlato troppo) Ma voi siete amici, vero? (Arretra, spaventata).

Trevisan                      - (Come tra sé) Sapessi che cosa approssimativa è l'amicizia.

Bianca                         - (Spaventata) Non ho parlato, non ho detto niente (Fugge via) Niente!

Foscarini                     - Maledetta cagna, hai sentito?

Trevisan                      - (Preoccupato a sua volta) Avrà capito male.

Foscarini                     - Siamo traditi.

Trevisan                      - Le avrà mentito per tenerla buona, non precipitare.

Foscarini                     - (Al cannocchiale) Ma eccolo là lago, non lo vedi? Sotto i nostri occhi gli sta parlando (Lascia il cannocchiale, si volge a Trevisa. Stupito) Gii ha dato un fazzoletto.

Trevisan                      - Ammettiamo pure che sia così. Vuol dire poco. Forse lago vuole avere la conferma che Cassio...

Foscarini                     - Traditi! E vieni ancora a raccontarmi le tue storielle d'onestà repubblicana.

Trevisan                      - Forse vuole indurre Otello a sbagliare ancora.

Foscarini                     - (Ruggendo) No, stupido!

Trevisan                      - Posso essere mille i motivi.

Foscarini                     - Ne vedo uno solo.

Trevisan                      - Forse spera che Otello dica: ma no, quel posto ormai è tuo!

Foscarini                     - (Colpito) Ora ci sei! Era questo il piano, fin dall'inizio. Ci ha fatto fuori entrambi. Idioti. (Passa un picchetto di guardie trascinando un prigioniero in catene. La sua camicia è insanguinata).

Trevisan                      - Zitto! Guarda!

Foscarini                     - Caposquadra! (A uno degli uomini che accorre) Chi è quell'uomo? Caposquadra - Sospetto d'aver fatto parte della congiura di stanotte.

Foscarini                     - Chi ha dato l'ordine di arresto? Caposquadra - Il governatore.

Foscarini                     - (S'avvicina al prigioniero e gli solleva il capo afferrandolo per i capelli) E lui che risponde? Caposquadra - Che non sa niente.

Foscarini                     - E già, dicono tutti così. (Brusco) Portatelo via!

Trevisan                      - Chissà chi è quel disgraziato... e che ha fatto.

Foscarini                     - Ma che t'importa!? lo raggiungo gli uomini. Voglio comandare personalmente l'esercitazione. Voglio che riprendano confidenza con la mia mano. Voglio che sappiano a chi si deve obbedienza, qui!

Trevisan                      - Aspetta, rifletti.

Foscarini                     - Abbiamo aspettato fin troppo.

Trevisan                      - Sentiamo almeno lago.

Foscarini                     - Ci ingannerebbe di nuovo.

Trevisan                      - No, se saremo uniti.

Foscarini                     - Non so se siamo ancora uniti. 8a Scena (La casa di lago. Masetto, solo in scena).

Masetto                       - (Chiamando) Pietro!

Attendente                 - (Comparendo) Comandi.  

Masetto                       - Notte agitata, vero?

Attendente                 - Il vento è girato a libeccio e...

Masetto                       - Non sto parlando del vento, ma della rissa.

Attendente                 - Oh, la rissa, il luogotenente Cassio era un po' ubriaco (Ride) Dicono che anche il sultano Selim è sempre ubriaco, veneziani, turchi, tutti ubriachi (Ride).

Masetto                       - E tu chi preferiresti?

Attendente                 - veneziani a Venezia, i turchi...

Masetto                       - (Brusco) Qui, idiota!

Attendente                 - In questa casa? Il signor alfiere è buono, e la signora Emilia...

Masetto                       - (Scorato) Intendevo qui a Cipro.

Attendente                 - (Debole sorriso d'attesa) Come dicono i soldati: Venezia e San Marco. (Ride, poi cogliendo la palla al balzo) Signor segretario, l'alfiere che era qui prima, mi faceva sempre portare a casa i resti della cena. Poche cose, un po' di pane, frutta, del vino...

Masetto                       - Ma di che parli?

Attendente                 - Chieda al signor alfiere se posso prendere dalla cucina...

Masetto                       - Pietro!

Attendente                 - lo non rubo, sono onesto, giuro! Pietro è onesto.

Masetto                       - (Sbrigativo) Sta' a sentire: può darsi che il tuo ufficiale debba partire. Prepara in fretta un bagaglio leggero col necessario per due o tre giorni. (Lo congeda. Va alla scrivania e prende a scrivere).

Attendente                 - Glielo dirà?

Masetto                       - Non pensi ad altro eh?! Va bene, sparisci. (Entra Bartolomeo Trevisan).

Trevisan                      - (Entrando) Così il tuo alfiere ci avrebbe giocati (Masetto continua a scrivere) Dico a te!

Masetto                       - (Levando il capo, finalmente) Comandi!?

Trevisan                      - Hai sentito.

Masetto                       - Non so dì che parlate.

Trevisan                      - Andiamo! (Getta un'occhiata alle carte. Masetto con calmo gesto ostentato le copre) Vuoi farmi credere di non sapere cosa sta succedendo?

Masetto                       - So che Cassio è stato deposto.

Trevisan                      - E non sia che l'alfiere adesso cerca di rimetterlo su quella sedia?

Masetto                       - Mi sembra illogico. Perché mai dovrebbe?

Trevisan                      - Lo chiedo a te.

Masetto                       - Siete stato male informato, ecco tutto.

Trevisan                      - Comunque adesso devo parlargli.

Masetto                       - Sarà qui tra poco, accomodatevi.

Trevisan                      - (Siede indicando la scrivania) Cos'era quel documento?

Masetto                       - Dispaccio da Venezia.

Trevisan                      - Che dice?

Masetto                       - Sono certo che l'alfiere vi metterà al corrente di tutto.

Iago                            - (Entrando) Sono qui. Grazie Masetto, aspetta di là. (Masetto esce).

Trevisan                      - Voglio sapere che cosa sta succedendo.

Iago                            - Niente che tu non sappia. La situazione evolve secondo i nostri disegni. Cassio è stato deposto.

Trevisan                      - E tu stai cercando di fargli riavere la carica.

Iago                            - È una menzogna.

Trevisan                      - Chi m'ha informato non aveva l'aria di mentire.

Iago                            - Parli a vanvera, sta attento.

Trevisan                      - Ci hai raggirati.

Iago                            - Basta, capitano. Il successore di Cassio è appena stato designato.

Trevisan                      - E chi sarebbe?

Iago                            - lo.

Trevisan                      - Tu!? Ma allora ho due volte ragione...

Iago                            - Stammi a sentire. Del tuo attaccamento alla repubblica si terrà conto, hai il mio impegno. Ora è necessario che torni con tranquillità alle tue occupazioni. L'obiettivo è stato raggiunto, ogni ulteriore mossa è rischio. Ti terrò al corrente. M'hai inteso? E un ordine.

Trevisan                      - No, troppo comodo. Rifiuto.

Iago                            - Rifiuti che cosa?

Trevisan                      - Ordini di questo genere.

Iago                            - Stai parlando al luogotenente.

Trevisan                      - (Intimidito) È una macchina pesante quella che abbiamo avviato. Insieme! Non è tanto facile fermarla. Hai sbagliato, dovevi avvertirci prima.

Iago                            - Ma tu, esattamente, che vuoi?

Trevisan                      - Volevamo le stesse cose, una volta.

Iago                            - E adesso?

Trevisan                      - Potermi ancora fidare di te.

Iago                            - Pensi sempre che Otello è impari al compito e che andrebbe rimosso?

Trevisan                      - Sì.

Iago                            - Allora puoi fidarti di me. (Va alla scrivania, prende una lettera 96  dal cassetto) Firma qui.

Trevisan                      - (Scorrendo la carta) Ma che vuol dire?

Iago                            - Che sono io a non fidarmi di te. Firma.

Trevisan                      - Sei pazzo. Se firmassi una cosa del genere sarei rovinato.

Iago                            - Rovinato lo sei comunque (Forte) Masetto! (Masetto compare dal suo vano) Hai sentito come me che cosa pensa it capitano del nostro governatore?

Masetto                       - Non ho perso una parola.

Trevisan                      - Ho capito luogotenente. M'hai giocato. Sono con te!

Iago                            - Firma.

Trevisan                      - Va bene se ti do la mia parola?

Iago                            - Firma!

Trevisan                      - Non voglio.

Iago                            - Va bene (Fa per ritirare la carta) Che sei disposto a tradire lo sappiamo in due, capitano. È più che sufficiente per la forca.

Trevisan                      - Insieme a te.

Iago                            - (Cupo) lo questo l'ho già messo nel conto.

Iago                            - Per una volta che il tuo interesse personale coincide con quello di tutti, stupido.

Masetto                       - Firmate,

capitano                      - Vi sentirete molto sicuro, dopo. Firmate, date retta a me. (Trevisan afferra il foglio e firma).

Masetto                       - (A lago) Come deve odiarvi.

Trevisan                      - (Retorico) Ti sbagli. È una delizia essere un piede di quel pigro animale dalle molte gambe che si chiama repubblica. Dove devo dirigerlo?

Iago                            - Non fare il pagliaccio.

Trevisan                      - Sono vostro, adesso. Adoperatemi per ciò che vorrete. Da braccio, da segugio, da volpe, da ruffiano, da boia!

Iago                            - Finiscila, ho detto. Sei un ufficiale!

Trevisan                      - Con un cappio al collo. Si potrebbe chiamare qualcun altro ad assistere a questo delizioso spettacolo. È vergogna rubare un portafoglio, è ignobile. Ma rapire una corona è magnifico. Comandare, obbedire. E tra le due cose un baratro. Per vostra fortuna avete affondato la lama in una carne senza memoria.

Iago                            - (L'ha osservato immobile. Glaciale) È finita la commedia? Sta a sentire. Adesso devi convincere il comandante tuo amico a non muoversi, a non fare niente, fino a mio ordine.

Trevisan                      - Non sarà tanto facile.

Iago                            - Non hai scelta.

Trevisan                      - È questo il paradosso terribile dei desideri degli uomini. Non possono accordarsi se non a spese d'una vittima. Eccone un'altra. (Entra Foscarini a grandi passi risoluti).

Foscarini                     - Gli uomini sono pronti.

Iago                            - A che cosa?

Foscarini                     - A rintuzzare ogni attacco, da chiunque provenga. Le armi cariche, le scorte allestite. Li ho infiammati. Aspettano solo un mio ordine.

Iago                            - È stato difficile?

Foscarini                     - Desideravano una mano ferma; l'hanno trovata.

Iago                            - (E hai chiarito contro chi, eventualmente, dovrebbero far fuoco?

Foscarini                     - (Contento della sua capacità allusiva) Contro chiunque metta in pericolo, la sicurezza di Cipro. Più chiaro di così. (Pausa) Acconsentono.

Iago                            - No, mi devi una spiegazione, prima. Anzi più d'una.

Iago                            - Non c'è tempo adesso. Dopo la deposizione di Cassio...

Foscarini                     - Ma c'è già chi trama per fargli riavere l'incarico. T'avevo avvertito. Il tuo piano non m'è mai piaciuto lago. E neanche te. D'ora in avanti si farà a modo mio! E sta in guardia.

Trevisan                      - Aspetta, Gasparo, non precipitare.

Foscarini                     - Anche tu, non ti mettere più sulla mia strada.

Iago                            - Vuol battersi non l'hai sentito? Lascialo fare!

Trevisan                      - Ma che vuol dire, fermiamolo!

Iago                            - Aspetta! (A Foscarini) Vuoi usare la forza? Usala!

Foscarini                     - Non c'è bisogno che me lo dica tu. La forza ha fatto i re. L'unica legge solida è quella scritta col sangue.

Iago                            - Che vorresti fare, esattamente?

Foscarini                     - Prenderà con me un plotone dei migliori. Intimerà al governatore di annunciare ufficialmente la deposizione di Cassio e che il comandante della guarnigione è il suo successore.

Iago                            - Un'insurrezione, in altre parole.

Foscarini                     - Chiamala come ti pare. I tuoi conciliaboli non mi piacciono.

Iago                            - Anche se con qualche conciliabolo, si evita di spargere sangue?

Foscarini                     - Si deve alzare il grido della rivolta!

Trevisan                      - Mi sembrerebbe più prudente, in questo momento...

Iago                            - Sta zitto.

Trevisan                      - Insomma! Fammi dire quello che devo dire. Non è la mia parte? (Trae in disparte Foscarini) Ascoltami, Gasparo...  

Iago                            - (A Masetto, sottovoce) Avverti la guardia di palazzo del piano di questo demente. Che sia arrestato. In flagranza. Vai. (Maseto esce). (Entra Montano).

Montano                     - (Sulla soglia) Quanti bei gentiluomini, tutti insieme.

Iago                            - Montano, benvenuto. La vostra ferita? Masetto Non mi impedirà certo di partire. Sono qui a prendere congedo. I) bagaglio è stato caricato. Salperemo col favore della marea.

Foscarini                     - Anche la refurtiva, avete imbarcato? (Moto di reazione di tutti, eccetto Montano).

Montano                     - La refurtiva, ah, ah, che spirito. Siete di ottimo umore, capitano.

Iago                            - Avete presentato il vostro rapporto al governatore?

Montano                     - (Con forza) Otello l'ha approvato, integralmente.

Montano                     - Porterò con me il suo beneplacito come uno dei ricordi più grati del mio servizio a Cipro (Rivolgendosi ai due) Insieme alla memoria della vostra abnegazione (A lago) E a voi i miei complimenti per la nomina. Nessuno la meritava di più.

Foscarini                     - Quale nomina?

Montano                     - Sarò io a dare la notizia? lago è stato appena designato come luogotenente. Evviva!

Foscarini                     - (Sguainando la spada) Ah, vigliacco! Ora vedremo chi di noi due vale di più. Battiti, lago!

Montano                     - (A lago) Ma uccidilo quel caprone. Uccidilo, che aspetti!

Iago                            - (Sottovoce) Controllatevi, questa è pura fragilità.

Montano                     - Mi ha dato del ladro, l'avete sentito.

Trevisan                      - Fermati Gasparo.

Foscarini                     - Togliti di mezzo, tu! (Foscarini con un affondo trafigge il petto di Trevisan. Si guarda attorno come una belva braccata. Mulinando la lama si precipita fuori).

Iago                            - (Vicino a Trevisan morente) Dove v'ha colpito?

Trevisan                      - (Indica il punto) Sto morendo con un mio stile, almeno?

Iago                            - A vostro modo sì.

Trevisan                      - (A Montano) E dire che volevo chiedervi di portarmi con voi a Venezia.

Montano                     - Veramente non so se sarebbe stato possibile, (lago gli fa un cenno d'intesa) Vi avrei portato, oh certo che vi avrei portato.

Trevisan                      - Lasciate perdere (A lago) Un arabesco, prima che piombi la muta quiete che ignora i significati. Mi volete restituire quella carta? (lago gli porge la lettera che Trevisan ha firmato) Grazie. (La fa a pezzi) Vorrei almeno morire libero. (Muore).

Montano                     - Ma che significa questa ridicola storia?

Iago                            - Quasi nulla Montano, non vi preoccupate. Aiutatemi a portarlo di là (Sollevano il cadavere e lo portano fuori scena). Montano  (Nettandosi le mani e t'abito con un fazzoletto) Vi sarei grato se non diceste a nessuno della mia presenza qui. Non vorrei che questo incidente causasse un qualche ritardo alla partenza.

Iago                            - State tranquillo.

Montano                     - Farete arrestare quel Gasparo? (lago fa cenno di sì) Voglio che sìa messo alla tortura. (Pausa) Siete stato abile. Non era questo che volevate?

Iago                            - Non esattamente.

Montano                     - Vi assicuro che vorrei essere come voi. Vi ammiro, andrete lontano.

Iago                            - Intanto siete voi ad andarci, lontano.

Montano                     - Eh, sì, è terribile la vita di guarnigione. Adesso tocca a voi. Beh, arrivederci.

Iago                            - (Seduto allo scrittoio, quasi senza guardarlo) Fate buon viaggio (esce Montano, lago s'alza, va alla porta dietro la quale è stato trasportato il cadavere, getta un'occhiata) Disgraziato! (Rabbrividisce) C'è come un vuoto intorno a me. Devo reagire. (Si muove) Alla mia nomina credo e non credo. Ho fermato questi due, ma certo non è bastato. Il meccanismo cammina da solo, ormai. Un bel meccanismo, rotola docilmente. (Ritorna verso il morto) Proprio in casa mia dovevi farti ammazzare, tu. Non cercavi altro. E alla fine ci sei riuscito. (Siede accanto al cadavere) Quando la mia missione sarà compiuta dovrò fare altri conti. Più difficili dei tuoi, povero capitano. Vivendo in una città immensa, in un secolo corrotto, di ambizioni sfrenate, in mezzo a vizi infami... Ora devo solo aspettare. Sono in un punto di silenzio, ogni ansia è finita. Gran calma. Quanto durerà? (Entra Emilia con passo precipitoso. Si appoggia allo stipite, affranta).

Emilia                         - lago.

Iago                            - (Scorgendola) Che succede, Emilia  - (Le va vicino) Che c'è.

Emilia                         - Una cosa terribile. Desdemona è stata accusata da Otello. La sospetta d'averlo tradito con Cassio. È un'infamia.

Iago                            - E allora?

Emilia                         - Sono chiusi in camera. Grida! L'ha chiamata sgualdrina. Ma quando, quando! Quando avrebbe potuto accadere. È stata sempre con me o con il seguito e la notte con lui.

Iago                            - Gliel'hai detto?  

Emilia                         - Ho tentato.

Iago                            - E lui?

Emilia                         - M'ha scacciata. Trattandomi da ruffiana, guardiana d'un bordello. Schiumava. Sembra impazzito. Nessuno che abbia il coraggio di dirgli che anche volendo Desdemona non avrebbe potuto in nessun caso perché sono mancati il tempo e l'occasione. Non vuoi tentare di convincerlo?

Iago                            - Sarei il meno adatto.

Emilia                         - Negli ultimi tempi gli sei stato molto vicino, più d'ogni altro.

Iago                            - Non sarei persuasivo in questo ruolo.

Emilia                         - Ma perché.

Iago                            - Perché sono convinto che se non l'ha già fatto...

Emilia                         - Ma no!!

Iago                            - Desdemona avrebbe finito per farlo, domani, o tra un mese. Appena sbollita la prima furia dei sensi. Oggi questo sospetto è infondato, hai ragione. Anzi, grottesco.

Emilia                         - E allora va, che aspetti!??

Iago                            - Otello è caduto in una trappola della sua fantasia e quando succede, Emilia, non se ne esce più. Mi dispiace, non posso far niente.

Emilia                         - Non ti dispiace affatto. Anzi volevi che accadesse. Ed è per questo che non interverrai; il resto sono storie.

Iago                            - Ma che dovrei fare? Andare a bussare alla loro camera da tetto? Gridando attraverso l'uscio: è innocente, è pura.

Emilia                         - Non essere ridicolo. Ci sono mille modi, volendo.

Iago                            - Non ne vedo nessuno. Il suo male è qui (Si picchia la fronte con l'indice) E non c'è marito Emilia, non uno, che sia disposto a ricredersi quando quel male è divampato. Non uno... Anche se ognuno reagisce poi a suo modo e il proprio male cura, o stuzzica, o manovra, come può.

Emilia                         - Ma di che stai parlando, lago.

Iago                            - Delle scoperte che avvengono in camera da letto. Quando sfogliando il calendario delle carezze coniugali si trova nel conto qualcosa che non avrebbe dovuto esserci.

Emilia                         - Taci!

Iago                            - Perché non c'era mai stata prima. (Con un grido) Emilia!

Emilia                         - (Spaventata, arretra) Taci, taci, ti prego taci! (Rumori da fuori. Grida. Entrano due guardie e Masetto).

Guardia                       - Luogotenente, presto! Otello, Otello... (Non sa proseguire).

Masetto                       -  Ha pugnalato sua moglie.

Emilia                         - Orrore... orrore... lo sapevo. È colpa tua... è colpa tua. (Con un urlo Emilia si precipita fuori seguita dalle guardie)

Iago                            - Che è successo, insomma!

Masetto                       - So soltanto ciò che ho detto.

Iago                            - Pugnalata.

Masetto                       - Pugnalata o strozzata. Corrono le voci più diverse.

Iago                            - Vado.

Masetto                       - No! Aspettate! C'è un'altra notizia. È appena sbarcato messer Lodovico parente di Brabanzio. Ha con sé l'ordine di destituzione del Senato. Otello non è più governatore. Avete vinto.

Iago                            - Otello destituito dal Senato.

Masetto                       - Avete vinto! Due volte.

Iago                            - Ho sbagliato, due volte.

Masetto                       - Avete agito per la salvezza di Cipro.

Iago                            - Un atto legittimo dei Senato rimuove Otello. Il mio diventa tradimento.

Masetto                       - Ve l'hanno chiesto loro di fare qualcosa!

Iago                            - Adesso nessuno se lo ricorderà più (Pausa) Pugnalata? Masetto Non ha importanza, andiamo. Volevamo sbarazzarci d'Otello. Bene, è fatta.

Iago                            - Non così, non così. Risentimenti, odio, aria di temporale. Mi sono illuso. Ho colpito male, e fuori tempo.

Masetto                       - Otello è caduto.

Iago                            - Chi governerà adesso.

Masetto                       - Questo conta molto meno.

Iago                            - (Imperioso) Chi sarà?

Masetto                       - Si parla di Cassio (Gesto di reazione di lago) Ma con lui trattare sarà molto più facile, lo costringerete, è di burro.

Iago                            - Mi dispiace per Desdemona, c'entrava così poco. Abbiamo dovuto usarla. Ma ho sbagliato i calcoli. Credevo di far barcollare Otello col mio colpo e invece l'ho abbattuto. Se avessi acconsentito a far eliminare subito Cassio, come chiedeva quel pazzo capitano, avrei fatto probabilmente meno danno. Ma lo so soltanto adesso. (Masetto s'è avvicinato alla finestra e ascolta intento le voci e i rumori che giungono dall'esterno) È facile dare un senso agli avvenimenti quando si sa come vanno a finire...

Masetto                       - (Con vivo allarme) Vi stanno cercando. Salvatevi!

Iago                            - La paura impone delle cautele che non voglio adottare.

Masetto                       - Sono qui sotto, frugano le case, fuggite, presto! (Lo sospinge verso un'uscita posteriore) Hanno detto una parola tremenda: complotto. (Passi pesanti, voci dall'esterno, colpi. "La casa è questa", "Aprite!". .--• "   Bussano con violenza: "Aprite, la forza!").

Masetto                       - (Con estremo impeto) Ma andatevene, insomma! Dovete almeno provare a difendervi! (lago scavalca la finestra, irrompono le guardie, guidate da Montano).

Masetto                       - (Collerico) Il suo servo. Prendete lui, intanto! Dov'è lago? Perquisite la casa. Non può sfuggirvi, non deve. (A Masetto) Dov'è il tuo padrone? (Masetto non risponde. Lo schiaffeggia) Parla imbecille, dov'è? (A una guardia) Cerca di sopra, tu! (Indicando Masetto) L'avevo detto di non fidarsi di lago. A tutti l'avevo detto. Ma legatelo, alla tortura, via. (Masetto viene spinto fuori). Guardia - Di sopra non c'è nessuno.

Montano                     - L'avete fatto fuggire, alla frusta, codardi! Andiamo avanti, la casa appresso, via! E trovatelo prima che salga la marea! (Escono le guardie. Solo, si guarda in giro) Quanto ordine qui (Si dà d'attorno mettendo sottosopra mobili e arredi, lacerando carte, con furia, calci, e mentre così opera grida, come un pazzo) lago, lago, lago! (Buio). 9a Scena (La stanza di Bianca, lago, seduto, un po' reclino, ha una piccola ferita sulla fronte che Bianca sta medicando).

Bianca                         - Ti faccio male?

Iago                            - Ma è una cosa da niente, sono scivolato.

Bianca                         - Aspetta, non muoverti. Ecco (Gli bacia la fronte bendata).

Iago                            - Sto già meglio.

Bianca                         - Ti do qualche cosa da bere? (Esegue)

Iago                            - Adesso credo proprio di sì. Come ha detto Cassio esattamente

Bianca                         - Oh poche parole, sai.

Iago                            - Quali.

Bianca                         - Ha detto se ero diventata matta ad andarlo a cercare a palazzo ora che è governatore e quando gli ho chiesto che cosa dovevo fare ha risposto: un giorno di questi di darò udienza. Allora io gli ho detto se domani (Un singhiozzo 1’interrompe).

Iago                            - Lascia stare, me l'immagino.

Bianca                         - (Gli si getta in braccio, singhiozzando) M'ha fatto scacciare dalle guardie, lago: fino in strada, che vergogna, che pena.

Iago                            - (Carezzandola) Farabutto!

Bianca                         - Che devo fare adesso, ho paura.

Iago                            - Devi andar via. Te l'avevo già detto.

Bianca                         - Non t'ho creduto, ho fatto male.

Iago                            - No, non hai avuto la forza di farlo. Sei dovuta arrivare fino a questo. Adesso però lo sai. Vattene, oggi stesso. Stasera parte la nave di Montano. Comprati un posto a bordo. Corrompi qualcuno se necessario. Vattene da Cipro.

Bianca                         - Dove?

Iago                            - Dovunque. Ricomincia altrove.

Bianca                         - Ho paura. Mi rinchiuderanno. Invecchierò gridando, in qualche ospedale.

Iago                            - Che sciocchezza! (Pausa) È l'ultima volta che ci vediamo, permetti un consiglio: sei molto bella, ma devi saperla usare meglio la tua bellezza. Come un'arma, capisci? Sei tu la più forte, ricordalo, quando un uomo ti guarda.

Bianca                         - (Lo bacia sulle labbra, poi con improvvisa vivacità) Ti dico io una cosa. Fuggiamo insieme, di sì ti prego fuggi con me.

Iago                            - (Ironico) Una fuga, che cosa faticosa. E ridicola.

Bianca                         - (Indicando) Vedi quella porta? Da su una strada nascosta.

Iago                            - L'avevo immaginato.

Bianca                         - Non sai tutto. Che scende fino al mare. Un piccolo porto di pescatori (lago fa per fermarla ma lei glielo impedisce) No, zitto, ascolta fino in fondo, lo t'ho mentito. Non è vero che sono... insomma ho denaro con me, molto. Puoi credere che uno solo di loro m'abbia mai dato piacere? Hanno pensato d'usarmi e invece sono stata io la più forte, come dici tu. Guarda! (Corre a un canterano, estrae un piccolo forziere). Guarda, a loro non è rimasto niente ma io con i loro soldi ho comprato la mia libertà. E la tua. Non ho bisogno della nave di Montano. Uno qualunque di quei pescatori ci prenderà a bordo. Salpiamo subito dopo il tramonto, già domani saremo in Siria. Hai visto, lago? Sono io a fare un piano questa volta. Imparo da te.

Iago                            - Ti sei scelta un pessimo maestro.

Bianca                         - (Affettuosa) Stupido.

Iago                            - Quante volte una donna ha detto a un uomo. Vieni, ricominciamo insieme.

Bianca                         - E non ti sembra bello?

Iago                            - Sì, è belio, non lo posso negare. I denari, la nave, una donna come te. (Pausa. Come tra sé) Se mi consegno invece mi faranno a pezzi. (Forte) Com'è possibile resistere?

Bianca                         - Oh che felicità! Tu sei buono, sei onesto, lago.

Iago                            - Ho paura che sei rimasta solo tu a crederlo.

Bianca                         - Non pensare più a niente. Sta' lì fermo, riposati. Come va la fronte?

Iago                            - Ma sono soltanto scivolato, te l'ho detto.  

Bianca                         - I colpi alla fronte sono sempre pericolosi. Non muoverti. Qui, per adesso, non ti cercherà nessuno. Penso io a tutto. Faccio avvertire giù al molo che stiano pronti. (Vivacissima) Anzi, oh Dio perché non ci ho pensato prima. Oh come sono astuta, ti sto battendo lago! Mando un messaggio a Cassio. Spezzata dal dolore abbandono l'isola su un barco da pesca. Non mi vedrai mai più Sarà fin troppo contento. Nessun disturbo, avremo ponti d'oro!

Iago                            - Ingegnoso Bianca/anche questo è innegabile.

Bianca                         - Pensa quante cose tristi ci lasceremo alle spalle. Tutt'e due. Una storia così brutta, un covo di gelosie e di fallimenti, anni di pena, un uomo che m'ha tradita, una donna che ha tradito te. Donne sposate, poi dicono di noi! (Nel suo parlare non s'è resa conto dell'improvvisa reazione di lago) Una donna del mio stato dà piacere, ma almeno non ne prende. (Lo guarda) Ma che c'è? Non vuoi che dica queste cose?

Iago                            - Stai parlando di Emilia?

Bianca                         - Di Cassio e di Emilia, certo! Anche questo ci unisce. Vedi, era scritto, è un segno del destino. Sei contento?

Iago                            - Te l'ha detto lui?

Bianca                         - Mi raccontava tutto il bastardo. Le conquiste fatte per avanzare nella carriera.

Iago                            - E anche d'Otello è stata, vero? (Bianca si rende conto di ciò che ha fatto).

Bianca                         - (Tace, imbarazzata, annoda una cocca, poi) Ma tu già lo sapevi, no?

Iago                            - Lo sospettavo. Non lo sapevo.

Bianca                         - Sospettare, sapere, non è lo stesso? (Pausa) Ma che differenza fa, lago!

Iago                            - È tutta lì la differenza.

Bianca                         - Va bene, va bene. Adesso fammi preparare. (Si ritira nell'altra stanza). (lago si leva in piedi, tasta la fronte, afferra il mantello, s'avvia alla porta).

Bianca                         - (Accorrendo al rumore) Cosa fai?

Iago                            - Devo andare.

Bianca                         - (Disperata) No!

Iago                            - Devo andare.

Bianca                         - (Abbracciandolo frenetica) Non mi lasciare sola, ti prego.

Iago                            - Vattene, salvati.

Bianca                         - Vuoi ancora tornare da lei. Dopo quello che t'ho detto!

Iago                            - lo vado a consegnarmi.

Bianca                         - (Esterrefatta) Ma perché?

Iago                            - Non volevo questa carneficina. Ho agito senza misericordia con un obiettivo che non mi dava scelta e ho obbedito alle azioni che questo m'ha imposto. (Le va vicino, l'accarezza) Se fuggo con te, tutto ciò che ho fatto cambierebbe aspetto. Non ai loro occhi, ai miei!

Bianca                         - Ma avevi già accettato, eri d'accordo!

Iago                            - Solo adesso mi sembra di vedere con chiarezza. Forse è un po' troppo sostenere che chi lotta, per dovere, senza aspettarsi un guadagno, compie la sua più alta missione morale. Ma io questo ho sentito nel corso dell'azione. E così vorrei essere ricordato.

Bianca                         - Oh lago, lo sarai te lo prometto.

Iago                            - (Recuperando la sua ironia) Pensa che io invece dubito perfino di questo.

Bianca                         - Come puoi dirlo. Tu che hai fatto, in fondo?

Iago                            - Sarò vituperato non perché ho fatto male, ma perché ho sbagliato. Venezia perderà Cipro, ne sono certo, ma neanche questo basterà a salvare la mia memoria. Insomma, ho perso Bianca. E il torto e la ragione li decidono quelli che vincono. Fa' presto. Addio! (Si strappa dalle sue braccia e s'avvia. Attraversa intera la scena. Una voce alterata grida da qualche parte "Otello s'è ucciso!", lago s'avvicina a un'alta tenda di velluto nero. Alza il braccio e d'impeto ne strappa un lembo. A contrasto con la penombra della scena scorgiamo la camera da letto di Otello vivamente illuminata. I toni dominanti sul rosso: della tappezzeria, delle luci, degli abiti, del sangue. I corpi di Otello e Desdemona riversi, inanimati).

Iago                            - (Avanzando d'un passo) Mi cercavate? Eccomi, sono pronto.

Masetto                       - (Furente) Cane d'inferno. Tutta opera tua, lago!

Iago                            - Non dirò più nulla.

FINE