L’opera buona
di Lionello Turrini (riduzione di R. Lussignoli)
Personaggi
Gino
Lei
GINO (si guarda intorno) Non c’è. Eppure la vedo sèmpre seduta lì, su quél sasso, ad
aspettare. Aspettare chi? Chi andrà mai con una donna così?I sessant'anni li ha superati
da un pèzzo, forse neppure lei ricorda da quando. E i capélli? Da lontano qualcuno può
scambiarla per bionda ma poveretta, vista da vicino è bianca con qualche striatura mal
data di giallo. Si è méssa l'antinebbia in tèsta, mi sono detto, ma poi mi è sembrata
un'inutile cattivèria e mi sono sgridato da solo. Dai Gino, non fare così, magari anche lei
ha i suoi cliènti affezionati: qualche camionista con la cataratta...no no, quésta è un'altra
cattiveria (pausa) E pensare che le chiamano “dònne di piacer”, come diceva Nanni
Svampa in una vècchia canzone. La musica non me la ricordo più, ma le parole sì; quélle
mi sono rimaste imprésse:"...pensa car el me fioeu, che sta pora veggia bagascia, che
adess la te brascia, la pudeva vess la tua mamma. La vitta l'è stranna, la pudeva vess la
tua mamma..."(lunga pausa). La tua mamma... chissà dove sarà la mia mamma. Avevo
dièci anni quando se ne andò da casa. Se ne andò... o fu papà a scacciarla? In tutti quésti
anni non ho mai saputo la verità; papà si è sèmpre rifiutato di parlarmi di lei. Ricordo
vagamente quél che è successo: la mamma era stata assième ad un amico di papà e lui si
era arrabbiato, ma arrabbiato forte. La mamma aveva cèrcato di fargli capire che l’altro,
poveretto, era vedovo, sèmpre triste... lei ne aveva avuto piètà e così l'aveva coccolato un
po'... "Coccolato !? ” aveva urlato mio padre. “ A lètto ci sei stata, altro che coccolato..”
“Sì, è véro, ma l'ho fatto per amicizia, per amore dél prossimo; è stato come fare
un'offerta in chièsa." "Non bestemmiare !” “Ma l'uomo che amo davvéro sei tu, sei solo
tu... “Basta, sei una...“ e la cacciò da casa. Spavèntato dalle urla corsi dalla zia, e da
allora non ho più rivisto la mia mamma; ne vista ne sentita. Chissà se aveva ragione papà
ad insultarla a quél modo o se invece la mamma non fosse veramente un’ingènua dal
cuore grande e gènéroso.
LEI (arrivando, lo vede) Ciao bèl moretto. Stai aspettando mé? (si avvicina) Fatti vedere.
Come sei carino. No, di certo tu non ti sei férmato per ...Vuoi un'informazione, véro?
Hai perso la strada?
GINO Grazie, ma io...
LEI No, no. Non mi dévi niènte. Le informazioni le do gratis. Ma solo quélle. Le altre cose
si pagano... Pòco, ma si pagano.
GINO Ecco, proprio quésto volevo chièderle. Quanto guadagna in un giorno? In media, voglio
dire.
LEI Ehi, morétto. Non sarai mica quéllo délle tasse, eh? Vuoi mettere le tasse sulle
mie èntrate?
GINO No, tranquilla, sono un amico.Volevo solo sapere se guadagna abbastanza per vivere.
Perché non mi sembra che se ne fermino molti...
LEI E hanno ragione. Ma mi vedi bène? Perché dovrèbbero fermarsi?
GINO E allora perché sta qui? Ha qualche cliènte affezionato?
LEI Diciamo così..Ma a té, bèl morétto, cosa te ne frega? Che mestière fai? Il giornalista? Stai
facendo un 'inchiesta?
GINO No, non sono un giornalista. Spésso passo per quésta strada ed è da tèmpo che la vedo.
Oggi mi sono fermato perché il suo viso, la sua figura mi sono... familiari.
LEI Ti sono familiari? Oh, che bèllo. Non sapévo di avere una “quasi famiglia!”; e così tu
potresti essere mio figlio. Beh, sei carino. Quasi quasi ti adotto... però c'è un problèma...
la tua mamma non potrèbbe mantenerti: guadagna troppo poco.
GINO Io guadagno bène. Potrei adottarla io.
LEI Oh, quésta poi... aspetta, aspetta, lasciami fare una bèlla risata, che vaccate così non ne
avevo mai sentite. Vuoi adottarmi? E perché?
GINO Non lo so. Ma mi sembra che alla sua... mi scusi se le sembro irriverènte... alla sua età...
star qui, sotto il sole d’estate o al gelo déll’inverno per tèntare... su, dica la verità, il più
delle volte è qui solo per tèntare di fare qualcosa.
LEI Beh, certo. Sarèbbe troppo bèllo. Fosse tutti i giorni si guadagnerèbbe bène.
GINO Non mi ha ancora dètto quanto fa in un mese.
LEI Vediamo: due, tré... qualche volta anche quattrocèntomila.
GINO Se gliene do cinquecèntomila, smétte?
LEI Cosa? Cinquecèntomila al mése, solo per té? Ma devi essere matto!
GINO No, non per mé. Per sméttere, per stare in casa, al caldo in inverno o al riparo dal sole in
estate.
LEI Scusa, ma non capisco. Ma perché mi dai cinquecèntomila lire al mese? Per la mia
bèlla faccia? Che poi, bèlla non lo è più da un pèzzo.
GINO Gliel'ho dètto: ormai la sua persona mi è diventata familiare e quindi faccia conto che
Ho ritrovato una vècchia zia che... che voglio aiutare.
LEI Oddio, sto sognando. Mi stai préndèndo in giro? Hai préso un colpo in testa? (ripetuti
cenni di diniego di Gino) Va bène, va bène. Sì, sì, ti dico di sì prima che cambi idèa.
Comincio subito?
GINO Certo. Da quésto moménto può andare a casa e dire: basta. Ho finito. Ecco, dica un bel
ciao a quésto sasso. Ciao sasso, non mi sièderò più qui ad aspettare.
LEI Sì, sì: ciao sasso, non mi sièderò più qui ad aspettare. Sènti... ma io non ci credo.
Davvero non mi prèndi in giro?
GINO Tranquilla, sono serissimo. Ecco, quéste sono le prime cinquecèntomila.
Ogni inizio dél mese le farò avere all'indirizzo che mi darà, quanto pattuito.
Ovviamente... addio sasso...
LEI Ovviamente... dimmi almeno come ti chiami.
GINO Faccia lei, scelga il nome che preferisce. Addio.
LEI Addio e grazie (esce) grazie Fata Turchina, grazie (i”grazie”si ripetono fino a
spegnersi)
GINO (si allontana per risalire in macchina) Mamma, dovunque tu sia, immagina che l'abbia fatto
per té (esce, buio)
Quadro II : si riaccendono le luci: lei è già in scena, seduta sul sasso. Gino entra furibondo.
GINO Beh, non ce l'hai fatta, eh?! Il mestière ce l'hai nel sangue, vero? E poi dicono che lo fanno
per bisogno. Balle. Quando una è p... (si frena), quando una è così, lo è per tutta la vita!
Bèlla gratitudine...
LEI Tré mési fa mi dicevi "signora" e mi davi del lei (alza le spalle)Tiaspettavo, sai? Tièni,
morétto, quésti sono i tuoi soldi... da quando ho ripréso a fare la vita. Non mi puoi
comprare.
Scusami, lo so che l'hai fatto a fin di bène. Forse volevi farti perdonare qualcosa del tu
passato, non so... mi spiace di averti deluso. Potevi dirla quélla parola che sei riuscito
a trattenere perché è vero, lo sono. Quando una lo è, lo è per tutta la vita; basta una
volta, poi quell'etichetta non té la toglie più nessuno. Ho ricominciato, sì, ma non
perché sènta ancora certi pruriti, come dite voi uomini. E’ vero, vèndevo sesso, ma
davo amore. E ancora lo dò. Sai perché ho ripreso? Avevo bisogno di qualcuno che
mi dicésse: ”Ciao bèlla bionda, vuoi fare l'amore con mé?" Lo so che è tutta una
finzione: pochi minuti di sesso frettoloso e via. Ma per qualche istante c'è qualcuno
che mi abbraccia ed io non mi sènto più sola, inutile. Cerca di capire cosa sono per
quéllo storpio che mai nessuna donna ha voluto, oppure cosa prova quél povero
vècchio, vedovo da tanti anni, néll’abbracciarmi. Per lui sono tutto in quél moménto.
Poverino, alla sua età non è che combini molto. Ma lui non vuole nemmeno
combinare molto. Si sforza per me perché vuol darmi la sensazione che sono una
persona che si può amare. E quésto per me è la vita.Lo so, non è un granché.
Forse l'amore véro è divèrso: è quéllo della famiglia, dei figli. E’ parlarsi, magari litigare,
ma sèntirsi uniti. Io sono sola, la mia famiglia chissà dov'è... ed ho bisogno d'amore.
Bisogno, capisci? Ecco perché non posso accettare di ritirarmi, come dici tu. Perché ritirarsi
Significa rinunciare all'amore, anche se è squallido, lo so, di pochi minuti, lo so. Anche se
non è amore ma umiliazione, lo so. Ma è pur sèmpre vicinanza con qualcuno. E’ la
solitudine che ammazza, non il fréddo o il troppo caldo. Forse non resisterò al fréddo del
prossimo invèrno, ormai sono una carriola. Ma morirò qui, su quésto sasso. E allora sì che
dirò: ciao sasso, addio. Ciao, bèl morétto, mi hai capito, véro?
GINO Sì, ho capito. Mi scusi signora e... buona fortuna.