L’opera dei briganti

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John Gay

L’opera dei briganti

Riduzione in due tempi di Pino Leone

Personaggi

(in ordine di apparizione)

IL Mendicante                                                         

L’Attore                                                                   

Grinfia

Truffaldo                                                                  Luca Guerini

La signora Grinfia                                                   Margherita Macor

Polly                                                                         Cristiana/Claudia

Macheath                                                                 Fabrizio Pappalardo

La banda

Robin di Bagshot                                                      Alessandro Accardo

Matteo della Zecca                                                   Mattia Parisi

Molly Facciatosta                                                     Antenisca Leone

Jack Manosvelta                                                       Andrea Lucidi

Agrippina                                                                 Natascha Chavez

Sammy il Frustone                                                   Riccardo Originali

Baby Acchiappatutto                                                Giulia Originali

Latte e Miele                                                             Giulia Lucrezio

Jenny la Borsa                                                         Martina Spuri

Lusinga                                                                    Michela Spuri

Le donne

Dolly l’Adescatrice                                                   Rita Sciotto    

Milly Manomorta                                                     Marina Saladini

Volpina Tuttofuoco                                                   Moira Filippi

Betty Sonnacchiosa                                                  Paola Anselmi           

Susanna la Principessa                                            Lucrezia Leone          

Catena                                                                     

Lucy                                                                         Claudia/Cristiana

Diana                                                                       Jolanda Zanfrisco

          


I TEMPO

Scena 1: Introduzione

Personaggi: L’Attore, il Mendicante

IL MENDICANTE: Se la povertà è un titolo per la poesia, sono sicuro che nessuno potrà contestarmelo. Appartengo alla Compagnia dei Briganti e partecipo alle loro feste settimanali. Riscuoto un piccolo salario annuale per le cose che riesco a … prendere e a pranzo sono sempre il benvenuto; non credo che un poeta possa dire altrettanto.

L’ATTORE: Poiché viviamo accanto alle Muse, è sempre un piacere, da parte nostra, incoraggiare la poesia dovunque la troviamo. Le muse, contrariamente alle altre signore, non fanno alcuna distinzione tra i vestiti e giammai scambiano la modestia del bisogno per insipienza. Chiunque sia l’autore, noi spingiamo il suo lavoro quanto più lontano esso può andare. Quindi, benché siate in ristrettezze, vi auguro di cuore il successo.

IL MENDICANTE: In questo lavoro ho introdotto una scena di prigione per accontentare la fine sensibilità delle signore. E’ una di quelle scene che esse riconoscono sempre come affascinantemente patetica. In quanto alle parti, ho mantenuto una tale squisita imparzialità verso le nostre due primedonne, che è impossibile che alcuna di loro si offenda. Spero, infine, di essere perdonato di non aver reso la mia opera del tutto innaturale, come le altre oggi assai in voga.

L’ATTORE: Non rimane che ritirarci. Gli attori si stanno preparando per incominciare. Suonate l’introduzione. (Escono).


Scena 2: La “Cassa” di Grinfia

Personaggi: Grinfia, Truffaldo.

GRINFIA: Il mio è un lavoro onesto, proprio come quello di un avvocato. Entrambi siamo costretti a lavorare sotto doppia veste: contro i furfanti ed in loro favore. E infatti è logico: da una parte dobbiamo incoraggiare le truffe e dall’altra proteggerle, dato che viviamo su di esse. (Entra Truffaldo)

TRUFFALDO: Signore, Mimma la Nera ha fatto sapere che il suo processo sarà tenuto nel pomeriggio e spera che ordinerete le cose in modo da farla uscire.

GRINFIA: Beh, nel caso peggiore invochi la sua pancia, visto che si è procurata questa risorsa. In ogni modo puoi tranquillizzarla, è una ragazza molto attiva e industriosa, farò addolcire le prove contro di lei.

TRUFFALDO: Tommy Bavaglio, signore, è stato giudicato colpevole.

GRINFIA: Cane pigrone! L’ultima volta che lo ho tirato fuori, glielo dissi che avrebbe fatto una brutta fine, se non fosse stato attento alle sue mani. Questa è morte senza speranza di proroga. Posso anche scriverlo sul libro. (Scrive). Tommy Bavaglio: quaranta sterline. Ah, mi dispiace, dalla sua condanna ricaverò solo questa misera somma! Se fosse rimasto all’opera avrebbe portato molto di più in cassa. Fate sapere a Betta la Furba che la salverò dalla deportazione, perché da lei posso ottenere di più facendola restare in Inghilterra.

TRUFFALDO: Quest’anno Betta ha portato più merce alla nostra cassa di ogni altro della banda e, in verità, sarebbe un peccato perdere una così buona cliente.

GRINFIA: Se nessuno della banda la leva di mezzo, potrà vivere ancora dodici mesi. Mi piace far fuggire le donne. Un buon cacciatore lascia sempre sfuggire le pernici femmine, perché il sostentamento del giuoco dipende da loro. Inoltre, la legge non ci dà nessuna ricompensa: non c’è niente da guadagnare dalla morte delle donne … tranne che per le nostre mogli.

TRUFFALDO: Senza dubbio, è un’ottima donna! E’ a lei che devo la mia educazione. Le sono molto legato, ha istruito più giovanotti negli affari lei che non il tavolo da gioco.

GRINFIA: Infatti, Truffaldo, la tua osservazione è giusta. Noi e i chirurghi siamo più legati alle donne di tutti gli altri professionisti.

TRUFFALDO: E’ la donna che seduce l’intera umanità.

GRINFIA: Ora sbrigati ragazzo, vai alla prigione di Newgate e fa sapere ai miei amici quel che ho intenzione di fare, vai.

 TRUFFALDO: Signore (esce).

 


Scena 3: stessa.

Personaggi: Grinfia.

GRINFIA: Detesto i bricconi pigri, dai quali non si ricava nulla e che finiscono impiccati. (Prende di nuovo il registro della banda e legge) Jack Manosvelta: un anno e mezzo di servizio; vediamo quanto deve alla sua attività il nostro fondo; uno, due, tre, quattro, cinque orologi d’oro e sette d’argento. Un magnifico lavoratore! Sedici tabacchiere, cinque delle quali d’oro puro. Sei dozzine di fazzoletti, quattro spade dall’elsa d’argento, mezza dozzina di camicie, tre fermagli da parrucca e una larga pezza di stoffa. Considerato che questi sono soltanto i frutti delle sue ore libere, non conosco un più caro ragazzo, nessun uomo può avere una più affascinante presenza di spirito sulla strada. Agrippina, alias Bontà: una ragazza irregolare che liquida sottomano le sue merci. La proverò per una stagione o due per vedere come si comporta. Latte e Miele: una piccola ladruncola ricca di genio; se andrà alla forca sarà solo per qualche prodezza eccezionale. Sammy il Frustone: lo farò condannare nella prossima stagione. Quell’infame ha la svergognatezza di affermare che da grande farà il sarto: uh, lo definisce un lavoro onesto! La carretta dei condannati è assolutamente necessaria per lui. Matteo della Zecca, il falsario: arruolato da non più di un mese, un promettente e risoluto giovanotto, diligente in ciò che fa; forse troppo audace e frettoloso, ma può recare buoni contributi, se non si taglia le gambe con qualche delitto. Molly Facciatosta: una ragazza assai promettente. Geniale e rapidissima. Le piace mangiare, speriamo che non ingrassi altrimenti perderà tutta la sua destrezza. Robin di Bagshot, alias il Mostro, alias Bob lo Sbruffone, alias Carbonchio, alias Bob Bottino. E’ un elemento da tenere sempre sotto controllo: può degenerare da un momento all’altro. Ed ecco le tre sorelline: Baby Acchiappatutto, Jenny La Borsa e Lusinga: è un trio perfetto, sanno improvvisare azioni da manuale del furto, è bene tenersele care. (Entra la signora Grinfia).


Scena 4: stessa.

Personaggi: Grinfia, la signora Grinfia.

SIGNORA GRINFIA: Non ti ho sentito nominare Bob Bottino, caro. Spero che non gli sia accaduto niente di male. Lo sai, caro, è un mio cliente favorito. E’ stato lui che mi ha regalato questo anello.

GRINFIA: Non lo hai sentito nominare, cara, perché il suo nome è su un’altra lista: quella nera! Ecco tutto; passa la vita tra le donne e, quando il suo denaro sarà finito, una o l’altra lo farà impiccare per riscuotere la taglia e per noi saranno quaranta sterline perdute per sempre.

SIGNORA GRINFIA: Tu sai, caro, che non m’immischio mai in faccende di morte; lascio sempre questi affari a te. Noi donne, del resto,  saremmo parziali verso i valorosi: riteniamo bello ogni uomo che vada alla galera o sulla forca. In ogni modo, caro, non dovresti essere troppo duro di cuore, né con Bob, né con altri. Non hai mai avuto un migliore più valoroso gruppo di bricconcelli come quelli che abbiamo ora. In questi ultimi sette mesi, non c’è stato un solo delitto. E in verità, mio caro, questa è una vera benedizione.

GRINFIA: Perché diavolo la donna piagnucola sempre sui delitti? Nessun galantuomo è mai stato considerato peggiore per aver ucciso qualcuno a scopo di  difesa; e se gli affari non possono andare avanti senza delitti, che vorresti che facesse un galantuomo che vive con i propri affari?

SIGNORA GRINFIA: Se sbaglio, caro, devi scusarmi, a volte sono troppo scrupolosa.

GRINFIA: Il delitto è un reato che si addice ad un uomo al pari di qualsiasi altro. Quindi, mia cara, basta su tale argomento. Il capitano Macheath è stato qui stamattina?

SIGNORA GRINFIA: Sì, caro e malgrado la banca gli abbia bloccato i pagamenti, è sempre così allegro e piacevole! Su tutta la strada non c’è un gentiluomo migliore del capitano! Può darsi che stasera passi da noi, insieme a  Bob Bottino, a fare qualche giro di quadriglia con Polly e  con me. Dimmi, caro, è ricco il capitano?

GRINFIA: Il capitano ama troppo l’allegra compagnia per poter diventare ricco. Le taverne, il gioco e i bordelli sono la sua rovina.

SIGNORA GRINFIA: Peccato! Mi dispiace per Polly …

GRINFIA: Ti dispiace per Polly! Che vuoi dire, donna? Per Polly!

SIGNORA GRINFIA: Il capitano Macheath è molto innamorato di lei.

GRINFIA: E con questo?

SIGNORA GRINFIA: Se ho un po’ di fiuto negli affari di donne, sono sicura che Polly lo considera molto simpatico.

GRINFIA: E con questo? Non sarai così pazza da volerglielo fare sposare! Giocatori e predoni sono generalmente splendidi con le loro amanti e veri diavoli con le loro mogli.

SIGNORA GRINFIA: Ma se Polly fosse innamorata, che cosa potremmo fare e che cosa potrebbe fare lei stessa? Povera ragazza, sono molto preoccupata per lei.

GRINFIA: Senti, moglie. Una bella ragazza, nei nostri affari, è utile come dietro al banco di un bar, purché abbia come regola di vita di concedere ogni libertà tranne che una. Vedi, io sarei indulgente verso di lei, per quanto permette la prudenza, in qualsiasi cosa, eccetto il matrimonio! Dopo di questo, mia cara, non potremmo essere più sicuri di niente. Saremmo nelle mani di suo marito. Perché un marito ha il potere assoluto su tutti i segreti di una moglie, tranne i personali. Se la ragazza avesse la discrezione di una dama di corte, che può avere un dozzina di giovanotti ai suoi piedi senza perdere la testa per nessuno, non me ne importerebbe; ma Polly è una miccia e basta una scintilla a darle fuoco. Sposata! Non vorrà certo diventare la proprietà di qualcuno! Mia figlia dovrebbe essere per me come una dama di corte per un ministro di Stato, la chiave per l’intera banda. Sposata! La spaventerò con l’esempio dei nostri amici.

SIGNORA GRINFIA: Ma pensa, caro, che potresti farle del male. Ella ama imitare le signore fini e può darsi che permetta al capitano delle libertà soltanto in vista di quello scopo.

GRINFIA: Ma è tuo dovere, mia cara, di avvertirla di ciò che potrebbe rovinarla e di istruirla sul modo di ricavare il massimo dalla propria bellezza. Vado subito da lei. (Esce).


Scena 5: stessa.

Personaggi: La signora Grinfia, Truffaldo.

SIGNORA GRINFIA: E’ completamente fuori strada! Chi gli dice che la nostra Polly amerà soltanto suo marito? Perché mai dovrebbe essere diversa dalle altre? E perché il matrimonio dovrebbe rendere Polly meno corteggiata dagli altri uomini? Gli uomini sono tutti ladri in amore e preferiscono una donna ancor di più quando è proprietà di un altro. (Entra Truffaldo) Vieni, Truffaldo. Amo tanto questo ragazzo, come se fosse mio. Ha la mano lieve come una donna nel vuotare una tasca e le dita abili come un prestidigitatore. Se qualche stagione sfortunata non taglierà il filo della tua vita, ti predico, ragazzo, che sarai un grande uomo nella storia. Dov’era il tuo posto l’altra sera, ragazzo mio?

TRUFFALDO: Ho lavorato all’”Opera”, signora. E considerato che non era né scuro né piovoso e quindi non c’era grande fretta nel raggiungere le poltrone o le carrozze, è stata una discreta serata. Ha avuto modo di valutare la mia produzione?

SIGNORA GRINFIA: Si, caro, sette fazzoletti di seta colorati. Li venderemo certamente ai marinai.

TRUFFALDO: Ho avuto un’ottima occasione per un bell’orologio d’oro. Purtroppo ci sono sarti che fanno taschini così stretti e fondi che si è impigliato e sono stato costretto a fuggire sotto una carrozza. In verità, signora, temo che sarò spezzato nel fiore della mia giovinezza e di tanto in tanto penso di smetterla e andare per mare.

SIGNORA GRINFIA: Andare per mare?

TRUFFALDO: Sì, a fare il pirata!

SIGNORA GRINFIA: Ah! Mi pareva …

TRUFFALDO: Ritengo che sia una vita più tranquilla e più romantica. Qui, qualche volta, mi prende un po’ di paura …

SIGNORA GRINFIA:  Dovresti farti qualche annetto di galera, ragazzo mio, per imparare il coraggio. Le galere sono le scuole che hanno educato tanti uomini valorosi. Credevo che ormai avessi perduto la paura come hai perduto la vergogna. Povero figlio! Quanto poco conosci ancora della vita! In primo luogo, io ti assicuro dal pericolo di essere impiccato; andando per mare, invece, ti capiterà certamente qualche sentenza di deportazione. Ma ora, visto che siamo soli, ho bisogno di una piccola informazione, ma attento, ragazzo, non dirmi una bugia, perché sai quanto odio i bugiardi. Conosci se ci sia qualche cosa tra il capitano Macheath e la nostra Polly?

TRUFFALDO: Vi prego, signora, non domandatemi questo. Sarei costretto a mentire o a voi o alla signorina Polly, dato che le ho promesso che non avrei parlato.

SIGNORA GRINFIA: Ma quando si tratta dell’onore della famiglia …

TRUFFALDO: Passerei dei brutti momenti con la signorina Polly se venisse a sapere che io ve lo ho detto. Inoltre, non vorrei compromettere volontariamente il mio onore mancando alla mia parola.

SIGNORA GRINFIA: Vieni con me, Truffaldo, in camera mia e raccontami tutta la storia. Ti darò uno squisito bicchiere di cordiale, che conservo soltanto per me. (Escono. Entrano Grinfia e Polly).


Scena 6: stessa.

Personaggi: Polly, Grinfia, signora Grinfia.

POLLY: Io so come disporre di me stessa ed anche del mio uomo, come ogni buona signora. Una donna sa essere mercenaria anche se non è mai stata a corte o in società. E’ nella nostra natura, signore. Se permetto al capitano Macheath qualche insignificante libertà, posso mostrare questo orologio e altri tangibili segni del suo favore. Una ragazza che non sa procacciarsi qualche cosa e rifiuta quello che non ha gran valore, non ricaverà mai niente dalla propria bellezza e sarà presto gettata via.

GRINFIA: Tu sai, Polly, che io non mi oppongo ai tuoi scherzi e alle tue civetterie con i clienti a scopo di affari o per carpire qualche segreto e simili. Ma se io scopro che hai fatto la pazza e ti sei sposata, ti taglierò la gola, donnaccia! Ora sai come la penso. (Entra la signora Grinfia).

SIGNORA GRINFIA (furibonda):

Donnaccia! Svergognata! Sfacciata senza cervello! Se ti avessero impiccata non mi sarei tanto addolorata, perché avrebbe potuto essere una disgrazia; ma fare una simile pazzia di propria volontà! (a Grinfia) La nostra Polly è una triste sgualdrina! Si è sposata!

GRINFIA: Sposata? Il capitano fa tutto per denaro; senza dubbio la crede un ereditiera. (A Polly) Pensi che tua madre ed io avremmo vissuto così a lungo d’accordo se fossimo stati sposati? Donnaccia!

SIGNORA GRINFIA: Sapevo che era una civetta orgogliosa ed ora ha fatto la pazza e si è sposata, perché ha voluto fare come i signori. Ma puoi sostenere la spesa di un marito, sfacciata, nel giocare, nel bere e nelle amanti? Hai abbastanza denaro per le liti giornaliere tra marito e moglie a chi deve spendere di più? Non sono molti che possono sopportare il peso di tormentarsi ad arte uno con l’altro. Se proprio dovevi sposarti, non potevi introdurre nella nostra famiglia qualcuno migliore di un brigante? Pazza svergognata, sarai maltrattata e abbandonata!

GRINFIA: Mia cara, non fare che la tua ira oltrepassi le regole della decenza, perché il capitano si ritiene un militare,  un gentiluomo nella sua professione. Inoltre, so che ha un’ottima disposizione a guadagnare o a morire ed entrambe le cose, lascia che te lo dica, sono le migliori opportunità per una moglie. Dimmi, sfacciata, sei compromessa o no?

SIGNORA GRINFIA: Con la suo dote, Polly avrebbe potuto sposare una persona distinta. Sì, avresti potuto fare questo, sgualdrina imbronciata!

GRINFIA: Sei muta, ragazza? Parla, o ti farò chiedere perdono tirandoti fuori una risposta. Sei davvero legata a lui come moglie, o soltanto perché ti piace? (La pizzica).

POLLY (Gridando) Ooooooooh!

SIGNORA GRINFIA: Come deve essere compatita quella madre che ha delle figlie belle! Serrature, paletti, sbarre, letture di morale, sono niente per loro: spezzano tutto. Hanno più piacere a ingannare il padre e la madre che ad ingannare al gioco.

GRINFIA: Polly, saprò presto se sei sposata dal modo con cui Macheath si comporterà.

POLLY: L’amore non può essere guidato dalla ragione. Anche se come il ghiaccio avessi il cuore, si sarebbe disciolto a questo ardore!

SIGNORA GRINFIA: Oh, le frasi fatte dei romanzetti d’appendice. Tutte le speranze della famiglia sono perdute per sempre!

GRINFIA: E Macheath potrà impiccare i suoceri, nella speranza di prendersi la fortuna della loro figlia.

Polly: Non lo ho sposato freddamente e deliberatamente a scopo di denaro, benché questa sia la moda. Io lo amo.

SIGNORA GRINFIA: Lo ami! Peggio che mai! Credevo di averti allevato meglio! Oh,Grinfia! La sua follia mi fa impazzire! La testa mi gira! Sono sconvolta! Non posso reggermi … Oh! (Sviene).

GRINFIA: Vedi, ragazza, in che condizioni hai ridotto la tua povera madre! Va a prendere un bicchiere di cordiale, sbrigati! (Polly esce di corsa). Come la prende a cuore, povera donna! (Torna Polly con il cordiale) Ah, sfacciata, questo è l’unico conforto che è rimasto a tua madre!

POLLY: Datele un altro bicchiere, perché mamma beve il doppio quando non è a posto.

SIGNORA GRINFIA: La ragazza è così pronta e premurosa, che quasi mi sentirei di perdonarla. Infatti, il nostro sesso è fragile. Ma la prima volta che una donna è debole, dovrebbe esserlo graziosamente, io credo, perché allora o mai più è il tempo di far fortuna. Dopo questo, non deve far altro che stare attenta a non farsi scoprire e fare ciò che vuole.

GRINFIA: Calmati un poco. Ho un’idea che metterà a posto tutto. Dato che quello che è fatto non può essere disfatto, bisogna che ci sforziamo a farlo andare per il meglio.

SIGNORA GRINFIA: Bene, Polly; per quanto una donna può perdonare, io ti perdono. Tuo padre ti vuol troppo bene, civetta.

POLLY: Allora, tutti i miei dolori sono finiti.

SIGNORA GRINFIA: Una bella frase, in verità, per una ragazza appena sposata!

GRINFIA: Ssst! Silenzio, mi sembra di sentire dei clienti nell’altra stanza; (a Polly) vai a parlare con loro, ma ritorna appena sono andati via. (Polly esce) Cara moglie, tranquillizzati. Non perdere il buon senso per l’emozione. Indubbiamente, Polly ha fatto una cosa sconsiderata.

SIGNORA GRINFIA. Se avesse avuto una relazione con quel tipo, beh, le migliori famiglie perdonano e mettono a tacere una debolezza di questa specie. Ma è il matrimonio che rende la macchia incancellabile.

GRINFIA: Ma il denaro, cara, è il vero smacchiatutto per la reputazione, non c’è cosa che non possa togliere.. Ti dico che io posso fare in modo che questa unione torni a nostro vantaggio. (Sguardo d’intesa tra i due)

SIGNORA GRINFIA. Credo di capire: vuoi denunciare il Capitano e … Certo il capitano Macheath vale del denaro, ma dubito che non abbia già due o tre mogli e quindi, se dovesse morire, l’eredità che spetterebbe a Polly potrebbe venir contestata.

GRINFIA: Questo è un punto che dovrà essere considerato … se così fosse dovremmo tener conte del costo per gli avvocati. (Polly rientra).

POLLY: Era soltanto Baby Acchiappatutto. Ha portato una tenda di damasco, una sottana larga, un paio di candelieri d’argento,  una parrucca e una calza di seta, salvati dall’incendio di ieri sera.

GRINFIA: E dove se l’è messa tutta questa roba? Non c’è nessuno più brava di Baby nel salvare la merce dal fuoco. Ma ora a noi, Polly, perché le cose non devono essere lasciate come sono. Sei sposata, allora, a quanto pare?

POLLY: Sì signore.

GRINFIA: E come ti proponi di vivere, bambina?

POLLY: Come ogni altra donna, signore, sull’attività di mio marito.

SIGNORA GRINFIA: Ma sei impazzita, ragazza? La moglie di un brigante, come quella di un soldato, gode tanto poco del suo guadagno quanto della sua compagnia.

GRINFIA: E non hai le opinioni comuni di una gentildonna circa il tuo matrimonio, Polly?

POLLY: Non so quello che vogliate dire, signore.

GRINFIA:Parlo di un lascito e di restare vedova.

POLLY: Ma io lo amo, signore: come potrei pensare di rimanere vedova?

GRINFIA: Ma questo è l’intero progetto e l’intenzione di tutti i matrimoni! Il confortevole stato di vedova è l’unica speranza che tiene alto il morale delle spose. Quale donna avrebbe più scrupolo a sposarsi, se avesse il potere di diventare vedova appena lo desiderasse? Se tu hai delle opinioni di questo genere, Polly, penserò che questa unione non è poi tanto irragionevole.

POLLY: Ma è terribile! Vi prego di spiegarvi …

GRINFIA: Assicurati tutto ciò che ha, fallo impiccare nella prossima stagione e diventerai subito una ricca vedova.

POLLY: Come, uccidere l’uomo che amo! Il sangue mi si gela in cuore al solo pensarlo!

GRINFIA: Vergogna Polly! Che c’entra il delitto in quest’affare? Giacché la cosa deve accadere prima o poi, oso dire che il capitano stesso sarebbe lieto di essere ucciso da te, in modo che la taglia per la sua testa vada alla propria famiglia piuttosto che a un estraneo. D’altra parte, Il capitano sa bene che, come il suo lavoro è quello di rubare, il nostro è di prendere chi ruba; a ciascuno il suo impiego. Quindi non c’è proprio niente di male.

SIGNORA GRINFIA: Oh, marito mio, ora hai colto nel segno. Farlo impiccare è l’unica cosa che potrebbe indurmi a perdonarla.

POLLY: Oh, riflettete! Non siate severi; non condannate una sposa infelice!

SIGNORA GRINFIA: Ma il dovere verso i tuoi genitori, civetta, ti impone di farlo impiccare. Che cosa non darebbe una moglie per una simile opportunità!

POLLY: Che m’importa dei lasciti e della vedovanza? Io conosco il mio cuore. Non potrei sopravvivergli. Così accadrà, signori, alla vostra povera Polly.

SIGNORA GRINFIA: Ma come, questa pazza è davvero innamorata? Sei così strana che ti odio: ragazza, sei una vergogna per il tuo sesso!

POLLY: Ascoltami, mamma. Se tu hai mai amato …

SIGNORA GRINFIA: Ooooh, questi maledetti drammi che legge sono stati la sua rovina. Una parola ancora, svergognata, e ti farò uscire il cervello, se ne hai.

GRINFIA: Togliti di mezzo, Polly, se vuoi evitare il peggio e considera quello che ti abbiamo proposto.

SIGNORA GRINFIA: Va via, sfacciata. Impicca tuo marito, fai il tuo dovere. (Polly si allontana, ma rimane in ascolto). Questa cosa deve essere fatta assolutamente, mio caro Grinfia. Va fatto impiccare nella prossima stagione, anche senza il consenso di lei. Se Polly non conosce il suo dovere, noi conosciamo il nostro.

GRINFIA: Eppure, cara, è un dolore levar di mezzo un uomo valoroso. Quando io considero il suo coraggio personale, la finezza dei suoi stratagemmi, quanto abbiamo ricevuto finora da lui e quanto di più potremmo ricevere ancora, mi si stringe il cuore al pensiero che dovrò essere proprio io a denunciarlo. Avrei preferito convincere Polly a farlo da sé.

SIGNORA GRINFIA: Ma quando si tratta di necessità … le nostre stesse vite sono in pericolo.

GRINFIA: E allora, dobbiamo piegarci alle regole del mondo e fare che la gratitudine ceda il passo all’interesse. Sarà tolto di mezzo.

SIGNORA GRINFIA: Io mi occuperò di tenere a bada Polly.

GRINFIA: Ed io preparerò la denuncia. (Escono)


Scena 7: stessa.

Personaggi: Polly, Macheath.

POLLY: Ora sono davvero un’infelice! Mi sembra già di vederlo sul carro, più dolce e più amabile dei fiori che avrà nella sua mano! Odo la folla che esalta la sua risolutezza intrepida! Quale salve di sospiri per un giovane tanto affascinante caduto nella sventura! Lo vedo alla forca! Tutti sono in lagrime! Perfino i macellai piangono! Lo stesso Boia esita a compiere il suo dovere, e sarebbe lieto di perdere il suo guadagno, purché venisse la proroga. E allora, che sarà mai di Polly! Devo informarlo dei loro scopi ed aiutarlo a sfuggire. Farò così. Ma se egli fuggirà, andrà lontano ed io mi priverò della sua cara, cara presenza! In compenso, papà e mamma potranno rabbonirsi, col tempo e noi potremmo essere felici. Se invece egli rimane, sarà impiccato e perduto per sempre! Aveva deciso di rimar nascosto nella mia camera, fino all’oscurità della sera; ma se loro sono lontani, lo farò uscire subito, per impedire che gli accada qualche disgrazia. (Esce, quindi ritorna con Macheath).

MACHEATH: O bella, bella Poll!

POLLY: Mi ami sempre come prima, caro?

MACHEATH: Dubita del mio onore, del mio coraggio, dubita di qualsiasi cosa, ma non del mio amore.

POLLY: No, mio caro, non ho ragioni per dubitare di te, perché ho letto nel libro che mi hai prestato che nessun grande eroe fu mai falso in amore.

MACHEATH: C’è mai qualche potenza, qualche forza che possa strapparti da me? Si potrebbe strappare più facilmente una pensione dalle mani di un cortigiano, una parcella da quelle di un avvocato, una bella donna da uno specchio, o qualsiasi donna da una danza, ma strappare me da te è impossibile.

POLLY: Sì, io verrei con te! Ma, oh! Come posso dirtelo? Devo strapparmi da te. Dobbiamo separarci.

MACHEATH: Come! Separarci!

POLLY: Dobbiamo, dobbiamo. Mio padre e mia madre attentano alla tua vita. Anche ora sono in cerca di te. Stanno preparando delle prove contro di te. La tua vita dipende da un istante.

MACHEATH: La mia mano, il mio cuore, sono così legati a te, cara, che non posso disciogliermi.

POLLY: Ma il babbo può trovarti e allora io perderei l’ultimo raggio di speranza. Poche settimane, forse, basteranno a farvi riconciliare. Darai notizie alla tua Polly?

MACHEATH: Allora, devo andare?

POLLY: E l’assenza non muterà il tuo amore?

MACHEATH: Se ne dubiti, fammi restare e lascia che m’impicchino.

POLLY: No, mai! Va, ma quando la sicurezza te lo permetterà, torna a vedermi; perché la tua Polly sarà infelice fino allora.

MACHEATH: Mi rivedrai presto, te lo prometto (esce)


Scena 8: Una taverna vicino Newgate.

Personaggi: Robin di Bagshot, Matteo della Zecca, Molly Facciatosta, Jack Manosvelta, Agrippina, Sammy il Frustone,  Baby Acchiappatutto, Latte e Miele, Jenny la Borsa, Lusinga.

ROBIN: Dì un po’, Matteo, che fine ha fatto tuo fratello? Da quando sono tornato dalla deportazione non lo ho più visto.

MATTEO: Ha avuto un incidente due mesi fa.Ci si sono messi di mezzo i chirurghi e ora, poveraccio, si trova ancora all’ospedale.

ROBIN: E’ arrivata  la sua ora. Mi dispiace.

MOLLY: Altro che “sua” ora. Questa è la “nostra” ora. Vorrei sapere perché le leggi sono tutte contro di noi? Siamo forse più disonesti degli altri? Quello che noi conquistiamo, signori, è nostro per legge di armi e per diritto di vittoria.

JACK: Dove lo trovi un altro gruppo di filosofi pratici come noi, al di sopra della paura della morte?

AGRIPPINA: Gente in gamba e sincera!

SAMMY: Coraggiosi e infaticabili!

BABY: Chi è tra noi che non morirebbe per il suo amico?

LATTE E MIELE: Chi è che lo tradirebbe per interesse?

JENNY: Mostratemi una banda di cortigiani che possano dire altrettanto.

LUSINGA: Noi siamo per una giusta divisione del mondo. Tutti hanno il diritto di godersi la vita.

MATTEO: La nostra è una funzione sociale: diminuiamo il superfluo dell’umanità. Il mondo è avaro, e io odio l’avarizia.

MOLLY: Un uomo ingordo, come una cornacchia, ruba quello che non ha il diritto di godere, al solo scopo di nasconderlo.

JACK: Sono loro i veri ladri dell’umanità.

AGRIPPINA: Il denaro è stato fatto per gente generosa e liberale.

SAMMY: E non c’è offesa nel prenderlo a un altro che non ha il coraggio di servirsene.

BABY: Giusto! L’offesa sta in chi lo possiede e non sa metterlo a frutto, neanche in parte, per migliorare la vita.

LATTE E MIELE: Datemene un po’ e saprei io come migliorarla la vita …

JENNY: Si, specialmente la “tua” vita.

LUSINGA: (a Latte e Miele) E la nostra? Sei sicura che miglioreresti anche la nostra?

ROBIN: Ma guardiamoci in faccia: a parte i santi e qualche folle, chi è che pratica veramente l’altruismo per l’altruismo, senza secondi fini?

JACK: Vedrai che su questa faccenda, prima o poi ci scriveranno un poema filosofico …

AGRIPPINA: E perché no? (schernendosi) Magari anche un’opera teatrale dove io sarò la prima attrice!

MOLLY: Va bene, ma adesso parliamo di cose serie. I nostri posti di lavoro per oggi sono stati fissati. Buona fortuna a tutti. Riempiamo i bicchieri. (Entra Macheath)

MACHEATH: Ben trovati, signori. Il mio cuore è stato con voi finora, ma un inatteso affare mi ha trattenuto. Nessuna cerimonia, vi prego.

MATTEO: Stavamo giusto separandoci per andare al lavoro.

JENNY: (A Macheath) Avrò l’onore di prendere un po’ d’aria con voi stasera, signore?

LUSINGA: Capitano, bevo un bicchiere di tanto in tanto coi conduttori di diligenze, a scopo di amicizia e d’intesa e so che tra non molto vi saranno dei passeggeri sulla strada dell’ovest, che valgono la pena di essere incontrati.

MACHEATH: Avrei dovuto essere della partita, ma …

LATTE E MIELE: Che c’è, signore? Qualcosa che non va?

MACHEATH: C’è qualcuno che dubita del mio coraggio?

BABY: Ne siamo stati tutti testimoni. Nessuno di noi potrebbe mai dubitarlo.

MACHEATH: Del mio onore e della mia fedeltà alla banda?

SAMMY: Ne rispondo io stesso.

MACHEATH: Nella divisione del bottino, ho mai dimostrato minimamente di essere ingiusto, o avaro?

AGRIPPINA: Da queste domande, sembra che qualcosa vi agiti. Sospettate forse di qualcuno di noi?

MACHEATH: Ho un’incrollabile fiducia, signori, in tutti voi, come uomini d’onore, e come tali vi stimo e vi rispetto. Grinfia è un uomo utile per noi.

MOLLY: Sta per giocarci qualche tiro? Gli sparerò in fronte.

MACHEATH: Vi prego, signori, agite con discrezione e con misura. La pistola deve essere la vostra ultima risorsa.

JACK: Lui non sa niente di questa riunione.

MACHEATH: Gli affari non possono andare avanti senza di lui. E’ un uomo che conosce il mondo ed è un agente necessario per noi. Abbiamo avuto una piccola divergenza, e finché questa non verrà aggiustata sarò obbligato a tenermi fuori della sua strada. Qualsiasi mia disputa privata non deve recare danno ai miei amici. Dovete continuare ad agire sotto la sua direzione, perché se ci separassimo da lui la nostra banda sarebbe rovinata.

ROBIN: Vi assicuro, come una ruffiana a una sgualdrina, che Grinfia è di grande utilità per noi.

MACHEATH: Fategli credere che ho lasciato la banda, il che non potrei fare mai, altro che con la vita. Continueremo ad incontrarci nei nostri ritrovi privati. Credo che una settimana basterà a farci riconciliare.

MATTEO: Le vostre istruzioni saranno seguite. Ora è tempo di attendere ai nostri doveri. Vi salutiamo. A stasera, nel nostro ritrovo di campagna.

MACHEATH: Sarò con voi. Il successo vi attenda. (Siede melanconicamente al tavolo).


Scena 9: stessa.

Personaggi: Macheath, Volpina, Betty Sonnacchiosa, Susanna la Principessa, Dolly l’Adescatrice.

MACHEATH: Che sciocca è una ragazza innamorata! Polly è la più scervellata di tutte. Io amo le donne. Un uomo che ama il denaro potrebbe contentarsi di una ghinea come io di una sola donna. (Cominciano ad entrare le donne).Oh, le mie dolci signore, stavo pensando proprio a voi …

MILLY: Ma guarda un po’ che strana coincidenza, noi parlavamo proprio di voi, capitano.

MACHEATH: Milly Manomorta, sempre più affascinante. Spero che non abbiate bisogno di restauri di qualità e non vi affidiate alla pittura.

MILLY: Ah, il nostro capitano … dovreste ricordare assai bene che con me non vi siete mai imbrattato né di cera, né di colore.

MACHEATH: Volpina Tuttofuoco, ho sempre amato una donna di spirito e di intelligenza: sono amanti deliziose, ma mogli pestifere.

VOLPINA: Non c’è nessun rischio capitano che io possa mai diventare vostra moglie. Per un’eventualità del genere ho previsto un uomo attempato. E’ molto più comodo.

BETTY: Non credo che il nostro capitano abbia intenzione di mettere le radici … diventerebbe subito un albero rinsecchito.

MACHEATH: Betty Sonnacchiosa! Vieni qui, smorfiosa. Bevi sempre tanto forte? Faresti meglio a darti alla birra, e lasciare l’acquavite ai tuoi uomini. Ma guarda, ecco Susanna la Principessa che viene sempre a contraddire le mie parole. Fresca e timida come sempre! Non c’è nessun furbone, per quanto di gran razza, che abbia un tale aspetto da santarella e un cuore così malizioso.

SUSANNA: Mio caro capitano, siete soltanto una mia piccola curiosità che ogni tanto vengo a soddisfare. Non mettetevi altre idee per la testa. Lo sapete benissimo.

MACHEATH (ironico): Naturalmente Principessa, naturalmente.(Entra Dolly).Dolly l’Adescatrice! (Ella lo bacia) Per la miseria! Mi piacciono le ragazze di cuore libero. Sei sempre così amorosa e occupata a rubare cuori, che non trovi il tempo di rubare nient’altro?

DOLLY: Oh, vedrete capitano, vedrete che qualcos’altro ruberò, vero Susanna?

SUSANNA: Sicuramente mia cara Dolly, sicuramente.

MACHEATH:Ora vi prego, signore, prendete i vostri posti. Intanto beviamo un po’ di vino. Se qualcuna delle signore preferisce il gin, spero che non esiterà a servirsi.

VOLPINA: Volete dire a me, forse? Per me il vino è abbastanza forte. Io non bevo mai liquori, tranne che quando ho le coliche.

MACHEATH: La solita scusa delle signore!

BETTY (servendosi un po’ di gin): In effetti una gentildonna non è mai priva di coliche! (Beve).

MACHEATH: Spero, Principessa, che abbiate avuto buon successo nelle vostre ultime visite ai merciai.

SUSANNA: Ci sono tanti di quei disturbatori! Comunque, con un po’ di pazienza, si può ancora prendere qualcosa. La settimana scorsa ho portato al deposito del signor Grinfia un nastro a fiori d’argento e un drappo di seta nera.

MILLY: C’è Dolly L’Adescatrice che ha lo sguardo da serpente. Ha inchiodato gli occhi di un mercante a tal punto su di lei che è riuscita a fargli scomparire tre pezze di batista in un istante.

DOLLY: Oh, cara signora! Ma certo, niente può superare il vostro modo di trattare i ricami! E avete una lingua così dolce nello sviare ogni sospetto! Ingannare un uomo è nulla, ma una donna deve avere delle qualità speciali per riuscire a ingannare un’altra donna!

BETTY: (a Dolly) I ricami, signora, occupano poco spazio e sono di facile trasferimento. Ma voi forse, signora, siete disposta a pensare troppo bene delle vostre amiche.

VOLPINA: Se c’è una donna che ha più arte di un’altra, senza dubbio è Betty Sonnacchiosa. Anche se il suo uomo è il più simpatico del mondo, gli vuota le tasche con una freddezza tale come se il denaro fosse il suo unico piacere.

SUSANNA: Ha un controllo sulle proprie passioni davvero eccezionale in una donna!

BETTY: Non vado mai alla taverna con un uomo se non a scopo di affari. Ho altre ore, e altra specie di uomini, per il mio piacere. (A Susanna) Ma se avessi le vostre maniere, signora …

MACHEATH: Basta con i complimenti, signore, e beviamo; tu non sei innamorata di me come una volta, Milly.

MILLY: Non è opportuno, signore, mostrare la mia simpatia in mezzo a tante rivali. Sarà la vostra scelta e non il calore della mia inclinazione, che vi farà decidere.

MACHEATH: Ah, Milly, sei una cara civettona!

DOLLY (a Susanna la Principessa): Susanna, Susanna la Principessa! Ma ditemi signorina, siete mai stata mantenuta da qualcuno?

SUSANNA: Lo spero bene, signora: non è molto tempo che sono in città, ma ho avuto altrettanta buona fortuna delle mie compagne.

DOLLY: Scusate, non intendevo offendervi; dicevo tanto per parlare …

SUSANNA: In verità, signora, se non fossi stata una sciocca, avrei potuto vivere molto bene col mio ultimo amico. Ma dopo che non ha più trovato cinque ghinee, mi ha mandata via. Non avrei mai creduto che le avesse contate.

VOLPINA: (a Dolly L’Adescatrice): Da quali persone stimate preferibile farsi mantenere, signora?

DOLLY: Questo non si può dire altro che … dopo, signora.

BETTY: Una volta, signora, fui mantenuta da uno strozzino e, a parte il loro mestiere, è brava gente con le donne.

VOLPINA: Per parte mia, mi piacciono i vecchi: li facciamo pagare sempre per quello che non possono fare.

BETTY: Nemmeno un attillato principiante va male, signore, lasciate che ve lo dica; si dissanguano liberamente. Ne ho mandati in colonia due o tre dozzine, ai miei tempi.

MILLY (a Macheath): Senza dubbio, signore, con tanta buona fortuna che avete avuto sulla strada, dovrete essere diventato enormemente ricco.

MACHEATH: La strada, in verità, è stata giusta verso di me, ma il tavolo da gioco è stata la mia rovina.

DOLLY: Avvocati e giocatori sono entrambi ingannatori.

SUSANNA: Questa signore è più adatta per la vostra mano. Inoltre, le perdite di denaro sono una perdita anche per le signore. Il gioco vi allontana dalle donne. Quanto potrei volervi bene! Ma dinanzi a tanta gente non sarebbe educato …. 

MACHEATH: Sfacciatona!

DOLLY: Io voglio un altro bacio e l’avrò, per dare più sapore al mio vino. (Insieme a Susanna lo circondano, lo abbracciano. Prende una pistola di Macheath, Susanna ne prende un’altra, mentre le altre si aggregano. Dolly e Susanna fanno segni a Grinfia fino allora rimasto nascosto, che entra armato).


Scena 10: stessa.

Personaggi: detti, Grinfia.

GRINFIA: Siete mio prigioniero, signore. La taverna è circondata dalle guardie.

MACHEATH: Avete lavorato bene, Dolly e Susanna! Le donne sono uccelli da richiamo; chi può fidarsi di loro? Belve, streghe, arpie, furie, sgualdrine!

GRINFIA: Il vostro caso, signor Macheath, non è certo fuori del normale. I più grandi eroi sono stati rovinati dalle donne. Ma devo dire, per essere giusto, che sono in verità delle graziose creature … Se solo ci si potesse fidare! Ora, signore, dovete accomiatarvi dalle vostre amiche e, se desidereranno farvi visita, saranno certe di trovarvi in casa. Il capitano, signore, alloggia a Newgate, nella prigione! (A Macheath). Prego, fuori ci sono dei gentiluomini che vi attendono ansiosamente, capitano Macheath, per condurvi  nei vostri appartamenti.

MACHEATH: conducetemi ad ogni tortura, ma ch’io non veda mai più queste Furie. (Esce scortato da Grinfia).

VOLPINA: Sentite, signora Dolly, anche se il signor Grinfia ha fatto un accordo privato con voi e Susanna per tradire il capitano, siccome tutte noi vi abbiamo assistito, dovremo avere ognuna la sua parte.

BETTY: Eppure, il signor Grinfia, dopo un’amicizia così lunga, avrebbe potuto fidarsi di me come di Dolly.

MILLY: Almeno tre degli uomini che lui ha fatto impiccare quest’anno dovrebbero essere messi in conto a me, a voler essere giusti.

VOLPINA: Non è esatto, signora, perché voi sapete bene che uno di loro fu preso a letto con me.

DOLLY: Fino a una tazza di punch o al massimo una cenetta. Credo che la signorina Susanna sarà d’accordo con me.

SUSANNA: A voler essere proprio molto buone! In coscienza, signore, non potete aspettarvi di più.

BETTY (a Susanna): Cara signorina …

MILLY (a Dolly): Per nessuna cosa al mondo vorrei …

VOLPINA (a entrambe): Per me non sarebbe possibile …

BETTY (a Dolly): Sulla salute dell’anima mia, signora …

VOLPINA: Allora, dovrò restare qui tutta la notte …

MILLY: Voi mi obbligate … (Escono con grandi cerimonie).

FINE I TEMPO


II TEMPO

Scena 11: La prigione di Newgate: cella di Macheath.

Personaggi: Catena, Macheath, Lucy..

CATENA: Nobile capitano, siate il benvenuto. E’ da un anno e  mezzo che non siete mio ospite. Cominciavo a sentire la vostra mancanza.

MACHEATH: La vostra sensibilità, caro signor Catena, mi commuove e mi lusinga, ma potevate farne a meno.

CATENA: Conoscete l’usanza, signore. La piccola tassa d’entrata. Intanto proporrei quei ceppi laggiù, che ne dite?.

MACHEATH: Quelli, signore, mi sembrano i più pesanti che abbiate. Con il  vostro permesso, preferirei quelli a fianco.

CATENA: Sentite, capitano, noi sappiamo bene quello che è adatto per i nostri prigionieri. Quando un gentiluomo mi tratta urbanamente, faccio sempre del mio meglio per compiacerlo. Ne abbiamo di tutti i prezzi, da una ghinea fino a dieci, in modo che ciascun ospite possa scegliere i più convenienti.

MACHEATH: Capisco, signore. (Gli da del denaro). Qui dentro, le tasse sono così numerose ed esorbitanti che poche persone possono sopportare la spesa di uscirne decentemente, o morire da gentiluomini.

CATENA: Vedo che questi si adatteranno meglio al capitano. Esaminateli, signore. Non si potrebbe trovare un lavoro migliore. Con quanta finezza sono stati costruiti! Vi si adatteranno come un guanto. L’uomo più elegante d’Inghilterra non avrebbe vergogna di portarli. (Gli mette i ceppi). Se avessi il miglior gentiluomo di questa terra in mia custodia, non potrei equipaggiarlo più adeguatamente. Ed ora, signore, vi lascio alle vostre private meditazioni. (Esce).

MACHEATH: Le cose si stanno mettendo male! Dovrò restare confinato qui giorno e notte, finché sarò impiccato, a udire i lamenti di Lucy che attribuirà a me la sua rovina. Per giunta sono affidato a Catena, suo padre, che sicuramente sa tutto. E’ vero che promisi alla ragazza di sposarla. Però, che cosa è mai una promessa fatta ad una donna? Qualunque cosa promettiamo, le donne ci crederanno; perché una promessa, per loro, è una buona scusa per fare quello che vogliono. Uhmmm eccola e non posso sfuggirla. Almeno fossi sordo! (entra Lucy).

LUCY: Vigliacco! Con che coraggio riesci a guardarmi in faccia dopo quello che mi hai combinato? Perfido infame, sono costretta a portare il peso del disonore. Vederti torturato mi farebbe felice.

MACHEATH: Non hai cuore, mia cara Lucy, a vedere tuo marito in queste condizioni?

LUCY: Marito!

MACHEATH: Sotto ogni riguardo tranne che per la forma. Fin’ora non abbiamo avuto tempo di sposarci, ma possiamo sempre farlo, in ogni momento. In fondo si tratta solo di una formalità.

LUCY: E’ il divertimento di voi uomini insultare le donne che avete rovinato.

MACHEATH: Alla prima occasione, mia cara, sarai mia moglie.

LUCY: Mostro insinuatore! Credi che io non sappia niente dell’affare di Polly Grinfia? Vorrei strapparti gli occhi!

MACHEATH: Oh, Lucy, non sarai così pazza da essere gelosa di Polly!

LUCY: Sei sposato con lei o no? Bruto!

MACHEATH: Sposato? Ma bene! Non capisci che Polly sta mettendo in giro questa chiacchiera per tormentarti e per rovinarmi ai tuoi occhi? E’ vero, vado a casa sua, chiacchiero con lei, la bacio, le dico tante cose, come fanno tutti, che non significano nulla, per divertirmi; quella sciocca ha inventato che sono sposato con lei, per farmi capire che lei lo vorrebbe. Cara Lucy, questi sentimenti così impetuosi potrebbero portare brutte conseguenze ad una donna nelle tue condizioni.

LUCY: Andiamo, andiamo, capitano, con tutta la vostra sfacciataggine sapete bene che è stata proprio Polly ad impedirvi di fare il vostro dovere verso di me, come avevate promesso.

MACHEATH: Una donna gelosa crede tutto ciò che il suo odio le suggerisce. Per convincerti della mia sincerità, se possiamo trovare il cappellano, non avrò nessuno scrupolo a farti mia moglie; conosco le conseguenze di avere due mogli contemporaneamente.

LUCY: Già, così saresti impiccato e ti libereresti di tutte e due.

MACHEATH: Sono pronto, cara Lucy, a darti piena soddisfazione, se tu credi che ve ne sia nel matrimonio. Che cosa può dire di più un uomo d’onore.

LUCY: Così, a quanto pare, non sei sposato con Polly.

MACHEATH: Sai, Lucy, quella ragazza è terribilmente presuntuosa; Nessun uomo può dirle qualcosa senza che la sua vanità le faccia credere che ormai egli le appartiene per sempre. Le donne belle sono tutte irragionevoli; infatti si aspettano che i loro amanti continuino ad amarle fino a quando esse amano se stesse.

LUCY: E va bene! Cercherò il cappellano, così vedremo se tu vali le tue parole. Ricordati Macheath: io desidero diventare una donna onesta! (Entra Catena).


Scena 12: stessa.

Personaggi: Macheath, Lucy, Catena..

CATENA: Cosa stai facendo, civetta?

LUCY: Le mie lagrime potrebbero rispondervi.

CATENA: Stai piagnucolando come un cagnolino per quel tipo che ti ha ingannata.

LUCY: Non si può evitare l’amore e non si può curarlo. Non è in mio potere di obbedirvi e di odiarlo.

CATENA: Impara a sopportare da donna ragionevole la morte di tuo marito. Non è più di moda, oggi, dimostrare tanto dolore in queste occasioni. Nessuna donna si sposerebbe mai se non avesse la possibilità della morte del marito come sua liberazione. Agisci da donna di spirito e ringrazia tuo padre per quello che fa.

LUCY: Allora, il destino è segnato?

CATENA: Senti Lucy, non c’è modo di salvarlo. Quindi, io credo che dovrai fare come le altre vedove: comprarti il lutto e stare allegra. Da buona moglie, vai a lamentarti su tuo marito morente. Questo è il tuo dovere, ma considera che non si possono avere al tempo stesso il marito e i denari; quindi cerca di accomodarti meglio che puoi e cavagli tutto il possibile. E adesso non voglio sentirti, vado a riposarmi un po’. (Esce).


Scena 13: stessa.

Personaggi: Lucy, Macheath, Polly.

LUCY: (A Macheath) O Signore! Il duro cuore di mio padre non si può addolcire ed io sono disperata.

MACHEATH: Ma se potessi trovare una piccola somma… Non credi che venti ghinee basterebbero a commuoverlo?

LUCY:  Tutto ciò che il denaro o l’amore potranno fare sarà fatto: ogni mio bene dipende dalla tua salvezza. (Entra Polly).

POLLY: Dov’è il mio caro marito? (Vedendolo) Fu mai una corda destinata al tuo collo? Lasciami gettare le mie braccia intorno ad esso, e soffocarti col mio amore! Perché ti volgi da me? E’ La tua Polly, è tua moglie … !

MACHEATH: Non c’è mai stato un brigante più disgraziato di me!

LUCY: Non c’è mai stata una canaglia peggiore di te!

POLLY: O Macheath! E’ per questo che abbiamo dovuto separarci? Preso! Imprigionato! Processato! Impiccato! Sorte Crudele! Starò con te fino alla morte; nessuna forza potrà mai strappare la tua cara moglie da te. Beh? Non t’importa niente del mio amore? Nemmeno una parola, nemmeno uno sguardo gentile! Pensa a quello che soffre la tua Polly a rivederti in queste condizioni!

MACHEATH (a parte): Devo smentirla. Non si rende conto della situazione.

LUCY: Sarò frodata della mia virtù? Non avrò più riparazione? Oh, gli uomini sono nati per mentire e le donne per credere a loro! O infame, infame!

POLLY: Non sono io tua moglie? Guardami, dimmi, non sono tua moglie?

LUCY: Perfido scellerato!

POLLY: Barbaro marito!

LUCY: Fossi stato impiccato cinque mesi fa, ora non sarei infelice!

POLLY: E anch’io.

LUCY: Sei sposato ad un’altra? Dunque hai due mogli, mostro?

MACHEATH: Se le lingue delle donne potessero fermarsi per farmi parlare … Ascolta…

LUCY: Non voglio!

POLLY: Certo, caro, dovresti mostrare qualche preferenza per tua moglie! Almeno, ho il diritto di pretenderne l’apparenza, se non altro. Deve essere sconvolto dalle sue disgrazie, altrimenti non potrebbe trattarmi così.

LUCY: O perfido, perfido! Tu mi hai ingannata! Adesso voglio prendermi il gusto di denunciarti.

MACHEATH: Calmati, mia cara Lucy. Questo è tutto un giochetto di Polly per portarci alla disperazione nel caso che io riesca a scappare. Se io fossi impiccato, lei avrebbe l’onore di essere considerata la mia vedova. Sul serio, Polly, non è il momento per una disputa di questo genere; perché mentre tu parli di matrimonio, io penso all’impiccagione.

POLLY: E hai il coraggio di continuare a ripudiarmi?

MACHEATH: Ed hai il coraggio di continuare a volermi persuadere che siamo sposati? Polly, perché cerchi di aggravare le mie sventure?

LUCY: In verità, signorina, non fate altro che esporvi al peggio. E poi, è barbaro da parte vostra angosciare così un gentiluomo in questo stato..

POLLY: Credo che la decenza, cara signora, dovrebbe insegnarvi a mantenere un certo riserbo verso il marito, quando la sposa è presente.

MACHEATH: Ma sul serio, Polly, questo significa portare il gioco troppo avanti.

LUCY: Se siete decisa, signora, a sollevare uno scandalo nella prigione, sarò obbligata a chiamare un secondino per condurvi alla porta. POLLY: Lasciate che ve lo dica, signora: queste arie spavalde non vi si addicono affatto. Il mio dovere mi obbliga a restare con mio marito, signora. (Entra Grinfia)


Scena 14: stessa.

Personaggi: detti, Grinfia.

GRINFIA: Dov’è mia figlia? Ah, sgualdrina! Vieni a casa, dannata e quando il tuo amico sarà impiccato, impiccati anche tu, per riparare in qualche modo a tutto il male che hai fatto alla tua famiglia!

POLLY: Padre, non strappatemi da lui. Devo parlare. Ho da dirgli altre cose. (A Macheath) Oh, intreccia le tue catene intorno a me in modo che egli non possa mai separarmi da te!

GRINFIA: Tutte le donne sono uguali! Quando hanno commesso una follia, ne commettono un’altra esponendosi senza riguardo. Via! Non una parola di più! Sei anche tu mia prigioniera, sfacciata! (Polly si aggrappa a Macheath, ma Grinfia la tira via. Escono).

MACHEATH (a Lucy): Sono compassionevole per natura e perciò non ho potuto trattare la ragazza come si meritava; è per questo che hai pensato che potesse avere ragione, vero?

LUCY: Infatti, caro, ero molto perplessa.

MACHEATH: Ma se fosse stato così, suo padre non mi avrebbe ridotto in queste condizioni. No, Lucy, preferirei morire piuttosto che ingannare te.

LUCY: Quanto sono felice, se dici questo col cuore! Infatti ti amo tanto che preferirei vederti impiccato piuttosto che vederti nelle braccia di un’altra.

MACHEATH: Davvero potresti sopportare di vedermi impiccato?

LUCY: O Macheath, non potrei mai vivere fino a quel giorno!

MACHEATH: Fa che io possa amarti ancora e, se è possibile, ancora di più. Lucy devi aiutarmi. Grinfia e tuo padre mi priveranno ben presto di ogni possibilità di fuga.

LUCY: Mio padre è stato a bere finora con i prigionieri, e ora starà facendo un sonnellino in camera sua. Se riesco a procurarmi le chiavi, mi porterai con te?

MACHEATH: Se saremo insieme, sarà impossibile nasconderci. Appena le ricerche diminuiranno, ti manderò a chiamare. Fino allora il mio cuore sarà tuo prigioniero.

LUCY: Questa volta mi dovrai la vita. (Esce di corsa)

MACHEATH: Vai, un momento di indugio può renderci infelici per sempre.

LUCY (rientra mostrando le chiavi a Macheath. Mentre si avvicina e lo libera)


Scena 15: stessa.

Personaggi: Catena, Lucy.

CATENA (entrando) Dov’è Macheath? Lo hai fatto scappare!

LUCY: Un momento signore. Io sono sorpresa e adirata quanto voi. Grinfia e sua figlia Polly sono stati qui e conoscono la prigione come se fosse casa loro. Perché i vostri sospetti devono ricadere soltanto su di me?

CATENA: Lucy, Lucy, non sopporterò queste risposte evasive.

LUCY: Ebbene, allora: se so qualcosa di lui, voglio essere bruciata!

CATENA: Stai calma, o ti giudicherò colpevole.

LUCY: Ed anche voi, signore, state calmo. Ho detto che vorrei essere bruciata. Lo mantengo. Che posso dire di più per convincervi?

CATENA: Ti ha dato una buona somma? Quanto denaro aveva in tasca quando è venuto? Andiamo, ragazza, non ingannare tuo padre ed io non sarò più adirato con te. Forse, tu sei riuscita a concludere un affare migliore di quello che non avrei potuto fare io. Quanto ti ha dato, mia brava ragazza?

LUCY: Voi sapete, signore, quanto io lo amo e che darei del denaro io per poterlo tenere con me.

CATENA: Ah, Lucy! La tua educazione avrebbe dovuto metterti meglio in guardia!.

LUCY: Caro signore, non parlate della mia educazione: è ad essa che devo la mia rovina. Se potete perdonarmi, signore, vi farò una sincera confessione, perché senza dubbio egli ha agito barbaramente con me.

CATENA: E così, tu lo hai lasciato fuggire, sfacciata, non è vero?

LUCY: Quando una donna ama, uno sguardo gentile, una parola tenera, riescono a persuaderla ad ogni cosa. Ed io non potrei chiedere altra ricompensa.

CATENA: Sarai sempre una volgare sgualdrina, Lucy. Se non vorrai essere considerata una pazza, dovrai agire sempre in vista di un interesse. Quelle che agiscono diversamente sono la rovina di loro stesse.

LUCY: Ma l’amore, signore, è una disgrazia che può accadere alla donna più avveduta e in amore tutti i pazzi sono uguali. Nonostante i suoi giuramenti, ho paura che Polly sia davvero sua moglie. Ma allora, io lo avrei aiutato a fuggire - pazza che sono stata! - per andare da lei? Polly gli prenderà il suo denaro e Grinfia lo impiccherà; così c’inganneranno entrambi.

CATENA: Ed io dovrò essere rovinato perché tu sei innamorata!

LUCY: Macheath Ingrato! Io ti ho dato la vita e quella donna ora si gode le tue dolcezze, ma io l’ammazzo quella puttanella!

CATENA: E così, dopo tutte queste disgrazie, devo starmene qui a divertirmi con i tuoi miagolii di gatta in amore! Grinfia è deciso a farmela, in questo affare, ma sarò io che la farò a lui C’è qualcuno della gente di Grinfia nei nostri locali?

LUCY: Truffaldo, signore; sta bevendo un quartino di acquavite nella stanza vicina con Mimma la Nera.

CATENA: Fallo venire da me e vai via dai miei occhi, sfacciata sgualdrina! Digiunerai per fortificare la tua ragione e un pò di penitenza ti farà tornare il buon senso. Va! Va a chiamare Truffaldo, sbrigati. (Lucy esce). Di tutti gli animali da preda, l’uomo è l’unico socievole. Ciascuno di noi cerca di spogliare il vicino, eppure ci riuniamo in gregge. Grinfia è il mio compagno, il mio amico e può citare migliaia di tentativi fatti per ingannarmi. Ed io non dovrei fare uso del privilegio dell’amicizia per ricambiarlo? Ora, Grinfia, tu ed io, come onesti commercianti, faremo una gara leale a chi dei due può superare l’altro. (Entra Truffaldo). Ehi, ragazzo, sembri ridotto al lumicino, come un’aringa affumicata.


Scena 16: stessa.

Personaggi: Grinfia, Truffaldo.

TRUFFALDO: Bisognerebbe avere il fisico di un cavallo, signore, per uscire da quest’affare.

CATENA: Quale affare?

TRIFFALDO: Da quando il nostro favorito procuratore di bambini non è più disponibile, ho raggranellato un po’ di denaro aiutando le signore alla gravidanza, in modo da rinviare le sentenze.

CATENA: Beh, è un onesto lavoro e, peraltro, direi assai eccitante.

TRUFFALDO: Con il suo permesso, signore: non è questo il problema.

CATENA: E allora?

TRUFFALDO: Il fatto è che non so se riuscirò a farcela per un’altra stagione e, quindi, dovrò cercarmi un lavoro meno faticoso.

CATENA: Alla tua età non mi preoccuperei poi tanto. Piuttosto ragazzo sai dirmi dove posso trovare il tuo principale?

TRUFFALDO: Al Biglietto Falso, signore,  la sua cassa.

CATENA: Andrò a trovarlo. Bene. Non ho altro da dirti. (Truffaldo esce). Macheath non dovrà rimanere un giorno di più fuori del mio potere.


Scena 17: stessa.

Personaggi: Grinfia, Catena, Diana.

GRINFIA (entrando): Dov’è Macheath!

CATENA: Stavo per venire da te per lo stesso motivo.

GRINFIA: Veramente è da qui che è scappato e non da casa mia.

CATENA: E’ vero. Purtroppo in quest’affare c’è stato lo zampino di mia figlia. Ma questo non vuol dire che Macheath non stia ora con tua figlia.

GRINFIA: Non sarei certo venuto a cercarlo qui!

CATENA: Hai ragione, amico mio. Allora dobbiamo unire i nostri sforzi per riacciuffarlo al più presto.

GRINFIA: Bene, se lo prenderemo nessuno di noi due avrà più sospetti sull’altro.

CATENA: Ah, fratello, queste nostre figlie sono due sfacciate civette. Tieni d’occhio Polly e tra un giorno o due Macheath sarà di nuovo in mano nostra.

GRINFIA Ma a che scopo acchiappare l’uccello, se tua figlia Lucy apre la porta della gabbia?

CATENA: Questo non è gentile da parte tua, fratello, perché tra buoni amici, quello che le mogli e le figlie dicono o fanno non deve essere preso in considerazione. Se si dovesse rispondere delle loro debolezze e delle loro follie, non si potrebbero conservare buoni rapporti per più di due giorni (Entra la signora Diana)

DIANA: Signori, vorrete perdonare la mia irruzione, ma ho cose assai importanti da discutere con entrambi e, visto che siete qui tutti e due …

CATENA: Oh, quale sorpresa, la signora Diana. La nostra buona cliente e donna di piacevole conversazione.

GRINFIA: Una donna che beve e parla così liberamente non potrà che rallegrarci.Cara signora Diana, servo vostro. Dai vostri baci si può conoscere quanto sia eccellente il vostro “gin”..

DIANA: Sono stata sempre esigente per i miei liquori.

CATENA: Non c’è un alito più profumato. Conosco da molto tempo l’aroma di quelle labbra, non è vero, signora Diana?

DIANA: Riempite. Io prendo ampie dosi di liquori e … d’amore. Detesto le vie di mezzo sia per gli uni che per l’altro. Ma ora, signor Grinfia, ai nostri affari. Se avete stoffe nere di qualsiasi genere arrivate da poco, mantelli, sciarpe di velluto, sottane, qualsiasi cosa, date a me, perché tutte le mie signore sono diventate amanti del lutto.

GRINFIA: Ma cara signora, voi siete così tirata con noi, che non ci rimane da dare poco o niente ai galantuomini che espongono la loro vita per la merce.

DIANA: I tempi duri mi obbligano ad essere molto stretta negli affari. In questi ultimi anni, ho sofferto gravi perdite per colpa del Parlamento. Tremila sterline basterebbero a stento a compensarmi. La legge contro la Zecca è stata un gran colpo per i nostri affari. Fino allora, se una cliente spariva, si sapeva dove trovarla. Senza dubbio, conoscete la signora Mimma La Nera. Quella donna porta addosso un bel numero di vestiti miei e non ho ancora potuto pescarla da tre mesi fino ad oggi. Dopo la legge contro l’imprigionamento per piccole somme, poi, la mia perdita è stata considerevolissima e non può essere diversamente, dato che una signora può prendere a credito una bella sottana o una buona gonna ed io non ho nessun’arma verso di lei! In poche parole: oggi molte signore si divertono a sgraffignare, perché possono farlo con sicurezza.

GRINFIA: Signora, voi avete avuto un bell’orologio d’oro da noi l’altro giorno per sette ghinee. Considerate che anche noi dobbiamo avere il nostro guadagno. Per un gentiluomo della strada, non vale più la pena di prendere un orologio d’oro.

DIANA: Considerate, signor Grinfia, che quell’orologio era notevole e pericoloso a vendersi. Se avete qualche sciarpa di velluto nero, sono eleganti d’inverno e piacciono a gran parte dei signori che trattano con le mie clienti. Sono io che metto le signore sulla giusta strada. Non è la gioventù, né la bellezza che fissa il loro prezzo. Gli uomini pagano sempre secondo il vestito, da mezza corona a due ghinee; eppure queste civette non ne fanno tesoro e non cercano che di truffarmi. Senza contare gli incidenti. Attualmente ho undici ottime clienti sotto le mani dei chirurghi. Con onorari e altre spese, ci sono grandi uscite e niente entrate e nemmeno un centesimo per pagare almeno una rata dei vestiti. Si corrono grandi rischi, proprio grandi rischi.

GRINFIA: Se non sbaglio, avete detto proprio ora qualcosa della signora Mimma.

DIANA: Sì, signore. Le ho strappato di dosso un vestito mio due ore fa, lo ho lasciata in camicia, come dovrebbe stare, con un suo amante in casa mia. Lo ha fatto venir su mentre stava andando a Marybone in una vettura da nolo. E spero, per il suo bene e per il mio, che riesca a persuadere il capitano a pagare per lei, dato che è molto generoso con le signore.

CATENA: Quale capitano?

DIANA: Ha creduto che io non lo avessi riconosciuto. Un intimo amico vostro, signor Grinfia. Il capitano Macheath: elegante come un lord.

GRINFIA Domani, signora Diana, stabilirete il vostro prezzo su qualsiasi merce vogliate. Abbiamo almeno mezza dozzina di sciarpe di velluto, e tutto ai vostri ordini. Volete permettermi di farvi il dono di questo completo da notte, per il vostro uso personale? Ma siete proprio sicura che sia il capitano Macheath?

DIANA: Lui pensa che io l’abbia dimenticato, ma nessuno lo ricorda meglio di me. Ho avuto indirettamente per le mani una gran quantità di denaro del capitano, perché gli è sempre piaciuto vedere le sue donne ben vestite.

GRINFIA Il signor Catena ed io abbiamo un piccolo affare con il capitano. Voi mi capite. E penseremo noi a soddisfare il debito della signora Mimma.

CATENA: Contateci, siamo uomini d’onore.

DIANA: Io non m’immischio nei vostri affari. Qualunque cosa succeda, me ne lavo le mani. E’ stato sempre il mio motto, che gli amici dovrebbero aiutarsi tra di loro. Ma se permettete, vorrei portare a casa una delle sciarpe. E’ sempre bene avere qualcosa in mano. (Esce)

GRINFIA: Questa volta sarà una fuga brevissima, fratello Catena.

CATENA: Credo proprio di si, amico Grinfia. (Escono velocemente).


Scena 18: La prigione di Negate: cella di Macheath.

Personaggi: Lucy, Polly.

LUCY: Gelosia, ira, amore e paura mi riducono in pezzi. Sono abbattuta e tormentata dalle sventure! Ho pronto il veleno. Addio mia bella Polly! Non corro nessun rischio, dirò che è morta a causa del “gin”; tanti muoiono così, non sarò nemmeno interrogata. Ma anche se dovessero impiccarmi, non potrei essere impiccata per una soddisfazione maggiore. (Entra Polly). Cara signora, serva vostra. Spero che perdonerete i miei scatti della volta scorsa. Ero tanto sopraffatta dal dolore, da essere proprio fuori di me. E in questi casi, una amica deve scusare tutto.

 POLLY: Non ho nessuna scusa per la mia condotta, signora, tranne che le mie sventure. E sinceramente, signora, sono addolorata per voi.

LUCY: Ma, signorina Polly, volete permettermi di proporvi, come amica, un bicchierino di cordiale?

POLLY: I liquori mi danno il mal di capo. Spero che vorrete scusarmi, signora.

LUCY: La più gran dama del Paese non potrebbe averne di migliore nel suo ripostiglio privato. E poi, mi sembrate molto abbattuta, cara.

POLLY: Mi dispiace, signora, ma la mia salute non mi permette di accettare la vostra offerta. L’ultima volta che ci siamo incontrate non vi avrei lasciata in un modo così brusco se mio padre non mi avesse condotta via tanto inaspettatamente. Ero stata in certo modo provocata, e forse avrò potuto usare delle espressioni poco rispettose. Ma in verità, signora, il capitano mi aveva trattata con tanto disprezzo e crudeltà, che io avrei meritato la vostra pietà, piuttosto che il vostro risentimento.

LUCY: Ma dopo la sua fuga, senza dubbio ogni cosa è ritornata a posto. Ah, Polly, Polly! Sono io la moglie infelice; egli vi ama come se foste soltanto la sua amante.

POLLY: Oh, signora, non dovete credermi così felice al punto da farmi oggetto della vostra gelosia. Un uomo ha sempre paura di una donna che lo ama troppo: quindi devo aspettarmi di essere trascurata e abbandonata.

LUCY: Allora i nostri destini, mia cara Polly, sono esattamente uguali. Tutt’e due, infatti, lo abbiamo troppo amato.

POLLY: In verità, signora Lucy, dal suo recente modo di agire, credo che dovrei invidiarvi. Quando io fui allontanata da lui, egli non mostrò la minima tenerezza. Ma forse, il suo cuore non ne è capace.

LUCY: Basta con le riflessioni malinconiche. Mia cara Polly, tutt’e due avremmo bisogno di un buon bicchiere per sollevarci. (Esce a prendere il liquore).

POLLY (sola): Tutte queste moine di Lucy non possono essere per niente. In questo momento, poi! Quando io so come mi odia!. Versandomi in gola dei liquori, crede di potermi pompare qualche segreto. Starò in guardia, e non assaggerò una goccia del suo cordiale. (Rientra Lucy con il liquore).

LUCY: Ecco, signorina Polly.

POLLY: Temo che vi siate data disturbo inutilmente. Dovete proprio scusarmi, cara.

LUCY: Davvero, signorina Polly, siete così schizzinosa nell’accettare un liquore come una signora che si trovi in compagnia. Mi offenderò sul serio se continuerete a rifiutare. Il brandy e gli uomini - benché le donne non li amino mai sufficientemente - vengono sempre presi da noi con una certa riluttanza, ma quando non sia in privato.

POLLY: Vi assicuro, signora, che mi è proprio contrario. Oh! Mio Dio, che vedo! Hanno catturato di nuovo Macheath! Ora ogni barlume di felicità è perduto.

LUCY (a parte): Giacché le cose stanno così, sono lieta che la ragazza si sia salvata; perché da quanto è successo è chiaro che non era abbastanza felice da meritare di essere avvelenata. (Entrano Catena, Macheath e Grinfia).


Scena 19: stessa

Personaggi: Lucy, Polly, Catena, Grinfia, Macheath.

CATENA: Mettetevi il cuore in pace, capitano. Non avete più la speranza né dell’amore né del denaro per un’altra fuga, perché sarete chiamato in giudizio immediatamente.

GRINFIA Via, sfacciate! Questo non è il momento per un uomo di essere infastidito dalle mogli. Come vedete, il signore è già in catene.

LUCY: Oh, marito, marito mio, desideravo tanto di vederti! Ma vederti così mi fa impazzire!

POLLY: Il mio caro marito non vuol guardare la sua Polly? Perché non sei fuggito da me a cercare scampo? Con me saresti stato al sicuro.

MACHEATH Che debbo dirvi, signore? Vedete, questo affare sarà presto finito, senza che io debba far torto ad alcuna di voi due.

POLLY (a Grinfia): Caro, caro signore, fate sparire le prove materiali e salvatelo dinanzi ai giudici. La vostra Polly ve lo chiede in ginocchio.

LUCY (a Catena): Se il cuore di Grinfia è indurito, certo voi, signore, avrete più compassione per vostra figlia. (Inginocchiandosi)..So che le prove sono in mano vostra. Come potete essere così crudele verso di me?

CATENA: L’ora di Macheath è giunta, Lucy. Noi sappiamo cosa dobbiamo fare, quindi basta con le lamentele.

GRINFIA Mettiti il cuore in pace, Polly. Tuo marito dovrà morire oggi. Quindi, se non ne hai già uno sotto mano, è tempo che te ne cerchi un altro. Ecco il conforto che ti ci vuole, sgualdrina.

POLLY: Ritiriamoci, cara Lucy, a pensare alle nostre sventure. (Escono)

CATENA: Siamo pronti, signore, per condurvi alla forca. (A Grinfia), andiamo a controllare che sia tutto pronto.

MACHEATH: La morte è un debito, deve essere pagato. Signori, sono pronto a seguirvi, quando vorrete. (Escono Grinfia e Catena.).


Scena 20: stessa.

Personaggi: Macheath; La Banda (Molly, Matteo, Robin, Agrippina, Jack, Baby, Latte e Miele, Jenny, Lusinga); Le Donne (Dolly, Susanna, Milly, Betty, Volpina); Polly, Lucy, l’Attore, il Mendicante.

MACHEATH (vedendo entrare la banda) Cosa fate qui? Siete impazziti?

MOLLY: Capitano, abbiamo organizzato tutto. Attaccheremo nel momento in cui vi faranno scendere dal carro per portarvi sulla forca.

ROBIN: E’ il momento migliore. La gente comincerà ad urlare e a spingere contro le guardie e noi cominceremo a sparare.

JACK: A me il compito di saltare in mezzo alla ressa e liberarvi dai lacci. Sarò velocissimo.

MACHEATH: Non credo che possiate fare qualcosa, stanno per arrivare i messi dello sceriffo.

LATTE E MIELE: Li corromperemo, non sarà difficile.

AGRIPPINA: Non possiamo lasciarvi in queste condizioni. E’ un tentativo che dobbiamo fare. Non vi lasceremo impiccare.

MACHEATH: Che finissi impiccato in questo modo, confesso che mi ha sorpreso!

BABY: Non dovevate fidarvi delle donne. Sono troppo assatanate e vi hanno venduto per quattro soldi quelle puttanacce!

MACHEATH: E’ una prova evidente che il mondo è tutto uguale e che nemmeno nella nostra banda ci si può fidare l’uno dell’altro. Quindi, vi prego, signori, state bene attenti anche voi, perché molto probabilmente potrete vivere appena qualche mese più di me.

MATTEO: Siamo profondamente addolorati, capitano, della vostra sventura. Ma a questo dobbiamo tutti arrivare, prima o poi.

LATTE E MIELE: Ma faremo in modo che a voi toccherà il più tardi possibile. Se sarà necessario, faremo fuori anche Grinfia e Catena.

JACK: Sicuramente sarà necessario.

MACHEATH Grinfia e Catena, voi lo sapete, sono delle canaglie infami. Le loro vite sono in vostro potere, quanto le vostre nel loro.

JENNY: Vogliono levarvi da mezzo per colpa di quelle sgualdrine delle figlie, ma faremo fuori anche quelle due.

MACHEATH: No, questo no! Lucy e Polly non hanno alcuna responsabilità, anzi hanno tentato entrambe di farmi scappare offrendomi la loro protezione. Ormai, amici miei, non c’è più niente da fare. La mia dignità rimarrà alta anche nel momento estremo.

LUSINGA: Non volete, quindi, che interveniamo a salvarvi? Perché non ci lasciate provare?

MACHEATH: Perché la nostra banda sarebbe finita.

AGRIPPINA: Noi tenteremo lo stesso.

MOLLY: Non mi chiamerò più Molly Facciatosta, se questa volta vi darò ascolto capitano!

ROBIN: Certi ordini non vogliamo sentirli.

MATTEO: Come potete chiederci questo?

JACK: Vogliamo essere con voi, capitano.

MACHEATH: Potete fare molto di più che farvi ammazzare tutti. Ascoltatemi! Ricordatevi del vostro amico che muore e  portate Grinfia e Catena alla forca prima di voi; e sarò soddisfatto. E’ la mia ultima volontà!

MATTEO: E va bene. Lo faremo!

LATTE E MIELE: Se questo è il vostro ultimo desiderio, sarà esaudito.

MOLLY: Va bene capitano. La nostra banda vivrà per voi.

AGRIPPINA: Addio mio capitano.

JENNY: Vi giuro che Grinfia e Catena hanno i giorni contati.

BABY: Potete contarci.

LUSINGA: Mi prenderò io stessa il gusto di tagliare la gola a tutti e due.

ROBIN: Addio capitano, Grinfia e Catena sono già morti.(Escono tutti).

MACHEATH Signori, addio. (Escono. Entrano le donne).


Scena 21: stessa.

Personaggi: Macheath, Dolly, Susanna, Volpina, Betty, Milly.

DOLLY (entrando con le altre): Eccolo qui, signore.

MACHEATH Come? Ancora voi? Questo è troppo. Chiamate lo sceriffo, dite che sono pronto. Voglio essere impiccato subito!

SUSANNA: Non vi agitate capitano, siamo venute a chiedervi scusa.

MACHEATH: Abbiate la compiacenza di andarvene, signore. Questo è un affronto: prima mi consegnate alla forca e poi mi chiedete scusa!

VOLPINA: Ci dispiace veramente, abbiamo parlato un po’ tra di noi e quando abbiamo cominciato a ricordare quei bei pomeriggi passati insieme …

BETTY: Fino al mattino … a ballare e a divertirci …

MACHEATH: Si, con i miei soldi.

MILLY: Non ci divertivamo solo con i vostri soldi, capitano … ma anche con qualcos’altro.

DOLLY: In verità, capitano, devo riconoscere che un altro come voi non si trova facilmente … Abbiamo provato Truffaldo per qualche giorno, ma è tutta un’altra pasta.

MACHEATH: E allora?

SUSANNA: E allora abbiamo rubato le chiavi al signor Catena e abbiamo organizzato un piano per farvi scappare!

MACHEATH: Anche voi! Sta diventando una moda! Cosa volete da me ancora soldi? Non ne ho più.

BETTY: Non sono quelli che ci mancano, ma  è … l’altro.

MACHEATH: Mi dispiace mie dolci sanguisughe, ormai dovrete accontentarvi dei ricordi.

VOLPINA: I ricordi non ci bastano capitano Macheath, abbiamo bisogno di qualcosa di assai più consistente.

MILLY: Ma capitano, non vedete la mia condizione? Aspetto un bambino da voi!

SUSANNA: E anch’io ne voglio uno vostro.

BETTY: In effetti, non potete esimervi dal compiere questo dovere, capitano. Perché solo la signora Milly Manomorta deve avere questo onore?

MACHEATH: Ehi, un momento …

DOLLY: Macheath, non potete tirarvi indietro. Prima di morire dovete darci un bambino a tutte.

MACHEATH: Voi siete completamente pazze, non sono un dispensatore di fanciulli.

DOLLY: In fondo vi salviamo la vita per produrre altre vite.

MACHEATH: Con voi poi, cara signora Dolly l’Adescatrice, neanche dopo morto!

MILLY: Suvvia capitano, non fate lo smorfioso, non vi si addice farvi pregare troppo.

MACHEATH: Voi ne avete già uno in arrivo, dovreste sapervi accontentare.

VOLPINA: Ragazze, baste con tutte queste chiacchiere. Liberiamolo e portiamocelo via. Avanti. (Tutte addosso a Macheath a cercare di liberarlo)

MACHEATH (cercando di allontanarle): Aiuto! Sceriffo! Guardie! Perché quando servite, non ci siete mai! Grinfia, Catena … presto, portatemi alla forca!

BETTY: Un momento signore … ferme! … stanno arrivando le mogli.

SUSANNA: Accidenti, dobbiamo scappare. Quelle due preferirebbero vederlo impiccato piuttosto che insieme a noi.

VOLPINA: Presto, da questa parte!

DOLLY (guardando Macheath) Che peccato! Addio, mio capitano!

MILLY: Addio capitano Macheath … gli darò il vostro nome! (Entrano Lucy e Polly)


Scena 22: stessa.

Personaggi: Macheath, Polly, Lucy, Catena, Grinfia, l’Attore, il Mendicante e, poi, la Banda e le Donne.

MACHEATH: Mia cara Lucy, mia cara Polly. Qualunque cosa sia trascorsa, ora è giunta alla fine. Se intendete sposarvi di nuovo, il miglior consiglio è quello di imbarcarvi per le Indie, dove avrete occasione di trovare un marito per ciascuna, o, due o tre, come preferite.(Entrano Catena e Grinfia).

CATENA: Bene, figliuole. Avete fatto il vostro dovere.

GRINFIA: Più di questo non potevate fare. (A Macheath) Il vostro carro è pronto signore.

CATENA: Abbiamo cercato di curare ogni minimo particolare affinché il breve viaggio sia confortevole, signore. Noi stessi ci siamo presi l’onore di accompagnarvi. (Lo prendono sotto le braccia e si avviano verso l’uscita, lentamente).

POLLY: Come potrò sopportare quella scena!

LUCY: Non c’è niente che commuove di più di un grand’uomo in disgrazia! (Escono anche Polly e Lucy e entrano l’attore e il mendicante del prologo)

L’ATTORE: Ma, onesto amico, spero che non intendiate dire che Macheath sarà realmente giustiziato.

IL MENDICANTE: Ma certamente, signore. Per rendere perfetto il lavoro, ho dovuto fare una stretta giustizia poetica. Macheath deve essere impiccato; in quanto agli altri personaggi del dramma, il pubblico avrà già supposto che saranno impiccati o deportati.

L’ATTORE: Ma allora, amico, questa è un’autentica tragedia. Il finale è evidentemente sbagliato, perché un’opera deve concludersi allegramente.

IL MENDICANTE: La vostra obiezione, signore, è molto giusta; e viene facilmente soddisfatta. Perché voi dovete concedere che in questa specie di dramma non importa fino a che punto le cose siano condotte assurdamente. (Chiamando verso le quinte) Voi piccoli briganti, laggiù, correte a chiedere una proroga e voi donne, fate portare indietro il prigioniero alle sue mogli, in trionfo.

L’ATTORE: E’ questo che dobbiamo fare, per compiacere il gusto della città.

IL MENDICANTE: In tutto il lavoro potrete osservare una tale somiglianza di costumi tra l’alta vita e la bassa, che è difficile stabilire se, tra i vizi di moda, siano i gentiluomini eleganti che imitino i gentiluomini della strada o i gentiluomini della strada che imitino i gentiluomini eleganti. Se il lavoro fosse rimasto come intendevo dapprima, ne avrei ricavata un’ottima morale. Avrei mostrato che il popolo più basso ha i suoi vizi nello stesso grado dei ricchi: ma, soltanto, è punito per averli. (Sopraggiungono Macheath con tutti gli altri).

MACHEATH E così, a quanto pare, non sono lasciato libero di scegliere ciò che voglio, ma devo per forza avere una moglie. Sentite, mie care, ora non litigheremo. Dedichiamo questo giorno all’allegria, e sono sicuro che chi si considererà mia moglie, dimostrerà la sua gioia con una danza.

TUTTI: Balliamo, balliamo.

MACHEATH Signore, spero che mi permetterete di offrire un cavaliere a ciascuna di voi. E, se posso, senza offesa, per questa volta prendo Polly per mia dama. (A Polly) E per tutta la vita, canaglia perché noi eravamo realmente sposati. In quanto al resto … ma per ora manteniamo il nostro segreto.

FINE