L’ora esatta

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Atto unico

di Andrea Barbieri

Liberamente tratto dal racconto omonimo

dello scrittore colombiano Jose Maria Rivas Groot (1864-1923)

(L'individuo sta in piedi, di fronte al pubblico. È un uomo rispettoso dell'ordine, amico della tradizione, fiducioso nelle « leggi eterne che reggono l'univer­so » e come tale veste impeccabilmente e non disde­gna un poco di profumo. Porta baffi ben curati, che liscia spesso con finta trascuratezza. Potrà anche fu­mare sigari di buona marca. È il tipico uomo poli­tico che si accinge a recarsi al Parlamento per pro­nunciare un discorso importante. Ci sarà dietro di lui un arredamento scarno, forse composto sempli­cemente da un attaccapanni e una sedia in stile tar­do Ottocento. Mentre pronuncia la battuta che se­gue, con tono di affabile conversazione, dà gli ultimi tocchi alla sua « toilette ». Una cameriera — o un maggiordomo — lo aiuta ad indossare la giacca, gli porge la cravatta e il profumo, il soprabito, i guanti, il bastone e il cappello, oltre a una tazza di caffè fumante. Parla da solo. La figura dell'interlocutore è solo supposta e alle sue spalle si volgerà il via-vai discreto, aereo, muto della cameriera).

-        Caro amico, mi lasci dire che siamo a un pas­so da una riforma determinante nella storia del no­stro piccolo Paese. Una riforma che non mancherà di produrre grandi conseguenze... e di contribuire al progresso della nazione. Non solo al progresso materiale, com'è ovvio, ma anche e soprattutto al progresso spirituale, all'evoluzione dei suoi abitanti, alla maturazione di un più serio e profondo senso sociale. La società intera ne uscirà consolidata — e non solo la società per azioni! (Ride compiaciuto). Consolidata e migliorata, più consapevole, più pre­cisa. I rapporti tra gli uomini saranno più puntuali; regnerà tra loro una maggiore armonia e questo li porrà in consonanza con le leggi eterne che reggono l'universo e lo muovono ordinatamente a un fine. Non temo di affermare che l'introduzione dell'ORA ESATTA segnerà un repentino e decisivo impennar­si verso l'alto di tutte le attività umane che qui si coltivano: l'inizio di un'era di progresso e di felicità.

(Ammiccante, sottovoce): Prevedo un raddoppiamen­to delle vendite degli orologi da taschino e un qua­druplicarsi di quelle degli orologi da parete. (Più forte, in tono normale): È un fatto psicologico! A che serve l'ora esatta, se non si ha un orologio da mettere in punto? Dia retta a me, dia retta a me, mio caro: sono iniziati per noi i tempi d'oro!

(Breve pausa di buio. Si capirà che è giunto in Par­lamento solo dal fatto che un valletto gli prende soprabito, cappello e bastone. Guarda davanti a sé, si riprende come avvertendo la solennità del mo­mento. Tossicchia. Si aggiusta la giacca):

-        Onorevoli colleghi! Nella città di Roma, faro di civiltà, vestigio di secoli d'oro, capitale del mon­do, è in uso da tempo una consuetudine che dev'es­sere presa ad esempio da tutti i popoli civili. In Castel Sant'Angelo, antico sepolcro dell'imperatore Adriano, risuona un colpo di cannone: il rimbom­bo attraversa il Tevere passando sopra mezzo milio­ne di teste e si diffonde per la Città eterna. In quel­l'istante, tutti i romani si fermano ed esclamano: « Mezzogiorno! ». Tutti per strada mettono mano al­l'orologio, osservando il quadrante e muovono le lan­cette per essere in punto con l'ora ufficiale. Sanno che quel cannone dà l'ora esatta e tutti insieme ag­giustano l'ora del proprio orologio con quella di Castel Sant'Angelo. Ogni orologio si adegua al colpo di cannone; il cannone a sua volta obbedisce a un segnale dell'osservatorio astronomico; l'osservatorio non fa che obbedire al segnale del sole sul meridia­no; il sole obbedisce alle leggi divine dell'universo. E così si stabiliscono una gerarchia perfetta, un'uni­tà assoluta, l'accordo delle intelligenze, l'armonia delle volontà, e la precisione negli appuntamenti. Il ritmo degli astri contribuisce all'armonia tra gli uo­mini. Un raggio di luce venuto dall'alto mette d'ac­cordo tutti i romani; e quel raggio di luce, dando il segnale da un punto elevato, centrale, regola tutti i movimenti della Città eterna. Grazie ad esso c'è pun­tualità nell'ora d'apertura dei tribunali, di chiusura delle banche, di partenza dei treni, senza discussioni, senza scontri, senza catastrofi. Proponiamo quindi che anche nel nostro piccolo Paese si adotti questa norma di civiltà e di progresso: tutta la società ne trarrà giovamento e noi andremo a mangiare sem­pre alla stessa ora. Abbiamo già fatto un piano det­tagliato coi disegni del cannone, la pianta del luogo ove collocarlo, il tipo di polvere da usare, le carat­teristiche e i costi di manutenzione, il personale, ec­cetera. Il costo per la comunità sarà comunque di gran lunga inferiore ai benefici che ne deriveranno. Infine proponiamo che si istituisca una nuova ono­rificenza:  quella di Gran cannoniere dell'ora esatta!

(Esplosione di applausi e acclamazioni di giubilo. Grida di « Viva l'ora esatta! », « Viva il progresso! », « S'installi il cannone! », eccetera. L'oratore assente col capo, compiaciuto e sorridente. Si avvicina un'al­tra persona furtiva, un collega di partito, mentre gli applausi e il vocio si attenuano restando in sot­tofondo. Parla con fare complice, da cospiratore all'orecchio dell'altro e mascherandosi la bocca con la mano):

-        Ho notato che dall'area delle sinistre qualcu­no non ha applaudito. Li ho visti confabulare a lun­go e andarsene con espressioni che non promettono nulla di buono. È evidente che li ha sconcertati la nostra proposta e il successo che ha avuto, ma si fa­ranno vivi presto.  Sono uomini pericolosi, nemici dell'ordine e della precisione, sempre in cerca di no­vità e sempre in ritardo.

-        Non mi preoccupano. Il Presidente è con noi: era visibilmente entusiasta ed è un uomo di scienza e di carattere. La nostra causa è sicura. I ritardatari sono una piccola minoranza. Infine, la gente vuole un po' d'ordine in materia di orologi!

*    *    *

(Pausa di buio. « Speaker's corner » tipo Hyde Parie. Un uomo arringa la folla. Naturalmente questa è solo supposta: l'uomo è solo sulla scena, magari in piedi su una cassa di birra. E il tipo opposto al precedente: porta la barba, abiti dimessi, ha aspetto da intellettuale che protesta contro il sistema, toccato come dallo spirito rivoluzionario, dal prurito di riforme):

-        Il colpo di cannone! A mezzogiorno?... No: io faccio l'una e un quarto... Chi mi dice che il mio orologio non va bene?  Potrebbe sbagliarsi quello dell'osservatorio... Io non sottometto il mio giudizio a quello di un altro tanto fallace quanto me... E poi io non mi sbaglio: il mio orologio va avanti e così dev'essere. In questo secolo tutto deve andare avan­ti. Chi va avanti alla fine ha ragione. Come dice un saggio:  « L'utopia di oggi, domani è un essere in carne e ossa ». Quelli che fanno solo mezzogiorno quando io faccio l'una e un quarto alla fine, passato un po' di tempo, cinque quarti d'ora, confesseranno a loro volta che è l'una e un quarto. Mi daranno ra-gione, perché l'avvenire è di noi che andiamo avanti, senza sottometterci alla schiavitù della routine, al­l'umiliazione dell'obbedienza... Viva la libertà! Tra le grandi conquiste dell'Età moderna, a fianco dei dogmi della Rivoluzione francese, per completare la libertà assoluta di coscienza e di parola, tra i diritti dell'uomo dobbiamo porre questa sacra massima come una conquista del pensiero emancipato:  « Li­bertà assoluta in materia di orologi! ».

(Grida di esultanza: « Viva l'ora libera! », « Abbasso l'ora ufficiale! », ecc.)

(Pausa di buio. Un « benpensante » commenta gli ultimi avvenimenti al caffè col giornale in mano. Anch'egli parla rivolto al pubblico come se questo fosse il suo interlocutore, ma senza enfasi declama­toria, in tono assolutamente normale. Intorno a lui potranno muoversi il cameriere e gente di passaggio. Sullo sfondo campeggia il grande orologio uffi­ciale, che segna perennemente mezzogiorno):

-        Guarda qui che roba! « L'ora libera », il nuo­vo giornale del movimento per la libertà d'orologio, sta conducendo una campagna serrata contro la re­cente riforma parlamentare. Qui parlano di ritorno all'oscurantismo, di ingerenze ecclesiastiche nella vi­ta civile. Citano il caso di Galileo, le carceri dell'In­quisizione, la frase « Eppur si muove ». Proclamano la necessità di rompere il giogo del passato e pure

quelli del presente. « Non esistono verità assolute né in religione né in politica, tantomeno in astronomia e in materia di orario, dato che in Giappone è mez­zanotte quando qui è mezzogiorno »... « Prevista per domani — non dice a che ora — una grande manife­stazione, con corteo davanti al palazzo del Presi­dente »...

(Pausa di buio. Un paio di persone reggono cartelli con sopra dipinto un orologio a tredici ore. L'uomo assetato di riforme e toccato da spirito rivoluziona­rio li guida):

Capo - Non dovevamo vederci alle nove e tre quarti?

-  A me hanno detto alle dieci.

-  A me alle dieci e mezza.

Capo - Comunque non ci fermeremo per qualche di­sguido di orario. La causa dell'ora libera deve an­dare avanti.

-  Per questo ci siamo solo noi. Perché abbiamo gli orologi avanti.

Capo - Incontreremo altri compagni per strada. Procediamo secondo quanto stabilito. Al palazzo del Presidente! Mezza nazione di orologi avanti è con noi!

-  A me non sembra, dato che siamo in quattro gatti.

-  È che gli altri hanno gli orologi meno avanti dei nostri. Ogni rivoluzione ha sempre avuto le sue avanguardie!

(Palazzo del Presidente — solo supposto. Il Presi­dente è seduto a un tavolo e sta facendo colazione, mentre legge il giornale con le notizie del mattino. Può esserci alle sue spalle una finestra e il suo se­gretario può parlargli dopo esservisi affacciato):

Segretario - Signor Presidente! Una delegazione di dimostranti chiede di parlare con lei.

Presidente - A quest'ora?

Segretario - Sono qui fuori con bandiere e cartelli. Li guida il direttore del giornale « L'ora libera ».

Presidente - Sono gli orologi anarchici. Strano che siano riusciti a mettersi d'accordo sull'ora della manifestazione!

Segretario - Sono arrivati alla spicciolata. Stamat­tina presto c'erano solo poche persone, ma adesso sono una piccola folla.

Presidente - Che cosa vogliono quei fanatici?

Segretario - Chiedono « garanzie » a nome di mezza nazione di orologi che vanno avanti.

Presidente - Sciocchezze! Il progresso sta nell'ordi­ne e nella precisione. Che cosa sperano di ottenere col caos degli orari? Guarda qui « L'ora libera » di stamani: che c'entrano Galileo e padre Sec­chi?

Segretario - Pensa di riceverli?

Presidente -  No, non voglio ascoltarli. Ne ho ab­bastanza delle loro stramberie. Anzi, scrivi subito un memorandum. « Incaricare persona della mas­sima fiducia di stendere i piani per la fondazione e la realizzazione in tempi brevi di un nuovo gior­nale. Titolo: L'ora esatta. Obiettivi: rinsaldare la fiducia del popolo nei confronti della corretta mi­surazione del tempo e dimostrare le verità del­l'astronomia ». Aspetta; non ho finito. Scrivi an­cora: « È consentito l'ingresso all'osservatorio e alla torre dell'orologio solo a uomini disciplinati, convinti della necessità dell'ora esatta. Disporre perché sia esercitata la più stretta sorveglianza ». Esegui immediatamente.

Segretario - Sarà fatto, signor Presidente.

*    *    *

(L'uomo toccato da spirito rivoluzionano entra im­provvisamente nella stanza — si fa per dire):

Capo -          Signor Presidente! A nome dell'Associazione « L'ora libera », che rappresenta mezza nazione di orologi avanti, chiedo libero accesso al Parlamento per proporre una legge fondamentale che soppri­ma gli orologi pubblici, l'ora ufficiale e la creden­za in un solo sole e in un solo meridiano!

Presidente - Caro amico, le risponderò con un'an­tica e saggia massima: « Non si fanno concili cattolici con cardinali protestanti ». Intende?

Capo -          Signor Presidente! Debbo avvisarla che se le nostre richieste non saranno tenute nella debi­ta considerazione ricorreremo ad ogni mezzo per farci sentire, non esclusa la rivolta armata. Que­sto rifiuto potrebbe costarle caro. Ci pensi bene! Non metta orologi contro orologi!

(Pausa di buio. Riunione clandestina degli « orologi anarchici »):

Capo - Amici, compagni, fratelli d'orologio. Soste­nitori dell'ora libera. Il governo ha rifiutato con cieca ostinazione di accogliere le nostre richieste e di liberalizzare l'ora. Non resta che il ricorso alle armi. Combatteremo fino all'ultimo ingranaggio. La tirannia dell'ora ufficiale non l'avrà vinta tanto facilmente. Saboteremo gli orologi pubblici. Formeremo code agli sportelli per ritardare il la­voro d'ufficio. Provocheremo fermate straordina­rie e improvvise dei mezzi di trasporto. Non han­no voluto concederci la libertà d'orario, ora avranno il caos! Ci rifugeremo in montagna, e ci organizzeremo in bande. Appuntamento qui do­mattina all'alba!

-  All'alba?

-  Così presto?

-  Ma scherziamo?

-  Io non mi alzo mai a quell'ora!

-  Facciamo alle otto.

-  No, alle nove.

-  Sette e mezza!

-  Sette e quarantacinque, così saremo pronti per partire alle otto.

-  Dobbiamo comprare provviste, equipaggiamen­to: ci vuole tempo!

-  Il treno parte alle sei!

-  Non vorrete che andiamo alla macchia con un treno del governo? E poi ci noterebbero  subito.

-  Se non stabilite degli orari più umani, io non vengo in montagna.

-  La polizia!

(Al grido fa seguito un suono lacerante di fischietto e subito si scatena il panico generale. I presenti cercano di fuggire disordinatamente, ma si trovano circondati da ogni lato da poliziotti armati. Pausa di buio. Di nuovo al caffè. Il solito « benpensante » commenta le ultime notizie):

— Hanno arrestato tutti i capi del movimento « L'ora libera ». Li hanno presi perché la riunione è cominciata con due ore di ritardo e ne è durata tre più del previsto. Quando la polizia ha fatto ir­ruzione, stavano ancora discutendo l'ora della par­tenza per andare a rifugiarsi in montagna. Il gover­no ha buoni orologi! Il capo spirituale della rivolta è stato espulso dal Paese. Dicono che in carcere sia stato sottoposto ad atroci torture: gli davano la sveglia e i pasti ad ore fisse. Quando è partito sem­brava un fantasma. Era ormai allo stremo delle forze.

*    *    *

(Passa uno strillone sulla pubblica via. Ultime no­tizie e commenti di passanti):

Strillone - L'ora ufficiale! Ultime notizie! Morto il capo dell'associazione sovversiva « L'ora libera »!

-        Guarda qui. È morto di crepacuore in Svizzera. Aveva sofferto già moltissimo al vedere che in tutte le nazioni esistono osservatori e orologi e ordini di governo tradizionali.

-        Ma perché andare proprio in Svizzera? Signifi­ca firmare da sé la propria condanna. È andato a cercarsela!

-        Era di passaggio. In Italia aveva avuto un mi­glioramento, si era quasi ristabilito. Poi, la rica­duta fatale. Senti cosa dice un portavoce del go­verno:  « Grazie all'ora ufficiale oggi si osserva un ordine completo nel meccanismo del nostro Pae­se. Esistono modeste minoranze che ancora pro­testano  contro  l'osservatorio, ma tutto  si  fa a tempo debito e il popolo acquista senso del rit­mo ».   Modeste  minoranze...   Spudorati!   Possono ringraziare il cielo che non si riesce mai a metter­si d'accordo sull'ora delle riunioni e degli sciope­ri! Ma alle prossime elezioni ci sentiranno!

(Pausa di buio. La stessa scena):

Strillone - Edizione straordinaria! Tutto sul nuovo Presidente della Repubblica! L'ora ufficiale! Edi­zione straordinaria!

-        Che ti sembra di questo nuovo Presidente?

-        Dicono che sia un magnanimo. Pare non s'inten­da di astronomia e di meccanica. Si preoccupa di più dell'armonia dei cittadini che delle questioni di orario. È un uomo di buon senso, accomodante.

-        Forse è giunto il nostro momento. Potremo far­ci sentire. Almeno ascolterà le nostre richieste!

-        Senti  che  scrive « L'ora libera »:   « Un raggio di luce all'orizzonte.  È giunta con notevole ri­tardo, dopo anni di silenzio e di umiliazioni, l'ora della rivincita. Salutiamo l'inizio di un periodo di tolleranza e di progresso civile. Basta con la schiavitù dell'ora ufficiale! ».

(In Parlamento. Discorso di un rappresentante del­l'Ora libera):

-        Signor Presidente, egregi signori, cari amici. Sono vent'anni che ci viene imposta l'ora, l'ora fata­le per cui dobbiamo mettere avanti o indietro i no­stri orologi, e tutto questo solo perché c'è un orolo­gio pubblico che parteggia esclusivamente per l'ora esatta. Con questo sistema dell'ora esatta a volte troviamo la cassa chiusa nelle banche senza che gli impiegati vogliano sentir ragione e accettare assegni passata una certa ora. E dobbiamo affannarci a correre per prendere i treni, le navi, le corriere, che partono immancabilmente a certe ore, solo per com­piacere i seguaci dell'ora esatta, i fanatici dell'ora unica e infallibile. Signori, chiediamo compassione, imploriamo misericordia contro quel ventennale di­spotismo. Chiediamo garanzie, in nome di mezza nazione, giacché perlomeno mezza nazione va avanti o indietro. Invochiamo la logica del numero... Se gli orologi di mezza nazione non sono in punto, ci sarà qualche motivo valido per questo! Signori! Violate la Costituzione, infrangete la legge, ma fateci parte­cipare alla gestione degli affari pubblici e al maneg­gio dell'orologio nazionale!

(Solite grida di applauso. Solito commento di un compagno di partito):

-        Il Presidente ha accolto le nostre richieste. Il tuo discorso lo ha commosso. Ha convocato una gran Giunta centrale nazionale universale e ha di­chiarato che debbono esservi rappresentati tutti i cittadini. Ecco qui il decreto: « Il Presidente, ecce­tera, considerato: primo, che tutti i cittadini contri­buiscono nel Bilancio nazionale al salario dell'oro­logio ufficiale; secondo, che la torre centrale dove è esposto l'orologio ufficiale non è e non può essere proprietà di un solo partito, ma della nazione tutta; che tutti i cittadini hanno diritto di guardare l'oro­logio nazionale e per conseguenza tutti debbono in­tervenire nel modo con cui si pongono in movimento gli ingranaggi di quel complicato meccanismo, DE­CRETA. È convocato un gran Corpo centrale nazio­nale in cui siano egualmente rappresentati tutti i cittadini senza distinzione di orologi. (Con entusia­smo). La riunione avrà luogo il primo del mese en­trante (costernato) alle dodici in punto ».

-        Pazienza. Non si può avere tutto. Intanto ab­biamo ottenuto il diritto di farci sentire, di par­tecipare alle decisioni. Andremo alla riunione.

-        Ascolta il seguito:  « Pertanto sono convocate li­bere elezioni - libere elezioni! - dei rappresen­tanti dei tre partiti; quello dell'ora esatta, quello degli orologi indietro e quello dell'ora futura ». Senti come ci hanno battezzato:  partito dell'ora futura!  «Segue la lista degli eleggibili al gran Corpo centrale nazionale compilata personalmen­te dal Presidente».

*    *    *

(Al caffè):

-        Stamani si è svolta la prima riunione della Giun­ta centrale nazionale. È incredibile! Hanno dato inizio al lavori alle dodici in punto ed erano tutti presenti.

-        Per forza. A chi non arrivava in orario veniva trattenuta l'indennità parlamentare!

-        Il Presidente ha permesso che si discutesse di tutto, fuorché dell'ora ufficiale. Ha scritto un mes­saggio che diceva testualmente:  « Sono anni che perdete il vostro tempo e la vostra salute a di­scutere del sole, dell'osservatorio, del meridiano e degli orologi. Basta! Meno astronomia e più nutri­zione! ». Ha lasciato tutti senza parola. Così al­l'una e trenta in punto se ne sono andati a pran­zo e i lavori si sono conclusi. Ma c'è di più. Sicco-le le diarie e le indennità parlamentari vengono pagate alle dodici in punto, tutti i membri della Giunta, ritardatari e anticipati compresi, hanno adattato le loro idee all'orologio della Tesoreria.

-        È uno scandalo! Un attentato contro la libertà d'orario!

-        Sentite cosa scrive « L'ora libera »:  « Ora sì so­no rispettati i diritti di ognuno. È finito il tempo dell'oscurantismo. Siamo nell'Ora bianca! Ora c'è una patria amata; ora ci sono un orologio grande e un'ora per tutti ». « Queste sì sono garanzie »

-        hanno dichiarato gli esponenti di « Ora libera » uscendo dalla Tesoreria ».

-        Sporchi traditori! Venduti!

-        Hanno già chiesto la presidenza a vita! Alcuni hanno rotto pubblicamente i loro vecchi orologi che andavano avanti o indietro. Partecipano con puntualità a tutte le feste e i ricevimenti di palaz­zo!  Senti, senti qui:   vorrebbero perfino che si adottasse l'ora di Roma!

-        Temo che per noi non ci sia più niente da fare. Ci ha messi  tutti nel  sacco,,  quel farabutto  in guanti bianchi. I suoi « diritti » e le sue « garan­zie »  suonano in tasca e mettono a tacere qua­lunque opposizione e qualunque dubbio!

-        Sentite l'ultima:   «-Decreto del Presidente della Repubblica.  Si  stabilisce la nomina,  anziché  di uno, di tre grandi orologiai, che saranno i capi dei tre partiti costituzionali. Viene loro assegnato un appannaggio annuo di diciassette milioni di carati. Si stabilisce altresì la nomina di tre ispet­tori, trenta viceispettori, trecento controispettori, tremila cooperatori e tremila spettatori, tutti ade­guatamente retribuiti e scelti in proporzioni ugua­li fra i rappresentanti dei tre partiti ».

-        Siamo fregati!  Adesso tutti avranno parte nel maneggio dell'orologio pubblico e nessuno vorrà più attaccare l'ora ufficiale.

-        Non perdiamo la calma.  C'è  ancora chi vuol mettere avanti o indietro il proprio orologio, solo che lo fa di nascosto, e teme di farsi notare.

-        Sembra che alcuni di Ora libera abbiano spinto uno di Ora esatta per farlo cadere dall'osservato­rio. Quelli di Ora libera non si accontentano della terza parte:  vogliono tutto e non si calmeranno finché non l'avranno ottenuto.

-        Il Presidente vigila costantemente l'orologio. Si dice che dia personalmente l'ora e che controlli ogni giorno la lista degli orologiai, ispettori, vi­ceispettori e spettatori. Chi non è contento delle sue « garanzie » e cerca di sabotare l'orologio è punito con la prigione o l'esilio.

-        Si mormora che  il vicepresidente  sia passato dalla parte di Ora libera!

-        Come? Lui, che ai tempi della guerra civile ora­ria ha dato il proprio sangue in difesa dell'ora esatta?

-        Pare proprio di sì. Nessuno è incorruttibile. Il Presidente lo ha saputo ed è ricorso alla formula « meno astronomia e più nutrizione ». Il vicepre­sidente ha riflettuto e ha venduto il suo posto per un piatto di lenticchie. Sfido! gli hanno dato un piatto da trenta milioni di carati! Ha dichiarato per iscritto che rinuncia a tutti i suoi diritti per­ché riconosce di essere un vero pericolo per la Repubblica. Ha promesso anche di non cospirare per alcuna somma di denaro...

-        E si è ritirato a divorare le sue lenticchie!

-        Il che non gli impedisce di partecipare a qual­che piccolo tentativo di sabotaggio due o tre vol­te all'anno.

-        Quelli dell'Ora futura chiedono ogni giorno di più. Più retribuzione, più ispettori, più spettatori pagati... Bisogna lavorare sempre di più, perché le tasse, i tributi e i dazi aumentano sempre.

-        Si capisce, per aumentare le « garanzie ».

-        Il sistema delle garanzie mensili non basta più.

Adesso si fa ricorso ai contratti: contratti per aggiustare l'orologio, per fornire ingranaggi, assi, molle e campane di scorta a migliaia, a tonnellate.

-        Sentite che scrive « L'ora libera »:   « Adesso sì che c'è un orologio grande, un orologio per tutti, con un quadrante nuovo che mostra le ore e la saggezza del presidente, eccetera ». Ruffiani!

-        Il Presidente continua a dichiarare che l'ora esat­ta ha dato tranquillità, sicurezza e prosperità alla nazione.   Quale   tranquillità   e   quale   sicurezza? Quelli di « Ora libera » minacciano di fare a pezzi l'orologio, se non si concede loro il monopolio dei diritti. Hanno già ottenuto il monopolio dei ricambi, quello delle riparazioni e il monopolio dei monopoli. Sono insaziabili. Non è rimasto più niente da conceder loro.

-        Sentite cosa scrive « L'Ora esatta »:  « Di fronte alle  continue  e  incessanti  richieste  del  partito « Ora libera » il presidente, vista l'impossibilità di soddisfarle, ha preferito andarsene in un al­tro Paese piuttosto che all'altro mondo. Pertanto ha rassegnato le dimissioni dall'incarico, rimet­tendolo nelle mani sagge e pulite del vicepresi­dente ». Ecco le parole della sua ultima dichia­razione non ufficiale:   « Ho capito troppo tardi che è una cattiva tattica quella di consegnare le chiavi al nemico e che è politicamente vero il detto: chi dà pane a un cane altrui perde il pane e perde il cane.

I conti riescono male quando si vogliono somma­re quantità eterogenee... ».

-        E ora i vecchi servi del regime preparano la reazione al regime.

-        Il vicepresidente, in virtù della rinuncia che ave­va fatto, viene a reclamare il suo vecchio posto. Insomma, vuole le lenticchie e la primogenitura.

-        Quello non sa niente di astronomia.

-        Ma sa leggere, almeno?

-        E chi lo sa? Non ha mai aperto un libro per far la prova.

-        Allora potrebbe essere l'uomo che fa per noi. Inviamogli subito una petizione.

(Il neopresidente legge i messaggi inviatigli).

Presidente -     « Eccellenza. Da vent'anni siamo nel­l'ora grigia. Ora albeggia l'ora bianca. Coloro che più si sono compromessi con i vecchi contratti protestano contro il sistema del meno astronomia e più nutrizione! Hanno messo su facce da astro­loghi a digiuno, come se fossero preoccupati solo per l'assoluta libertà di orario del cittadino ». L'Ora libera.

E senti qui quelli dell'Ora futura: « Eccellenza: sopprima il vecchio monopolio dell'ora ufficiale. Abolisca il sole, che monopolizza il giorno e che rappresenta un ricordo della dittatura. Il sole pre­tende di imporci ancora le ore fisse. Abbasso il sole! ».

Coro di voci - Abbasso il sole!

(Si fa avanti un postulante)

Postulante -     Eccellenza: ci lasci attaccare sulla stampa tutte le credenze in un solo sole.

Presidente -     Io credo nel sole. Ma attaccatelo pure. Proponete la legge e io la firmo e osserverò la legge che contraddica tutte le leggi astronomiche.

Coro di voci - Attacchiamo le eresie di Newton, Keplero e padre Secchi. Libertà astronomica!

Postulante - Eccellenza: decreti a nome del popolo che l'orologio ufficiale abbia ventiquattr'ore inve­ce di dodici.

Presidente -     Decretato. Niente di più giusto. Così ci sono più ore e ognuno sceglie quella che vuole.

Postulante -     Eccellenza: decreti che venga sempli­ficato il meccanismo dell'orologio pubblico.

Presidente -     Decretato. Che chiunque vuole si porti via i meccanismi di troppo.

Postulante -     Cittadino presidente: abbiamo gli oro­logi fermi dal 1863. Non li carichiamo da allora. Decreti che l'ora di allora sia la stessa di adesso.

Presidente -     Decretato.

Postulante -     Eccellentissimo cittadino: tra noi ci sono cittadini che usano orologi a sabbia. Altri usano orologi a sole, altri orologi ad acqua. Con­vochi una gran Corporazione centrale nazionale per adottare una costituzione uguale per tutti. Così ci sarà pace.

(Al caffè).

*     *      *

-        Guarda qui. È uscito l'ultimo decreto di quel pazzo megalomane.

Senti un po' cosa dice:   « Considerato: primo, che da ormai cento anni i cittadini hanno orologi a sole, ad acqua, a sabbia e a molla; secondo, che è necessario cercare una soluzione che tenga presente l'opinione pubblica sommando tutte le opinioni differenti e fabbricando un oro­logio misto che segni allo stesso tempo tutte le ore di tutti i singoli orologi, per diverse che siano,

decreta:

Articolo unico. Invece dei congressi soppressi dal­la vecchia e odiata dittatura ci sarà come prima una gran Giunta centrale nazionale che farà co­struire un orologio pubblico a molla, acqua, sole e sabbia, che batta mezzogiorno a ogni ora del giorno e che indichi il meridiano a ogni ora della notte ». E senti il commento: « Ora sì c'è un oro­logio grande, un orologio per tutti ». Senti ancora: « Su richiesta dei cittadini il vecchio orologio sarà consegnato nelle mani del popolo, perché ne fac­cia giustizia ».

(Esecuzione dell'orologio. Una piccola folla prende d'assalto con scale il grande orologio pubblico. Ognuno vuole metterlo in punto col proprio orolo­gio da taschino e tutti muovono le lancette a capric­cio o secondo la voce del popolo).

-  Mettetelo avanti!

-  È già avanti.

-  No! Indietro.

-  Bene!

-  Sono le dodici!

-  No, le due e mezza. Avanti!

-  Le dieci...

-  Le cinque...

-  Le tre!

-  Avanti!

-  Indietro!

-  È giorno!

-  È notte!

-  Viva la mia ora!

-  A morte!

-  Viva!

(L'orologio viene fatto a pezzi dalla folla inferocita. Si sentono colpi di pistola e persone infuriate attra­versano come pazzi la scena. Morti e feriti attorno alle rovine del vecchio orologio. In distanza si ode il rumore di tremendi scontri fra treni. Nel caos ge­nerale il presidente, per niente turbato, pronuncia il suo messaggio finale).

Presidente - Cittadini! Terminando ormai l'anno improrogabile per cui fui nominato, dò una pro­va di abnegazione ritirandomi. Io che sapevo solo arare per terra ho imparato ad arare nel mare. Durante l'anno del mio governo si sono celebrati trecentosettantacinque meetings, non si è pagato il salario di alcun orologiaio, si sono chiuse tutte le scuole di astronomia e la situazione dei miei concittadini è deplorevole. Nelle presenti circo­stanze questo grave male si è fatto sentire in pro­porzioni mai raggiunte prima. Si sono guastati tutti gli orologi; si sono fatti deragliare tutti i tre­ni. Se ne restasse qualcuno da far deragliare, no­minate un mio parente come mio successore nel­l'esercito del malgoverno supremo. Viva l'autenti­ca Repubblica! ».