L’orologio di Yoganda

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Atto primo

L’OROLOGIO DI YOGANDA

Commedia in tre atti di

Vittorio Capuzzo

Personaggi:

EMILIO COLABASSI (funzionario del Banco Alpino, sulla quarantina)

ROSALBA (moglie di Emilio)

EUNICE (madre di Emilio, affetta da demenza senile)

GIULIO (figlio)

VALENTINA (figlia)

GIANLUCA MARIA (fidanzato di Valentina)

LEONIDA BIANCHETTA (direttore generale del Banco Alpino)

LA SIGNORA MERCEDES (moglie di Bianchetta)

IMMACOLATA (cameriera)

YOGANDA (guru indiano, maestro di ascetica di Rosalba)

La vicenda si svolge in una cittadina del Nordest negli anni settanta.

Appartamento del rag. Colabassi: zona pranzo/soggiorno divisa da un muricciolo con sopra alcune piante verdi. A destra salottino con un divano, un mobiletto con libri e un giradischi, un tavolino e alcune sedie; a sinistra angolo cottura con grande frigorifero, credenza, uno sgabello e un tavolo appoggiato al muricciolo.

Atto primo

(Rosalba sta facendo colazione; sulla tavola ci sono delle tazze, il bricco del latte, la caffettiera ed una serie di scatole di prodotti dietetici. Ad un tratto si alza e fruga innervosita nella credenza)

Rosalba: Che mi prenda un colpo! Vuoi vedere che non ce n’è più?! Eppure ne ho sempre una scatola di scorta … Forse l’hanno spostata. No, no. E’ proprio finita. (ad alta voce) Immacolata!! Immacolata!!

Immacolata: (entrando) Eccomi, signora.

Rosalba: Dov’è la crusca?

Immacolata: Nella credenza, signora. Al solito posto.

Rosalba: No!! Nella credenza non c’è!

Immacolata: E allora vuol dire che sarà finita.

Rosalba: Finita?! E lo dici così tranquillamente? La crusca non può finire! Se vedi che scarseggia, devi comprarla subito.

Immacolata: Veramente io quella roba non la mangio e quindi non posso sapere se sta scarseggiando. E poi, signora, è lei che fa la lista della spesa. E l’ultima volta che l’ho fatta, non c’era la crusca nella lista.

Rosalba: Non importa! Da oggi ti autorizzo a mettere il naso nella credenza e verificare che ci sia almeno una scatola di crusca di scorta e di acquistarla quando manca. Lista o non lista! Hai capito?

Immacolata: Va bene, signora, come vuole.

Rosalba: Adesso vai pure. E … mi raccomando! La crusca! Sempre!!

(esce Immacolata mentre entra Valentina)

Valentina: Buon giorno, mamma. Ci sono problemi?

Rosalba: Non me ne parlare! Oggi la giornata è cominciata proprio male.

Valentina: Cos’è successo di tanto grave?

Rosalba: Cos’è successo? (va verso la credenza) Guarda qua! La vedi, tu?

Valentina: Vedo cosa?

Rosalba: La crusca! Questa è il posto della crusca. La vedi tu la crusca?

Valentina: No, non la vedo. E allora?

Rosalba: E allora!? Vuoi che te lo dica? La crusca, è finita!

Valentina: Va bene, ma non facciamo tragedie. Di’ a Immacolata di comprarla.

Rosalba: Sì! E oggi? Come faccio oggi senza crusca?

Valentina: Per una volta …

Rosalba: No! Ormai il mio organismo è abituato alla dose giornaliera di crusca. Se questo equilibrio viene rotto, si altera tutto il metabolismo.

Valentina: Ma no … ! (si siede ed inizia a fare colazione)

Rosalba: E invece sì! E con il metabolismo alterato le mie funzioni, per così dire, corporali, subiscono uno sfasamento temporale che mi crea seri problemi.

Valentina: In che senso?

Rosalba: Il mio quotidiano appuntamento con la tazza avviene sempre alle otto e venti, quando sono a casa mia, tranquilla e preparata all’evento. Ora, poni che il cosiddetto evento accada, che ne so, alle dieci, quando sono dalla parrucchiera. Ti figuri? Io che mi dimeno sulla sedia con gli occhi sbarrati, in preda a stimoli irrefrenabili. Con il terrore che avvenga qualche sgradevole emissione gassosa, o peggio!

Valentina: Ma dai! Non dirmi che non riesci a trattenerti per qualche minuto …

Rosalba: Purtroppo, no! Dopo la tragedia del viadotto …

Valentina: Quale tragedia?

Rosalba: Di questa cosa non ve n’ho mai parlato. E’ stato in viaggio di nozze. Sull’autostrada tra Bologna e Firenze. Avevamo previsto di arrivare per tempo a Firenze, ma un incidente in autostrada ci costrinse a fermarci per più di un’ora in colonna. E proprio su di un lunghissimo viadotto, dove non c’era via di scampo, è successa la tragedia!

Valentina: Non dirmi … che …

Rosalba: Proprio così. Non me ne parlare. Quel ricordo mi terrorizza! Era di Marzo e faceva ancora freddo. Ma per i giorni seguenti viaggiammo sempre con i finestrini aperti. E nonostante irrorassimo di acqua di colonia la tappezzeria dell’auto, fummo costretti dopo un mese a cambiarla. Non ne parliamo più. Hai capito, adesso, perché ho bisogno della crusca?

Valentina: Dirò ad Immacolata di comperarla.

Rosalba: Gliel’ho già detto io. Invece, prima che lei esca a fare la spesa, bisogna aggiungere alla lista i fermenti lattici e le bistecche di soia.

Valentina: Sarà, ma non sono poi tanto convinta che quelle suole di scarpa facciano bene alla salute…

Rosalba: Vuoi scherzare? Sono un toccasana per mantenere il corpo in efficienza. E sono un grande aiuto per un corretto equilibrio psico-fisico. La positività emanata …

Valentina: Grazie, so già tutto. Mi hai già spiegato più di una volta le tue teorie sull’alimentazione, che in parte posso anche condividere. Le suole di scarpa, quelle, però…

Rosalba: Sì, sì, criticate pure… ma se in questa famiglia seguissimo tutti i consigli del maestro Yoganda, non avemmo più bisogno né di dottori, né di medicine!

Valentina: Il maestro Yoganda è più furbo che santo.

Rosalba: E’ un benefattore, invece, che vuole portare qui in occidente la filosofia dei saggi del suo paese.

Valentina: Però si fa pagare!

Rosalba: Chiede solo offerte libere. Un’elemosina, praticamente.

Valentina: E la macchina che ha?

Rosalba: Il regalo di una sua discepola. (si spalma del burro su di una fetta di pane) Anche il burro di arachidi è quasi finito. … Ah! L’alimentazione! Questa sconosciuta! Guarda tuo fratello come si è ridotto a forza di mangiare patatine fritte e hamburger… Hai visto che occhiaie ha?

Valentina: Non credo proprio che siano le patatine a fargli venire le occhiaie. Le conosco, io, quelle patatine, con la minigonna e quell’aria navigata …! Per forza ha le occhiaie!

Rosalba: In ogni caso si alimenta in modo disordinato. Influisce anche sul rendimento a scuola: siamo già in estate e non ha ancora dato un esame.

Valentina: Secondo me, quel fatto della politica … l’impegno col movimento studentesco … sta perdendo troppo tempo inutilmente. Il mio Gianluca è già al quarto anno e non ha ancora perso un esame! E non si scherza alla Bocconi …

(entra Emilio)

Emilio: Buona giornata, ragazze. Avete avanzato dei “bocconi” anche per me? (si versa del latte in un bicchiere) Se stavate parlando del caro Gianluca Maria, non credo che quel ragazzo abbia avuto la vita tanto difficile all’università, con metà dei professori amici di papà. Figuratevi un industriale di quel calibro che influenza può avere sul corpo docente. Eh! Quando si nasce figli di papà …

Valentina: Guarda che Gianluca si è sempre impegnato e, quando non è all’università, va sempre in azienda ad occuparsi dell’amministrazione.

Emilio: Certo, e ti manda i cioccolatini con il corriere, i fiori con l’Interflora e le frasi d’amore via fax. Il vostro matrimonio sarà una fusione per incorporazione.

Rosalba: In ogni caso quel ragazzo ci sa fare. Ha la stoffa del manager. Sono sicura che nel giro di qualche anno avrà già preso in mano l’azienda…

Emilio: L’unica cosa che riesce a prendere in mano …

Valentina: Papà … !!

Rosalba: Emilio! … Tu parli per invidia. Sei sempre stato un bancario mediocre. Avresti potuto salire molto più in alto, ma ti è mancata l’ambizione. Guarda i tuoi colleghi, hanno fatto tutti più carriera di te.

Emilio: Certo, ma la loro lingua è ormai un mozzicone, a forza di leccare …

Rosalba: Sempre scuse. Non hai carattere! Speriamo che domani, quando viene il tuo direttore generale a prendere il tè, tu riesca a proporti per un avanzamento di grado.

Emilio: Ascoltami bene, cara la mia signora! Ho invitato il mio direttore unicamente per fargli conoscere Valentina in modo da favorire la sua assunzione in banca. Per quanto riguarda me, il ruolo che ho mi va benissimo.

(entra nonna Eunice)

Eunice: Oh, ecco qua la mia famigliola. Ma dov’è Augusto?

Tutti: Augusto?

Eunice: Ma sì, tuo fratello, Giuditta!

Valentina: Giuditta?

Eunice: Ma cos’avete stamattina, mi sembrate tutti frastornati. Spero che quando vi interrogherò facciate bella figura, sempre che abbiate studiato la lezione. E, intendiamoci, voglio vedere i compiti. (verso Emilio) L’ultima volta tu non li hai fatti, caro il mio Beppino.

Emilio: Sì, Beppino, Francesco, Giovanni e… Nabuccodonosor. Mamma, hai fatto colazione.

Eunice: Certo, alle sei di questa mattina. Ho finito il minestrone avanzato da ieri. Una bontà.

Rosalba: Nonna, non dovresti mangiare quelle cose pesanti alla tua età. Perché non prendi uno yogurt alla frutta?

Eunice: L’ho preso ieri!

Rosalba: Davvero?!

Eunice: Sicuro. Ma non va molto bene. Dove l’ho spalmato mi è rimasta la pelle tutta appiccicaticcia; ho dovuto lavarlo via subito. Dovresti cambiare crema idratante.

Rosalba: Oh, signore!

Emilio: Mamma, domani viene il mio direttore generale. Mi raccomando! Ci tengo a fare bella figura.

Eunice: Non ti preoccupare, sono una signora di società, io. Alla corte di Francesco Giuseppe ero invidiata per la mia classe. Adesso vado a preparare la lezione. E, mi raccomando, i compiti!

(esce Eunice)

Rosalba: Senti, Emilio, non possiamo andare avanti così. Tua madre è una mina vagante. Prima o poi combinerà qualcosa di grosso!

Emilio: Sì, va bene, ma che cosa ci possiamo fare?

Rosalba: Esistono degli istituti apposta …

Emilio: No, guarda, al ricovero proprio no! Non merita di essere abbandonata dopo una vita dedicata alla famiglia. Non parliamone più.

Valentina: E’ vero, la nonna è così buona. Basta avere un po’ di pazienza.

Rosalba: Vedremo domani cosa succederà con il tuo direttore. (si avvia verso l’uscita) Io vado in erboristeria. Vieni con me, Valentina?

Valentina: Ma sì, dai. Dammi solo il tempo di cambiarmi:

(escono Rosalba e Valentina. Emilio mette ordine in cucina. Entra Immacolata)

Immacolata: Buongiorno, ragioniere. Le ho portato il giornale.

Emilio: Era ora! Che ore sono adesso?

Immacolata: Le nove appena suonate.

Emilio: Alle nove il giornale è già vecchio. Da sabato prossimo lo voglio per le otto, inteso?

Immacolata: Va bene, ragioniere, come vuole.

(si ferma davanti a lui, impacciata)

Emilio: Ebbene, che cosa c’è?

Immacolata: Avrei da chiederle una cosa…

Emilio: Spero non sia un aumento di stipendio! Mi sembra già molto quello che ti diamo.

Immacolata: No, non si tratta di questo. Oggi mia madre è stata ricoverata in ospedale. Niente di grave, per fortuna. Ma avrei bisogno di qualche giorno di ferie per andare ad assisterla. Se fosse possibile … alle undici c’è un treno per la Calabria…

Emilio: Ma scherziamo?! Proprio adesso che aspetto il mio direttore generale! Che figura ci faccio? No, non se ne parla neppure. E poi, avrai altri parenti là che possono assisterla…

Immacolata: Ma la mamma ha sempre voluto me vicino, in caso di bisogno. Mi faccia il favore, ragioniere.

Emilio: Ma che favore e favore. Sono passati solo due mesi da quando hai fatto le ferie: un mese intero, dico. Lasciamo perdere questo discorso, va bene? E se proprio vuoi andare, va pure! Ma poi non ripresentarti qui, è chiaro?

Immacolata: Ho capito! Qui non mi volete più! Siete senza cuore! Me ne vado, ma non ritornerò più! (esce piangendo)

Emilio: Ma guarda che roba! Incredibile! Tratti la servitù con i guanti e poi vieni ripagato così. Non c’è più religione. Ad ogni modo, meglio così. Vuol dire che le donne di questa casa si dovranno tirare su le maniche. Il fondo, al giorno d’oggi, avere una domestica è un lusso a cui si può benissimo rinunciare. … Oggi non è una giornata cominciata nel migliore dei modi. (va verso il giradischi e mette un disco di musica brasiliana) Vediamo se riesco a rilassarmi un po’.

(Entra Rosalba e, dopo aver tolto dal giradischi il disco di Emilio, ne mette su uno di musica etnica)

Rosalba: E’ incredibile! L’erboristeria di sabato è chiusa! E se qualcuno avesse urgente bisogno di una tisana…?

Emilio: Ci sono sempre i prati. Lì di erba ce n’è quanta vuoi. In ogni caso, sono cose che non mi interessano.

Rosalba: Già. Non ho ancora capito che cos’è che ti interessa veramente. Ma … dimmi un po’. Cos’è quella faccia? Ce l’hai con me, per caso?

Emilio: No, no, è che Immacolata …

Rosalba: Cos’ha fatto Immacolata?

Emilio: Niente. Vuole andarsene.

Rosalba: Come, vuole andarsene?!

Emilio: Voleva ancora ferie e io le ho detto di no. Allora lei … ma sì, chi se ne importa.

Rosalba: No, scusa … cos’è questa storia, spiegami meglio …

Emilio: Ma sì! Ha la mamma ammalata giù in Calabria e vuole andare da lei qualche giorno. Io mi sono opposto, forse un po’ … rudemente. Ma lei … prendersela per così poco … mi sembra esagerato …

Rosalba: Sei impazzito? Ti rendi conto della scemenza che hai fatto? Ti ricordi la fatica che abbiamo fatto per trovarla?

Emilio: E va bene! Ma non mi sembra il caso di fare tante tragedie per una sciocchezza del genere. E poi non credo che una domestica sia strettamente necessaria nella nostra casa.

Rosalba: Cosa?! Vorresti che mi occupassi io di tutto. Ti sta andando di male il cervello, caro mio! E il tempo dove lo trovo? Lunedì e mercoledì ho il corso di meditazione, giovedì e sabato il tennis, martedì e venerdì il gruppo salute e benessere: Quando faccio i lavori di casa? La domenica? Eh, no! La domenica voglio riposare!

Emilio: Scusami tanto … Mi sembra che tu stia esagerando, questa volta…

Rosalba: Non esagero proprio … “ragioniere”! E se Immacolata se ne va per davvero, la nuova domestica te la trovi tu! Altrimenti ti metti il grembiulino, ti tiri su le maniche e cominci ad imparare che cosa vuol dire mandare avanti una casa.

Emilio: Ma, io non volevo …

(entra Eunice)

Eunice: Chi è che sta bisticciando qua? Oh … ma guarda che terremoti, che diavoletti. E perché litigavate? (rivolta a Rosalba) Gli hai portato via le biglie?

Rosalba: No, le biglie le ha ancora tutte … qui, nella testa!

Eunice: (rivolta ad Emilio) E tu? Le hai rotto qualche giocattolo?

Rosalba: Certo che ha rotto! So io cosa…

Emilio: Senti, mamma, lascia stare adesso.

Eunice: Eh, no! Eravamo intesi che dovevate fare i compiti. Tu li hai fatti?

Emilio: Ma, veramente …

Eunice: Hai avuto qualche problema, tesoro?

Rosalba: Eh, sì! Problemi, tanti!

Eunice: Va bene, va bene. Vuol dire che ti aiuterò io. Andiamo. (lo prende sottobraccio; poi rivolta a Rosalba) E tu guarda la classe e segna sulla lavagna i buoni e i cattivi. (esce con Emilio).

Rosalba: Certo! I buoni, i cattivi e … gli imbecilli! (si siede con la testa fra le mani) Non ce la faccio più! Sento che mi sta per venire una crisi di nervi.

(entra Immacolata)

Immacolata: Signora, c’è di là il dottor Yoganda. Lo faccio accomodare?

Rosalba: (alzandosi) Ma certo, fallo entrare, presto.

(Immacolata va ad aprire la porta facendo entrare Yoganda e poi esce)

Yoganda: Rosalba! Cara la mia Rosalba! Stella splendente del mio firmamento! Fiore profumato del mio giardino! Gallina gioiosa del mio pollaio!

Rosalba: Buongiorno, maestro. Si accomodi, prego. Le faccio portare un caffè… un tè… una camomilla…

Yoganda: No, grazie, non ti disturbare. Ho appena fatto colazione. Ma, tu, piuttosto … ti vedo adombrata. C’è qualcosa che non va? Quale nube oscura la luce del tuo volto?

Rosalba: Oh, niente di grave, per fortuna. Solo una discussione un po’ accesa con mio marito. Ultimamente non andiamo troppo d’accordo.

Yoganda: Questo  non va bene. L’armonia che è dentro di noi deve espandersi nel cosmo e toccare tutti quelli che ci sono vicini.

Rosalba: Mio marito è già stato toccato, purtroppo, ma non dall’armonia. Ho paura che cominci a dare segni di demenza senile: una malattia ereditaria, non so se mi spiego.

Yoganda: Capisco … Forse è stressato dal lavoro …

Rosalba: Niente affatto. Il lavoro da qualche tempo lo interessa poco o niente. Al contrario. E’ rilassato, troppo forse. Vive in un suo mondo personale … fantastico. Si interessa poco della famiglia e quando lo fa, combina dei pasticci spaventosi. Si figuri che stamattina ha costretto la cameriera a licenziarsi. Non so più cosa pensare. Mi dica lei, maestro, c’è qualche rimedio? Perché non gli parla? Chissà, forse un suggerimento … una parola giusta …

Yoganda: Se è solo per questo, proverò a parlargli. Se si confida con me, forse posso fare qualcosa per lui. Ma tu, ascolta quello che ti dico. Per un po’ di tempo stacca i tuoi pensieri da lui. Spostali sugli altri componenti della famiglia.

Rosalba: Fosse facile! Mia suocera, come lei ben sa, è fuori di testa. Meno la vedo, meglio è. Giulio non mi dà altro che pensieri: ha una vita disordinata, studia poco ed è sempre fuori casa, anche la notte qualche volta. Non mi resta che Valentina. Ma cosa vuole, per quanto sia una brava ragazza, parliamo poco assieme: non abbiamo interessi in comune. Ah, maestro, davanti a lei c’è una donna sola!

Yoganda: “Nessuno è solo quando la pace lo accompagna” diceva il mio grande maestro Barandavana. Cerca prima la pace nel tuo cuore con la meditazione e i digiuni: il resto verrà al momento opportuno.

Rosalba: Io medito e digiuno, maestro, ma provi a fare qualcosa per mio marito, la prego.

Yoganda: Ti ho già detto di sì. Ma … aspetta, forse sta arrivando …(indica con un cenno la porta ed in quel momento entra Emilio) Buongiorno, Emilio. Possa scorrere il denaro nella tua banca come le acque del Gange ai piedi dell’Himalaya.

Emilio: Se i soldi piovessero sul Banco Alpino come la pioggia sulle dune del Sahara, la cosa non mi farebbe né caldo né freddo. Salute a lei, Yoganda. Come stanno i suoi discepoli.

Yoganda: Crescono in numero ed in saggezza.

Emilio: Come cresce il suo conto corrente, mi pare. Non per niente è uno dei nostri migliori clienti!

Yoganda: Il denaro dello stolto addolora, il denaro del saggio dà gioia.

Emilio: Scherzavo, naturalmente, dottore.

Yoganda: Non mi chiami dottore, altrimenti la chiamo ragioniere. (ridono)

Rosalba: Oh, Signore, sono già le dieci, (fa un cenno di intesa a Yoganda) devo fare un salto dalla signora di fronte. Ci vediamo tra qualche minuto. (esce)

Emilio: Dovranno discutere su qualche nuova cura dimagrante …

Yoganda: Certo, certo … Permetti, Emilio, posso farti una domanda personale … se mi consenti…

Emilio: Dica pure. Non c’è problema.

Yoganda: Sai, da vecchio psicologo … ho l’impressione che i rapporti fra te e Rosalba in questo momento siano … diciamo … un po’ tesi. Mi sbaglio, oppure c’è veramente qualcosa che non va?

Emilio: Ha colto nel segno, purtroppo. Ultimamente non fa che criticare il mio comportamento. Non dico che qualche volta possa aver ragione … Anche oggi, per esempio …

Yoganda: Perché? Cos’è successo oggi?

Emilio: Ah! Ho paura di aver combinato un grosso pasticcio. Probabilmente non ero in giornata e ho strapazzato Immacolata. Questa si è messa a piangere e ha deciso di licenziarsi.

Yoganda: Mmm… Questa non è cosa buona. E poi, andarsela a prendere con l’unica persona in questa casa che nutra nei tuoi confronti una certa stima … se non qualcosa di più …

Emilio: No, la prego, non cominciamo a fantasticare su cose che non esistono!

Yoganda: Lascia che te lo dica io, che leggo nel profondo degli animi. Immacolata ha una venerazione per te; parlano i sui occhi quando ti guarda. In modo innocente, s’intende.

Emilio: Beh, anche se fosse, io non mi sono mai permesso …

Yoganda: Nessuno dice questo.

Emilio: E non intendo neppure imbarcarmi in esperienze del genere, né con Immacolata, né con chiunque altra. In più di vent’anni di matrimonio la mia condotta è sempre stata irreprensibile. Anche se ho avuto qualche occasione!

Ma queste cose, si sa come vanno poi! Il pizzicore dell’avventura lascia presto il posto alla noia e ai problemi. No, maestro, io di problemi non ne voglio; ci tengo troppo alla mia tranquillità.

Yoganda: Quello che mi dici ti fa senz’altro onore. Sta di fatto, però, che oggi il tuo comportamento non è stato irreprensibile.

Emilio: Questo è vero. E le assicuro che se potessi tornare indietro, agirei in modo diverso.

Yoganda: Scusami, puoi ripetermi quello che hai appena detto?

Emilio: Certo. Volevo dire che se ci fosse la possibilità di tornare indietro nel tempo, mi comporterei diversamente.

Yoganda: (guarda pensoso Emilio) Ascolta, Emilio, ho da farti vedere una cosa che potrebbe fare al caso tuo, se decidi di utilizzarla. (estrae dalla sacca che tiene appesa alla spalla un piccolo orologio da tavolo) Questo, ha tutta l’aria di un comune orologio da tavolo. E’ invece un apparecchio molto complesso, costruito da un ingegnere svizzero che ha passato gli ultimi anni della sua vita nella nostra comunità.

Emilio: Fatemi vedere.

Yoganda: Aspetta! Non ti ho ancora detto come funziona. Vedi, spostando indietro le lancette e premendo questo pulsante qui dietro, il tempo … ritorna all’ora indicata dalle lancette. Non più di dodici ore, quindi. Io non ho mai capito il segreto di questo meccanismo.

Emilio: Lei, lo ha mai provato.

Yoganda: Certo, più di una volta, ed ha sempre funzionato con una precisione… svizzera. Ora, se vuoi, lo puoi tenere per qualche tempo. Potrebbe risolverti qualche problema.

Emilio: (prende in mano l’orologio e lo esamina dubbioso) Lei è molto gentile, ma …

Yoganda: Non ti preoccupare, provalo pure tranquillamente. Se non ti serve, me lo ritorni. Non ci sono problemi.

Emilio: Io la ringrazio … certo … vedrò di provarlo. Grazie ancora.

Yoganda: Bene! Ora devo andare. Il mio giardino ha tanti fiori bisognosi delle mie cure. Arrivederci, Emilio.

Emilio: La saluto, maestro e … buona giornata. (esce Yoganda, Emilio tiene in mano l’orologio, pensoso) E se funzionasse per davvero? No, non è possibile! Eppure non ha voluto denaro, quindi non può essere un imbroglio. Forse è stato raggirato anche lui. Ad ogni modo voglio provarlo; non mi costa nulla e non credo che possa esplodere. Vediamo un po’. Ha detto di spostare questa lancetta … la metterò sulle nove di stamattina. Dov’è il pulsante … ah! Eccolo qui … bisogna premerlo, così …

(tremolio di luci e tre colpi di gong – in questi istanti Emilio rimane immobile)

Emilio: Ecco, lo dicevo, non è successo nulla. Povero Yoganda! In fondo è un povero diavolo anche lui. Questo lo metto qui (appoggia l’orologio sul mobiletto) Quando torna glielo restituisco.  (si dirige verso la cucina ed in quel mentre entra Immacolata)

Immacolata: Buongiorno, ragioniere. Le ho portato il giornale.

Emilio: Un altro?

Immacolata: Come, un altro?

Emilio: Ma sì, me lo hai portato un’ora fa.

Immacolata: Guardi che si sta sbagliando, ragioniere, è la prima volta che glielo porto.

Emilio: Ascolta, non credo di avere problemi di memoria. Ecco … l’ho messo qui! (si avvicina al mobiletto e guarda) Ma come?! Non c’è !!… (alza gli occhi e vede l’orologio) Vuoi vedere … Ma no! Scusa, Immacolata, che ore sono adesso?

Immacolata: Le nove appena suonate.

Emilio: ( tra sé) Oh, signore! Funziona per davvero! E adesso … (si ferma per qualche secondo e poi guarda Immacolata con aria indagatrice) Immacolata, non è che per caso hai qualcosa da chiedermi?

Immacolata: (abbassando lo sguardo) A lei non sfugge nulla, ragioniere. E’ vero, ho un grosso favore da chiederle. Oggi mia madre è stata ricoverata in ospedale. Niente di grave, per fortuna. Ma avrei bisogno di qualche giorno di ferie per andare ad assisterla. Se fosse possibile … alle undici c’è un treno per la Calabria…

Emilio: (irritato) Ma scherziamo ?! … (pausa, poi amichevole) Già, dicevo … Ma scherziamo?! Che problema c’è. Naturalmente! Quanti giorni ti servono?

Immacolata: Mah… penso tre o quattro…

Emilio: Via, via, facciamo una settimana, dieci giorni, quello che serve. Non ti preoccupare. E per lo stipendio, se ti sembra troppo poco … possiamo parlarne.

Immacolata: (in adorazione) Ragioniere … non so cosa dire. Lei è così buono, così …

Emilio: Vai, vai, su. Altrimenti perdi il treno.

Immacolata: Grazie, grazie ancora … (languida) ragioniere … (esce)

Emilio: Incredibile! E’ incredibile! Yoganda aveva ragione, allora! Ma chi l’avrebbe mai detto. (pausa di riflessione) Penso proprio che me ne servirò ancora appena se ne presenta l’occasione. Intanto rilassiamoci. Ci vuole un po’ di riposo dopo tutto questo trambusto (si avvicina al mobiletto, mette su un disco di musica brasiliana e poi si stende sulla poltrona)

(Entra Giulio, toglie il disco di musica brasiliana e ne mette su uno di musica rock,  va in cucina, prende dal frigo un panino e lo addenta con forza, si apre una birra e beve dalla bottiglia)

Emilio: (che ha seguito tutte le operazioni con rassegnazione) E’ indubbio che la mia povera persona non possa competere con il frigorifero in termini di interesse nei tuoi confronti, ma … santi numi … sono pur sempre tuo padre! Un saluto, un cenno … che ne so … farmi capire che hai notato la mia presenza … che non sono stato asportato dalla faccia della terra senza rendermene conto!

Giulio: Ah! … ciao, papà.

Emilio: Esci già, così presto?

Giulio: Veramente sono appena rientrato. Mangio qualcosa e poi vado a letto. Sono distrutto!

Emilio: (ironico) Mi raccomando, che lo studio non ti consumi …

Giulio: Ma va là! Lo sai che siamo in occupazione. Siamo stati in assemblea tutta notte. E abbiamo preparato anche gli striscioni per la manifestazione di domani.

Emilio: E lo studio?! Santo cielo, noi stiamo facendo dei sacrifici per farti studiare. E tu stai perdendo tempo, rincorrendo illusioni e utopie! Dovresti fare un esame di coscienza, invece, e mettere giudizio! Ma non ti vedi? Sempre fuori casa, e quando ci sei continui ad ascoltare quella musica fracassona …

Giulio: Ascolta, papà. Lasciami parlare un momento. Sullo studio non hai tutti i torti. Ma questo è un momento particolare. Ci sono troppi cambiamenti nell’aria … e troppo importanti, per non partecipare, per non essere protagonista. L’uomo ha già mosso i primi passi sulla luna. Tutti i popoli sono in fermento … è il momento di schierarsi! (pausa) Tu, ti sei schierato da qualche parte? O tutto questo ti sta passando sulla testa senza lasciare il minimo segno?

Emilio: Ah! Povero il mio illuso! Cosa credi di fare? Cosa speri di cambiare? Il mondo va come deve andare, e noi non ci possiamo fare niente.

Giulio: Tu non puoi più fare niente! ... o non vuoi, forse! Già, perché tu sei tranquillo, protetto nella tua banca come un feto nella placenta … al sicuro nella tua gabbia dorata. Ma io, io ci voglio provare. Forse perderò la battaglia, ma perlomeno potrò dire di averci provato! (pausa) E la musica … Lascia che ti dica che sei rimasto un po’ indietro. Il neolitico è già finito da un pezzo. Questo è il momento della beat generation! Aggiornati! (si avvia vero la porta) E non fate baccano che devo dormire. (esce)

Emilio: Se non avessi dubbi sulla fedeltà di mia moglie, direi che si tratta di un corno. O forse il giorno del concepimento ero in preda ai fumi dell’alcool … Mah! Chissà! La tranquillità sta diventando un bene prezioso. Soprattutto in questa casa. (si alza e mette su il solito disco di musica brasiliana)

(entra Valentina)

Valentina: Ciao, papà. (gli si avvicina e lo bacia con affetto) Come va, oggi. Bene, immagino, visto che oggi è sabato! (sostituisce il disco con uno di musica da camera)

Emilio: Certo, certo! Va a gonfie vele! Oddio … se riuscissi a trovare un cantuccio di pace … allora andrebbe senz’altro meglio. E a te? com’è andata a Milano? Ieri non ci siamo sentiti.

Valentina: Oh! E’ stato bellissimo!

Emilio: C’era una mostra, vero?

Valentina: Sicuro, l’avanguardia russa!

Emilio: Ah! … L’avanguardia russa, certo …

Valentina: Ma c’erano anche alcuni quadri di Gauguin.

Emilio: Ah, sì! Gauguin, quello che dipinge i colli lunghi.

Valentina: Ma papà! Quello è Modigliani!

Emilio: Sì, appunto … Modigliani. Mi ero un attimo confuso. Questi futuristi…

Valentina: Futuristi??? Mi sembra che tu stia facendo una grande confusione. Ma tu, ci capisci di pittura?

Emilio: Oddio, qualcosa … Michelangelo, Giotto … e chi altri? Vediamo …

Valentina: Ho capito. L’arte per te è un oggetto misterioso.

Emilio: L’arte! L’arte! … Tecnica! Ecco che cos’è! Una volta che uno ha imparato come si fa! Sarei capace anch’io. Una pennellata dopo l’altra … e il quadro è gia fatto. Una nota dopo l’altra  … e la musica c’è! Giusto?

Valentina: No, guarda, non ci siamo proprio. Non dirmi che tu saresti in grado di comporre una musica come questa!? (indica il giradischi)

Emilio: Musica, questa? Se la ascoltassero le galline, non farebbero più uova! Le mucche non darebbero più latte. Se io l’ascoltassi per più di un’ora, le mie facoltà sessuali, già compromesse purtroppo, subirebbero un ulteriore e irrimediabile declino …

Valentina: Vedo proprio che non c’è speranza, con te. Eppure sono convinta che se tu incominciassi pian piano ad avvicinarti all’arte …

Emilio: L’unica arte che mi affascina è quella culinaria. Che cos’è una natura morta a confronto di un piatto di spaghetti allo scoglio; ed una sinfonia di chicchessia paragonata ad un calice di verdicchio fresco e frizzante? Per non parlare dei Promessi Sposi: Tze! Te li lascio, in cambio di un’abbuffata dalla Wilma: cucina casalinga e vino a volontà!

Valentina: Sarà … Ma …

(entra Gianluca Maria)

Gianluca: Buongiorno, ragioniere. Valentina … cara … (la bacia castamente) Hai riposato bene?

Valentina: Beh, non proprio. Ho fatto dei sogni strani. Ma non ricordo più nulla.

Emilio: Meglio. Così tua madre non farà la fatica di interpretarli.

Gianluca: E lei, ragioniere, cosa si dice nel mondo dell’alta finanza?

Emilio: Ah! Niente di particolare.

Gianluca: Mi sembra, invece, che la borsa sia in fermento!

Emilio: Oddio … Io mi occupo di pubblicità, più che altro. La borsa… sì … va su e giù.

Gianluca: I chimici vanno forte, vero?

Emilio: Già … i chimici … Anche i telefonici, però.

Gianluca: No, mi permetta, i telefonici sono una schifezza, in questo momento.

Emilio: Beh, sa … è colpa dell’inflazione.

Gianluca: Mi scusi, ma l’inflazione non c’entra per niente coi telefonici. Piuttosto il tasso di sconto.

Emilio: Eh, sì! Il tasso di sconto … Se non l’avessero alzato …

Gianluca: Guardi, ragioniere, che il tasso di sconto è stato abbassato di mezzo punto la settimana scorsa!

Emilio: E’ vero … ha ragione. Ma oggi ho un gran mal di testa. Mi scusi, ma in questo momento preferisco non parlare di lavoro. (tra sé, verso il pubblico) Che barba! Ma guarda che cosa mi deve capitare! Qui hanno tutti qualcosa da insegnarmi. La pittura, la musica, la finanza …E’ mai possibile che io debba sempre fare la figura del deficiente? (pausa, cambia espressione) Però! Aspetta, aspetta … Forse ho trovato il sistema di render loro pan per focaccia. Ma certo … L’orologio!!! Prima, però, devo aggiornarmi su di un paio di cosette. (si avvicina al mobiletto ed inizia a tirare fuori alcuni libri e giornali) Vediamo un po’ … I maestri della pittura … Il sole 24 ore … anche questo … bene … perfetto … mi sembra che basti. (verso Valentina) Scusate, ragazzi …

Valentina: Sì, papà?

Emilio: Devo sbrigare alcune cosette; sono nel mio studio. Ci vediamo più tardi.

Gianluca: Arrivederci, ragioniere. (esce Emilio)  Brava persona, tuo padre … un po’ … per così dire … imbranato. Senza offendere, naturalmente.

Valentina: Oh, papà è tanto caro! Certo, vive in un suo mondo … un po’ staccato dalla realtà … Ma, sai …

(entra Eunice)

Eunice: Oh, chi trovo qua. I miei sposini!

Valentina: Beh, sposini, non ancora! Aspetta almeno che …

Eunice: Su, su … Ormai sono passati più di due anni da quella commovente cerimonia (si asciuga gli occhi) … Quanto ho pianto! Ma, ditemi, c’è qualche novità in arrivo? Non vorrei morire senza aver visto il mio pronipotino!

Valentina: Ma nonna, noi non abbiamo ancora …

Eunice: Non avete ancora … provato? Non ditemi che in tutto questo tempo non avete ancora assaporato le gioie del matrimonio!? (verso Gianluca) Giovanotto! Mi dica. Abbiamo messo a segno qualche colpetto o la sua artiglieria spara solo a salve

Gianluca: Artiglieria? Colpetto? Non capisco!

Eunice: (si avvicina) Via, non faccia l’ingenuo! Che cosa fa questo passerotto, eh? (indicando le parti basse) Svolazza nei boschetti o se ne sta sempre chiuso in gabbia? (gli dà una gomitata nelle costole, poi rivolta a Valentina) E tu, datti da fare, se lui nicchia!

Valentina: Nonna, ti prego …

Eunice: Ah, che diamine! Anche questo vi devo insegnare! Ho capito, comincerò dalle farfalle.

Gianluca: Cosa c’entrano le farfalle?

Eunice: Hai mai visto una scena d’amore al cinema, figliolo?

Gianluca: Sì … certo …

Eunice: Bene, ragazzi, anche le farfalle fanno così! Ad ogni modo vedo che la teoria serve a poco. Vi darò da fare degli esercizi per casa. Parliamo di sesso, naturalmente. E domani, verifica! (si avvicina a Gianluca e lo guarda fisso negli occhi) Tu, cosa dici? Preferisci che cominciamo con lo scritto, o passiamo subito … all’orale …?

Gianluca: (imbarazzato) Ma … veramente …

(entra Rosalba)

Rosalba: Ah! Ecco dov’eravate!

Valentina: Oh, mamma, per fortuna …

Eunice: (verso Rosalba) Anime sante! La mia povera sorella! Vieni qua. Fatti vedere. Sei venuta dal purgatorio, vero? Come si sta là? Fa caldo, eh?

Rosalba: Ecco … io …

Eunice: Aspetta (apre la credenza e prende una bottiglia di colore verde) Portati via questo sciroppo alla menta e fatti delle bibite. Vedrai come rinfrescano! 

Rosalba: (fa per andare verso la porta) Io devo andare, adesso … 

Eunice: (la trattiene) Fermati un attimo! Dì una parola anche tu a questi ragazzi! (in disparte) Non mi sembra abbiano una gran dimestichezza con il sesso … (rivolta ai ragazzi) sentite qua la povera Giacomina, che in fatto di uomini … non so se mi spiego …

Rosalba: Ma cosa dici … lasciamo perdere …

Eunice: Via, via! Non fare la modesta. Guarda che non mi sono dimenticata la storia del mio vecchio fidanzato, il tenente dei carabinieri, con quel pennacchio bello dritto sul cappello. Già, il mio fidanzato! E una mattina che io non c’ero, tu approfittasti della mia assenza per circuirlo e strapazzarlo a dovere. E quando tornai … Ah, povero pennacchio a penzoloni … !

Valentina: Senti nonna, adesso basta!

Eunice: Ecco, voi volete chiudermi la bocca, vero? Sempre così, quando metto il dito sulla piaga. Non si può parlare in questa casa! Non si vuole guardare in faccia la realtà. Ci si crede perfetti; ognuno di voi barricato dentro il suo castello e il resto del mondo fuori. Ma io, sono l’acqua pulita, che sgorga dalla sorgente, che scroscia dal cielo, che lava, pulisce, inonda e trabocca. Io sono la voce squillante della vostra coscienza silente. Tremate, creature! Eunice non vi darà scampo! Addio! (esce)

Atto secondo

Emilio: (entra fischiettando con i libri e i giornali e li ripone nel mobiletto; controlla l’orologio da polso) Vediamo un po’ … erano pressappoco le dieci… (prende l’orologio di Yoganda e sistema le lancette) Chissà se funziona anche questa volta … (preme il pulsante: tremolio di luci e tre colpi di gong) E adesso prepariamo la scena. (mette su un disco di musica rock e poi va in cucina; prende dal frigo un panino e una birra che apre e comincia a bere dalla bottiglia) Però, mica male questa birra!

(entra Giulio)

Giulio: Ciao papà … Cosa stai facendo?

Emilio: Oh, uno stuzzichino. Avevo un buco nello stomaco. Apri il frigo: è rimasto un altro tramezzino e della birra.

Giulio: (un po’ perplesso apre il frigo e si serve) C’è Valentina qui?

Emilio: No, perché?

Giulio: E il disco, chi è che l’ha messo su?

Emilio: Io! Non ti piacciono i Led Zeppelin?

Giulio: Anzi! Sono i miei preferiti.

Emilio: Certo, e un rock un po’ duro, ma esprime perfettamente … la rabbia … il dissenso … Non puoi negare che ormai sarebbe ora di cambiare le cose, in questo mondo ipocrita.

Giulio: Ma sicuro! E io mi sto anche impegnando con i miei compagni di università.

Emilio: Lo so, lo so. Sì, d’accordo, forse trascurerai lo studio, ma in un momento come questo credo che ne valga la pena. Penso che stiamo vivendo un momento storico difficilmente ripetibile. Non più di un anno fa l’uomo ha messo piede sulla luna …

Giulio: Ma papà, ti senti bene? Non ti ho mai sentito parlare così.

Emilio: Forse perché abbiamo parlato poco, finora. In ogni caso, non è mai troppo tardi per cominciare.

Giulio: Per me va benissimo. Quasi nessuno dei miei amici parla con i genitori. (beve un sorso di birra) Ad ogni modo vedrò di studiare di più. Spero di dare un esame per settembre.

Emilio: Vedi tu.

Giulio: Ora, però, vado a dormire. Sono distrutto!

Emilio: Bene, bene. Ci vediamo, allora.

(esce Giulio)

Emilio: Però, questo ragazzo … Ha del carattere! Eh, buon sangue non mente! E’ tutto suo padre! (guarda l’orologio) Oh! Devo sbrigarmi. (sostituisce il disco con uno di musica classica e poi si siede sulla poltrona. Dopo un po’ entra Valentina, ascolta sorpresa la musica e vede suo padre nella poltrona)

Valentina: Ciao, papà. Cosa stai facendo?

Emilio: Oh, niente. Avevo voglia di rilassarmi un po’, e così ho pensato di ascoltare della buona musica.

Valentina: Ma questo è Behetoven!

Emilio: Certo! E’ il concerto numero uno per pianoforte ed orchestra. E’ Richter che suona. Divino!

Valentina: Non sapevo che ti piacesse questo tipo di musica.

Emilio: La musica è tutta bella, quando chi suona è un artista. Cosa vuoi … rock, jazz, classica … La musica è come uno stato dell’anima: oggi allegro, domani triste; ora impegnato, ora leggero… Ma, dimmi, com’è andata ieri a Milano. Sei andata a vedere una mostra, mi pare.

Valentina: Oh, Sì! Gli impressionisti russi … Guarda, una cosa veramente interessante …

Emilio: Lo credo! Forse hanno esposto anche qualche quadro di Gauguin, immagino.

Valentina: Certo! Come fai a saperlo:

Emilio: Ma è naturale! Gauguin ha avuto una grande influenza sull’impressionismo russo. Mi sembrava doveroso.

Valentina: Questa, poi! Lo sai che ero convinta che tu non t’interessassi di pittura? Mi hai veramente sorpreso!

Emilio: Oh, sciocchezze!

(entra Gianluca)

Gianluca: Buongiorno, ragioniere. Valentina … cara … (la bacia castamente) Hai riposato bene?

Valentina: Beh, non proprio. Ho fatto dei sogni strani. Ma non ricordo più nulla.

Emilio: Ah, già. I sogni …

Valentina: Come dici?

Emilio: No, niente … pensavo … (verso Gianluca) E il nostro bocconiano? Come vanno gli studi?

Gianluca: A gonfie vele. E lei, ragioniere, cosa si dice nel mondo dell’alta finanza?

Emilio: Beh! Direi che c’è un certo fermento nella borsa, oggi. A parte i telefonici, che in questo momento stanno soffrendo le note vicende gestionali, gli altri titoli stanno recuperando bene, soprattutto i chimici.

Gianluca: Sono d’accordo con lei, mi sembra un’analisi corretta.

Emilio: Ad ogni modo, non illudiamoci. C’è un eccesso di ottimismo. Le quotazioni sono gonfiate. Nel giro di una settimana assisteremo ad uno scivolone di un certo rilievo. Secondo me questo è il momento di vendere.

Gianluca: E’ esattamente quello che pensavo io. Lei ha veramente un fiuto eccezionale in queste cose:

Emilio: (alzando le spalle) Cosa vuole … Un po’ di praticaccia … Qualche dritta … Niente di speciale …

Gianluca: Lei è troppo modesto.

Valentina: Scusa, papà, ma noi avremmo una certa premura. C’è una vernissage alla galleria centrale e non vorrei perderla. Vieni Gianluca Maria.

Gianluca: Arrivederci, ragioniere. E’ stato un piacere.

Emilio: Ci vediamo, ragazzi (i due escono; Emilio si dirige verso la cucina ridendo) Ha, ha … lei ha un fiuto eccezionale … ha, ha, ha … è troppo modesto, ragioniere … ha, ha … ma guarda che roba, incredibile! Quell’orologio è formidabile! Beh, finiamo questo panino … (si rimette a mangiare e a bere birra; entra Rosalba)

Rosalba: Cosa stai facendo, Emilio?

Emilio: Niente di particolare. Mi sto solo mangiando un panino col salame.

Rosalba: Salame?!

Emilio: E’ una domanda o un’offesa?

Rosalba: Sei impazzito?! Lo sai quante calorie contiene quel panino? E bevi anche birra, vedo!

Emilio: E allora?

Rosalba: E allora?! Quella è tutta roba che ti fa schizzare il colesterolo! E in più ti si accumula qui (indicando i fianchi) Guarda che cuscinetti! Sembra che tu abbia il salvagente.

Emilio: Ma io ho fame …

Rosalba: Tu “credi” di avere fame! E’ la tua mente malata che ti spinge verso il cibo. Ma il corpo, con la vita sedentaria che fai, il corpo, il cibo non lo vuole!

Emilio: E vuoi che muoia di fame?

Rosalba: Non dico questo. Devi solo nutrirti in modo razionale ed equilibrato. Poche calorie e tante fibre. Frutta, verdura, cereali …

Emilio: … ma una fettina di salame …

Rosalba: No! Il salame no! Possibile?! E neanche la birra … guarda che pancia!

Emilio: (guardandosi) Pancia? Non mi sembra! E poi, un bancario senza un po’ di pancia non è credibile.

Rosalba: Non c’è niente da fare! Sei irrecuperabile. Ad ogni modo, vedi tu. Io lo dico per il tuo bene. Ma se non fai qualcosa per la tua salute, prima o poi farai un infarto.

Emilio: (toccandosi) Spero proprio di no!

Rosalba: Oppure ti si bloccherà lo stomaco, ti si torceranno le budella, (Emilio fa delle smorfie) ti si chiuderà lo sfintere e passerai ore orribili sulla tazza pregando in un miracolo liberatorio … che non verrà e, ahimè! … (tragica) il frutto decomposto della tua ingordigia risalirà fino al cervello facendolo scoppiare!

Emilio: (inorridito, guardando il panino) E tutto questo per una fettina di salame ! …

Rosalba: … e la birra! (va verso la porta) Ci vediamo, Ciacco! … (esce)

Emilio: Questa non è una donna! E’ il Savonarola … reincarnato in versione dietetica … (scuote la testa) No, non è possibile! … (rimane pensoso e poi s’illumina) Aspetta … adesso la sistemo io! (prende l’orologio) Vediamo un po’. Ormai ho imparato come si fa. Ecco qua. Dieci minuti. No, undici. Ecco, così. (tremolio di luci, tre colpi di gong) A posto, mi sembra. (va verso la cucina) Vediamo un po’. Via questa roba. (mette via panino e birra nel frigo) E adesso diamo un’occhiata a cosa c’è qua dentro. Oh, ecco! Yogurt ai cereali, biscotti integrali, latte scremato. Bene. Prepariamo la scena. (sistema le cose sul tavolo ed inizia a mangiare. Entra Rosalba)

Rosalba: Cosa stai facendo, Emilio?

Emilio: Oh, niente di particolare. Avevo un languorino …

Rosalba: Ma … fammi vedere … (controlla quello che c’è sul tavolo) A te, piacciono queste cose?

Emilio: Ho imparato ad apprezzarle. Sai, fino a qualche tempo fa mangiavo in modo … sì, dico … disordinato. Ma ora ho deciso di mettermi in riga! Cose sane, genuine. Niente grassi. Frutta, verdura, cereali.

Rosalba: Bravo! Non sai quanto questo mi faccia piacere.

Emilio: Cosa vuoi. Comincio ad avere un’età a rischio d’infarto e quindi cerco, se possibile, di tenermi in forma.

Rosalba: Mi sembra giusto. Vista la vita sedentaria che fai!

Emilio: Certo. E a questo proposito ho deciso di abbonarmi alla piscina qui vicino. Sai, il nuoto è uno sport completo … e con questi cuscinetti …

Rosalba: Il tuo cambiamento mi sorprende! Veramente!

Emilio: Ah, sì?

Rosalba: Certo! (si sente bussare, entra Yoganda)

Yoganda: Scusate. Ho trovato la porta aperta. Non disturbo, vero?

Rosalba: Maestro! Si accomodi, prego.

Emilio: Buongiorno a lei, Yoganda.

Yoganda: Carissimi! Scusatemi ancora, ma ho dimenticato di dirti, Rosalba, che l’incontro di stasera è stato rimandato a sabato prossimo. Mi spiace …

Rosalba: Non fa nulla, maestro, non è un problema.

Yoganda: Sei troppo gentile. (guarda con tenerezza la coppia) Vedo che il vento dell’amore ha spazzato le nubi dai vostri cuori!

Rosalba: E’ vero! Stavo osservando proprio prima che entraste come mio marito si trovi in questo momento in una fase di cambiamento.

Emilio: Beh, non esagerare.

Rosalba: No, no ... Dico sul serio. Mi sembra che tu stia cercando di modificare alcuni tuoi comportamenti che … sì, insomma, lasciavano desiderare …

Emilio: Cosa vuoi, cerco solo di cambiare in meglio. Non dobbiamo credere di essere perfetti. Abbiamo sempre qualcosa da migliorare, in noi. Anche se come marito, finora …  mi sembra di non avere nulla da farmi rimproverare.

Rosalba: Oh, per questo, non mi posso lamentare.

Emilio: Sa, Yoganda, dopo più di vent’anni di matrimonio, non abbiamo mai avuto una vera crisi. Sì, d’accordo, qualche diversità di vedute … ma poi … E anche la fedeltà!… Posso affermare con orgoglio che in tutto questo tempo non mi sono mai permesso il più piccolo …

Rosalba: Oh,  nemmeno io, figuriamoci!

Emilio: Lo so, lo so. Ho completa fiducia in te. Ed è questo che rende un rapporto solido, inattaccabile: la fiducia! Lei cosa ne dice, Yoganda?

Yoganda: Hai ragione, Emilio, una pietra senza crepe sfida i secoli!

Rosalba: Come sono belli i suoi paragoni, maestro. In ogni caso sono convinta che quando l’amore è grande, si possono aggiustare anche le piccole crepe.

Yoganda: Che cosa intendi, mia cara.

Rosalba: Sì, volevo dire che quando una donna ama veramente un uomo è disposta a perdonare anche un’eventuale scappatella; se lui è pentito, naturalmente.

Emilio: Che cosa dici? Io di scappatelle non ne ho mai fatte e nemmeno ho la più lontana intenzione di farle.

Rosalba: Ma certo, naturalmente. Ma voi uomini, siete più vulnerabili. Avete maggiori tentazioni. E se un giorno … che ne so … vi lasciate andare per uno sfogo passeggero … ecco, in questo caso si può anche perdonare. Questo, è il vero amore.

Emilio: Sarà, ma non è il mio caso …

Rosalba: Certo, certo … si fa per dire … (entra Valentina)

Valentina: Mamma, vuoi venire al telefono un attimo?

Rosalba: Chi è?

Valentina: Il circolo del tennis.

Rosalba: Vengo subito. Scusatemi.

Yoganda: Prego … (escono) Ascolta, Emilio, questo tuo … cambiamento … Non è per caso dovuto agli effetti dell’orologio che ti ho dato io?

Emilio: Eh sì, caro Yoganda, lei ha visto giusto. Quell’orologio è portentoso. E’ E’ veramente fantastico riuscire a tornare indietro nel tempo per modificare i nostri comportamenti sbagliati … o solo vedere cosa accade se facciamo una scelta diversa da quella fatta in precedenza. Sapesse come mi sono divertito!

Yoganda: (sorride) Hai ragione, Emilio. A volte può essere comodo modificare le nostre scelte, soprattutto quando si rivelano sbagliate … o noi crediamo lo siano …

Emilio: Già, fare una scelta importante, non è facile! Ed io, mi creda, più di una volta nella mia vita mi sono trovato davanti a situazioni nelle quali scegliere tra due strade mi ha messo in grande difficoltà.

Yoganda: E’ naturale, perché sapevi che una volta presa una strada, sarebbe stata quella e nessun’altra. Ma, dimmi, se tu avessi avuto la possibilità di ritornare sui tuoi passi, avresti rischiato qualcosa di più nello scegliere?

Emilio: Beh, in questo caso, sì, certo. (pensoso) Mi ricordo che una volta conobbi una ragazza molto carina, ma un po’ … stravagante. Sa, tutti mi consigliarono di lasciar perdere ed io troncai la relazione … eppure, chissà …

Yoganda: Eh, sì! Il timore di sbagliare …

Emilio: Ah, quell’offerta di lavoro, poi. Avrei dovuto trasferirmi per qualche anno negli Stati Uniti. Sarebbe stata un’esperienza unica. Ma poi, sa, la lontananza. E inoltre avevo già il posto in banca e allora … ho preferito non rischiare.

Yoganda: Hai visto? Se tu avessi avuto l’orologio in quel momento, avresti fatto forse una scelta più coraggiosa … tanto, cosa ti sarebbe costato? Avresti sempre potuto tornare indietro, no?

Emilio: E’ vero! Non l’avevo proprio pensato. E’ straordinario! Mi dica, Yoganda, posso tenerlo ancora, l’orologio?

Yoganda: Ma certo, non ti preoccupare. Ora, però devo proprio andare. Salutami Rosalba, mi raccomando.

Emilio: Sarà fatto. Arrivederci, Yoganda e … grazie! (esce Yoganda)  Mmm… … A questo punto, posso fare tutto quello che mi gira per la testa. Non devo più aver paura delle conseguenze delle mie azioni. Tanto, posso sempre tornare indietro. Ah, questa poi … Se avessi potuto farlo qualche anno fa … forse … chissà. Beh, pazienza!  Ma adesso? …eh, certo, bisognerebbe trovare l’occasione … (entra Rosalba con la sacca da tennis e si guarda intorno)

Rosalba: Oh! … ma … Yoganda? E’ già andato via?

Emilio: Un attimo fa. Ti saluta, ma aveva un impegno.

Rosalba: Ah! Va bene. (si guarda intorno e va verso il mobiletto accomodando alcune cose).

Emilio: Stai uscendo?

Rosalba: Sì. Mi ha chiamato il circolo dicendo che il maestro di tennis aveva un’ora buca … così, se volevo approfittarne … Visto che sono libera …

Emilio: (tra sé) Eppure? Perché no? Poco fa ha detto che l’amore perdona tutto! Perché non metterla alla prova? Tanto, poi si può tornare indietro. Voglio proprio vedere davanti al fatto concreto, come si comporta. (verso Rosalba) Senti, cara … volevo dirti una cosa …

Rosalba: Sì, dimmi pure, ma facciamo presto, che devo essere sui campi tra poco.

Emilio: Ecco … si tratta di quello di cui si parlava poco fa … sai … il discorso della fedeltà …

Rosalba: Ah, sì, ricordo. Ebbene?

Emilio: Appunto, tu dicevi che l’amore sa perdonare …

Rosalba: Certo … sì, e allora?

Emilio: Ecco … Quello che tu hai detto mi ha dato coraggio. E allora ho trovato la forza di dirti quello che finora mi sono sempre tenuto qui dentro.

Rosalba: Ma cosa stai dicendo?

Emilio: Sto dicendo quello che non avrei mai voluto confessarti … Ebbene sì, Rosalba. Io ti ho tradito!

Rosalba: Tu?!

Emilio: Sì! Io! Ahi me, meschino! Non ho saputo resistere alle lusinghe dell’amore. Mi sono lasciato trasportare dai sensi. Ho ceduto agli inganni della passione.

Rosalba: E … con chi, se è lecito …

Emilio: Con chi? (si guarda intorno) Già, con chi, tu mi chiedi. Eh, con chi … (pausa) Ecco! Con Immacolata!

Rosalba: Con Immacolata?!

Emilio: Eh! Sì! Proprio con lei. Sai. È giovane, carina … Si è innamorata di me ed io non ho saputo resistere.

Rosalba: Questa, poi! Ma, Emilio; guardami in faccia, davvero tu hai fatto una cosa del genere?

Emilio: Eh, cosa vuoi. Non avrei mai creduto nemmeno io che mi avesse potuto succedere … Eppure è successo! (pausa) Ma, sono pentito, sai! Credimi!

Rosalba: Pentito? Pentito?!?! Ma ti rendi conto dell’enormità di quello che hai fatto?

Emilio: Enormità … non esageriamo. E stata una cosa senza importanza, puramente fisica. Niente di più che una scappatella

Rosalba: Eh no, caro mio! Altro che scappatella. E poi … con una cameriera!!! Che figura ci faccio, io!

Emilio: Ma guarda che la cosa è ormai finita. E’ tutto finito fra noi.

Rosalba: Tutto finito? Troppo comodo, caro mio!

Emilio: Ma sì! Ormai non c’è più niente. A questo punto potresti anche perdonarmi …

Rosalba: Perdonarti? Ah no, caro il mio dongiovanni da strapazzo! Non se ne parla neppure! Anzi, mi hai fatto proprio un grande favore!

Emilio: Ma cosa dici?

Rosalba: Dico che se prima avevo qualche remora per piantarti in asso, adesso non ne ho più!

Emilio: Non capisco.

Rosalba: Cosa credi? Ti rendi conto che cosa voglia dire per una moglie sopportare un marito floscio e rimbecillito come te!? Io, non ho la vocazione del martirio!

Emilio: Ma non me ne hai mai parlato …

Rosalba: Non occorrono parole, in questi casi. E io sono passata ai fatti!

Emilio: Cosa vuoi dire?

Rosalba: Eh sì, mio caro! Ho trovato chi ha riempito il posto che tu hai lasciato… vacante!

Emilio: Scusa, forse non ho capito bene …

Rosalba: No, no, tu hai capito benissimo! Mi sono fatta l’amante!

Emilio: Tu !!!

Rosalba: Sì, io! E vuoi che ti dica chi è? E’ il mio maestro di tennis!

Emilio: Quel coso tutto lucido e abbronzato che, permetti, mi sembra anche una checca?

Rosalba: Altro che checca!!! Segna sempre mezzogiorno, Alberto! E tu … (lo guarda dall’alto in basso) Le sei e mezzo, stabili!

Emilio: Beh, un paio di volte ho fatto anche le sette meno un quarto …

Rosalba: Fai pure lo spiritoso, parruccone! Tu, non sai nemmeno cosa voglia dire soddisfare una donna.

Emilio: Non dirmi che quelle volte che l’abbiamo fatto non ti è piaciuto?

Rosalba: Quelle volte, quelle poche volte … era sempre la solita minestra riscaldata! Manchi di fantasia, tu! Alberto, invece (gesto con la mano) di fantasia … ne ha da vendere! Tu non immagini … certe posizioni … mmm!!! (pausa) E poi, tradirmi con una serva! Non potevi avere un po’ di fantasia? Che ne so, la mia migliore amica, per esempio. Oppure una collega d’ufficio, o un collega, se vogliamo essere originali. Ma con una domestica! E’ così banale …

Emilio: Ecco, io ammetto i miei torti. Ma, diciamo la verità. Se tu ti fossi occupata dei lavori di casa, non avremmo dovuto assumere una cameriera e allora non ti avrei tradito. E avremmo anche risparmiato …

Rosalba: Ma senti questo! Sai cosa ti dico? Se tu fossi stato più focoso nel talamo, io non sarei stata costretta a prendere lezioni di tennis … E anche questo sarebbe stato un risparmio!

(entra nonna Eunice)

Eunice: Che cos’è tutto questo chiasso? Non siamo ancora in ricreazione! (verso Rosalba) Sentiamo, tu, cosa c’è da gridare.

Rosalba: Cosa c’è? Quello lì, il tuo frugoletto, salta la cavallina con la cameriera! Ecco cosa c’è!

Emilio: Scusa! Però tu mi stai facendo becco con il maestro di tennis!

Rosalba: Almeno lui è uno stallone …

Emilio: E io …

Rosalba: E tu sei un ronzino sfiancato che ha preso una sbandata per una colombella infilzata. E’ bastato che ti guardasse con quegli occhi di cerbiatta per farti fare la fine del pesce lesso. Questa volta, però, ti sei proprio dato la zappa sui piedi, mio caro! (si avvia verso l’uscita) Tra breve riceverai comunicazioni dal mio avvocato. Ti saluto, mandrillo! (esce)

Emilio: Ascolta … aspetta … devo dirti una cosa … (la segue)

Eunice: (verso il pubblico) Al riformatorio! Tutti e due al riformatorio, li mando!

(entrano Valentina e Gianluca)

Valentina: Nonna, si può sapere cosa succede? Di là si sentiva parlare ad alta voce …

Eunice: Una tragedia, vi dico! Una tragedia!!!

Gianluca: Oh, mio Dio!

Valentina: Su, dimmi! Cos’è successo?

Eunice: Ed io che avevo completa fiducia in loro …! Che disastro!

Valentina: Per favore … parla!

Eunice: Volete sapere cos’hanno fatto quei due? Ve lo dico subito. Hanno marinato la scuola!!

Gianluca: La scuola?

Eunice: Sì! Per andarsene in campagna in mezzo agli animali …

Valentina: Gli animali?

Eunice: Certo, e hanno visto un mandrillo che si pappava un pesce lesso ed una colombella, con tutte le piume.

Gianluca: Con le piume?!

Eunice: E c’era anche un becco che rincorreva una cerbiatta …

Valentina: Oh, signore!

Eunice … Ma non l’ha presa, per fortuna.

Gianluca: Meno male!

Eunice: E hanno anche assistito (si avvicina con aria grave) ad un accoppiamento tra uno stallone e una cavallina …

Valentina: Uno stallone …

Gianluca: Una cavallina …

Eunice: … Mentre un vecchio ronzino sfiancato spiava tra i cespugli! Che orrore!!!

Valentina e Gianluca (insieme) : Che orrore!!!

(entra Emilio)

Emilio: Troppo tardi! Se n’è andata.

Valentina: Davvero, papà, sei andato in campagna?

Emilio: In campagna? Io? (guarda nonna Eunice con sospetto) Cos’è questa storia?

Eunice: Dillo! Dillo tu cos’hai combinato, mariuolo!

Emilio: Ascoltatemi bene! Questo non è il momento! Fatemi il santo piacere di lasciarmi solo! Ho bisogno di rimanere tranquillo!

Eunice: Ma tu devi dirci …

Emilio: Mamma!! Ho detto che voglio rimanere solo! Vai a correggere i compiti, su! (verso Gianluca e Valentina) Anche voi, vi prego di scusarmi, ma ho avuto una giornataccia …

Eunice: Va bene, va bene … (esce)

Valentina: Vieni Gianluca Maria.

Gianluca: Ragioniere… (escono)

Emilio: (tra sé) Questa volta l’ho combinata grossa! Per fortuna posso ritornare indietro e mettere le cose a posto. Una cosa l’ho imparata, però: che sono becco! Questo è fuori di discussione. Per quanto riguarda poi perdonare le scappatelle … Se questo vuol dire perdonare … (prende l’orologio) Ad ogni modo è meglio correre al più presto ai ripari. Allora, vediamo … saranno venti minuti, poco più. Ecco! (tremolio di luci e gong) Fatto! Questo lo mettiamo qui. (posa l’orologio sul mobiletto e si siede sulla poltrona) Ah, che giornata! Ho proprio bisogno di stendermi un attimo…

(entra Rosalba con la sacca da tennis e si guarda intorno)

Rosalba: Oh! … ma … Yoganda? E’ già andato via?

Emilio: Un attimo fa. Ti saluta, ma aveva un impegno.

Rosalba: Ah! Va bene. (si guarda intorno e va verso il mobiletto accomodando alcune cose).

Emilio: Stai uscendo?

Rosalba: Sì. Mi ha chiamato il circolo dicendo che il maestro di tennis aveva un’ora buca … così, se volevo approfittarne … Visto che sono libera …

Emilio: Eh, già. Libera …!!!

Rosalba: Come dici?

Emilio: Dicevo … per fortuna non hai impegni. Ma è proprio necessario prendere ancora lezioni? E’ un bel po’ che vai avanti …

Rosalba: Cosa vuoi. Devo perfezionarmi nella tecnica.

Emilio: A me non sembra che ti manchi proprio la tecnica …

Rosalba: Eppure, sì! Per esempio, l’impugnatura. Ecco, nell’impugnatura devo migliorare!

Emilio: (ironico) Ma, no!

Rosalba: Credimi! Non è facile tenere bene in mano il manico!

Emilio: Se lo dici tu …

Rosalba: Vuoi che ti faccia vedere?

Emilio: No, no! Ti credo sulla parola!

Rosalba: E poi dipende da come ti metti.

Emilio: In che senso?

Rosalba: Sì, dalla posizione …

Emilio: E il maestro ti insegna le posizioni …

Rosalba: Certo! E’ bravissimo!

Emilio: Oh, immagino … E non gli mancherà la fantasia!

Rosalba: Beh, più che la fantasia, è la pratica che serve.

Emilio: Non avevo dubbi!

Rosalba: Soprattutto per fare il servizio.

Emilio: E lui, il servizio, come lo fa?

Rosalba: Oh, è bravissimo! Una potenza, una precisione. Ti lascia senza parole!

Emilio: Immagino proprio! E tu? Sei brava anche tu a fare il servizio?

Rosalba: Devo ancora perfezionarmi. E questione di coordinazione dei movimenti. Con una mano tieni il manico, con l’altra le due palle …

Emilio: (disgustato) Va bene, va bene. Lasciamo stare i particolari. L’importante è che tu ti diverta.

Rosalba: Oh, se è per questo, mi diverto moltissimo. E mi rilasso, anche. Dopo un’ora sono distrutta, ma veramente soddisfatta!

Emilio: Mi fa piacere per te. Adesso vai, altrimenti farai tardi. E … buon divertimento!

Rosalba: A più tardi (gli manda un bacio virtuale ed esce)

Emilio: (pulendosi il bacio virtuale sulla guancia con il dorso della mano) Non sopporto proprio il gioco del tennis! E’ un gioco osceno: l’impugnatura … le palle … le posizioni … (scuote la testa) A questo punto, adesso che ci penso, non mi va giù nemmeno il biliardo! …

Atto terzo

(Rosalba è nel cucinotto intenta a disporre dei biscotti su di un vassoio. Entra Valentina)

Rosalba: Oh, eccoti! Dai un’occhiata. Ti sembra che siano sufficienti questi biscotti?

Valentina: Ma sì! … Basterebbero a sfamare un esercito … e ne avanzerebbero, per giunta!

Rosalba: In ogni caso non voglio fare brutta figura. Che non si dica che in casa mia i biscotti si contano. Ah, ecco! Il tè … (prende alcuni pacchetti) Facciamo quello verde o quello alla vaniglia?

Valentina: Ascolta, mamma. Non penserai che tutti abbiano i tuoi gusti ?! Facciamo un normalissimo tè, ti prego, come quello che beve la maggior parte della gente.

Rosalba: (alzando le spalle) Superficiale! …

Valentina: (preparando il bricco del tè) Papà, dov’è?

Rosalba: E’ andato a ritirare la macchina in officina. Ormai dovrebbe essere qui. Speriamo arrivi prima del direttore.

Valentina: (facendo una piroetta) Come ti sembro? Pensi che farò buona impressione?

Rosalba: (avvicinandosi) Fammi vedere … (sistema il collo della camicia) Sei perfetta! L’impiegata ideale che tutti vorrebbero incontrare entrando in banca.

(suona il campanello) Mio Dio! Il direttore! Ed Emilio non è ancora rientrato ...

Valentina: Calmati, mamma. Papà arriverà tra poco. Vai ad aprire. Io intanto controllo che tutto sia in ordine.

Rosalba: Brava! Io vado ad aprire! (esce e rientra con il direttore e la moglie) Prego, accomodatevi. Ecco, lei è Valentina.

Leonida: Buongiorno cara.

Valentina: Buongiorno direttore.

Mercedes: Oh, che bella figliola! Mi ricordi la mamma ai tempi del liceo. Più magra, però. Lei ha sempre avuto qualche chilo di troppo.

Valentina: Troppo buona, signora Mercedes.

Rosalba: I miei chili sono perfettamente distribuiti: non ho un filo di grasso! Non mi sembra che tu possa dire altrettanto!

Mercedes: Ma va … Scherzavo, naturalmente. Tuo marito non c’è?

Rosalba: Sarà qui a momenti. Ma, prego, sedetevi pure. Dottor Bianchetta …

Leonida: Grazie, molto gentile. (si siedono tutti) E così la signorina …

Valentina: Valentina.

Leonida: Valentina, appunto. Lei avrebbe maturato l’intenzione di entrare in banca. E, mi dica, cos’è che l’ha spinta a questa decisione?

Valentina: Beh, sa, avendo papà che lavora in banca mi sono fatta un’idea abbastanza precisa di questo tipo di lavoro. Lo ritengo interessante, ben retribuito e con buone possibilità di carriera.

Leonida: Tutto questo è vero. Ma le ricordo che ciò comporta anche un grosso impegno: attenzione per i numeri, gentilezza verso i clienti e rispetto per i superiori …

Rosalba: La mia bambina, direttore, ha tutte queste caratteristiche. E inoltre sa anche dipingere. A olio.

Valentina: Oh, mamma, questo non ha niente a che fare con il lavoro di banca.

Leonida: Diciamo che una certa sensibilità per l’arte non guasta. Anche far soldi è un’arte… He! He!

Mercedes: (verso Rosalba) In quanto a questo il mio Leonida è un artista di primo livello! E tuo marito, cara, come se la cava?

Rosalba: Oh, Emilio è solo un apprendista. E abbastanza svogliato per giunta. Ma si farà. Col tempo … spero …

Leonida: Il Rag. Colabassi è un ottimo impiegato. Ha solo bisogno di un po’ di motivazione. Ma questo è anche compito di voi mogli. Nella storia, dietro un grande uomo c’è sempre stata una donna.

Rosalba: Una donna, sì. Ma non sempre la moglie … Le amanti hanno argomenti più convincenti per tenere in pugno gli uomini.

Mercedes: Certo! Ed è per questo che la moglie deve saper essere anche amante. E’ solo questione di “savoir faire”!

Rosalba: Se è per questo, ti credo sulla parola. Con tutto il tirocinio che hai fatto al liceo …

Mercedes: Ha parlato l’ingenua di turno! Se non ricordo male i ragazzi ti avevano dato un soprannome … fammi venire in mente …

Rosalba: Senti un po’ …!

Leonida: Signore mie, non mi sembra che valga la pena di continuare la discussione su questi toni. I tempi del liceo sono passati da un pezzo e voi non siete più ragazzine.

Rosalba: Ha ragione, direttore. Se non altro, abbiamo conservato tutte e due quel po’ di pepe che ci fa sentire ancora giovani …

(entra Eunice con dei quaderni in mano, vede gli ospiti e si ferma di botto)

Eunice: Oh! Anime del purgatorio! Cosa vedo mai! (prende in disparte Rosalba) Ma quello è Hitler! Che cosa fa il Fuhrer in persona in casa nostra? Heil!! (verso Leonida salutando col braccio teso) Assieme a Marlene Dietrich. Quant’è bella! Come nei film!

Rosalba: (appoggiando l’indice alla tempia e girando la mano) E’ la mamma di Emilio. Una vita dedicata all’insegnamento. Ora è un po’ … stanca …

Leonida: Capisco … L’età … Come va, signora?

Eunice:  Una disperazione, mi creda. Ho ancora tutti questi compiti da correggere. E domani … compito in classe. Con quei discoli. Ah, la disciplina! Fossi brava come lei a mantenere l’ordine! Eh? (gli dà una gomitata nel fianco)

Leonida: Mah … Cosa vuole … So farmi ascoltare.

Eunice: Per forza! Altrimenti … tutti dietro il filo spinato. E nei casi più difficili … Ta, ta, ta, ta, ta. …

Leonida : Beh … Non esageriamo …

Eunice: E la ragazza? Eh, mandrillone! (altra gomitata) Aria misteriosa … tutta polpa! (squadrandola) Il vestito … un po’ dozzinale. Sembra fatto con una tenda …

Mercedes: Signora! … Questo è un Valentino! Ultimo modello.

Eunice: Ultimo modello … Già … Scommetto che ci ha fatto la prima comunione.

(entra Giulio che, senza salutare, va verso la cucina)

Rosalba: Giulio! Abbiamo ospiti! …

Giulio: Ah, sì … Beh, ciao gente … ci vediamo … (entra in cucina e apre il frigo prendendosi un tramezzino e la birra)

Rosalba: (imbarazzata) Scusatelo. Siamo nell’età critica …

Leonida: Niente paura, signora. I giovani d’oggi sono tutti così. Troppo concentrati sui loro ideali per prestare attenzione a noi poveri mortali.

Mercedes: Eppure sono così carini! Peccato che si vestano in quel modo, così…

stravagante.

Valentina: Oh, ma non siamo tutti così. Io, ad esempio, preferisco vestirmi in modo classico.

Leonida: Brava, signorina! La vera eleganza è quella che non si nota.

(entra Emilio trafelato)

Emilio: Eccomi qua! Scusate per il ritardo, ma in officina mi hanno fatto aspettare. Buongiorno, signor direttore. Signora Mercedes, come va?

Mercedes: Ragioniere …        

Leonida: Caro Colabassi, sempre di corsa, eh!

Rosalba: Non capisco come tu faccia ad essere sempre in ritardo quando hai un appuntamento importante! …

Emilio: Ti ho detto che è stata colpa del meccanico. Aveva un cliente da servire…

Rosalba: Riesci sempre a trovare delle scuse. Perfino il giorno del nostro matrimonio sei arrivato con mezz’ora di ritardo.

Emilio: Ma va! Lo sai benissimo che ho avuto dei problemi … intestinali.

Rosalba: Già. Un attacco di diarrea.

Emilio: Sarà stata l’emozione ...

Rosalba: … O la paura di non essere all’altezza.

Leonida: Ha, ha! Questa è buona! Non se la sarà mica fatta nei pantaloni, vero?

Emilio: Per fortuna, no. Sono situazioni veramente imbarazzanti.

Leonida: Eh, lo stress, fa brutti scherzi. Il corpo reagisce emettendo … umori. Figuratevi che un giorno stavo dando una solenne lavata di capo ad un giovane impiegato, quando mi sono accorto che sul davanti dei suoi pantaloni si stava allargando una macchia di  … umidità.

Rosalba: Questa poi …

Mercedes: Che ridere!

Leonida: Anche lei, Colabassi, quando entra nel mio ufficio si mette a sudare come d’agosto. Diciamocela in confidenza: ha notato che cerco sempre di non darle la mano? E’ per non farmi infradiciare la mia …

Emilio: Beh, vede … In effetti …

Rosalba: Secondo me si tratta di insicurezza. Tu non hai mai avuto le idee chiare, Emilio. Sei sempre stato un indeciso. E prendere le decisioni ti stressa.

Emilio: Ma che importanza vuoi che abbia …

Rosalba: E invece è importante! Soprattutto quando il problema investe la sfera per così dire … intima. (verso Leonida) Confidenza per confidenza, caro direttore, mio marito, la banca, se la porta anche a casa. E dopo una giornata pesante, le sue prestazioni sono veramente … deludenti!

Emilio: Ma ti sembra il caso di parlare di queste cose davanti ad estranei?!

Leonida: Non se la prenda, ragioniere. Rientra nella normalità. Non ci si deve meravigliare se un fisico come il suo… non fa ginnastica, vero? (lo squadra) No, si vede! … se un fisico come il suo, dicevo, non regge alle sollecitazioni da stress. Ci vuole allenamento! Guardi me, per esempio. Nuoto, corsa, palestra … I problemi di lavoro non mi scalfiscono! E poi, nel momento della verità… (guardando la moglie) che ne dice la mia mogliettina?

Mercedes: (guardando Rosalba con un gesto significativo) Un vulcano, una forza della natura!

Rosalba: (guardando Mercedes e allargando le braccia) Eh, non si può avere tutto dalla vita. A qualcosa bisogna pure rinunciare.

(Rosalba e Mercedes continuano a parlottare mentre Leonida parla con Valentina – Emilio va verso il pubblico)

Emilio: (fra sé) Io non ce la faccio più! Qui si stanno coalizzando per farmi fare la figura del deficiente. Questa volta mi hanno proprio seccato. Quasi quasi mi libero di tutto quello che mi sta qui, sul gozzo e poi farò ritornare indietro l’orologio. Ma almeno mi voglio sfogare! (verso gli altri) Sentite una cosa, voi! Non vorrei aver interpretato male i vostri discorsi, ma mi sembra che diate parecchia importanza a un certo tipo di prestazioni. Non è così?

Rosalba: Se si vuole mantenere vivo un matrimonio, non bisogna trascurare l’aspetto fisico, oltre a quello affettivo.

Emilio: E così tu, per mantenere vivo il nostro matrimonio, vai a letto con il maestro di tennis … Brava! Mi sembra un’ottima idea.

Rosalba: Emilio! Cosa stai dicendo? Non scherzare, ti prego!

Emilio: Ma sì! Credi che sia nato ieri! E’ un pezzo che sono al corrente della vostra relazione. Non ho detto nulla per i figli, per non far precipitare la situazione.

Rosalba: Io … non so cosa dire …

Mercedes: Hai visto la collegiale!? Neanche un filo di grasso!!! Per forza … I grassi li brucia tutti a letto!

Emilio: Lei, cara signora, avrebbe tutto l’interesse a rimanere in silenzio.

Mercedes: Che cosa vorrebbe dire?

Emilio: Voglio dire che la sua esperienza in fatto di vulcani non si è limitata (indicando Leonida) allo sbuffante Vesuvio. Ben altre colate laviche arricchiscono la sua lista …

Leonida: Ma come si permette?! Si ricordi che sta parlando di mia moglie! Io le proibisco …

Emilio: … Ma cosa vuole proibire?! Se non riesce nemmeno a proibire a sua moglie di farsela con i suoi dipendenti?!

Leonida: Questa è una calunnia! Un’enorme calunnia!

Emilio: Non si è mai domandato perché la generosissima signora Mercedes abbia più di una volta segnalato alcuni dei suoi collaboratori come particolarmente meritevoli? E, guarda caso, come costoro abbiano improvvisamente intrapreso una fulgida quanto velocissima carriera?

Leonida: Queste sono cose che non si possono collegare …

Emilio: E invece il collegamento è avvenuto! E in piena regola!

Leonida: Lei non può dire questo! Non ci sono prove …

Emilio: E che bisogno c’è di prove? Questo non è un processo! Qui si parla di corna! E quando ci sono di mezzo le corna, non occorrono prove. Basta tendere l’orecchio. Dapprima un brusio indistinto. Poi qualche voce fuori dal coro. Infine un vociare assordante che dice: cornacornacornacorna … E un gran mal di testa: quelle due protuberanze che crescono, crescono … e fanno male. E poi un gran mal di pancia: il dubbio che corrode le mucose gastriche, la gelosia che attorciglia le viscere, il rancore che fa travasare la bile! E tutti lo sanno, tutti, tranne l’interessato. Siamo sulla stessa barca, caro il mio direttore. Non ci resta altro che inghiottire il boccone e prendere gli opportuni provvedimenti. A meno che la cosa non le stia bene così …

Leonida: (verso la moglie) Mercedes! Tu non dici nulla?

Mercedes: Sono esterrefatta! Tutto questo è incredibile! Non vorrai credere, piccioncino mio, a tutte queste fandonie?

Leonida: Certo che no! Ho completa fiducia in te, mia cara.

Emilio: Bravo! Complimenti! … Come la capisco! Abbiamo fatto lo stesso errore, dottor Bianchetta. Abbiamo semplicemente dato fiducia a chi non la meritava.

Mercedes: Non crederai a tutte queste menzogne, spero?!

Leonida: Naturalmente! Come posso credere ad accuse basate solo sul sentito dire? (verso Emilio) Lei ha fatto un grave errore, Colabassi.

Emilio: E’ vero! Ho sbagliato! Sono stato troppo vago. Allora le farò qualche nome e le darò qualche ulteriore particolare. Cristini, della filiale di Montescuro: ogni martedì sera nell’archivio, sopra le pratiche estinte. Cozzali, ufficio posizioni a rischio: ogni altro giorno, fino a quando una posizione più rischiosa delle altre lo mandò all’ospedale con l’ernia del disco. De Lellis, ufficio estero: incontri saltuari sopra la telescrivente; qualcuno ha udito strani mugolii; riferito che trattasi di problemi tecnici del macchinario. Devo andare avanti?…

Leonida: Basta! Basta! (con la faccia nelle mani, poi guardando la moglie) Mercedes … !!! Io non so più che cosa pensare!

Mercedes: Io … Io no so più cosa dire!

Emilio: Non dica niente, Signora, non deve sentirsi tanto in colpa, poi. In fondo non ha fatto altro che rendere pan per focaccia al suo degnissimo consorte.

Mercedes: Che cosa vuol dire con questo?

Leonida: Attento, Colabassi! Non le permetto …

Emilio: No, niente paura, non dirò nulla. Non ne vale la pena. Tanto la sua signora è perfettamente al corrente dei suoi “rapporti” di lavoro con le colleghe e dei suoi “rapporti” d’affari con le clienti. E non credo che le manchino neppure i particolari, vista la solerzia e la precisione dei ragionieri che la circondano.

Leonida: Ragionier Colabassi! Lei si sta giocando la carriera …

Emilio: Quale carriera? Quella che fanno i raccomandati di sua moglie?

Leonida: Io la faccio trasferire nella bassa padana! In mezzo alle nebbie …

Emilio: Meglio così, almeno non vedrò le porcherie che vengono perpetrate in questo spettabile istituto!

Leonida: Come si permette di criticare l’azienda che le dà il pane?

Emilio: Non è l’azienda che critico. E’ il suo operato, direttore. Le chiedo solo di ascoltare con attenzione quello che le sto dicendo. Non avrà altre occasioni di sentire quello che i suoi collaboratori pensano di lei e del suo modo di condurre la banca.

Leonida: Non è certo l’impertinenza e la tracotanza che le mancano …

Emilio: No, mi creda. La mia è una critica costruttiva. E d’altra parte lei, a parte la passione sfrenata per il gentil sesso, mi sembra un buon diavolo. E’ solamente, come dire … superficiale. Nel senso che si ferma alla superficie dei problemi. Non scava, non va a fondo.

Leonida: Potrebbe essere più chiaro?

Emilio: Naturalmente. Le faccio un esempio. Ieri l’altro, quando ha rifiutato un prestito al Mobilificio Padano, non si è reso conto di aver messo in ginocchio un’azienda con duecento dipendenti, di aver compromesso l’attività di tre generazioni di imprenditori, di essersi messo contro l’opinione pubblica dell’intero comprensorio. Di questo, se n’è reso conto?

Leonida: Veramente, non pensavo che …

Emilio: E questa non è che una delle tante sconcezze dovute alla sua superficialità. Per non parlare della gestione del personale! Ma lei, conosce i suoi collaboratori? Conosce le loro potenzialità, i loro trascorsi, le loro famiglie, il luogo dove abitano? Come può permettersi di promuovere, trasferire, punire qualcuno, senza aver ben presente le sue motivazioni, le sue aspirazioni, i suoi problemi? Lei sa quanti divorziati ci sono nella nostra banca? E quanti gay? Lo sa? Lo dica! Avanti!

Leonida: Ecco, io …

Emilio: No, che non lo sa! Eppure ognuno di loro è una “persona”. E’ una risorsa. E l’insieme di queste risorse è la ricchezza della nostra banca. E una ricchezza va custodita, protetta, coccolata. (lo guarda di traverso) Ma si dia una regolata! Si decida una buona volta a cambiare musica. Cominci con dare un bel calcio nel culo ai consiglieri fraudolenti che la circondano. E ragioni con il cuore e non con lo stomaco! (si guarda intorno) E voi, cos’avete da guardare? Avete visto un fantasma? Eh, già. E’ la prima volta che mi vedete un po’ sull’incazzato! Ma non dovete preoccuparvi. Adesso rimettiamo a posto le cose. (va verso il mobiletto) Dov’è l’orologio?

Rosalba: Quale orologio?

Emilio: Quello di Yoganda. Era qui sul mobiletto.

Rosalba: Io non ho visto orologi!

Emilio: Non facciamo scherzi! Fate subito saltare fuori l’orologio!

Eunice: (che tiene in grembo l’orologio) Questo è un bell’orologio!

Emilio: Ah! Dammelo subito!

Eunice: Se ci tieni tanto. Prendilo! Al volo! (lo lancia verso Emilio)

Emilio: Noooo!!! (fa per prenderlo e dopo alcuni tentativi maldestri l’orologio cade per terra) Oddio!! (lo raccoglie, lo appoggia all’orecchio, prova a girare le levette, lo scuote) Non funziona! Non funziona più! Si è rotto! (si guarda intorno) Come faccio adesso?! Sono rovinato! Sono perduto!

Rosalba: Non vedo il caso di fare una tragedia per un orologio!

Emilio: Ma questo non è un orologio qualsiasi! Questo non ha prezzo!

Leonida: Si consoli, ragioniere. Per quanto possa valere quell’orologio, ora potrà permettersene uno molto migliore …

Emilio: Non capisco …

Leonida: Capirà, Colabassi, quando le arriverà la lettera di promozione!

Emilio: Adesso capisco ancora di meno!

Leonida: Le spiego. Tra quindici giorni il dottor Morsetti, il capo del personale, andrà in pensione ed io non ho ancora trovato un sostituto. Ho bisogno di una persona con le idee chiare, in grado di risolvere i problemi e di prendere delle decisioni. Qualcuno senza peli sulla lingua, senza timori reverenziali. Qualcuno in grado di capire il personale e di valorizzarlo. Fino a ieri non avevo minimamente pensato a lei, ma oggi mi sono trovato davanti un Colabassi che non conoscevo e questo mi ha sorpreso favorevolmente.

Emilio: Ecco, io non so se …

Leonida: Non si preoccupi. Ora non ho dubbi. Il posto di capo del personale è suo, ragioniere. Venga pure domattina nel mio ufficio per concordare i tempi del passaggio e anche … la retribuzione.

Emilio: Sono senza parole.

Leonida: Ha già parlato abbastanza per oggi! Ha! Ha! (si gira verso Valentina) Ma qui abbiamo un altro problema da risolvere. Vediamo un po’. Se buon sangue non mente … questo potrebbe essere un buon acquisto per la nostra banca. E’ sempre convinta, signorina, di voler ancora far parte del Banco Alpino?

Valentina: Eccome!!! … Cioè, volevo dire, certamente, con molto piacere!

Leonida: E allora si presenti al più presto all’ufficio del personale per firmare la domanda. Prima che arrivi suo padre. Sa … non sarebbe opportuno … E ora (guardando l’orologio) dobbiamo proprio togliere il disturbo. (stringe la mano ad Emilio) Caro Colabassi … anzi, caro Emilio, è stato un piacere … e una sorpresa. Gradita e opportuna.

Emilio: Non lo dica a me! Non so come ringraziare …

Leonida: Lasci perdere. (verso la moglie) E tu … alza le chiappe! Avanti! Abbiamo alcune cose da dirci, io e te!

Rosalba: Vi accompagno.

Leonida: Arrivederci a tutti!

Mercedes: (a testa bassa) Arrivederci. (escono)

Valentina: (saltellando) E’ fatta! E’ fatta! E tutto merito tuo! (abbraccia il padre) Ah, papà! Sei stato straordinario!

Emilio: Oh, per carità! Anche tu hai fatto un’ottima impressione, mi sembra.

Valentina: No, no! Tu, sei stato stupendo! Hai tirato fuori una grinta, una sicurezza …

Emilio: Ma va là …

Valentina: Grazie! Grazie ancora! (lo bacia) Ora vado a dirlo a Gianluca. Ci vediamo. Ciao. (esce)

Giulio: (avvicinandosi al padre) Non mi piacciono i discorsi complicati, ma … sono fiero di te, papà. Non ho perso una parola di quello che hai detto. L’hai messo con le spalle al muro quel figlio di una buona donna! (Emilio fa un gesto) No, lasciami parlare, sono già in ritardo. Ti devo dire una cosa. Fino ad ora, lo confesso, non ho mai avuto una grande considerazione di te. Forse anche perché siamo di due generazioni che non si assomigliano. Ora però ho scoperto che abbiamo molti punti in comune e, se la cosa ti sfagiola, mi farebbe piacere scambiare ogni tanto qualche parola assieme, magari davanti a una buona bottiglia di birra. Che ne dici?

Emilio: Questo è stato sempre il mio desiderio, ma non ho mai preso l’iniziativa per paura di essere snobbato. Ora, però, vedo che la cosa si può fare e quindi la prendo al volo, compresa la birra!

Giulio: Adesso devo andare e … qua la mano. (si danno la mano)

Emilio: Vai! Ci vediamo a cena. Ciao. (esce Giulio. Si avvicina nonna Eunice)

Eunice: Spero tu non sia in collera con me, figliolo?!

Emilio: E perché mai?

Eunice: Dopo che ti ho fracassato l’orologio …

Emilio: Oh, non ha importanza. Anzi, in fondo è stato meglio così.

Eunice: Hai ragione! Lo diceva sempre mia povera sorella: tutto quel che viene, è bene.

Emilio: Evidentemente era un’ottimista.

Eunice: No, era una sarta.

Emilio: Va bene. In ogni caso non ti devi preoccupare. Ora tutto è sistemato.

Eunice: Ad ogni modo, che quello là con i baffi non era Hitler.

Emilio: Davvero?

Eunice: Se fosse stato lui a quest’ora saremmo tutti in campo di concentramento! Era un’impostore, quello lì, che voleva fare bella figura con l’Angelo Azzurro.

Emilio: Oh, mamma! … Vai a riposare, ora. Sarai stanca.

Eunice: E’ vero. E domani c’è la gita scolastica. Sarà una giornataccia … Dammi un bacio.

Emilio: Buon riposo, mamma. (le dà un bacio sulla fronte)

Eunice: (uscendo) … e ricordati: tutto quel che viene, è bene!

(Emilio prende in mano l’orologio, lo guarda, lo scuote. In quel mentre entra Yoganda)

Yoganda: E’ permesso? Oh, eccoti. Rosalba mi ha detto che ti avrei trovato ancora qui. Qualcosa non va?

Emilio: Ho paura di aver combinato un guaio. L’orologio mi è sfuggito di mano e si è rotto. Sono veramente dispiaciuto. Se mi dice quanto può valere …

Yoganda: Ma scherziamo?! Fammi vedere un attimo, invece. (prende l’orologio e lo esamina) Ecco, vedi? Niente paura, si è solo spostata la levetta del blocco. Adesso la libero. Ora funziona perfettamente. Credo che tu ti sia preoccupato per niente.

Emilio: Oh, ma allora …!? Ed io che credevo …Ha! Ha! Ha! … Questa è bella!

Yoganda: L’hai adoperato ancora?

Emilio: Non proprio, a dire il vero.

Yoganda: Se vuoi puoi tenerlo ancora per qualche giorno.

Emilio: La ringrazio, Yoganda, ma credo di non averne più bisogno.

Yoganda: Per quale motivo, se è lecito?

Emilio: Dopo quello che mi è successo oggi, ho realizzato che piuttosto che cercare di cambiare il passato, è meglio impegnarsi a costruire il futuro. Magari prendendo decisioni coraggiose. Tanto, non potendo tornare indietro nel tempo, qualsiasi decisione, una volta presa, sarà sempre la migliore, in mancanza di confronti.

Yoganda: Sei un ottimista!

Emilio: O un sarto …?!

Yoganda: Prego??

Emilio: Niente, pensavo ad una frase di mia madre.

Yoganda: In ogni caso, noto in te un certo cambiamento. In meglio, naturalmente.

Emilio: Se lo dice lei, la cosa non può che farmi piacere.

Yoganda: Se mi consenti, vorrei aggiungere qualcosa alle tue riflessioni.

Emilio: Prego, non si faccia riguardo. Ormai sono lanciato!

Yoganda: Un attimo fa hai parlato di decisioni coraggiose. Questo mi ha fatto tornare alla mente l’insegnamento del mio grande maestro Barandavana. Egli diceva spesso che la nostra vita si dipana secondo un copione già scritto, a volte da altri, a volte da noi stessi, ma sempre in qualche modo influenzati dall’esterno. Di questo copione siamo in qualche modo prigionieri e, attori e registi nello stesso tempo, giochiamo il nostro ruolo come meglio possiamo, ma sempre vincolati alla parte che vi è stata scritta. L’atto di coraggio, a questo punto, consiste nello stracciare questo copione, prendere dei fogli bianchi ed iniziare a riscriverlo cambiando i personaggi, i luoghi, ma soprattutto il nostro ruolo. E il tutto con fantasia e audacia. Senza fretta. Una pagina alla volta. Senza voler apporre la parola fine, lasciando che il sipario cali sull’opera incompiuta. (mette una mano sulla spalla di Emilio) Ti lascio l’insegnamento dei mio maestro. Fanne buon uso, Emilio. (si sposta verso il fondo) A questo punto, se non hai più bisogno dell’orologio, penso che tu non abbia più bisogno nemmeno di me. (tremolio di luci, tre colpi di gong. Yoganda esce velocemente sul fondo)

Emilio: Cosa dice, Yoganda, lei è sempre il benvenuto in questa casa … (si gira) Oh, perbacco! Se n’è andato? Che personaggio! Bizzarro, ma simpatico.

Senza dubbio un furbacchione, ma … ha testa, quell’uomo! (entra Immacolata)

Immacolata: Buongiorno, ragioniere. Le ho portato il giornale.

Emilio: (sbalordito) Cosa fai qui?! Non dovevi essere …??

Immacolata: Io sono scesa a comprarle il giornale, come tutti i sabati.

Emilio: (trasecolando) Sabato?? Oggi, sabato?

Immacolata: Sicuro! Non si sente bene, ragioniere?

Emilio: Ma scusa, che ore sono, adesso.

Immacolata: Le nove.

Emilio: Le nove?? Le nove … di mattina?

Immacolata: (guardando verso la finestra) Certo, le nove di mattina. (controllando l’orologio da polso) E due minuti.

Emilio: (tra sé) Oddio! Vuoi vedere che è successo un’altra volta? (verso Immacolata) Quindi oggi è sabato e tu sei andata a prendermi il giornale.

Immacolata: Come tutti i sabati …

Emilio: (avvicinandosi) E … non è, per caso, che hai una richiesta da farmi?

Immacolata: (abbassando lo sguardo) A lei non sfugge nulla, ragioniere. E’ vero, ho un grosso favore da chiederle. Oggi mia madre è stata ricoverata in ospedale. Niente di grave, per fortuna. Ma avrei bisogno di qualche giorno di ferie per andare ad assisterla. Se fosse possibile … alle undici c’è un treno per la Calabria…

Emilio: (tra sé, passeggiando pensoso) Non c’è dubbio. Siamo da capo! Tutto cancellato. Quel briccone di Yoganda mi ha giocato per bene! E adesso … Tutto come prima! … No! … Eh, no! Come prima proprio no! 

Immacolata: Qualcosa non va, ragioniere?

Emilio: (sorridendo) Oh, niente di particolare. Stavo pensando a una cosa buffa che mi è capitata. Ma … lasciamo perdere. Tu, invece, dimmi. Mi hai detto che hai la mamma all’ospedale. Nulla di preoccupante, spero?

Immacolata: No, per fortuna. Un piccolo intervento ad un piede. Solo qualche giorno di ricovero. Ma, sa … sono l’unica figlia …

Emilio: Il babbo l’hai ancora?

Immacolata: No, purtroppo. Faceva il muratore ed è caduto da un’impalcatura cinque anni fa.

Emilio: Oh, mi dispiace! E tua madre, vive sola?

Immacolata: No, abita con una sorella da sposare più giovane di lei, in paese.

Emilio: E il tuo paese, è lontano dal mare?

Immacolata: Solo sette chilometri. Sopra un colle, ai piedi della Sila.

Emilio: Dev’essere molto bello, laggiù!

Immacolata: Oh, sì! Soprattutto in primavera, quando le colline sono verdi e piene di fiori. Lei non è mai stato in Calabria?

Emilio: No, mai. Però penso che valga la pena andarci. Chissà …

Immacolata: Se le piace il mare, è meraviglioso! Acqua limpida e pulita. Ma anche la montagna, sa. Boschi con alberi secolari. Pieni di funghi.

Emilio: E a te, piace andare a funghi?

Immacolata: Ci vado sempre con la zia, in settembre. E lei?

Emilio: Ci andavo una volta quando ero ragazzo. Mi piaceva molto. Poi … il matrimonio. A mia moglie non piace la montagna.

Immacolata: Peccato!

(entra Rosalba con la sacca da tennis)

Rosalba: Ah! Sei qui? Io vado a lezione di tennis. Vai tu a fare la spesa. Il biglietto è vicino al telefono, in entrata.

Emilio: Ascolta, Rosalba. C’è qui Immacolata che chiedeva qualche giorno di ferie per andare ad assistere la mamma in ospedale. Non credo che ci siano dei problemi, vero?

Rosalba: Quanti giorni pensi di stare via?

Immacolata: Oh, quattro o cinque. Non di più. C’è un treno che parte alle undici di questa mattina.

Emilio: Quante ore ci vogliono di treno per arrivare là?

Immacolata: Quindici, ragioniere.

Emilio: Ascolta, Rosalba. Io ho ancora parecchi giorni di ferie da fare e siccome ultimamente mi sento un po’ stressato, ho pensato che quasi quasi posso accompagnarla io. Laggiù mi trovo un alberghetto in riva al mare, mi rilasso qualche giorno e poi la riporto indietro. Cosa dici?

Rosalba: Ma tu non sei mai andato via senza di me!

Emilio: E allora? Si può sempre cominciare, no?

Rosalba: Ma … con Immacolata …

Emilio: Perché? Hai forse qualche dubbio sulla mia correttezza?

Rosalba: No, no! Per carità! Ma sai … cosa può pensare la gente?

Emilio: Che pensi quello che vuole. La cosa mi lascia del tutto indifferente!

Rosalba: Ma scusa, adesso che ci penso, domani viene il tuo direttore! Te n’eri dimenticato?

Emilio: Lo so benissimo. Ma è per Valentina che viene. Anche se io non ci sono, fa lo stesso.

Rosalba: Ad ogni modo poteva essere l’occasione per chiedere un avanzamento…

Emilio: Lascia perdere. Ormai non so più che farmene degli avanzamenti …

Rosalba: Ma non mi hai mai lasciata sola …

Emilio: Ci sono i ragazzi, cara. C’è la mamma.

Rosalba: Ma non ci sei tu …

Emilio: Sì. Ma c’è sempre il maestro di tennis!

Rosalba: Cosa vuoi dire? …

Emilio: Voglio dire che puoi approfittare di questi giorni per intensificare le lezioni e perfezionarti meglio!

Rosalba: Questo è vero … se la cosa ti fa piacere?!

Emilio: Certo, certo … vai pure, ora, che sei già in ritardo. E, mi raccomando, l’impugnatura …!

Rosalba: Vado (sulla porta) Vado … (esce)

Emilio: Ecco fatto! Che ne dici, Immacolata? (inizia musica brasiliana in sottofondo)

Immacolata: Non so più cosa dire. E’ tutto così … bello … strano …

Emilio: Oh, niente di particolarmente strano. Sto solo cominciando a scrivere su di un foglio bianco.

Immacolata: Un foglio bianco?

Emilio: Ma sì! Un giorno ti spiegherò. In ogni caso posso dirti che da quest’oggi la mia vita ha subito un profondo cambiamento. Ma, perdonami, non ti ho nemmeno chiesto se sei contenta che ti accompagno?

Immacolata: Se sono contenta? Non sto più nella pelle, ragioniere!

Emilio: Ascolta, non puoi smetterla di chiamarmi ragioniere?

Immacolata: E come devo chiamarla?

Emilio: Chiamami Emilio … e basta.

Immacolata: Ci proverò, signor Emilio.

Emilio: Lascia perdere anche il “signor” e dammi del tu, santo cielo.

Immacolata: Oh, questo proprio non ci riesco!

Emilio: Va bene. Vuol dire che faremo qualche tentativo strada facendo. Ma adesso corri a prepararti che è tardi.

Immacolata: Ma abbiamo ancora tempo …

Emilio: Certo, di tempo ne abbiamo davanti, ma è meglio non sprecarlo! Adesso, indietro, non si torna più! Andiamo … !

(la prende per mano e corrono verso il fondo. In quel mentre entra Eunice)

Eunice: Fermi! Fermi! Aspettate!

Emilio: Cosa c’è, mamma?

Eunice: Non vorrete andare alla gita scolastica senza il sacchetto della merenda, vero? Ecco, prendete … Uno per te, Giovannino. E uno anche per te, Beatrice.

Immacolata: Grazie, signora.

Eunice: (accarezzandola sulla guancia) Come sei carina! E che occhi furbetti hai! Ho proprio l’impressione che quando sarete più grandi, voi due … chi lo sa… ? Eh, ma adesso è ancora presto …

Emilio: Certo, mamma è ancora presto … (guardando Immacolata) o no?! (prendendole la mano) Tu che ne pensi … Beatrice … ?

Eunice: Adesso andate, però! Svelti, vi staranno aspettando.

Emilio: Certo! Andiamo! Ciao mamma.

Immacolata: Buon giorno, signora.

(escono)

Eunice: Ecco fatto! Sistemati anche questi due birbanti. Eh,  se non ci fossi io, questa scuola non andrebbe avanti. E ogni anno che passa è sempre più difficile! Speriamo che il preside (guardando in alto) capisca i miei sforzi. E poi, la gioventù di oggi non è più quella di una volta. Già … una volta … (pausa) Quanto tempo è passato! Quanti ricordi! Di gioia, di fatica, di soddisfazioni … Ma, tutto così … lontano. Non distinguo più le facce. Ecco, i banchi sì, le biciclette, anche i vestiti … ma le facce, quelle non sono più chiare. (si batte una mano sulla testa) Oh, queste rotelle! Non girano più a dovere… (entra Yoganda)

Yoganda: Ah, signora Eunice! Perdoni la mia sbadataggine, ma prima sono uscito senza portare con me un oggetto che mi sta a cuore. Sono proprio distratto!

Eunice: Non si preoccupi, maestro. Tutti i geni sono distratti…!

Yoganda: Ha, ha! Genio, io!? No, no! Ci vuole ben altro per essere un genio. Io cerco solo di portare serenità e sorriso là dove c’è solo noia e tristezza. (guardandola attentamente) E, a questo proposito, ho l’impressione che dietro il suo splendido sorriso si celi un velo di tristezza. E’ così?

Eunice: Non proprio. Direi un po’ di malinconia.

Yoganda: E per quale motivo, se mi è permesso?

Eunice: Oh, niente di importante! Cose da vecchi. I ricordi di un tempo, soprattutto quelli felici, intensi… Ecco, quelli fanno piangere il cuore. Perché tutto è ormai passato, lontano nel tempo … E rimane solo un segno di gesso sulla lavagna nera, in mezzo ad altri scarabocchi, che fai fatica a capire, a distinguere. Poi qualcuno fa così con la mano (traccia un cerchio con la mano aperta) e tutto si confonde. Peccato! Quante cose belle andate perdute!

Yoganda: Ascolti, signora Eunice. Mi ascolti bene. Ma prima mi faccia un bel sorriso. Ecco, così! Ora le farò una domanda. Le piacerebbe poter rivivere qualche momento della sua vita passata, magari della sua gioventù? Riuscire ad entrare nei suoi ricordi in modo così preciso, così profondo da sembrare di vivere realmente un particolare momento già vissuto?

Eunice: Che domande! Certo che mi piacerebbe! Ma purtroppo so che ciò non è possibile.

Yoganda: E invece sì! (estrae dalla sacca un telo colorato) Vede questo? Sembra un normalissimo tappeto. E invece ha poteri particolari …!

Eunice: E’ un tappeto volante?

Yoganda: (sorridendo) In un certo senso, sì. (lo stende per terra) Solo che non vola sopra le nubi, rimane fermo qui. Ma chi vi è seduto sopra volerà sul fiume del tempo, attraverserà con un balzo mesi, stagioni, anni, lustri e millenni; e si poserà lieve dove il suo cuore impaziente ha deciso di andare. E’ veramente straordinario. Un abate veneziano me lo donò in cambio di alcuni favori. Se la sente di provarlo?

Eunice: Mi piacerebbe molto, ma ho un fifa maledetta!

Yoganda: Se vuole, l’accompagno. C’è posto per due, qui.

Eunice: Allora, d’accordo. Se viene lei sono tranquilla. Cosa devo fare.

Yoganda: Venga, si inginocchi qui vicino a me. Ora mi dia la mano. Ecco, così.

Eunice: E adesso?

Yoganda: Adesso chiuda gli occhi e pensi intensamente al momento della sua vita che vuole rivivere. Riesce ad immaginarlo?

Eunice: Aspetti … Vorrei tornare … vediamo … sì, sì … il primo giorno che entrai a scuola come maestra … quella povera stanza con la stufa … la finestra che dava sul fiume … ed il chiasso dei bambini. Sì! Voglio tornare lì!

Yoganda: E allora dica semplicemente “vai, tappeto, vai”. Forza, lo dica!

Eunice: Mi stia vicino, Yoganda! Mi stringa la mano! Io lo dico! “Vai, tappeto, vai … vai … vai ……..” (suono di gong, tremolio di luci, buio)

SIPARIO