L’ospite

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L’OSPITE

Atto unico grottesco

di

Matteo Tibiletti

PERSONAGGI

Enea (un uomo di quarant’anni circa)

Beatrice (una donna di quarant’anni circa)

Arnaldo (un uomo di sessant’anni circa)


BIOGRAFIA DELL’AUTORE

Matteo Tibiletti nasce a Varese il 23/10/1978. Da sempre coltiva una profonda passione per il cinema,

la fotografia e per la scrittura creativa. Autore di sceneggiature, racconti, poesie e copioni teatrali si

cimenta spesso come regista di brevi cortometraggi o shooting fotografici (su www.youtube.com/teotibi

e www.flickr.com/teotibi  è presente tutta la sua produzione).  Nel 2009 ha pubblicato tramite il sito

www.lulu.com   una raccolta dei suoi migliori scritti dal titolo “LO SCONOSCIUTO”.  Ha frequantato per cinque

anni la Scuola di Teatro Città di Varese. Dal 2008 è uno dei membri fondatori, attori e registi  dell’Associazione

culturale “Compagnia Duse” di Besozzo. Da gennaio 2012 è regolarmente iscritto alla SIAE come autore

teatrale e fotografo.

DATI DELL’AUTORE

NOME E COGNOME: Matteo Tibiletti

NATO A : Varese il 23/10/1978

RESIDENTE IN: Via C. Goldoni 41/B, Varese (VA)

INDIRIZZO MAIL:  tibilettimatteo@gmail.com

POSIZIONE SIAE: 213623

Sera. La scena rappresenta un porticato di una casa di campagna. Un dondolo, una panca. Una porta d’ingresso al centro. Seduti sul dondolo ci sono Enea e Beatrice, una coppia di mezza età. Enea respira profondamente e poi guarda verso l’orizzonte con un sorriso compiaciuto.

ENEA: Si sta proprio bene, vero?

BEATRICE: Già, c’è proprio una bell’aria stasera. Amo quando si avvicina l’estate.

ENEA: O la primavera.

BEATRICE: Che?

ENEA: Anche quando si avvicina la primavera l’aria è bella.

BEATRICE: Ma è fredda.

ENEA: No, non è fredda.

BEATRICE: Sì che lo è. E spesso piove.

ENEA: Però anche in primavera ci sono delle serate in cui credi di essere in estate, lì si sta bene.

BEATRICE: Quindi ho ragione io.

ENEA: Cioè?

BEATRICE: Cioè si sta meglio d’estate.

ENEA: Perché?

BEATRICE: Perché, come hai appena detto tu, la primavera fa venire voglia d’estate. Si sta meglio quando la primavera somiglia all’estate e mai viceversa.

ENEA: Non è vero.

BEATRICE: Dimostralo.

ENEA: Quando d’estate fa troppo caldo.

BEATRICE: Lo dimostrerai, allora?

ENEA: Cosa?

BEATRICE: Intendi dimostrami che hai ragione, solo quando farà più caldo?

ENEA: Ma no, che hai capito? Intendo dire che quando fa troppo caldo, d’estate, si spera di tornare indietro, in primavera. In primavera le serate sono più fresche, proprio come questa qui. D’estate si soffoca, c’è l’afa che non ti fa respirare e finisce sempre che ti giri mille volte sotto le coperte prima di addormentarti e le lenzuola ti si appiccicano addosso perché sudi anche stando fermo. È chiaro. L’estate non è vivibile.

BEATRICE: Già, ma quando sei al mare?

ENEA: Cosa?

BEATRICE: Prova a stare al mare durante la primavera. La sera è umido e fa freddo.

ENEA: Ma che c’entra questo? Noi siamo in città. Se fossimo al mare a quest’ora non staremmo facendo questo discorso.

BEATRICE: Perché pensi questo?

ENEA: Perché se fossimo al mare non avrei mai ribattuto. Al mare è diverso. Si sta meglio d’estate, perché puoi farti un bagno al mare, mentre in città devi andare in piscina e pagare per rinfrescarti.

BEATRICE: Quindi ne stai facendo una questione economica?

ENEA: Certo, quale altra ragione valida vedi tu, in tutto questo?

BEATRICE: Una questione di relax?

ENEA: Che vuol dire “una questione di relax”? Il relax è un lusso che si paga, per chi come noi sta in città.

BEATRICE: Ne sei convinto?

ENEA: Certo. Io sono stressatissimo.

BEATRICE: Perché?

ENEA: Perché lavoro. Io. E molto.

BEATRICE: Cosa vorresti dire con questo?

ENEA: Ma niente, solo che sono stressato e che il relax per me è un lusso, ergo comporta un esborso economico, stando in città. Se stessi al mare invece risparmierei, ma non avrei il medesimo guadagno.

BEATRICE: Ma se hai appena detto che stai bene stasera, qui! E qui siamo in città!

ENEA: Già, ma come vedi già mi stai stressando.

BEATRICE: Cosa?

ENEA: Mi stai rompendo le palle durante l’unica sera di primavera in cui posso starmene in veranda a godermi la brezza serale senza che mi venga la colite! Questo tuo continuo parlare a vanvera, comporterà una notte insonne a causa del nervoso. Se fossi stato al mare ora, cioè in primavera, avrei avuto pure freddo, e quindi avrei avuto anche la mia stramaledetta colite! Sarei piegato in due sul cesso e passerei il tempo a maledirti, pensando a quanto sono stato stupido a non fare l’abbonamento permanente a un centro benessere!

BEATRICE: Un centro benessere? Vuoi dire massaggi?

ENEA: Vedi che tutto è riconducibile a una questione puramente economica?

Silenzio.

BEATRICE: Io rientro, ho freddo.

ENEA: Puah!

Beatrice fa per entrare in casa, dalla porta posta al centro della scena quando, di lontano, si ode un colpo di pistola. Beatrice si blocca ed Enea si irrigidisce sulla sedia a dondolo.

ENEA: Cosa è stato?

BEATRICE: Non saprei

ENEA: Non era uno…

BEATRICE: No, di certo, non può essere uno…

ENEA: Avremo sentito male, giusto?

BEATRICE: Certo, non c’è altra spiegazione, figurati, uno…

ENEA: Poi qui… a due passi dalla città… si è mai sentito uno…

BEATRICE: Poi proprio in questa stagione…

ENEA: Fa anche fresco la sera, si sta bene…

BEATRICE: Già, anche se ora fa un po’ freddo… questo certo non giustificherebbe uno…

ENEA: Non fa freddo, si sta bene…

BEATRICE: Io preferisco l’estate

Altro sparo.

ENEA: Ma d’estate io soffro il caldo.

Silenzio.

BEATRICE: Potremmo rientrare a casa ora che sappiamo che non era uno…

ENEA: Certamente abbiamo sentito male, vero?

BEATRICE: Ovvio, io ho da un po’ di tempo dei seri problemi d’udito…

ENEA: Io non ho mai sentito bene, ricordi?

BEATRICE: Non ti ho sempre detto che sei completamente sordo?

ENEA: Eh?

Silenzio. Terzo sparo. Di nuovo silenzio.

BEATRICE: Forse dovremmo chiamare la polizia.

ENEA: Già, forse.

BEATRICE: Ma?

ENEA: Ma potremmo non farlo.

BEATRICE: Certo, ma sarebbe omissione.

ENEA: Omissione? Omissione di che?

BEATRICE: Che ne so, omissione!

Silenzio.

ENEA: Sai che hai ragione, si è alzato il vento. Non è come l’estate scorsa: ad agosto c’era una bella luna in cielo e nonostante il caldo asfissiante, ogni tanto tirava una leggera brezza che mi faceva stare bene. Ora ho freddo, ad agosto, invece, non ho freddo.

BEATRICE: Io ho la pelle d’oca.

ENEA: Per il freddo?

BEATRICE: Certo, per il freddo… per cos’altro?

ENEA: Niente, dicevo così, tanto per dire.

BEATRICE: Rientriamo.

ENEA: Sì.

Enea si alza e segue Beatrice. Escono. Buio. All’improvviso si sente un grido. Beatrice entra di corsa con le mani tra i capelli.

BEATRICE: Oh, mio Dio! Oh, santo cielo! Oh, mio Dio!

Enea rientra trafelato.

ENEA: Stai tranquilla, va tutto bene! Respira profondamente e non ti preoccupare!

BEATRICE: Non ti preoccupare?! Non ti preoccupare?! Non ti… dico io, sei impazzito?! Chi diavolo ha messo quel corpo nel mio letto? Io no di certo!

ENEA: Ma certo che non ce lo hai messo tu, questo è chiaro!

BEATRICE: E poi avevo appena cambiato le lenzuola, per quale motivo avrei dovuto decorare il letto con il corpo di un uomo senza vita!

ENEA: Ma, amore, è chiaro che non è colpa tua!

BEATRICE: Non dici tanto per dire, vero?

ENEA: Scherzi?

BEATRICE: Niente affatto, io ti conosco… tu dici così, poi però mi dai la colpa!

ENEA: Come potrei?!

BEATRICE: Perché sei cattivo, mi tratti sempre come una stupida, solo perché, a volte, faccio cose stupide!

ENEA: Ma, amore, tu non lo fai consapevolmente! Qui però si tratta di un cadavere sul nostro letto matrimoniale, se pensassi che fosse colpa tua dovrei pure pensare che quello là sopra con un buco in testa fosse il tuo amante e francamente, conoscendoti, non potrei mai pensarlo seriamente!

BEATRICE: E perché?

ENEA: Perché ti conosco troppo bene!

BEATRICE: E mi ami?

ENEA: Certo che ti amo, tesoro, ma ora mantieni la calma per favore, ho bisogno di riflettere, la situazione mi sta un po’ scivolando di mano.

BEATRICE: Cosa facciamo?

ENEA: Tesoro caro, se continui a parlare io non riesco a pensare e se io non riesco a pensare non riesco nemmeno a darti una risposta in tempi brevi. Ho bisogno di riflettere!

Silenzio.

BEATRICE: Ah, se fossimo stati al mare!

ENEA: Che c’entra questo?

BEATRICE: Non saremmo stati qui ieri sera, non avremmo udito quegli spari!

ENEA: Quali spari?

Silenzio.

BEATRICE: Già, in effetti, non abbiamo sentito nessuno sparo! Vero, caro?

ENEA: Certo, cara, NESSUNO SPARO… io sono sordo.

BEATRICE: E io sento pochissimo!

ENEA: Andremo a farci visitare da un otorinolaringoiatra.

BEATRICE: Prendo appuntamento oggi pomeriggio.

ENEA: Eh?

BEATRICE: Così risolveremo il problema. E ne avremo uno in meno.

Silenzio.

BEATRICE: Bene.

ENEA: Bene.

Silenzio.

BEATRICE: Enea?

ENEA: Dimmi, Bea.

BEATRICE: Che facciamo con l’ospite che sta sul nostro letto?

ENEA: Con chi?

BEATRICE: Con… l’ospite!

Silenzio.

BEATRICE: Enea, che ne facciamo?

Silenzio.

BEATRICE: Enea?

Silenzio.

BEATRICE: Enea, Cristo santo, vuoi darmi retta?! Cosa ne facciamo del corpo, del maledetto cadavere che sta sporcando le mie lenzuola pulite?!

Silenzio. Enea si siede e assume una posizione di profonda riflessione.

BEATRICE: Ma ti sembra il momento di fare yoga?! Ho chiesto cosa diavolo ne facciamo del…

ENEA: Come lo hai chiamato?

BEATRICE: Chi?

ENEA: Come lo hai chiamato prima? L’ospite?

BEATRICE: Sì, be’, era un modo come un altro per…

ENEA: Bea?

BEATRICE: Cosa?

ENEA: Lui è il nostro ospite!

BEATRICE: Ma come…

ENEA: Ma certo! Finché non troviamo una spiegazione a tutto questo lui non sarà altri che il nostro ospite.

BEATRICE: Ma… dici sul serio?

ENEA: Non sono mai stato tanto serio in vita mia!

BEATRICE: Nemmeno quando ci siamo sposati?

ENEA: Ma, tesoro, lì non ero serio!

BEATRICE: Ah, no?!

ENEA: Ero felice!

BEATRICE: Oh, amore!

ENEA: Felice e follemente innamorato!

Enea manda un bacio alla moglie che finge di prenderlo con la mano.

ENEA: Bene, ora dobbiamo preparare tutto.

BEATRICE: Preparare cosa?

ENEA: Alle quattro, questo pomeriggio, verrà a trovarmi Arnaldo.

BEATRICE: Arnaldo?

ENEA: Sì, Arnaldo, ricordi?

BEATRICE: Ma chi, il becchino?

ENEA: In che senso?

BEATRICE: Arnaldo non ha un’agenzia di pompe funebri?

ENEA: E allora? Sai che non giudico le persone sulla base del proprio lavoro, amo conversare con chiunque e Arnaldo è sempre stato un ottimo interlocutore, capace di ascoltare. Soprattutto di ascoltare. A volte è talmente taciturno che arrivo a pensare che non mi stia ascoltando affatto, per questo motivo mi blocco durante la conversazione e lo interrogo. Lo conosco quasi meglio di me stesso! Già, spesso gli chiedo se abbia seguito fino a quel punto e, se mi risponde di sì, allora io gli pongo la contro domanda, per verificare! Perché in tanti dicono di ascoltare, ma poi non lo fanno! Mentono. Ma a me non sfuggono mai. Ad ogni modo, Arnaldo non mi ha mai mentito. O almeno, non ha mai mentito in merito all’ascoltarmi. Ha sempre sentito e compreso ogni mia parola o discorso. Non è da tutti, non trovi?

Bea nel frattempo si è distratta, guarda impaziente, fuori dalla finestra.

ENEA: Bea?! Dico, Bea, mi stai ascoltando?

BEATRICE (distrattamente):Sì, sì…

ENEA: E cosa stavo dicendo?

Silenzio.

ENEA: Bea?

Silenzio.

ENEA: Bea?!

BEATRICE (distrattamente): Che c’è?

ENEA: Di cosa stavo parlando?

BEATRICE (distrattamente): Di Arnaldo.

ENEA: Brava, amore, tu sei proprio come lui, proprio come Arnaldo! Entrambi mi ascoltate e non vi perdete una virgola di quel che dico!

BEATRICE (distrattamente): Mmm mmm.

ENEA: Cosa stavi dicendo?

BEATRICE (distrattamente): Quando?

ENEA: Poco fa. Mi stavi parlando di Arnaldo e del suo lavoro, giusto?

BEATRICE (si volta verso il marito con fare spionistico): Esattamente, se lui deve venire qui, e se il suo lavoro è quello di sistemare i cadaveri, be’…

ENEA: Allora?

BEATRICE: Ma come sarebbe a dire “allora”?!

ENEA: Perdonami, amore, ma proprio non riesco a seguirti.

BEATRICE: Abbiamo un cadavere sul letto, giusto?

ENEA: Al piano di sopra.

BEATRICE: Al piano di sopra, esatto.

ENEA: E tu hai appena cambiato le lenzuola.

BEATRICE: Sì, ma questo non c’entra!

ENEA: Ancora non capisco.

BEATRICE: Arnaldo!

ENEA: Arnaldo?

BEATRICE: Sì, Arnaldo, Arnaldo!

Silenzio. Enea riflette, poi sorride.

ENEA: Amore, non è Arnaldo quello che se ne sta sdraiato senza vita sul nostro letto. Lo conosco Arnaldo. Lo conosco quasi meglio di me stesso… mi sarei accorto se Arnaldo fosse andato a morire proprio qui, al piano di sopra!

BEATRICE: Io volevo dire che Arnaldo potrebbe aiutarci a sistemare il cadavere che sta di sopra!

Silenzio.

ENEA: Dici?

BEATRICE: Be’, direi di sì, non ti pare?

ENEA: Eh, forse… d’altra parte è il suo lavoro…

BEATRICE: Già…

ENEA: Ed è un ottimo ascoltatore…

BEATRICE: Che c’entra questo?!

ENEA: Dovrò pure spiegargli cos’è successo, no?! Posso forse accogliere un amico in casa mia e dirgli, senza alcun preambolo “caro Arnaldo sono felice che tu sia qui, soprattutto perché questa mattina ho scoperto un cadavere con un buco in testa, di cui ignoro identità e provenienza, sul mio letto matrimoniale. Ti spiacerebbe sistemarlo come solo tu sai fare e farlo sparire prima che la puzza arrivi fino alla centrale di polizia? Arnaldo, tu lo sai, vero? Sai che non sono stato io, so che mi capisci e mi conosci! Ma conosci la gente, potrei essere oggetto di malelingue! Non sia mai, Arnaldo! Allora, che fai? Mi dai una mano a sotterrarlo?”.

Silenzio.

ENEA: Non credi sia un po’ complesso da elucubrare a un estraneo?

BEATRICE: Ma se hai appena detto che è un tuo carissimo amico?!

ENEA: Be’…

BEATRICE: Che conosci quasi meglio di te stesso.

ENEA: Certo ma…

BEATRICE: Vuoi che gliene parli io?

ENEA: Non so.

BEATRICE: Gliene parlo io.

ENEA: Va bene, però, ti raccomando, non essere troppo diretta.

BEATRICE: Diretta?

ENEA: Sì, voglio dire, cerca di rendere il tutto con molta serenità, non vorrei si spaventasse.

BEATRICE: Un becchino dovrebbe spaventarsi?

ENEA: Non è un becchino!

BEATRICE: È un becchino!

ENEA: Niente affatto!

BEATRICE: Ah, no?!

ENEA: No!

BEATRICE: Ah, no?

ENEA: No!

BEATRICE: Sì!

ENEA: No!

BEATRICE: Sì!

ENEA: No!

BEATRICE: Sì!

ENEA: No!

BEATRICE: No!

ENEA: Sì!

BEATRICE: No!

ENEA: Sì, sì, sì invece, stupida gallina! È un becchino! Un becchino! E lui è mio amico! Lo conosco meglio di me stesso! Ci aiuterà e sistemerà lui il cadavere di sopra!

Silenzio. Bea sorride beffarda. Enea si rende conto di quel che ha appena detto.

BEATRICE: Digli di lavare anche le lenzuola.

Silenzio. Bea esce. Enea rimane stordito. Buio.

Al riaccendersi delle luci Beatrice ed Enea sono seduti sul dondolo, come all’inizio. Enea respira profondamente ma la sua espressione, questa volta è molto preoccupata.

ENEA (annusando l’aria): Secondo me comincia a puzzare.

BEATRICE (annusando l’aria): Ma va!

ENEA: Ti dico che lo sento!

BEATRICE: È la spazzatura, sono tre giorni che ti dico di andare a buttare l’umido.

ENEA: Ah.

BEATRICE: Eh.

ENEA: Dici che è quello che puzza così?

BEATRICE: Credo proprio di sì.

ENEA: Lo credi, ma non ne sei sicura.

BEATRICE: No.

ENEA: E perché non sei sicura?

BEATRICE: Perché io non sento nessuna puzza.

Silenzio.

ENEA (annusa l’aria): Ah, fossimo al mare!

BEATRICE: Farebbe caldo.

ENEA: Oggi fa caldo anche qui.

BEATRICE: Già

Silenzio. Enea annusa di nuovo l’aria. Non è convinto che sia la spazzatura a puzzare in quel modo.

ENEA: Dovremmo trasferirci. Aprire un centro benessere. Al mare.

BEATRICE: Direi che hai scelto un momento no per questo tipo di attività imprenditoriale.

ENEA: C’è crisi, eh?

BEATRICE: No. C’è un cadavere.

ENEA: Ah, quello…

BEATRICE: Sì, quello.

Silenzio.

ENEA: Potremmo portarlo con noi. No?

BEATRICE: Direi di no.

ENEA: Perché? Sembra essere stato simpatico. Voglio dire, lo sguardo. Mi ispira fiducia.

BEATRICE: Non mi esprimo in merito.

ENEA: Perché?

BEATRICE: Più che altro non ho mai giudicato una persona dall’espressione. Ho sempre avuto bisogno di conoscere, caratterialmente le persone, prima di potermene fare un’idea.

ENEA: Ah.

BEATRICE: Eh, già.

Silenzio.

ENEA: Temo sia un po’ tardi, allora.

BEATRICE: Temo anch’io.

Silenzio.

ENEA: Però ti potresti fidare del mio sesto senso per una volta.

BEATRICE: In che senso?

ENEA: Nel sesto.

BEATRICE: Eh?

ENEA: Portiamolo con noi al mare.

BEATRICE: No.

ENEA: Ma perché!? Lo abbiamo già detto questa mattina, non è altro che un ospite per noi. Trattiamolo di conseguenza. È un ospite silenzioso!

BEATRICE: No.

ENEA: Ma sei veramente cocciuta! Una volta che incontro una persona che penso sia potuta essere piacevole in vita! Perché m’impedisci di andare in vacanza con lui! Tu non sei mia madre!

Silenzio.

ENEA: Ah, non rispondi, eh?!

Beatrice si accende una sigaretta.

BEATRICE: Al mare puzzerebbe prima.

ENEA: Cosa?

BEATRICE: Al mare fa più caldo, c’è maggiore umidità. In tre giorni puzzerebbe come un intero cimitero.

ENEA: Mmm… dici?

BEATRICE: Dico.

Silenzio.

ENEA: Tre giorni! Come il pesce!

BEATRICE: Già, come il pesce!

ENEA: Forte…

Silenzio.

BEATRICE: A che ora arriva Arnaldo?

ENEA: Dovrebbe essere già qui.

BEATRICE: Ma non c’è.

ENEA: Avrà trovato traffico.

BEATRICE: Arnaldo non guida.

ENEA: Avrà preso i mezzi pubblici.

BEATRICE: Per fare cinquecento metri (indica all’orizzonte). La sua porta ancora non si è aperta.

ENEA: Ad Arnaldo piace viaggiare comodo.

Silenzio.

ENEA (alzandosi e indicando l’orizzonte): Ecco! Eccolo laggiù! È il mio amico Arnaldo! Sta arrivando!

BEATRICE (alzandosi e stringendo gli occhi a fessura per vedere): No. (Si risiede).

ENEA: Come sarebbe a dire “no”?!

BEATRICE: Quello, non è Arnaldo.

ENEA: “Non è Arnaldo”?! Quello è il mio amico, il mio amico Arnaldo che sta arrivando! Accorre in aiuto del suo amico Enea per tirarlo fuori dai guai!

BEATRICE: Non è Arnaldo!

ENEA: Sì che lo è!

BEATRICE: No!

ENEA: E allora chi diavolo dovrebbe essere, secondo te?!

BEATRICE: È una mucca.

ENEA: Una mucca?

BEATRICE: Sì, è una delle mucche del signor Paolini.

Silenzio. Enea si rimette a sedere con lentezza. È ancora incredulo.

ENEA: Avrei giurato che…

BEATRICE: Capita di sbagliarsi.

ENEA: Già.

Silenzio.

ENEA: Mi sembrava fosse un po’ ingrassato.

Da sinistra compare Arnaldo. Un uomo mingherlino con un cappello a larghe falde in testa. La sigaretta è serrata tra le sue labbra. Con sé ha una borsa degli attrezzi.

ARNALDO: Buongiorno.

Beatrice ed Enea scattano in piedi.

ENEA: Ciao Arnaldo!

BEATRICE: Ti si stava aspettando.

ENEA: Già, ti ho visto da lontano, ma ti ho confuso con la mucca di Paolini.

BEATRICE: Enea ci vede sempre meno, sai, Arnaldo?

ENEA: Poi, in effetti, ho pensato che non avresti mai potuto essere tu.

BEATRICE: Ed è diventato anche un po’ sordo!

ENEA: Anche perché tu sei a dieta da mesi, dico bene?

BEATRICE: È solo un po’ stanco. Ha lavorato tanto nell’ultimo periodo…

ENEA: Da quanto tempo sei a dieta, Arnaldo?

BEATRICE: Enea, è chiaro che non è a dieta, non ha mai avuto bisogno di mettersi a dieta, dico bene, Arnaldo?

ENEA: Caro, carissimo Arnaldo! Qual buon vento? O meglio, grazie al cielo che sei qui!

BEATRICE: È da tanto che non ci si vedeva, vero, Arnaldo?

ENEA: Proprio questa mattina parlavo a Bea di te e di quanto ci piaccia chiacchierare assieme!

BEATRICE: A dire il vero parla sempre e solo lui, vero, Arnaldo? A volte mi chiedo come tu riesca ad ascoltarlo per delle ore e seguire sempre tutto quello che dice!

ENEA: Ma stai zitta, Arnaldo è un amico, lo conosco benissimo… potrei dire addirittura che lo conosco meglio di me stesso, vero Arnaldo? Ne parlavo proprio questa mattina a Bea che non voleva credermi, ma è così, non è vero! Eh, Arnaldo?

BEATRICE: Mi parla così spesso di te, sono così felice che tu sia qui, oggi!

ENEA: Siamo tanto felici che tu sia qui!

BEATRICE: Già, tanto… tanto felici!

ENEA: Tu che mi dici, Arnaldo? Sei felice di essere qui, con noi?

Silenzio. Arnaldo si guarda attorno e butta la cenere della sigaretta a terra. Beatrice ha un moto di disapprovazione ma Enea la frena con un gesto rapido della mano.

BEATRICE: Arnaldo?

ENEA: Arnaldo?

Silenzio.

ARNALDO: Dov’è il cadavere?

BEATRICE, ENEA (indicando il piano superiore dell’abitazione): Di sopra!

Arnaldo si avvia verso la porta al centro, Beatrice ed Enea lo circondano.

BEATRICE: Oh, grazie, Arnaldo!

ENEA: Caro, carissimo Arnaldo, sapevo che avresti capito al volo la situazione!

BEATRICE: Proprio vero quel che diceva Enea questa mattina! Vi conoscete proprio bene, non c’è che dire!

ENEA: Grazie!

BEATRICE: Grazie!

Silenzio. Arnaldo entra dalla porta al centro. Prima di chiudere si volta verso Beatrice ed Enea.

ARNALDO: Aspettate qui.

Esce. Si chiude la porta alle spalle. Dopo una breve pausa, Enea e Beatrice tornano a sedere sul dondolo. Rimangono in silenzio ancora qualche istante.

BEATRICE: Però…

ENEA: Già…

BEATRICE: Come ha fatto a sapere…

ENEA: Infatti…

BEATRICE: Io non…

ENEA: Nemmeno io.

BEATRICE: E allora?

Silenzio.

BEATRICE, ENEA: Mah!

Silenzio. Si sentono rumori provenire dal piano superiore. Qualcosa viene spostato e fatto cadere. Poi viene accesa una motosega. Enea e Beatrice seguono i rumori con movimenti della testa.

BEATRICE (alzando la voce per farsi sentire): Forse è un suo conoscente!

ENEA (alzando la voce per farsi sentire): Lo stavo pensando anch’io!

BEATRICE (alzando la voce per farsi sentire): Allora è tutto spiegato!

ENEA (alzando la voce per farsi sentire): Dici?

BEATRICE (alzando la voce per farsi sentire): Non so, però forse è meglio così, non credo di essere un’ottima pensionante!

ENEA (alzando la voce per farsi sentire): Un’ottima che?

BEATRICE (alzando la voce per farsi sentire): Pensionante! Dico che non mi ci vedo tanto come pensionante.

ENEA (alzando la voce per farsi sentire): Io, invece, credo che saresti stata un’ottima pensionante.

BEATRICE (alzando la voce per farsi sentire): Dici?

ENEA (alzando la voce per farsi sentire): Oh, sì!

BEATRICE (alzando la voce per farsi sentire): Grazie, tesoro.

ENEA (alzando la voce per farsi sentire): Come?!

BEATRICE (alzando la voce per farsi sentire): Ho detto, “grazie, tesoro!”.

ENEA (alzando la voce per farsi sentire): Ah!

Enea manda un bacio alla moglie, che replica prendendolo al volo con la mano. La motosega viene spenta.

BEATRICE: Deve avere finito.

ENEA: Dici?

BEATRICE: Be’, penso di sì.

Silenzio.

BEATRICE: Forse dovrò cambiare le lenzuola.

ENEA: Non so, possiamo chiedere ad Arnaldo.

BEATRICE: Adesso non esageriamo! Arnaldo, Arnaldo, Arnaldo! Non esiste solo Arnaldo, eh! Questa è pur sempre anche casa mia! Voglio poter decidere quando è il caso di cambiare le lenzuola di casa mia, non ti pare?

ENEA: Non capisco perché ti scaldi tanto! Arnaldo è un amico, non vedo per quale motivo non si potrebbe chiedere un consiglio a una persona saggia come lui.

BEATRICE: Perché ogni tanto vorrei essere padrone della mia vita.

ENEA: Quindi vuoi decidere questa storia delle lenzuola, SENZA CHIEDERE ad Arnaldo?

BEATRICE: Be’, sì! Uffa!

ENEA: Ah, sì?

BEATRICE: Sì!

ENEA: Sei sicura?

BEATRICE: Sì, certo!

ENEA: Davvero?

BEATRICE: Sì!

ENEA: Io dico di no!

BEATRICE: E invece sì!

ENEA: No!

BEATRICE: Sì!

ENEA: No!

BEATRICE: Sì!

ENEA: Sì!

BEATRICE: No!

ENEA: Sì!

BEATRICE: No, no, no! Non voglio decidere questa storia senza chiedere ad Arnaldo! Basta, ora gli chiederò cosa fare e tu non potrai più dire che Arnaldo non sia un uomo saggio e ponderato! Oh!

Silenzio. Enea sorride beffardo. Bea si rende conto di quel che ha appena detto.

ENEA: Chiedigli se sia il caso di lavare le lenzuola.

In quel momento esce Arnaldo, trascinando un grosso sacco di iuta.

BEATRICE: Arnaldo, devo lavare le lenzuola?

Arnaldo risponde di no con un cenno della testa. Tira un’ultima aspirata dalla sigaretta, poi butta il mozzicone per terra e lo schiaccia con la punta della scarpa. Beatrice ha un moto di disapprovazione ma Enea la frena con un gesto rapido della mano.

ARNALDO: Ci vediamo.

Arnaldo si avvia verso la quinta di sinistra, trascinando il pesante sacco di iuta.

ENEA: Vuoi una mano, eh Arnaldo?

Arnaldo fa di nuovo cenno di no con la testa.

BEATRICE: Sei sicuro?

Arnaldo, sempre di spalle, alza la mano e ribadisce il suo no con il dito indice.

ENEA: Grazie, Arnaldo!

BEATRICE: Sì, davvero, grazie mille per il tuo aiuto!

Arnaldo alza di nuovo il braccio e fa un cenno di saluto questa volta. Esce. Beatrice ed Enea tornano a sedere sul dondolo.

ENEA: È proprio un caro amico, il mio amico Arnaldo!

BEATRICE: È anche amico mio Arnaldo.

ENEA: Ma io lo conosco quasi meglio di me stesso.

BEATRICE: Dubito che tu lo conosca così bene.

ENEA: Ma che diavolo dici? Lo conosco quasi meglio di me stesso.

BEATRICE: Tsè! Non l’ho mai bevuta questa storia. A te piace sempre ingigantire le cose, la realtà è che Arnaldo è un nostro carissimo amico! Ma siccome tu vuoi tenertelo sempre e solo per te, dici che lo conosci meglio di te stesso. In realtà nessuno può dire di conoscere davvero Arnaldo.

ENEA: Già, forse hai ragione.

BEATRICE: Ho ragione sì! È un uomo silenzioso, non trovi?

ENEA: Dici?

BEATRICE: Parla poco.

ENEA: Ah, questo intendi?

BEATRICE: Sì, assolutamente. Trovo che parli poco, rispetto alla media delle altre persone che conosciamo.

ENEA: Quali altre persone?

BEATRICE: Le altre persone, in generale.

ENEA: Non ti riferisci a nessuno in particolare, quindi?

BEATRICE: No, a nessuno.

ENEA: Ah.

Silenzio.

BEATRICE: Peccato però!

ENEA: Cosa?

BEATRICE: Be’, peccato che Arnaldo sia venuto a portare via il nostro ospite.

ENEA: Ah, lui.

BEATRICE: Sì, voglio dire… anche se non ho avuto modo di parlare con lui trovo che tu avessi ragione. Sembrava una persona simpatica e molto educata. Aveva le labbra carnose.

ENEA: Che vuol dire questa cosa?

BEATRICE: Be’, sai cosa si dice delle labbra carnose, no?

ENEA: No, non lo so.

BEATRICE: Chi ha le labbra carnose è una brava persona.

ENEA: E chi ha le labbra sottili?

BEATRICE: Chi ha le labbra sottili non lo è.

ENEA: Ah.

Silenzio.

ENEA: Già. Peccato non averlo conosciuto da vivo.

BEATRICE: Mah, non so.

ENEA: Che vuoi dire?

BEATRICE: A volte certa gente è meglio conoscerla da morta. Da viva ti tengono in ballo con certi ragionamenti che finisci tu per morire.

ENEA: Vuoi dire suicidarti?

BEATRICE: No, voglio dire che ti sfiniscono di chiacchiere. Chiacchiere che non arrivano mai a nulla.

ENEA: Ah, quelle.

BEATRICE: Già, quelle.

Silenzio. Cala la sera.

BEATRICE: Stasera si sta proprio bene.

ENEA: Niente affatto. Io ho freddo.

BEATRICE: Ma è primavera, non dicevi che la primavera…

ENEA: Assolutamente, io ho sempre sostenuto di preferire il caldo torrido dell’estate. Preferisco sudare sotto le coperte piuttosto che morire di freddo!

BEATRICE: Ma in primavera non si muore di freddo!

ENEA: Lo dici tu! Io ho già la pelle d’oca, guarda!

BEATRICE (con stupore): Eh, già… guarda lì!

ENEA: Già. Bella la mia pelle d’oca però, eh?

Silenzio.

ENEA: Io rientro, qui fuori sto gelando.

BEATRICE: Devo cambiare le lenzuola.

ENEA: Ma Arnaldo ha detto che…

BEATRICE: E io le cambio lo stesso!

Silenzio.

ENEA: Ti aiuto.

BEATRICE: Grazie, amore.

Enea le manda un bacio, le mima di prenderlo con la mano. Beatrice ed Enea fanno per uscire, quando si sente, di lontano, un colpo di pistola. Beatrice si blocca ed Enea si irrigidisce.

ENEA: Cosa è stato?

BEATRICE: Non saprei

ENEA: Non era uno…

BEATRICE: No, di certo, non può essere uno…

ENEA: Avremo sentito male, giusto?

BEATRICE: Certo, non c’è altra spiegazione, figurati, uno…

ENEA: Poi qui… a due passi dalla città… si è mai sentito uno…

BEATRICE: Poi proprio in questa stagione…

ENEA: Fa anche freddo la sera, non si sta più tanto bene…

BEATRICE: Già, anche se io non ho poi tanto freddo… questo certo non giustificherebbe uno…

ENEA: Non si sta bene, si gela…

BEATRICE: Io preferisco la primavera all’estate.

Altro sparo. Silenzio.

BEATRICE: Potremmo rientrare a casa ora che sappiamo che non era uno…

ENEA: Certamente abbiamo sentito male, vero?

BEATRICE: Ovvio, io ho da un po’ di tempo dei seri problemi d’udito…

ENEA: Io non ho mai sentito bene, ricordi?

BEATRICE: Non ti ho sempre detto che sei completamente sordo?

ENEA: Eh?

Silenzio. Terzo sparo. Di nuovo silenzio.

BEATRICE, ENEA: Arnaldo!!!

Buio.