L’ospite di riguardo

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L’OSPITE DI RIGUARDO

Commedia in tre atti

Di

Angelo Alfieri

Personaggi


Mimmo:

Lucio:

Amelia:

Enrico:

Martina:

Silvio:

Elsa:

Dafàa:

Seghè:


L’ospite

Il padrone di casa

La moglie di Lucio

L’amico di Lucio

La moglie di Enrico

Possidente

Assistente di Silvio

Segretaria del sindaco

Il sindaco


1


La vicenda si svolge in un minuscolo comune dell’Italia nordoccidentale ben arroccato tra le Prealpi. È noto che in un piccolo centro, da che mondo e mondo, la gente vive ancorata alle tradizioni, che non sempre si rivelano utili o intoccabili. Verrebbe da dire che costoro vivano serenamente ignorandosi bellamente l’un l’altro con la certezza che la conservazione delle usanze li preservi dalla degenerazione dei costumi e delle virtù secolari. Diciamo che tutto è andato bene fino all’arrivo in paese di un tale Mimmo. Essendo stato invitato a trascorrere un periodo di vacanza presso alcuni amici, possessori di una casa in loco, pensa di affrontare le ferie in modo gioioso. Questa costruzione sorge alla periferia del paese. Ora figuratevi quale distanza può intercorre dal centro alla periferia in un borgo abitato da trecento persone, basta spostare una tenda per tenere sotto controllo tutto il movimento. Ma come in tutte le vicende altri risvolti ci attendono.

La scena: Un salone con una vetrata sul fondo in modo da poter intravedere fuori e ai lati tre porte. (Queste parole introduttive si possono leggere con voce fuori campo a discrezione del regista).

ATTO PRIMO

Scena prima

Enrico: (Sono già in scena). Mi spiace molto di non poterti ospitare a casa nostra come promesso, ma questo imprevisto ha dissestato i piani e mi costringe al ripiego. Mi hanno informato della situazione ieri e appena ho saputo ho cercato un rimedio ma sai, in paese non è come in città, la sistemazione non sarà del massimo confort. Spero che non sia un danno per te.

Mimmo:        Nient’affatto, anzi a volte è la soluzione migliore.

Enrico: Speriamo che arrivino però … questi escono di casa per la spesa e rimangono in giro una giornata dimenticandosi degli impegni. Senza spettegolare, dicono.

Martina:         (A Enrico). Ma cosa gli stai dicendo. Non è vero Mimmo, tutto sommato

ècome da voi in Puglia … si chiacchiera … le notizie di zona. È brava gente! E poi trattano gli ospiti con riguardo.

Mimmo:        Non vorrei arrecare disturbo a questi signori.

Enrico:            Ma figurati. È gente aperta … insomma.

2


Mimmo:


Che lingua parlano?


Enrico:             Se gli dici di parlare in italiano, dopo un’arricciata di naso lo fanno, ma


se non gli dici niente caro mio rischi di finire in manicomio. (Sorride).

Martina: (Da uno spintone al marito). Scherza! Siamo ancora in Italia, per poco, ma siamo dentro i confini. Vedi la sbarra laggiù … ecco, oltre è un altro stato.

Enrico: Loro si considerano già Svizzeri meridionali di stirpe celtica con sfumature teutoniche, che a detta degli esperti è la miglior razza possibile.


Mimmo:


Se lo dicono gli esperti. Provate a suonare: che stupido siamo già dentro!


Enrico:            Stai attento: se ti lasci scappare una battuta così ti guardano di traverso.

Qui non si può scherzare, non sono abituati e considerano un imbecille chi ride.


Mimmo:

spiritose?


Me lo avevano detto che quassù sono permalosi. Quindi niente battute


Martina:         Guardatene! Ne va della tua credibilità. Qui non ride nessuno. Se ti


salutano rispondi con un mugugno gutturale. Il motto è: rudezza! Perché è nella rudezza la vera stirpe nordica. Il ridere appartiene alle razze inferiori. Arriva Amelia: la padrona di casa.


Mimmo:


Non è il marito?


Enrico:            Scherzi? Da queste parti comandano le donne. I mariti sono un contorno


piuttosto inutile.

Mimmo: È la prima volta che vengo al nord Italia. Sempre all’estero! Una volta tanto rimango in patria.

Martina: Patria? Questa parola evita di pronunciarla, usa sinonimi molto blandi come “circondario” o “territorio”.


Enrico:


Qui non è proprio “il nord:” è oltre. È un limbo.


Amelia: (Parla in dialetto stretto. Faccio un esempio: per”siete arrivati” si usi “si scià” come nell’ottocento). Siete arrivati, è tutto pronto! Come state? Questo quime lo lasciate per tanto o giusto il tempo di fargli respirare l’aria buona?

Enrico: È In ferie … Vuole vedere l’alta Lombardia. Se avessi posto lo terrei io ma è successo il guaio della cappa …


Amelia:


Se buttassi giù il camino ti verrebbe un’altra stanza.


Martina:


Il bello di quella casa è il camino. (Queste frasi in dialetto).


Mimmo:


Mi sembra di stare in Germania. (Sentendo le assonanze).


3


Amelia:           Eh, purtroppo siamo ancora lontani. Mi dia i bagagli … la sistemo di

sopra. Stia chino perché in alcuni punti il soffitto è decisamente a livello del pavimento. Tanti anni fa abitavano Hansel e Gretel. (Ridono tutti). Tutto qui? Uno zaino! Le faccio trenta franchi al giorno.


Mimmo:


Non avete gli euro?


Amelia:


Abbiamo tre valute. Franchi - lire e poi in caso di invasione: euro.


Mimmo:


Non lo sapevo. Siete a statuto speciale?


Martina:


No … Amelia scherza … paga pure in euro. (Amelia sorride).


Mimmo:


In questo paese si spettegola? Si fanno apprezzamenti sulle persone?


Amelia: Nemmeno per sogno … provi … ti posso dare del “tu” o hai altre preferenze? Voi, esso!


Mimmo:


Ci mancherebbe!


Amelia: Cosa? Ti do del tu: dillo! Prova a chiedere a qualcuno se sa come mi chiamo … non lo sanno!


Mimmo:


Da noi è diverso!


Enrico:


Tutto il mondo è paese.


Amelia:


Forse il tuo ma qui … come ti chiami?


Mimmo:


Mimmo!


Amelia:           Pensavo peggio. Credevo che mi sparavi dentro un “Calogero” un


“Gennaro”. Però in paese non dire che ti chiami Mimmo. Piuttosto di’ che non ti ricordi il nome. Ah! Così per la cronaca: se vedi uno spaventapasseri coi capelli rossi camminare, non farci caso, è la sorella di mio marito, che ti presenterò più tardi, se torna a casa.


Mimmo:


Il marito! (Amelia annuisce). Lavora lontano?


Amelia:           Aldilà della strada principale che è poi l’unica.

là! Trascorre ore felici.


Lo vedi quel bar. Ecco è


Enrico:


È il loro esercizio.


Mimmo:


C’è annessa una palestra?


Amelia:


Da dove vieni tu? Non lo voglio sapere! Andiamo su! (Escono i due).


Martina:


Lo deve trattare bene … è il nostro datore di lavoro. Diglielo!


Enrico:


Ma sì … dopo una settimana di soggiorno si troverà come a casa sua.


4


Lucio: (Entra). Finalmente vi fate vivi … se non fosse stato per quello non sareste venuti nemmeno quest’anno. La casa va in malora. Un pezzetto oggi un pezzetto domani.


Enrico:


A pezzetti la troveremo rasa al suolo.


Lucio:


Va riparata. Allora, com’è in città?


Martina:


È meglio qui credimi … potessi abitarci.


Lucio:


È vero che è il tuo padrone?


Enrico:


Lucio, non sono il suo cane! Quei termini sono obsoleti. Aggiornati!


Lucio:              Ma sì … stai lì a sottilizzare? Vai a sistemare i bagagli … ho già aperto

le finestre: tutto a posto. Si è staccato un po’di intonaco ma per quest’anno la puoi abitare ancora se non sbatti troppo le porte. La direttrice è su?


Enrico:


Sì, aspetto che scendano. Lo porto a fare un giro in paese.


Lucio:              Sei ottimista! Coprilo bene. Non per il freddo … ogni tanto vola


qualcosa di strano sui volti nuovi.

Mimmo:        (Entra). Buongiorno, lei è il proprietario giusto?

Lucio:              Se avessi un’altra moglie sì ma finché vive questa …

Amelia: (Entra). Ti presento mio marito, il capolavoro della natura alpina oggi prematuramente uscito dal bar che gestisce con la pregevole collaborazione del comitato “in vino veritas”, istituzione fortemente voluta da lui.

Mimmo:        Che belle attività! Tipiche da comunità montana.

Enrico:            Mimmo … andiamo a casa. Deposito i bagagli e usciamo per un giretto.

Martina:         Avrai tempo di conoscere i dettagli durante questo mese di permanenza.

Amelia: (Parla in dialetto). Me lo lasci un mese? Questo qui? Non è un albergo! Uno straniero in paese non passa inosservato.


Lucio:


Parla col sindaco. È straniero anche lui.


Mimmo:


Avete un sindaco straniero?


Enrico:            È di Cremona. Qui considerano stranieri tutti quelli che non sono nati in


valle mentre gli ospiti, per riguardo, sono considerati alieni.

Mimmo: Capisco! Pensavo che fossero leggende ma … per carità: contenti voi. Io sto bene anche qui all’estero.

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Amelia: Guarda, siccome mi sei simpatico, ed è raro il fatto, ti invito alla cena che si terrà domani sera in occasione della festività locale.

Mimmo:        Il patrono!

Lucio: Non proprio … è una festa particolare. Tanti anni fa in questa circostanza venivano bruciate le streghe, purtroppo la tradizione è andata perduta.

Amelia:           Allude a sua sorella, di cui sopra. (Bussano). Avanti! Il nostro sindaco

Seghé. Le voci volano sulle ali del “chissà chi è”. Appena si intravede un piccolo movimento serpeggia il panico. Ti presento il signor Mimmo. Sarà nostro ospite per un mese, mi dicono.

Seghé: La cittadinanza è onorata di ospitarla, mi spiace di non poterla accogliere con la banda perché è in disarmo altrimenti lo farei.

Amelia: Oh! Hanno degli strumenti che necessitano del polmone d’acciaio per emettere un suono!


Mimmo:


Mi creda sono felice così signor Seghé. (Seghé significa: cosa c’è?).


Lucio:


Non so!


Amelia:


Lo capisci adesso cosa significa avere stranieri per casa? (A Mimmo).


Enrico:


Sinceramente Lucio, vedo che non ricordi mai che è il suo nome.


Seghè:


Ha ragione! Mi avete proclamato sindaco a vita? Adesso mi tenete.


Mimmo:


A vita?


Amelia:


I lavori pesanti li diamo in appalto. Non vogliamo beghe interne.


Martina:


Sì. Sono usanze antiche della valle …


Mimmo:          Quindi non è stato eletto da nessuno? E come mai uno di Cremona viene


proclamato sindaco qui?

Lucio: Viene eletto ma … lo rieleggiamo ogni volta. Le schede le porta lui direttamente col suo nome. Le mette sul tavolo del seggio e noi le infiliamo nell’urna.

Ètutto regolare, ci sono schede bianche, nulle. Tanto o lui o un altro … Usanze antiche!


Enrico:


Tutto qui è antico! Sindaco Seghé …


Lucio:


Non so!


Amelia:


Se lo dici ancora ti taglio quella linguaccia biforcuta: taci!


Mimmo:


Perché dice “non so”?


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Martina e Mimmo: Usanze antiche.


Lucio:


Sfumature dialettali. Te lo dico dopo.


Mimmo:


Enrico, portami a visitare il luogo. Sindaco Seghé mi accompagni.


Seghé:              Ma certamente. Il compito del sindaco di questo paese è quello di


sorvegliare … di accogliere gli ospiti con tutti i riguardi e lei quest’anno è il primo, e forse l’unico, che viene in visita. Da dove arriva?


Mimmo:


Dalle Puglie! (Escono).


Seghé:


Molto lontano.


Amelia:


Adesso sono diventate tante? Non era una sola?


Lucio: Sei di un arretrato … a scuola cosa ti insegnavano quando parlavano dell’estero? Le Puglie, le Calabrie. Ma tu e la scuola siete agli antipodi. Vado al bar!

Amelia: Tanto per cambiare! Viene a farmi la lezione ‘sto babbeo. La vedo male questa faccenda, molto male.


Elsa:


Amelia posso entrare?


Amelia:           Grida ancora di più! In questo periodo abbiamo un ospite di riguardo, sei


pregata di non urlare a squarciagola. Non facciamoci conoscere subito. Pagliacciona!


Elsa:


Parli di quello straniero che ho visto col sindaco?


Amelia:           Lui! È un personaggio del sud che ha scelto la nostra vallata per le ferie


ed è ospite qui da me perché la casa di Enrico sta crollando ma lui non lo deve sapere.


Elsa:


Chi non lo deve sapere?


Amelia: Tu sei una segretaria giusto? (Elsa annuisce). Mi meraviglio sempre quando ti vedo ma se lo dici sarà vero! E io mi fido ciecamente delle dicerie … sorvoliamo.


Elsa:


Lo sai perché sono passata?


Amelia:           Aspetta un attimo che prendo la sfera di cristallo per avere una conferma


…(Va a prendere una boccia per i pesci). Eppure prima c’era. Mi hai fatto scapparela trota? (Gag a piacere). Ti ha mandato Silvio!

Elsa: Non sbagli mai! (C’è molta ironia in queste donne). Dice che durante la festa di domani sarebbe meglio non accendere il falò grande perché quelli di là, l’anno scorso, si sono lamentati per il fumo.


Amelia:


Ancora con la storia delle api?


Elsa:


Non si sono svegliate più. In porche parole sono morte.


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Amelia: Ma proprio poche … E siccome Silvio è il padrone della miniera nonché cittadino onorario, va assecondato. Quelli di là a me fanno un baffo. Non hanno il coraggio di fare un esposto ufficiale, no, lo dicono a lui. Siete degli schiavi. Vieni: andiamo a parlargli.


Elsa:


Non è in valle!


Amelia:           Non ti rispondo perché sono educata. Troppo! Se lo fossi un tantino


meno sarebbe meglio. (Escono). Seguimi.

Scena seconda

Poco dopo

Lucio:              Vieni vieni non c’è! Cara Dafàa il tuo sindaco ha preso di mira il nostro

ospite, lo sta accompagnando dappertutto, gli sta spiegando il come e il perché ed è la prima volta che lo fa. Non vorrei che dopo qualche grappino di troppo parlasse a ruota libera spifferando le nostre faccende ad uno straniero.

Dafàa: Cercate di finirla con ‘ste parole: straniero! È pugliese. Ed è uno di riguardo mi dicono. Ricco per giunta. Ed è anche piacevole. Se l’hanno invitato ci sarà una ragione.

Lucio: È ricco? Se cercassimo a lui i soldi per il pronto soccorso e per la biblioteca visto che il milionario non li vuole cacciare pur essendo un rispettato cittadino?

Dafàa: Se scopre che lo trattiamo come uno scemo per il solo fatto che non è della vallata col fischio te li dà … parla a tua moglie.

Lucio: Per forza, come la posso evitare una discussione con quella. Come mi vede mi squadra. Se respiro forte si sfrega le mani.


Dafàa:


Perché?


Lucio:


Perché pensa che me ne sto andando di là!


Dafàa:


In Svizzera?


Lucio:              Di là, sì, buonanotte! Speriamo che ci dia i soldi per il pronto soccorso


così almeno ti curiamo in loco.

Amelia: Sei qui a sparlottare alle spalle … lo dico a te non a lei … sei in sciopero? Torna giù immediatamente che c’è gente! (Lucio brontola e se ne va).

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Amelia:


È inutile che parli in tedesco … Babbeo.


Dafàa:


Come lo tratti male … non so come fa a sopportarti.


Amelia:           Non sono affari tuoi. Vattene perché ho ospiti in casa e devo preparare la


cena senza sapere nemmeno cosa mangiano questi …

Dafàa: So che mangiano molte lumache sott’olio e pomodori secchi al peperoncino … però oh … potrebbero essere delle dicerie. Ti sei presa una bella responsabilità. Se ti muore? Non c’è nemmeno un medico. Ti tocca sotterrarlo nel bosco. Fai un po’ te! (Esce).

Amelia: Ma finiscila befana. Che guaio madonna. Tutto diverso da noi. Se gli metto su la polenta me la tira dietro. Il cervo neanche a parlarne, l’orso gli sarà indigesto … non sarà uno di questi erbaioli che vanno di moda? Chiamo la Martina, saprà … “Martina, sono io … volevo un’informazione … cosa mangia quello di solito … non lo sai … è un bel guaio … mi hai dato una bella gatta da pelare … ah sì? … Menomale mi hai tolto un peso … Ciao”. Dio che spavento! … Quindi lo faccio dormire e basta. Adesso sto meglio. Non è che non sappia cosa si mangia al sud … lo so bene! È che mi conviene fare finta di non saperlo per mantenere lo status quo. Se mi domandano che cosa mangia gli dico le banane: vado sul sicuro. Noi dobbiamo dire che questi visitatori occasionali sono degli stranieri inferiori per dimostrare le differenze culturali e la nostra superiorità razziale per non incorrere in discussioni infinite con chi ci crede veramente. Io ho una mentalità aperta: ho terminato gli studi. (Campanello). Avanti!

Silvio: (È supponente. È vestito di tutto punto). E così ci siamo tirati in casa un meticcio … non le sembra di esagerare? Eravamo d’accordo che gli estranei sarebbero rimasti ai margini del paese per via di quel finanziamento che ho promesso alla cittadinanza per la costruzione di una biblioteca civica. Ma voi, “esterofili” concedete che si girovaghi a piede libero. Mi spiace ma ora salta tutto. (Arrivano gli altri). Ah, bene! Siete di ritorno dal viaggetto cittadino? Bel paese eh?

Mimmo: Insomma. Ho visto di meglio. Comunque mi trovo bene e questo mese di soggiorno me lo voglio godere fino in fondo con gli amici che così gentilmente mi ospitano.


Lucio:

parliamo.


Aspetterei a pronunciare certe frasi … comincia a godere poi ne


Silvio: Giusto! Purtroppo devo dire che la sua presenza danneggia i piani di sviluppo culturale del paese. E ne sono rammaricato!


Mimmo:


E in che modo?


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Amelia: Sua eccellenza, il padrone della miniera, che dovrebbe trovarsi altrove secondo la sua segretaria (Al sentire queste parole si inorgoglisce e assume una posa ieratica) ha promesso una biblioteca ma il tuo ostinato desiderio di permanenza stasconvolgendo i piani e pertanto la cittadinanza rimarrà senza i libri tanto agognati.


Enrico:


La biblioteca c’è già ma ...


Martina:


Sì! Ha due soli volumi, che non vengono mai toccati.


Mimmo:


Una biblioteca con due libri?


Lucio:


Ma classici!


Mimmo:


Vale a dire?


Amelia:


L’Iliade e l’Odissea!


Silvio:

testi idonei.


Evidentemente non sono testi adatti alla popolazione locale. Fornirò io i


Mimmo:


Lei conosce ciò che desiderano leggere i cittadini?


Silvio:


È ovvio! (Fa di tutto per assumere una posa che gli conferisca autorità).


Enrico: Sì … sua eccellenza sa che cosa desidera il cittadino della valle e fin ora ha elargito sovvenzioni per diverse attività locali. (A Mimmo). Nessuna!

Amelia: Il signor Mimmo è amico dei signori Bertolazzi … indigeni – migrati … non è piombato qui dal nulla per la smania di intromettersi nei suoi piani.

Silvio:              Dovevate almeno informarmi … è colpa del sindaco Seghé e di quella

scema della sua segretaria. (Bussano).

Elsa:                  Permesso … eccellenza la stavo cercando per informarla che sono

arrivate le nuove concessioni dal demanio: si può ripartire!

Silvio: Ah … era ora … Signori il lavoro mi chiama! Di questa faccenda ne riparliamo a tempo debito. Elsa, aprimi la porta. E non confabulare con chi non conosci da almeno mille anni. (Escono i due).

Mimmo: Si vive a lungo in questo posto. Scusate, essendo un straniero, come dite qui, non posso dire o pensare cose che ignoro, ma il gentiluomo vostro benefattore mi sembra più che altro in imbecille pluri decorato. Temete forse uno così?

Martina: Loro lo temono, hanno paura che gli tolga quei due miseri soldi che promette e non sgancia mai.


Amelia:


Rappresenta le tradizioni locali. È il paladino.


Lucio:


Tradizioni che finora …


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Amelia:           Tu stai zitto che è meglio. Le cose qui vanno così … altrove andranno in

un altro modo e …

Enrico:            Mimmo, ti voglio proporre un affare … vieni, andiamo a casa mia.

Martina, prego! Ci sentiamo! (Escono).


Amelia:


Affare a quello?


Lucio:

scemi.


Ti meravigli? È gente diversa da noi, non sono condizionati da quattro


Amelia:


Dai grida più forte … metti fuori i manifesti …


Lucio:


Sì, sì … andiamo avanti così … vado a lavorare!


Amelia:


Se così possiamo dire. Se incontri il sindaco digli che gli devo parlare.


Lucio:


No!


Amelia:


Lazzarone!


Lucio:


È un onore! (Da fuori).


Amelia: Che paese del cavolo … vendo tutto e me la svigno ai Caraibi. Che se non sbaglio non è in Italia. (Rientra Elsa). Guarda che il chiosco per le informazioni non è qui ma giù in città. Ti scappa la pipì?

Elsa: Ma no … riapre la miniera … verranno centinaia di lavoratori da tutt’Italia, se va bene …

Amelia: Da tutt’Italia … tu sei scema … da tutto il mondo. Ci seppelliranno vedrai … ci ritroveremo a dover mangiare chissà cosa, saremo invasi dai serpenti … dai cammelli. Ho capito: ci sarà la corsa al riarmo.

Elsa:                  Senza parlare delle malattie che arriveranno.

Amelia:           Malattie tropicali … pelle che si stacca. Avremo migliaia di morti.

Elsa:                  Se siamo in trecento?

Amelia:           Che deficiente … non è già ricco abbastanza?

Elsa:                  Dice che deve sponsorizzare la biblioteca e ci vogliono soldi.

Amelia:           Mi ha fatto storie per l’ospite e poi fa venire centinaia di stranieri?

Elsa. Non ha intenzione di abitare qui … da qualche mese sta risistemando il castello in Brianza … non è scemo come noi che dobbiamo restare qui a mangiare la polvere.

Amelia:           Sì? La polvere! Porca miseria ci riavvelena tutti. Parlo con il sindaco.

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Elsa:                  Se parli coi sassi è meglio. Vado! Abbi cura di te.

Amelia:           Fatti venire un’idea. Raggirarlo, circuiscilo … legalo in casa … fai te!

Elsa:                  Parlerò con Dafàa … dice che ha un ascendente sul capo.

Amelia: Quella ce l’ha in testa l’ascendente, non sul capo. Sei sicura che riapre? (Escono entrambe).

Elsa:                  Ho i permessi! Sono un po’ vaghi eh … un po’ vaghi!

Scena terza

Il giorno dopo

Mimmo: (Ha parlato con gli amici. Entrano). Cosa vi devo dire … pagate per le vostre idee … non dico che altrove sia diverso ma un minimo di dibattito c’è. Se poi porti da qualche parte è da vedere ma perlomeno non esiste questa sorta di dittatura, di sudditanza nei confronti di uno che non sa nemmeno come si chiama … credono che l’Italia finisca a fondo valle ed è già un successo.


Martina:


È una comunità chiusa … sono degli illusi!


Enrico:            I signori che ti ospitano sono ben diversi da come li vedi. Purtroppo qui


le idee dominanti sono queste, se non le accetti ti cacciano via.


Mimmo:


E pensare che potrebbe diventare un centro turistico di prim’ordine.


Martina:


Basterebbero tre alberghi ben messi e farebbero soldi a palate.


Mimmo:

definire tale.


Li costruisco io gli alberghi con annessa una biblioteca che si possa


Martina:

qui?


Hai intenzione di subire il martirio? Un pugliese che costruisce hotel


Enrico:


Basterebbe non dire chi è il costruttore.


Mimmo:        Esatto! Bisogna sondare il terreno … a questo ci dovete pensare voi


valligiani. (Arrivano Amelia e Lucio). Le proposte che hai sollevato sono accettabili se … Cominciate da loro.


Amelia:


Il mio ospite preferito.


Lucio:


È l’unico!


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Amelia:

locale neh?


Se non parla a vanvera non è lui. Perdonalo! Tu non capisci la lingua


Lucio:


Quella che parli tu non la capisco nemmeno io … perdonala!


Amelia:


Non ti faccio niente perché dicono che sei mio marito.


Mimmo:


Perché non lo è?


Amelia:

Riapre.


Sulla carta dicono di sì ma per il resto … Avete saputo della miniera?


Enrico:


Porca miseria … “addio sogni di gloria”. (È una canzone).


Lucio:


È tornata in classifica?


Amelia:


Sono senza peccato, quindi stai attento! Potrebbero volare sassi!


Mimmo:

prima?


(Ride). Siete una coppia eccezionale … come ho fatto a non venire


Enrico:


Non ci conoscevamo.


Martina:


Ci hai assunti dopo le vacanze dell’anno scorso.


Mimmo:        Già! Voglio che la mia presenza in questo luogo lasci un segno tangibile.

La biblioteca la dono io.


Lucio:

Natale.


Mettici i libri, i locali ci sono. Falla in barba a quello che si crede Babbo


Enrico:


Vi immaginate: uno straniero che dona libri ai paesani.


Amelia:


A dire la verità l’ha chiamato “meticcio”.


Mimmo:


Che soggetto. Chi è?


Lucio: Nessuno. Si fa chiamare “eccellenza” ma è un asino. Purtroppo è ricco! E non abita qui. Viene a passare le vacanze estive. Quelle invernali le passa ai Caraibi ma dice che si trova male perché è umido e sconsiglia vivamente di andarci.

Amelia: Siccome crede che siamo toccati qui dove ci pettiniamo vedi. (Mostra il capo del marito che è ormai quasi calvo). Non è il suo caso perché anche prima disfoltirsi diciamo non è che brillasse ma il concetto è quello.


Mimmo:


Capisco! Dite che riapre la miniera, ma con quale mano d’opera?


Martina:


Bella domanda! Quale?


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Enrico: Non ci vuole Einstein per capirlo. Abbiamo sbarchi a non finire. Li pagherà a peperoni e zucchine e buonanotte. Li alloggerà nelle grotte dismesse dagli orsi e chi se ne frega.


Mimmo:


Gli orsi hanno dismesso le grotte? (Totalmente sorpreso).


Amelia: È una storia lunga con risvolti pittoreschi. Te la posso raccontare soltanto dopo che hai ingurgitato tre litri di grappa.


Mimmo:


Per la miseria! Tre litri?


Lucio: Abbiamo gente in paese che li supera brillantemente. (Amelia lo guarda senza parlare ma si capisce tutto).


Mimmo:


Se solo potessi prendere parte ad un consiglio comunale ...


Amelia:           Quale consiglio? Vieni stasera in piazza e ascolta. Ti “consiglio” di


vestirti come noi perché ad una cert’ora, dopo aver bevuto i fermenti, qui li chiamano così, ti potrebbero prendere per un orso.

Mimmo:        Ho sentito che li mangiate.

Lucio:              Non è che ti mangiano proprio … e poi … (Si ferma).

Amelia:           Attento eh … dai spara! Lo conosco, è per quello.

Lucio: Non salutare in modo convenzionale … devi mettere una mano sotto un gomito e sventolare il tutto.

Enrico:            Non dargli retta … non si usa più.

Amelia:           Diglielo al sindaco. Alle feste ufficiali è obbligatorio caro.

Martina: Quest’anno siamo venuti perché c’era lui ma è l’ultima volta. Trova da vendere la casa.

Mimmo: Alt! La compro io così ho il diritto di cittadinanza e il nostro progetto andrà in porto.

Amelia:           Un pugliese che compra una casa qui? Piuttosto la demoliscono.

Facciamo un sondaggio: chiamo il sindaco! Silenzio! “Seghé … vieni qui a casa … novità … oh, eclatanti … non è morto nessuno” … Capisci in che condizioni siamo? “Porta la segretaria, il genio che ti scrive le battute … ecco … sarebbe urgente … a dopo”. È faticoso ragazzi, trema dalla paura … è sindaco da trent’anni ma è un particolare irrilevante. Capirai! Nel frattempo andate a rinfrescarvi poi venite. Mimmo ti do questo profumo, stasera prima di uscire spruzzane un po’.

Mimmo:        È una specialità locale?

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Lucio:


Più che specialità è una tradizione … non ti illudere, è puzza di mucca.


Martina:

rozzo.


Alle feste i paesani si odorano con essenza di letame alpino perché fa


Enrico:


Stanotte l’avete voi di sopra.


Amelia.           Non avevo pensato al disgusto post bellico … insomma … va bene!


Cerca di metterne poco e ti supplico, non andare a dirlo dalle tue parti. Lasciaci l’esclusiva! (Campanello). Arrivano Seghé – Dafàa: omen nomen. Aveva molto da fare eh? Avanti! Entra la corte, in piedi. (Ironica).


Seghé:


Cos’è tutta questa urgenza?


Dafàa:


Appunto! Sembra carnevale.


Lucio:


E invece è ferragosto. Quasi!


Amelia: Il teatro lo fanno da un’altra parte … ti abbiamo convocato perché il nostro ospite straniero ha una proposta da fare al consiglio comunale ambulante da te rappresentato assieme alla dottoressa pluri decorata in chissà cosa (la guarda di sbieco) che sta alle mie spalle. So che in un primo momento ti potrà sembrare il fruttodi un colpo di sole alla nuca ma se la analizzi dal verso giusto … beh … non dico che possa interessare ma …


Seghé:


Sentiamo ‘sta proposta … dica, noi non rifiutiamo la parola a nessuno.


Lucio:


È vero!


Dafàa:


Dai, non la facciamo lunga perché mi si attacca la polenta. Seghé ..


Seghé:


Dafàa, per favore … siamo in consiglio! Dica buon uomo.


Mimmo:


Posso? Il teatrino è finito? Orbene …


Amelia:


Non usare parole sconosciute perché … continua.


Mimmo:


Allora.


Enrico:


Va bene questa!


Mimmo:


Non si impaurisca … in fondo sono italiano anch’io.


Seghé:


Insomma … sì … è uno straniero italico ecco …


Martina:


Per sera riuscirà a dire qualcosa o rimandiamo il tutto all’anno prossimo?


Dafàa:


Dai su che si attacca tutto … lascialo dire no!


Mimmo: Ho intenzione di fornire la biblioteca cittadina di una cospicua dotazione di libri, a mie spese.

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Seghé: (Gli si piegano le ginocchia). Non possiamo accettare … bisogna avere la cittadinanza per fare donazioni … e poi i libri li abbiamo … il fatto è che non li legge nessuno.


Amelia:


Prova ad interrogarmi sull’Iliade, non la so a memoria: l’ho scritta io!


Dafàa:


La solita esagerata.


Amelia:           La solita scema! Se non accettate vi considero decaduti dalle cariche.

Fuori da casa mia.


Seghé:


Sua caso mai! Analizzerò la proposta previo colloquio con un esperto.


Mimmo:        A fine mese torno in Puglia. Cerchi di trovare questo esperto al più


presto. (Al sindaco gli si piegano le ginocchia).

Amelia: Ti senti male? Ho capito … quando sente nomi di paesi lontani cede! “Puglie”! (Seghè esce barcollando) “Africa”! (Questa volta si sento un schianto). Non segui il docente di cultura meridionale? Non sarai tu l’esperto per caso?


Dafàa:


Io?


Amelia:           Scusa, mi sono lasciata andare perché so che ti piace. È un bel tipo … ti


conviene prenderlo subito prima dell’invasione degli alieni nord africani.


Dafàa:

consiglio.


Sono d’accordo con lui (Indica Mimmo) ma non lo posso dire. Datemi un


Lucio:


Te ne hai bisogno più di uno. Fidati!


Amelia.


(Vorrebbe parlare a lungo ma si trattiene). Mentre invece tu.


Mimmo:


Lo sa signorina che è proprio bella?


Amelia:


Oh Madonna che argomento ha toccato. Che tasto! (Tra sé mentre esce).


Dafàa:


Mi lusinga …


Lucio: È l’aria della valle. Mancanza di salsedine: pelle più fresca e rosea. Sembra giovane neh?

Amelia: (È rimasta sulla porta). Era sepolta nella camera attigua a quella di Tutankamon.

FINE PRIMO ATTO

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ATTO SECONDO

Scena prima

Il mattino dopo la festa

Mimmo: Ragazzi cosa vi devo dire … a parte l’odore tremendo che mi è rimasto addosso, qui la situazione mi sembra disperata. Vi confesso che sono venuto sì per le vacanze ma anche per trovare la possibilità di fare investimenti nel campo turistico. Siete chiusi in cassaforte quassù. Mamma mia! Per non mettervi nei guai mi sono finto muto. Non ho capito quello che dicevano ma me lo immagino. L’unica parola che ho afferrato è stata: baluba! Siete ancorati agli anni cinquanta quando vedevate nel meridionale il nemico. Ed ora pensate che questa mentalità vi protegga dall’invasione dei migranti? Se apre la miniera sarete invasi. A quello non interessa il colore della gente, interessano i soldi e si prenderà pure beffa di voi.


Amelia:


Per quel poco che ne so io, ha ragione.


Lucio:


Lo ammetti che non sai niente.


Amelia: È sempre il doppio di quello che sai tu visto che io ho letto tutti e due i libri che abbiamo a disposizione, per cui lasciami dire.

Enrico:            Amici, una soluzione ci sarebbe. A fine mese avete le elezioni.


Rifiutatevi di deporre le schede nell’urna. Oppure quando fingete di aprirle nella cabina fateci sopra uno scarabocchio.


Martina:


Elezioni annullate fine del discorso.


Enrico:


E cambiate musica.


Amelia: Non è il sindaco il problema, è la gente. I comitati di paese le associazioni …


Mimmo:


Mi dice Enrico che siete in trecento, quanti comitati avete?


Lucio: Tanti! Ogni paesano fa parte di quasi tutti o come semplice membro o da segretario o da presidente o da emerito …

Amelia: O da pirla! Capisci che se uno non è molto d’accordo sull’operato finisce per essere estromesso.

Lucio:                E il danno sarebbe incalcolabile. (Ridono tutti). Proverò a dichiararmi


dissidente tanto per avere un riscontro.

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Amelia:


Lo sai quello che dici, sì! Faresti il “dissidente”. (Al marito).


Enrico:


Veniamo anche noi al consiglio e anche Mimmo.


Amelia:


No dai, poverino … lo appendono come un salame.


Mimmo:


Hai capito che civiltà?


Martina:


Usanze antiche. Lucio, prepara il discorso sulla dissidenza.


Amelia: Sarebbe meglio se lo scrivessi tu … non peraltro, padroneggia l’italiano in una maniera incredibile ma, purtroppo, mi svuoterebbe la cantina cercando le parole adatte tra le bottiglie e butterebbe un pacco spropositato di carta.


Lucio:


Se non bevo più vino a casa!


Amelia:           Ti trattieni perché lo devi vendere al bar. E vista l’esperienza passata. Lo


sapete che mi sono dovuta cimentare in un impegno sovrumano: la trasformazione dell’acqua … cosa che è avvenuta con successo tra l’altro.

Lucio: E pensate che non ha letto il vangelo sennò … Dai diamoci dentro … tiriamo fuori argomenti concreti e mettiamo in difficoltà il consiglio.

Mimmo: Preferisco ascoltare … per imparare naturalmente, come ospite di riguardo.

Amelia: Non sembri nemmeno uno sopraggiunto dal sud … se rimani qui tre mesi o ti assuefai o fai la rivoluzione e per questa non ci vuole molto, basta spostare un sasso. Cambiando discorso, è stata una bella festa.

Mimmo: Fortunatamente mi avete cosparso di “eau de fogne” locale altrimenti ragazzi … hanno detto tutti che il puzzo era originale e pur non avendomi mai visto in paese hanno chiuso un occhio perché il sindaco ha emesso l’ordinanza nella quale si diceva di non ferire i possibili stranieri che si avventurano per sbaglio lungo il sentiero.


Amelia:


Qualcosa di buono l’ha fatta.


Lucio:


Glielo avrà suggerito la segretaria.


Enrico:


È una ragazza brillante … è ancora innamorata?


Martina:


Mi fa pena … si dichiari una buona volta!


Amelia:           Ogni volta che trova il coraggio il “podestà” torna a Cremona e lei


rimane col braccio alzato perché glielo vuole dire ma lui, che dopo Einstein è la mente più brillante che sia mai esistita, crede che lo stia salutando e se ne va.

Mimmo:        Non si capiranno. Volete che la corteggi per prova?

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Lucio:


Sono curioso! Si lascerà corteggiare?


Enrico:

straniero.


Potrà sempre dire che è stata oggetto di attenzioni da parte di uno


Martina:


Non è da tutti! Qui poi … lo sai Mimmo che sei il primo in trent’anni?


Mimmo: Luogo frequentatissimo! A proposito, è una mia curiosità: chi vi porta i rifornimenti? I viveri?

Amelia: C’è il comitato alle provviste: vanno loro in città perché nessuno si azzarda a salire. Quando ci sono queste feste, per fare in modo che non salga nessuno, fanno franare un pezzo di montagna per sbarrare la strada.


Mimmo:


Altro comitato!


Lucio:


Esatto! Usano la dinamite che trovano nella miniera abbandonata.


Enrico:


È un modo alternativo di impiegarla.


Amelia: Non vorrai lasciarla marcire la sotto … eh! (Ironica). La ruspa che hai visto quando sei salito è adibita esclusivamente alla rimozione delle frane.

Mimmo: Siete organizzati bene va! Possiamo uscire per un’ora d’aria o è presto? (Ridono tutti). Andiamo!


Amelia:


Lucio dagli l’elmetto! (Buio).


Scena seconda

Una settimana dopo

Seghé: (Entra seguito dalla segretaria e da Elsa). Amelia, Lucio … mi convocano e non ci sono? Ho da fare! Li richiamo?

Dafàa:              Se ci tieni! Per me questo preambolo pre consigliare puzza.

Elsa:                  Credimi è il profumo della festa che si ostina a pervadere l’ambiente.

Seghé:              Sono degli sciuponi! Con quello che costa. Sprecare lo stallatico così …

chissà cosa hanno in mente … eh questi qui, con la storia dell’ospite di riguardo mi perdono le tradizioni millenarie … vengo fin da Cremona per salvaguardarli, e loro?


Dafàa:


Quando sapranno della novità ci sarà da ridere! (Tra sé).


Seghé:


Alzo la voce? Amelia!


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Amelia: Seghé, per favore, un minimo di discrezione … c’è un ospite di riguardo in casa … straniero … forse un po’ scemo. (Erano in un'altra stanza).


Dafàa:


Non sarebbe meglio se parlassimo in dialetto?


Seghé:


È ovvio! Stretto! Dimmi della convocazione pre consigliare?


Lucio: Abbiamo steso un lettera nella quale … con delle rivendicazioni … noi … riguardanti il modo di condurre il comune … la gestione della … cosa!

Amelia:           Già il concepimento della frase ti dovrebbe allarmare … se credi fai


tradurre alla segretaria .. strano non hai il computer? Mezzo antiquato. Enrico, fruga nel cassetto, ci dev’essere una penna d’oca. (Guarda le due donne di sott’ecchi).


Martina:

a menadito!


Grande epoca! Perché volete una biblioteca fornita? Conoscete Deamicis


Seghé:


A voi oriundi l’aria di città fa male.


Mimmo:


(Entra). Signori! Sindaco! Avete già esposto le idee?


Dafàa:


Ah, ecco il perché: ci sono idee vaganti! Sentiamo!


Amelia: Se hai il fuoco acceso ti conviene andare a spegnerlo perché qui … non basta la giornata.


Seghé:


Mi siedo per non stare in piedi.


Lucio:

ad alta voce.


Frase esplosiva! Dai tira fuori ‘sta lettera … (Amelia la prende). Legga


Amelia:


Ecco! Possiamo dire addio alla felicità. (Tra sé).


Elsa:


Se non la sai leggere ci penso io… in che lingua è scritta?


Amelia:


Le parti salienti in arabo e il resto in tardo geroglifico. Robetta!


Seghé:              Questo umorismo è sconcertante. Coi tempi che corrono fai dell’ilarità!

Segretaria: gli occhiali!


Lucio:


(Ad Amelia). Ci costa duemila al mese per farsi passare gli occhiali.


Seghé:


Silenzio in alula.


Amelia:


Taci scemo! (Al marito). Dichiaro aperta la seduta.


Seghé:


Orbene!


Lucio:


Gli copia le parole adesso! (A parte).


Seghé:              Si fa obiezione per … La circostanza … Libri nuovi … bene … tre


alberghi? Voi siete matti tre volte. Te l’avevo detto che doveva stare a casa sua. E io

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scemo che gli ho fatto visitare il paese gratis … Consiglio comunale fallito. Stop … assemblea da informare stop …


Amelia:


L’ufficio postale non c’è, è inutile che cerchi di inviare un telegramma.


Dafàa:


Mi ritiro per deliberare stop.


Lucio:


Il bagno pubblico è chiuso!


Elsa: (Quando sono usciti i due). Io sono d’accordo con voi ma non posso agire contro la volontà popolare. Se lo viene a sapere sua eccellenza siamo nei guai. Lo sapete quanto ci tiene alla valle.

Lucio: Oh! Quando è qui tiene alla valle, quando è ai Caraibi tiene ai Caraibi … è un gran tifoso. (Elsa esce).

Enrico:            Abbiamo provato dai, il finto dissidente non è bastato. Mimmo …

fattene una ragione: torni in città così come sei venuto.


Martina:


Tra le schede elettorali quanti sono fintamente contrari?


Lucio: Siamo circa duecento cinquanta elettori … una cinquantina … una parvenza di legalità ci vuole …


Mimmo:


E chi non va a votare?


Amelia: Non importa … a seggio chiuso buttano dentro tutto. È l’unico paese che ha il cento per cento di votanti e nessuno capisce come mai. Anche se scarabocchiassimo le schede saremmo in pochissimi, non basterebbero a sovvertire il consiglio.

Mimmo: E nessuno lo vuole sovvertire! Fatemi parlare con questa eccellenza, non sarò ricco come lui ma ho una certa carta da giocare.


Lucio:


Gli speli un po’ di milioni?


Amelia.


Magari a briscola … non capisci niente. Dai Mimmo fatti valere.


Mimmo:


Non si potrebbe parlare con un giornalista? (Tutti in coro: giornalista?).


Amelia:


Tu sei eretico!


Enrico:

soccorso!


Prima di affondare il colpo ci sarebbe una cosa urgente da fare: il pronto


Lucio:


Bravo! Ne ho parlato alla segretaria.


Martina:


E cosa ha detto?


Lucio:


Che è d’accordo e avrebbe sottoposto il problema in consiglio.


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Amelia: Quindi non se ne fa niente. Mimmo, faglielo trovare senza che se ne accorgano. Gli diremo che è piovuto dal cielo con l’astronave. Erano di passaggio. Gli pesava troppo. Balla più, balla meno.

Lucio:              Ci credono … fanno un po’ di storie all’inizio ma poi …

Mimmo: Organizzo subito l’atterraggio. (Telefona). È un attimo! “Pastorelli sono Casteldelmonte … ascoltami bene …” (Esce di casa).

Amelia: Che nome lungo ha: neh? Magari i suoi sono dei baroni del sud proprietari di un paese intero, di masserie sconfinate con uliveti, vigneti, citrulli come te … cosa guardi … tontolone.


Lucio:


Ti vedo presa. Sei in estasi? …. Continua: un paese intero e poi?


Amelia:


Mentre tu non sei nemmeno proprietario delle scarpe che porti.


Lucio:


Guarda un po’?


Martina:


È capacissimo di mandarci sù anche un infermiere.


Amelia:           Dicono che sono disorganizzati, che non sanno fare niente, che si


arrabattano, che vivono in capanne col tetto a punta … ma la Puglia è un’oasi o un’isola?…. (Rientra Mimmo). Allora? È un disastro? Ti hanno promesso legnate per l’idea? Ti sparano? Ti nascondo nelle grotte?

Mimmo: Arriva domani con l’elicottero. Si potrà sorvolare il sito o è zona militare!? Ho fatto venire un modulo da campo, per ora! Trovate una piazzola per appoggiarlo.

Lucio:              C’è incorporato anche il dottore?

Mimmo: No, lo vado va prendere io in città domani, se non frana la strada. Gli prospetto il fatto, ho un conoscente che mi deve un favore. Naturalmente si tratta di un cosa provvisoria, giusto per dare il via, in seguito …

Enrico: Ragazzi prepariamoci alla guerra, un’iniziativa non programmata dal consiglio comunale potrebbe sollevare un’insurrezione.


Lucio:


Ti immagini i comitati … io dico che ci divertiremo.


Mimmo:


Mi assumo tutte le responsabilità del caso.


Enrico: Puoi sempre dire che l’hai fatto arrivare per te, per una tua esigenza personale o che sei abituato così.

Lucio:              Quando giri per il mondo ti porti il gabinetto personale?

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Amelia: Guarda che non è quello che pensi tu. Siccome ha scoperto solamente l’anno scorso che c ‘è il giro d’Italia e per caso ha visto quei gabbiotti per il pubblico che servono per non imbrattare di sostanze organiche le strade (guarda il marito) ha pensato al vespasiano.

Martina:         Io in città non ci torno più … mi ero dimenticata quanto siete divertenti.

Enrico:            Di’ la verità Mimmo: sono spassosi!

Mimmo: (Campanello). Molto! Per dare un tocco di rudezza io metterei il campanaccio.


Amelia:


L’avevamo ma l’abbiamo tolto dalla disperazione.


Mimmo:


Perché?


Lucio:


Le mucche venivano qui invece di andare nella stalla.


Amelia:           Il vento faceva sbattere il batacchio … e poi invogliate dal loro odore


che in paese la fa da padrone, si lasciavano coinvolgere. Avevamo il corteo fuori dalla porta. Fase superata! Avanti!

Silvio: (È borioso, arrogante). Valligiani: buongiorno! Vedo con stupore che lei si trattiene ancora nel nostro amato borgo? Non sarò certo io a farla fuggire, amo gli stranieri. Ma questo è superfluo, sono venuto per altro. Mi posso sedere?


Amelia:

Prego!


Purtroppo si deve accontentare della sedia: il trono è in riparazione.


Silvio:


Ho saputo da vie traverse …


Lucio:


Dal sindaco … (Intercalato).


Silvio:


Che qui qualcuno sta tentando una scalata per danneggiarmi di proposito.


Mimmo:


Senta buon uomo.


Enrico:


Ha dichiarato guerra! (A Martina).


Martina:         Rincaro la dose? Il mio stimato amico ha intenzione di installare un


pronto soccorso provvisorio in centro al paese.

Silvio:              Che bisogno c’è di avere un attrezzo simile?

Amelia: Serve più a lei che a noi visto che vuole riaprire la miniera. Se si dovesse ferire qualcuno non ci sarebbe bisogno di far intervenire un medico da chissà dove.

Silvio:              Sì … Sì … avevo già pensato … mi ha solo preceduto di qualche giorno.

Lucio:              Per essere un meticcio sei stato bravo.

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Martina.


Questi aborigeni sono lungimiranti. (Ironici).


Enrico:


Eccellenza, la vedo in difficoltà, mi sembra stupefatto.


Silvio:               Lei non si doveva permettere di scavalcarmi. Sono decenni che mi


occupo di questo paese che considero mio e mai nessuno, finora, ha osato prendere iniziative estemporanee.


Lucio:


Bravo!


Amelia:


Dagli corda … taci! (Al marito). Ho sentito dire che riapre la miniera.


Mimmo: Appunto! Ha bisogno di manodopera locale o ha ideato uno stratagemma?


Silvio:


Vedremo.


Enrico:


Dove alloggerà le maestranze?


Silvio:


Vedremo.


Martina:         Per adesso, nel frattempo, mentre si edificheranno gli stabili per ospitarli,


li può sistemare nelle grotte.

Silvio: Potrebbe essere un’idea. È un’idea! Mi state facendo un interrogatorio per caso? Decido io se assumere indigeni o exravalligiani. Sono venuto in pace ma me ne vado indignato. Non è tollerabile lo strapotere di un individuo che si considera un benefattore quando non è altro che un arrogante forestiero. Alberghi! (Esce).

Mimmo:        Non ho nessuna intenzione di strafare. Era solo per pura filantropia. Ho

scatenato la guerra? (Tutti in coro: sì).


Amelia:


Tradizioni antiche di qui, tradizioni antiche di là e poi arriva questo qua.


Lucio: Mi piaci quando fai queste rime antiche! Perché sei già mia moglie sennò ti sposerei.

Amelia:           Secondo me sono i vapori del vin brulé o le carni d’orso fermentate.

Non può uscire con ‘ste trovate.


Lucio:


Amelia ti adoro!


Amelia:


Martina lo trovi peggiorato?


Martina:


Siete strepitosi …


Mimmo:


Sembrate più meridionali che longobardi.


Enrico:


Che offesa Mimmo! Che offesa! Ti è scappata?


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Amelia: Guarda che i longobardi sono andati anche al sud, dalle sue parti. E lui potrebbe avere qualcosa di misto … qualche goccia di sangue che è finita dentro nel pastone … qualcosa di nostrano.


Lucio:


Il salame. Vedi, adesso mi piaci di meno.


Amelia:


Invece tu non mi sei mai piaciuto.


Mimmo:        Via non esagerate, nel pastone: non sono una gallina! … Vi confesserò


…(Prende una pausa).

Amelia:           Metti la stola dai. (Al marito. Gli getta al collo qualcosa di simile). Fa le

veci del parroco. In caso di estremo bisogno raccoglie i peccati e in un secondo momento li invia al titolare tramite piccione. Purtroppo ultimamente li mangiano e le assoluzioni si perdono nell’aria.


Mimmo:


Stravo dicendo che alcuni miei lontani parenti vengono da queste vallate.


Martina:


Davvero?


Enrico:


Lo sapevo!


Mimmo:        Quando morì il trisnonno, in circostanze misteriose, lasciò in eredità una


serie di oggetti fantasiosi: un cavatappi intarsiato, un coltello con manico ricoperto di pelo di capra e una cornamusa.


Amelia:


Non è di queste parti … è più nordico. Qui sono rimaste solo le corna.


Lucio:


E belle lunghe …


Amelia:


Vedo che ne sei al corrente? Allora non è vero che sei un cretino.


Lucio:


Sono ben oltre!


Mimmo: Mi stanzio qui. E chi si sposta! Ma scherziamo. Firmo per la cessione della casa, tira fuori il compromesso.

Enrico: Una volta che ha la sua bella biblioteca, un ambulatorio, un albergo e chissà quali novità …


Amelia:


Chi glielo fa fà di andar via di qua?


Mimmo: Questi longobardi … dite dite ma alla fine siete dei simpaticoni. Avete idee un po’ stravaganti … va detto … siete chiusi nella torre ma una volta liberi … sì

…vedete io non sono sposato e ho una certa agiatezza che mi consente di intraprendere iniziative come queste senza alcun fine recondito … lo faccio perché c’è una necessità, un bisogno … e credo nell’amicizia. Senza tornaconto si gestiscono le cose molto meglio … e non voglio nemmeno riconoscenza … sarebbe da stupidi.

Non è vero Lucio?

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Amelia:           Se avesse capito quello che hai detto …

Lucio: Mimmo, ha letto l’odissea eh! Il guaio è che non ne vuole sapere di imitare questo Ulisse. Rimane ancorata!


Enrico:

levare.


È giusto gettare le ancore ma la momento propizio bisogna saperle


Lucio:


A lei si è rotta la catena.


FINE DECONDO ATTO

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ATTO TERZO

Scena prima

Il giorno dopo

Mimmo:        (Si sentono rumori di elicottero, sta atterrando per depositare l’oggetto).

Puntuali. Bene! Non hanno mai visto atterrare un elicottero? Ci sono tutti i cittadini.

Lucio:              Strano, non si vedono mai, nemmeno ai comizi. Non uscire … tanto

arrivano loro …

Elsa: (Entra senza bussare). Ragazzi sta arrivando la Madonna in volo! Che emozione. Mi è scappata perfino una goccia di pipì.

Amelia: Miracolo! Non è la Madonna è il patrono del paese. (Ironica). Abbocca che è una meraviglia. (A Mimmo).

Elsa:                  San Gaudenzio pellegrino vestito di verde come il saltamartino … di chi

è stata l’idea?

Enrico:            Delle autorità … quando lo sballano lo vedi nel suo splendore, ha dentro

anche il telefono per i miracoli urgenti: gli poi chiedere tutto. Arriva quell’altra cima

…fate largo. (La vedono dalla vetrata).

Dafàa: Il sindaco è furibondo. Un’iniziativa così non s’era mai vista. Scommetto che c’è il suo zampino? Che santo è? Non sbagliate patrono perché correte il rischio di essere fucilati.

Mimmo:        Non importa … Adorabile signora l’ho fatto per lei … appena l’ho vista

mi sono chiesto: “ma chi è questa creatura meravigliosa che si aggira per la valle”?

Amelia:           Pensa Dafàa per che cosa ti ha presa.

Dafàa:              Principe … che parole … sono confusa!

Lucio:              Non ci vuole poi tanto!

Mimmo: Sono un industriale non un principe e ho commesso l’errore di innamorarmi perdutamente di lei. Sono di - strutto.

Lucio:              Mettilo in frigo!

Amelia. (Gomitata di Amelia). Stia attento altezza, questi errori commessi in montagna si pagano cari.

Dafàa:              Dio che emozione … non so a chi dirlo.

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Amelia:           Vuoi il pannolone? Ti senti umida?

Enrico:            Mantieni il segreto.

Martina:         Lo sappiamo già noi: basta!

Elsa:                  Dio che giornata … una cosa così non era mai successa. C’è il paese in

subbuglio.

Amelia:           Nel senso della sorpresa o per la dichiarazione d’amore del pugliese?

Elsa:                  Eh?

Lucio:              Hop! (È un modo di dire locale. Eh hop sta per: sei un fesso).

Mimmo:        E abbiamo appena iniziato … coi santi.

Elsa:                  Ne devono arrivare altri? Ha intenzione di fare la via crucis? Vado ad

informare sua eccellenza. (Esce).

Seghé:              (Entra). Ha ordinato le pizze per tutti? Vuol fare un supplemento della

nostra festa?

Amelia:           Ha fatto quello che avresti dovuto fare tu in trent’anni.

Seghé:              Non fare la rivoluzionaria: dissidente!

Mimmo:        E domani altro volo! Arrivano i libri!

Lucio:              È inutile che provochi la frana. In volo!

Seghé:              Quando lo saprà sua eccellenza vedremo! Seguitemi.

Lucio:              Dai: forza!… Guardate che perdete lo sballaggio del santo eh!

Dafàa:              Arrivederla duca.

Mimmo:        Mi dica che stasera la posso vedere sotto il porticato …

Dafàa:              Anche sotto le pergole di glicine.

Amelia:           Almeno va via un po’ di odor di marcio che persiste. Mimmo

accompagnala perché mi sa che non si regge fino a casa . E guarda che non infili le mani nel paiolo: ha gli occhiali appannati dall’emozione … e vede a giorni alterni.

Mimmo:        Prego mi preceda. (Dafàa esce). Va bene così?

Martina:         Hai calcato la mano.

Enrico:            Mi sbaglierò ma questa qui ti segue fino in Puglia.

Mimmo:        Ma dai … è così messa male? Si illude?

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Amelia: Noooo! L’importante è nascondersi in una valigia quando te ne andrai a casa, poi per il resto, passati quei venti trent’anni si dimentica.


Lucio:


L’Elsa ci resterà male. Perderebbe un’amica.


Mimmo:


Trovategli un ragazzo.


Enrico:


È difficile: ha gusti sofisticati, pretende. Sai con l’andirivieni che c’è qui.


Martina:


Si stava per sposare no?


Amelia:           Sì ma gli è morto il cane improvvisamente e non si è mai capito se è


stato il cosiddetto fidanzato a farlo fuori apposta o invece lei, per il dispiacere, ci ha ripensato all’ultimo, sta di fatto che a tutt’oggi gravita nei dintorni a bassa quota.


Mimmo:


Se facessi venire un amico?


Amelia:           Due stranierei in un solo colpo? Non voglio assistere ad un’esecuzione.


(Escono tutti).

Scena seconda

Qualche giorno dopo

Enrico: (Entra dalla porta della cucina). Cari miei temo di aver fatto un errore ad invitarlo … ha sovvertito l’ordine consolidato … se avessi avuto i mezzi l’avrei fatta io la donazione ma … non ne ho!

Martina: Ha fatto del bene e non lo vogliono riconoscere … guardali fanno la fila per farsi visitare … fino a ieri tutti sani, oggi tutti malati.

Amelia: Piuttosto che ammettere la magnanimità del Mimmo negano perfino di riconoscere la pubblica utilità del mezzo.

Elsa:                  Posso? Avete sentito cosa va dicendo il mio capo? Che è stata una sua

idea. Erano anni che ci pensava ma non riusciva a trovare l’oggetto. E adesso che c’è ha intenzione di mettere un ticket e il sindaco ha detto che è obbligatorio per mantenere l’esercizio.


Lucio:


Mimmo, portaglielo via!


Mimmo:        Meriterebbero! In paese avete un paramedico? Peccato. Ci penso io.


Parlo con la asl locale. (Telefona) “Pronto l’ufficio Asl di competenza del paese … (Esce).

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Amelia:

normale?


Li mette in croce. È sveglio! Siamo noi un po’ arretrati o è lui che è


Lucio:


Sono questi che non vogliono l’ambulatorio non l’Asl!


Enrico: Ho un appartamento vuoto in città … te lo metto a disposizione se abbandoni il paese.


Martina:


Verranno tacciati di meridionalismo.


Amelia:


Capirai che danno.


Mimmo: Ma dove vivete voi? Perché bloccano la strada ai medici che l’Asl invia? Dice che l’ambulatorio c’era.


Lucio:


È diventato il casotto di caccia di sua eccellenza. L’ha comprato lui.


Elsa:


Gli serviva.


Mimmo: Per un certo periodo farò venire un medico a mie spese ma in seguito … ci dovete pensare voi. Intanto faccio venire gli ingegneri per visionare la zona.

Amelia: Tre bei alberghi … uno davanti all’imbocco della miniera uno sulla strada e quell’altro in mezzo alla piazza.


Enrico:


Ecco!


Elsa: Ha detto che viene il terremoto tra un po’. L’ha saputo dal geologo. Il sovraintendente ai lavori. Per cui gli alberghi non li potete fare.


Amelia:


E tu ci credi ovviamente?


Elsa:


Sono un’ingenua?


Amelia: Mai come quell’altra! Ma ti sembra il posto di terremoti? È che non vuole intralci.

Martina: Se apre i pozzi altro che tre alberghi ci vorranno. Quando era in attività quanta gente lavorava?


Lucio:


Circa ottocento.


Mimmo:


Vivevano tutti qui?


Amelia:


In pochi. Usavano la vecchia strada per andare avanti e indietro.


Mimmo:


Era un centro molto attivo allora.


Amelia:


Sì, molto attivo! Poi tre anni fa ha chiuso tutto senza preavviso.


Dafàa:              (Entra è vestita in un modo osceno. Indossa abiti ottocenteschi).

Mimmo … Mimmo … sono distrutta.

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Amelia:           Hai attraversato la strada e sei già stanca morta?

Dafàa:              È come se avessi attraversato l’oceano.

Lucio:              Sa che c’è!

Dafàa:              Mimmo … mi dica qualcosa la prego.

Martina:         Dille qualcosa per carità. Soffre come un cane.

Amelia:           Di gesso!

Mimmo: Dolce Dafàa … dimmi almeno come ti chiami affinché possa sentire le musica del tuo nome risuonare nelle mie orecchie.

Dafàa: Sorreggetemi vi supplico, che parole. (In qualche modo raggiunge una sedia). Mi chiamo Genoeffa.


Amelia:

simile.


Non dovevi chiederglielo: che figura faresti in città con una Genoeffa


Lucio:              A volte è meglio non saperle certe cose. Vado ad aiutare gli allestitori


del palco per il comizio: manifestazione a carico del comitato promotore di cui faccio

parte: “eventi storici con mansioni alternative”.

Dafàa:              Mimmo!

Mimmo:        Geno … un nome meno gotico non c’era? Esci con me?

Dafàa:              Dove mi porti?

Mimmo:        Qui fuori …

Dafàa: Meglio nei paraggi che troppo lontano. Erano anni che cercavo l’anima gemella e sei capitato tu dal medio oriente.


Amelia:


Guarda che non è come noi.


Elsa:


Posso sentire?


Amelia:


È meglio di no! (Sussurra qualcosa a Dafàa).


Dafàa: Non mi dire? Sei sicura? Nessuno è perfetto. Bestia che roba! Sei sicura? È un fenomeno! Allora usciamo? Elsa vieni! (Escono).


Mimmo:


Cosa le hai detto?


Amelia:


Sciocchezze. Tanto mica la … (Buio).


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Scena terza

Il giorno dopo


Enrico:


Caro Mimmo oggi assisterai al comizio fantasma.


Mimmo:


Nel senso?


Martina:

parlare).


Stai a vedere! (Si sentono rumori da fuori. È il candidato sindaco a


Seghé:


Prova microfono … sì … sì … prova, prova!


Amelia:


Crede di essere un cantante pop …


Mimmo:


I cittadini dove sono?


Lucio: Dietro le finestre … non escono mai per evitare i pestaggi della folla. La ressa, gli attentati, temono aggressioni.

Mimmo:        Da parte di chi?

Amelia:           Di nessuno: si conoscono tutti da sempre.

Lucio: Siccome l’hanno detto in televisione di non uscire, si attengono rigidamente.

Seghé: (Inizia a parlare con tono elettorale. Da fuori). Cittadini … quest’anno, come avrete notato, siamo stati visitatati da un estraneo che ha voluto a tutti i costi mettersi in luce con eclatanti colpi di scena per dimostrare superiorità e desiderio di sopraffazione facendosi beffa delle nostre millenarie tradizioni. Tutto ciò è intollerabile. Per questo motivo sua eccellenza il signor Silvio, cittadino onorario, ha voluto prendere posizione sentendosi defraudato nelle intenzioni. Infatti l’idea di installare un ambulatorio era un suo antico desiderio. Prego eccellenza a lei la parola.

Silvio: Se si comincia a favorire un qualsiasi intruso, cari concittadini, è finita. Non vi fare ingannare da chi vi lusinga con atti plateali, abbiate fiducia in chi da decenni vi stima e valorizza il vostro operato. Sostituirò il marchingegno con una struttura muraria appena possibile.


Lucio:


Mai!


Silvio: Bene! Come sapete riapro la miniera che darà lavoro a centinaia di persone. Questo è un fatto concreto.


Amelia:


Ma non dice da dove verranno.


Mimmo:


Non è scemo!


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Silvio: Ora non si può pretendere che vengano tutti dalle valle … ne andremo a prendere anche in città ma so già che nessuno vorrà abbassarsi a svolgere un lavoro così pesante tant’è vero, che prevedendovi, ho già messo in azione il mio staff affinché possa reperire la mano d’opera necessaria. La manovalanza. Per voi ho in serbo altro! Vi prometto che un mese dopo l’apertura degli impianti farò un dono sostanziale: una biblioteca civica unitamente ad una serie di svaghi che nemmeno vi sognate.


Amelia:


Sono trent’anni che lo dice.


Enrico: Intanto i libri li ha regalati lui dopo quindici giorni che è in valle. E l’ambulatorio pure.


Martina:


Pensi che ci credano ancora?


Enrico:


Questo paese vive nell’immobilismo totale. Sperano!


Mimmo:


Volete che esce ed aggiunga qualcosa di mio?


Amelia:


A che titolo? Parla degli alberghi per i minatori. Vai, vai.


Mimmo: Mi azzardo? (Esce, prende la parola). Vorrei prendere la parola per esprimere un mio pensiero anche se sono straniero.


Seghé:


Sia breve! Sta per piovere.


Mimmo:


C’è il sole!? Cittadini di Mezzocollealmonte …


Silvio: Non sia retorico andiamo … stringa! (Tutto questo lo si sente come se fosse al microfono). Viene qui, si impadronisce delle nostre idee e pretende undiscorso … non fa parte delle tradizioni locali …


Seghé:


Faccio mettere a verbale?


Amelia:


Adesso si crede un giudice!


Lucio:


Vuoi che vada a concludere?


Amelia:


Lascia stare: ti manca il sottobosco.


Enrico:


Lascia Lucio!


Martina:


Ti manca il retroterra …


Lucio:              Prima che venisse quello non eravate così!? Pur avendo la biblioteca da


poco ne avete imparate di parole.

Amelia:           La cultura non è acqua … mi meraviglio di te … dovresti essere un

laureato: sono anni che ti aggiri in cantina.

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Mimmo: (Rientra). No! È impossibile, o faccio di testa mia o me ne vado dalla disperazione. In fin dei conti a me … sentiamo il finale.

Seghé: Dopo le confortanti parole di sua eccellenza ritengo di dire a mia volta: grazie! Grazie per tutto quello che farà. Sono sicuro che anche questa volta saprete chi votare. Il paladino delle tradizioni è qui davanti a voi in ginocchio per dimostrare l’attaccamento alla sua gente. Votate bene! Che Dio protegga la valle dalle tentazioni e dagli intrusi.


Mimmo:


Magnifico no?


Enrico:


Mimmo, anche se non fai niente noi ti siamo grati lo stesso.


Martina:


Se non altro ha smosso le coscienze.


Amelia:


Voi pensate davvero che cambino idea? (Bussano). Attenzione! Avanti!


Dafàa:


Mimmo … Mimmo … cosa mi hai fatto: stregone!


Amelia:

discorso?


Per il compleanno regalagli uno scacciamosche. Hai preso nota del


Dafàa:


Quale discorso? (È trasognata).


Lucio:


Come, non hai sentito il lunghissimo comizio di Babbo Natale?


Dafàa:


Dio come passa il tempo!


Mimmo:


Ti piacerebbe fare un giretto sull’elicottero?


Dafàa:


Guidi tu? La discesa è ripida … non vorrei perderti ora che ti ho trovato.


Amelia: Dafàa Genoeffa, metti su quel capo d’abbigliamento che tieni gelosamente chiuso nell’armadio. Fai vedere chi sei a questo straniero.


Dafàa:


È il caso? Sono anni che non la uso!


Enrico:


Qual è, quello della sua bisnonna?


Amelia:


Sì ma è stata rifoderata. Pelle d’anguria! (Buio).


Scena quarta

Il giorno dopo


Mimmo:


Ragazzi ci sono gli ingegneri per il sopralluogo. Sentiamo.


Lucio:


Dopo il comizio di ieri cosa speri di fare.


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Mimmo:


Se sposo Dafàa divento cittadino del paese e posso costruire.


Enrico:


Sei autolesionista! Ti sacrificheresti per loro?


Mimmo: Non proprio … sono un imprenditore. Costruisco, coltivo cereali, esporto olio … mi do da fare e voi lo sapete. Lavorate per me o no?


Martina:


E non ti va la gente che sfrutta i più deboli.


Amelia:


È meglio di questi che si lasciano sfruttare senza saperlo.


Lucio:


Quando ci sono le idee …


Amelia: Andiamo a sentire gli ingegneri … tre bei alberghi da mille posti ciascuno … disboschiamo la valle, facciamo deviare l’autostrada e d’inverno piste da sci a non finire. Credo che il sindaco sarebbe d’accordo!

Mimmo: Assolutamente no! Turismo d’elite. Solo gente appassionata di montagna. Sono per un turismo sostenibile.


Martina:


Con una miniera aperta. Sai chi viene …


Lucio:


Le due cose non possono convivere.


Amelia:


Ha parlato il profeta! Mimmo, accontentati. Hai già fatto tanto per noi.


Mimmo:


Vado a sentire! (Esce). Non è detta l’ultima parola.


Enrico:            Cosa serve ai paesani questa miniera? Se l’ha chiusa vuol dire che il


filone era esaurito.


Lucio:


Esatto!


Amelia:


E allora?


Martina:

domani?


È ovvio che nasconde qualcosa. Indagate! Chiude oggi per riaprire


Lucio:


Chiediamolo ad Elsa … saprà!


Elsa:


È permesso?


Amelia:


Di’ la verità: hai un radar negli occhiali?


Elsa: Sta litigando con quei signori e col tuo ospite. Si atteggia come se fosse il padrone della valle … Arriva Seghé con la segretaria.

Amelia: Sta male? Si è buttata tra le braccia di Mimmo. (Guardano dalla vetrata). Che sceneggiata … e pensare che non è meridionale.


Martina:


Ha fatto una bella scemata valà! Appoggia per terra o si è sollevata?


Lucio:


Tocca tocca! Per ora. Con quell’oggetto sulle spalle sembra il Papa.


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Enrico: Non si può pretendere, con queste idee … Seghé si aggira in preda alla disperazione o mi sbaglio?


Amelia:


Vediamo? Sembra contrariato. Gli salta la poltrona.


Lucio:


Grazie Mimmo, non sei un benefattore, sei un genio!


Martina:


Enrico … fingi ingenuità: vai a sentire.


Amelia:


Fingi? Prendi la capra qui fuori e portarla al pascolo … sei capace?


Lucio:


Prendi quella viva eh!


Enrico:


Non sono scemo!


Lucio:

dolori.


Non hai pratica. Tienila ben stretta … vai … (Esce). Se gli scappa sono


Martina:


Perché?


Amelia:           Eh, perché! Ecco! Lo sapevo. Un’altra volta. Che paese signore! È quasi


un mistero! Quella capra ha dei poteri. (Rientrano tutti, la Dafàa per ultima). Guarda la Dafàa che figurino.


Enrico:


Mi è scappata!


Amelia:


Lo vedo! Dove ti ha preso stavolta?


Seghé: Sulla gamba. … Dammi del ghiaccio! Perché non la metti in padella ’sta scema di capra?

Silvio:              Non è colpa della capra … è colpa loro! Anche gli animali si vendicano!

Lucio:              Se il sindaco si facesse il bagno qualche volta la capra lo ignorerebbe.

Amelia:           Ma siccome tiene fede alle tradizioni … locali …

Dafàa: (È totalmente in balia di Mimmo). Locali? Sì, ho dei locali … andremo là ad abitare!


Elsa:


Ti trasferisci?


Dafàa:


Sì! Con lui!


Mimmo:


Ha scoperto l’amore. (In estasi, fintamente).


Amelia:


Ne ignorava l’esistenza fino a ieri.


Silvio: Signori bando alle ciance. Questi avvenimenti sono preoccupanti. Non si sono mai visti prima d’ora personaggi come questi aggirarsi per il paese con strumenti che oserei definire inquietanti. Mi viene detto che si erigeranno alberghi. A che scopo? Preferirei che si costruissero casolari idonei alla popolazione che verrà in

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valle per lavorare nei pozzi. … Sarei favorevole allo sviluppo della collettività se il signor … mmmh … si facesse carico delle spese vista la sua propensione all’umanitarismo.

Seghé: (Finge disappunto). Sono contrario! I casolari non portano reddito e deturpano il paesaggio.


Amelia:


Mentre i camion che andranno avanti e indietro no!


Lucio:


Esatto!


Martina:


Abbiamo intenzione di vendere al signor Mimmo la nostra casa qui.


Mimmo:


Diventerei un paesano. Vi conviene avermi come concittadino?


Silvio: È semplicemente sconcertante. Lei con la sua mania di filantropismo sta deliberatamente mettendo a soqquadro l’intero abitato.


Seghé:


Distruggendo millenni di serenità. Si vergogni!


Elsa: Il signor Mimmo si è rivelato un rivoluzionario. Non solo sta dissestando l’opinione pubblica ma si sta portando via un’amica.

Dafàa:              Mimmo, portami via per sempre … ho la carriola qui fuori. (Si toglie la


mantellina rossa che ha messo per l’occasione).


Amelia:


Quella lasciala qui … farà parte del museo storico.


Lucio:


Che il signor Mimmo costruirà per te!


Seghé:              Tutto lui deve fare? Terrò un consiglio domani. Sarà la cittadinanza a


stabilire cosa si deve fare. Signori. Buongiorno! Prego eccellenza: dopo di lei.


Silvio:


(Si schiarisce la voce). È l’aria di montagna! Signor … Mi …


Mimmo:


Mimmo! Vedo che fatica a pronunciare certe parole straniere. Prego!


Silvio:


Potrebbe venire da me per brunch domani?


Mimmo:          Mi sorprende eccellenza … (Amelia incrocia le braccia sul petto come a

significare: “voglio vedere cosa dice adesso”).

Silvio:              Fra noi industriali è consuetudine consumare brunch!

Seghè: (Si sente totalmente escluso e cerca in qualche modo di intervenire). La vorrei invitare io per un picnicchino all’aperto!


Lucio:


I picnicchini si fanno all’aperto.


Martina:


Invece viene da noi per un lunch … vero Mimmo.


Dafàa:


Sono posti lontani?


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Elsa:


Molto!


Enrico: Temo che la valigia debba essere un baule a due piazze ma il contenuto diverso da quello ipotizzato.


Amelia:


Con o senza tramezzo? Modulo unico!


Lucio:


Dio mio che secolo! (Silvio allarga le braccia).


Silvio:


Allora l’aspetto! (Esce).


Seghé:


Non mi deluda eh? (Esce).


Elsa:


Sono già delusa. (Esce).


Dafàa:


Io non lo sono per niente, anzi! Mimmo, vieni da me un perepepè?


Amelia: Non aggravare la posizione Mimmo. Sei appeso ad un filo. È un consiglio spassionato … molla tutto e fuggi in Egitto. (A parte).


Mimmo:


Adorata Genoeffa. (Dafàa si sente male).


Lucio:


Te l’ho detto: certe parole non le dire. È morta?


Amelia: Meno male che abbiamo il pronto soccorso. Alzati … su … ooooh! Per un’adorata mi crolli così? Se ti avesse detto che ti ama? (Dafàa risviene). È bassa di pressione!

Martina:         Sei sicura?

Enrico:            Non sarà incinta?

Mimmo: Ah, io non centro. Tra l’odore del glicine e quello di stallatico mi è passata la voglia ancor prima di …


Amelia:


Che sia la mantellina?


Enrico:


(Annusa). Puzza di canfora.


Martina:


Dai Genoeffa su, animo. Hai trovato il fidanzato non sei contenta?


Mimmo: Questo è fomentare … stiamo sul vago … Amelia, scusa … (La porta in disparte). Quando hai sussurrato nell’orecchio, cosa le hai detto?


Amelia:


( Sussurra a Mimmo). Ho fatto male?


Mimmo:


Insomma … se si va a verificare poi …


Amelia:


Ho detto così perché so che non si verificherà mai.


Mimmo:


Hai ragione! Ma dico, sono mica scemo. Si è ripresa. Bella giornata!


Dafàa:


Tra un capogiro e l’altro … sono emozioni nuove …


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Amelia:           Vivendo con la capre … dai Dafàa se ti dovesse andar male avresti

sempre una biblioteca ben fornita: il tempo ti passa!

Dafàa:              Me la stai tirando?

Lucio:              Che cosa? La corda?

Mimmo:        Esco per una boccata d’aria. (Annusa la mantellina). Tutti questi afrori

mi sollecitano …

Dafàa:              Dove va?

Amelia:           Lo vuoi sapere … a farsi benedire. (Buio).

Scena quinta

Una settimana dopo


Enrico:

Amelia:

Mimmo:

Martina:

Lucio:

Mimmo:


E così ti hanno messo alla berlina, tanto per usare un termine antico.

Qui è appena entrato nel vocabolario. Quando parti?

Sabato, domenica … dipende dall’evolversi dei fatti.

La porti con te subito o ripassi poi?

Se vuoi c è il baule.

Eh … mi sa che … lo userò! Novità in arrivo sul secondo binario.


(Bussano).


Amelia:

Elsa:

Lucio:

Elsa:

Amelia:

Mimmo:

Amelia:

Elsa:


Si identifichi!

Amelia, sono Elsa. Ho delle novità!

È necessaria la presenza dello straniero o meglio di no?

Meglio di no? Posso?

Mimmo non devi andare da quello per mangiare la carne in scatola?

È vero! Vi faccio sapere … esco da qui.

Ora sì! Dai prima che torni … su …

Ho saputo dal mio capo che stanno preparando un’offensiva per


scacciarlo.


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Enrico: E ti sembra una novità? Lo sanno tutti che dà fastidio. Se non installava l’ambulatorio e non forniva i libri avrebbe potuto rimanere fino al termine della libertà vigilata … ma così …

Elsa:                  Non è per quello. È per gli alberghi. Ha detto che nessuno deve venire in

valle a zonzo perché tra un po’ ci sarà un viavai.

Amelia:           I camion!

Seghé: Permesso? Ho l’ingiunzione di sfratto per il vostro cliente: ospite indesiderato! Il paese ha deciso!


Lucio:


Liberamente o su pressioni?


Seghè:


Liberamente su pressione di sua eccellenza.


Martina:


Che cosa sta combinando … dillo!


Seghé:


Domandalo a lui.


Dafàa:


(Entra). Dov’è … non avrà intenzione di sparirmi così su due piedi?


Amelia:


Se lo fa se ne va su tre. Scusami se parlo a monosillabi.


Seghé:              Perché ti sei messa in mezzo? Non è dalla tua stirpe. Abbandona l’idea

di frequentarlo: extracomunitaria.


Dafàa:


Io abbandono te! Considerami dimissionaria. (Esce).


Elsa:


Brava! Lo faccio anch’io! Eh quando è troppo è troppo. (Esce).


Seghé: Si sono ribellate? È inaudito. È colpa sua … sua … da quando è arrivato il clima si è capovolto.


Enrico:


Infatti sta nevicando.


Seghé:


Vi ritengo responsabili. Abbandono il luogo!


Amelia: Finalmente un soffio d’aria fresca. Ci voleva un estraneo per fare certe cose. Un estraneo.

Martina: C’è qualcosa che non torna … è un industriale dopotutto … se si mettono d’accordo costruiscono assieme e il guadagno sarebbe enorme.

Enrico:            Probabilmente la miniera rende di più.

Lucio: Ricordo in che condizioni l’hanno lasciata … non si estraeva che un fico secco e adesso improvvisamente, senza che nessuno se ne sia accorto, dopo tre anni, qualcuno ha scoperto un giacimento.

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Amelia: Quando tutti sanno che è vietato visitare il paese. Stavolta Lucio, pur non sapendo un granché, hai colto nel segno. Stasera sentiamo il Mimmo. … Voi avete capito perché l’ha invitato?


Martina:


Un altro brunch!


Amelia:


Un giro in moto? Brum ..


Lucio:


Poi sono io il … Vado giù al locale, che è meglio!


Enrico:


Ce l’hai ancora quel vinello frizzantino …


Lucio:


Sìììì … vieni giù: omaggio! (Escono).


Amelia:


Martina, se fossi in te lo seguirei … non di nascosto.


Martina:


Mi devo far vedere?


Amelia:


Beve tanto o quasi niente?


Martina:


Quasi niente.


Amelia:


Fermarlo! Gli dà il petrolio.


Scena sesta

Nel pomeriggio


Mimmo:        (Entra da dietro. È al telefono). “Pastorelli… sì sono in paese … ascolta

…ah, bene … è fattibile … del demanio … pensavo che fosse di proprietà di qualche locale … eh, ci sono sviluppi inaspettati … non c’è bisogno che mi raggiungi

…ti tengo informato”. Miniera … di soldi, quello sì! Che situazione! Quante scelte ho. Due. Dire o non dire! Mascalzone … poi siamo noi che sfruttiamo la gente.

(Arrivano gli altri). Amici … mangiato bene?


Amelia:


Il solito … e tu ? Il brasato com’era?


Mimmo:        Decisamente indigesto. Abbiamo parlato di alcuni progetti, suoi, i miei li


conoscete. Sono sconcertato. Però quello che mi ha dato fastidio è la supponenza di quest’uomo. Crede che tutti siano degli imbecilli che si possono governare a seconda delle loro inclinazioni. Lui parte dal presupposto che le tradizioni debbano essere salvaguardate ma non perché così facendo si conservano le usanze: no … perché così facendo ve ne state buoni crogiolandovi nella beatitudine o nell’illusione che sia l’unico modo di vivere lontano dai pericoli della società dei migranti. Voi siete di una razza speciale … non vorrete mischiarvi ad altri terrestri?

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Amelia:


Non sia mai! Ci mischiamo tra di noi.


Lucio: In poche parole stai dicendo che siamo degli imbecilli? (Mimmo Annuisce). Fin lì ci sono arrivato. Diglielo al sindaco e alla sua ciurma.


Mimmo:


Possiamo farlo dimettere subito. Convocatelo!


Martina:


Subito!


Enrico:


Seduta stante?


Amelia:           Non perdo un istante. “Pronto Seghé … non so … lascia stare i

preamboli, vieni qui: è urgente!” Uno, due, ….. e tre!


Seghé:


Si può?


Lucio: Non ha nemmeno in minuto libero! Avanti! Ti vuole parlare il “meticcio” … prima di partire.


Mimmo:


Venga con me un attimo fuori … le faccio una confessione.


Seghè:


A quest’ora si vuole confessare? Abbiamo il vice parroco!


Mimmo:


Fa lo spiritoso! Esca!


Enrico:


Cosa succede?


Martina:


Sarà stato il cibo di quello … certe carni sono pesanti.


Amelia:           Gli ha fatto mangiare l’asino? Saranno dieci anni che lo tiene nel


congelatore che è risaputo essere difettoso.


Lucio:


(Sbircia dalla finestra). Arrivano! L’ha inchiodato in fretta.


Mimmo:


Il sindaco ha da dirvi una parola … prego!


Seghè:              Domani, in occasione dell’ultimo comizio, presenterò le mie dimissioni.


Con permesso.

Amelia: Trent’anni di Seghé e in quindici giorni spazzato via da uno straniero. Ma io non sono curiosa, non voglio sapere cosa gli hai detto … voglio sapere perché non siamo stati capaci noi di mandarlo via.

Lucio: È successo qualcosa di grave. Ha rotto i bicchieri di Boemia all’eccellenza?


Mimmo:


Quelli glieli ho rotti io.


Martina:


Ci teneva così tanto!


Enrico:             Li aveva esposti a Milano in una mostra dell’antiquariato ricevendo


complimenti da tutti i visitatori.

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Mimmo:        Ascoltate! (Si radunano in cerchio e confabulano). L’ho capito subito

che qualcosa non tornava. Pensa che gli possa reggere il gioco. Dividiamo i profitti tanto quelli con due parole li raggiriamo … ma dico.

Amelia:           Siamo dei fessi patentati … e adesso?

Mimmo: Tempo al tempo! Sono preoccupato per quella ragazza più che altro. Mi spiace di averla coinvolta in una situazione sentimentale del tutto fittizia.

Amelia:           L’unica è morire. Ti mettiamo in uno scatolone, fai venire l’elicottero e

…toccherà a noi dare spiegazioni della scomparsa.


Enrico:


Secondo me capisce la situazione … dai, non ha dieci anni.


Martina:


Ne ha quaranta purtroppo.


Lucio:


Per me non si ricorda già più. (Mimmo va in cucina).


Dafàa: (Entra raggiante). Dov’è il mio amore … Dio che potere hanno questi selvaggi. Mi sono persa per il paese tanta è la confusione che ho in testa … dov’è?

Amelia: Non sta bene … è di sopra … lascialo riposare … è l’aria! Il polline. Gli dirò che sei passata ma, ho idea che non …

Dafàa:              È grave?

Enrico:            Purtroppo … sta salendo il medico, il suo amico dell’ambulatorio.

Dafàa:              Lo raggiungo.

Mimmo:        (Rientra). Chi era?

Amelia: Maria Addolorata … la Dafàa: era in visita di cortesia. Le abbiamo detto che stai male … così tanto per mettere le mani avanti. Guardala è davanti al gabbiotto. Aspetta il medico. Ragazzi c’è l’Elsa!


Martina:


Tre minuti e lo sanno tutti. Arrivano. Mimmo nasconditi.


Mimmo:


Devo risolvere l’affare con quello, ne va della vostra felicità eh …


Amelia:


Finita questa storia ti faremo erigere un monumento al valore.


Mimmo:


Ma per favore … scappo!


Elsa:


Permesso? Ho saputo! Cos’ha?


Amelia:


Ma … è partito da un niente e adesso è su che ha la febbre a quaranta.


Dafàa:


Proprio ora che mi stavo sistemando per bene.


Lucio:              Ti voglio ricordare che è uno straniero e la tua mentalità non prevede


rapporti con alieni.

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Dafàa:


Non me ne frega niente … sono tutte balle …


Elsa:


Sono d’accordo! E sono anche un po’ stufa.


Enrico:


Ed è per questo che vi siete dimesse?


Elsa:                  Sì! Sua eccellenza da mezzogiorno non fa altro che aggirarsi per casa.


Ha avuto una discussione vigorosa con Mimmo e mi sembra sconvolto, come se avesse paura.


Amelia:


Ci credo! Intanto una notizia bomba c’è! Seghé si dimette.


Dafàa:              Veramente? Dio che mese d’agosto … storico! Ho trovato marito, il


sindaco si dimette, abbiamo una sacco di cose nuove … chiedere di più è da stupidi.

Amelia: Tu sei sicura che ha parlato di matrimonio … ti ha detto una cosa come “cara mi vuoi sposare o sei tutta la mia vita” .

Dafàa:              Ha usato altre parole ma la sostanza era quella.

Lucio: Come sei fortunata … peccato che sta morendo! È diventato tutto viola, meglio se non lo vedi.


Martina:


Lo porteremo in città con l’elicottero.


Elsa:


Che fine ingloriosa … facciamogli un monumento in memoria.


Amelia:


E siamo a due! Dafàa, gliene facciamo tre?


Dafàa:


Uno glielo dedico io.


Lucio:

(Esce).


Santo più santo meno. Io ho da fare al bar … se peggiora chiamatemi.


Elsa: Vieni Geno … ritiriamoci in cappella per un triduo accelerato di orazioni. Preghi tu da sola e ti faccio l’eco o preferisci un’assonanza? (Escono).


Enrico:


È il caso di continuare?


Martina:


Per me se la sposa fa una affare migliore di quello che ha in mente.


Amelia:


Dici? Convincetelo. Sarà dura eh …


Enrico:


Più che altro è un’impresa titanica.


Mimmo:


Tutto a posto … ho intravisto le befane entrare in cappella …


Amelia:


Gli abbiamo lasciato intendere che sei grave. Sono a pregare!


Mimmo:        Noooo! Fino a questo punto? (Si siede). Non posso ingannarla così. È


partito tutto per gioco … tra l’altro non mi dispiace la ragazza … dovrebbe avere la mia stessa età.

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Amelia: Non vorrei che una volta giunta in città il cambiamento d’aria la trasformasse … per carità, il mare fa bene ma sai la pelle si accartoccia.


Mimmo:


Me la stai dipingendo come una mummia.


Martina:


Come una mummia no … diciamo che è truccata.


Mimmo:


(Si alza, pensa). Sì: ho deciso! Le faccio la proposta di matrimonio.


Amelia:

passeggiata.


Non essere avventato: pondera! Una longobarda per moglie non è una


Mimmo:


Verrei a vivere qui!


Lucio:

sposo.


Ueilà … viene fuori il “pastocco”. Vieni come ospite e rimani come


Amelia: A me non spiace! Un domani potrebbe diventare sindaco. Il problema è farlo guarire di colpo.

Mimmo:        Prima devo fare una cosa … tenetemi malato per un altro po’. (Esce).

Enrico:            Ci divertiamo. Guarda … stanno allestendo il palco. Perché?

Martina:         Vado a sentire!

Amelia:           Cosa sta combinando Seghé? Mamma mia che epoca! Lucio, assicurati

che stia bene, non vorrei che il sole l’abbia colpito duramente … c’è anche il minatore … ha le pive nel sacco o mi sbaglio?


Lucio:


Così impara … ha trovato quello giusto!


Amelia:


Siamo noi sbagliati.


Enrico:


È un disgraziato! Miniera … hai capito che furbo! Il paladino!


Amelia:


Lucio l’aveva detto che non tornavano i conti.


Lucio:


Non sono scemo. (Amelia lo guarda e si capisce cosa vuol dire).


Amelia:


Non sei curioso? Vai là a reggere gli assi! Chissà cos’ha da dire stavolta.


Lucio:


Vigliacco! Miniera! Ambulatorio! Biblioteca!


Amelia: Stai sfogliando il vocabolario, fai l’elenco dei nomi? Stavolta esco e mi siedo in prima fila. Ti faccio vedere io chi sono.


Enrico:


Brava! Usciamo anche noi oriundi.


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Scena settima

Poco dopo

Mimmo: (Entra dalla cucina). Dove sono finiti … ah, eccoli! Hanno preso coraggio … guarda guarda stanno uscendo tutti di casa … miracolo! Ed è colpa mia. Mi ringrazieranno. Sua eccellenza sul palco … palco: treppiedi. Voglio vedere se ha il coraggio di dire la verità. Il sindaco pure! C’è anche la mia fidanzata … Mimmo hai fatto conquiste in montagna. Bravo! (Si batte una spalla con la mano). Sentiamo le giustificazioni.

Seghé: (Da fuori). Cittadini … come mai siete tutti in piazza? Ho deciso di dimettermi. Dopo trent’anni di sevizio mi ritiro e torno al mio paese. Gli avvenimenti successi in questo mese hanno messo a dura prova la mia salute pertanto alle prossime elezioni il candidato sarà la mia segretaria, la stupenda Genoeffa Dafàa: è tutto! Lascio la parola al signor Silvio.


Mimmo:


Ma la verità sta di casa altrove.


Silvio:              Orbene! È giunto il momento di intraprendere un cammino che porterà


verso la soluzione dei vostri problemi. In perfetta sintonia col signor Mimmo Casteldelmonte ho deciso di abbandonare l’idea di riaprire la miniera.

Mimmo:        Non l’ha mai avuta! (Intercalato).

Silvio: Non è più il caso. Costruiremo un conglomerato per visitatori che potranno godere del nostro paesaggio senza arrecare danno alla cittadinanza. Essi infatti saranno invisibili. In un primo momento li alloggeremo nelle grotte, che hanno la caratteristica di essere uniche e turisticamente spettacolari. Le attrezzeremo per la bisogna. In seguito, se il mercato, dico, l’attività avrà lo sviluppo che prevedo vedremo di trovare il modo erigere un albergo laddove oggi sorge l’imbocco della miniera. È tutto!

Mimmo: Che bugiardo! Vigliacco! Bella cultura. Vuoi vedere che mi accusa … porca miseria (Corre fuori). Cittadini … un attimo … devo parlare in vostra difesa. Dove andate? Il benefattore qui si è dimenticato di dirvi che in quelle grotte troveranno alloggio sì dei turisti ma con la pelle nera! Arriveranno a centinaia e li dovrete mantenere voi dandogli da mangiare gratis mentre la quota pro capite se lo prenderà lui. Altro che miniera. Svegliatevi! Guardate il sindaco, sta fuggendo come un ladro. Io ho proposto tre alberghi nei quali avreste trovato lavoro tutti quanti a diverso titolo ma essendo uno “straniero” mi è stato impedito. Del resto avete un

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benefattore in loco che farà conglomerati per gli schiavi. Mi si vuole scacciare? Bene! Me ne vado domani stesso. Evviva le tradizioni! (Rientra con gli altri).

Amelia.           Oh, finalmente … li voglio vedere adesso. Maledetto negriero!

Enrico: Nelle grotte li vuole sistemare … come le bestie! Il monumento dev’essere alto dieci metri.

Lucio: Aspetta … arriva Dafàa … Adesso diventa sindaco. Bisognerà attaccarle dei pesi per tenerla a terra … sembra ambasciatrice.


Enrico:


Mimmo, nel baule forza!


Martina: Ha un foglio! … Elsa sta tirando i capelli a “mister miniera” … che rivolgimento ragazzi!


Amelia:


Mimmo cosa hai combinato?


Mimmo:


Sentiamo!


Dafàa:


Grandi novità! (Sventola il foglio). Leggete!


Lucio:


È l’inizio di un romanzo?


Elsa:                  (Entra). Che soddisfazione! Schiavista … la valle la valle, la miniera! Le

concessioni: balle! Mi è rimasto in mano lo scalpo. Anche il parrucchino aveva. (Lo getta dalla finestra).


Dafàa:


La cittadinanza ti dà carta bianca. Hanno capito. E ti ringraziano.


Enrico


Un po’ tardi …


Amelia: Tutto è bene quel che finisce quasi tutto bene. Dopo la liberazione del ventiquattro agosto che intenzioni hai Mimmo? Baule o chiesa?


Mimmo:


Chiesa! Chiesa decisamente! Decisamente!


Dafàa:


Questa è nuova! Ti fai prete? (Incredula).


Amelia:           Mimmo, quello che hai in mente dillo dilazionato in vari giorni, non


condensare tutto adesso, prevedo una pagliacciata d’altri tempi e non molto in linea con la tradizione dei luoghi.


Mimmo:


Quando dico chiesa intendo dire che ho riflettuto e ponderato.


Elsa: Oh signore quante storie! Dillo. “Ho avuto la vocazione.” L’aria di qui ha il suo peso. È un passo importante.


Lucio:


Ti sei ripreso bene dal tifo. (Ammicca).


Mimmo:


Eh? In fretta sì. Sono dovuto uscire febbricitante.


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Dafàa:              È vero … non stavi morendo? Dobbiamo parlare di miracolo? Le

preghiere hanno fatto effetto.

Martina:         Molto! L’hanno fatto resuscitare. Sì ma …  Ha un fisico …

Dafàa:              Oh! Doppio!

Amelia:           Preparate una barella … vai giù al pronto soccorso a prenderla.

Lucio:              Per lui o per lei?

Amelia:           Mimmo: dai! Così lo capisce per chi è.

Mimmo:        È inutile che faccia dei preamboli tanto (Assume un atteggiamento

clericale, mani giunte). Genomi …

Dafàa:              (Comincia a barcollare). Non dirmi niente: ho capito. (Si siede).

Martina:         Sei un’indovina? Stai seduta … ti tengo! (Amelia le mette la mantellina

sulle spalle). Giusto Amelia, ci vuole. Non ti facciamo lo shampoo. (Annusa, guarda gli altri).

Amelia:          Finita la cerimonia prende la via del cassonetto ‘sta cosa d’alta moda.

Elsa:                  Certo che siete misteriosi. Hai fatto trenta.

Enrico:            Qui si passa al quaranta subito. Mimmo inizia!

Mimmo:        Genoeffa … (Dafàa si alza di scatto).

Dafàa:              Basta … basta! (Si mette a piangere). Sono una credulona! Morirò sola.

Amelia:           Glielo dico io e sia finita …

Lucio:              Mi vuoi privare del divertimento?

Dafàa:              Addio Mimmo … mi sono illusa. Siamo troppo diversi.

Mimmo:        Geno … mi vuoi sposare? (Dafàa cade). Fa sempre così?

Amelia: Insomma … anche l’altra volta dopo il fallito fidanzamento col preside mi pare che si sia buttata per terra. Su … finiscila … sceneggiatrice! Che celtica sei? Alzati!

Mimmo:        Effa … ti amo!

Dafàa:              Eh? … Davvero? Anch’io. Vedo doppio. (Gag a piacere).

Amelia:           Nella confusione hai perso gli occhiali.

Dafàa:              A me le differenze genetiche non interessano. Ti voglio lo stesso.

Mimmo:        Amelia, porca miseria … non potevi inventarti un’altra cosa?

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Elsa:                  Perché non è vero?

Mimmo:        Eh no! Non è vero! Tu come lo sai? Non si spettegola in paese … no!

Lucio:              Quale segreto nasconde? Mi spieghi!

Amelia:           Macché segreto! Mimmo hai un segreto?

Mimmo:        Io no ma … Amelia? Ripara!

Amelia:           Oh signore … le ho detto che ha due ombelichi perché credevo che

sarebbe finita in niente.

Dafàa:              Non è vero? Fammi vedere! (Cerca di sbottonargli la camicia).

Mimmo:        (Tutti si fanno d’appresso). Siete curiosi eh! Non avete mai visto un

uomo?

Elsa:                  Sì ma … non si sa mai … voi stranieri.

Amelia:           In certi casi le tradizioni hanno il loro peso.

Lucio:              Eh!

FINE

I personaggi, i luoghi e le situazioni sono frutto di fantasia pertanto qualsiasi riferimento è puramente casuale.

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