LOSPITE INATTESO
Commedia in un atto
di GIORGIO TONELLI
PERSONAGGI
NICOLAI IVANOVICH
MASOLA NICOLALEVICH
AGRAFENA
SEMLONOVNA
JVAN ANTONIOVICH
ALEXANDER PETROVICH
Commedia formattata da
II dramma si svolge in un'isb , in un povero paese della Russia settentrionale, che potrebb'essere Golodievka, nome che, tradotto, significa appunto dove si soffre la fame . La isb di legno e coperta da un tetto di paglia; nell'angolo di sinistra, a met altezza, inchiodato uno straccio a mo' di tenda. In questo medesimo angolo appeso un crocifisso, illuminato da un lumicino ad olio, e un'immagine di S. Nicola.
Nella parte di fondo, in alto, verso l'angolo di destra, s'apre un finestrino e nella parete di destra la porta che d sulla strada. In mezzo alla isb , vi una stufa di mattoni refrattari attorno alla quale sono stesi dei pagliericci. Verso la ribalta, a sinistra, v' un rozzo tavolo e tre sedie sghangherate, un'accetta, ecc.
All'alzarsi della tela, Mscia presso la ribalta, il braccio destro appoggiato sul tavolo, la persona protesa e lo sguardo fisso verso Nicolj che in mezzo alla scena. Agrafna a destra in attitudine di sottrarsi, nascondendo il volto tra le braccia, alle invettive che padre e figlia dopo essersi l'un l'altra offesi e minacciati, le scagliano sicuri di potersi sfogare su quella derelitta, impunemente.
SCENA PRIMA
Nicolaj - Mscia - Agrafna
Nicolaj - Sia finita per sempre!
Mscia - Se tu non mi provocherai.
Nicolaj - Io comander, capisci, a te e a tua madre!
Agrafna - (implorando) Mscia!
Mscia - Taci!
Nicolaj - Zitta, tu!
Mscia - I tuoi sfoghi sono inutili.
Nicolj - Fino a quando non ti romper le ossa.
Mscia - Se ci riuscirai! In ogni modo prima di allora fuggir.
Nicolj - Ma tuttavia rimani.
Mscia - Non mi hai detto cos due anni fa, quando Boris Mimitrivich, voleva condurmi con s, a Mosca...
Nicolj - Boris Dimitrivich era un disperato: poteva sembrare un signore qui, dove le divise dei cosacchi si vedono una volta ogni tanti anni e illudono con il loro luccicore. Saresti andata a finir male.
Mscia - Che importava a te della mia fine?
Nicolj - Nulla!
Mscia - Ma mi trattenesti!
Agrafna - (timidamente) Era tuo padre!....
Nicolj - ... Che infine ti amava!
Mscia - (con un urlo) Amavi i rubli che ogni sera ti portavo a casa e che ti servivano per ubriacarti!
Nicolj - Sgualdrina!
Mscia - E allora ero piacente!
Agrafna - Taci, Mscia!
Mscia - E c'era il reggimento...
Agrafna - Taci, taci!
Mscia - Ma ora non piaccio pi, sono sciupata...
Nicolj - Puoi rimanere senza alzare la voce, senza darti delle arie da padrona. Sei la figlia, capisci? e io posso batterti.
Mscia - (con un urlo) No! Tu non mi batterai! Tu mi domanderai solo del denaro!...
Nicolj - Sei una sciagurata, ed io ti chiuder la bocca... (afferra un legno e fa per scagliarglielo).
Agrafna - (si intromette con un grido).
Mscia - (con tono di sfida) Dai!
Nicolj - Bada, Mscia!
Agrafna - Basta! Basta!
Mscia - (alla madre) Taci, sua complice!
Nicolj - (con una risatina) Agrafna Semio-novna, l'infermiera!
Agrafna - (a Mscia) Io non t'ho consigliata il mercato infame.
MSCIA - Hai lasciato fare...
Agrafna - Tu, andasti amia insaputa...
Nicolj - Bugiarda!
Mscia - E in seguito, quando non mi vedevi tornare, la notte, sul pagliericcio, accanto a te...
Agrafna - Nicolaj mi aveva detto che tu eri presso Sofia Borssofna, nella sua casa di campagna, siccome la sua serva era malata.
Nicolj - Ma tu hai capito che quelle erano bugie.
Agrafna - Giuro a Dio, no!
Mscia - Ma poi sapesti.
Agrafna - Tuo padre mi aveva minacciata nella vita.
Nicolj - Tacesti, perch la miseria fa paura.
Agrafna - No, Mscia.
Mscia - Non sei migliore di lui.
Nicolj - (contro Agrafna) Taci!
Agrafna - (urlando, si raccoglie nell'angolo di destra).
Nicolj - Sei tu che metti lo scompiglio.
Mscia - Falsa!
Nicolj - Sei la prima causa della discordia nella famiglia...
Mscia - E la rovina. Hai venduto tuo figlio... (ride ferocemente).
Agrafna - (s'alza di scatto, urlando) No! No!
Nicolj - (minaccioso) Taci! (ironico)... forse per una bottiglia di vodka!
Agrafna - (s'accascia mugolando pietosamente)
Mscia - E hai fatto commercio di me!
Nicolj - (ironico) Due figli, li ha voluti collocare tutti e due!
Agrafna - (implorante) Mscia, non mi somigli!
Mscia - Lo credo!
Nicolj - Per fortuna!
Agrafna - Il tuo piccolo fratello Vassili, l'han rubato gli zingari.
Nicolj - La storiella vecchia...
Mscia - Una bocca di meno! Eppur oggi non sappiamo come mangiare!
Nicolj - (supplicante) Non hai nemmeno un copeky?
Mscia - E Mascia, perch sfatta, non pi piacente, e non porta pi denaro, la si manda via...
Nicolj - Ma no; Mscia, io certe volte sragiono perch quella l mi disordina la testa con il suo piagnucolare...
Mscia - E la vodka, no?
Nicolaj - (ride come un ebete) Quella mi mette di buon umore, mi calma, mi fa dimenticare persino che tu rispondi male a me che sono il tuo btiuscka... che ho dei torti, indubbiamente, ma non quanti me ne attribuisci tu, quando sei di cattivo umore... (impetuoso) che te lo fa venire lei... perch lei la causa di tutto. Tu sei buona (pausa).
Mscia - Oggi non ho che quattro copeki!
Nicolaj - E ieri sera, tu...
Mscea - Niente, iersera. I Signori mi disprezzano!
Nicolaj - E oggi?
Mscia - Niente! Ah! i Signori hanno dei gusti fini...
AgrafNA - (implorando) Mscia! Mscia!
Nicola j - Zitta!
Mscia - Che vuoi, tu?
Nicolaj - Quest'inverno moriremo di fame.
MSCIA - Oggi (fa saltare nella mano i quattro copeki) ce n' per tre.
Nicolaj - E nemmeno due dita di vodka?
Mscia - No.
Agrafna - Io non mangio!
Nicolaj - (con un sorriso feroce) Hai sentito?
Mscia - Allora... (getta sul tavolo un co-peko).
Nicolaj - (afferra la moneta avidamente e si avvicina alla porta, indi, ad Agrafna, minaccioso) Alzati di l, non far la vittima. (Bussano alla porta).
SCENA SECONDA
Detti - Ivan
Nicolaj - Avanti!
Ivan - E' questa la casa di Nicolaj Ivanovich?
Nicolaj - E' questa.
IvN - (entra si inginnocchia alle immagini sacre, si segna, depone il suo pesante fardello) Mi ha mandato qui, il tuo amico, il dicono Alexander Petrvich.
Nicolaj - Che Dio ti aiuti. E' mio amico, Alexander Petrvich.
Ivan - In questo paese io non conoscevo nessuno, mi sono appunto rivolto al dicono per chiedergli asilo per questa notte.
Nicolaj - (ridendo volgarmente) E non te l'ha dato...
Ivan - M'ha detto che la sua isb piccola...
Nicolaj - (c. s.) Non gi che sua moglie molto giovane!
Ivan - M'ha detto che tu hai un giaciglio per gli ospiti...
Nicolaj - Un povero giaciglio, ma poca legna nella stufa.
Ivan - Grazie. Io non mi fermer che stanotte. Domattina per tempo ripartir. Viaggiare di notte, nella campagna, non sicuro. E poi sono stanco.
Nicolaj - Vieni di lontano?
Ivan - Dalla Germania. Ivan Antniovich il mio nome. Ho lavorato molti anni in Germania nelle miniere. Ora torno a casa...
Nicolaj - A goderti la vecchiaia con i rubli guadagnati. Bravo! Mscia, raccogli e metti in un angolo quel sacco. E' mia figlia, Mscia; quella mia moglie, Agrafna Semionovna.
Ivan - Ho il capo intronato e il corpo indolenzito.
Nicolaj - Hai viaggiato scomodo?
IvN - No, ma il viaggio lungo. Riposandomi questa notte domani giunger alla mia casa fresco. E' un paese molto povero, questo!
Nicolaj - Eh, poverissimo! Ora hamio tolto anche la guarnigione. Sai, i soldati spendono.
Mscia - (a Ivan) C' poco fuoco.
Nicolaj - Tempi di carestia, per giunta. In ogni casa v' la miseria. Qui, poi... Io sono vecchio, mezzo malato...
IvN - Verranno tempi migliori.
MSCIA - (ride rabbiosamente).
Nicolaj - Aspettiamo da un pezzo!
Agrafna - (timidamente) Bisogna aver fede!
Ivan - Ben detto!
Nicolaj e Mscia - (ridono con scherno).
IvN - Ma sicuro! Ha detto bene.
Nicolaj - Ho perduto ogni speranza!
Ivan - Bisogna voltarsi indietro: c' chi sta peggio; e, come diceva Agrafna Semionovna, bisogna aver fede! Ma ora pensiamo ad altro. A mangiare, per esempio.
Mscia - (subito) Abbiamo gi mangiato.
Nicolaj - (a bassa voce, con rabbia) Offriva lui!
MSCL - Lei (accenna alla madre) e malata. Eppoi ha detto prima che non mangr stasera.
Ivan - (pausa) Allora, esco solo. Hai bisogno di qualcosa, Agrafna Semionovna?
Agrafna - No, grazie.
Ivan - Rientrer presto.
Nicolaj - (accompagnandolo alla porta) Tu sei il padrone, Ivan Antniovich!
Mscia - Andr nella migliore trattoria e a noi dir di aver fede.
Agrafna - Sergio Gssief, per esempio, un signore che ama i poveri.
Mscia - (minacciosa) Ma taci tu, taci! (lunga pausa).
SCENA TERZA
Gli stessi meno Ivan
(Quando Ivan uscito, Nicolj, chiuso l'uscio, rimane un po' a capo chino: guarda la porta chiusa, poi, lentamente si volge verso Mscia, come irresistibilmente attratto dallo sguardo magnetico della sciagurata che lo fissa con una intensit folle. Gli occhi stanchi e cisposi di Nicolai s'incontrano con quelli di Mscia e subito si ravvivano. Il vecchio ora intende con chiarezza il pensiero che lo aveva turbato e del quale ora si sente ineluttabilmente preda. I due si fissano negli occhi qualche istante: attraverso i loro sguardi i tristi sentimenti divampati nelle loro anime torbide si incontrano forsennatamente, Si mischiano, diventano un proposito solo, tenace, irresistibile, inesorabile: l'ospite ha del denaro, un Signore dobbiamo ucciderlo! Agrafna Semionovna, che dal fondo della scena, ove era accosciata, con gli occhi spalancati dal terrore di un triste presentimento, segue i movimenti dei due criminali, sorprende il lampo sinistro della loro premeditazione: d'un balzo, felinamente, fra di loro urlando come una pazza: No! no! no! - E si getta in terra bocconi. I due le sono sopra, la percuotono.
Mscia - Che vuoi dire?
Nicolj - Che hai compreso, tu? (Mscia e Nicolj si scambiano una occhiata d'intesa. Pausa). Lui ricco, torna dalla Germania e porta a casa del danaro... gli domanderemo, ecco tutto, qualche soldo per noi che siamo poveri e non abbiamo nemmeno la legna per la nostra stufa.
Mscia - Ne foglie nei nostri pagliericci.
Nicolj - Non c' nemmeno un pizzico di sale, nella nostra casa.
Mscia - (ad Agrafna) E tu ne guadagni, di copeki!
Nicolj - Se piagnucolare fruttasse quattrini, allora si. Ma di lavorare...
Mscia - Mandava me, a lavorare !
Nicolj - Gi... la donna che non sapeva nulla e, dice lei, credeva che tu fossi presso Sfia a Borsofina, nella sua casa di campagna
- (ride volgarmente). Oppure comandava a me, malato come sono, di andare a far legna.
Agrafna - (sommessamente) Io andavo sempre a far legna bench malata, e poi vi preparavo la minestra.
Mscia e Nicolj - (ironicamente) Oh!
SCENA QUARTA
Mscia - Agrafna - Ivan - Nicolj
Mscia si avvicinata alla ribalta; con circospezione guarda il padre e con un piede gli indica l'accetta. Nicolj ha un sussulto, ma fa subito cenno col capo come per dire che a quel mezzo aveva pensato anche lui. Poi, con una evidente mimica, chiede del denaro perch vuole andare a bere, inebriarsi, e acquistar forza. Mscia gli d tutto il denaro che ha. Durante questa scena i due si rivolgono delle frasi e ne rivolgono pure ad Agrafna per simulare il loro colloquio a gesti.
Nicolj - La minestra! Eh, ce ne vuole!
Mscia - Ma meglio non parlare pi, poich se mi faccio venire alla memoria...
Nicolj - Che cosa?
Mscia - Tutto quanto so di quella l...
Nicolj - D! Di! Parla!
Agrafna - Che cosa vuoi dire di tua madre!!
Mscia - Ho detto basta.
Nicolj - Parla! Parla!
Mscia - Mi basta di averla messa sull'avviso.
Nicolj - Mi verrebbe voglia di buttarla fuori della porta...
MSCIA - (gli fa cenno di uscire a bere) E adesso basta, ho detto!
Nicolj - Esco un momento, per cercare Alexnder Petrvich e con lui andr incontro a Ivan Antniovich.
Agrafna - (ha un sussulto. Pensa: Andr a fargli del male? Alla figlia) Tu sei perfida!
Mscia - (selvaggiamente) Tu provochi! Eppure t'ho risparmiata diverse volte alle furie di Nicolj.
Agrafna - Ma che cosa dici, bugiarda!
Mscia - ( nervosissima e passeggia su e gi per la scena guardando l'accetta e la tenda) Non parlare pi!
Ivan - (entra e si ferma ad osservare stupito).
Mscia - Ivan Antniovich, hai gi mangiato?
Ivan - No. Credevo di poter mangiare, ma il mio stomaco oggi malato. Per il viaggio, forse... Ma tu sgridavi tua madre!
Mscia - - E' sempre lei, la stessa! Ha bisogno di provocare lite, sempre.
Ivan - (pausa) Io ti vorrei persino credere, Mscia Nieolaievna... ma la voce di Agrafna Semionovna non l'ho ancora udita offendere.
Agrafna - (guarda con benevolenza il giovane).
MSCIA - Vorrei che tu abitassi qui qualche giorno, poi vedresti...
IvN - (calmo) Forse rimarr qualche giorno. (a bassa voce) E' strano: la gioia di tornare a casa mi rende triste. Sono molto stanco. Non so perch... Ti senti male, Agrafna Semionovna?
Agrafna - (lo guarda con benevolenza) Un poco. Le privazioni...
Mscia - Come se noi vivessimo nell'abbondanza!
IvN - (si inginocchia presso Agrafna) E non speri che Cristo ti aiuti?
Agrafna - Forse.
Ivan - Non hai fede?
Agrafna - S.
Ivan - Ce ne vuole molta.
Agrafna - Ce l'ho. E per questo non mi ribello.
Ivan - Perch hai detto forse ?
Agrafna - In questo mondo, forse .
Mscia - Ivan Antniovich, il tuo giaciglio preparato.
Agrafna - Tu sei buono. Abiti distante?
Ivan - Non molto.
Agrafna - E non partirai domani? Ma la tua famiglia di attender...
Ivan - Attender qualche giorno d pi.
Mscia - E' un povero giaciglio, ma... ci compatirai.
Agrafna - Ivan Antniovich, in Germania vi sono molti russi a lavorare?
MSCIA - Tu non sei abituato, a questi letti.
Ivan - Sono abituato a tutto (ad Agrafna). Vi sono molti russi. Ve n'erano anche di queste parti dove io lavoravo.
Agrafna - (ansiosamente) Ah s! E ne hai conosciuti ?
Ivan - Oh, tanti...
Agrafna - Allora... una curiosit... Tanto lo so che... Ti domander... ma... a domani, che ora tu sei stanco ed io ho bisogno invece che tu parli molto con me...
Mscia - Le tue coperte, le accomoderai tu stesso come credi meglio.
IvN - S.
Nicolaj - (entra, ebbro, con fracasso. Ad Agrafna, intimorita) E tu, che fai tu, l in terra?... E tu gi qui, Ivan Antniovich? Ah! gi... Io posso star fuori, di notte, senza nessun timore. Che mi prendono? Questi quattro stracci farebbero schifo ad un ebreo! E s che in Russia, ce n' degli ebrei che non hanno schifo di nulla.
IvN - Ben tornato dall'osteria Nicolj Ivano vich!
Nicolj - Tu li compreresti questi stracci? Ti vendo tutto, anche quello che c' dentro. Cio anche1 me stesso!
Mscia - E' stanco, Ivan Antniovich. Lascialo riposare.
Nicolj - E' giusto. Ma lui pensa che questi stracci, e me compreso, non valgono un copeko.
Ivan - No!...
Nicolj - No?! Ma lo volevi dire.
Agrafna - (debolmente) Lascialo riposare.
Nicolj - Zitta, tu! Ma per comprare me non bastano tutti i rubli che hai; nemmeno il doppio, nemmeno il trip... trip...
Mscia - (vivacemente) Basta! (va a mettere la stanga alla porta).
Ivan - (si leva la pelliccia) Andiamo a letto,
Nicolj - Noi andiamo a letto tardi,
SCENA QUINTA
Nicolj, Mscia, Agrafna, Alexander
(Allarte degli attori tutta affidata la scena seguente:)
Ivan si accinge ad accomodare il suo giaciglio. Mscia, che poc'anzi ha spinto con un piede, vicino al giaciglio di Ivan, l'accetta insieme con i pezzi di legno, ora aiuta Ivan a stendere le coperte. E' nervosissima e pure Nicolj, nonostante la sua ebbrezza. Nicolj si avvicina ad Agrafna per intimorirla con la sua presenza; ogni tanto, alla povera derelitta, che volta le spalle al giaciglio di Ivan, d una pedata nei fianchi e la sgrida. Interviene Ivan invitando Nicolj a coricarsi e questi gli risponde che vuol vederlo prima coricato per sapere come ci si trova. Quando il giaciglio ormai pronto, padre e figlia si scambiano un'occhiata decisiva. Mscia prende la candela, che poc'anzi ha acceso, e la mette sul tavolo poi va presso la madre, e, con insolita tenerezza, la invita a coricarsi, mettendosi per alle sue spalle per evitare alla sventurata di vedere. Fuori dell' isb mugula il vento. La scena buia. Nicolj brontola qualcosa contro il mal tempo. Ivan si inginocchia per pregare. Nicolj pronuncia un oc cos va bene per interrompere la angoscia che grava nell'ca isb . Nicolj e Mscia si guardano nervosamente come per domandarsi e dirsi Vun l'altro che tutto va bene e che bisogna far presto. Mentre Mscia continua a brontolare il suo invito alla madre di andare a letto, Nicolj, ripetendo i suoi ce cos va bene , si alza, afferra con tutte due le mani l'accetta, d in giro uno sguardo rapido e feroce e sta per vibrare il colpo. Ma l'ombra proiettata dalla candela fa intravedere ad Agrafna il gesto. La donna emette un grido disperato. Nicolj, quasi piegandosi sulle gambe, subito depone l'arma e insieme con Mscia si fa addosso minaccioso ad Agrafna. Ivan si pure alzato e si intromette fra la donna e i due energumeni che la minacciano di morte se non la smette di disturbare la calma con le sue ce allucinazioni . I due dicono appunto questa frase: Ha la mente malata . Ivan invita Agrafna a coricarsi, ma Nicolj e Mscia dicono che ci penseranno loro. Ivan, dopo essersi indugiato a guardare, si inginocchia nuovamente per terminare le preghiere. Nicolj e Mscia si sono scambiati altre occhiate veloci, inesorabili, decisive. Il vecchio trova modo di afferrare l'accetta senza farsi scorgere; osserva la sua vittima inginocchiata e che sta ora per alzarsi e coricarsi. Il timore di essere scoperto, e sopraffatto, gli fa divampare nel cuore un odio potente. E il colpo questa volta lo vibra. E' un attimo. Il rantolo dell'assassinato rivive la sua tragica angoscia nell'urlo di Agrafna che ha compreso il fatto compiuto. Mscia, nervosissima, salta addosso alla madre e le chiude la bocca. Nicolj, al quale caduta l'arma, ha fra le braccia Ivan moribondo, che ha avuta la forza di alzarsi e di afferrarsi per un attimo alla casacca dell'assassino. L'ucciso stramazza al suolo pesantemente. Contemporaneamente si ode bussare alla porta e chiamare: Nicolj . Gli assassini, con le loro due vittime dinnanzi si guardano smarriti. Dalla strada la voce ripete il nome con insistenza. Mscia dice: E' il diacono, Alexander Petrvich ; Nicolj le risponde: ce Egli avr udito le grida di quella sciagurata . Mentre Mscia lotta con la mani per non farla gridare, Nicolj, esasperato dal suo delitto e dal timore di essere scoperto, corre verso Agrafna con l'accetta alzata e la minaccia. La donna sviene. Intanto Alexander Petrvich continua a chiamare. Nicolaj nasconde l'accetta e trascina il cadavere dietro la tenda dinanzi alla quale si mette come in guardia e fa cenno a Mscia di aprire. Subito, entra Alexander. Costui una specie di chierico e si d delle arie da cardinale. Parla con molta flemma.
Alexander - Nicolj Ivnovich, volevi dunque lasciarmi fuori, con questo vento che porta via?
Nicolj - Appunto questo ventaccio non ci ha fatto udire...
Alexander - O piuttosto volevate godere... eh! eh!
Nicolj - Che dici?
Alexander - Quando l'uomo felice, buono. Ma guai a chi lo tocca (ride... autorevolmente).
Mscia - Ma che cosa dici?
Alexander - (guarda in giro) Or dico... che mi par strano, il vostro aspetto.
Mscia - E' il nostro abituale, oramai.
Nicolj - Non pu essere certo il tuo, che hai la capanna solida e la stufa sempre accesa perch la legna non ti manca, e con due salmi che hai letti nella chiesa, non hai da faticare altro.
Mscia - E la vodka ce l'hai per inaffiare il tuo pane, che non cos duro e nero come il nostro...
Alexander - (ascolta stupito) Che cosa avete, Agrafna Semionovna?
Mscia - (subito) Nulla! Nulla!
Nicolj - Nulla!
Mscia - E' una notte rigida...
Nicolj - Le venuta un po' di febbre... perch ha freddo... e lei ha paura di morire.
Alexander - Mi par sempre pi strano...
Nicolj - Che hai stadera, diacono Alexander Petrvich? Entri nella mia capanna... sempre il benvenuto tu sei...
Mscia - (con cattiva ironia) Ma non venivi da tanto tempo. E mi par di averti visto passare al largo, da quando Nicolj non poteva pi offrirti il bicchiere di vodka!...
Nicolj - (violento) Taci tu... sei una femmina.-- come tua madre... No, Alexander Petrvich... Scusami... Tu sei sempre il benvenuto. Ma stasera sei giunto in un momento di lite... con quella donnaccia l...
Alexander - Nicolj!
Nicolj - ... In un momento... di lite... e hai cominciato a parlare di felicit... comprendi, non vero?
Alexander - No, Nicolj Ivnovich, non comprendo. Anzi cominciai a non comprendere quando udii dalla strada, nonostante il vento, le grida di Agrafna Semionovna.
Nicolj - Ti dicevo pure... Un momento di lite... lei gridava...
Alexander - E ora che sono entrato, sono ancor pi stupito! Ivan Antniovich, dov'?
Nicolj - Non lo conosco.
Mscia - (subito) S, quello che mandammo via!
Nicolj - Ah, quello straniero?!
Alexander - Lo mandaste via?
Mscia - Non poteva ospitarlo, la nostra capanna. Egli veniva dalla Germania e non si adattava certo a dormire sui nostri giacigli.
Nicolj - E poi non ve n' (alla vecchia). Basta col tuo lamento, o io ti finisco!
Alexander - Nicolj (pausa). Egli mi disse che avrebbe dormito anche in terra.
MSCIA - Ma perch non l'hai ospitato?
Alexander - Ritorner, Nicolj! Egli si inform da me chi era degno di ospitarlo... E io gli dissi: Nicolj Ivnovich!
Nicolj - Tu sai che io sono povero.
Alexander - E dove andato?
Mscia - Chi sa?
Alexander - Perch l'hai scacciato? Un ospite non si scaccia mai dalla propria casa quando viene a domandare un po' di ristoro. Il Vangelo dice...
Mscia - Oh! Il Vangelo gi noioso quando lo leggete in chiesa...
Nicolj - (minaccioso) Taci, tu.
MSCIA - ... e diventa insopportabile addirittura ornando lo pronunciate fuori per dare consigli o per... ordinare la vodka! (ride).
Alexander - ... Presa Iddio che ritorni, perch ti dir delle cose belle...
Agrafna - (con uno scatto) Che cosa? Portava forse notizie... (piange).
Nicolj - Taci, taci, che ti uccido!
Mscia - Sempre lei, con la lingua fuori...
Alexander - Nicolai! (guardando Mscia)... delle cose belle - dicevo - e interessanti in special modo per te, se vuoi imparare finalmente a rispettar tua madre e gli amici di tuo oadre. o Mscia Nikolaievna.
Nicolj - Ma s, ho capito, Alexander Petrvich.
Alexander - No, non hai capito. E io ti voglio parlare ancora.
Nicolj - Non il momento.
Alexander - Dev'essere. Quello che hai scacciato veniva dalla Germania...
Nicolj - Lo so.
Alexander - Dove aveva lavorato per molti anni.
Nicolj - L'hai detto.
Alexander - E aveva raggranellato giorno per giorno del danaro, molto danaro (pausa). E andava a goderseli in famiglia...
Nicolj - Che importa a me?...
Alexander - Lui voleva fare una improvvisata alla sua famiglia... Non tutto vero quello che ho detto poc'anzi.
Nicolj - (si accorge che Agrafna si alzata e guarda intensamente il Diacono) Che vuoi tu?
Agrafna - (si ribella) Voglio ascoltare...
Alexander - Lasciala! Non fui io a indicargli la tua capanna. Egli mi chiese dove abitavi e mi narr una storia di saltimbanchi... (puntando l'indice verso Agrafna che lo guarda con gli occhi spalancati:) Agrafna Semionovna, tu hai capito!
Agrafna - (con un urlo selvaggio) Vassili?!
Alexander - Vassili Nicolievich!
Agrafna - (urla e si strappa i capelli) Mio figlio! L'hanno assassinato! (corre a buttarsi "sul giaciglio dove giace Ivan, urlando.
Alexander - (inorridito, correndo verso la porta) Che hai fatto Nicolj?!
Nicolj - (rimane esterrefatto).
Alexander - Dio vi ha puniti! (esce correndo)
Mscia - (la ferocia della quale non si smarrita durante qusta tragica scena, appena Alexander scomparso, di scatto raccoglie l'accetta, alla quale si era avvicinata con premeditazione, e la mostra al padre) Egli andr a denunziarci!
Nicolj - (stordito, sogghigna all'invito feroce e fissa gli occhi suoi, negli occhi della figlia).
MsciA - (intende la disperazione che sconvolge l'animo del padre e capisce che ella la vittima, di cui la disperazione del padre chiede il sacrificio, inesorabilmente. Allora indietreggia dietro al tavolo e, anch' essa, esasperata e non guidata da altro che dal suo bestiale istinto di conservazione, grida al genitore) L'assassino sei tu! solo tu! Arrestate Nicolj Ivnovich!
NicolaJ - (si ferma sulla soglia della isb , e cade in preda ad una convulsione che gli toglie la parola. Riesce solo a gridare a denti stretti, con accento di pianto) Vassili! Vassili!
FINE
- Questo copione è stato visto: