L’ospite

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L’ospite

(una questione privata)

di Oscar De Summa

I primi 10 minuti di spettacolo riguardano la rabbia pura di U, quasi senza parole, senza intelligenza, solo rabbia e sfogo, sono quindi affidati all’improvvisazione dell’attore sul canovaccio qui riportato. Il gioco tra i 2 è un gioco allo spiazzamento, al controtempo.

Buio.

Si sente mugolare, come di uno che chiede aiuto.

La luce di una lampadina scopre un uomo su una sedia, legato e imbavagliato.

È vestito con jeans e bomber.

Dietro il suono di un bicchiere che viene riempito, di cassetti che si aprono, di passi, ecc.

Poi più nitido il rumore di una cornetta che si alza, viene composto il numero, poi la cornetta viene sbattuta giù violentemente.

Un uomo, vestito con camicia bianca e cravatta si affaccia alle spalle dell’imbavagliato. Si ferma. Lo guarda da dietro

I sente la presenza. La tensione sale. U da uno schiaffo violento a I che cade a terra mugolando.

U si ferma. Si accende una sigaretta. Fuma guardandolo dall’alto.

U si muove nervoso per la stanza come a decidere che cosa fare.

Prende una sedia, la mette accanto a quell’altra. Aiuta I ad alzarsi e sistemarsi sulla sedia.

Lo sguardo di I dovrà sempre essere molto eloquente.

U si ferma a guardarlo fisso negli occhi.

La tensione sale

U – (a spaventarlo) buh!!! Ah ah ah!

Restano lì.

U gli da un altro schiaffo ma meno forte.

I si raggomitola.

Non succede niente.

I si distende un po’ e trova U ad aspettarlo con lo sguardo.

I non può fare a meno di cercare negli occhi di U cosa sarà di lui.

U si alza.

I in un moto di paura si raggomitola di nuovo.

U resta a guardarlo in piedi con la sigaretta in bocca.

Gli da uno schiaffetto.

Poi un altro da dietro

Poi un altro

Poi un altro da dietro

Ed ancora ed ancora, piccoli ma offensivi.

I , in un certo senso, si abitua agli schiaffati e allora U gliene da uno più forte. I cade a terra. Da sotto si sente uno che batte contro il soffitto, è l’inquilino di giù che si lamenta.

U – ho capito, ho capito cazzo!

U si muove nella stanza a soqquadro. Riprende il telefono e si avvicina ad I. Fa un numero. Poi chiude.

Lascia il telefono. Fruga tra i cassetti. Rumore di posate. Si riavvicina a I senza niente in mano.

I lo guarda con pietà.

U – vuoi sapere cosa sta succedendo? Sto cercando di capire cosa cazzo fare di te.

Pausa. U esce va in bagno, si sente pisciare, poi lo sciacquone. Ritorna da I

U – suggerimenti?

Pausa

U – e non mi guardare così, non mi fai pietà, pezzo di merda.

Gli da un altro schiaffo.

U lo perquisisce. Trova un coltello a serramanico.

U – cosa volevi fare con questo, eh?

Schiaffo.

U – cosa volevi fare? Pezzo di merda

Schiaffo. Apre il coltello. Lo mette davanti agli occhi di I.

Schiaffo.

U – (molto arrabbiato) volevi tagliarmi la gola? Eh? Che cosa volevi fare? Frocio di merda. Ma tu hai capito con chi hai a che fare? L’hai capito? No? Non ti preoccupare, sai, che adesso lo capisci…

U si allontana. poi ritorna

U – hai mai lavorato in vita tua? Coglione.

Pausa. Schiaffo.

U – e rispondi! No eh? Che cazzo ne sai tu di che cosa è un lavoro…tu sei un uomo, no? Uno tosto! Uno che gira col coltello in tasca, no? Uno a cavallo!… non parli? Non dici niente? Oggi ti faccio pentire di essere nato, bello mio…

U si allontana. poi ritorna.

U – voglio farti una domanda. Voglio farti una domanda seria e ti prego, io ti prego di essere sincero con me: lo puoi fare?

I non risponde

U – puoi essere sincero con me?…e allora rispondi o no?

I fa cenno di sì con la testa

U – perché proprio a me? perché?

Gli toglie il bavaglio

I – ascolta, ti prego ascolta un attimo, giuro che se mi lasci andare io…

U – ma che cosa mi stai dicendo? Che cazzo di risposta è questa?

Schiaffo da dietro.

U – che cazzo di risposta è questa? Ti sembra una risposta questa? Eh?

I – senti ti dico che se mi lasci andare io giuro, veramente io ti giuro…

U – ancora! Ma l’hai capita la domanda? Vuoi che te la faccio a stampatello? Cosa giuri? Tu non sei per niente nella posizione di giurare, tu non puoi fare altro che giurare ma la tua parola adesso non vale un cazzo. Lo capisci questo? Lo capisci? Io ti ho fatto un’altra domanda. È semplice la mia domanda, molto semplice. L’hai capita?

I non risponde. U gli da uno schiaffo

U – e rispondi

I – ascolta amico…

U – amico?

I – ascoltami, ti prego, è pericoloso…

U – pericoloso?

I – tu non sai a chi stai rompendo i coglioni, ti potresti fare male…

U gli da uno schiaffo

U – errrrrrrrh risposta sbagliata

I – chi mi manda sono tipi pericolosi…

Schiaffo

U – errrrrrh risposta sbagliata

I – ti prego, cazzo, stai rischiando parecchio…

Lo prende per un orecchio

U – la domanda è un'altra, bello

I –  per me è uguale, non sono io quello che sceglie, non è colpa mia…

U – cosa hai detto? cosa hai detto? Per te è uguale? Per me invece non è uguale un cazzo…hai capito? La vedi tutta questa roba?

I non risponde

U – ti ho detto che mi devi rispondere

I –…

U – E’ ROBA MIA! Hai capito? Tutta roba  mia. E sai come l’ho avuta? Puoi solo immaginare io come ho avuto tutta questa bella roba?

I – …

U – no?

I – …

U – chiaro che no. Cosa ne sai tu

I –…

U – Vuoi che te lo dica io allora?

I non risponde. U gli tira uno schiaffetto

U – te lo dico?

I – …

U – da circa 4 lunghi anni tutte le mattine questo coglione che hai davanti agli occhi si sveglia con molta difficoltà alle ore 6 punto trenta per andare in un tristissimo ufficietto del cazzo di non sua proprietà per passare sostanzialmente la giornata a dire si signore signore. Hai presente?

I non risponde. U gli da uno schiaffo.

U – hai presente? Rispondi cazzo!

I – si

U – cosa?

I –…

U -  che cosa hai presente?…eh?

I – non lo so

U – e allora perché fai finta di capire coglione?

I non risponde. U gli da uno schiaffo.

I – non lo so

U – non sai cosa?

I – non so niente

U – hai detto bene. Tu non sai cosa significa! Tu non ne hai la più pallida idea di cosa significa! Sei mai andato a lavorare?

I – si

U – e allora cosa significava per te?

I – non lo so

U – come non lo sai?

I - non lo so

U – ti piaceva lavorare?

I – no

U – e allora perché secondo te io dovrei tutte le mattine alzarmi con mia grandissima fatica alle ore 6 punto 30, prendere al volo un cazzo di autobus strapieno di gente che puzza, e ti sta addosso, ma tanto non ci puoi fare niente, per entrare nel meraviglioso mondo del buongiorno a tutti illuminato a neon, buongiorno signor de Padova, Buongiorno signor Calimberti e buongiorno anche a lei signorina Salemme che me la fai vedere e non me la dai, e passare una giornata davanti ad un muro con i grafici dell’azienda e il telefono in mano, poi fare il percorso al contrario per ritrovarmi in casa mia nuovamente alle ore 7 punto 30 di sera, esattamente 12 ore dopo perché io dovrei fare questa vita di merda di cui una delle poche, pochissime soddisfazioni è comprare roba,  e tu invece con quella tua bella faccia di cazzo puoi entrare senza invito qui, prendere tranquillamente ciò che ti pare e poi andartelo a godere a casa tua? Perché? Tu me lo sai spiegare perché piccolo  schifoso bastardo topo d’appartamento?

U corre per la stanza, prende alcuni vestiti da terra, ritorna da I

U – (con una maglietta in mano) sai quanto costa questa?…50.000 lire. E sai quanto fa in termini di tempo? Circa mezza giornata. Tu hai sputato su 4 ore della mia vita, lo sai? (prende un pantalone) 200.000 : 2 giorni di lavoro.

(prende una camicia) 130.000 : 12 ore di lavoro. Lo stereo? Un anno di comodissime rate. La tv? 2 anni di comodissime rate. La macchina. La sto ancora pagando! E tu dimmi: chi è che può sputare sul lavoro di un uomo? Quale uomo può sputare così tranquillamente su sudore, sangue, tempo, energia, sforzi, rompimenti di coglioni di vario genere di un altro uomo? Chi? Un imperatore romano forse. E tu sei un imperatore romano? No, tu no. Tu sei un topo. Forse io lo sono, e posso dire si…(alza il pollice) oppure no…e io per te dico…no! Non è giusto, tu non puoi…perché? me lo sai spiegare perché?

I - …

U – eh?

I - …

U – ( lo prende letteralmente per il culo) piccolo topo d’appartamento?…topolino? …hai perso la parola?…squitt squitt…ma non ti fa schifo essere chiamato topo?…topo…pantegana…topo…allora me lo sai spiegare perché?

I –…

U – no?

I – no

U - chiaro che no

Pausa

U – e allora secondo te cosa dovrei fare io?

I  - …

U – che cosa dovrei fare secondo te io?

Silenzio. U lo guarda negli occhi, sussurrando

U –fai funzionare questa testolina da topo del cazzo eh? Perché inizio a rompermi i coglioni. Non voglio fare un monologo, capito? Voglio discutere la cosa con te. Cosa dovrei fare io adesso?

I – …chiamare la polizia

U – sì, questa è una delle possibilità

U si accende una sigaretta

U – altre proposte?

I - …

U avvicina la sua figura al volto di I, poi guarda la sigaretta, riguarda di nuovo I

U – dico, usa  la testa, usa la testa, pensa, per una volta nella vita, se non ti consegno alla polizia cosa potrei fare con te piccolo topolino?

I - …

U –ma  tu hai paura piccolo topo, tu hai paura, vero?

Gli risistema il bavaglio

U –ma io  lo capisco. Credimi. Io so cosa provi. Io sono una persona  sensibile e capisco bene cosa senti. E tu sai cosa ho sentito io entrando in casa mia?…la tua stessa terribile, inevitabile paura, che te la porti sempre con te ma fai finta di niente, e poi in situazioni come questa ti rendi conto che ce l’hai sempre avuta, dentro, come un topolino che rosicchia l’anima…il problema adesso però è un altro. Non è la tua paura… o la mia…ma cosa sarà di te! Perché io ti consegnerò alla polizia, vedrai che lo farò, ma intanto tu cosa pensi sia giusto farti?…vediamo un po’…scarica elettrica ai coglioni come in sud-america? Goccia sulla fronte come i cinesi? Se avessi un trapano da dentista potrei rifare la mitica scena del maratoneta. L’hai visto tu il maratoneta? Quel film con Dusty Hoffman, quello che ha fatto Rain Man, hai presente? Quella sì che era una bella scena, cioè io mi sarei arreso subito, io ho paura dei dentisti. Anzi mi viene un'altra idea. A te ti servono le orecchie? Tutte e due? Perché se te ne serviva una sola potevamo fare quell’altra scena lì, del film le iene, quello di Tarantino…quello che ha fatto Pulp Fiction…ma lo conosci? Minchia, ma sei ignorante forte però. Ma che cazzo la rubi a fare la televisione se poi non la guardi? Vabhè, ti racconto a grandi linee la storia.

Improvvisazione dell’attore sul canovaccio qui di seguito

C’è questo tipo, un certo Joe che chiama 5 tizi da 5 stati diversi per fare una rapina, non mi ricordo se in banca o ad un porta valori. Ecco, per non creare casini lui decide che questi 5 tizi non si chiameranno con i loro veri nome ma con dei nomi finti, che sono: Mr Blue, Mr Orange, Mr White, Mr Black e Mr Pink, che capita a Tim Roth, e Tim Roth s’incazza perché non vuole essere chiamato Mr Pink, dice che è un nome da donna. Insomma il fatto è che questi vanno a fare una rapina ma trovano un sacco di madama ad aspettarli e sai perché? Perché uno di loro e proprio Mr Pink era un infiltrato della polizia. Fatto sta che e bum e bam e bish e bush, sai come sono i film americani no? Insomma riescono a scappare e si ritrovano in un garage della periferia con uno sbirro in ostaggio. Rimangono soli Tim Roth, esanime a terra, in una pozza di sangue, poi c’è lo sbirro legato ad una sedia, e questa è la tua parte, e poi c’è quell’attore…come cazzo si chiama? Jon Meden forse…non mi ricordo…comunque rimangono loro tre e lui, Jon Meden fa:a proposito ho parcheggiato in divieto di sosta oggi, fa lo stesso? E l’altro inizia a fare non so niente giuro che non so niente. E Meden voglio essere sincero con te, non mene frega un cazzo di quello che sai, tanto ti torturo lo stesso. E prende dello scotch e lo imbavaglia. Poi mette su una musica, ora non so come s’intitola ma ce l’ho. Poi ballicchia un po’, tira fuori un rasoio da barbiere e gli taglia un orecchio, poi lo bagna  con la benzina e mentre sta per dargli fuoco Tim Roth si alza dalla pozza di sangue e lo spara, perché l’infiltrato era lui, si salva per un pelo, lo sbirro ovvero tu, si salva per un pelo, anche se ha perso l’orecchio. Poi finisce  che li beccano tutti. Che ne dici? Ti piace? Lo vogliamo fare? Anche se non c’è Tim Roth fa lo stesso, tanto non è che abbiamo fatto una rapina, facciamo solo la scena della tortura….eh?

Suona il telefono

U – ciao amore…no ancora no…da Franco…con Luigi…non c’avevo voglia…no poi torno a casa…certo…va bene…tu come stai, tutto bene il viaggio…Eleonora? Ha dormito? …ah ah ah…va bene…salutami tutti intanto, ti chiamo da casa…bacio…ciao ciao.

U lascia il telefono

U – dove eravamo rimasti? Ah! Sì, dammi un attimo tesoro che mi organizzo.

 

U  esce e va a pendere lo scotchs, il rasoio e la musica

U – ti ricordi la tua battuta? Cominciamo?

U inizia a fare la scena

U – senti oggi ho parcheggiato in divieto di sosta, fa lo stesso?…tu qui devi dire la tua battuta!…vabè se non vuoi vado avanti io: ti prego, lasciami andare, ti giuro che non so niente…amico voglio essere sincero con te, non me ne frega un cazzo di quello che sai e quello che non sai, tanto ti torturo lo stesso…no ti prego lasciami stare, non so niente

U imbavaglia con lo scotch I, mette su la musica, poi ballicchia, poi tira fuori un rasoio. Si avvicina a I e fa per tagliargli un orecchio. Poi va a prendere della benzina e gliela butta addosso, fa una stradina con la stessa come fosse una miccia. Fa tutto questo rivolto al pubblico con I di schiena.

U – che dici ,lo accendo? O vuoi aspettare che arrivi Tim Roth, eh? (in crescendo) metto fuoco piccolo topolino di merda? Cosa ne dici? È quello che ti meriti? Siiiii? È quello che ti meriti per essere venuto qui senza invito? Non vuoi chiedermi scusa piccolo pezzo di merda? Perché non mi chiedi perdono ? Perché non fai come lo sbirro nel film? Cos’è non hai paura tu? Tu vuoi dirmi che non hai paura?

U nel frattempo si è avvicinato al volto di I. si sente nuovamente bussare da sotto, U si distrae un attimo e I gli da un colpo violento con la testa sul naso, poi scappa ovvero esce fuori di scena

Buio.

II SCENA

Buio.

Voce di U – tesoro?…amore? dove sei ? sei in casa? Ho preso le pizze. Da Franco, patate e gorgonzola, la tua preferita

Si illumina la scena: è uguale alla prima e cioè I è al centro della stanza imbavagliato. Accanto a lui un'altra sedia. U si siede scarta la pizza e inizia a mangiare. Deve essere passato molto tempo: I è visibilmente stremato e impotente.

U – ti sono mancato?…ti sono mancato topolino mio? Hai fame? ( e intanto mangia) il guerriero ha bisogno di nutrirsi, per essere forte…non ti preoccupare adesso chiamiamo la polizia e tu non dirai niente di quello che è successo qui,vero?

I -…

U – vero piccolo topolino mio?

I - …

U si alza, va a prendersi da bere, versa dell’acqua in un bicchiere, beve

U – tu hai fatto una stronzata bella e buona. Adesso che ho il naso rotto…come dire, con la polizia…se dovessero sorgere confusioni sul tempo passato qui…

Gli toglie il portafoglio e inizia a togliere tutto quello che c’è dentro ( improvvisazione dell’attore su i commenti mammano che tira fuori poche cose tra cui una foto di donna). Poi U si allontana e torna con una foto di donna anche lui.

U – la vedi questa?…la vedi?… sai chi è? Mia moglie…e per fortuna che non c’è, devo proprio dirlo…ma forse tu lo sapevi già, tu sapevi che qui non avresti trovato nessuno eh? Mi hai spiato in questi giorni eh? E avrai anche pensato, magari mentre innaffiavo le mie piantine ma guarda quel frocetto, si annaffia le piantine. Ma porca puttana, dico io e se ci fosse stata mia moglie qui? Qui al posto mio? Che cosa avresti fatto? Se ci fosse stata mia madre? Che cosa avesti fatto? Mi piacerebbe proprio saperlo!

I – mmmmmmm

U – che cosa vuoi?

I – mmmm

U – eh? Vuoi parlarmi? Vuoi dirmi qualcosa?

I fa cenno di si, U gli toglie il bavaglio

I – ti prego lasciami stare, ti prego…

U – ma tu non mi vuoi parlare…

I – …per favore, io giuro che…

U – il tuo non è un ragionamento, questa è una supplica del cazzo, tu mi stai supplicando di lasciarti andare, ma no! No! No! Vedi? Non è colpa mia, io voglio aiutarti a prendere coscienza dell’atto che hai malauguratamente commesso e invece tu mi fai una supplica. Cazzo, non puoi essere così ignorante! Io ti sto dando la possibilità di redimerti dal tuo stato di ignoranza, per poter comprendere a pieno quello che così inconsciamente hai fatto. Adesso guardami negli occhi…guardami…te lo aspettavi? Tu te lo aspettavi di trovarmi qui?

I – no

U – bene! Sai cosa dice il buddismo in proposito? No? Vabè te lo dico io: il buddismo dice che ogni volta che ti capita un imprevisto tu dovresti benedirlo perché quello è per te una grande occasione…capisci?occasione per comprendere qualcosa, per saggiare la tua consapevolezza, capisci?tu, adesso, hai l’occasione come mai ti sarà successo nella tua vita prima, di essere sincero, finalmente sincero!…ma non con me, questo non è importante, non con me ma con quello che io rappresento in questo momento ovvero te, io sono te, la tua parte onesta, la tua parte vigile alla quale ti puoi confessare, alla quale ti puoi affidare. Essere onesto con me, in questo momento, significa per te, far riconciliare quei 2 aspetti del tuo essere che vanno ognuno per i cazzi suoi. Perché io lo so, ne sono certo, ci metterei la famosa mano sul famoso fuoco, ma io lo so che nella tua vita, magari con le persone a cui vuoi più bene, tu sei onesto e sincero, e questo ti fa stare bene. Dimmi la verità, non è così?

I - … … … …

U – tu dimmi, con i tuoi familiari…tu sei sposato?

I – si

U – come si chiama

I – Giulia

U – bene, Giulia. E dimmi tu, con Giulia, sei onesto?

I – si

U – aspetta un attimo. Cerchiamo di capirci. Io lo so che tu non lo sei, che non sei onesto neanche con lei. Quello che ti chiedo io è se sei onesto a un certo livello, dal punto di vista del sentimento, se quello che provi per lei è onesto e lei lo sa, al di la del fatto che magari la tradisci, o che non sa quello che fai per campare, ma se lei è importante per la tua sopravvivenza

I ha paura, ha capito che U ormai è disposto a tutto pur di fargliela pagare. L’unica cosa che può fare è assecondarlo, è l’ultima speranza che gli rimane. Mentre però risponde alle domande, emotivamente entra nel personale, ed è lì che lo coglie in fallo U. Questo è un passaggio molto complesso emotivamente per cui tutta questa parte è affidata al lavoro di creazione dei 2 attori che diversamente risulterebbero forzati.

 

I - … io credo di si

U – la tradisci? L’hai mai tradita?

I – si

U – ma è sempre da lei che torni dopo aver fatto baldoria, vero?

I – si

U – ecco vedi? Questo si chiama amore, ad un certo livello significa che tu sei onesto. Mentre qui, adesso, non lo sei stato facendo quello che hai fatto, tu non sei stato onesto ed è per questo che…capisco che sia più facile con chi non conosci…tu non mi conosci…io non ti conosco ma voglio essere generoso con te, voglio aiutarti, capiamolo insieme che cosa è successo nella tua vita, voglio farti qualche domanda, posso?

I – …

U – bene! Questa è collaborazione. Mi piace. Adesso parlami un po’ di te, dimmi com’era tuo padre per esempio

I –...

U – va bene. Capisco l’imbarazzo. Ti faccio io delle domande: che lavoro faceva?

I – il falegname

U – oh! Il falegname. E secondo te era bravo a fare il falegname?

I -…

U – aveva molti clienti

I – si

U – e come si chiamava?

I – Anselmo

U – un bel nome Anselmo. Era un tipo tosto?

I - …

U – voglio dire lo ammiravi tuo padre

I -…

U capisce di aver toccato un tasto dolente

U – com’era fisicamente?

I - …

U – era alto?

I – si

U – era forte?

I – si

U – era un tipo autoritario?

I - …

U – nel senso: ero uno che si faceva rispettare?

I – si

U – e tu gli volevi bene a tuo padre?

I – …

U – (rassicurante) avanti, non aver paura: tu gli volevi bene a tuo padre?

I – si

U – e gliel’hai mai detto che gli volevi bene?

I – (sempre più imbarazzato) no

U – e com’era? Nel senso come carattere?

I - …

U – non lo so, era un chiacchierone, era uno di quelli sempre allegri, oppure…

I – non parlava mai…

U - …

I – mio padre non parlava mai…lui parlava con gli occhi…

U – spiegami, in che senso

I – lui ti guardava, e da come ti guardava tu capivi che cosa dovevi fare

U – era uno molto autoritario

I – si

U – e tu avevi paura di lui?

I - …

U – avevi paura del suo sguardo?

I – si… quando facevo qualche cazzata mi guardava in un modo…per parecchio tempo…e allora io sapevo cosa sarebbe successo…si toglieva la cinta e me le suonava

U – e tua madre?

I – mia madre mi difendeva, si metteva in mezzo, e certe volte le prendeva pure lei. Mia sorella piangeva

U – ti ha picchiato molte volte?

I - si

U – e tu cosa facevi?

I – io stavo zitto, prendevo le cinghiate senza dire una parola…rimanevo in piedi stringendo i denti senza parlare e senza piangere…e guardavo mio padre negli occhi…poi mi mandava in camera mia

U – continua, lì cosa succedeva?

I –pensavo di ucciderlo, a come l’avrei ucciso… trattava mia madre… la trattava male, sai, era così debole, subiva in silenzio anche lei, e poi veniva a raccontarmi tutto e piangeva e io…magari la volevo aiutare…ma non ci riuscivo…la vedevo piangere disperata…e rimanevo immobile…a guardarla…per ore…

U – che cosa è successo poi?

I – mio padre è morto di cancro…

U – oh, mi dispiace…

I – se lo meritava…(piange) e io non sono mai riuscito a dirgli …mi guardava…nel letto…mi guardava con gli occhi gonfi…senza più nessuna cattiveria negli occhi…e glielo avrei detto:’pezzo di merda ti sta bene, te lo sei meritato, tutta la tua cattiveria …pezzo di merda…(piange più forte) e poi gli avrei detto che gli voglio bene…ma non ce l’ho fatta…non ce l’ho fatta…mi si fermava in gola…ero lì, e lo guardavo…ieri era l’anniversario della sua morte, sono tre anni che è morto…

U cerca di consolarlo, va a prendere un bicchiere d’acqua, lo fa bere. I crede di aver aperto una breccia nel cuore di U, crede che tutto stia per finire ormai.

U – dimmi la verità, tu sei come tuo padre?

I lo guarda senza fiatare, dritto negli occhi

U – tu sei esattamente come lui, vero?

I – io non sono come mio padre

U – sei così anche con tua moglie, vero? Parli poco e guardi molto, vero? Sei violento, vero?

I – io non sono come mio padre

U – tu sei bastardo allo stesso modo e non ti piace, vero?

I – ma che cazzo vuoi?

U – dimmi la verità piccolo bastardo che mi guardi con quegli occhi, non mi fai paura sai, io non ho paura di te, piccolo schifoso topo di fogna

I lo fissa

U – lo vedi cosa stai facendo adesso, mi guardi senza parlare, tu sei tale e quale a tuo padre

(pausa)

U – ed è qui che arriva la terapia, santa e benedetta terapia, a curare i mali di questo indicibile secolo che corre verso l’inevitabile distruzione, ansia di modernità e depressione qui in questa casa troverete finalmente ciò che vi spetta, grazie al dottor Stranamore con camice e bisturi pronto a sezionare, anzi ad asportare, ad amputare i vostri terribili mali

I è sbigottito

U – sai cosa farò con te? Tu hai idea di cosa farò in questo preciso momento? Ti curerò. Si. Ho già la terapia giusta per te. E il dottor Stranamore non ha psicofarmaci per gli sconfitti della società, no, i miei sono rimedi ‘naturali’, terapia d’urto, e che urto, vedrai. Ma fidati caro, fidati che otterremo i nostri bei risultati. E adesso segui bene il mio incredibile ragionamento e dimmi se non sono un genio: tu cosa stavi facendo oggi? Cosa volevi fare?…mettermela nel?…nel?…nel cu?…esatto, risposta esatta caro il mio paziente. Ed invece con tuo padre qual’era il problema? Su avanti, continua a collaborare: non riuscivi?…non riuscivi a?…a? …a par?…a parlare. Giusto  anzi giustissimo, deduzione esattissima. Quindi andando per deduzione, noi abbiamo una tesi e un antitesi, ne risulta una sintesi che è? Prova pensarci alla risposta. Avanti su, ti chiedo di pensare con me. riprendiamo il concetto, ma seguimi attentamente: da una parte abbiamo il fatto che oggi volevi mettermela… e dall’altro il fatto che non riuscivi a parlare con tuo padre, ne consegue che?

I non dice niente

U – suvvia, lei non si applica, è una persona intelligente ma non si applica signor paziente. Va bene. La terapia è…trrrrrr….rullo di tamburi…trrrrrrr…io te la metterò in culo e tu potrai dirmi tutto quello che pensi e che senti

(pausa)

U – che ne dici eh? Non è geniale? Non è una deduzione geniale? Devi essere contento. Stai per guarire. Beh, chiaramente metterò della musica ad alto volume, per i vicini, non voglio spaventarli, ma ti assicuro, te lo giuro  che io starò attento , io ascolterò con attenzione tutto quello che dirai, l’unica cosa a cui ti chiedo di fare attenzione, su cui ti devi concentrare è sublimare in me la figura di tuo padre, tu devi credere che io sia lui. Credi di riuscirci? Che musica vuoi? Rock duro anni ’70? New wave anni ’80? Tecno? Sei indeciso eh? Lo so il momento è solenne e allora se mi posso permettere le consiglio di affidarsi ad un classico, un Led Zeppelin del ’72, di sapore distorto ma con un retrogusto di dolce libertà, l’ideale per queste occasioni

I – ascolta, ascoltami, sentimi bene, io ho da parte un bel po’ di soldi, ne ho messi da parte, facendo questi colpetti, sono tuoi…

U – ma cosa mi stai dicendo? Che cosa mi stai dicendo? Tu non vuoi guarire, eh? Vorresti sottrarti alla terapia eh?

I – ti prego, sono un bel po’ di soldi, è una bella somma, te li do…

U – io lo so perché fai così, io lo so. Ma è normale. È come quando vai dal dottore, magari stai male tutta la settimana poi davanti a lui…tutto svanito! È così, è l’emotività che gioca un ruolo fondamentale, l’intelligenza emotiva, per cui vedrai…

I – ti prego ascoltami chiama la polizia, prima ti do i soldi poi chiama pure la polizia…

U – la cosa più difficile come al solito è cominciare…

Intanto lo prende e lottano finchè U non gli ha abbassato pantaloni e mutande

U – vedrai che alla fine mi ringrazierai, sarai un uomo nuovo…o una donna…

Ride. Gli poggia la testa sullo schienale della sedia

U – non posso dire che sarà una terapia lampo…

Esce fuori, mette su gli Abba, e ritorna con una scopa

U – non ho trovato i Led Zeppelin, ho arbitrariamente deciso per gli Abba, altro sapore ma stessa intensità. A proposito col preservativo o senza?

I urla, U si ferma, stacca la musica, I sta zitto

U – ho avuto una deduzione migliore, perdonami, forse ti eri già affezionato all’idea, non devi credere che sono impreparato, sono normali cambiamenti di terapia, ottimizzazioni: voglio sostituire la scopa con una cinghia: cosa ne pensi? Ho attuato un giusto cambiamento no?

Rimette la musica, si toglie la cinghia, fruga in terra, ne trova altre due o tre, poi gli va davanti

U – a lei la scelta dell’arma messere: preferenze? Bene allora sceglierò io: questa!

U balla, la musica è alta, la violenza sta per compiersi. Si sente bussare forte alla porta, ripetutamente

V f c – aprite! Polizia! Aprite!

Buio.