L’osteria degli immortali

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L’OSTERIA DEGLI IMMORTALI

Commedia in tre atti

Di MARIO MASSA

PERSONAGGI

IVONNE ARIEL

SOCRATE

NERONE

CICERONE

ALFREDO DE MESSEF

CASANOVA

PETRONIO ARBITRO

SENOFONTE

BOSSUEF

CARLOMAGNO

SALOMONE

ROBESPIERRE

UN SIGNORE BENESTANTE

UN USCIERE

DUE NUMERI DI VARIETÀ

L'aula del Tribunale in Paradiso, In fondo, gli scanni della giuria. Una sedia per i giudi­caci. Decorazione di nuvole e stelle.

Al levarsi della tela siedono sugli scanni del­la giuria, attorno a Socrate che presiede, Bossuet e Cicerone a destra, e Salomone e Robe­spierre a sinistra. Un signore dall'aspetto di provinciale benestante siede sul posto dei giudicandi. L'usciere lo vigila:

Socrate                          - Dica pure.

Il signore benestante     - Di grande? Che cosa ho fatto di grande nella mia vita? Vostra Ec­cellenza vuole forse alludere al processo del capostazione? Oh, Eccellenza! Modestia a parte, tutti i giornali cittadini e provinciali parlarono della mia brillante difesa...

Socrate                          - Però contro di lei c'è, mi pare, il processo per l'omicidio dell'ostetrica. Il po­vero Saba... Sabè...

Robespierre                   - (sfogliando Vincartamento) Zabelli, Zabelli Paolo.

Socrate                          - Il povero Zabelli fu condannato al­l'ergastolo.

Il signore benestante     - Era colpevole, Eccel­lenza! Colpevole. L'aveva avvelenata col cia­nuro di potassio (movimento nella giuria).

Cicerone                        - Ma che avvocato è dunque lei se manda in galera i colpevoli? (agli altri) Sbri­ghiamoci. Chiudiamo. Al massimo al massi­mo possiamo incaricarlo di suonare le cam­pane; non di più. Speriamo che nel suo nuo­vo turno di vita diventi un ottimo sacrestano. Che ne dici, Bossuet?

Bossuet                         - (annusando tabacco) Hum! Anche bidello delle scuole elementari.

Socrate                          - (a Salomone) Tu?

Salomone                      - (con voce nasale) Guardia civica notturna.

Socrate                          - Campane, campane. Anche troppo. Robespierre, stendi il verbale, (all'usciere) Vito, dagli la contromarca di sacrestano.

Usciere                          - (indica la sinistra) Di là, signore. Prego (gli da la contramarca).

Robespierre                   - (all'usciere) Numero... numero centonovantaquattro, (a Socrate) La giuria di turno, Eccellenza?

Socrate                          - (estraendo a sorte i nomi da un'urna) De Musset, Nerone.

Usciere                          - (va oltre gli scanni della Giuria, Si sentirà giungere la sua voce che chiamerà: I signori Alfred De Musset e Nerone!).

Socrate                          - (al Signore Benestante che è rimasto in piedi in mezzo alla salti) Ebbri aspetta, lei?

Il signore benestante     - (affannato, piagnucoloso) Ma come, Eccellenza? Come? Io, pro­fessionista integerrimo, stimato in tutta la provincia... io... uomo probo... che ho fallo sempre del bene...

Socrate                          - Silenzio! Vada. Qui non si ricorrej in cassazione. (Salomone e Bossuet escono).

Il signore benestante     - Ma pensi, Eccellen­za... a Cicerone) Dica lei, Maestro... Maestro adorato... Cicerone il grande... dica lei se un uomo come me... professionista incorruttibil le... che ha tutto dato alla famiglia... marito] felice...

Cicerone                        - Sarai felice lo stesso. Prenderai un'altra moglie. Una buona contadinotta, tar­chiata, polputa, con tre cascine di dote...Vai, vai.

Il signore benestante     - Ma come quella, Maestro, dove la trovo più? Così dolce, affettuosa... di così specchiata virtù...

Cicerone                        - (ride) Ah, ah, ah! Questo poi... a Nerone che è entrato, con dei fogli di ap­punti) Sai? La signora dell'anticamera... che tu volevi premiare... che faceva passare per| clienti del marito ...

Nerone                          - Ah! Già! Caro Cicerone, il mondo non cambia. Più ne vengono quassù e più sono cornuti.

Il signore benestante     - (scatta) Eh? Che cosa? A chi?

Nerone                          - Cose di nessuna importanza. Non si preoccupi. Chi lo è stato, lo sarà di nuovo. Se ne vada tranquillo e rassegnato.

Il signore benestante     - (furibondo) Chi? lo? Io? Ah, voglio almeno che... Eccellenza, certe insinuazioni... Perdoni, ma io... Il mio ono­re... (l'usciere lo trascina via. A Nerone) Se-celiano sugno! Non dimentichi.

Nerone                          - E io, romano. Cosa credi?

Il signore benestante     - Anche morto... Se avessi un coltello... l'usciere lo ha trascinato fuori. Lo si sente ancora gridare).

Nerone                          - Capiteresti bene! Proprio oggi che...

Socrate                          - (scampanella.. A Nerone) Basta! Basta! Che c'è?

Nerone                          - (s’ inchina, agitando i fogli degli ap­punti) Se l'Eccellenza Vostra permette... Volevo chiedere per oggi il favore di essere sostituito... Laggiù all'osteria mi stanno sca­ricando il vino, e...

Socrate                          - Impossibile. Prima, il dovere; poi. le occupazioni sussidiarie.

Nerone                          - Sussidiarie? Cosa dice, Eccellenza? So non ci vado io, quelli mi fregano l'anima dei quattrini!

Socrate                          - La legge è legge. A posto! Lo dico sempre. Siano benedetti i vescovi e i militari. Seri, dignitosi e disciplinati; e non si perde tempo. Con queste altre giurie non si fanno che pettegolezzi. Sembrano ragazzini    - (a De Musset, che entra dal fondo) De Musset! Pre­sto! Nerone! Su! (suona il campanello. Seat' ta verso destra) E di là? Cosa c'è di là? Cos'è questo chiasso? Non siamo mica al «affé concerto! Ehi, Vito, ti spicci?

I,"usciere                       - Non vogliono capire, Eccellenza. (una voce insiste forte: « A me, a me, ti piego». Un'altra: te Fammi entrare, sii buo­no ») Indietro, indietro. Ma se odori ancora di cassa da morto! (a Ivonne) Centonovanta-qnattro? Oooh... Benedetta figliuola! Avanti!

Ivonne                           - (entra, s'inchina. E' giovane, bella ed elegantissima) Bonjour, messieurs (una pausa di silenzio. La Giuria osserva la donna con compiacimento).

Socrate                          - (indicando la sedia) Prego.

De Musset                     - Vous étes francaise, mademoi­selle?

Ivonne                           - Parisienne, monsieur. Vous aussi?

De Musset                     - Oui. (la contempla; con galan­teria)

Jolie (a Nerone) Non è vero?

Nerone                          - Lasciami stare, Alfredo. Ho già la testa grossa così.

Ivonne                           - (cerca nella borsetta) Pardon, mes­sieurs. La fumèe vous dèrange?

De Musset                     - Oh! À votre aise, mademoiselle.

Socrate                          - (che ha seguito il dialogo con visibile fastidio. Batte il pugno sul tavolo e scatta) Oh, no! (s'alza in piedi) No, no, no! (a CU corone e a Robespierre) Lo dicevo io? Vede­te? Ragazzini. Ma hasta, ora! Ci penserò io, ora! (a Ivonne) Signora, gettate subito quella sigaretta e contenetevi con la serietà e la compunzione che la solennità di quest'aula compunzione che la solennità di quest'aula e il momento richiedono. Niente gambe a ca­vallo e giù le vesti. Cos'è quell'arnese?

Ivonne                           - Signor Presidente... Se lei permet­te... un po' di rósso... ho le labbra tanto pal­lide... si guarda allo specchio).

De Musset                     - (si curva a bisbigliare a Socrate che lasci fare).

Socrate                          - (severo) Niente. Quanto a taluni membri di questa giuria che persistessero nel distogliersi dal]'atmosfera di austerità di que-sta sacra aula, provvrederò con punizioni che vanno da una trattenuta del 30 per cento sul gettone di presenza alla sospensione per quin-dici giorni senza pregiudizi di provvedimenti ulteriori. Oooh! (pausa) Ho detto.

Ivonne                           - Come?

Socrate                          - Non a voi.

Nerone                          - Ho capito.

Socrate                          - Nome?

Ivonne                           - (si guarda in giro) A me?

Socrate                          - Naturale. A chi ? Come vi chia­mate?

Ivonne                           - Ariel. Ivonne Ariel.

Robespierre                   - Ariel?

Ivonne                           - Ariel, sissignore.

Robespierre                   - (a Socrate) Allora c'è un errore negli incartamenti. Qui si tratta di Filomena Bernardin.

Socrate                          - Fai vedere.

Ivonne                           - Ecco, infatti... io...

Socrate                          - Siete anche Filomena?

Ivonne                           - Che c'è di male, signor Presidente?

Socrate                          - Silenzio. O siete Ivonne, o siete Fi­lomena. Non crediate di poter prendere in giro facilmente le autorità.

Nerone                          - E poi... Qui non abbiamo mica tanto tempo da perdere, sa!

Casanova                      - Signor Presidente, sembra che la signorina ahbia in animo di confessare d'es­sere nata in realtà Filomena, ma senza averne colpa. Ha poi creduto opportuno, per ragioni artistiche, di mutare il nome in altro più dolce e più delicato... E' così, signorina?

Ivonne                           - Così. Grazie.

De Musset                     - E' artista la signorina? E' vero?

Ivonne                           - Danseuse, signore.

De Musset                     - Si vede.

Ivonne                           - (accavalla le gambe) Oh! Pardon - (si ricompone in ordine).

Casanova                      - Belle gambe, non c'è dubbio.

Ivonne                           - Erano assicurate per centomila fran­chi, signore.

De Musset                     - La metà del loro valore, (a Ne­rone) No?

Nerone                          - Eh? - (distratto) Sì. Sì. (continuando a far conti sugli appunti) Dunque: centocin­quanta più sedici?...

Socrate                          - Bene, bene. Purché non ci siano er­rori degli incartamenti. Età?

Ivonne                           - Ventidue, Eccellenza.

Robespierre                   - Ventidue? Che dice? Qui c’è scritto ventotto.

Ivonne                           - (scatta) Io non ho mai avuto ventotto anni, signore.

Nerone                          - Su! Facciamo venticinque, ma sbri­ghiamoci.

Socrate                          - Tagliamo corto. Veniamo al concre­to. A me gli atti, Robespierre. Vediamo un po', (sfoglia Vincartamento) Bah... Niente... Hum!... Macché... Ah! Ecco già qualcosa. Cameriera, dopo solo due mesi di servizio, induce il padrone, ricchissimo commerciante in pneumatici, a separarsi dalla moglie e si insedia da signora nella fastosa villa del Bou­levard des Italiens.

De Musset                     - Bene! Brava!

Socrate                          - Sì: ma non si è fatta neanche spo­sare! Perchè non vi siete fatta sposare?

Ivonne                           - Il figlio, signor Presidente. Se sa­pesse com'era geloso quel ragazzo!

Socrate                          - E perchè non vi siete fatta sposare dal figlio? Vi siete contentata di pochi capi di vestiario. Due pellicce, tre abiti di seta, un brillante chimico. Neanche una cambiale falsa! (chiude Vincartamento sdegnato) Mi­serabile!

Ivonne                           - Ha ragione, signor Presidente! Lo dicevo anch'io, mi mordevo le dita così, si­gnor Presidente. Ma Giorgio no: testardo! 0 sposare lui o nessun altro!

Socrate                          - Chi è questo Giorgio? L'amante del cuore, si capisce; un giovincello da poco.

Ivonne                           - No, no, un ragazzo assai distinto: garzone di confetteria a Rue Saint Honorè.

Socrate                          - Pff! (alza le simile).

Ivonne                           - Oh, no, signore, non lo disprezzi! Era tanto affettuoso e onesto!

Socrate                          - I giovani onesti sono la rovina delle eocottes. Per dar retta ai consigli di un gio­vane onèsto avete perduto l'avvenire sulla terra e l'occasione di un buon premio nel­l'altra. Potremo far ben poco per voi, si­gnorina. Se nessuno della Giuria ha più nulla da chiedere…do la parola al pubblico Mini­stero.

Casanova                      - (che sfoglia l'incartamento) Ci sa­rebbe ancora, per salvarla, l'episodio del ve­scovo.

Nerone                          - (che ha fretta) Macché! Macché!

Socrate                          - (a De Musset) Hum! Una banale av­ventura di viaggio senza complicazioni.

Nerone                          - Appunto!

Socrate                          - (ha ripreso l'incartamento) Crede­va di commettere un peccato, di offendere la religione. Non vedete che è una cocotte da ridere? Qui sono passate donne che hanno distrutto imperi, che hanno rovinato nazioni. Messalina, Cleopatra, Madame de Pompadour... Altro che innamorare monsignori di provincia! E voi non avete fatto neanche questo? Insomma che cosa avete fatto di eccezionale nella vostra vita? Nessuno si è ucciso per i vostri occhi?

Ivonne                           - Ma che dice, Eccellenza?

Socrate                          - Neanche ferito? Un tentativo di suicidio? Un pugilato? Niente? Siete una brava ragazza. Ecco tutto. Fate pena. La parola al Pubblico Ministero.

Cicerone                        - (si alza) Signor Presidente! Colle­ghi! Considerato che nella sua vita disonesta questa ragazza non ha dimostrato alcuna alti­tudine ad eccellere, io credo opportuno die venga tentata la via opposta. Propongo perciò che sia destinata a rivivere sotto lo sem­bianze di un'ottima direttrice didattica, naturalmente nubile o da sposarsi, se mai, in via eccezionale, con un ispettore scolastico, purché serio e di età.

Ivonne                           - (scatta in piedi) Ma... ma signori! Non. scherziamo. Direttrice didattica, ion E per giunta nubile? Signori, condannatemi addirittura a portare i baffi!

Socrate                          - Silenzio! Nessuno vi ha autorizzato a far commenti. Il dibattimento è chiuso. Non si ammettono discussioni. Il parere dei giui rati?

De Musset                     - Quanto a me sarei indulgente, E' una povera incosciente. Non ha capito la importanza d'essere cocotte. Perdoniamole;! facciamola artista cinematografica.

Ivonne                           - Ah, sì, sì! Grazie, signore! Il cine­matografo! Ha indovinato! E' entrato nella mia psiche profonda. Che sogno! Dio mio! Dio mio!

Socrate                          - Ssst... Tu, Nerone?

Nerone                          - (sempre distratto) Eh? Ah! Già! Sì, Faccia lèi, Eccellenza. Manicure in un al­bergo diurno. Pittrice di ceramiche. Orlatrice di fazzoletti... Hum! Anche artista lirica, Sì, sì.

Ivonne                           - Cinematografica! Cinematografica. La prego, signore... Anche lei... Siano buo­ni... Io ho il viso fotogenico... lo dicevano tutti...

Nerone                          - E' vero. E' vero (guardando l'oro­logio da polso) Purché ci spicciamo... im­paziente) Cristo Santo!

Cicerone                        - Ma saremmo da capo! Se ha già dimostrato di non saper essere uria cocotte di stile, come possiamo sperare che si faccia strada nel cinematografo?

Nerone                          - Auff!

Socrate                          - Condivido pienamente la saggia opi. nione del pubblico Ministero. Metto ai voti la proposta di direttrice didattica. Chi appro­va alzi la mano, (tutti approvano) All'una­nimità. Bobespierre, a verbale, Vito, favo­risci alla signorina la contromarca di mae­stra elementare, (s'alza) La seduta è tolta. Chiudi. Clie non ci sia sciupio di luce. Hai capito ?

L'usciere                        - Ubbidisco, Eccellenza, (s'inchina alla Giuria che esce. Smorza le luci. Rimarrà accesa una sola lampada).

Nerone                          - (scappa via in fretta) Permesso, Ec­cellenza! Scusi... Permessooo! Io ho i miei affari!

Ivonne                           - (disorientata, spaventata) Ma no! Ma e impossibile... Ma è uno scherzo... Ma dav­vero? Che cuore avete?... Che cuore! (li segue, ma è raggiunta dall'usciere che la trasci­na verso sinistra).

L'usciere                        - L'uscita è di qua, signorina, ten­ga la contromarca.

Ivonne                           - Ma dica lei, dica lei... E’ possibile? Almeno mi lasciassero spiegare... cade sulla sedia e scoppia a piangere disperata).

 L'usciere                       - Cosa vuol farci? Io sono l'usciere. Magari potessi...

Ivonne                           - (apre la borsetta) Guardi. Tenga. Tutto quello che ho.

L'usciere                        - (osserva i biglietti) Cosa? Prima di tutto sono franchi francesi: qui il cambio è alto assai. Eppoi, anche se fossero dollari... Che? Scherza?... Mi vuol far perdere il po­sto? Mi vuol mandare in mezzo ad una strada a chiedere l'elemosina? Di là, i mortali non entrano. Il padiglione è riservato. Donne poi... Neanche l'odore! Perturbano i sensi e tolgono la serenità del giudizio, (la solleva dalla sedia per farla uscire) Su, bella, andia­mo. Coraggio! Là. Smorzo la luce nell'anti­camera e l'accompagno. Su! (va a destra, en­tra. Si sente un vociare; si distinguono le pa­role dell'usciere: ce Si chiude! Si chiude! Do­mattina alle nove! »).

Ivonne                           - (s'alza di scatto. Spia intorno. Esita un po'. Va oltre gli scanni della Giuria. Fugge)

L'usciere                        - (guarda spaventato, non vede più Ivonne) Signorina! Signorina! Baldracca! Maestra! Son rovinato! Son rovinato! Povero me! (mentre cala la tela).

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

Interno di un'osteria. Un bancone, gli scaffali per le bottiglie, ecc. Un'ampia arcata; un pic­colo palcoscenico per spettacoli di varietà. Ta­voli e sedie.

 (Al levarsi della tela, siedono in un tavolo di sinistra a giuocare a carte Cicerone, Bossuet, Salomone e Carlomagno. Robespierre dorme e russa con la testa fra i gomiti; Nerone è al banco e sciacqua i bicchieri).

Cicerone                        - (a Nerone) Un quarto a me.

Carlomagno                  - Busso.

Bossuet                         - Dammi il tre.

Carlomagno                  - Non ce l'ho.

Salomone                      - Oh, rabbia!

Cicerone                        - Ma vuole vincere solo lui!

Nerone                          - (porta il vino a Cicerone) Ecco a lei.

Bossuet                         - Passo.

Carlomagno                  - Sss. (batte un pugno sul tavolo) Ora ti frego io!

Robespierre                   - (si sveglia di soprassalto) Che c'è? Che c'è? (gli altri ridono - a Nerone) Cameriere!

Nerone                          - Comanda, avvocato?

Robespierre                   - Un goccio ancora (rutta).

Salomone                      - Schifoso, la vuoi smettere?

Robespierre                   - (beve) Oooh!

Senofonte                     - (dal fondo) « Gazzettino! » Le ultime dello sport. «Gazzettino».

Carlomagno                  - Notizie del match?

Senofonte                     - Tre colonne in quarta pagina.

Bossuet                         - A me.

Senofonte                     - (saluta) Monsignore...

Nerone                          - Bevi un goccio?

Senofonte                     - Oh, carissimo! carissimo! (beve) Poco. Grazie.

Nerone                          - Come va la salute?

Senofonte                     - I piedi. Stanchi. Sai? Cosa vuoi, gira di qua, gira di là, a destra, a sinistra, sempre in moto... prima avevo lo spaccio di sale e tabacchi ed era un'altra cosa. La clien­tela veniva da me. Me ne stavo lì tranquillo e beato nel mio sgabuzzino. Scrivevo le lettere per Carlomagno. (sottovoce) Lo sai: è analfabeta. Non andava male la baracca. Poi è venuto su quel prepotente di Pietro il Gran­de... Czar delle Russie, imperatore... Uno di quelli che non sanno far niente, non hanno un mestiere... s'è preso lo spaccio lui, e addio!

Nerone                          - Le solite ingiustizie.

Senofonte                     - Anche al giornale non stavo ma­le Ma la questione è che Emanuele è un ca­morrista. Il direttore è lui e ha chiamato tutti quelli del suo paese: Federico Nietsche, quel­lo del manicomio, Enrico Heine, altro figlio di... ed io, che ero redattore-capo, eccomi qua: ridotto a far la fame. Che mondo! che mondo!

Nerone                          - (sbuffando) E' così. Pazienza ci vuole.

Senofonte                     - D'altra «parte, tornare sulla terra non è permesso... siamo immortali! E sempre qua, per l'eternità, inchiodati vicino a Dio. E niente donne, perchè le donne offuscano la mente e ottenebrano la serenità. Che vi­ta, eh?

Nerone                          - Meno male che non è in vigore il decreto di proibizionismo come pretendeva quel fesso di Wilson; e un litrozzo di vino rinfranca ancora lo stomaco!

Senofonte                     - Oh, sì! Te lo dico col cuore: ac­cidenti a quando mi è saltato in mente di scrivere la storia! Se invece di buttar l'anima sull'Anabasi, facevo il maniscalco dei cavalli di Ciro, a quest'ora sarei salito e sceso cin­quanta volte come tutti i felici mortali. Chi sta meglio di loro? Vengono per pochi minuti a questo grande riformatorio, l'incartamento è pronto, prendono la contromarca e ritorna­no a compiere il ciclo della perfezione. Inco­scienti della loro vita precedente, tornano sulla terra come se vivessero per la prima vol­ta. Capisco: anche noi abbiamo la nostra sod­disfazione, a sapere che il mondo ci ammira, gli storici ci compulsano, i filologi ci studia­no... Ma... d'altra parte...

Nerone                          - Proprio così. Proprio così, (sente bussare con una moneta sopra un bicchiere) Subito! Ciao, Senofonte, (a parte) Ma che attacca bottoni! Io ho da lavorare, Cristo Santo! Altro che perdere tempo con le chiac­chiere!

Senofonte                     - Ciao, ciao, (va) a Gazzettino! », « Gazzettino! ». (esce). .

Cicerone                        - Sarà un combattimento interessantissimo,

Nerone                          - Chi c'è?

Cicerone                        - Napoleone e Muzio Scevola.

Nerone                          - Pff! Questa volta Napoleone è bell'e fottuto.

Carlomagno                  - - Chi lo sa? Chi lo sa? Anche Na­poleone ha dei crochets...

Salomone                      - Va là. E' un ragazzino in gamba!

Bossuet                         - E' la pancia, che lo rovina.

Cicerone                        - Però, nei colpi, è deciso. Bisogna riconoscerlo.

Carlomagno                  - Sì; ma i sinistri non li sa ti­rare. Glie l'ho detto. Così: spalle indietro e pugno diritto. Macché: ha la testa dura. Su­perbo. Vuol fare sempre a modo suo.

Nerone -                        - E Muzio Scevola mena forte, eh! Certe sventole! Quanti round?

Bossuet                         - Dieci.

Nerone                          - Be'. Al secondo….

Salomone                      - Faranno pari.

Nerone                          - Che? Al secondo, sangue dal naso; e non s'alza più. Knock-out.

Carlomagno                  - Hum! hum! (s'awùi).

Salomone                      - Vedremo.

Robespierre                   - Tifosi! Tifosi!

Nerone                          - Il resto?

Bossuet                         - Mancia (escono tutti, meno Robe­spierre).

Nerone                          - Grazie, Monsignore... (sparecchia la tavola, pulisce fischiettando. Non si accor­ge di Ivonne che entra da sinistra).

Ivonne                           - (dà uno sguardo di stupore attorno, siede al tavolo lasciato dai giocatori) Di­ca... scusi...

Nerone                          - (si volta di un balzo) Eh?

Ivonne                           - Birra.

Nerone                          - Ma... ma... Lei?... E come?...

Ivonne                           - Sì. E se ci fosse anche del pane e una fettina di prosciutto...

Nerone                          - (confuso) Ecco... veramente... se­condo le disposizioni del Governatorado...

Ivonne                           - Sono proibiti i sandwich?

Nerone                          - Cosa dice? E poi, in questo locale? Qui c'è tutto. E' che le donne... come lei saprà...

Ivonne                           - La prego, signore. Io ho tanto ap­petito. Mi porti qualcosa. Dopo, se mai, di­scuteremo. Sia gentile.

Nerone                          - (incerto) Questo è giusto. Con l'ap­petito non si ragiona... d'altra parte, signo­rina mia, i regolamenti... Viceversa in fon­do... io sono un gentiluomo.,. Permette? (si pulisce le mani. Si presenta) Nerone.

Ivonne                           - (ha un balzo. Si ricompone).

Nerone                          - (le bacia la mano) Se servo a tavola, signora, è per mio capriccio... e, direi quasi, per sport. Le condizioni della vita alle volte costringono...

Robespierre                   - (russa forte).

Nerone                          - Oh, porco! (a Ivonne) Scusi, sa, si­gnora, se...

Ivonne                           - Prego.

Nerone                          - (a Robespierre) Esci fuori!

Robespierre                   - Che... pre... prepotenza!

Nerone                          - (in un orecchio) Esci fuori. E subito, se non vuoi che ti pigli a calci nel sedere. (lo trascina via).

Robespierre                   - (a Ivonne) Ci...ciao... Ca...Car-lomagno (via).

Nerone                          - Scusi tanto, signora. E' un povero cancelliere del tribunale. Sempre alcoolizza-to. Invece, non fo per vantarmi, il locale è di prima categoria, (vede Robespierre che lascia il passaggio a Casanova, Petronio e De Musset che entrano dal fondo) E ora mi va a sbattere... Signorini! S'accomodino... s'ac­comodino... (fa loro l'occhietto).

Ivonne                           - (si volta, vede i tre che entrano; si alza) Bon soir, messieurs...

Casanova, Petronio, De Musset         - (restano stu­piti, perplessi).

Nerone                          - (che non sa cosa dire) La signora è di passaggio... E... ha voluto onorarci...

Ivonne                           - (scoppia a ridere).

De Musset                     - (scoppiando a ridere anche lui) Ma come?... Qui? Ma non sa che è proibito?

Ivonne                           - Si capisce. Se non fosse proibito, non ci sarei venuta. Restino comodi, signori. Prego.

Nerone                          - (ai tre che restano in imbarazzo) Già... Le avevo anch'io fatto osservare corte­semente che i regolamenti interni...

Ivonne                           - Ma lor signori sono dei gentiluomini e non potranno mai permettere che venga usa­ta a una signora la sgarberia di farla morir di sete.

Casanova, Petronio, De Musset         - Oh, non per questo!             - Anzi... Se permette...

Nerone                          - Gente fine, sa, signora...

Ivonne                           - Non ne dubitavo.

Nerone                          - Sec o demisec?

Ivonne                           - Il menu. Prego.

Nerone                          - (che non capisce il francese) Il « menu »?

Petronio, Casanova, De musset         - (cercano) La carta... la carta... la carta...

Nerone                          - Ah! la carta! (tra se) Li ha trovati subito i micchi! (dà la lista a Ivonne) Ala di pollo? Scaloppe al marsala? Fegatini alla, ve­neta? Pesce alla maionese? Bue brasato? Fritto misto?

Ivonne                           - No, un... una...

Nerone                          - (piano ai tre) La cosa è un ve, signorini miei... sotto la loro respom lità, eh? Ma certo...

Petronio                        - (sottovoce) Certo è ima gran bel ragazza.

Casanova                      - (c. s.) Guarda che gambe!

De Musset                     - (c. s.) E le mani? I capelli?

Petronio                        - (c. s.) I seni! I seni! Guarda...

Nerone                          - (c. s.) Zitto, signorino mio! Non mi ne parli. E' da millenovecento quarantaquat­tro anni che... con Poppea...

Ivonne                           - Due uccelletti allo spiedo. Bon ro. solati.

Petronio, Casanova, De Musset     - (insieme) Uccelletti... Uccelletti alla signora... Uccelli allo spiedo.

Nerone                          - Subito, (forte) Uccelletti allo spiedo! À la grande vitesse! Ben rosolati. E molto rw smarino! (dal semicerchio di comunicazioni con la cucina si sente l'eco dell'ordine).

De Musset                     - Noi chiediamo scusa, se l'imbarazzo e la confusione non ci hanno permesso di compiere il dovere di presentarci, (si presenta) De Musset. I miei amici leghi Petronio e Casanova.

Petronio e Casanova     - (s'inchinano).

Ivonne                           - Molto lieta... Comodi... Prego. Gra­zie. Sono io che devo chiedere scusa... sono io in imbarazzo... confusa... a De Musset) De Musset, è vero? Alfred De Musset?

Petronio                        - Lei conoscerà certamente i vea del nostro illustre amico.

Ivonne                           - In verità, il nome non mi è nuovo. Ma... confesso... dovessi dire... Ali! Già. Ec­co. In un film. Un film storico. Un film della Metro Goldwin. Con la barbetta. Così. Ricordo. De Musset. E anche lei... Pe... pe...

De Musset                     - Petronius Arbiter. Diamine!

Nerone                          - (stappa la bottiglia) Pronti i H chieri?

Ivonne                           - Quello che si tagliò le vene?

Nerone                          - (versa) Champagne extra!

Petronio                        - Un film anche per me?

Ivonne                           - Eh! Un grande film. Milioni di dol­lari... un circo completo. Leoni... bufali... bestie... beve) Alla vostra salute, signori! (a Casanova) E... e lei, scusi. Cosa faceva, lei?

Casanova                      - Facevo l'abate, signora. Poi mi piacque la vita.?.,

Ivonne                           - Ah! sì! scusi tanto! Casanova. Già che stordita! Il grande conquistatore. Vene­zia... già. Lei?...

Casanova                      - E' stata a Venezia, la .signora?

Ivonne                           - Pochi giorni.

Nerone                          - E a Roma?

Ivonne                           - Tre mesi. Con Giorgio. Ah, Roma! Che ricordi! Che delizie! Che pazzie! (a Ne­rone) Scusi, sa. Scusino. Io parlo di me, che sono niente, d'innanzi a uomini come loro... a un uomo come lei... Nerone... l'imperato­re?... che incendiò Roma?...

Nerone                          - Si fa quel che si può...

Casanova                      - Questi uccelletti? Presto, Nerone!

Verone                          - In macchina, signorino, (va verso la cucina e torna con gli uccelletti).

Ivonne                           - Oh, grazie, signor Nerone!

Nerone                          - (le accosta la saliera) Se vuole del pepe...

(vonne                           - Grazie, grazie. Scusino, scusino (mangia) Io... sono veramente in disagio, mortifi­cata... Lor signori sono molto gentili. Ma non valgo tanta attenzione... Permettano almeno che io ringrazi dell'onore che mi è concesso e che alzi il calice alla loro grandezza, o si­gnori, alla loro gloria, alla loro immortalità.

De Musset, Petronio, Casanova         - (si guardano, si incontrano nello stesso pensiero; ridono con tristezza) Ah! ah! ah!

Ivonne                           - (sgomenta) Faccio ridere, è vero? Chissà come sembrerò goffa... senza spirito...

De Musset                     - No, non è questo. («Zza il bic­chiere) Siamo noi, o donna, che alziamo il calice a te; alla tua divinità assente in que­sta clausura sublime ma desolata!...

Petronio                        - Sss... zitto, o amico. Io ho paura delle parole che tu stai per dire.

Casanova                      - Abbiamo, se non sbaglio, l'avver­timento improvviso della stessa tristezza. Ah! ah! ah! Come ci guarda la signora! Ma, prego, continui a mangiare, signora. Un po' di li­mone. No? Cosa guarda? Le interessa il mio abito? Broccato. Osservi pure... Ah! ah! ah!

Ivonne                           - Povera me! Non... non so più difen­dermi... non so più parlare... faccio la figura della provinciale.

De Musset                     - Ma no! non è questo, signora.

Casanova                      - (a De Musset) Non può capire... non può sapere... a Nerone) Che ne dici tu, Nerone?

Nerone                          - Dico ohe... l'unica soluzione è un'al­tra bottiglia. Se la signora permette, tenue omaggio di sincera ammirazione la offro io.

Ivonne                           - Io... io non so più come disob­bligarmi.

Nerone                          - Non c'è di che. Dovere, (stappa la nuova bottiglia).

Carlomagno e Bossuet  - (sono entrati, hanno spiato con stupore; si seggono a un altro ta­volo. Parlano sottovoce. Tossiscono per ri­chiamare l'attenzione. Carlomagno si liscia i baffi. Bossuet si spolvera l'abito Con le dita. Chiamano Nerone con un « Psst! Psst! » e gli domandano qualcosa sottovoce. Nerone apre le braccia come per dire che lui non c'entra).

Ivonne                           - (sottovoce) , Oh, io ho vergogna...

Petronio                        - Non si preoccupi. E' Carlomagno; un povero disoccupato.

Ivonne                           - Carlomagno? L'imperatore?

Carlomagno                  - (che tendeva l'orecchio, a Bos­suet) Mi ha letto nella storia francese, si capisce.

Ivonne                           - E l'altro? e l'altro?

Petronio                        - Di poca importanza. Ha un pic­colo negozio di macchine da scrivere. Si chia­ma Bossuet.

Ivonne                           - (a Carlomagno) Bossuet? il grande oratore sacro?

Bossuet                         - (a Carlomagno) Dev'essere una san­ta figliuola, senti? Conosce le mie opere apo­logetiche.

Carlomagno                  - (tossisce) Disturba forse il fumo della pipa?

Ivonne                           - (emozionata) Prego... Prego... Mae­stà...

Casanova                      - (s'alza) Veramente il tossire non è la più fine delle maniere per esprimere il desiderio di conoscere la nostra ospite. Tut­tavia, poiché la delicatezza non è d'obbligo per un guerriero, se la signora permette... (presenta) Carlomagno, Bossuet.

Bossuet                         - Lusingatissimo.

Carlomagno                  - Onoratissimo.

Ivonne                           - L'onore è mio, Monsignore... tutto mio, Maestà... scusino tanto se la mia mano... è... è... un po' sporca di sugo.

Carlomagno, Bossuet    - Oh, signora! Per ca­rità!

Nerone                          - Allora uniamo ì tavoli? (accostan­do i tavoli, a Carlomagno) Si prenda lo sga­bello, Maestà. E alla signora formaggio e frutta?

Carlomagno                  - Non hai un dolce, Nerone?

Nerone                          - Zuppa inglese di giornata.

Bossuet                         - Zuppa inglese, allora.

Carlomagno                  - Zuppa inglese. Diamine! Piace alla signora la zuppa inglese?

Ivonne                           - Maestà, ma... ma troppo onore.

Nerone                          -  (andando: a Carlomagno, a parte) Paga lei, eli? Maestà!

Ivonne                           - Troppo onore... non merito tanto, io, povera danzatrice di Montmartre. Non credo più ai miei occhi... mi sembra un sogno...

Casanova                      - Ma mangi, signora! Non stia ad affannarsi...

De Musset                     - C'è troppo rhum, forse?

Petronio                        - La panna non è buona?

Ivonne                           - No. Mi credano. Non ho... non ho più appetito... Grazie.

Carlomagno                  - Beva almeno.

Ivonne                           - Neanche. Grazie, (si sente l'eco di un pianoforte che suona lontano e di altri strumenti musicali che vengono accordati. Ha un balzo. S'illumina di gioia) Suonano?

Nerone                          - (con orgoglio) Diamine! Innanzi tutto abbiamo il pianoforte, nel salone del biliardo sempre a disposizione dei clienti. Poi, ogni sera a quest'ora c'è spettacolo di varietà. Un piccolo trattenimento familiare, si capisce! Senza pretese, come in semi­nario...

Carlomagno                  - Se la signora ci fa l'onore di assistere con noi...

Ivonne                           - Ma davvero? Ma grazie! Che sogno!

De Musset                     - Ora vedrà. (Gli strumenti hanno terminato il disaccordo; tacciono. Salomone e Robespierre, nell'altra sala, passano e seggono. Qualche luce viene spenta  nel proscenio, mentre altre vengono accese sull'orlo del piccolo palcoscenico nel­la seconda sala. Tre colpi di gong annunzia­no l'inizio dello spettacolo. Si svolgono sul piccolo palcoscenico, accompagnati dalla mu­sica, due brevi numeri di varietà: un « imi­tatore » riproduce grottescamente voci di ani­mali, i rumori di un treno in partenza, la audizione di un apparecchio radio a quattro valvole, la messa in marcia di un'automobile vecchio modello, ecc. Un « fine dicitore » canta con accento caricaturale Chi siete? Io non lo so... Vivissimi applausi chiudono i numeri).

 Ivonne                          - (terminati gli applausi dopo il secondo numero, s'è alzata in piedi accompagnando con il movimento del corpo il ritmo della mu­sica che continua a suonare) Se si potesse anche...

Musset                          - Danzare?

 Gli altri                         - Sì! Brava! Un numero del Rouge! Evviva!

Ivonne -                        - Un charleston lo sapranno? N

erone -                           - Qui da Nerone? Ma tutte le novità della stagione.

Ivonne                           - (avviandosi) Così? Vestita così?

Gli altri                          - Che importa? Che importa? Andiamo! Prego! Avanti lei... vanno. Si sento­no le loro grida miste alla musica « Charle­ston! » « Charleston!! » E gli echi degli applausi a Ivonne).

Nerone                          - (li segue fino alla porta. Resta solo, Rumina e ripete) « Chi siete? Io non  lo so... ».

SOCRATE                   - (giunge da sinistra non visto da Nerone che mette in ordine, il banco. Siede ad un tavolo) Nerone!

Nerone                          - (con sorpresa, sgomento e rispettoso) Eccellenza...

Socrate                          - Ho lo stomaco un po' pesante. Fam­mi idue uova al tegamino con un po' di po­modoro, eh?

Nerone                          - Subito, Eccellenza, (ordina forte) Due uova al tegamino con pomodoro fresco! (a parte, spaventato) Cristo! se se n'accorge...

Socrate                          - Che dicevi, Nerone?

Nerone                          - Ma... niente, Eccellenza (si sforza di ridere) Le... le piace molto a lei il pomo­doro. E' vero?

Socrate                          - Li conosci i miei gusti!

Nerone                          - Un pensionante come lei... la cui visita è sempre... è sempre la più gradita...

SOCRATE                   - Be', be'. Gli affari? come vanno? (s'ode dal fondo una musica disordinata di jazz-band improvvisata).

Nerone                          - (balbettando) Non... non... c'è... male...

Socrate                          - (si volta) Ma cosa fanno? Cosa c'è di là! Sono allegri stasera!

Nerone                          - Io? io non c'entro, Eccellenza. Non c'entro. Lo dico subito.

Socrate                          - Che cosa « non c'entro »? (s'ode un fragoroso vocio d'applausi. Ivonne rien­tra ballando, dal fondo, seguita da Petronio, Casanova, De Musset, Carlomagno, Bossuct. Li raggiunge zoppicando Salomone).

Nerone                          - (si copre gli occhi).

Ivonne                           - (continuando a ballare e seguendo tra i denti il .motivo della musica giunge innanzi a Socrate e s'inchina con le braccia aperte. Il volto severo di Socrate le fa smorzare, len­tamente il motivo tra le labbra).

Socrate                          - (S'alza. Un attimo di silenzio. Con energia) Ebbene? E questa donna? E voi? (pausa) Mi meraviglio di te, Carlomagno, che credevo un ragazzo serio! E di te, Bossuet, uon oso neppure pensarti complice, (batte un pugno).

Ivonne                           - Creda, signor... Eccellenza... Signor Presidente... la colpa è mia. I signori non...

Socrate                          - (altro pugno sul tavolo) Silenzio! Risponderai quando sarai interrogata, appe­ na sarà aperta l'inchiesta.

De Musset                     - No, Socrate. Questa donna è ge­nerosa. La colpa invece...

.Socrate                         - (secco) Lo vedremo, (a Nerone) Con­ducila di sopra e tienila ben chiusa.

Nerone                          - (affannato, spinge Ivonne verso sini­stra. Vanno).

Socrate                          - (agli altri che sono rimasti accanto al' la porta in silenzio con la testa bassa) Quanto a voi... s'interrompe ad ascoltare).

Sonofonte                     - (voce dui fondo) « Gazzettino! » « Gazzettino! ». Edizione straordinaria con le ultime notizie! (entra) La ragazza fuggita dal Tribunale! (distribuisce il giornale in fretta a tatti) Buona notte, Eccellenza.

Socrate                          - (rabbioso) Dai qua. (ne prende una copia, legge. Scatta) Che cosa? La responsa­bilità di?... le mie dimissioni? Ah sì? Kant se ne vuole approfittare per una campagna giornalistica? Ma domani avrà da fare con Socrate! E voi anche! Voi tutti! Cosa fate lì a testa bassa? Andate! (tutti escono mogi. Pausa di silenzio).

Senofonte                     - « Gazzettino! » « Gazzettino! ».

Socrate                          - (si volta di scatto) - Silenzio, anche a te! (Senofonte tace spaurito; restano nel­l'osteria Socrate e Nerone).

Socrate                          - (siede, si ricom-pone; leggendo) So­no pronte queste uova?

Nerone                          - (presentandole) E... Ec... eccole, Ec­cellenza.

Socrate                          - E tu, ricordati, Nerone. La multa non te la toglie nessuno. Ma te lo giuro sulla memoria della povera Santippe. Ricordati, Nerone. Se quella baldracca per un solo mi­nuto inette piede ancora qui dentro, sulla mia parola d'onore, ricordati: ti faccio revocare il patentino. E, osteria, biliardo, garage, gio­co di bocce: tutto chiuso per sempre. Capito? Mezzo litro.

Nerone                          - (tremando) Su... subito.

Socrate                          - Asciutto.

Fine del secondo atto

ATTO TERZO

Scena del secondo atto. Buio.

(All'alzarsi della tela, Nerone è solo e dorme, e russa con i gomiti sopra un tavolo. Lontano un orologio da campanile batte sei colpi).

Nerone                          - (si desta di soprassalto, si stira le brac­cia, sbuffa, si stropiccia gli occhi) Già le sei? Non mi hanno fatto chiudere un occhio! (s'ode da sinistra, oltre la porta, un vociare confuso) Sentili! Sentili! (va a spiare) Che baccano! Mi ci vorranno tre chili di segatura per pulire! Sentilo come grida Archimede! « La rivoluzione! » « La rivoluzione! » Ah, sì? La farò io la rivoluzione. Due latte di benzina ce l'ho. Do fuoco a tutto e buona notte! Tanto, per l'osteria, ho la polizza di assicurazione... forte) Signorini! Sono le sei. (fa per aprire a sinistra) Ah, li mortacci loro! Si sono chiusi dentro, 'sti figli d'una... for­te) Sono le sei. Che! Volete fare il comodo vostro? Fatelo. Ma che ci debba rimettere io, no, eh? Alle sei e mezzo viene Socrate a prendere il caffè-latte. Mi volete davvero far chi! dere l'esercizio? Oh, Cristo Santo! (esce. Si sentirà il rumore di una saracinesca alzata, Luce, a sinistra. Due giri di chiave. S'apre la porta. Eco del chiasso).

Petronio                        - (entra con De Musset) Com'è? Com'è? Et qu'elle est blonde?...

De Musset                     - Eh! Eh! Petronio, anche a te gira un po' il cervello. Sono cinquanta volte che te lo ripeto: Je vais vous chanter à la ronde que je l'aime et qu'elle est blonde com. me le blé.

Petronio                        - Ah! Ecco. Alfredo. Sicut granimi aurea- est et qu'elle est blonde comme le blé... Più bello in francese. Hai ragione « que je l'aime et qu'elle est blonde... ».

Salomone                      - (in punta di piedi, civettuolo e mi­sterioso) Sapete? Sapete... Bò-ssuet...

Petronio e De Musset   - Ebbene?

Salomone                      - Le ha scritto una lettera d'amore. Ah! ah! ah! Tirando fuori la tabacchiera] è caduta. Eccola qua... ah! ah! ah! (se ne gi ronzola tutto contento) « Mia gentile signora, permetta a un umile predicatore di deporre...

Casanova                      - (che è entrato insieme con Salomo­ne e Carlomagno) Ma basta, Salomone! Sembri un collegiale in vacanza!

Carlomagno                  - (solenne) Non è più il tempo di scherzare! Il momento è tragico e solenne. È  tempo d'agire.

Salomone                      - (a Carlomagno) Va là, mattacchio­ne! Intanto guardavi anche tu così, a bocca aperta! E i baffi ti tremavano. Li ho visti io. E ti sei lucidato a nuovo l'armatura e la spa­da e ti sei messo i guanti che non hai mai portato nella tua vita, ah! ah! ah! (ridono anche gli altri).

Nerone                          - (rientrando) Buongiorno a tutti, si­gnorini! Caffè? Caffè e latte? Cioccolato? Sandwich? Panini imbottiti?

Gli altri                          - Caffè a me! Un sandwich! Un cioccolato! Burro e alici! Due uova al marsala! (anche dalla stanza di sinistra giungono ordini).

Nerone                          - (forte, verso sinistra) E alla signora?

Ivonne                           - (entrando) Uova anche a me.

Tutti                              - Prego, signora, avanti, si accomodi. S'accomodi qua.

Nerone                          - Allo zabaione, le uova?

Ivonne                           - All'ostrica, per favore.

Gli altri                          - (insieme) All'ostrica! - All'ostri­ca!- All'ostrica...

Nerone                          - Ho capito. Non sono mica sordo!

Salomone                      - (con delicatezza) Mi raccomando, fresche che siano!

Nerone                          - (che sta scegliendo le uova) Ma va là, rimbambito! Lasciami andare. Io ho già i nervi che...

Ivonne                           - (ad alcuni che le offrono una sigaretta) Ma grazie, grazie. Oh se potessi veramen­te esservi utile!

De Musset                     - Non utile ma già preziosa siete stata!

Ivonne                           - Io? Io? (languida) Mio Dio!

De Musset                     - Voi. Non capite? Unica nei se­coli, voi avete varcata la soglia di questo re­cinto magico. E la nostra inquietudine umana si è per la prima volta, vicino ai vostri occhi, sul fiato della vostra bocca, riaperta. Non capite?

Ivonne                           - Certo... Poveri ragazzi... Così soli... Quassù...

De Musset                     - (lirico) O danzatrice di Mont-martre! Pensa che questa notte per la prima volta nei secoli ciascuno di noi ha rivissuto non più l'opera che gli dette la gloria ma la piccola donna comune che gli dette l'ebrezza e il martirio. E io, Alfredo De Musset, io darei tutti i miei epigoni, compresi i diritti di autore, per la gioia dell'ultimo bohémien che inchioda a un albero del Bois de Boulogne la, sua amica bionda come te.

Petronio                        - Bravo Alfredo (lo abbraccia).

Ivonne                           - Oh, monsieur... Mais je suis enchantée... Ma come parla bene!...

Carlomagno                  - E io? Tutto il mio impero da­rei al vivandiere dell'attuale 1° reggimento di cavalleria dislocato in Avignone in cambio della sua moglie rubiconda e con i seni così.

Cicerone                        - (che è entrato da sinistra insieme con Robespierre e Bossuet) E le mie orazioni? Bella soddisfazione sapere che le classi ginnasiali le conoscono a memoria. Oh, prendetevele tutte, o vice pretore onorario di Anagni, e datemi solo in noleggio le braccia sode e violente della vostra domestica Pa­squalina!

Bossuet                         - Felice il parroco di campagna, che tuttavia invidia la mia sublime predica alla Beata Vergine, lui che può incontrare attraverso la grata del confessionale la gola timida e mansueta dell'adolescente peccatrice...

Ivonne                           - Oh, poveri ragazzi, ho tanto vissuto... Capisco il vostro dramma intimo... Ma dun­que ribellatevi! Decidetevi! Dov'è la suppli­ca? Firmiamola. Mandatela.

Casanova                      - A me pare che non ci sia da sog­giungere parola.

Salomone                      - Rileggila. Su, dunque!

Casanova                      - (legge) Signore Iddio...

Nerone                          - (porge uova e marsala) Pronte le uova.

Gli altri                          - (a Nerone) Ssss... Zitto!

Bossuet                         - Modestamente, modificherei, (an­nusa un sorso di tabacco) «Signore magnifi­co e misericordioso »... Solleticare un po' la vanità, non sta male, a mio iparere.

Carlomagno                  - Più energica: « Signore... ». Virgola, (a Ivonne) Non le pare?

Ivonne                           - No, Maestà, perdoni, sembra una lettera d'affari.

Gli altri                          - Lasciamo così. Andiamo avanti.

Casanova                      - (continua a leggere) « Signore Id­dio, prostrati ai vostri piedi... ».

Ivonne                           - Ah! ah! ah! (si riprende) Oh, scu­sino. E perchè... perchè... anch'io una volta ricevetti una lettera così. « Signorina, pro­strato ai vostri ipiedi... Era... torna a ride­re) Era un pedicure... torna seria e digni­tosa) Ma scusino... Che stupida, sono! Con­tinui, la prego.

Casanova                      - « Signore Iddio, prostrati ai vostri piedi, noi tutti...

Cicerone                        - Direi semplicemente « noi sotto­scritti » (voci discordi degli altri).

Robespierre                   - Ha ragione il maestro. Si trat­ta di una supplica. E lo etile della supplica comporta la formula: « noi sottoscritti ».

Carlomagno                  - Uff! Ora anche la buero... co­me si dice? La burocrazia?

Robespierre                   - Taci, non sai neanche parlare!

Carlomagno                  - (scatta) Eh? A chi? (gli altri intervengono, accennando Ivotine) Scusi tan­to, aignora, ma... Ma io sono fatto così... Il sangue mi salta subito alla testa, (rugge /e-roce) Ricordati che io ho dominato un im­pero. Un impero, sissignori. Mentre tu, Robespierre... (movimento. Sta per avvenire una zuffa).

Nerone                          - (a Carlomagno) Ohe, Maestà? La caccio fuori, sa! Cosa crede?            - (improvvisamen­te scatta con le mani nei capelli delle tempie) Zitti tutti, fermi! Non sentite?... pausa di silenzio. S'ode il rumore di un motore, poi il klakson d'automobile).

Gli altri                          - Socrate? La macchina di Socrate?

Nerone                          - (affannato, a Ivonne) La prego, si­gnora... S'accomodi in qualche posto... Si nasconda... Abbia pietà di un povero oste... Arriva il Presidente... disperato) Mamma mia, se se ne accorge!

Ivonne                           - Chi? Quello di ieri?

Gli altri                          - Ma non abbiate timore, signora. Aspetti qui dentro. Non si muova. Ci pen­siamo noi. (Ivonne va a sinistra. Esce).

Cicerone                        - Su. Finiamola così senza perder tempo. Su (firma) Ecco, (la passa a un al­tro) A te. (a un altro) Bravo, (scrive) « Se-gnocroce di Carlomagno » (a Carlomagno) To'. (Carlomagno firma. A Nerone) Anche tu, su!

Nerone                          - Io?

Cicerone                        - Firma.

Nerone                          - E... e poi?

Petronio                        - Come « e poi? ».

Nerone                          - (balbettando) E... e l'osteria? Che scherziamo? Ho sudato tanto prima di poter... di poter mettere su... a forza di cambiali...

Carlomagno                  - Codardo! Bisogna sempre an­teporre gli interessi della classe agli interessi personali!

Nerone                          - Ah sì? Bella fregatura! No, o col­leghi, Nerone non firma. Gli altri….Traditore! Vergogna! Ma presto! Firma! Non capisci che è meglio? (io gono a firmare).

Cicerone                        - (consegna la supplica a Bossuet) A te, Bossuet. Difendi con la tua sublime ekv quenza e torna con la vittoria.

Bossuet                         - (giura con la mano tesa, s'inchina va. S'ode di là il suo saluto a Socrate. La voce di Socrate: « Ciao, Bossuet!»).

Nerone                          - (a parte, adirato) Oh, povero me! Oh, povero me! Firmare senza neppure leggere! Uno come me che è in commercio... (A Socrate) Eccellenza...

Socrate                          - (entra) Buon giorno! buon giorno!] Tutti mattinieri, oggi! (guarda Vorologio et polso) Le sei e venti appena... (siede, a rone) il  solito caffè-latte, e il solito burro.

Nerone                          - Subito, Eccellenza.

Gli altri                          - (riveriscono Socrate).

Socrate                          - (fiuta, a Nerone) C'è Un... odore curioso... un... (starnuta) Etcì!

Nerone                          - Salute, Eccellenza! (fiuta anche Non mi pare, però...

Socrate                          - Come no? Non senti?

Nerone                          - (imbarazzato) Sì. Dicevo gì. Ma... (fiuta ancora) Non... non tanto, insomma...Sì... in ogni modo, io... Creda pure, Eccellenza... a parte) Uff!

Socrate                          - Un panino, per favore, (agli altri) E! voi? Tutti sordomuti? Cos'è questo silenzio?

Robespierre                   - Veramente, Eccellenza, noi dovremmo... Sì. Avremmo dovuto, anzi, dove-1 ros amente, E ccellenza...

Socrate                          - Ma cosa c'è, oggi? Cosa c'è?

Cicerone                        - (deciso) Socrate, ascolta! L'ordi­namento che ci governa...

Socrate                          - (mangiando) Che cosa? Che cosa?

Cicerone                        - Ti prego, Socrate: non interrom­pere la tua colazione ma neppure le mie pa­role. Iddio ci ha collocati immobili quassù, esaudendo il sogno ohe vivemmo di diventare immortali. E sta bene. Ma cos'è, o Socrate, questo premio se non una condanna? Che cosa ci ha dato in baratto il nostro orgoglio esaudito se non una prigione? Io ti dico, o Socrate, che la nostra immortalità, se è pri­vilegio di supremo orgoglio, è altresì condi­zione di suprema tristezza e malinconia, (gli altri: « Bene! Bravo! Benissimo! ») Né tam­poco...

Socrate                          - Ma che tampoco! tu parli come un ubriaco, questa mattina, o Marco Tullio. Hai già bevuto dell'acquavite?

Cicerone                        - Lasciami finire, o Socrate. Né tampoco, testé dicevo, ci è consentito di tornare sulla terra a riviver» perchè se tornassi­mo a rivivere torneremmo a morire, ma se tornassimo a morire non saremmo più immor­tali... Ergo... Ergo... benedetti siano i mor­tali i quali per contro possono tornare a vi­vere perchè possono tornare a vivere l'av­ventura terrena che a noi, i vicini a Dio, i perfetti, i suggellati dalla eternità, è impos­sibile in quanto che più non ci occorre lu­stro di perfezione. Orbene, o Socrate. La no­stalgia dell'avventura terrena ha scaldato que­sta notte i nostri occhi e il nostro vecchio cuore crepita come un focolare di mille fiam­me, (applausi. Cicerone si asciuga il sudore).

Nerone                          - Permette, Eccellenza, che anch'io mi congratuli con l'oratore. Quel piccolo para­gone delle fiamme, mille, mille fiamme è semplicemente scultoreo. Bravo signorino!

Socrate                          - Ah! ah! ah! Ora mi spiego... ah! ah! ah!

Cicerone                        - Ingoia, o Socrate, ti prego, insieme con il burro, l'ah! ah! ah! dell'ironia della quale bene intendiamo l'insinuazione sottile. Non è ad personam, il nostro dramma. Ah! no! ah, no! ah, no! (pugno sul tavolo).

Carlomagno                  - Giustissimo.

Cicerone                        - Ben altro e più vasto esso è. Non il dramma piccolo borghese di dieci uomini in­namorati della stessa donna. No, la donna ohe stanotte per la prima volta dopo secoli è passata tra noi, quale un simbolo, è la ri­suscitatrice. Noi, che viviamo nella morte, vogliamo come lei, tonare nella vita. Questo Bossuet mediatore di professione tra gli uo­mini e Dio e nostro messaggero, è andato a chiedere; e questo vogliamo, e avremo. Noi vogliamo in definitiva, o Socrate, la libertà di morire, (applausi).

Socrate                          - Ma siete pazzi! pazzi! O ubriachi. Tutti, siete fuori delle passioni e volete tor­narci? Avete conquistato la serenità e ve la barattate per gli occhi d'una donna? Godete la pace dei cieli e preferite il martirio terre­stre? E avete già mandato Bossuet?

Bossuet                         - (comparendo dalla porta, affannato) Datemi da bere. Leggi qua il visto, o So­crate. Vittoria! Siamo liberi, o amici. Liberi di morire, (beve).

Gli altri                          - Viva la libertà di morire! (S'odo­no grida anche da lontano).

Voce di Ivonne             - (entrando da sinistra) Ev­viva!

Socrate                          - (rimboccandosi le maniche) Ah, eccola, la rovina! (sta, per slanciarsi contro).

 Carlomagno                 - Rispettala, o Socrate, se non vuoi assaggiare la punta della mia spada im­periale.

Petronio                        - O il mio pugno di boxeur 2a cate­goria peso medio.

Socrate                          - Ah! ah! ah! la donna. Nella vita e nella morte. Più del diavolo, sempre lei.

Gli altri                          - Per Ivonne: urràh!

Ivonne                           - E io? E io?

De Musset                     - Tu? Tu che sei stata la favil­la? Tu che hai compiuto il miracolo?

Salomone                      - (con la sua voce tremolante e nasale) Tu che hai uomini pronti come noi a spargere il sangue per te?

Socrate                          - Baldracca! Baldracca!

Robespierre                   - La verità, Eccellenza, più bal­dracca di così non si può!

Casanova                      - Perciò ha raggiunto la perfezione.

Cicerone                        - Ergo è immortale come noi.

Ivonne                           -  Allora potrò scegliere? potrò fare l'attrice cinematografica ?

Cicerone                        - Sei libera.

Ivonne                           - (accennando a Socrate) E quel vec­chio che dirà?

Socrate                          - Cosa più io? (s'abbatte sopra una sedia).

Ivonne                           - (con un grido) Prima attrice! I fìlms di eccezione. Le lettere d'amore, le interviste sui giornali! Le fotografie con dedica! Oh gioia! (A De Musset) Tu, cosa farai laggiù?

De Musset                     - Il poeta. Vuoi venire con me?

Ivonne                           - ( a Carlomagno) E voi, Maestà?

Carlomagno                  - Impianterò il più grande trust europeo dei petroli.

Ivonne                           - Amore, amore! Portami con te. Mi lancerai?

Senofonte                     - (sulla porta) Silenzio, silenzio! (a quelli di fuori) Pronti? In fila! Chi ha l'onore di essere il primo?

Voce di fuori                - Io.

Senofonte                     - E allora, per Napoleone Buonaparte, urràh! (s'ode un colpo di rivoltella).

Ivonne                           - (dà un grido).

Tutti                              - Urràh!

Socrate                          - Figli miei! Figli miei!

Senofonte                     - Silenzio, o Socrate! Sotto, gli altri. In ordine. Per Emanuele Kant, Pico del­la Mirandola e Gian Giacomo Rousseau. Fuoco! (tre colpi di rivoltella).

Ivonne                           - (altro grido).

Tutti                              - Urràh!

Senofonte                     - E per Senofonte... si punta la rivoltella sulle tempie) Ciao, Nerone. Me ne vado a fare il maniscalco, finalmente. Altro che i libri di storia! Voglio metter su la più bella scuola equina della Grecia premiata con medaglia d'argento a tutte le esposizioni in­ternazionali.

Nerone                          - Va! Fuoco! (colpo di rivoltella) Ad­dio attaccabottoni.

Tutti                              - Urràh! urràh! urràh! (prendono Ivonne) Andiamo, andiamo! (vanno, meno Cicero, ne e Nerone) Addio, Socrate! Ciao, Socrate!

Cicerone                        - Vieni, o Socrate. Ti manca forse il coraggio di ucciderti?

Socrate                          - No, o Marco, amico mio. Andate. Qui vi aspetto. V'illudete. V'assalirà rabbiosa di nuovo la nostalgia della gloria, e che porta­te laggiù sangue del vostro sangue. E lotterete di nuovo con le unghie, con i denti, per con­quistare che cosa? Questa serenità che già avete e che è in vostro potere conservare. Ah, ah, ah! cosa credete ? Sotto altre vesti e altri nomi, ritornerete qui. Tutti. Arrivederci, o illusi, (siede a un tavolo).

Cicerone                        - Non è vero. Addio Socrate, (va).

Socrate                          - (è rimasto solo con Nerone che affila un coltello) Anche tu, Nerone?

Nerone                          - Se ha ordini, Eccellenza... Approfit­ti pure di questi pochi minuti. Vado, sì. Vado anch'io. Ormai ho imparato il mestiere, Un po' di bicarbonato e sodio tartarico: pronto lo champagne. Una coscia di gatto, aceto, agli e cipolla: lepre in salmi. Vado a New York e apro un bel restaurant nella Quinta Avenue, a destra. Mi compro l'auto­mobile e giù tanto di cappello quando passo, D'estate, in cabina di prima classe, mene vado in Europa en touriste, con il binocolo a tracolla e i dollari nel portafoglio alla sa­lute nei newyorchesi, (fiuta il coltello) Puz­za un po' di burro e alici, vero Eccellenza? Ma non importa. Anzi, lubrifica.

Socrate                          - Scusa, Nerone...

Nerone                          - Eccellenza...

Socrate                          - L'ultimo caffè. Scusa.

Nerone                          - C'è ancora una tazza, Eccellenza. Eccola. Bell'e calda. E se l'Eccellenza Vostra non ha altri ordini... s'appoggia alla porta) Muori, Nerone! Muori, gioia! Quale oste pe­risce con me! (si trafigge e cade).

Socrate                          - Nerone! (silenzio) Nerone! (si volta, Nerone è a terra) E ora? (disperato) Dio mio, dove sarà lo zucchero! (cerca) Dovrò pren­derlo amaro. Il mondo è sempre uguale, mo­notono. E si ripete. Ecco: bevi di nuovo, o Socrate, la tua cicuta.

FINE