L’osteria della speranza

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TOBIA: Ciao Antenore

Teatro Comico Italiano

L’OSTERIA DELLA SPERANZA

COMMEDIA IN DUE ATTI

Autore:

Camillo Vittici

Iscrizione S.I.A.E. N.118123

(In caso di traduzione dialettale si prega di specificare alla SIAE il titolo originale dell'opera)

PERSONAGGI

Speranza

Titolare dell’osteria

Rosa

Madre di Speranza

Tobia

Un pensionato

Pasquale

Altro pensionato, amico di Tobia

Antenore

Marito di Speranza

Bigia

Moglie di Tobia

Dottor Sbronzetti

Il dottore

La storia si svolge in un’osteria

La storia

Rosa e Speranza complottano di eliminare Antenore, rispettivamente genero e marito delle due. Decidono di attuare il delitto con la polvere per i ratti. Per una sfortunata coincidenza il bicchiere del vino dove è stata versata la polvere, capita a Tobia che, con Pasquale, è abituale avventore dell’osteria. Per sua fortuna Guglielmo, il droghiere, decisamente sordo, ha confuso la polvere per i ratti con quella dei piatti che, dopo un malore e conseguente mal di pancia di Tobia, non darà gli effetti desiderati dalle due donne. Non manca un dottore perennemente ubriaco.

PRIMO ATTO

(Speranza sta rassettando il bar. Un bancone, 2-3 tavoli. Entra Tobia; è anziano quanto Pasquale)

TOBIA: Ciao Speranza. Non è ancora arrivato il mio amico Pasquale?

SPERANZA: No, oggi non s’è ancora visto; a quest’ora di solito si fa vivo

TOBIA: E se invece di farsi vivo si facesse morto? Qui c’è qualcosa che non va; di solito non manca mai. Dov’è il giornale? Ah, eccolo. Allora… Questo no… questo no… questo non è lui…

SPERANZA: Ma si può sapere cosa cerchi?

TOBIA: Sto guardando la pagina dei morti per vedere se per caso…

SPERANZA: Già, perché se fosse morto sarebbe andato a finire sul giornale… E chi l’avrebbe fatto? Lo sai bene che non ha nessuno. E poi finire sul giornale costa parecchio. A parte il fatto che qui da noi basta che suoni la campana a morto che dopo due minuti tutti sanno chi se n’è andato. (Entra Pasquale)

TOBIA: Eccolo qui. Si parla del morto e compare il vivo

PASQUALE: Ciao Tobia. E chi sarebbe il morto?

TOBIA: Visto che non eri qui ti stava cercando sulla pagina dei morti

PASQUALE: Bella pagina quella lì… Io la chiamo la pagina dei bugiardi. Vedi delle fotografie in cui sono lì belli, giovani e con la pelle liscia come quella di un lattante e sotto leggi che il morto ha 90 anni. Tutte false quelle foto lì. Io sì che ogni anno mi faccio fare dal Carmelo la fotografia per la tomba, così, quando uno mi vede, anche senza leggere il nome, dice subito… Guardalo lì il Pasquale! E’ proprio lui, preciso spaccato! E pensare che a casa ne ho già una quindicina mai utilizzate. Quanti soldi sprecati…

TOBIA: Io sulla tomba la foto non la voglio; basta una semplice iscrizione… “Il giorno della mia morte ho deciso di non bere più”. Tutti sapranno lo stesso chi sono anche senza il mio nome. Allora, si beve o no? Dai Speranza, forza; ce lo porti il solito fiaschetto? E che sia di Barbera, proprio quello che ti è arrivato dalle Langhe

SPERANZA: E’ l’unico vino che teniamo nella nostra osteria. Ce la fate a farlo fuori tutto?

PASQUALE: Tranquilla Speranza, non dubitare; ce la faremo. Andrà giù piano piano come un rosolio. Comunque, per non esagerare, ne berremo un bicchiere per volta

SPERANZA: Eccola qui la prima razione quotidiana; salute! A proposito di salute… Avete visto cos’è successo al Filippo…

TOBIA: Lui sì che è andato a finire sul giornale… Noi due siamo andati al suo funerale. Per noi pensionati è un avvenimento che non possiamo perdere; andiamo al funerale di tutti così passa più in fretta la giornata. Peccato comunque che da noi non muoia quasi mai nessuno. Sono ancora più fortunati quelli del paese qui vicino… sarà l’aria sana, sarà che il posto è quieto… fatto sta che sono tre anni che non fanno un funerale. Pensa che dovevano inaugurare il cimitero e, non essendoci il morto, hanno dovuto ammazzare il sindaco. Sono così belli i funerali… La gente tutta in fila che chiacchiera delle proprie cose, il prete che borbotta qualcosa in latino e tu che non capisci quello che dice, la corone dei fiori di ogni tipo e colore, la vedova o il vedovo col vestito della festa…

PASQUALE: Bello! E’ stato proprio un bel funerale! E’ un po’ che non mi divertivo tanto a un funerale. Chissà com’è rimasto contento il Filippo

TOBIA: Scommetto che starà morendo dalle risate

PASQUALE: Dai Tobia, non esagerare; sarà anche rimasto contento, come dici tu, ma non so proprio come può un morto defunto essere contento

TOBIA: Ma li hai contati quanti preti c’erano dietro la bara?

PASQUALE: Certo che li ho contati; tre preti e cinque chierichetti

TOBIA: Sì, ma erano tutti tristi

PASQUALE: Per forza, mica erano in una discoteca

TOBIA: E poi tutti bagnati fradici

PASQUALE: Perché si erano dimenticati di portarsi l’ombrello. E sì che il cielo era già nero

SPERANZA: Certo che hanno fatto le cose in grande; anche la fotografia sul giornale

TOBIA: Vedere… Ma che brutta faccia che gli hanno messo

PASQUALE: Vorrò vedere la tua quando ti metteremo sul giornale

TOBIA: Se dovessi andare a finire su quella pagina; doveste mettermi la fotografia che mi hanno fatto quando ho fatto la prima comunione

PASQUALE: Ma non ti sembra di esagerare?

TOBIA: Non vorrai mettermi quella del battesimo!

PASQUALE: E leggi che belle parole che gli ha messo sotto sua moglie… “Dopo una vita trascorsa insieme il Signore ti ha voluto con sè. Che Egli sia benedetto”. E poi… “Nell'annunciare la dipartita di Filippo Allegra, la famiglia rivolge un particolare ringraziamento al medico senza le cui premurose cure non ce l'avrebbe mai fatta a morire. La moglie ringrazia tutti quanti per la immatura scomparsa del marito”. E poi, nei trafiletti sotto… “In questo triste momento ci sentiamo vicini alla vostra salma”

TOBIA: Che belle parole; quasi quasi mi viene da piangere

PASQUALE: C’è ancora dell’altro… “Domani alle 11.30 dopo la Santa Messa i familiari daranno l'estremo saluto a tutti gli intervenuti e la moglie addolorata e tutta la famiglia Allegra ringrazia calorosamente le persone che hanno preso parte al decesso del coniuge”

TOBIA: Comunque oggi Pasquale è sabato e, per rifarci del funerale, dobbiamo inventarci qualcosa per la sera

PASQUALE: Qualcosa come?

TOBIA: E’ ora di cambiare; basta solita vita senza emozioni, al sabato si cambia!

PASQUALE: E cosa facciamo?

TOBIA:  Io ho inventato l’idea di cambiare e adesso inventa tu cosa facciamo

PASQUALE: Cambiamo tipo di vino?

TOBIA: No, dobbiamo fare qualcosa di diverso. Che ne dici se… E se organizzassimo un’orgia? Come ai vecchi tempi? Te li ricordi Pasquale i vecchi tempi?

PASQUALE: Sono troppo vecchi per ricordarli

TOBIA: Comunque stasera facciamo un’orgia. Cosa ne dici di una ammucchiata?

PASQUALE: Ma lo sai Tobia che non sarebbe una brutta idea?

SPERANZA: (Dal bancone). Cerca però Tobia che la tua Gigia non lo venga a sapere, se no la fa lei l’orgia, ma a suon di mattarello

TOBIA: Rimarrà tutto segreto; questa è una faccenda di uomini duri

PASQUALE: Magari proprio… duri non lo so, comunque ci lanciamo!

TOBIA: E quando la facciamo?

PASQUALE: Io direi sabato sera

TOBIA: E dove la facciamo quest’orgia Pasquale? A casa mia c’è la Gigia

PASQUALE: A casa mia; lo sai che ho un bel soggiorno che si presta a queste cose. Non ci disturba nessuno; io, di mogli che mi girano fra i piedi, non ne ho nemmeno una

TOBIA: Sì, ma dovresti ripulirlo, togliere la polvere e le ragnatele, riparare i vetri alle finestre…

PASQUALE: Ma quelle sono cosette che si fanno in un batter d’occhio; per sabato è tutto pronto

SPERANZA: E cosa faresti? Chiameresti l’impresa delle pulizie?

PASQUALE:  Con quattro braccia vigorose e giovanili, le mie e le tue, si fa tutto in un secondo. Dai, dividiamoci i compiti. Io potrei preparare una bella ciambella con dentro l’uvetta che è africodisiaca

SPERANZA: Cosa centra l’Africa Tobia? Comunque non so se l’uvetta è afrodisiaca. Magari vi suggerirei del peperoncino

TOBIA: Allora facciamo una ciambella con peperoncino e uvette

PASQUALE: No, l’uvetta non mi piace. Quella si va sempre a infilare sotto la dentiera e al primo starnuto mi scappa via come un proiettile e non sarebbe simpatico se andasse a finire nel muso di qualcuno

TOBIA: Allora niente uvetta. Solo una ciambella col peperoncino e col suo bravo buco in mezzo. E tu Pasquale cosa porteresti?

PASQUALE: Io porterei dello spumante e dei pasticcini

SPERANZA: Ti avverto Pasquale che lo spumante e i pasticcini costano parecchio

PASQUALE: Allora un bel fiasco di Chianti e, al posto dei pasticcini, la ciambella col buco dell’Tobia. Mi sembra che siamo già ad un bel punto. Te lo immagini che orgia faremo sabato Tobia?

TOBIA: Donne, Chianti e ciambelle a volontà; come ai vecchi tempi quando, al sabato, si andava in città. Sarà una serata indimenticabile. Ci faremo un Bunga Bunga che non ci dimenticheremo per altri 50 anni! Ah, dimenticavo; dobbiamo metterci i vestiti della festa con tanto profumo; il profumo colpisce le donne e le fa cadere ai nostri piedi

PASQUALE: Quale profumo mettiamo Tobia?

TOBIA: Senti Speranza, non avresti qualche fondo di boccettino di profumo da prestarci?

SPERANZA: Bella parola; dove vado io a procurare… Sentire, ho qua uno spry insetticida che di solito uso per tener lontane mosche e zanzare. Non è il massimo, ma sulle donne può fare un bellissimo effetto. Le colpisce e le stecchisce!

TOBIA: Grazie Speranza; sei una vera amica. Una spruzzata di quello e saremo i migliori e più potenti stalloni della zona. Già me la vedo la festa! Tutte le donne che si avventano su di noi come api sui fiori

SPERANZA: E i fiori sareste voi? Sentite voi due galletti; non vi siete accorti che vi manca qualcosa?

PASQUALE: Che ci manca… Che ci manca cosa?

TOBIA: Ha ragione la Speranza… Ma le luci pissichedeliche, no?

PASQUALE: E cosa sarebbero quelle luci psicologiche che…

SPERANZA: Sentite voi due, uomini di mondo; vi presto le lucine dell’albero di Natale e addobbate meravigliosamente la casa

PASQUALE: Bella, bellissima idea. Alle nostre deliziose ospiti sembrerà di essere un night con tanto di atmosfera eccitante, lussuriosa ed erotica

TOBIA: Beh, direi che ci siamo. Non ci rimane altro da fare se non…

SPERANZA: Forse i vostri timpani duri e arteriosclerotici non hanno sentito quello che vi ho detto… Vi manca qualcosa perché la festa riesca bene

PASQUALE: Quale cosa?

TOBIA: Ho capito io; manca la musica. Ha ragione il Speranza; ci vorrebbe una grande orchestra…

SPERANZA: Cala Tobia, cala…

TOBIA: Allora un bel gruppo musicale

SPERANZA: Cala Tobia, cala…

TOBIA: Ho capito, allora facciamo una fisarmonica e una batteria…

SPERANZA: Cala Tobia; cala ancora…

TOBIA: Ci vorrebbe… Cosa consigli Pasquale?

PASQUALE: Io direi di accendere la radio; lì la musica non manca mai. Quindi, riassumendo, abbiamo il Chianti, la ciambella col buco, le luci colorate dell’albero di Natale, la musica della radio…

TOBIA: A questo punto direi che non ci manca più niente

SPERANZA: E io insisto che invece qualcosa vi manca

PASQUALE: Ma cosa dici? C’è tutto; vuoi dirmi cosa manca per l’ottima riuscita della nostra orgia?

SPERANZA: Pensaci bene Pasquale… Vi manca… vi manca… Ma non vi siete accorti che vi manca la materia prima?

TOBIA: E quale sarebbe la… Pasquale, mi viene un dubbio

PASQUALE: Dimmi Tobia, che dubbio ti è venuto?

SPERANZA: Finalmente avete capito cosa manca per la realizzazione della vostra orgia. Mancano…

TOBIA: Mancano?

PASQUALE: Insomma, cosa manca?

SPERANZA: Mancano le donne!

PASQUALE: Adesso che mi fai pensare… è vero, mancano le donne. Se io metto il Chianti e tu la ciambella col buco…

TOBIA: Mi sembra di aver capito… Insomma, le donne chi le mette?

PASQUALE: Ma lo sai che anche a me sembrava che mancasse qualcosa? Come facciamo con le donne?

SPERANZA: Sentite; a vostra consolazione per l’orgia andata in fumo la Speranza vi versa altri due bicchieri di Barbera così ci affogate i vostri sogni di galletti spennacchiati e castrati

TOBIA: E allora consoliamoci con una bella partita a Tressette. Ci dai le carte Speranza? (Giocano a carte. Entra Gigia)

GIGIA: Eccoli qui i due del de profundis

SPERANZA: Di solito si dice i due dell’ave maria Gigia

GIGIA: No, i due del de profundis va più bene; anzi, rettifichiamo… i due del requiem aeternam. Si può sapere cosa state combinando? E tu Tobia venire a casa una sera più presto del solito no, vero…

PASQUALE: Stavamo organizzando un incontro erotico

GIGIA: Forse non ho capito bene…

SPERANZA: Ehmmm… Stavano organizzando un incontro… eroico con i reduci dell’ultima guerra

PASQUALE: Però ci vorrebbe la fisarmonica e la batteria

GIGIA: Di che batteria parli Pasquale?

SPERANZA: Di quella da infilare nell’auto del loro amico Celestino perché la sua è un po’ scarica e vorrebbero essere sicuri di arrivare in tempo al un raduno di combattenti e reduci per cui una batteria è indispensabile

TOBIA: Vero vero, è proprio così; lo giuro sulla tua tomba Gigia. Comunque, fra poco, io e il mio amico Pasquale ce ne dobbiamo andare, dobbiamo fare i nostri preparativi

GIGIA: Preparativi per cosa?

TOBIA: Abbiamo organizzato un…

SPERANZA: Hanno organizzato una partita a tombola alla sede degli anziani

PASQUALE: Come… alla sede degli anziani? Non avevamo detto…

TOBIA: E’ vero, non alla sede degli anziani, ma nella sala dell’oratorio. Chiaro Pasquale?

PASQUALE: Forse hai ragione tu; meglio la sala dell’oratorio

SPERANZA: Ciao Gigia; scusa se ti saluto solo ora

GIGIA: Ciao Speranza

GIGIA: Ma non sei stufa di vederli quei due qua?

SPERANZA: Ma va! Se non altro mi tengono allegra

GIGIA: Se vuoi il Tobia te lo regalo e, di conseguenza, devi poi tenerti anche il Pasquale

SPERANZA: Sei stata anche tu al funerale Gigia?

GIGIA: Certamente, sono tornata da poco. Bello, veramente un bel funerale. È un po’ che non se ne vedevano di così ben fatti

TOBIA: Il mio sarà diverso

PASQUALE: Di cosa parli Tobia?

TOBIA: Del funerale

PASQUALE: Perché Tobia, hai intenzione di morire?

TOBIA: Non so quando mi capiterà, ma forse, prima o poi, capiterà anche a me e ho deciso di fregare il Filippo

PASQUALE: Fregarlo… come?

TOBIA: Con cinque preti e dieci chierichetti

PASQUALE: Ma si può sapere perché…

TOBIA: Il perché lo so io e basta. Ho un conto da regolare con quello lì

GIGIA: Dai Tobia che come al solito sei ciucco imbranato. E cos’avresti tu da regolare? Un conto da regolare col Filippo? Ma se ormai è morto e sotterrato!

TOBIA: Non importa, il conto è sempre aperto

GIGIA: Ma si può sapere che conto da regolare avete voi due?

TOBIA: Sei tu quel conto

GIGIA: Io sarei…

TOBIA: Non mi ricordo quando, ma una volta il Filippo Allegra mi ha fregato. Non dirmi, Gigia, che ti sei dimenticata che una volta era il tuo moroso

GIGIA: Sì, mi sembra di ricordare… E con questo?

TOBIA: Con questo, quando una sera ti ha visto prendere un caffè con me al bar, ti ha piantata

GIGIA: E allora?

TOBIA: E allora non doveva essere così deciso; doveva perdonarti, doveva tenerti…

PASQUALE: Come… doveva tenermi

TOBIA: Certo; doveva tenerti e non permettere che poi sposassi me; così ho dovuto sopportarti io per tutta la vita.

GIGIA: Dai Speranza, da’ un goccetto anche a me che mi aiuta a dimenticare ‘sto sarcofago di Tobia. (Entra Rosa)

SPERANZA: Sei stata al funerale del Filippo mamma?

ROSA: Per forza, non dimenticarti che è tuo cugino e non so cosa avrebbero detto i parenti. E l’Antenore è rientrato?

SPERANZA: No, è andato come al solito a pescare o in qualche altra osteria; poi, alla fine, ritorna qui a scolarsi l’ultimo bicchiere. E guai se non lo trova qui sempre pronto e sempre pieno! Lui al funerale non ci va mai; dice che i funerali lo rendono triste

ROSA: Triste e incazzato perché quel pirla di tua marito, invece di star qui al bar a darti una mano, se ne frega e fa quel cavolo che ne ha voglia. Invece del cugino Filippo sarebbe stato meglio che fosse lui a crepare quel bastardo

TOBIA: Scopa! E anche di settebello!

PASQUALE: Porca miseria, mi hai fregato la primiera! Sicuro di non avere imbrogliato?

TOBIA: Imbrogliato io? Ma quando mai! Vinco sempre perché sono il migliore. Ho vinto il torneo di Tressette anche quando il dottore mi ha mandato ad Abano (Si può accennare anche ad altre Terme)

(Entra il dottor Sbronzetti. Ha con sé la sua borsa. E’ leggermente alticcio)

DOTTORE: Dai Speranza, versami un whisky che sono stressato. Tutto bene Gigia?

GIGIA: Tutto bene finchè dura l’effetto di quello che sto bevendo

SPERANZA: Ecco il suo whisky dottor Sbronzetti, ma non le farà male?

DOTTORE: Senti Speranza… Non mi ha fatto male quello che mi sono preso all’altro bar del paese, non mi ha fatto male quello che mi hanno offerto nella casa di un ammalato che ho appena visitato, non mi ha fatto male quello che mi sono preso prima di uscire di casa… non mi farà sicuramente male quello che adesso mi prendo da te

TOBIA: Guarda chi c’è, il nostro dottore. Buona sera dottor Sbronzetti

DOTTORE: Ciao Tobia, come va la vita? Ma non sei stato ad Abano?

TOBIA: Sono tornato giusto giusto l’altro ieri

DOTTORE: Contento che ti ho mandato alle Terme?

TOBIA: Contentissimo dottore

DOTTORE: Vedo che ti hanno fatto bene

TOBIA: Benissimo; meglio di così non poteva andare. L’anno prossimo mi deve mandare ancora

PASQUALE: Perchè sei andato alle Terme Tobia?

TOBIA: Se proprio lo vuoi sapere il qui presente dottore mi ha mandato perché avevo dell’epatite virile cronica con la calcolatrice nella cistisferica

DOTTORE: Epatite virale, Tobia, e la calcolosi alla cistifellea

PASQUALE: E sei poi guarito?

TOBIA: Mah, questo non lo so, ma lui mi ha detto di andarci; tanto passava tutto la mutua

DOTTORE: Vedo che hai un colorito decisamente migliore Tobia. Sono contento che le acque le abbiano fatto bene

TOBIA: Quali acque dottore?

DOTTORE: Ma non sei stato ad Abano a bere l’acqua?

TOBIA: Scusi dottore, ma di che acqua parla? Certo che ci sono stato ad Abano come mi ha detto lei, ma io tutti quei giorni li ho passati all’osteria

DOTTORE: Bravo Tobia; valeva proprio la pena che ti mandassi a passare le acque

TOBIA: Sa cosa le dico dottore? Che a me e al Pasquale l’acqua fa un po’ schifo, per cui, per dimenticarmi che esiste l’acqua, è meglio che ci facciamo un altro bicchiere di questo buon rosso.

DOTTORE: Versamene ancora uno Speranza che poi devo andare in ambulatorio. Chissà quanta gente c’è ad aspettarmi visto che oggi è lunedì. Oggi non me ne va bene una

ROSA: Cosa le è successo dottore?

DOTTORE: Stamattina un’auto guidata da una bella signorina mi ha tirato sotto. Ho le ossa che sono tutte ammaccate

GIGIA: Poverino; mi dispiace…

DOTTORE: E’ esattamente quello che mi ha detto la signorina al volante: “Lei e' proprio fortunato! E' stato investito proprio di fronte all'ambulatorio di un medico”. Hai capito Gigia? Bella fortuna; il fatto è che l’ambulatorio era il mio!

ROSA: Stamattina è capitata una brutta storia anche a me. Un cane mi ha morso un dito

DOTTORE: Spero che l’abbia disinfettato

ROSA: No, non sono riuscita a disinfettarlo… e' scappato subito!

DOTTORE: Il dito doveva disinfettare, non il cane!

GIGIA: Oggi dottore devo venire nel suo ambulatorio. A me fa male il fegato

DOTTORE: Se il fegato le fa male… non lo mangi!

ROSA: Forse non mi sono spiegata bene… (Entra Antenore)

ANTENORE: Pronto il mio Barbera?

SPERANZA: Come sempre Antenore; come vedi, e come ogni volta che entri nel bar, è sempre pronto qui sul bancone

DOTTORE: Servizio completo e immediato Antenore

ANTENORE: Certo dottore; quando entro il mio bicchiere deve essere sempre qui pronto a mia disposizione. Non mi piace aspettare. La moglie deve servire il proprio uomo; attenta, disponibile e sempre pronta alle sue esigenze. Salute! (Lo beve d’un fiato). Non mi fa compagnia dottore? Chi non beve in compagnia è un ladro o una spia. Offro io, anzi, offe la mia Speranza

DOTTORE: Se proprio insiste… facciamoci un altro wisketto e poi vado

ROSA: Va in ambulatorio dottore?

DOTTORE: Certo che ci devo andare

ROSA: Già che è sulla strada… non passerebbe a trovare mio marito?

DOTTORE: Ma il Tonio l’ho visto ieri e mi sembrava che stesse bene

SPERANZA: Certo che sta bene il papà; è solo un po’ fuori testa, ma, per il resto...

DOTTORE: Per il resto non c’è male per un uomo della sua età. Certo, la testa è quella che è… Il Tonio mi dice sempre che non beve, che non fuma e che il buon Dio veglia su di lui. Gli ho chiesto cosa voleva dire e mi ha risposto che ieri notte è andato in bagno da solo e il buon Dio gli ha acceso la luce per impedirgli di cadere

ROSA:  Porca miseria, ha di nuovo fatto la pipì nel frigorifero!

ANTENORE: Tutti matti nella nostra casa; prima mia moglie, la Speranza, poi la Rosa, la mia deliziosa suocera rompiballe, per non parlare del suocero che è fuori di melone dalla mattina alla sera… Meglio che esca se no m’incazzo e qui succede un macello

DOTTORE: Allora esco anch’io con l’Antenore così mi darà una mano a stare in piedi. Sa, devo fare ambulatorio

GIGIA: Allora, visto che per lei una mano non basta, è meglio che gliela diamo tutti. Forza voi due, dateci una mano anche voi. (Sostengono il dottore ed escono)

SPERANZA: Senti mamma, io non ne posso più di quel disgraziato del mio Atenore. Lo sto sopportando da vent’anni. Meglio l’ergastolo in galera che stare con lui ancora un po’

ROSA: Ti capisco Speranza; vuoi che non ti capisca la tua mamma? Dopo tutto anch’io ho tenuto duro quarant’anni col mio Gino, ma poi il Signore, nella sua infinita misericordia, l’ha fatto rincoglionire di modo che c’è un ubriaco in meno che la sera torna a casa. E, quando un giorno se ne andrà, toccherà a lui, quello là in alto, sopportalo. Io la mia parte la sto già facendo. Te l’ho sempre detto, anche prima di sposarti, che l’Antenore non mi piaceva

SPERANZA: Spiace anche a me di averlo capito troppo tardi. Quando si è morosi sembra tutto sereno, ma i temporali arrivano dopo

ROSA: E non ci sono ombrelli che tengano per potersi riparare. Ma, dico io, qualche piccolo segno d’affetto lo avrà pur avuto in tutti questi anni… Che ne so… A Natale, al compleanno, a San Valentino…

SPERANZA: A San Spilorcio vorrai dire. Sì, a San Valentino… Mai una volta che mi abbia portato un fiore… Quando si parla di San Valentino mi dice che, siccome ho lui, non potrei desiderare nulla di più

ROSA: Ma qualche manifestazione di affetto, anche fisico…

SPERANZA: Fisico? È tanto di quel tempo che… Vuoi sapere l’ultima? Qualche sera fa, mentre stavamo a letto, stranamente sento che incomincia ad accarezzarmi come non lo faceva più da molto tempo. Incomincia a sfiorarmi il collo, poi scende giù nella schiena fino ai reni. Mi accarezza le spalle e i seni e si ferma anche… più giù. Poi sposta lentamente la sua mano verso l'interno della coscia destra e poi ancora su sul fianco e poi giù di nuovo delicatamente fino al polpaccio

ROSA: Beh, finalmente!

SPERANZA: Finalmente un corno! Sta a sentire… Continua le sue manovre; fa la stessa cosa dall'altra parte ma ad un certo punto si ferma bruscamente e senza dire niente accende la televisione. Siccome tutte le carezze mi avevano fatto un certo effetto, gli chiedo amorevolmente: "Caro, è stato meraviglioso, perché ti sei fermato?". E lui: "Ho trovato il telecomando"

ROSA: Che porco! Vuoi un consiglio dalla tua mamma che ti ha voluto sempre bene? Va da un buon avvocato, fargli spedire una bella lettera di separazione e te ne liberi del tutto. Ti becchi una bella cifretta per gli alimenti…

SPERANZA: Ma vuoi che non ci abbia pensato? Già fatto

ROSA: Già fatto? E come l’ha presa?

SPERANZA: L’ha presa…

ROSA: Presa cosa?

SPERANZA: La lettera; l’ha aperta, l’ha letta e quasi gli viene un colpo a forza di ridere

ROSA: Di… ridere?

SPERANZA: Sì, di ridere. Pensa che gli alimenti li vuole lui da me; dice che i soldi che ricavo dal bar sono più di quelli che prende dalla sua pensione per cui devo essere io a mantenerlo

ROSA: Per cui sei bella e fregata

SPERANZA: Ma un modo lo devo pur trovare per risolvere questa situazione

ROSA: Si dovrebbe trovare il modo di… di inventare un delitto perfetto

SPERANZA: Fosse facile… Ho pensato anche a quello, ma la mia fantasia non riesce a trovare nessuna soluzione. Sapessi quante volte ci ho pensato

ROSA: Colpo di pistola?

SPERANZA: Niente da fare; non ho la pistola e poi i botti mi spaventano. L’ultima volta che ho assistito ai fuochi artificiali m’è venuta una diarrea che non ti dico

ROSA: Accoltellamento?

SPERANZA: Niente da fare; mi fa impressione il sangue. Rischierei di morire io per la paura

ROSA: Colpo di mattarello in testa?

SPERANZA: Impossibile; ha la testa così dura che si romperebbe il mattarello

ROSA: E lasciare aperto il gas?

SPERANZA: Primo… con quello che costa il gas non vorrei trovarmi una bolletta spropositata; secondo… se salta per aria la casa dove vado poi a dormire? No, bocciata anche questa

ROSA: Trovato! La tua mamma Rosa ha sempre delle idee geniali

SPERANZA: Certo che se sono come quelle che mi hai detto finora…

ROSA: No, senti; questa è eccellente e sicura

SPERANZA: Dai, spara

ROSA: Lo so io a che sparerei… Mi dici che in questa casa ci sono dei ratti. E se usassimo il veleno?

SPERANZA: Per i ratti? Ma c’è il gatto, il Tommaso, che pensa a quelli

ROSA: E stavolta ci pensiamo noi

SPERANZA: Ai ratti?

ROSA: All’Antenore! Ma parlo cinese o giapponese?

SPERANZA: Però! Questa è un’idea che mi garba davvero. Ai ratti ci pensa il Tommaso e all’Antenore ci pensiamo noi. Ma, all’atto pratico, che si fa?

ROSA: Si fa un bel piano e si mette in pratica. Ci dividiamo i compiti; io vado dal Guglielmo, il droghiere, che tiene la polvere per i ratti e poi penseremo al modo di fargliela prendere

SPERANZA: E se si accorgesse?

ROSA: Ma va! È una polverina così fine che si mischia come niente

SPERANZA: E il sapore?

ROSA: Se piace ai ratti vuoi che sia schifosa? Di sicuro piacerà anche a lui

SPERANZA: Ma sei sicura che non soffra troppo?

ROSA: Senti Speranza, le sue sofferenze non saranno mai forti come quelle che ha arrecato alla mia bambina. E non dimenticarti che io ho un diploma di infermiera e di massaggiatrice e di queste cose me ne intendo

SPERANZA: E quando lo metteremmo in atto il nostro progettino?

ROSA: Chi ha tempo non aspetti tempo! Oggi, oggi stesso, anzi, subito. Cosa dici, vado?

SPERANZA: Non fare domani quello che potresti fare oggi. Vai. Ah, ricordati che il Guglielmo è un po’ sordo e per ordinare la polvere dovrai alzare la voce e magari altri clienti ti potrebbero sentire

ROSA: Se la vende vuol dire che anche altri la chiedono; non ci sarebbe niente di male

SPERANZA: Il dado è tratto, come disse quel giocatore al Casinò. Vai!

ROSA: Vado. (Esce. Entra Antenore)

ANTENORE: Si può sapere perché non è pronto il mio Barbera qui sul bancone?

SPERANZA: Perché stavo parlando con mia mamma. E poi la devi finire con questa storia del bicchiere che deve essere sempre pronto e pieno sul bancone quando arrivi. Senti Antenore, la finisci di rompermi l’anima tutti i giorni? Da quando sei in pensione, se non sei all’osteria con i tuoi compagni di merende, sei qui a girarmi tra i piedi brontolando come la moka del caffè. Portarmi a spasso almeno la domenica non se ne parla affatto la benzina costa troppo e le strade sono piene di gente. Almeno una volta mi potresti portare  al cinema

ANTENORE:  Al cinema? Cosa vuoi che andiamo a fare al cinema? Non hai la televisione?

SPERANZA: Ma se l’abbiamo ancora in bianco e nero! Col braccino corto che hai col cavolo che comperi una televisione nuova; magari una al plasmon

ANTENORE: So che ci sono i biscotti al Plasmon, ma i televisori al Plasmon no. E poi, poche storie, non dirmi che al cinema non ti ho mai portato…

SPERANZA: Sì, una volta, a vedere Via col Vento, ma eravamo ancora morosi

ANTENORE: Quello sì che era un bel film; non come quelli di oggi… Li vedi alla tele, no? Tutte con le mutande al vento! E che schifo di film fanno… Li visti? “Giovannona coscialunga”, “Ragiona col cervello e non con il pisello”, “Caterina, la zoccolina”…

SPERANZA: Per forza, non hai voluto abbonarti a Sky (Skai). Mia cugina Giovanna ha la Sky

ANTENORE: Mi dispiace per lei; vada dal dottore

SPERANZA: A fare dal dottore?

ANTENORE: Se ha la scabbia… si gratti

SPERANZA: Macchè scabbia, la Sky, dove si vede di tutto

ANTENORE: E’ proprio per questo che non la prendo se no tu, vedendo quelle smancinerie che fanno nei film, ti metti certe strane idee per la testa e poi, coi clienti…

SPERANZA: Per esempio?

ANTENORE: Per esempio che hai la tua età e trovo ridicolo che ti metta due etti di rossetto, tre etti di crema sul viso e ogni settimana una visita al parrucchiere come se tutta questa roba non costasse niente

SPERANZA: Ecco qui dove volevi arrivare!

ANTENORE: Arrivare? Ma da dove sarei partito?

SPERANZA: Dalla tua solita e maledetta avarizia

ANTENORE: Avaro io?

SPERANZA: Ma se fra un po’ ti verrà la gobba guardando sempre verso terra quando cammini per vedere se per caso qualcuno ha perso qualche moneta! Ma lui però, il principe del pisello, si tratta bene, non si lascia mancare niente; il suo toscanello tutti i giorni, due espressi al giorno…

ANTENORE: Come due espressi al giorno? Lo sai che la caffeina mi fa battere il cuore

SPERANZA: E l’altro?

ANTENORE: Ma io ne prendo solo uno

SPERANZA: No, due. L’Espresso il giornale e l’espresso il caffè

ANTENORE: Ma potrò, accidenti, usare il mio tempo per leggere il giornale e chiacchierare con gli amici. Non sarà mica vietato!

SPERANZA: Chissà di che argomenti filosofici e scientifici discutete! Di che cosa parlano gli uomini quando sono al bar? Dai 16 ai 30 anni di donne; dai 31 anni ai 40 di sport, di lavoro, della carriera; dai 41 ai 50 anni di viaggi, gite e pranzi; dai 51 anni ai 60 della pensione di anzianità, delle occasioni perdute e dai 60 anni in poi, quindi alla tua età, di colesterolo, di pressione del sangue e di prostata

ANTENORE: Non scherzare tu; se non avessimo la mia pensione di anzianità…

SPERANZA: Quando te l’hanno data dovevi abbassare i pantaloni

ANTENORE: Abbassare… abbassare i pantaloni? Perché?

SPERANZA: Perché, se ti avessero guardato bene, ti avrebbero dato anche quella di invalidità. Qui di amore è da un po’ che non se ne parla. Ti confesso che sono andata anche dal dottore per chiedergli qualcosa che, da quelle parti lì, riuscisse a farti diventare un toro e quello, quel porco, non mi dice di spogliarmi?

ANTENORE: Di spogliarti? Ma se sono io ad aver bisogno della medicina perché voleva che ti spogliassi tu?

SPERANZA: Sì, mi ha detto di spogliarmi e poi mi fa: ”Speranza, se vuoi che tuo marito diventi come un toro incominciamo dalle corna”

ANTENORE: Ma quello ha già la sua bella età!

SPERANZA: Si vede che lui l’invalidità non l’ha ancora presa. Dopo tutto è ancora un bell’uomo e magari prima o poi ci faccio un pensierino

ANTENORE: Sì, e già che ci sei fagli anche la danza del ventre; vedrai come scappa appena vede il tuo corpo da Velina. Ma ti rendi conto che hai anche tu la tua età?

SPERANZA: Perché? Tu sei un giovincello di primo pelo?

ANTENORE: Ti faccio presente che le donne mi guardano ancora

SPERANZA: Certamente, per poterti scansare quando ti passano accanto. E poi non ti sei accorto che perdi la memoria ogni giorno di più?

SPERANZA: E no, cara la mia Speranza. Tu non lo sai, ma il dottore mi ha prescritto delle favolose pillole per la memoria. Da quando me ne prendo una al giorno sono fenomeno. Mi ricordo tutto: quando ero bambino, tutte le mie ex, dove ho lasciato il giornale, tutto insomma. E' una cura veramente miracolosa

SPERANZA:  Sono contento per te. Comunque, se proprio sono così fenomenali, potremmo fare la stessa cura anche al mio papà che da un po’ di tempo ha la memoria e il cervello in trasferta. Me lo dici come si chiamano queste portentose pillole per la memoria?

ANTENORE: Certo, si chiamano... si chiamano... accidenti, ce l'ho sulla punta della lingua... si chiamano... Speranza, dimmi un po' il nome di un fiore".
SPERANZA: Margherita?
ANTENORE: No...
SPERANZA: Tulipano?
ANTENORE: No...
SPERANZA: Rosa?
ANTENORE: Ah sì, ecco, Rosa... (Voltandosi) Rosaaa! Qual è il nome di quella medicina per la memoria che sto prendendo?

SPERANZA: Non c’è la mamma; è andata dal droghiere; ci manca qualcosa per la cena. Comunque stai invecchiando caro mio. Mi sa che non camperai più di tanto

ANTENORE: E chi lo dice che camperò poco?

SPERANZA: Te lo dice la tua Speranza, che sarei io. Appena lascerai questo mondo…

ANTENORE: E chi ti dice che sarò io il primo a crepare dei due?

SPERANZA: Lo dice anche il proverbio

ANTENORE: Di quale proverbio parli?

SPERANZA: La speranza è l’ultima a morire. Tieh!

ANTENORE: Comunque il giorno del nostro matrimonio dovevano cambiare la scritta che c’è sulla chiesa…

SPERANZA: Sulla nostra chiesa c’è scritto “Timete Dominum” che vuol dire Temete il Signore

ANTENORE: Invece dovevano scrivere… “Lasciate ogni Speranza (indica la moglie) o voi che entrate”

SPERANZA: Certo che, se la Speranza non avesse il suo bar e la misera pensione del suo papà, col cavolo che potremmo mangiare in questa casa, perché, con la tua…

ANTENORE: I soldi non fanno la felicità

SPERANZA: Però… la comprano!

SECONDO ATTO

(Speranza e Rosa stanno armeggiando accanto ad un bicchiere sul bancone)

ROSA: Dici che basta un cucchiaino di questa polvere?

SPERANZA: Cosa ti ha detto il Guglielmo?

ROSA: Ho dovuto chiederglielo tre volte, ma alla fine è riuscito a sentirmi e, senza fare storie o chiedere il perché, me ne ha consegnato un barattolino. Allora cosa dici? Quanto ne mettiamo?

SPERANZA: Un cucchiaino?

ROSA: Vada per un cucchiaino. Fatto! Lo aggiungiamo adesso il Barbera?

SPERANZA: Aspetta un secondo… Sei sicura che un cucchiaino basterà?

ROSA: Per sicurezza io ne metterei due; non si sa mai… i ratti sono più piccoli di lui e la dose dovrà essere maggiore. Facciamo così… Ecco… altri due… e fanno tre

SPERANZA: Sentire l’odore… Direi che non è male e sarà difficile che se ne accorga. Tanto, quando arriva qui, è già passato a bere anche da altre parti e la mente non è più tanto chiara

ROSA: Senti Speranza; io ne aggiungo altri due per sicurezza; con cinque non solo muoiono i ratti, ma di sicuro basteranno anche per lui. Dai, versa il vino

SPERANZA: (Esegue). Fatto

ROSA: Sentire… (Annusa). No, non si dovrebbe proprio accorgere. Se frega i ratti frega come niente anche il tuo dolce maritino. Stavolta freghiamo anche i RIS di Parma…

SPERANZA: Perché i RIS di Parma?

ROSA: Perchè nemmeno loro riuscirebbero a risolvere questo delitto perfetto!  Tu diventerai la vedova finalmente allegra e io la suocera con genero defunto. Ora lasciamoglielo qua; vedrai che, come al suo solito, come entra se lo tracanna. (Entra Gigia)

GIGIA: Io mi chiedo cosa ho fatto di male al Signore perché mi tratti così. E sì che vado a messa la domenica e alle feste comandate, vado a tutti i funerali e gli tengo sempre il lumino acceso sull’altarino che ho a casa… E lui? Lui mi regala il Tobia

ROSA: Ognuno ha l’uomo che si è scelto Gigia. Mica te l’ha scelto il Signore, ma è stato il tuo cuore che, quando l’ha visto molti anni fa’, si è messo a battere

GIGIA: Ma se il Signore me l’avesse fatto rallentare anche solo un po’ non sarebbe successo, quindi è sempre colpa sua

SPERANZA: Certo, meglio vivere da soli che male accompagnati

GIGIA: Guarda il dottore per esempio; lui non deve rispondere a nessuno. È rimasto vedovo due volte e col cavolo che se ne è andato a prendere una terza

ROSA: Si vede che ha fatto tesoro delle esperienze precedenti; mica ci è ricascato lui…

GIGIA: Adesso può farsi le ciucche che vuole che non ha a casa nessuno che gli brontoli addosso

SPERANZA: Certo che, se bevesse un po’ di meno, il suo mestiere riuscirebbe a farlo meglio

GIGIA: Non me lo dire… L’abbiamo portato in ambulatorio, ma ha voluto che io e il Tobia lo tenessimo fermo sulla sua poltrona

ROSA: Ma è riuscito a visitare qualcuno?

GIGIA: Ha provato solo una volta. L’abbiamo aiutato ad alzarsi e ha messo l’orecchio sulla schiena di un paziente che aveva la tosse. Ascoltava ascoltava ascoltava… insomma, non la finiva mai di ascoltare finchè non si è messo a russare. Allora l’abbiamo preso e l’abbiamo infilato ancora nella poltrona della scrivania. Comunque devo dire che ugualmente bravo a risolvere i problemi della gente

ROSA: Vuol dire che siete stati lì anche quando visitava i pazienti…

GIGIA: Per forza, se no si addormentava sulla scrivania. Il Tobia è andato a prendergli un caffè doppio per tenerlo sveglio, ma poi non si è più alzato. Più che visitare si limitava a dare solo consigli

ROSA: Tipo?

GIGIA: Tipo… È entrato il Girolamo delle Trote. Gli fa… Dottore, tutte le volte che bevo del caffè ho un forte dolore all'occhio. E lui… Quando lo bevi togli dalla tazzina il cucchiaino. E il Serafino delle Piattole? Signor dottore, come mai io e mia moglie abbiamo avuto un figlio coi capelli rossi, mentre nessuno di noi li ha così?". "Ma voi quante volte fate all'amore?". "Una volta all'anno". "E' chiaro; e' la ruggine!". Insomma, aveva una risposta pronta per tutti. Per non parlare della serva del prevosto… “Dottore, quando tocco qui mi fa male". "E lei non si tocchi!". Capito come se la cavava bene lo stesso? A quel punto anch’io gli ho rivolto una domanda personale su una questione seria. Gli ho detto che sto perdendo un sacco di capelli e se poteva dirmi come fare a salvarli

ROSA: E lui cosa ti ha risposto?

GIGIA: Che per salvarli potevo usare un sacchetto di plastica. (Entrano Tobia e Pasquale). Tutto apposto là dal dottore?

TOBIA: Tutto apposto. Siccome non riusciva più ad andare avanti nonostante il caffè doppio, si è affacciato alla sala d’aspetto e ha detto a quei pochi che erano rimasti che aveva avuto un caso di peste bubbonica per cui era meglio che tornassero tutti a casa per non essere infettati. Poi si è disteso sul lettino e si è addormentato. E, a quel punto, noi siamo venuti via

SPERANZA: Beh, visto che siete delle brave persone che aiutate chi è in difficoltà che ne direste se vi offrissi il solito bicchiere di Barbera?

PASQUALE: Coi bicchieri di Barbera, tirerei fino alla sera!

TOBIA: Se son gratis meglio ancora, tirerei fino a buonora! (Speranza mette sul banco, accanto a quello di Antenore, altri tre bicchieri- tutti fra loro uguali- e li riempie. In quel mentre entra Antenore)

ANTENORE: Ucci ucci, sento odor di compagnucci… Eccoli qua i miei compagnoni di merende! Che ne direste di accomodarci ad un tavolo e bere tutti assieme? (Prende i bicchieri, li pone su un vassoio e li porta al tavolo. Segni di eccitazione di Rosa e Speranza che non riescono ad individuare quello preparato per Antenore)

ROSA: Fermi, fermi tutti! Nessuno deve bere! M’è venuto un dubbio… Non vorrei che la Speranza vi avesse versato il vino di un fiasco già aperto da tempo e che sa di aceto. Cambialo Speranza…

SPERANZA: Ha ragione la mamma; sarà meglio che ritiri i vostri bicchieri e ve ne serva degli altri

ANTENORE: Tranquilla Speranzina; lo assaggio io e te lo dico subito se sa di aceto. (Beve fra le proteste delle due donne). Buono, davvero buono; insomma, come quello che beviamo tutti i giorni. Salute gente! (Assaggiano anche gli altri)

GIGIA: E’ vero, non sa né di aceto né di tappo. Cosa dici Pasquale?

PASQUALE: Va giù che è un rosolio; anzi, se te avanza un po’ di questo e pensi che sappia di aceto, dallo pure a me che so io come usarlo. E tu Tobia? Come ti pare?

TOBIA: Forse… volendo essere pignoli… ragionando da vero intenditore… considerando il pro e il contro… ha un saporino leggermente strano… ma è sempre un buon vino

ANTENORE: Allora scoliamocelo tutto il bicchiere! E che sia dannato chi lo lascia vuoto. (Vuotano i bicchieri. Sono un po’ sul brillo)

ROSA: Accidenti a voi e alla vostra idea di bere tutti assieme!

PASQUALE: E che c’è di male? Una buona bevuta in compagnia tutti i brutti pensieri porta via

TOBIA:  Per molti mali è una buona medicina lo sciroppo che vien dalla cantina

ANTENORE: Volete sapere una cosa? Mia madre è arrivata a novant’anni, e sapete perché? Non ha mai toccato un bicchiere vino... si attaccava direttamente alla bottiglia! E mio padre ha smesso di bere solo quando ha preso l’artrite; non riusciva più ad alzare il gomito. Ma poi ha ripreso quasi subito; aveva imparato a usare la cannuccia

PASQUALE:  Mio nonno beveva così tanto che quando è morto lo hanno cremato... Ci hanno messo due giorni a spegnerlo

GIGIA: Io invece non voglio dire che mio padre fosse un ubriacone... Certo che quando gli dovevano prelevare del sangue anzichè usare la siringa usavano il cavatappi...

TOBIA: Quando il vino scende giù io sento… io sento… Ragazzi, qui c’è qualcosa che non va

SPERANZA: Oddio ci siamo…

ROSA: Hai capito Speranza chi è stato a berlo? Porca miseria abbiamo sbagliato bersaglio!

GIGIA: Cosa c’è che non va Tobia? (Intanto Speranza e Rosa camminano nervosamente sul fondo)

TOBIA: Ho l’impressione di avere una rana nello stomaco

PASQUALE: Lo so io come fare! Lo facevo da piccolo con mio nonno. Leghiamo un lombrico ad un filo, glielo caliamo nello stomaco attraverso la bocca, la rana abbocca e la si tira fuori

TOBIA: No, più che una rana mi sembra di aver dentro… di aver dentro dei chiodi

PASQUALE: Nessun problema. Si lega al filo una calamita, si cala nello stomaco, quelli si attaccano e si tirano fuori

TOBIA: No, non devono essere dei chiodi…

GIGIA: Ti vuoi decidere Tobia?

TOBIA: Forse… forse una trottola

PASQUALE: Per quella non so proprio come fare

ANTENORE: Forse un grappino per farlo digerire

GIGIA: Ma cosa vuoi che abbia da digerire se il 90 per cento che ingurgita è solo alcol?

ROSA: Ho trovato! Una buona purga e gli passa sia la rana che i chiodi che la trottola

GIGIA: Certo, così, intontito com’è, si fa tutto nei pantaloni

SPERANZA: Almeno facciamogli prendere un po’ di aria. Dai, portiamolo qui in mezzo all’osteria. (Lo sistemano in mezzo al palco)

GIGIA: Ma cosa sarà stato?

PASQUALE: Per me è stato il ghiaccio. Abbiamo bevuto un cognachino all’osteria in fondo al paese e, siccome era troppo caldo, l’oste gli ha messo un cubetto di ghiaccio

ROSA: Niente di più facile che sia stato quello

PASQUALE: L’ho sempre detto a Tobia… Siccome hai lo stomaco di ferro non toccare mai l’acqua; te lo arrugginisce e si potrebbe bloccare

ROSA: Qualcuno gli faccia almeno la respirazione bocca a bocca…

GIGIA: Io no; ha quasi tutti i denti cariati ed esce una puzza che nemmeno le zanzare si avvicinano

PASQUALE: Potremmo provare con la canna della bicicletta

ANTENORE: No no, mi sa tanto che il Tobia faccia la fine del Filippo. Fra tre giorni… funerale! (Lo sostiene per la testa)

GIGIA: Povero il mio Tobia; e pensare che gli volevo così bene…

ROSA: Come… gli volevo così bene… Guarda che non è ancora morto

GIGIA: Ma guardalo in faccia! È più cadaverico lui che un cadavere vero. Ma, se il Signore ha deciso così, che sia fatta la sua volontà, e amen. Comunque, con la misera pensione che prendeva, non so cosa rimarrà a me e come tirare avanti. Non mi resta che il marciapiede…

ROSA: Come… non ti resta che il marciapiede? Non vorrai metterti adesso, alla tua età, a fare quel mestiere…

GIGIA:  Non mi resta che il marciapiede nel senso che non avrò nemmeno i soldi per pagare l’affitto

PASQUALE: Tobia, Tobia! Amico mio! Cerca di non morire, tieni duro! Non vorrai che il Pasquale rimanga qui solo a bere senza di te… Mi senti Tobia? Apri gli occhi anche per un attimo solo…

TOBIA: (Voce molto flebile). Pasquale, proprio perché me lo chiedi tu tento di aprirne uno solo, ma che fatica…

PASQUALE: Dai, prova anche l’altro

TOBIA: Non ce la faccio Pasquale…

PASQUALE: Perché non ce la fai?

TOBIA: Perché l’Antenore mi copre l’altro con la sua mano

ROSA: Togli quella manaccia Antenore!

PASQUALE: Non hai niente da dirci Tobia prima di lasciare questa terra, la nostra osteria, il nostro Barbera?

ROSA: Senti Pasquale, forse è il caso che tu vada a chiamare il dottor Sbronzetti; magari, se non è ancora sbronzo, riesce a fare qualcosa

PASQUALE: Corro come un fulmine a ciel sereno. (Esce)

TOBIA: Avvicinati Pasquale…

GIGIA: Il Pasquale non c’è; è andato a chiamare il dottor Sbronzetti

TOBIA: Oh Madonna mia! Se viene quello è la volta che muoio prima… Avvicinati tu allora Gigia…

GIGIA: La tua Gigia è qui Tobia, qui accanto a te come è sempre stata

TOBIA: (Voce preagonica). Brava, continua a rimanere qui. Lasciami solo almeno in paradiso, lascia che senta i cori angelici e non la tua voce che mi ha sempre rotto le palle tutti i giorni; comunque, se vuoi venire su anche tu fallo pure, ma che sia il più tardi possibile magari in un altro reparto, il più lontano possibile

GIGIA: Neanche in punto di morte questo si smentisce! Rompiballe in vita e rompiballe in morte! Macchè paradiso, all’inferno meriti di andare

TOBIA: L’inferno l’ho già fatto stando tutti questi anni con te. Adesso vorrei confessarmi per presentarmi a San Pietro con l’anima pulita

ROSA: Impossibile; il nostro parroco, dopo il funerale del Filippo, è partito per gli esercizi spirituali e il supplente non è ancora arrivato

ANTENORE: Dimmi pure figliolo. Volevi un prete? Eccomi qua. Racconta figliolo, racconta

TOBIA: Padre, ho peccato

ANTENORE: Lo so figliolo, lo sanno tutti che ti piaceva bere

TOBIA: Mica è un peccato quello reverendo; se Gesù ha trasformato l’acqua in vino vuol dire che piaceva anche a lui e lui era senza peccato

SPERANZA: Beh, mica scemo; mi sa che abbia ragione

ROSA: Ma ti pare il caso Antenore di sostituirti al prete?

ANTENORE: Almeno muore sereno, no? Continua figliolo…

TOBIA: Padre, ho peccato…

ANTENORE: Già detto figliolo; ora va avanti se no non facciamo a tempo ad arrivare al termine della confessione

TOBIA: Ho peccato per aver frequentato in modo peccaminoso, qualche anno fa, la Rosa dell’osteria della Speranza

ROSA: Cooosa! Ma quello è completamente fuori di melone!

GIGIA: Com’è questa storia Rosa?

ROSA: Nessuna storia! È il veleno che gli fa effetto

ANTENORE: Di che veleno parli Rosa?

ROSA: Del… del metanolo! Il metanolo che c’è nel vino è un potente veleno!

ANTENORE: Ti faccio notare che anche noi abbiamo bevuto lo stesso vino

SPERANZA: Si vede che lui è più debole di voi, sarà l’età!

GIGIA: A me mi sa che non me la conti giusta, sant’Agnese che non sei altro

ROSA: Dai Gigia, che anche a te non sono spuntate le ali… Forse anche tu qualche peccatuccio ce l’hai da confessare

GIGIA: Perché? Cosa vorresti dire!

ROSA: Guarda carina che il paese è piccolo, la gente mormora e le cose, prima o poi, si vengono a sapere. Cosa ci faceva a casa tua il mio Tonio mentre il Tobia era da me per le sedute dei massaggi?

GIGIA: Sedute o… sdraiate?

ROSA: Sicuramente sul lettino; dove vuoi che si facciano i massaggi? Attaccati al lampadario? Appesi alla finestra?

GIGIA: Il tuo Tonio veniva da me per ricevere conforto; aveva il dubbio che sua moglie gli facesse le corna, ma non sapeva con chi. Ma adesso lo so bene con chi! Dal dispiacere è andato fuori di melone poveretto!

TOBIA: Padre, ho peccato…

ANTENORE: Zitti che sta riprendendo… Dimmi figliolo…

TOBIA: Chiedo perdono anche al Pasquale

ANTENORE: Cos’hai combinato al Pasquale figliolo?

TOBIA: Ti ricordi Pasquale quella volta che siamo andati in città e abbiamo dormito alla Pensione Mariuccia?

ANTENORE: Va avanti figliolo; Pasquale ti sta ascoltando

ROSA: Ma se non c’è…

ANTENORE: Zitta tu!

TOBIA: Ti avevo promesso di presentarti una bella signora con la quale avresti potuto divertirti un po’… Dopo tutto non hai mai avuto una moglie e avevi diritto anche tu di passare qualche momento in serena compagnia…

PERANZA: Già allora pensavate sempre alle orge voi due, neh…

TOBIA: Abbiamo racimolato quei quattro soldi che ci erano rimasti in tasca e ti ho presentato una biondona così sexi che più sexi non si può. Una meraviglia della natura! Ti ricordi che gambe? Che seni? Che guancione? Che labbroni? Che corpo? Ti ho lasciato da solo con lei, ma dopo poco ti ho visto schizzare per le scale come se fossi inseguito da una pantera e la pantera era lei che ti voleva menare

ANTENORE: Perché lo voleva menare figliolo?

TOBIA: Perché, per fargli uno scherzo, gli avevo presentato un trans

ANTENORE: Questo è grave figliolo. Per penitenza devi recitare… (Entra il dottore con Pasquale)

DOTTORE: Chi è? Dov’è l’ammalato?

PASQUALE: Gliel’ho detto dottore; è il Tobia

GIGIA: Ho paura che sia troppo tardi dottore

DOTTORE: Beh, vediamo quello che possiamo fare. Intanto, Speranza, non potresti portarmi un whiskyno per schiarirmi le idee? Incominciamo dal cuore… (Ausculta con il fonendo sulla parte destra del petto). Uhm… Ahi ahi ahi… Qui non si sente un bel niente; silenzio assoluto. Cuore, se ci sei batti un colpo! Niente da fare; per me è morto

GIGIA: Però a me sembra che respiri ancora

DOTTORE: Starà esalando l’ultimo respiro…

ROSA: Scusi dottore se intervengo, ma… a me han sempre detto che il cuore è a sinistra

DOTTORE: Ah, è vero; questa è la destra… Correggiamo subito il tiro…

SPERANZA: Ecco il suo whiskyno dottore. (Lo beve in un fiato). Adesso andrà decisamente meglio… (Fonendo sulla sinistra). Però… Eppure qualcosina si sente… Un rumorino debole debole… Strano, ma mi sembra che ogni tanto batta ancora… Bah, mi sembra un rumore di motore diesel…  A volte va, a volte non va, a volte perde i colpi. Sentiamo il polso… Tum, tu tum, tu tu tu tum… Mi sa che stia comunicando con l’alfabeto morse. Vivo sembra vivo… Insomma… se non è morto è vivo. Vediamo l’occhio… Classico occhio di pesce lesso…

GIGIA: Ma insomma dottore, è vivo o morto?

DOTTORE: Ma pensate voi che sia semplice prendere una decisione? Ci vorrebbe… ci vorrebbe…

SPERANZA: Un altro whiskyno dottore?

DOTTORE: Direi che quello mi aiuterebbe nella diagnosi… Comunque per me è morto

TOBIA: (Con un cenno del dito fa segno di no). Dottore, forse non sono ancora morto…

DOTTORE: Stia zitto lei! Cosa crede, di saperne più di un dottore?

SPERANZA: Ecco il suo whiskyno dottore. (Lo beve in un fiato). Comunque per la scienza è morto, ma se non lo è, vuol dire che lo sarà presto. (Tobia accenna alle corna)

GIGIA: E se lo mandassimo all’ospedale?

TOBIA: (Risvegliandosi). Cosa? All’ospedale il Tobia! Altro che all’ospedale; niente ospedale! Lo so io dove ho bisogno di andare! Dov’è il cesso Antenore?

ANTENORE: In fondo a destra

TOBIA: Allora corro! Ahia la mia pancia! Ahia  ahia ahia! (Corre fuori)

GIGIA: Ma cosa gli è successo? E’ guarito di colpo?

ANTENORE: La confessione ha fatto il miracolo

ROSA: No, è quello lassù che non l’ha voluto, sporcaccione com’è

PASQUALE: Che meraviglia! Il mio amico è come Lazzaro! È risorto!

DOTTORE: (Sempre sull’alticcio). La sua ripresa è tutto merito della scienza medica! Ve l’avevo detto che probabilmente non era morto. Io devo andare; i miei pazienti mi aspettano. E tu, Pasquale, aiutami ad arrivare almeno alla porta, anzi, fino al mio ambulatorio. Anche oggi il dottor Sbronzetti ha salvato un paziente. Comunque, per festeggiare, ci vorrebbe un whiskyno…

SPERANZA: L’whisky… l’whisky è finito dottore

DOTTORE: Allora fatene arrivare dell’altro per domani. Un saluto a tutti! (Escono. Rientra Tobia)

TOBIA: Mamma mia quanta ne ho fatta! È come se nella mia pancia avessero messo il Dixan con l’ammorbidente; intestino pulito e rimesso a nuovo. Era diventata una lavatrice, con tanto di centrifuga! Peggio del canale dell’acqua che scende dal tetto quando piove come Dio la manda; non si fermava più… Per poco non facevo il diluvio universale!

ANTENORE: Sì, ma gli animali dell’arca sarebbero tutti morti intossicati dalla puzza… Comunque. visto che tutto s’è risolto io me ne vado. Ti raccomando Speranza; il mio bicchiere sempre pronto lì al solito posto

GIGIA: Aspetta Antenore, anche tu Pasquale; aiutami ad accompagnare a casa il Tobia, non so se ce la fa da sola...

TOBIA: Magari con un buon bicchiere di Barbera…

SPERANZA: Il Barbera… il Barbera è finito Tobia

TOBIA: Allora, come ha detto il dottore, fatene arrivare dell’altro per domani. Un saluto a tutti!

GIGIA: Comunque, Rosa, noi abbiamo un conto in sospeso

ROSA: Mi sa tanto, Gigia, che siamo perfettamente pari. (Lo accompagnano sostenendolo ed escono)

SPERANZA: Mamma, cosa sarà successo?

ROSA: Semplice; che la polvere per i ratti è capitata a Tobia

SPERANZA: Mi sa tanto che cinque cucchiaini non siano stati sufficienti. Ma sei sicura che il Guglielmo ti abbia dato la polvere per i ratti?

ROSA: Come no? Gliel’ho detto chiaro e tondo e ad alta voce

SPERANZA: Guarda che quello è parecchio sordo… A meno che la polvere sia scaduta…

ROSA: Se fosse così quello mi sente! Anzi, aspetta che gli telefono. (Compone il numero. Parla a voce alta). È lei Guglielmo? Ma no, non le ho chiesto se ha il pompelmo; le ho solo chiesto se è lei. Ah, bene. Volevo chiederle se era scaduta la polvere dei ratti. No, cerchi di ascoltare bene; avvicini, anzi, incolli l’orecchio al telefono… Volevo chiederle se era scaduta la polvere per i ratti. No, no Guglielmo; non le sto chiedendo se lì ci sono dei matti. Lei mi ha venduto della polvere per i ratti. Oh, meno male che adesso ha capito. Era scaduta? Non caduta… Scaduta! Ah, bene, mi dice che quella non scade… Come… devo provarla in lavatrice? Cosa centra la lavatrice? Cosa? Ma allora non aveva proprio capito una mazza! Le avevo detto che mi serviva la polvere per i ratti e lei ha capito… Porca miseria, adesso è chiaro! Va bé, lasciamo perdere; inutile urlare, tanto lei non sente un bel niente. La saluto Guglielmo

SPERANZA: E allora mamma?

ROSA: Lo sapevo che era duro d’orecchi, ma non fino a quel punto! Io gli chiedo la polvere per i ratti e quel tanghero cosa mi da?

SPERANZA: Cosa ti da?

ROSA: La polvere per i piatti!

SPERANZA: Adesso ho capito perché il Tobia sentiva la pancia con dentro il Dixan con l’ammorbidente e che gli sembrava una lavatrice. Sfido io che gliel’ha completamente pulita!

ROSA: Neanche se gli avessimo fatto un clistere col detersivo!

SPERANZA: Forse, mamma, è meglio che sia andata così. Pensa se al Tobia avessimo dato davvero la polvere per i ratti… Per fortuna gli abbiamo dato soltanto una buona purga e tutto è finito lì. (Rientra il dottore. Sempre un po’ alticcio)

DOTTORE: Sentite donne, non è che ho dimenticato qui la mia borsa?

SPERANZA: E’ vero, eccola qui; la prenda pure

DOTTORE: Meglio che me la porti a casa; sapete, ho dentro una fiala di stricnina. La devo fare al mio cane che sta per tirare le cuoia. È vecchio, ammalato e sta soffrendo. Una punturina e ciao Fido

ROSA: Ma è così potente?

DOTTORE: Potente e veloce; in due secondi ritorna al creatore senza soffrire

ROSA: Ma se la borsa le pesa, dottore, potrei riportargliela io a casa sua

DOTTORE: No, la porto io. (La strattonano a vicenda)

ROSA: Ma lo faccio io

DOTTORE: E’ importante che lo faccia io

ROSA: Ma lasci fare pure a me

DOTTORE: La borsa è mia e me la porto via io

ROSA: Ma la lasci pure qua; gliela riporto io

DOTTORE: No, io!

ROSA: No, io!

SPERANZA: Facciamo così; solo ora mi sono accorta di avere ancora una bottiglia del suo whisketto

DOTTORE: Questa è una buona notizia. Un whiskettino lo gradisco davvero. E va bene, la borsa la lascio pure a lei Rosa. Eccola qua; prima, però, mi lasci togliere la fiala di stricnina; sa, non è consigliabile lasciare in giro queste cose… Magari, se qualcuno avesse delle cattive intenzioni… non si sa mai. (Se la mette in tasca). Alla vostra salute! Grazie dell’whiskino e per la borsa. Buona giornata. (Esce)

ROSA: Porcaccia la miseria! Ce l’avevo quasi fatta e lui, quell’ubriacone fatto e finito, all’ultimo memento…

ROSA: Ho capito mamma quello che ti è passato per la mente, ma ci è andata buca anche questa volta. Rassegniamoci; il nostro progetto è andato in fumo…

ROSA: Ma si può ritentare… Non è detta l’ultima parola!

SPERANZA: No mamma, l’ultima parola te la dico io; lasciamo perdere e basta. Io l’Antenore me lo tengo com’è; io me lo sono scelta e così me lo devo tenere

ROSA: Beh, anch’io mi sono scelta quel cornuto del mio Tonio e me lo devo tenere così, anche se adesso ha il cervello in trasferta. (Entra Pasquale)

PASQUALE: Allora donne, che si dice da queste parti?

ROSA: Cosa vuoi che si dica; purtroppo sempre le stesse cose

PASQUALE: Ah, dimenticavo… Passando davanti alla drogheria il Guglielmo mi ha dato questo pacchetto da darvi. Mi ha fatto anche giurare di consegnarvelo personalmente. Mi ha detto di dirvi che ‘stavolta non si è sbagliato

ROSA: Oh, grazie! Spero proprio che sia quello giusto. Tienilo tu Speranza, mettilo da qualche parte che, prima o poi, ci sarà sicuramente utile

PASQUALE: Ma si può sapere cosa contiene di tanto importante?

ROSA: Formaggio

SPERANZA: (Contemporaneamente a Rosa). Prosciutto

PASQUALE: Prosciutto o formaggio?

SPERANZA: Beh… (Improvvisamente si eccita). Mamma! Che disgrazia!

ROSA: Cos’è successo?

SPERANZA: Il gatto! Il gatto si è portato via il pacchetto

ROSA: Nooo! I gatto no! Micio, micio, vieni qua! (Anche gli altri lo chiamano, tipo… Tommaso torna qua… non scappare… ecc… e, rincorrendolo e urlando, escono tutti dal fondo)