L’osteria di Ferdinando

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Eccoti, finalmente

20 settembre 2010

 

L’OSTERIA DI FERDINANDO

           

Un Atto

di

Salvatore Macri

Autore Posizione SIAE 184727 - Codice Opera SIAE 902862A

mail: macrisa@libero.it - anno 2012

Personaggi:

Lucia, serva                                                       D

Luisa, serva                                       (entrambi i ruoli recitati dalla stessa persona)

Ferdinando IV                                  U

Eleonora, Dama                                              D

Caracciolo, Dignitario                     U

Giovanni, parulano                        U

Vincenzo, zappaterra                    U

Guardiacaccia                                   U

Zingara                                                               D

Maria Carolina                                                 D

Scena: Piazza di paese; in un angolo un fondale con porta praticabile, chiusa con uno spropositato lucchettone, con al di sopra un ramo fronzuto come insegna; dal lato opposto della scena un tavolo rustico e delle sedie; al centro vicino al fondale una siepe rada, lunga circa due metri ed alta circa un metro, realizzata con stecche di legno rustico o arbusti in vaso, libera da entrambi i lati, praticabile sul retro.

Scena prima: Lucia, Ferdinando               

Lucia                                        (entra, guardando indietro; porta un cesto di stracci che depone sul tavolo, dimostrando impazienza)  E forza… muviteve, padro’…  tenite chelli cosce accussì longhe e rimanite sempe arreta! Jammo bello! E fernitela… è tardi! Ohe’… v’aggia veni’ a piglia’ io? Chella nun scenne… e nun ve fa’ manco sagli’…‘a conosco bona!

Ferdinando                           (entra di spalle, salutando con la mano verso le quinte e lanciando baci verso l’alto; nell’indietreggiare, inciampa su una sedia e cade seduto su di essa)  ‘E visto? Pe’ colpa toja… mi so’ fatto male! Mi stevo accirenno…! E io non pozzo morire!

Lucia                                        (sbotta) Vi’ quante storie che site capace ‘e fa’… guardate addo’ mettite ‘e pieri… nun guardate sulamente ‘e guaglione c’ ‘a vunnella corta affacciate ‘o barcone! E po’, chella nun è zitella… è ‘a mugliera d’ ‘o guardiacaccia d’ ‘o Re… e va scuitanne a tutti l’uommene! Chella è ‘na svergognata e tene ‘e corna!

Ferdinando                           Ah, perciò… era ‘na faccia cunusciuta… ma io nun songo geluso d’ ‘o guardiacaccia!

Lucia                                        Jammo, aizateve, arapite ‘a porta, che manere! E stateve accorto, ca chillo porta ‘o fucile!

Ferdinando                           Ohe’… ma tu si’ ‘a serva o ‘a cumannascoppole? Io songo ‘o padrone tuojo, ‘e capito? Io te pavo… tu mi devi purtare rispetto… e nun m’ ‘e scuccia’!

Lucia                                        Si nun arapite ‘a cantina,  si nun vennite ‘o vino, addo’ ‘e pigliate ‘e sordi pe’ me?

Ferdinando                           (alzandosi con riluttanza) Tu t’ ‘e ‘mpara’ parecchie cusarelle… oggi ‘e primmo giorno che fai…

Lucia                                        Io sacco fatica’ int’ ‘e cantine! Facite ampressa c’ ‘o catenaccio! Ma… songo io sola?

Ferdinando                           (sfila dal collo un nastrino con una chiave, armeggia col lucchetto e lo apre, trattandolo come fosse molto pesante) Si’ tu sola… chell’ata… ‘o Re l’ha fatta appendere! Era troppo mariola!

Lucia                                        (si mette davanti a Ferdinando con le mani sui fianchi e lo minaccia con un dito) Vuje site ‘nu ‘ngrato! ‘Ate fatto a spia… eh? Chi ce ‘o diceva ‘o Re? Sulo vuje ìo putiveve fa’… quanne ‘ate visto ‘o Re? Addo’ steveve? Site juto ‘a Reggia? E v’hanno fatto trasi’… accussì combinato? Quanno ce l’ate ditto?

Ferdinando                           Ohe’… penza ‘e fatti tuoi… tu ‘e sape’ solamente che io songo… amico d’ ‘o Re… ‘o vedo tutt’ ‘e juorni… e le pozzo dicere tutte cose… ce trovammo accussì buono, ìnzieme, che nun c’è manco bisogno che parlo… ‘e capito? E statte accorta… tu sì ‘nu poco bruttulella… e ‘o Re le piaceno sulo ‘e belle figliole! Forza, fuje ‘a rinto, e pulezza ‘o bancone!

Lucia                                        (sempre davanti a Ferdinando)  E che s’eva arrubato, chella figliola?

Ferdinando                           (sempre reggendo il pesante lucchetto) Chella mariola… annacquava ‘o vino mio, e chello che sparagnava s’ ‘o vendeva essa sotto sotto! Duje anni è stata ccà… l’aggio sempe pavata a regola, po’ le facevo ‘o regaluccio, ‘a ‘mpustarella, le vulevo bene… ohe’ chella s’è accattata ‘nu palazzo sano, ch’ ‘e sordi arrubbati… sulo duje anni… e sotto ce aveva pure miso n’ata cantina… venneva ‘o vino mio!

Lucia                                        Si è overo… forze ha esagerato ‘nu pucurillo… e ‘o vino quanne s’ ‘o purtava?

Ferdinando                           Faceva chello che voleva quando io stavo fuori… Io nun stongo sempe ccà… tengo pure io ‘a casa… robba ‘e famiglia… me l’anno lassata… è grussicella, e ce stanno tanti cosa ‘a fa’… a me me piacesse assai, ma nun pozzo sta’ sempe arreto ‘o banco! E mo’ me vulissi fa’ passa’, che chisto pesa?

Lucia                                        (sbotta) Vi’ quante storie che site capace ‘e fa’… (si fa da parte, facendo un inchino ironico) preco, trasite!

Ferdinando                           Nun te scurda’ ‘o canistro… (girandosi a guardarlo ed indicando il tavolo) guardate, guardate… comme hanno combinato chella tavula… doppo pulezzato ‘o bancone, devi pulizzare pure quella! Forza, trasi e ancummincia! (esce per la porta)

Lucia                                        (urlandogli dietro) Padrò, ma tu pienzi che ‘a robba pe’ pulezzà io ‘a tengo sempe apriesso? (va a prendere il canestro ed esce per la porta, gridando) Arapi ‘sta fenesta! Se sente puzza ‘e vino fracido ‘a ccà fore! E damme ‘no sicchio!

Scena seconda: Caracciolo, Eleonora, Ferdinando

Eleonora                                (entra, guardando indietro, dimostrando impazienza)  Conte Caracciolo, muovetevi! Non è possibile che rimaniate sempre indietro… Conte! Non è da vostro pari comportarvi in questo modo… contenetevi! E poi… con una popolana! (si porta al centro scena, agitando il ventaglio)

Caracciolo                              (entra di spalle, salutando con la mano verso le quinte e lanciando baci verso l’alto; nell’indietreggiare, come Ferdinando, inciampa su una sedia e cade seduto su di essa)  Per Diana! Chi ha messo qui questa…

Eleonora                                Tacete,Conte! Non incolpate gli altri della vostra disattenzione… il Cielo vi ha punito perché non siamo qui per svaghi goderecci… ricordate la nostra missione!

Caracciolo                              Perdonate, Contessa… ma chella è proprio ‘na bella figliola!

Eleonora                                (strillando) Smettetela! E non parlate ad alta voce in questo modo… con questo dialetto atroce… l’ata ferni’, me so’ spiegata? Allora… entrate, sbrigatevi… chiamatelo… con i dovuti modi… gli debbo parlare e gli debbo porgere il messaggio!

Caracciolo                              Contessa… ma nun facimmo primma se ce lo dico io?

Eleonora                                Mon Dieu! Conte, volete mettere in discussione il Protocollo di Corte? Non mi fate perdere altro tempo! Io debbo prepararmi per andare a teatro! (sospingendolo) Su, forza entrate e significate la mia presenza a sua Mae… all’oste! Jammo… trasite!

Caracciolo                              (si avvia per entrare) Non spingete… mi farete perdere la borsa! (si ferma sulla soglia, facendo gesti eloquenti) Maronna d’ ‘o Carmene, che fieto!

Eleonora                                Conte, smettetela di tergiversare! Compite con sveltezza e garbo la vostra missione, sprezzante di strali e spade!

Caracciolo                              Fossero sulo chelle… ccà ce sta ‘a peste! (esce per la porta)

Eleonora                                (sventagliandosi) Speriamo che si sbrighi… una dama del mio rango costretta ad attendere da sola, in strada… davanti a un’osteria… puzzolente… ah, cosa non si fa per sua Maest… per quest’oste!

Giovanni                                (entra con l’andatura incerta di un ubriaco)  Nun se fa! (si gira verso le quinte in alto) Nun sì ‘na brava figlola! (va a sedersi e si rivolge ad Eleonora) Uh, ccà ce sta ‘nata bella figliola… nenne’, comme te chiammi?

Eleonora                                Villico! Lazzero! Come ti permetti di rivolgermi la parola?

Giovanni                                (trasognato) Io lo saccio comme mi chiammo… e tu ha sbagliato tutte cose! Io mi chiammo… Peppe! Nun  me chiammo Villico… sono sulo... nun tengo la ‘nnammurata, fatico sempe... bella figlio’, tieni che fa’? No, pecchè tu e io ce putessemo fidanza’… (alza il braccio, poi lo riabbassa e abbandona la testa sulle braccia)

Eleonora                                Ma vedi che debbo sopportare! (si avvicina alla porta) Conte… avete finito?

Caracciolo                              (dall’interno) No, ‘a brocca è grossa… ce mancano ancora ‘nu paro ‘e bicchiarielli…

Eleonora                                Conte non mi fate dare in escandescenze! Avete trovato sua…l’oste?

Caracciolo                              (dall’interno) No, è stato isso che ‘a truvato a me… ahhh… ecco… adesso pozziamo venire… (entra fermandosi sulla porta) Contessa, questo vino è eccezionale! Degno delle cantine del… l’oste!

Ferdinando                           (dall’interno) Ohe’, levateve ‘a miezo!

Caracciolo                              Vanno tutti ‘e pressa… io nun pozzo correre, perdo ‘a borza! (si porta vicino ad Eleonora, che esprime disgusto per il tanfo che sente, facendosi aria) Subito… oste…

Ferdinando                           (entrando) Uh… Donna Eleonora… (indica Vincenzo) e chillo chi è?

Eleonora                                (accenna un inchino) Scusate… quello è un rozzo villlico ignorante ubriaco, che si è permesso di rivolgermi la parola in modo insolente, sottintendendo addirittura una proposta…

Ferdinando                           E vui l’avite acciso! Adesso vi devo fare appennere!

Eleonora                                Mae… ma quello sta solo dormendo… quel rozzo villano! E comunque dimentichiamolo… io ho il compito di significare a Vostra… a voi… che siete atteso al Consiglio di… quel Consiglio… che voi conoscete… sono tutti riuniti, hanno deliberato le proposte… ora l’ultima approvazione tocca a voi!

Ferdinando                           Ah! E quando dovrei venire?

Eleonora                                Immediatamente! (inchino) A voi piacendo… Caracciolo, precedeteci… e mettiteve luntano, vui e chesta puzza che ve purtate ‘n cuollo!

Ferdinando                           Vi’ che guaio… e va buono… ma sulo pe’ cinche minuti, che poi io… debbo andare a caccia! E poi… io nun sento nisciuna puzza…

Eleonora                                (inchino) Forse pecchè voi portate addosso un… aroma… piu’ intenso di quello del Conte… e comme se sente! V’ata mettere ‘nu flacone ‘e profumo… (da’ il braccio a Ferdinando e i due seguono Caracciolo che esce)

Scena terza: Vincenzo, Giovanni, Lucia

Vincenzo                                (entra, vede Giovanni e si va a sedere di fronte a lui) Cumpare mio… comme te sienti? ‘E faticato assai oggi, eh? Io me so’ zappato tutt’ ‘a terra… ma nun ce ‘a faccio cchiù… me stongo facenne viecchio… m’aggia ‘nzurà pur’io! ‘O fatto è che figliole zitelle nun se ne trovano! (facendosi vicino)  Siente, sie’… mentre venevo aggio visto ‘na bella guagliona… steva affacciata ‘o barcone… l’aggio fatto segno… ma nun ‘a vuluto fa’ carte!

Giovanni                                (non dà segni di avere inteso)

Vincenzo                                Povero Peppe mio… amico e cumpare fetele ca te capisce… e tace, pe’ timostrare cumprenzione! ‘N’amico cumme a te… è comme… comme…

Giovanni                                (risollevandosi a metà) …è comme a ‘no povero scemo che ‘a passato ’nu guaio… ma statte zitto… tengo suonno! (si rimette giù)

Vincenzo                                Nun sia mai diciuto che io vaco a squitare un amico cumpare verace che dorme! E che dicessero allora l’amici miei… che lasso sulo un amicio? Che nun ‘o porto dint’ ‘o lietto 'o cumpare mio si tene suonno? Facimmo accussì… io mo me soso… (tenta di alzarsi e si rimette giù) si ce la faccio… te piglio ‘n braccio… t’aizo…

Giovanni                                (si risolleva) …e accussì ce truvammo ‘n terra tutti e duje! Niente da fare! M’ ‘e passato ‘o suonno… m’ ‘e rimasta sulo ‘o vulìo ‘e n’ata cosa… tengo ‘na sete…

Lucia                                        (uscendo con una brocca in mano) Ohe’, si tieni sete io te faccio bere, ma ‘e caccia’ primma ‘e sordi!

Vincenzo                                Ma quanti belle figliole ce stanno ‘a cheste parti… aro’ site asciute? Dimme ‘na cosa, bella figlio’… tu si’ zitella? Sai zappa’ ‘a terra?

Lucia                                        Eh? Comme te permetti, vecchio ‘nzallanuto? Statte accorto… io ‘o vaco a dicere… a chi saccio io… te faccio appendere!

Vincenzo                                Eh, comme si’ esagerata… io volevo sulo sape’…

Giovanni                                Ohe’, quanto me fai pava’ pe’ ‘nu miezo litro?

Vincenzo                                Compare mio, nun ve permettite! Pe’ l’amicizia e lo comparaggio ca ce tene… attaccati, chisto vino ve lo offero io medesimo!  (a Lucia)  Purtace ‘na brocca… ‘e ‘nu litro! Quanto t’aggia da’?

Lucia                                        ‘A brocca vene ‘nu turnese… e a me me vene ‘nu carlino!

Giovanni                                Comme? Vuo’ chiù tu ‘e quanto costa ‘o vino?

Lucia                                        Tu stai bello assettato, cumanni… e ‘a fatica mia chi ‘a pava?

Vincenzo                                Ah… ma tu sienti, cumpare mio? Che tiempi so’ arrivati… che tiempi brutti! E io ‘nu carlino nun ‘o tengo!

Giovanni                                Lassa sta’, cumpare… ‘o carlino nun’o tengo manco io…

Vincenzo                                (a Lucia) Lassa sta’ pure tu… m’è passata ‘a voglia!

Lucia                                        Ah, allora ‘o vino nun ‘o vuo’ cchiù? E mo’ te fai passa’ pure n’ata voglia…(si avvicina minacciosa verso i due) mò ve ne dovete andare da qua! Subito! Aizateve! Che gentaglia! Nun putite sta’ assettati a sbafo! Ccà se cunsumano ‘e segge, se sporca ‘o tavulino… adda fatica’ ‘o masterascio, aggia fatica’ io… chi ‘e pava, ‘e danni ‘o padrone? Ccà ce vonno perlomeno… cinche carlini! Avanti… pavate!

(Vincenzo e Giovanni scattano in piedi, anche se con difficoltà)

Giovanni                                Che esagerata… cu’ cinche carlini io ce campo ‘na mesata sana!

Vincenzo                                Bella figlio’, ma tu te sienti bona?

Lucia                                        (vicino ai due, con la mano tesa)  Jammo, ‘na doppia perono e ve ne putite i’… a sfruculia’ ‘a mugliera d’ ‘o guardiacaccia! Chella nun ve fa pava’ niente!

Vincenzo                                Caro Peppe, amico e cumpare mio fetele… pienzaci tu! (esce di corsa)

Giovanni                                (cerca di seguirlo, ma si trova davanti Lucia con la mano tesa che lo ferma) Cumpare amico fedele… e me lassi sulo… cu’ chesta?

Lucia                                        Pava o te faccio appennere! ‘O padrone cunosce buono ‘o Re! Basta ‘na parola e tu… (gesto di impiccagione)

Giovanni                                Era meglio si oggi me cecavo n’uocchio… io nun tengo niente… m’aggio abbuscato sulo ‘nu turnese… io so’ faticatore, comme a te… ‘e sordi m’ ‘e stento pure io… comme fai tu… ma cumme si’ bellella…

(pausa – sguardo significativo tra i due)

Lucia                                        (abbassando la mano, rabbonita) Vavattenne, va’… ma arricuordate… ccà è meglio che nun tuorni, si nun tieni sordi… va buono?

Giovanni                                Va buono… sì ‘na brava figliola… facimmo ‘na cosa… io dimane ampressa vaco ‘o mercato… me venno mulignane e puparuoli… nun passo pe’ l’osteria d’ ‘o mercato… e te vengo a truva’!

Lucia                                        ‘O vino ‘o truvi pure ccà…

Giovanni                                Io ‘o vino ‘o venno, figurati si 'o vaco truvanne. Io nun vaco all’osterie sulo p’ ‘o vino, ma pe’ cumpagnia. 

Lucia                                        Che? E a quanto 'o vinni? Che prezzo me fai?

Giovanni                                Dieci turnesi ‘a votte… 'a mità 'e chello che fanno l'ati... sì ‘o cumanni tu.

Lucia                                        Puortamenne cinche votti quann’ ‘e dimani, te pavo quanne è vennuta ‘a primma, mò tengo che fa’… te saluto!

Giovanni                                Va buono. Accussì dimane te pozzo pure salutà’.

Lucia                                        Abbasta che nu me fai perdere tiempo… io stongo ccà pe’ fatica’….

Giovanni                                E mentre tu fatichi io te pozzo aiuta’. Nun voglio sordi, m’abbasta che stammo ‘nu poco ‘nsieme. Mò vaco a cogliere… ce verimmo quann’ è dimane… brava figliola! (esce)

Lucia                                        (lo guarda allontanarsi mentre esce, poi fa un sospiro ed esce per la porta) Che jurnata… e chi se l’immaginava…

Scena quarta: Guardacaccia, Ferdinando, Zingara

Guardacaccia                        (entra e prepara una sedia) Ecco, assettateve… ve site stancato…

Ferdinando                           (entra si siede, sbatte il cappello da caccia sul tavolo e tamburella nervoso) Cheste so’ cos’ ‘e pazzi! E’ mai possibile? L’aggio acchiappati a tutti quanti?

Zingara                                    (entra e ascolta, occultandosi ai due)

Guardacaccia                        Maestà…. scusate… ‘on Ferdina’… ogni tanto jesce pure ‘a jurnata storta… pure ‘e lancieri vuosti… nun hanno truvato manco ‘nu cuniglio, ‘na quaglia… ‘n’aucelluzzo! Niente! (si siede)

Ferdinando                           Io nun l’aggio accisi a tutti quanti, ‘sti boschi erano chini d’animali… allora so’ stati ‘e lazzeri! ‘A colpa è ‘a toja! Tu si’ ‘nu guardacaccia che nun guarda…. Io t’aggia fa’ appennere!

Guardacaccia                        ‘On Ferdina’… ma comme, nuje ‘ammo pazziato ‘nzieme quann’eravamo piccirelli… e vui me facite appennere? Pure ‘o pate vuosto succereva, cocche vota… ma isso nun s’ ‘a mai pigliata cu’ pàteme… succere… pruvammo dimane, on Ferdina’, ve faccio vede’…

Ferdinando                           Si dimane nun acchiappo almeno ‘nu cinghiale… sai che t’aspetta!

Zingara                                    (si avvicina a Ferdinando)  Ohè, bello signo’… stai nervuso? Io te pozzo aiuta’…

Ferdinando                           E tu chi si’? Io nun t’aggio mai visto!

Guardacaccia                        ‘On Ferdina’, chesta è ‘na zingara… oggi ce sta, dimane no…

Zingara                                    Tu statte zitto… io veco che si nun te cumpuorti buono… t’appenneno!

Guardiacaccia                       (trasalisce e fa gli scongiuri)

Ferdinando                           Ah, tu vidi ‘o futuro? Dimmi ‘na cosa… dimane quanne vaco a caccia che piglio?

Zingara                                    Niente! Tu tieni ‘nu mal’uocchio ‘n cuollo!

Guardacaccia                        Guaglio’, nun pazzia’… ‘o Re… cioè… io songo ‘o re… sponsabile… si chi va a caccia nun trova niente… m’appennono overamente!

Ferdinando                           Tu statte zitto, ‘a cosa è grossa… accussì io tengo ‘o maluocchio? Ma ccà me vonno tutti bene… e chi me l’esse fatto?

Zingara                                    (perentoria) Miette ‘nu carlino ‘ncopp’ ‘a mano e dammella! Io ‘a saccio leggere, e te dico chi è…. jammo, nun fa’ storie, ‘o saccio chi si’… pure si nun ‘o vuo’ fa sape’… fa’ ampressa!

Ferdinando                           (intimidito, dopo aver scambiato un’occhiata col Guardacaccia, mette una moneta sulla mano e la porge) E verimmo…

Guardacaccia                        ‘On Ferdina’… io nun m’ ‘a facesse leggere…

Zingara                                    (si avvicina al guardacaccia e gli sibila) Tu… farrai ‘na brutta fine! (ritorna da Re, prende la moneta con gesto fulmineo ed esamina la mano) Aiccanne ‘a janara! ‘A veco… sta ‘e casa ccà vicino… oggi s’è fatta guagliuncella e porta ‘a vunnella corta… ma tene nuvant’anni… ‘o maluocchio è trasuto pe’ chesta mano… tu l’ ‘e tuccata… no… l’ ‘e sulo salutata… ma è abbastato ‘o stesso!

Ferdinando                           (impaurito e ansioso) Mamma d’ ‘o Carmene! E’ overo che primma ‘e ghi’ a caccia aggio salutato ‘na guagliona… ma stevo io sulo… comme ‘e fatto a sape’ che è stata essa…? Sta scritto ‘ncopp’ ‘a mana mia? Mamma d’ ‘o Carmene! E mò?

Zingara                                    S’adda leva’ ‘o maluocchio!

Ferdinando                           E tu ‘o sai fa’?

Zingara                                    (alzando le mani, in tono ieratico)

Io te l’aggio ditto e io canosco ‘o fatto!

Chi canosce, capisce, chi capisce agisce,

chi agisce riesce, chi riesce cunosce,

e ‘o maluocchio che jesce!

Ferdinando                           (mani in testa, sconsolato) Io nun ce capisco niente!

Guardacaccia                        Manch’io!

Zingara                                    Nun fa niente! Capisco io e basta!  Tu… ‘o tieni ‘o muccaturo?

Ferdinando                           ‘O tengo…

Zingara                                    Miettece ‘a rento ‘nu ducato… e chiurilo stritto…

Ferdinando                           (prende un fazzoletto dalla tasca ed esegue, incerto, tenendo in mano il fazzoletto chiuso, con la mano all’altezza del volto)

Guardacaccia                        Che facite… ‘on Ferdina’… ‘nu ducato sano sano? Stateve accuorto…

Zingara                                    (incurante del commento, si avvicina a Ferdinando) Io mò faccio ‘na cosa…. quanne vidi che te ponto ‘o dito, fa’ ‘nu colpo e tosse e sputa dint’ ‘o muccaturo!

Guardacaccia                        ‘Ncopp’ ‘o ducato? Tu fussi scema?

Ferdinando                           Zitto… (alla Zingara) Io me metto appaura! Che vuo’ fa?

Zingara                                    Guarda…(prende dalla sua sacca un panno che stende sul tavolo, deponendovi sopra un piattino). E statte accuorto quanne te faccio segno….

(cambio luci; spot sul tavolo; la Zingara alza le mani, palme in giù, con gomiti ad angolo; Ferdinando e il Guardacaccia le fanno ala, timorosi) 

                                                  ‘Ncopp’ ‘a ‘sta tavula ‘e ‘st’osteria,

veneno ‘e spiriti a fatica’!

Scennite ampressa, sapite ‘a via,

ca ‘nu maluocchio s’adda caccia’!

Chiuovo pe’ chiovo, cuorno pe’ cuorno

ponta pe’ ponta cacciate fore!

Facite ampressa, stesso ‘sto juorno,

                                                  primma ca chisto curnuto more!

Guardacaccia                        ‘On Ferdina’…. ma ‘e chi sta parlanne? Chi è ‘sto curnuto?

Ferdinando                           Nun ‘o saccio… io però t’aggia fa’ appennere… viri tu!

Zingara                                    Stateve zitti!

Comme si fosse ‘na votte ‘e vino

lievace ‘a spina, fallo scula’!

Chelle che jesce dallo ‘o vicino,

chillo è ‘nu scemo e s’ ‘o po’ piglia’!

Guardacaccia                        ‘On Ferdina’…. ma stresse levanne ‘o maluocchio a vuje pe’ darlo a me?

Ferdinando                           Uh, nun fa’ storie… tanto tu nun ‘e campa’ assaje….

Guardacaccia                        (fa scongiuri esasperati)  E nun pazziate cu’ chesti cose…

Zingara                                    V’ata sta’ zitti!

Trasi int’ ‘o piatto, maluocchio niro,

jesci da chisto, cagna ‘o suggetto!

Tengo ‘nu sacco ‘e spiriti, ‘o viri,

ca la putenza nun fa difetto!

Scinni d’a capa, jesci d’ ‘o core,

chist’ è ‘o cumanno ca mò te tocca!

Va’ ‘ncopp’ ‘a lengua e portate fore

mò che ‘stu papero arape la vocca!

Sento ‘a paura che trase int’all’ossa

a ‘sti duje uommene male criati,

e quanne ‘o primmo te sputa pe’ tosse,

tu vatte a mettere ‘ncopp’ ‘o ducato!

(fa un cenno a Ferdinando, che sputa nel fazzoletto; la Zingara prende il fazzoletto e lo mette nel piattino)

Mò statte fermo, nun ascì ancora,

aspetta a quanne io l’aggio fernuto,

e si tu vulissi n’ata dimora,

va’ dit’ ‘a capa de’ chisto cornuto!

(luci normali; la Zingara abbassa le mani, fa un involto raccogliendo gli angoli del panno e lo regge, pronta ad uscire)

Zingara                                    ‘O maluocchio te l’aggio luvato! Statte buono! (mette in testa il cappello di Ferdinando ed esce di corsa)

Guardacaccia                        ‘On Ferdina’, chesta ci ‘a chiamato ‘e tutt’ ‘e manere, s’è arrubbata ‘o cappiello, m’ha vuttato ‘ncuollo ‘o maluocchio vuosto e s’è purtata pure ‘o ducato!

Ferdinando                           Io però me sento meglio… p’ ‘o ducato nun fa niente, ‘o miedico se piglia ‘e cchiù, sulo pe’ ‘nu stomacale…(si siede)  fa’ ‘na cosa… valle appriesso, e fatte luva’ ‘o maluocchio pure a te! Però io nun vengo! Truovate a n’ato!

Guardacaccia                        ‘Ate ragione… mò vaco! (uscendo) Ohè, zingara… aspetta, fermate, vieni ccà…

Scena quinta: Caracciolo, Ferdinando, Eleonora, Carolina, Lucia

Caracciolo                              (entra di premura aggiustandosi il vestito) Mannaggia ‘sta borza… ‘a vaco sempe perdenne! Maistà…scusate…’on Ferdina’… verite addò v’ata annasconnere… sta arrivanne ‘a Rigina!

Ferdinando                           (scatta e gira per il palco, ispezionandolo alla ricerca di possibili nascondigli)  Mamma d’ ‘o Carmene! E che l’he pigliato? No… ccà nun va buono… chella nun scenne mai… ccà ‘a carrozza nun ce arriva… manco sotto ‘o tavulino… sta proprio venenne apposta!

Caracciolo                              Gnorzì! Aggio sentuto che voleva vedere proprio di persona le condizioni del suo… del vostro popolo! Se fa pure ‘e scale a piedi! Cinche minuti e arriva!

Ferdinando                           E ghiusto l’osteria mia è venita a vede’? Meno male che nun sape niente…

Caracciolo                              Le dame gliel’hanno scunsigliato ma chella… perdonate, la vostra nobilissima Consorte e Regina… chella è ‘na capa tosta che nun guarda ‘nfaccia a nisciuno! ‘A deciso ‘e vere’ tutte l’osterie d’ ‘a città… e quanne ‘a deciso ‘na cosa… nun ce stanno santi che ‘a fermano!

Ferdinando                           E io mò addò m’annasconno? Chesta è l’unica strada… annanze ce sta sulo ‘o mare… forze sotto a ‘na barca…

Caracciolo                              No, no, no! Nun ve scurdate chelle punture agli addominali e alle ginocchia che ve sentite ogni matina… l’acqua fredda ve putesse fa’ male!

Ferdinando                           Io vulesse sulo che ‘a Rigina nun facesse peggio… aggio truvato! M’annasconno areto ‘o filare ‘e piante! (esegue maldestramente e si china) Conte, che dicite? Sono scumparso?

Caracciolo                              Manco p’ ‘a capa, Maistà! Se vere tutte cose!

Ferdinando                           (rialzandosi) Caracciolo, io ve faccio appennere! E’ colpa vosta!

Caracciolo                              Ma comme, Maistà? E’ colpa mia si vui site accussì… accussì… maestoso? E non ve penzate, vostra Maestà, che un indegno responsabile del verde cittadino quale sono io pe’ vuluntà vosta, possa far crescere chiantimma in grado di pareggiare la vostra magnificenza… inzomma, Maistà, tenite ‘nu naso che nun fernisce cchiù!

Ferdinando                           E allora addò mi annasconno?

Caracciolo                              Maistà, ‘o posto migliore è ccà. Chello che sta troppo annaze a l’uocchi è difficile che se vere! Assettateve e facite finta ‘e durmi’, accussì ‘a Rigina nun ve vede ‘n faccia e ve scagna pe’ ‘nu ‘mbriacone!

Ferdinando                           E bravo a Caracciolo! Me piace! Nun ve faccio appennere cchiù! (si siede e mette la testa sulle braccia, fingendo di dormire)

Caracciolo                              (pausa) Maistà, io vaco… scusate… m’aggia fa’ accuncia’ ‘sto vestito, primma che perdo ‘a borza ch’ ‘e sordi! (esce) 

Ferdinando                           (alza la testa e tende l’orecchio) Sta arrivanne… Maronna d’ ‘o Carmene… si nun ‘a può ferma’ manco tu, almeno damme ‘na mano! (si rimette giù)

Eleonora                                (entra e si rivolge verso le quinte) Accomodatevi, Maestà!

Carolina                                  (entra e gira sul palco) Povero popolo mio! Ecco un altro incapace ubriakone, dorme a kvesta ora, invece di lavorare! In questo Regno manca efficienza e foglia di laforare, proturre!

Eleonora                                Veramente, Maestà, su dieci osterie, finora questo è solo il secondo…

Carolina                                  Due sono cià troppi! E’ il venti per cento! Qvsto significa venti per cento popolo perde tempo in locali sporchi…

Eleonora                                …e puzzolenti!

Carolina                                  Comunque ora basta! Io fare emanare legge per punire qvesta gentaglia! Devono laforare, come faccio io e mio tolce consorte, per bene tel Regno!

Lucia                                        (entra dalla porta, con uno strofinaccio) Ma che sta succerenne ccà? (si dirige direttamente da Ferdinando, scuotendolo) Ahhh! Chisto è n’ato che si assetta e nun pava! Vavattenne’ e sentuto? Aizate, voglio vede’ che faccia brutta che tieni!

Ferdinando                           (nascondendo la faccia) Va buono, me ne vaco… aspetta che me sento male…

Eleonora                                (a Carolina) Maestà… avete inteso? Questo poveretto è malato, non ubriaco! (a Lucia) Voi! Non avete visto qui la vostra sovrana?

Lucia                                        Uh… scusate Maestà… (inchino) Perdonate… io non sopporto gli sfaticati… non vi avevo visto.

Carolina                                  Siete perdonata! Ho visto vosto impeto… mi piace persone decise, efficienti, scattanti!

Eleonora                                Perdonate, adesso bisogna fare qualcosa per questo povero malato…

(le tre circondano Ferdinando che cerca di nascondere la faccia e di non parlare, facendo scongiuri visibili solo al pubblico)

Carolina                                  Voi! Uomo di Regno… chi siete?

Eleonora                                Che malattia avete?

Lucia                                        Ohe’… malato e buono, vavattenne! Cerca ‘e nun muri’ justo ccà, ‘e capito? (sospingendolo, cerca di farlo alzare)

Ferdinando                           (mascherando la voce) Lasciami… malato grave!

Eleonora                                Fermatevi, donna! Non toccatelo, la malattia potrebbe essere contagiosa… Maestà… vi prego di allontanarvi da questo essere… non mi piace il suo aspetto… è già quasi scheletrito… la sua pelle è troppo scura… ha il respiro affannato… mi sembra anche di sentire di qui che ha il cuore troppo accelerato… credo che gli resti poco ormai…

Carolina                                  Voi! Come vi chiamate? Dove abitate? Vi manderò un cerusico, suore e dame carità, perché possano assitervi! Dite!

Ferdinando                           (mascherando la voce) Io… qui…

Lucia                                        Nun è overo! Qui nun ci abita nisciuno! Tu sei uno busciardo! Miettete scuorno, dicere bucie alla tua Rigina!

Eleonora                                Comunque, Maestà, insisto che vi ritiriate! E’ troppo pericoloso! Accogliete il mio suggerimento, questa donna lo sorveglierà mentre torniamo alla Reggia, dove potrete dare disposizioni per la sua assistenza.

Carolina                                  Donna, non lasciatelo andare! Manderò aiuti necessari… e anche voi sarete ricompensata per vostra krante efficienza!

Lucia                                        (inchino) Ringrazio vostra Maestà, voi troppo buona, io fatto solo mi dovere… scusate ke no parlo bene kome vojo. Ma io no lascia lui skappare… io adesso attacco lui a seggia e tavulino, fare lui come suppressata! Io avere fune per stendere panni!

Ferdinando                           No… ‘a suppressata me fa male…

Carolina                                  Povero suttito! (a Eleonora) Tice che gli fa male sua supprekkata… ma quale parte corpo è, supprekkata?

Eleonora                                Ma… nun vi preocupate, Maestà… è solo un modo di dire!

Carolina                                  Ah, gut! Bene… questa ultimo tappa, vero? Possiamo tornare in Reggia! Bisogna fare lecce per scampafatiche, ma foglio fare anche sistema per aiuto bisognosi!

Eleonora                                (precede la Regina alle quinte) Accomodatevi di qui, Maestà!

(escono Eleonora e Carolina; lucia le accompagna fino al limitare della scena con inchini ripetuti)

Scena sesta: Ferdinando, Lucia

Ferdinando                           (rialzandosi)  Finalmente è fernuta! Maronna mia, grazie!

Lucia                                        (ritornando da Ferdinado, ancora alle sue spalle) Assettateve e stateve fermo, che io v’aggia attaccare! L’aggio prumiso ‘a Rigina che ve faccio suppressata!

Ferdinando                           (mostrandosi)  Io ‘attacco a te e te jetto a mare! Pe’ poco nun me facivi….

Lucia                                        Padro’… ma site vuje? Ma che cumbinate? Poco fa steveve buono… ma allora nun è overo che state malato, che state murenne?

Ferdinando                           A chi? Puozzi passa’ ‘nu guajo… io stongo benissimo!

Lucia                                        E mò ‘o miedeco, ‘e dame, ‘a gente che sta venenne ccà pe’ v’aiuta’, che le dicimmo?

Ferdinando                           Veneno, nun trovano ‘o malato… e se ne vanno!

Lucia                                        E io che figura ce faccio c’ ‘a Rigina?

Ferdinando                           Chi, chella? Chella è ‘na svampita… tene tanti cose ‘a fa’… scummetto che s’ è scurdata già ‘e te!

Lucia                                        E pecchè ‘ate fatto ‘a cummedia?

Ferdinando                           Qua’ cummedia? Nun mi volevo fare accanoscere… da quella dama, ecco!

Lucia                                        Uh, e pecchè? Che l’avite fatto? E nun ve ne puteveve ghi’ senza tanti storie, sì state appiccecato? E comme facite a sta’ appiccecato cu’ una ‘e chelle? E pecchè ve site appiccecato?

Ferdinando                           Basta! Tu ‘e fa’ ‘o duvere tujo senza ‘mpicciarti d’ ‘e fatti miei, ‘e capito?

Lucia                                        Io ‘o duvere mio l’aggio fatto! V’aggio scazzecato tutt’ ‘a cantina! Aggio lavato e lucidato tavule, seggie e bancone! Aggio pure pulezzato c’ ‘a lisciva pe’ terra, ‘e muri, ‘e botti ‘arento e ‘a fore!

Ferdinando                           Disgraziata! Che m’he cumbinato? Mò ‘e botti puzzano ‘e lisciva… comme ce metto ‘o vino ‘a rento?

Lucia                                        Ce ‘o putite mettere! So’ asciutte!

Ferdinando                           ‘O vuo’ capì che ‘o vino piglia ‘a puzza d’ ‘a lisciva? Tu m’he ‘inguaiato… aggia accattà ‘e botti nove… povero a me! Quante n’he fatte… una… doje…?

Lucia                                        Tutt’ ‘e durici! E po’ nun puzzano! Profumano ‘e lignamme! So’ asciute che pareno accattate mò mò… v’ ‘e putisseve pure vennere!

Ferdinando                           Povero a me… durici botti! Aggia fatica’ doje mesate pe’ senza niente! Ma io te ne caccio! Brutta scema… pigliate ‘a mappatella e vavattenne!

Lucia                                        (mani sui fianchi, in atto di sfida) Embè, primma m’hata pava’ ‘a jurnata! E po’.. nun me putite caccia’! Io aggio cumannato cinche votti ‘e vino… a mità prezzo, e se pava quann’ è fernuta ‘a primma! Chillo sì vene e nun me vere, se ne va!

Ferdinando                           E a me nun me ne ‘mporta! Io saccio addò piglia’ ‘o vino… chi sa che schifezza venne chisto… (prende una moneta)  tiè! Chisto è ‘nu carlino e vavattenne!

Lucia                                        Va buono… (prende la moneta e si avvia mestamente ad uscire per le quinte) Però me dispiace… ccà se steva buono… aggio cunusciuto pure ‘nu giuvanotto… ‘a Rigina… quant’ è bella! (sospiro) E sia fatta ‘a vuluntà ‘e Dio! ‘A mappatella nun ‘a tengo… io tengo sulo ‘a robba che porto ‘n cuollo… io aggio bisogno ‘e fatica’… e aggio avuto ‘sto regalo…! Mò me ne vaco… ma pure io te faccio ‘nu regalo… tu, ‘nu juorno, ti pentirai ‘e chello che me stai facenne… e me verrai truvanne!

Ferdinando                           Tu… brutta janara! Vengo justo a truva’ a te! Statte accorta, nun mena’ maluocchie che io ‘o vengo a sape’… e te faccio appennere! Cioè, ‘o dico ‘o Re… a chillo ‘e guaglione bruttulelle nun le piacieno… specie sì mannano maluocchi… e te fa appennere! Sciò, Sciò!

Lucia                                        Me ne stongo jenne… (dopo un nostalgico sguardo intorno, esce)

Ferdinando                           Ahhh! Se n’ è ghiuta, ‘a fine! Vi’ che guaio m’ ‘a cumbinato! Ah, ‘e femmene… nun capisceno niente d’ ‘e pulizie… uno che trase int’ ‘a n’osteria addà senti’ ‘o profumo d’ ‘o vino, no ‘a puzza ‘e l’ospedale! Schianculiata… ‘a luvato chello bello tartaro chino ‘e muffa ‘a dint’ ‘e botti… e po’… nun ‘a manco pulezzato ‘a tavula ccà fore! Brutta janara! Si’ t‘acchiappo n’ata vota, ‘a faccio appennere!


Scena settima Ferdinando, Caracciolo, Giovanni, Luisa

Ferdinando                           Mò faccio anima e curaggio… traso e veco che ‘a cumbinato… scummetto che ‘a acciso pure a chillo povero Peppeniello…

Caracciolo                              (entra, festoso) ‘On Ferdina’… è ghiuta bona! ‘A Rigina nun se n’è accorta che vuje steveve ccà!

Ferdinando                           ‘O saccio.. ce stevo pure io!

Caracciolo                              Sì…ma chello che nun sapite è che ve va facenne truva’ pe’ mare e pe’ terra… ‘a fatto priparà duje decreti… e vuje l’ata firma’!

Ferdinando                           Oggi e dimane nun se ne parla proprio! Io mò aggia vede’ che m’hanno cumbinato ‘a puteca, po’ stanotte vaco a pesca’ e dimane ammatina… a caccia! Conte, tenevo ‘nu maluocchio in cuollo e non lo sapevo! Non pigliavo niente… dimane me aspetta ‘nu cinghiale! E ce l’arrustimmo e ce ‘o magnammo, io e ‘e lancieri miei!

Giovanni                                (entra, con un fisco di vino sotto braccio) Scusate… stongo cercanne chella figliola che steva ccà…

Ferdinando                           Io songo ‘o padrone! Dicite a me!

Giovanni                                Ecco… essa m’ha addimannato cinche votti ‘e vino… io l’essa purtà dimane.. ma ‘o vulevo fa assaggià… ma nun ce sta?

Ferdinando                           Si nun ‘a verite, nun ce sta!

Giovanni                                Va buono… allora io ce ‘o lasso ccà… dicitancelle, pe’ piacere…

Ferdinando                           Si ‘a veco, ce ‘o dico! Mò jatevenne, che stevemo parlanne!

Giovanni                                Si… scusate… era sulo pe’ farlo assaggià… aggiate pacienza… (esce)

Caracciolo                              Siete stato ‘nu poco… tustariello… cu’ chillo giuvanotto…

Ferdinando                           See! Chillo venne ‘a fetenzia d’ ‘o vino… tene pure ‘o curaggio ‘e dicere che ‘o vo’ fa’ assaggia’!

Caracciolo                              Faciteme vede’! (prendendo il fiasco ed esaminandolo in controluce) Beh… vuje sapite che io so’ n’esperto ‘e vini… e chisto culore… ‘on Ferdina’… ce vulessemo fa’ ‘nu bicchiariello?

Ferdinando                           Io nun tengo ‘o curaggio ‘e trasì… purtatavello ‘a rinto.. e truvateve ‘o bicchiere!

Caracciolo                              Subito, Maistà! Uh! M’he scappato, scusate… (esce per la porta col fiasco in mano)

Ferdinando                           Eppure m’aggia fa’ curaggio e trasi’… chella schianculiata chi sa che m’ha cumbinato… povero Peppeniello!

Luisa                                        (entra dal fondo, con un velo che le copre capelli e parte inferiore del viso)  Ohe’… site vuje ‘o padrone d’ ‘a puteca?

Ferdinando                           Songo io medesimo! Tu che vuo’?

Luisa                                        Io vaco cercanne fatica… ve serve una che lava ‘e piatti?

Ferdinando                           Sì lavi sulo piatti e bicchieri, te piglio… ma pecchè tieni ‘sta cosa ‘ncapo?

Luisa                                        Ah… maritemo è geluso… nun vo’ che me vereno ‘n faccia… e nun vuleva manco che faticassi… ma io nun voglio sta’ senza fa’ niente!

Ferdinando                           Allora pruvammo… va’ a rinto, conta quanti bicchieri e quanti piatti ce stanno e si ne truovi coccheduno spuorco, lavalo!

Luisa                                        Va buono, padro’… doppo me dicite vuje quanto me vulite da’…

Ferdinando                           Vai, io nun m’ ‘e tengo cierti cose… fatica buono… e po’ verimmo stasera!

Luisa                                        Ah, padro’… io me chiammo Luisa… e vuje?

Ferdinando                           Ma tu nun m’he mai visto? Io… me chiammo Ferdinando!

Luisa                                        No, io stongo… stevo sempe chiusa dint’ ‘a casa… nun cunosco nisciuno… sulo mariteme e i parienti. Allora vaco! (esce per la porta)

Caracciolo                              (entra  ostacolando Luisa, con andatura incerta)  Don Ferdinando… ‘ate visto… stavota nun aggio sbagliato, nun v’aggio chiammato Maistà!

Ferdinando                           Nooo… facimmolo sentì pure ‘e prete… chelle so’ ‘nu poco sorde!

Caracciolo                              ‘On Ferdina’… ce vulesse proprio… pure ‘e prete l’essera senti’!

Ferdinando                           (inorgogliendosi) Beh… veramente… grazie, grazie…

Caracciolo                              sì…pure ‘e prete l’hanna sape’…

Ferdinando                           (si pavoneggia)

Caracciolo                              …che chesto è ‘o meglio vino che io abbia mai… vev… viv… vippeto… bevuto! Maistà… chesta è ‘a fine d’ ‘o munno! Delicato e doce, ma sapurito e forte, frizzante senza ‘mbolle, ricco, ma liggiero; chino ‘e culore, ma lassa ‘o bicchiere pulito, niente posa, tene ‘o profumo d’’a terra nosta, e pare che vene ‘a l’oriente; sicco e amabile…Maistà… dint’ ‘o fiasco ce ne sta ancora… ma si nun ‘o vulite… ce penso io!

Ferdinando                           Conte Caracciolo! Vuje steveve parlanne d’ ‘o vino e no di me?

Caracciolo                              Mais… ‘on Ferdina’, vui assaggiate, e po’ me facite sape’. Vui site ‘nu Re… ma chisto è n’imperatore!

Ferdinando                           Me state mettenne in curiosità…

Caracciolo                              Venite, venite… (escono entrambi per la porta)


Scena ottava: Luisa, Giovanni, Ferdinando, Caracciolo, Eleonora

Luisa                                        (entra e pulisce il tavolo con uno strofinaccio)

Giovanni                                (entra) Ohe, bella guagliona…

Luisa                                        ‘O padrone sta ‘a rinto!

Giovanni                                No, nun voglio parla’ cu’ isso, chillo è scustumato!

Luisa                                        E allora che vuo’?

Giovanni                                Io ero venuto pe’ parla’ cu’ ‘na guagliona che aggio visto ccà, poco fa…

Luisa                                        Ah… beh primma ce steva essa… mò ce stongo io… parla cu’ me!

Giovanni                                Ma… nun è ‘a stessa cosa! Tu sì ‘na bella guagliona, io nun te voglio disprezza’… ma tu capisci… cu’ essa… è diverso! Quanne ‘a pozzo truva’?

Luisa                                        Me sape che se n’è ghiuta e basta… forze ‘o padrone l’ha cacciata… pe’ via ‘e cierti votti… o pe’ cierto vino, nun saccio buono!

Giovanni                                Ah! E io mò comme faccio a truvarla? Io… vulevo proprio… parla’ cu’ essa…

Luisa                                        Ah, io nun te vaco bona, eh?

Giovanni                                Nun ‘e capito ancora? Io ‘a voglio bene… e forze pure essa me pare… me vulevo fidanza’… ma a te che te ne ‘mporta? Nun fa niente… tanto giro e tanto faccio che l’aggia truva’ n’ata vota!

Luisa                                        Allora ‘a vuo’ bene… proprio bene?

Giovanni                                E comme t’aggia dicere? Tu ‘e mai vuluto veramente bene a coccheduno? Le lieggi int’ ‘all’uocchi… respiri insieme a isso… ‘o core cammina ‘nsieme ‘o suojo…dint’ ‘a capa vidi sulo a isso… nun sai che facissi pe’ le sta’ vicino… io le voglio bene!

Luisa                                        (si avvicina a Giovanni) … e te stregne ‘o core quanne nun ‘o vidi, e scavalchi ‘e muntagne p’ ‘o truva’, fai chello che nun ‘e mai fatto… vai cercanne ‘a lemmosina a chi te tratta malamente… dici ‘e buscie… t’annascunne ‘a faccia e i capilli… (si toglie lentamente il velo dalla testa, rivelandosi per il personaggio precedente)

Giovanni                                Ma sì tu!

Luisa                                        Sì… so’ io… e tu… sì tu. E pure io te voglio bene! (si abbracciano)

Caracciolo                              (entrando dalla porta e parlando verso l’interno) Venite a piglia’ pure vuje ‘nu poco d’aria fresca… ‘sto vino fa apprezza’ pure chella…

Ferdinando                           (dall’interno) No, ‘o fiasco nun è fernuto… ce mancano ancora ‘nu paro ‘e bicchiarielli…

Caracciolo                              (vede Luisa e Giovanni) Ohe’, che facite? Scustumati!  Ah, ma tu sì chillo d’ ‘o vino! Io lo voglio accattare… ne voglio… treciento butteglie, tanto pe’ l’assaggia’!

Giovanni                                (che si è lentamente staccato da Luisa)  ‘E tengo… v’ è pozzo purta’! Diciteme addò state ‘e casa, e dimane matina…

Luisa                                        Sì, ma chi ‘o pava, quanne vene addò vuje? (Luisa rimette il velo in testa)

Caracciolo                              Ah… ma io veramente… nun c’evo penzato! Me credevo che m’ ‘e vuleva regala’!

Luisa                                        Facite accussì: isso ve ne regala ciento, ma l’ati duiciento l’ata pava’ subito… quatto turnesi ‘a buttiglia, fanno quatto ducati… nun v’ è putimmo regala’ tutte quante… ce ‘amma spusa’!

Caracciolo                              Va buono! Mò ve dongo ‘e quatto ducati… (si fruga addosso) Aggio perzo ‘a borza!

Eleonora                                (entra di premura, portando un sacchetto in mano) Conte Caracciolo… la vostra sbadataggine si ritorce contro di voi! Avete addirittura lasciato la vostra borsa dalla mia sarta. Ringraziate il Cielo che ho già avuto occasione di notarla, altrimenti… addio ducati!

Caracciolo                              (prendendo la borsa) Bellella mia! Grazie, grazie!

Eleonora                                (pavoneggiandosi) Conte… ma certe cose… in pubblico… che idee vi vengono in testa…

Caracciolo                              No, Contessa, nun ve preoccupate proprio… io stevo parlanne d’ ‘a borza! Ecco qua… (la apre, prende alcune monete e le dà a Luisa) Ccà ce stanno quatto ducati… e visto che v’ ‘ata spusà, ce ne metto io n’ati quatto!

Eleonora                                Ma questo è quel villico che mi ha importunato!

Luisa                                        (a Giovanni) Che cosa?

Giovanni                                ‘A signora m’arricordo… me pare che l’aggio ditto che me vulevo fidanza’ cu’ essa… ma stevo ‘nu poco… ‘mbriaco… scusate, signo’, aggiate pacienza… era ‘nu mumento brutto pe’ me… me sentevo assai sulo… ma mò tengo ‘a ‘nnammurata e ce vulimmo spusa’!

Eleonora                                Ah, allora… va bene… Conte! Usatemi la cortesia di regalare a questi giovani da parte mia quanto avete dato già voi, come sostegno alla loro felicità… (sorridendo a Luisa) con tanti auguri! (a Caracciolo, che esegue e fissa la borsa all’interno del vestito)  Po’ facimmo i conti tra di noi, nun solo per il danaro… bellillo mio! (trasalisce) Uh, Maronna… aggio lassata sola ‘a Rigina! Ero  venuta per annunciare la sua venuta… e non mi guardate imbambolati… sta venenne, essa, dame e capa ‘e pezza, per aiutare i bisognosi, appriparatevi! (uscendo)Maestà, Maestà…scusate…

Caracciolo                              Aspettate, Contessa… (uscendo) vengo pure io cu’ vuje addò ‘a Rigina… (reggendosi l’abito) mannaggia ‘sta borza!


Scena nona: Luisa, Ferdinando, Giovanni, Caracciolo

Luisa                                        Tiè, ccà ce stanno l’otto ducati…

Giovanni                                (prendendo le monete)  Maronna… io nun l’aggio mai visti tutti insieme… Luisa… simmo ricchi, ce putimmo spusà… pecchè tu me vuò spusà… è overo?

Luisa                                        Sì… ma tu t’he ‘mpara’ primma meglio a vennere… io nun voglio ghi’ pezzenne!

Giovanni                                A proposito… chelle buttiglie ‘e vino… l’he vennute a quatto vote tanto…

Luisa                                        Chillo ‘e vuleva pe’ senza niente! Mò l’apprezza ‘e cchiù… pecchè le so costate! Tu sai fatica’? E io saccio vennere, famme fa’ a me almeno ‘na cosa… e po’… quanne ce spusammo?  (lo abbraccia con trasporto; si separeranno all’ingresso di Ferdinando)

Ferdinando                           (entrando dalla porta, con una mano tesa in avanti) Conte Caracciolo, venite qui, vi voglio presentare Peppeniello… chella schianculiata non l’ha acciso! (si guarda intorno) E Caracciolo addò sta?

Luisa                                        Padrò… chillo nobile? ‘A ditto che jeva appriesso a ‘na dama che steva ccà…

Ferdinando                           (guardando i due) Ma tu sì chillo d’ ‘o vino… ‘a cumpagna toja se n’è ghiuta… chella schianculiata, l’aggio cacciata pecchè ‘a pulezzato pure ‘a povere! Quando è troppo, è troppo! Guardate ccà, ‘sto povero Peppeniello… è rimasto senza casa!(protende la mano) Pe’ poco nun ‘a acciso pure a isso!

Giovanni                                Ma è nu scarafone!

Ferdinando                           Tu nun capisci niente ‘e animali! Chisto è ‘nu scarabeo egiziano, m’he stato rialato dal Sultano… va buo’, lassammo perdere… a me me serve ‘o vino tuoio! (getta lo scarabeo oltre la porta) Va’ e fatte ‘a casa nova!

Giovanni                                P’ ‘o vino parlate cu’ muglierema… cioè ch’ ‘a fidanzata mia… ce ‘amma spusa’…

Luisa                                        Padrò… vulite ‘o vino? Ma nun v’ho putimmo da’… poco fa è passata ‘a guagliona che faticava ccà e s’è accattata tutta ‘a cantina!

Ferdinando                           Ma io l’aggio cacciata!

Luisa                                        E che significa? L’ordine l’ ‘a fatto… si essa nun cagna idea… nuje ‘o vino nun v’ ‘o putimmo da’!

Ferdinando                           Tu nun me puo’ fa’ chesto! Io… addò ‘a trovo, mò? Comme faccio? Chillo, Caracc… chillo bell’ommo che steva ccà l’ha assaggiato… sicuro ‘a parlato cu’ tutt’ ‘o paese… dimane chi sa quanta gente che vene… e io nun pozzo fa’ brutta figura! Io te pavo!

Luisa                                        Vo’ dicere che a chella guagliona ‘a vaco truvanne io… ve faccio ‘sto piacere… però ‘o prezzo saglie!

Giovanni                                (la tira per una manica)

Ferdinando                           Hmm? Quanto vuò?

Luisa                                        Cinche ducati a votte! Ogni litro ve vene duje turnesi!

Ferdinando                           Hi! Chi sa che vulivi… però ‘o vino adda essere chello che aggio assaggiato… si m’ ‘o puorti dimane ammatina te dongo dieci ducati a votte!

Giovanni                                (barcolla e si lascia cadere su una sedia)  Mamma d’ ‘o Carmene…

Ferdinando                           Ohè, che te succere?

Luisa                                        Niente! Sta penzanne ‘a fatica che adda fa’ stanotte… pe’ carica’ ‘e botti ‘ncopp’ ‘o carretto! Sapite, padrò… dieci votti so assai…

Ferdinando                           Io tengo spazio pe’ durici votti… vidi ci ce vanno l’ati doje…

Giovanni                                Vengo c’ ‘o carretto gruosso! Ce ne vanno pure quattordici!

Luisa                                        No, statte zitto… ‘amma rispetta’ pure l’ati ordini, te si’ scurdato? Padro’… so’ ciento vinti ducati… m’ ‘e date mò o dimane ammatina, primma che scaricammo?

Ferdinando                           Io mò nun ‘i tengo appriesso…

Caracciolo                              (entra di corsa) Maaaa… ‘on Ferdinando! V’aggia dicere ‘na cosa… aspettate…

Ferdinando                           Cooo… Caracciolo! Capitate comme ‘o ragù ‘ncopp’ ‘a pasta! Date cento venti ducati a chisti duje giovani, da parte mia!

Caracciolo                              Ehhhh? Ciento… vinti… ducati?

Ferdinando                           Caracciolo… site sempe stato rimbambito, mò site addiventato pure surdo? Spicciatevi, ne va del mio onor… del mio buon nome di oste! Avanti! Po’ facimmo i cunti!

Caracciolo                              (consegnando la borsa ai due)  Tenitavella tutta quanta… ce ne stanno cientovinticinche… cu’ quanta gente aggia fa’ i cunti io… Mais… ‘o Ferdina’… m’arraccumanno… nun ve scurdate!

Luisa                                        (prende la borsa e la porge a Giovanni)  Grazie! Dimane ammatina ‘o vino sta ccà!

Giovanni                                E chisti (solleva la borsa)  ‘e purtammo ‘o Banco! Luise’… invitammo tutt’ ‘o paese, ‘o matrimonio nuosto! (urla in giro per il palco) Facimmo ‘a cchiù bella festa d’ ‘o Regno!

Luisa                                        (toglie il velo dalla testa) Grazie padro’!

Ferdinando                           Ah… ma si’ sempe tu? M’he fatto fesso! Tu si’ ‘na marpiona! Io ti faccio appennere…


Scena decima: Eleonora, Carolina, Ferdinando, Giovanni, Luisa, Caracciolo, Eleonora

Eleonora                                (entra facendo strada alla Regina con due dame e Caracciolo) Prego Maestà…

Carolina                                  Cosa… ho sentito ti lontano… chi parla di festa del Regno?

(inchini di tutti all’ingresso della Regina)

Ferdinando                           Bonanotte! E mò che te vuò annasconnere?

Carolina                                  Ferdinando! (inchino appena accennato) Cosa voi fate qva? Mon Dieu, con qveste vesti… ma… eravate voi qvi, poco fa… avete stesse vesti di malato grave… moriponto!

Ferdinando                           Quanno mai? Mia Regina, io stongo benissimo!

Eleonora                                Eppure, anche a me pare di ravvisare una certa somiglianza…

Giovanni                                (meravigliato) ‘O Re? Vuje… site ‘o Re?

Luisa                                        E nun te n’eri accorto ancora?

Carolina                                  Ferdinanto… cosa essere qvesto gioko? Cosa essere qvesta festa? Voi non a caccia, non a pesca, vestito da popolano… puzzolente! Cosa fare voi qva?

Ferdinando                           (esitando) Beh, carissima e dolcissima sposissima tetesca mia… io…

Luisa                                        Rispondo io a vostra Maestà se permettete! Sua Maestà ‘o Re si è degnatissimo di venire ccà a benetire nostro fitanzamento… noi non appiamo fatto a Pentecoste, secondo usanza di Regno… allora ci voleva approvazione di Re!

Ferdinando                           Ecco… brava… chesta è una suddita che ne vale ciento! Nun te faccio cchiù appennere!

Carolina                                  Io cià avere visto sue capacità… vi sposate con qvesto giofanotto?

Giovanni                                (confusissimo) Io… lo sposo… inzomma Maestà, voglio tire io la sposa, cioè io no femmena, io sposare lei, presto!

Carolina                                  Bene! Fertinando, avere benetetto fitanzamento?

Ferdinando                           Mò mò ho finito… hanno avuto pure cientovinti ducati!          

Caracciolo                              Cientovinticinche, Maistà!

Carolina                                  Acciungete altrettanti da parte mia! Contessa Eleonora, procetete con esecuzione! Sposina, tanti aukuri! Ferdinanto! Cosa fare ankora qvi? Tornare in Reggia per firmare tecreti, schnell!

Ferdinando                           Va buono… oramai è inutile rimmane’, ccà l’aria s’ è cagnata…

Eleonora                                (porgendo un sacchetto a Luisa) Ecco fatta esecuzione, Maestà! Mio Re… ccà nun s’è cagnato niente! Sentite buono… ce sta ‘na puzza ‘e vino…

Luisa                                        Con il permesso delle loro Maestà, vi prometto che la prossima vota ca turnate, non ci saranno più puzze ti vino nella nostra osteria… dico mia e di Giovanni… (inchino) con il permesso delle vostre Maestà.

Ferdinando                           Comme? Che te si’ misa ‘ncapo? Chesta è l’osteria mi… vulevo dicere, l’osteria ‘e l’amico mio …

Luisa                                        Maistà, chesta osteria oramai è famosa! L’amico vuosto che n’adda fa’ cchiù? Si isso ‘a vo’ pe’ sta’ in santissima pace, se n’adda fa’ una cchiù luntana d’ ‘a Reggia… mò chi sa quanta gente che ce vene, ‘a llà…

Ferdinando                           Pure chesto è overo! Allora tenitavella, ‘a puteca… pe’ buon augurio! Tanto io… isso… se ne fa n’ata… (guardando Carolina) cchiù tranquilla… assaicchiù luntana d’ ‘a Reggia! (sfila il nastrino con la chiave dal colla e la da a Luisa) Stateve sulo accuorti a Peppeniello…

Giovanni                                (si lascia cadere su una sedia) Maronna d’ ‘o Carmene!

Caracciolo                              Allora è isso ‘o malato!

Eleonora                                Soccorriamo il tapino!

Ferdinando                           Il che? Accussì se chiamma, chisto? Vi’ che schifezza ‘e nomme!

Carolina                                  Non vi avvicinate! Cerusico sta arrivanto, farà lui necessario! Mio Re, antiamo in Reggia! (porge la mano ed esce con Ferdinado e le dame)

Ferdinando                           Guagliu’… stateve buoni, ‘a Maronna v’accumpagni… e pure a me!

(inchini generali e ringraziamenti confusi di Giovanni e Luisa)

Giovanni                                (a fatica) Luise’… tu tieni ‘nu curaggio ‘e lione…

Luisa                                        E nuje mò tenimmo chiù ‘e duecientocinquanta ducati… e n’osteria!

Giovanni                                (ricadendo seduto) E nun m’ o dicere accussì… io ce rimango sotto!

Eleonora                                Ragazzi, ancora auguri per il matrimonio… a proposito di denaro… Conte Caracciolo! Accompagnatemi in Reggia, avete una incombenza importantissima e riservata!

Caracciolo                              Io? E che aggia fa’?

Eleonora                                Ci dobbiamo incontrare in una sala riservata! Ve site scurdato che amma fa’ ‘e cunti… bellillo mio?  (lo prende e lo trascina fuori)

Caracciolo                              No! Nun ‘e voglio fa’… chesto è peggio d’ ‘a fucilazione…! (esce)

Giovanni                                Simmo rimasti suli… che facimmo?

Luisa                                        Tu vai a fatica’, vai a recogliere mulignane e puparuoli p’ ‘o mercato, po’ carichi ‘o carretto… durici votti! Io stongo ccà.. po’ me chiuro ‘a rinto, me cocco ‘a qualche parte e ce vedimmo dimane ammatina!

Giovanni                                E… nun ce salutammo?

Luisa                                        (di lontano) Comme no? Statte buono, Giovanni!

Giovanni                                (deluso) Statte bona… ma tu comme te chiammi? Lucia o Luisa?

Luisa                                        Io me chiammo Carolina, comme ‘a Rigina! E vieni ccà… puparuolo, che ce fai accussì luntano?  (i due si abbracciano)

E statte accuorto a te… si nun cammini diritto cu’ l’ate femmene… io te faccio fa’ ‘a fine d’ ‘o Re Ferdinando!

Fine