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PERSONAGGI



LUCI  (E OMBRE)  DELLA  RIBALTA

di


Jean-Paul Alègre

Titolo originale:

La ballade des planches

Traduzione italiana

di

Luigi Lunari


PERSONAGGI

L’ATTORE

L’ATTRICE

I TECNICI

LA PRESENTATRICE

IL REGISTA

IL DISPERATO

CATERINA

ELISA

MICHELE

IL DIRETTORE

L’ATTRICE

L’ATTORE

IL PRESENTATORE

LA TRADUTTRICE

L’INVITATA

PRIMO ESPLORATORE

SECONDO ESPLORATORE

TERZO ESPLORATORE

La distribuzione è comunque elastica: da tre a venti attori.

Il testo  si compone di una serie di brevi scene in tema di spettacolo, di  rappresentazione, e delle situazioni assurde che possono verificarsi su un palcoscenico. Il tutto collegato da “canti” che possono essere eseguiti con o senza accompagnamento musicale; il tutto – ancora – preceduto e seguito da un’introduzione e da una conclusione. Ciascuna di queste scene è comunque indipendente e può essere dunque interpretata di per sé.   Allo stesso modo, la successione che qui si propone  è a puro titolo indicativo, e ciascun regista – se lo desidera – potrà adottare il percorso che più gli aggrada.   Infine, agli attori è lasciata una grande autonomia, poiché ogni personaggio (salvo qualche eccezione)  potrà essere interpretato sia da un uomo che da una donna, previo adattamento del testo.

La prima rappresentazione di “Luci (e ombre) della ribalta” (La ballade des planches) ha avuto luogo nel 1997 a Friburgo (Germania). Il testo è stato ripreso poi da 250 compagnie.


I

I PRELIMINARI

Attore 1, Attore 2, I tecnici

Due attori si rivolgono al pubblico.  Sono molto calmi ed hanno un atteggiamento molto professionale, un poco come dei piloti d’aereo in atto di effettuare le ultime verifiche.

ATTORE 1 – Buonasera!

ATTORE 2 – Buonasera!

ATTORE 1 – Eccoci qua. Non perdiamo tempo. Cominciamo.

ATTORE 2 – Dunque: ingressi?

ATTORE 1 – Aperti.

ATTORE 2 – Personale di sala?

ATTORE 1 – Al loro posto.

ATTORE 2 – Palcoscenico?

ATTORE 1 – Tutto pronto.

ATTORE 2 – Proiettori?

ATTORE 1 – Verifica in corso.

(Tutti i proiettori vengono testati rapidamente uno alla volta, poi si spengono e si riaccendono insieme)

Verifica eseguita.

ATTORE 2 – Il sonoro?

ATTORE 1 – Verifica in corso

         (Rapida rassegna dei vari brani musicali dello spettacolo)

         Verifica eseguita.

ATTORE 2 – Accessori?

ATTORE 1 – Lista controllata.

ATTORE 2 – Dispositivo scenico?

ATTORE 1 – A posto.

ATTORE 2 –  Trucchi e parrucche?

ATTORE 1 – Tutto sistemato.

ATTORE 2 – Il testo?

ATTORE 1 – Memorizzato.

ATTORE 2 – Gli attori?

ATTORE 1 – Pronti.

ATTORE 2 – Il tecnico del suono?

IL TECNICO DEL SUONO (dalla cabina) – Agli ordini.

ATTORE 2 – Il tecnico delle luci?

IL TECNICO DELLE LUCI (dalla cabina) – Agli ordini.

ATTORE 2 – Il pubblico?

ATTORE 1 –  Folto!

         (La battuta sarà adeguata alla reale presenza del pubblico)

ATTORE 2 – Temperatura esterna?

ATTORE 1 – Sedici gradi centigradi.

ATTORE 2 – Temperatura interna?

ATTORE 1 – Ventisei gradi centigradi.

         (Cifre da aggiornare sera per sera)

ATTORE 2 –  Bene. Possiamo partire con lo spettacolo.  Sgomberate i passaggi in          quinta!

ATTORE 1 – Spie luminose tutte al verde!  Attenti...  prontivia!

         (La musica d’inizio invade la scena.

         Buio.)


2

L’ULTIMA PROVA

La Presentatrice, Il Regista, Il Disperato

LA PRESENTATRICE (al Disperato) – Le presento il nostro regista, che si assumerà la responsabilità di organizzare il suo suicidio.  (Al Regista)  Ed ecco qui dunque il nostro disperato, che ha deciso di porre fine ai suoi giorni.

IL REGISTA – Molto felice.

IL DISPERATO – Molto infelice.

IL REGISTA – Lei ha una presenza scenica molto simpatica, e sono sicuro che insieme faremo un ottimo lavoro!

IL DISPERATO – Lo spero anch’io... se non altro per lei; perché per quello che mi riguarda, niente ha più importanza, disperato come sono...

LA PRESENTATRICE – Su, su, che come si suol dire... finché c’è vita c’è speranza!

IL DISPERATO – Come si suol dire... chi? Chi è che lo dice?

LA PRESENTATRICE – Ma lo dice la gente, lo si dice in generale...

IL DISPERATO – La gente, in generale, non sa quel che dice...

IL REGISTA (interrompendolo) – Okay!  Ragazzi, non siamo qui per fare discorsi filosofici!  Il signore vuole suicidarsi: su questo siamo d’accordo, no?

IL DISPERATO – Disperatamente d’accordo.

IL REGISTA – Ottimamente! E dal momento che il signore vuole suicidarsi ed accetta di fare questo in pubblico, è mia intenzione dare il massimo rilievo possibile a questa appassionante occasione.  Semplice e lineare. Dunque... al lavoro!

IL DISPERATO – Se lei crede, va bene.  Il problema è questo: vengo da una famiglia agiata. Anzi, diciamo pure: più che agiata.  Mio padre era un uomo severo ma giusto, e mia madre una donna dolcissima, che aveva un solo difetto...

IL REGISTA (alla Presentatrice) –   Ma che cos’è che ci racconta, questo qui?

LA PRESENTATRICE (al Regista) – Credo voglia spiegarci le ragioni del suo suicidio...

IL REGISTA al Disperato) –  Ma lei non ha capito niente, amico mio!  Le chiedo scusa, ma le cause, i pettegolezzi, il bla-bla-bla, non interessano niente a nessuno!  Qui siamo in teatro, show business, e in più quel che farete sarà filmato per intero.  Il che significa che quel che conta sono le luci, l’audio, l’azione scenica, affinchè di tutto si possa dire “buona la prima”. Lei capisce che dato quello che ha intenzione di fare, non è che si possa rifare più che tanto la scena...

          (Scoppia a ridere)

IL DISPERATO – Molto divertente!

LA PRESENTATRICE (al Regista) – Scusi, però: un po’ più di tatto...

IL REGISTA (alla Presentatrice) – Oh, per piacere!  Lasciamo perdere i sentimentalismi...   (Al Disperato)   Se lei vuole suicidarsi, okay: ma non può pretendere che per questo gli altri rinuncino a vivere!  Bene!  Dove  eravamo rimasti?

IL DISPERATO – Alla storia della mia vita…

IL REGISTA – Ah, sì. La storia della sua vita: tagliato tutto!  Si passa direttamente alla scena madre..    (Alla Presentatrice)   Tu: tu ti fai avanti verso il pubblico, da questa parte, e una volta arrivata qui, dici quel che devi dire.  Chiaro? Okay!

LA PRESENTATRICE – Signore e signori, per la prima volta nella storia del teatro e dello spettacolo, state per assistere a un suicidio in tempo reale.  Permettetemi di presentarvi il protagonista...

IL REGISTA (al Disperato) – E lei intanto si avvicini... così...

LA PRESENTATRICE - ...il quale protagonista ha preferito conservare l’anonimato, e che pertanto noi chiameremo semplicemente “il Disperato”.   Buonasera, caro signore.  Prima di tutto, vorrei pregarla di dichiarare agli spettatori che questo atto irreversibile viene compiuto da Lei di Sua libera iniziativa.

IL DISPERATO – Di mia libera iniziativa.  E in effetti, è questo il mio problema: vengo da una famiglia agiata. Anzi, diciamo pure: più che agiata.  Mio padre era...

LA PRESENTATRICE – Grazie. Grazie.  Ma adesso, cari spettatori, una breve pausa pubblicitaria a favore di quegli inserzionisti e di quegli sponsor che ci permettono di farvi vivere questo evento così eccezionale!

IL REGISTA – Perfetto.  (Alla Presentatrice)  Forse solo un po’ più gioviale il tono della presentazione... (Al Disperato) Lei invece, al contrario, un po’ più tragico! Si ha quasi l’impressioni che la sua morte non la riguardi!

IL DISPERATO – Sì, certo! Ma è solo perchè è indispensabile capire bene il problema di mia madre, che aveva come unico difetto...

IL REGISTA – D’accordo, d’accordo. Questo ce lo racconterà dopo...

IL DISPERATO – Dopo che mi sono suicidato?

IL REGISTA – Ma no: dopo la prova generale.  Torniamo a bomba. Allora: pubblicità.   (Alla Presentatrice:)  E’una cosa lunga?

LA PRESENTATRICE – Abbastanza.  Gli inserzionisti si son precipitati. C’è una società d’assicurazioni, un cioccolato, una fabbrica di detersivi per lavandini e gabinetti, la nuova macchina euroepa, un’altra assicuratrice...

IL REGISTA – Evidentemente, il tema attira..

LA PRESENTATRICE –  Sì. Abbiamo anche un’impresa di pompe funebri, e una fabbrica di bare e d’altri articoli funerari. Non so, però, fino a che punto questo sia di buon gusto...

IL REGISTA – Questo non ci riguarda. La sola cosa importante per noi è realizzare bene il suicidio del signore...

IL DISPERATO – Giustappunto, a questo proposito, avrei voluto dare quanto meno un minimo di spiegazioni. La gente non deve assolutamente pensare che io agisca con leggerezza, magari per capriccio...

IL REGISTA – Ma certo che no, stia tranquillo!  I commenti che farò saranno chiarissimi su questo punto.

IL DISPERATO – Quel che voglio dire è che alla base del problema c’è l’atteggiamento di mia madre: una donna dal carattere molto dolce...

IL REGISTA –  Okay!  Dunque, per quello che riguarda le luci abbiamo previsto un piazzato di fronte, abbastanza violento affinchè non si perda nessuna delle espressioni del suo viso. Per quel che riguarda la musica, beh, avrei pensato a un effetto che non mi pare niente male: nel momento in cui scende dalla graticciata la corda alla quale vi impiccherete, un brano d’organo, di cornetta e di batteria, assolutamente superbo!

LA PRESENTATRICE – Direi che è un’ottima idea!  (Al Disperato) Cosa ne dice?

IL DISPERATO –  Sì. Solo che io non è che mi impicchi.

IL REGISTA – Come!  Lei non si impicca?

IL DISPERATO – Io non mi impicco.

IL REGISTA – Ma allora che cosa fa?

IL DISPERATO – Mi suicido con un colpo di rivoltella!

LA PRESENTATRICE – Un colpo di rivoltella?  Che orrore!

IL REGISTA – Impossibile!

IL DISPERATO – Come sarebbe a dire, “impossibile”?  Mio padre, che si è suicidato, si è sparato con una rivoltella, idem mio fratello maggiore, e anch’io penso di utilizzare lo stesso metodo...

LA PRESENTATRICE – Ma si suicidano tutti a casa vostra?

IL DISPERATO – Beh, sa com’è: in realtà si tratta di una tradizione molto recente, ma abbiamo notato un’intensificazione molto marcata a partire dal momento in cui mia madre, una donna molto dolce di carattere, ha deciso di...

IL REGISTA – Senta, amico mio: i suoi problemi con sua madre lei li risolve come crede, ma per me, io non ho nessuna intenzione di portare in scena uno che si  suicida con un colpo di rivoltella!

IL DISPERATO – E si può sapere perché?

IL REGISTA – Ma perchè è disgustoso, amico mio carissimo!   Anzitutto, c’è un cinquanta per cento di probabilità che lei manchi il colpo, e poi corre il rischio di spruzzare tutta la scena...

LA PRESENTATRICE – Terribile!

IL REGISTA – Potrebbe anche ferire uno dei tecnico, o anche la presentatrice, ci sarebbe del sangue dappertutto, una cosa di una volgarità...

          (Non ha parole)

LA PRESENTATRICE – Intollerabile!

IL REGISTA – Esattamente.  E a parte tutto, succede troppo in fretta. Gli inserzionisti sarebbero furiosi!

LA PRESENTATRICE – Rischiano di non avere speso soldi per niente!

IL REGISTA – Mentre invece una bella impiccagione... molto più spettacolare!  Intanto, dura di più.  E poi ci sono le convulsioni, la morte che si delinea a poco a poco sul suo volto, gli occhi che sembrano schizzare dalle orbite, la lingua che si gonfia...  E’tutto molto bello!

IL DISPERATO – Da un punto di vista...

IL REGISTA – Ma sì! Ma sì!  Lo spettatore ha tutto il tempo di rendersi conto. Si potrà riproporgli l’azione al rallentatore, su grande schermo.  E poi: pensi ai colori!

IL DISPERATO – I colori cosa?

IL REGISTA – Lei che diventa prima blù, poi viola!   E io, a quel punto, che aziono  i riflettori gialli, là, da dietro, in controluce!

LA PRESENTATRICE – Sublime!

IL REGISTA – Potremmo addirittura far installare in scena un cronometro gigante, per cromometrare la sua agonia al decimo di secondo!   Molto suggestivo per lo spettatore...   Mentre invece, con la sua rivoltella, finisce tutto subito! No, no, decisamente, l’impiccagione conviene molto di più…

LA PRESENTATRICE  – Beh, devo dire che dal punto di vista strettamente professionale, ha ragione!

IL DISPERATO – Crede?

LA PRESENTATRICE – Senza il minimo dubbio!  E poi, pensi al commento musicale. Con la sua idea della rivoltella non c’è neanche il tempo di creare l’emozione.  Uno sparo... finito!  E io cosa commento a fare? Mentre invece, se lei si impicca, ho tutto il tempo di spiegare, di commentare...

IL DISPERATO – Potrebbe parlare del problema di mia madre, di questa donna così dolce, il cui unico difetto...

IL REGISTA – Sì, sì! Ne parlerà, stia sicuro!

IL DISPERATO – In questo caso potrei anche ripensarci...

IL REGISTA – Ripensateci in fretta!

IL DISPERATO – Ho ancora dei dubbi...  Mi ero adattato all’idea della rivoltella…  E poi, io sono sempre stato un po’ debole di collo. Mia madre, per esempio, me lo diceva sempre: “Non uscire senza la sciarpa!”    E’ di famiglia, capisce? Tutti, di padre in figlio, abbiamo sempre avuto il collo delicato.

IL REGISTA – E il grilletto facile.

IL DISPERATO – Scusi?

LA PRESENTATRICE – Non gli dia retta!  E’ un suo vizio, quello di fare sempre delle battute di cattivo gusto. Colpa del mestiere. Ogni tanto bisogna allentare la tensione.

IL REGISTA – E’ vero. Lavorare in teatro è stressante!  Lei non ci è mai passato, lei è un uomo fortunato... Allora: si è deciso?

IL DISPERATO – Mi adeguo alla vostra opinione.  Ma dal momento che mi promettete che potrò spiegare al pubblico come mai mia madre, pur essendo così dolce...

IL REGISTA – D’accordo, affare fatto! Non val la pena fare altre prove. Lei sa quel che deve fare. Vada dunque a riposarsi un po’ in quinta...

IL DISPERATO – Però volevo dire che preferirei che, a proposito di mia madre, si precisasse bene il testo...

LA PRESENTATRICE – Dopo, dopo. Abbiamo ancora anche noi un sacco di cose da mettere a punto!  Un po’ di riguardo anche per noi, eh?  (Lo spinge fuori scena)  Sù. Non se la prenda...

          (Il Disperato esce lentamente. Pausa.)

IL REGISTA – Uffa! Certa gente, come gli si dà una parte di un minimo di importanza, guarda quante pretese tirano fuori!

LA PRESENTATRICE – Oh!  Se non altro, questo non è neanche esagerato...

IL REGISTA – Vedrà: sono pronto a scommettere che dopo lo spettacolo si monterà la testa e diventerà insopportabile!

LA PRESENTATRICE – Ma... sarà morto!

IL REGISTA – E’ vero!  Dimenticavo...  E beh, cosa devo dirle? Tanto meglio per noi!  Perché quello lì, con la storia di sua madre, chissà come l’avrebbe messa giù dura!   Bene, facciamo una pausa, perché con questa storia del suicidio in diretta, comincio ad averne piene le scatole!

LA PRESENTATRICE – Sù, sù, il tema è originale...  Le critiche saran senz’altro buone...  Mi pare che la cosa si presenti bene!

IL REGISTA – Sì. Incrociamo le dita, che tutto vada avanti liscio come l’olio.

         (Escono. Lo si sente dire:)  Oh là là!  Che mestiere!  Che vita!

(Buio)


3

IL CANTO DEL PROIETTORE

Un Attore

         (Musica. Un Attore si fa avanti sul palcoscenico)

L’ATTORE  -

E io, io sono il proiettore.

Grazie alla mia struttura di ferro,

O nera o grigia

Esplode il giorno, s’illumina la stella

Io, sono la luce dell’alba, fredda

Io, sono la luminosità della sera, calda

Sulla scenografia

Disegno riflessi d’oro…

Volete un bel blù notte?

Un color rosa ambrato?  Un verde pistacchio?

Basta accendere me!

Io, sono il proiettore

E lo sapete che a lungo dopo lo spettacolo

Continuo a vivere nel silenzio del teatro deserto?

Chiedo scusa. Questi rumori, questi sfrigolio

Sono io che mi raffreddo.

Forza, attori,

Sotto la mia struttura di ferro

Venite a fare una bella doccia di luce!

(Lentamente a buio, mentre sale la musica.)


4

UN DELIZIOSO CHEMISIER

                              Caterina, Elisa, Michele

          (In scena, una donna sola. Suonano alla port. La donna va ad aprire.)

CATERINA – Ah, è lei che mi ha telefonato?

ELISA – Sì. Madame de Bersac?

CATERINA – Sono io. Venga, cara signora. Potremo stare tranquille. Oggi è il giorno di riposo dell’impiegata. Non ci saranno orecchie indiscrete! Se vuol togliersi…          (Elisa si toglie il cappotto)  Oh, che chemisier delizioso!  Un Charles de Bersac, scommetto!

ELISA – Proprio così!  E’ un regalo di suo marito… Voglio dire… uno di quegli omaggi che egli fa sempre alle sue clienti!  Perché in effetti, poter indossare un capo di Charles de Bersac, non è forse un grande regalo per noi donne?

CATERINA – Lei è adorabile, mia cara signorina, e Charles rimarrebbe incantato se la sentisse!  E’ proprio uno dei suoi princìpi di vita. Tante volte mi ha detto: “Caterina cara, io vorrei che tutte le donne che acquistato i miei vestiti dimenticassero di essere mie clienti e diventassero mie amiche!  Vorrei sempre essere là con loro, nei separé dove provano i miei modelli, per essere io ad accostare alle loro dolci spalle i tessuti adeguati.”

ELISA – Davvero un poeta!

CATERINA – Poeta e mandrillo!  Perché se davvero potesse essere là dove dice, certamente non si accontenterebbe del suo ruolo di creatore di moda, se le è chiaro quel che intendo dire.

ELISA (schermendosi) –  Oh, madame de Bersac!

          (Un tempo.  Le due donne appaiono un po’ a disagio.)

CATERINA – Non è poi così terribile, questa roba…

ELISA – Se vuoi dire che è pura e semplice acqua fresca, okay!  Già leggendolo non è che mi sia entusiasmata, ma a recitarlo è una catastrofe!

CATERINA – Tu sei l’ultima a potersi lamentare!  Il tuo personaggio non né poi malissimo!

ELISA – Vuoi scherzare?  Questa Arlette, è completamente idiota.  Come si fa a dare un minimo di consistenza a una parte come questa?  Ma l’hai letta la commedia?  L’amante di un grande  stilista che parla come l’eroina di un fotoromanzo!

CATERINA –  Potrebbe essere voluto…

ELISA –  Sì, buonanotte!  Ci fosse un minimo di distacco ironica! E invece è una che si prende molto sul serio! E quanto a presenza in scena?  Entro al primo atto, poi sparisco mente tu discuti con tuo marito, e ritorno solo verso la fine per pugnalare questo caro de Bersac, perché nel frattempo sono venuta a sapere che lui aveva una relazione con un omosessuale sudamericano, per giunta figlio della sua prima moglie!

CATERINA – No: della sua seconda moglie!

ELISA – Della seconda?...  Ma… allora sei tu?

CATERINA – Sì. O almeno… lo credo…  (Prende un copione, e lo sfoglia)

          Sì, esatto: io sono la seconda moglie.

ELISA – Sei sicura?

CATERINA – Sta a sentire.  (Legge dal manoscritto) Pagina 21: “Madame de Bersac: Charles, io vorrei proprio sapere dove vanno a finire tutti i tuoi soldi!  Charles: Ma, mia cara, tu lo sai che Matilde…”

          (A Elisa:)  Matilde!  La prima moglie è Matilde. L’ereditiera delle Acciaierie Fontenelle.  Quella che lo tradiva con il giardiniere…   (Riprende la lettura:) “ …tu lo sai che Matilde ha ottenuto degli alimenti incredibili!”      (Chiude il copione e lo rimette al suo posto)  Io vengo dopo Matilde.

ELISA – Questa non l’ho capita!  Io credevo che fossi stata tu a tradirlo con il giardiniere!

CATERINA –  Tu scherzi!  Tra l’altro non era neanche il mio tipo, il giardiniere!

          (Pausa)

ELISA – Sei sicura che abbiamo letto lo stesso testo?

CATERINA (verso la quinta) –  Gerardo!  Gerardo!

          (Vediamo entrare un uomo)

MICHELE – Buongiorno!

CATERINA – Buonasera!  Senta: ha visto Gerardo?

MICHELE – Gerardo stasera non viene…  Io sono quello nuovo… Michele!

ELISA – Ah, buonasera, Michele!  Piacere!  (Gli tende la mano e si presenta) Elisa!  Io faccio la parte di Arlette…

CATERINA (c.s.) – Caterina. Io faccio Madame de Bersac.

MICHELE – Io faccio Gustavo.

CATERINA (sorpresa) – Gustavo?

MICHELE – Sì. Gustavo, lo chauffeur…

ELISA –  Ma non c’è nessuno chauffeur!

MICHELE – Chiedo scusa!  Io, faccio lo chauffeur.  E’ una parte minore, certamente, ma tengo molto a interpretarla in modo corretto. Tra l’altro, so già tutto a memoria. La mia prima battuta, quando il grande stilista…  com’è che si chiama?

CATERINA – Monsieur de Bersac!

MICHELE – Esatto! Monsieur de Bersac!  Beh, dopo aver litigato con lei, Elisa…

ELISA (smarrita) – Con me?

MICHELE – Sì.  Beh, insomma: con Arlette…

ELISA (recuperando)-  Ah, sì!  Scena settima!

MICHELE – Voilà!  A quel punto entro io, e dico: “Monsieur de Bersac, la malasorte ci perseguita, la vettura è in panne!”

          (Pausa. Le due donne appaiono stupefatte)

CATERINA – “Monsieur de Bersac, la malasorte ci perseguita, la vettura è in panne!”?

MICHELE – Sì.

ELISA – Io questa non me la ricordo proprio!

MICHELE – Eppure, questa è proprio la mia prima battuta.

CATERINA – Stia a sentire, ci sono un sacco di cose in questa commedia che non funzionano, ma fino a questo momento la macchina non ha mai avuto problemi!

ELISA – E lei… ha molte altre battute di questo genere?

MICHELE – Non quanto avrei voluto, naturalmente!  (A Caterina:) Comunque, ce n’ho una piuttosto divertente quando entro in camera sua e trovo lei sotto il letto…

CATERINA – Sotto il letto?  Io non finisco mai sotto il letto, grazie a dio.  A letto sì, fin troppo spesso, ma sotto, mai!   Almeno stavolta, questa l’ho evitata!

MICHELE – Credo che lei si sbagli… Perché io, quando entro in scena…  Cioè a dire,  insomma, quando esco dall’armadio…

CATERINA – Perché: si trovava in un armadio?

MICHELE – Certo!  Perché stavo sfuggendo a Pedro!  Il figlio omosessuale!  Comunque: io esco dall’armadio, e le dico: “Madame de Bersac, permetta a un vecchio esperto di carrozzerie di dichiararle che la sua è davvero ottima!”  (Silenzio atterrito delle due donne. Michele è visibilmente soddisfatto di se stesso.)   Beh, niente male, vero?

CATERINA – Non arriveremo alla decima rappresentazione!

ELISA – I critici ci massacreranno, e una volta tanto avranno ragione!  Poi c’è un’altra cosa: non capisco chi è questo Pedro.

CATERINA (in tono lugubre) –  E’ mio figlio…

MICHELE (con eccitazione )- …e mio!   (Gesto di protesta di Caterina.) Sì, sì, la cosa è chiarissima.  Pedro l’ha avuto da me!  Poco prima di sposare il fantino!

ELISA (a Caterina) – Sei stata sposata con un fantino? Felicitazioni!

MICHELE – Tanto più che non aveva neanche a che fare con una brutta bestia.

CATERINA (esplodendo) – Lui col cavallo o io con lui? Bravo: bella battuta!

MICHELE – Non le piace? Mi dispiace.  Comunque, è la mia ultima battuta. Quando Von Struffel, il colonnello tedesco che vive in Cile, viene a chiedermi di aiutarlo a fare sparire il corpo di Bob…

ELISA – Bob?

MICHELE – Il fantino!  Bob è il fantino, accidenti!  Insomma: quando il tappeto nel quale abbiamo arrotolato il cadavere, lo gettiamo in uno stagno  infestato dai coccodrilli, io poi mi volto verso il pubblico e dichiaro: “Non era poi così un pelabrocco, quel fantino!”

          (Grande silenzio. Le due donne si guardano.)

CATERINA – Qui faccio un po’ fatica a seguire.

ELISA – E io allora?

MICHELE – Ripeto ancora: non posso dire di avere una gran parte, ma è chiaro che attendo con ansia la scena dell’esplosione!

CATERINA – La scena dell’esplosione?  Dica, dica!

MICHELE – Non mi dica che non lo sa!  Quando Rosalina..

ELISA – Rosalina?

MICHELE – L’impiegata della casa di mode.

ELISA (con sarcasmo) – Ah, sì, quella cara Rosalina, certo! Dove avevo la testa?

MICHELE – Quando Rosalia si dimentica di chiudere lascia il gas nella vostra villa di Acapulco, e il suo amante in quel periodo…

CATERINA – Bob?

MICHELE – Ma no!  Bob è suo marito…

CATERINA – E Von Struffel, allora?

MICHELE – Von Struffel non è mai stato il suo amante!

CATERINA – Forse il fantino, allora?

MICHELE – Ma il fantino è Bob!

CATERINA (perdendo il controllo) -  Ma chi, sant’iddio?  Il cavallo?

MICHELE (scandalizzato) – Oh, madame de  Bersac!

ELISA (idem) –  Caterina, andiamo!

CATERINA (cercando di riprendersi) – Insomma, cerchiamo di stare ai fatti: si può sapere chi è il mio amante di Acapulco?

MICHELE (come fosse cosa ovvia) – Ma è Silviano, il fratello di Pedro!

CATERINA – Mio figlio?!  Ma che orrore!

MICHELE – Ma no, dicendo fratello voglio dire fratellastro!  Il figlio che suo marito ha avuto da Giordana, la moglie del fratello di Enrichetta: la sua amica d’infanzia, quella che poi si è suicidata in Norvegia!

CATERINA (con sarcasmo) – Ma naturale! Tutto chiaro come il sole!  E che cosa ci prepara di bello, questo Silviano?

MICHELE – Viene lì a piazzare la sua bomba ad orologeria… perché è un terrorista: non si ricorda?

ELISA (anche lei sarcastica) – Ma come no! L’avevo notato subito!

MICHELE – Piazza la bomba, o se la dimentica: questo non è chiarissimo nel testo…

CATERINA – Incredibile!  Una commedia così ben costruita…

MICHELE – In ogni caso la bomba scoppia in cucina, e siccome Rosalina si era dimenticata di spegnere il gas, salta in aria prima tutta la casa e poi tutto il quartiere!

ELISA – Tutto il quartiere?

MICHELE (con semplicità) – Sì. Duemila cinquecento morti!   E non vi dico i feriti!

CATERINA – E perché a questa scena ci tiene tanto?

MICHELE – M perché qui ho una battuta formidabile!  Una volta tutto saltato in aria, e mezza scena ridotta a un  cumulo di rovine fumanti, io entro e dico: “Signora, sono un po’ preoccupato per la sua macchina: quando si innesta la seconda si sente un piccolo rumore nient’affatto normale!”  (Silenzio mortale delle sue donne)   “Un piccolo rumore nel motore”… quando c’è un intero quartiere che salta in aria…  piuttosto divertente, no?

CATERINA (glaciale) –  Esilarante!

ELISA (idem)– Strepitoso!  L’autore è davvero in gran forma!

CATERINA – Ma, scusi: la macchina, poco fa, non era in panne?

MICHELE – Quella di prima!  Questa è la macchina nuova…

ELISA (a Caterina) – Ma ovvio!  In questa commedia non si fa altro che cambiare marito, cambiare amante… si può benissimo cambiare anche macchina!

MICHELE (sognante) – Comunque è abbastanza strano!  E’ una cosa che mi fa imbufalire!

ELISA – “Una cosa” cosa?

MICHELE – Questo rumorino alla ripresa, quando si passa in seconda. Era sempre andata bene…  E invece ecco, da qualche giorno, quello che è innegabilmente un problema!

CATERINA – Ma che cosa ci sta raccontando?

MICHELE – Le dico che sono preoccupato… Lei lo sa com’è, con questi modelli di fascia alta, imbottiti di elettronica, che al minimo incidente bisogna cambiare tutto. E con il tempo che ci vuole per far arrivare i ricambi…

ELISA – Ma insomma, Michele!

MICHELE (macchinalmente) – Gustavo!

CATERINA – Credevo che Gustavo  fosse lo chauffeur!

MICHELE (stupito) ­– Ma si capisce, signora, Gustavo, lo chauffeur sono io, per servirla…

ELISA – La smetta con queste sciocchezze, Michele: non sono affatto divertenti!

MICHELE – Mi scusi, signorina Arlette, ma la responsabilità della macchina è mia. E  la smetta di chiamami Michele, per favore!  Non mi piace per niente!

ELISA (a Caterina) – Che cos’è che sta dicendo, qui, il nostro amico?  Gli è saltata la centralina?

MICHELE (molto seriamente) – No, no, signorina Arlette, penserei piuttosto a qualcosa come il carburatore…

CATERINA – Mi stia a sentire un momento, per piacere!

MICHELE – Sì, signora.

CATERINA – Io non sono Madame de Bersac!

MICHELE (con aria complice) – Come la signora desidera…

CATERINA – Io mi chiamo Caterina.

€MICHELE (con una strizzatina d’occhio verso Elisa) – Naturalmente, signora, prendo nota: Caterina… d’accordo. E dove devo accompagnare la signora?

          (Piano, a Elisa)  Appuntamento galante!

CATERINA (innervosendosi) – Ma se le ho detto che non sono la madame de Bersac!  Madame de Bersac è il personaggio che io devo interpretare, d’accordo: ma al momento io sono Caterina!  Caterina: l’attrice che deve fare Madame de Bersac, e lei, lei è Michele e non è il mio chauffeur!   Insomma, sì: lei può darsi che sia il mio chauffeur, ma nella commedia, non nella vita: nella vita lei è Gustavo… cioè… Michele!...   ed è stato scritturato per fare questo chauffeur, d’accordo, ma questo non è un buon motivo per continuare a comportarsi come lo chauffeur, quando invece non lo sta affatto interpretando, lo chauffeur!

ELISA (a Caterina) – Ti stai ingarbugliando: sta attenta!

MICHELE (a Caterina) – Sono a disposizione della signora, ma devo dire che la cosa è davvero un po’ complicata!

CATERINA – Non è possibile!

MICHELE (sentenzioso) – Oh, signora!  Al giorno d’oggi tutto è possibile, come diceva sempre quel povero signor Bob: se lo ricordi!

ELISA – Ecco di nuovo il cavallo e il fantino!

CATERINA (cercando di riprendere le cose in mano) –  Va bene… Michele!  (Nessuna reazione) Michele!

          (Michele tutto a un tratto realizza, e riprende a parlare con un’attenzione esagerata)

MICHELE – Ah! Sì! Michele… (A Elisa:)  Michele!   Sono io… oggi… (A Caterina:) La sto ascoltando, signora!

CATERINA (esplodendo) – E la smetta di chiamarmi signora, accidenti!

MICHELE – Come la signora desidera. Ma mi troverò veramente a disagio dovendo chiamare la signora altrimenti che “signora”…  (Un tempo) L’abitudine, signora!

ELISA – Mi esaspera, non lo posso più vedere!

CATERINA (piccato) – Sarà meglio dunque ch’io mi ritiri, signorina…  (A Caterina:) Se la signora ha bisogno di me… sono in macchina…

          (Si inchina ed esce freddamente)

ELISA – Completamente fuso, il nostro amico!

CATERINA –  Tu però sei  stata forse un po’ dura con lui.

ELISA – Per favore, Caterina: non pensi al tempo che ci ha fatto perdere?

CATERINA – Può darsi che non sia tanto colpa sua.

ELISA – Non è colpa sua?

CATERINA – In fin dei conti, che si preoccupi torna tutto a suo onore.

ELISA – Che si preoccupi di che cosa?

CATERINA – E’ lui che la guida, la macchina!  E se ha sentito un rumore strano, è anche suo dovere farcelo sapere, no?

          (Lungo momento di silenzio)

ELISA – Caterina!

CATERINA – E’ inutile continuare a  chiamarmi Caterina.  Io rinuncio alla mia bella serata, mia cara. Questa scena con Gustavo mi ha davvero turbata. Tu sai che lui per me è qualcosa di più di uno chauffeur…

ELISA – Però…

CATERINA – E poi, lo confesso, la vita con Charles de Bersac è a volte un po’ pesante da sopportare!  Mi capita a volte di rimpiangere quel caro vecchio Bob…

ELISA (debolmente) –  Il cavallo?

CATERINA – Il fantino, tesoro, il fantino!  Su, passerò la serata con un buon libro, che è ancora la cosa più sicura e affidabile…  (Fa per uscire, poi torna sui suoi passi.)  Sai una cosa? Lo so benissimo che tu sei la nuova amante di mio marito!  Il trucco dello chemisier di seta, lo fa con tutte… Sta in guardia, quando ti regalerà il completo beige della sua famosa collezione “Notti parigine”, vorrà dire che il tuo regno è al tramonto…   Lo so! Lo so! Siete tutte uguali!  Tutte a meravigliarsi della mia apparente indifferenza…  Ma voglio svelarti un segreto: c’è stato un evento che ha cambiato la mia vita, e dopo il quale io non sono stata più la stessa…  Certamente hai indovinato a che cosa alludo…

ELISA – Veramente, io…

CATERINA – L’esplosione di Acapulco, tesoro!   L’esplosione!  Ogni tanto sento ancora il grido dei feriti, la notte…  Insopportabile…   Beh, insomma, va pure, tesoro, e scusa se non ti accompagno…

          (Esce. Lungo momento di silenzio) 

ELISA – Questa, poi!.. (Al pubblico:) No, ma dico: avete visto? Avete sentito?  Follia completa, dico io!     (Un tempo)  Mai mi sarei immaginata che quella vecchia pazza della signora Bersac potesse indovinare così in fretta che io ero l’amante di Charles! (Un tempo. Elisa si fa più vicino al pubblico) Ma quello che però non conosce… è la mia vera identità!  Permettete ch’io mi presenti: Maria Pilar Con Struffel!  Sono la nipote del colonnello tedesco rifugiato in Cile, sa quale: quello che aveva fatto sparire il povero Bob, con l’aiuto di Pedro e di Gustavo….   Ebbene, io sono segretamente sposata con Gustavo, il quale poco tempo fa si è reso conto del fatto che il suo vero padre era Bob e che Charles de Bersac e sua moglie avevano messo a punto un piano per ucciderlo, assieme a mio zio Von Struffel! Da cui l’esplosione di Acapulco!  Eh sì, perché in effetti Silviano, quello che ha messo la bomba, e Rosalina, l’impiegata dalla casa di moda, erano in combutta tra loro. Il che è del resto logico quando si mettono bombe!...   e volevano dimostrare a Pedro…   Per farla breve, perché spiegare tutto sarebbe un po’ lungo… quello che volevo dirvi è che noi stiamo per mettere questa casa a ferro e fuoco.  Pertanto, un consiglio: più girate al largo meglio è, perché dai Bersac se ne vedranno delle belle !  (Si avvia per uscire)   Ah, sì!  Un’ultima raccomandazione.  Se dovete comprare una macchina, girate al largo dal modello parcheggiato qui in strada, davanti alla porta…  E’ una macchina dove si sta molto comodi ma la frizione fa schifo! Buonasera!

          (Buio. Musica.)


5.

IL LAMENTO DEL TUBETTO DEL FONDOTINTA

Un Attore.

Un Attore si fa avanti verso il pubblico.

L’ATTORE -                Io sono il tubetto del fondotinta

                                      La mia vita è monotona

                                      Nella trousse del trucco.

                                      Ma quando è l’ora dello spettacolo

                                      E’ a me che ti rivolgi,

                                      Tu, attore,

                                      Per disegnare sul tuo volto

                                      Il tratto della festa…

                                      Dopodichè io ritorno al mio sonno

                                      E sogno

                                      Una bella esistenza tra gli applausi

                                      Senza latte o crema detergenti.

Musica. Lentamente a buio.


6.

VIVIAMO FELICI

ASPETTANDO LA MORTE

Attore 1, Attore 2

Musica. Poi silenzio. Due attori si presentano, faccia al pubblico.

ATTORE 1 – Viviamo felici aspettando la morte!  (L’altro guarda il pubblico, con aria beata. Silenzio) Viviamo felici aspettando la morte!  Viviamo felici aspettando la morte!  (E’ in attesa di una risposta che evidentemente non arriva.)  Aspettando la morte, viviamo felici!  (Silenzio. L’altro attore, sempre beato, guarda ora l’Attore 1 con espressione di incuriosita benevolenza)  Viviamo, aspettando la morte, felici!  (Idem come sopra) Aspettando la morte, felici, viviamo!  (Idem come sopra) Viviamo la morte aspettando felici!... Ehm… Aspettiamo felici vivendo la morte…   (Un tempo. Poi sussurra:) Tocca a Lei! 

ATTORE 2 – Come?

ATTORE 1 – Tocca a Lei!

ATTORE 2 – E me lo dici a me?

ATTORE 1 – Certo! Sù: tocca a Lei.

ATTORE 2 –  E diglielo a lei, allora!

ATTORE 1 –  A chi?

ATTORE 2 –  A lei!  Se tocca a lei, diglielo a lei!

ATTORE 1 – Ma a lei chi?

ATTORE 2 – E io che ne so?  Sei tu che hai detto che tocca a lei!

ATTORE 1 – A lei Lei, accidenti a Lei!

ATTORE 2 –  Lei, io?

ATTORE 1 – Sì, accidenti!  Ho detto a Lei, che tocca a Lei parlare, nel senso di “a vossignoria”.

ATTORE 2 – Da quando in qua mi chiami vossignoria?

ATTORE 1 – Ho detto così per farti capire. Tocca parlare a Lei!  (Gli punta il dito contro)   Lei! Lei!  Io la mia battuta l’ho detta: “Viviamo felici aspettando la morte!”  E adesso bisogna andare avanti: e tocca a Lei!

ATTORE 2 – Ah, non lei un’altra: Lei… io!

ATTORE 1 – Oh, finalmente!

ATTORE 2 – Sì, ma da quando in qua mi dài del Lei?

ATTORE 1 – Okay. Va bene: tocca a te!  Contento?

ATTORE 2 – Non è che io voglia contraddirti, sia chiaro… C’è gente che preferisce mantenere il Lei tutta la vita, c’è gente che passa subito al tu. Io, per esempio, ho il tu abbastanza facile, anche con gente che conosco appena…

ATTORE 1 – Va bene, va bene: allora mi correggo: di’ la tua battuta.

ATTORE 2 – Oh, bene!. Dunque ci diamo del tu!

ATTORE 1 (esplodendo) – Ci diamo del tu, ci diamo del Lei, ci diamo del voi, come preferisci!  Quello che voglio è sentire la tua battuta, con o senza Lei, con o senza tu!  Purchè si vada avanti!  Capito?  Avanti!  Vorrei poter finalmente arrivare in fondo alla scena…

ATTORE 2 –  In fondo a che cosa?

ATTORE 1 –  In fondo alla scena!

ATTORE 2 (tranquillo, indicando con un cenno del capo il fondo del palcoscenico) –  Vacci pure. Non c’è poi molta strada!

ATTORE 1 – In fondo alla scena che dobbiamo recitare, non in fondo alla scena intesa come spazio! Cretino che non sei altro!

ATTORE 2 (freddamente) – Stai dando del cretino a me?

ATTORE 1 –  Ma no!

ATTORE 2 – E a chi allora?

ATTORE 1 – Insomma, no, sì, no, cosa c’entra?  Per modo di dire! E’ quel gioco cretino sulla scena palcoscenico e sulla scena scritta da recitare, che mi ha fatto andare fuori dagli stracci. Oaky, come non detto, va bene?

ATTORE 2 – Può darsi. Io però, intanto, non so più cosa dire!

ATTORE 1 – Cosa vuol dire che non sai più cosa dire?

ATTORE 2 –  Che mi disorienta l’ambiguità del linguaggio!  Tu dici Lei e io capisco lei. Capire lei quando uno dice lei è anche giusto, ma – appunto – ambiguo. Idem quando tu parli di scena, e io capisco scena, ed è giusto, anche se tu intendevi scena!  Ecco, anche, perché dico che non so cosa dire: perché in questa ambiguità preferisco astenermi!

ATTORE 1 (perplesso) – Capisco… Però direi che potremmo mettere da parte tutto questo, e restare sul seminato…. Non in senso agricolo, eh?, mi raccomando!.. Diciamo, che stiamo ai fatti. Io dico la mia battuta, e tu vai avanti con la tua. Okay?

ATTORE 2 – Proviamo.

ATTORE 1 (meccanicamente) – Viviamo felici aspettando la morte!

          (Lunga pausa)

ATTORE 2 – Va bene!  Sta a sentire, amico mio, in tutta sincerità: a me pare che tu stia menando il can per l’aia. Lascia perdere ‘sta storia, e va avanti.

ATTORE 1 – Tu non devi far altro che dire la tua battuta, accidenti a te, altrimenti come faccio a andare avanti?

ATTORE 2 – La mia battuta? Tu vuoi che io ti dia la mia battuta?

ATTORE 1 – E’ un’ora che cerco di fartela capire!

ATTORE 2 –  Va bene!  Non è che io sia qui per questo, ma se la cosa ti può far aiutare…

ATTORE 1 – Questa è follia pura!  Ma tu: sei o non sei un attore?

ATTORE 2 – Sì…  ma esordiente!  E’ la mia prima volta!   L’unica cosa che ho fatto finora è una pubblicità per un detersivo. L’avrai vista senz’altro…

ATTORE 1 – Può darsi…  Comunque non mi ricordo di te…

ATTORE 2 – Non puoi ricordarti di me: non mi si vedeva neanche!

ATTORE 1 –  Ah, okay! Questo spiega perché!

ATTORE 2 –  Cioè, io sono lì che reggo un barile di detersivo, dietro un grande lenzuolo bianco su cui si proietta la mia ombra!

ATTORE 1 – Questa sì, ricordo di averla vista!  Vorrai scusarmi se non ho riconosciuto la tua ombra!

ATTORE 2 –  Non è il caso!  Neanch’io, se non fossi stato al corrente…  Il tutto comunque per dirti che non ho ancora una grande esperienza come attore. E’ per questo che quando mi hanno parlato bene di te, ho pensato che sarebbe stato molto istruttivo per me assistere a una qualche tua prova…

ATTORE 1 (a bassa voce) – Qui non stiamo provando!

ATTORE 2 –  Come?

ATTORE 1 – Ho detto che questa non è una prova!  (Fa dei gesti in direzione della sala. L’Attore 2 guarda nella direzione indicata, ma è accecato dai riflettori.)

          Io non sto provando:io sto recitando!

ATTORE 2 –  Giura!  Vuoi dire che là c’è gente?

ATTORE 1 – Ma sì!

ATTORE 2 – Non ci posso credere!  (Altra occhiata)  Non si vede niente!

ATTORE 1 – Perché ci sono i riflettori che accecano!   Evidentemente, quando si è fatta l’ombra in uno sketch sui detersivi, non si è preparati alle realtà del palcoscenico!

ATTORE 2 – Ma tu, allora, reciti da solo?

ATTORE 1 –  E come no!  Il tizio che recitava con me ha avuto un incidente, e stasera in extremis avrebbero dovuto mandarmi un collega che sapesse già la parte!  E quindi io avevo creduto...

ATTORE 2 – Ah, d’accordo!   E va bene: non ho intenzione di disturbarti più che tanto; e dal momento che sono qui, ne approfitto…  (Va a sistemarsi in sala, saluta gli spettatori, stringe qualche mano)  Pardon… Pardon…  E’ libero?  Qui?  Posso sedere qui vicino a lei?...   Chiedo scusa… Ah, che bello comodo!  (All’Attore 1:)  Io sono a posto…  Attacca pure, t’ascolto!

ATTORE 1 –  Calma, calma!  Come vuoi che faccia a recitare senza un compagno?

ATTORE 2 – Non lo so… Improvvisa!

ATTORE 1 – Non ci penso neanche!

ATTORE 2 – Trova comunque una soluzione!  Noi aspettiamo!

ATTORE 1 – Come sarebbe a dire “noi”?

ATTORE 2 (grandioso) –  Noi spettatori.  (Con largo gesto verso il pubblico)  E posso anche dirti che stiamo cominciando a perdere la pazienza!  (A un vicino:) Un po’ lento a mettersi in moto, non le pare?

ATTORE 1 (al pubblico) –  Signore e signori, ecco che…

ATTORE 2 (interrompendolo) – Rispettabile pubblico.

ATTORE 1 (dopo una pausa) – Scusa?..

ATTORE 2 – Devi dire: “Signore e signori”, virgola, “rispettabile pubblico”… Così suona meglio!  (Al pubblico attorno a lui:)  Bisogna proprio spiegargli tutto!

ATTORE 1 – Okay!  Signore e signori, rispettabile pubblico…

ATTORE 2 – Così va meglio…

ATTORE 1 – …Mi trovo obbligato a rimediare l’improvvisa assenza…

ATTORE 2 – Rimediare all’improvvisa assenza..

ATTORE 1 – Cosa c’è ancora?

ATTORE 2 – Rimediare la… vuol dire un’altra cosa.  Nel tuo caso, rimediare regge il dativo. “Rimediare all’improvvisa assenza…”  (Al pubblico:)  Può darsi sia bravo come attore, ma certo che la grammatica non è il suo forte!

ATTORE 1 – Okay!  Volevo chiedervi un po’ di comprensione, dato che questa commedia è stata scritta per due attori e… (Nel frattempo l’Attore 2 ha intavolato una discussione con un suo vicino.)  Non preoccuparti per me, mi raccomando!

ATTORE 2 – Cosa?  Che cosa c’è ancora?

ATTORE 1 – Sto parlando io, qui!

ATTORE 2 – Tu parli, parli, lo sappiamo benissimo che parli!  Ma anche noi, qui, abbiamo qualcosa da dirci!

ATTORE 1 – Ma io sto cercando di spiegare…

ATTORE 2 – Esatto: tu spieghi troppo!  O reciti o non reciti!  Quando comincerai a recitare farai il piacere di avvertirci…

ATTORE 1 – Ma ti sto dicendo che sto recitando!

ATTORE 2 – Se parli con me non stai recitando!

ATTORE 1 – Parlo con te perché mi impedisci di recitare!

ATTORE 2 – E allora recita, e io non parlo più!

ATTORE 1 – Bene! E allora sta zitto!

ATTORE 2 – Sto zitto, sto zitto!

ATTORE 1 – No; finchè dici “sto zitto”, non stai zitto!   Dire “sto zitto” è pur sempre parlare, e io ti ripeto che se vai avanti a parlare, io non posso andare avanti a recitare!  (Silenzio totale)  Ehi, dico a te!

ATTORE 2 – Ah, bene!  Allora non reciti!

ATTORE 1 – No, ti sto parlando un’ultima volta prima di cominciare a recitare per sapere se hai o non hai capito che non devi rivolgermi la parola quando recito!

ATTORE 2 (agli spettatori) – Se il teatro è sempre così, non c’è da meravigliarsi che la gente preferisca  starsene davanti alla televisione!

ATTORE 1 (urlando) – Smettila di parlare con il pubblico!  Ho bisogno di concentrarmi!

          (Silenzio)

ATTORE 2 (al pubblico) – E’ la prima volta che vedo un attore concentrarsi in scena, davanti agli spettatori!  Di solito, con cose che si fanno in camerino… Prendete nota: è interessante… (L’Attore 1 finge di ignorarlo e cerca di riacquistare la calma. Un tempo.)  Interessante… ma un po’ noioso!   (L’Attore 1 continua a cercare di ignorarlo. L’Attore 2 parla con il pubblico, a voce abbastanza alta.)   Ditemi un po’: il bar era aperto quando siete arrivati?  Perché io mi berrei volentieri un qualcosina, mentre quello lì si concentra…  (Si alza.)  Ma sì, una bella birretta fresca…  Scusi… Scusi…  (Scomoda tutti)  Chiedo scusa…  c’è poco spazio tra una fila e l’altra!  (A tutti:)  Chissà se hanno del caffè!   Ce n’hanno?  Porto del caffè per tutti, va bene?

ATTORE 1 (urlando) –  Io lo uccido!  Lo uccido!

ATTORE 2 – Ah!... Finalmente comincia!  Bene, berremo qualcosa più tardi!

          (Torna a sedersi con grande rumore)

ATTORE 1 – Una parola ancora e lo uccido!

ATTORE 2 (al pubblico) – Ha cambiato il testo!  Meglio così!  E’ un po’ più tonico!

ATTORE 1 – Fuori di qui!

ATTORE 2 (al pubblico) – Ahi, ahi, ahi! Qui si fa dura!

 ATTORE 1 (isterico) – Ehi, sto dicendo a te!

ATTORE 2 –  A me?

ATTORE 1 – Sì. Ce n’ho abbastanza!  Sparisci?

ATTORE 2 (dopo un tempo) –  Ma reciti o parli?

ATTORE 1 – Fuori!

ATTORE 2 (molto calmo) – Okay! (Si alza in piedi e si rivolge al pubblico:) Seguitemi, visto che vuole che ce ne andiamo!  Si va a prendere un caffé al bar…  

ATTORE 1 – Non se ne parla neanche: niente caffè!

ATTORE 2 – E va bene: se non c’è caffè, una bella birretta fresca. Non le pare, signore?  Venga con me…

          (Fa alzare uno spettatore)

ATTORE 1 – Guai a te se te ne vai!

ATTORE 2 – Ah, bene! Adesso non si deve più uscire?

ATTORE 1 – Non con quel signore, comunque!

ATTORE 2 – Stiamo andando a berci una bella birretta fresca…

ATTORE 1 (urlando) – Niente birra!

ATTORE 2 (molto calmo) – Niente caffé?  Niente birra?

ATTORE 1 –  Niente!

ATTORE 2 –  E una coca-cola, allora?

ATTORE 1 – Niente coca-cola!

          (Un tempo)

ATTORE 2 (al pubblico) –   E in più il bar è poco frequentato!  Bene! Bisogna organizzarsi!  (Identifica  una donna in un altro punto della sala.)  Un momento, signora, sto arrivando!  Raccolgo io le ordinazioni, altrimenti qui non si risolve niente!  (Percorre la sala. Lo sentiamo:)  Scusi, signorina!... Pardon… Chiedo scusa… Ehm… Ragazzino, via i piedi dalle poltrone… Scusi…  (Raggiunge la signora:)  Ah, signora, non c’è più caffè, né birra, né coca-cola… le andrebbe bene un succo d’arancia?... Sì?  (Si volta verso l’Attore 1, che è rimasto impietrito sul palcoscenico, e gli grida:)   Ehi, cameriere!  Un succo d’arancia!  (Alla signora:)  Con ghiaccio o senza?  (All’Attore 1:)  Un succo d’arancio con ghiaccio!  (A partire da questo momento, l’Attore 2 si scatena e volteggia tra gli spettatori.)  E un succo d’arancia anche per quel signore là in fondo!  Per lei, giovanotto?  No, giovanotto, no, di birra non ce n’è più, bisogna adattarsi, dopo tutto siamo a teatro!... Un succo di mela?  E vada per il succo di mela! La signorina qui?  Un’acqua minerale?  Con due bicchieri, aggiudicato!  E lei, signore: qualcosa da mangiare?  Penso sia possibile!  Dica pure.  Allora: un tost farcito per lei, un panino al prosciutto cotto qui, e per lei una focaccia ricotta e spinaci?  Benissimo!  Il tutto da annaffiare con un bicchiere di vino locale? Affare fatto!  (Grida in direzione della scena:)  Un succo d’arancia, un succo di mela, un’acqua minerale grande con due bicchieri, più un tost farcito, un panino al cotto e una caraffa di vino novello locale!  (Torna a rivolgersi alla sala:)  Un attimo, signora, sono subito da lei!  Da questa parte?  Per la choucroute, ci sarà da aspettare un qualche quindici minutini…  Comunque l’ordine è andato!   Con un quartino di bianco secco!  Eccomi, signora.  Il duetto di pesce crudo?  Sì, signora, nella salsa c’è della panna fresca.  Possiamo però servirla a parte, se crede.  Molto bene: detto e fatto!  E il rognoncino per quel giovanotto là: preso nota!  E poi, in zona dessert: non c’è il cioccolato glacé con salsa di lampone, ma per il resto siamo ben forniti!  Dite pure!  Bene, signore: una delizia di primavera con vaniglia, cocco, caramello e panna montata, ma senza panna: andato!  (Verso il palcoscenico:)  E via con la choucroute con quarto di bianco secco, un duetto di pesce con la salsa a parte, poi un rognone a seguire, e una delizia senza panna montata.   Via con le comande, e darsi una mossa!

ATTORE 1 (schiumando di rabbia) – Oh! Oh! Oh!  Finiscila con questa carnevalata!  Finiscila immediatamente!

ATTORE 2 (con calma verso la sala) – Un momento, signore e signori, ci dev’essere un problema in cucina! (Verso l’Attore 1:) Cosa succede, signor capocuoco, qualcosa che non va?

ATTORE 1 (quasi strozzandosi per il furore)  –  Capocuoco, adesso?  Vieni qui subito!  Immediatamente!  Ti devo dire un paio di cose!

ATTORE 2 – Un attimo, capocuoco, arrivo… (Avviandosi verso il palcoscenico, continua a parlare agli spettatori)  Tutto bene come vuole lei?  La caraffa d’acqua è in arrivo?   E il conto, a quel tavolo?  No, giovanotto. Birra non ce n’è!  Per il menu turistico, previsto o il formaggio o il dolce! Sì, signore, nella frutta mista c’è anche la frutta! (Sale sul palcoscenico)  Non c’è niente di bello, sa, a gridare come fai tu?

ATTORE 1 – Senti chi parla!  Che cos’è tutta questa storia?

ATTORE 2 – Come?  Mi pare che vada tutto bene, no?   Certo, sarebbe meglio se ci fosse del caffè… perché un buon pasto senza caffè…

ATTORE 1 (digrignando i denti) –  Te lo dico io cosa ne faccio del caffè! Sta un po’ a vedere!

          (Si scaglia contro l’Attore 2 e cerca di colpirlo.  Questi ha il sopravvento e lo caccia in quinta.)

ATTORE 2 – Smettila, vuoi che tutti ti vedano?  Su, calmati, c‘è la sala piena, i clienti aspettano, calma, calma!  (Scompaiono in quinta. Si ode un vago rumore di lotta, poi, dopo una pausa, l’Attore 2 ricompare.)

          Ehm… Signore e signori… una momento d’attenzione, per favore…  E’ successo che il nostro capocuoco si è… ehm… si è ferito… niente di grave, state tranquilli!  Solo che per questa sera, purtroppo, dobbiamo fare a meno di lui.  Vi chiedo dunque la cortesia di un po’ di comprensione e di pazienza.  Cercheremo di assicurare l’essenziale delle ordinazioni.  (Si rivolge a un punto preciso della sala)  Per il rognone, invece, purtroppo, la cosa è proprio impossibile, signore: desolato!  (A tutti:) Comunque c’è anche una buona notizia!  La macchina del caffè è stata aggiustata!  (Di nuovo a un punto preciso della sala, seccamente:)  La macchina del caffè, sì, giovanotto!  Per la birra, ancora niente da fare!   Gliel’ho già detto: stare attenti, a teatro, altrimenti non si capisce niente!  (A tutti:) Voilà!  Ancora una volta il casino è al massimo, ma sono sicuro che passerete una piacevole serata!   La vita, come sapete, va sempre presa per il verso giusto. Come mi diceva sempre un vecchio amico mio, un tipo eccezionale, il miglior principio al quale uniformarsi è ancora quello: “Vivere felici aspettando la morte”.  E adesso.. sù:  digestivo offerto dalla casa!

(Musica. Buio.)


7

LA BALLATA DELL’ASSE CHE SCRICCHIOLA

Un Attore

Musica. Un Attore entra in scena.

UN ATTORE -             Quell’assicella che scricchiola

                                      Là, al centro della scena

                                      Sentitela

                                      Sono io

                                      Il regista non ha voluto

                                      Che venisse rimpiazzata

                                      Ha detto

                                      Teniamola

                                      Teniamola, l’assicella che scricchiola

                                      E’ lei che rende la nostra scena inconfondibile

                                      E viva

                                      E gioiosa

                                      E dunque tu, Attore,

                                      Quando vieni verso di me

                                      Con i tuoi stivali di cuoio

                                      Con le tue scarpine di vernice

                                      Fammi cantare, o Attore!

                                     

                                      Perché in teatro

                                      Tutto è vita

                                      E il mio canto d’assicella

                                      Accompagna rassicurante

                                      La tua danza!

Musica. Buio.


8.

STRINGERE, STRINGERE!…

                                           Il Direttore, L’Attrice, L’Attore

Musica. Il Direttore entra in scena.

IL DIRETTORE – Signore e signori, io sono il Direttore.  Gli imperativi del giorno d’oggi sono la velocità, l’affidabilità, la precisione, la concisione. Il tempo è danaro.  E viceversa!  Ho chiesto pertanto al nostro autore stabile di scriverci dei testi molto corti. Basta con i lunghi monologhi e con le tirate, durante i quali la gente guarda sempre l’orologio.  Anche il teatro deve uniformarsi ai gusti correnti. La nostra è un’epoca di condensati, di riassunti. Tagliare, accorciare, stringere!  E anch’io dunque, senz’altro indugio, chiedo ai nostri velocissimi tecnici di darci subito luci e musica adeguate. Azione!

          (Batte le mani. Musica e luci colorate.  L’Attrice entra in scena con un’arma in mano. Si tratta di un pugnale da teatro. L’Attore entra in scena dalla parte opposta, con una pistola.)

L’ATTRICE –  Marco? Marco?

L’ATTORE (parla con forte accento spagnolo) –  Mucho adolorado!  Yo no soy Marco.

L’ATTRICE – E allora chi siete?  Che cosa fate qui?  Che cosa ne avete fatto, di Marco? Dov’è la ventiquattr’ore?  Che cosa è successo al Generale?  Perché l’aereo è arrivato in ritardo?  Chi aveva messo un microfono sotto la mia toilette?  Che ora è esattamente?  Chi è il traditore? Dove avete preso quell’arma?  Che tempo è previsto per domani?  Chi ha messo del detersivo in offerta al posto della droga?

IL DIRETTORE (emergendo dalle quinte) – Oh! Oh! Oh! Oh!

L’ATTRICE (proseguendo sullo slancio) –  Chi ha detto “Oh! Oh! Oh!” dietro di me?

IL DIRETTORE – Ferma, ferma!  Troppo lungo! Troppo lungo!  (Si volta verso la cabina della regia)   Rimettete le luci di prova, là in cima!  E fate star zitta la musica!  (Silenzio. Luci nomali.)  Ma l’autore, è impazzito, o cosa diavolo? Gli avevo detto di stringere, di sintetizzare.

L’ATTORE (sempre con accento spagnolo) – Caramba!  Como volite che responda yò a questa jirandola de domandas?

IL DIRETTORE (all’Attrice) – Ha ragione!  (All’Attore)  E tu puoi anche lasciar perdere il tuo accento spagnolo: non stiamo più recitando, okay?

L’ATTORE – Ah, bene!

IL DIRETTORE – Che cosa vuol dire quella sfilza infinita di domande?  Tagliare, stringere!  Rivedi un po’ la tua battuta e scegli una sola domanda: sarà più che sufficiente!

L’ATTRICE – Una domanda sola?

IL DIRETTORE – Una sola.  Sintesi, ci vuole sintesi!    Sù, azione!

L’ATTRICE –  Okay. (Alla regia:)  Ragazzi: luci e musica come prima. (Luci e musica)  Grazie.  Via: riattacco. (Tutti si rimettono in posizione.) Marco?  Marco?

’ATTORE (accento spagnolo) –  Mucho adolorado!  Yo no soy Marco.

L’ATTRICE (completamente smarrita) – Ehm… chi è il traditore?

L’ATTORE (stupidissimo, bisbiglia con accento normale) – Io non ne so niente! Cosa vuoi che ti risponda?  Fammi un’altra domanda, in fretta!

L’ATTRICE (in confusione) –  Ehm… ehm…   Che tempo è previsto per domani?

          (Lungo silenzio. Ricompare il Direttore)

IL DIRETTORE – Qui siamo fermi! Ragazzi! Non ci si muove d’un passo!  (Alla regia:)  Via la musica!  Rimettetemi le luci normali!    (Dalla regia si esegue)  Bene.   (All’Attrice:)  Tu dovevi scegliere la domanda più logica. Lui dice “Non sono Marco”, e tu: “E allora chi siete?”

L’ATTORE – Perfetto!  E infatti io una risposta ce l’avrei.

IL DIRETTORE – Ottimo!  Riprendiamo!  (Alla regia:)  Voi là in cima: luci e musica. 

          (Ritornano luci e musica. L’Attrice e l’Attore riprendono le posizioni.)

L’ATTRICE – Marco?  Marco?

L’ATTORE – Muy dispiaciuto!  Yo no soy Marco.

L’ATTRICE – E allora chi siete?

L’ATTORE – Eh! Eh! Eh!  Mia pequegna palma, usted va un pochino troppo di pressa!  Sappiate avanti de todo che di fronte a vos està una Colt tresientoquarentacinqo Magnum modello seisientotrientaocho, carica fino in fuendo!  E que dietro esta terribile arma està mia mano, dita de fierro ma palma de veludo…

IL DIRETTORE (nell’ombra) – Al dunque! Al dunque!

L’ATTORE –  E que dietro la mia mano està mio braccio, infilado – como usted puede constatar – in una hermosa e rafinada escamìsia di seta de Colombia, in breve…

IL DIRETTORE – Ecco, sì: in breve!

L’ATTORE –  Que usted està ablando al segnor…

          (Prende il fiato, e fa segno all’Attrice che tocca a lei parlare.)

L’ATTRICE – Ehm… Ah, sì….  Al segnor?...

L’ATTORE (lanciandosi a fondo) –  Al segnor Alonzo y Pedro y Domenecq Y Navarro de Barcas y Tartonfolio de la Questa de la Sombra y Solo, y Currutcheto das Tamaray y Vinas Portafavory las Tremondolas de Pasa Colle del Trabanor!

IL DIRETTORE (urlando)  - Troppo lungo!  Troppo lungo!  (Verso la regia:)  Luci normali!  Via la musica!  (Agli attori e al pubblico:)  C’è un autore pazzo che imperversa nei paraggi!  Gli avevo chiesto di stringere il testo, e qui basterebbe  il nome di un  personaggio a riempire la guida telefonica di Madrid!  Ditemi che sto sognando!

L’ATTORE (sempre con il suo accento spagnolo) –   No, segnor, esto non est suegno!

IL DIRETTORE (urlando) – Basta accento!  Non stiamo recitando!  Devi parlare normale!  (Un momento di silenzio. Il Direttore si riprende:)   Scusatemi, ragazzi!  Ma bisogna che come minimo arriviamo alla pausa per la pubblicità!

L’ATTORE – Non si potrebbe farla subito, la pubblicità?

IL DIRETTORE – No! No!  La pubblicità deve arrivare in un momento cruciale dello spettacolo, quando la tensione è al massimo!

L’ATTRICE – Per esempio, nel momento in cui io lo pugnalo e lui mi spara!

IL DIRETTORE – Ecco! Giusto!  Una pugnalata, uno sparo!  Questo è sintesi! L’esenziale!  L’autore risale nella mia stima!  Finalmente una buona idea… Su, andiamo: lancia in resta e carica!  Regia!  Piazzato luci! Musica! Allez!

L’atmosfera si rimette a posto, idem gli attori.

L’ATTRICE – Marco? Marco?

IL DIRETTORE – Un “Marco” solo basta!  Inutile perder tempo.

L’ATTRICE  (riattacca) – Marco?

L’ATTORE – Mucho adolorado!  Yo no soy Marco.

L’ATTRICE – Tira via “mucho adolorado”!  Non c’è nessun bisogno di far sapere che sei adolorado. E tira via anche “yo no soy Marco”, dato che la gente lo sospetta già che tu non sei Marco, altrimenti la storia non comincia neanche.  Stiamo all’essenziale. E l’essenziale, qui, è il colpo di pistola!

Riprendono.

L’ATTRICE – Marco?

L’ATTORE – Marco no!

L’ATTRICE – E allora chi siete?

L’ATTORE – Eh, eh, eh!

IL DIRETTORE -  Taglia la risatina sarcastica!

L’ATTORE – Come? La risatina sarcastica mi viene molto bene!

IL DIRETTORE – Può darsi, ma ci fa solo perdere tempo!  (All’Attrice:)  E  poi; anche la domanda “E allora chi siete?”  Inutile!  Assumi un’aria un po’ stupita, ed è più che sufficiente.  (All’Attore:) E per quella sfilza di nomi, scegli il primo che ti pare, e via: subito la pubblicità. Allez!

Riprendono. Ogni volta, la regia è obbligata ad adeguarsi,  e a riproporre i propri effetti.

L’ATTRICE – Marco?

L’ATTORE – No, Alonso.

L’ATTRICE – Ah!

Lo pugnala.

L’ATTORE – Ahi!

IL DIRETTORE – Benissimo!   “Ah!”  “Ahi!”!  Ecco finalmente una scena stringata e precisa!  Avanti così!

L’ATTORE – Ahi!  Voi me avete colpido!  Ma non para equesto riuscirete a andar en paradiso!  Ih, ih, ih!

IL DIRETTORE – Decisamente, all’autore piacciono i commenti sarcastici!

L’ATTORE (prende la mira) –  Adios, pequegna paloma!

Preme il grilletto, ma il colpo non parte. Riprova più volte, febbrilmente. Tutti parlano insieme.

IL DIRETTORE – Cos’altro c’è, buon dio!

L’ATTRICE – Ma spara!

L’ATTORE – Sto sparando!

IL DIRETTORE – Muoviti!

L’ATTORE –  Ma è scarica, o cosa?

L’ATTRICE –   Sei sicuro di schiacciare il punto giusto?

L’ATTORE – Grazie! Lo so benissimo come si spara!

IL DIRETTORE – E allora: arriva a non arriva?

L’ATTRICE – Io intanto sto qui come una scema!

L’ATTORE – Materiali di merda!  Vuoi sparare o no?

L’ATTRICE – Devi togliere la cosa, lì: la sicura.

IL DIRETTORE – Non c’è qualcosa per fare almeno il rumore?

L’ATTORE (gridando) –  Sono vent’anni che recito delle stupide commedie con degli stupidi colpi di pistola, e sono vent’anni che queste robe fan cilecca nel momento più importante! (Apre il caricatore, lo verifica, e immediatamente si calma.)  Ah, tutto a posto: è scarica!

L’ATTRICE (anche lei subito calma) –  Ah! Allora è normale!

IL DIRETTORE (sbottando a sua volta) – Come sarebbe a dire, “normale”? Secondo voi sarebbe normale che a teatro un colpo di pistola non parta al momento giusto?  Tutto si ferma, noi sfioriamo il ridicolo, e questo sarebbe “normale”?

L’ATTRICE (di nuovo innervosendosi) – Oh, non cominciamo, eh? Quel che volevo dire è che non si può pretendere che una pistola spari se non la si carica: più che logico, no? Tranquilli, eh?, calmi!  E’ il momento più importante dello spettacolo.

L’ATTRICE (con tono dolce) –  Signora, signore, cari spettatori. Le luci di questa sera vi sono fornite dalla General Electric.  Genereal Electric vuol dire massima competenza industriale, unita alla souplesse di un grande gruppo.  Anche a casa vostra, rivolgetevi a General Electric.  Per un’energia affidabile e conveniente, a casa come a teatro, facciamo appello alla General Electric.

         (Riprende il suo tono normale, e dice all’Attore:)  Come siamo caduti in basso. Tocca a te.

IL DIRETTORE – Può darsi che il testo non sia alta poesia, ma se non altro porta soldi.  Vai, amico mio: e non precipitare.

L’ATTORE – Strano che qui non ci sia niente da stringere!

IL DIRETTORE – Lascia perdere le tue battute!  Più diamo spazio alla pubblicità, più il teatro ci guadagna!

L’ATTORE (con tono suadente) – Vi sono qui spettatori che si abbandonano mollemente alla morbidezza delle loro poltrone, e che traggono da queste serate il maggior vantaggio possibile. Ma lei, signora, e lei, signore, voi non fate parte di questi fortunati, e non potete abbandonarvi!  Voi non osate dirlo, ma il fatto è che soffrite di emorroidi!  Avete mai pensato alla pomata Happy Bottom?  Happy Bottom significa…a teatro senza problemi.  Con Happy Bottom vi godrete i vostri spettacoli liberi da ogni preoccupazione!  Happy Bottom, la gioia dello spettatore moderno! Attenzione: Happy Bottom è un medicinale. Rivolgetevi al vostro farmacista abituale.

L’ATTRICE – Che catastrofe!

IL DIRETTORE – Una catastrofe che mi permetterà di onorare il vostro contratto!  E poi, non facciamo tanto gli schizzinosi: secondo me, questo è il momento migliore della serata!

L’ATTORE – Grazie da parte nostra!

IL DIRETTORE – Perché avete fatto qualcosa di cui sentirvi fieri, stasera, con il tuo ridicolo accento spagnolo, la tua pistola che non spara, e il vostro “Marco, mucho adolorado, Alonso, pugnale, ahi, pam”?     Comunque, mi pare sia inutile insistere su questa problematica, adesso che la pubblicità è passata.  (Alla regia:)  Ragazzi, là in cima,  piantiamola pure lì, tutti a casa!

L’ATTRICE (alla regia) – Neanche per idea, si va avanti con la commedia!  Ridateci tutti gli effetti!

IL DIRETTORE (alla regia) -  Basta, ho detto: chiudere!  Qui comando io!

L’ATTRICE (alla regia) –  E io ho detto di ricreare l’atmosfera!

IL DIRETTORE (alla regia) ­ - Chiudere! Stasera finisce qui!

L’ATTRICE (alla regia) – Neanche per sogno!  Adesso si ricomincia!  Vai con gli effetti!

Le luci vanno e vengono seguendo gli ordini contradditori. Improvvisamente, si fa buio completo.  Un tempo. Poi un braccio si sporge da una quinta, porgendo un foglio di carta. Il Direttore, che ha tratto di tasca una pila, va a prenderlo.

IL DIRETTORE – Evidentemente qualcuno ci fa pervenire un messaggio.. (Legge il foglio)  “Dalla cabina dei tecnici luci e suono.  Lo scherzo è durato anche troppo. Sciopero generale. Quando vi sarete messi d’accordo, ridiscuteremo tutto quanto. “   Stavolta siamo al buio, in tutti i sensi.

L’ATTRICE –  E dire che abbiamo fatto pubblicità alla General Electric.  (Al pubblico:)   Ehm…  beh… buona sera!  (All’attore:)  Su, vieni, andiamo a struccarci.

L’ATTORE – Un momento!  Devo fare una dichiarazione al pubblico.  (Al Direttore:)  Tu, fammi luce!  (Al pubblico, riprendendo l’accento spagnolo:)  El hombreque ha sostituido la droga con el detersivo en offerta spesial, est el segnor… (Prende fiato)  Zapato Oliveira de Sinistra y Capista y  Tamborinada del Flavor del Puerte y Ruedo y Torril da Espenablar…

Il braccio del Direttore lo tira brutalmente in quinta.

ILDIRETTORE – Troppo lungo!

Spariscono lasciando il buio in scena.


9

LA DANZA DEL VECCHIO SIPARIO

Un Attore

Musica. Un Attore entra in scena.

L’ATTORE -                Oh, il vecchio sipario

                                      Il vecchio sipario del teatro

                                      Che tante volte

Ha nascosto la miseria

E sempre

Lo shock  e la paura

Il vecchio sipario

Che separa due mondi

Le luci vive del palcoscenico

Le quinte nell’ombra

Danza o vecchio sipario

Danza vecchio amico

Di volta in volta oceano

Montagna, vulcano

Sera in campagna

Palazzo di un tiranno.

Le luci vive del palcoscenico

Le quinte nell’ombra

E il vecchio sipario

Che separa questi due mondi.

Musica. Lentamente a buio.


10

E’ DURA FARE L’EUROPA

Il Presentatore, L’Interprete,  L’Ospite

IL PRESENTATORE – Buonasera!  Sono qui ad accogliere e a presentarvi oggi la signora Audrey Vilamortsciak, prima ballerina del Balletto Nazionale della Repubblica Popolare Democratica Riunificata, la cui interpretazione di Carmen nel “Mantello della Vergine Maria” è ben presente nella memoria del nostro tempo.  Madame Vilamortsciak sta per cominciare una tournée che già si annuncia trionfale, in Europa, e in Italia, e poiché essa ha scelto di riservare a noi la sua prima apparizione pubblica non posso che ringraziarla di tutto cuore e porgerle il nostro benvenuto.

L’INTERPRETE – Tamosh, Audrey Vilamortchak! Gabous dinsare stella National Ballet Demos Popular Unificated Repubblica, eta dinsare Carmen populardi Manteau Vierge Marie avantar big plausidium tournich Iurop, hip hip hurray! Milesker eta ongui etori!

L’OSPITE – Tamosh. Pardon pardon affirmatouch no soy Audrey etcetera, ma Andrea Villa-Ortcha, cum tracto de unione entra Villa et Ortcha!

L’INTERPRETE (al presentatore) – Buonasera! Sono spiacente di dirvi che io non mi chiamo Audrey quello che è, ma Andrea Villa lineetta Ortcha.

IL PRESENTATORE (all’interprete) – Buonasera, Andrea!  Le dispiace tradurre alla signora Audrey …

L’INTERPRETE (al presentatore) ­– No, io mi chiamo Nicoletta!

IL PRESENTATORE (all’interprete) – Bene: buonasera, Nicoletta, vuol dire alla signora Audrey…

L’INTERPRETE – No, si chiama Andrea!

IL PRESENTATORE – Andrea?

L’INTERPRETE ­­– Andrea Villa-Ortcha.

L’OSPITE – Cum tracto de union!

L’INTERPRETE – Con la lineetta tra Villa e Ortcha!

IL PRESENTATORE – E chi sarebbe: Nicoletta?

L’INTERPRETE – Ma no, Nicoletta sono io, l’interprete. La vostra ospite d’onore è Andrea Villa-Ortcha, è molto semplice, no?

IL PRESENTATORE (comincia a disorientarsi) -  Ma guardi un po’ qui… (Mostra i suoi appunti)  è scritto molto chiaramente: ospite d’onore Audrey Vilamortchac, senza lineette o tracto de union!

L’OSPITE (ha colto la parola “union” e cerca di aiutare) – Unione cri talam!

IL PRESENTATORE (all’interprete) – Che cos’ha detto?

L’INTERPRETE -  Ha detto: “Unione, bella cosa!”

IL PRESENTATORE (all’ospite) – Sì, sì. L’unione è una bella cosa, Audrey!

L’INTERPRETE (al presentatore)  – Andrea!

L’OSPITE (all’interprete) –  Tu es Nicoletta?

IL PRESENTATORE (all’interprete) – Che cosa dice?

L’INTERPRETE (al presentatore) – Lei è Nicoletta?

L’OSPITE (all’interprete) –  Him, somat dicatur?

IL PRESENTATORE (all’interprete) – Che cos’ha detto?

L’INTERPRETE (al presentatore) –  E lui come si chiama?

IL PRESENTATORE (all’interprete) – Lui chi?

L’INTERPRETE (all’ospite) – Gianpaolo! (Al presentatore:) Ma lei!

L’OSPITE (al presentatore) – Ah! Tamosh! Gianpaolo!

IL PRESENTATORE (all’interprete) – Che cos’ha detto?

L’INTERPRETE (al presentatore)–  Ha detto “Ah! Buonasera! Gianpaolo!”

IL PRESENTATORE (all’interprete) – Le dica: “Buonasera, Audrey!”

L’INTERPRETE (al presentatore) –  Andrea!  (All’ospite) Tamash, Andrea!

L’OSPITE (all’interprete) –  Tamash, Nicoletta!

IL PRESENTATORE – Che cos’ha detto?

L’INTERPRETE (al presentatore)–  Ha detto: “Buonasera, Nicoletta!”

IL PRESENTATORE (esplode) – Ma è incredibile! Non passeremo mica tutta la serata a dirci buonasera. Io ho delle domande da fare!

L’INTERPRETE –  E allora le faccia queste domande, invece di strillare come un’aquila!

IL PRESENTATORE (cercando di dominarsi) – Okay…   E’ contenta di trovare finalmente un grande teatro italiano per la sua nuova coreografia?

          (L’interprete traduce a mezza voce, all’orecchio dell’ospite)

L’OSPITE – Es, oy happy soma, for estimago our produtionnes habilabem penetratosh european market, even habituates in Popular Reunificated habere product fortissimo com meihor alio y cebollas!

L’INTERPRETE – Io sono molto felice! Perché penso che i nosri prodotti dovrebbero diffondersi nel mercato europeo, anche se noi nella Repubblica Unificata siamo abituati a ottenere prodotti più forti con aglio e cipolle molto migliori!

IL PRESENTATORE (perplesso) – Con aglio e cipolle migliori… Bene… E…che cosa pensa dei suoi partners?

L’INTERPRETE – Ovit pensarem partanoravitch?

L’OSPITE – Oy soma Superstissime caprotch!

L’INTERPRETE – Sono delle ottime capre!

IL PRESENTATORE – Capre?

L’INTERPRETE – Caprotch?

L’OSPITE – Tofernibal caprinare productich milka qualitatem!

L’INTERPRETE – Una qualità di pecore che produce un latte di alta qualità!

IL PRESENTATORE – E questa balla con delle capre?

L’INTERPRETE – Devo tradurre?

IL PRESENTATORE – No. Aspetti un momento. Mi sto chiedendo se stiamo parlando della stessa cosa.  Ma questa è una ballerina o no?

L’INTERPRETE – E cosa ne so io?  Vuole che glielo chieda?

IL PRESENTATORE (in piena confusione) – Chiederle cosa?

L’INTERPRETE – Se è o non è una ballerina, oltre a…

IL PRESENTATORE – Oltre a cosa?

L’INTERPRETE – Alle capre, oh bella! Capire che cosa c’entrano!

IL PRESENTATORE – Okay, ma lasciamo perdere! Voglio sapere: balla o non balla?

L’INTERPRETE – Vantare conosco bailar, es or nein?

L’OSPITE (si accende) – Bailare!  Bailare! Him obsedare por la dansa, nothing? As cravaritch tim por bailare cum assembling tres centirem caprotch, nou parlare buci!  Es, oi tanam bailare, bailare sito plaisurem, but for instantanotch oy ostro things to do!

L’INTERPRETE (accendendosi anche lei) – Ballare! Ballare! Quello lì è ossessionato dal ballo!  Se voi credete che io abbia il tempo di andare a ballare con un gregge di trecento pecore, senza contare i montoni!  Sì, ballare piace anche a me, ballare è bello e divertente, ma per il momento ho ben altro da fare!

IL PRESENTATORE – Okay!  Insomma, sembra che si occupi di capre!

L’INTERPRETE – Esatto!

IL PRESENTATORE – E non di balletto!

L’INTERPRETE – Direi proprio di noi.

          (Un tempo)

IL PRESENTATORE (mostrando i propri appunti) – Dunque questa è la cartella sbagliata!

L’INTERPRETE – O è sbagliata l’ospite d’onore!

          (Durante questo scambio di battute l’Ospite ha tirato fuori due pezzetti di formaggio di capra, che porge agli altri due, i quali li assaggiano macchinalmente.)

IL PRESENTATORE – Che cos’è che è ‘sta roba?

L’INTERPRETE – E’ il suo formaggio di capra, evidentemente!  (Un tempo) Niente male…  Forse un po’ troppo poco stagionato?

IL PRESENTATORE (preso distrattamente nel gioco) – Sentiamo…. (Assaggia)  Sa cos’è? Manca un po’ d’aglio!

L’INTERPRETE (all’ospite, che osserva con ansia le loro reazioni) –  Ditare es good produtiam but non est enough agliolì!

L’OSPITE – Interrogo non es raisonatch, Felicitatem adaptare productoch.

L’INTERPRETE – Mi chiedo se non avete ragione. Abbiamo sbagliato ad adattare il prodotto.

IL PRESENTATORE – Che cos’è che ci mettete dentro?

L’INTERPRETE – Soy eta compositionem?

L’OSPITE – Caprotch  milka…

IL PRESENTATORE – Naturalmente. Ma che cos’altro?

L’INTERPRETE – Soy esta?

L’OSPITE – Oilitch.

L’INTERPRETE – Olio.

L’OSPITE – Salto… mais pas trop!

L’INTERPRETE – Sale… ma non troppo!

IL PRESENTATORE (a sé) –  Te’, questo l’avevo capito!

L’OSPITE – Poveritchanalamanirotogosavoritch.

L’INTERPRETE (traducendo) – E pepe.

          (Silenzio. Il presentatore attende evidentemente il seguito della traduzione.)

IL PRESENTATORE – Sì?  E poi?

L’INTERPRETE – Pepe. Non c’è altro.

IL PRESENTATORE – Tutta quella roba che ha detto vuol dir soltanto “pepe”?

L’INTERPRETE – Assolutamente.

IL PRESENTATORE – Mi pare un po’ lungo per una parola così semplice, no?

L’INTERPRETE – Succede. E’ una lingua misteriosa. E anche un popolo misterioso…

IL PRESENTATORE – Con un formaggio misterioso (Si rivolge all’Ospite) Secondo me bisognerebbe metterci un po’ più d’aglio!

L’INTERPRETE – Pinsare rastroprotch aioli!

L’OSPITE – Oi es veritas, senor Presidente. Pinsare cum aioli our product possibilmente o rastaporovitch etichettatione european market?

IL PRESENTATORE – E adesso che cos’è che ci racconta?

L’INTERPRETE – Ha detto che lei ha proprio ragione, signor Presidente. E ha aggiunto: “Lei crede che con un po’ più d’aglio il nostro prodotto potrebbe essere etichettato per la diffusione sui mercati europei?”

IL PRESENTATORE – Signor Presidente?

L’INTERPRETE – Sì. Credo che lei creda che lei sia il presidente della commissione per l’ammissione dei prodotti caseari nel mercato economico europeo.

L’OSPITE – Sector caprem ramagom.

L’INTERPRETE – Sezione formaggi caprini.

IL PRESENTATORE (perdendo il proprio sangue freddo) – Io non sono presidente di niente! Di un bel niente, chiaro? Io sono un povero presentatore che vorrebbe poter finire di intervistarla!  Quindi, le dica… (Si ricompone. Un tempo)  No. Aspetti! Non si butti a darle nessuna spiegazione, che altrimenti restiamo inchiodati qui per altre due ore! Io sono out, non ne posso più!  E dunque finiamola, e… le dica che è fatta!

L’INTERPRETE (stupita)– Che è fatta?

IL PRESENTATORE – Sì. Per il suo formaggio di capra. Che gli metta un po’ più d’aglio, così da autorizzare la messa in commercio, e che non se ne parli più!

L’INTERPRETE – Ma non si può dirle questo!

IL PRESENTATORE (urlando) – Lei si occupi di quello che la riguarda!  Le dica che è tutto a posto, e che mi sgomberi il palcoscenico, e idem lei!

L’INTERPRETE (all’ospite) – Cum plus aioli, thinkat es possibile ostinare l’etichettation european market.

L’OSPITE – Ah!

L’INTERPRETE – Ah!

IL PRESENTATORE – Grazie!  Questa l’avevo capita!

L’OSPITE – Es grandissime novate por el pais et velvot dinsare to senor President grandissimotch ta tafernapal vilamorflé est somat tamosh tamosh tractare cum aioli. (Il suo tono si fa magniloquente.)  Caprotch canem canis lupus tansare et tansare vrac loukoum soritch toscana varitch vodka somavitetavasistas!

IL PRESENTATORE (distrutto) –  Per piacere, riassuma tutta ‘sta roba! Io sono al limite…

L’INTERPRETE – Ha detto che la ringrazia, e promette di stare attenta a che l’aglio sia aggiunto in misura…

IL PRESENTATORE – D’accordo! D’accordo!  (Le spinge verso l’uscita.)  Grazie! Grazie a tutte e due!

L’OSPITE – Tovar radot senor President!

L’INTERPRETE – Grazie a lei, signor Presidente!

IL PRESENTATORE – Benissimo!  Benissimo!  Okay! Arrivederci!

L’OSPITE –  Somitar our product nice very nice et postam subitavotch por vos sector.

L’INTERPRETE – Non appena i nostri prodotti saranno messi a punto, le metterò a disposizione vari assaggi...

IL PRESENTATORE – Ottimo!  Non si dia troppa fretta! Un giorno o l’altro, va bene…

L’OSPITE – Et dinsare, senor President, oi volem one more time…

IL PRESENTATORE (di nuovo in collera) – Ma si tolga dai piedi, accidenti a lei! Mi basta e avanza quel che ho sentito! Mi basta e avanza quel che ho visto! Su, fuori!

L’OSPITE – Volem dinsare las affirmationam. Oi es narravotch too much too much.  Es impossible fare European cum narravotch. Es grapotch project askam serenity!

L’INTERPRETE – Ma mi lasci dire un’ultima cosa. Lei è troppo nervoso. Sì, per fare l’Europa non bisogna essere nervosi. L’Europa è un grande progetto che richiede serenità.

IL PRESENTATORE – Giusto! Non bisogna essere nervosi per fare l’Europa!  Me lo ricorderò…

L’OSPITE (cerca di parlare italiano) – Arrivedercì, signor Presidenté!  E grazié…

IL PRESENTATORE – Arrivederci, Audrey!

L’INTERPRETE – Andrea!

IL PRESENTATORE – Andrea!  Certo! Andrea!

          (Le due donne escono. Un grande momento di silenzio. Poi ritorna, da sola, l’Interprete)    Ah, no!  Ancora lei?  Che cosa c’è ancora?

L’INTERPRETE – Vengo solo a prendere congedo. E a ringraziarla… Per Andrea!  E’ rimasta proprio contenta! Per il suo paese – lei capisce – è molto importante!  Il formaggio di capra è la loro principale risorsa.  E lei capisce che l’autorizzazione alla messa in vendita nel mercato europeo… è una gran cosa

IL PRESENTATORE – Ma…

L’INTERPRETE – Tanti auguri!  E stia tranquillo: anche se è un osso duro, l’Europa!

          (Esce  Il Presentatore resta per un lungo istante frastornato.  Cerca di riprendersi, poi si rivolge al pubblico)

IL PRESENTATORE –  E’ stato per me un grande piacere, signore e signori, potervi presentare Audrey… ehm… Andrea… insomma… sapete quel che voglio dire… La settimana prossima…  (Consulta i suoi appunti)  A quanto mi dicono i miei appunti… sottolineo: a quanto mi dicono i miei appunti… vi presenterò il celebre tenore Josè Lafuentes.  (Un tempo)   Ciò è a dire che probabilmente si parlerà della cultura intensiva dell’indivia d’acqua dolce nella Moldavia occidentale.  (Un tempo)  E’ dura fare l’Europa!

Ora non è più che l’ombra di se stesso.

Musica. Buio.


 

11.

IL RITORNELLO DEL COSTUME

Un Attore.

Musica. Entra in scena un Attore.

L’ATTORE -                Io sono il pizzo prezioso sulla manica che si agita

                                      La piuma sul feltro del moschettiere
                            La losanga variopinta sulle gambe d’Arlecchino

                                      Losanga, pizzo o piuma

                                      Io sono il costume

                                      Io sono il velluto della veste che brilla

                                      Le paillettes del pagliaccio, che fremono e scintillano
                            E del soldato il vestimento di cuoio

         

                                      Da te, o attore, io mi aspetto

                                      Dalla grande valigia di vimini

                                      Che tu prenda i miei velluti, le mie losanghe, le mie piume

                                      E che sotto le luci dei proiettori

                                      Tu mi porti con te

                                      Come la grande nave porta le sue vele

                                      Nelle sere di luna!

Musica. Lentamente a buio.


12.

GLI  ESPLORATORI

Esploratore 1, Esploratore 2, Esploratore 3

Musica di suono fantascientifico. Gli esploratori, vestiti in stile speleologo, entrano al buio, con potenti pile tascabili o sistemate sulla fronte. Si fanno avanti con precauzione, e illuminano la sala e la scena.

ESPLORATORE 1 –  Ma guardate che roba!  Questa è una grande scoperta!

ESPLORATORE 2 –  E’ un tempio?  Una chiesa?

ESPLORATORE 1 – Ma tu scherzi!  Questo è un teatro, sì, un vero e proprio teatro, perfettamente funzionante!  Immobile così com’è da secoli e secoli!  (All’Esploratore 3) Va a vedere là in cima. Dovrebbe esserci una specie d’apparecchiatura con un sacco di tasti e dei fili elettrici. La chiamavano la tastiera, o la cabina luci. Chissà se la funziona ancora la luce!

L’Esploratore 3 sale fino alla cabina..

ESPLORATORE 2 –  Ma che cos’è che ci facevano in posti come questo?

ESPLORATORE 1 – Teatro, facevano: te lo dico io. C’erano degli attori, qui dove siamo noi, e poi degli spettatori, qui di fronte, in sala. Gli attori parlavano, cantavano, ballavano, gli spettatori guardavano, ascoltavano…

ESPLORATORE 2 –  Forse con dei caschi laser tridimensionali?

ESPLORATORE 1 – Ma no, senza niente!  Così come siamo noi…

ESPLORATORE 2 –  Incredibile!

ESPLORATORE 3 (dalla cabina)  – Ho trovato!  E’ tutto in disordine e c’è una gran polvere.  E  effettivamente ci sono un sacco di tasti.

ESPLORATORE 1 – Si chiamano cursori. E non c’è un interruttore, verso il basso, con su scritto “Generale luci”?

ESPLORATORE 3 – Aspetta… Sì!  “Generale luci”, ce l’ho sotto gli occhi.

ESPLORATORE 1 – Manovralo con prudenza…

ESPLORATORE 3 – Non è che sia pericoloso?

ESPLORATORE 1 –  Vai tranquillo! Dubito anche che funzioni dopo tutto questo tempo…

L’Esploratore 3 manovra e le luci si accendono lentamente. Sono luci dolci e colorate, e producono un bellissimo effetto.

ESPLORATORE 2 – Non ci posso credere!

ESPLORATORE 1 – Sono proiettori!  Si chiamavano proiettori!  Creavano ambienti luminosi, cose che non si utilizzano più da secoli!...

ESPLORATORE 3 (sempre dalla cabina)  –  Ehi!  Qui c’è anche una specie di macchinetta con due piccole ruote legate da un nastro molto sottile… E sopra delle lampadine che si accendono e si spengono!

ESPLORATORE 1 –  Il magnetofono e la tavola del missaggio. Lo chiamavano “il sonoro”.  Magari funziona anche quello. E’ una grande scoperta!

ESPLORATORE 3 – Provo?

ESPLORATORE 1 – Prova. Ma piano piano.

Si sentono vari rumori di manipolazioni, poi all’improvviso una musica di grande bellezza invade lo spazio.

ESPLORATORE 2 –   Che cos’è questo rumore?

ESPLORATORE 1 – E’ musica!

ESPLORATORE 2 –  Sarebbe questa la musica? E’ orribile!

ESPLORATORE 1 – E’ perché il tuo ricettore audio non è regolato per assimilare questi suoni!  Ma a quei tempi la musica piaceva molto!

ESPLORATORE 3 (si sporge verso la sala, dalla cabina) – Ehi!  Ragazzi!  Mi sembra di vedere delle strane sagome, lì in quello spazio nero…

ESPLORATORE 1 – Il pubblico?  No, non è possibile, come potrebbe essere?... (Guarda con attenzione)  Accidenti!  Ma hai ragione!  E’ vero: ci sono ancora degli spettatori!  (All’esploratore 3)  Prova a vedere se c’è un bottone con su scritto “sala”, e schiaccialo…

L’Esploratore 3 esegue, e la sala si illumina debolmente)

ESPLORATORE 3 –   Che cos’è questo orrore?

ESPLORATORE 1 – Sono uomini e donne dell’antichità! I nostri antenati!

ESPLORATORE 2 – Uomini preistorici?

ESPLORATORE 1 – Ma figurati!  Questi sono molto più evoluti!  Guarda: hanno le scarpe…

ESPLORATORE 2 – Piuttosto sporche!

ESPLORATORE 1 – Forse la sera in cui sono andati a teatro pioveva; e poi, a quei tempi non si buttavano via le scarpe ogni giorno, come facciamo noi. Le conservavano per mesi e mesi, a volte anche anni…  (Osserva gli spettatori)  C’è anche qualcuno con gli occhiali…

ESPLORATORE 2– Occhiali video?

ESPLORATORE 1–  No, no!  Quelli sono occhiali che si limitavano a migliorare un po’ la vista…  Non era stato ancora scoperto l’occhio automatico con il laser ottico!  Secondo me, noi siamo in presenza di esemplari che risalgono alla fine del ventesimo secolo. O forse all’inizio del ventunesimo…

ESPLORATORE 3 (che li ha raggiunti) –  Che cos’è che hanno in testa?

ESPLORATORE 1 – I loro capelli.

ESPLORATORE 2 – E’ ben strano, no?

ESPLORATORE 1 –  Anche qui, il casco d’assistenza permanente al cervello non era stato ancora inventato.  E gli uomini avevano sviluppato un sistema tricotico diversificato. Non vedi? Ce ne sono coi capelli scuri, altri biondi, riccioluti, lisci, lunghi…

ESPLORATORE  3 – Abbastanza orrendo!

ESPLORATORE 1 – A quei tempi i capelli erano considerati un elemento essenziale della bellezza.  Li si curavano molto… Una bella capigliatura era oggetto d’invidia!

ESPLORATORE 2 – E perché guardano tutti nella stessa direzione?

ESPLORATORE 1 – Perché stavano assistendo a uno spettacolo. Qui, dove siamo noi, c’erano gli attori…

ESPLORATORE 3 (indicando un punto nella sala) – Guardate quello là, che posa bizzarra!

ESPLORATORE 1 – Quello là?  Spettatore di sesso maschile, di mezza età, in posizione di assopimento si è addormentato. E guardate un po’ quella femmina al suo fianco. Busto eretto, occhio vivo, leggero sorriso…  A lei evidentemente il teatro piaceva, è chiaro che si sta divertendo. Probabilmente ha obbligato suo marito ad accompagnarla e lui si è abbandonato alla sua poltrona… Non bisogna mai obbligare La gente ad andare a teatro!

ESPLORATORE 3 –  E’ buffo come tu conosca tanto bene questa civiltà!

ESPLORATORE 1 – In effetti mi appassiona… Ma vorrei essere sicuro di una cosa. Un momento!

Scende in sala e si piega verso gli spettatori, percorrendo con cura alcune file.

ESPLORATORE 3 – Sta attento i microbi!  Non è meglio se ti metti la maschera?

ESPLORATORE 1 – Non è il caso…

ESPLORATORE 2 –  Non puzzano un po’, dopo tanti anni?

ESPLORATORE 1 – Sì, ma è sopportabile!

ESPLORATORE 3 (all’Esploratore 2)  – A me dovrebbero darmi chissà quanto soldi, per farmi andare in mezzo a quei mostri!  Hai visto mai che riprendano a vivere!

ESPLORATORE 2 (all’Esploratore 1)  – Ma che cos’è che stai cercando?

ESPLORATORE 1 – Di solito portavamo al polso una specie di braccialetto con un quadrante… Non mi ricordo come si chiamasse… Ma era un affare che serviva a sapere quasi esattamente che ora era, e qualche volta anche il giorno e l’anno. Con un po’ di fortuna… (Ha trovato)  Ah, ecco! Guarda guarda… Un momento, credo proprio sia questo..  Incredibile!  Guardate un po’, ragazzi, guardate! Abbiamo scoperto un teatro perfettamente efficiente, con degli spettatori che risultano pietrificati… dal…

Dichiara il giorno e l’ora esatta di quel giorno di spettacolo.

ESPLORATORE 2 – Bisognerà verificare che cosa è successo quel giorno. Un’esplosione nucleare? Un incidente in una centrale atomica?  Sapremo tutto dai Servizi Generali.

ESPLORATORE 3 – Che cosa facciamo?  Chiamiamo le Autorità Superiori?

ESPLORATORE 1 (è tornato sul palcoscenico) – Dobbiamo farlo per forza… Smonteranno qui tutto e lo porteranno in un museo. (Indicando gli spettatori) E generazioni di piccoli terrestri verranno ad osservarli in grandi vetrine…  (Sognante)  Dipendesse da me, io li lascerei qui.  Può essere bello passare l’eternità seduti in poltrona a teatro!

ESPLORATORE 2 – Posso spegnere le luci e tirar via quest’accidente di musica?

ESPLORATORE 1 – No!  Lasciamogliela, la loro musica. E lasciamogli le loro luci… Le squadre dei tecnici saranno qui tra qualche minuto…  In fondo, qualche riguardo glielo dobbiamo. Sono gli ultimi spettatori tradizionali nella storia dell’umanità!  Lasciamogli che se ne approfittino ancora un po’!  (Si rivolge ai compagni)  E adesso andiamo…

Escono. La musica si spegne lentamente, le luci vanno lentamente a buio.


13.

FINITO!

Attore 1, Attore 2

Ritroviamo i due attori già visto all’inizio dello spettacolo, di fronte al pubblico.

Proiettori accesi, e musica.

ATTORE 1 – Spettacolo?

ATTORE 2 –  Finito.

ATTORE 1 – Spettatori?

ATTORE 2 – Stanno raggiungendo le uscite.

ATTORE 1 – Costumi?

ATTORE 2 – Rimessi a posto.

ATTORE 1 – Vecchio sipario?

ATTORE 2 – Smontato.

ATTORE 1 – Asse che scricchiola?

ATTORE 2 – Riparata.

ATTORE 1 – Tubetto del fondo tinta?

ATTORE 2 – Avvitato.

ATTORE 1 – Attori?

ATTORE 2 – Struccati.

ATTORE 1 – Musica?

La musicasi ferma.

ATTORE 2 – Spenta.

ATTORE 1 – Proiettori?

I proiettori si spengono. Salvo uno.

ATTORE 2 – Spenti.

ATTORE 1 – Accessori?

ATTORE 2 – Etichettati.

ATTORE 1 – Bene. Attenzione. Ultimo proiettore?

L’ultimo proiettore si spegne.

ATTORE 2 – Spento.

ATTORE 1 – Serata?

ATTORE 2 – Terminata.

Un momento di silenzio. Poi musica molto vivace, e i ringraziamenti.

F I N E