Ludovico atto secondo

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LUDOVICO ATTO SECONDO

Ovvero

Un marito alla riscossa

di

Alberto Ticconi

Personaggi

Marietta

Felicissima

Ludovico

Zia Antonia

Pasqualina Lotroncato

Giovanni, il fu marito di Pasqualina

Santina Purissima in Grandialtezze

Gegè Losciupafemmene

Peppino il postino

"Ludovico atto secondo" è il secondo episodio appunto della Trilogia Ludovichiana, e porta in scena ulteriori paure e forze di questa sperduta famiglia sconvolta da eventi inattesi, ahimè.

Io penso che gli uomini non abbiano sentito

né punto né poco la potenza di Eros (Amore),

perché se la sentissero gli dedicherebbero

i maggiori templi ed altari e gli

offrirebbero i maggiori sacrifici..."

dal discorso di Aristofane, Cap. XIV Simposio, di Platone.

Dedico questo mio lavoro a mia nonna Antonia, contadina di un tempo, che con il suo affetto e la sua intelligenza mi ha permesso di assaporare tutte le GRANDI ESSENZE delle sue meravigliose radici, e a cui resterò legato per sempre.

LUDOVICO ATTO SECONDO

Scena prima

Entrano in scena Marietta e Felicissima. Traspare una profonda tristezza dalla loro voce.

MARIETTA - Guarda quanti fiori ha comprato nostra madre per il ritorno di Santina! Per noi, invece, c'è solo lavoro e schiaffoni.

FELICISSIMA - Per cento corna luminose! Ieri ne ho presi due.

MARIETTA – Due? E che fiori erano.

FELICISSIMA – Purtroppo a cinque dita, mia cara.

MARIETTA – Poverina! Comunque non usare certe espressioni. Parlare di corna qua dentro…? Potrebbe entrare Ludovico, e peggiorare.

FELICISSIMA – Veramente non vedo come! (Ludovico entra in scena con tutta la testa fasciata)

MARIETTA – Ecco, appunto. Parliamo di altro, dammi retta!

FELICISSIMA – Si, hai ragione. E di che cosa…? Ho vinto un viaggio in Spagna! Tutto gratis.

LUDOVICO - Davvero? Tu hai vinto qualcosa? Che bello! Ma che dolore. Tutto gratis? Brava!! E tu che cosa vai a fare? Cioè, voglio dire: cosa…, potresti anche annoiarti in Spagna?

FELICISSIMA – E invece no! Vado a vedere la corrida. Insomma, sai quel terribile spettacolo dove ammazzano quell’animale cornuto; (strattone di Marietta) il to... (Si rende conto della gaff) Il to...(Con gli occhi cerca aiuto dalla sorella)

MARIETTA - Il topo!?

LUDOVICO - Ma quale topo!? E' il toro.

FELICISSIMA – No, no, no! Nemmeno per scherzo! Per carità!

LUDOVICO – Guarda che ho visto anch'io la corrida, e vi garantisco che alla fine ammazzano sempre il toro.

MARIETTA - Questo è quello che accade nelle tue corride.

LUDOVICO – Oh, oh, oh! Questa è bella. E ditemi, nelle vostre corride invece?

MARIETTA - Il to... Come si chiama? Il to...

FELICISSIMA - Il tonno!?

LUDOVICO - Il tonno!?? No, no! Ma quale tonno? State scherzando? Sono forse delle corride sottomarine per caso; delle corride speciali?

MARIETTA – Per niente! Ludovico non deluderci. Sono i tonni ad essere speciali. (Guardando con cattiva espressione Felicissima per quel che le costringe a dire)

FELICISSIMA – Essi, poverini, vengono allevati apposta per la corrida. Così una volta morti li mettono in scatola.

LUDOVICO - E se è il torero a morire?

MARIETTA – (ironica contro Felicissima) In scatola ci mettiamo lui.

FELICISSIMA - Davvero?

LUDOVICO - Io ho un tremendo mal di testa e voi scherzate con tonni, topi, tori e toreri. A proposito! Oggi torna a casa la mia Santina. Lo sapevate?

MARIETTA – A sì!? (Squilla il telefono)

FELICISSIMA – Noi si!

MARIETTA – Felicissima… (ancora più arrabbiata) , vai a… Vai tu a rispondere. Se è me che vogliono, dici che ci sarò tra poco, quando, forse, ci sarò.

FELICISSIMA – Cosa? (prende la cornetta del telefono) Pronto?! Ciao! E' Santina. Si. Si. Si......Si!

LUDOVICO - Posso parlarne?

FELICISSIMA - No! (Posa la cornetta) Voglio dire; troppo tardi, è già salita su un taxi e sarà qui a momenti.

LUDOVICO - Vado a togliermi queste fasce. Ma che dolore! E’ salita sul taxi e sarà qui a momenti? E che taxi sarà? Un disco volante. Mah!? Che dolore!! (Esce)

MARIETTA – Poverino, anche sul taxi?!

FELICISSIMA – Sul taxi, cosa? Ahhh! Nooo. Impossibile! Alla presenza dell’autista.

MARIETTA – Forse l’autista è lui.

FELICISSIMA – E certo…!? Che cosa significa? Comunque è impossibile: Santina porta con se una cameriera.

MARIETTA – Che cosa stai dicendo?

FELICISSIMA - La sua "cameriera personale". Me lo ha detto lei adesso.

MARIETTA – Una cameriera personale? E chi la paga?

FELICISSIMA – Non lo so’. Potrebbe essere un servizio in più della clinica. Andiamo a dirlo a mamma. (Escono)

Seconda scena

Entra Zia Antonia con un fascio di fiori tra le braccia.

ZIA ANTONIA - Fiori. Fiori. Si!! FIORI!!! Se nel mondo ci fossero più fiori ci sarebbe tanta… felicità in più.

MARIETTA - (Entra in scena attirata dal baccano) Zia!? Hai qualche nuovo problema?

ZIA ANTONIA - Il produttore del nostro spettacolo, - un bell'uomo - appena mi ha visto ha detto: " Che è, pe' vetro, pe' plastica o pe' tutto?" Io sta' domanda non è che l'ho capita tanto! E, non sapendo che cosa risponne, apro le braccia. Lui, - che bell'uomo! - subito me butta sto' fascio de fiori. Un'emozione! C'è pure un biglietto!? Per l'agitazione non l'avevo visto. (Legge sottovoce) Susy?! Si chiama Susy!? Che bel nome! Ma ci pensate? Io e un produttore!? Che cosa fantastica!

MARIETTA - Zia!?

ZIA ANTONIA - Il mio primo appuntamento! Ed è con un produttore. Ora devi dirmi una cosa! Che può succedere ad un appuntamento? Diciamole sinceramente, che cosa potrà mai succerede ad un "primo" appuntamento?

MARIETTA - Béh, può succedere di tutto.

ZIA ANTONIA – Già al primo!? Che bello…

MARIETTA – Oppure niente.

ZIA ANTONIA - Cosa?

MARIETTA - Può accadere, a volte, addirittura che l'uomo dolce e gentile in apparenza, e magari che tu già ami, di colpo nel sentire il tuo odore si trasformi in un mostro assetato di sesso.

ZIA ANTONIA - O Dio!! Avrò fatto bene a lavarmi l’altra settimana? Bene, bene, bene! e poi? Voglio dire, cioè… no! E’ grave?

MARIETTA - Sarebbe molto più grave se il mostro non si presentasse all'appuntamento. Perché a quel punto sarai tu a trasformarti in una medusa piena di vendetta.

ZIA ANTONIA – Ahhh, le meduse mi hanno fatto sempre schifo! Forse non andrò a quest'appuntamento. E invece vado a farmi bella per il mio mostro. (a Marietta) E tu che cosa aspetti a farmi un applauso d'incoraggiamento? (Nell'uscire urta con Felicissima che sta per entrare)

FELICISSIMA - AAHHHH! (Rialzandosi a fatica dopo esser stata scaraventata a terra) Ma zia, vuoi stare attenta?

ZIA ANTONIA – Vuoi che una medusa sanguinaria si preoccupi di una stupida sardina? (esce impettita)

FELICISSIMA – Ma che cosa le è successo?

MARIETTA – Guarda, non ne ho idea e nemmeno mi ci voglio sforzare.. Però… (con espressione tra il divertito e lo spaventato) però penso che questa volta sia una cosa seria.

FELICISSIMA – A sì? Una cosa seria!? E che cosa significa?

MARIETTA – Non capisco?

FELICISSIMA – Che cosa può fare di serio la zia Atonia? O almeno di abbastanza serio!?

MARIETTA – Guarda qui.

FELICISSIMA – Che bei fiori! Sono proprio fiori veri! No, voglio dire… l’altro anno era di plastica. C'è anche un biglietto. Che cosa c’è scritto, che cosa c’è scritto. Scusa!

MARIETTA - (Lo apre e comincia a leggerlo) "Sarai anche una vecchia carogna..."

FELICISSIMA – Ce l’ha proprio con la zia? Poverina!

MARIETTA - "...ma ti amo."

FELICISSIMA - Béh...

MARIETTA - "A volte fai anche schifo..."

FELICISSIMA - Si è levata la dentiera davanti a lui! Lo sai che a volte lo fa anche a tavola.

MARIETTA - "...però quello che mi sai dare tu lascia il segno per sempre!" Terrificante!! "Vediamoci alle undici in punto, davanti al bar del Minotauro. Non mancare! Susy??!!" Molto terrificante!!

FELICISSIMA – Si sta fidanzando la zia!?

MARIETTA – Già.

FELICISSIMA – Tutto sommato a cinquant’anni… Era anche ora.

MARIETTA - Susy è un nome di donna.

FELICISSIMA – Ma che vuoi che differenza faccia… meglio che rimanda in queste condizioni… Cosa? Santo cielo! Chi lo avrebbe mai detto? E chi ce lo dice a mamma, adesso? Io non ho il coraggio di dirle una cosa del genere. Per molto di meno mi gonfia la faccia. Come facciamo?!

La signora Lotroncato entra con vigore in scena, ha una zuppiera fumante tra le mani

PASQUALINA - Che è st'ammuina dento la casa mia? Ban giorno a vuoi, che pe' mo’ guardate sulu, e sulu chesto hata fa, ca si no stu cuppino de ferro doppio 'ncapu vi gli'ammasono, pecché chesto è lo cucinatu meo: che chello c'aspetta a vui arriva tra poco.

MARIETTA - Buon giorno mamma.

MARIETTA - Che buon odore. Non sarà frittura di pesce per caso?

PASQUALINA - I' so femmena de collina e agliu mare 'nce su’ iuta mancu a vedé com'è fattu.

FELICISSIMA - Non dire mamma che hai qualcosa anche contro il mare!?

PASQUALINA - Creca ve parerà paricchiu stranu, ma si me parlate de avvrive, vinu, ficu, pollasti e saucicce i' ve saccio rispogne. Ma si v'aggia dice caccosa 'ncoppa gli calamari, le sarde, le seppie, gli cannulicchi e le tuninole, saccio appena chello che so'. A piacé me piaciono, e puri paricchiu e fanno bene a chi gli venne e a chi si gli'accatta, nu’ poco de meno a chi s'accite a pescarigli. Na’ cosa però ve la pozzo raccontà. Quanno i' tenevo ancora patuvu, bonanima addostà che la' stà bbono, se ne venette, gli'arruvinatu, co' di chili de vongole, che aveva pigliatu agliu mercatu, co' gliu desideriu de se magna' quatto spaghetti, chiaramente alla facci mia, che tantu bbono ce n'avevano parlatu. Ma vedete che successe chella vota co' gli'occhie voste, cazzarola, ca la pacenzea è poca e la fami è paricchia. Aspettate nu’ poco. (esce)

GIOVANNI - (fuori scena) Pascalì. Pascalì! (in scena) Oi Pascalì, ma addò te si iuta a screffonnà?

PASQUALINA - (rientrando con altro vestito ed un aspetto più giovanile) E se po' sapé chi è gliu sgustumatu che vè a sbaneà dent'alla casa mia?

GIOVANNI - So' maritutu.

PASQUALINA - Ah!! E chi potea esse!? Quanno la voce che se sente ca' dento è sulu megliu de chella de nu ciucciu è la sia!

GIOVANNI - Lassa perde gli fatti toie e mitteme a cucinà sta robba c'aggio accattatu.

PASQUALINA - Giuvà tu si bbono sulu a farete fregà. Che robba è?

GIOVANNI - Aggio 'ncontratu n'amicu meo che prima faticava donto la banca e mo’ fa gliu pescatore.

PASQUALINA - Addavero?

GIOVANNI - Si, pecché?

PASQUALINA - I' non voglio dice niente de male, la vocazione è vocazione: tu ti chella de fa gliu schiattamorte; megliu chella degli'amicu teo. Ma spiegheme na’ cosa. Se po' capisce unu che lassa nu’ postu bbono pe' fa gliu pescatore: la natura; se respira tutta n'at'aria; co' gli compagni è tutta n'avventura; te fai na’ magnata de robba bbona a bon mercatu. Ma qual'è gliu piacere degliu schiattamorte? Che i' tengo puri probblemi a dicerelo a chi me l’addimanda.

GIOVANNI - Te l'aggio spiegatu paricchi voti ma tu Pascalì non lo vu capisce. Scota, che è l'utima vota. Addo' hanna sta tutti gli morte quanno so’ morte, e specialmente chigli che già puzzaono e non serveono a niente quanno erono vivi, e pensa nu’ poco da morte?

PASQUALINA - Giuà, e che domanda critina è chesta? Dent'agliu cimiteru, sotterrati nu’ metro sotto, pace e rispettu all'anima sia.

GIOVANNI - Chigli bbone ce stanno, povereglie; sempe pace e rispettu all'anima sia. Ma so’ chigli malamente che te gli truvi sempe 'nmezo agli pere. Issi so’ morte e mancu lo sanno. E allora nui tenemo sta missione, che è 'mportante: cercamo degli convince nu’ poco alla vota, senza murtificaziuni; n'è begliu accettà da nu’ momentu a n'atu d'esse già morto, ce stà chi da cattivi cunsigli e nui damo chigli bone: "Che ce stai a fa ancora 'ncoppa a' stu munnu?" Gli dicemo agliu poviru disgrazziatu, e sempe co’ lo doce. "Tu si già morto. Sine, pecché quanno uno n'è capace chiu' de fa lo bbono n'è mancu chiu' vivu: è chiù morto degli morte. E tu, che bene non lo fai, e nu'lo vu' fa', peggiuri sulu gliu cuntu, ca chigliu poveru S. Pietro s'è stufatu de segnarese sulu le mal'aziuni tei, e gliu debbeto se fa sempe chiu' longo e chiù grosso. Vi co' me, fatte la croce, fidate, che gli'ati già m'anno ringraziatu. Chesta è l'unica bbon'azione che pù ancora fa' 'ncoppa a stu munnu, e falla, cazzarla: Fatte sotterrà."

PASQUALINA - Te puzzi schiattà Giuà! Ecco pecché ce moremo de fame. Si chissi so’ gli clienti toie e quanno magnamo!? Chiuttostu, che robba hai portatu?

GIOVANNI – So’ vongole, e gli'amicu meo ha dittu che ce esciono certi spaghetti ca mancu ti gli sunni.

PASQUALINA - E i' mancu me lo sonno addavero de’ te cucina sta' schifezza.

GIOVANNI - Te puzzi arruzzinì, chesta è robba bbona.

PASQUALINA - Oi giuvà, sta’ robba addora com'agli pere toie prima e dopu che ti gli si lavati.

GIOVANNI - Ma te puzzi screffonnà, che stai a dice, chesto è addore de maru.

PASQUALINA - Giuvà, sta’ robba n'aggio mai cucinata. Cheste parono preti. I' saccio arroste pugli, saucicce, porche sani sani. Puri a te, te lo giuro, lo sapesse fa'. Ma chesta che schifezza è?

GIOVANNI - Te se pozza raprì la capu; chesta è come si fosse na’ medicina.

PASQUALINA - Stu disgraziatu, a me le medicine me fanno male. E po' chi te l'ha dittu?

GIOVANNI - Gliu dottore me la dittu. Che pe' chello che tengo e chello che me manca m'aggia fa na’ cura de robba de mari, si no' me ne vaio propitu agli'atu munnu.

PASQUALINA - Ma stu’ dottore non se po 'mpiccià degli fatti soie?

Entra in scena Zia Antonia cantando.

ZIA ANTONIA - "Chi m'h'arrubbata la caglina mia, ce pozza muri sotto... gliu caglinaru..... (esce)

PASQUALINA - Giuà, chessa è soreta!

GIOVANNI - Lo saccio bbono che è sorema. E c'aggia fa?

PASQUALINA - E a soreta gliu trascursu de S. Pietro ci gli'hai mai fattu?

GIOVANNI - Ma poverella, non te stà a fa niente de male. Lassala perde.

PASQUALINA - Poverella? Che gli se pozza fa la lengua grossa com'a' nu pruciuttu de montagna. So’ ghiece iorne che va' cantenno chella canzone dento la casa mia. I' già de natura tengo la nervatura 'ngrifata.

GIOVANNI - Ma è pe' gliu spettaculu teatrale. Hanna fa bella figura? E allora s'hanna preparà bbono.

PASQUALINA - E l'hanna fa dento la casa mia? Sinti Giuà, ca' non semo nati iere. Quanno a unu gli'arrobbono na caglina non va certu co' chella facci da pasquarosa, e puri cantenno, po'. Si arrubbassero na’ caglina a me m'accattasse nu’ fucile a ripetizione, e co le cartucce a pallettuni, cazzarala. Pe' cui penzo che soreta oltre a esse scema è puri critina.

GIOVANNI - Ma è nu’ spettaculu, robba pe' se divirtì.

PASQUALINA - Vidi, a parere meo, che soreta 'ntende n'ata caglina.

GIOVANNI - Tu dici?! Ma te trent’agni, po' 'ntende chello che gli pare.

PASQUALINA - O stu disgraziatu e sgustumatu. Che se esse a fa arrubba chella schifezza de caglina sia da cacche ata parte.

GIOVANNI - Sinti, lassa perde. Ste vongole, allora?

PASQUALINA - Come s'hanna cucinà sta' robba? E po'la paura mia è che co’ stu’ mare 'nquinatu....

GIOVANNI - Ma si ce sta' gliu 'nquinamentu cheste non cresciono. So’ aglimali sensibbili e delicati.

PASQUALINA - A differenza de soreta. Essola che ricumincia gli'eserciziu.

Rientra Zia Atonia

ZIA ANTONIA - "Chi s'arrobbata la caglina mia......" (esce)

PASQUALINA - Giuà, tu non fai niente? I' aggio accattatu dì sartanie agliu mercatu. Una è sciuta malamente, ma 'nmece de riportarela arreto faccio cuntu che l'aggio persa e gliela faccio a cappeglio de preope giustu 'ncapu.

GIOVANNI - Ma si non se esercita che va' a fa agliu teatru?

PASQUALINA - Giuà, ca te lo dico e te lo assicuru, si soreta esce n'ata vota co' chella diasilla.....

Rientra Zia Antonia, cercando di coinvolgere anche il pubblico

ZIA ANTONIA - "Chi s'arrubbatu la caglina mia....."

GIOVANNI - Pascalì, pe' favore....

PASQUALINA - Giuà, piglia sa' robba e vattélla a' cucinà da sulu, e levete dagli pere. (Giovanni esce) Sinti, bbella vagliò.

ZIA ANTONIA - Che cosa c'è adesso?

PASQUALINA - Che stai a fa' tutta st'ammuina pecché te la vulissi fa’ pagà da me?

ZIA ANTONIA - Ma di che cosa stai parlando?

PASQUALINA – So’ ghiece iorne che vai sbaneènno de sa' caglina.

ZIA ANTONIA - Ma quale gallina? Poi a me questi animali così plebei non sono mai piaciuti. Neanche dentro al forno. Io preferisco quelli di mare.

PASQUALINA - E chesto lo sapemo bbono.

ZIA ANTONIA - Hanno molto più sapore, e sotanze nutrienti e molto meno sostanze negative per la nostra salute. Ma costano un po’ di più, e quelli veramente buoni non li becchi mai.

PASQUALINA – (con profondo rammarico) Puri chesto sapemo bbono. Ma chisti so’ fatti toie, cazzarola! Ma si na' fai finita co’ sta caglina tia dent'alla casa mia te ce pisto i' sott'agliu caglinaru; ca se ghiece iorne che me stai a crepà co s'aglimale.

ZIA ANTONIA – Prego?

PASQUALINA – Prego!? Tu quanno gliu trascursu non t’aggrata fai la sorda o la ‘ntronata. Ma i’ non ce so’ fratuttu.

ZIA ANTONIA – Che vulissi dice a chistu puntu?

PASQUALINA – Appilete la vocca e le cagline lassele a chi se le cresce co’ fatica e devozione, cazzarola addavero!!

ZIA ANTONIA - Oi le' le'! E chesto che è mo'? E ca venno tutti a d'accasione a me? Ce stà genti che so' trent'agni che va cantenno sta' canzone e nisciuni gli dice niente, e ci'aggia i' pe' sotto propitu i'? Ma vu vedè che mo' m'agia compromette co' chesta pe' na caglina? Fammene i', le' le'! "Chi s'arrubbata la caglina mia....."

PASQUALINA - Gli pozza sci' na pupitola prima a essa e po' alla caglina sia, Maronna, tèh! A furia de 'nmedesimarese pare che gli'hanna i' a fa' addavero gli'ovo. (alle figlie che avevano assistito attonite) Ate vistu chello che sempe aggio dovuto sopportà co' patuvu e co’ ziteva? Però chella vota gli'arruvinatu caccosa de bbono l'ha cumbinào: facette certi spaghetti alle vongole che ancora mo’ mi gli ricordo bbono. Ma n'ha mai trovatu na’ sistemazione alla sore da cacche ata parte, e chesto non ce lo perdono manco mo'. Pe' gliu curipizzu degli’aglimale.

MARIETTA - E mamma, magari fossero solo questi i problemi di questo mondo.

PASQUALINA – Già… ma chisti so’ gli problemi mee, mo’.

FELICISSIMA – Marietta vuo dire che tra i nostri problemi ora ce ne sono di molto maggiori.

PASQUALINA - Che è mo'?

FELICISSIMA - Che brutta cosa, ma'!

MARIETTA - Più che brutta direi strana.

FELICISSIMA - No, è proprio brutta.

MARIETTA - Per me è strana.

PASQUALINA – (al colmo della pazienza) E si fosse pe' me ve levasse tutt'e' dui dagliu munnu senza pietà!

FELICISSIMA - A mà, zia Antonia si è... O Dio!!

MARIETTA - Lo vedi che è strana?!

FELICISSIMA - Lo vedi che è brutta!?

PASQUALINA - Chella è stata sempe sia brutta che strana.

FELICISSIMA - C'è un peggioramento.

PASQUALINA – Peggio de chello che è? E come po’ esse?

FELICISSIMA – E’ un peggioramento grave.

MARIETTA - Gravissimo, direi.

PASQUALINA - I' mo' stongo a perde nu’ poco troppu la pacenzea.

FELICISSIMA – Zia Atonia si è innamorata di… Come potrei dire?

MARIETTA – Mi sento male al solo pensiero.

PASQUALINA - Di chi s'è 'nammorata stà scomcecata, zoccola de ziteva?

FELICISSIMA - Di Susy.

PASQUALINA - De Susy? Po' mai esse? (Pausa) I' 'nce pozzo crede! De Susy? (c.s.) Chella povera sfortunata. (c.s.) Propriu de Susy? (c.s.) Ma viti tu? Gliu cane de zia Francesca?!

MARIETTA – Ma... che cosa dici?

PASQUALINA - E che ne saccio?! Chella è stata sempe na’ capu pazza. Ommene, aglimali…

FELICISSIMA - Susy è un nome di donna.

PASQUALINA - E i' c'aggia fa? Si Susy è nu’ nome de… Susy ènu nome de femmina!? Allora… Maronna santa!! N'ata disgrazia dento la casa mia??!! (Piange) Gli pozza piglia' nu’ male de panza a vita.

FELICISSIMA - Mamma, ma che dici?!

PASQUALINA - E' poco gliu male de panza, è vero. Che gli se pozza rompe na’ cossa agliu iorno!

MARIETTA - Ma che è, un millepiedi?!

PASQUALINA - E si non se le rompe essa ce le rompo i'! Ma... Fermateve loco! Chistu non è gliu momentu bbono! Di questa cosa ne parliamo più tardi. Pecché mo' potesse venì Santinuccia mia da nu’ momentu agli'atu… e le recchie sante sèi n’hanna scotà stà porcaria. Si zieva la piglio co’ ste mani... (Suona il campanello) Chesta è figliema!

Felicissima corre ad aprire, entra Santina seguita furtivamente da Gegè travestito da

cameriera, con minigonna e parrucca bionda a riccioli. Le donne si abbracciano con un

vociare che nulla l'ascia capire di quello che si dicono. Poi:

SANTINA - Mamma, ti trovo veramente bene!

PASQUALINA - E che ce vu fa’, figlia mia, la cura l'hai fatta tu e ha fattu bbono a me. Chisà se na' cura de chessa facesse bbono pure a chella arruvinata de zieta. Si sapissi che scorno…

SANTINA – Cosa è successo, mamma?

PASQUALINA – Niente! Niente che te riguarda. Ma a chella disgraziata ce volesse na’ pistata de capu.

SANTINA – Che piacere ritrovarvi dopo tutto questo tempo.

FELICISSIMA – Dopo tutte quelle medicine…

MARIETTA – (gomitata con sorriso) Non esagerare!

SANTINA – Ora, invece, vi voglio presentare la mia cameriera. Vieni Gegina. Questa è la mia famiglia. Sentite mentre io vado a cambiarvi vi lascio socializzare. Ci vediamo dopo. E tu…(Da un bacio sulla guancia a Gegé, il quale emette un rumoroso sospiro) Tu comportati bene, mi raccomando. (Le donne lo guardano sorprese)

FELICISSIMA – Anche Santina come la zia!?

GEGE' - Buon giorno, signore.

PASQUALINA - Buon giorno. Ma c'hama fa' co' sta camerera?

FELICISSIMA - Noi niente. E' la cameriera "personale" di Santina.

MARIETTA – Forse ce l'ha ordinata il dottore.

PASQUALINA - Ma stu' dottore 'nse pò 'mpiccia' addavero degli fatti soie?

FELICISSIMA – E forse è una cameriera curativa!

PASQUALINA – Curativa? Addevero? Accussì brutta? E che mai po’ curà na’ robba com’a’ chesta? I po’ volesse puri sapè come se piglia stà medicina! (Si avvicina a Gegé)

GEGE' - (Era distratto e si spaventa) Buongiorno!?

PASQUALINA - (Rivolta alle due sorelle) E' puri baffuta!

FELICISSIMA - Io sono Felicissima, sorella di Santina.

GEGE' - Piacere Gegina.

MARIETTA - Io sono Marietta, la sorella più grande.

GEGE' - Piacere Gegina.

MARIETTA - E questa è nostra madre.

PASQUALINA + GEGE' - Piacere Gegina.

FELICISSIMA - Mamma!!?

PASQUALINA – Non saccio che me sento pe’ le carni. Senta, buona donna, sicuramente lei sa cucinare…

GEGE' - No!

PASQUALINA – Sa’ lava’ gli piatti?

GEGE' - Che Dio ce ne liberi!

PASQUALINA – Sicuramente allora sa’ rifa’ gli letti?

GEGE' - Per carità!

PASQUALINA - (Al colmo della pazienza) Lavà pe’ terra?

GEGE' - Non sia mai!

PASQUALINA - (Quasi gridando) Spolverà gli mobbili?!

GEGE' - Assolutamente no! Nemmeno per idea!

PASQUALINA - (Alle figlie) Chesta è scema!

MARIETTA – Mamma non si offende la gente. E, scusi, che cosa sa fare cara signora, o signorina?

GEGE' – Tante cose.

PASQUALINA – Tante cose?

GEGE' – Praticamente non c’è confine alla nostra sapienza ed esperienza.

PASQUALINA – Addavero? Ma de che sta’ a’ parlà?

GEGE' – Posso garantirvi che mai nessuno è rimasto deluso dei miei servizi.

PASQUALINA – Ma fosse una de marciappiede?

MARIETTA – Mamma, sei impazzita?

GEGE' – Che cosa ha detto la dolce signora?

PASQUALINA – Chi è chessa, mo’?

GEGE' – Noi cameriere di città siamo specializzate.

FELICISSIMA – Che bello! In che cosa?!

GEGE' - Ora spiego. Cameriera! Cameriera? Provate, provate a pronunciare questa parola. (le ragazze piano piano cominciano a ripetere aiutate da Gegè) Brave, ecco, ecco… anche lei signora; anche lei

PASQUALINA – C’aggia fa’?

GEGE' – Ripeta, ripeta con me.

PASQUALINA – Ma che?

GEGE' – Cameriera.

PASQUALINA – I’, n’atu poco stongo e dopu levo la capezza alle mani mei.

GEGE' – Ma diciamocelo sinceramente. Questo termine, cameriera, è di fatto continuamente malinteso. Esso, a parere nostro, deriva da "camera".

FELICISSIMA - Ma chi lo avrebbe mai pensato.

MARIETTA – Zitta! Non ti far conoscere pure da lei.

GEGE' – Quindi donna da camera. Si, nient'altro che questo. Di fatto possiamo dire che essa è necessariamente una dama di compagnia; ma,per definizione, solo nella camera del proprio datore di lavoro e, nello specifico, l'obbligo di assecondarlo in tutte le sue esigenze curative. Se ora, gentilmente, volete indicarmi la camera del mio datore di lavoro, ovvero della signora Santina. Noi donne da camera non possiamo assolutamente stare lontane per molto tempo dalla nostra postazione di lavoro.

MARIETTA - Prego. l'accompagno io.

FELICISSIMA - Scusaci, mamma, se non ti abbiamo avvertito. Non ne abbiamo avuto il tempo.

PASQUALINA - Più che brutta, apparte gli baffi, te cac'cosa de strano! Che sarà?

FELICISSIMA - Io veramente non ci'ho trovato niente di normale.

PASQUALINA – Sentete, iammo a finisce de preparà, che dopu vedemo. E che ammuina dento la casa mia.

Fine Seconda Scena

Scena Terza

LUDOVICO - (Entra in scena reggendo una borsa di ghiaccio sulla guancia) Ho la netta impressione che la fine dei miei giorni sarà in questa casa. Io non so se è una cameriera o un orso, ma entrando nella camera di mia moglie, ho preso una sberla che avrebbe schiantato un asino. Che forza! Devo confessare che una donna del genere è stata sempre nei miei sogni fin da quando ero piccolo. Ma che dolore!! E si! dopo tutto il mal di testa che ormai da mesi e mesi sopporto, ci voleva anche questo. Sono stato anche dal mio medico curante e quel poveretto appena mi ha visto ha detto: Ludovico, ti fa male a destra e a sinistra? "Si!" Dalle due alle cinque del pomeriggio? "No! Prima era dalle due alle cinque del pomeriggio. Adesso è tutti i giorni, di giorno e di notte." Caro Ludovico, a ognuno il suo: questi dolori li conosco bene e benche non facciano parte di nessun compendio di medicina comprenderai bene che affliggono gran parte dell’umanità dai tempi di Adamo ed Eva. Non ti preoccupare, passeranno. Poi ritorneranno e così all’infinito.E' solo questione di tempi, o meglio, di ritmo. Io gli ho detto che non capivo e lui mi ha fatto i complimenti: Bravo! Questo è uno dei migliori metodi di cura; non rimuove le cause ma annulla i sintomi. Ma la vera cura è prevenire. E qual è? Chiesi io speranzoso. Ti do’ un consiglio; dimentica che le donne esistano. Così ho deciso di dimenticare l’esistenza di mia suocera…

POSTINO - Signora Lotroncato. Signora Lotroncato! Buon giorno signor Ludovico. (Posa una lettera sul tavolo)

LUDOVICO – A proposito di mia suocera ho un consiglio da darti.

POSTINO - Io ho un consiglio da darvi. Dovete fare la corte alla cameriera.

LUDOVICO – Io non voglio sentirvi più gridare il suo nome… Cosa? Mi stai proponendo di tradire mia moglie?

POSTINO - Mai! La cameriera non è una donna, fa totalmente dimenticare tua suocera alla fine può essere semplicemente licenziata.

LUDOVICO – La cameriera non è una donna?

POSTINO – Certo! E se lo è, è solo un servizio in più.

LUDOVICO - E se lo è? E se non lo è che cos'è? Non sarò mica un uomo!?

POSTINO – E qual è il problema, è sempre un servizio in più. Voglio dire che anche se ci fosse una remota possibilità a noi non interessa.

LUDOVICO – A noi chi?

POSTINO – In verità il vero problema è un altro: vostra moglie.

LUDOVICO – Mia moglie? Mia moglie cosa?

POSTINO – Nella remata e per voi innocua possibilità che la cameriera non fosse una donna ma un uomo, pur non accadendo nulla a voi, ripeto, ella andrebbe salvata. vostra moglie, poverina.

LUDOVICO – Senza dubbio.Ma in che senso?

POSTINO – Salvata da una possibile cameriera-uomo. O voi siete contento che la poveretta abbia a che fare notte e giorno, notte e giorno,… Notte e giorno!! con una mostruosa, terrificante, pseudo-ermafrodita, cameriera- maschio?

LUDOVICO - Poverina. Ma non diciamo stupidaggini! Ed infine io avrei sempre fatto la corte ad un uomo!?

POSTINO - Voi non lo sapete per certo e, mancando di certo l'intenzione, qualsiasi siano i fatti, non ne avreste mai colpa alcuna.

LUDOVICO - Già! Ma qual è la mia intenzione?

POSTINO - Quella di salvare vostra moglie. Ne dubitate? Ora basta chiacchierare, e andatevi a preparare per questa dura battaglia. Abbiate fede nella vittoria finale e vincerete. (Si riprende la lettera ed esce soddisfatto)

LUDOVICO - Non so se dopo starò meglio, ma adesso sto proprio male! Ma se vinco quale sarà il premio?

Esce barcollando

PASQUALINA - (Entra in scena con aria disperata) Ohi Marì!? Ohi Felì?!! Marì, Felì! Pare che 'nce sentono. Ve pozzeno accite a do' state, a tutt'eddui!! Disgraziate, femmene arruvinate.

MARIETTA - Che cosa c'è?

FELICISSIMA - E', successo qualcosa?

PASQUALINA - Gli'agglimali, quanno gli chiami pe' nome, venno sempe, e pure de corsa.

PASQUALINA - E che atu hanna succede ca' ddento? Tu me ricurdi tantu na’ caglina che me regalao patutu. Chigliu po' non faceva mai nu’ regalu che non ieva bbono prima alla

panza sia. Gliu poveru animale chiu faceva l'ova e chiu se cioncava. Tu, ni' fai l'ova e ni' te ciunchi, co' tuttu chello che dici.

MARIETTA - Mamma, abbiamo capito! Ma che cosa c'è?

PASQUALINA - Vedete chello c'ata fa, pecché i' 'nce la faccio chiu'.

FELICISSIMA - Non è certo colpa nostra!

PASQUALINA - Lo saccio. Chella capu de ferro se gli’è volutu sposa' lo stesso. I' ce l'aggiu dittu: "Figlia mia, quanno gliu maritu e troppu bbono la figlia de mama è arruvinata." I' po', n'aggio mai capitu se gliu pecoro è troppu bbono o troppu scemu. Pecché puri la bonanima era troppu bbono, ma co' chigliu negoziu de schiattamorte sempe 'nmocca me faceva cammina' co’ di pere dendo a na’ scarpa.

MARIETTA - E noi che cosa ci possiamo fare?

PASQUALINA - Vedete chello c'ata fa' ca i' 'nce la faccio chiù.

Pasqualina esce nervosamente

ZIA ANTONIA - (Entra afflitta e sconsolata) Ragazze... e che delusione! Che delusione!! Ho aspettato per tre ore. Menomale che eravamo in due. Ad un certo punto si avvicina una macchina e il tizio alla guida mi chiede: Quanto ti prendi? Io pensavo fosse un impresario teatrale. Anche perché ero soprappensiero. "Duecentomila!"

MARETTA - Zia?!

ZIA ANTONIA - Io, in scena, non vado mai al di sotto delle duecentomila. Quell'imbecille dopo avermi guardato dalla testa ai piedi mi dice. "Accetti anche assegni?" Certo, gli rispondo.

FELICISSIMA - Ma zia??!

ZIA ANTONIA - E perché no, anche cambiali.

MARIETTA - E' scandaloso!

PASQUALINA – Ma de che state a parlà?

ZIA ANTONIA - Ragazze mie bisogna pur vivere. Così, alla fine, vedendo che era ancora indeciso, gli ho proposto anche il lising. E lui mi fa." E' impossibile. Il Lising si fa solo sul nuovo." E subito aggiunge: " Guarda che lo scasso è aperto pure oggi!"

MARIETTA - E quell'altra? Aspettava anche lei Susy?

ZIA ANTONIA - Voi non ci crederete, ma Susy era lei.

GEGE' - (Entrando in scena con un paniere) Scusate, ragazze, avete delle uova?

MARIETTA - Volete farci lo sgarbo di non mangiare con noi!?

FELICISSIMA - C'è anche la mamma.

GEGE' - Sai che spasso! La signora Lotroncato? Donna molto simpatica.

MARIETTA - Questa è nostra zia. E questa bella ragazza è la cameriera personale di Santina. Noi intanto andiamo a dare una mano alla mamma.

Esce anche Marietta

FELICISSIMA - Voi siete mai andata a un appuntamento con una donna?

GEGE' – Certo che.... Mai! Ci mancherebbe altro.

FELICISSIMA - Nostra zia si.

Felicissima esce

ZIA ANTONIA - Posso darti del tu? Io sono la signora Antonia.

GEGE' - Signora Antonia....

ZIA ANTONIA - Tonina, per gli amici.

GEGE' - Tonina...

ZIA ANTONIA - Nina, solo Nina, per i più intimi.

GEGE' - Signora Nina…? Intima!? Signora Antonia...

ZIA ANTONIA - Non ti ho mai vista da queste parti, ne sono sicura: eppure mi ricordi qualcuno. Ma sei emozionata per caso?

GEGE' – Per che cosa? Come no!? Appena, appena, però.

ZIA ANTONIA - Lo so. Avere a che fare con un artista come me da sempre una certa emozione. Ma è pure vero che voi cameriere la sapete lunga.

GEGE' - Noi cameriere!?

ZIA ANTONIA - Hai qualcosa di strano nella voce.

GEGE' - Il raffreddore. Quel cattivo, il raffreddore, trasforma le nostre piccole e delicate corde vocali in funi. E’ vero funi addirittura grosse e possenti. Tanto che, spesso, finiamo per (voce maschile) sembrare proprio degli uomini.

ZIA ANTONIA – Mamma mia! Ma… ma… Ma non dire corbellerie. Tu, sembrare un uomo!? Non ho mai visto una femmina più femmina di te. Hai delle forme che farebbero impazzire il maschio più insensibile.

GEGE' - Troppo gentile.

ZIA ANTONIA - Se io fossi un uomo...

GEGE' - Io avrei da lavorare.

ZIA ANTONIA - Siediti qui, invece; vicino a me.

GEGE' - Ho un tremendo raffreddore.

ZIA ANTONIA - Essendo nata zitella ho almeno il privilegio di essere assolutamente schizzinosa. Raffreddore, lebbra, tifo, sai che… Ma parlami di te, parlami della tua vita, dei tuoi amori.

GEGE' - Non vorrei sembrare troppo aperta.

ZIA ANTONIA - Apriti, invece. Apriti. Io potrei essere tua madre.

GEGE' - Roba da sparasi all'istante.

ZIA ANTONIA - Che cosa hai detto, cara?

GEGE' - Che tutto sommato sono esperienze da dimenticare.

ZIA ANTONIA - La verità, la verità. "Altrimenti tutto quello che pende, cada!"

GEGE' - Tutto quello che pende?

ZIA ANTONIA - Cada! E' un antico giuramento. Lo faceva sempre mio padre, faceva il giardiniere. Giuramento pericoloso per gli uomini, ma per noi che siamo donne...

GEGE' - E si! A noi che siamo donne ce ne frega? Siamo donne! Siamo donne, noi.

ZIA ANTONIA - Comincia col dirmi dei tuoi ragazzi.

GEGE' – I miei…? A, si! Bèh, veramente… Mi vergogno un pò.

ZIA ANTONIA – Ma dai! Dalla faccia che hai non si direbbe. Forse ne hai avuti troppi, dì la verità? Quanti…

GEGE' – Cosa?

ZIA ANTONIA – Quanti cari ricordi, vero?

GEGE' - Veramente, io, signora...

ZIA ANTONIA - Tonina, per gli amici.

GEGE' - Tonina per gli amici.

ZIA ANTONIA - Nina per i più intimi.

GEGE' - Va bene, abbiamo capito. I ragazzi... i ragazzi.. I ragazzi non mi sono mai piaciuti.

ZIA ANTONIA - O poverina! Ti piacciono quelli più maturi? Magari vecchi!

GEGE' - Ma cosa dice!? Io sono smarrita.

ZIA ANTONIA - Con quello sguardo da... Più che sguardo… Si, si, si! Uno sguardo da birichina!?

GEGE' - Cara signora... Tonina per gli amici… E Nina per i più intimi...

ZIA ANTONIA - I mariti! Ti piacciono i mariti!?

GEGE' – Io non voglio dire che lei si impiccia… Ma questa è tosta assai, sa'!? Sguardo da ... da birichina a me non l'ha mai detto nessuno. E poi, e poi, si può dire tutto ciò che si vuole ma Ge.. gina, Gegina, non ha mai avuto niente a che fare con i mariti. Sguardo di birichina a me. Buon giorno!

Gegè esce sbattendo la porta

ZIA ANTONIA - Non so che cosa, ma quella cameriera nasconde molto di più di quanto si possa immaginare.

POSTINO - (Entrando con velocità) Oh!! La zitella acida!? Come sta il profumo di questa casa?

ZIA ANTONIA - Sei impazzito? E a te che cosa interessa?

POSTINO - A noi interessa niente... e tutto.

ZIA ANTONIA - Hai ragione Peppino. A noi interessa niente e tutto! (Lo afferra con forza per le spalle) Peppino, per sfortuna o fortuna della vita, quante cose avremmo potuto fare io e te!

POSTINO – Eee…? Di che cosa stiamo parlando?

ZIA ANTONIA - Fare progetti per il futuro. Sposarci. Avere dei figli! Ma ora, forse, siamo vecchi.

POSTINO - Taglialatela Concetta. Super raccomandata espresso turbo per la signora Taglialatela Concetta.

ZIA ANTONIA - Se un uomo come te, con voce supplichevole, mi si mettesse in ginocchio e mi chiedesse di sposarlo, io non so che cosa gli risponderei. Ma non senti il sangue che bolle nelle nostre vene?

POSTINO - Taglialatela Concetta!! (Divincolandosi, riesce a fuggire)

ZIA ANTONIA - Peppino tu come uomo sei finito. Pensaci bene. Domani potrebbe essere solo troppo tardi.

PASQUALINA - (Entrando di colpo in scena ed intuendo immediatamente ciò che accade) Lassa perde gliu pustinu, sinnò t'accito. T'aggio sopportatu fin'ammò, ma se vu’ campa n'atu poco datte n'addefrescata, ca' co te non stanno bbone nì femmene e nì ommene chiù. I' potesse sopportà puri sa' Susy, n'ate di mani de femmina, puri sì streoza, dendo alla casa so' puri bboni. Ma gliu pustino no.

ZIA ANTONIA - Ho cinquant'anni!

PASQUALINA - Duecento co' bbona salute.

ZIA ANTONIA - … e sono maggiorenne da un pezzo.

PASQUALINA - Però ancora n'te sii pigliata la patente.

ZIA ANTONIA - E pozzo fa' puri chello che me pare.

PASQUALINA - Ma no dendo alla casa mia!

ZIA ANTONIA - Chesta è puri casa de fratumu. Chigliu poviru frate meo co te cia' rimissu tempo e salute. E po' se ne è iutu agli'atu munnu.

PASQUALINA - E che ci gli'aggio mannatu i'?

ZIA ANTONIA - Steate sempe a fa' n'arte.

PASQUALINA - E chigliu voleva raprì a forza nu’ negoziu de schiattamorte dend'alla casa mia?

ZIA ANTONIA - Chella era la vocazione sia.

PASQUALINA - E la tia qual'è?

ZIA ANTONIA - Mio fratello era un martire, e mi voleva tanto bene. Era una persona ricca di virtù.

PASQUALINA - Addavero? Quanno m'aggio sposatu a fratutu, issu, era nu morto de fame, senza ni casa e ni sordi.

ZIA ANTONIA - Questo è affar tuo. (Esce)

PASQUALINA - Chesso è puri veru. Sulu ca issu, dopo dieci anni de penitenza mia, se ne iutu zittu e quieto agli’atu munnu, e a me m'ha lassatu sta’ pinola a vita.(Zia Antonia, al colmo dell'umiliazione, esce di scena) Chella porella è propitu sfortunata: ogni iorno gli esce nu’ difettu peggiu de chigliu de prima. Però si me porta gliu pustinu ca' dendo gli roseco gli canniliri.(Esce)

Entrano in scena il postino e Ludovico, il quale è vestito con giubbotto e pantaloni in pelle nera,

con borchie cromate, catene e occhiali nerissimi.

LUDOVICO - Sono bello?

POSTINO - Si.

LUDOVICO - E affascinante?

POSTINO - Anche.

LUDOVICO – Tu pensi che una cameriera potrebbe resistermi?

POSTINO - No!

LUDOVICO - E quella cameriera?

POSTINO – Con lei avrai sorprese inimmaginabili.

LUDOVICO – Allora sono bello?

POSTINO – caspita! Fantastico!

LUDOVICO – Ma tu… sei proprio sicuro?

POSTINO – Certo che si. Ma datti un tono, cavolo!!

LUDOVICO – Perché che cosa mi manca?

POSTINO - Tutto. Voglio dire che tu hai tutto: se io fossi una donna ti sognerei tutte le notte e tutti i giorni.

LUDOVICO - E invece?

POSTINO - E invece… E invece che cosa?

LUDOVICO – Voglio dire: che impressione ti faccio?

POSTINO - Tanta, maledizione. Ma datti un tono per la miseria, sembri un quattordicenne al suo primo appuntamento! Io ti lascio alle tue faccende. Anche perché più di questo non so proprio che altro fare. (Esce)

LUDOVICO - (Restando solo) Chi dovrò affrontare per primo? Penso che mi convenga andare prima al bagno. (Esce)

Piombano in scena velocemente Santina e Gegè.

SANTINA - Caro mio.. E tieniti lontano con le mani a posto loro. Guarda che potrebbero vederci. Ti assicuro che questa è l'unica soluzione!

GEGE' - Ma forse non mi vuoi bene più!?

SANTINA - Stai diventando noioso come una cameriera.

GEGE' - Cosa?

SANTINA – Scusa! Il fatto è che non sei più lo stesso.

GEGE' - Perché a furia di fare la cameriera...

SANTINA - Anche il tuo vigore non è più lo stesso.

GEGE' - Questo... AH!! Questo non lo puoi dire! Certo un poco hai ragione. Ma tu lo sai quale è la verità: con la signora Lotroncato nelle vicinanze... Sì, perché io avverto la sua nefasta presenza anche attraverso i muri maestri… insomma è come la criptonite per Supermen.

SANTINA - E la tua passione per me? Che ne è stato della tua passione, Supermen?

GEGE' - Ti giuro, mia adorata, che la passione è sempre intatta. Anzi ti garantisco che a volte mi travolge, come in questo momento. Vieni qui! (La stringe con forza)

Appare sull'uscio la Zia Antonia

ZIA ANTONIA - (Dopo un attimo di smarrimento) AAAAAHHHH! (Gridando esce fuggendo)

SANTINA - O Dio!!? E adesso?

GEGE' – E adesso cosa? Cosa potrà mai succedere?

SANTINA – Io al tuo posto mi preoccuperei mortalmente.

GEGE' – E io no! Sono sempre un uomo…

SANTINA – E chi lo può dire ormai. Vieni, presto! (Prende per il colletto Gegé e lo trascina via)

Entrano in scena Zia Antonia e Pasqualina, trascinata, quest'ultima, dalla cognata.

ZIA ANTONIA - Cognata mia. Cognata mia. (Cerca inutilmente nella stanza i due) Erano qua!

PASQUALINA - Ma chi?

ZIA ANTONIA - Si abbracciavano. Si abbracciavano. Erano due!

PASQUALINA - Due? Che si abbracciavano? Certu si era unu non lo potea fa’:

ZIA ANTONIA – Tu non capisci. Erano due femmene.

PASQUALINA – Dento la casa mia!? Chella fressora de cognatema e Susy.

ZIA ANTONIA – Ma dici? Io ero con te.

PASQUALINA – Ahhh! Chene? I’ e tune!? Ma i’ t’accito.

ZIA ANTONIA – Cognata mia, tua figlia e la cameriera.

PASQUALINA - Cognata mia a chi?... Pe’ la fressora! Lassa stà a figliema! Chella me l’aggio crescita com’a’ nu’ pezzo de core; co’ ghiere ommene puri puri, ma mai co’ na femmina.

ZIA ANTONIA – Ho visto con i miei occhi.

PASQUALINA – Non bastono gli’occhie pe’n vete; ce voo’ puri gliu cerveglio. E chigliu certo te difetta. E non pensà che so' tutti com'a' te, ca' stà fressora 'n'capu te la tiro.

Esce minacciando Ludovico che sta entrando in scena

ZIA ANTONIA - Ecco perché non le piaccio i ragazzi.

LUDOVICO - A chi non piaccio i ragazzi?

ZIA ANTONIA - Alla cameriera, poverina. (Si volta verso Ludovico) AAAHHH!! Al mostro!! (Esce fuggendo un’altra volta)

LUDOVICO - Non mi ha riconosciuto! O mi ha riconosciuto? Ma se mi ha riconosciuto, mi ha riconosciuto per quel che sono o per quello che non sono? E se è stata sorpresa e ha gridato è perché sono troppo bello o troppo brutto? Allo specchio! Non c'è altra soluzione. E speriamo che mi riconosca da solo. E se non mi riconosco nemmeno da solo? Alla cameriera non piacciono i ragazzi!? (Esce borbottando tra se)

Entrano in scena Marietta e Felicissima.

MARIETTA - Hai capito tutto?

FELICISSIMA - Non sono mica scema! Mi faccio prestare un fazzoletto da Santina, e di nascosto lo mettiamo nelle tasche di Peppino. Diciamo a tutti che Santina tradisce Ludovico con il postino, e se Ludovico non ci crede gli daremo la prova: basterà cercare nelle tasche di Peppino.

MARIETTA - Tuttavia, dato che il nostro Ludovico è duro di testa, in mezzo al fazzoletto vi nasconderemo anche degli orecchini che prenderemo a Santina.

FELICISSIMA - A questo punto Ludovico dovrà aprire gli occhi per forza, e aggredirà il postino.

MARIETTA - Il quale, per discolparsi, racconterà esplicitamente tutto. E si scoprirà la verità.

FELICISSIMA - Così questa maledettissima situazione finirà. Almeno spero. (Escono confabulando)

Entra in scena Pasqualina.

PASQUALINA - Appena so’ entrata, pecché i’ sto’ sempe dento alla casa mia, me so' avvicinata a issi, e prima che potesse dice sulu na’ parola, pecché i' ce gliu teneva stipatu dagli primu momentu che l'aggio vista, gli tiro nu’ boffettone a manu smerza. O a raggione o a torto! I' già quanno gli tiro dritti faccio malevaragni, quanno gli appiccico a sta' manera scasso gliu munnu. E figliema s'è messa a chiagne.

Prima ma fattu piacere,pecché chello che se amerete se merita, pò, c'aggia fa', i' tengo gliu core tennero, pe' la fa' sta zitta gliaggio dati chigli ricchini che tanto gli piaceono quann'era piccola, 'mezo a nu' fazzoletta ‘nfioratu, che puri gli piaceva, e po' me ne so’ iuta. Ma la camerera l'aggio rimasta 'nficcata tra gli'armadiu e gliu commo'. Maritumu me lo diceva sempe: "Tu putissi i' a spacca le preti, pe' come mini straffelate!" (Esce)

Entrano in scena ZIA ANTONIA E SANTINA.

ZIA ANTONIA - (Ha per mano Santina) Oggi ho le visioni! Vedo delle cose che non esistono. O, forse, esistono, ma solo nella mia fantasia. Credimi, prima… poco fa, ho visto te e la cameriera che vi abbracciavate. Vedo che non mi credi. Ti giuro che è vero. Tu mi prenderai anche per pazza, ma poco fa mi è sembrato addirittura di aver visto Ludovico vestito da: "Aoh! Fateme passà che ciò er prurito ar naso!" Hai capito'

SANTINA - No!

ZIA ANTONIA - Entrando nella tua stanza poi ho visto la cameriera inzeppata tra il comò e l'armadio e mezza appiccicata al muro. Però era leggermente più bella: aveva infatti gli occhi rivolti all'insù come una Madonnina addolorata.

SANTINA – Povero… povero cuore deluso. Cara zia, non bisogna mai perdere la speranza nella vita. Vuoi un consiglio? Qualsiasi cosa hai visto o vedrai in futuro, tu fai finta di nulla. I primi tempi sarà difficile, ma poi, con molto impegno, ti sentirai meglio. Se non lo vuoi fare per te fallo per me, cara zia, che ti voglio tanto bene. (Esce)

ZIA ANTONIA - Che cara figlia! Niente a che vedere con la madre. Infatti già mi sento meglio! Troverò mai un uomo tutto per me? Forse mi accontenterei anche in multiproprietà. Cpme cambiano i tempi. Ma che odore di arrosto. "In cucina!" (Esce)

Entrano le due sorelle sorreggendo Gegé semi svenuto.

GEGE' - (Posto a sedere su una sedia) Dove sono? Chi sono? Come sto male! Sto male??! Sto proprio male.

FELICISSIMA - Ha perso la memoria!?

MARIETTA – Come ti chiami?

GEGE' - Come mi chiamo?

MARIETTA - Ti chiami Gegina.

GEGE' - Io!? Ne siete sicure?

FELICISSIMA - Ma certo!

MARIETTA – Poco fa ce lo hai detto proprio tu.

GEGE' - E va be'!

Entra in scena Ludovico.

LUDOVICO - (Preoccupatissimo) Che cosa avete fatto a questa povera ragazza?

GEGE' - E questo chi è?

FELICISSIMA - E' Ludovico.

FELICISSIMA + MARIETTA - (Prendendo coscienza delle condizioni di Ludovico) AAAHHHH! (Portandosi le mani alla bocca lasciano cadere a terra Gegé)

LUDOVICO - Ma siete impazzite?! (La rimette delicatamente sulla sedia) Povera cara, in che stato ti hanno ridotto.

GEGE' - Ma che vuole?

LUDOVICO - E' vero che non ti piacciono i ragazzi?

MARIETTA - Come no?! (A Gegé) Digli di si.

GEGE' - Ma a me non mi sono mai ...

FELICISSIMA - Digli di si!!

GEGE' - Si!! Li adoro da impazzire!

LUDOVICO - Che ne diresti se ci facessimo una bella passeggiata?

GEGE' – Passeggiata!? E che cos’è?

FELICISSIMA – Che bello, una passeggiata.

GEGE' – Ma con chi?

MARIETTA - E' normalissimo che una bella ragazza come te...

GEGE' – Una bella ragazza come me?

FELICISSIMA - Digli di si! E' sempre un bell'uomo.

GEGE' - Dove? E’ questo l’uomo??

FELICISSIMA + MARIETTA - Diciamo di si!

GEGE' - AHH! Diciamo di si!?

MARIETTA – Certo! E se lui azzarderà cose proibite…

FELICISSIMA – Gli darai uno schiaffo.

MARIETTA – Certo, …? Ma che cosa? Tu invece lo lascerai fare.

FELICISSIMA – Sì, sì! Ma fino ad un certo punto.

MARIETTA - No! Lo devi assolutamente lasciar fare fino in fondo.

GEGE' - Fino in fondo!

FELICISSIMA + MARIETTA - Fino in fondo! (Escono dal cancelletto del giardino)

GEGE' - Fino in fondo.

ZIA ANTONIA - (Rientrando dallo stesso cancelletto) O Dio! O Dio! Io non ho visto nulla! Non ho certo visto quello che ho visto…? No, quello che non ho visto? E pure se ho visto chi ho visto? E che ne so? Io sono qua, sono là. E più in là chi ci sta? Ieri, oggi, fra un anno, o l'altro ieri. Sono proprio viva o il mio bruciante corpo è solo fatua immagine, proiettata da un'altra realtà, sognata forse e mai vissuta. Maledizione, ma come è difficile vivere! Comincio a pensare che quello che ci resta da fare, a noi che abbiamo voltato l'angolo, sia solo morire o mangiare.. Ma anche questo che cosa vuol dire? E quanti angoli ci saranno ancora? Almeno qui qualche risata ogni tanto ce la facciamo. (Esce verso la cucina)

POSTINO - (Entra guardingo come una volpe) Sento del trambusto. La pasta comincia a lievitare. Finalmente! Ormai disperavo che questa missione portasse i suoi frutti. Il lavoro di anni oggi si corona di gloria. Noi postini non abbiamo molte soddisfazioni nella vita, purtroppo, e questa, per me, è una cosa troppo importante. Quel maledetto Gegè non l'ho mai potuto soffrire e finalmente mi si è presentata l'occasione per una giusta vendetta. Inoltre, resti fra noi, questa volta veramente ho sentito una forza trascendente: Io sono stato guidato da qualcosa che che va al di la della nostra misera natura umana. Si, ora sono perfettamente convinto che è stato il Cielo, e quando lo vuole il Cielo noi dobbiamo solo obbedire. (Rientrano ridendo le due sorelle. Marietta, non accorgendosi di Peppino, parlando con Felicissima, si siede, sollevando eccessivamente la gonna e mostrando le bellissime gambe al povero postino)

MARIETTA - Non ho mai riso tanto in vita mia. Ludovico ha sfoderato tutta la sua tenerezza, quella che Santina non gli ha mai permesso di sfoderare; e quella Gegina: " Togli le mani di dosso. Sporcaccione! Non penserai che sia una donnaccia qualsiasi?" AH! AH! AH! Convinta la poverina, di essere veramente casta e pura come mamma l’ha fatta.

FELICISSIMA -.E invece..?

MARIETTA – Vuoi scherzare!? Una cameriera!? Ma dovevi sentirla: con una voce così strana, tanto da sembrare una bambina raffreddata... AH! AH!

POSTINO - Marietta!? (Sudato e con il fazzoletto sulla fronte)

MARIETTA – Ahhh!

POSTINO - Marietta, oggi sei proprio bella! (Le si avvicina)

MARIETTA - E tu sei proprio impazzito!

POSTINO – Deve essere il sapore della vendetta, io ora sono tutto preso.

POSTINO - Tieniti lontano da me!

FELICISSIMA - Lascialo fare, invece, così potrò infilargli nelle tasche il fazzoletto con l'anello di Santina.

POSTINO - Che bella giornata di sole. (Per l'emozione non sa più dove mettere le mani)

FELICISSIMA – E dove lo vede il sole? E' proprio impazzito!

MARIETTA – Peppino,… sei Peppino vero?

POSTINO – Mai come adesso. Due in uno.

MARIETTA – Hai bevuto.

FELICISSIMA – E’ proprio impazzito. Ma tu lascialo fare.

MARIETTI - Per favore Peppino, calmati.

FELICISSIMA - Lascialo fare.

PEPPINO - Si, e lasciami fare. OH!? Perdonami Marietta, ma la verità è che adesso il mio cuore arde per te.

FELICISSIMA - Deve aver bevuto. (Finalmente riesce a mettere il fazzoletto con l'anello nella tasca della giacca di Peppino) Tutto a posto.

PEPPINO - Non riesco a capire come ma mi sono accorto, improvvisamente, di provare un sentimento; una passione; un fuoco, nei tuoi riguardi, che non ho mai provato per nessuna.

MARIETTA - Calmati. Rilassati. Maledizione, qual è il problema in questa casa?

PEPPINO - Fino a qualche secondo fa non c'era nessun problema, ma adesso ne ho molti.

FELICISSIMA - Fosse una proposta di matrimonio?!

PEPPINO - A furia di entrare e uscire da questa casa, senza nulla pensare e desiderare di mia cosciente volontà, mi ritrovo, adesso, totalmente innamorato di te. E ora non posso più vivere.

MARIETTA - Mi sento male.

FELICISSIMA - Non più di lui, se si rendesse conto delle sue azioni.

MARIETTA – (contro Felicissima) Abbi più rispetto, per favore! Peppino, sei sicuro di quello che dici?

PEPPINO - Dopo quello che ho visto non ho dubbi. Non ho dubbi! So che potrebbe pesarti la mia età, ma ti garantisco che darei filo da torcere a molti più giovani di me.

FELICISSIMA - Si, per procura.

MARIETTA - Adesso basta! Vieni Peppino. Andiamo a discutere questa faccenda in luoghi più opportuni. (Entrano in casa)

FELICISSIMA - Fate pure quello che volete, io continuo la mia missione.(Esce)

Entrano Pasqualina e la Zia Antonia

PASQUALINA - (Trascina per gli orecchi la cognata, la quale ha tra le mani l'occorrente per apparecchiare la tavola, e nell'altra mano impugna minacciosa il solito forchettone ben appuntito) Hai vistu che t'aggio acchiappatu n’ata vota a pizzicà dento agliu tianu?

ZIA ANTONIA - Io non ho visto, e se ho visto non ho visto. Non ho sentito ma se ho sentito che cosa ho sentito?

PASQUALINA - E tu lo sai! Quanno t'aggio 'nfilatu gliu forchettone sotto agliu curipizzu mica aggio strillatu i'? (zia Atonia esce velocemente)

SANTINA - (Piombando disperata in scena) Mamma! Non trovo più la mia cameriera!!?

PASQUALINA - Figlia mia e c'ama fa'? I’ ce pozzo fa na preghiera delle mei. Chella po' teneva na’ brutta facci. Megli'accussì!

MARIETTA - (Trascinandosi dietro Peppino, il quale si nasconde agli occhi della futura suocera) Mamma! Mamma!!

PASQUALINA - Ma che è?

MARIETTA - Ti devo annunciare il mio fidanzamento con Peppino.

PASQUALINA - AAAHHHH!! Gliu Pateternu ce l'ha co' me!

MARIETTA - E' una cosa seria ma'!

PASQUALINA - Gliu Pateternu ce l'ha propitu co' me!

MARIETTA – Ti prego mamma.

PASQUALINA – Oggi m’è datu na cortellata agliu core. Si te sposavi a nu’ ciucciu avessemo potutu troà pezze d’appoggiu…

MARIETTA – Peppino a modo suo è saggio.

PASQUALINA – Com’a’ na’ scimmia ammaestrata.

MARIETTA – Ed è anche tanto tanto tenero.

PASQUALINA – Com’à na’ pera meza faceta.

MARIETTA – Inoltre ho scoperto che gli voglio tanto bene pure io.

Zia Atonia entra in scena portando una grossa zuppiera colma di spaghetti

ZIA ANTONIA – (posando la zuppiera sul tavolo) E io?

PASQUALINA – Tu ce sì tutta quanta, fraceta. E c'aggia dice mo'? Cent'agni de bbona salute, tèh! Ahi che dolore de core..

MARIETTA - (Inginocchiandosi ai piedi della madre e baciandole la mano) Grazie ma'!

PEPPINO - Grazie... (Tenta di fare la stessa cosa ma Pasqualina gli mostra il forchettone)

Entra in scena Ludovico sorreggendo il povero Gegé, ancora stordito.

LUDOVICO - Per favore non apparecchiate per noi, perché siamo venuti solo a salutarvi. Vi annunciamo che stiamo per partire per un lungo viaggio... (Santina sta per crollare a terra ma è sorretta dalla madre) E non far finta di soffrire per me, cara Santina, perché tutto il paese sa che tu hai un amante. Ora la cura ce la faremo io e la tua povera cameriera. Ma che bell'odorino!? Addio a tutti! (Escono, ma subito dopo rientrano in scena) Con il vostro permesso, partiremo dopo aver mangiato.

Felicissima, come un fulmine, piomba in scena.

FELICISSIMA - AHHH! Siete tutti qui? Oggi suoneranno le trombe del giudizio. (nel centro della scena cade platealmente)

PASQUALINA - Chella crapa de mammeta che so' i stesse. Te stanno a sona' 'n'capu, me sa'!!

FELICISSIMA - Il signor postino ha una tresca con una persona di questa casa, caro Ludovico.

LUDOVICO – Davvero? Ma a me non interessa più nulla. Io ho la mia Gegina, ormai. (Santina questa volta cade a terra)

PASQUALINA – E che è dent’a’ sta’ jornata? Figlia mia, (La aiuta a rimettersi in piedi) e tu te scunfiri pe' 'ccussì poco. Viti chello che sopporto i’, chiuttostu!

FELICISSIMA – Peppino, non fuggire! Guardategli nella tasca destra della giacca e capirete di chi si tratta. (Dopo qualche attimo di sorpresa generale Ludovico e La Zia Atonia si avventano contro il povero Peppino, lasciando cadere a terra Gegé, gli sfilano la giacca e trovano gli orecchini nel fazzoletto. La signora Lotroncato si avvicina e con due dolorosissimi schiaffoni sulle mani dei poverini si impadronisce delle presunte prove)

PASQUALINA - Che robba è? Fateme vedé a me! (Apre lentamente il fazzoletto) O Maronna Santa!? Chisti so’ gli recchini mee!? Mama mia! (Avvicinandosi a Marietta con aria estremamente mortificata) Figlia mia m'è scusa'! I' n'aggio fattu mica apposta. Sicuramente steva a durmi'. T'assucuru che si ero sveglia, co' chissu, mancu morta. E che me doveva succede alla vecchiaia! Ma lassamo perde, tantu n'è morto nisciunu. Peccatu, però, che non me ricordo proprio niente. Ma prima de magnà fateme fa’ na’ bella preghiera. E che sfurtuna, a no' ricordareme propriu niente. Assettateve composti e stateve zitti, si no' ve cionco a tutti quanti.

"Pataternu meo, Tu che fai magnà bbone e malamente,

guarda stì quatto arraiati che sbafono dento alla casa mia.

Mittece le mani tu.

E se a stà situazione 'n'ce se po’ rimedià,

pecché tu si Pateternu, ma chisti so’ troppu disgraziati,

allora, dento a na' botta, pigliatigli tutti quanti,

ca i' 'n'saccio propriu cchiù d'addo' aggia comincià.

Se me te vu' piglia' puri a me, chi te po’ dice niente.

Però, Pateterno meo,

non me fa capità 'nsema a chisti n’ata vota,

ca po', 'ncoppa loco,

faccio succede n'ammuina grossa assai.

Pecché i' sembro tantu bbona,

ma quanno me va la mosca agliu nasu... Eh! Eh!! Eh!!!

E chigliu poveru S. Pietro

n'è certu chiu grosso de n'elefante.

Maronna mia!"

TUTTI - Amen!

LUDOVICO - Potrei dire una cosa?

PASQUALINA – Manc’agli cani, ca dendo alla casa mia tu hai già parlatu troppu.

TUTTI - Amen.

F I N E