Ludovico

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L U D O V I C O

OVVERO

IL CONCETTO NON E' DIFFICILE

di

Alberto Ticconi

Alberto Ticconi 101752

Opera depositata il 24.07.1995

N° 820717A

Personaggi in ordine di apparizione:

Peppino il postino

Pasqualina Lotroncato

Marietta

Felicissima

Zia Antonia

Ludovico Grandialtezze

Santina Purissima in Grandialtezze

Gegè Losciupafemmene

Io penso che gli uomini non abbiano sentito

né punto né poco la potenza di Eros (Amore),

perché se la sentissero,

gli dedicerebbero i maggiori templi ed altari

e gli offrirebbero i maggiori sacrafici..."

dal discorso di Aristofane, Cap. XIV Simposio, di Platone.

Dedico questo mio lavoro a mia nonna Antonia, contadina di un tempo, che con il suo affetto e la sua intelligenza mi ha permesso di assaporare tutte le GRANDI ESSENZE delle sue meravigliose radici, e a cui resterò legato per sempre.

ATTO PRIMO

Siamo in un giardino interno, davanti all'ingresso di una casa antica, non signorile, ma molto curata. Al centro della scena vi è un portone, qualche finestra ai lati. Sulla destra una ripida scala attraverso un arco; sull'arco un'altra finestra, anch'essa ad arco, a cui si accede dalla scala. Fiori, alberelli e un muro con cancello d'ingresso sulla sinistra. Un'altro cancelletto sulla destra.

PROLOGO

Il prologo viene letto da una voce fuori scena.

"Nel paese accade qualcosa di sconvolgente: un uomo viene tradito dalla propria moglie. Una cosa inaudita, mai avvenuta. L'uomo è ignaro, assolutamente ignaro. La moglie sa. La madre di lei comincia a rendersi conto di ciò che accade a cinque mesi dall'inizio dell'evento, e l'evento è quotidiano: tra le due e le cinque del pomeriggio. La signora Pasqualina, madre della sposa, è fortemente preoccupata, ha altre figlie da sposare e questa disgrazia fa cattiva pubblicità alla famiglia.

Il postino è terribilmente ruffiano."

POSTINO - (Dal cancello) Signora Lotroncato! Signora Lotroncato!! (Gridando) SIGNORA LOTRONCATO!!

PASQUALINA - (Scendendo per la scala) Ma chi è stu' disgraziatu che strilla a sta' manera? (1)

POSTINO - Il disgraziato strilla perché qualcuno è sordo.

PASQUALINA - E ché, dobbiamo dar di conto se con l'età siamo diventati sordi?

POSTINO - La questione è che il sottoscritto arrivato alla vostra porta, a furia di gridare, perde fiato a tal punto da non poter chiamare più nessuno. Scusate, ma come è avvenuto che avete perso l'udito?

PASQUALINA - Tu lo vuoi veramente sapere?

POSTINO - Si, perché, facendo i dovuti scongiuri, potrebbe interessare anche me.

PASQUALINA - Che t'hanna 'nteressà è sicuru! (2) Troppe domande.

POSTINO - Spiegatevi meglio.

PASQUALINA - Il concetto non è difficile. A furia de fa troppe domande 'ncoppa a fatti che 'n'ce dovessero riguardà manco pe puzza, giustamente uno, pò, s'acchiappa certe risposte accussì pesanti, che le recchie, e oggi, e dimani, e dopudimani, rimanono 'mpressionate. (3)

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(1) Ma chi è questo disgraziato che grida in questo modo?

(2) Che ti debba interessare è certo!

(3) Nell'insistere a far domande su cose che non dovrebbero in nessun caso riguardarci, accade che qualcuno riceva risposte così violente da rimanerci, nel tempo, colpito in modo grave.

POSTINO - E così è successo a voi?

PASQUALINA - Chesto è pe fa' capì a certi disgraziati de nostra conoscenza come va' a finì! (1)

POSTINO - Signora Pasqualina Lotroncato, (pausa) c'è una raccomandata per voi. Firmate qui, per favore.

PASQUALINA - Dove devo firmare?

POSTINO - In questo preciso punto. Ecco, c'è il segno!

PASQUALINA - Gli'aggio vistu. Mica so' cecata addavero! (2) E la penna?

POSTINO - Eccola.

PASQUALINA - Bono. Ma mo' me s'è scordato addò è. (3)

POSTINO - Sempre qui. C'è il segno.

PASQUALINA - Bono! Che ci'aggia scrive? (4)

POSTINO - Dovete firmare con il vostro nome.

PASQUALINA - Ahh! Gliu nome meo!?? Sempe ca'? (5)

POSTINO - Dopo il segno.(Spazientito)

PASQUALINA - Pasqua... li...na Lo..tron...Gliu marito meo teneva na bella scrittura; lo dicevono tutti quanta. Ce poteva mette gli chiù' begli fiuri, che chello che guardava la gente era la bellezza de chigli nomi scritti accussì bono. (6)

POSTINO - E come no.

PASQUALINA - Lo.. troncato. (Apre la lettera e legge cercando di nascondere lo scritto a Peppino che cerca di sbirciare ad ogni costo)

POSTINO - Leggete con calma.

PASQUALINA - Perché, fa male alla digestione?

POSTINO - Voi già avete il timpano impressionato. Vedete, se oltre ad essere sorda mi diventate pure cecata e chi ve la porta più la posta.

PASQUALINA - T'ammaturo sa coccia se non te ne vai! (7)

POSTINO - (Uscendo in gran fretta) Taglialatela Concetta! Taglialatela! Posta per voi!

PASQUALINA - Ce sta chi crepa pe lo troppo magnà, ma a issu la troppa ruffianizia 'ngni va mai de traverso. Gliu pozzeno accite! Ma oggi è gliu compleanno meo ed è meglio che non me 'ncazzo. (8)

MARIETTA - MAMMA!! (Entrando con disperazione e velocemente dal portone) Il gatto si è mangiato tutto il filetto che hai comprato.

PASQUALINA - O Dio!? Quell'animale! Quel cane!! Quel cane!!

MARIETTA - No! E il gatto, mamma!

PASQUALINA - E' un cane travestito da gatto. Quel gatto è un cane! Un gatto non sarebbe arrivato a tanta stupidità!

MARIETTA - Quel filetto era fresco di macelleria, altro che stupidità.

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(1) L'ho visto. Non cieca sul serio.

(2) Bene! Ma adesso ho dimenticato dov'è.

(3) Bene! Che cosa ci devo scrivere?

(4) Il mio nome? Sempre qui?

(5) Mio marito aveva una bella scrittura; lo dicevano tutti. Poteva anche metterci i fiori più belli, ma quello che la gente guardava era la bellezza del come erano scritti.

(6) Ti rompo (ti rendo molle) quella tua testa se non vai via.

(7) In questo mondo c'è gente che muore per aver mangiato troppo ma a lui l'eccessivo impicciarsi dei fatti altrui non gli procura mai nessun incidente. Che qualcuno lo accoppasse! Tuttavia oggi è il mio compleanno ed è meglio evitare le arrabbiature.

PASQUALINA - Era un cane, ti dico. Ma se lo prendo lo trito fino, fino, fino...

MARIETTA - A ma'?!?! Per un filetto?

PASQUALINA - (Riprendendosi) Me' scusà. Me ne so' iuta propitu de capu. Gliu fattu è che i' parlavo de chella bestia, ma tenevo 'nanzi agli'occhie...(1)

MARIETTA - Un cane?

PASQUALINA - Magari! Gliu pustinu!

MARIETTA - Cosa ti avrà fatto quel poveretto?

PASQUALINA - (Con violenza) Non lo difendere, sai! Quell'uomo non è un uomo!

MARIETTA - E che è, un cane?

PASQUALINA - Brava!! E' propritu accussì. Ed è amato da tutti i cani, perché riconoscono in lui il sangue, la famiglia, la casta.

MARIETTA - Ma quale casta!?

PASQUALINA - La casta antichissima del pidocchioso, morto di fame e ruffiano! E chiù bastardi so e chiù' gli vonno bene!

MARIETTA - La settimana scorsa per poco non si uccideva a causa di un cane che gli è uscito all'improvviso davanti al motorino? Credo proprio che tra lui e i cani non ci sia affatto amore. La verità è che abbiamo tutte la coda di paglia da quando Santina ci disonora.

PASQUALINA - E come potemo fa'?

FELICISSIMA - (Gridando, anche lei dal portone) Mamma! Mamma!! Corri, Corri!!!

PASQUALINA - Ch'è successo mo'?? Sta a murì caccheruno? (2)

FELICISSIMA - NO! Si! Non lo so!! Potrebbe essere in cinta.

PASQUALINA - (Cade per lo sconforto su una sedia) Mama mia! Maronna Santa!! E come facemo mo'?

MARIETTA - Ieri. Era normale.

FELICISSIMA - Ha una pancia tanto.

PASQUALINA - Maaarooonnaaa mia! Che disgrazia!!

MARIETTA - Ma non è possibile!

PASQUALINA - Quello il fatto, quando è peccaminoso, è anche accelleratu. (Le ultime due sillabe sono di testa)

MARIETTA - Ma non fino a questo punto.

FELICISSIMA - Secondo me sembra proprio che stia per partorire.

PASQUALINA - Che disgrazia sfortunata assai! (3) (c.s.)

MARIETTA - Sei sicura?

FELICISSIMA - Ma si!! Piange, piange. Piange!

PASQUALINA - Piange, éh?! Ma i' la facesse schiattà!(4)

MARIETTA - Felicissima mia, prima di dire certe cose bisognerebbe...

FELICISSIMA - SIII!!

MARIETTA - Che sintomi manifesta?

PASQUALINA - Chesta è na disgrazia! Quali manifesti?! Chella capu sconcecata! Ce la pistasse fina, fina, fina...

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(1) Mi devi scusare. Ho perso il controllo. Il fatto è che io parlavo di quella bestia, ma avevo davanti agli occhi...

(2) Che cosa c'è adesso? Cosa è successo? Sta morendo qualcuno?

(3) Che disgrazia sfortunatissima.

(4) Ma io la farei morire.

MARIETTA - A mà, basta! Voglio dire, da che cosa te ne accorgi che sembra che stia per partorire?

FELICISSIMA - Una pancia tanto!?

PASQUALINA - Tanta eh!? Ce po' mancà puri cacche mese!!?

FELICISSIMA - No! E' troppo grande!

PASQUALINA - Cacche settimana!?

FELICISSIMA - Prima!

PASQUALINA - Qualche giorno!?

FELICISSIMA - Molto prima! Subito!

PASQUALINA - Come subbitu? Cacche ora!?

FELICISSIMA - Per me è subito.

PASQUALINA - Ma tu lo facissi a dispetto meo? Sta' disgraziata! (Si alza minacciosa)

MARIETTA - Ma si può sapere perché ne sei così sicura?

FELICISSIMA - Miagola in modo molto strano.

MARIETTA - Ma chi?

PASQUALINA - Maaarooonnaa mia! Che ruvina dento la casa mia!(2)

MARIETTA - Per favore, mà!!

PASQUALINA - Quando il fatto è peccaminoso, avviene pure na' bestializzazione. Meno male che non abbaia addirittura! A chigliu puntu me saria propriu accisa.

MARIETTA - Io non ho mai visto qualcuno che dovendo partorire miagola.

FELICISSIMA - Ma in modo strano, però.

PASQUALINA - Chella figlia mia, manco a miagolà bono gli ve'! Sta propriu arruvinata. (Le due ultime sillabe sono acute; di testa)

MARIETTA - Miagola? Ma questo è il gatto che si è mangiato tutto il filetto! Ed è pure maschio!!?

FELICISSIMA - E' per questo che mi sembrava molto grave la cosa.

PASQUALINA - (Mordendosi le mani) AAHHH!! Te pozzeno accite! Te pozzeno schiattà!! N'atu poco me moreva!

MARIETTA - Mamma, lascia perdere! Vatt' a mettere sul letto, piuttosto.(Pasqualina esce; lamentandosi ed imprecando sale le scale)

FELICISSIMA - Ma che cosa avevate capito?

MARIETTA - Stai zitta!! Che bella festa di compleanno gli stavi per far fare alla povera mamma. E' da stamattina che sta cucinando per tutti. E tra poco dovrebbero stare qui anche Santina e il marito.

ZIA ANTONIA - (Signora sui cinquanta; ben vestita e truccata. Abito nero e veletta in testa. Entra in scena con espressione gaia, quasi cantando, dal cancelletto) Io.... (Di colpo si rattrista fino al tragico) Questa buffonata ogni giorno. Lo capite questo? E' chiaro? E dunque io, dunque io... Io... O Dio! Come farò più a vivere io?

FELICISSIMA - (Spaventata, le va incontro) Ma no. Perché fai così?

MARIETTA - Adesso è tutto passato, zia. E' tutto finito!

ZIA ANTONIA - Appunto per questo. Perché tutto è finito, non posso più vivere! Se è finito! Se non posso più distruggerlo quello che sono stato per gli altri.

FELICISSIMA - Quello che sono stato?

ZIA ANTONIA - E' qua, in questo mio corpo, che guardavano senza vedere chi ero per tutti; in questa mano che porgevo, senza sapere che apparteneva ad uno, di cui tutti ridevano o avevano schifo! Come faccio più ora a guardare la gente? A porgere questa mano? Ne ho io schifo e raccapriccio. Di me stesso...

FELICISSIMA - Ma perché, adesso è diventata maschio?

ZIA ANTONIA - RACCAPRICCIO SI!! Di me stesso, quale ora mi vedo e mi tocco: uno che non sono io, che non sono mai stato io, e da cui non mi par l'ora di fuggire. Non mi par l'ora!! Non mi par l'ora!

MARIETTA - Non mi par l'ora che tu la smetta.

ZIA ANTONIA - E che battuta è?

FELICISSIMA - Zia Antonia, ma credi di essere ancora in teatro?

ZIA ANTONIA - (Come risvegliandosi da un lungo sonno) Care! Che meraviglia! Se sapeste!!? Mi hanno dato la parte della protagonista principale in "Tutto per bene", di Pirandello! Ed io l'ho già imparata quasi tutta. Anzi, vi è piaciuta?

FELICISSIMA+MARIETTA - Molto!

MARIETTA - Ma è una parte da uomo.

FELICISSIMA - E' vero! Perché l'hanno data a te?

ZIA ANTONIA - Ma che dite!? Non è una parte da uomo. Si chiama Lori!!?

MARIETTA - Credo che dovrai impararne un'altra di parte. Palma Lori è una donna, ma Martino Lori, il padre, consigliere di stato, è ben altra cosa.

ZIA ANTONIA - Lo sapete che mi era venuto un pochino il dubbio?! Però è anche vero che la parte era così bella, che io me ne sono innamorata dalle prime righe. Questo povero disgraziato che va al cimitero per anni, alla tomba della sua cara moglie, portandole ogni giorno un fascio di fiori bellissimi, e scoprire, dopo vent'anni, di essere... (Fa il gesto opportuno con tutte e due le mani) Dopo vent'anni!

Ludovico, esile figura di uomo, marito di Santina, entra in scena dal

cancelletto. Ha un giornale con se', e tradisce la sua origine inglese.

MARIETTA - Zia!!? Per favore, taci!

LUDOVICO - Dopo vent'anni che cosa? Buon giorno.

MARIETTA - Ciao! Bel... fanciullo! Bisogna pur consolarlo.

FELICISSIMA - A si?! Ciao, biscottino latte e miele! Ma se lui non sa nulla!?

ZIA ANTONIA - Non si può mai dire! Certe cose si sentono. Comincia un peso qua, ai due lati sopra la fronte. Ciao, vitellino profumato della mamma sua!

MARIETTA - Zia, ma cosa dici?!

FELICISSIMA - Lo sanno tutti che un vitellino crescendo farà...

MARIETTA+FELICISSIMA - MMMUUUUU!!!

ZIA ANTONIA - Che bello! Voglio farlo anch'io. Di nuovo. Uno, due, tre:

MARIETTA+FELICISSIMA+ZIA ANTONIA - MMMUUUU!!!

ZIA ANTONIA - Ancora, Ancora!!

MARIETTA - Zia, non è il caso!

LUDOVICO - Si può sapere che cosa vi prende, oggi?

FELICISSIMA - A noi? A te!

LUDOVICO - A me?!!

MARIETTA - NOO! No! Caro. Lui non sa nulla . Non a te, piccolino. Al.. al gatto.

FELICISSIMA - Si! Sembrava in cinta.

ZIA ANTONIA - In cinta?! Avete detto in cinta? Voglio dare un bacio al futuro papà! (Si alza per avvicinarsi e baciare Ludovico)

FELICISSIMA - Ma no, zia: Cosa fai? Lui non c'entra niente.

ZIA ANTONIA - A no!?

MARIETTA - Ha detto: "Sembrava".

FELICISSIMA - Ha mangiato tutto il filetto della mamma. Un chilo di filetto.

ZIA ANTONIA - (Volendo giustificare ad ogni costo la situazione agli occhi del povero Ludovico) Ma il filetto lo fa, lo fa proprio per natura questo scherzo. A volte potrebbe capitare che una moglie esce in cinta, anche se il marito sa bene di non aver meriti in questione, semplicemente mangiando un chilo di filetto. Non vista, all'insaputa di tutti. Contro, dico contro, la volontà della madre, delle sorelle, e specialmente della zia, la quale per non averlo mangiato a suo tempo, sto chilo de filetto,(Piange) zitella è rimasta.

LUDOVICO - Insomma! Cosa ci dobbiamo fare con questo chilo di filetto? Se lo è mangiato il gatto? Pazienza!

ZIA ANTONIA - Il gatto!?

LUDOVICO - Si, il gatto!!! La prossima volta starete più attente.

FELICISSIMA - Noi!?? Ma stai attento tu!

LUDOVICO - Siete impazzite?! Il filetto è vostro e devo stare attento io?

ZIA ANTONIA - No, prego. Quello è di chi se lo prende.

LUDOVICO - Allora è del gatto.

TUTTE - Si!! Il filetto è del gatto.

LUDOVICO - Ma quante stupidità! Il filetto, il gatto maschio in cinta.

POSTINO - (Gridando, da fuori scena) Ludovico Grandialtezze! Ludovico Grandialtezze!!

LUDOVICO - Chi è adesso?

FELICISSIMA - Di nuovo qui?!!

POSTINO - (Entrando) Ludovico Grandialtezze!!!

FELICISSIMA - E' qui! E' qui!! Accomodatevi. Siete sempre il ben venuto. (Con ironia)

POSTINO - Davvero?! Scusate. Buon giorno signor Ludovico! A casa sua non l'ho trovata e qualcuno mi ha suggerito che potesse essere qui.

LUDOVICO - Certo, certo! Che cosa c'è?

POSTINO - (Guardandosi in giro) Ho questa lettera per lei.

LUDOVICO - Poteva metterla nella mia cassetta!

POSTINO - Preferisco sempre servire di persona l'utente.

LUDOVICO - Zelante!

MARIETTA+FELICISSIMA - Ruffiano!

LUDOVICO - Come? (Le osserva per un attimo) Chissà chi mi avrà scritto?!

POSTINO - E chi può saperlo! Però basta aprire.

LUDOVICO - Quei dolori come vanno? E il cane, come sta?

POSTINO - Se trovo quel cane, non me lo faccia dire, ma se lo trovo , la morte sarà ben poca cosa per lui!

LUDOVICO - Poor dog! Povero cane!

POSTINO - Che cosa!? Quella è una bestia mandata direttamente dal diavolo.

MARIETTA - Non esageriamo.

ZIA ANTONIA - E' sempre un cagnolino.

POSTINO - Lo conoscete?

ZIA ANTONIA - Ma un cane è un cane!

POSTINO - Sapete dove abita?

MARIETTA - Forse abbiamo il numero telefonico.

FELICISSIMA - Davvero? (Si rende conto dell'ironia della sorella) E' solo un povero cagnetto!

POSTINO - Vi dico che quello era mandato dal diavolo. Io, come al solito, me ne andavo per quella stradina di Zia Francesca.

LUDOVICO - What?

ZIA ANTONIA - Zia Francesca??! Zia Francesca la "Scofenata"? (1)

POSTINO - Proprio lei!

ZIA ANTONIA - Quella si sposò solo per tutte le proprietà ereditate da quell'altra sua zia.

MARIETTA - "Scofenata" pure lei?

FELICISSIMA- -E si! Infatti da quella sua ava si è formata la discendenza delle scofenate.

POSTINO - Esatto! Dicevo che me ne andavo per quella stradina di zia Francesca, e assaporavo l'aria fresca e profumata del mattino. Il motorino non mi era mai andato così bene. Quando, davanti a me, venti metri circa, un cosetto peloso: Un cane! A me sono sempre piaciuti quei cani grossi, da guardia, che ti ispirano pure un poco di rispetto. Ma quel cosetto, tip, tip, tap, tap... Un ratto! Infatti appena l'ho visto ho pensato: Ma guarda la natura!' Che potrà mai dire di buono o di male una schifezza del genere? Non finisco il pensiero che quell'animale zozzoso mi guarda con due occhi a spillo e un sorriso pieno di malignità. Aveva un paio di orecchie a punta, che sembravano le corna, appunto, di Lucifero.

Il resto non lo ricordo. Ma quando mi sono svegliato all'ospedale ero tutto un dolore e il mio motorino, tutto scassato. Sapete, non ho i soldi per ripararlo.

FELICISSIMA - O povero motorino.

LUDOVICO - Ed è ancora scassato?

POSTINO - Si. Volete venire a vedere? Venite, che vi devo parlare anche di un'altra faccenda.

LUDOVICO - Che faccenda?

POSTINO - So che voi avete bisogno di un maggiordomo.

LUDOVICO - Io?!

POSTINO - Dovete vedere in che stato è il motorino!! (I due escono; la lettera rimane sul tavolo) Ho sotto mano un maggiordomo...

LUDOVICO - What?

ZIA ANTONIA - Che lettera sarà?

MARIETTA - Non ne ho la più vaga idea.(Sa benissimo di che cosa potrebbe trattarsi)

FELICISSIMA - Non vorremmo aprirla!?

MARIETTA - Penso che sia difficile farne a meno. Ma come?

ZIA ANTONIO - Basterà fare molta attenzione. Poi chiuderemo con della colla, e Ludovico non se ne accorgerà. (Comincia ad aprire la lettera) Forse salveremo una famiglia, o, almeno, ci divertiremo un pò! (Seria) Come pensavo. (Legge) Ragazze questa è una lettera anonima!

MARIETTA - Chiamo la mamma.

ZIA ANTONIA - Ferma! Ascoltate:"Caro Ludovico,

sei cornuto.

Tua moglie

ti mette le corna

tra le due e le cinque

del pomeriggio.

Se si vuole saperne di più

rivolgersi a Gegè

Losciupafemmine."

MARIETTA - Santo cielo!

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(1) "Scofenata" -Persona con la schiena molto curva, o con gobba.

MARIETTA - Dobbiamo trovare una soluzione, e anche presto, prima che quei due tornino.

FELICISSIMA - Distruggiamola!

ZIA ANTONIA - Ma qualcosa Ludovico dovrà pur leggere!

FELICISSIMA - Sento che stanno per tornare, maledizione!

ZIA ANTONIA - Datemi una penna, presto! (Cercano una penna per tutto il giardino, ma la zia Antonia comincia a scrivere con una delle sue) Ecco! (Chiude la busta) Ecco fatto! (Rimette a posto la lettera sul tavolo) Voi intanto fate finta di nulla.

I due rientrando sono attoniti nel vedere le tre donne in esasperati

atteggiamenti di disinvoltura.

POSTINO - Che dolore, signor Ludovico. E che danni... (Resta attonito nel vedere l'atteggiamento delle donne)

LUDOVICO - Si, ma adesso tutto è passato. Tutto ....è... finito.. (c.s.)

ZIA ANTONIA - Tutto è passato, è finito? (Come reagendo ad una battuta da copione) "Ma appunto per questo. Perché tutto è finito non posso più vivere. (Si getta su Ludovico) Se tutto è finito, se non posso più distruggemmo quello che sono stato per gli altri. E' qua - in questo mio corpo - in questi miei occhi che guardavano senza vedere chi ero per tutti; (Prende fra le sua poderose braccia Ludovico come per scatenarsi in un tango) in questa mano che porgevo, senza sapere che apparteneva a uno, di cui tutti ridevano o avevano schifo! Come faccio più ora a guardare la gente?

MARIETTA - Zia!! Non stiamo a teatro.

ZIA ANTONIA - A porgere questa mano?

FELICISSIMA - Nessuno ti obbliga!

ZIA ANTONIA - Ne ho io, ora, schifo e raccapriccio! Di me stesso, si, quale ora mi vedo e mi tocco...

POSTINO - Veramente io me la ricordo bene, quando era giovane. Na' bella guagliona! Ma adesso non è che faccia proprio schifo.

ZIA ANTONIA - Grazie!! Uno che non sono io, che non sono stato mai io, e da cui non mi par l'ora di fuggire. (Entra in scena, non vista, Pasqualina, con un grosso mestolo in mano) Non mi par l'ora! Non mi par l'ora di fuggire...

PASQUALINA - EEEHHH!! (Antonia, per lo spavento, lascia cadere Ludovico, che va a terra) Pure quando eri nel noviziato dicevi le stesse cose.

LUDOVICO - What?

PASQUALINA - Chistu che vo'?!

MARIETTA - Vuole sapere che cosa diceva zia nel noviziato.

PASQUALINA - Non mi par l'ora di fuggire, non mi par l'ora di fuggire. E se non si decideva la buonanima di mio fratello, stivi ancora là! Se non te tirava fore issu, avoglia a sbatte gli pere pe' terra!

FELICISSIMA - Mamma! Questa è un'altra cosa.

PASQUALINA - Appunto, sta a casa mia. E me pare che ca' non gli manca propritu niente.

MARIETTA - Zia stava recitando una parte. E' teatro. Teatro!

PASQUALINA - E ce manca pure essa!? Qua di teatro già ce ne sta assai. Il postino che scassa sempre; altro che due volte. Le sorelle Materasso non mancano. Il marito becco sta qua...(Accorgendosi della gravità di ciò che ha detto si porta le mani alla bocca)

LUDOVICO - What? What?

POSTINO - Becco.

LUDOVICO - Che cosa vuol dire becco?

MARIETTA - Mamma voleva dire che sei tanto buono.

POSTINO - Che cosa?

FELICISSIMA - Così buono che potresti fare anche il.. il.. il becchino.

POSTINO - Io ho sentito bene. La signora ha detto becco e non becchino.

PASQUALINA - Ma vidi se i', de chello che dico, aggia da' cuntu a stu' disgraziato?!

MARIETTA - Tra becco e becchino non c'è nessuna differenza!

POSTINO - Noooooo! E che, vogliamo scherzare?

FELICISSIMA - Il becco è un becchino grande. E il becchino è un becco piccolo. Un mestiere, come tutti gli altri.

POSTINO - Adesso possiamo scrivere un'altra grammatica della letteratura italiana.

PASQUALINA - Questa è casa mia!

LUDOVICO - E a me non interessa nulla di questo mestiere!

MARIETTA - Ma mica dipende da te!?

POSTINO - La signorina ha ragione. Quella mica è una vocazione!

ZIA ANTONIA - Per quel povero mio fratello era proprio una vocazione.

MARIETTA - Perché, papà era cornuto?

PASQUALINA - Mio marito era cornuto? E chi è stato?

FELICISSIMA - A ma', e se non lo sai tu?!

LUDOVICO - Non ci si capisce più nulla!

POSTINO - Ma voi vi dovete pure sforzare.

ZIA ANTONIA - Mio fratello, buonanima, aveva la vocazione di fare il becchino.

PASQUALINA - IIIHH!! Che bella vocazione!

ZIA ANTONIA - La vocazione è vocazione. Non si discute!

PASQUALINA - E, secondo te, in casa mia dovevano circolare casse da morto, salme e corone al defunto, dalla mattina alla sera? Come in autostrada?! (Minacciosa, al postino) In questa casa?

POSTINO - E non certo nella mia! La vocazione era di vostro marito!

PASQUALINA - Però, che bella scrittura teneva maritumu. 'Ncoppa chelle corone de morto, chelle scritte: la zia, gli figli, la nora. Erano na' bellezza.

FELICISSIMA - Lasciamo perdere questo argomento. Qui c'è una lettera che bisogna leggere. Così cambiamo discorso.

MARIETTA - Ma era questo il discorso che non bisognava fare!

LUDOVICO - E dov'è questa benedetta lettera?

POSTINO - Sul tavolo. (Ludovico la prende e comincia ad aprirla)

PASQUALINA - Che lettera è?

ZIA ANTONIA - E' una lettera anonima.

PASQUALINA - Sentemo. Forse ce esce caccosa de bono.

Presi dalla curiosità sono tutti intorno a Ludovico per leggere con i

propri occhi il contenuto della lettera

LUDOVICO - La lettera è mia, voi che cosa volete?

POSTINO - Io l'ho portata.

PASQUALINA - Questa è casa mia!

ZIA ANTONIA - Io sono la zia di tua moglie. Zia carnale.

FELICISSIMA+MARIETTA - Noi siamo le sorelle.

LUDOVICO - Tanto io non ho segreti per nessuno.

MARIETTA - Zia, siamo sicure che non succederà nulla?

ZIA ANTONIA - Ho fatto un intervento ... Non ci capirà un tubo.

LUDOVICO - Che strana lettera! Non è firmata, e ci si capisce poco. Chissà chi l'ha scritta!? Leggo?

TUTTI - Si.

LUDOVICO - Va bene! Fa un caldo! Leggo?

TUTTI - Si!

LUDOVICO _ Va bene! Sto proprio sudando. Leggo?

TUTTI - (Come inferociti) SSIIII!!!!

LUDOVICO - E va bene!! (Prendono tutti posto comodamente come dovessero assistere ad uno spettacolo) Ho un leggero malessere, come un peso.

ZIA ANTONIA - Sopra la fronte?

LUDOVICO - Si! Come un alone.

ZIA ANTONIA - A destra e a sinistra?

LUDOVICO - Esattamente.

MARIETTA - Ma zia, poteva mai essere al centro?

LUDOVICO - Se fate silenzio inizio la lettura.

"Caro Ludovico..."

Deve essere un amico!

POSTINO - Certo!!

LUDOVICO - "Caro Ludovico

non sei cornuto."

POSTINO - Come no!? (Tutti lo guardano con crudeltà) Volevo dire che se uno non lo è non c'è bisogno di dirlo.

PASQUALINA - A volte è per confermare.

LUDOVICO - "...non sei cornuto."

Andiamo avanti!

"Tua moglie

non ti mette le corna

tra le due e le cinque

del pomeriggio."

POSTINO - E a che ora?

MARIETTA - Ma a lei che cosa interessa?

LUDOVICO -

..."Se si vuole saperne di più

assolutamente non rivolgersi a Gegé

Losciupafemmine.

Fine."

FELICISSIMA - (Sottovoce alla Zia Antonia)Perché, zia, hai aggiunto fine?

ZIA ANTONIA - Per dare un senso di chiusura. E' finita.

POSTINO - Ma a chi vogliamo prendere in giro? (Le donne lo guardano minacciose, Pasqualina si alza e comincia a tirarsi su le maniche della veste) Io vado. Ho ancora della posta da consegnare. D'altra parte questi sono fatti vostri che a me non devono assolutamente interessare. A dopo. (Esce)

LUDOVICO - Ho l'impressione che questa lettera sia uno scherzo!

PASQUALINA - (Intravede attraverso il cancello Santina che arriva) Ecco la figlia mia che arriva. Che pezzo de vagliona! Na santa! Na santa sì. Però... Però ca' ce stanno certe cose da spiegà bono!

LUDOVICO - Cara! (Cerca di abbracciarla, ma lei riesce ad evitare con molta diplomazia)

ZIA ANTONIA - Certi misteri che sarebbe il caso di svelare.

SANTINA - Ma di che cosa state parlando?

FELICISSIMA - Guardate che attrice.

SANTINA - Non riesco proprio a capire di che cosa state parlando.

ZIA ANTONIA - E' proprio una brava attrice. E se ve lo dico io.

FELICISSIMA - Che forza.

MARIETTA - Quale coerenza recitativa.

PASQUALINA - Che figlia di ... buona donna.

SANTINA - Mamma!? Insomma che cosa avete?

ZIA ANTONIA - Noi, purtroppo, non abbiamo niente!

LUDOVICO - Qualcuno mi ha scritto questa lettera, e loro pensano che tu ne sappia qualcosa. (Le da' la lettera)

TUTTE - Noi??!

FELICISSIMA - Sarà meglio che tu legga.

LUDOVICO - Non so perché la gente debba divertirsi con queste cose. (Santina legge e dopo un attimo di smarrimento, di nascosto, prende una penna dalla sua borsetta e scrive qualcosa sulla lettera)

MARIETTA - Sarebbe il caso che tu, cara, la leggessi ad alta voce.

SANTINA - Mamma, se me lo chiedi tu lo farò.

PASQUALINA - Mena a mama, fatte coraggio, ca' gliu munnu è malamente.

SANTINA -

"Caro Ludovico,

non sei cornuto.

Tua moglie

non ti mette le corna. Punto!

Tra le due e le cinque

del pomeriggio, c'è un corso per mariti dubbiosi.

Se si vuole saperne di più

assolutamente non rivolgersi a Gegé

Losciupafemmine, ma a un'agenzia turistica.

Fine!

FELICISSIMA - Mariti dubbiosi e agenzie turistiche!?

ZIA ANTONIA - Scusa! Dalla un pò a me. E' incredibile. Questa lettera partorisce in continuazione!

LUDOVICO - Che cosa volete dire?

FELICISSIMA - Fammi leggere. Santo cielo, c'è proprio scritto così.

PASQUALINA - Fosse una lettera stregata?

SANTINA - Ma che cosa dici, mamma!? E' uno scherzo.

LUDOVICO - E' quello che ho detto io.

SANTINA - Qualche burlone. Forse un amico di Ludovico. Un'ingenua trovata per farsi quattro risate alle nostre spalle. Oppure potrebbe essere anche una nuova forma di propaganda. Pubblicità per un'agenzia della quale bisogna indovinare il nome attraverso una prova d'intelligenza. Ma a noi questo non interessa. Io, per la fame che ho, proporrei di iniziare il pranzo. Auguri mamma! Ti ho preso un regalino che ti farà molto felice. (Entra in casa)

PASQUALINA - (Per qualche attimo si guardano frastornati) Beh?! Che stamo a aspettà? Iamocenne a fa' festa, che è ora.

LUDOVICO - Quando non ci si capisce niente nella vita non c'è di meglio che festeggiare. (Entrano tutti in casa)

ZIA ANTONIA - (Mentre guarda entrare gli altri) Il mondo non è più lo stesso. Un ragazzo mi prese per mano, ai lontani miei tempi, e mio padre mi bastonò per una settimana intera. Adesso una moglie incorna con abbondanza suo marito, da farlo sembrare un cervo secolare, e si festeggia? Mah?! Andiamo a festeggiare. (Esce)

FINE PRIMO ATTO

SECONDO ATTO Prima scena

Entra il postino trascinando con se Gegè Losciupafemmene

POSTINO - Adesso ti faccio vedere che risolviamo ogni problema. .

GEGE' - Ma quale problema? Non hai nemmeno bussato!?

POSTINO - Ormai, sono di casa.

GEGE' - Chi è questa gente? Parenti tuoi? Poi io non riesco a capire la necessità di venire a fare il maggiordomo qui.

POSTINO - Stamane, quando ti ho consegnato le bollette da pagare, non mi hai confidato che in questo periodo sei al verde, che hai grossi problemi economici?

GEGE' - Si.

POSTINO - E adesso?

GEGE' - Ma perché il maggiordomo!? Infine, e tu lo sai, io mi devo preparare per oggi.

POSTINO - Tra le due e le cinque?

GEGE' - Lo vedi che lo sai? E' chiaro che non mi posso stancare. Se questa gente ha bisogno di un maggiordomo se lo vada a trovare altrove.

POSTINO - Non prendere servizio immediatamente e il festino delle tre ore pomeridiane lo pubblicherà la "Gazzetta Ufficiale".

GEGE' - Peppì non scherziamo. Se lo viene a sapere il marito mi ammazza. Quello fa lo scaricatore di porto, e conosce tre o quattro tipi di arti marziali.

POSTINO - Chi ti ha detto queste cose?

GEGE' - La moglie! Io sono sempre Gegé Losciupafemmene, uomo coraggioso ad inoltranza, ma con i mariti non ho mai voluto avere niente a che fare. Il marito, dico del marito in generale, sembra un uomo, ma non lo è.

POSTINO - Non capisco!

GEGE' - Prima di sposarsi ogni uomo è uomo, e su questo, penso, non ci sia alcun dubbio. Giusto?

POSTINO - Diciamo di si.

GEGE' - Diciamo di si non è ne si e ne no. Allora?

POSTINO - Si!

GEGE' - Appena quest'uomo, che fino a quel momento era perfettamente uomo, si sposa eccolo trasformato in marito.

POSTINO - Non vedo il problema.

GEGE' - Già!? Perché abbiamo fatto l'abitudine alla disgrazia. Sai di quelle sciagure che avvengono ogni giorno?

POSTINO - Tra le due e le cinque del pomeriggio?

GEGE' - Stiamo parlando della natura umana che anche al cospetto di gravissime disgrazie, se esse hanno carattere continuativo, comincia a considerare...

POSTINO - Mi dovesse andare bene!?

GEGE' - Comincia a considerare anormale ciò che è normale, e pane quotidiano ciò che è sciagura.

POSTINO - Si da il caso che qui non ci sia niente di normale. O si? Ma tu dove vuoi arrivare? Che l'uomo marito è una femmenella?!

GEGE' - Ma no!

POSTINO - Un transessuale?!

GEGE' - Si, un transatlantico, un motopeschereccio.

POSTINO - Insomma non è più un uomo; non è una femmenella, non è un motopeschereccio, e che è diventato?

GEGE' - Una petroliera! Ma ascolta. Il marito cessa di essere uomo perché non è più solo uomo. Acquistando anche l'altro sesso, che con il matrimonio diviene parte di se,- "I due saranno due anime in un sol corpo."- finirà per fare l'amore con se stesso. Ti rendi conto? Se facendo l'amore con una parente cadrebbe certamente in peccato, e con una parente strettissima il peccato sarebbe grave, con se stesso siamo nel peccato più oscuro.

POSTINO - Io sono un postino onorato, e se non mi sono sposato è, forse, perché non ho ancora trovato l'anima gemella.

GEGE' - Lo vedi? Gemella a chi?

POSTINO - A me, e a chi? Non vado certo a trovare l'anima gemella tua per sposarmela io! Sai che schifezza!!

GEGE' - Non solo un unione, ma un'unione con una gemella. Una sorella gemella. Il marito è un incestuoso patologico.

POSTINO - Mio padre era una persona onesta.

GEGE' - Prova a darti un bacio.

POSTINO - A chi?

GEGE' - Prova, se puoi.

POSTINO - Non posso!

GEGE' - Ma anche se tu potessi non lo faresti. Perché, tutto sommato, ti farebbe anche un poco schifo. Un marito lo fa'. Perché quando bacia la propria moglie è come se baciasse se stesso. Così più si amano e più sprofondano nel peccato. Capisci adesso perché considero la mia una vera missione? Io diminuisco la loro colpa ogni volta che mi frappongo tra i due. A lei do' aria...

POSTINO - E si accontenta?

GEGE' - Ma di che?

POSTINO - Tu lo hai detto. Di questo gas, aria, metano.

GEGE' - Si. E dopo passi tu con le bollette da pagare. Aria come ossigeno.

POSTINO - E quello è gratis?

GEGE' - E da lui, invece...

POSTINO - Prendi!?

GEGE' - Che cosa?

POSTINO - Vuoi vedere che i fatti tuoi devo saperli io!?

GEGE' - Da lui imparo a non sposarmi. E questo insegnamento dev'essere quotidiano. Vissuto con diversi insegnanti, e per diverse volte al giorno, anche. Se non ti dispiace.

POSTINO - A me? Se tutti questi insegnanti si dovessero riunire e farti una bella esaminata, allora si. (Forti rumori dall'interno) Ecco che qualcuno viene. Comportati bene, mi raccomando. Ho già parlato con il signor Ludovico, ed è tutto sistemato. Però stai attento alla vecchia; sembra tanto buona, ma quando gli va la mosca al naso è capace di abbattere un rinoceronte a colpi di lingua. Ora devo finire il giro della posta. (Esce con molta circospezione)

GEGE' - Vai pure! Come, vai pure? Non ho chiesto io di fare il maggiordomo, maledizione. Ma quale maggiordomo? Io, un maggiordomo!? Adesso me ne vado, altro che maggiordomo.

LUDOVICO - (Entrando con le guance gonfie, e un pasticcino in una mano) OHH!! Avevo dimenticato la questione del maggiordomo. Non vi preoccupate voi, che adesso arriva la signora Lotroncato. Mamma! Mamma!! Qui c'è un signore che vorrebbe fare il maggiordomo.

PASQUALINA - (Da fuori scena, tutta infastidita) Vuole fare il maggiordomo? (In scena)Dent'alla casa mia!?

GEGE' - No, signora. Non è vero!

LUDOVICO - Come, non è vero? E' emozionato. Di questa faccenda me ne ha parlato già Peppino, e con molta insistenza. Inoltre voi poco fa stavate gridando: "Fare il maggiordomo. Maggiordomo!!!" Volete negarlo?

GEGE' - Non lo nego. Però...(Entra in scena Marietta)

MARIETTA - (Riconosce Gegé e grida) AHHHHH! (Con lo sguardo pieno di orrore fugge in casa) AAHHH!!

LUDOVICO - Cosa diavolo è successo?

PASQUALINA - Dovete scusarci. Non saccio mo' che gli'a' pigliatu. E sempe stata na brava vagliona. (A Gegé) Te nu carattere nu poco difficile e, po' esse, si n'ome n'è propitu beglio se ne scappa accussì. Ma mica pecché vui sete bruttu!(1)

GEGE' - Grazie, signora!

LUDOVICO - (Entra Zia Antonia) Però se foste stato più bello non sareste riuscito a togliervela di torno.

PASQUALINA - Ma che stai a dice?

ZIA ANTONIA - (Gridando a pieni polmoni) Incredibile! Mostruoso!! AAAAHHHH!! (Fugge anche lei)

PASQUALINA - Mama! E che è mo'? (2)

LUDOVICO - Avrà male di stomaco, sicuramente!

PASQUALINA - L'ata scusa'! E' cognatema, ed è puri zitella. Quanno una è accussi gli mali de panza nu'gli po' scarecà 'ncoglio a nisciuno, e a furia de sigli sopportà da sola, pe gliu forte dolore, ogni tantu fa cacche sderraiu. (3) (Entra Felicissima, come un gatto che deve dare la caccia ad un topo)

GEGE' - Soffre, la poverina!

PASQUALINA - Ma pensamo agli fatti noste. M'ata spiega' la questione degliu maggiordomo.

GEGE' - Ma qui dentro è sempre così?

LUDOVICO - Guardate che se voi vi siete spaventato per quel che è successo ora, io posso garantire che non è mai successo prima. E, credo, che non succederà mai più, dopo. (Felicissima è rossa in viso dalla rabbia)

PASQUALINA - Se lo dice gliu genero meo ci'ata crede. Non se po' mette gliu cappeglio n'capu, però è sincero. (4)

FELICISSIMA - E' proprio vero. E' proprio vero!! (Comincia a gridare) Che faccia tosta. Che infame! Che vigliacco spudorato!! AAAHHHH!! (Esce gridando) AAAHHH!!

PASQUALINA - E mo' basta! Mo gli faccio vede' si dento la casa mia hanna succede tutta st'ammuina!(5) Svergognate. Miserabili!!(Esce) Ve taglio gliu coglio! (6) (Gegé è crollato su una sedia)

LUDOVICO - Sentite ma voi perché siete venuto a fare il maggiordomo proprio qui, in questo paese? vi ci ha indirizzato qualcuno, o l'avete fatto di vostra iniziativa? (Gegé fa fatica a riprendersi e a capire) Insomma vi ci hanno mandato?

GEGE' - Si!

LUDOVICO - Ecco. E chi ce l'ha mandata?

GEGE' - Molta gente.

LUDOVICO - Voi avete chiesto di fare il maggiordomo e molta gente vi ha mandato qui!? Strano. Noi non abbiamo mai chiesto a nessuno per questo maggiordomo. Anche l'ufficio del collocamento?

GEGE' - Quello no.

LUDOVICO - L'ufficio del collocamento no, e molta gente si!? Ma guarda che paese è questo.

GEGE' - Un disgraziato.

LUDOVICO - Un disgraziato o molte persone? Voi dovreste decidervi. Comunque io vi capisco. Questo è un paese di matti. Non mi credete? Adesso ve lo dimostro. Leggete questa lettera.

GEGE' - Guardi, non sono in grado di leggere.

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(1) Dovete scusarci. Non riesco a capire che cosa le abbia preso, perché in genere è una brava ragazza. Ha un carattere un poco difficile e può anche essere che se dovesse trovarsi al cospetto di un uomo non molto bello potrebbe avere queste reazioni. Ma con questo non voglio dire che voi siete brutto.

(2) Mamma mia! E adesso che cos'è?

(3) La dovete scusare....i dolori di pancia... emette qualche forte grido di dolore.

(4) Se lo dice mio genere potete grederci. Non può indossare nessun cappello ma è sincero.

(5) ...questa confusione!

(6) Vi taglio il collo.

LUDOVICO - Ma questa è una lettera anonima e la può leggere chiunque.

GEGE' - Me lo dica a voce.

LUDOVICO - Leggete, e vedrete che vi divertirà anche.

GEGE'

-"Caro Ludovico,

non sei cornuto."

LUDOVICO - Ludovico sono io.

GEGE' - Ah?! Lei era, invece, convinto del contrario?

LUDOVICO - No!!

GEGE' -

Tua moglie

non ti mette le corna. Punto!

Sono contento per lei. Ma non è che se l'è scritta da solo, questa lettera?

LUDOVICO - Siete impazzito? Per quale ragione? Io non ho mai avuto dubbi sulla fedeltà di mia moglie. E' una donna senza difetti, ad eccezione di due: la madre e la vocazione del padre.

GEGE' - La vocazione del padre?

LUDOVICO - La buonanima, ottima persona, aveva la vocazione di fare il becchino. Però non l'ha mai potuta esercitare.

GEGE' - Non aveva capitali?

LUDOVICO - No. Per via del primo difetto, voglio dire di mia suocera, che non ha mai voluto. La vecchia sembra una persona tanto buona, ma se le va...

GEGE' - La mosca al naso.

LUDOVICO - Esatto! Se le va la mosca al naso è capace di atterrare un ..

GEGE' - Un elefante a colpi di lingua!

LUDOVICO - Ma bravo! Come fate a saperlo? Sembra che voi siete già di casa.

GEGE' - Scusi la domanda. Lei di mestiere non fa certo lo scaricatore di porto!?

LUDOVICO - Ma cosa vi salta in mente? Continuate a leggere, per favore!

GEGE' - "Tra le due e le cinque

del pomeriggio, c'è un corso per mariti dubbiosi."

(Cominciando a riflettere con più profondità) Senta, lei, per caso, pratica qualche arte marziale?

LUDOVICO - Non ho mai fatto una cosa del genere in vita mia! Potete continuare per favore?

GEGE' - "C'è un corso per mariti dubbiosi."

LUDOVICO - Peccato che non si possa sapere dove.

GEGE' - In via indipendenza.

LUDOVICO - Come?

GEGE' - Io non ho detto nulla. Leggevo.

LUDOVICO - Voi avete detto: "In via Indipendenza". Ho sentito benissimo.

GEGE' - Davvero? Mi riferisco ad un altro tipo di scuola.

LUDOVICO - E che scuola?

GEGE' - Aria!

LUDOVICO - Una scuola di aria? Forse una scuola per costipati intestinali?

GEGE' - E' una scuola dove s'insegna ad arricchire d'ossigeno la semplice e misera aria che respiriamo.

LUDOVICO - In via Indipendenza!?

GEGE' -

"Se si vuole saperne di più

assolutamente non rivolgersi a Gegé

Losciupafemmine, ma ad una agenzia turistica.

Fine."

AAAHHHHHH!!!

LUDOVICO - Anche voi?

GEGE' - Lei chi è?

LUDOVICO - Io sono Ludovico Grandialtezze!

GEGE' - Non lei , lei!

LUDOVICO - Anche questo è impazzito. Oggi dev'esserci il virus della follia in questa casa.

GEGE' - Come si chiama sua moglie!?

LUDOVICO - Santina Purissima Lotroncato, in Grandialtezze, che sono sempre io.

GEGE' - No!

LUDOVICO - Come no? E non volete che conosca bene mia moglie. So tutto di lei, io.

GEGE' - AAAHHHH!!! (Sviene)

LUDOVICO - Vi sentite male? Vi vado a prendere un bicchiere d'acqua! (Esce di corsa)

GEGE' - (Rinvenendo di scatto) Dove sono? Non ricordo un accidente! No! Invece ricordo tutto! Maledizione! Sono morto! Questa è un'imboscata! Devo fare qualcosa! (Osserva bene la lettera) C'è scritto anche "Fine"! (Aggiunge qualcosa con la sua penna)

LUDOVICO - (Da fuori scena) Ecco, bevete. (In scena) Quest'acqua è così fresca da far rinvenire anche un morto.

GEGE' - Non dica una parola di più! Io bevo solo bicchieri pieni di aria pura. Aria ben ossigenata, e nient'altro. Ho cambiato idea: Non voglio fare più il maggiordomo. Il becchino. Si, voglio fare il becchino. E siccome qui, a causa della lingua della vecchia, che atterra un ippopotamo, un rinoceronte, insomma, un pachiderma a battuta, questo mestiere non si può fare, io vado a esercitarmi da un'altra parte. Buon giorno! (Si avvia all'uscita) Un'ultima cosa. Stia attento agli stipiti. (Esce)

LUDOVICO - Questo è veramente un paese di pazzi. (Beve) State attento voi agli stipiti. Ma che pesantezza, qua, sulle tempie.

PASQUALINA - (Entrando con aria di rimprovero) Ludovico! (Egli è intento a bere) Ludovico. Chi sono io? Guardami bene. Chi sono?

LUDOVICO - Una donna.

PASQUALINA - Scustumatu! In casa mia non si parla di sesso. Guardami meglio.

LUDOVICO - Pasqualina Finalmente, vedova Lotroncato.

PASQUALINA - Vuoi fare lo spiritoso?! Ma stai attento. I' sembro tantu bona, ma se me va la mosca agliu nasu...

LUDOVICO - Con una linguata atterrate un elefante.

PASQUALINA - UEHH!? E per chi mi hai preso? Guardami bene. Chi sono io? (Ludovico non sa che cosa rispondere) Te lo dico io. 'I so la mamma de tre belle vaglione. Hai capitu? Do' 'nce sta ni d'aggiogne e ni' da levà! Che t'ha dittu chigliu disgraziatu?

LUDOVICO - Niente.

PASQUALINA - Che t'ha dittu chigliu disgraziatu?

LUDOVICO - Niente!?

PASQUALINA - Che t'ha dittu chigliu disgraziatu?

LUDOVICO - Nient..

PASQUALINA - (Lo interrompe con un sonoro colpo sulla spalla dall'alto verso il basso. Ludovico quasi stramazza a terra) EHHH!!?

LUDOVICO - AHHHH?!!!

PASQUALINA - Chello che t'ha dittu, dittu, so' tutte fesserie. E non me fa senti' chiù' cose sconceche dento alla casa mia, ca si no me se vota la coccia e non vedo chiu' a nisciunu.

LUDOVICO - E a quel punto lo atterrate l'elefante?

PASQUALINA - La vagliona, co' nu boffettone a mani smerza che gli'aggio tiratu, è cagnata de colpo: da cusì accussì! Mo non voglio chiù' parla' de sta storia. Ca i' sembro bona, ma si me va la mosca agliu nasu so' duluri!

LUDOVICO - E l'elefante?! Che fine fa'?

PASQUALINA - Ma c'ama fa cost'elefante?! Se po' sape' che ci'ama fa'?

ZIA ANTONIA - (Entrando con solennità) Santina vuole parlare con il proprio marito. (Ludovico cerca frettolosamente una sedia e va a sedersi al centro della scena)

SANTINA - (Accompagnata e sorretta dalle sorelle, come declamando, ma con molta umiltà) Romeo! O Romeo!! Perché Romeo?!

LUDOVICO - Ma io non sono Romeo!

SANTINA - Tu, Romeo!

PASQUALINA - Da d'è sciutu stu' Romeo?

FELICISSIMA - Zia, che cosa hai combinato?

ZIA ANTONIA - Io niente. Niente, io! E' lo schiaffone da ducento chili de vostra madre che l'ha n'pochetto sconcecata.

LUDOVICO - Meno male che non avete usato la lingua.

ZIA ANTONIA - Quando la poverina si è un pochetto ripresa ha chiesto di parlare con il proprio amore, e io ho pensato che volesse er marito.

SANTINA - O Romeo, Romeo, perché sei Romeo?

LUDOVICO - Ti assicuro che non lo sono.

ZIA ANTONIA - Taci e ascolta.

SANTINA - Rinnega tuo padre, rifiuta il tuo nome, o se vuoi, legati a me anche solo d'un giuramento, e io non sarò più una Capuleti.

LUDOVICO - Devo ascoltare ancora o rispondere?

SANTINA - Solo il tuo nome è mio nemico; ma tu sei tu non un Montecchi. Che è un Montecchi? Non è una mano ne un piede, né una faccia né un braccio: nessuna parte di un uomo.

FELICISSIMA - E' vero! Che cos'è un nome?

SANTINA - O sii tu qualche altro nome! E che è un nome?

LUDOVICO - Ma qual'è il problema?

SANTINA - Quella che tu chiami rosa, anche con un altro nome avrebbe il suo soave profumo. Così Romeo, che se non si chiamasse Romeo, conserverebbe un fascino di perfezione, che possiede anche senza quel nome.

LUDOVICO - Infatti io non sono Romeo.

SANTINA - Romeo, poiché non ti è nulla il tuo nome, buttalo via, e prenditi in cambio, tutta me stessa.

ZIA ANTONIA - Prendila in parola: chiamati soltanto amore. E così ribattezzato, d'ora innanzi, non sarai più Romeo.

SANTINA - Ma tu chi sei?

MARIETTA - Non dire Ludovico!

FELICISSIMA - Non dire nemmeno Romeo.

ZIA ANTONIA - Ora ti chiami amore.

PASQUALINA - (Al culmine della tensione, cantando) " Mo' me chiamm'ammore e vuo' sapé pecché..."

MARIETTA - Mamma!! (La zia Antonia, credendo ad un malore, corre in soccorso della cognata poggiandole una mano sulla fronte)

SANTINA - Dimmi chi sei! Perché sei entrata qui dentro? Sono erti ed aspri da scalare i muri dell'orto: è qui, per te, quale tu sei, se qualcuno di casa ti scopre, luogo di morte.

LUDOVICO - (Ricordando il passo dal "Romeo e Giulietta") "Sulle ali dell'amore ho scavalcato questi muri, Amore non teme ostacoli di pietra. Amore, quando a una cosa intende, è ardimentoso e pronto. Perciò non temo i tuoi parenti!" Apparte tua madre che, per la questione degli elefanti, un poco di disturbo me lo procura.

SANTINA - Come sei arrivato fin qui? Chi ti ha guidato?

LUDOVICO - "Amor mi ha spinto." (Quadro plastico tra Ludovico e Santina)

ZIA ANTONIA - Come sono belli! Che incanto! Che poesia! Già le lagrime, percorso tutto lo commovente viale, dal core al cervello, e dal cervello all'occhio, fermate un attimo, si versano, copiose e umide. AAAAHHHHH!!! (Piange disperatamente)

PASQUALINA - Questa situazione comincia a non piacermi affatto.

SANTINA - Vorrei tanto salvare le apparenze.

TUTTE LE DONNE - Anche noi!

LUDOVICO - Quali apparenze?

SANTINA - Mi ami? (Ludovico le si avvicina per rispondere) No, non giurare. O gentil Romeo, se mi ami, dimmelo francamente. (c.s.) Ma non giurare. Se io mi sono abbandonata troppo in fretta al tuo amore è stato per inganno della sorte. Ma se tu veramente mi ami....(c.s.) Ma non giurare, te ne prego. Ora, se tu preferisci vedermi ritrosa, io ti farò tirare il collo.

LUDOVICO - Scommetto che sarà tua madre a farlo.

SANTINA - Ma non giurare. Io ti credo. Io ti credo. Addio Romeo. Mio unico amore. Io mi ritiro nelle mie stanze, dove ti ho sognato e non ti ho mai scordato. Dove la luce viene a spiare i miei pensieri e il tuo volto a ricoprirne le pareti. Addio! (Esce)

FELICISSIMA - Qui ci vuole un dottore.

LUDOVICO - (Nel frattempo entra Peppino) Qui ci vuole un dottore.

ZIA ANTONIA - Ecco lo scassatore di professione.

MARIETTA - Qui ci vuole veramente un dottore.

POSTINO - Ci vuole un dottore? Benissimo! Ne ho io uno sotto mano. E' molto bravo e completamente gratis.

ZIA ANTONIA - Un dottore completamente gratis?

POSTINO - E' un caro amico! Lo vado a chiamare immediatamente.

PASQUALINA - Sarà nu' ruffianu peggiu de issu, che pure de se 'mpiccià degli fatti degli'ati esercita gratis.

LUDOVICO - Romeo? Non sono Romeo! Io sono... Sono.. Devo andare a casa ad informarmi bene sul mio conto. (Esce)

ZIA ANTONIA - Devo anch'io conoscere bene come va a finire tra Romeo e Giulietta. Altrimenti potrei piangere per una vittoria e soffrire per un trionfo. O ridere a crepapelle per una tragedia. "Il mio regno per un chilo di filetto". (Esce)

MARIETTA - Zia, veniamo a darti una mano! (Escono le due sorelle)

PASQUALINA - (Dopo qualche attimo di smarrimento, seduta al centro della scena) Quello che è successo oggi non lo raccontate a nessuno. Ma pure pecché come se fa a raccontà na cosa de chesta. Lo chiù bruttu è che chigliu ruffianu degliu pustinu se ne vé co nu' dottore amicu seo. Già che è amicu seo, non saccio se me spiego...(1) Ma pò è puri gratis. E' megliu la peste! E' megliu stà a schiattà, che farese curà da nu' dottore che non se piglia pagatu. Chisti già te fanno murì quanno gli paghi. Senza nu sordu t'addirizzano dritta dritta la via degliu cimiteru. Mò i' non voglio parlà male, ca' pò dicono che so' sempe 'nfettosa de natura, ma chistu è nu cuntu ca se sape da sempe. E me sembra che ca' mo ce so' rimasta sulu i'. E c'amo fattu mo'? Vu vede' ca si ve' gliu dottore, co tutti sti' pazzi c'à dento, se crede che m'aggia fa curà i'? Ma i' mo' me ne vaio, cazzarola!!(2) (Esce)

Fine prima scena

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(1) Ma anche perché non si può raccontare una cosa del genere. Quello che è veramente grave è il fatto che quel l'intrigante del postino deve ritornate con un dottore suo amico. Già che è suo amico, non so se mi spiego.

(2) Il fatto è che è anche gratis. ... E' meglio morire che farsi curare da un dottore che non si fa pagare. Questi già quando li paghi ti rovinano. Se non sono pagati ti fanno trovare immediatamente la strada del cimitero. Adesso io non lo dico per parlar male, altrimenti dicono che è sempre la mia cattiva natura a uscir fuori, ma questo si sa da sempre. A me sembra di esserci rimasta solo io qua dentro. E che cosa ci sto a fare? Si dovesse credere, il dottore, che sia io ad aver bisogno di cure, con tutti gli altri pazzi che ci sono? Caspita! ma io adesso me vado di corsa!

Scena seconda

Entrano in scena Peppino e Gegè. Quest'ultimo ha un camice bianco, una

valigetta, una folta barba nera e un fonendoscopio al collo.

PEPPINO - (tra se) Questa storia deve avere il finale che dico io.

GEGE' - Con inganno mi hai portato qui la prima volta e con il ricatto adesso. Però ricordati che Gegè Losciupafemmene ha un certo prestigio professionale da far valere! Se mi accade qualcosa guai a te.

PEPPINO - Ma che deve accadere? Qui c'è bisogno di un dottore? E tu gli fai una ricetta. Se funziona, funziona, e se no, è gratis.

GEGE' - Ma che malattia è? E chi è il malato?

PEPPINO - E che ne so'! Io appena ho sentito che qui occorreva un dottore mi sono detto: Vuoi vedere che stavolta risolviamo!?

GEGE' - Insomma tu ti devi impicciare per forza dei fatti degli altri? Ma, santo cielo, sei un uomo!?

PEPPINO - No, io sono un postino, e appena il postino diventa postino scompare l'uomo.

GEGE' - E chi appare?

PEPPINO - L'anima di tuo nonno. Il postino non è più uomo perché acquista una nuova entità. A furia di portare tante lettere a tante persone...

GEGE' - Cadendo dal motorino e battendo la testa diventa scemo.

PEPPINO - Il nostro mestiere ha anche questo rischio come valore intrinseco. Ma andiamo avanti. Portando tante lettere, a tante persone, tutti i giorni e per tanti anni, e che pesano tantissimo, comincia a materializzarsi sempre con maggior forza una domanda. Mostruosa, fredda, spietata e insidiosa.

GEGE' - E che domanda è?

PEPPINO - Ma che schifezze avranno da sciversi questi disgraziati ogni giorno? Questi svergognati che cosa si devono dire per anni interi, che il povero postino ci deve crepare pure sotto, e rischiare la vita? Che cosa?

GEGE' - E lo domandi a me?

PEPPINO - No! E' la domanda che mi impone di dare una risposta. Ed io devo obbedire; come ogni postino. Perché il postino vero è...

GEGE' - Un agente della C.I.A.!

PEPPINO - Bèh, adesso non esageriamo.

GEGE' - Peppì!? Tu eri ruffiano già dalla prima comunione. Io lo ricordo benissimo. Pensa che mia madre, buonanima, diceva sempre: "Guarda quel ragazzotto; piccolo piccolo, com'è ruffiano! Tale e quale a zia Francesca."

PEPPINO - Zia Francesca la Scofenata?

GEGE' - Perché la conosci?

PEPPINO - Quella era mia zia carnale.

GEGE' - Ecco perché anche tu....! Speriamo che non ti abbia trasmesso pure la scofenatura!

PEPPINO - Ma fammi il piacere! Taci! Arriva qualcuno. (Gridando, per attirare l'attenzione nella casa) Buon giorno! C'è nessuno in casa?

FELICISSIMA - (Dall'interno, con rassegnazione) Buon giorno. (Esce e si accorge del dottore) Buon giorno!! E' arrivato il dottore! E' arrivato il dottore!!! (Gegè si guarda intorno)

POSTINO - Il dottore sei tu, imbecille!

Entrano, come in processione, Pasqualina, Zia Antonia, Santina, Marietta

e Ludovico.

PASQUALINA - Dottò, noi vi ringraziamo che siete gratuito. Ma questa figlia mia la dovete curare bene! Si no me va la mosca agliu nasu.

GEGE' - E addio elefante!

PASQUALINA - Ma pure gliu dottore la sa sta' storia dest'elefante?

FELICISSIMA - Si accomodi.

GEGE' - Grazie.

MARIETTA - Come si chiama, signor dottore?

GEGE' - Come mi chiamo!(A Peppino) Come mi chiamo?

PASQUALINA - Che v'avevo dittu? Quanno non se pigliano pagatu n' sanno mancu gliu nome seo.

POSTINO - Sua eccellenza, il dottore qua presente, reputa inammissibile che non lo si riconosca già a priori. Egli è una solennità.

PASQUALINA - Insomma s'hanna festeggià com'a' Pasqua e Capuragnu!? Chiuttostu, dottò, ce stanno speranze?

GEGE' - A tutto s'è speranza.

ZIA ANTONIA - Ne è proprio sicuro, dottore?

GEGE' - Béh non proprio a tutto. Questa malattia come si è manifestata?

PASQUALINA - N'ata vota sti' manifesti? Questa è una cosa che non si deve sapere! Ehhh! EH!! Ma co' stu' pustinu ca' dento la frittata è fatta.

GEGE' - Non si preoccupi, dolcissima signora. Se questo uomo parlerà, noi gli taglieremo...(Sono tutte con il fiato sospeso) La lingua!

PASQUALINA - Questo dottore mi piace! Po esse puri gratis, ma me piace addavero. Quantu sete begliu, Maronna mia!

ZIA ANTONIA - Senta, il guaio è successo quando la madre, in un eccesso di affettuosità, le ha fatto una carezza, ma una carezza, da "ducento chili"!

MARIETTA - Da farle sfondare tutto il tramezzo della cucina.

PASQUALINA - Dottò, che ce pozzo fa'? I' quanno voglio bene, voglio bene.

GEGE' - Vi capisco, signora.

PASQUALINA - Mi capisce?! Quantu è simpaticu stu' dottore!

ZIA ANTONIA - E da quel momento mette in versi e in prosa tutto quello che dice.

FELICISSIMA - Al dottore bisogna raccontare tutta la verità. Mia sorella, felicemente sposata con questo signore qui....

POSTINO - Ma davvero?

PASQUALINA - Ma chisto che vo'?

FELICISSIMA - Ad un certo punto ha cominciato a frequentare una scuola di aria dalle due alle cinque del pomeriggio.

POSTINO - La conosciamo bene.

PASQUALINA - Dottò, chell'operazione gli se potesse fa' puri subbitu.

FELICISSIMA - Ma un bel giorno è arrivata una lettera anonima.

ZIA ANTONIA - Non interessa al dottore, tutto questo.

MARIETTA - Questo interessa, invece. Altrimenti, se il quadro clinico non è completo, non si può fare la giusta diagnosi e prescrivere l'opportuna cura. (Con molta dolcezza) Vero dottore?

LUDOVICO - Esatto!! Béh? Che cosa avete da guardare?

ZIA ANTONIA - Poverino è così, intelligente, così buono che potrebbe fare....

LUDOVICO - Potrei fare addirittura il becchino!

FELICISSIMA - Zia, per favore, leggi quella lettera al dottore.

ZIA ANTONIA - (Al dottore, mielosamente) Devo??

GEGE' - Se vuole.

ZIA ANTONIA - Senta, dottò, come leggo bene.

"Caro dottore

non siete cornuto...

PASQUALINA - Che atu è chesto mo?

ZIA ANTONIA - OH! Scusatemi, scusatemi. Ho sbagliato.

Volevo dire: siete cornuto.

MARIETTA - Zia!

ZIA ANTONIA - Ma no! Indendevo Ludovico.

LUDOVICO - Ludovico cosa?

PASQUALINA - Sinti, puri si ca'dendo a caccherunu gli scappa gliu nome teo i' te dico ca' no so mai fatti che te riguardono. Iammo 'nanzi.

ZIA ANTONIA - Sono mortificata. Dottore mi perdoni.

PASQUALINA - Si na finisci de fa la sartania te mortifico i'.

ZIA ANTONIA -

"Caro Ludovico,

non sei cornuto.

Tua moglie

non ti mette le corna. Punto.

tra le due e le cinque

del pomeriggio, c'è un corso per mariti dubbiosi

Se si vuole saperne di più

assolutamente non rivolgersi a Gegé

Losciupafemmene, ma ad una agenzia turistica.

Fine."

GEGE' - Bella lettera.

MARIETTA - (Si rivolge al dottore sempre con molta dolcezza) Però prima non era così!

FELICISSIMA - Con il tempo è cresciuta.

POSTINO - Già! Qualcuno l'ha ingravidata!

ZIA ANTONIA - Ma non è finita. O misericordia!!!

P.S. "Di Gegè c'è né

sol'uno

tutti gli altri

son nessuno!"

FELICISSIMA - Ma che dici zia? (Prende la lettera e legge) O Dio mio, è vero!!

PASQUALINA - Ca' la situazione s'aggrava. Lestu dottò, trovate na bona soluzione subbitu subbitu!!

GEGE' - (Non sa che cosa fare. Poi si alza e va verso Santina) Si rilassi signora. (A Ludovico, che è molto agitato) E si rilassi anche lei. (A Santina) Dica AAAAAAAA.

LUDOVICO - AAAAAAAAAA!

GEGE' - Ma che cosa fa? (A Santina) Dica AAAAAAAAAA!

SANTINA - OOOOOOOOO!

GEGE' - No! AAAAAAAAAA!

SANTINA - OOOOOOOOOOOO!!

GEGE' - Ma come OOOOOO?!

SANTINA - O Romeo, Romeo, perché Romeo?

ZIA ANTONIA - Lo vede dottore che è grave?!

SANTINA - Che contentezza potresti avere da me questa notte!

GEGE' - (Tossendo animosamente) Qui la situazione è veramente grave! La ragazza ha una guancia rosea e una nera!?

MARIETTA - E' lo schiaffone di nostra madre.

FELICISSIMA - Fa sempre quest'effetto.

GEGE' - Ecco svelato il mistero.

SANTINA - O Romeo...

GEGE' - Calma! Insomma in lei si è verificato uno squilibrio cromatico.

POSTINO - Che cosa?

PASQUALINA - Ma a te che te né 'mporta? Spiegate a me dottò!

GEGE' - La differenza di colore tra una guancia rosea, morbida, profumata, liscia, tenera, saporita.... (Preso dall'emozione quasi sviene) Scusate.

ZIA ANTONIA - Dottore!??

GEGE' - Questa è veramente una malattia pericolosa. Dicevamo che la differenza tra una guancia rosea e un'altra nera, emaciata, (Guardando con più attenzione) ... Assassina! Ma lei me l'ammazza ... la paziente!

PASQUALINA - Tenete raggione dottò. (Piange) I' chiu voglio bene e chiu' faccio accussì!(1) A me quanno me va la...

GEGE' - E abbiamo capito! (Alterato) Ma si compri delle zanzariere. Si faccia operare questo naso. Altrimenti se ne vada allo zoo, che con tutti quegli elefanti si divertirà pure!

MARIETTA - Il dottore ha ragione!

GEGE' - Questo squilibrio fa perdere equilibrio al cervello che...

LUDOVICO - Cade per terra.

GEGE' - Che cosa dice? Lei continua ad agitarsi.

LUDOVICO - Ma se perde l'equilibrio?

PASQUALINA - E se i' perdo la pacenzea?

GEGE' - Bisogna assolutamente riequilibrare i cromatismi guanciali. (Tutti acconsentono) Avete un altro tramezzo da farle sfondare?

FELICISSIMA - Dottore, ma cosa dice?

GEGE' - Salvo un miracolo, bisognerà fare con la guancia sinistra ciò che è stato fatto con quella destra.

POSTINO - (Con spavento) Potrebbe morire.

PASQUALINA - Ma chisto pecché non se 'mpiccia degli fatti soie? Mama mia! None, ca chella more addavero. Dottò, stà bella figlia mia, si gli tiro n'atu schiaffone ce rimane crepata sotto! Appena ci gli'aggio azzeccatu ha pigliatu nu vulu. E mentre vulava gliu coglio gli s'allongava e gli se stregneva: Com'a' na molla. No, dottò!! Agliu prossimu, a sta' figlia mia, gliu coglio gli rimane allongatu. (2)

MARIETTA - Lei parlava di un miracolo.

GEGE' - (Dopo lunga riflessione, a pieni polmoni) C'è... C'è una cura! Ma è lunga. E dovrei portare la signora con me in clinica. Senza interferenze familiari, né del marito e né soprattutto della ma...

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(1) Più voglio bene a qualcuno e più sono costretta a comportarmi cosi.

(2) … il collo le rimarrà allungato.

PASQUALINA - Quantu longa dottò? Ca' gliu concetto mo se fa nu poco difficile.

GEGE' - Se volete, almeno quattro o cinque mesi.

ZIA ANTONIA - Purché guarisca anche sei.

FELICISSIMA - Se è necessario anche sette.

POSTINO - E giacché ci siamo facciamo nove.

PASQUALINA - E pecché no? Che cosa?? Facemo sette e non se ne parla chiù!

GEGE' - Inoltre, bisogna dirlo, è una cura molto costosa, perché la paziente per guarire ha bisogno di cibi sempre freschi e di ottima qualità. Pur tuttavia se voi ci mettete il vitto io posso saltare sull'alloggio, e restituirvela guarita, al più presto. Però l'importante è pregare sempre, di giorno e di notte,(rivolgendosi alla zia Antonia) perché la cura avviene di giorno e di notte.

ZIA ANTONIA - Che bella cura. Pregheremo sempre, dottore.

GEGE' - Adesso devo andare. Mi attende un lungo periodo di lavoro. Vieni o Giulietta, il tuo Romeo ti farà dimenticare ogni possibile grande becchino. E sarà tutto per bene!

SANTINA - (Alzandosi) Eccomi o Romeo! Ma tu non sei Romeo!? (Attimi di tensione per Gegé) Ma cosa importa? Cosa importerà mai?!

GEGE' + SANTINA - (Si guardano negli occhi) Che contentezza potresti avere da me questa notte.

I due, mano per mano, si avviano al cancelletto d'uscita, davanti al quale vi e seduto Ludovico. Cercano di superarlo passandogli uno a destra e l'altra a sinistra, ma sono impediti dalle invisibili ramificazioni del poveretto. Dopo due o tre tentativi alzano le loro braccia e riescono ad andare oltre. La signora Pasqualina, la zia Antonia e le due sorelle, salutano i due con fazzoletti e lacrime. Resta solo il postino, attonito, a meditare sulla propria imprevista e dolorosa sconfitta.

FINE