LUI, NON NOI
Atto unico di Salvino Lorefice
(SIAE: SEZIONE DOR N. 52246 )
salvino.lorefice@tiscalinet.it http://web.tiscalinet.it/salvinolorefice
Ampia cucina di un comune appartamento di un condominio popolare di una grande città.
Il televisore è acceso ( e starà acceso per tutta la scena). Viene trasmessa in continuazione della pubblicità, martellante, inesorabile, monotona: ogni due minuti circa ricominciano gli stessi stupidi spots, gli stessi banali slogans.
Per tutta la scena regna molta confusione, stressante, da far saltare i nervi. C’è un senso di alienazione.
Maria è una giovane moglie e Pino è il giovane marito. Entrano insieme: lei è adirata, lui remissivo.
Maria ( entrando ): no, non te lo perdonerò mai. Siamo sposati da un anno e non ti ho mai fatto le corna, non ti ho mai tradito…
Pino: ti prego cara, modera i termini.
Maria: non ti ho mai fatto becco.
Pino: senti, tesoro, non è vero niente, non ho mai fatto l’amore con la nostra vicina. Ti hanno informata male, gente invidiosa.
Maria: ed io cieca, cieca, cieca.
Pino: ti amo e non ti tradirò mai.
Maria: tsè, tanto l’hai già fatto!
Pino: ma non è vero, come devo dirtelo?
Il nonno è molto anziano, arteriosclerotico. Entra in scena sbraitando, roteando il bastone e sbattendolo sul tavolo, al centro della cucina. Rompe un piatto.
Nonno: dove avete messo la mia dentiera?
Maria: ma che dentiera d’Egitto!
Pino: ti sei calmata, finalmente?
Maria: ( più adirata che mai): calmata? sput! sì, sono calma adesso.
Pino ( asciugandosi lo sputo che gli è arrivato in viso): troia ! Sei una troia.
Maria: non ancora: domani. Lo sarò domani.
Pino: e con chi?
Nonno: la mia dentiera, dov’è?
Maria: vaffan’ brodo!
La nonna è, anche lei, molto anziana. Sembra calma chiede imperiosamente attenzione.
Nonna: buon giorno, figlioli. Bene alzati.
Nonno: hai visto la mia dentiera?
Nonna: no. Ho saputo…
Nonno ( interrompendola): che cosa hai saputo?
Nonna: ho saputo…
Nonno (idem): che cosa?
Nonna: e lasciami parlare! Ho saputo…
Maria: sai quel che ci frega di quel che hai saputo?
Pino: Maria, ti prego, non mi tradire.
Maria: ah, no? Vedrai.
Pino: no, ti prego.
Maria: adesso piangi eh?
Nonna: ho saputo che è arrivato in città…
Pino: nonna, ti prego… non vedi che sto piangendo?
Nonna: non volete proprio sapere chi è arrivato in città?
Nonno, Maria e Pino rispondono in coro, o quasi: nooo:
Maria: (riprendendo la lite con il marito): farabutto.
Pino: chi?
Nonno: la mia dentiera…
Nonna: ci salverà?
Nonno, Maria e Pino, in coro: chiii?
Nonna: adesso lo volete sapere, eh?
Nonno, Maria e Pino (idem): sììì.
Nonna: ed io non ve lo dico.
Pino ( perde la pazienza e afferra la nonna per la gola): ora ce lo dirai, invece.
Maria: vigliacco, lasciala. Lo dirà a me, vero nonna? ( e dà uno scapaccione alla nonna).
Il nonno sbatte il bastone sul tavolo, come per esprimere contentezza.
Nonno: fatela fuori, fatela fuori.
Pino: se non la pianti faccio fuori anche te.
Maria ( alla nonna): chi? Chi è arrivato in città? Chi?
Pino: chi?
La macchinetta del caffè comincia a fischiare.
Nonna: Il… il caffè.
Pino e Maria: il caffè?
Nonna: sta per uscire.
Dalla culla posta in un angolo, proviene il vagito di un neonato ( per le battute successive si consiglia di usare un bambolotto di gomma), che strilla e piange, ma nessuno gli dà retta. I suoi strilli si aggiungono a quelli della pubblicità televisiva che – si ricordi – non è mai cessata. Viene reclamizzato ogni genere di prodotto e il volume della tv sembra voler prendere la parola e farsi prepotentemente udire, sovrastando tutti.
Il bambino strilla sempre più forte, a perdifiato.
Pino ( gridando): parlo io, silenzio!
Nonno (sbattendo il bastone): io, io.
Maria: zitti tutti e due. Su, nonna, dicci chi è arrivato in città.
La nonna sta per parlare e, come d’incanto, lentamente, torna il silenzio: la tv abbassa il volume, ma non tace; il bambino sembra calmarsi, ma singhiozza; il nonno non sbatte il bastone, ma lo picchia nervosamente sul pavimento.
Nonna: tutti lo aspettavano e finalmente è arrivato. Verrà a trovarci oggi stesso. Lo ha detto proprio lui. Lui, non noi.
Maria: lui, chi?
Pino: lo dici o no?
Nonno: taci, Tatì, così ti fanno fuori.
Nonna: lo volete sapere?
Nonno, Pino e Maria ( in coro) : sììì.
Nonna: lo vedrete appena arriverà.
All’improvviso la tv aumenta il volume e tornano gli spots. Pino e Maria tornano a sbraitare; il nonno riprende a sbattere il bastone e chiede la dentiera; il neonato riprende a strillare, la caffettiera a fischiare e , in più, dalla finestra giunge il rumore del traffico, con frenate brusche e assordanti suoni di clacson.
Pino insegue la nonna – per ucciderla. La nonna scappa, correndo attorno al tavolo. Il nonno ride contento. Maria si reca presso la culla e finalmente prende in braccio il neonato.
Maria: ( amorevolmente): cos’hai, tesoruccio mio, eh? I pannolini sono asciutti, la pappina te l’ho già data ( cambiando tono, si adira), allora cos’è che vuoi, eh?
Il bambino piange più che mai, imperterrito.
Maria: trattenendosi dall’esplodere d’ira): ho capito: oggi lezione: “ Come far smettere un bambino che piange”. Si passeggia avanti e indietro e si culla il fagottino, così ( esegue). Si parla al neonato: su, su non piangere, fai la nanna: ninna nanna, bel bambino, ninna oh, ninna oh. E smettila, carino, dai.
( Maria comincia a perdere la pazienza.)
Pino ( smettendo di rincorrere la nonna, stanco ): nonna, fermati. Parla con tua nipote: crede che l’abbia tradita.
Nonna: perché non è così?
Pino: ah, sicchè glielo hai messo tu in testa, eh?
( Pino, più arrabbiato che mai, rinuncia a lottare.)
Nonno: allora, la mia dentiera?
Nonna: e smettila! Vuoi la mia? Toh! ( si toglie la dentiera dalla bocca e la porge al nonno. Questi la prende contento e se la sistema tra le gengive).
Nonno: oh! Adesso sì che posso farmi una scorpacciata di pistacchio.
Nonna: sì, ma fino a quando arriva lui. Poi lui sistemerà ogni cosa.
Pino: ma cosa? Chi? Spiegati.
Nonno: dillo, dai, dillo.
La nonna sembra che stia per dirlo e tutto il trambusto diminuisce d’intensità.
Nonna: ancora un po’ di pazienza.
Il trambusto riprende come prima, anzi peggio.
Pino: aaaaah! Tu ci vuoi morti!
Maria ( che passeggia col bambino in braccio): smettila caro, carino. Se non la smetti di piangere ti do in pasto al nonnino.
Nonno: la dentiera è pronta.
Maria: dormi, carino ( perde la pazienza e grida) e dormi! Dormi! Brutto stronzetto.
( Il bambino strilla più forte ancora. Maria riprende forzatamente la calma.)
Maria: dormi, bello; dormi-dormi, carezza-carezzina ( esegue ) e un ceffone al mio bel bambino ( e gli molla un sonoro ceffone). Dormi, caro eh? Su, bello ( si sforza di stare calma). Su dormi. Sput! ( sputa in faccia al bambino, poi lo getta con rabbia per terra, lo riprende e lo schiaffeggia ancora.) vuoi dormire o no?
Nonna: (calma): credo che sia giunto il momento di dirvi chi deve arrivare, e da dove, e perché.
Pino: oh, finalmente!
Nonno: brutta bacucca, ti sei decisa, eh?
La tv, il traffico, la caffettiera e il bambino continuano a diffondere baccano infernale.
Nonna: è arrivato in città un marziano.
Nonno: un… un marziano?
Pino: oh! Un marziano? Capirai!
Maria ( amorevole, al figlio): sentito, caruccio? E’ arrivato un marziano ( cambia tono) e se non la smetti di piangere ti consegno a lui.
Nonna: lui, non noi. Lui, ci salverà.
Pino. Ci salverà? E da cosa? Non siamo in pericolo.
Maria (al bambino): hai sentito? Ci salverà, ma se non la smetti sarà troppo tardi per te.
Pino: e non parlare così a mio figlio! Mio!
Maria: tuo?
Pino: nostro.
Nonna: vostro?
Nonno: loro.
Al caos esistente si aggiunge lo squillo insistente del telefono. Nessuno va a rispondere.
Nonna: il telefono.
Nonno: chi sarà?
Maria: già, chi sarà?
Nonna: e se fosse lui?
Pino: e se qualcuno rispondesse?
Nonna: su, rispondi.
Pino: io?
Nonna: sei tu l’uomo di casa.
Nonno ( risentito): e io? Chi sarei?
Pino: per forza io?
Maria: e chi, io? (al bambino) dormi, dormi.
Nonno: io non aspetto nessuno.
Pino: e neanch’io.
Nonna: ma potrebbe essere lui.
Pino: me ne frego!
Nonno: mi associo.
A tutto il baccano già esistente si aggiunge il ripetuto “ din-don” del campanello d’ingresso.
Nonna: suonano alla porta.
Pino: già, suonano!
Nonno: e chi va?
( Nessuno si muove).
Maria: e andate ad aprire quella maledetta porta! E rispondete a quel maledetto telefono! E togliete quella caffettiera dal fuoco! E tu (al marito), futuro cornuto, prendi questo lurido bastardino, prima che lo faccia volar via dalla finestra. ( gli getta al volo il neonato: Pino lo afferra a stento.)
Nonna: vado io ad aprire: sento che è lui.
( Va ad aprire la porta e rimane sorpresa). Sì, è lui.
Una luce abbagliante filtra dall’uscio aperto. Entra un marziano e si dirige al centro della cucina. Tutti lo guardano stupiti. Il caos continua.
Nonna: e’ lui. E’ venuto per salvarci, vero?
Maria: salvarci da chi? da che cosa?
Nonno ( sbattendo il bastone): eh! Eh! Eh! Come mi diverto!
Il marziano lentamente si avvicina al televisore e lo spegne. La pubblicità cessa di colpo e il bambino, dopo pochi istanti, smette di strillare; il rumore del traffico si attenua e finisce; il nonno posa il bastone, prende la pipa e si siede in poltrona, tranquillo; il telefono smette di suonare; Pino si avvicina a Maria e le passa un braccio sulle spalle: Maria ricambia l’abbraccio e lo bacia.
Nel silenzio che regna, il bambino emette una simpatica e prolungata risatina.
BUIO.