Luisa e Trifour

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GIOVANNI DE GAMERRA

GIOVANNI DE GAMERRA

Luisa e Trifour

o sia

Gli amanti sfortunati

Tragedia domestica pantomima in prosa e in sei atti

Nell’Extrait des Variétés curieuses et amusantes si legge che: «une Demoiselle Bretonne fut aimèe par un gentilhomme de son pays qui n’ètoit pas riche. La mere pour détourner cette inclination naissante, prètexta un procès qui l’obligeoit d’aller à Paris; et emmena sa fille avec elle. Mais comme elle s’apperçut que l’absence n’avoit point èteint les amours de nos deux jeunes gens etc.». Su d’un tale principio istorico è disegnato il piano di questa rappresentazione, accresciuto d’episodi, e inviluppato d’accidenti a seconda dell’immaginazione poetica, e in seguito di quella immemorabile facoltà, che largamente concedesi agli scrittori teatrali.

Il sogno di Trifour realizzato nell’apparizione dell’anima di Luisa spaventerà forse gli spiriti deboli, e forse farà ridere gli spiriti forti, ma interesserà certamente le anime oneste e sensibili. Ecco per qual classe io scrivo. Se i critici condanneranno l’introduzione d’un’ombra sopra il teatro, farò che loro risponda, non solo il padre della scena inglese, ma il principe dei tragici di Francia, l’immortale autore di Semiramide.

Attori

Madamigella Luisa, figliastra di

Madama Duplessy

Mr Duplessy

Mr Trifour

Mr De Roman, medico

Mr Croisset, ministro della parrocchia di Saint-Edmont

Mr Lunnevil

Mr Le Grange, medico

La Brie, cameriera di Madamigella Luisa

Parry, cameriere di Mr Trifour

L’Anima di Luisa

Servitori

Un sotterratore

La scena è a Parigi in due alberghi contigui, uno abitato dai Duplessy, l’altro da Trifour,

e nella parrocchia di Saint-Edmont.


ATTO PRIMO

Scena prima

Sala nell’albergo dei Duplessy.

Madama Duplessy, e Lunnevil.

MADAMA DUPLESSY Secondate i miei disegni, e non temete della promessa, che solennemente vi ratifico. Mia figlia Adelaide sarà vostra.

LUNNEVIL Mr Duplessy vostro marito mi stima, e per conseguenza io conto assaissimo sull’ascendente, che ho acquistato sopra di lui.

MADAMA DUPLESSY È vero ch’egli è un vecchio facile ad essere governato, ma è altrettanto vero, che la sua debolezza medesima far ci deve stare in guardia perché non vi sia chi gli discopra la vera direzione delle nostre linee.

LUNNEVIL Noi l’assediamo in guisa, per cui dubitar non si può, che ciecamente non secondi quanto ci siamo proposti, e che non favorisca gli eccessi della bontà che nutrite per me, riserbandomi ad essere il fortunato possessore dell’amabile e vezzosa Madamigella Adelaide.

MADAMA DUPLESSY La di lei mano non è una fortuna, finché vive la mia figliastra Luisa. Se questa morirà, ereditando allora Adelaide tutti i beni della casa Duplessy, e quelli non meno lasciati in proprio a Luisa da un fratello e da una sorella di mio marito, ella diverrà uno dei migliori partiti di Brettagna. La mia invincibile antipatia per Luisa va crescendo di giorno in giorno, e fui veramente molto felice essendomi riuscito di comunicare la stessa avversione a suo padre. Da che egli scoperse l’amor di Luisa per Trifour, figlio del di lui nemico, che odiò sempre implacabilmente, i sentimenti paterni sembra che in certi incontri siansi quasi estinti nel suo core. Voi ben vedeste, o Lunnevil, come secondò subito il nostro progetto di venire a Parigi per interrompere e troncare l’amorosa corrispondenza di Luisa. Invano pose ella in opera le preghiere, le lagrime, e i gemiti piú disperati per tentare d’impietosirlo, acciò si opponesse ad una inaspettata partenza, che allontanandola dall’amante, recideva in un colpo solo tutte le loro concepite speranze.

LUNNEVIL Ma a chi si deve, se non a me, la gloria ed il merito d’aver saputa scoprire la segreta di lei corrispondenza con Trifour?

MADAMA DUPLESSY Ed io appunto in Adelaide vi preparo il premio che vi si deve. Ma conviene compir l’opera. Da che giunti siamo a Parigi sembra che gli svenimenti e le convulsioni, le quali si destarono a Luisa nel vedersi forzata ad abbandonare sollecitamente la Brettagna, sembra dico che la sorprendano con piú frequenza. La sua salute va di giorno in giorno deteriorando, e si distrugge a vista d’occhio. Cosa ne pensa il medico le Grange?

LUNNEVIL Anche la scelta d’un tal medico, che a maraviglia favorisce le nostre intenzioni, è un bene, di cui ne siete debitrice alla mia attiva avvedutezza. Il dottor le Grange è di parere, che Madamigella Luisa non potrà vivere lungamente. Al solo oggetto d’imporre agli occhi di Mr Duplessy e del pubblico egli scrive ricette sopra ricette, e ammassa medicamenti sopra medicamenti, i quali col progresso del tempo altro non fanno, secondo la giornaliera esperienza, che sempre piú rovinare la costituzione già indebolita d’un ammalato. Come sapete, dopo l’uso abbondante degli oli di mandorle dolci, è passato a farle prendere il latte di giumenta. Dopo il latte di giumenta le ha ordinati molti purganti, le ha fatte prendere delle pillole a bizzeffe, e ultimamente le ordinò l’oppio, onde procurarle il riposo, ma coll’intenzione d’assonnarle lo spirito.

MADAMA DUPLESSY Vien mio marito. Vi lascio con lui. Vegliateli al fianco, e non negligentate di porre in opera quanto può cooperare al bene di mia figlia, ch’è lo stesso che dire alla vostra fortuna (via).

Scena seconda.

Mr Duplessy, e detto.

MR DUPLESSY Torno adesso appunto da Luisa. Ella è stata sorpresa da un terribile svenimento...

LUNNEVIL Siete pur buono, caro Mr Duplessy. Sotto i vostri occhi ella sviene, ma quando non è veduta non si occupa che di Trifour.

MR DUPLESSY Ed è ciò vero?

LUNNEVIL Ho talmente disposto i miei agguati, che non passerà molto che intercetterò una delle di lei lettere scritta di suo pugno all’amante, e spero di consegnarvela.

MR DUPLESSY Luisa dunque è sempre in attual corrispondenza col figlio del mio odiato nemico? ad onta della lontananza, de’ miei divieti... sí sí; non ho di te compassione alcuna, o figlia ostinata e ribelle. Gl’incomodi che soffri sono un gastigo del cielo, ed io anteporrò mille volte la tua morte al vederti in braccio d’un uomo che aborrirò eternamente.

LUNNEVIL Credete pure, o Mr Duplessy, che i suoi incomodi non son tutti reali. Rammentatevi il di lei artificioso dolore, e le sue smanie quando all’improvviso vi risolveste a farla passare di Brettagna a Parigi. Il suo presente abbattimento deriva dall’impossibilità d’eseguire quanto meditato aveva con Trifour.

MR DUPLESSY Cioè?

LUNNEVIL Io so di certo, che pensavano a sposarsi segretamente, e ciò sarebbe fuor di dubbio accaduto senza la risoluzione saviamente presa di condurla subitamente alla capitale. Ella intanto col fingersi afflitta ed oppressa dal male non ha altra intenzione che d’allontanare i sospetti, e altro non tenta che di movervi a pietà, ond’esser meno osservata, e cosí aver piú campo di mantenere la corrispondenza con Trifour, il quale suppongo che non tarderà molto a giungere egli pure in Parigi.

MR DUPLESSY Ah se ciò fosse...

LUNNEVIL Io per altro, se avverrà che arrivi, ne sarò sull’istante avvisato.

MR DUPLESSY Ah sí, caro Lunnevil, m’affido interamente in voi. Cercate, spiate, scoprite, e assicuratevi che vi sarò infinitamente obbligato. So l’intenzioni di mia moglie in vostro favore, ed io le seconderò con tutto l’impegno, ma voi con un impegno eguale allontanate da me la piú grande delle disgrazie, e insieme il detestato pensiero e l’insoffribil timore che possa mia figlia prendere il cognome di Trifour, cognome esecrabile che in proferirlo piú accende l’odio mio, e che implacabilmente detesterò, se mi sarà possibile, al di là ancora del sepolcro.

LUNNEVIL Riposate tranquillamente sulle mie premure, e calmatevi. In Parigi ho molte relazioni, di cui me ne servirò utilmente per eludere l’ostinazione di Madamigella Luisa, e gli occulti maneggi dell’insidioso e temerario figlio del malvagio vostro nemico. Non essendo egli molto provvisto di beni di fortuna, assicuratevi, che ama unicamente in madamigella la dote, che può ampiamente riparare alla scarsezza delle sue facoltà. Permettetemi ch’io vada adesso ad interpellare un certo negoziante, il quale ha molte corrispondenze in Brettagna, ed a cui diedi già la commissione di scrivere per essere informato delle vere intenzioni di Trifour. Sapremo con un tal mezzo, se pensa di portarsi a Parigi, o se sia già partito. Fidatevi dunque delle mie premure, della mia amicizia, e della mia vigilanza (via).

MR DUPLESSY (pausa breve) Dice benissimo Lunnevil. Il vile Trifour non ama Luisa, che per la di lei ricca dote. I miei beni al figlio del mio nemico...? mora mora piú tosto Luisa.

Scena terza

Le Grange, e detto.

LE GRANGE Oh Mr Duplessy vi son servo. Io vengo in questo momento da Madamigella Luisa. Vi giuro che dalla mattina alla sera, e dalla sera alla mattina non ho il piú piccolo respiro. Chiamato qua. Consultato là. Desiderato qui. Cercato lí. Circondato da una parte. Affollato dall’altra. Correr su. Ritornar giú... in somma in somma un cavallo di posta galoppa e fatica assai meno di me.

MR DUPLESSY Ciò autentica la vostra dottrina, e il vostro credito, ma ciò mostra ancora che il vostro guadagno prosperar deve all’infinito.

LE GRANGE Non me ne lamento. Grazie al cielo in questa stagione a malati si sta assai bene. Sono essi le nostre entrate, le nostre gabelle, le nostre contribuzioni, e i nostri fertilissimi poderi. Come vi dissi, torno adesso da Madamigella Luisa, assicurandovi che ho per lei un’attenzione particolare. Ma il suo male, il suo male è un male pertinace e nascosto...

MR DUPLESSY Io io per altro lo conosco... A dirvela io lo credo, o caro Mr le Grange, un mescuglio d’artifizio, d’ostinazione, e di perversità di core.

LE GRANGE Può darsi. Le donne son laberinti, enigmi, nodi gordiani. Ma pure io ci scopro del mal fisico. Il sistema dei nervi è attaccato. Le benefiche operazioni della natura son quasi tutte sospese. Gli umori alterati. Emaciamento, nausea, vigilia... eh riveritissimo Mr Duplessy, Madamigella Luisa è realmente ammalata, e per verità senza la mia assistenza sarebbe in uno stato assai peggiore.

MR DUPLESSY Voi siete un professore esperimentato, onde conviene ch’io mi soscriva a quanto asserite. Ma a dire il vero la mia induzione è appoggiata a dei giusti motivi per credere che i suoi incomodi non sian tutti reali. Non parlo a caso.

LE GRANGE Badate a me. Mi negherete voi, che gli svenimenti, i quali la sorprendono, e le convulsioni che l’attaccano con tanta violenza, non ci presentino delle sicure prove della perdita di sua salute? Il segreto di questo prezioso dono, che prevale a tutte le ricchezze possibili e ad ogni umano bene, sapete voi in che consiste?

MR DUPLESSY Mi obbligherete al sommo partecipandomelo, e insieme avrò occasione d’ammirare sempre piú la profondità del vostro sapere.

LE GRANGE Ascoltatemi dunque. Tutto il misterioso segreto della salute degli uomini dipende dagli sforzi scambievoli, che fanno il caldo e l’umido radicale per prevalere l’uno all’altro. Ecco da me ristretti tutti gl’immensi volumi stati scritti a nativitate mundi sopra un cosí importante soggetto nel brevissimo giro di quelle poche ammirabili parole, che avete ascoltate.

MR DUPLESSY In verità siete un grand’uomo! Conviene sicuramente credere che le vostre parole siano parole ammirabilissime perché vi confesso di non averle capite. Ma torniamo a noi. Favorite dirmi: Siete di parere che Luisa possa guarire?

LE GRANGE Siccome l’arte è lunga, ma breve la vita, il pronunciare un decisivo giudizio sulla guarigione o sulla morte d’un ammalato è una temerità, una presunzione ciarlatanesca. lo grazie alla Provvidenza son medico, ma nemico ex professo del ciarlatanismo. Vi dirò dunque che quantunque io unisca ad una profondissima teorica una lunghissima pratica, non mi azzardo a decidere ex cathedra. Pure comprendo che Madamigella Luisa è in un gran pericolo, né farebbe maraviglia ai teorici ed ai pratici, ch’ella soccombesse in uno de’ suoi soliti svenimenti, nei quali, secondo il mio sistema, non volendo il caldo cedere all’umido radicale, e l’umido radicale al caldo, ne può avvenire, che distruggendosi a vicenda fra loro in un ostinato conflitto umido e calido, l’ammalata priva restando ed esausta dell’uno e dell’altro, può dico succedere che costretta si trovi a miseramente perire.

MR DUPLESSY Quand’è cosí caro Mr le Grange, convien badar bene, e riparare in tempo per opporsi alla descrittami intestina guerra umida e calda, che potrebbe esser funesta a mia figlia. lo veramente supponeva, come vi dissi, che quasi tutta la sua malattia fosse arte, capriccio... ma se v’è un pericolo prossimo, tocca a voi...

LE GRANGE Appunto perché tocca a me ho pensato di farle applicare certe fomente, e cosí portar con esse dei soccorsi umettanti ed irroranti all’umido radicale, ch’è minacciato nella nostra ammalata dal soverchio caldo, sempre eccedente nelle fanciulle. Desidererei frattanto parlare con Madama Duplessy per indicarle il metodo, il tempo, e la qualità dell’erbe salubri da porre in fusione, e da adoperarsi per le indicate fomente.

MR DUPLESSY Chiamo subito mia moglie (via).

LE GRANGE Quanto poco ci vuole a farsi ammirare dagl’ignoranti! Negar non posso di tradire i doveri della mía professione, ma i confratelli miei in generale son forse piú di me scrupolosi? Ne conosco mille e mille nella facoltà ignoranti al par di me, al par di me unicamente addottrinati nella sonora verbosità, che pure al par di me approfittar si sanno dell’utili occasioni, ma che non lascian per questo di godere d’uno strepitoso credito, e d’una stabilita fama. Fra gli uomini è l’opinione che mette il prezzo a tutto.

Scena quarta

Madama Duplessy, e detto.

MADAMA DUPLESSY Mi ha mio marito avvisata, che volevate parlarmi. Sembra che i vostri discorsi, facendoli temere della vita di Luisa, abbiano distratto in lui l’effetto prodotto dal ragionamento ch’egli tenne poco avanti con Lunnevil, e ciò per un’ordinaria conseguenza della sua debolezza.

LE GRANGE Io per un tratto di politica tener devo un tal sistema mostrando d’adempiere agli obblighi miei. Ma nel tempo che nascondo me stesso sotto una falsa apparenza, sempre piú spargo di tenebre le occulte vostre intenzioni, a cui unisco le mie linee oblique di communicazione.

MADAMA DUPLESSY Voi brevemente mi avete convinta, e quanto piú conosco il vostro merito e la vostra perspicacia, tanto piú mi professo obbligata all’amico Lunnevil, che mi esibí l’opera vostra e la vostra persona.

LE GRANGE Egli per verità mi conosce a fondo, e ne’ suo spessi viaggi, ch’era solito di fare a Parigi, egli è stato costantemente il mio piú intimo amico.

MADAMA DUPLESSY Gli ho promesso, come ben sapete, in vista del suo merito, e de’ suoi natali d’assicurare la di lui fortuna nella mano di mia figlia, ma vivendo Luisa ch’è l’erede di tanti beni, il mio progetto in suo favore non si può realizzare.

LE GRANGE Si realizzerà, si realizzerà. Un medico non può certamente prognosticare se un tale ammalato debba guarire. Può per altro assicurare che morirà, poiché nel secondo caso da lui dipende di verificare il prognostico.

MADAMA DUPLESSY Mi ha detto mio marito, che ordinar volete a Luisa non so quali fomente...

LE GRANGE Veramente non sono esse che pannicelli caldi, per lo piú si adoperano per ordinar qualcosa, per contenta l’ammalato, per imporre ai parenti, e per prolungare l’utilità della malattia.

MADAMA DUPLESSY Questo prolungamento in Luisa non è da me approvato.

LE GRANGE Certi mali, o Madama, è necessario lasciarli inveterare. Le convulsioni e gli svenimenti si fanno mortali, quanto piú l’ammalato s’indebolisce, e quanto piú frequentemente lo sorprendono con dei maggiori pericolosi sintomi. Finalmente dall’epilessia si passa all’apoplessia, e dall’apoplessia nel sepolcro.

MADAMA DUPLESSY E non avete voi un rimedio piú sbrigativo delle fomente?

LE GRANGE Siccome è necessario rispettar le apparenze, alle volte con dei rimedi semplici e palliativi, che gettano della polvere negli occhi al volgo, s’ottiene il proprio intento, il quale dipende dal modo d’applicarli e di servirsene. Convien dunque apporle sul corpo due matasse grondanti d’acqua caldissima. Il maggiore prosciugamento dei nervi, e i loro spasmi da ciò divenendo piú atroci, ecco dato un urto potente e dannoso alla macchina, che piú avvicinar deve, e accelerare la di lei rovina. Consolatevi che già siamo riusciti con tante bibite, con tanti oli, purganti, latti, pillole, e simili a disgustarle affatto lo stomaco, per cui ha perso del tutto l’appetito. Oltre ciò, ottenuto abbiamo che nello spossamento e sfibramento universale non sia piú capace a digerire il cibo ancor piú leggero. Da questo gravissimo sconcerto ne succede un continuo dissipamento di forze, che non si ripara dal sonno, neppure coll’uso replicato dell’oppio, poiché sfido quello di tutte le farmacie di Parigi a farla dormire fra gli acerbi spasmi nervosi che avremo colle caldissime fomente irritati ed eccessivamente accresciuti.

MADAMA DUPLESSY Ma saper vorrei, se ad onta di quanto dite, e di quanto fate dar si potrebbe il caso che la mia figliastra guarisse?

LE GRANGE Guarir potrebbe nella sola ipotesi, che sposasse il suo amante, non dipendendo la di lei salute che dalla perfetta soddisfazione de’ suoi desideri.

MADAMA DUPLESSY Quando mi assicurate, che da ciò unicamente dipende la sua guarigione, son consolata e soddisfatta, perché non guarirà certamente. Vado a dar gli ordini per le fomente bollenti, e siccome non mi fido della cameriera, mi prevarrò per fargliele applicare di certa Caterina, che serve il padrone di questa locanda. Voi intanto non mancate di spesso visitar l’ammalata. Prendete. Son questi quattro luigi. Vi prevengo che alla fine della cura, quanto sarà stata piú breve, tanto piú abbondante e generoso ne riceverete il vostro onorario (via).

LE GRANGE Oh metallo, metallo a che mai ci strascini! Che diabolico potere è il tuo! La tua vista ci consola, e il tuo possesso c’incanta. Legali, medici, dotti, ignoranti, nobili, e plebeí ciascuno ti corre dietro, e per acquistarti non batton sempre le vie dritte, e legittime. Dovrei io forse distinguermi dalle classi tutte degli uomini? Oltre una tal riflessione, che ci fa soffocare i rimorsi dell’onore e della coscienza, noi medici non sentiamo le voci dell’umanità, perché avvezzi a impunemente distruggere i nostri simili. È vero che non tutti i seguaci di Galeno sono il flagello della specie, ma qual sarebbe il medico che giurasse di buona fede di non esser reo d’alcun omicidio? Riponghiamo, riponghiamo queste stelle polari, guida unica e sicura di chi naviga nell’istabil pelago della vita. Mi farò rivedere alla spezieria, donde scaturiscono le sorgenti che irrorano i nostri campi galenici, ricavando gli alleati farmacopoli un’ubertosa raccolta in virtú di quelle fonti medesime, che torniamo ad incanalare sopra le loro terre (in atto di partire).

Scena quinta

La Brie, e detto.

LA BRIE Dove? Dove?

LE GRANGE Io era intenzionato di farmi vedere alla spezieria...

LA BRIE Uditemi. Mi è parso che poco prima del mio arrivo abbiate riposto in tasca non so che cosa. Sarebbe mai qualch’altro rimedio, che pensate di far prendere a Madamigella? L’avete forse nascosto perché sapete ch’io strepito, e sempre mi oppongo a tutti i vostri intrugli, i quali altro non fanno che rovinarle maggiormente la salute.

LE GRANGE Ciò che ho riposto in tasca erano quattro pillole...

LA BRIE Lasciatele, lasciatele dove sono. Madamigella non le prenderà sicuramente.

LE GRANGE E pure esse sono uno specifico mirabilissimo, e nominatamente per le donne.

LA BRIE Saranno tutto quello che volete, ma io vi giuro che da qui avanti Madamigella non deve piú prendere né oli, né oppi, né sali, né cento e mille sudicerie, le quali pazienza se fossero inutili, ma il peggio si è che sono molto pregiudicevoli. Voi poco fa le ordinaste le fomente, ma io penso di non farne nulla. Non so per altro la causa per cui Madama Duplessy mi abbia fatto adesso ritirare dalla camera di Madamigella Luisa. Ella finora si è con voi trattenuta in lunghi colloqui. Non ne sapreste il motivo?

LE GRANGE No certo.

LA BRIE Tanto piú son curiosa per avermi ordinato di non ritornare da Madamigella, se non quando ne riceverò un espresso avviso. In tutto questo giro io scopro del mistero. Voi avrete conosciuto benissimo, che non mi voglio aggravar la coscienza col prestarmi all’intenzioni di Madama Duplessy, che porta ad un eccesso d’inaudita crudeltà il carattere di matrigna. Da ciò conosco d’essere assai malveduta. Io veramente cento volte lasciata avrei questa casa, ma la pietà mi ritiene al fianco di quell’innocente perseguitata. Io sola l’assisto. Priva di me, rimarrebbe senza soccorso, giacché Madama Duplessy la visita raramente, e sempre per affliggerla e tormentarla. Il dover vostro sarebbe di parlar chiaro...

LE GRANGE Il mio dovere lo eseguisco alla lettera, ed ho tutta la premura che Madamigella racquisti perfettamente la sua salute, non solo per di lei bene, quanto per l’onor mio.

LA BRIE Ma non vi ho detto mille e mille volte che il male di Madamigella Luisa altro non è che una passione d’amore? Son vedova. Ho pratica del mondo...

LE GRANGE Oh bella! e perché siete vedova e pratica del mondo pretenderete d’asserire a fronte di un professore della mia sfera, che gli svenimenti, le convulsioni, gli spasimi, l’inappetenza, l’emaciamento, e tanti e tanti altri sintomi altro non siano in Madamigella che passione d’amore? E come mai supplir potrebbero i medici alle cure e all’uffizio dell’arte loro, se le amorose passioni cagionassero simili morbosi e funestissimi effetti? In tal caso tutto il mondo non sarebbe che uno spedale. Ma per buona sorte le malattie dei moderni innamorati, se abbisognano di medicamenti, gli ricevono agl’incurabili. Oh andar devo, come vi dissi, alla spezieria...

LA BRIE Formar non vorrei dei giudizi temerari... ma le apparenze trapelar fanno un complotto abominevole... Povera Madamigella Luisa! Ella sparger non vede una lagrima sopra i suoi mali. Un cor solo sensibile a lei non si accosta. Ecco il maggior supplizio della sua anima! Temete temete, o Mr le Grange, di non attirarvi la celeste vendetta... Addurre non potete scusa alcuna d’ignoranza...

LE GRANGE Ma io...

LA BRIE Ma voi rammentarvi dovete quello che non mi stanco di replicarvi. Sí, il male di Madamigella è una passione d’amore. La di lei languente fisonomia scopre ancora a chi non è noto il suo lagrimevole stato, quanto il di lei core, e la di lei anima soffrano amaramente. Ma come, come mai possono gli snaturati parenti approfittarsi della sua tollerante sommissione per trattarla tirannicamente? Guardatevi intanto che la divina ed umana vendetta non si estenda ancora dagli autori fino ai loro complici scellerati (via).

Scena sesta

Lunnevil, e detto.

LUNNEVIL Era la Brie quella ch’è partita?

LE GRANGE Appunto. Ella è perspicace ed astuta al par del demonio. M’è convenuto soffrirla, e per non irritarla contentato mi sono di destramente schermirmi, e nulla piú.

LUNNEVIL Già la conosco. Vuol far la matrona d’importanza. Ma gracchi a suo talento.

LE GRANGE Ella colpisce giusto...

LUNNEVIL Che colpisca come, e dove vuole. I suoi colpi saranno sempre scagliati al vento. Avete forse premura di partire?

LE GRANGE Veramente è molto ch’io mi trattengo, e dar voleva un’occhiata alla spezieria...

LUNNEVIL Trattenetevi un altro poco. Voi esser dovete persuaso, che non perdete il vostro tempo. Madama Duplessy è una fonte che sempre getta...

LE GRANGE Ed ha versati non ha molto quattro amabilissimi luigi nella mia borsa.

LUNNEVIL Potete dunque usar meco un poco di compiacenza, giacché quello sono che ha sturata l’aurea vena in vostro favore.

LE GRANGE Ed io credo d’esservi abbastanza grato a rischio della mia estimazione, e del mio credito, che formano la sicura base di tutte le professioni, ma particolarmente della medica facoltà.

LUNNEVIL Sono molti anni, che siamo amici intrinseci, onde rispetto alla vostra estimazione e al vostro credito, vivo persuasissimo che nulla arrischiate.

LE GRANGE Non volendo combattere la vostra proposizione, mi restringerò a considerare, che quasi tutti i medici si trovano nelle mie circostanze. E quale a vero dire esser può il credito e la stima dei settari d’un’arte tenebrosa, priva di principi certi, e che si sostiene e cammina su i trampani dell’induzioni, delle congetture, e delle ipotesi?

LUNNEVIL Già sapete ch’io amo molto i discorsi accademici. In specie poi coi professori del vostro carattere io trovo tutto il mio pascolo. E in fatti è di necessità che l’uomo studi il codice istruttivo non solo dei medici, ma dei ministri e dei cortigiani quando por deve in azione e a profitto le cabale, i raggiri, e i cavilli per ben dirigersi sulle oblique strade dell’impostura, onde assicurare la propria fortuna. Conviene adesso ch’io vi notifichi d’aver sicuramente penetrato, che Trifour, l’amante di Madamigella Luisa, arriverà fra non molto a Parigi.

LE GRANGE L’annunzio è di rilievo. La presenza dell’amante portar potrebbe una propizia crisi all’ammalata, ma poco favorevole ai nostri disegni. Trifour è il solo, il vero, il sicuro antidoto per sanar sull’istante Madamigella Luisa. È ciò un assioma autenticato da mille esperienze. Io vi avviso perché sappiate cautamente regolarvi. Intanto vi partecipo che le ho ordinate certe fomente bollenti, dalle quali assaissimo mi comprometto.

LUNNEVIL Io mi abbandono totalmente alla vostra micidiale abilità. Pensate che si tratta d’assicurarmi l’acquisto d’una giovine sposa, che nella morte di Madamigella erediterà dei beni immensi. Ma in questa intrapresa non tanto mi animano i potenti motivi d’interesse contro Madamigella Luisa, quanto ancora il desiderio di vendetta. Sappiate ch’essendomele un tempo dichiarato amante nelle forme, approfittar mi volli di qualche discreta libertà, che si concede a un tal nome. Lo credereste? mi ributtò indegnamente, e dal quel momento mi riguardò sempre con orrore e disprezzo. Venga venga Trifour a Parigi; ma ella non si lusinghi di poterlo vedere.

LE GRANGE Io secondo il mio obbligo vi ho avvisato di quello produr potrebbe la di lui presenza, onde cercate di tener distante la causa, se allontanar volere l’effetto.

LUNNEVIL Nella professione di raggiratore, di cabalista, e d’uomo attivo, il quale non sa negligentare tutti i mezzi disponibili, di qualunque sorta essi siano, per giungere alla fortuna, non la cedo all’industria, all’impostura, all’arte, ed ai manipoli di tutti i laureati vostri confratelli.

LE GRANGE Voi arrischiate una proposizione assai difficile a provarsi. Nelle particolari nostre accademiche conferenze non vi ho dato che un leggerissimo saggio degl’infiniti, implicati, e tortuosi laberinti, e delle celate e vantaggiose risorse, che sono il fondamento, l’anima e il sostegno della nostra facoltà. Col tempo forse saprò convincervi che siete di gran lunga subalterno ad un professore mio pari nella scienza dell’utile inganno e della fruttuosa impostura.

LUNNEVIL. E non potreste adesso brevemente istruirmi in alcune delle vostre piú accreditate teorie, o indicarmi qualche vostro favorito aforismo, ben sapendo con quanta ammirazione e trasporto io pendo dalle vostre labbra?

LE GRANGE Vi replico che andar deggio alla spezieria, ma pure per non defraudare la virtuosa vostra curiosità vi dirò di passaggio e colla massima confidenza, che la facoltà non si è mai trovata come al presente in piú critiche circostanze.

LUNNEVIL Spiegatevi un poco meglio.

LE GRANGE Da che il pessimo e fatal sistema introdotto da alcuni novatori ha abolito l’uso eccessivo e la quantità utile dei medicamenti, adottando l’opposto metodo d’una sterile semplicizzazione delli specifici, vi sono tanti pochi ammalati, per cui noi studiar ci dobbiamo di moltiplicarli.

LUNNEVIL La ragione che vi fa ricorrere a un simil compenso è molto naturale e plausibile.

LE GRANGE Senza una tale industria, e senza i disordini della gola e del libertinaggio noi privi affatto saressimo di pratica, e quel ch’è piú non avressimo di che sussistere. Una volta l’infedeltà delle mogli mettendo in disperazione i mariti scrupolosi ed onesti produceva un’infinità di malattie. Ma la moderna tranquilla pace stringendo in alleanza attiva e passiva i cicisbei coi mariti, ne succede che in questi piú non si cagiona la minima alterazione nell’equilibrio e nell’economia generale degli umori, onde godono una perfetta salute. Un tempo in cui la letteratura era piú estesa, gli uomini studiosi non abbandonando i propri gabinetti ne avveniva che in conseguenza della loro sedentaria applicazione si formassero degli ammassi di buona bile, i di cui straboccamenti causavano almeno o delle coliche crudeli, o delle febbri mortali. Ma presentemente che l’ignoranza è in voga, e che i giovani fanno i loro studi al gioco, alla toletta del bel sesso, o al teatro, queste piacevoli occupazioni ci tolgono a dir poco un millione di ammalati, del quale incalcolabil danno ci dovrebbero reindennizzare gli autori d’opere e di commedie, se i loro versi e le loro comiche scempiaggini non destassero negli spettatori dei fieri mali di ventre, delle nausee insuperabili, e dei pericolosi e profondi letarghi. Oltre ciò... ma affè io dimenticavami che a quest’ora appunto far deggio una visita. Piú non posso dunque trattenermi... vi prego... rimetterò ad un altro tempo la mia dissertazione. Sono aspettato.

LUNNEVIL Vi lascio in libertà. Io pure ho le mie faccende, e l’imminente arrivo di Trifour me ne somministra non poche, e non meno delle vostre utili ed importanti. Io vi seguo... ma saper potrei dove siete atteso?

LE GRANGE Da un ricco negoziante, che da diciotto mesi ha le terzane addosso. Io che colla frequenza delle mie visite supero la stessa terzana, oh non l’abbandono giammai, essendo per lui il dottor le Grange una febbre continua. Andiamo, andiamo.

LUNNEVIL Sí; andiamo (partono).


ATTO SECONDO

Scena prima

Camera di Madamigella Luisa.

Pantomima

Luisa gettata su d’un canapé in un mortale abbattimento si contorce affannosamente. Succedendo in lei un istante di calma agli spasimi che la tormentano, si toglie dal petto il ritratto di Trifour, e lo considera in un profondo riconcentramento. Scuotendosi porta in seguito languidamente lo sguardo su d’un anello che ha in dito, e che bacia col piú vivo trasporto.

Scena seconda

Madamigella Luisa, indi Mr e Madama Duplessy.

LUISA Ahimè! e quando finiranno di moltiplicare i miei tormenti! Io credeva di morire di spasimo, se risoluta non mi fossi a gettare quelle bollenti fomente, che mi applicarono. Quasi io non posso piú alzarmi. I nervi della mia vita si sono attratti, e mi obbligano a star curvata. Oh Dio! questa cara immagine è la sola, che versa qualche stilla di conforto sulle mie pene. Oh anello prezioso al mio core, tu mi rammenti che fosti, che sei, e che sarai sempre un dolce pegno della fede di Trifour, ah sí di quella fede che ci siamo giurati, e che mi accompagnerà intatta fino al sepolcro. Frattanto io tremo pensando che mai esser può avvenuto di te, o amante sviscerato, dal momento terribile, in cui la violenza mi strappò dal tuo fianco, strascinandomi a Parigi, ad onta delle mie lagrime, del mio affanno, e della mia languente salute. Il giorno che mi separò da te, mi parve l’ultimo della mia vita. Io veduto avrei l’apparecchio della mia sepoltura con meno orrore. Ah sí, se a goccia a goccia misurata avessi col mio sangue l’immensa strada, su di cui mi trassero a forza, sembrata non mi sarebbe tanto lunga ed angosciosa, né sentita avrei a mancare a poco a poco con piú languore la mia anima... Chi si accosta? mia matrigna, e mio padre (nasconde il ritratto).

MR DUPLESSY Questa tua malattia non ha mai da finire? Siamo tutti annoiati, inquietati, agitati, e sconvolti dalla mattina alla sera, e dalla sera alla mattina.

MADAMA DUPLESSY Vi hanno applicate le fomente?

LUISA Signora...

MADAMA DUPLESSY E bene?

LUISA Ho dovuto... ho dovuto togliermele subito...

MADAMA DUPLESSY Sentite sentite, Mr Duplessy? Che serve farla curare da uno dei primi professori di Parigi, e spender tanto in medicine? Ha gettate le fomente. Se fosse realmente ammalata ricuserebbe i rimedi?

LUISA Erano bollenti...

MADAMA DUPLESSY Che bollenti?

LUISA Io moriva di spasimo, mi hanno fin bruciata la pelle.

MR DUPLESSY Oh se questo è, ella ha ragione...

MADAMA DUPLESSY Quanto mai siete buono e credulo il mio caro signor marito! Voi credereste sull’altrui assersione che la Senna possa diventare il Tamigi. Bugie, finzioni. Pare a voi che Caterina, da cui le furono applicate, esser potesse cosí stolida per servirsi d’acqua bollente?

LUISA E pure è cosí. Mi si sono per tal cagione ritirati i nervi della vita, per cui piú non mi riesce di sostenerla senza incurvarmi.

MADAMA DUPLESSY In verità piú non posso ascoltarla. Sento che mi si accende la bile. Ella porta l’artifizio all’ultimo grado. Co’ suoi svenimenti, colle sue convulsioni, e co’ suoi dolori immaginari assicuratevi ch’ella unicamente tenta d’ingannarci. Prima che si partisse da Brettagna ben vi ricorderete che mostrava di soffrire tutti i mali del mondo. Ma se trattavasi di scrivere, di ricevere dei viglietti, di correre ad una finestra, o di procurarsi qualche segreto colloquio coll’odiato figlio del vostro nemico, ritornava sana sul momento, e svanivano tutti gl’incomodi.

MR DUPLESSY Ti giuro sul carattere di padre che piú tosto di vederti unita ad un sangue che detesto, preferisco colle mie mani medesime di darti la morte.

LUISA Ed è la morte ch’io bramo, e che attendo.

MADAMA DUPLESSY Eh che la morte non libera mai i genitori dai figli pessimi, e che cagionando loro le piú sensibili afflizioni, allontanano la domestica tranquillità, e funestano i giorni tutti della lor vita.

MR DUPLESSY No, io non credo che trovar si possa una figlia piú di te perversa e capricciosa. Ostinarsi ad amare un uomo, che tu avresti dovuto aborrire, un uomo che ha nelle vene un sangue, che tentò di rovinare la nostra casa con un’implacabile persecuzione, ed oltre ciò pretendere il mio consenso a un matrimonio esecrabile, che mi fa fremere?

MADAMA DUPLESSY Aggiunger dovete che quell’uomo stesso non ama che la sua dote...

LUISA Signora... Trifour è un uomo onesto...

MADAMA DUPLESSY Che ve ne pare eh? come subito lo difende, e come le ritorna in un momento la forza per contradire, e per rispondere con insolenza.

LUISA Io soffro per rassegnazione i mali trattamenti e le ingiurie che riguardano me sola, ma tollerar non posso senza ingiustizia e senza viltà quelle che oltraggiano la delicatezza di un uomo d’onore. Ah sí, sarei quasi per asserire, che Trifour odia piú l’interesse e la bassezza di quello non ami la sventurata Luisa.

MADAMA DUPLESSY Finora, come vedeste, appena appena aveva fiato per parlare, e adesso... Ma voi, voi potete soffrirla?

MR DUPLESSY Io soffrirla? (in atto di vibrarsi).

MADAMA DUPLESSY Fermatevi, e lasciamola al suo destino.

MR DUPLESSY No, no... Io voglio...

MADAMA DUPLESSY Venite, venite meco.

MR DUPLESSY Dico che sarò capace di farla pentire...

MADAMA DUPLESSY Ovia; sortiamo da questa camera...

MR DUPLESSY Andate andate voi. Io restar voglio perché quella temeraria conosca e senta tutto il peso della paterna indignazione.

MADAMA DUPLESSY No no seguitemi. (So quanto è debole. Non lo lascio qui solo). Uscite uscite meco, e colei persista pure ne’ suoi capricci, e si ostini a cagionare a voi, ed a me tante inquietudini ed afflizioni. Il cielo la punirà.

MR DUPLESSY . Sí sí abbandono al cielo il tuo gastigo, e lo prego ad affrettarlo, onde tu serva d’esempio a quelle figlie perverse, che si allontanano dal loro dovere (partono).

LUISA (pausa) Come? E Iddio gastigarmi potrebbe d’una passione virtuosa, che nulla mi rimprovera? Ah no; egli è giusto, e non può che approvarla. La mia coscienza me n’assicura. Ella è tranquilla in mezzo agli atroci spasimi d’un mal crudele, e fra le angosce d’un cor lacerato. Sembra che l’amor mio piú si accresca, quanto piú mi accosto al sepolcro. Ah no, non vi sarà forza umana, che costringermi possa a lasciar d’amare, e a tradir la fede che ho promessa al mio caro Trifour. Ah sí, egli sarà sempre il mio fedel compagno, il mio dolce amico, il mio tenero fratello, il mio unico amante... oh quanto quanto poco ho detto in proporzione di quello che sento, ancorché esaurir potessi tutti i nomi piú cari al nostro core!

Scena terza

La Brie, e detta.

LA BRIE Finalmente mi si permette l’accesso nella vostra camera. Io non ne capisco il mistero. Cosa è mai accaduto da che mi hanno, o Madamigella, allontanata da voi...? Ma io vi vedo piú oppressa, e ben conosco che spasimate... Provate ad alzarvi. Fate due passi per la camera. Un moto discreto deve giovarvi.

LUISA Sí; mi proverò (si alza lentamente, restando alquanto curva, indi ricade a sedere).

LA BRIE M’inganno? Voi non potete drizzar la vita. Quando vi ho lasciata, non avevate un tale incomodo. Come, come ciò?

LUISA Mi applicarono due matasse bollenti...

LA BRIE Oh mostri! oh assassini! adesso tutto comprendo. Ad arte allontanata venni dal vostro fianco, ond’eseguir potessero quanto avevano meditato per maggiormente precipitarvi unitamente a quel medico infame. Oh gente snaturata! oh ministri esecrabili! ed in qual guisa senza inorridire prestarvi potete a divenire i complici d’un atroce delitto. E la giustizia divina pur anche vi soffre?

LUISA Ah cara Brie, quelli che hanno l’obbligo di esser crudeli, non v’è pericolo che se ne scordino! Ahimè! qual destino deplorabile è il mio! Angustiata dagli spasimi d’un male che a poco a poco mi consuma, in preda a mille pene, e nella piú veemente forza della passione cerco invano qualche consolazione sulla terra in tante angosce, e in uno stato cosí lagrimevole ed affannoso. Tutti mi circondano per tormentarmi, per opprimermi, per calunniare il mio amante, per deridere la mia tenerezza, per insultare la mia costanza, per amaramente trafiggere la mia sensibilità. La rassegnazione ai decreti della divina clemenza, e la fedeltà dell’amato Trifour state sono finora il mio refugio, il mio sostegno, e la tua pietà il mio conforto. Io non mi vedo intorno che te sola spargere un pianto compassionevole sull’acerbità de’ miei mali. Seguita a non privarmi del tuo consolante soccorso, io te ne scongiuro, né mi togliere l’unico bene che mi resta nella tua tenera amicizia. Vieni, vieni, cara Brie. Apri la tua anima alle mie lagrime. Raccogli il pianto d’un’infelice, e fammi conoscere che in tante pene, oppressioni, avvilimenti e disastri non ho tutto perduto, quando il tuo core mi resta (si getta singhiozzando in braccio della Brie, che piange. Pausa in quadro).

LA BRIE Ma io non approvo l’estremo vostro scoraggiamento. Spero che Mr Trifour debba in breve trasferirsi a Parigi. La sua tardanza non può dipendere, se non dalle caute misure, ch’egli prenderà onde nascondere agli esploratori venduti la sua partenza.

LUISA Chi sa che non arrivi troppo tardi...? Sento che non potrò lungamente vivere...

LA BRIE Coraggio, Madamigella Luisa, coraggio. Vi ricordate voi quando il dottore Mr de Roman, quel dotto ed onesto amico di Mr Trifour veniva per di lui commissione a visitarvi segretamente, prima che si partisse di Brettagna? Oh quello sí ch’è un medico, il quale fa onore alla professione. Non vi ha forse sempre assicurata che la vostra salute, dopo Dio, unicamente dipendeva dalla tranquillità del vostro spirito? Non vi diceva continuamente che i piú savi medici della provincia da lui consultati sul vostro male, tutti unanimamente convenivano nell’asserire, che se giungeste a possedere l’uomo unico nato per voi, ne sarebbe venuta l’infallibile conseguenza del perfetto vostro ristabilimento? È necessario dunque che avvaloriate le vostre speranze, consolandovi nel riflettere che se la Provvidenza ha destinato di felicitarvi, si scatenino pure tutti i demoni familiari, che vi circondano. No, capaci non saranno d’opporsi e d’impedire la vostra felicità.

LUISA Quanto è mai ingiusto l’odio de’ miei parenti contro un uomo onorato e stimabile, che amerò fino all’ultimo respiro! Gli si ascriverà dunque a delitto l’aver avuto un padre nemico di mia famiglia? Ecco tutto il suo demerito, e il capo principale d’accusa, del quale ostinatamente si armano contro di lui, e che ha destata la piú barbara persecuzione contro di me al segno di strascinarmi nell’abisso di mille mali ed affanni, perché invece d’aborrirlo, io l’ho amato, e l’amo teneramente.

LA BRIE I parenti non dovrebbero forzar giammai le inclinazioni dei figli, o molto meno immolare i dritti del sangue alla predilezione, al capriccio, al pregiudizio, ed all’interesse che bene spesso sono in loro piú forti della natura.

LUISA Pur troppo nulla essi ottengono colla violenza e colla barbarie, anche dai cori piú docili e piú sommessi. Colla prova convinta mi sono, che tutte le inventive, le calunnie e le ingiurie dei nemici del mio caro Trifour non hanno che viepiú confermata la mia tenerezza nel tempo che piú si sforzavano d’offenderlo e d’umiliarlo. Non nego per altro che la sua virtuosa condotta, il suo disinteresse, il suo rispetto, e la sua costanza non abbiano molto contribuito ad accrescere la mia passione. Egli, e tu stessa non l’ignori, mi ha sempre trattata come sorella, e piú ancora come un’amica, quando trovati ci siamo a godere d’una tranquilla e tenera familiarità. Io non ho mai diffidato un sol momento di lui. E come poteva io mettermi in guardia contro un uomo, che non m’ispirava la minima diffidenza? Egli mi ha fatto sempre conoscere che non v’è felicità senza virtú, e quando assorbiti e trasfusi l’uno nell’altro ci trovavamo dolcemente insieme, eramo troppo pieni della nostra felicità per pensare ch’esser ve ne potesse una piú grande.

LA BRIE Ah sí, non ne ho mai dubitato. Le anime vostre uscirono per amarsi, e per amarsi eternamente dalle mani della natura. Ma chi giunge? È un servitore del padrone di questo albergo.

Scena quarta

Servitore, e dette.

SERVITORE (di dentro) Posso venire avanti?

LA BRIE Venite, venite pure. Che v’è di novo?

SERVITORE V’è alla porta di dietro un soldato che cerca di voi.

LA BRIE Un soldato che cerca di me? E non ti ha detto nulla di piú?

SERVITORE Mi ha detto ch’è vostro fratello...

LA BRIE Mio fratello? (pensa) Bene bene. Ho capito. Vengo subito. (Servitore via, pensa ancora) Qui Madamigella v’è del mistero. Mio fratello, ch’era al servizio del re, sono dodici anni che morí in una battaglia navale, ed è ciò piú che vero. Son curiosa. Vado e ritorno (via).

LUISA Oh Dio! sempre piú conosco l’impossibilità di poter giungere ad esser felice col mio caro Trifour, e nel tempo stesso io sento, che la mia esistenza unicamente dipende dal suo possesso. Crudeli! ci separarono senza pietà. Ah perché perché il momento della nostra divisione non fu l’ultimo della mia vita? Morirò dunque senza rivederlo? Parmi che il conforto di raccontarli i miei spasimi e il rigore col quale son’io trattata, scordar mi farebbe tutte le mie pene. Ah sí, certa sono che otterrei da lui quella compassione che ciascuno mi nega. Ma la mia speranza è un sogno, e non mi resta che sollevarla a quel Dio, che sempre piú aggrava la sua mano sopra la sfortunata Luisa. Chiamerei io forse crudeltà l’istrumento di cui egli si serve per umiliarmi e punirmi? Tanti mali e tante angosce aprir non mi fanno pur anche gli occhi su i trascorsi della mia vita? Ahimè! pur troppo è vero! Ben lungi dal piangere le mie colpe, io piango il mio amante.

Scena quinta

La Brie, e detta.

LA BRIE Madamigella, Madamigella...

LUISA Che mai v’è di novo?

LA BRIE Il soldato mio fratello sapete voi chi era? Parry.

LUISA Parry?

LA BRIE Certo; il fedel domestico di Mr Trifour.

LUISA Che reca? che reca?

LA BRIE Una lettera...

LUISA Una lettera? dov’è? dov’è (alzandosi con trasporto, ma restando sempre un poco piegata colla vita).

LA BRIE Eccola. (Ritirandosi ad arte alcuni passi senza darle la lettera, e osservandola con piacere, mentre la seguita vivamente animata) Prendete. (Gliela dà. Luisa l’apre subito, e legge piano). Oh prodigio dell’amore! Come mai trasformata vi siete! Gli occhi vostri hanno in un punto perduta la loro languidezza, e la loro distrazione. Il vostro volto ha ripreso il suo vivace e natural colore, e non è piú l’immagine della tristezza muta e profonda...

LUISA Ah senti senti... egli è a Parigi... è a Parigi... io respiro!

LA BRIE Leggete leggete. Oh con qual trasporto io divido con voi la vostra gioia!

LUISA Non vorrei che ci sorprendessero...

LA BRIE Serrerò l’uscio di dentro, e cosí sicure saremo da qualunque sorpresa (va’ a chiudere).

LUISA Ascolta ascolta (legge) «Cara Luisa, dopo due giorni di continue ricerche e d’un’incertezza crudele finalmente ti ho ritrovata. Il mio fedele amico il dottore de Roman ha voluto accompagnarmi a Parigi. Abbiamo insieme ieri sera prese colla possibile precauzione da’ tuoi vicini tutte le notizie relative al tuo stato. La certezza che il tuo male si aggrava mi ha gettato in un’oppressione d’anima che tu sola puoi immaginarti. De Roman che unisce all’amicizia tanta scienza nell’arte disonorata da un uomo infame, a cui ti hanno abbandonata, mi assicura per calmare le mie smanie e il mio estremo timore, che i tuoi incomodi aver non possono alcuna conseguenza funesta, quando tu conservi in fondo al core il deposito salutare d’una dolce speranza. Consolati dunque e spera. Io risoluto sono a intraprendere tutto per la comune nostra esistenza, e per toglierti all’odio de’ tuoi vili carnefici. Desidero che tu mi comunichi le tue nove per alimentar la mia vita, e perch’io non tremi sulla tua preziosa salute. Parry si lascerà vedere sotto il medesimo vestito, e dalla stessa parte. Invigili dunque la Brie colla necessaria cautela, onde possa incontrarlo, e consegnargli la tua risposta. Ti prevengo che io abito nella stessa strada, e in vicinanza del tuo albergo in quella casa precisamente alla destra del palazzo del ministro d’Inghilterra, e che per di dietro corrisponde alla parrocchia di Saint-Edmont. A me sembra d’esser risorto da che ti sono vicino. Pensa che ho meco il solo corpo. L’anima mia è sempre colla tenera Luisa. La costanza ci animi e ci sostenga per eludere i nostri barbari persecutori. Ella è necessaria per abbattere i loro disegni, per salvar la tua vita, e per rendere il piú felice di tutti gli uomini. Il tuo sviscerato Trifour». Ho una palpitazione che mi toglie il respiro... ah cara Brie, questi momenti non hanno né parole né lagrime!

LA BRIE Sedete sedete (le dà una sedia).

LUISA Qual tenera commozione mi destarono i sentimenti di Trifour, e la vista de’ suoi amati caratteri! Il mio core palpitante è risorto dalla sua profonda oppressione.

LA BRIE E chi può mai ingannarsi sulla natura del vostro male, ed asserire che il rimedio n’è incerto?

LUISA Dunque egli abita a me vicino? Affacciandomi potrò forse vederlo... Il bisogno d’un solo suo sguardo è una necessità per la mia vita... credilo o amica... no, non è debolezza, non è esagerazione, non è delirio... Ah sí, te lo replico; è una irresistibile necessità, che si fa a me sentire come sentiamo il bisogno del sonno, del cibo... oh picchiano! Ahimè!

LA BRIE Non temete. Ritornate sul canapè. Vi darò braccio.

LUISA Tremo tutta!

LA BRIE Lo vedo. Calmatevi, e coraggio.

LUISA (siede) È la mia tenerezza che mi tien luogo di quelle forze che mi mancano (la Brie apre).

Scena sesta

Lunnevil, e dette.

LUNNEVIL Forse Madamigella dormiva, ed io l’ho disturbata?

LA BRIE La prima vostra supposizione è falsa. La seconda è vera.

LUNNEVIL La Brie non manca di prontezza.

LA BRIE Dite di sincerità.

LUNNEVIL Perch’ella sia una virtú conviene che vada unita al rispetto.

LA BRIE Ella non manca giammai di rispetto quando le persone, a cui si avvicina degne sono dei civili riguardi.

LUNNEVIL Ma io qua non venni per dialogare colla cameriera, ma bensí per informarmi personalmente dello stato della padrona.

LA BRIE Io rispondo per lei, e siccome so quanto v’interessate per la sua salute, ho il piacere di parteciparvi che sta alquanto meglio...

LUNNEVIL Meglio...? meglio...? (Che Trifour sia giunto a Parigi?) È dunque vero o Madamigella Luisa ciò che mi annunzia la Brie?

LUISA Che dite...?

LUNNEVIL Dico che la Brie mi ha comunicato il vostro miglioramento. È ciò vero?

LUISA Sí... respiro un poco.

LUNNEVIL Ed a che cosa attribuite questo felice avvenimento?

LUISA Al cielo.

LUNNEVIL Dal cielo tutto deriva, ma il cielo alle volte si serve dei mezzi umani per sollevare i nostri mali.

LA BRIE E spesso ancora adopera gli stessi mezzi per accrescere le nostre pene, dir voglio, che fa servir d’istrumento gli uomini pessimi, onde porre alle piú dure prove la virtú e l’innocenza.

LUNNEVIL Sempre piú mi convinco che la Brie è una donna di consiglio, e piena d’ottime massime. Mi consolo intanto, o Madamigella, di sentirvi in migliore stato di salute. Mi han detto che il dottor le Grange vi ordinò non so quali fomente. Creder voglio che sarete debitrice ad una tale ordinazione del notabile vantaggio, che n’è derivato ai vostri incomodi.

LA BRIE Giacché caratterizzata mi avete per donna di consiglio, due voglio darvene. Il primo che facciate allontanare da Madamigella quell’iniquo medico da voi proposto, siccome tutto potete in questa famiglia. Il secondo che vi compiacciate di ritirarvi.

LUNNEVIL La Grange un medico iniquo...? Non è forse Madamigella presentemente migliorata per opera dell’ultima sua ordinazione?

LA BRIE Tacete tacete Mr Lunnevil. Non rammentate una scelleraggine che mi fa raccapriccire.

LUNNEVIL Io non v’intendo, ed ancor meno io posso dunque intendere la causa che ha influito al miglioramento di Madamigella. Ma se unicamente ciò devesi al cielo, ecco il frutto delle vostre preghiere.

LA BRIE Oh se il cielo mi esaudisse...! Ma chi sa ...? Egli è giusto, quanto è potente... Egli penetra tutti gli artificiosi nascondigli del core umano... Egli non abbandona l’innocenza... e spero....

LUNNEVIL Ma dove tende questo vostro modo di parlare cosí tronco e misterioso?

LA BRIE Egli tende al desiderio di veder punito il delitto, e vendicata l’innocenza.

LUNNEVIL Madamigella, io non amo di parlare colle persone misteriose. Concedetemi dunque il piacere, ch’io parli con voi. Parteciperò a Madama Duplessy, e a vostro padre la lieta nova che vi trovate piú sollevata... Ma sembrate molto astratta. Ed è possibile che la mia presenza vi riesca sempre gravosa? S’io fossi il fortunato Trifour... oh come tutta mutata vi siete di colore! che bel vermiglio...

LA BRIE Mr Lunnevil partite, e partite subito, altrimenti...

LUNNEVIL Ehi; se voi cangiate tuono, lo cangerò anch’io.

LA BRIE Nulla vi temo, perché opero ciò che devo. Stupisco intanto come osato abbiate di avanzarvi in questa camera, mentre certa sono che ci veniate per godere in segreto dello spettacolo dell’oppressa virtú, e dell’onestà perseguitata. So che sulle loro rovine vi lusingate d’inalzare le abominevoli macchine della vostra fortuna, ma so non meno che il piú delle volte i disegni dell’iniquità precipitando dispersi fra la polvere seco miseramente si strascinano gli autori infami ed i complici scellerati. Mr Lunnevil, io torno a replicarvelo. Ritiratevi.

LUNNEVIL A me cosí tu parli? a me? una donna che si presta a dei segreti amorosi raggiri, una vile domestica...

LA BRIE Misurate l’espressioni. Io non ho di che arrossire dell’opere mie. Anzi me ne glorio al segno che ne vado superba. Cosí stata fosse Madamigella meno docile, meno sommessa, meno tollerante, che già imparato avreste in qual guisa io mi presto agli amorosi segreti raggiri. Ma non per questo mi distaccherò mai dal suo fianco. Che se ella perir dovesse, io io donna qual sono avrò il coraggio di farmi vostra delatrice dinanzi a tutti i tribunali del regno, accusandovi d’aver congiurato con un medico malvagio e venale perché una matrigna perfida, e un barbaro padre commettessero il piú orribile dei delitti.

LUNNEVIL Io mi rido delle tue folli millantazioni, e piú ancora delle tue minacce. Ma sappi intanto che m’è noto l’arrivo di Trifour...

LUISA Oh Dio!

LUNNEVIL So quant’egli pensa d’intraprendere, so... oh Madamigella siete adesso divenuta molto pallida...! ma fatevi coraggio, giacché avete una cosí fedele domestica, che non si distaccherà mai dal vostro fianco. Voi fortunata cui è concessa una tanto potente protettrice in vita, ed una piú zelante vendicatrice, nel caso che il cielo altrimenti disponesse dei giorni vostri. (Si raddoppino le perquisizioni per assicurarmi dell’arrivo di Trifour) (via).

Scena settima

Madamigella Luisa, e detta.

LUISA Ahimè! hai tu sentito?

LA BRIE Scusatemi, cara Madamigella, ma voi siete troppo credula, e timorosa. No no. Lunnevil nulla sa, ma il vero si è che brama di sapere se Trifour sia realmente a Parigi.

LUISA Asserisce per altro che gli è noto il suo arrivo... oh spavento!

LA BRIE Calmatevi, calmatevi. Io l’ho attentamente osservato, e tutti i suoi discorsi, e fino i suoi sguardi tendevano al piú al piú a verificare il suo sospetto, ch’esser possa arrivato. Io sono abbastanza avveduta e perspicace per non avere a sufficienza approfondite le sue occulte e malvage intenzioni. Pensiamo pensiamo a noi. Volete voi rispondere all’amico?

LUISA Volesse il cielo che lo potessi! Ma il continuo convulso tremito della mano ben sai che incapace mi rende all’operazione dello scrivere...

LA BRIE Scriverò io per voi.

LUISA Quanto ti deggio! (l’abbraccia) Oh come anelo di gustare il piacere di rivederlo! Parmi che l’anima acquisterà dei novi gradi di fermezza, che il core ne ritrarrà un soave pascolo, e un salutar conforto la mia languente esistenza.

LA BRIE Non conviene perder tempo. Parry sarà sollecito per aver la risposta. Andiamo. Voi mi detterete la lettera, e basta che la sottoscriviate. Io stimo che per maggior sicurezza ci ritiriamo nella camera appresso dove dormite...

LUISA Ah qualcuno si accosta...

LA BRIE E bene? dovete per questo mettervi sempre in cosí grande apprensione? Venga chi vuole. Finalmente resteremo in libertà, ed eseguiremo felicemente, se piace al cielo, tutti gli affari nostri.

LUISA Oh Dio! è quell’impostore...

LA BRIE Chi? il medico?

LUISA Appunto.

LA BRIE Ce ne sbrigheremo piú presto che sarà possibile.

Scena ottava

Le Grange, e dette.

LE GRANGE Madamigella, arguite dalla mia frequente vigilanza quanto mi stia a core la vostra salute... Ma io non sbaglio certo. Nella vostra fisonomia, e piú ancora nel colore del vostro volto, io scopro dei felici sintomi, per cui ne arguisco un prodigioso miglioramento. Oh le mie fomente, le mie fomente...

LA BRIE Sí sí le vostre fornente meriterebbero per ricompensa una corda, se l’impunità non allontanasse il gastigo da tutti i vostri simili.

LE GRANGE E quai propositi temerari son questi?

LA BRIE I miei propositi sono molto a proposito, e degni di voi, uomo infame e assassino venduto.

LE GRANGE A me... tali improperi... a me... a un professore del mio grado... conosciuto... apprezzato... Come? dovrò essere ingiuriato allora appunto che in conseguenza della mia cura Madamigella sta assai meglio?

LA BRIE Se sta meglio, è un miracolo della Provvidenza, ma non già opera tua. L’opera tua si conosce in aver tentato di rovinarla affatto con un’artificiosa e crudele ordinazione, per cui le si sono attratti i nervi, e piú non può reggersi sulla vita senza piegarsi.

LE GRANGE Una tale attrazione nervosa deriverà da mancanza d’umido radicale...

LA BRIE Che mi andate imposturando col vostr’umido radicale? Le fomente bollenti...

LE GRANGE Che mai dite? Le fomente le furono applicate bollenti? Io non ho mai fatto una simile ordinazione. Incolpatene chi fu incaricato di applicargliele. Io protesterò solennemente contro una tale inavvertenza...

LA BRIE La chiamate inavvertenza? chiamatela piú tosto iniquità, perfidia, scelleraggine, ed esecrabile premeditazione. Volete convincervene? Perché proibito mi venne d’applicargliele di mia mano, o d’assistere la persona che ne fu incaricata? Perché mi allontanarono da questa stanza coll’espresso divieto di non ritornarvi, se non dopo che mi sarebbe stato ordinato? Oh se io poteva accorgermene! Mi avrebbero uccisa, ma non si sarebbero vantati di farmi movere un solo passo fuori di questa camera. Frattanto sarò sempre inconsolabile d’esser stata sí poco avveduta, e d’essermi lasciata ingannare. Ma una sí lagrimosa esperienza mi terrà bene in guardia per il tempo avvenire. Vi prevengo che Madamigella ha bisogno di restar sola per prendere un poco di riposo.

LE GRANGE Voglio prima di partire tastarle il polso... (Che sia arrivato Trifour? Il suo miglioramento me lo fa credere) (in atto d’andare verso Luisa).

LA BRIE Fermatevi... È inutile...

LE GRANGE Far voglio quello che devo, e voi non potete impedirmelo. (Con due parole, io la sconcerto subito nel morale e nel fisico).

LA BRIE Vi replico che Madamigella vuol riposare...

LE GRANGE Io la lascio presto in libertà. Eccomi a voi (le tasta il polso, e intanto le parla piano. Luisa sembra colpita da quanto ascolta).

LA BRIE (Quai parole colui le ha dette, che le hanno fatta cotanta impressione?)

LE GRANGE Oh il polso è molto migliore. Non è piú né tanto basso, né tanto convulso. Me ne rallegro! me ne rallegro!

LA BRIE Andate andate a rallegrarvi fuori di questa camera.

LE GRANGE Mi lascerò rivedere...

LA BRIE Risparmiatevi l’incomodo.

LE GRANGE Ma voi mi perseguitate.

LA BRIE Ringraziate il cielo che sono una povera donna, che non può nulla, altrimenti darei un bello spettacolo tragico sulla pubblica piazza di Greve.

LE GRANGE Giacché non potete nulla, io non temo dunque d’essere l’attore del vostro tragico spettacolo (via).

LA BRIE Ma cosa vi ha detto quel boia addottorato? Voi cangiaste di colore, ed ora vi cadono delle lagrime. Parlate parlate. Sono per anche in tempo di raggiungerlo...

LUISA Ah cara amica, lasciamo al cielo il pensiero di punirlo. Noi non dobbiamo che perdonare. Oh Dio! pur troppo nel mio stato deplorabile chi mi toglie la speranza, mi toglie la vita. Ah sí, la persuasiva stessa contro una passione dominante e invincibile è un grado di violenza crudele!

LA BRIE Nulla mi celate. Saper voglio che mai può avervi detto colui...

LUISA Nel tastarmi il polso egli mi disse: Madamigella, conosco il vostro male. Siete innamorata, ma non sperate di possedere Trifour.

LA BRIE Ah manigoldo!

LUISA Una cosí desolante minaccia essendomi piombata sul core, un freddo brivido mi sorprese, e adesso nel rammentarmela ah no, non ho potuto ritenere le lagrime.

LA BRIE Affrettiamoci, affrettiamoci a scriver la lettera, e animiamo con quella il vostro tenero Trifour a eludere gli scellerati progetti d’un’iniqua famiglia, e di tutti i suoi vilissimi congiurati.

LUISA Ah s’è già deciso del mio destino, e se la morte mi attende, no noi non vivremo, o caro Trifour, lungo tempo divisi. Il cielo che non uní il nostro destino sulla terra, unirà le nostre anime nell’eterno soggiorno (via sostenuta dalla Brie).


Atto terzo

Scena prima

Camera nell’Albergo di Trifour.

Pantomima

Entra Trifour ansante, getta il suo rodengotto, ond’era tutto inviluppato, e siede smanioso. Rimane assorto in un tenebroso silenzio. Si scuote alfine all’arrivo di Parry travestito da soldato.

Scena seconda

Trifour, e Parry.

TRIFOUR E bene? nulla hai piú veduto?

PARRY Per quanto abbia aspettato, girato, e rigirato, la Brie non è piú comparsa.

TRIFOUR Io pure dalla parte della strada andando avanti e indietro colla possibile precauzione ho invano ansiosamente desiderato che si affacciasse l’amata Luisa. Essendo ella stata dalla mia lettera informata del mio arrivo, non meno che della situazione di questa casa, doveva assolutamente mostrarsi... ah! ciò mi fa temere che stata sia sorpresa da alcuni de’ suoi soliti svenimenti...

PARRY Anch’io nella speranza che comparisse la Brie colla risposta, mi sarei trattenuto di píú presso alla porta di dietro. Ma quel perfido spione di Lunnevil, che uscí dalla medesima porta, e vi rientrò poco dopo, prender mi fece il partito d’abbandonare il mio posto.

TRIFOUR Ho dei funesti presentimenti che mi agghiacciano... L’amico de Roman non torna ancora...

PARRY Ben sapete ch’egli ha già trovato il mezzo d’aver le pronte e sicure nove di Madamigella Luisa. S’egli presentemente si trattiene pur anche da voi lontano, è segno che si adopera per il ben vostro, e per viepiú assicurarsi dello stato di Madamigella.

TRIFOUR Ma la Brie nulla ti disse?

PARRY Non vi fu tempo di parlare nel timore d’esser sorpresi da quel maledettissimo esploratore.

TRIFOUR Ah sí, correrò a gettarmi ai piedi del re. Può quell’infame medico da un momento all’altro precipitarla nel sepolcro. L’amico de Roman prenderà di lui delle nove informazioni. Intanto le già prese tutte si uniscono a caratterizzarlo capace di sagrificare per un vil guadagno l’onore e la coscienza... ma io sono inquieto... torna torna, o Parry, a metterti in osservazione. La cara Luisa avrà risposto. La Brie tardar non può a farsi vedere. Io desidero di bearmi negli amati caratteri di quell’angiolo adorato. Io riceverò la sua sospirata lettera collo stesso trasporto che mi cagionerebbe la di lei presenza, e nel delirio della mia gioia un foglio inutile mi terrà luogo della sviscerata Luisa.

PARRY Io mai non vidi un uomo piú di voi appassionato. Ma confesso ancora che. Madamigella merita tutto il vostro amore, essendo il suo carattere ben lontano da quello dell’altre fanciulle.

TRIFOUR Ah sí, oh quante donne che ricevono gl’incensi dei fanatici e degli insensati non meritano d’esser tolte dal rango oscuro e comune del loro sesso, quando per lo contrario è Luisa l’ornamento del suo secolo, e quello ancora dell’umana natura! Ma che piú ti trattieni? Va, corri, invigila, osserva, o Parry, e vedi se puoi darmi la vita recandomi la tanto desiderata risposta della mia tenera Luisa.

PARRY Giacché cosí volete, torno ad occupare il mio posto (via).

TRIFOUR (pensa, indi si scuote con risoluzione) Ah sí, correrò al trono del nostro monarca. I miei gemiti si apriranno la strada nel suo cor grande e benefico, e desteranno la sua sensibilità. Egli è che rasciuga le lagrime degl’infelici. Egli stende le paterne braccia all’oppressa innocenza. Egli porge un consolante asilo alla virtú. Egli sostiene l’onestà sventurata. Difende la vilipesa umanità. Umilia l’orgoglio. Raffrena l’iniquità. Elude l’odio. Smaschera l’interesse. Incatena il dispotismo. Confonde l’ingiustizia. Abbatte la persecuzione, e disarma la tirannide. Egli... ma chi giunge? l’amico.

Scena terza

De Roman, che si leva un rodengotto, e detto.

TRIFOUR Affrettati, e lascia ch’io mi getti nelle tue braccia (si abbandona sopra di lui. Pausa breve).

DE ROMAN E donde nasce questa tua sí viva ed affannosa agitazione? Il core ti palpita con violenza...

TRIFOUR Assediato e sbigottito da spaventosi presentimenti temo la piú atroce delle sciagure. Voglio prevenirla gettandomi a’ piedi del nostro re...

DE ROMAN Su di ciò ti comunicherò quello che penso d’intraprendere. Conosco anch’io che convien ricorrere a dei mezzi efficaci, risoluti, ed attivi. Prima per altro che ci determiniamo a dei passi strepitosi, io stimo di tenere un colloquio col medico curante di Luisa, donde ne ritrarrò, non solo dei lumi rispetto agli attuali di lei incomodi, ma destramente scoprirò le tracce delle di lui vere intenzioni. No, non posso per anche persuadermi, ad onta della testimonianza di tutti i vicini, e di due donne che frequentano continuamente nello stesso albergo, sí non posso persuadermi che un professore, per quanto sia poco onesto e venale, prestar si possa a divenire lo scellerato ministro della barbarie.

TRIFOUR Non puoi persuadertene? oseresti forse d’asserire che ad obbrobrio dell’arte e della dignità d’uomo d’onore non esistano nel mondo simili mostri? Non ti sovviene di quel medico di Lione che per favorire l’interesse e l’orgoglio d’un’insensata famiglia morir fece fra i piú acerbi spasimi una figlia innocente e sensibile, che altra colpa non ebbe, se non d’aver disposto del proprio core senza il consenso dei genitori, e di serbarsi costante fino all’ultimo momento de’ giorni suoi?

DE ROMAN Pur troppo me lo rammento, ma quando ancora un tale esempio non mi convincesse fin dove giunger può l’umana perfidia allettata dalla venalità, pur troppo ho gran ragione di sospettare che il medico le Grange quello esser debba, il quale con mio estremo ribrezzo disgombrerà affatto tutti i miei dubbi. Ciò deduco non solo dalle generali informazioni del suo carattere e dalle uniformi testimonianze, che depongono contro di lui, ma lo rilevo dalla qualità e quantità dei specifici adoperati da esso nella cura di Luisa. Sappi che portato mi sono alla spezieria, dove ha egli fatte eseguire le sue ordinazioni. Lo speziale avendomi conosciuto per uno dell’arte, occultandoli per altro il mio nome, non ha difficoltato a farmi leggere ed esaminare tutte le ricette distese e firmate dal dottor le Grange, dalle quali mi sono sempre piú certificato, che i medicamenti da lui posti in opera erano per lo piú contrari ad un male che non è nel regno della medicina, e di cui non può egli ignorare quale esser ne possa la causa.

TRIFOUR Ah scellerato! ma in qual guisa tu pensi di procurarti un colloquio con quell’uomo iniquo? Io voglio assistervi, e voglio...

DE ROMAN Ecco ciò ch’io non approvo. Certo frattanto io sono che ti lascerai guidare, e persuadere da un amico che ben conosci. Odimi. Per indurre il dottor le Grange a venire in questa casa, ho artificiosamente supposto esservi un forestiero con degl’incomodi. Commissionai dunque espressamente lo speziale d’inviarlo qua sotto d’un tal pretesto, subito ch’egli giunga. Figurati se un medico, e un medico di tal carattere peccar può di negligenza quando gli s’offre la buona e bramata fortuna d’un ammalato.

TRIFOUR Sei dunque intenzionato d’allontanarmi, quando parlerai seco?

DE ROMAN Sí, amico. Tanto richiede la precauzione. Le passioni estreme non conoscono la moderazione e la prudenza, e queste appunto richiedono e vogliono che il tuo arrivo rimanga occulto alla famiglia Duplessy. Tu stesso ne conosci la necessità... Come potresti frenarti, nasconderti... Ma dov’è Parry?

TRIFOUR L’ho poc’anzi fatto ritornare ai soliti posti d’osservazione, acciò esplori, se aver può la risposta della cara Luisa.

DE ROMAN Tu sai che Lunnevil invigila, e invigila, secondo le notizie che mi son procurate, perché sospetta che tu arrivi, o forse che tu sia giunto a Parigi. Potrebbe scoprirlo, e noi per agire, io ti replico, che d’uopo abbiamo di rimanere nascosti. Piú tosto verso la sera egli potrà con maggior sicurezza eseguir le sue ronde, non dubitando che la Brie per parte sua non sarà meno oculata, vigilante, ed attenta. Ho pensato intanto che conviene usare una precauzione allorché verrà il dottor le Grange.

TRIFOUR E quale?

DE ROMAN Di prevenir Parry che richiedendoli chi noi siamo, passar ci faccia per due cavalieri d’Alsazia.

TRIFOUR Io mi abbandono in tutto alla tua condotta, e la mia vita è ormai nelle tue mani. Cosí abbandonar potessi alle tue cure la preziosa salute della mia cara Luisa!

DE ROMAN Io dal colloquio che spero di tenere col medico le Grange, oltre, come ti dissi, al procurarmi tutti quei lumi che mi porteranno a veder chiaro nella di lui condotta, quando io piú non dubiti della sua scelleraggine, mi lusingo collo smascherarlo d’ottenere almeno ch’egli rinunci all’esecrabil progetto di sagrificare in Luisa il perfetto modello di tutte le virtú.

TRIFOUR Ma chi sa che ormai non sia tardi? Te lo ripeto, o amico. Una profonda tristezza mi accompagna, e mi opprime. Vorrei lasciarmi sedurre dalla speranza, ma ella vien respinta lungi dal mio core da mille sospetti, da mille spaventi. Oh Dio! e sarebbe vero che dopo tante crudeli incertezze, e dopo tante funeste sciagure portar dovesse questo giorno la data della mia eterna infelicità? Sventurata Luisa! Ah sí, il sagrifizio della mia esistenza farebbe una debile espiazione per tutto quello ch’io ti ho fatto ingiustamente soffrire!

DE ROMAN Tu sei ingegnoso nel tormentarti. Assicurati che Luisa non può perire, e tanto piú adesso che le sei vicino. La tua lettera certo sono che deve averle cagionata una crisi salutare, e la tua presenza opererà in lei una prodigiosa rivoluzione, mentre non v’è filosofo, il quale non riconosca i vantaggi che possono ricavarsi dall’affezioni dell’anima per la guarigione delle infermità del corpo. Sgombra dunque ogni timore, e non funestarti inutilmente coi vani deliri e colle fantastiche chimere d’un’alterata immaginazione.

TRIFOUR Perdonami, o amico. Non è un’ingiuriosa diffidenza, che mi allontana dal prestar fede alle tue consolanti parole. Ma il mio core è mortalmente afflitto, e nulla vale ad alleggerire il peso della sua estrema oppressione. Le passioni grandi, e ben lo sai, non conservano misura in tutto ciò che le affetta, le agita, le spaventa. Ah sí, perdonami...

DE ROMAN Amico, io scuso e compassiono i tuoi timori. L’uomo saggio usar non deve una rigida austerità per le debolezze del core, giacché le nostre passioni producono non di raro dei frutti eccellenti... Ma Parry non ritorna... Il medico le Grange potrebbe arrivare. Odimi. Io voglio che tu prenda un poco di alimento, ed ho già ordinato quello di cui potrai cibarti. Da che giunti siamo a Parigi, non hai preso alcun ristoro di sostanza. Andiamo... Ma vien Parry.

Scena quarta

Parry, e detti.

TRIFOUR (andandogli impetuosamente incontro) Che rechi? che rechi?

PARRY Lunnevil sta continuamente in aguato. La Brie mi ha accennato da una finestra d’aver la risposta, ma non è stato possibile ch’ella me la consegni.

TRIFOUR Quale fatalità!

DE ROMAN Ciò non ti affanni. Nella notte potrà Parry accostarsi con piú sicurezza alla porta, ad onta della vigilanza di Lunnevil, e riceverà, non temerne, la bramata risposta. Amico, non credo che tu abbia d’uopo delle mie insinuazioni e de’ miei consigli per imparare adesso ad esercitare la tolleranza. Vieni meco. Dopo che avrai preso un poco di ristoro, verrà la carrozza, e andrai a fare un giro. Parry, seguimi tu pure, mentre dar ti devo alcune istruzioni. Non perdiam tempo. Andiamo.

TRIFOUR Cielo, io non ti chiedo, che tutta la forza necessaria per adempiere quanto mi dettano la coscienza, l’onestà, e l’onore, senza aver riguardo ad altre leggi (partono).

Scena quinta

Sala nell’Albergo dei Duplessy.

Lunnevil, e Madama Duplessy.

LUNNEVIL Credetemi, o Madama Duplessy, ch’io non m’inganno. Stato sono alle vedette con un’incredibile vigilanza. Parry il servitore di Trifour travestito da soldato girava con precauzione in vicinanza della porta di dietro. Due altre persone ancora dalla parte della strada avanzate si sono in vario tempo all’intorno di questo albergo con del mistero, ma per essere avvoltate in un gran rodengotto con un ampio cappello sventato sulla faccia, non ho potuto raffigurarle, e tanto piú che alla mia vista ritirate si sono con grandissima sollecitudine. Anche la Brie osservo che si dà del moto. Va’, torna, e spesso i suoi passi son diretti a qualche finestra. Non v’è dubbio. Trifour è a Parigi.

MADAMA DUPLESSY Convien dunque pensare a un pronto riparo, se quell’insidiatore aborrito è arrivato.

LUNNEVIL Il peggio si è che Madamigella Luisa n’è già informata.

MADAMA DUPLESSY Lo sa?

LUNNEVIL Lo sa certo. Avendo io qualche sospetto dell’arrivo di Trifour, mi portai nella di lei camera. Primieramente non mi negò di sentirsi meglio.

MADAMA DUPLESSY Anche ad onta delle fomente bollenti?

LUNNEVIL Pur troppo! Un tal miglioramento porta la sicura conseguenza che il suo amante non è piú lontano. La di lui presenza dando la salute a Madamigella, ecco svaniti tutti i nostri progetti, ed ecco la vostra figlia Adelaide a me destinata, priva di tutti quei beni, che acquistati avrebbe nella morte d’una figliastra, a cui non vi lega alcun obbligo di natura.

MADAMA DUPLESSY Una tale idea mi fa fremere!

LUNNEVIL Sappiate che dopo d’aver posta in opera tutta l’arte possibile, per cui mi attirai dalla parte della Brie mille ingiurie e insolenze, dissi francamente a Madamigella, ch’io sapeva esser giunto Trifour a Parigi. La mia proposizione smarrir la fece, ed i suoi occhi timidi, e la sua costernazione diedero maggiormente corpo a’ miei sospetti. Essendomi sull’istante ritirato, mi posi subito in aguato, ed allora fu che scopersi Parry in abito da soldato, ed osservai i due incogniti aggirarsi all’intorno di questo albergo.

MADAMA DUPLESSY E bene; che mi consigliate di fare?

LUNNEVIL Penso, che partiamo subito per Marsilia. Non vi si presenta al primo colpo d’occhio tutto il vantaggio di questa risoluzione?

MADAMA DUPLESSY Sí; non mi dispiace.

LUNNEVIL Prima ch’io vi analizzi piú particolarmente il mio progetto, necessita che prontamente si richiami il medico le Grange.

MADAMA DUPLESSY Chiamiamolo. Ehi (entra un servitore). Affrettati alla spezieria, ed avvisa il dottor le Grange che l’aspettiamo.

LUNNEVIL Se non fosse alla spezieria, corri alla di lui casa, ma previenlo che non tardi un momento (via il servitore).

MADAMA DUPLESSY Spiegatemi un poco meglio tutto ciò che vi compromettete dalla nostra precipitosa partenza.

LUNNEVIL Primieramente ella attraversa, anzi tronca sul momento tutti i disegni che aver poteva architettati Trifour, e naturalmente coll’intelligenza di Madamigella Luisa. E per verità chi ci assicura, che non meditassero una fuga, un matrimonio clandestino, o fors’anche non pensassero di ricorrere al patrocinio reale? Secondariamente non riflettete voi qual colpo mortale riceverà la salute di Madamigella all’improvvisa nova di lasciar Parigi nel punto medesimo in cui è arrivato il suo amante? Se quando il di lei male non era cosí avanzato, e tanto soffrí, allorché trasportata venne da Brettagna, quali conseguenze funestissime per lei, e felicissime per noi non possiamo riprometterci adesso che trovasi in uno stato esausto di forze, e piú soggetto alle convulsioni ed agli svenimenti? Aggiungete che il moto violento è fatale, e specialmente in simili malattie. Finalmente non calcolate il piacere e il vantaggio d’esser voi a Marsilia vicina alla figlia, ed io presso di quella ch’è destinata mia sposa...? Ma ecco la Grange, e certo sono che si unirà ad approvare un progetto, che va ad assicurare l’esecuzione di tutti i nostri disegni.

Scena sesta

Le Grange frettoloso, e detti.

LE GRANGE Cosa è accaduto? Io son corso come il vento. Se l’avviso del vostro servitore tardava un minuto, non sarei stato cosí presto reperibile, dovendo visitare un forestiero ammalato di alto rango venuto espressamente a Parigi per porsi sotto la mia cura, e che mandò alla spezieria in cerca di me. Ma quando si tratta di servire la casa Duplessy lascerei di visitare anche il monarca medesimo.

LUNNEVIL Voi eravate troppo necessario nelle presenti circostanze, e assicuratevi che nulla perderete.

MADAMA DUPLESSY Sí sí contate pure sulla mia riconoscenza.

LE GRANGE Che abbiamo dunque di novo?

LUNNEVIL Arrivato essendo l’amante di Madamigella Luisa, ho consigliato Madama Duplessy a partir subito per Marsilia.

LE GRANGE Bene bene bene! Vi dò la mia parola di medico pratico fisico, che Madamigella o muore in viaggio, o arriva a Marsilia agonizzante. Nella di lei situazione, e col sistema dei nervi universalmente attaccato, e tanto piú dopo il dannoso e visibile effetto prodotto dalle fomente bollenti, l’esporla allo scuotimento d’una carrozza è lo stesso che metterla sulla bara. Che se non vi appigliate subito ad una sí provida risoluzione, vi predico che Madamigella può sul momento guarire, e guarire perfettamente al solo aspetto del di lei amante. Quando la natura del suo male non me ne assicurasse, argomenterei quanto ho asserito dal notabile miglioramento, che nell’ultima visita fattale mi accorsi di averle prodotto il da me supposto arrivo di Trifour, e che Madamigella non poteva naturalmente ignorare. Io fin d’allora dal mirabile effetto istantaneo sospettai quale esserne potesse la causa. Ma giacché adesso mi assicurate che Trifour è in Parigi, godo che siasi avverato il mio prognostico.

LUNNEVIL In tutti gli affari la prontezza dell’esecuzione è sempre vantaggiosa. Convien per tanto che si avvisi Mr Duplessy, e voi o le Grange contribuir dovete in proprio a indurlo sollecitamente a questo viaggio, contenendovi con lui in quella cauta maniera, colla quale vi siete sempre regolato. Nostro pensiero farà di secondarvi senza che si trapeli d’aver noi già insieme il tutto concertato e deciso.

LE GRANGE Mr Duplessy è credulo e debole di natura, onde non v’è gran merito a condurlo dove si brama, e tanto piú poco o nulla costa ad un medico, che colla sua sonora, tenebrosa ed imponente verbosità strascinasi bene spesso dietro anche la piú recalcitrante incredulità. E in fatti alla nostra eloquenza filosofica si deve la strepitosa gloria d’aver cominciato ad abbagliare il mondo, e d’aver finito con ingannarlo.

LUNNEVIL Che piú si aspetta?

MADAMA DUPLESSY Farò dunque che si chiami prontamente mio marito.

LUNNEVIL Subito subito.

MADAMA DUPLESSY Roberto. (Entra un servitore). Avvisa Mr Duplessy, il quale sta scrivendo nella sua camera, che abbiamo bisogno di comunicarli un affare di molta importanza (via il servitore).

LUNNEVIL Non supponghiate mai, o le Grange, che il nostro sollecito allontanamento da Parigi apportar possa danno alcuno al vostro interesse. Morta che sarà Madamigella Luisa, ed io avrò sposata l’amabile Adelaide, vi assicurerò una pensione di 200 luigi l’anno.

MADAMA DUPLESSY Ed io, oltre il pagamento a ragione d’un luigi per ogni vostra visita, 50 ve ne sborserò alla morte di Luisa, e 50 al momento della nostra partenza, colla promessa, che se venir volete a stabilirvi in Brettagna, sarete il medico della casa, lasciando a me la cura di fissarvi un generosissimo assegnamento.

LE GRANGE Sfido tutti i miei confratelli, ancor piú scrupolosi, a resistere a prestigi cosí seducenti, e ad impulsi di tanta forza. Quanti per molto meno tradiscono il loro dovere, degradano la professione, e calpestano l’umanità! Io penso, che un male altrui, il quale apporta a noi tanto bene, o non è nella classe dei mali, o è un male, la di cui apologia è scritta a lettere d’oro sulle pareti dei privati, sulle soglie dei tribunali, e sulle regie sale delle Corti. Se mai questo ragionamento trovasse degli oppositori, convien riflettere ch’è un raziocinio da medico.

Scena settima

Mr Duplessy, e detti.

MR DUPLESSY Che affare d’importanza v’è mai per ricercarmi con tanta premura?

LUNNEVIL Una nova dataci dal dottor le Grange ha qui resa necessaria la vostra presenza.

MADAMA DUPLESSY Io non ho voluto decider nulla senza di voi.

MR DUPLESSY Parlate dunque Mr le Grange. Che abbiamo di novo?

LE GRANGE Torno adesso da visitare Madamigella Luisa...

MR DUPLESSY Oh a proposito. Sento che se la passi un poco meglio.

LE GRANGE Un’ora fa veramente le trovai i polsi assai buoni e regolari, ma adesso ha fatta una ricaduta, che mi spaventa.

MR DUPLESSY E bene, cosa ne prognosticate?

LE GRANGE Mi dimandate qual sia il mio prognostico? Sono dolentissimo nell’annunziarvelo. Madamigella vostra figlia morirà presto.

MR DUPLESSY Quantunque non meriti la mia pietà per la sua ostinazione in amare un uomo, che dovrebbe aborrire, pure a questa notizia confesso di sentirmi alquanto commosso.

LE GRANGE Non v’è da tentare che un solo rimedio.

MR DUPLESSY E qual sarebbe?

LE GRANGE Il cangiamento d’aria, poiché sono ormai convinto, che quella di Parigi è fatalissima per Madamigella.

MR DUPLESSY Purché non si ritorni in Brettagna, e che mia moglie non vi trovi difficoltà, io pure acconsento di farle respirare un’altr’aria.

MADAMA DUPLESSY A dire il vero m’incomoda molto il dovere presentemente mutar di paese, dopo passati appena due mesi, che noi ci siamo qui trasferiti. Ma pure mi sagrificherò volentieri per chiuder la bocca a certe linguacce, le quali suppongono, che come matrigna io non ami Luisa.

MR DUPLESSY E in qual aria credereste voi che sarebbe piú giovevole il condurla?

LE GRANGE A Lione, a Marsilia...

LUNNEVIL Io proporrei d’andar piú tosto a Marsilia, che altrove, giacché v’è Madamigella Adelaide, che ci rivedrà, e che rivedremo tutti con estremo piacere.

MR DUPLESSY Sí sí approvo la vostra proposizione, e certo sono che mia moglie sentirà adesso molto meno l’incomodo di sloggiare da Parigi.

MADAMA DUPLESSY Oh non v’è dubbio, che dovendo noi partire, io non ami piú tosto d’andare a Marsilia, che in altro luogo.

MR DUPLESSY Ma credete voi, che il moto del viaggio possa apportare a Luisa qualche danno?

LE GRANGE Oibò oibò. Il moto è sempre giovevole, e specialmente poi nelle malattie della natura di quelle di Madamigella, che son sempre accompagnate da una buona dose d’umori ipocondriaci. Questi a forza di violenti scosse si distaccano, e precipitando negl’intestini si scaricano felicemente con molto sollievo dell’ammalato.

MR DUPLESSY Mi figuro che potremo aspettare due o tre giorni...

LE GRANGE Due o tre giorni? Bisogna partir subito, poiché l’ammalata potrebbe maggiormente aggravarsi, ed allora dovrei oppormi che venisse esposta al moto, e che si mettesse in esecuzione l’unico rimedio che resta a tentare per la di lei guarigione.

MR DUPLESSY Ma io veramente avrei degli affari, e sto attendendo di Brettagna certe lettere...

LUNNEVIL Dalle quali sentirete quello che mi hanno scritto...

MR DUPLESSY Cioè?

LUNNEVIL Che Trifour è partito alla volta di Parigi, e che...

MR DUPLESSY Trifour partito alla volta di Parigi? Subito subito prepariamoci, e si vada precipitosamente a Marsilia.

MADAMA DUPLESSY Il prim’ordine della partenza convien darlo sollecitamente alla Brie.

LUNNEVIL È vero. È vero.

MR DUPLESSY Si avvisi dunque senza perdimento di tempo. Ehi (entra un servitore).

MADAMA DUPLESSY La Brie. (Via il servitore) M’immagino che Luisa replicherà l’istesse scene, che fece prima di partir da Brettagna, e tanto piú se il suo amante è per giungere a Parigi.

LE GRANGE Per lo piú gli ammalati recalcitrano, quando si offre loro la medicina.

MR DUPLESSY Sí sí recalcitri pure. Passerò io nella sua camera, e mi comprometto...

MADAMA DUPLESSY No no lasciatela sola. Allora non avendo speranza alcuna di ritrovare chi ascolti le sue smanie artificiose, sarà forzata per il suo meglio a tacitamente obbedire.

LUNNEVIL Io sono del sentimento medesimo di Madama Duplessy. (Quando ci saremo ritirati con Madama, trattenetelo acciò non passasse mai da Luisa) (piano a le Grange).

LE GRANGE (Ma v’è quel forestiero ammalato che mi aspetta).

LUNNEVIL Oh ecco la Brie.

Scena ottava

La Brie, e detti.

MR DUPLESSY Senza ritardo e senza repliche t’intimo che fra una mezz’ora partiremo tutti da Parigi.

LA BRIE Che...? come...?

MADAMA DUPLESSY Sí, partiremo tutti da Parigi. Non hai capito?

LA BRIE Non intendo quel tutti.

LUNNEVIL Insolente.

MR DUPLESSY Non mi fare la sbalordita...

LA BRIE Grazie al cielo non lo sono, ma pure non vi capisco.

MADAMA DUPLESSY Dunque giacché ella non capisce, o non vuol capire, ho l’onore di dirle piú chiaramente, che tanto Madamigella Luisa, quanto Madama la Brie si preparino fra una mezz’ora a lasciar Parigi con noi.

LA BRIE E non è questo che un volere assolutamente aprire a Madamigella il sepolcro?

MADAMA DUPLESSY In tal caso sarebbe sempre meglio aprirle il sepolcro, che permettere ad una donna poco saggia che tenti d’aprir le porte di casa ai finti soldati, che recano...

MR DUPLESSY Aprir le porte ai finti soldati...? che sento mai...? spiegatevi un poco meglio. Son capace...

MADAMA DUPLESSY Tacete. La Brie, o subito fuori di casa nostra, o fra mezz’ora partir con Luisa.

LA BRIE (A che mi vedo costretta! Oppormi non posso... L’abbandonerò dunque alla loro inumanità?)

LE GRANGE (Mi vibra certe occhiatacce, che pare una cagna idrofoba).

MADAMA DUPLESSY Non si risponde?

LA BRIE Sí sí partirò con Madamigella, se pure fra una mezz’ora non sarà ella già morta (via asciugandosi gli occhi).

MADAMA DUPLESSY Giunti che saremo a Marsilia, assolutamente non la voglio piú in casa. L’avrei adesso licenziata, ma nell’urgenza in cui siamo di partir subito, convien soffrirla, non essendo facile cosí su due piedi di poter trovare un’altra cameriera.

MR DUPLESSY Ben sapete ch’io vi ho data mille volte la facoltà di licenziarla... ma appena arrivati a Marsilia, se n’anderà, oh se n’anderà, e se non vorrà uscir dall’uscio, la farò saltare dalla finestra.

MADAMA DUPLESSY Lunnevil favorite di venir meco per dar gli ordini necessari, onde fra una mezz’ora esser possiamo pronti a partire (via).

LUNNEVIL Son con voi. (Le Grange trattenetelo).

LE GRANGE (Ma... ma io...)

LUNNEVIL (State con lui almeno un quarto d’ora, e poi partirete per lasciarvi rivedere) (via).

Scena nona

Mr Duplessy, e le Grange.

LE GRANGE (verso Lunnevil) Oh vedrete se Mr Lunnevil mi conosce! Egli mi offende sensibilmente... Come? il dottor le Grange è forse un medico interessato? quelle sue parole...

MR DUPLESSY Che parole vi ha dette?

LE GRANGE Che sarò generosamente ricompensato di tutti i miei incomodi, prima che partiate da Parigi.

MR DUPLESSY E ha detto benissimo.

LE GRANGE Io intrapresi la cura di Madamigella vostra figlia in contemplazione dell’amicizia antica che mi legava a Mr Lunnevil. È vero che in generale mi fo pagare, e pagar bene. Ma come si tratta di servir gli amici, odio l’interesse, come l’impostura, e tanto piú perché mi piovono gli ammalati in cosí grande abbondanza, che ne ho sempre piú di 160 al giorno da visitare.

MR DUPLESSY Capperi! ci vuol altro che gambe!

LE GRANGE Siccome son quasi tutte persone opulenti, servir mi fanno colle proprie carrozze. Oltre le ragioni d’amicizia verso Mr Lunnevil, che come vi dissi mi hanno indotto a curare Madamigella Luisa, a ciò si è unita la sicurezza di accrescere la mia gloria e il mio credito, che sono inseparabili da un valente medico curante nelle malattie difficili, complicate, e nella categoria di quella che soffre Madamigella vostra figlia.

MR DUPLESSY Voi dunque certo siete che il cangiamento d’aria influirà al bene della di lei salute? Io non dovrei, e lo ripeto, desiderare che si ristabilisse per i di lei ostinati capricci in amare il figliolo del mio nemico. Ma son sempre padre... in somma tenteremo col farle mutar aria d’ottenere due vantaggi. Il primo quello sarà d’allontanarla da un amante da me aborrito nell’atto ch’è per arrivare a Parigi, e il secondo sarà quello della di lei guarigione.

LE GRANGE Il vantaggio il quale si ritrae dall’aria che si respira piú tosto in un paese che in un altro, è certo certissimo. Io da molti anni sto scrivendo un grossissimo libbro su gli effetti dell’aria, arricchito di molti sistemi aerei, che aprono alla medicina delle nove utilissime province.

MR DUPLESSY È necessario per il ben pubblico che terminiate un’opera, la quale immortalerà il vostro nome, e recherà insieme un grandissimo benefizio all’umanità.

LE GRANGE Mi rincresce che un forestiero d’alto rango venuto a bella posta a Parigi per farsi da me curare, mi aspetta, altrimenti vorrei che prendeste un’idea del mio famoso libbro.

MR DUPLESSY Anch’io ritirarmi dovrei per dar gli ordini, e per accudire a quanto è necessario alla partenza. Ma oltre al desiderio di prendere un’idea della vostr’opera su gli effetti dell’aria, certo sono che mia moglie in tutti gl’incontri e gli affari di famiglia fa per lei, e fa per me.

LE GRANGE Or bene voglio comunicarvi un saggio del mio libbro, che certamemte farà stupire tutta la facoltà dell’Europa.

MR DUPLESSY Voi mi obbligherete all’estremo.

LE GRANGE Io dimostro evidentemente, che le due gran cause, le quali congiurano insieme ad accorciar la vita degli uomini sono primieramente l’aria esterna, e secondariamente l’aria interna.

MR DUPLESSY Ma la guerra dell’umido radicale, e del caldo che mi descriveste...

LE GRANGE Quello è un altro sistema, che prova la profondità e fecondità de’ miei talenti.

MR DUPLESSY E come provate voi il vostro secondo sistema dell’aria interna ed esterna?

LE GRANGE Facilissimamente. Io considero l’aria interna come una fiamma leggera, che sordamente consuma il corpo, e lo conduce alla morte. L’aria esterna poi è quella che circondandolo, e assediandolo, a poco a poco lo dissecca, lo dissolve, e l’annulla. Questi due nemici gettandosi su i nostri corpi da due parti in una volta, distruggono alfine i nostri organi, e inabili gli rendono a continuare le funzioni della vita.

MR DUPLESSY Ditemi un poco: provata o ammessa la vostra proposizione, il modo di prolungar la vita e qual sarebbe?

LE GRANGE È assai semplice. Dovendosi riparare al danno causato dall’aria interiore, è necessario di rendere per una parte la sostanza del corpo piú densa e piú robusta, e per l’altra parte conviene che si temperi l’eccesso del calore.

MR DUPLESSY E in qual modo ottener si possono i due effetti salutari?

LE GRANGE Ad ottenere il primo effetto bisogna far uso continuo d’oppiato in una dose convenevole, e ad ottenere il secondo è d’uopo servirsi di tre grani e mezzo di salnitro preso a digiuno. Difeso con un tal metodo il nostro corpo dai danni dell’aria interiore, egli si troverà ancora meno esposto a quelli dell’aria esterna. Ma può preservarsi e garantirsi con una maggior sicurezza col mezzo di molte e non interrotte unzioni grasse, le quali intaseranno e impingueranno i pori della pelle in guisa, per cui la piú piccola porzione d’aria non vi si potrà insinuare, né sortirne la piú impenetrabile traspirazione.

MR DUPLESSY Ma io ho sempre sentito dire, che la traspirazione è necessaria alla vita. Venendo essa totalmente impedita, non ne potrebbero derivare dei funesti inconvenienti?

LE GRANGE L’uso dei cristeri provvederebbe a tutto, poiché dando essi l’esito agli umori superflui, renderebbero il mio novo sistema mirabilmente completo. Spiacemi intanto di non potervene fare un’analisi piú estesa e piú dettagliata dovendo, come vi dissi, sollecitamente portarmi da un forestiero ammalato venuto dai piú remoti confini dell’Europa per consultarmi, e acquistar la salute dalle mie mani. Vado, e presto ci rivedremo (via).

MR DUPLESSY Io pure andrò a vedere come s’incamminano le disposizioni per la nostra partenza (via).


ATTO QUARTO

Scena prima

Camera di Madamigella Luisa.

Pantomima

Vedesi Luisa sul canapè agonizzante e convulsa. Piangente e nel massimo abbattimento corre qua e là la Brie mostrando di chiamare aiuto. Viene Mr Duplessy, che rimane alquanto costernato alla vista della figlia. In seguito comparisce Madama Duplessy, che dopo d’avere osservata con fredda indifferenza Luisa, vuol seco ad ogni patto condurre il marito. In questo Luisa ritorna in se stessa, sempre assistita dalla Brie, che si asciuga gli occhi di tanto in tanto.

Scena seconda

I suddetti attori.

MADAMA DUPLESSY Venite venite, ed usciamo di qua.

MR DUPLESSY Ma io...

MADAMA DUPLESSY Ma voi non siete per anche bastantemente convinto, che i di lei svenimenti vanno e vengono con una portentosa facilità?

LUISA Ahimè!

LA BRIE Volete un poco d’acqua di sans-pareille?

LUISA No... chi v’è?

LA BRIE Vostra matrigna, e vostro padre.

MADAMA DUPLESSY E cosí? venite, o non venite?

MR DUPLESSY Vorrei dimandarle...

MADAMA DUPLESSY Volete forse dimandarle, se la nova della partenza l’abbia fatta svenire? Assicuratevi che son tutti artifizi per rimanere a Parigi, dove, giacché mi forzate a dirvelo, è arrivato Trifour.

MR DUPLESSY È arrivato?

MADAMA DUPLESSY Mr Lunnevil lo ha saputo di certo. Lasciamola lasciamola, e pensiamo a partire.

MR DUPLESSY Oh se colui è arrivato, si parta, e non si perda tempo.

MADAMA DUPLESSY Dunque seguitemi (in atto di condur seco Mr Duplessy).

LUISA Che forse si ritirano?

LA BRIE In questo momento.

LUISA Pregateli a fermarsi. Voglio parlar loro per l’ultima volta.

LA BRIE Madamigella, vi prega d’ascoltarla...

MADAMA DUPLESSY E che pretende?

MR DUPLESSY Che vuole?

LA BRIE Non saprei...

MADAMA DUPLESSY No no. Già mi figuro che per impedire la nostra risoluzione proromperà in lamenti, in sospiri, in smanie, ed in lagrime. Oh ne son piena fin sopra al capo! Venite venite.

MR DUPLESSY Ma sentiamo...

MADAMA DUPLESSY Sí sí sentirete con qual flebile artifizio cercherà di commovervi e d’indurvi a non abbandonar Parigi, sconcertando una tale impensata partenza tutto ciò ch’ella aveva già macchinato coll’indegno suo amante.

MR DUPLESSY No non è possibile ch’ella sia capace di commovermi, e d’indurmi a rimanere. Anzi per farvi conoscere che non son buono a tal segno, voglio... sí voglio ascoltarla.

MADAMA DUPLESSY (Standole al fianco non temo della sua debolezza). Eccoci a voi. Che cosa di bello avete da esporre?

LUISA Vi supplico di una grazia.

MADAMA DUPLESSY E qual è questa grazia?

MR DUPLESSY (Uh mi par molto abbattuta!)

LUISA Vorrei morire a Parigi.

MADAMA DUPLESSY Che ve ne pare eh Mr Duplessy? Non vi piace la bella grazia che chiede? Vuol morire a Parigi. Che morte, o non morte? Non crediate di sorprenderci e d’ingannarci. Noi sappiamo piú di quello che non credete. Tutto è ormai disposto. Preparatevi alla partenza.

MR DUPLESSY Certo. Tutto è preparato. Non si resta. Oh no non si resta sicuramente. Conosco conosco la tua intenzione.

LUISA Di novo imploro da voi, e vi scongiuro per quanto v’è di piú sacro che mi lasciate morire a Parigi, dove unicamente bramo un pio ministro, il quale mi assista...

MADAMA DUPLESSY Oh come imita a perfezione una moribonda! Solamente brama un pio ministro, che l’assista... sí sí, so bene qual sarebbe il pio ministro ch’ella desidera, e che assisterla potrebbe con tutto lo zelo. Che ve ne pare, o Mr Duplessy? Vi contentereste forse che assistita fosse da quel buon ministro, che da Brettagna è giunto a Parigi?

MR DUPLESSY Anteporrei piú tosto di gettarla da una finestra...

LUISA (con sentimento impetuoso) Ah padre snaturato, ah matrigna inumana, udite le ultime mie parole, e tremate. Io conosco, e sento che pochi istanti mi restano ancor di vita. L’odio, l’ingiustizia, e l’interesse, che vi cangiarono in due carnefici, saranno ben presto i vostri ancora. Aborriti dagli uomini, detestati dal cielo, e in orrore all’umanità i vostri nomi, ad onta del dispotismo, del potere, e della vostra opulenza, ascoltati saranno con ribrezzo, e pronunciati con esecrazione. Io morirò; ma non esulterete impunemente sul mio cadavere. Gli acerbi rimorsi della coscienza vi accompagneranno, finché non giunga il momento della celeste vendetta, che sarà sempre d’un terribile esempio a tutti i genitori scellerati e barbari che vi somigliano (si getta in braccio della Brie in convulsione).

MADAMA DUPLESSY Ah temeraria...! avete voi ascoltata la moribonda?

MR DUPLESSY Sono un poco sbigottito!

MADAMA DUPLESSY Orsú. Andiamo andiamo; e per di lei gastigo si affretti quanto mai si può la nostra partenza.

MR DUPLESSY Ma...

MADAMA DUPLESSY Ma ma ma... già avete sentito in qual guisa ha perso il rispetto a voi, e lo ha perso a me. Accertatevi che se si resta anche un giorno a Parigi, quella insolente artificiosa fuggirà dalla casa paterna per darsi in braccio al figlio del vostro nemico.

MR DUPLESSY In tal caso, se ha da morire, che mora. Presto, presto. A Marsilia, a Marsilia (partono).

Scena terza

Luisa sempre in convulsione, e la Brie che l’assiste.

LA BRIE Pur troppo anche la stessa bontà ha i propri risentimenti. Quelli di questa infelice ed innocente vittima stati son giusti; ma temo che le saranno dannosi. La forza e l’impeto, onde gli ha pronunciati, non possono a meno d’aver prodotta in lei una sollevazione di bile, i cui effetti nello stato, nel quale languisce, io prevedo tremando, che le apporteranno qualche conseguenza funesta. Madamigella Luisa confidate nel cielo... La convulsione è quasi cessata, ma i suoi polsi sono molto riconcentrati. (Le fa odorare una boccetta di spirito) Ha fissati gli occhi sopra di me. Mi conoscete?

LUISA Sí...

LA BRIE Come vi sentite?

LUISA Male...

LA BRIE Desiderate qualcosa?

LUISA Amica... abbracciami...

LA BRIE Oh Dio! (l’abbraccia. Pausa).

LUISA Dammi la tua mano.

LA BRIE Eccola.

LUISA Questa è... l’ultima volta... ch’io ti parlo... che tu mi ascolti.

LA BRIE Ah che mai dite!

LUISA Lo vedrai... Dimmi: la lettera che scrivesti a Trifour... a mio nome... l’hai consegnata...?

LA BRIE L’iniquo Lunnevil sta troppo vigilante, onde per anche non mi è riuscito di passarla nelle mani di Parry, che piú volte s’è inutilmente avanzato.

LUISA Sia fatta la volontà del cielo...! Promettimi, o pietosa amica, che brucerai... tutte le lettere di Trifour... Già t’è noto il luogo dove le conservo... Questo anello, pegno della sua fede... sarà una memoria ch’io ti lascio... Il suo ritratto, dopo ch’io sarò morta... me lo frapporrai al camice, col quale sarò rivestita... per esser sepolta...

LA BRIE Ma voi mi strappate l’anima...

LUISA Ascolta adesso il mio piccolo testamento, di cui tu sarai l’esecutrice... Questa mano mi assicuri... che adempirai con fedeltà e segretezza l’ultima mia volontà... Non mi rispondi?

LA BRIE Sí... ve lo prometto... ahimè! il pianto mi affoga!

LUISA Dirai dunque a Trifour... ch’io moro rassegnata ai voleri del cielo... e che moro contenta, perché moro per lui... Pregalo a rispettare i suoi giorni... a non scordarsi della sua sviscerata Luisa... e a non prender vendetta della mia morte, abbandonando... i comuni nostri nemici alla giustizia divina... Assicuralo, che lo spirito della sua tenera... e costante Luisa veglierà sempre al suo fianco... Rammentali che sparga sovente sul mio sepolcro i tributi della sensibilità... e che su di quello meditando al mio fine impari a ben vivere per ben morire... Dilli che dalla suprema misericordia... implori il riposo all’anima dell’anima sua... e che speri di riunirsi in cielo... alla fedele Luisa... e di riunirsi per sempre... oh... spe... ranza...! (ricade priva di senso).

LA BRIE Oh Dio!... sembra che spiri...! Ella ha dipinta in volto la morte... I suoi polsi, ah i suoi polsi piú non si sentono! La sua respirazione appena appena si conosce da un tardo e leggero moto del di lei seno. Ah ella more...! ella more...! (alzando fortemente la voce. Mentre si affaccia un servitore, la Brie gli corre disperatamente incontro) Vanne, corri, chiama alcuno... Tu vuoi cercare il medico? Fermati. Non sai forse che quello è il suo venduto carnefice? affrettati, affrettati, e chiama il ministro della vicina parrocchia. (Via il servitore. Pausa, in cui la Brie osserva Luisa piangendo. In seguito le tasta il polso e la fronte) Ah sí, non v’è piú speranza che ritorni alla vita. (La osserva di novo con attenzione dolorosa. Pausa) Mostri disumanati, obbrobrio della natura presto sarete paghi... Venite... vedetela... ella agonizza! Pascetevi del tremendo spettacolo che vi presenta fra l’ultime angosce una vittima innocente e sommessa. Esultate... Il vostro odio, il vostro interesse, la vostra tirannide ottennero un completo trionfo... Ma lasciar non posso di rammentarmi che Dio è giusto, e come giusto non vi lascerà impunemente tripudiare sull’innocenza oppressa, e sulla virtú miseramente sagrificata... Ma se piú tarda il ministro, giungerà troppo tardi... oh egli viene.

Scena quarta

Mr de Croisset, e dette.

LA BRIE Sollecitatevi sollecitatevi, o non siete piú in tempo. (Il ministro entra frettoloso, si accosta a Luisa e la considera con attenzione. La Brie intanto piange dirottamente. Pausa).

CROISSET Pochi momenti le restano di vita. Mi fa pietà!

LA BRIE E piú ve ne farebbe, se sapeste chi le ha spietatamente data la morte.

CROISSET Qual è il suo nome?

LA BRIE Luisa.

CROISSET È nubile?

LA BRIE Nubile.

CROISSET Mi hanno fatto supporre che siate di Brettagna?

LA BRIE È vero.

CROISSET Madamigella Luisa, Madamigella Luisa, sperate, ah sí sperate in quell’amoroso padre che vi apre le braccia. Egli v’invita, e vi aspetta nel seno paterno. Offriteli intanto per l’espiazione degli umani trascorsi le vostre pene, la vostra morte. Sorgente inesausta di clemenza e di dolcezza egli si compiace nel perdonare a’ suoi figli... (la contempla. Pausa) Ah! ella è affatto priva di senso... Oh come sospira profondamente! Ad ora ad ora le s’infiamma il volto... Quanto mai soffre! qual espressione inesprimibile hanno i suoi begli occhi vicini a chiudersi per sempre...! Ma voi chi siete che mostrate tanto sensibile interesse nel di lei destino?

LA BRIE La sua cameriera, ma dir posso la sua vera ed unica amica.

CROISSET E i di lei genitori non sono a Parigi, o pure piú non esistono?

LA BRIE Volesse il cielo che piú non esistessero! Sono in questa medesima casa.

CROISSET Come? qui si trovano, e non ne vedo alcuno intorno ad una figlia vicina a esalar l’anima? Una tal circostanza e le vostre parole, ma piú ancora la sua stravagante malattia, e i sintomi che l’accompagnano, già fatto mi avevano sospettare, che tutto ciò non fosse nell’ordine naturale. Ora per altro ne son quasi convinto.

LA BRIE Ah pur troppo una matrigna crudele e interessata, e un padre ostinato l’hanno voluta chiudere nel sepolcro; la prima per arricchire una sua figlia coi beni di questa vittima sfortunata, e il secondo per non vederla unita ad un onesto giovine odiato ingiustamente per ragione d’un’antica inimicizia di famiglia. Ella dunque sul fior degli anni finisce di vivere per non poter vivere con un amante veramente degno di lei. Egli si chiama Mr Trifour, ed è da due giorni arrivato a Parigi. Io vi pregherei d’una grazia.

CROISSET Parlate.

LA BRIE Desidero che se Dio chiama a sé Madamigella, v’incarichiate di partecipare a Mr Trifour una nova cosí funesta, mentre certa sono che la religiosa bontà vostra col prepararvelo rendergliela saprà meno terribile e dolorosa.

CROISSET Non ricuso di secondare la vostra richiesta. Il consolar gli afflitti è un precetto della carità, e un dovere del sacro nostro carattere. Ditemi dov’egli dimora.

LA BRIE In questa contrada medesima nella casa situata alla destra del palazzo del ministro d’Inghilterra.

CROISSET Ho capito. (Pausa. Torna ad osservar Luisa con profonda e tenera meditazione) Ohuomini! anzi oh fiere piú delle fiere crudeli, e detestabili! Ah sí, tu meriti, o infelice donzella, quel sentimento che mi hai destato nel core, e a cui non ho potuto resistere... ah! ella spira!

LA BRIE Ella spira...! (si abbandona disperatamente gemendo su d’una sedia).

CROISSET Pregate pregate meco il cielo per lei. (Mette un ginocchio a terra, e lo stesso fa la Brie) O grand’Essere, Essere eterno, suprema Intelligenza, Sorgente della vita e della felicità, Creatore, Conservatore, Consolatore, Padre dell’uomo, e Re della natura, Dio onnipotente, Dio sommamente buono, sommamente giusto, e infinitamente misericordioso accogli lo spirito di questa tua cara figlia, che ritorna al suo celeste principio. Deh fa che in te trovi, or ch’è giunta al fine d’una breve esistenza, il cominciamento inalterabile d’una vita eternamente e perfettamente felice. (Pausa) Ella è morta!

LA BRIE Oh Dio! (si alza disperatamente, e ricade a sedere singhiozzando e piangendo. Il ministro dopo ch’è sorto, resta in un’attitudine compassionevole, contemplando il cadavere di Luisa. Pausa in quadro. In questo si cangia la scena).

Scena quinta

Camera nell’Albergo di Trifour.

Parry, e de Roman.

PARRY Secondo le istruzioni vostre cangiai il mio uniforme in un abito da marinaro, ma tutte le volte che mi sono accostato alla casa, sempre ho veduto quel maledettissimo esploratore starsene in aguato con tanto d’occhi.

DE ROMAN Le ultime notizie che ho avute di Luisa non son troppo favorevoli. Le hanno applicato certe fomente bollenti...

PARRY Bollenti? oh già prevedo che vogliono assolutamente farla morire.

DE ROMAN Se gli ulteriori avvisi che riceverò non saranno piú consolanti e felici, converrà col mezzo del duca di Durmont mio amico ricorrere prontamente al sovrano, giacché la guarigione di Luisa è impossibile che si ottenga per tutt’altra strada fuori della piena contentezza del core.

PARRY Certo siete che il duca s’impegnerà in questo affare?

DE ROMAN Ah sí, non dubito che quell’anima grande e generosa impegnar non si debba col maggiore interesse. Egli è un miracolo del nostro secolo. E in fatti è tale un amico del principe, un grande di Corte, che non ha né adulatori che lo seducano, né malevoli che ne sparlino. Egli è un uomo che in mezzo ad una folla di subalterni niuno di lui si duole, o ne attraversa i disegni. Egli è un potente, che conta dei veri amici, e non dei rivali. L’inferiorità e il merito presontuoso è a lui che perdonano le prosperità non interrotte, ed una virtú premiata e felice, la quale offrir non potendo lo spettacolo della costanza fra le sventure, offre l’altro non meno bello e piú raro d’un favor senza orgoglio, d’un’elevazíone senza puntigli, e d’un vasto sapere senza l’intolleranza e il disprezzo.

PARRY Veramente il duca è un cortigiano fuori della regola dei cortigiani. Ciascuno in fatti ne parla come voi. Ma ditemi un poco: credete dunque che potrà Madamigella Luisa risanare perfettamente, ad onta d’esser ridotta in uno stato tanto deplorabile?

DE ROMAN Quando assicurata resti di ottenere l’oggetto delle sue tenere brame, ti replico ch’ella racquisterà interamente nel momento stesso la sua salute. Negli annali delle passioni grandi si contano non pochi esempi di simili guarigioni istantanee e prodigiose. Odimi: a tenore di quanto abbiamo concertato, appena sarà giunta la notte, tenterai ad ogni costo di parlare alla Brie, e di farti consegnare la lettera di Luisa. Da ciò ne ritrarrà l’amico Trifour un soave e necessario conforto. Godo intanto che abbia preso un poco di cibo sollecitato dalle mie istanze, come pure che siasi lasciato indurre a fare un giro in carrozza. Ma tu prevenisti il cocchiere di quanto io ti dissi?

PARRY Lo prevenni certo, e mi assicurò, che non l’avrebbe ricondotto, se non verso sera.

DE ROMAN Parry, hanno picchiato. Se mai fosse il medico, ricordati delle mie istruzioni e di quanto concertassimo insieme.

PARRY Oh non me ne scordo, ma bramerei che il nostro concertato stato fosse di gettarlo in un pozzo (via).

DE ROMAN Se il duca di Durmont parlerà al re, non dubito di vedere il trionfo della tenerezza, dell’onestà e dell’innocenza inalzarsi sulle rovine dei piú scellerati e vili esseri che respirino.

PARRY V’è il ministro della parrocchia, che chiede assolutamente di passare...

DE ROMAN Il ministro della parrocchia? Che può volere? (Pausa) E bene. Introducilo (via Parry). Questa non attesa visita mi ha cagionata una certa sensazione... Cielo, tu sei giusto. Ecco ciò che mi consola e mi calma.

Scena sesta

Mr de Croisset, Parry, e detto.

CROISSET Siete voi Mr Trifour?

DE ROMAN Sono un suo intrinseco amico. Compiacetevi per altro di considerarmi come se io fossi lo stesso Trifour.

CROISSET Son dolentissimo di trovarmi obbligato ad essere apportatore d’un funestissimo annunzio.

DE ROMAN Voi mi atterrite.

CROISSET Io vengo adesso...

DE ROMAN Venite forse...

CROISSET Sí, vengo dall’avere assistita...

DE ROMAN Come...? tornate da Madamigella Luisa?

CROISSET Appunto.

DE ROMAN E bene...?

CROISSET Ella è morta.

DE ROMAN Morta!

PARRY Che sento mai! (pausa in quadro).

DE ROMAN Ah signore... voi mi squarciate l’anima... Oh sfortunato amico, io già teco divido i tuoi spasimi e la tua disperazione...! Ella fu assassinata...! oh delitto! ah sí, un tale eccesso di scelleraggine no, non ha nell’umano linguaggio un termine che lo esprima. Perfidia, tradimento, assassinio, atrocità, empietà son tutti vocaboli insufficienti a farne concepire un’idea.

CROISSET Dalla pietosa cameriera qualcosa io seppi, ed ella fu che m’incaricò di recare al misero amante dell’estinta donzella una nova cosí dolorosa. Ma poiché qui non l’ho incontrato, e lo credo assente, vi prego che adoperiate voi ogni sforzo ed ogni cura della compassionevole amicizia in favore di quell’infelice. Intanto compiangiamo, ah sí compiangiamo i colpevoli, e non la paziente vittima, ch’è ormai volata al cielo per ricevere la ricompensa della sua virtú e della sua tolleranza.

DE ROMAN Ah sí, io torno ad attestarlo, e a replicarlo. Ella fu assassinata, temer non facendo il di lei stato attuale una morte cosí precipitosa.

CROISSET Nell’atto di allontanarmi, la cameriera immersa nel pianto mi partecipò, che i parenti risoluti si erano di lasciar Parigi prima di sera, penetrato avendo l’arrivo di Mr Trifour. Questa nova fu la cagione della sua morte.

DE ROMAN Ed altro non ci voleva per aprirle il sepolcro! Inumani! io fremo!

CROISSET Vi confesso che non ho potuto dispensarmi da un vivo sentimento di compassione, appena l’ho contemplata. Tale è sempre il commovente effetto dello spettacolo dell’oppressa virtú.

DE ROMAN Narratemi almeno quali furono gli estremi sentimenti suoi nel punto di perder la vita.

CROISSET Il mortale svenimento non le lasciò il piú piccolo intervallo per racquistare l’uso dei sensi. Ma, e non mi sono ingannato, la di lei fisonomia annunziava la bontà della sua bell’anima, e i di lei occhi, quantunque moribondi, con un’eloquenza che parlava al core, esprimevano l’intensità d’una passione grande e insieme pura e legittima. Ah sí, io torno a rammentarvelo. Compiangiamo i suoi tiranni, ma non quell’anima innocente ormai perfettamente felice in seno all’Ente sommo, del sommo Bene.

DE ROMAN Dovevate conoscerla per sempre piú assicurarvi; ch’ella era l’immagine vivente della virtú e dell’amore. Sembra che la natura ed il cielo le facessero parte dei loro piú ammirabili doni in un giorno di profusione. Come? una figlia con un’avvenenza sí interessante, con una salute sí florida un tempo, con un umore dolce ed uguale, con delle passioni sí facili ad esser governate, grata, modesta, e tollerante fino all’eroismo, superiore ad ogni altra del sesso in sincerità di core, in vera pietà, e in delicatezza, d’un giudizio e d’una maturità di saviezza al di sopra della sua età, doveva dunque una tal figlia immolarsi all’altare d’un amor grande e infelice? Il suo tragico fine squarcia il core!

CROISSET Voi non fate che accrescere il mio stupore e la mia ammirazione. Ed è pur vero che una donzella tanto perfetta, e che quasi chiamar si può la regina dell’umana creazione, non giunse a commovere i suoi parenti? Quai cori di macigno vi son mai fra gli uomini!

DE ROMAN Nella di lei situazione, con un carattere come il suo, e all’eccesso sensibile ai mali ed alle violenze sofferte, il solo mezzo di ristabilire la sua salute era quello di prevenire quanto bramava. Ma un’ostinata e cieca famiglia unita con un infame medico congiurò a sempre piú infierire contro di lei per chiuderla nella tomba. Quale inumanità di armarsi e d’incrudelire inesorabilmente contro una figlía, che nei piú tormentosi accessi del suo male trasparir mai non fece un desiderio, un pensiero contrario al proprio dovere, all’onore del suo sangue e alla dignità del suo sesso?

CROISSET L’elogio d’una creatura tanto ammirabile forma insieme l’apologia del di lei amante. E in fatti la sua scelta regolata da un merito cosí superiore esser doveva degna di tutte quelle rare virtú, che la costituiscono a mio credere la prima donna del sesso. Ma in mezzo all’umana perfidia ella pur troppo soffrir doveva le conseguenze della sua ammirabile singolarità, e noi ministri dell’altare, che presiediamo ai sacri tribunali, si può con sicurezza asserire, che l’esempio di quest’unica figlia pur troppo non sarà contagioso.

DE ROMAN Il di lei amante è quale giustamente lo supponete. Onesto, tenero, benefico, costante, e religioso la rispettò sempre come il santuario della purità e dell’onore. Da lei egli apprese ad associar l’innocenza coll’estrema tenerezza, l’immutabile costanza coll’austerità della sommissione filiale, e gli fece conoscere e sentire, che non v’è felicità senza virtú. Le loro anime, le quali appena si videro, si lanciarono una verso dell’altra, avevano qualcosa di straordinario, per cui non si doveva giudicarle colle regole comuni. Sembra che il piacere non si trovasse per loro né sullo stesso sentiero, né fosse della specie medesima di quello degli altri esseri viventi. Unirono in somma all’amore una virtuosa emulazione, che le ingrandí e sollevò talmente, per cui ardisco dire che state sarebbero assai meno pregevoli ed ammirabili, se non si fossero amate con tanto trasporto e con tanta svisceratezza.

CROISSET Le incumbenze del mio ufficio mi richiamano altrove. Io parto, e ve lo replico, penetrato di maraviglia, di compassione, e d’affanno. Lascio a voi dunque la cura di consolare il vostro amico, giacché vi conosco pieno di solida bontà, e d’un vero interesse. Insinuateli che adori in una rispettosa rassegnazione i giudizi imperscrutabili del sommo Iddio. Nelle disgrazie, colle quali egli ci visita, è allora che maggiormente sentiamo la di lui esistenza. L’infelice si getta con trasporto innanzi a questo supremo Consolatore. Egli lo vede, gli parla, gli offre le proprie pene, e prova che non ha altro refugio, altro appoggio fuori di lui sopra la terra. A Iddio dunque ricorra il vostro sfortunato e virtuoso amico, e implorando il suo soccorso, dal fondo dell’amarezza e della desolazione s’innalzi fino a lui sull’ali d’una fervorosa fiducia, e allora sopra le aperte piaghe del dolore sentirà scendere il balsamo salutare d’un consolante conforto (via).

Scena settima

De Roman, e Parry.

DE ROMAN Parry, Parry dove sei?

PARRY Rimasto sono qua indietro in uno sbalordimento, dal quale non posso per anche riavermi. Tanto è vero che non mi ricordai neppure d’accompagnare quel buon ministro.

DE ROMAN Sarò io dunque riserbato dal cielo a lacerare il core del mio caro amico? Dovrò io immergergli in seno il pugnale della disperazione? Come mai le mie labbra pronunciar potranno in faccia a lui queste terribili parole: Luisa... Luisa è morta?

PARRY (pensa) Mr de Roman uditemi.

DE ROMAN Parla.

PARRY Per diminuire il di lui dolore, mentr’egli ascolta la trista nova della morte di madamigella Luisa ascolti nel tempo stesso ch’ella fu vendicata.

DE ROMAN Che dir pretendi?

PARRY Pretendo che mi lasciate correre a trucidare i suoi nefandi assassini.

DE ROMAN Lasciamo lasciamo al cielo, e alle leggi il loro gastigo, e sia intanto il supplizio degli scellerati e dei tiranni quell’angoscia infernale, che il termine di rimorso esprime troppo debolmente.

PARRY Qualcuno batte alla nostra porta.

DE ROMAN Oh Dio...! fosse mai Trifour...? io tremo!

PARRY Non è possibile. Se il cocchiere eseguisce quanto gli fu ordinato, tornar non può che ben tardi. Vado a vedere chi picchia. Ho un gran tremito nelle gambe (via).

DE ROMAN Fosse mai l’iniquo medico? In mal punto giungerebbe... Parry ritorna.

PARRY È quel cane di dottore, che cerca dell’ammalato forestiero. Appena si è fatto conoscere, che m’è venuta la buona intenzione d’afferrarlo stretto per la gola, e di strangolarlo. Lo introduco?

DE ROMAN Introducilo... Ma frattanto invigila, e quando tu scopri in distanza la carrozza, che riconduce Trifour, corri sollecitamente a prevenirmi. (Via Parry) Nel cimento, a cui mi espongo con questo vile deturpatore della piú nobile e della piú utile fra tutte le arti, di cui la Provvidenza fece dono ai mortali, dovrò porre in guardia del mio core la moderazione e la prudenza per non trasportarmi a qualche estremo.

Scena ottava

Le Grange, e detto.

LE GRANGE Mi figuro che non sarete voi il forestiero ammalato, che mi ha fatto cercare, poiché mi sembrate godere d’un ottimo stato di salute.

DE ROMAN Anzi in me appunto riconoscete quello che desidera di vedervi e di parlarvi, e che s’è servito d’un tal pretesto nella certezza che lasciato non avreste di favorirmi.

LE GRANGE (Non capisco).

DE ROMAN Io sono il medico de Roman...

LE GRANGE Voi de Roman...? quel famoso medico di Brettagna l’onore della facoltà, la gloria della Francia, quello che ha illustrato il nostro secolo con tant’opere applauditissime...? Oh che fortuna, che vanto è per me il potervi personalmente conoscere...

DE ROMAN Adulazione a parte. Non credo che avrete molto da gloriarvi d’avermi conosciuto. Ditemi un poco: non siete voi il medico curante di madamigella Luisa Duplessy, la quale non sarà forse un’ora ch’è morta?

LE GRANGE È morta? ciò non può essere... Un’ora fa io la lasciai moltissimo sollevata... Una tal nova mi sorprende. Sí sí lo replico. Non può essere, oh non può essere sicuramente.

DE ROMAN Volesse il cielo! Ma pur troppo ha dovuto soccombere, e soccombere... (raffrenandosi) Ah sí, conviene ch’io parli con voi, per quanto mi è possibile, placidamente. Ella m’interessa per mille oggetti, e fra questi non è il minore quello d’esser io informatissimo dell’origine del di lei male prima ancora che si trasferisse a Parigi. Sappiate intanto per vostra norma e governo, che fra le qualità, di cui mi pregio, non è l’ultima la schiettezza.

LE GRANGE È una qualità rara, e degna di voi. (Quest’incontro non è di buon augurio).

DE ROMAN Ciò premesso, mi permetterete di ricercarvi, se conosceste il male di madamigella Duplessy?

LE GRANGE Senza una certa nozione delle malattie non si possono applicar rimedi, ed io mi guarderei di porre in pratica quel pericoloso e condannabile aforismo, il quale decreta che: Melius est medicamentum dubium, quam nullum.

DE ROMAN Non cominciamo colle citazioni. Gli aforismi ch’io piú rispetto, quelli sono della ragione e della verità. Volendo dunque render giustizia al vero, e supporre insieme che conosceste il male di madamigella, sarò costretto a dirvi che ad onta di tutta l’intima vostra nozione la curaste al contrario.

LE GRANGE Al contrario? come? ciò sarebbe la prima volta in mia vita, almeno per quanto io mi ricordi. Una tale asserzione non potete ignorare, essendo voi dell’arte, che non sia per un medico una sanguinosissima ingiuria.

DE ROMAN Voi dunque conosceste il male di madamigella Duplessy? Ciò posto, avrete saputo che altro non era che amore.

LE GRANGE Veramente... scusatemi... ma la vostra decisione... sí la vostra decisione...

DE ROMAN La mia è una decisione inappellabile, e dovete sottoscrivervici di buona fede, mentre io so esser voi quanto me convinto che una passione combattuta, chiusa e veemente fosse l’unica, l’intima, e la vera causa del male di quella sfortunata fanciulla. Bisognava dunque considerare che i medicamenti applicati al fisico erano nulli, anzi dannosi, e che conveniva prima di tutto acquetarle lo spirito col secondare le oneste sue brame, dichiarando altamente e in buona coscienza ai parenti, che ostinandosi nella loro contrarietà, perduta avrebbe l’ammalata irreparabilmente la salute e la vita.

LE GRANGE Ma io...

DE ROMAN Sí, ma voi comprendo bene che adottando un metodo sí onorato e sí giusto pregiudicato avreste al vostro interesse, e quel che è piú, alle ulteriori speranze, che tanto seducevano la vostra venalità.

LE GRANGE Ma voi adoprate meco un linguaggio...

DE ROMAN Io vi ho già prevenuto, che il mio inalterabil costume è di venerare la ragione e la verità, e al loro fianco parlo, e non temo.

LE GRANGE Io mi dichiaro, e altamente protesto che non si potrà mai decisivamente giudicare, che il male di madamigella stato sia unicamente originato da un’amorosa ed infelice passione. Un’ostinata colica...

DE ROMAN Una colica...?

LE GRANGE Almeno io supposi che quei dolori, i quali le attaccavano il sistema nervoso... sí io supposi...

DE ROMAN Tali supposti vi fanno poco onore, come pure saranno sempre il vostro obbrobrio le fomente bollenti, che le ordinaste per calmare i suoi spasimi, e l’uso troppo frequente dell’oppio per farla dormire.

LE GRANGE (Son perduto!)

DE ROMAN Ecco donde n’è venuta la maggiore attrazione, l’irritamento, e il prosciugamento de’ suoi nervi, per cui era costretta a star curvata, e donde ebbe origine quella gravezza e svanimento nel suo spirito abbattuto.

LE GRANGE Voi saper dovreste meglio di me che tutti i professori in qualunque arte soggetti sono alle volte ad ingannarsi, e specialmente i medici...

DE ROMAN Fermiamoci a questa vostra proposizione. Quanti anni avete studiato?

LE GRANGE Almeno almeno trent’anni.

DE ROMAN Dopo trent’anni di studio e di carnificina sembra impossibile che aveste potuto ingannarvi sulla natura del male di madamigella. Negatemi che Lunnevil vi prescelse alla di lei cura, appena la famiglia Duplessy fu giunta a Parigi. Negatemi che vi manifestò egli la veemente passione, ond’era invasa, e negatemi alfine le promesse che vi si facevano a nome d’una matrigna perfida per secondare le di lei mire barbare e interessate. Voi non potrete certamente impugnarmi simili fatti autenticati da classiche testimonianze, poiché lo stesso sarebbe che negare la piú indubitabile evidenza.

LE GRANGE Io dico, e sostengo che non ho mai saputo di certa scienza che la malattia di madamigella esser potesse una contrastata passione d’amore. Tutti i sintomi la caratterizzavano per colica...

DE ROMAN E bene, per un dato inammissibile conceder vi voglio, che stato non foste prevenuto della vera ed intima causa del male di quella sfortunata fanciulla. Voi dunque asserite che tutti i sintomi della sua malattia si univano a caratterizzarla per colica. Colica? passione, malinconia. Il medico esser deve buon filosofo. E d’uopo ch’egli possegga l’intima scienza che analizza i cori umani, e in un’occhiata ha da saper distinguere le varie fisonomie delle passioni. In una fanciulla la malinconia nasce, secondo afferma Wanswieten, quando l’amore notte e giorno le presenta alla mente l’istessa idea, lo stesso oggetto, altro non essendo in fatti la malinconia al dir d’Aretèo (de Causis, est Signis Morbor. Diuturnor. Lib. 5. cap. 5. pag. 29), se non = Angor animi in una cogitatione defixus atque inhaerens = Ed ecco la ragione perché le passioni grandi son sempre solitarie, e profondamente affette dalla malinconia. I sintomi di essa gli conoscete?

LE GRANGE Credo... credo certo di conoscerli...

DE ROMAN Gli conoscete, e curaste una malinconia amorosa per colica? Madamigella Luisa non era forse emaciata?

LE GRANGE Emaciatissima.

DE ROMAN Non era squallida?

LE GRANGE Assaissimo.

DE ROMAN Non era nauseata?

LE GRANGE Oh moltissimo.

DE ROMAN Mesta?

LE GRANGE E quanto!

DE ROMAN Solitaria?

LE GRANGE E di che sorte!

DE ROMAN Pigra al moto?

LE GRANGE E come!

DE ROMAN Isterica?

LE GRANGE Isterica.

DE ROMAN Spaventata?

LE GRANGE Infinitamente.

DE ROMAN Priva di sonno?

LE GRANGE Senza dubbio.

DE ROMAN E l’emaciamento, lo squallore, e la nausea, secondo Aretèo nel succitato luogo; la mestizia, l’amor della solitudine, la lentezza al moto, e l’isterismo, come asserisce Wanswieten nel suo Commenta: in Boerhav. Aphoris. pag. 196, e seguente, e finalmente il timore al dire d’Ippocrate Aphoris. 23 Sect. 6, e la vigilia a tenor di quanto afferma Celso al Lib. 2. cap. 7. pag. 62, non sono gli approvati e caratteristici sintomi della malinconia? Dunque il male di madamigella Luisa altro non fu, se non una malinconia prodotta da una passione infelice, chiusa, contrastata, intima, ed eccessiva. Il gran Wanswieten alla pag. 222, § 1108 della suddetta opera fra le molte cause, come io dissi, che la producono in una fanciulla, annovera un amore sviscerato e grande, che fisso e presente tiene al di lei pensiero l’oggetto delle ardenti sue brame = Et prae reliquis (notate bene) et prae reliquis ingens amor, qui noctes diesque menti sistit idem objectum = Mi avete inteso?

LE GRANGE (Sono stordito). Ma... ma... perdonatemi... no, non si deggiono generalizzar tanto le opinioni e l’autorità degli scrittori, onde convien distinguere...

DE ROMAN Che distinguere? Non v’è replica. Vi parlo coll’evidenza, e colle prove dei classici alla mano, le quali non abbisognano di restrizioni, o di cavillose interpretazioni. Vi parlo non meno colla scorta della ragione, e del sano raziocinio, che pur troppo si proscrissero dalle mediche province, e vi parlo alfine guidato dalla verità, che altro non dovrebb’essere nella nostra professione, se non il resultato dell’esperienza sotto un tal nome. Cosa prescrive ed insegna Wanswieten quel medico, e filosofo eccellente? Forse gli oli, l’esecrabili fomente bollenti, i vomitatori, l’oppio, il latte d’asina, le diete, e le purghe? Forse il cangiamento d’aria, esponendo l’ammalata ad un viaggio lungo, rapido, e violento, quando non v’è chi non sappia che l’eccessivo moto, e l’impetuose scosse, a cui si condanna una macchina sfinita, e attaccata in tutto il sistema nervoso, l’espongono sicuramente a perire?

LE GRANGE (Non so dove mi sia!)

DE ROMAN Udite dunque ciò che prescrive Wanswieten, e volesse il cielo che mi ascoltassero tutti i pari vostri. Egli ci mostra, che quando la malinconia nasce da un amor veemente, ancorché giunta ella sia ad un grado eccessivo, risanasi presto e felicemente col possesso dell’amato oggetto. Ecco le sue memorabili parole: Verum ab amore dum nascitur melancolia, etiam ad magnum gradum evecta, sanatur saepe cito et feliciter si amato liceat potiri obiecto. Se ciò non basta, si legga Aretèo nel suo da me citato libbro de Caus et Sign. Morbor. diuturnor. Lib. I. cap. 5. pag. 30, e 31, dove rapporta l’esempio d’un giovine, il quale reputato incurabile dai medici, ottenuta avendo la desiderata fanciulla, mirabilmente racquistò subito la salute: Observavi quemdam insanabiliter se habentem, quum puellam deperiret, medicis nihil proficientibus, potitum amata puella, ab amore medico sanatum fuisse. Leggete, studiate, e imparerete, ch’Erasistrato, Ippocrate, Galeno, e tanti altri eccellenti medici, sí antichi, che moderni, benemeriti dell’umanità e dello spirito umano, i quali unirono alla scienza l’onestà, e alla medicina la filosofia, imparerete dico, che tolsero dalla morte con sí provido salutar rimedio molti infelici amanti, che stati sarebbero la vittima o del silenzio, o della venalità, o del dispotismo, o della tirannide.

LE GRANGE Io piú non ardisco, e non saprei come difendermi... Imploro soltanto la bontà vostra...

DE ROMAN No, non sperate né voi, né quella crudele famiglia d’ottenere l’impunità. A costo ancora di cangiarmi in vostro delatore, farò giungere al trono i gridi dell’oltraggiata natura, dell’oppressa innocenza, e della svenata tenerezza. Il re nostro, padre insieme e sovrano, sensibile al par che giusto, io non dubito che detestando gli autori e i complici d’un esecrabil delitto gli abbandonerà inesorabilmente al rigor delle leggi. Allontanatevi, allontanatevi. Nascondetevi. Inorridite e tremate. (Via le Grange. Pausa breve, e riflessiva) I giudici pur troppo dormono su gli eccessi di questi nemici e distruttori dell’umanità. Che se in tutta la storia delle nazioni non si è mai incontrato e letto, che un medico micidiario ed infame andato sia sul patibolo, la Francia avrà la gloria d’esser la prima a porgere un tale esempio, ed a presentare al mondo un cosí salutare e necessario spettacolo.

Scena nona

Parry frettoloso, e detto, indi Trifour.

PARRY Giunge il padrone...

DE ROMAN Oh Dio...! nell’orgasmo e nell’alterazione attuale del mio spirito, come potrò io a gradi a gradi preparar l’anima del mio infelice amico al mortal colpo, ch’io devo vibrarli? Come avrò io la costanza nell’abbattimento, in cui geme, d’erigermi in suo consolatore, e di aprirli l’orrida scena di tanti inauditi delitti, e di sí atroce barbarie...? Egli viene... Celeste Provvidenza tu mi consiglia, tu mi soccorri, tu mi avvalora, tu mi sostieni!

TRIFOUR Eccoti soddisfatto. Io torno da un gran giro, che ad onta mia il cocchiere ha voluto prolungare quasi fino a notte. Parry sei tu qua? Appena sarà giunta la sera, col favor delle tenebre sovvienti di tentar tutto per ricever dalla Brie la sospirata lettera di Luisa, e cerca d’intendere insieme le piú precise e sincere nove di sua salute.

PARRY Vi obbedirò...

TRIFOUR Amico, io ti trovo taciturno e turbato...

DE ROMAN Ciò non ti rechi stupore. Un non breve alterco col medico curante di Luisa mi ha estremamente alterato...

TRIFOUR E bene cos’hai tu rilevato, e scoperto?

DE ROMAN Quel che purtroppo mi avevano fatto temere gl’indizi, i rapporti, le informazioni, e i deposti.

TRIFOUR Dunque l’uomo venale ed infame...

DE ROMAN Deturpando una nobile professione, calpestando l’onore, ed opprimendo l’umanità e la virtú scelleratamente seconda i carnefici di Luisa.

TRIFOUR Cielo...! che piú si tarda a soccorrerla...? vieni... Corriamo a implorare ai piedi del migliore dei re patrocinio e compassione... (nell’atto della di lui risoluzione si sente suonare in qualche distanza la campana della parrocchia. Pausa in quadro, nella quale Trifour esprime un’affannosa maraviglia, de Roman un cupo e misterioso ritegno, e Parry una mesta confusione. Terminato il suono della campana, breve scena muta) Ahimè! ogni tocco di quel flebile bronzo mi è passato all’anima, percuotendola amaramente. Egli vi ha lasciata l’impressione d’una profonda tristezza. Restato sono in un torbido abbattimento. Un involontario pianto mi scende dagli occhi, ed una segreta voce sordamente geme dal fondo dello sbigottito mio core.

DE ROMAN E vorrai per il suono accidentale d’una campana spaventarti ed affliggerti a questo segno?

PARRY (Io gelo per lui!)

TRIFOUR Amico, io non so quello che provo. Io mi sento l’anima in uno stato angoscioso, e conosco intanto che la speranza va in me a poco a poco estinguendosi, la cui provida luce mi guidò sempre, e mi sostenne fra i mali, fra le pene, e i disastri. (Suona per la seconda volta la campana. Pausa in quadro. Trifour esterna il piú eccessivo spavento. De Roman, e Parry lo contemplano in attitudine di confusione e di dolore. Cessa la campana). Oh Dio! respiro appena... va ... corri... Parry... vedi... informati... quel suono... ah sí... quel suono mi agghiaccia, mi atterrisce... Saper voglio... che piú t’arresti...? né torni ancora?

DE ROMAN Ma caro amico, tu vaneggi...

TRIFOUR No... no... il mio non è un delirio... è un orribile presentimento... Affrettati o Parry... affrettati... Quella funesta campana è il mio supplizio... E pur anche ti trattieni? crudele!

DE ROMAN Giacché lo vuoi... appagalo, o Parry.

PARRY Vi obbedisco. (Prevedo dei gran mali!) (via).

TRIFOUR (dopo d’avere alcun poco osservato attentamente de Roman) No, non m’inganno. Io scopro in te un misterioso ritegno, una cupa riconcentrazione, una straniera riserva, un insolito laconismo, uno smarrimento negli occhi, una indecisione nei moti... e negarmi potrai che tu premi a forza nel core qualche funesto segreto? Pensa, ah sí pensa ch’è ormai troppo tardi perch’io dubitar possa di non conoscerti.

DE ROMAN Caro Trifour, ben mi accorgo che la tua sconvolta immaginazione t’ingrandisce ogni oggetto, e dando a tutto gli alterati colori, fa che tutto dinanzi alla tua vista si trasformi e si cangi. Da ciò ne derivano le supposte interpretazioni, i panici timori, le malsicure osservazioni, gli erronei giudizi, e i fantastici dubbi, che nella tua mente agitata prendono le apparenze della realità. Ma quand’anche io fossi qual ti sembro, spaventando l’amicizia colle tue smanie eccessive, e co’ tuoi estremi sospetti la impegneresti forse ad esser sincera? Caro Trifour, tu sai s’io t’amo, e se ho ardentemente desiderata sempre la tua felicità. Ma l’uomo saggio, l’uomo virtuoso, l’amico ragionevole, siccome non deve totalmente lasciarsi in balia della speranza, cosí abbandonarsi non deve ciecamente al timore. Iddio, quell’Ente infinitamente benefico ci permette lo sperare, ma ci vuole insieme docili e rassegnati. È a lui caro il sentimento dell’umana fiducia, ma non gli è meno grato quello della sommissione ai di lui sempre giusti decreti.

TRIFOUR De Roman, questo ragionamento non fu da te pronunciato all’azzardo... La docilità e la rassegnazione che tu m’insinui... (suona per la terza volta la campana). Eterno Dio! questo ah sí questo è il replicato e ferale annunzio che Luisa... che Luisa piú non vive... ah barbaro amico... tu... sí tu ... m’ingannasti... Parry... Parry... Egli piú non torna... Ma che ho d’uopo d’altre sicurezze per convincermi che tutto ho perduto, che tutto è per me finito...? (Si appoggia ansante, e intanto cessa la campana. Pausa in quadro. De Roman esprime la pietà, l’oppressione, e lo smarrimento dell’anima contemplando Trifour). Che piú tardo? (Scuotendosi disperatamente) Addio... (In atto di furiosa partenza, indi rivolgendosi verso de Roman sembra commosso, e si arresta) Amico, è questo l’ultimo addio, l’ultimo abbraccio dello sfortunato Trifour (corre nel di lui seno, indi si distacca da lui con impeto, e fugge).

DE ROMAN Dove? dove (arrestandolo).

TRIFOUR A morire.

DE ROMAN Odimi...

TRIFOUR Nulla ascolto.

DE ROMAN Ah fermati...

TRIFOUR Lasciami...

DE ROMAN In nome dell’amicizia...

TRIFOUR Ella mi ha tradito.

DE ROMAN In nome del cielo...

TRIFOUR Egli è ingiusto.

DE ROMAN In nome dell’amore...

TRIFOUR Che mi rammenti?

DE ROMAN Calmati...

TRIFOUR Scostati... voglio... sí voglio... (mentre si dibatte, si libera dall’amico, e precipitosamente vuol fuggire, s’incontra con Parry).

Scena decima

Parry sconvolto, pallido, e detti.

TRIFOUR (afferrandolo) Vieni... vieni... No, non tacere... già tutto m’è noto...

PARRY Come...? voi... voi... dunque...

TRIFOUR Sí... io... io... ma tu tremi... tu ti smarrisci...? parla...

PARRY Ah signore...

TRIFOUR Parla... inumano... parla... sí sí… Luisa... Luisa... rispondi... Luisa... ah sí... Luisa...

PARRY È morta. (Trifour piomba d’un colpo in terra. De Roman si lancia sopra di lui. Parry resta immobile e spaventato. Pausa in quadro).


ATTO QUINTO

Scena prima

Pantomima

De Roman chiama Parry, e insieme trasportano Trifour sopra un letto a padiglione. Parry parte in fretta. De Roman tasta il polso a Trifour, gli slaccia la goletta, lo considera con molta attenzione, e gli bagna in seguito la tempia, la fronte, e le narici con dello spirito. Torna Parry con due lumi, che posa su un tavolino, e ricevuti avendo da de Roman alcuni ordini, si ritira di novo con sollecitudine. Trifour riprende a poco a poco i sentimenti, e in seno dell’amico sollevando lentamente il capo lo guarda fisso in un cupo e torbido silenzio. Vien Parry con quanto è necessario per cavarli sangue. De Roman glielo leva dal braccio, indi sostenuto da ambedue scende dal letto, ma non potendo reggersi è costretto a ricoricarsi.

Scena seconda

I suddetti attori.

DE ROMAN Come va, caro Trifour?

TRIFOUR (non risponde).

DE ROMAN Come ti senti?

TRIFOUR (sospira profondamente).

DE ROMAN Non mi hai capito?

TRIFOUR Che?

DE ROMAN Ti ho ricercato come stai?

TRIFOUR (pausa breve) Meglio.

DE ROMAN Vorrei che ciò fosse! (Parry, questa sua apparente tranquillità mi predice qualche funesta esplosione).

TRIFOUR Ho bisogno d’un poco di riposo...

DE ROMAN Presentemente non te lo posso permettere.

TRIFOUR (pausa breve) Dunque non mi è permesso di riposare?

DE ROMAN Non voglio lasciarti solo.

TRIFOUR È ciò ch’io bramo.

DE ROMAN Per ora non posso, e non deggio compiacerti.

TRIFOUR (sospira piú profondamente ancora).

DE ROMAN Brameresti forse d’allontanarmi per abbandonarti a qualche eccesso?

TRIFOUR Ah vorrei lasciare il freno alle lagrime, ma non m’è possibile il piangere!

DE ROMAN Piangi, ah si piangi, o caro Trifour. Tu sei ancor piú stimabile nella piú terribile delle sciagure. Il tuo pianto è giusto. Alle tue lagrime confonderà le proprie la sensibile amicizia.

TRIFOUR (resta immobile in un torbido e pensoso silenzio).

PARRY (Osservate, osservate. Egli non batte pupilla).

TRIFOUR Tentar voglio di nuovo se posso alzarmi.

DE ROMAN Parry sostienlo meco (lo aiutano a scendere dal letto. Trifour cammina lentamente reggendosi a destra e a sinistra sulle braccia dell’amico, e di Parry).

TRIFOUR Ho acquistata un poco piú di forza.

PARRY Oh ne godo!

DE ROMAN In quale stato ritrovasi il tuo capo?

TRIFOUR È sereno.

DE ROMAN Volesse il cielo! E il tuo core?

TRIFOUR Non saprei... ma egli pure mi sembra tranquillo.

PARRY Questo è un prodigio della Provvidenza.

TRIFOUR (con trasporto vibrato dopo breve pausa) De Roman... amico...

DE ROMAN Che brami?

TRIFOUR (piú vivamente ancora) Lasciami a me stesso...

DE ROMAN Ch’io ti lasci a te stesso? Che mai pretendi?

TRIFOUR E di che temi?

DE ROMAN Temo appunto di te stesso.

TRIFOUR Appagami, io te ne priego.

DE ROMAN E poi?

TRIFOUR E poi conoscerai, che Trifour fu degno d’esser tuo amico, e che fu piú degno ancora di portare il glorioso e sfortunato nome di amante di Luisa (sospira amaramente, e non si appoggia che al solo Parry).

DE ROMAN Questo tuo discorso mi fa concepire qualche speranza, e tanto piú che il nome d’amico, e quello d’amante garanti si fanno del mio caro Trifour. So che veneri l’amicizia, che rispetti l’amore, e so non meno quali siano i tuoi ammirabili sentimenti verso la religione. Io mi ritiro per scrivere al Duca di Durmont. Tutto spero dalla di lui intercessione presso il piú giusto dei monarchi, che lo ama quanto lo stima.

TRIFOUR (nella massima astrazione) Sí... sí... èvero...

DE ROMAN Io vado dunque, e Parry resterà teco.

TRIFOUR No no. Porta egli pure (siede).

PARRY (Non mi slontanerò molto da questa camera. Fidatevi di me).

DE ROMAN E bene; voglio appagarti. Scrivo al Duca, gl’invio la lettera, indi tornerò a rivederti. Parry seguimi... Trifour...

TRIFOUR Che vuoi?

DE ROMAN (osservandolo con fermezza) Trifour soffri, ah sí soffri da uomo, e sappi vincere. (Starai bene attento) (a Parry, e via con lui).

TRIFOUR (pausa non breve, in cui Trifour stando sempre a sedere getta all’intorno di sé delle cupe e torbide occhiate) Ella dunque piú non vive, ed io vivo? Non vive...? ma come...? Ah no; ciò non può essere... Un’illusione funesta m’inganna... Se la mia esistenza pende dall’esistenza di Luisa, dovrei giacer seco nello stesso feretro... Ma questa benda che mi cinge il braccio... quel feral bronzo, il cui suono pur anche mi rimbomba alle orecchie, e mi percuote fortemente sul core... questo offuscamento di ragione... quest’agonia di anima, e il render conto a me stesso della mia terribile situazione, tutto ciò non mi convince, che piú Luisa non vive? Oh Dio! (Si getta dalla sedia in ginocchioni, e rimane colla testa piegata fino a terra. Pausa breve). Io l’ho perduta, e perduta per sempre? (alzando il capo e restando cogli occhi immobilmente fissi sulla terra. Pausa. Indi si scuote, e sorge con impeto) Per sempre? per sempre? oh supplizio! oh pensiero, tu penetri e squarci l’anima, e traboccar fai il pianto trattenuto finora su gli occhi miei dall’eccesso della disperazione! (Siede affannosamente piangendo. Pausa. Torna a rialzarsi con un’estrema forza) Ah dove, dove siete empi assassini di Luisa...? Il mio furore saprà trovarvi fin nell’abbisso... Ed io cerco gli assassini di Luisa...? E non son’io forse il solo carnefice, che le immerse il pugnale nel seno? Senza l’amor mio esisterebbe ancora. Dunque Luisa è morta? Piú non la vedrò? Io l’ho perduta per sempre? Che tardo a seguitarla? che tardo a vendicarla...? (In atto di sfasciarsi il braccio) Ma no. Sarebbe una grazia il darmi la morte, separandomi da me medesimo nel tempo, che desto orrore a me stesso. La mia disperazione io sento che si accresce... Detesto la mia esistenza... Detesto gli uomini... Detesto il mondo... Rendetemi, ah sí rendetemi o disumani la sagrificata Luisa... Perché ci avete separati? No no; io non posso, né voglio vivere su questa terra, dove io l’ho perduta, e dove ha ella ingiustamente sofferti tanti mali, e tante orribili pene... Ma voi, o barbari ed è pur vero ch’esultate sul suo cadavere, e tripudiate all’aspetto delle mie lagrime, insultando la di lei morte, e i miei gemiti disperati? Ah no, non vi vanterete del vostro delitto... (apre furiosamente una cantera, e ne leva due pistole).

Scena terza

Parry, e detto.

PARRY Quale intenzione è la vostra? che uso far volete di cotest’armi?

TRIFOUR Voglio uscire...

PARRY In quest’ora?

TRIFOUR Voglio uscire, io ti replico.

PARRY Ma... voi mi cagionate un grandissimo spavento...

TRIFOUR Non ti opporre...

PARRY Come? Non volete ch’io m’opponga, allorché vi vedo in faccia la disperazione? Datemi, sí datemi quelle armi... Voi macchinate qualche orribil disegno...

TRIFOUR Tu chiami orribile il mio disegno? Egli è giusto. Egli è degno dell’amante di Luisa, e de’ suoi esecrandi tiranni... Voglio uscire, e tu non sarai capace di tenermi... (in atto d’impetuosa risoluzione).

Scena quarta

De Roman, e detti.

DE ROMAN Dove corri?

TRIFOUR A massacrare i carnefici di Luisa... Vieni... unisciti meco... (come sopra).

DE ROMAN Ah Trifour tu vaneggi...! a me, a me quelle armi...

TRIFOUR Tu di piú irriti le mie furie vendicatrici... lasciami, ah sí lasciami libero il passo...

DE ROMAN E quale acciecamento ti strascina ad una cosí condannabile risoluzione?

TRIFOUR Chiama pure questa mia disperata risoluzione abbandono del cielo, perdimento di ragione, trasporto di vendetta, impeto di furore. Io non mi ci oppongo. Giurai di trucidarli, di strappar loro il core. Nulla di piú io dico... Scostati.

DE ROMAN Tu passerai sul mio corpo, ma finché il tuo amico respira, no non eseguirai un cosí insensato progetto.

TRIFOUR (torbidamente) De Roman il difensore dei tiranni? Non ridurmi all’estremo di rivolger quest’armi contro al mio petto... (A un cenno di Roman Parry si scaglia sopra Trifour, De Roman lo seconda, per cui dopo breve resistenza lo disarmano. Trifour si abbandona ansante su d’una sedia, mentre Parry frettoloso porta seco le due pistole. Pausa). Fin l’amicizia è congiurata contro di me, perché la mia mano non vendichi un atroce assassinio negli scellerati, che lo commisero? Luisa... Luisa invendicata? io fremo!

DE ROMAN Tu offendi a torto la sensibile, la fedele, l’intraprendente amicizia. Obliasti forse ch’ella per vendicar l’innocenza, e per disperdere i colpevoli, che la svenarono, farà in breve armare contro di loro l’ultrice spada d’un re giusto e potente? Il mio foglio sarà già forse pervenuto col mezzo del Duca di Durmont sotto gli occhi del monarca. Inorridito il suo core paterno dall’esecrando misfatto sta per fulminare, o ha già fulminata la terribil sentenza, ch’esterminar deve gli autori ed i complici d’un enorme delitto. Come? hai tu potuto un sol momento sospettare ch’io m’opponessi all’eccidio della tirannide, onde ottenesse l’impunità d’un reato che spaventa la ragione, oltraggia la natura, tradisce l’umanità e rovescia e calpesta le leggi tutte del cielo e degli uomini? Lascia lascia gli scellerati al loro destino. Rivolgi unicamente il pensiero su di te stesso, ed inalzalo non meno a quell’anima pura, che ineffabilmente immersa nel sommo Bene forma i piú fervidi voti per la tua conservazione e per la tua felicità.

TRIFOUR (si alza, e gli si getta in braccio) Ah caro amico, ed è pur vero che l’interesse e l’odio d’un’infame matrigna, e d’uno snaturato padre me l’hanno barbaramente rapita? Qual core non si solleverà contro di quelle furie, e contro di quei mostri infernali? Ah sí almeno... almeno saper potessi quai furono gli ultimi suoi momenti... quali le circostanze della sua morte... le sue estreme parole... i suoi spasimi... la sua agonia. Tutto, ah sí tutto saper voglio. Esacerbate le mie piaghe, squarciatemi íl core, strappatemi l’anima, ma nulla nulla non mi ascondete.

DE ROMAN Dopo il colpo mortale, che l’oppresse, piú non racquistò l’uso dei sensi. Tanto assicurato venni dal pio ministro, nelle cui braccia spirò la bell’anima.

TRIFOUR Ah Luisa! (piange).

DE ROMAN Sí, caro amico, abbandonati al tuo dolore e all’impeto del tuo pianto. Io non te lo vieto. Ma le tue lagrime e le tue pene degne siano di Luisa, e del suo amante. Rammentati ch’ella ascolta i tuoi gemiti. Pensa ch’ella vede il tuo pianto. Le tue angosce la inteneriscono, e mentre approva e riceve il tuo puro omaggio, sovvienti che ti resta la consolante speranza d’una riunione in cielo per tutti i secoli.

TRIFOUR Ah! conoscessi almeno il momento che riunir mi deve a quell’anima adorata, come misuro col pensiero l’immenso spazio che ci separa! Allora io compenserei la lontananza, che da lei mi divide, col progresso del tempo, e conterei in ciascun giorno tolto alla mia vita i passi che mi avvicinerebbero all’eterna nostra riunione. Ma la carriera degli affanni, che mi s’apre dinanzi agli occhi, è coperta dalla caligine d’un incerto avvenire. Il suo termine è già fissato dalla mano suprema, ma si nasconde alla mia debole vista. Ecco ecco il mio supplizio!

DE ROMAN Ben comprendo che la tua anima, la quale aveva tanta conformità, tanta intima corrispondenza, e tanta indefinibile correlazione coll’anima di Luisa, or ch’è da lei separata, trovasi in un continuo stato d’irresistibile ansiosa tendenza, anelando sempre, e lanciandosi per tornare a riunirsi alla sua metà, da cui formavasi una sol’anima. Un tale stato ben so ch’è penoso e crudele, ma raddolcirlo potrai col rendere i piú sinceri tributi di riconoscenza e d’ammirazione alla virtú e alla fedeltà di Luisa. Non ti saranno forse di un soave conforto gli elogi che le saranno consacrati? Il conoscere che la di lei memoria passerà in quella dei nostri discendenti, e che vivrà negli annali della sensibilità fino all’ultimo giorno del mondo, non ti ricolmerà il core d’una inesprimibile compiacenza? Ah sí, i sensibili nipoti frenar non potranno le lagrime quando leggeranno sulla tomba della tua incomparabile amante: La passione vincitrice fu la disgrazia della sua vita, e la passione vinta la rende sempre piú degna d’ammirazione e di pietà.

TRIFOUR Tulo sai, o amico, se vi furono giammai due cori piú teneri, piú costanti, e piú dolorosamente afflitti dei nostri. Voglia il cielo che la mia trista esperienza sia di profitto e d’esempio a quelli, che si presentano sul pericoloso sentiero delle passioni, e sarò certamente meno infelice nella mia estrema sciagura, se coopererò insieme che i genitori non tradiscano i doveri del loro sacro carattere. Gli sfortunati provar deggiono una specie di consolazione quando impedir possono che gli altri non si espongano alle tremende prove, che hanno essi tollerate. L’idea che l’eccidio della tenera e sviscerata Luisa, illuminando i padri, preservar possa qualche virtuosa figlia dal tragico fine, di cui fu ella la vittima, parmi che spargerà di qualche dolcezza gli ultimi giorni miei.

DE ROMAN Oh con qual trasporto ti ascolto! Io nei tuoi ragionamenti, che palesano molti gradi d’ammirabile rassegnazione, scopro un prodigio della bell’anima di Luisa, che veglia al tuo fianco. Che se l’uomo virtuoso ed onesto, il quale trovasi investito dalle piú atroci sciagure merita che Dio si avanzi per contemplarlo, oh come egli è piú degno degli sguardi della Divinità quando intrepidamente affronta i mali, e costantemente gli soffre!

Scena quinta

Parry, e detti.

PARRY È giunta in questo momento una carrozza del Duca di Durmont con due livree del re coll’ordine, che voi o Mr de Roman vi montiate dentro per trasferirvi alla Corte piú presto che sarà possibile.

TRIFOUR Che vuol dire ciò?

DE ROMAN L’amico Duca vorrà forse parteciparmi la risoluzioni del re, o fors’anche bramerà ch’io stesso informi a bocca il sovrano di quanto ha preceduto ed accompagnato la morte della sfortunata Luisa. Io antiveder non posso il preciso tempo, nel quale dovrò trattenermi in Corte. Giacché costretto sono a lasciarti, non per questo sospettar voglio che tu capace sia d’abbandonarti a qualche eccesso riprovato dalla ragione e condannato dal cielo. Segui intanto un mio consiglio. Prendi qualche ristoro, indi nel corso della notte cercar devi di riparar col riposo alla dissipazione delle tue forze. Io penso poi che dimani tu debba lasciar meco Parigi onde viaggiare un anno per l’Inghilterra, la Germania e l’Italia. Io non mi distaccherò mai dal tuo fianco. Addio mio diletto Trifour. Ti ho amato sempre teneramente, ma ancor di piú sento e conosco che la tua estrema disgrazia ti rende al mio core mille volte piú interessante, e piú caro. (Non lo perder di vista) (a Parry, che lo seguita).

Scena sesta

Trifour, indi Parry.

TRIFOUR (siede, e dopo un breve silenzio sospira profondamente, e sollevagli occhi al cielo) Ah sí, se Iddio ascolta i voti degl’infelici, i miei saranno ben presto esauditi. L’ultimo mio giorno sarà il meglio impiegato di tutta la vita. (Pausa non breve). Ma ahimè! una mortale, ed improvvisa oppressione mi toglie il respiro... (Pausa piú breve)L’anima squarciata, sbigottita, e spasimante dopo un momento d’apparente calma ripiomba nell’angoscia, e nella desolante disperazione! (pausa) Oh Dio...! oh terrore...! errar mi vedo all’intorno l’immagine di Luisa... Ella geme, e mi rimprovera la sua morte... questo questo pensiero è il mio seguace carnefice. Ah sí, son’io, son’io lo scellerato inumano, che la precipitò nel sepolcro, dove anelo di ritrovarla. La nostra separazione le costò pur troppo la vita... Dunque o tenera Luisa, tu piú non vivi? Io dunque non ricevei i tuoi estremi sospiri? Tu non riceverai i miei? Io morir non potrò sotto i tuoi occhi? Io morirò dopo di te? (Pausa. Si alza) Ah! giacché mi fu negato d’accoglier gli ultimi tuoi sospiri, no non mi si negherà che io riveda quella cara e fredda spoglia, la quale fu l’albergo di tanto amore, di tanta costanza, e di tanta virtú. Ella non sarà forse chiusa per anche nel sepolcro... e quando lo fosse, scenderò nel di lui tenebroso fondo per abbracciarla, per inondarla colle mie lagrime, e per chiederle fra i gemiti d’un cor disperato che mi unisca per sempre al suo destino. (Pensa) Tutto sembra che favorisca il mio disegno. Il silenzio della notte. L’amico lontano, e la vicinanza della parrocchia, dove il feral suono di quella trista campana mi assicurò che fu trasportata. (Pensa di novo) O Parry mi seconderà, o saprò eludere la sua vigilanza. Eccolo.

PARRY Mr de Roman si è affrettato alla Corte. Spero che il nostro monarca darà un esempio degno di lui. Un padre, una matrigna, un infame vagabondo, e un medico iniquo giustiziati è ciò che ardentemente desidero di vedere prima di morire.

TRIFOUR Al supplizio di quelli scellerati vorresti tu che si unisse l’eccidio d’un innocente?

PARRY Oh non mai!

TRIFOUR E se quell’innocente fosse l’infelice Trifour?

PARRY Darei la mia vita per salvarlo.

TRIFOUR Molto meno impiegar devi per la di lui salvezza.

PARRY Io non v’intendo.

TRIFOUR Tu mi conosci, e ben sai quanto io sia fermo nelle mie deliberazioni, allorché non si oppongono all’onestà ed alla religione. Confesso che nella cieca risoluzione di massacrare gli assassini di Luisa, eravi da me compreso l’occulto disegno di togliermi la vita, dopo eseguito l’immaginato massacro. Tu sai pure che l’amicizia disarmò questo braccio, e piú ancora influí la bell’anima di Luisa, che veglia invisibile al mio fianco, a farmi abbandonare e aborrire un orribil progetto. A me non resta adesso, che un misero ed estremo conforto...

PARRY E quale...

TRIFOUR Di contemplare il di lei cadavere, di abbracciarlo, e bagnarlo coll’amaro mio pianto, prima che sia chiuso nel sepolcro. Che se già stato vi fosse deposto, o scenderò nella tomba, o prosternato su i freddi sassi che la ricoprono, farò che vi scendano le mie lagrime e i disperati miei gemiti.

PARRY Come...? e vorreste...? ah rinunciate, rinunciate a un’idea, che non può se non accrescere le vostre pene, e funestare inutilmente il cor vostro. Venite, venite meco. Pigliate un poco di ristoro, e coricatevi. Dimani Mr de Roman è assolutamente determinato che si lasci Parigi...

TRIFOUR (con fermezza) Parry tu mi conosci, e suppor puoi ch’io abbandoni un progetto, che la desolata mia tenerezza è impaziente di eseguire, quand’ancora affrontar dovesse i piú insormontabili ostacoli, e i pericoli piú spaventosi?

PARRY Oh sicuramente voi non uscirete di questa camera.

TRIFOUR Tu sai che ho delle altre armi in mio potere... Parry ascoltami. Non cimentare la mia disperazione. O consenti ch’io mi trasferisca alla vicina parrocchia, e ti prometto per la bell’anima di Luisa, giuramento che in me prevale a tutte le promesse che hanno per base l’onore, e quanto v’è di piú sacro, sí ti prometto di non attentare né contro la mia vita, né contro la vita altrui. Ma se ti opponi, trema o Parry, che questa notte funesta non si renda orribile e memorabile colle piú sanguinose tragedie. Chi assicurerebbe te stesso, se tu ardisci...

PARRY Ah signore... Mr de Roman mi ha espressamente comandato...

TRIFOUR Certo sono ch’egli acconsentirebbe a non privarmi d’un’estrema consolazione, a cui anela fra gli spasimi d’un’angoscia mortale lo squarciato mio core.

PARRY E pretendete...?

TRIFOUR Che tu mi lasci.

PARRY Ed io devo...?

TRIFOUR Devi obbedirmi.

PARRY Mi fiderò della vostra promessa?

TRIFOUR Ella è sacra.

PARRY Ma se poi...

TRIFOUR Diffidi ancora?

PARRY E se ritorna Mr de Roman...?

TRIFOUR Conducilo alla parrocchia.

PARRY A che mai mi forzate!

TRIFOUR Io vado...

PARRY Ah uditemi...

TRIFOUR Allontanati.

PARRY Lasciate almeno ch’io vi accompagni...

TRIFOUR No.

PARRY Io son pieno di spavento...

TRIFOUR Dubiti sempre?

PARRY Ah pur troppo!

TRIFOUR Ricordati...

PARRY Che dir volete?

TRIFOUR Ch’io giurai per Luisa (via seguito da Parry).


ATTO SESTO

Scena prima

Stanza mortuaria, che corrisponde al cimitero della parrocchia. Da un lato una bara coperta da un panno nero. Lampione appeso al muro, che spande all’intorno un fosco lume.

Pantomima

Presso alla bara sta il ministro de Croisset a sedere orando con un libbro in mano. Un sotterratore da quel lato opposto, che si suppone una parte del cimitero, fa attualmente lo sterro per inumarvi il cadavere di Luisa. In questo si sente picchiar due volte al di dentro della stanza mortuaria. Il ministro si alza, e parte. Torna poco dopo, e ordina al sotterratore di partire. Si ritira di novo, e introduce in seguito Trifour in aspetto spaventato, squallido e scontraffatto, tenendolo per le braccia, mentre tremando si avanza.

Scena seconda

Mr Croisset, e Trifour.

N.B. Trifour abbandonato nelle braccia del ministro, ascoltar non deve il di lui discorso, restando alienato ed assorto in un cupo e affannoso riconcentramento, tenendo sempre gli occhi fissi e smarriti sulla bara, ove giace Luisa.

CROISSET I primi attributi dei ministri dell’altare esser deggiono, o figlio, la compassione e la carità. So come amaste, e come foste amato. Una virtuosa tenerezza ridotta al presente lagrimevole estremo meritar deve quella condescendenza, che un pastore religioso ed austero sarebbe in dovere di negare agli amori comuni in un secolo depravato. Chi rispettò sempre in una virtuosa figlia gli angelici suoi costumi, finch’ella visse, oserebbe adesso di offenderne con un pensiero ancora l’estinta spoglia, riserbata alla putredine nel vicino sepolcro? Andate, caro figlio, andate. Sarebbe un degradare un Dio d’amore e di clemenza, se c’immaginassimo ch’egli vietasse all’umanità, di cui ci ha rivestiti, le amare lagrime del dolore. Egli stesso all’aspetto dell’amato Lazzaro estinto c’insegnò non solamente a piangere, ma a gemere per intensissima doglia sulle persone a noi care, e che la morte ci ha tolte. Piangete, ah sí piangete, o figlio, ma rassegnatevi. (Via).

Trifour sempre immobile, sbigottito, e quasi affatto alieno dai sensi seguita cogli occhi smarriti il ministro, indi ritornando a contemplar la bara, sempre piú trema, e per non cadere cerca un appoggio. Si sforza d’avanzarsi verso il feretro, ma all’improvviso impetuosamente retrocede. Finalmente col volto agonizzante, coi capelli rabbuffati, cogli occhi sconvolti, e con passi lenti ed incerti si accosta alla bara. Stende una mano tremante sul negro panno che la ricopre, e mentre lo solleva e lo toglie con impeto, colpito dalla vista del cadavere di Luisa, colle braccia tese, e in un atteggiamento d’orrore manda un grido, e trabocca sul terreno. Poco dopo sollevandosi alquanto col capo e colla persona afferra una delle di lei mani, le quali devono cadere, e pender cionche nell’atto ch’egli leva e getta per terra il panno, che la ricopriva.

TRIFOUR (piange, singhiozza, e spasima, premendo le labbra sulla mano di Luisa) Oh mano... mano cara e spaventosa, in questo luogo, in questo stato, e in mezzo alle strida disperate io ti stringo, io ti bacio? oh idea orribile e desolante! Luisa... Luisa... (la considera tremando fra gli aneliti affannosi) Oh Dio...! m’è concesso dunque di rivederti dopo ch’io t’ho perduta, e ti ho perduta per sempre...? Ma ahimè! qual ti rivedo! ed è pur vero che questi occhi adorati piú non si apriranno? queste labbra chiuse eternamente piú scender non faranno nella squarciata anima mia la speranza e il conforto? Ah Luisa... Luisa... questa mano ch’esser doveva il pegno della nostra felicità, e che io mi lusingava di ricevere dinanzi al sacro altare, la ricevo adesso in faccia alla fossa che ti attende, e allorché giaci freddo e insensibil cadavere in quest’orrida bara? Io gemo nel far discendere una cosí tremenda certezza nel mio core spirante. (Pausa) Ed è Iddio quello che fa spargere le mie lagrime, e che me l’ha strappata dal seno? (si alza con impeto) Ah se tu sei un Ente sovranamente buono, e l’unico e il pietoso amico degl’infelici, o rendimi, ah sí, o rendimi in Luisa l’amante sviscerata, la tenera sorella, l’affettuosa compagna, l’amica fedele, o toglimi da uno stato deplorabile, che mi fa orrore. Liberami, se giusto sei, quanto potente, da un’odiosa esistenza. La fossa è già aperta. Io io voglio in quella precederla... Ah sí, morir voglio... (si precipita di novo presso al feretro tornando ad afferrare una delle mani di Luisa. Lentamente poi riscuotendosi parla con voce debole) Dio buono... tu esaudisti i miei voti... Io sento che fra le angosce... e fra gli squarciamenti del core... l’anima già soccombe... ah sí, io spirerò fra poco... Luisa mi aspetta... Luisa mi stende le braccia... Eccomi... eccomi al momento... in cui si gusta... una soddisfazione... a lasciar la vita... Cara Luisa... io ti ... precedo... sí... ti precedo... nel... se ... polcro... (nell’atto di volersi strascinare per gettarsi nella fossa, cade privo di senso).

Scena terza

Mr Croisset seguito dal sotterratore, e detto.

CROISSET Infelice! o Dio di misericordia, tu l’assisti! Vieni. Ponghiamolo su questa sedia (al sotterratore. Lo adagiano sopra una sedia). Tu intanto inumar devi sollecitamente quel cadavere. (Considera Trifour) Lo crederei morto, se lo sconvolgimento de’ di lui spiriti non gli cagionasse dei moti convulsi, che fanno testimonianza della sua vita. Spero che presto racquisterà i sentimenti (gli fa odorare dello spirito. Indi torna ad osservarlo commosso) Oh spettacolo, che penetra il core! Ma oh quanti cori di ferro vi sono per contemplarlo a ciglio asciutto! Sciaurati mortali, non vi basta dunque d’esser deboli, ch’esser volete crudeli a tal segno da opprimere l’onestà e l’innocenza, soffocando le voci della santa umanità? (Il sotterratore dopo aver sepolto Luisa parte, seco recando la bara). Pur troppo la virtú di natura cosí intrepida combattuta dall’avversione e dalla perfidia soggiace sovente nel mondo a funeste e sanguinose eclissi! Oh parenti disumanati! no, capaci non siete di scordarvi, che un favor cieco di fortuna vi rese ricchi e potenti per sovvenirvi che la natura vi ha fatti uomini! Ma questo sfortunato ha d’uopo d’un maggiore e pronto soccorso... Conviene ch’io cerchi d’un medico. Ah no da che vivo, non ho giammai provata una piú profonda sensazione di pietà e di dolore! (via).

Scena quarta

Trifour essendo sempre svenuto, all’improvviso per di sotto in su dal terreno, dove fu sepolta Luisa, esce la di lei Anima coperta da una candida e leggerissima vesta. Si accosta in aria ridente ed affettuosa a Trifour, e dice con un amabile e soave tuono di voce.

ANIMA DI LUISA Cessa, diletto amico, cessa di piangere. Io sono in cielo perfettamente felice. Le mie pene son terminate, e le mie gioie incominciano nel seno dell’eternità. Tu resti pur anche nella carriera del dolore. Ma ti sosterrà su di quella la tenera Luisa. Io veglierò su i tuoi giorni. Io animerò la tua speranza. Io raddolcirò le tue angosce. Vivi, ah sí vivi. Consolati, e pensa ch’io non devo, né posso affliggermi. Pensa ch’io ti amo ancora, e che ti amerò nell’interminabilità di tutti i secoli. Cara ti sia la mia memoria. Ecco il deposito ch’io ti lascio. Difendila, e sappi per tuo conforto, che se il giorno della nostra separazione è consumato, fu già a caratteri indelebili scritto quello, che dovrà riunirci. Io ti preverrò d’un momento cosí fortunato, e la tua anima spirando, e confondendosi coll’anima della tua sviscerata Luisa, volerà unita colla mia anima per mai piú non dividersi nell’amoroso grembo del Creatore (si profonda nel luogo stesso, donde era uscita).

TRIFOUR (a poco a poco riprende gli spiriti, e nel ritornare alla vita va debolmente ripetendo) Per... mai... mai... piú... non... dividersi... ah Luisa...! (Si alza con trasporto a braccia aperte come in atto di abbracciarla. All’improvvisó si ferma, resta attonito, e si guarda all’intorno) Ah dove... dove sei? (Pausa) Io l’ho ancora presente... La sua cara voce mi suona all’orecchie, e desta nel mio core un palpito consolante, che lo dilata soavemente... Ma questo non è il luogo del suo sepolcro...? Ah sí, ella vi fu già chiusa... (Rimane come colpito, e teneramente estatico e commosso ripete) La tua anima spirando e confondendosi coll’anima della tua sviscerata Luisa volerà unita colla mia anima per mai piú non dividersi nell’amoroso grembo del Creatore...

Scena quinta

Mr de Croisset, e detto.

TRIFOUR Ah padre... correte... ascoltate... ditemi... (vibrandosi verso di lui).

CROISSET Figlio, io mi consolo di non ritrovarvi qual vi lasciai. Io stesso corsi finora, ma inutilmente, in traccia d’un medico, che vi prestasse soccorso. Era il mio core timoroso, inquieto, agitato nel mio ritardo...

TRIFOUR (senza ascoltarlo) Ah sí, ditemi... sarebbe forse un delirio, un’illusione...? Ah lasciatemi, lasciatemi, o pietoso padre, sí lasciatemi nel mio inganno... Luisa... la cara Luisa...

CROISSET Io non v’intendo... Se piú qui non vedete il suo cadavere inumar lo feci per togliervi un oggetto, che piú aspramente esacerbava le vostre pene.

TRIFOUR Io precederla voleva nel sepolcro... Mi sembrò di sprofondarmici... io caddi...

CROISSET Sí, cadeste, o figlio, privo di senso, e fu allora ch’io colà vi trasportai...

TRIFOUR Ah no, non è possibile ch’io lo creda, e ch’egli fosse un vano fantasma della mente agitata. Io la vidi sorgere al di sopra di quella terra, che la ricopre. Una candida vesta leggermente avvolgevala. I suoi occhi risplendevano come due stelle, e il suo caro volto spirava una dolcezza angelica e sovrumana. La soave sua voce aveva una celeste armonia, che rapiva il mio spirito, che pasceva il mio core... E chi mai, se non Luisa, oprar poteva il prodigio di versare un balsamo consolatore sulle vive e sanguinose ferite d’un’anima agonizzante fra l’angoscia, la disperazione, e la morte?

CROISSET Da quanto voi mi narrate, vi apparve l’immagine dell’estinta Luisa...

TRIFOUR Ah le sue parole, le sue parole, o padre, non usciranno giammai dalla mia mente, né si cancelleranno da questo core... Ella è felice in cielo... Ella veglierà sui miei giorni... Ella mi ama ancora... mi amerà eternamente... Conservar devo, e difendere la sua memoria... Ella mi preverrà del momento della nostra riunione... Il giorno è già segnato a caratteri indelebili... Ah padre, udite udite gli ultimi suoi sentimenti, e piangete meco di tenerezza e di gioia... La sua anima spirando e confondendosi coll’anima della tua sviscerata Luisa volerà unita colla mia anima per mai piú non dividersi nell’amoroso grembo del Creatore... Oh morte tu non sei per me piú terribile... ti attendo, e ti bramo, non come un male spaventoso, ma come il maggiore dei beni, non come un temuto gastigo, ma come una ricompensa soave!

CROISSET Voi mi ricolmate di stupore!

TRIFOUR Io non ignoro, o padre, che il credere ai sogni o alle visioni è una debolezza dello spirito umano rigettata dal buon senso, e proscritta dalla ragione. Ma io non sognai... Io qui la vidi... qui l’ascoltai... Il testimonio del mio core risorto me n’assicura, e piú me n’assicura quel sentimento confortatore, di cui trabocca l’anima mia. Ah padre, no non accusate la mia credulità...

CROISSET Vi sono, o figlio, degli eventi, in cui si scopre una mano superiore alla natura, e in vece che la nostra credulità ci umili, ella è un omaggio che altamente rendiamo all’onnipotenza del cielo. Lungi dal rimproverare la vostra credulità io penso, secondo i miei principi che la bontà dell’Ente sommo essendo illimitata, come senza limiti è la sua potenza, le maraviglie operate dall’una e dall’altra rare non sono agli occhi della religione in favore dell’innocenza e della virtú. Non leggiamo noi nei sacri scrittori l’apparizione del filosofo Evagrio, che dopo morte veder si fece, e parlò al venerabil pastore d’Alessandria? Io mi compiaccio dunque di non riconoscer meno l’opera dell’Onnipotente nella visione che mi narraste, e che tanto ha cooperato a raddolcir lo spasimo dell’acerba piaga, che il pugnal del dolore aperse nel piú profondo della vostr’anima.

TRIFOUR Ah padre, pietoso padre, i vostri ragionamenti, che annunziano la bontà del cor vostro sollevano il mio, e lo fanno dolcemente rivivere.

CROISSET Quando ancora la credula vostra semplicità ingannata rimanesse dalle apparenze, e troppo lungi portasse la prevenzione, il di lei principio che non può derivare se non da un fondo di religione, la rende rispettabile, e in vece di trovarvi un soggetto per deriderla, io la felicito della propria credulità. Nobile errore quando nasce da una sí bella sorgente, ed a cui la virtú dar dovrebbe un miglior nome!

Scena sesta

De Roman frettoloso, e detti.

DE ROMAN (correndo ad abbracciar Trifour) Ah crudele amico, tu mi hai fatto agghiacciar di timore!

TRIFOUR De Roman! (restando strettamente uniti. Pausa).

DE ROMAN Oh Dio...! t’ho pur ritrovato, ed è svanito ogni mio angustioso spavento!

CROISSET Doppiamente esultar dovete. Voi lo ritrovate, non già in preda d’un disperato dolore, ma rianimato dal cielo, rassegnato alla religione, e confortato dalla sua medesima virtuosa tenerezza.

DE ROMAN Potrei io dubitare d’una cosí felice e inaspettata rivoluzione quando il piú saggio e il piú rispettabile fra gli uomini me ne assicura? Ah sí, fin nel tuo volto appariscono i sintomi miracolosi della tua guarigione, e tanto piú prodigiosi perché si manifestano presso al sepolcro di quella, che fu l’esempio del sesso, e che seco si trasse nella tomba ogni tua speranza, ogni tua gioia, ogni tuo bene. Frattanto non saprei descriverti qual tremito mi sorprese, allorché tornato dal reale palazzo, e bramando di farti note le risoluzioni prese dal re, mi fu da Parry partecipato, che lo avevi costretto a lasciarti venir solo sotto l’ombre della notte in questo luogo funesto. Mille idee, mille timori mi si affollarono alla mente, ond’io senza attendere un momento corsi sulle tue tracce, ben fortunato d’averti potuto abbracciare in uno stato, che ricompensa con usura l’agitazione e lo spavento della sbigottita amicizia.

TRIFOUR Dunque il re...

DE ROMAN Il re inorridito d’un atroce delitto ha ordinato, che la scellerata matrigna, il barbaro padre, il perfido Lunnevil, e l’infame medico vengano sull’istante arrestati, onde in seguito d’un rigoroso processo subiscano la pena proporzionata all’enorme assassinio.

TRIFOUR Che mi narri!

DE ROMAN Il vero.

CROISSET Giusto Dio, oh come i tuoi giudizi sono imperscrutabili, e terribili i tuoi decreti!

DE ROMAN Io non dubito, o caro amico, che la presente serenità del tuo spirito non sia un’opera del sommo Iddio, il quale si serví del piú perfetto fra i ministri dell’altare per istrumento della sua celeste pietà.

TRIFOUR Ah sí, molto io gli devo, ma il supremo protettore degli oppressi, il celeste consolatore degli afflitti, e l’unico sostegno dei perseguitati quello fu che colla vista della cara Luisa, e coll’inesprimibil dolcezza delle di lei soavissime parole porse al lacerato mio core il solo balsamo, che disacerbar poteva l’acerbità delle sue profonde ferite.

DE ROMAN Tu mi ricolmi di maraviglia... Luisa dunque... Luisa... ma come ciò...? quale arcano ch’io mi dispero di poter decifrare?

TRIFOUR Tutto ti sarà noto... ah sí, resterai stupito, estatico... sappi intanto che la memoria di Luisa, e la speranza dell’interminabil nostra riunione occuperanno dolcemente i miei giorni, e sosterranno la mia esistenza. La passione, che mi ha dominato per sí gran tempo, conosco e sento che mi lasciò virtuoso. Ecco tutta la mia gloria. È grande senza dubbio, e ne vado superbo. La mia costanza, e la forza, da cui animato mi trovo, il premio sono della mia virtuosa onestà. Saper si vuole chi mi ha fatto sempre amar la virtú? Ella prese a’ miei occhi la figura di quella donna adorabile, che la rappresentò tanto bene, finch’ella visse, onde non sarà mai possibile, che una sí cara immagine possa farmela obliare un istante. Quella è la sua tomba. Ecco dove si riconcentreranno i miei pensieri, dove si raccoglieranno le mie brame, e donde spingendomi verso la divina Luisa, mi sforzerò perch’ella m’impedisca di ricadere su di me stesso, e d’affondare nel fango della materia. Oh amate ceneri, io vi bagnerò sovente colle mie lagrime, ma avranno queste una certa dolcezza, che aver non potrebbe il pianto, ch’io spargerei per Luisa infedele.

Scena ultima

Parry seguito dalla B rie ansante, e detti.

PARRY Venite, venite... affrettatevi.

TRIFOUR

DE ROMAN

La Brie!

LA BRIE Ah Mr Trifour... ah Mr de Roman...

TRIFOUR Che avvenne?

DE ROMAN Che fu?

CROISSET Parlate.

LA BRIE Io tremo ancora...! Permettetemi ch’io sieda, e che prenda un poco di respiro.

CROISSET Sedete sedete (Parry le dà una sedia).

LA BRIE Ah no, senza quanto è successo, non avrei avuto il coraggio d’avanzarmi in questo luogo funesto!

TRIFOUR O fedele amica dell’adorata Luisa, non ci tenete di piú sospesi ed incerti. Lo sbigottimento, che vi leggiamo in fronte porta l’agitazione dei nostri cori.

LA BRIE Uditemi dunque. Dopo la morte della sfortunata madamigella Luisa, e dopo che fu portata al sepolcro, Mr Duplessy, Madama Duplessy, e Lunnevil si chiusero, tenendo insieme delle segrete conferenze. Essendo comparso in seguito il medico le Grange, e venendo subito ammesso alla conferenza, poco dopo si sciolse, e si osservò per casa un gran moto, il quale sembrava indicare una risoluzione di precipitosa partenza. Giunse in questo un espresso di Brettagna con una lettera per Mr Duplessy. Egli l’apre, e la scorre appena coll’occhio, che impallidisce, getta uno strido, si percuote la fronte, e piomba in terra. Mentre il medico le Grange, e Lunnevil lo trasportano in una contigua camera per prestarli un pronto soccorso, Madama Duplessy legge la fatal lettera, in cui si partecipava al marito, che una truppa di ladri essendosi di notte tempo introdotti nella di lui casa, rubato gli avevano tutto il contante, e oltreciò si erano impossessati dell’argenteria, e delle piú ricche supellettili. La nova funesta smarrir fece Madama Duplessy, ma piú restò ella sbigottita, quando annunziato gli venne dal medico le Grange, e riconfermato da Lunnevil, che Mr Duplessy era morto di un colpo apopletico.

TRIFOUR Che ascolto mai!

DE ROMAN Qual evento!

CROISSET Oh infelice!

PARRY Se l’era meritato.

LA BRIE Madama Duplessy alzando degli urli disperati accorrer fece tutti i domestici, ed io fra quelli. All’improvviso picchiar si sente con impeto agli usci dell’albergo, e nell’istante medesimo v’è chi grida di non aprire, essendo alla porta gli esecutori della giustizia. A questo avviso Lunnevil, il medico, e Madama Duplessy rimangono sorpresi, costernati, e tremanti. Ma in pochi momenti atterrate vengono le porte. Lunnevil e il medico, nella speranza di sottrarsi, fuggono qua e là per la casa, e abbandonano Madama Duplessy. Ella è ben tosto arrestata ad onta dei di lei schiamazzi, e degli sforzi che impiegava per liberarsi dai risoluti esecutori, che la ritenevano. Mentre alcuni di questi rimangono alla di lei custodia, molti altri danno dietro ai fuggitivi. Venendo intanto ritrovato Mr Duplessy morto sopra d’un canapè, fu il di lui cadavere strascinato e gettato ai piedi dell’attonita moglie.

TRIFOUR Quale spettacolo!

DE ROMAN Io raccapriccio!

CROISSET Giusto Dio, che scena d’orrore!

PARRY Pur troppo chi fa male ha male!

LA BRIE Lunnevil essendosi refugiato in una soffitta, e venendo inseguito, saltò sopra un tetto, e da quello s’introdusse in una locanda accanto appunto alla nostra abitazione. Ma vedendosi scoperto, e sul punto di cadere nelle mani della giustizia, fu sorpreso, per quanto hanno detto, da uno sfiancamento di core originato da un estremo spavento, per cui cascò morto sul fatto. Venne pure il suo corpo strascinato nella stanza, ove gemeva, fremeva, e disperavasi Madama Duplessy, e fu non meno gettato malamente innanzi di lei presso al cadavere di suo marito.

TRIFOUR Oh gastigo!

DE ROMAN Oh esempio!

CROISSET Oh eterna Giustizia, io ti adoro tremando!

PARRY Qual tragedia!

LA BRIE Essendo stato inseguito nel tempo istesso il medico le Grange, e non sapendo egli pure com’evitare l’imminente pericolo, prese il disperato partito di precipitarsi giú da un balcone. Nella caduta troncossi una gamba, onde gli esecutori gli furono ben presto addosso, e lo trasportarono, mentre spasimava di dolore, là dove giacevano sulla nuda terra i cadaveri di Lunnevil, e di Mr Duplessy, accrescendo l’orrore e lo spavento dell’iniqua sua moglie. Confusa, costernata, e inorridita, non essendomi da alcuno stato impedito, mi allontanai da quel raccapricciante spettacolo, e fattami condurre alla vostra casa, pregai Parry, che mi accompagnasse in questo luogo, onde parteciparvi gli eventi terribili, che avete uditi, e di cui se stata io stessa non ne fossi un testimonio oculare, mi sembrerebbero incredibili e favolosi.

TRIFOUR Io mi trovo in uno sbalordimento universale di spirito, da cui io non posso pur anche riscuotermi.

DE ROMAN Meno di te non son’io sorpreso, abbattuto, inorridito, ed oppresso!

CROISSET Ecco le sanguinose e tremende scene, che apre talora la mano ultrice d’un Dio irritato per isbigottire gl’increduli, e per atterrire i colpevoli. Ma quelli infelici, che perdettero l’esistenza, oh quanto son mai di piú da compiangersi, se condannati furono a degli ulteriori supplizi, il cui termine si perde negl’interminabili laberinti d’un’incomprensibile eternità. La barbara matrigna, e il medico scellerato nella loro attuale deplorabile situazione voglia il cielo che prima d’esser condotti al patibolo con un diluvio di lagrime pianger possano i loro delitti per placare quel sommo Dio, dalla cui mano si vibra il fulmine dell’ira, e si aprono a un tempo le immense sorgenti d’infinita misericordia.

TRIFOUR Padre, prendete questo denaro. Spargetelo in seno dell’indigenza, ond’ella inalzi i piú fervidi voti all’Ente sommo e pietoso per implorare alla mia sempre adorata Luisa l’eterna pace in grembo d’un beato soggiorno.

CROISSET Io eseguirò, o figlio, la pia e lodevole volontà vostra. Giuda Maccabeo quello fu che ci diede l’esempio d’intercedere per gli estinti co’ sagrifizi e le offerte, e quest’uso autorizzato dalla nostra religione è un bene, un conforto, che non si concede a coloro, i quali accolti non sono nel di lei grembo. E in fatti qual intima incalcolabile soddisfazione per la grata, per la vedova sensibilità è la certezza di potersi spingere sull’ali della fede tant’oltre da gettare delle stille di refrigerio e di consolazione su quei cari oggetti medesimi, che occuparono in vita la tenerezza dei nostri cori? Oh religione, oh nome santo ed augusto, felici quei mortali che gustano tutta la dolcezza de’ tuoi soavi precetti!

DE ROMAN Io penso che ci ritiriamo da questo luogo, e che ci prepariamo, o Trifour, a partire prima del giorno. La Brie potrà seguitarci, se vuole, mentre io l’assicuro che il mio caro amico serberà in di lei favore i sentimenti della piú sensibile e rispettosa riconoscenza.

TRIFOUR Ah sí, io vi terrò costantemente in luogo di madre, desiderando che mi comunichiate i piú esatti, i piú sinceri e interessanti dettagli, che precedettero e accompagnarono gli ultimi momenti della mia adorata Luisa, ed io pure con vostra sorpresa vi manifesterò in qual prodigioso modo la di lei bell’anima a sparger venne nell’estrema desolazione dell’anima mia un celeste e soave conforto.

LA BRIE Mr Trifour, grata infinitamente mi protesto alla vostra eccessiva bontà. Ma dopo tutto ciò ch’è accaduto sotto gli occhi miei abbandonar voglio un mondo perfido ed aborrito. Quando restituiti ci saremo al vostro albergo partecipar vi deggio il verbal testamento dell’incomparabile madamigella Luisa, del quale ha voluto ch’io sia la fedele esecutrice. Ma penso intanto di non volervi prolungare la soddisfazione di leggere questa lettera, ch’ella stessa mi dettò in risposta della vostra, e che non mi fu possibile di consegnare a Parry. Prendete.

CROISSET Io mi ritirerò...

TRIFOUR Voi ritirarvi? una lettera della cara Luisa aver non può nulla di segreto, ch’esser non debba ascoltato, anzi ammirato anche dal piú austero e religioso ministro della Divinità.

DE ROMAN Impaziente sono d’ascoltarla.

TRIFOUR (legge) «Mio tenero ed unico amico» Quanto equivale questo nome, e di cui mi onorò sempre l’eccellente Luisa a tutti i frivoli vocaboli, dei quali gli amanti comuni e ordinari son prodighi, e che smentiti vengono dalla volubilità e dall’artificiosa perfidia! (legge) «Mio tenero ed unico amico. Ho dovuto ricorrere ad altra mano per rispondervi, giacché i miei incomodi giunti sono a inabilitarmi allo scrivere. Il vostro arrivo mi ha cagionato un vero piacere, e tanto piú grande, perché priva sono sulla terra d’ogni altra consolazione. Molto mi fu grato il sentire, che il virtuoso Mr de Roman vi abbia accompagnato a Parigi, e sempre piú mi convinco, ch’egli non si è mai ingannato sulla causa del mio male. Sento che siete risoluto a delle intraprese attive, ma ricordatevi che non approverò giammai che vi armiate contro i miei parenti, non dubitando che la bontà del cielo ci proteggerà in guisa da non essere costretti di ricorrere a dei mezzi violenti e strepitosi, che irritando l’odio e la persecuzione, io forse ne sarei la vittima sfortunata. Assicuratevi intanto che Luisa o sarà vostra, o non sarà d’alcuno, giacché mi amate con una sí rara e mirabil costanza, malgrado il disgustoso stato della mia presente malattia, che non dovrebbe se non ispirarvi dell’alienazione per me. Ah sí, o possedervi, o morire. Questa promessa è un atto, che io non violerò a qualunque costo, riguardandovi sempre come l’amico unico e tenero del mio core. Vi confesso che non è una piccola consolazione l’affetto, il soccorso, e la pietà d’un uomo d’onore per una figlia desolata ed oppressa. Intanto sempre piú mi convinco, che non è una colpa il dar preferenza ad un uomo, che meriti la stima d’una donna, come non è un delitto il darla senza aver consultati i parenti, e specialmente quando sono nella classe de’ miei. La mia matrigna, non lo nego, mi odia, ma non per questo io lascio di rispettarla, ringraziando il cielo d’esser io stata sempre la paziente e la perseguitata, senza averla offesa giammai. È questa una giustizia che render devo a me stessa. Ella per altro co’ suoi barbari oltraggi non ha fatto che ingrandirmi, dandomi il potere di perdonarle. La mia vendetta si limita soltanto ai rimorsi che le desidero. Ma nella certezza ch’io le perdono sappia ch’io formo dei voti, non solo per la di lei felicità, ma per tutti quelli che la favoriscono, e la secondano. Godo che abitiate a me vicino. La vicinanza può contribuire a vederci. Io lo desidero ardentemente. Non posso però celarvi, che agitata mi trovo dai piú funesti presentimenti. Dio per altro di me disponga secondo la sua adorabile volontà. Non ho rimorsi, ed ho l’anima tranquilla. La morte non mi spaventa, se non in quanto è una separazione dal mio tenero e fedele amico, che non mi ha fatto un sol momento allontanare dall’onestà e dalla virtú. Addio... Sarebbe questo l’ultimo? Qualunque cosa accada di me, io vi protesto e giuro che moro costante nella mia tenerezza, che perdono ai nostri nemici, e se non si niega agli estinti d’avvicinarsi a quelli che amarono in vita, io starò sempre al fianco di voi mio unico amico per attendere il momento, in cui la vostr’anima voli al cielo strettamente unita all’anima della Vostra costante Luisa » (Trifour bacia con trasporto la soscrizione, indi si appoggia a de Roman, asciugandosi gli occhi. Un silenzio accompagnato dalle lagrime generali rappresenta il quadro espressivo e tenero della commozione intima e muta. Pausa).

DE ROMAN Abbiamo tutti in questo incontro sperimentato, che vi sono delle sensibilità, le quali non possono esprimersi coi moti della lingua. La presente, che ci ha investiti e penetrati è stata, dirò quasi, per affogare i nostri cori senza poter giungere alle nostre labbra.

CROISSET Noi non ci stupiremo dell’intensa nostra commozione, rammentandoci che in quella lettera veramente angelica ha parlato la tenera la costante virtú, resa piú interessante e piú sublime fra le sciagure.

TRIFOUR Oh anima celeste, tu sola degna fosti d’ispirare un perfetto amore, e tu sola nascesti per sentirlo. Ah perché, perché non ebbi il tuo core per amarti come lo meritasti!

DE ROMAN Ritiriamoci, ritiriamoci, e disponghiamo quant’è necessario per partire prima del giorno.

TRIFOUR Io mi appiglio alla tua risoluzione, o incomparabile amico, ma dopo un anno fissar mi voglio a Parigi. Questo recinto che conserva quanto ebbi di piú caro sulla terra, sarà quel tacito e quotidiano ritiro, dove nella solitudine e nell’isolamento, a cui ho risoluto di condannarmi, farò conoscere come si ama. Il volgo degli uomini non s’immagina che una passione, il cui oggetto piú non esiste, possa sussistere, ed anche aumentarsi. Ma un’anima isolata che interamente vi s’immerge, ne fa il suo unico pensiero, ed il suo solo alimento. Per lei non v’è né tempo, né spazio. Per lei gli estinti rivivono, e le immagini si realizzano. Nell’ombra e nell’orrore di un funebre silenzio è allora che la sensibilità spiega tutta l’estesa delle sue facoltà. Ahimè! questa sensibilità formerà finché io viva la mia gioia, e il mio supplizio!

CROISSET In faccia ai terribili eventi di questa memorabil notte prostriamoci a terra collo spirito raccolto in un’umile meditazione. Guardiamoci dal considerarli per meri accidenti o per casuali combinazioni. Essi ricever deggiono un miglior nome da quelli che conoscono la Provvidenza, e che temono la divina Giustizia.