L'ulivo
saraceno
commedia in un atto
(Ispirata da: I giganti della montagna di L. Pirandello)
di
Antonio Sapienza
Personaggi:
Gigi Amici...............................regista e attore;
Clara Gentili...........................autrice e attrice;
Paolo Curto'...................................... attore;
e, inoltre:
Un'attrice.................................. prima vicina;
un'altra attrice......................... seconda vicina;
Un'attrice che non parla..............................Uma.
Sul palcoscenico vuoto sono stati posti degli oggetti di
scena, fra i quali alcune sedie, sparsi ai margini del palco,
disordinatamente.
Sullo sfondo si intravvede, appena abbozzato, su un fondale
in trasparente, un ulivo saraceno.
Si ode una suggestiva musica elettronica.
All'apertura del sipario, su di una sedia a sinistra, sta
seduto un uomo sui quarant'anni, Gigi Amici, che sfoglia un
copione; e, dall'espressione del suo viso, evincono chiari
segni d'apprezzamento o di disapprovazione, a seconda delle
battute che legge.
Uno, due minuti dopo entra in scena, da destra, una donna sui
trent'anni, Clara Gentili, che con passo deciso si avvicina a
Gigi e, nel frattempo, con un gesto della mano sinistra da lo
stop alla musica, all'operatore in cabina di regia.
Fine musica.
Cla.- Ebbene? che ne dici? (indica il copione)-
Gig.- Non saprei... sono perplesso...-
Cla.- Perplesso su cosa?-
Gig.- Clara, lo vuoi proprio sapere? Su tutto!-
Cla.- Il solito Gigi, l'amletico Gigi, l'eterno indeciso
e perplesso Gigi.-
Gig.- Ma che eterno, amletico e indeciso d'Egitto! Perplesso,
si! Guarda qua' (indica qualche passo del copione), e qua'.
Vedi? Va bene l'audacia, ma l'ulivo saraceno e' troppo; come
pure la fantasia, troppa...anche se il lavoro e' interessante
e non manca di una certa ironia drammatica. Eppoi...-
Cla.- Alt, fermo, stop! L'audacia? per l'ulivo? Ma, se lo
disse lui stesso, il Maestro, che quella era la soluzione...-
Gig.- ... la sua soluzione.-
Cla.- Ebbene? e che c'entra, scusa? Lui disse prima di
morire: L'ulivo saraceno e' la soluzione dell'atto. Ma non
disse altro. Mori' senza aggiungere piu' nulla! - lo sai.
(accalorandosi)-
Gig.- Stai calma Clara. Non ti sto accusando mica di plagio.
E' che qualcuno potrebbe malignare, ecco tutto.-
Cla.- E tu lascialo malignare. (acida)-
Gig.- (riflessivo) E, dimmi, che significato ha per te
quest'ulivo?-
Cla.- ( con finta calma) Con quest'ulivo (sottolineando le
parole) ho voluto significare emblematicamente, sia le nostre
radici di civilta'e di cultura, che l'Arte e le lettere hanno
trasmesso fino a noi; (con un certo sforzo di concentrazione)
sia quella crescente ramificazione artistica e letteraria -
che e' la coscienza e la sensibilita' creatrice degli artisti
e dei poeti - che ci difende dall'indifferenza per il nostro
passato, dalla cecita' del secolo presente, per poi
proiettarsi, infine, con la penetrazione del pensiero e con
la forza delle opere, nel futuro, a beneficio degli uomini a
venire. Ecco! (come un sollievo) Pressappoco.-
Gig.- Il concetto e' un po' confuso e generico, non ti pare?-
Cla.- Vuol dire che lo rivedro'( con ostentata indifferenza).
C'e' altro? Ah, gia' "troppa fantasia" ( con ironia). Ma la
fantasia non e' mai troppa! Mi meraviglio, sei un artista.
Hai detto anche : eppoi. Allora, cos'e' questo: eppoi?-
Gig.- Eppoi...eppoi, tu sei...anzi tu non sei Pirandello. Ma
come hai potuto avere la presunzione di sostituirti a lui e
di scrivere la parte finale dei Giganti? non ti tremavano le
ginocchia?-
Cla.- Lascia stare la mia tremarella...La tremarella (breve
pausa). E va bene, quando mi accinsi a scriverlo mi tremavano
veramente le ossa, l'ammetto! Ma sai come l'ho superata?
Sono andata in camera mia, ho preso un ritratto del Maestro,
me lo sono messa sotto gli occhi e gli ho detto: "Don Luigi
gentilissimo, ti chiedo perdono per il sacrilegio che mi
accingo a commettere.
Come certamente saprai, io sono presuntuosa ( Gigi annuisce)
- assai assai (sottolinea Clara), ma - sai - non e' questo
che mi spinge all'oltraggio, no, - proprio no. E'...e'...che
sono incosciente ( confermato colla mimica da Gigi), mi piace
cimentarmi, mi piace spaziare. D'altronde se non lo faccio
con l'arte, che permette la piena espansione dello spirito, -
nevvero? - con che cos'altro potrei farlo? (breve pausa)
Percio' che dici, mi butto? hai detto di si? si? - siamo
sicuri, vero? e' si! - e allora, ti prego don Luigino bello,
perdonami e...aiutami - ti supplico." Ed ecco il risultato:
se e' buono, vuol dire che ha accolto la mia supplica
d'aiuto; se non e' buono...-
Gig.- Pure l'aiuto gli hai chiesto? -
Cla.- E che credi che sono presuntuosa a tal punto?-
Gig.- Ah, no? Ma se gli hai dato anche del tu...-
Cla.- Non credo che il Maestro si sia formalizzato. In ogni
caso, ecco il risultato: il lavoro ce l'hai in mano, gia'
bell'e' pronto. L'hai letto? (Gigi fa cenno di si). Cosa
decidi?-
Gig.- Vedi il copione non e' male...no, non e' male. Ma c'e'
l'ombra del grande scrittore che mi fa paura... i paragoni
sono e, saranno inevitabili...-
Cla.- Certamente. Ci attireremo addosso anche molta critica,
benevola e malevola. (pausa) Ora io dico (scandito): e' un
lavoro che puo' essere rappresentato? Se e' si, e se ti
piace - visto che tu sei il regista e il primo attore ed hai,
quindi, l'ultima parola nella decisione, - bene. Ma se, per
caso, (prima con sufficienza, poi con decisione) per caso,
non ti fosse piaciuto... ebbene lasciamo perdere, Gigi,
passiamo alle prove della commedia che abbiamo in programma,
- e non se ne parli piu'. ( si gira di scatto e va verso la
sedia messa nella parte opposta della scena, per prendere il
relativo copione)-
Gig.- Calmati, calmati...( riflettendo ad alta voce) Il
lavoro non e' male per una debuttante. E, per me, e' pure
rappresentabile; ma ho timore che non ne sia capito lo
spirito; ho paura dell'audacia. Eppoi, non so come potrebbe
accoglierlo il nostro pubblico. Ci vorrebbero quel coraggio e
quella certa dose d'incoscienza che avevo tanti anni fa...
bisognerebbe saper ancora osare (scandito e pausa) alla
malora tutti! e sia! facciamolo!-
Cla.- ( girandosi sorpresa, poi dubbiosa) Davvero? Senti
Gigi, per caso non lo fai perche' sono la tua donna?-
Gig.- Non solo, - sta tranquilla - non solo. Lo faccio anche
per me; per scrollarmi questa patina ammuffita che mi s'e'
appiccicata addosso; questa malinconica routine, e (sorride
compiaciuto) perche' nutro una speranza: forse, mettendoti
in scena questo lavoro, facendoti fare esperienza, potresti
diventare anche il drammaturgo della compagnia, chissa'.
Preciso calcolo, mia cara, preciso calcolo.-
Cla.- E' magnifico! Splendido.( raggiante butta via il
copione e l'abbraccia per un attimo) Daccordo. Grazie. Che
ne dici? la proviamo intanto che aspettiamo i compagni?-
Gig.- Ma ci servono proprio loro, i personaggi sono...
vediamo... sono cinque...-
Cla.- ... Sei.-
Gig.- Sei. (riflette) Potremmo farne una scorsa, una lettura
a due...-
Cla.- No, no, ti prego... ( vezzosa) dai...-
Gig.- E va bene, cominciamo con un assaggino. Io faccio
Cotrone e tu Ilse, naturalmente... poi ci sarebbero:
Diamante, Cromo...(sfoglia il copione) Quaqueo e...-
Cla.- ... Uma.-
Gig.- Esatto. (b.p.) Okkey, tanto per provare. (consulta il
copione) La prima battuta e' di Diamante...-
Cla.- ... che ti do io. La seconda e' tua, poi c'e' la mia,
cioe' di Ilse.-
Gig.- Va bene, va bene, fammela rileggere... ma tu ce l'hai
il copione?-
Cla.- La mia parte la so a memoria...-
Gig.- ( fischio d'ammirazione) Ma guarda, guarda... (senza
alzare gli occhi dal copione, poi all'ingegnere delle luci)
Carlo dacci qualche effetto. (quello esegue) Bene. Dai Clara,
attacca con Diamante.-
Cla.- ( Clara si concentra, poi attacca) Io ho paura! ho
paura!-
Gig.- Ma non c'e' d'aver paura, signorina, costoro non sono
propriamente dei giganti, cioe' quei tipi altissimi e
grossissimi, insomma dei mostri, come forse immaginate. No,
- macche'. Sono detti giganti - cosi'- perche', si! - e'
gente d'alta e potente corporatura, - va bene - ma
soprattutto perche' sono dei sempliciotti, quasi dei
primitivi e abitano isolati dalla civilta', - la' - sulla
vicina montagna. Certo sono un po' vivaci, rumorosi, forse
un tantinello esuberanti; magari qualche volta esagerano...ma
se saputi prendere...
Ecco... (con un certo imbarazzo, rivolto alla contessa)
ecco...io avrei...io ho proposto loro il vostro spettacolo, -
visto che da noi, signora contessa, non l'avete voluto
recitare - in occasione del matrimonio di due di loro: Uma e
Lopardo, che si celebrera' giusto oggi... Li ho facilmente
convinti a festeggiare...l'avvenimento, con una recita... vi
pagheranno - pure...-
Cla.- Davvero? M'avete accontentata? Splendido! Suvvia,
Diamante, non fare la sciocca! Quei signori saranno,
pressappoco, come certi personaggi che tante volte abbiamo
visto interpretare dai nostri colleghi, negli anni passati.
Ti ricordi le recite dei Ditirambi? con quei satiri,
avvinazzati e osceni? ebbene, questi giganti sono quasi come
quei personaggi... forse piu' robusti, forse piu' permalosi,
vero signor Cotrone? ( Gigi annuisce) Ma in fondo sono
uomini, non belve. Suvvia!-
Gig.- Brava la signora contessa. ( poi a bassa voce) Ma siete
ancora in tempo; datemi retta: restate con noi, recitate per
noi, per i nostri spiritelli, quelli si, che vi capiranno...-
Cla.- Non scherzate, vi prego.
No, non posso! L'arte si deve espandere; si deve rivolgere a
tutti; deve raggiungere tutti gli uomini.
Non avrebbe senso la mia vita se non fosse cosi'.
Allora, signor mago Cotrone, quando si comincia?-
Gig.- Quando sarete pronti, signora contessa... ( entra un
altro attore, giovane piccolino, e' Paolo Curto').
Pao.- Buongiorno a tutti. S'incomincia cosa?-
Cla.- Ciao Paolo. Gigi, ti presento Quaqueo.-
Gig.- Ciao. ( a Clara) Vi siete gia' messi d'accordo,
vedo...-
Cla.- Ci abbiamo provato. E' andata bene. I compagni gia'
conoscono la parte.-
Gig.- Ora capisco quel dipinto (indica l'ulivo), gli effetti
giusti di Carlo, la musica ruffiana...tutto predisposto,
vero? Ma, oltre che ingannarmi, mi vorresti rubare, forse,
anche il mestiere?-
Cla.- Ma che dici! Tu sei il regista, tu farai lo
spettacolo...noi abbiamo fatto solo esercizio di memoria...
e qualche piccolissima prova, Vero Paolo?-
Pao.- Verissimo. ( a bassa voce a Gigi) M'ha minacciato di
brutto se non lo facevo, lo sai?-
Cla.- Spione!-
Pao.- Legittima difesa, anche a nome delle ragazze...
Cla.- A proposito, dove sono?-
Pao.- Le ho lasciate su', nel camerino. (piano a Clara)
Scenderanno in tempo, stai tranquilla. (Clara annuisce)-
Gig.- Va bene, daccordo, infidi compagni. Continuiamo.
Dunque: "Quando sarete pronti, signora contessa."-
Cla.- Siamo pronti da piu' di un anno, signor Cotrone. Vado
di la', faccio preparare i miei compagni. (esce veramente)-
Gig.- (guardando Paolo significativamente, come a voler dire:
continuiamo?) E' testarda come un mulo.-
Pao.- Che bello, una recita. Ci divertiremo anche noi, vero?-
Gig.- Zitto Quaqueo! Noi non ci divertiremo. Coi giganti non
si sa mai come va a finire. Dobbiamo stare all'erta, - noi.-
Pao.- Credi che faranno loro del male?-
Gig.- Non lo so di sicuro, ma c'e' da aspettarselo... magari
involontariamente.. sai l'irruenza non manca di certo a
quei...signori.-
Pao.- Non lo permettero' mai! non posso permettere che
facciano del male alla signora contessa. Proprio no! No!-
Gig.- E allora stammi a sentire. ( lo prende in disparte e
parla con lui a bassa voce, intanto che rientra Clara)-
Cla.- Siamo pronti, signor Cotrone.-
Gig.- Benissimo, signora contessa. E cosa avete deciso di
recitare? ( intanto fa segno a Paolo d'uscire, come se
dovesse fare una commissione urgente)-
Cla.- Ma la Favola del Figlio Cangiato, naturalmente.-
Gig.- Ah, bella storia, veramente una bella storia. Le Donne,
la notte, i bambini cangiati... bellissima storia, certo...-
Cla.- Non mi sembrate entusiasta, signor Cotrone.-
Gig.- No, che c'entra l'entusiasmo, - pero'...-
Cla.- Pero'?-
Gig.- Pero', non potreste,- per caso - fare una bella farsa?
Sa di quelle che fa sbellicare dalle risate?-
Cla.- Voi mi offendete, Cotrone.-
Gig.- Come non detto - come non detto! - Non volevo certo
offendervi, signora. Scusate. E per farmi perdonare, vado a
prendere gli ultimi accordi con i vostri futuri spettatori.
Con permesso, signora contessa... (esce)
Cla.- E' vero. Ha ragione. Sarebbe piu' sensato mettersi al
sicuro con una bella farsa, rimediare facilmente un po' di
denaro e risollevare le sorti della Compagnia.
Ma a quale prezzo? dovrei rinunciare ai miei principi;
dovrei rinunciare al giuramento fatto dopo la morte del
poeta, dell'autore; dopo tanti sacrifici, imposti pure ai
miei compagni, non dovrei essere piu' me stessa! Ma allora
avrebbe ragione Cromo: " Datti a quel poeta, metti in sesto
le finanze e via". Ed io lo presi a schiaffi, quella volta,
quando me lo propose.
Oddio come mi vergognai. Ma nel mio piu' profondo intimo,
capivo che aveva ragione: con questa mia ossessione li stavo
rovinando. (e' cambattuta da diversi sentimenti, si torce le
mani) E li sto ancora rovinando - e' vero! Ma a questo punto,
che fare? ( passeggia prima nervosamente, poi si calma,
respira profondamente, parte musica sottofondo) Che strana
sensazione nuova e' mai - questa? perche' mi turbo cosi' -
oggi? cosa mi succede - qui? Non sara', forse, che
rapportandomi con questi strani uomini, che vivono di sogni,
sto conoscendo una diversa concezione della vita? - sto
cambiando - ora! Decisamente, si! Perche' adesso mi sento
come se fossi ritornata da un lungo viaggio - di cui non ho
esatta memoria; come se fossi stata risanata da una lunga
malattia -perniciosa; come se mi trovassi immersa in una
dimensione - a me sconosciuta.(pausa, musica su', poi cala.)
Come rinsavita.
E' scoramento? e' pieta' per me stessa? O forse questi duri
mesi d'inattivita', senza via d'uscita, frustanti, dolorosi,
esasperanti, - oltre alla mia fibbra - hanno intaccato il mio
animo - hanno scavato in me. (pausa) Facendomi crollare...
oppure...oppure m'hanno...forse...maturata.
Maturata - che intuizione! che grande parola taccasana -
maturata! Ma, maturata a tal punto, che mi trovo - ora, qui
- a ripensare me stessa, l'Arte e il futuro dei miei
compagni? (piccolo stacco musica)
Che sensazione: Ilse finalmente maturata. Ma e' soltanto una
sensazione? No!-e' certezza! Come e' certa questa nuova
visione -improvvisa: so gia' cosa faro'. ( riflette) Ecco:
Dopo questa avventurosa recita, li paghero' e li mettero' in
liberta', anche contro la loro stessa volonta'; penendo,
cosi', fine a questa vita di stenti - per tutti. Li
sleghero' dal mio destino! - tutti -marito compreso! Saro'
decisa! E restero' io sola, -sola! finalmente! Sola e
libera di lasciarmi fatalmente divorare da queste febbre di
rimorso, di riconoscenza, di sacrificio, di purificazione - a
declamare, come in un monologo, la Favola del Figlio
Cangiato. (lieve stacco musica)
Si! io sola! Soltanto io: (pausa) Ultimo indomito alfiere
della poesia e dell'Arte!
Sara'la fame? fa nulla! o il freddo? non importa! i fischi?
sono nel conto! la derisione? forse.
Ma la rassegnazione, mai!-
Gig.- ( rientrando con Paolo) Allora, siamo intesi?-
Pao.- Intesi. Tutti d'accordo e intesi; ma forse e' meglio:
tutti intesi e d'accordo. No, forse: intesi e....-
Gig.- ...e basta! Signora contessa, i vostri ospiti vi
aspettano. Gli scalognati, cioe' i miei compagni, hanno
eretto un palchetto secondo le direttive del vostro
caratterista, il signor Cromo, e del signor Conte, il vostro
riverito marito...-
Pao.- .. e abbiamo piantato un bell'albero d'ulivo saraceno,
e hanno...-
Cla.- ( a Cotrone) Scusatemi, ma cosa c'entra l'ulivo
saraceno con la mia Favola?-
Gig.- C'entra e non c'entra. Vedete, signora contessa, i
giganti non capiscono niente di teatro. A loro bisogna dare
quello che i loro sensi fanno capire. Ora se sanno che c'e'
un albero, sotto il quale sara' recitata una far...una favola
( Clara sta per interrompere) Lasciatemi finire, vi prego. Un
palazzo, una vera casa, loro, non l'hanno mai visto; un
albero si. Per cui...-
Cla.- ...per cui, signor Cotrone, cosa mi volete nascondere?
Parlate chiaro! - per favore.-
Gig.- Come volete: Ecco, l'ulivo saraceno e' un espediente,
e'solamente una piccola precauzione che abbiamo preso noi
scalognati per... per proteggervi in caso di, come dire? in
caso di necessita'. Non vi allarmate, pero'. Abbiamo voluto
creare un diversivo,...nel caso che...insomma, se sara'
indispensabile intervenire. Ma forse e' troppa prudenza.
Vi prego, signora contessa, voi e i vostri compagni, farete
la vostra brava recita della Favola, al resto,- vi riprego -
al resto lasciate che ce ne occupiamo noi scalognati coi
nostri spiritelli. Daccordo?-
Cla.- Spiritelli? non capisco. (Cotrone fa un gesto per
significare: lasci stare) Va bene, daccordo, l'importante e'
che si recita.
Vado in scena! (esce, nel contempo parte la dolce musica
dell'inizio dell'atto, e si accende la parete in trasparenza
da dove si vedra' Clara sul palchetto, in piedi, statuaria,
con le due attrici accanto: sono le Vicine della Favola. La
musica cala, effetti di luce e Clara attacca la Favola:
Entrano di notte nelle case
per le gole dei camini
come
un fumo nero.
Una povera mamma che sa?
dorme stanca della giornata;
e quelle, chinate al buio,
allungano le mani.
Un vagito! ( si accascia, mentre le Vicine stanno dritte
accanto a lei, una per ogni lato. Prima Vicina:" Vero! Vero!"
-Seconda Vicina:" Bambino di sei mesi, come poteva?"
Poi anche le donne si accoccolano )
Quando lo presi
buttato - la' - sotto il letto - ( si odono le voci potenti e
derisorie: "Caduto, caduto.")
Eh, lo so!
Cosi' dicono: caduto.
Quando lo presi era un altro!- ( Ilse si alza, poi anche le
vicine si alzano e: " Non era piu' quello! Lo possiamo
giurare!".
A discrezione della regia questo brano puo' essere recitato
solo da Clara-Ilse, oppure per intero, secondo come lo
utilizzo' Pirandello nell'opera da cui ci si ispira.
A questo punto i giganti inizieranno ad agitarsi, si udranno
solo le loro voci possenti e selvagge. Poi, come se venissero
aggredite, le due Vicine fuggiranno via. Restera' in scena
solo Ilse che, indomita, vorrebbe dominare il tumulto, ma
vacillera' e quindi s'accascera'.)
Gig.- ( che era rimasto in scena con Paolo, ad assistere alla
recita con apprensione) Presto Quaqueo, e' ora
d'intervenire.-
Pao.- ( andando dietro il trasparente) Corro! - ( dal
trasparente si vede Quaqueo che interviene) Signore e
signori, un attimo d'attenzione, prego! Signori, prego!
Signori! Ahu, la volete finire? (il tumulto gradualmente
diminuisce fino a calmarsi del tutto) Oh, dunque, signore e
signori, questo e' il momemto piu' importante della festa in
onore degli sposi: L'inizio della gara mondiale di forza!
Questa e' una gara tra Ercoli, Sansoni e Macisti; i gracilini
e gli smidollati sono pregati di farsi da parte. Ragazzino
lasciami lavorare ( ad un ipotetico seccatore). Dunque in
cosa consiste questa superba grandissima gara mondiale?
Consiste nello sdradicare, dico sdradicare, questo ulivo
saraceno di almeno cinquecento anni, con la sola forza delle
braccia! Si, avete capito bene, signori, con la sola forza
delle braccia! E per vostra informazione, in America c'e'
riuscito solo un certo Rambo! E qui, chi meglio dei giganti
puo' avere tra loro un eroe, un invincibile, un forzutissimo,
un semidio, un Ercole? Avanti signori, chi si cimenta per
primo? Fatevi sotto forzuti eroi! Al fortunato vincitore
sara' data una magnifica, splendida, meravigliosa,
importantissima, unica, meritoria nei secoli, luccicante -
medaglia d'oro!
( Cotrone, entrato dietro il trasparente, nel frattempo,
porta via Ilse che era gia' accasciata sul palchetto) Buoni,
buoni, uno alla volta...accidenti! buoni...calma...( tumulto
che cresce, Quaqueo deve recitare come se venisse sopraffatto
dalla furia dei giganti che si e' riversata su di lui.
Musica e luci adatte. Un minuto-due , poi tutto si placa, si
spengono le luci in trasparenza e compare in scena Cotrone
che porta in braccio Ilse priva di sensi. Musica adatta.)
Gig.- Spiriti, spiritelli dei laghi, dei boschi, dei fiumi,
dei castelli, delle case, dei tuguri, delle culle, delle
alcove, grazie!
Sappiamo che avete lasciato - con reciproco dispiacere -
Villa Scalogna. L'avete lasciata dopo aver esaudito il nostro
ultimo desiderio, secondo il patto che vi abbiamo proposto.
Ma era l'ultima nostra risorsa di scalognati -credetemi! Era
forse l'unico modo per proteggere queste creature di sogno,
gli artisti, dall'atavica innocente cieca violenza dei
giganti.
Grazie spiritello di Quaqueo, della Sgricia, di Mara-Mara, di
Duccio, di Milordino, di Maddalena.
Grazie spirito di Cotrone, spiritello mio personale, furbo,
furfantello e beffardo. Grazie e spero di rincontrarti
ancora, magari dietro quell'illusione d'ulivo saraceno, da te
e dai tuoi compagni materializzato, e che ha salvato la vita
a questa piccola donna - a questa grande artista, destinata
all'infelicita'- e a tutti i suoi compagni di passione.
Perche' l'abbiamo fatto? Mah, chissa'! Forse per pieta', per
orrore della violenza, per solidarieta' tra noi pazzi e
sognatori, o forse per amore dell'Arte, chi lo sa.
Grazie spiritelli di sogno, di capriccio, di fantasia, di
pazzia, di desiderio, d'allegria.
Grazie. E' stato bello convivere a villa Scalogna. Ci siamo
divertiti in fondo, noi e voi. ( pausa)
Ora che non ci sarete piu', spero che questi teatranti ci
ricompenseranno dei nostri tesori d'immaginazione e di follia
smarriti insieme a voi; e, forse,- chi lo sa' - ci potranno
anche aiutare a ritrovarli.
Grazie spiritelli, ovunque voi siate in questo momento di
patetico commiato. Addio.-
( Entra Uma, e' abbigliata da sposa, in modo stravagante. Ha
in mano un fazzoletto sudicio con quali si terge gli occhi di
pianto. Segue Cotrone che porta Ilse in braccio. Alla fine
della tirata, Cotrone la nota e dimostra una certa
apprensione.)
Uma?! ( Uma fa si con la testa)
Cosa vuoi? ( Uma fa cenno alla Contessa)
Vuoi lei? ( Uma fa cenno di no)
E allora? ( Uma accenna con le braccia alla ninna nanna ad un
bambino)
Il bambino? ( Uma annuisce)
La Favola? ( Uma fa vigorosamente cenno di si con capo)
Vuoi sapere come finira' la Favola? ( Uma sorride e fa di si
col capo)
Seguici, allora. ( riprende il cammino ed esce di scena,
seguito, docilmente, da Uma. Finisce la musica ed entra di
corsa Paolo inseguito, ipoteticamente, da Lopardo)
Pao.- Lopardo, ti giuro che non ne ho piu'! quella medaglia
era la sola che avessi: te lo giuro (accenna al giuramento)
non mi credi? Ah non mi credi? - Non mi crede! - Ed ora che
faccio? Ditemi che faccio? Questo vuole la medaglia .. o la
mia pelle. Se almeno ci fosse il mio spiritello...Spiritello
spiritello mio, dove sei? Mi hai gia' abbandonato? Te ne sei
andato via? Si? No? Allora sentimi, ti prego, se non sei
troppo lontano, fammi quest'ultimo favore - un ultimo
desiderio ad un prossimo sicuro imminente morituro: fammi
avere un'altra medaglia per questo energumeno che mi sta
strozzando. Ti prego spiritello, fa presto, non tergiversare.
Intervieni ora o mai piu'. ( si ode una musica adatta,
effetti di luce, e Quaqueo si fruga addosso, prima
timidamente, poi sempre piu' febbrilmente, finche' in una
delle tante tasche del suo buffo vestito, non trova la
medaglia tanto desiderata. Quaqueo la prende con due dita e
con un sospiro di sollievo, l'offre a Lopardo.
Rientrano Gigi, Clara e la comparsa che faceva Uma.)
Gig.- Paolo? che fai? perche' sei rimasto in scena?-
Pao.- Mi stava strozzando.-
Cla.- Chi?-
Pao.- Il suo promesso sposo. ( indica Uma)-
Gig.- Chi Lopardo?-
Pao.- No, mia sorella! Certo che era lui: Lopardo in persona:
tutto ossa e muscoli.-
Cla.- ( ironica) E cosa voleva? la sua sposa?-
Pao.- No, la medaglia. O gliela davo o m'accoppava.-
Cla.- Quale medaglia?-
Pao.- Quella della gara mondiale di forza, no?.-
Cla.- Ah... la gara... (guarda Gigi interrogativamente)-
Pao.- ( fecendo segni d'evidenza) Quella.-
Gig.- E tu?-
Pao.- Glielo data, perbacco!-
Gig.- ( fa cenno a Clara: s'e' impazzito?) Ah, gliel'ha data.
Ma certo, e' giusto, gliel'ha data, eh?...-
Pao.- Naturale.-
Gig.- Certo, giusto, tutto naturale: ( guarda Clara, sospira
rassegnato) L'ulivo saraceno, l'illusione, l'arte - la
fantasia: scherzi di Don Luigino, eh? Clara? ( Clara alza le
spalle) Beh, pausa ragazzi, andiamo a prendere un caffe'.
Spegni Carlo e vieni con noi.- ( Gli attori escono di scena,
musica adatta, Carlo spegne, ma nel buio, sul palco, luccica,
come se fosse appuntata sul petto, la medaglia di Lopardo.).
Sipario.
Fine.
Stampa questo copione