L’ultima capriola

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L’ULTIMA CAPRIOLA

di Gianluca Fiorentini


PERSONAGGI

Alex

Marco

Giulia

Saverio


SCENA 1

Musica. Marco e Alex sono in casa.

Marco:        Ma che ne so! Mi ha detto che ci sono buone possibilità che ci sia del lavoro per me ma non ha detto altro: né cosa, né quando, né quanto. E poi il problema non si risolve comunque, paghiamo un mese d’affitto e il mese prossimo siamo al punto di prima. Ti decidi a guardare in faccia la realtà? Ci abbiamo provato ma io e te questa casa non riusciamo a pagarla, quindi le strade sono due: o ce ne andiamo da un’altra parte (cose che sconsiglio fortemente) o cerchiamo un terzo coinquilino.

Alex:           Ma sì, ma sì lo so… il fatto è che la casa in due è un’altra vita. In tre mancano gli spazi. Questa casa è fatta per due su questo non ci piove.

Marco:        Questa casa è fatta per due che guadagnano il doppio di quello che guadagniamo noi o per uno che guadagna il quadruplo. Non è una questione numerica ma di entrate. Tu stai cominciando ad ingranare con i tuoi disegni e va bene ma io da aspirante critico cinematografico perennemente disoccupato, dove vado?

Alex:           E infatti, hai ragione pure tu… non rimane che metterci in caccia…

Marco:        Con tre mesi di ritardo rispetto a quando l’avevo detto io…

Alex:           Vabbè l’avevi detto, l’avevi detto... eh, c’abbiamo provato!

Marco:        C’abbiamo provato ma io sapevo che saremmo arrivati qui e infatti mi sono portato avanti col lavoro: eccoti qua Secondamano con gli annunci di persone che cercano appartamenti da condividere…

Alex:           Alt! Prima di tutto cerchiamo di tracciare un profilo.

Marco:        Un profilo.

Alex:           Chi vogliamo, come lo vogliamo, come dev’essere, uomo, donna…

Marco:        Hai detto profilo o provino? Sembra che stai cercando il protagonista del prossimo film di Spielberg.

Alex:           Eh, hai poco da fare lo spiritoso. Se dobbiamo metterci uno sconosciuto in casa, è meglio non correre rischi…

Marco:        Quindi?

Alex:           Quindi decidiamo le caratteristiche dell’intruso.

Marco:        Io direi…90-60-90!

Alex:           Quindi… tu saresti per una donna…

Marco:        Tu no?

Alex:           Ah a me sta bene, anzi benissimo! Ma secondo te qui troviamo ragazze (di fattezze accettabili) disposte a vivere con noi?

Marco:        Improbabile?

Alex:           Impossibile! Quindi uomo.

Marco:        Uomo.

Alex:           Etero.

Marco:        Etero. Etero.

Alex:           Età?

Marco:        Età… non andrei tanto per il sottile. Maggiorenne. Automunito (non si sa mai). Grano munito: l’affitto va pagato puntuale…

Alex:           Disponibile a concedere prestiti…

Marco:        Sì, ci prendiamo Tronchetti Provera. Guarda che se uno è costretto a dividere un appartamento. A meno che non soffra di crisi di solitudine, vuol dire che di soldi in cassa ne ha pochini eh!

Alex:           Vabbè. Vediamo un po’ che dice ‘sto giornale, che ci facciamo tutti questi film e poi magari ci sono due richieste in croce.

Marco:        Appunto.

Alex:           Dunque vediamo un po’…

Marco:        Eccoli qua!

Alex:           Studente polacco…

Si guardano e scuotono la testa

Alex:           Giovane portoghese…

Marco:        Giovane portoghese...

Alex:           Non paga.

Marco:        Non paga.

Alex:           Mi chiamo Mike e vengo di Scozia…?

Marco:        … di Scozia?

Alex:           C’è scritto così.

Marco:        Questo il prestito non te lo fa di sicuro…

Alex:           Infatti.

Marco:        Questo è giapponese.

Alex:           Mmh…

Marco:        Cubano…

Alex:           No, il cubano no.

Marco:        Perché il cubano no?

Alex:           Ma scherzi? Ma li hai mai visti? Sono bellissimi: fisici statuari, il ritmo nel sangue, sorridono sempre, sono pure simpatici.

Marco:        E quindi?

Alex:           Ma l’ansia da prestazione arriverebbe a livelli siderali. Ma lo sanno tutti. Io lo dico soprattutto per te: ma t’immagini la prima volta che presentiamo in giro… Josè.

Marco:        Josè…

Alex:           Sei finito, non reggerai mai il confronto! No, no, non se ne parla neanche. Vai avanti:

Marco:        Mah… non sei mica normale… comunque andiamo avanti. Dunque… studente argentino.

Alex:           Ma che è, il gazzettino delle Nazione Unite? Non so uno di Lecco, Asti, Frosinone, Rovigo, Macerata…

Marco:        In effetti… eccolo qua… bell’uomo, giovane professionista, italiano, emotivamente fragile ma fisicamente dotato, offresi per prestazioni particolari… no, no ho sbagliato colonna, questo è un’altra cosa…

Alex:           Vabbè, io mi sono rotto…

Marco:        E ti pareva! Bisogna avere pazienza. Non è che si può trovare tutto e subito.

Alex:           La verità e che non siamo convinti. Dentro di noi, nell’intimo, siamo contenti come stiamo.

Marco:        E dagli! Ricominciamo. Cos’è, il gioco dell’oca? Si ritorna sempre al punto di partenza…

Alex:           Ma è la verità!

Marco:        No, la verità è che se non interviene un socio finanziatore, o ci barrichiamo in casa o dal prossimo mese dormiamo in darsena. Oh ma sei di coccio, eh!

Alex:           Vabbè, io però mi sono stufato!

Marco:        Continuo io, lasciami lavorare… dunque vediamo… eccolo qua, questo è perfetto. Laureato in medicina, buona famiglia, ordinato, amante della pulizia, cerca urgentemente appartamento da condividere, solo per 6 mesi. Telefonare allo … ecc ecc. Mi pare perfetto no?

Alex:           Fammi vedere?

Marco:        Questo cerca un appartamento solo per 6 mesi: c’è pure la scadenza. Così per 6 mesi siamo tranquilli con l’affitto e se non ci piace, ci tappiamo il naso per un po’ e di qui a 6 mesi sai quante cose possono succedere! Magari riesco pure a farmi assumere al Corriere della Sera.

Alex:           Ssì vabbè…

Marco:        Eh che ne sai tu… comunque… è perfetto o no? Che fai?

Alex:           Lo sto chiamando. C’è scritto urgentemente questo è meglio non lasciarselo sfuggire… dunque 335 630… Pronto? Buongiorno, telefonavo per quell’inserzione su Secondamano… sì, per la condivisione dell’appartamento… … certo, certo. Così viene a vedere la casa e noi avremo il piacere di fare la sua conoscenza… via del Cancelletto 26 interno 15… sì, sì è perfetto, d’accordo, d’accordo arrivederci. (chiude il telefono). Tutto a posto. Sta venendo qui.

Marco:        Chi?

Alex:           Come chi? Il tipo dell’appartamento.

Marco:        Quando?

Alex:           Ora.

Marco:        Ma ora quando?

Alex:           Ora, ora.

Marco:        Ma che scherzi?

Alex:           No, perché?

Marco:        Ma come perché? Ma chi è questo, che vuole, come si chiama, da dove viene, quanti anni ha, che fa nella vita,…

Alex:           E’ vero, non gli ho chiesto neanche come si chiama. Però aveva una bella voce, matura direi e infatti mi è venuto da dargli del lei, oh laureato in medicina… vabbè comunque adesso arriva e scopriremo tutto… di che ti preoccupi, stai tranquillo. E poi non dicevi che era perfetto?

Marco:        Fra quanto arriva?

Alex:           Ha detto che ci avrebbe messo cinque muniti. Si vede che era vicino.

Marco:        Ma… ma non dovremo preparare qualcosa, che so… un questionario… o magari sistemare la casa…

Alex:           Un questionario… magari con domande a trabocchetto…

Marco:        Eh…

Alex:           Chi pensi che stia arrivando? Hannibal Lecter? Ma non ero io che volevo fare il provino? Senti, rilassati e quanto a sistemare la casa è bene che veda la situazione così com’è per 359 anche 360 giorni l’anno, così l’impressione che ha è quella vera e non si hanno sorprese.

Suonano alla porta.

Alex:           Eccolo qua, che ti dicevo. Adesso vediamo chi è arrivato.

Marco:        Vado io!

Marco va ad aprire la porta. Esce di scena.

Marco:        Buonasera, prego si accomodi.

Rientra con Saverio. E’ una persona sui 75 anni.

Marco:        Piacere io sono Marco e lui lì è Alex che non è un diminutivo di Alessandro è proprio Alex… eh che ci vuol fare…

Alex:           Oh non è mica un reato, e solo il mio nome… comunque piacere lei è il signor…

Saverio:      Capece Minutolo. Saverio Capece Minutolo.

Alex:           Piacere di fare la sua conoscenza, dottor Capece Minutolo.

Marco:        Ci vuole un targhetta a parte sul citofono…

Alex:           Infatti.

Saverio:      No per carità, diamoci del tu, aboliamo i titoli e chiamatemi per nome: Saverio.

Marco:        Saverio.

Alex:           Saverio...

Saverio:      E questa sarebbe la vostra umile dimora…

Alex:           Infatti.

Marco:        Umile...

Saverio:      Beh a onor del vero debbo ammettere che mi sembra anche confortevole e graziosa assai …

Marco:        Assai...

Alex:           Infatti…

Saverio:      E di grazia, dov’è sita la mia stanza?

Alex:           Sita…

Saverio:      Immagino che abbiate considerato l’idea che il vostro coinquilino debba avere una sua stanza…

Marco:        Beh ma certo è di là. Venga a vederla…

Saverio:      No, grazie mi sufficiente sapere che esiste. Sono avvezzo a vivere in ristrettezze. Orsù dunque ci vediamo domattina. Arrivederci.

Alex:           Arrivederci.

Marco:        Arrivederci… ma quale arrivederci, ma cosa hai bevuto a colazione stamattina? Dottor Capece Minutolo aspetti un attimo…

Saverio:      Saverio, mi chiami pure Saverio. E come ho detto poc’anzi eliminiamo pure il lei e diamoci tranquillamente del tu. D’altronde le formalità credo siano oltremodo fuori luogo e non funzionali quando si condivide il medesimo tetto.

Marco:        Sì… no volevo dire che… che volevo dire? Sì, cosa intendeva con “ci vediamo domattina”?

Saverio:      Ma buon Dio figliolo. Mi lasci andare a riordinare le mie masserizie. O pensava che non avessi altre vesti oltre a quelle che indosso? Tornerò domattina di buon ora, all’alba direi onde evitare gli ingorghi e facilitare gli spostamenti.

Marco:        All’alba... no è che forse siamo andando un po’ troppo velocemente…

Saverio:      Cosa intendi figliolo?

Marco:        Ma sì, nel senso che io e Alex qui, dobbiamo vedere altri… diciamo… candidati, oggi… ci sono già altre persone che devono vedere la casa e…

Saverio:      Ah, pardon… colpevolmente non avevo considerato l’eventualità che potessero esserci altri pretendenti per la vostra magione… quindi ci sono altre persone che dovete vedere stamane…

Alex:           No.

Marco:        No stamane no ma oggi pomeriggio sì… non ti ricordi quel ragazzo di Reggio Emilia?

Alex:           Reggio Emilia? Ma che ti stai inventando?

Marco:        Vabbè… mettiamola così… ci lasci cinque minuti per fare due chiacchiere fra noi. In fin dei conti noi non la conosciamo e lei capirà, è una cosa delicata, una convivenza… Alex vuoi venire un attimo qui? Ma ti sei impazzito?

Alex:           Perché?

Marco:        Perché? Ma l’hai visto il nostro aspirante coinquilino?

Alex:           Sì.

Marco:        Commenti?

Alex:           Beh... è figo.

Marco:        Figo… poi?

Alex:           Guarda che ho capito dove vuoi arrivare...

Marco:        E meno male!

Alex:           Sì ha un nome che non si può sentire...

Marco:        Oh … il nome? Alex, il dottor Capece Minutolo avrà una quarantina d’anni più di noi!

Alex:           Infatti.

Marco:        Infatti.

Alex:           E che ti frega?

Marco:        Ma niente, non mi frega niente… è solo che… insomma che ne so… pensavo cercassimo qualcosa di diverso, uno simile ai coinquilini che abbiamo avuto fino ad oggi… uno della nostra età insomma… con le nostre stesse abitudini e…

Saverio:      Figlioli, se permettete in virtù del fatto che negli anni ho accumulato una certa esperienza sull’argomento vorrei fugare quello che, in occasioni simili, suole essere il dubbio più ricorrente e che credo stia imperversando nelle vostre giovini menti.

Marco&Alex: Eh?

Saverio:      In altre parole, miei giovani amici, vorrei risolvere le vostre perplessità.

Marco&Alex: Ah!

Saverio:      Come ricorderete dall’annunzio da me pubblicato sullo strillo locale, il mio soggiorno nella vostra dimora non si prolungherà oltre i sei mesi. Or dunque, correggetemi se sbaglio: i vostri dubbi riguardano sicuramente una cosa: questo sconosciuto che il fato ha portato alla nostra porta sarà o non sarà in grado di onorare tutte le scadenze da qui alla fine del suo impegno?

Alex:           …?

Marco:        Se pagherà l’affitto…

Alex:           Ah…

Marco:        No guardi, in realtà…

Saverio:      E proprio per questo ecco qua, in anticipo i 6 mesi della mia parte di affitto. Non conosco l’ammontare esatto della pigione ma tenendo in considerazione la zona, lo stato dell’abitazione e altri parametri credo che la cifra in questione corrisponda più o meno a quanto dovuto.

Alex:           No, no ci sono 50 Euri in più! C’era andato vicino però… bravo!

Saverio:      Grazie assai figliolo

Marco:        Tu ti buchi. Ma di roba pesante però!

Alex:           Perché?

Marco:        Lasciamo perdere, non ho più le forze. A te il dottore sta bene, no?

Alex:           Infatti.

Marco:        Infatti. E allora, 6 mesi di affitto ce li ha dati anticipati, roba che non s’era mai visto. Quindi… benvenuto a casa.

Saverio:      Grazie assai figliolo.

Marco:        Prego.

Saverio:      Grazie assai anche a te figliolo.

Alex:           Prego… assai.

Saverio:      A domani allora. All’alba, come si conviene fra gentiluomini.

Marco:        Non si preoccupi, noi siamo gente alla buona, non si formalizzi… anche verso mezzogiorno andrà benissimo.

Alex:           Infatti.

Marco:        Infatti.

Buio. Musica.


SCENA 2

Musica. Suono ripetuto del campanello della porta.

Marco:        Ma chi è a quest’ora?

Saverio:      Buongiorno figliolo. Giornata meravigliosa quella odierna. Ideale per iniziare un rapporto di buon coinquilinato. Gli auspici sono dalla nostra ragazzo. Di grazia figliolo, mi puoi indicare qual è la mia stanza.

Marco:        Eh?

Saverio:      La stanza figliolo...

Marco:        La stanza… ma chi è lei?

Saverio:      Oh questa è bella, proprio bella… ma sono Saverio: il vostro nuovo coinquilino. A proposito, dov’è quel simpatico ragazzo, Alex se non ricordo male…

Marco:        Alex? Noo, il sabato prima dell’una non riconosce i parenti, lasci perdere. Comunque la stanza è la seconda porta a destra, la prima è il bagno… ma che ore sono?

Saverio:      Le 5 e 18 figliolo. La città è già sveglia ed in pieno movimento!

Marco:        Oh, me l’immagino. Alle 5 e 18: la gente così… lo sanno tutti.

Saverio:      Comunque ho dato un piccolo obolo ad un paio di baldi giovini perché mi aiutassero a portar su le mie poche masserizie. Le hanno scaricate proprio davanti alla porta.

Marco:        Scaricate?

Saverio:      Devono solo essere portate dentro. Avete già dei programmi per la giornata?

Marco:        (annuendo) Ssss. Dormire. Dormire diciamo almeno fino alle 5 e 20… di questo pomeriggio però! Quanti sono ‘sti bauli?

Saverio:      Tre, solamente tre. Capirai per sei mesi ho portato solo il minimo indispensabile.

Alex:           Ma che succede qui?

Saverio:      Oh bene, bene il nostro amico Alex! Ci darà una mano per il trasporto!

Alex:           Credevo fossero i ladri ma poi ho pensato che qua non c’è niente da rubare… lui chi è?

Marco:        Saverio.

Alex:           Piacere Alex.

Saverio:      Il piacere è senz’ombra di dubbio interamente mio ma ci siamo già conosciuti ieri perbacco.

Alex:           Infatti...

Marco:        Adesso c’arriva…

Alex:           Il dottor Capece Minutolo!

Marco:        C’è arrivato!

Saverio:      Alla buon’ora, figliolo!

Alex:           Ma che ore sono?

Marco:        5 e 18.

Saverio:      Oramai le 5 e 23, in realtà!

Alex:           Infatti…

Marco:        Adesso c’arriva…

Alex:           ... di pomeriggio…!?

Marco:        Non c’è arrivato.

Saverio:      Buon Dio figliolo, E’ l’alba di una splendida mattina e la città già pullula di vita, la primavera bussa alle porte e reclama il suo tributo!

Alex:           Chi è che reclama?

Marco:        Poi ti spiego.

Saverio:      Orsù dunque. Cominciamo la giornata come si conviene: andate a prepararvi: per festeggiare la nostra convivenza vi offro una sontuosa colazione nel migliore bar della città!

Marco:        Beh, che dire... sei veramente gentile…

Alex:           Infatti…

Marco:        Tanto a questo punto di dormire non se ne parla…

Alex:           Infatti…

Marco:        Un certo languorino devo dire che m’è pure venuto…

Alex:           Infatti…

Marco:        Andiamo a fare questa colazione: così scopriamo com’è la situazione alle 5 e 18 della mattina.

Alex:           Infatti…

Marco:        Eh infatti!

Saverio:      Simpatico modo di interloquire con questo infatti, nevvero?

Alex:           Infatti…

Marco:        Sì vabbè, ma tu lo provochi eh!

Buio. Musica.


SCENA 3

Musica.

Giulia:        Insomma, sono due settimane che avete in casa il nuovo coinquilino e ancora non lo conosco. Ma ti sembra possibile?

Marco:        Mi sembra possibile sì. Questa settimana non ci sei mai stata e le uniche volte che sei venuta qui, non c’era lui. Oh, non te lo vogliamo mica tenere nascosto.

Giulia:        Ma lo so, è solo che sono curiosissima. Dal poco che mi ha raccontato Alex, mi sembra un tipo interessante.

Marco:        Che ti ha raccontato? Che le hai raccontato?

Alex:           Che le ho raccontato. Poche cose: età, professione, segni particolari…

Marco:        Sì, precedenti penali, ultimo indirizzo conosciuto… c’abbiamo in casa il mostro di Firenze…

Giulia:        Comunque solo l’età, fa di lui un coinquilino particolare, sicuramente diverso da quelli che avete avuto fino ad oggi. Che poi facendo i conti, questo è il numero…?

Alex:           Sei.

Marco:        Cinque.

Alex:           Sei.

Marco:        Cinque.

Giulia:        Ha ragione Alex, sono sei.

Alex:           Infatti.

Marco:        Ma che infatti! Allora contiamoli: dunque abbiamo cominciato con Belli Capelli… il Maniaco, il Pomata, il Precisa… e l’ultimo, Ovosodo. E siamo a cinque.

Alex:           E Jack Daniel dove lo metti?

Marco:        Vabbè ma Jack Daniel è stato qui solo un paio di mesi.

Alex:           Infatti.

Marco:        E neanche ha pagato l’affitto.

Alex:           Non l’ha pagato tutto.

Marco:        Ha pagato solo la prima settimana.

Alex:           Ma ha detto che il resto ce l’avrebbe portato.

Marco:        E l’ha fatto?

Alex:           No, ma l’ha promesso. Quindi è ufficialmente un coinquilino.

Marco:        Non sono d’accordo.

Alex:           Giulia?

Giulia:        Ha ragione Alex…

Marco:        Vabbè… non sono d’accordo ma cedo alla maggioranza.

Giulia:        A proposito ma al dottore, il soprannome non gliel’avete ancora trovato?

Marco e Alex si guardano

Marco:        Eh… in effetti

Alex:           Non è mica facile…

Marco:        Per niente…

Alex:           Bisogna che c’impegniamo un po’… comunque è arrivato da poco… dacci il tempo.

Giulia:        Ma se con tutti gli altri avevate trovato il soprannome dopo due ore e questo dopo due settimane, niente?

Marco:        Per loro è stato facile! Ce l’avevano scritto in fronte.

Alex:           Infatti.

Marco:        Belli Capelli te lo ricordi, no? Per quella malattia che aveva avuto non aveva più neanche un pelo, ma proprio in nessuna parte del corpo, liscio dalla testa ai piedi.

Giulia:        Sì che me lo ricordo. E voi gentiluomini avete pensato bene di rimarcare questo fatto affibbiandogli il soprannome.

Alex:           Infatti. Il Maniaco, Sandro, non pensava che a rimorchiare senza fare alcuna distinzione di età, razza, fede religiosa o politica, aspetto fisico. Non si sono mai viste tante donne girare in questa casa come in quel periodo.

Giulia:        Ricordo…

Alex:           Il Pomata, Mauro, con quella montagna di capelli ricci tipo Branduardi, per tenerli giù ci metteva tonnellate di gel. Era sempre pieno. Anche quando andava a dormire.

Giulia:        Pensa le federe!

Alex:           Sì, se le portava sotto la doccia. Era l’unico modo per riuscire a staccarle.

Marco:        Il Precisa, Gianluca, era il prototipo dello studente d’ingegneria. Gli occhiali a fondo di bottiglia, i brufoletti… in quel periodo la casa era una caserma: perfetta, pulita, tutto al posto giusto.

Alex:           Sì, non riuscivo neanche più a trovare la porta del bagno.

Marco:        E infine Jack Daniel. Che non mi ricordo neanche come si chiamava…

Alex:           Non l’ho mai saputo…

Marco:        Comunque il non coinquilino. Era una specie di distilleria ambulante. Trangugiava qualunque cosa avesse una traccia di gradazione alcolica.

Alex:           Mai visto Jack bere un bicchiere d’acqua. Diceva che non la digeriva, gli veniva la ruggine nello stomaco.

Giulia:        Insomma, il più normale sembra essere proprio il dottor Capece Minutolo.

Alex:           Infatti.

Marco:        Senti ma tu, novità sul quel provino?

Giulia:        Doveva essere domani. Per una fiction Rai, una di quelle ambientate in ospedale. Stanno cercando la pediatra. Un ruolo fisso, magari… ho già superato due selezioni e domani doveva esserci quella definitiva e invece… tutto bloccato. Il progetto è in stand by per non so quale motivo. Insomma, mi hanno detto che rimango una delle candidate per la parte ma si faranno vivi loro quando la cosa ripartirà.

Marco:        Che palle!

Giulia:        No, no… meglio così…

Alex:           Perché?

Giulia:        E’ il monologo che hanno dato per il provino… non lo so, non riesco a sentirmelo… lo faccio meccanicamente ma… c’è qualcosa che mi sfugge e non sono soddisfatta per niente… me lo porto sempre dietro, ormai è diventato un’ossessione.

Alex:           Non riesci a ricordarti la parte?

Giulia:        No, non è una questione di memoria… è una paginetta, non è quello il problema. E’ che proprio non riesco a farlo… forse perché non lo capisco… non lo so, comunque è uno schifo.

Alex:           Ma sarai bravissima… come al solito.

Giulia:        No, no stavolta dico sul serio. Ora, per fortuna ho il tempo per rimettermi a studiarlo ma se non trovo la chiave giusta… neanche lo faccio il provino. Brutte figure non conviene farne.

Marco:        Giulia, da quanto ci conosciamo, vent’anni?

Giulia:        Più o meno.

Marco:        Beh tu è da vent’anni che fai così: dalle medie all’università e soprattutto ad ogni provino: ogni volta che devi fare una prova senz’appello: il pessimismo cosmico, la catastrofe!

Giulia:        Ciccio, guarda che se ti ricordi bene anche tu eri esattamente lo stesso, vero Alex?

Alex:           Assolutamente.

Marco:        Con una piccola differenza: che il mio pessimismo era totalmente giustificato: al liceo rimandato tutti gli anni con tre materie, calcio nel culo alla maturità, 36 e via. Splendidamente laureato in lettere al terzo fuoricorso con la media del 19,2… alla tesi il magnifico rettore mi disse che era la prima volta che laureava qualcuno con un punto di tesi e con 71 come valutazione finale… con una carriera scolastica così, le porte del giornalismo cinematografico non potevano che schiudersi al mio passaggio. No dico, solo per essere arrivato in fondo, altro che pessimismo, ho una fiducia infinita nelle mie possibilità.

Alex:           E ha ragione…

Giulia:        Vabbè, comunque stavolta è così, ve lo giuro.

Alex:           Secondo me c’è solo una cosa che si può fare.

Giulia:        Cioè?

Alex:           Andare a mangiare da Luciano!

Giulia:        Ma che c’entra?!

Marco:        Luciano c’entra sempre.

Alex:           Infatti. Al limite basta spingere un po’…

Giulia:        E vabbè… andiamo da Luciano… a proposito… Alex ti viene in mente qualcosa?

Alex:           Tipo?

Giulia:        Tipo che qualcuno doveva offrire una cena?

Marco:        Carogna…

Alex:           Assolutamente sì, il nostro Aldo Grasso è un mesetto abbondante che ha questo debito morale sul groppone…

Marco:        Non ci dormo la notte…

Giulia:        Quando si fa gli spacconi…

Alex:           Se non sbaglio la scommessa era sul fatto che eri assolutamente sicuro che avresti avuto quel posto come critico cinematografico su Metro, giusto? “E’ Sicuro al 100%. Uno con la mia competenza, con la mia conoscenza enciclopedica del cinema dai Lumiere a Tarantino dove lo trovano”, più o meno avevi detto così, mi pare…

Marco:        Eh non avevo tenuto conto dei raccomandati… comunque sto lavorando ad un colloquio che se mi riesce… altro che Metro…

Alex:           Sì, come no… comunque è senza dubbio arrivato il momento di onorare i debiti.

Giulia:        Stavolta paghi tu.

Marco:        E vabbè, quel ch’è giusto è giusto…

Alex:           E vai! Dammi il cinque!

Giulia:        E buon appetito.

Entra in scena Saverio. Appena rientrato in casa.

Saverio:      Ah bene, bene si parla di desinare: per bere, mangiare e corteggiar dame di sì rare fattezze, giammai si dica che Saverio Capece Minutolo faccia mostra di neghittosità!

Alex:           Ma perché non capisco mai quello che dice?

Saverio:      Ma cosa vedono le mie vecchie pupille. Una magione che credevo frequentata solo da tristi gentiluomini e altresì meta di splendide fanciulle, ma che dico splendide, sublimi.

Alex:           Ecco appunto! Che ha detto?

Saverio:      Madmoiselle, lei permette? Achanté…

Le fa il baciamano.

Giulia:        Piacere mio. Giulia.

Saverio:      Saverio Capece Minutolo e sono sinceramente onorato di fare la sua gradita ancorché inaspettata conoscenza. La sua sola presenza fa virare al sereno una giornata che parea annunciar solo lampi, fulmini e saette…

Alex:           Infatti, pensavo anch’io…

Marco:        Ma che pensavi?

Alex:           E che ne so, quello che ha detto lui… suonava fico…

Giulia:        Lei è molto gentile signor Capece Minutolo…

Saverio:      Saverio, la prego ho già bandito da questa casa tutti gli inutili orpelli del formalismo. Mi chiami pure Saverio.

Giulia:        Beh, grazie per i complimenti, Saverio.

Marco:        Vabbè, la finiamo con questa sviolinata reciproca!?

Giulia:        Marco, non fare il maleducato, a noi donne ogni tanto fa piacere sentire qualcuno che si rivolge a noi con espressioni fini e ricercate… che t’impicci…

Alex:           … che t’impicci…

Marco:        Ma chi s’impiccia, è solo che avevamo deciso di andare a mangiare… e andiamo no! Sono due ore che tergiversiamo…

Giulia:        Marco, sarà la fame ma mi sembri un po’ troppo su di giri eh! Datti una calmata, ora andiamo, Luciano è lì da vent’anni, non scapperà mica proprio oggi no?

Saverio:      Il nostro ospite ha ragione, quando si tratta del giusto nutrimento, come si suol dire “bando alle ciance” e diritti alla meta, dico bene giovanotto?

Alex:           Oh…

Saverio:      Se non ho male interpretato il nostro oste è Luciano nevvero? Giulia, posso avere l’onore del suo braccio?

Giulia:        Con piacere, Saverio.

Marco:        … Saverio…

Saverio e Giulia escono di scena.

Marco:        Questo sta qui da due settimane e io già non lo sopporto più. Questi sei mesi saranno infiniti.

Alex:           Io a te proprio non ti capisco… mi sembri matto, Saverio è una bravissima persona, per ora è un coinquilino perfetto e tu invece sei sempre incazzato e se puoi fare l’antipatico non ci pensi due volte, ma rilassati!

Marco:        Ma che rilassati… e poi sia chiaro: io la scommessa l’ho persa, ma il conto lo pago solo a te e a Giulia, lui se vuole mangiare mette mano al portafoglio eh… anzi ora m’è pure passata la fame.

Alex:           Lo vedi!? Sei prevenuto, hai il prosciutto sugli occhi. Ma ancora non l’hai capito che UNO: Saverio ha già capito che fra te e me tiriamo su 25 euro al mese nei periodi felici. DUE: problemi di soldi di sicuro non ne ha. TRE: s’è già capito che è tutto, tranne che un “braccino corto”: il nostro povero frigo stamattina m’ha detto “Alex per favore dì al vecchio di smetterla perché io ho una certa età e tutta la roba che quello continua a mettere dentro non la raffreddo neanche a morire” dico, vino bianco, bibite, uova, carne, salumi, frutta, insalata, yougurt, birra, wurstel, formaggi… devo continuare? Quando l’ho aperto mi sembrava di essere all’Esselunga! Anzi è molto probabile che la cena ce la offra lui a tutti e tre. Quindi amico mio, compagno di mille battaglie… a te la fame sarà passata ma a me col fatto che la cena non sarà gentilmente offerta dal “re della mezza porzion” ma da un signore vero con tanto di doppio cognome ti saluto e ti ringrazio e mi appropinquo lesto lesto da Luciano. Comunque io lo so cosa ti ci vuole: una bella serata pagana… dovresti fare un paio di telefonate tatticissime a qualche tua amica di quelle… sportive: sfoghi ferocemente i tuoi istinti più bassi e il mondo tornerà a sorriderti. Ciao fratello.

Alex esce di scena per fare capolino subito dopo.

Alex:           Ho detto “mi appropinquo lesto lesto”… fra sei mesi saprò anche leggere e far di conto… l’ho sempre saputo che frequentavo le persone sbagliate. La cultura è la base di tutto, eh!

Marco:        La cultura…

Buio. Musica.


SCENA 4

Marco è seduto davanti al suo PC.

Marco:        Dunque, eccola qua: la lista completa degli Oscar 2006…

Saverio:      Si parla di cinema?

Marco:        Come? Ah, sì… no è che stavo cercando una cosa…

Saverio:      Immagino si tratti di Internet, giusto?

Marco:        Sì, Internet. Stiamo imparando termini nuovi…

Saverio:      E quali novelle stai cercando, se mi è lecito…

Marco:        Niente di particolare… solo la lista degli Oscar 2006.

Saverio:      E’ la tua grande passione, vero?

Marco:        Il cinema? Direi proprio di sì… quasi un’ossessione , a questo punto.

Saverio:      O perbacco! Che vuoi dire?

Marco:        Niente…

Saverio:      Un’ossessione non è una bella cosa, ma la passione… quando un uomo è guidato da una passione vera, deve considerarsi una specie di miracolato, baciato dalla fortuna. La maggior parte degli uomini e delle donne che ci circondano, non conosce che pallidi riflessi di passione e nel migliore dei casi passa la vita in una grigia tranquillità. Vivi la tua passione, Marco, seguila sempre, senza darti un attimo di tregua e vedrai che il demone del rimorso non visiterà mai i tuoi pensieri.

Marco:        Saverio, io non è che non apprezzi tutto questo… so perfettamente che lo fai per aiutarmi, per darmi una mano, sei una persona educata, profonda, generosa anche… ma lascia perdere, anzi lasciami perdere. Io ce l’ho sempre fatta da solo. Non ho bisogno di nessuno.

Saverio:      Tutti hanno bisogno di qualcuno. Non esiste anima al mondo che possa bastare a se stessa.

Marco:        Sì, beh io invece mi basto e mi avanzo pure… quindi ti ringrazio ma per cortesia lasciami perdere che ho già tremila pensieri per conto mio e non ho bisogno di qualcuno che mi faccia il professore dell’Attimo Fuggente.

Saverio:      Gran film…

Marco:        Come?

Saverio:      Gran film…

Marco:        Sì… anche se un po’ troppo retorico, in qualche momento.

Saverio:      Così direbbe un cinico.

Marco:        Cinico… cinico dici… magari è solo che uno si è stufato di prendere schiaffi da quando ha cinque anni, si è stancato di prendere porte in faccia e di vedersi sorpassato da coglioni deficienti che non sanno un cavolo di cinema ma hanno il solo fondamentale merito di conoscere qualcuno al posto giusto e…

Saverio:      E’ la vita.

Marco:        La vita…

Saverio:      La vita. E’ stato così per tutti. Sai secondo Vittorio De Sica qual era la più grande virtù che un attore deve possedere? Esse un buon venditore. Capisci? Un buon venditore! Devi credere in te stesso più di chiunque altro e venderti. Ma non nel senso di fare merce della tua passione, della tua arte o peggio della tua persona… quello che il grande Vittorio voleva dire è che devi essere costante e testardo e continuare a bussare a tutte le porte finché non troverai qualcuno disposto ad ascoltarti. Il talento non basta: Hemingway diceva che le componenti per scrivere un buon romanzo erano per il 10% ispirazione e per il 90% traspirazione… sudore, fatica, quella che viene richiesta ora a te.

Marco:        Finita la predica? Grazie. E comunque hai Alex e Giulia per espletare le tue funzioni di buon samaritano. Io ti ringrazio ma nelle mia vita me la sono sempre cavata da solo e se non ti dispiace preferisco continuare così. Per questo ti pregherei finché rimani qui, di non ficcare il naso in faccende che non ti riguardano. Ti saluto.

Marco esce di scena

Saverio:      Niente da dire: Lo stesso identico caratteraccio! E una bella ferita aperta…

Buio. Musica.


SCENA 5

Musica. Marco e Alex a casa.

Alex:           Ma ti devi fidare, dai retta a me: quello che ti ci vuole è una vera serata pagana con seguito di nottata paganissima. Riconosco l’amico nel momento del bisogno: hai tutti sintomi dell’animale in eccesso di ormone. Quindi metti mano alla tua famosa agendina con fauna femminile catalogata con stellette tipo guida Micheline e facciamola finita! Io da parte mia non potrò certo lasciarti solo in questo triste momento quindi fa’ in modo che le faune siano due con una via lattea di stelle possibilmente…

Marco:        Le faune… e vabbè, cerchiamo ‘ste faune… comunque a te t’ho capito: con la scusa dell’amico nel momento del bisogno, ti sei arrangiato una seratina giusta giusta, o no?!

Alex:           Ma quale scusa! Tu sei mio amico?

Marco:        Sì.

Alex:           Il momento del bisogno c’è?

Marco:        Ma è proprio questo il punto: io contesto tutta la tua tesi fin dall’inizio…

Alex:           Che fai?

Marco:        Non è vero che sono nervoso e se anche lo fossi non dipende da una mancanza di affetto.

Alex:           E chi ha parlato d’affetto…

Marco:        Voglio dire che non è vero che ce l’ho con Saverio.

Alex:           No.

Marco:        No. Semplicemente non condivido il tuo entusiasmo sfrenato e ora anche quello di Giulia.

Alex:           Ma non si tratta di entusiasmo: sei tu che sei odioso nei suoi confronti.

Marco:        Odioso…

Alex:           Odioso, odioso… un vero rompicoglioni!

Marco:        Rompicoglioni…

Alex:           Amico mio, Saverio è qui da un po’: vuoi che ti elenchi tutte le volte che ti sei comportato da checca isterica?

Marco:        Checca isterica…

Alex:           Il rubinetto della cucina che gocciolava, tu poverino non riuscivi a dormire e alla mattina ti sei svegliato con un cerchio alla testa che…

Marco:        Sì ma gocciolava?

Alex:           Certo che gocciolava!

Marco:        E allora, lo vedi?!

Alex:           Sì, se non fosse che quel lavandino sono sei anni che gocciola ininterrottamente 24 ore su 24, 365 giorni l’anno. Ormai s’è sincronizzato, preciso come un orologio svizzero, non sgarra di un secondo: a capodanno c’abbiamo fatto il conto alla rovescia per il brindisi! E tu la mattina te lei presa con il povero Saverio che in cucina non c’era nemmeno entrato. Gli hai fatto andare la colazione di traverso. Pover’uomo!

Marco:        E come la fai lunga… un piccolo rimprovero amichevole…

Alex:           Non ho finito: entrato in casa con le scarpe bagnate per la pioggia.

Marco:        Sembrava di essere a Venezia…

Alex:           S’è bevuto l’ultima bottiglietta di Actimel.

Marco:        Il mio rinforzo ogni mattina…

Alex:           E poi russa troppo forte, sente la televisione troppo alta, si alza troppo presto, va a dormire troppo presto, fa troppo il simpatico con i nostri amici… e con le nostre amiche, troppo qui, troppo là, troppo su, troppo giù!

Marco:        Tutte cose verissime, non sei d’accordo?

Alex:           E che due palle!

Marco:        Un rompicoglioni eh?!

Alex:           Tu che dici?

Marco:        Vabbè forse ho un po’ esagerato ma… non lo so… c’è qualcosa in Saverio che mi manda in bestia, sento come una specie di rimescolio nello stomaco… insomma non lo sopporto proprio, è più forte di me!

Alex:           Il riconoscimento della malattia è il primo passo verso la guarigione.

Marco:        …

Alex:           La malattia è nota e anche la medicina, la più antica del mondo per risollevare le sorti di un uomo: telefona, telefona…

Marco:        E vabbè… dunque vediamo… questa no, quest’altra s’è trasferita a Genova, lei s’è fidanzata… è allora ci mettiamo un bel teschietto…

Alex:           Un teschietto?

Marco:        Identifica le zone di caccia off limits

Alex:           Off limits…

Marco:        … Luana… Luana potrebbe essere… che te ne pare?

Alex:           Che me ne pare? Me ne pare bene me ne pare… com’è?

Marco:        Luana… Luana è bella, alta, bionda, simpatica, due… di gran classe e pure moderatamente intelligente, che non guasta… no… no, no, meglio tenerla come riserva.

Alex:           Come riserva… perché riserva? Mi sembrava proprio una titolare!

Marco:        Perché… Luana è una che s’attacca.

Alex:           E lasciala attaccare!

Marco:        E poi se non troviamo la seconda per creare la doppia coppia? Diventa un casino, fidati… non ho detto di no, ho detto solo di tenerla in stand by finche non troviamo l’altra.

Alex:           Quella per te.

Marco:        Eh…

Alex:           No dico… l’altra… quella per te.

Marco:        Ah, hai già deciso che Luana è la tua donna ideale…

Alex:           No… Luana è la donna ideale di metà dei maschi del pianeta: alta, bionda, simpatica, di classe, intelligente (moderatamente)…

Marco:        C’ha pure due…

Alex:           E lo so, lo so, ho capito…

Marco:        E va bene, va bene: Luana è tua!

Alex:           Bravo, mi piace quando dici così: la cosa comincia a farsi interessante.

Marco:        Sì vabbè, però adesso bisogna sistemare il vecchio Marco… vediamo un po’… qui siamo nella zona calda…

Alex:           Perché Luana era fredda…

Marco:        Dico, la parte alta della classifica, siamo in Champion’s… roba da Inter, Roma, Milan…

Alex:           Sì perché io sono la Reggina, l’Ascoli…

Marco:        Eccola qui: Eleonora!

Alex:           Oh!! Il Real Madrid!!

Marco:        Qui siamo su livelli che… vabbè, lasciamo stare… tu sei sicuro, confermi Luana…

Alex:           Ssss: confermo e l’accendiamo!

Marco:        E allora è fatta sono pure amiche: dammi il cellulare…

Alex:           Il mio…

Marco:        Oh, ma vuoi contribuire in qualche maniera alla serata o devo fare tutto io?!

Alex:           Contribuisco, contribuisco… ma, sei sicuro che saranno libere?

Marco:        Amico mio, hai ancora molto da imparare sul sottoscritto: quando Marco chiama, le femmine rispondono!

Alex:           Le femmine… grrr

Musica. Luce che diminuisce gradatamente, facendo vedere Marco che telefona. Buio.


SCENA 6

Alex, in perfetta tenuta da cuoco, è intento a dare i ritocchi finali alla tavola. Poi entra Marco tirato a lucido pronto per una serata da conquista…

Alex:           Amico mio, sei bello come il sole.

Marco:        Puoi dirlo forte, compagno di mille avventure… non sarà troppo?

Alex:           Troppa carbonara? Un etto e mezzo a testa più due etti per il tavolo… un classico.

Marco:        Ma quale carbonara… parlavo di me… troppa bellezza a volta può intimorire la pulzella….

Alex:           No, non c’è pericolo… comunque qua mi sembra che siamo a posto… che dici?

Marco:        Sei uno chef perfetto… ci tieni a fare bella figura con Luana eh!? E cosa prevede il menù del nostro chef da tre forchette del Gambero Rosso?

Alex:           Beh, sono andato sul sicuro: come antipasto, fritto misto…

Marco:        Il fritto…

Alex:           Sì ma poca roba: olive ascolane, crocchette di patate, fiori di zucca, arancini, carciofi, melanzane… e poi naturalmente il tagliere di salumi che aiuta a buttare giù il fritto…

Marco:        Mi pare giusto…

Alex:           Oh… poi si passa al mio piatto forte…

Marco:        La carbonara.

Alex:           Infatti

Marco:        Infatti

Alex:           Dopodiché passiamo al secondo.

Marco:        Una cosa leggerina mi auguro…

Alex:           E certo: arrosto di vitello con contorno di patate novelle al forno, spinaci ripassati in padella e fagioli in umido. Ah c’è anche una teglia di parmigiana però piccola eh…

Marco:        Appunto…

Alex:           Tutto innaffiato col fantastico rosso della casa… che poi è il vino che fa mia nonna in campagna.

Marco:        Inarrivabile…

Alex:           Infatti.

Marco:        Infatti.

Alex:           A questo punto siamo pronti per il gran finale!

Marco:        Pure.

Alex:           E certo: non vorrai che le ragazze pensino che siamo dei poveracci.

Marco:        Per carità…

Alex:           Infatti.

Marco:        Infatti.

Alex:           Quindi si passa ai dolci: tiramisù fatto in casa dal sottoscritto, cantuccini con Vinsanto e si finisce con caffè e ammazzacaffé.

Marco:        Tutto qua? Non sarà un po’ pochino…

Alex:           E infatti lo pensavo anch’io…

Marco:        E infatti.

Alex:           Che dici facciamo due primi: io a mettere giù un risottino ci metto un attimo eh! O magari un bel tagliere di formaggi…

Marco:        Magari tutt’e due.

Alex:           Bravo tutt’e due. Vado.

Marco:        Alex… Alex amico mio, qui bisogna avere le idee chiare: cosa vogliamo farne di questa serata…

Alex:           Cioè?

Marco:        Cioè abbiamo invitato a cena due ragazze o due velociraptor? No perché qui sembra che invece di Luana ed Eleonora debbano arrivare Godzilla e King Kong! Queste dopo la seconda portata ci denunciano per tentato omicidio a base di carboidrato con l’aggravante del vino della nonna!

Alex:           Dici? Mannaggia è da stamattina che sto ai fornelli…

Marco:        Ma dai non ti preoccupare, sono sicuro che è tutto buonissimo e poi lo sai che gli diciamo? Che come sempre siamo rimasti in ufficio fino a tardi e che siamo appena tornati e abbiamo ordinato tutto in rosticceria. Così facciamo pure la figura dei manager.

Alex:           Sì vabbè…

Marco:        Fidati di me!

Alex:           E ora che ci facciamo con tutta ‘sta roba? Le ragazze dovrebbero essere qui a momenti.

Marco:        Come che ci facciamo c’è la mangiamo, magari non tutta stasera… ma tu stai tranquillo e lascia fare a me: la facciamo passare come una cena etnico/bucolica, la nuova frontiera della cucina internazionale. C’era scritto su Vanity: “la riscoperta delle origini agresti italiane.”

Alex:           Ma è vero?

Marco:        No ma è verosimile, quindi stai tranquillo che ho la situazione sotto controllo.

Alex:           Meno male: m’ero demoralizzato, m’era pure passata la fame…

Marco:        No, quella no. La fame fattela tornare, altrimenti con gli avanzi ci andiamo avanti fino a Natale.

Alex:           Comunque lo vedi?

Marco:        Cosa?

Alex:           Che avevo ragione.

Marco:        Riguardo all’arrosto?

Alex:           Ma quale arrosto, sul tuo umore: è bastato organizzare questa serata e già sei tornato di buon umore, pieno di energia, insomma il solito Marco.

Marco:        Ecco adesso m’hai fatto venire in mente da dove è partita tutta questa storia.

Alex:           Cosa?

Marco:        La storia della cena… insomma mai fatto ritornare in mente il nostro coinquilino.

Alex:           Saverio…

Marco:        Eh, Saverio!

Alex:           Ma non ci pensare… lascia perdere. Pensa ad Eleonora e tira fuori tutto il tuo fascino.

Suonano al citofono.

Alex:           Eccole. E ora?! Che facciamo?

Marco:        Apriamo?

Alex:           Bravo!

Marco:        Calmati, vado io… (al citofono) ben’arrivate meravigliose creature. Scala A, quinto piano. ciaooo… stanno arrivando ho lasciato la porta aperta…

Alex:           Come sto, vado bene?

Marco:        Perfetto… magari mi toglierei il grembiule e il cappello da Vissani eh.

Alex:           Porca miseria!

Marco:        Ora fai un bel respiro e goditi la serata.

Alex:           Respira e goditi la serata…

Saverio:      La dea fortuna mi arride figlioli. Quando stamane sono uscito ho dimenticato le chiavi nell’altra giacca. Con questo freddo sarebbe stato un guaio. E ma che bella tavola imbandita: credo di essere arrivato proprio al momento giusto. Per quanti sforzi faccia, a me non viene in mente un modo migliore di passare una serata che una bella cena tra vecchi amici? E voi che ne dite?

Alex:           Beh…

Marco:        Saverio che ci fai qui…

Saverio:      O bella! Sono quasi le otto. Sono venuto a casa a mangiare… non dovevo?

Marco:        Ma oggi è venerdì.

Saverio:      Non v’è dubbio alcuno.

Alex:           … alcuno…

Marco:        Ed eravamo rimasti d’accordo che venerdì saresti rimasto fuori per la sera , perché io e Alex avevamo organizzato una cenetta romantica, ti ricordi?

Alex:           … ricordi…?

Saverio:      Ma non avevate detto che… (Saverio è interrotto dal campanello)

Voce femminile: E’ permesso? Siamo noi, la porta è aperta.

Marco:        Ecco qui: la frittata è fatta!

Alex:           … eh, l’unica cosa che non avevo cucinato…

Buio. Musica.


SCENA 7

Musica. Marco è seduto al tavolo visibilmente nervoso. Saverio è rilassato in poltrona. Alex è fuori scena.

Alex:           Insomma allora avete deciso: andate… no perché alla fine non è così tardi… sì, Eleonora ha sonno… vabbè… allora alla prossima… ciao Luana… certo che ti chiamo… (rientra in scena) ti chiamo sì, non sono mica scemo. Mamma mia che serata! E chi se l’aspettava: Luana ha fatto il bis di tutto e pure Eleonora è una bella forchetta eh! Saverio la tua idea di dire che avevo cucinato tutto io è stata la svolta.

Saverio:      Oh perbacco: ho detto solo la verità, nient’altro che la verità.

Alex:           Alzi la mano destra e dica lo giuro.

Saverio:      Lo giuro. Comunque ragazzi devo ringraziarvi per avermi fatto passare una splendida serata in vostra compagnia e farvi anche i complimenti per le vostre meravigliose fanciulle: una più deliziosa dell’altra. E poi mi par d’intuire che fra Alex e la bella Luana ci sia… come dire… una dolce interazione: pare che Cupido abbia proprio terminato le frecce della sua faretra.

Marco:        (ad Alex) Dice che vi piacete!

Alex:           Ah… speriamo. Comunque m’è piaciuto quando mi ha detto che sarebbe felice se cucinassi ancora per lei… è stato figo…

Saverio:      Ma giovanotto, lo sanno tutti che una delle leve per catturare il cuore di una donna è proprio la gola: la gastronomia è arte, passione, sapienza alchemica, manualità rude e delicata, conoscenza della natura e dell’uomo. Chi padroneggia e conosce i segreti di questo miracoloso universo non può che esercitare sul gentil sesso un fascino praticamente irresistibile. E’ così da sempre: la storia è piena di esempi del genere.

Alex:           Infatti… no è perché c’era qualcuno che mi suggeriva di dire che avevamo preso tutto in rosticceria…

Saverio:      Oh bella, mi domando quale inetto consigliere possa averti dato un suggerimento di tale fatta.

Marco:        Sono io, l’inetto!

Alex:           Sei proprio un inetto.

Marco:        Ma smettila!

Alex:           Comunque Luana il numero me l’ha dato e io domani la chiamo. O dici che domani è troppo presto? Non è che faccio la figura dello sfigato?

Saverio:      Personalmente…

Marco:        Se ti fidi ancora di me, io lascerei perdere…

Alex:           Come lascerei perdere…

Marco:        Ma sì, per una settimana almeno: lasci che lei cuocia nel suo brodo, che rimanga ad aspettare la tua telefonata per un po’ e quando sarà cotta a puntino, piazzi la telefonata, che fai cadere dall’alto come se fosse capitata per caso… a quel punto te le gestisci come vuoi…

Alex:           Come vuoi… sì… Saverio tu che stavi per dire?

Saverio:      Bah sono certo che Marco che ti conosce bene e che soprattutto conosce le giovinette di oggi ti abbia dato il consiglio migliore per arrivare nel più breve tempo possibile ad ottenere le grazie della nostra amica dai capelli dorati… quantunque…

Alex:           Quantunque…

Saverio:      Quantunque il fucile va scelto avendo ben chiaro qual è la fiera che si vuol cacciare…

Alex:           No Saverio, per favore, io m’ero gia perso al “quantunque”, su tu ricominci a farmi l’aulico io non mi ritrovo più e qui non arriviamo da nessuna parte. Cerca per una volta di parlare una lingua semplice, che io possa capire al volo, qualcosa che si avvicini il più possibile al 21° secolo.

Saverio:      In verità, ragazzo mio, il discorso è molto semplice. Anch’io ho avuto i vostri anni e so bene che non sempre i rapporti col gentil sesso possono esser coronati dall’amore vero, quello che ha dettato i versi più ispirati ai grandi poeti di tutte le epoche: da Dante a Petrarca, da Shakespeare a…

Alex:           Saverio per favore…

Saverio:      Insomma questa giovine ti ispira davvero pensieri sublimi?

Alex:           Mi ispira… mi ispira sì, certo che m’ispira!

Saverio:      Oppure vuoi solo dar sfogo temporaneo alle normali e giuste impellenze di un sano maschio nel fiore degli anni?

Alex:           Ah… beh ma non potrebbe essere tutt’e due le cose… l’ispirazione e… le impellenze?

Saverio:      Altroché, ragazzo mio! Anzi una donna in grado di sconvolgerti mente, sensi e cuore fin dal primo incontro è la cosa più eccitante del mondo! Ritieniti un privilegiato.

Alex:           Infatti…

Saverio:      Allora, stando così le cose, il mio consiglio è: chiamala subito!

Alex:           Subito… come subito… subito adesso?

Saverio:      Prima ancora se possibile. L’ideale sarebbe che mandassi un tuo valletto a recapitarle una bella epistola: talvolta, la parola scritta, per chi sa usar bene la penna, vale più di mille parole…

Marco:        Mi sa che tu hai qualche problema di collocazione spazio/temporale: siamo nel 2007 non nel 1800, a Milano non a Parigi e lui è Alex e non Cyrano. Un valletto, un’epistola… ma questo fa fatica a leggere la Gazzetta dello Sport… cerchiamo di restare coi piedi per terra!

Alex:           Eh, è arrivato Umberto Eco! Lascialo parlare e fatti gli affari tuoi, che a me questa cosa “della pìstola” mi sembrava interessante… allora andiamo avanti Saverio, non lo ascoltare.

Saverio:      E invece il nostro Marco va ascoltato e anche con molta attenzione.

Alex:           Sì?

Marco:        Che fai, prendi in giro?

Saverio:      Mai stato così serio. Quello che voglio dire è che a volte la mia indole inguaribilmente romantica mi porta a fantasticare ma in questo caso sarà bene rimanere, almeno in parte, con i piedi ben piantati per terra. “Siamo nel 2007 non nel 1800”, giustissimo allora invece dell’epistola e del valletto, ricorreremo alla loro versione contemporanea…

Alex:           Cioè?

Saverio:      Ma buon Dio figliolo, parlo del tuo interfono e delle lettere che quell’aggeggio infernale consente di inviare attraverso l’etere.

Alex:           …

Marco:        Le mandi un sms con il cellulare.

Saverio:      Proprio così!

Alex:           Ah… non avevo capito: dice l’interfono! Eh va bene, le mando un sms… sì e che le scrivo?

Saverio:      Da quello che ho visto poc’anzi, era lungi da te e anche da lei, l’idea che questa serata finisse prima che l’aurora annunciasse l’alba di un nuovo giorno…

Alex:           Oh Madonna… che ha detto!?

Marco:        Volevi stare ancora con lei…

Alex:           Anche di più!

Saverio:      Appunto.

Alex:           Appunto che?!

Saverio:      Questo è quello che devi dirle.

Alex:           Che volevo stare ancora con lei?

Saverio:      Per l’appunto.

Alex:           Ma non è che mi prende per un maniaco?

Saverio:      Lo sei?

Alex:           No, direi di no,

Marco:        … insomma…

Saverio:      E allora perché dovrebbe pensarlo. D’altra parte, pensi davvero che la tua Luana avrebbe chiacchierato cosi amabilmente tutta la sera con un giovanotto dalla mente instabile?

Alex:           Non credo…

Saverio:      Quindi bando alle paure amico mio e dille cosa porti nel cuore e vedrai che il risultato sarà quello che più agogni.

Alex:           Ma che agogni e agogni… Saverio tu la fai facile ma io non sono capace di fare queste cose, non ho la parlantina che hai tu o Marco, non ci so fare…

Marco:        Bravo! Appunto, visto che l’hai messo in questo casino, ora gli dai una mano per uscirne. Prima parlavamo di Cyrano, giusto? Beh tu comportati da Cyrano e Alex sarà il tuo Cristiano.

Alex:           Chi sono io?

Saverio:      Il nostro amico Marco vuole che sia io a farti da buon consigliere e suggeritore.

Marco:        Prendi il cellulare che il nostro poeta ti dice cosa scrivere.

Alex:           Davvero lo faresti Saverio?

Saverio:      Ma più che volentieri amico mio, ma quello che posso fare è solo aiutare un amico in difficoltà: più importante è che le parole vengano dal cuore che non il loro lessico… ma bando alle ciance a fondo perduto, poc’anzi dicevamo che avresti voluto che la serata non terminasse, avresti voluto continuare a rimira gli occhi suoi belli, nevvero?

Alex:           Più o meno…

Saverio:      Ordunque, mano all’interfono e lesto con la penna… anzi con le dita… dunque dunque… “Dolce, soavissima e perfetta creatura, nemmai vòlte celesti conobbero fattezze siffatte…”

Alex:           Saverio? Saverio!

Saverio:      Sì…

Alex:           Se mando un sms così, le alternative sono due. una: chiama il 113 e mi fa internare. Due: con tutto il rispetto, pensa che la stia prendendo per il culo… eh!

Saverio:      Un po’ troppo “dolce stil novo”, eh? Hai ragione concordo pienamente con te: meno voli pindarici… giusto, giusto… arguta considerazione… dunque allora vediamo… linguaggio urbano, metropolitano, andiamo sul terra terra allora… sì, ci sono, scrivi: “Stasera le ali di un angelo mi hanno sfiorato il viso: emozioni, il cuore che batte, brividi, giù lungo la schiena… e un sincero vino rosso a far da cornice…”

Alex guarda rapito Saverio e poi Marco con espressione incredula

Saverio:      Fatto?

Alex:           Fatto? No ma che fatto. Io sono ancora a “crea messaggio”. Ripeti, ripeti… com’era la storia dell’angelo?

Saverio:      Stasera le ali di un angelo mi hanno sfiorato il viso… due punti…

Alex:          Sfiorato il viso…

Saverio:      Emozioni, virgola, il cuore che batte, virgola, brividi, virgola, giù lungo la schiena, puntini puntini.

Alex:           Brividi, virgola, giù lungo la schiena, puntini puntini…

Saverio:      E un sincero vino rosso a far da cornice… ancora puntini.

Alex:           A far da cornice, ancora puntini… che faccio, invio?

Saverio:      Altroché figliolo, coraggio!

Alex:           Andato! E che Dio ce la mandi buona…

Saverio:      (a sé stesso) Lo fa quasi sempre…

Alex:           Che dici Marco?

Marco:        No, carino… magari un po’ mieloso per i miei gusti ma… contento te…

Alex:           Speriamo solo che non capisca che non l’ho scritto io…

Saverio:      Non lo farà: io ho solo dato forma a quello che ho visto nel tuo cuore.

Marco:        Sì, t’ha fatto la lastra…

Saverio:      … a volte è sufficiente saper ascoltare…

Arriva un sms sul cellulare di Alex

Alex:           Oh, Dio… e questo è qualcuno!

Saverio:      Ah non v’è dubbio.

Alex:           Che faccio, apro?

Marco:        Fai un po’ te…

Alex:           Ok, apro…

Alex resta muto e poi sviene sul divano. Saverio con perfetta non calanche, prende il cellulare, inforca gli occhiali e legge il messaggio.

Saverio:      Dunque vediamo… “Stasera un angelo ha apparecchiato la mia tavola e mi ha nutrito con tanta simpatia, semplicità e bellezza… ma ho ancora fame… spero torni presto a trovarmi…” si nasconde un animo di poeta dietro quegli occhi incantatori. Bella dentro e fuori. Avanti ragazzo, coraggio, tirati su, sembra che questa sera abbia visto il natale di una storia meravigliosa, tutta da scoprire: e tu ne sei il protagonista.

Marco nel frattempo si è ripreso e ha alzato la testa.

Alex:           La amo: è definitivo!

Marco:        Sì e l’accendiamo… io me ne vado a dormire. (esce di scena)

Alex:           Ma dove vai… che gli prende ora?

Saverio:      Lascialo andare. Non c’è cuore a cui non farebbe piacere ricevere la visita di un angelo, ma ognuno ha il suo: si vede che quello di Marco deve ancora arrivare… ma è contento per te… domani te lo dirà.

Alex:           Comunque adesso di dormire non se ne parla. E chi ci riesce? Mi ha detto che sono il suo angelo capisci… Saverio che cosa le rispondiamo ora…

Saverio:      Ti lascio sul palcoscenico da solo. Come al solito il nostro Marco ha detto la cosa più saggia: anche per le mie stanche membra è arrivata l’ora di ritirarsi tra le braccia di Morfeo e lasciar che sogni, speranze ed emozioni trovino il loro caldo rifugio sotto il manto di questa magica notte… a domani amico mio.

Alex:           A domani Saverio… e grazie… grazie di cuore.

Buio. Musica.


SCENA 8

Musica. Alex e Marco sono seduti sul divano che ascoltano Giulia in evidente crisi.

Giulia:        E vabbè adesso mi salta anche la memoria…

Marco:        Guarda che fino a questo punto stavi andando bene…

Alex:           Infatti.

Giulia:        Ma no, no, non è così.. non me lo sento , non c’è energia, non c’è pathos, sembro un’allieva del primo anno di recitazione… che figura ci faccio… ah ma io domani non ci vado, questo è poco ma sicuro. Non esiste proprio.

Marco:        Ma certo che ci vai, smettila di dire così: concentrati e continua a provare, noi siamo qui apposta… coraggio ricomincia…

Giulia:        No, non ce la faccio… lasciatemi perdere…

Alex:           Lasciala perdere…

Marco:        Ma che lasciala perdere!

Alex:           Per un momento: facciamo una pausa. E’ l’ora della merenda: vuoi un Flauto, un Tegolino, un Saccottino?

Giulia:        Tutto, prendo tutto…

Marco:        E facciamo merenda…

Entra Saverio.

Saverio:      Buongiorno figlioli. Buongiorno principessa e buon appetito.

Giulia:        (con la merenda in bocca biascica qualcosa di incomprensibile, poi ingoia e dice) Saverio, oggi tutto mi sento tranne che una principessa… forse più una ranocchia.

Saverio:      Allora hai solo bisogno di un principe che ti venga a baciare.

Giulia:        Eh, giusto un principe.

Alex:           Forse sarebbe meglio un regista, anzi un acting coach, si dice così giusto?

Marco:        Wow, l’hai letto sul Trivial?

Alex:           Sì, con me ci vorrebbe Al Pacino…

Saverio:      Suvvia principessa, che accade, quale cruccio turba il tuo sorriso.

Giulia:        Ma niente, è solo che…

Alex:           Domani ha l’ultimo provino per una fiction Rai, sono mesi che lo sta aspettando e se la sta facendo sotto dalla paura.

Giulia:        Chi ha mai parlato di paura?

Marco:        Nessuno, ma in effetti sembra evidente…

Giulia:        Guardate che non avete capito niente.

Saverio:      Quindi se non ho male interpretato, hai un provino con un bel monologo da interpretare per domani, corretto?

Giulia:        Corretto.

Saverio:      Or dunque posso vedere il monologo, di che si tratta?

Giulia:        Mah… è tratto da non so che testo… hanno dato a tutti lo stesso, non credo sia legato alla fiction, ma non lo so…

Saverio:      Dunque vediamo… “Non sai mai da dove può arrivare, però arriva. Magari nel momento in cui meno te l’aspetti. In cui hai perso tutte le speranze. Lui arriva. Non si sa come, non si sa da dove, non si sa perché ma arriva. Quello che sa fare è arrivare e lui lo fa. Proprio nel momento giusto, giuro, neanche un maledettissimo secondo prima o dopo. C’è un momento giusto per arrivare e lui lo becca, sempre. Non si sa come, ma lo fa. E quando arriva ti cambia la vita. Non la macchina, la casa, la città, il lavoro. Proprio la vita, dalla testa ai piedi. Ti rovescia come un calzino. E quello che prima era normale non c’è più, sostituito da qualcos’altro che poi diventerà normale, ma ci metterà un po’. Quello che avevi dentro, lui te porta fuori e riesci a vederlo finalmente. Lo prendi, con le mani lo porti davanti agli occhi e lo guardi, fisso… e niente è più lo stesso. Neanche tu.”

Giulia:        Beh… ma… Saverio, vacci tu a fare il provino, dico sul serio. Ho i brividi: sei stato bravissimo. Ma non eri un medico?

Alex:           Sì veramente… non ho capito di che parlavi ma… era bellissimo!

Saverio:      Non esagerate figlioli: è solo che avere in mano un monologo, ancorché sconosciuto, mi ha fatto venire in mente i tempi dell’università, nei quali mi dilettavo di teatro. Attore e regista, classici e non. Poi naturalmente la vocazione per la medicina ebbe la meglio sulla passione per il palcoscenico e da allora non mi è rimasto che diventare un assiduo spettatore.

Giulia:        Mentre lo leggevi sembrava che tutto avesse un senso. Ho quel foglio in mano da mesi e non sono riuscita a cavarne niente e ora…

Saverio:      Ti è venuto in mente qualcosa di molto preciso.

Giulia:        Esatto! Pensavo a quando…

Saverio:      No, no, non voglio saperlo. Tienilo dentro te. Ma tienilo ben presente quando reciterai la parte. Non conosco l’autore di questo testo e quindi non so chi o cosa sia questo “lui” che arriva al momento giusto, ma credo che per ognuno di noi possa avere un significato diverso: può essere una persona, un fatto e qualunque cosa, ma ad un certo momento arriva e traccia la via del tuo destino… io almeno la vedo così. Ma in fine dei conti sono solo trucchi da vecchio teatrante, cosa non si farebbe per un applauso! Avanti cominciamo a provare.

Musica. Luci si abbassano fino al buio.


SCENA 9

Musica. Marco è sul divano con il PC sulle ginocchia. Entra Saverio.

Saverio:      Allora giovanotto, sempre collegato in rete?

Marco:        Sì.

Saverio:      Internet?

Marco:        Sì.

Saverio:      Domani…

Marco:        … è mercoledì…

Saverio:      Lo so ma… speriamo sia un mercoledì da leoni…

Marco:        Facciamo il gioco delle citazioni cinematografiche?

Saverio:      No, in realtà volevo solo introdurre l’argomento cinema per parlare della grande prova che ti aspetta domani. Il colloquio al Corriere.

Marco:        Chi ti ha detto che ho un colloquio?

Saverio:      Abitiamo nella stessa casa: le cose importanti si sanno…

Marco:        No, è che Alex non si fa mai gli affari suoi.

Saverio:      E’ solo preoccupato per te.

Marco:        Alex?

Saverio:      Ti vuole bene, darebbe un braccio per vederti felice… comunque tornando a noi: qualunque sarà il risultato del colloquio di domani, non mollare. Se tu non hai fiducia in te stesso, nessun altro l’avrà.

Marco:        Hai già deciso che domani mi andrà male?

Saverio:      Sai bene cosa voglio dire…

Marco:        Vabbè, intanto facciamo il colloquio e se andrà male, poi penseremo al da farsi. Ora se non ti dispiace, io esco. Grazie per la consulenza!

Saverio:      Aspetta un solo istante.

Marco:        Sì.

Saverio:      So che per te è fondamentale non tanto arrivare al traguardo ma arrivarci con le tue sole forze e questo aspetto un po’ Cyranesco, del tuo carattere credo rappresenti la parte più nobile e indomita del tuo animo ma…

Marco:        Saverio… basta. Ho già capito dove vuoi arrivare. Non voglio il tuo aiuto, di nessun tipo e non voglio neanche i tuoi consigli. Lasciami in pace. Domani farò il colloquio e se il destino vuole, avrò quella dannata scrivania. Altrimenti rimane tutto come prima! Il resto non m’interessa. Ora posso andare? Grazie

Marco esce e Saverio rimane solo in scena.

Saverio:      Prego ragazzo mio… ormai siamo arrivati al dunque…

Musica. Buio.


SCENA 10

Musica. Saverio e Alex in scena.

Saverio:      Allora ricapitoliamo: arrivati al ristorante entra prima il cavaliere e poi la dama.

Alex:           Ma sei sicuro? Non si dovrebbe far entrare prima le signore?

Saverio:      Giammai, amico mio: e se nel locale dovesse presentarsi una situazione disdicevole se non addirittura pericolosa? Che succede?

Alex:           Che succede?

Saverio:      Che faresti la figura del codardo, come minimo!

Alex:           Codardo io? Giammai!

Saverio:      Bravo ragazzo. Così si fa! La logica è la stessa per la quale ti dicevo che quando attraversi la strada…

Alex:           … devo sempre mettermi tra la dama e le macchine!

Saverio:      Esatto! Ma continuiamo: entrati alla locanda sarà tuo preciso dovere interloquire con il maitre…

Alex:           Il capo sala. Gli do il cognome, consegno i cappotti al guardaroba e attendo il cameriere che nel frattempo, con un leggero cenno del capo, è stato convocato dal maitre e guidati da lui andiamo al tavolo. In questo caso cedo il passo a Luana.

Saverio:      Ma perfetto amico mio!

Alex:           Fammi continuare che altrimenti mi dimentico tutto: il cameriere farà accomodare lei e nel frattempo mi siedo io.

Saverio:      Bene.

Alex:           Sul tavolo ci sarà già un bicchiere di prosecco

Saverio:      Il flute.

Alex:           Quello. Quando lei si sarà sistemata, prendo il flute e con leggero movimento dell’avambraccio faccio “cic cin” senza sbattere i bicchieri perché non siamo all’Oktober Fest.

Saverio:      Tres bien mon ami. Tres bien.

Alex:           Il cameriere porterà il menù. Uno per lei e uno per me. E la carta dei vini. Una sola, che mi becco io. Dopo un po’ si ripresenta e noi ordiniamo. Il cibo ma non il vino. Per quello arriva puntuale come un Eurostar del Canton Ticino, il sommelier… ammazza che fatica…

Saverio:      Non mollare amico mio che stai andando benissimo!

Alex:           Ascolto i suoi consigli e poi scelgo il vino rosso francese che mi hai detto e che mi scriverò sulla mano perché non me lo ricorderò mai, che si sposa benissimo col pesce perché non è vero che col pesce si beve solo il vino bianco. Perfetto. Mangiamo… e alla fine pago con la carta e lascio cinque Euri…

Saverio:      Magari anche 10 Euri ma solo se ti è simpatico il cameriere…

Alex:           Vabbè 10 Euri di mancia. L’aiuto a mettersi il cappotto ed esco prima io dal ristorante per lo stesso motivo di prima… con tutto questo stress se riesco a digerire sarà una serata fantastica…

Saverio:      Sarà la madre di tutte le serate. Vedrai. Ci scommetto la pensione!

Alex:           Il fatto è che sono un po’ teso… ma non per la cena, sì quello in parte ma con Luana le cose vanno a meraviglia e quindi alla fine sono tranquillo… anzi non vedo l’ora di andarci a cena… non ci sono mai stato in un ristorante con il maitre… no, parlo di Marco e Giulia. Uno con il colloquio al Corriere e l’altra con il provino per la RAI. Cavolo, che giornata, in confronto la mia cena è un gioco da ragazzi. Speriamo vada tutto bene.

Saverio:      Già…

Suonano alla porta.

Alex:           E questo è qualcuno! Secondo te Marco o Giulia?

Alex va ad aprire.

Saverio:      Senz’altro la nostra attrice. E sento energia positiva nell’aria.

Alex:           Speriamo…

Entra Giulia con andamento da diva.

Giulia:        “Amici, concittadini, romani... sono venuta per seppellire Cesare non per lodarlo…”

Alex:           Che dice?

Saverio:      “Il male fatto sopravvive agli uomini, il bene è spesso con le loro ossa sepolto…” La nostra Giulia ci mostra un ombra della sua maestria. E’ l’incipit del celebre discorso di Marco Antonio nel Giulio Cesare di Shakespeare. Uno dei monologhi più celebri della storia del teatro.

Alex:           E infatti mi pareva…

Saverio:      Ma lasciamo le luci della ribalta alla nostra diva: orsù siamo in attesa dei tuoi racconti…

Giulia:        Ma non so…

Alex:           Ma che non so! Dai, non fare la scema: com’è andata?

Giulia:        Com’è andata? Non è stato un provino, è stato un trionfo! Yahooooo! Non mi era mai successo niente del genere…

Alex:           Avanti, racconta tutto dall’inizio…

Giulia:        Ma che ti devo dire. Al provino eravamo cinque: io ero la terza. Prima ho fatto due chiacchiere col regista, molto simpatico, pure un bel tipo e poi m’ha detto cosa ne pensavo del monologo. Io gli ho detto che mi era piaciuto tantissimo proprio per quel suo essere un po’ enigmatico…

Alex:           Insomma hai fatto la figa…

Giulia:        Decisamente. Anzi a dirla tutta mi sono anche un po’ vergognata…

Alex:           Perché facevi la figa?

Giulia:        Ma va! Perché ho ripetuto parola per parola quello che mi avevi detto tu, Saverio

Saverio:      Ma perbacco, hai fatto benissimo! Quale vergogna, continua continua…

Alex:           E lui?

Giulia:        Il regista?

Alex:           Eh…

Giulia:        Non ci potete credere. Gli si sono illuminati gli occhi. Ha detto che il monologo l’aveva trovato non so dove, non c’entrava niente con la fiction, ma che stava cercando un’attrice con una sensibilità particolare che potesse dare un senso ad un monologo come quello che a lui piace moltissimo. E che io ero la prima che gli dicevo una cosa del genere e… insomma alla fine mi dice di partire col monologo, capirai… io a quel punto ero ancora più tesa. Il regista ti fa tutti quei complimenti per la tua sensibilità di attrice e poi magari gli fai un monologo da schifo…

Saverio:      E invece…

Giulia:        Invece l’ho fatto ed è stato contentissimo e mi ha detto che la parte è mia. Mi devo presentare domani agli studi dalle parti di corso Sempione… non ci posso credere, in tutti questi anni non mi era mai successo un provino così trionfale, una meraviglia!

Alex:           E questa è la svolta… l’inizio di una nuova carriera. Basta con questi spettacoli raramente pagati in teatrini parrocchiali. Si va in televisione!

Giulia:        Cominciamo con un ruolo fisso in una fiction Rai e poi si vedrà… Saverio devo ringraziarti dal profondo del cuore, se non fosse stato per te quel provino non l’avrei neanche fatto. Ti sarò debitrice per sempre.

Saverio:      La tua felicità e il tuo sorriso scaldano il cuore ragazza mia ed è la migliore ricompensa che si possa ricevere. La vita ti riserverà un destino di grandi soddisfazioni. Ne sono certo.

Giulia:        Me lo auguro. Che il cielo ti ascolti.

Saverio:      In genere lo fa…

Marco entra in scena.

Marco:        Oh, ma che bella compagnia. Tutta l’allegra combriccola. Dalle facce direi che il provino di Giulia dev’essere andato piuttosto bene, vero?

Giulia:        E’ così… poi ti racconto, ma tu?

Marco:        Sono contento per te, davvero. Ce l’hai fatta…

Alex:           E tu…

Marco:        Amico mio, da quanto tempo ci conosciamo, ormai dovresti saperlo. Se c’è da fare una scommessa io mi butto e perdo… è sempre stato così…

Alex:           Ah…

Giulia:        Marco…

Alex:           E pensare che questa è la prima volta che non abbiamo scommesso su un tuo colloquio…

Marco:        E forse è per questo che è andata beneeeeee!!!!

Giulia:        Ma che stronzo!

Alex:           Bastardo…

Saverio:      Bene ragazzo, Giulia ci ha fatto un racconto dettagliato del suo trionfo. Credo che tu debba fare lo stesso.

Marco:        Certo. Come no. Tutti i particolari in cronaca. Allora… già solo ad entrare nella mitica sede di via Solferino, mi tremavano le gambe. Vedo al reception, dico che ho un appuntamento col dottor Giuliano, il capo redattore della pagina spettacolo del corrierone. Salgo al terzo piano. Esco dall’ascensore, giro a destra, passo da una porta a vetri e mi trovo in un open space gigantesco con decine di scrivanie e gente che si muove da tutte le parti. Mi sembrava di essere in Tutti gli uomini del presidente”.

Saverio:      Gran film…

Marco:        Uno dei miei preferiti. Pensavo che da un momento all’altro spuntassero Dustin Hofmann e Robert Redford. Invece arriva una signora sulla cinquantina e mi dice di seguirla che il dottor Giuliano mi attende.

Alex:          Wow!

Marco:        All’inizio sono un po’ teso ma lui sembra una brava persona, mi chiede di me, dei miei gusti, non solo cinematografici, del perché voglio fare questo mestiere ecc. Poi mi dice che ha letto i miei pezzi e…

Giulia:        E…

Marco:        E che sono anni che non leggeva degli articoli così appassionati, competenti ed originali. Quello che serviva per dare una rinfrescata alla redazione, dice!! Alla fine, dopo 28 minuti precisi di colloquio, mi dice che sono dentro, se non ho cambiato idea. Contratto per un anno poi si vedrà…

Alex:          E tu che gli hai detto?

Marco:        Che gli ho detto? Che se non era un contratto a tempo indeterminato poteva pure andare a farsi sfottere, per chi mi aveva preso, per uno stagista? Cosa vuoi che gli abbia detto? Avrei cominciato a baciargli i piedi. Non credevo alla mie orecchie! E lui mi ha detto di tornare domani alle 9 e di passare prima dal personale per la firma del contratto!

Alex:          Grande!

Saverio:      E come sta il buon Signorelli? Mi aveva promesso che si sarebbe fatto vivo. Non L’hai conosciuto?

Alex:          Chi?

Marco:        Luca Signorelli, il grande capo. Il direttore del corriere… ma tu che ne sai…

Saverio:      Oh bè, io e il vecchio Luca ci conosciamo da una dozzina di lustri, abbiamo fatto il liceo insieme, poi lui prese scienze politiche e io medicina e le nostre strade professionali si sono divise ma non abbiamo mai perso i contatti durante tutti questi anni…

Marco:        Tu conosci Luca Signorelli e casualmente vi siete incontrati ieri…

Saverio:      Esatto.

Marco:        E gli hai detto che io avevo un colloquio con Giuliano.

Saverio:      Il fatto è...

Marco:        Ma allora sei un idiota! Ieri non sono stato chiaro! Chi te l’ha chiesto! Perché non vi fate gli affari vostri! Chi diavolo sei tu? E’ arrivato qui a mettere a posto la vita di tutti.

Giulia:        Marco…

Marco:        Stanne fuori Giulia. Questo era il mio colloquio, capisci? Il mio! Non il tuo. Il mio! Era il colloquio della mia vita. Il mio sogno e potevo anche accettare che mi prendessero a calci nel culo come hanno sempre fatto ma una cazzo di raccomandazione no. Una cazzo di raccomandazione no. Non mi sei mai piaciuto Saverio, lo sai, non ne ho mai fatto un mistero con nessuno. Tutti qui sono entusiasti di te e io non sapevo spiegarmi il perché ma ti detestavo, ti detesto. Il mio istinto mi diceva di non fidarmi di te. E lui non sbaglia mai… ti odio, mi fai schifo. Ma perché lo fate, perché lo fate. Pensate che il mondo non possa andare avanti senza di voi? E invece il mondo sarebbe un posto migliore senza di voi… è sempre la stessa cazzo storia che si ripete…

Marco sta per andarsene.

Saverio:      Sì, sempre la stessa… come quella del tema.

Marco:        Il tema, quale tema…

Saverio:      Sai bene a cosa mi riferisco anche se ormai sono passati vent’anni.

Marco:        Che ne sai tu… ma chi sei…

Saverio:      Io c’ero, non proprio fisicamente ma c’ero…

Giulia:        Ma di che state parlando… Marco…

Marco:        E’ successo tanto tempo fa. Avevo dieci anni. Ero in prima media. Ogni anno a scuola si teneva un concorso per il miglior racconto dell’anno. Io andavo in una scuola di preti, gli scolopi e li c’erano, medie e liceo insieme… beh il mio racconto vinse il primo premio assoluto… un trionfo con tanto di festa e consegna di targhe da parte del rettore. Era la prima volta nella storia del concorso che un alunno di prima media vinceva quel premio. Io feci un tema su una giornata passata al cinema coi miei… potete immaginare: ero al settimo cielo. Ho sempre pensato che la passione per il cinema e la scrittura sia nata grazie a quell’episodio: ho sempre considerato quello, il mio primo articolo sul cinema… ma poi successe una cosa… un mio compagno di scuola, uno più grande, del liceo, mi disse che il mio premio era fasullo e che tutti a scuola sapevano che avevo vinto io perché mio padre faceva parte della giuria e soprattutto perché aveva fatto una grossa donazione alla scuola… mi disse che ero il peggiore dei ladri: avevo rubato il premio che spettava ad un altro, una ragazza che arrivò seconda, ero solo un piccolo bastardo raccomandato. Mi disse tutto questo quasi sussurrando, mi ricordo una voce bassa, ferma… e alla fine m’indicò qualcosa alla mie spalle. Mi girai con gli occhi pieni di lacrime e vidi mio papà che con il suo bel sorriso stampato stringeva la mano amichevolmente al rettore…

Alex:          Ma era vero?

Marco:        Certo che era vero!

Alex:          Glielo avevi chiesto?

Marco:        Non era necessario e comunque non ne ebbi la possibilità: quello fu il giorno in cui abbiamo avuto l’incidente, stavamo tornando a casa in macchina: sapete che i miei morirono sul colpo. Io ero più di là che di qua ma sopravvissi e andai a vivere da mia nonna… ma tutto questo lo sapete già.

Giulia:        E tu cosa c’entri Saverio?

Marco:        Già chi eri, un amico dei miei? C’è qualcosa di familiare in te, ma non ti riconosco…

Saverio:      Davvero no? Beh forse a volte si vede senza guardare. Conosci il vecchio adagio: gli occhi sono lo specchio dell’anima… ascolta il tuo cuore, la tua anima, eh Marchino…

Marco:        No, no, lasciami, ma che fai? Non mi toccare. Mio padre è morto, è morto. L’ho visto io. Tu chi sei?

Saverio:      Hai ragione. Quel 6 aprile dell’87 fu l’ultimo giorno in cui hai visto tuo padre ma io ho avuto la fortuna di continuare a godere della sua splendida compagnia. Del suo entusiasmo e della sua risata contagiosa, cosa che peraltro faccio tutti giorni dal giorno in cui è uscito dal ventre di tua nonna.

Alex:          Piano, andiamoci piano: non c’ho capito niente ma a me queste cose alla poltergeist non mi piacciono per niente…

Saverio:      Pessimo film.

Alex:          Eh?

Saverio:      Poltergeist: pessimo film. Piuttosto opterei per Michael con John Travolta. L’avete visto?

Giulia:        Tu sei un angelo!

Marco:        Che dici?

Giulia:        Ma non capisci? Saverio dev’essere una specie di angelo custode di tuo padre.

Marco:        L’angelo custode…

Saverio:      Con un preciso incarico da parte del mio assistito: venire qui giù a parlare con te.

Marco:        Non credo ad una parole di quello che hai detto. Potrai fregare Giulia ma non me. Vieni a parlare di angeli custodi e di aldilà alla persona sbagliata.

Saverio:      Comprensibilissimo, neanch’io al tuo posto ci crederei… queste storie da film natalizio di terza categoria… ma… in tutti questi anni non hai mai detto a nessuno cosa avvenne negli attimi immediatamente successivi all’incidente, dentro la macchina rovesciata, prima che arrivassero i soccorsi, vetri dappertutto, puzza di benzina, in bocca il sapore dolciastro del sangue … la tua povera mamma morì sul colpo, ma papà ti ha guardato negli occhi: “Non piangere, non è successo niente, ora vengono a prenderci… bella capriola eh Marchino…” disse così vero?

Marco:        Come fai a…

Saverio:      E tu gli rispondesti…

Marco:        Non sto piangendo…

Saverio:      Già… poi chiuse e gli occhi e me lo portai via di lì…

Marco:        Ma perché sei qui? Cosa vuoi da me?

Saverio:      Quasi dimenticavo il motivo della mia discesa… tuo padre non si è dato pace per tutti questi anni, perché sa che da allora l’episodio del premio è rimasto aggrappato nel tuo cuore… tutti questi anni hai continuato a tormentarti con la stessa domanda: perché l’ha fatto? Ti chiedevi perché non avesse avuto fiducia in te, avresti potuto arrivarci da solo a quel premio… oppure era meglio non averlo del tutto… ma quella era la domanda sbagliata: avresti dovuto chiederti se tutto questo era vero, se veramente si era comportato così… lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere, hai preso da lui questa tua avversione verso le scorciatoie, in questo sei fatto come lui. Purtroppo non hai fatto in tempo a conoscerlo. Un bambino di dieci anni ha ancora un’idea confusa del suo papà, una conoscenza limitata ed più facile credere alle cattiverie di un compagno di scuola invidioso… lui non fece mai niente del genere, era tutto falso!

Marco:        Falso…

Saverio:      La storia della grossa donazione per esempio: lui faceva parte del gruppo di genitori che si occupavano della squadra di calcio della scuola: si limitò a comprare qualche pallone. Altri si occuparono delle divise, altri delle borse e così via… altro che grossa donazione… qualche decina di migliaia di lire in tutto… quanto alla giuria: lui diede il suo votò alla ragazza che arrivò seconda. Era assolutamente convinto che il tuo tema fosse il migliore ma preferì comunque non darti il suo voto… qualcosa del tipo: “conflitto d’interessi”, sai cosa voglio dire…

Marco:        Conflitto d’interessi… Saverio… non so cosa dire…

Marco e Saverio si abbracciano.

Saverio:      A proposito, a Signorelli ho solo detto sei un ragazzo con un grande cuore ma anche che sei testardo come una mulo…

Marco:        Grazie Saverio, grazie davvero…

Saverio:      Ma non si era parlato di un brindisi? Alex, perbacco metti mano al frigidaire.

Marco:        Sì, ci deve essere una bottiglia di Dom Perignon in frigo e mi ero ripromesso che lo avrei aperto solo se io e Giulia avessimo fatto due su due. Quindi… in alto i calici e alle cose ben fatte…

Giulia:        Ai privilegi della gioventù…

Alex:           A quello che siamo stati…

Marco:        A quello che siamo…

Saverio:      E a quello che sarete…

Marco:        A mio padre.

Saverio:      A tuo padre.

Bevono

Giulia:        Buono…

Alex:           Sì, però stavolta Saverio ha sbagliato la citazione: nel film Kevin Kostner diceva “a quello che saremo” non “a quello che sarete”.

Giulia:        E’ vero…

Marco:        Il mitico Fandango…

Saverio:      Gran film…

Alex:           Infatti…

Saverio:      Però, a dire il vero, non è stato un errore ma, diciamo una licenza poetica…

Marco:        Cioè?

Saverio:      Oggi è una grande giornata amici miei: Alex porta la sua musa nella migliore locanda della città, Giulia ha finalmente trovato un palcoscenico degno del suo talento e Marco avrà modo di far pace con se stesso all’ombra del più prestigioso strillo italiano. Ma anche per me è una giornata speciale.

Alex:           E’ il tuo compleanno? Quanti ne compi: 1200?

Giulia:        Scemo…

Saverio:      No amici miei. Oggi terminano i miei sei mesi qui e devo quindi lasciare questa casa per tornare nella mia.

Tutti:          Nooo!

Marco:        Davvero te ne devi andare? Proprio ora? Io ho ancora un mare di domande da farti e…

Saverio:      Lo so ma il mio compito era di dare una risposta alla domanda giusta, l’unica che continuavi a farti da più di vent’anni e spero di averlo fatto.

Marco:        Altroché se l’hai fatto ma…

Saverio:      Devo andare davvero. Il capo ha già fatto uno strappo alla regola… e poi a dirvi la verità cominciavo a sentire il peso della situazione: sei mesi di un bagno solo in tre e della cucina di Luciano… ah quasi dimenticavo: riparate il lavandino della cucina che di notte, ve lo dico io, è un vero inferno! Addio ragazzi miei e buona fortuna

Abbraccia Alex poi Giulia e infine Marco.

Saverio:      Se c’è una morale in questa folle storia da film natalizio di terza categoria è: cerca di avere più fiducia, non dico nel prossimo ma almeno nelle persona che ami.

Marco:        Saverio, lo rivedrai?

Saverio:      Altroché, fra qualche minuto…

Marco:        Beh salutamelo e digli… che mi manca e che gli voglio bene…

Saverio:      Lo sa… ma glielo dirò! Ci vediamo ragazzi…

Alex:           Magari fra cento anni!

Saverio:      Infatti amico mio, infatti.

Buio. Musica.

FINE