L’ultima moneta

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L’ultima moneta

L’ULTIMA MONETA

COMMEDIA

in

DUE ATTI

di

Armando Lombardo

(armandus33@gmail.com)

abalomba@tiscali.it

www.ottimisti-teatro.it

Personaggi:

ALESSIA (la bambina)

CINZIA

GEMMA

LANDOLFO

LEDA

LILIANA

PINO

ROSARIA (la tata)

VECCHIO

VINCENZO

RAGAZZA (con cane al guinzaglio)(facoltativo)

Questo testo è incluso nel Volume “Briciole di Teatro” (Vetrina Feltrinelli)

Opera depositata

ISBN: 978-88-9100-551-9

L'Autore mette gratuitamente a disposizione dei Gruppi Teatrali Amatoriali, i propri testi (rilasciando all'Organizzatore dello spettacolo la relativa necessaria liberatoria SIAE) a condizione che in prossimità della eventuale messa in scena della commedia, gli vengano comunicati la data della rappresentazione e il nome del Teatro in cui essa avrà luogo.


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L’ultima moneta

ATTO PRIMO

Giardino pubblico. In un lato della scena c'è un'edicola, dall'altra parte ci sono una o due panchine. Su una di queste sono seduti due signori che conversano tra di loro. (entra in scena Alessia che attraversa di corsa il palcoscenico, inseguita a breve distanza da:)

ROSARIA: Per favore, fermati...! Alessia, fermati!

ALESSIA: (uscendo) Vai all’inferno! (escono entrambe di corsa)

(I due signori seduti sulla panchina, vedendo passare la bambina, si guardano perplessi)

VINCENZO: (all’amico) Chissà cosa avrà combinato, questa volta...? (poi, rivolto algiornalaio) Ehi, Pino! Cosa dicono di bello, oggi, i tuoi giornali?

PINO: Prima di tutto i giornali che vendo non sono miei, ma di chi vuole comprarli per tenersi aggiornato; e non è certo il caso vostro...!

LANDOLFO: Perché? vuoi dire che noi non ci teniamo informati?

PINO: (rassegnato) No, non volevo dire questo.

LANDOLFO: Ma tu hai detto che non è il caso nostro, tenerci informati...

PINO: Non è il caso vostro, comprare i giornali!

VINCENZO: (simulando risentimento) Noi? noi non compriamo ...?!

PINO: (ironico e provocatorio) Voi avete mai comprato un giornale, in vita vostra?!

LANDOLFO: Come puoi dire una cosa del genere?

PINO: Ah, già! Se per voi l'enigmistica è un giornale...

VINCENZO: Giornale o non giornale, l'enigmistica te la compriamo, no?

PINO: Perché ve l'ha ordinato il vostro dottore. In qualche modo dovete mettere in moto il vostro cervello. Anche se al minimo...

LANDOLFO: Spiritoso!

PINO: ...per non fare troppo rumore, naturalmente.

VINCENZO: Ma dai, che non ti si addice fare il cattivo! Su, prestaci un giornale.

Non te lo mangiamo mica.

LANDOLFO: Ti promettiamo che te lo ridaremo con tutte quante le parole che

c'erano prima: né una più, né una meno.

VINCENZO: Allora, ce lo dai questo giornale?

PINO: E va bene, eccovi il giornale. Ma perché, poi, me la prendo? Ormai dovrei esserci abituato. Sono anni che - giorno dopo giorno - me lo scroccate...!

VINCENZO: Però dopo averlo letto te lo abbiamo sempre restituito.

LANDOLFO: Quindi non puoi dire che te lo scrocchiamo.

PINO: Auffa! Con voi è meglio non discutere... (dà un giornale ai due)

(I due signori si dividono le pagine del giornale e si immergono nella lettura. Entra una donna)

PINO: Signorina Leda, buongiorno.

LEDA: Buongiorno anche a lei, Pino.

PINO: E' uscita la sua rivista di moda.

LEDA: Quale?


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L’ultima moneta

PINO: Quella che esce a metà mese: la "teenager look".

LEDA: Oh, magnifico! Ho giusto bisogno di qualche vestito nuovo per la crociera!

VINCENZO: Se ne va in crociera, signorina Leda?

(Entra un uomo dall'atteggiamento strambo. Sistema un plaid sull'erba al limite del vialetto, ed apre un piccolo sgabellino su cui si siede. Ha con sé un paio di scatoloni pieni di chissà che cosa.)

LEDA: Proprio così, signor Vincenzo. Una bella crociera attorno alle isole greche.

PINO: Io credevo che lei soffrisse il mare...

LEDA: Ha ragione, signor Pino. Infatti io soffro il mal di mare. E non solo quello. Soffro tutto quello che si muove: il mare, l'aria, l'auto, il treno, il pendolo dell'orologio a cucù...

LANDOLFO: E allora come mai ha deciso di andare in crociera?

LEDA: Non l'ho deciso io. L'ha deciso il mio capo.

LANDOLFO: Chi? il maiale?

VINCENZO: L'individuo osceno?

LANDOLFO: Il polipo?

VINCENZO: Lo sporcaccione hard?

LEDA: (sorpresa e quasi risentita) Ma perché lo chiamate così?

LANDOLFO: E' lei che ce l'ha descritto così. Non ha detto anche lei che è attaccaticcio come l'edera...

VINCENZO: ...e che ha le mani come i tentacoli di un polipo?

LANDOLFO: ...e che non perde occasione per circuirla...

VINCENZO: ...e che tenta continuamente di sedurla?

LEDA: Sì, è vero; è un po' invadente. Ma in fondo è una brava persona.

PINO: E quand'è che parte, signorina Leda?

LEDA: Tra tredici giorni.

PINO: Beh, allora abbiamo tutto il tempo per salutarci.

LEDA: Oh sì, certo. (prende i suoi giornali) Allora, quanto le devo per questi giornali?

PINO: Sei euro e sessanta.

LEDA: Ecco (paga). Si ricordi di mettermi da parte anche quello di fine mese, per favore.

PINO: Stia tranquilla. Grazie.

LEDA: Bene. Arrivederci a tutti.

TUTTI (meno lo straniero): Arrivederci, signorina Leda. (Leda si incammina e sta per passare accanto al Vecchio)

VECCHIO: Signorina, scusi...

LEDA: Dice a me?

VECCHIO: Sì, mi scusi: le è caduta questa (le porge una moneta).

LEDA: A me? E' caduta a me? E che cos'è?

VECCHIO: Una moneta.

LEDA: Una moneta?

VECCHIO: Sì. E' una moneta, e le è caduta.

LEDA: Mi faccia vedere (prende la moneta che le porge il Vecchio). Ma come è bella! E' sicuro che sia caduta proprio a me?


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L’ultima moneta

VECCHIO: Sicuro.

LEDA: Oh beh, allora molte grazie. (Riprende il cammino continuando a rimirare lamoneta).

LANDOLFO: Io non capisco perché non lo denuncia.

VINCENZO: Di chi stai parlando?

LANDOLFO: Della signorina Leda.

VINCENZO: E chi dovrebbe denunciare?

LANDOLFO: Il suo capo, è ovvio.

VINCENZO: E perché?

LANDOLFO: Ma se tenta di sedurla... se la circuisce per sedurla... Magari la minaccerà perfino di licenziamento, se non ci sta.

PINO: Ma chi la circuisce?

LANDOLFO: Il suo capo.

PINO: E voi ci credete?

LANDOLFO: Perché? non è vero?

PINO: Ma voi non lo conoscete, il suo capo? Non lo avete mai visto? E' una persona che non farebbe male ad una mosca. Poverino, non sarebbe capace di dare fastidio a nessuno.

VINCENZO: E allora, tutto quello che racconta la signorina Leda...?

PINO: Si inventa tutto. Sogna, vive nel mondo dei suoi sogni e poi li racconta a noi.

VECCHIO: (borbottando) Nessuno può vivere senza sogni.

(I tre si guardano sorpresi e incuriositi)

PINO: (rivolto allo straniero) Che cosa vuol dire?

VECCHIO: (quasi meccanicamente) Nessuno può vivere senza sogni.

(I tre tornano a guardarsi reciprocamente, sorpresi, chiudendosi nelle spalle. Attimo di silenzio)

LANDOLFO: (rivolto a Vincenzo, sottovoce) Chi è quello là?

VINCENZO: Ne so quanto te. Sono un po' di giorni che bazzica da queste parti, ma

non so proprio chi sia.

LANDOLFO: Sarà uno dei tanti barboni...

VINCENZO: Beh, a vederlo dall'aspetto...

(Entra Gemma; anche lei si indirizza verso l'edicola)

PINO: Signora Gemma! Come sta? E' da qualche giorno che non la vediamo in giro.

GEMMA: Ciao, Pino. Sto bene, grazie. E' che ho avuto molto da fare, in questi giorni.

PINO: Meglio così. Vuole la sua rivista?

GEMMA: Sì, grazie Pino. E, se è uscito, dammi anche il fascicolo di cucina per mia figlia.

PINO: Come sta sua figlia? è tanto che non la vedo...

GEMMA: (senza interesse) Bene, bene; grazie. A proposito: sai mica se da queste parti c'è qualche appartamento in affitto?

PINO: (scherzoso) Perché, signora Gemma? vuole cambiare casa?

GEMMA: No; ci mancherebbe anche questa. Non è per me, l'appartamento. Sarebbe per mia figlia e suo marito.

PINO: E non stanno bene su, con lei?

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L’ultima moneta

GEMMA: (fredda) A quanto pare no! Vuole una casa tutta sua, la signora.

PINO: Oggi come oggi, non mi risulta che ci sia nulla disponibile. Ma se vuole, posso chiedere.

GEMMA: Se dipendesse da me non ti darei questo fastidio. Ma se te ne vuoi interessare, mia figlia ti sarà molto grata.

PINO: Ci conti. Ecco la sua rivista e il fascicolo per sua figlia.

(Gemma paga e prende i giornali)

GEMMA: Grazie, Pino. Ti auguro una buona giornata.

VINCENZO e LANDOLFO: Buongiorno, signora Gemma.

GEMMA: Oh, buongiorno anche a voi. Scusatemi, ma non vi avevo notato. Scusatemi. (si allontana e passa accanto al Vecchio)

VECCHIO: Signora, mi scusi...

GEMMA: Dice a me?

VECCHIO: Sì, mi scusi...

(in quel mentre entra, come una meteora, Alessia che passando accanto a Gemma la urta facendola quasi cadere)

GEMMA: Ehi!? Fai attenzione, perbacco!

ALESSIA: (senza neanche fermarsi) Ma va al diavolo!

GEMMA (risentita, quasi fra sé) Davvero carina ed educata, la bimba...! ROSARIA: (sta inseguendo Alessia ed ha assistito alla scena) Per favore, la scusi. Oggi

non è proprio giornata, con quella là.

GEMMA: Certo che un po’ più di educazione non le farebbe male a quella pazza scatenata...!

ROSARIA: (mortificata) La prego! La scusi. (esce dalla parte dove è uscita Alessia)

GEMMA: (tagliando corto) Ma sì, ma sì. (poi rivolta al Vecchio) Mi stava dicendo...?

VECCHIO: Le stavo dicendo che le è caduta questa (le porge una moneta).

GEMMA: A me? E' caduta a me? E che cos'è?

VECCHIO: Una moneta.

GEMMA: Una moneta?

VECCHIO: Sì. E' una moneta, e le è caduta.

GEMMA: Mi faccia vedere (prende la moneta che le porge il Vecchio). Ma come è bella! E' sicuro che sia caduta proprio a me?

VECCHIO: Sicuro.

GEMMA: Oh beh, allora molte grazie. (Riprende il cammino continuando a rimirare lamoneta).

VECCHIO: (come parlando tra sé) Per avere dei frutti, bisogna seminare. Seminare. (Vincenzo e Landolfo guardano disorientati il Vecchio e poi si guardano interrogativi tra

loro scuotendo la testa e chiudendosi nelle spalle)

VINCENZO: (scambiandosi i fogli del giornale con l'amico) E quello (alludendo al

giornalaio) pretende pure che ci si spenda per comprarli, questi giornali!Per quello che ci si legge...!?

LANDOLFO: Effettivamente le notizie sono quasi tutte scoraggianti e deprimenti...

(Una ragazza con un cane al guinzaglio attraversa rapidamente la scena)

VINCENZO:... e poi i giornalisti ci dicono quello che gli fa comodo dirci.

PINO: (amichevolmente ironico) Guardate che se vi disturba tanto leggerli, i giornali,

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L’ultima moneta

potete anche fare a meno di scroccarmeli.

LANDOLFO: (sentenzioso) Bisogna tenersi informati. Malgrado tutto, bisogna tenersi informati. Costi quel che costi.

PINO: Sì, ma a voi non costa proprio nulla...!

VINCENZO: Questo lo dici tu...!

(I due si immergono nuovamente nella lettura. Entrano due ragazze che parlano tra loro).

LILIANA: Sì, però molte volte la gente se lo merita proprio...

CINZIA: Ma... scusa, che può fare un pensionato, una casalinga, una povera contadina...

LILIANA: Devono cominciare anche loro a interessarsi di politica e ad imparare a capire con la loro testa a chi devono dare il voto. (si avvicinano all’edicola) Buongiorno, signor Pino.

CINZIA: Ciao, Pino.

PINO: Belle ragazze...! Buongiorno anche a voi.

LILIANA: I miei giornali, per favore.

(Pino le prende cinque o sei quotidiani)

CINZIA: Ma quanti ne prendi?

LILIANA: Bisogna sentire tutte le campane, mia cara.

CINZIA: Dove lo trovi il tempo per leggerli tutti?!

LILIANA: Il tempo si trova. Se si vuole, il tempo lo si trova sempre.

CINZIA: (Fa una smorfia perché poco convinta. Poi, rivolta a Pino) Io prendo questo, Pino (prende un giornale).

PINO: Bene. Ecco a lei, signorina Liliana.

LILIANA: Grazie. A domani.

CINZIA: Ciao, Pino. Stammi bene.

PINO: Arrivederci, ragazze. E non fate strage di cuori.

(Le ragazze pagano e si allontanano. Anche loro passano accanto al Vecchio)

VECCHIO: Signorine, scusatemi.

CINZIA: Ha bisogno di qualcosa?

VECCHIO: No, grazie. A me non serve nulla. Grazie.

LILIANA: E allora...?

VECCHIO: A qualcuna di voi è caduta questa moneta. (la porge a Liliana. Liliana laosserva e gliela restituisce)

LILIANA: A me, no di certo. Io non colleziono monete antiche. E' un passatempo da borghesi.

VECCHIO: (rivolto a Gemma) Allora è caduta a lei (gliela porge).

CINZIA: (prende la moneta e l'osserva) Ma è veramente una moneta antica. Deve valere un sacco di soldi...!

VECCHIO: Deve conservarla con più cura, se non vuole perderla nuovamente.

CINZIA: Questa moneta non è mica mia. E' lei che deve conservarla con più cura.

Questo è un pezzo raro ed ha un gran valore.

VECCHIO: Ma è caduta a qualcuna di voi due. Non mi appartiene.

LILIANA: Ma le abbiamo appena detto che non è né mia né sua. L'avrà persa qualcun altro. Lei l'ha trovata e quindi ora è sua.

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CINZIA: La tenga ben nascosta. Non si sa mai. Vale veramente molto, quella moneta.

VECCHIO: Sicure che non sia vostra?

LILIANA: Più che sicure: sicurissime.

VECCHIO: Beh, quand'è così... (mette via la moneta). Scusatemi se vi ho disturbato...

Vi auguro una buona giornata. (si sdraia sul plaid come per addormentarsi).

LILIANA: Buona giornata anche a lei.

CINZIA: E' proprio sicuro di non avere bisogno di nulla?

VECCHIO: No, grazie. Non mi manca proprio nulla.

(Le due ragazze riprendono la loro strada ed escono. Ripassa la ragazza con il cagnolino al guinzaglio. Pino sparisce dentro all’edicola. Il Vecchio finisce di sistemare il plaid in terra e finalmente si sdraia per dormire coprendosi completamente con una coperta. Le luci si attenuano lentamente fino ad arrivare al:)

BUIO

(Stessa scena: è mattino. Pino è indaffarato a sistemare nell’edicola i giornali arrivati da poco. Entra la signora Gemma)

PINO: Buongiorno, signora Gemma.

GEMMA: Ciao, Pino.

PINO: Mi sono informato, sa? Forse ho trovato qualcosa per sua figlia.

GEMMA: (con freddezza) Hai trovato un appartamento libero?

PINO: Beh, ancora non è libero; ma dovrebbe esserlo tra qualche mese. Solo che non so se fa al caso di sua figlia. Lei non mi ha detto come lo vuole.

GEMMA: Non ti preoccupare. Per quella va bene qualsiasi catapecchia pur di andarsene da casa mia.

PINO: Come mai ci tiene tanto ad andarsene. In fondo è lei quella che ci guadagna di più. Non deve neanche pagare la pigione, e con quanto sono alti gli affitti oggi...

GEMMA: Dice bene, lei. E poi, non ci fosse spazio sufficiente in casa, potrei capirla. Tu lo conosci il mio appartamento, Pino. Vecchia maniera, grazie a Dio; ce ne verrebbero fuori tre di appartamenti. Specialmente di quelli moderni... Ma mia figlia queste cose non le apprezza.

PINO: E lei la lasci pure andare dove vuole: solo così potrà rendersene conto...

GEMMA: Sì, forse se lo meriterebbe. Ma piuttosto che farle del male... Ci tengo troppo a mia figlia. Da quando è morto mio marito, mi è rimasta soltanto lei. Ha sempre avuto un carattere difficile, fin da piccola...

PINO: Eh, sì: è sempre stata una piccola peste. Me la ricordo quando...

GEMMA: ...ed ora vuole andarsene... vuole lasciarmi sola...

PINO: Beh, però bisogna convenire che anche sua figlia ha il diritto di costruirsi una sua vita...

GEMMA: Perché? non può farlo a casa mia... a casa nostra?!

PINO: E suo genero cosa dice?

GEMMA: Lui, poverino, è più buono del pane. E' tanto innamorato di mia figlia che fa qualsiasi cosa per accontentarla.

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PINO: Quindi lui non si lamenta di stare a casa vostra?

GEMMA: E perché dovrebbe farlo? Ma lo sai, Pino, quale è il colmo? vado più d'accordo con lui che con mia figlia.

PINO: Questa è già una cosa buona...

GEMMA: Come sarebbe?!

PINO: No... volevo dire... è bello che genero e suocera vadano d'accordo.

GEMMA: Comunque, ormai è inutile piangere sul latte versato. Ormai è deciso. Che vadano pure per la loro strada. Quando saprai qualcosa di più preciso, su questo appartamento, fammelo sapere, per favore.

PINO: Stia tranquilla!

GEMMA: E'... è vicino?

PINO: E' in via delle Felci; proprio a due passi da casa sua.

GEMMA: Almeno questo... (prende il giornale, paga, e riprende la sua strada). Ciao, Pino:

ci vediamo.

PINO: Arrivederla, signora Gemma. (riprende a sistemare i giornali nell’edicola. Poi,vedendo arrivare Leda:)

PINO: Buongiorno, signorina Leda. Come vanno i rapporti con il suo capo?

LEDA: Meglio non parlarne. A volte mi viene proprio la voglia di licenziarmi e di mandarlo al diavolo.

PINO: Perché non si rivolge al sindacato?

LEDA: Ma quale sindacato? Siamo quattro gatti nella ditta. Non abbiamo nessun sindacato, noi.

PINO: E allora lo denunci.

LEDA: E che gli racconto alla Polizia? Che mi assilla? che mi tormenta con le sue proposte d'amore? E chi mi crederebbe?

PINO: Non ha qualche testimone? qualcuna delle sue colleghe che possa testimoniare?

LEDA: Lo sa come vanno queste cose! Nessuno vuole rischiare di perdere il posto.

Anche se tutte lo sanno... non parlerebbe nessuna.

PINO: Se non mi sbaglio, il suo capo non è sposato.

LEDA: No, è ancora libero, il farfallone.

VINCENZO: (entrando) Ciao Pino. Buongiorno, signorina Leda.

PINO: Buondì, Vincenzo.

LEDA: Buongiorno anche a lei, signor Vincenzo.

VINCENZO: (a Pino) E Landolfo non si è ancora visto?

PINO: Non ancora.

LEDA: Lo ha lasciato solo, eh? il suo amico Landolfo.

VINCENZO: Beh, non siamo mica legati...

LEDA: Lei, signor Vincenzo, è sposato?

VINCENZO: No, signorina Leda; non sono sposato.

LEDA: E che fa? vive tutto solo soletto?

VINCENZO: Sì, vivo da solo.

LEDA: Uh, poverino! Chissà come deve essere triste! Ma non ha nessun parente...?

VINCENZO: Vede, signorina Leda: un tempo - e Pino lo sa - non ero come mi

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L’ultima moneta

vedete adesso; un tempo me la passavo magnificamente. Da giovane sono partito per l’America e lì ero riuscito a mettere su una vera fortuna.

LEDA: E allora?

VINCENZO: Diventato ricco, ritornai in Italia ed allora sì che ne ho trovati di amici e di parenti! Specialmente di parenti ne ho ritrovati tanti: e tutti “parenti stretti”.

LEDA: E allora?

VINCENZO: Poi qualcosa è andato storto in un affare finanziario e allora: crac! E i parenti sono diventati di colpo tutti “alla lontana”.

LEDA: Uh, poverino! Chissà come deve essere triste vivere da solo...?!

VINCENZO: Non creda, signorina Leda. Il diavolo non è poi sempre così brutto come lo si descrive...! D’altra parte, anche lei...

LEDA: Sì, anche io vivo da sola. Ma, mi creda, non per molto.

PINO: Perché? c’è forse qualcosa in vista...?

LEDA: (volutamente misteriosa) Chissà... chissà...! Beh, ora devo lasciarvi.

VINCENZO: Deve andare al lavoro?

LEDA: Eh, sì; devo andare al lavoro. Devo andare a farmi schiavizzare! Ciao a tutti.

(esce)

PINO e VINCENZO: Arrivederla, signorina Leda.

VINCENZO: A questo punto è meglio che me ne vada anch’io.

PINO: E non aspetta Landolfo?

VINCENZO: Quello, a quest’ora, starà ancora dormendo.

PINO: Allora oggi non me lo scroccate, il giornale...?!

VINCENZO: Non dirmi che ti dispiace...! Beh, allora io vado... Ciao. Ci vediamo più tardi.

PINO: Buona giornata. (Vincenzo esce di scena e Pino entra nell’edicola, ne chiude l’aperturae scompare alla vista del pubblico).

Le luci si affievoliscono piano piano finché l’atmosfera diventa crepuscolare. Si accendono i lampioni del giardino. E' sera. L'edicola è chiusa e la panchina è vuota. Il Vecchio è sdraiato a terra avvolto in una coperta che lo nasconde completamente. Entrano Liliana e Cinzia, e si siedono sulla panchina.

LILIANA: (stramazzando) Mamma mia, che giornata!

CINZIA: Pesante, eh?

LILIANA: Sì, anche. Ma più che pesante, scombinata: è stato tutto un correre di qua e di là...

CINZIA: (scherzando) Non hai mica cambiato mestiere? Ti hanno assunto come "pony"?

LILIANA: Magari! Certe volte mi viene veramente voglia di piantare tutto e di dedicarmi... che so? al giardinaggio o al...

CINZIA: Non ti ci vedo proprio. Tu, almeno, sei fortunata perché credi in quello che fai.

LILIANA: Questo è vero. Però certe volte, come oggi, per esempio, mi chiedo che scopo ha quello che faccio. Se lo ha, uno scopo.

CINZIA: Qualche momento di scoraggiamento capita a tutti, prima o poi, di averlo.

LILIANA: Però i miei cominciano ad essere un po' troppi, questi momenti di...

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(si tiene sempre la testa tra le

L’ultima moneta

scoraggiamento, come li hai chiamati tu. Oggi, per esempio, ho dovuto accompagnare il segretario del partito nei suoi vari giri.

CINZIA: Ed ora ti senti stanca, eh?

LILIANA: Distrutta, è la parola giusta! e con i piedi gonfi (si toglie le scarpe e simassaggia i piedi) Ma non è la stanchezza fisica quella che mi pesa...

CINZIA: E cos’è, allora?

LILIANA: E’ come un senso di vuoto... Ti capita mai, alla sera di un giorno qualunque, di essere costretta a fare un bilancio della giornata...?

CINZIA: Piuttosto di frequente, purtroppo...!

LILIANA: E non credo che tu ti sia sentita sempre soddisfatta di quel bilancio.

CINZIA: No. O almeno, non sempre.

LILIANA: Ecco. Ed oggi, per me, è appunto una di quelle volte. Mi guardo indietro e mi ritrovo per le mani un pugno di mosche.

CINZIA: Può capitare a tutti. Non sempre è possibile avere una giornata piena di cose significative. Questo è necessario preventivarlo. Non bisogna essere troppo severi con se stessi.

LILIANA: Forse hai ragione tu. Forse dovrei prendere esempio dal nostro segretario. Per lui, oggi, è stata una giornata molto proficua.

CINZIA: E allora di che ti lamenti...?!

LILIANA: Ma io non mi lamento; mi preoccupo. Perché - mi chiedo - se il segretario è soddisfatto di quello che abbiamo fatto oggi, io, invece, non lo sono? Chi sbaglia nel valutare le cose?

CINZIA: Scusami Lili, ma penso che sia più qualificato lui a valutare i risultati delle vostre iniziative...

LILIANA: Sì, hai perfettamente ragione. E io non ci discuto proprio su questo...

(Cinzia, con una smorfia di dolore sul viso, si porta le mani alla testa e sembra che abbia un attimo di smarrimento) Cinzia! Che cos’hai? Non ti senti bene? (Cinzia resta per un attimo come disorientata)

CINZIA: Scusami Lili, ma ho avuto una terribile fitta alla testa.

LILIANA: E adesso come ti senti? è passata?

CINZIA: No, non mi è passata. E’ qui, che mi stringe...

mani)

LILIANA: Dobbiamo cercare un dottore!

CINZIA: Ma no, ma no! Non serve un dottore. Vedrai che tra poco mi passerà.

LILIANA: Come fai a dire che non serve un dottore?! Guarda come sei ridotta!

CINZIA: Ma no, non preoccuparti! E’ solo un semplice mal di testa.

LILIANA: Io non ho mai visto mal di testa così improvvisi e tanto forti.

CINZIA: Vedrai che tra poco mi sarà passato...!

LILIANA: Ti è già successo altre volte?

CINZIA: Beh... sì, non è la prima volta che mi capita. Per questo ti dico di non preoccuparti. So già che tra poco mi passerà.

LILIANA: Comunque è meglio che te ne torni a casa. Per lo meno potrai sdraiarti un po’.

CINZIA: Sì, forse è meglio che torni a casa.


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LILIANA: Vieni, ti accompagno.

CINZIA: Grazie. (Liliana aiuta Cinzia ad alzarsi dalla panchina e, sostenendola, esce di scenainsieme a lei. Le luci si spengono piano piano)

BUIO

(Stessa scena. E’ mattino inoltrato. Pino è nell’edicola, mentre sulla panchina ci sono Vincenzo e Landolfo che leggono il giornale. Entra Leda: sembra agitata)

PINO: Che cosa le è successo, signorina Leda?

LEDA: Niente, niente!

PINO: Come niente? non l'ho mai vista così agitata.

LEDA: E' quel porco!

VINCENZO: Quale porco?

LEDA: Quel maiale del mio capo! Chi altri?!

LANDOLFO: Le ha dato fastidio?

LEDA: Fastidio?! Mi ha violentata, quel brutto porco!

VINCENZO: L'ha violentata?! Ma dobbiamo andare alla Polizia, allora!

LEDA: A fare che? Non mi ridaranno mica la mia verginità, quelli della Polizia.

VINCENZO: Ma quel mascalzone merita un bella lezione. Se non va alla Polizia a denunciarlo, quello la passerà liscia e chissà quante altre volte ci riproverà.

LEDA: Mi ha violentata, quel bruto! Capisce, Pino? Mi ha violentata. Mi ha chiamata nel suo ufficio con la scusa di esaminare alcune pratiche e all'improvviso mi ha scaraventata sul tappeto ed ha abusato di me!

PINO: Quando è successo?

LEDA: Neanche mezz'ora fa. Sono appena scappata e...

PINO: Quindi viene direttamente da lì?

LEDA: Ma certo! Cosa vuole che mi fossi fatta una passeggiata distensiva?

PINO: Quindi era vestita così come lo è adesso?

LEDA: Ma certo, diavolo!

PINO: Aveva quindi quei jeans...?

LEDA: Certo. Ma perché mi fa queste stupide domande?

PINO: Gliele farebbero anche alla Polizia, se ci andasse.

LEDA: Che vuol dire?

PINO: E' un po' difficile violentare una donna che indossa jeans come i suoi. E' un po' difficile sfilarli contro la volontà di chi li indossa: tanto attillati e stretti... Poi il suo capo, così mingherlino e gracile... dove abbia preso tanta forza per costringerla...

LEDA: Beh, ma lui non me li ha mica tolti...

LANDOLFO: Come non glieli ha tolti? E come ha fatto a violentarla?

LEDA: Beh, però ci ha provato.

PINO: Che significa, ci ha provato?

LEDA: Mi ha guardata in un certo modo...

(entra la signora Gemma)

PINO: Buongiorno, signora Gemma. Giusto lei ... ho qualcosa per lei; se può attendere un attimo... (poi, rivolgendosi nuovamente a Leda) Ecco, signorina


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(poi, gentile,

(prende la rivista all’interno)

GEMMA: Grazie, Pino. Sapevo di poter contare su di te. Ti auguro una buona

giornata. (esce guardando ancora intimorita e sospettosa Alessia) ROSARIA: (a Pino) Buongiorno. Vorrei “Trine e pizzi”, per favore.

PINO: Buongiorno anche a voi.

Ecco a lei.

GEMMA: No, no, purtroppo!

PINO: No che non vi serve, o no che non ci avete ripensato?

GEMMA: No, che non ci abbiamo ripensato. Stai tranquillo: mia figlia è sempre della stessa idea. (ironica) Ha carattere, lei!

PINO: Bene. Allora non le resta che di andarlo a vedere. Però c'è una cosa che devo dirle...

GEMMA: Di che si tratta?

PINO: Beh... mi dispiace... ma...

GEMMA: Su, avanti! perché esiti? Non vorrai mica farmi la dichiarazione...

PINO: No, ma che dice, signora Gemma. Cioè... volevo dire...

GEMMA: Allora? Se me lo vuoi dire veramente, comincia a parlare.

PINO: Si tratta dell'affitto.

GEMMA: E allora?

PINO: E'... è un po' altino. Sa? l'appartamento è completamente ristrutturato, e poi...

GEMMA: Non preoccuparti, Pino.

PINO: Ma guardi che è veramente un po' caruccio. Forse sua figlia vorrà spendere di meno.

GEMMA: Non preoccuparti. Se l'appartamento piacerà a mia figlia, una parte dell'affitto gliela pagherò io. Purché sia felice. Ma mi raccomando, Pino, che lei non lo sappia!

PINO: Stia tranquilla, signora Gemma, da me non saprà mai nulla. Se è questo che lei desidera.

(nel frattempo entrano Rosaria e Alessia che si avvicinano all’edicola. Gemma nel vedere Alessia sta per accostarsi a lei, impaurita, fa uno scarto istintivo come a volerne evitare la vicinanza. Poi affrettandosi ad andarsene...)

L’ultima moneta

Leda, se posso permettermi un consiglio... vada a farsi una bella passeggiata; vedrà le cose sotto un’altra luce.

LEDA: Grazie, Pino; seguirò il suo consiglio. Buongiorno, signora Gemma.

GEMMA: Buongiorno, signorina Leda. La trovo bene, oggi.

LEDA: Beh, non posso lamentarmi. Allora arrivederci a tutti. (esce)

GEMMA-VINCENZO-LANDOLFO: Arrivederci.

PINO: Arrivederla, signorina Leda. (Poi, rivolto a Gemma dopo avere preso un foglietto dalcassetto all'interno dell'edicola) Ecco, tenga: questo è l'indirizzodell'appartamento. E' libero. Dica a sua figlia e a suo genero che possono andarlo a vedere. Ma che si sbrighino! Ci sono altre persone interessate a quella casa.

GEMMA: E' già libero? Mi avevi detto che sarebbe stato disponibile soltanto tra qualche mese...

PINO: Sì, lo so quello che le avevo detto. Ma chi l'abitava si è sistemato altrove prima del previsto. Ma... vi serve sempre? O ci avete ripensato?


L’ultima moneta

rivolto ad Alessia:) E tu, non vuoi nulla? Figurine...? Topolino...?

ALESSIA: Tu con le tue figurine puoi farci i coriandoli e infilarteli nel naso...

ROSARIA: (tempestiva) Alessia...!!! (prende bruscamente la bambina per mano e se latrascina per portarla fuori scena. Però nel passare accanto al Vecchio che è come al solito accosciato a terra, Alessia gli rifila un energico calcio)

ROSARIA: (mortificata) La prego, signore, la scusi...! (poi, strattonando la bambina,sottovoce) Ma, insomma, si può sapere cosa ti prende...?! (esce con la fanciulla)

VECCHIO: (tra sé, ma a voce alta, sereno) Non si fa mai nulla per nulla... C’è sempre un motivo.

(Pino osserva la scena scuotendo la testa; poi entra nell’edicola e la scena resta inanimata per qualche attimo. Entra Cinzia, si avvicina all’edicola e cerca Pino)

CINZIA: Signor Pino, è là dentro?

PINO: Eccomi, signorina Cinzia. Buongiorno.

CINZIA: Buongiorno anche a lei.

PINO: E’ sola, questa mattina? E la sua amica Liliana...?

CINZIA: Non è ancora venuta?

PINO: No. Non si è ancora vista. In genere venite insieme.

CINZIA: Beh, questa mattina forse sono io ad essere un po’ in anticipo.

PINO: Deve entrare prima? O ha qualcosa di urgente da fare?

CINZIA: No. Non devo entrare prima, né ho niente di urgente da fare. E’ che mi sono alzata un po’ prima del solito.

PINO: E’ caduta dal letto, eh?

CINZIA: E’ che ho avuto una nottataccia...! un mal di testa che...

PINO: Soffre spesso, di mal di testa?

CINZIA: No. (si corregge) Cioè... fino a qualche mese fa non sapevo neanche cosa fosse un mal di testa...

PINO: E adesso, invece?

CINZIA: Da qualche tempo cominciano ad essere sempre più frequenti e insopportabili.

PINO: E non si è fatta vedere da un dottore?

CINZIA: Da un dottore?! Beh, no. Non penso che sia il caso di scomodare un dottore. Sto preparando un esame molto importante: forse è soltanto lo stress...

PINO: Io, però, non sottovaluterei la cosa. Che le costa farsi fare una visitina...?

CINZIA: Bisognerebbe avere il tempo di...

PINO: E il tempo bisogna trovarlo, per queste cose! Senta, perché non va dal dottor Carli? Lasci stare i medici della mutua. Lei, che qui è fuori di casa, senza la sua famiglia, non stia ad impazzire con la mutua. Questo Carli è veramente bravo. Se vuole glielo fisso io un appuntamento, così non perderà neanche un minuto a fare file noiose.

CINZIA: Ma... non so se...

PINO: Lasci fare a me. Sono anni che il dottor Carli è mio cliente. Glielo fisso un appuntamento?

CINZIA: Lei, Pino, crede che sia proprio necessario?

- 13 -


Però, mi scusi, non

L’ultima moneta

PINO: Così ci togliamo ogni dubbio...!

CINZIA: Beh, se crede che...

PINO: Allora è cosa fatta. Ecco il suo giornale. Le farò sapere, intesi?

CINZIA: Grazie. La ringrazio moltissimo. Ma mi dispiace darle questo disturbo.

PINO: Nessun disturbo! Le farò sapere...! (rientra nell’edicola)

CINZIA: Grazie, signor Pino. E arrivederla. (fa per avviarsi verso un lato della scenaquando si accorge che il Vecchio le sta facendo segno di avvicinarsi a lui)

CINZIA: (avvicinandosi al Vecchio) Ha bisogno di qualcosa?

VECCHIO: No, grazie. Lei è molto gentile, ma io non ho bisogno di nulla.

CINZIA: Mi era sembrato che m’avesse chiamata...

VECCHIO: Sì, infatti: l’ho chiamata.

CINZIA: Allora vuole qualcosa da me?!

VECCHIO: Vorrei soltanto scambiare qualche parola con lei; se ha un po’ di tempo.

CINZIA: Ma sì, certo. Qualche minuto ce l’ho visto che questa mattina sono in anticipo. E di che vuole parlarmi?

VECCHIO: Ma... così... niente di preciso. Sa? io sono sempre solo...

CINZIA: Sì, infatti l’ho notato.

VECCHIO: E’ che io, normalmente, non parlo molto volentieri...

CINZIA: Però, adesso...

VECCHIO: Beh, con lei è diverso.

CINZIA: Perché?

VECCHIO: Non lo so. Non glielo so spiegare. E’ qualcosa che mi viene da qui (siindica lo stomaco). Con lei mi farebbe molto piacere parlare, se non lechiedo troppo.

CINZIA: Ma no! Che dice...?!

VECCHIO: Lei mi è simpatica.

CINZIA: Grazie.

VECCHIO: Anche la sua amica, è simpatica.

CINZIA: Sì, Liliana è molto simpatica. E’ davvero una brava ragazza, lei.

VECCHIO: Andate molto d’accordo, vero?

CINZIA: Non è molto difficile andare d’accordo con la mia amica.

VECCHIO: Immagino che l’addolorerebbe molto se le dovesse accadere qualcosa di spiacevole...?

CINZIA: A chi? a Liliana? (turbata) E perché dovrebbe succederle qualcosa di spiacevole?!

VECCHIO: Ma no, ma no... mi scusi... non volevo impressionarla...! dicevo così,

tanto per dire...!

CINZIA (risentita, ma senza intenzione di voler rimproverare il Vecchio) si fanno “certi discorsi”, così, “tanto per dire”!

VECCHIO: Sì, ha perfettamente ragione. E le chiedo nuovamente scusa. Dovevo capirlo che con il bene che vuole alla sua amica, non accetta l’idea che possa succederle qualcosa di spiacevole.

CINZIA: Infatti! E’ proprio così!

VECCHIO: Come sarebbe bello se si potesse evitare che succedano cose brutte a chi


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L’ultima moneta

si vuol bene...! o, meglio ancora, a tutti...!

CINZIA: Sarebbe bellissimo!

VECCHIO: Però, nella vita, non è così. E allora, forse, è meglio essere preparati anche al peggio...

CINZIA: Ma è proprio necessario doverci pensare quando, questi fatti negativi, non si sono ancora verificati...? Sarebbe un tormento continuo; oltre che inutile...!

VECCHIO: Io non intendevo dire questo. Però adesso penso sia meglio smetterla con questi discorsi. Alla sua età specialmente, non si devono avere di questi pensieri, sebbene...

CINZIA: Sebbene...?!

VECCHIO: Alla sua età non bisogna avere di questi pensieri pessimistici, però è opportuno preoccuparsi di impostare le cose in modo da pensare positivamente al futuro.

CINZIA: Non capisco...!

VECCHIO: Vede, signorina...

CINZIA: Cinzia. Mi chiami pure Cinzia.

VECCHIO Grazie, sì. Vede, Cinzia: il mio futuro, ormai, entra in una piccola tazzina da caffè, ma per il suo, di futuro, non basta neppure l’immensità dell’oceano.

CINZIA: Continuo a non capirla...!

VECCHIO: Per me, qualsiasi cosa io possa fare, ormai non fa nessunissima importanza, per quello che mi resta da vivere...! Ma per lei, Cinzia, è molto importante quello che fa oggi, perché sicuramente da esso potrà dipendere il suo futuro.

CINZIA: E cos’altro dovrei fare oltre che...

VECCHIO: (con lo sguardo assente, come se non fosse lui a parlare) Non sempre quello che ci capita nella vita è casuale. Anzi, è quasi sempre, più o meno direttamente, la conseguenza di quello che abbiamo fatto noi, magari anni

-decine di anni - prima. CINZIA: (fissandolo) Ma lei, chi è?

VECCHIO: Eccomi! Chi sono lo vede da sé. Sono uno sbandato che aspetta di concludere il suo noioso viaggio.

CINZIA: No. Volevo dire: ha una famiglia...? ha avuto, una famiglia...? un lavoro...? degli interessi...?

VECCHIO: (con benevolo, finto risentimento) Non è bello essere tanto curiosi...!

CINZIA: Ha ragione. Mi scusi.

VECCHIO: No, non si scusi. Dovrei essere io a chiederle scusa per essere stato molto noioso e pedante con lei.

CINZIA: (incoraggiata, con sincera disponibilità) Allora, siamo pari...!

VECCHIO: No. Non ancora.

CINZIA: Che altro c’è?

VECCHIO: (tirando fuori da una sacca, una moneta custodita in mezzo a degli stracci) Prima devo darle questa (gliela porge).

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L’ultima moneta

CINZIA: Ma le ho già detto che non è mia...!

VECCHIO: Questo lo so.

CINZIA: E lo sapeva fin da quando ha chiesto a me ed alla mia amica se l’avevamo persa noi...!?

VECCHIO: Sì, lo sapevo.

CINZIA: E allora perché ce l’ha chiesto? Non si rende conto che se le avessimo risposto di sì, lei avrebbe corso il rischio di rimetterci una moneta di grande valore...?! (breve pausa) Perché, è di grande valore, quella moneta, non è vero?!

VECCHIO: Sì. Ha un valore inestimabile.

CINZIA: (fissandolo) Ma lei, chi è?

VECCHIO: (evasivo) Ma gliel’ho già detto...

CINZIA: Non mi ha risposto sufficientemente.

VECCHIO: Beh, diciamo che sono un... mago.

CINZIA: Mi risponda seriamente, la prego!

VECCHIO: Sono uno che forse non ha fatto fino in fondo quello che avrebbe dovuto fare...! Ma non parliamo più di me. La prego, Cinzia, prenda questa moneta.

CINZIA: Ma io non posso accettare un oggetto così prezioso!

VECCHIO: Io la sto pregando. E non l’ho mai fatto con nessuno.

CINZIA: Mi dispiace. Io non voglio assolutamente essere pregata. Ma non posso

accettare...

VECCHIO: Almeno in prestito!

CINZIA: Cosa?!

VECCHIO: La tenga almeno per qualche giorno: in prestito.

CINZIA: Ma è una grossa responsabilità...!

VECCHIO: Lo so. Ma a volte è necessario prendersi qualche responsabilità. Suvvia! La tenga per qualche giorno.

CINZIA: Non capisco proprio...; perché dovrei farlo?

VECCHIO: Non se ne pentirà. Vedrà, vedrà. E forse capirà meglio quello che le ho detto prima.

CINZIA: Non vorrà farmi credere che questa moneta porta fortuna...?!

VECCHIO: Chissà... chissà! Beh, forse ora è meglio che lei vada dove deve andare. Non vorrei che le recasse qualche pregiudizio, se dovesse ritardare. Sono sicuro che darebbe subito la colpa alla moneta...!

CINZIA: (come ipnotizzata prende la moneta e, tenendola stretta più del dovuto nella mano, siallontana lentamente, fissando il Vecchio, camminando quasi a ritroso) In prestito,eh?! e solo per qualche giorno...! Intesi...?!

VECCHIO: Ma certo, ma certo...! Ah! si ricordi: la porti sempre con sé!

(Cinzia esce e cala il sipario)

FINE DEL PRIMO ATTO


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L’ultima moneta

ATTO SECONDO

La scena è la stessa del primo atto. Sono visibili Pino, Vincenzo e Landolfo. Questi ultimi due sono seduti su una panchina a leggere il giornale. Entra Rosaria)

PINO: (scorgendola) Buongiorno.

ROSARIA: (distratta) Oh, buongiorno anche a lei.

PINO: Se posso chiederglielo: dove ha lasciato la “piccola peste”, oggi?

ROSARIA: E’ comprensibile che lei la chiami così... non è l’unico a considerarla una “piccola peste”. (brevissima pausa). Alessia è a scuola.

PINO: Mi scusi: non volevo essere offensivo. Ma lei è una sua parente...? la sorella, forse...?

ROSARIA: No. Io sono la sua... come si può dire...? la sua governante... la sua “tata” come si usa dire adesso...

PINO: Ho visto che la fa impazzire un po’, eh?

ROSARIA: (ammette a malincuore) Beh, a volte...! Ma Alessia è una gran brava bambina. In certi momenti è un vero tesoro. E’ che, purtroppo, anche lei - sebbene ancora così giovane - ha i suoi problemi.

PINO: Ma non è la figlia dell’avvocato Foschi?

ROSARIA: Sì, è la figlia dell’avvocato Foschi e della dottoressa Guidi.

PINO: Proprio una gran degna famiglia! (brevissima pausa) Che problemi può avere la figlia di due persone tanto rispettabili...?!

ROSARIA: (come parlando a se stessa) Già...! che problemi può avere...?!

Nel frattempo entra la signora Gemma visibilmente depressa. Quando scorge Rosaria ha un sussulto e si mette sulla difensiva guardando attorno intimorita).

ROSARIA: (intuendo la situazione) Buongiorno, signora. Non abbia timore: Alessia non c’è.

PINO: Signora Gemma! Buongiorno. Come sta?

GEMMA: (riprendendosi) Buongiorno a tutt’e due. Non c’è male, grazie, Pino. (poi,sempre sospettosa, a Rosaria:) Sicura che sua sorella non mi aggrediscanuovamente?

ROSARIA: (rassicurante) Ma no...! Stia tranquilla, che Alessia non c’è. A quest’ora è a scuola. (Gemma annuisce sollevata) Comunque, Alessia non è mia sorella.

GEMMA: Mi scusi. Io credevo che... la vedo sempre insieme a lei, e allora ho pensato che...

ROSARIA: ... e allora ha pensato che fossimo sorelle...!

GEMMA: Sì. Proprio così. Anche se lei, mi sembra che abbia tutt’altro carattere e tutt’altra... educazione...!

ROSARIA: Lei ha i suoi motivi per pensarla così; ma le assicuro che Alessia è una gran brava bambina. Magari fosse mia sorella...!

GEMMA: (dispiaciuta) Mi scusi: io non volevo... io forse sono stata troppo precipitosa nel giudicare...


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L’ultima moneta

ROSARIA: No, non si scusi. Come le ho detto prima, le ha i suoi buoni motivi per pensare che... Ma, scusatemi, ora devo proprio andare. Arrivederci. (esce)

GEMMA e PINO: (mentre Rosaria esce) Arrivederla.

PINO: (a Gemma) Signora Gemma, non vorrei sembrarle indiscreto, ma ho l’impressione di vederla un po’... un po’ giù. Le è successo qualcosa?

GEMMA: No, Pino. Non mi è successo nulla. Tutto va come sempre.

PINO: Beh, l’importante è che le cose non peggiorino.

GEMMA: (poco convinta) Eh, già.

PINO: Vuole il giornale?

GEMMA: Sì, Pino, grazie.

PINO: Ecco il suo giornale... (le porge un giornale)

GEMMA: ...e questi sono i suoi soldi (paga)

(sopraggiunge Leda visibilmente felice)

PINO: Cosa le è successo, signorina Leda?

LEDA: Zitto, signor Pino! Stia zitto sennò ho paura di svegliarmi! Buongiorno, signora Gemma.

GEMMA: Buongiorno anche a lei. Ma vedo che non ha bisogno del nostro buongiorno...!

PINO: Non l'ho mai vista così eccitata, signorina Leda. Deve esserle successo qualcosa di grande.

LEDA: Può ben dirlo, signor Pino! Mi ha chiesto di sposarlo!

PINO: Chi?

LEDA: Ma lui, no? Lui, il mio capo!

GEMMA: Oh che bello, signorina Leda. Auguri! Tantissimi auguri di vero cuore. Vorrei restare per ascoltare tutti gli altri particolari, ma ora devo proprio andare. Di nuovo tanti auguri e arrivederci a tutti.

PINO-LEDA-VINCENZO-LANDOLFO: Arrivederla, signora Gemma.

LANDOLFO: Ma che sta succedendo...?

VINCENZO: Io non ho mai visto la signorina Leda così felice. Che le sia morto quel negriero del capo?

LANDOLFO: Che cosa le è successo, signorina Leda?

PINO: Ma come? non avete sentito?

VINCENZO e LANDOLFO: No. Stavamo leggendo il nostro giornale...!

PINO: (seccato) Il vostro giornal... (viene interrotto da Leda:)

LEDA: Ve lo dico io, cosa mi è successo! Mi ha chiesto di sposarlo!

VINCENZO e LANDOLFO: Chi?

LEDA: Ma come, chi? Il mio capo!

LANDOLFO: Quello che...? (mima i tentacoli del polipo, ma viene interrotto da Vincenzo)

VINCENZO: Complimenti vivissimi, signorina Leda! Siamo veramente felici per lei!

PINO: Magnifico! Anch’io sono contento per lei.

LEDA: E' questa, signor Pino,(mostra la moneta) è questa che mi ha portato fortuna!

PINO: Che cos'è?

LEDA: E' una moneta portentosa! miracolosa! Da quando l'ho trovata tutte le cose

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(la mette di

L’ultima moneta

hanno preso ad andarmi alla grande.

PINO: E la crociera allora?

LEDA: O beh, ci vado anche io in crociera!

PINO: Ma perché? non aveva già detto che ci sarebbe andata anche lei con il suo capo?

LEDA: Ah, ho detto questo?

PINO: Ma certo! Non se lo ricorda? C'erano anche il signor Vincenzo e il signor Landolfo...

LANDOLFO: Eh, sì. L’abbiamo sentita anche noi...!

LEDA: Beh, se l'ho detto... Infatti ora ci vado!

PINO: Ci ha sempre raccontato un sacco di frottole, eh? signorina Leda.

LEDA: Io?! Beh, sì, qualche volta qualche piccola bugietta può darsi che mi sia sfuggita di bocca.

PINO: Ma ora è vero quello che ci ha appena detto?

LEDA: Che vi ho detto?

VINCENZO: Ma che si sposa con il suo capo, diamine!

LEDA: Oh sì sì, è tutto vero. E' proprio vero!

PINO: Allora non ci resta che farle tanti tantissimi auguri.

LEDA: Grazie, grazie a tutti. Spero proprio che verrete al mio matrimonio.

PINO: Sarà un grandissimo piacere, per me.

LANDOLFO: Ed anche per noi.

VINCENZO: Ci può giurare.

LEDA: Bene! Ritenetevi pure invitati fin da ora. Adesso però devo proprio andare. Mi stia bene, signor Pino. Arrivederci, gentili signori (fa per andarsene, mapoi ci ripensa e si avvicina al Vecchio che, sdraiato in terra, sembra non avere seguito i loro discorsi)

LEDA: (scuotendolo per destarlo) Signore! Ehi, signore! (il Vecchio si rigira e la guardainterrogativo, e prima che possa dire nulla) La riconosce, questa moneta? Mel’ha data lei! Ricorda? Qualche giorno fa, mentre passavo qui accanto a lei, mi ha detto che mi era caduta, e me l’ha data. Ricorda?

VECCHIO: Sì... forse...

LEDA: Ma certo, che deve ricordare! Ecco! Ora gliela rendo! Ora non mi serve più!

VECCHIO: Ma quella moneta ha un grande valore...!

LEDA: A me non interessa nulla del valore di questa moneta! Finalmente mi si è avverato il mio unico, vero sogno, e di questa moneta e di tutto quello che

può valere, non mi interessa un bel niente. Tenga, se la riprenda

forza nella mano del Vecchio. Quindi esce con passo deciso).

VECCHIO: (guardandola uscire) Bisogna saper seminare per poter sperare in un buon raccolto (si sdraia nuovamente sull’erba).

LANDOLFO: (che insieme a Vincenzo avevano seguito quanto avvenuto tra Leda e il Vecchio) E’ proprio un tipo strano, quello, eh?

VINCENZO: Finché non fa del male a nessuno...!

PINO: Così, voi, quando è arrivata la signorina Leda, stavate leggendo il “vostro” giornale, è così?

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(agita in aria i fogli che ha in

L’ultima moneta

VINCENZO: Non l’abbiamo forse noi, ora, questo giornale?

PINO: Ma sono io che ve l’ho dato in prestito! Come sempre.

LANDOLFO: E cosa cambia?

PINO: Cambia che voi ritenete vostro quello che non vi sognate neanche lontanamente di comprare.

VINCENZO: E noi dovremmo spendere dei soldi per comprare questi “cosi”?!

PINO: E cosa ci sarebbe di strano?! Lo fanno anche milioni di altre persone.

LANDOLFO: Il guaio è proprio questo: purtroppo ci sono persone che ci spendono, per leggere questi “cosi”.

PINO: E mi dite, allora, cosa dovrebbe fare una persona che vuole tenersi aggiornata su quello che succede tutti i giorni?

LANDOLFO: Leggere i giornali!

PINO: Ma come fa a leggerli se non li compra...?! Non tutti hanno un allocco di giornalaio, per amico, che glieli fa leggere gratis.

VINCENZO: Il punto è proprio questo: quelli che tu ci dai da leggere non sono giornali; sono soltanto dei fogli stampati.

(Entrano Cinzia e Liliana. Quest’ultima nell’ascoltare i discorsi dei tre, si ferma alquanto

interessata)

LANDOLFO: I giornali sono tutt’altra cosa.

PINO: E quali sarebbero, allora, i giornali...?

LANDOLFO: Quelli scritti da giornalisti.

VINCENZO: Non mi dirai che chi scrive queste cose mano) possa definirsi giornalista...?!

PINO: Voi due siete proprio matti...!

LILIANA: Non direi proprio...

PINO: Buongiorno, care ragazze. Cosa stava dicendo, signorina Liliana?

LILIANA: Che non mi sembrano, poi, cose tanto da matti, quelle che stanno dicendo questi signori.

VINCENZO: Ecco! Hai visto, Pino, che c’è qualche altra persona a pensarla come noi sui giornali di oggi?

PINO: Mi scusi, sa, signorina Liliana... ma parla così proprio lei che ne compra ogni giorno una decina, di giornali...?!

LILIANA: E’ proprio per questo che ne parlo; e penso di poter dire di farlo con cognizione di causa.

LANDOLFO: Non insistere, Pino. Oltre ad essere in minoranza, non vorrai mica contraddire una così bella ragazza...?!

LILIANA: (brusca) Il mio aspetto fisico non c’entra affatto, in tutto questo! Vieni, Cinzia, andiamo. (tira Cinzia da una parte)

CINZIA: Perché sei stata così brusca con quel signore?

LILIANA: Non hai sentito quello che ha detto?

CINZIA: Che i giornalisti di oggi non sanno fare il loro mestiere. E allora? Mi sembra che poco prima tu stessa gli avessi dato ragione...

LILIANA: Infatti! Però mi da fastidio che si pensi di dovermi dare ragione solo perché mi si considera una bella ragazza...

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L’ultima moneta

PINO: Vuole anche oggi i suoi giornali, signorina Liliana?

LILIANA: Sì. Grazie, Pino. Malgrado tutto è necessario leggerli, per me.

CINZIA: Posso avere anch’io il mio, signor Pino?

PINO: Ma certo! (affastella un certo numero di giornali e li dà a Liliana, quindi ne porge uno aCinzia. Le ragazze pagano. Nel prendere il soldi nel portamonete, a Cinzia viene a galla la moneta del Vecchio. Liliana la scorge)

LILIANA: E quella, che moneta è?

CINZIA: Quale? questa?

LILIANA: Sì, non è una moneta delle nostre...!

CINZIA: Non la riconosci? (nel frattempo Cinzia si discosta con Liliana dall’edicola perpoterle parlare più liberamente)

LILIANA: Perché? dovrei? (le due ragazze ormai sono in disparte)

CINZIA: E’ la moneta di quel signore (indica il Vecchio).

LILIANA: Di chi? di quello?

CINZIA: Sì.

LILIANA: E come mai ce l’hai tu? Glielo avevamo detto che non è nostra.

CINZIA: Ce l’ho io, perché ha insistito molto che io la prendessi in prestito...; non ho potuto fare a meno di prenderla.

LILIANA: In prestito...?

CINZIA: Sì, in prestito. Ha tanto insistito che la tenessi con me per qualche giorno...

LILIANA: Ma che razza di storia mi stai...

CINZIA: Sì, lo so che è tutto così strano, ma la cosa incredibile sai qual è?

LILIANA: (ironica) Non farmi stare sulle spine.

CINZIA: Proprio ieri ho incontrato Maurizio; ricordi?

LILIANA: Chi? quel Maurizio con i colletti delle camicie sempre immacolati e inamidati?

CINZIA: Beh, sì... credo di sì. Maurizio, quello che lavora alla Zecca.

LILIANA: Sì, è proprio lui. E allora...?

CINZIA: Lo sai che è un numismatico espertissimo.

LILIANA: Così dicono. E allora...?

CINZIA: Gli ho fatto vedere questa moneta. Ebbene, ci crederai?

LILIANA: Dovrei credere che cosa?

CINZIA: Secondo lui questa moneta è un esemplare rarissimo ed ha un valore inestimabile.

LILIANA: Ma non raccontarmi stor...

CINZIA: Ma non te le racconto io; è quello che dice Maurizio.

LILIANA: Anche lui può sbagliare.

CINZIA: Certo che può sbagliare. Ma ha chiesto anche il parere di altri suoi colleghi. Con quello che si potrebbe ricavare da questa moneta ci vivrebbero magnificamente, per tutta la vita, diverse persone.

LILIANA: Quindi quel vecchio, in sostanza, è un Rockfeller...!?

CINZIA: (disorientata) Cosa vuoi che ti dica...?!

LILIANA: Forse è meglio che tu non mi dica altro, su questa moneta.

CINZIA: (mortificata) Come vuoi. Però non capisco perché tu la prenda in questo

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l’orologino al polso)

L’ultima moneta

modo...!

LILIANA: Scusami, Cinzia. Effettivamente me la sto prendendo in un modo un po’ esagerato. Ma sai? il dover pensare che una sola persona possa avere una simile fortuna - se fosse vero quello che dice il tuo amico inamidato - mentre ci sono milioni di persone che non hanno di che sopravvivere...

CINZIA: Sì, ti capisco... e non posso darti torto.

LILIANA: Ma torniamo a noi: cosa dovresti farci, tu, con questa benedetta moneta?

CINZIA: Quel signore ha detto che devo tenerla perché mi porterà fortuna.

LILIANA: E tu, ora, non mi dirai mica di credere a queste cose...?!

(congelare di colpo tutti gli altri, mettendo la scena in penombra)

(un cerca persone inquadra Cinzia).

CINZIA: Eh...! Magari portasse veramente fortuna...! Come succede nelle favole. Quando se ne ha bisogno, si esprime un desiderio e... meraviglia! tutto si illumina di un’abbagliante luce azzurrata punteggiata di splendide stelle cadenti, e... il prodigio è realizzato! Allora... vediamo...: oggi voglio, come Cenerentola, un bel cocchio tutto d’oro trainato da sei focosi destrieri bianchi! Accarezzo la mia moneta magica e... zac! La carrozza è a mia completa disposizione con sei distinti lacchè! O forse, no! Meglio un paio di ali! Un paio di ali lucide e trasparenti come quelle di Campanellino, e con esse potermi sollevare leggera in aria e scorrazzare un po’ qua, un po’ là... sopra gli alberi... sopra i tetti delle case... sorvolare fiumi, laghi, vallate... Oppure...! Oppure chiedere alla moneta di farmi diventare invisibile! Oh, che ridere! Poter osservare gli altri, senza essere visti! E se invece chiedessi un immenso tesoro?! Oro, rubini, pietre preziose...!? Potrei togliermi qualsiasi desiderio! Potrei comprarmi tutto quello che una persona può desiderare nella vita. E tu? (rimira intensamente la moneta) piccolo dischetto metallico...?! Puoi veramente portare fortuna a chi ti possiede? (la moneta si illumina come di luce propria. Cinzia la innalza davanti a sée la tiene in alto) Puoi anche tu esaudire un mio desiderio? Magari! E cosa tichiederei? Soldi? fortuna in amore? Potrei chiederti di farmi diventare una celebre scrittrice... o una famosa attrice, con tanti ammiratori... Ma no! Potrei chiederti di farmi trovare, qui, sotto questa fontana, un immenso tesoro! La ricchezza apre ogni porta! (breve pausa. Cinzia torna a fissare lamoneta per qualche secondo; poi se la stringe al petto) No! Se puoi veramentefare un miracolo... beh... allora fai in modo che l’esito delle mie analisi sia buono. Per favore...! ti chiedo soltanto questo...!

(Si riaccendono tutte le luci e la scena si rianima)

LILIANA: Allora? ci credi anche tu, o cosa?

CINZIA: (confusa e disorientata) Ma, no...! Credo proprio di no.

LILIANA: E allora perché continui a tenerla?

CINZIA: Gli ho promesso che l’avrei tenuta per qualche giorno...

LILIANA: Ma sì... fai come vuoi. In fin dei conti non fai del male a nessuno. (guarda

Accidenti! Chiacchiera, chiacchiera, mi si sta facendo

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L’ultima moneta

tardi! Allora, ci vediamo alle cinque?

CINZIA: No. Scusami ma stasera non posso venire a prenderti. Devo andare a ritirare gli esiti degli accertamenti... Speriamo bene...! Ho una tremarella...!

LILIANA: Già, è vero! Non ricordavo. Stai tranquilla! vedrai che è tutto a posto. Allora ci vediamo direttamente domani. (bacia Cinzia ed esce in fretta)(Cinzia, una volta rimasta sola, si riavvicina all’edicola)

CINZIA: A proposito, signor Pino, questa sera vado a ritirare i risultati degli accertamenti che mi ha consigliato il dottor Carli.

PINO: Sono contento che mi abbia ascoltato e che abbia seguito il mio consiglio. Ha fatto molto bene a farsi vedere dal dottor Carli. E un medico molto scrupoloso, all’antica, direi.

CINZIA: Certo che me ne ha fatti fare di esami...!

PINO: Così saremo più tranquilli. Vedrà: non ci sarà più alcun dubbio. Saranno tutti in regola.

CINZIA: Speriamo! Le confesso, però, che ho una grande paura.

PINO: Non c’è motivo! Stia tranquilla, signorina Cinzia. E mi faccia sapere, la prego.

CINZIA: Può esserne certo. A domani. (esce. Dal lato opposto rientra la signora Gemma,felicissima).

PINO: Signora Gemma...! Come mai di nuovo qui?

GEMMA: Ciao, Pino. Sono tornata per dirti la grande novità!

PINO: Qual è questa grande novità? Non l'ho mai vista così eccitata. Ha vinto al lotto?

GEMMA: Altro che lotto! Sono letteralmente rinata, caro Pino!

PINO: Cos'è che ha fatto...?

GEMMA: Sono rinata, capisci? Sono ritornata alla vita!

PINO: No. Io non ci capisco proprio niente.

GEMMA: Ma ancora non indovini?

PINO: Cosa, devo indovinare?

GEMMA: Il miracolo! Devi indovinare quale miracolo m'è piovuto dal cielo!

PINO: Non ci arrivo proprio. Signora Gemma se non ha vinto al lotto, ha vinto al totocalcio.

GEMMA: No! Non si tratta di vincite al lotto o al totocalcio. E' molto di più!

PINO: A questo punto ci rinuncio. Non ci capisco assolutamente nulla. Se vuole dirmelo, me lo dica, altrimenti...

GEMMA: Si tratta di mia figlia!

PINO: Si è trasferita nel nuovo appartamento?

GEMMA: No! E' proprio di questo che si tratta.

PINO: In che senso? scusi.

GEMMA: Nel senso che mia figlia ha deciso di non andare più via da casa nostra.

PINO: Per l’affitto, eh? Glielo avevo detto che è un po' caruccio, l'affitto.

GEMMA: Ma no, l'affitto non c'entra niente. Ci ha ripensato e basta.

PINO: Sua figlia, ci ha ripensato...?!


- 23 -


L’ultima moneta

GEMMA: Sì, l'affitto non c'entra niente. Lo ha deciso lei, liberamente.

PINO: Quindi continuerete a vivere insieme?

GEMMA: Proprio così! Lo capisci, ora, perché sono così felice?

PINO: Beh, sì. Ora capisco. Sono contento per lei.

GEMMA: Grazie, Pino.

PINO: E di che?! Allora posso dire che, se hanno altre persone interessate, possono affittarlo quell’appartamento?

GEMMA: Ma certo! Piuttosto: perché non vieni a cena da noi, una di queste sere?

PINO: Grazie, signora Gemma; mi farebbe veramente piacere.

GEMMA: Non faccio altro che pensare a questa mia improvvisa fortuna. E’ proprio

vero: c’è sempre qualche santo che pensa a noi, al momento opportuno!

PINO: Allora adesso può starsene proprio tranquilla, signora Gemma.

GEMMA: Sì, Pino; ora posso anche morire tranquilla. Non chiedo altro alla vita.

PINO: Beh, non la buttiamo nel melodrammatico, ora.

GEMMA: Bene. Non voglio farti perdere altro tempo. Ciao a domani.

PINO: Arrivederla.

(Gemma fa per uscire, poi ci ripensa e si dirige verso il Vecchio)

GEMMA: (scuotendo il Vecchio) Ehi, signore! Si svegli, la prego.

VECCHIO: (scuotendosi e sbadigliando) Cosa c’è?! Oh, è lei, signora? posso esserle utile in qualcosa?

GEMMA: (sottovoce) Si ricorda di me, signore?

VECCHIO: Certo che mi ricordo di lei. In che cosa posso esserle utile?

GEMMA: Ecco... vede... devo confessarle qualcosa.

VECCHIO: Confessare a me...? Ma io non sono mica un prete...!

GEMMA: (estraendo la moneta dalla sua borsetta) Ricorda questa moneta?

VECCHIO: Certo. E’ quella che le era caduta l’altro giorno.

GEMMA: (imbarazzata) Ecco... veramente... (poi, decisa) Ecco, vede, è questo che

devo confessarle: questa moneta non è mia!

VECCHIO: Lo so.

GEMMA: Lo sa?! E... lo sapeva anche quando me l’ha data?!

VECCHIO: Certo che lo sapevo.

GEMMA: E allora perché me l’ha data? Questa moneta deve valere una fortuna!

VECCHIO: Quella moneta non vale un soldo bucato.

GEMMA: Ma... non è una moneta antica...? rara...?!

VECCHIO: No. E’ una grossolana imitazione.

GEMMA: (sempre più confusa) Io credevo che valesse moltissimo. E’ per questo che ho deciso di restituirgliela. Non me la sentivo di tenermi una cosa di valore che a lei, invece, potrebbe fare molto comodo.

VECCHIO: Lei pensa che a me farebbe molto comodo? E perché?

GEMMA: (estremamente imbarazzata) Beh... perché per lei... nelle condizioni in cui si trova...

VECCHIO: Lei si preoccupa per me...? pensa che io sia infelice vivendo così...? pensa che abbia bisogno di qualcosa? (la signora Gemma si chiude nelle spalle) E lei di che cosa ha bisogno per sentirsi felice e soddisfatta?

- 24 -


(allude alla

L’ultima moneta

GEMMA: Io...? Io, di niente! Ora non ho più bisogno di niente!

VECCHIO: Allora anche lei si contenta di poco.

GEMMA: Mi basta la vicinanza di mia figlia e della sua famiglia; e questo per me

non è poco...!

VECCHIO: E non le interessano più neanche i soldi, a quanto pare moneta)

GEMMA: Ma lei ha appena detto che non vale nulla...!?

VECCHIO: Ma lei non lo sapeva quando me l’ha riportata...!

GEMMA: Sì, è vero. Io credevo solo che portasse fortuna. E infatti a me l’ha portata.

VECCHIO: Lei crede?

GEMMA: Sì! Credo proprio di sì.

VECCHIO: E allora se la tenga. Magari soltanto per ricordo di questa circostanza.

GEMMA: Davvero posso tenerla?

VECCHIO: Certo. Ora è davvero sua.

GEMMA: La conserverò come se valesse veramente un tesoro. Grazie.

VECCHIO: Non c’è di che. Ed ora le auguro una buona serata.

(si accinge a sdraiarsi nel suo giaciglio)

GEMMA: Buona serata anche a lei. (esce rimirando la moneta)

(Le luci si attenuano - scena silenziosa - Vincenzo e Landolfo si alzano dalla panchina, restituiscono il giornale a Pino, ed escono. Pino, sempre in assoluto silenzio, chiude l’edicola ed esce. La scena resta vuota per qualche secondo. Scende il crepuscolo e si accendono i lampioni: la loro luce è molto fioca. Entra, lentissima, Cinzia. Quasi barcolla. Si accascia su una panchina. Scoppia in lacrime: è un pianto disperato)

BUIO

(Stessa scena. E’ mattina avanzata. In scena c’è Pino e, sdraiato sull’erba del giardino, il Vecchio)

LEDA: (entrando di corsa, sconvolta) Signor, Pino! Signor Pino! Mi aiuti, la prego...!

PINO: Che cosa le è successo, signorina Leda?!

LEDA: Mi aiuti, la prego. La Polizia... mi dica qual è il numero della Polizia. Dobbiamo chiamarla immediatamente!

PINO: La Polizia?! e cos’è successo di tanto grave da chiamare la Polizia?

LEDA: C’è una violenza carnale...

PINO: Una violenza carnale? dove? quando? chi stanno violentando?

LEDA: Non mi faccia, adesso, tutte queste domande! Bisogna chiamare immediatamente la Polizia!

PINO: Ma se, poi, non diciamo esattamente come stanno le cose, alla Polizia...

LEDA: Lo so io. Lo so io, come stanno le cose!

PINO: Beh, ma prima di chiamare la Polizia è meglio che anche se brevemente, lo dica pure a me, come stanno le cose. Chi stanno violentando? e dove?

LEDA: Ma se continuiamo con tutte queste domande, quella poverina sarà bell’e violentata da quel bruto!

PINO: Ma chi è, quella poverina? Lei la conosce?

- 25 -


L’ultima moneta

LEDA: Eccome, se la conosco! E’ la signora Riccarda.

PINO: Quella signora Riccarda che lavora nel suo ufficio?

LEDA: Sicuro. Proprio lei. Quella che si occupa dell’archivio.

PINO: E chi la sta violentando? (poi, realizza di colpo) Non sarà per caso il suo capo che la sta violentando...?!

LEDA: Proprio lui! Quel bruto maialaccio!

PINO: Ma come è possibile...?

LEDA: Allora lei non mi crede! Le sto dicendo che dobbiamo fare presto...!

PINO: Certo che le credo, ma prima... prima di scomodare la Polizia, come le ho già detto, è meglio che sappia come stanno effettivamente le cose.

LEDA: Ma come vuole che stiano le cose quando un bruto maialaccio aggredisce e violenta una povera donna indifesa...?!

PINO: Ma, veramente, non mi sembra che la signora Riccarda sia proprio una povera donna indifesa...

LEDA: Come sarebbe a dire?

PINO: Con i suoi centootto chili di stazza non si può certo dire che...

LEDA: Non si può dire, cosa? E’ sempre una donna, anche se un po’... robustina.

PINO: E poi, se non ricordo male, la signora Riccarda, da giovane è stata perfino campionessa regionale di karate.

LEDA: E questo che vuol dire? Lo sa che è statisticamente provato che un uomo quando viene preso dal raptus della libidine violenta assume la forza di un toro?

PINO: E il toro, bruto, maialaccio è... il suo capoufficio?

LEDA: Proprio lui! Bisogna mandarlo in galera!

PINO: Calma, calma! Come fa a sapere, lei, che il toro... cioè, il suo capoufficio sta violentando la signora Riccarda?

LEDA: Come, come faccio a saperlo? Ma li ho visti, perbacco!

PINO: Li ha visti? e dove?

LEDA: Giù, nell’archivio.

PINO: Nell’archivio?

LEDA: E dove, sennò? nell’archivio!

PINO: E che cosa ha visto, esattamente?

LEDA: Io ero scesa per prendere una pratica vecchia che dovevo riesaminare, e così sono scesa giù nell’archivio.

PINO: E allora?

LEDA: Scendo giù nell’archivio ed in fondo al corridoio, nel reparto delle pratiche dell’anno scorso, ti vedo la signora Riccarda che accosta la scaletta agli scaffali e fa per salirci. Sa, gli scaffali sono molto alti e per prendere le pratiche delle ultime file...

PINO: Sì, capisco. Ma vada avanti; che cos’altro ha visto?

LEDA: Mentre la signora Riccarda, dopo avere accostato la scaletta...

PINO: ...agli scaffali; vada avanti!

LEDA: Ma mi lasci dire! Dopo avere accostato la scaletta agli scaffali, stava cominciando a salirci sopra, ed a quel punto...

- 26 -


PINO: Stia tranquilla. moneta)

L’ultima moneta

PINO: A quel punto...?

LEDA: A quel punto dall’angolo in fondo è sbucato fuori quel bruto maialaccio che: “vuole che le tenga ferma la scaletta?” le fa mellifluo come un cobra pronto a colpire la preda.

PINO: Beh, a me sembra un gesto gentile...

LEDA: E senza neanche aspettare la risposta, zac! eccolo che si mette ai piedi della scaletta a guardare in su.

PINO: A guardare in su...? Vuol dire che guardava sotto alla...

LEDA: Sicuro, che guardava da sotto!

PINO: Vuol dire che guardava sotto alla gonna della signora Riccarda?

LEDA: Macché gonna! Ma chi vuole che porti più la gonna, oggigiorno...! Quella aveva anche lei gli jeans.

PINO: Gli jeans?! E cosa guardava, allora?

LEDA: Niente. Ma si capiva benissimo che quello era uno sguardo concupiscente e peccaminoso!

PINO: Ma lasci perdere lo sguardo concupiscente e peccaminoso! Che cos’altro è successo, poi?

LEDA: E che vuole che ne sappia, io. A quel punto non ho più potuto resistere a quella sconcezza e sono scappata via. Ma adesso che le ho raccontato tutto, bisogna chiamare la polizia!

PINO: Va bene. Ma stia calma. Ci penso io a chiamare la Polizia.

LEDA: Bravo signor Pino. Bisogna fargliela dare una bella lezione a quel...

PINO: ... bruto maialaccio!

LEDA: Appunto!

PINO: Va bene. Alla Polizia ci penso io; lei, ora, se ne vada a casa sua a rinfrescarsi un po’. (garbatamente ironico) Con tutto quello che ha passato, ha bisogno di rilassarsi un pochino.

LEDA: E, a chiamare la Polizia ci pensa lei?

PINO: Può stare tranquilla. Vada, vada. Vada a rilassarsi un po’ a casa sua.

LEDA: Vado, vado. Ma mi raccomando: quel bruto... (si incammina verso una quinta peruscire)

(Leda fa per uscire, ma poi ritorna dal Vecchio per farsi ridare la

LEDA: Ehi lei, vecchio barbone, si svegli! (Il Vecchio si rigira e si solleva a sedere)

VECCHIO: Cosa c’è? Va a fuoco la fontana?

LEDA: Lasci perdere. Non ho nessuna voglia di scherzare.

VECCHIO: Mi dica cosa vuole da me, allora.

LEDA: Rivoglio la mia moneta.

VECCHIO: Rivuole la sua moneta?

LEDA: E’ proprio quello che ho detto.

VECCHIO: E perché?

LEDA: Ho ancora bisogno che mi porti fortuna.

VECCHIO: La vuole perché le porti fortuna...?!

LEDA: E’ proprio quello che ho detto.


- 27 -


(Alessia, un po’ riluttante si avvicina al Vecchio e

L’ultima moneta

VECCHIO: Soltanto per questo?

LEDA: Certo!

VECCHIO: Ma lei non ha più bisogno della moneta per realizzare quello che desidera.

LEDA: Come fa a saperlo?

VECCHIO: Lo so... lo so...!

LEDA: Ma senza la mia moneta...

VECCHIO: E’ proprio sicura che sia sua, quella moneta?

LEDA: Beh... l’aveva detto lei, che era caduta a me...!

VECCHIO: Ma era veramente sua?

LEDA: No. Forse, pensandoci bene... No! Non era mia.

VECCHIO: Così va meglio. Ma la moneta, comunque, non gliela posso ridare. Non si può tornare indietro. Lei la moneta l’ha già avuta: faccia come se l’avesse ancora con sé! (Leda resta un attimo perplessa, poi, senza dire una solaparola, lentamente si allontana dal Vecchio ed esce di scena. Nel frattempo era entrata Alessia che si era appartata cercando di non farsi notare da nessuno. Appena Leda si è allontanata dal Vecchio comincia lentamente a camminare in uno dei vialetti. Il Vecchio la scorge, e dopo averla osservata per un po’ di sottecchi:)

VECCHIO: (porgendole una mela) Ne vuoi? (la bambina gli fa cenno di no con il capo) Assaggiala: è molto buona...! (la bambina esita e allora il Vecchio gliela lancia) Toh! Prendila e assaggiala. Sentirai: è molto buona. (la bambina l’afferra alvolo e dopo un attimo di esitazione se la strofina sulla manica e infine la morde. Il Vecchio la osserva mentre la mastica e poi:) E’ molto saporita, eh...?! (Alessia fa cenno di sì con il capo) Vieni (le indica un pezzo di cartone accanto a sé.) Vieni amangiartela qui, accanto a me.

gli si siede accanto) Tu ti chiami Alessia, vero?

ALESSIA: Sì

VECCHIO: (alludendo alla mela) Ti piace?

ALESSIA: Sì. (pausa) E tu come ti chiami?

VECCHIO: (chiudendosi nelle spalle) Mah...!

ALESSIA: Avrai un nome anche tu...!

VECCHIO: Sì... ma vedi...

ALESSIA: Posso chiamarti nonno?

VECCHIO: (meravigliato) Nonno?! Ma...

ALESSIA: (pregandolo) Per favore...!

VECCHIO: E va bene...! Se ti fa piacere, chiamami pure nonno. (pausa) Ma, i tuoi nonni cosa ne diranno, se lo verranno a sapere...?

(nel frattempo Rosaria è entrata in scena e - non vista da Alessia - se ne resta in disparte per non disturbare la conversazione tra il Vecchio ed Alessia)

ALESSIA: Io non ho nonni.

VECCHIO: Mi dispiace. I nonni sono molto importanti per voi giovani. (pausa) Ora, però, devi andare. Altrimenti i tuoi genitori staranno in pensiero.

ALESSIA: Io non ho genitori.

VECCHIO: (sconcertato) Cosa...!!! Ma non puoi scherzare su queste cose...!

ALESSIA: (calma) Io non ho i genitori.

- 28 -


BUIO

(Stessa scena. E’ un giorno festivo. L’edicola è chiusa. In scena Cinzia ed il Vecchioseduti su una panchina)

VECCHIO: E’ stata molto gentile a pensare a me. Ma non c’era bisogno che si disturbasse...

CINZIA: Per me non è stato nessun disturbo. Sta arrivando il caldo ed ho pensato che una bibita fresca le avrebbe fatto piacere...

- 29 -

(poi rivolta agli altri)

(Rosaria rinuncia a

VECCHIO: (a Rosaria) Per favore, non la rimproveri...!

ROSARIA: Ma non può dire cose tanto orribili! Lei, per sua fortuna, ha entrambi i genitori...!

ALESSIA: Non è vero: io sono sola! e tu lo sai benissimo...! ribattere e abbassa il capo)

VECCHIO: (molto pacatamente) Io so che tuo padre si chiama Alberto e che tua madre si chiama Carla. E’ così?

ALESSIA: (ammettendo a malincuore) Beh... nella casa dove abito ci sono anche altre due persone: l’avvocato Alberto Foschi e la dottoressa Carla Guidi. Ci sono! E’ vero...! Vivono nella mia stessa casa. Ma come si fa a dire che sono i miei genitori...?! e io, come faccio a dire che sono i miei genitori...?!

ROSARIA: Ma sono loro che ti hanno messo al mondo...! Tu sei nata... esisti, grazie al loro reciproco amore...

ALESSIA: Sì, è vero: sono loro che mi hanno messo al mondo. Anzi: che mi hanno scaricata in questo mondo...!

ROSARIA: (risentita) Alessia! Ma che modo di...?!

ALESSIA: (stranamente calma) Ma perché ti meravigli così tanto di quello che dico, proprio tu che vivi tutto il giorno accanto a me...? (Rosaria abbassa la testaconfusa) Quando mi alzo, la mattina, chi viene a darmi il bacio del risveglioo, almeno, a dirmi: “buongiorno tesoro”...? Io, al mattino, vedo soltanto due persone che si litigano il bagno perché hanno fretta di andare al loro lavoro chi da una parte e chi dall’altra.

ROSARIA: Ma lo sai che i tuoi genitori sono molto impegnati col loro lavoro...

ALESSIA: (amara) Già... è vero...! Il loro lavoro...! (pausa) E per tutto il giorno loro sono impegnati a correre dietro al lavoro... ed io sola, con i miei pensieri ed i miei problemi...!

ROSARIA: Ma tu non sei sola. Ci sono io, con te.

ALESSIA: (c.s.) Già! Ci sei tu. (pausa) Poi viene la sera; quando tutti gli altri, finito il lavoro, tornano alle loro case. Ed ecco che squilla il telefono: “ciao tesoruccio, scusami ma stasera tarderò un po’. Sai... un imprevisto nel lavoro... ed allora...”! E poi un’altra telefonata: “Ciao piccola... bla bla bla... Tu vai pure a letto; ci vediamo domattina” (pausa) Questi sono i miei

genitori!

E questi sono miei genitori...?!

L’ultima moneta

ROSARIA: (interviene sconcertata) Alessia! Perché dici cose tanto orribili...?!

(la bambina si stringe d’istinto al Vecchio, come a cercare protezione)


L’ultima moneta

VECCHIO: Sì. Ha pensato giusto. L’ho gradita moltissimo. Anzi, se permette, me ne prendo un altro sorso. (Cinzia sorride. Il Vecchio si versa dell’altra bevanda daun thermos) Ma che cos’è? Non avevo mai bevuto una bibita così gradevolee tanto dissetante...!

CINZIA: E’ una bevanda di mia invenzione: tutte cose naturali e rinfrescanti.

VECCHIO: Lei è davvero una brava ragazza.

CINZIA: E lei è una brava persona.

VECCHIO: Ecco, lo temevo: ora cadiamo nei complimenti reciproci...! (breve silenziotra i due)

CINZIA: (d’impulso) Perché fa questa vita?

VECCHIO: Perché?

CINZIA: Come, perché?!

VECCHIO: Perché me lo chiede?

CINZIA: Beh, viene spontaneo chiederlo. Lei non sembra portato per questa vita.

VECCHIO: E’ una vita come un’altra.

CINZIA: Lei non ha sempre fatto questa vita. Lei è educato, istruito...

VECCHIO: No, infatti. Non ho fatto sempre questa vita. Ma ora mi ci trovo bene.

Non ho proprio di che lamentarmi.

CINZIA: E’ un vero peccato.

VECCHIO: Cosa?

CINZIA: Vedere una persona come lei, con le sue qualità, con le sue capacità, vivere ai margini del mondo.

VECCHIO: Ma io non ne sto ai margini. Io ne vivo dentro, come chiunque altro.

CINZIA: E perché non reagisce, allora? Perché non si dà da fare?

VECCHIO: Fare, cosa?

CINZIA: Rendersi utile.

VECCHIO: Utile a chi?

CINZIA: A lei...! Al mondo...!

VECCHIO: Lei crede veramente che il mondo, per girare, abbia bisogno di me? di lei? degli altri?

CINZIA: No, certamente. Il mondo girerebbe lo stesso, però noi, nel nostro piccolo, possiamo aiutare l’umanità a vivere meglio.

VECCHIO: L’umanità! Già, l’umanità. Quella stessa umanità che sta facendo di tutto per auto eliminarsi. L’umanità non ha assolutamente bisogno di noi. Siamo noi che abbiamo bisogno di credere di essere utili ad essa. E’ un modo di dare un senso alla nostra vita.

CINZIA: E il senso che lei dà, alla sua vita, qual è?

VECCHIO: Vivere in pace con me stesso e con il prossimo.

CINZIA: Tutto qui?

VECCHIO: Io mi trovo su questa terra soltanto di passaggio; come tutti gli altri.

CINZIA: E questo che significa?

VECCHIO: Significa che quando sono riuscito a stare in pace con me stesso...

CINZIA: E gli altri...? non possiamo ignorarli.

VECCHIO: Quando si è in pace con se stessi, si riesce ad essere in pace anche con


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L’ultima moneta

gli altri. Se riusciamo a conoscere i nostri limiti ed i nostri difetti, possiamo comprendere e tollerare i limiti ed i difetti degli altri.

CINZIA: Ma, non ha amici... parenti...?

VECCHIO: No. Non ho più nessuno.

CINZIA: Non ha mai avuto una famiglia?

VECCHIO: Non ricordo.

CINZIA: Come fa a non ricordare una cosa simile...?

VECCHIO: A volte fa molto comodo, non ricordare.

(Cinzia abbassa gli occhi)

CINZIA: E’ proprio quello che vorrei fare anch’io! (Breve silenzio tra i due) Perché è capitato proprio a me?

VECCHIO: Ne sono profondamente addolorato...!

CINZIA: Io non credo di avere mai fatto del male a qualcuno! Che fastidio do, io?!

VECCHIO: Tu non dai proprio fastidio a nessuno!

CINZIA: E allora perché devo morire? Perché proprio io?! Io sono giovane...! dovrei avere tutta una vita, io, davanti a me! Ci sono vecchi che vivono, che continuano a vivere, continuano a stare su questa terra anche se non ne hanno più la forza e le capacità...! eppure continuano ad occupare un posto, in questo mondo...! ed io che ho appena vent’anni, devo morire!

VECCHIO: Io darei la mia vita, se fosse possibile, in cambio della tua...! (Cinzia si blocca un attimo, poi realizza...)

CINZIA: No! Scusami! Io non volevo dire questo...! No! Non voglio che nessuno muoia al mio posto. E tu, meno che gli altri!

(Entra Leda, scorge i due e si avvicina con una certa titubanza a loro) LEDA: Scusatemi. Posso disturbarvi solo per un momento? VECCHIO: Prego...

CINZIA: (ricomponendosi) Buongiorno.

LEDA: Buongiorno anche a loro.

VECCHIO: Ha bisogno di qualcosa?

LEDA: No, grazie. Non ho bisogno di nulla.

VECCHIO: Allora, ci dica...!

LEDA: Cosa?

VECCHIO: Mah, non so...! se è venuta qui da noi, penso che avrà qualcosa da dirci.

LEDA: Ah, sì. E’ vero. Ecco... voi siete i primi a saperlo.

CINZIA: A sapere, cosa?

LEDA: Che mi sposo.

CINZIA: Ma questo lo sappiamo già da diversi giorni.

LEDA: Come fate a saperlo se lo abbiamo deciso ieri, io e il mio Camillo...?

CINZIA: Camillo? E chi è Camillo?

LEDA: Il mio futuro marito.

VECCHIO: Ma lei non doveva sposarsi con il suo capo?

LEDA: Io? L’avevo detto... io?

CINZIA: Qui lo sanno tutti proprio perché è stata lei a darne la notizia.

LEDA: Può darsi... può darsi...!

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L’ultima moneta

VECCHIO: Non era vero niente, eh?

LEDA: Beh, ora come ora, non saprei dirvi...

CINZIA: Ma questa volta è vero sul serio...?!

LEDA: Lo giuro! Questa volta è tutto vero.

CINZIA: Ma... come mai tutto così all’improvviso?

LEDA: No, non è una cosa nata così all’improvviso: Sono anni che Camillo mi sta dietro...

VECCHIO: E’ molto innamorato di lei, vero?

LEDA: Sì, poverino. Gli avessi dato retta fin dall’inizio... Ma io non vedevo che il mio capo! non avevo che lui, per la testa.

CINZIA: Ma lui neanche la curava un po’...!

VECCHIO: E così lei si inventava tutte quelle cose che lo riguardavano, belle e brutte.

LEDA: Beh, era un modo per credere di vivere una parte della mia vita con lui. Ma finalmente sono riuscita ad aprire gli occhi.

VECCHIO: Così sposerà Camillo. Lo conosciamo?

LEDA: E’ il garzone del salumiere.

CINZIA: Quel ragazzotto tanto educato e servizievole...?

LEDA: Proprio lui. E’ tanto un caro ragazzo.

VECCHIO: E con il suo capo, come la mette?

LEDA: Ho già dato le dimissioni.

CINZIA: (sbalordita) Cosa?!

LEDA: Ho già dato le dimissioni. Con la liquidazione aiuterò Camillo ad aprire una

salumeria tutta sua. Ed io andrò a dargli una mano: lavorerò per lui.

CINZIA: Che cosa romantica...! Lavorare tutti e due insieme...!

VECCHIO: Allora noi le facciamo i nostri più sinceri auguri. E a quando le nozze?

LEDA: Al più presto possibile. Il tempo di fare le carte...

CINZIA: Sono molto felice per lei, signorina Leda. (l’abbraccia) Le faccio i miei migliori auguri.

LEDA: Grazie. Grazie. (al Vecchio) Ci tenevo a dirglielo per primo.

VECCHIO: Ne sono lusingato.

LEDA: In fin dei conti se oggi sono felice, sono sicura che lo devo alla sua moneta...!

VECCHIO: Alla mia moneta?! Ma che dice? Se neanche ce l’ha più?!

LEDA: Che importanza fa? L’ho avuta, e questo basta. Beh, ora devo andare. Il mio Camillo mi porta alla messa.

VECCHIO e CINZIA: Arrivederci e di nuovo tanti auguri.

(Leda esce. Breve silenzio tra i due)

CINZIA: (con una certa amarezza) E la vita continua...! Per gli altri...!

VECCHIO: Continuerà anche per te, credi a me! Non ti hanno detto che in America sono riusciti a...

CINZIA: Sì, me lo hanno detto. Ma fino a che punto sia vero...!? E poi, ci vogliono tanti di quei soldi...! Sono cure lunghe e costose. Dove li prendo, io, i soldi...?! (poi, per chiudere quell’argomento doloroso) Ma, piuttosto, che cos’è

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L’ultima moneta

questa storia della moneta? La signorina Leda è convinta che le abbia portato fortuna; e anche la signora Gemma. Perché con me non ha funzionato? Cosa c’è di vero in questa storia delle monete?

VECCHIO: La signora Gemma e Leda hanno creduto che le loro faccende personali e familiari si siano messe bene grazie al potere magico delle loro monete...

CINZIA: Ma quelle monete non erano affatto loro. Le hanno prese pur sapendo che non gli appartenevano. E malgrado questo, a loro è andata bene.

VECCHIO: Così sembra.

CINZIA: Mentre a me ed a Liliana, che abbiamo onestamente ammesso che non ci appartenevano, peggio di così non sarebbe potuta andare. Liliana ha subìto la più grande delusione che una persona possa avere nella vita: ha visto frantumarsi d’un colpo tutti i suoi ideali. Ed a me...

VECCHIO: A te hanno detto che sei malata. Per la tua amica, capisco quale grande delusione possa avere provato nel veder crollare le sue convinzioni politiche ed ideologiche. Ma chi può dire che questo sia la fine del mondo per una persona...?! In compenso, però, ha imparato che nella vita non c’è niente di assoluto, e tanto meno verità assolute. Specialmente in politica!

CINZIA: Quindi, tutto sommato, secondo te, dovrebbe perfino essere contenta di quello che sta vivendo...?! E a me, cosa dici? Devo essere contenta di avere ancora... quanto? uno...? due anni di vita?

VECCHIO: Non devi prendertela con la moneta. Non c’entra niente!

CINZIA: Ma con chi dovrei prendermela, allora, secondo te... (si interrompe) Mi scusi, ma senza accorgermene le sto dando del tu...!

VECCHIO: Non preoccuparti: anch’io, senza volerlo, sto facendo la stessa cosa. Ti dispiace?

CINZIA: No, affatto!

VECCHIO: Allora continua a darmelo anche tu.

CINZIA: D’accordo.

VECCHIO: Vedi Cinzia, le monete non c’entrano niente con i nostri casi della vita.

CINZIA: Ma alla signora Gemma ed alla signorina Leda le cose sono andate benissimo, da quando hanno avuto quella... moneta.

VECCHIO: Questo lo dicono loro. Io non l’ho mai detto. E’ che quasi tutti noi, ad un certo momento della nostra vita, quando le cose ci vanno male, o quando stiamo per affrontare qualcosa di grosso e di importante, oppure quando siamo vicini alla risoluzione di qualche situazione importante, o quando veniamo a contatto col dolore o la tragedia, quasi tutti abbiamo bisogno di credere in qualcosa, che so... in una zampa di leprotto, in un corno, in un crocefisso, in un gobbetto, - in questo caso una moneta - cui attribuire poteri sovrannaturali ed alla quale affidare fiduciosi la nostra sorte o quella dei nostri cari. Se le cose vanno male, pazienza! sappiamo soltanto imprecare contro la sorte o contro chiunque altro. Se le cose vanno bene, invece, il merito di quello che riteniamo un miracolo, è soltanto di quell’oggetto! Ma era già tutto segnato nel nostro destino...! Monete o non monete. Onesti o disonesti che si sia!


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LILIANA: Buongiorno a tutti. ancora aperto?

TUTTI: Buongiorno.

LANDOLFO: Ha il tamburo, ma non lo suona... le parole crociate...

VINCENZO: (che finalmente ha capito) Ah! Quante lettere?

LANDOLFO: Otto.

VINCENZO: Vediamo un po’... (pensa un attimo) Il revolver.

LANDOLFO: Bravo! E adesso dimmi questa - è di sei -: fa fare cose da pazzi.

VINCENZO: E’ facile: l’amore.

LANDOLFO: No. Amore è di cinque; questa è di sei.

GEMMA: (intromettendosi) Forse... la follia.

LANDOLFO: Brava signora Gemma. E’ proprio la follia. (entra Liliana)

Ha il tamburo, ma non lo suona...

LANDOLFO: (a Vincenzo)

VINCENZO: Cheee?!

BUIO

(Sono passati alcuni giorni. La scena è la stessa. E’ giorno. L’edicola è chiusa. Accatastati alla base dell’edicola, alcuni pacchi di giornali nuovi. In scena c’è Landolfo seduto su una panchina che passa il tempo compilando un giornale di enigmistica. La signora Gemma e Vincenzo, in un angolo, stanno parlottando tra di loro. Il Vecchio dorme sdraiato a terra)

(fissandolo con gratitudine e amore) (l’abbraccia con trasporto)

Adesso so chi sei! Tu sei un angelo!

CINZIA: (incredula, ma al massimo della felicità)

VECCHIO: Per me è già fatto!

CINZIA:

Davvero tu faresti questo per me?!

L’ultima moneta

CINZIA: Ti riferisci al fatto che Liliana e io non l’abbiamo presa pur sapendola di enorme valore...?!

VECCHIO: Per me quelle monete non valgono un soldo.

CINZIA: Ma un mio amico esperto mi ha confermato che questa moneta (la tira fuori) che mi hai prestato ha un enorme valore...!

VECCHIO: Ciascuno è libero di attribuirgli il valore che vuole. Io non ne so niente! A me l’hanno dato in cambio di un vecchio inginocchiatoio al mercatino di Porta Portese...! Comunque, facciamo una cosa: io quella te la regalo. E’ l’ultima moneta che mi resta. Se riesci a venderla, e se veramente vale qualcosa, mi faresti felice se tu adoperassi il ricavato per andare in America e per pagarti le cure e tutto quello che è necessario per guarire.

(alludendo all’edicola) Come mai il signor Pino non ha

VINCENZO: Questa notte Pino avrà fatto le ore piccole, ed ora starà ancora dormendo...!

GEMMA: Sono tanti anni che conosco Pino: è sempre stato puntualissimo. Forse starà poco bene. Qualcuno di voi sa dove abita? Potremmo andare a sentire se ha bisogno d’aiuto.

(Pino arriva di corsa trafelato e molto eccitato)

LANDOLFO: Pino! Finalmente! Ma cosa ti è successo?

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L’ultima moneta

GEMMA: Ci ha fatto stare tutti in ansia!

PINO: Scusatemi... scusatemi...! Signorina Liliana, dovrei parlarle un attimo.(poi,rivolto agli altri) Scusatemi, ma per il momento non posso assolutamentedarvi retta. Scusatemi! Se avete fretta potete anche andare a prendere il giornale all’edicola di Riccardo. Scusatemi...

LILIANA: Cosa c’è, signor Pino? Non l’ho mai visto così stravolto!

PINO: Lei deve dirmi dove posso trovare la signorina Cinzia!

LILIANA: Ma non lo sa che cosa ha fatto Cinzia?

PINO: Sì, qualcosa so. Le avevano diagnosticato un bruttissimo male, e quel vecchio le aveva regalato una moneta per potersi pagare le spese delle cure...

LILIANA: E lei, Cinzia, dalla vendita di quella moneta ne ha effettivamente ricavata una vera fortuna che però anziché utilizzare per curarsi, ha interamente donato ad un’associazione umanitaria internazionale per salvare migliaia e migliaia di piccole vite nei paesi sottosviluppati.

PINO: Ma lei, adesso, dov’è?

LILIANA: Cinzia ha preferito affrontare il suo destino. Ed ha quindi deciso di trascorrere quello che le resta da vivere, accanto ai suoi genitori.

PINO: Quindi è tornata al paese dai suoi genitori?! Ma lei ha il suo nuovo indirizzo?!

LILIANA: Certo, che ce l’ho! Ma perché è tanto urgente ed importante, per lei, avere quell’indirizzo?

PINO: Cinzia non è malata! O per lo meno non ha quel terribile male che le avevano diagnosticato! Capisce adesso?! Cinzia è sana, e deve saperlo!

LILIANA: Ma cosa dice, Pino?!

PINO: Mi ha chiamato il dottor Carli, quello che aveva visitato per primo Cinzia...! La questione non l’ha mai convinto e allora ha voluto rivedere tutti i documenti e così si è accorto che qualcuno aveva scambiato le cartelle cliniche. Cinzia è sana! Capisce?! Cinzia è sana!

(nel frattempo tutti gli altri, attirati dall’eccitazione di Pino e interessati da quello che lo stesso sta dicendo, si sono avvicinati ai due partecipando emotivamente alla novità. Il Vecchio, nel frattempo aveva alzato il capo pur restando semi sdraiato a terra)

LILIANA: Ma allora conviene andare a telefonargliela, questa notizia!

PINO: Ha il numero di telefono?

LILIANA: Sì, certamente! (estrae un foglietto dalla borsetta) Eccolo!

PINO: Cosa aspettiamo, allora?! (afferra il biglietto dalla mano di Liliana e si precipitafuori, seguito da tutti gli altri, meno il Vecchio che resta un attimo pensieroso e poi, lentamente e gravemente:)

VECCHIO: Bisogna saper seminare, per poter avere un buon raccolto...! Bisogna saper seminare...! (si riavvolge nei suoi stracci e fa per riprende a dormire. Nelfrattempo da fuori scena:)

LEDA: (chiamando a gran voce) Camillo...! Camillo...! Aspettami! Ma dove corri...?! (entra in scena un uomo con i baveri della giacca rialzati sul viso, e con un capello

calato sulla testa e che gli copre i lineamenti del volto. Si ferma un attimo al centro della scena guardandosi attorno furtivo, e poi esce di corsa dalla parte opposta)

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L’ultima moneta

LEDA: (entrando di corsa dalla parte da cui è entrato l’uomo) Camillo...! Camillo...!

(scorge il Vecchio che nel frattempo aveva assistito alla scena in totale silenzio) Miscusi: ha visto il mio Camillo? (Il Vecchio non fa a tempo a risponderle, cheLeda prosegue la sua corsa uscendo dalla parte da cui è uscito l’Uomo) Camillo...!Camillo...! Dove corri...?! Aspettami...!

CALA IL SIPARIO

F I N E


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