L’ultimo ballo
Commedia in quattro atti di Ferenc Herczeg
PERSONAGGI
ANDREA MARCUS
LA BELLA TITTA, sua moglie
Dott.ssa GIUDITTA MARCUS, loro figlia
La vedova JORICA
Dottor TIBERIO BORONKAY
FREDDY BLANCHE
KEMNITZER
WAGNER, capo cameriere
VITTORIO, cameriere
GIORGIO, ragazzo del Circolo
Il fatto si svolge nel "Cìrcolo Sportivo"
Il II in casa della famiglia Marcus
Il III in un salottino riservato del "Fagiano d'oro"
Il IV in uno studio di pittore
ATTO PRIMO
La sala di trattenimento del « Circolo Sportivo »: a destra la comune; a sinistra un'apertura, celata da una tenda, che conduce agli spogliatoi; in fondo una porta vetrata ed una finestra bassa e larga che danno entrambe sul parco, nel quale sono i campi di gioco. Stile colori ultramoderni. Mobili di metallo tubolare. Scrivania, telefono, giornali sportivi. Gettata su una sedia una giacca sportiva da uomo di una tinta violenta.
Giorgio - (il « ragazzo » del Circolo in livrea seduto su una sedia e con un libro in mano, legge a mezza voce) I fear, thou fearest, he fears... (Socchiudendo gli occhi, ripete) I fear, thou fearest, he fears... (Poi ripete per la terza volta con voce squillante) I fear, thou fearest, he fears.
Blanche - (Un giovanotto tipo « danseur » con un elegante vestito d'estate entra da destra scartocciando dei fiori) Che hai Giorgetto?
Giorgio - (si alza senza eccessiva premura) Sto studiando l'inglese...
Blanche - Ti alleni per fare l'attore shakespeariano?
Giorgio - No, per fare il portiere d'albergo!
Blanche - È una carriera più intelligente! La tua carriera di portiere di grande albergo la comincerai con cinque minuti di ritardo, perchè prima devi portare questi... sai dove! (Gli consegna i fiori).
Giorgio - Lo so! Nello spogliatoio della bella Titta!
Blanche - (irritato) Che bella Titta! Per te deve essere la baronessa Marcus, hai capito?
Giorgio - (si avvia senza fretta verso sinistra e quando è sotto la tenda si volta) Devo dire alla baronessa chi li manda?
Blanche - No. È superfluo!
Giorgio - Va bene. Allora non glielo dirò.
Blanche - Però se te lo chiedesse, è naturale che puoi dirlo!
Giorgio - Va bene. Allora glielo dirò! (Via a sinistra).
Blanche - (rimane solo per un attimo. Prende dalla sedia la giacca sportiva, guarda nell'interno del bavero l'etichetta del sarto) « Travellers Shop New York ». (Fa un fischio di ammirazione. Giorgio torna da sinistra con un piccolo taccuino in mano) Di chi è? (Indica la giacca).
Giorgio - Di un certo signor Boronkay.
Blanche - Boronkay? Mai sentito! E chi sarebbe?
Giorgio - Un nuovo socio del circolo. Da ieri. È fuori, sta giocando. Prende parte alla Gara sociale. (Sfoglia il taccuino e guarda Blanche).
Blanche - (un po' nervoso) Puoi andare! (Giorgio rimane immobile e continua a sfogliare il taccuino. Nervoso) Beh? Che cosa vuoi?
Giorgio - Mi avete detto che presentandosi l'occasione potevo ricordarvi...
Blanche - « Presentandosi l'occasione... ». Ma quale occasione si è presentata adesso? Sappi che mai ricordo è stato più inopportuno.
Giorgio - (testardo) Vi sono anche delle partite di contanti...
Blanche - Io ho l'abitudine di regolare tutto in una volta! È inutile fare quei musi... va alle tue faccende. Ti corrispondo un interesse più alto di qualsiasi banca: puoi essere felice di investire i tuoi capitali presso di me!
Giorgio - Oh! ho già avuto anche dei momenti più felici! (Si inginocchia davanti alla scrivania e cela il taccuino in fondo ad un tiretto che poi chiude a chiave. Tra le quinte rombo di una motocicletta).
Giuditta - (entra da destra. Indossa un abito semplice di poco prezzo. Scarpe coi tacchi bassi, occhiali con grossa montatura. Sotto il braccio un libro. È il tipo « studentessa malvestita ». Scorge Giorgio inginocchiato) Buon giorno! Per favore, c'è la baronessa Markus?
Giorgio - C'è, ma ora non è possibile parlarle.
Giuditta - Su questo deciderà la baronessa. Ecco il mio biglietto da visita... E ditele che devo parlarle di un affare importante.
Giorgio - Ora c'è la gara, la Gara Sociale. Non posso disturbarla.
Giuditta - Che noia!... Forse però vi sarà la signora Jùrica...
Giorgio - Non ì'ho vista.
Blanche - (intanto s'è messo a sfogliare un giornale sportivo. Però con la coda dell'occhio ha sempre guardato Giuditta e ora dice a Giorgio al disopra della spalla di lei) È lì fuori. Assiste alla gara.
Giuditta - (a Giorgio) Allora portate a lei il mio biglietto. Ho bisogno di parlarle un attimo. L'aspetto qui. (Giorgio esce dal fondo. Giuditta siede su una sedia in un angolo e comincia a leggere il suo libro).
Blanche - (getta il giornale sul tavolo) Pardon... ma noi forse non ci siamo già incontrati...?
Giuditta - (senza alzare lo sguardo) No.
Blanche - (dopo una pausa) Eppure mi sembra di avervi conosciuta... (Silenzio). Se non sbaglio non siete in vena di far conversazione.
Giuditta - Non sbagliate.
Blanche - Ci sono! Ora capisco perche il vostro viso non mi è nuovo. Vi ho vista sulla spiaggia. Si, mercoledì scorso: con un costume da bagno nero e rosso, non è vero? L'ho notato subito, perchè avete una bella figura... anzi una figura magnifica... eppure non si direbbe vedendovi così vestita...
Giuditta - Sulla nuova spiaggia dell'Isola Margherita... Non è vero?
Blanche - Si, si, proprio lì!
Giuditta - Infatti non vi sono mai andata!
Blanche - Siete brava, mi sembra, a fare alla gente delle belle sorpresine!
Giuditta - Il vostro sarebbe un tentativo di flirt?
Blanche - Non dico di no... specialmente se ricevessi un piccolo incoraggiamento! O forse avete qualche cosa in contrario?
Giuditta - Proprio niente! Continuate a flirtare e io continuerò a leggere...
Blanche - (ride) È molto interessante quel romanzo?
Giuditta - Non è un romanzo. Sono i Saggi biochimici del dottor Carrell (maligna) Voi non lo avete mai sentito nominare, non è vero?
Blanche - Mai in vita mia! Come lo sapete?
Giuditta - Siccome è un nome di fama mondiale... (continua a leggere).
Blanche - (Tace sbalordito. Dopo una pausa) E’ una ragazza sensazionale! Addirittura sensazionale!
Jurica - (entra dal fondo con Giorgio il quale esce subito a destra mentre lei va direttamente verso Giuditta) Giuditta!... che buon vento ti ha portata qui?
Giuditta - Nessun vento: una semplice motocicletta. Dall'Università.
Jurica - Motocicletta ? E tu ti sei arrampicata dietro... sul seggiolino?
Giuditta - Mi sono arrampicata.
Jurica - Che orrore quel vestito! Perchè non ti vesti un po' meglio?
Giuditta - Te l'ho già detto: vengo dal-. l'Università...
Jurica - E che significa?... all'Università è forse proibito vestirsi a modo?
Giuditta - Vi sono tante studentesse povere... Non penserai certo che io voglia pavoneggiarmi dinanzi al loro coi miei stracci di lusso! Ma ora si tratta d'altro... Devo parlare urgentissimamente con mammina!
Jurica - E’escluso, cuoricino mio! Finché dura la gara...
Giuditta - (ride) La gara? Ma lei gioca in un modo infame!
Jurica - E che vuol dire? Può vincere egualmente il primo premio se i suoi avversari giocano in modo ancora più infame! Non c'è altro da fare che attendere finché i giocatori si daranno il cambio... una mezza oretta.
Giuditta - Impossibile! Alle cinque debbo essere ricevuta dal Rettore Magnifico. Ho potuto scappare solo per qualche minuto.
Jurica - Allora vogliamo andare al campo di gioco?
Giuditta - (si guarda) No. Preferisco non farmi vedere così dagli amici di mammina.
Jurica - Si tratta proprio di una cosa importante?
Giuditta - Affari di famiglia, molto importanti.
Jurica - In tal caso... per farti piacere... posso tentare... Forse riuscirò! (Si avvia verso il fondo poi si volge e con un po' di malizia) Ti lascio sola con Bianche... ma mi raccomando! Comportatevi bene, ragazzi! (Via dal fondo).
Blanche - Ditemi, per favore, voi siete sempre così spinosa, o è un onore che riservate soltanto a me? Però è un vero peccato! Potreste essere una donnina molto carina... ma con quegli occhiali orribili! Perchè li portate? Senza gli occhiali sareste più graziosa.
Giuditta - Lo so. Quando voglio piacere a qualcuno, generalmente me li tolgo!
Blanche - E adesso non volete...? Siete veramente una donna sensazionale! Però badate! può darsi che proprio ora vi lasciate sfuggire la vostra fortuna! Perchè io sono scapolo e voi avete uno sguardo... come posso dire?... che fa subito nascere il pensiero di fondare una famiglia.
Giuditta - (posa il libro) Giacché siamo giunti al punto che mi confidate i vostri progetti circa la fondazione di una famiglia, forse mi sarà lecito chiedervi con che cosa intendete mantenere la vostra famiglia?
Blanche - Pardon! Io sono pittore... licenziato dall'Accademia di Belle Arti!
Giuditta - Lo so. Siete ritrattista. Sotto il vostro pennello delle vecchie oche si trasformano in giovani cigni. E con una moglie giovane credete di poter continuare ad attirare nel vostro studio le vecchie oche? Che illusione!
Blanche - Senti senti come le dice grosse! Che ingenua verginella!
Jurica - (entra dal fondò) Impossibile, cuoricino mio. Te l'avevo detto: è impossibile! Non la lasciano venir fuori!
Giuditta - E io non posso più aspettare! (Di fuori si sente il rombo della motocicletta) Questo è per me. Scappo, altrimenti mi piantano qui.
Jurica - Devo dirle qualche cosa?
Giuditta - Si. Che stasera venga a casa... che non prenda nessun impegno. E non dimentichi che col treno di mezzanotte deve partire per la Sicilia. Il povero babbo riesce così di rado a strapparsi dal lavoro, mentre per lui sarebbe proprio necessario un po' di riposo.
Jurica - Glielo dirò, cuoricino mio. Per filo e per segno... come me l'hai detto tu.
Giuditta - Grazie. Allora qui non ho altro da fare. Ciao! Ti saluto!
Blanche - (le sbarra la strada) Sapete che vi dico? Su voi bisognerebbe attaccare un cartello come sui pali della corrente elettrica: «Attenzione! Pericolo di morte!».
Giuditta - (sghignazzando) E per dire questo vi siete lambiccato tanto tempo il vostro piccolo cervello? E’addirittura sensazionale! Buon giorno! (Via a destra. Di fuori si ode il rombo di motore che- si allontana).
Blanche - (esplode) Dite un po'... chi è quella selvatica?
Jurica - Non la conoscete? Eppure vi dicevate delle insolenze come due vecchi amici! E' Giuditta Marcus, la figlia della bella Titta!
Blanch - Ha già quel po' po' di ragazza per figlia? Le farò le mie condoglianze...! Per vostra norma io ho cominciato a parlarle molto cortesemente come si usa con una signorina di buona famiglia. Le ho fatto perfino dei complimenti e lei, per tutta risposta, mi ha graffiato. E' una vera gatta selvaggia !
Jurica - La gioventù di oggi! Nessuna femminilità, nessuna poesia... Oh, come era diversa la mia generazione! Noi leggevamo Goethe e quando suonavano « La preghiera di una vergine » piangevamo tutte le nostre lacrime!
Blanche - Se quella gatta si prenderà un gatto... la bella Titta da un momento all'altro diventerà nonna! E allora perchè fa tanto la ritrosa? Che aspetta? (Con altro tono) Ditemi, avete fatto ciò che vi ho chiesto?
Jurica - Mi avete chiesto qualche cosa? E che cosa mi avete chiesto ?
Blanche - (irritato) Perchè fingete di non capire? E' questa la vostra famosa amicizia?
Jurica - (cede) Si, va bene... dovevo parlare con la bella Titta! Si capisce che le ho già parlato! Le ho detto che vorreste farle il ritratto... perchè la sua carnagione ha degli stati d'animo molto interessanti...
Blanche - Ma che stati d'animo! Toni, ho detto! Toni! E avete aggiunto che mi piace assai, non soltanto come pittore, ma anche come uomo?
Jurica - Sarebbe stato veramente superfluo! Perchè quando voi volete fare il ritratto ad una donna, tutti capiscono subito che cosa vuol dire questo... Una volta volevate farlo anche a me... vi ricordate?
Blanche - (Scivola sull'argomento) Molto tempo fa! (Altro tono) E ditemi: come ha reagito la bella Titta?
Jurica - Sentite, Freddy: ve lo dico con tutta sincerità. Con voi c'è un piccolo inconveniente. Le donne hanno paura... si, si... dicono che diventare vostra amica è una cattiva speculazione.
Blanche - (sbalordito) Una cattiva speculazione?
Jurica - Voi da anni ed anni vi siete sempre fatto vedere in compagnia di donne anziane... tutta Budapest Io sa... e se ora con voi si vede una donna, subito si comincia a pensare alla sua età... a fare dei calcoli... e questo non fa piacere a nessuna donna!
Blanche - Che ragionamento insulso! La così detta gente civile non si vergogna di ragionare in tal modo!... Come se la vecchiaia fosse contagiosa!
Jurica - Certo che è contagiosa... per quelle che hanno già perduto i primi denti!
Blanche - Scusate, qui non si tratta di vecchiaia, ma di tutt'altro. Ora sono perseguitato dalla disdetta... è cominciata la serie cattiva... e perciò tutti mi piantano... voi prima di ogni altro! Invece quando eravate nei guai, allora sì che vi servivo!
Jurica - (scivola sull'argomento) Molto tempo fa! (Altro tono) Insomma, perchè ce l'avete con me? Ho fatto tutto quello che potevo... ho cercato di spianarvi la strada presso Titta... ma non potete pretendere che faccia io tutto tutto... anche voi dovete muovervi... Titta ora è lì fuori che gioca a tennis e voi, invece di starle accanto, di berla con gli occhi, di ipnotizzarla, perdete il tempo qui... quando è che diverrete più serio?
Blanche - Aspetto una comunicazione... una lettera importante...
Jurica - Naturale... ancora una donna!
Blanche - Ancora un creditore, se proprio volete saperlo!
Jurica - Per carità, non mi parlate di creditori! Non la posso nemmeno sentir nominare quella brutta genia! (Sta davanti alla finestra) Oh! ecco lì Boronkay! Gioca con Titta.
Blanche - A proposito... chi è poi veramente questo Boronkay?
Jurica - Ma dove vivete? Tutto il mondo parla di Boronkay, ora... o almeno tutto il Circolo Sportivo... E' venuto dall'America... è un professore...
Blanche - Io detesto tutti i professori dal primo momento che mi sono seduto sul banco di una scuola.
Jurica - Ma lui non è affatto vecchio stile! Anzi è moderno... elegante da far girare la testa... Venite, di qui lo potete vedere... Non capisco però perchè non me lo abbiano ancora presentato...
Blanche - Non mi ispira nessuna curiosità!
Jurica - Invece sarebbe opportuno non perderlo di vista... Gira molto intorno a Titta... Si dice che sia un famoso biologo...
Blanche - Scusate: con la biologia non si conquista una Titta! Ci vuole qualche cosa di più! Prima di tutto: sa ballare?
Jurica - A proposito di biologia... ditemi, Bianche, cos'è veramente questa biologia?
Blanche - La biologia? E’la scienza che si occupa della soluzione dei così detti problemi biologici... Sapete, è qualche cosa come la vitamina! Però lo voglio andare un pò* a vedere questo signore! (Grida verso la comune) Senti, Giorgetto... se mi portassero una lettera...
Giorgio - (entra. Ha in mano una grossa busta che non promette nulla di buono) L'hanno portata proprio in questo momento - (Blanche strappa nervosamente la busta. Dà una rapida occhiata alla lettera. Spaventato si lascia sfuggire un fischio. Poi stizzito fa una pallottola della lettera e la getta nel cestino accanto alla scrivania. Jurica e Giorgio involontariamente fissano il cestino).
Jurica - Una cattiva notizia?
Blanche - (con rabbia a Giorgio) Perchè stai qui a perder tempo? Non hai nulla da fare?
Giorgio - Si, maestro! (Prende il cestino e si avvia per portarlo fuori).
Blanche - Che fai?
Giorgio - (freddo) Faccio il mio dovere... sono io che devo vuotarlo...
Blanche - Rimettilo subito al suo posto o di te farò un polpettone! (Ripesca la lettera dal cestino e la strappa in minutissimi pezzetti) Ora puoi vuotarlo! (Giorgio lascia il cestino ed esce offeso).
Jurica - Una cattiva notizia?
Blanche - (guarda intorno dove potrebbe gettare i pezzetti di carta che ha in mano poi li mette accuratamente in tasca) Ditemi... quanti ne abbiamo oggi?
Jurica - Un momento! Venerdì, sabato... sì, ne abbiamo 13! Proprio 13!
Blanche - E domani 14! (Si prende la testa fra le mani) Oh, Dio benedetto! Come faccio! (Si capisce che è gravemente preoccupato).
Jurica - Insomma, che avete? Forse potrei aiutarvi... si capisce con buoni consigli, perchè da me non è possibile avere altro!
Blanche - (corre al telefono e comincia a formare un numero. Ma gira solo il primo numero, poi con un gesto di rassegnazione riattacca il ricevitore, convinto che non potrà avere nessun aiuto. Si avvicina a Jurica) Sentite, cara Jurica... ora è il momento di provarmi che siete una buona amica. Devo parlare con la Marcus, assolutamente. Devo parlarle oggi stesso! Poi vi racconterò... ma ora l'importante è che io possa parlare a Titta.
Jurica - E’lì fuori, al tennis! Aspettate che finisca la partita!
Blanche - No. Ora devo correre in città. Faccio ancora un tentativo, sebbene la gente sia così volgare, così egoista, che ognuno si preoccupa soltanto di sé stesso... Sarò di ritorno fra una mezz'oretta - (Sulla soglia di destra) Posso essere sicuro, non è vero? Le parlerete?
Jurica - Va bene, va bene, le parlerò. (Blanche via dalla comune. Entrano Titta e Boronkay in abito da tennis, lei in shorts, lui in camicia da tennis, con le maniche corte fino al gomito. Entrambi in bianco dalla testa ai piedi. Titta è una bella donna dall'apparenza quasi più giovanile di sua figlia. Accuratissima, elegante, coi capelli di una tinta rossiccia evidentemente ottenuta con l'Henne, acconciati con artistica cura sotto la visiera da tennis. Ha il volto arrossato).
Titta - (abbraccia Jurica) Abbiamo vinto, Jurica mia! Abbiamo vinto! Li abbiamo sconfitti, calpestati, annientati! La signora Dorog è scoppiata in pianto e il colonnello è quasi scoppiato dalla rabbia... Sono così contenta...
Jurica - (con aria di regina offesa) Cara Titta... sii un po' seria! Io non conosco ancora il tuo egregio compagno di giuoco!
Titta - Ah si? (Presenta) Il professor Boronkay, l'astro dell'America del Nord. Gioca il tennis come un Dio, o per lo meno come un semiDio!
Boronkay - (ha indossato la giacca che era sulla sedia) Sono un giocatore molto mediocre, e tra veri giocatori non sarei neanche preso in considerazione! (Porge la mano a Jurica).
Jurica - (raggiante) Sono la signora Jurica... (// suo volto improvvisamente si oscura)... la vedova Jurica...
Boronkay - (a Titta) Noi laggiù in America preferiamo piuttosto il base-ball... E' un gioco che si può paragonare al tennis come la tigre al gatto... Facciamo del tennis soltanto quando è assolutamente inevitabile.
Titta - E giocate a bridge?
Boronkay - So giocarlo, ma trovo che è una delle occupazioni più idiote per un essere umano.
Titta - E non ballate neppure? Allora cosa farete in Europa ? Noi di giorno giochiamo a tennis e di notte, se non balliamo giochiamo a bridge.
Boronkay - Col tempo forse anch'io mi acclimaterò, s'intende compatibilmente con le ore libere che mi lascerà la mia professione.
Titta - Avete una professione? Come è buffo! Mi permettete un momento, ho qualche cosa da sbrigare con la mia amica.
Boronkay - Prego, senza complimenti. Io intanto vado a mettermi in ordine.
Titta - Poi tornerete?
Boronkay - Tornerò.
Titta - E presto?
Boronkay - Il più presto possibile (Via a sinistra).
Titta - Che voleva Giuditta?
Jurica - Aveva qualche cosa da dirti. Stasera devi andare a casa e poi devi partire col diretto di mezzanotte.
Titta - Ah, che noia questo viaggio! In Sicilia con la canicola! Chi ha mai sentito una cosa simile ? In marzo sarei andata vo-lientieri a Cannes; ma allora è stato André che non ha voluto.
Jurica - Aveva tanto da fare.
Titta - Quando si tratta di me ha sempre tanto da fare.
Jurica - Angelo mio, tu sai meglio di tutti come regolarti... io però ti devo fare una commissione. Il povero Bianche è impazzito per te... quel ragazzo quasi quasi mi fa pena...
Titta - (nervosa) Mi lasci in pace, il « beniamino delle nonne » !
Jurica - Dammi ascolto, Titta, non è consigliabile farlo arrabbiare... quel caro angioletto ha una lingua malefica!
Tita - Beh! da questo punto di vista forse hai ragione!
Jurica - E poi può sempre essere utile: è il miglior ballerino di Budapest, e a te piace tanto ballare...
Titta - Va bene, va bene... Digli di venire stasera al Fagiano d'oro... mentre balleremo potrà dirmi che cosa vuole.
Jurica - Stanotte vai a ballare? E non devi partire con tuo marito?
Titta - (guarda verso sinistra di dove è uscito Boronkay) Con la canicola in Sicilia? E' assurdo!
Jurica - (guarda anche lei verso sinistra) Ho capito!
Titta - (con altra voce) Hai notato che bella figura sportiva ha il nostro nuovo amico?
Jurica - È proprio il mio tipo! Naturalmente anche di molte altre donne... e se non stiamo in guardia, ce lo soffieranno presto! Dimmi un po', ti fa la corte?
Titta - E quando avrebbe potuto farmela? Lo conosco solo da due ore! Però...
Jurica - (con avida curiosità) Però... Racconta, racconta...
Titta - Gli ho chiesto se non gli dispiace di aver lasciato i grattacieli... e sai che mi ha risposto? « Anche se me li regalassero tutti, oramai in America non tornerei più » !
Jurica - Finora i tuoi corteggiatori li hai sempre tenuti a bada solo con gli spiccioli della galanteria... Quello 11 però non mi sembra un tipo da accontentarsi di così poco... Vedrai: in questa partita la posta sarà grossa! Sta attenta a quel che fai!
Titta - Perchè devo stare attenta? E di che dovrei aver paura? Di essere per caso una volta un po' felice? In tutta la vita non ho fatto altro che stare attenta... Sono giudiziosa da far ribrezzo... E invece sarebbe cosi bello che una volta finalmente, sinceramente e interamente perdessi la testai Oh! dimenticare tutto, liberarsi di tutto e gettarsi a capofitto nella grande fiammata!... (Scorge Boronkay che entra).
Boronkay - (in abito da passeggio e col cappello in mano) Eccomi!
Jurica - (gli si avvicina con un sorriso affascinante) Sapete... io mi interesso appassionatamente ai problemi biologici e vorrei chiedervi il favore di prestarmi qualche libro interessante.
Titta - (stizzita) Jurica... un momento...
Jurica - (le si avvicina) Che vuoi?
Titta - (a bassa voce) Prima della gara mi hai parlato di qualche cosa... mi pare che mi hai chiesto qualche cosa... ma non ti ho ascoltata attentamente. Di che si tratta?
Jurica - (con dolce umiltà) Oh, tesoro mio! Mi vergogno proprio... di nuovo... ma tu mi puoi comprendere... spese inaspettate... e con quella miseria di pensione...
Titta - Va nel mio spogliatoio. Puoi prendere dalla borsa un biglietto da cinquanta.
Jurica - Sei un autentico angelo! Ma per questa volta non sarebbe possibile cento? Non puoi immaginarti che bene mi faresti...
Titta - Vada per cento! Ma poi non tornare più.
Jurica - (sbigottita) Non tornare più? Dover
Titta - (tagliente) Qui. Non l'hai ancora capita? Ecco!
Jurica - (offesa) Ho capito! Ho capito! Da quando sono una povera vedova senza difesa mi sono abituata a sentirmi giudicare superflua!
Titta - (capisce di avere ecceduto) Ma che. superflua! Sai quanto bene ti voglio... e sai che non sarei capace di vivere senza di te...
Jurica - (fredda) Lo so... di questo ne sono perfettamente persuasa! (Via a sinistra).
Titta - Baragnay...
Boronkay - Pardon... Boronkay.
Titta - Naturale, Boronkay. Ditemi, sono proprio così interessanti le donne americane? Si scrive e si parla tanto di loro...
Boronkay - Per essere franco, le conosco così poco...
Titta - Quanti anni siete rimasto laggiù?
Boronkay - Dieci anni.
Titta - Sul serio? Ma che specie di uomo siete voi?
Boronkay - In America non ho avuto molti contatti con le donne. Quando giunsi nell'Oregon, proprio allora un mio collega fu condannato a un risarcimento di danni per mancata promessa di matrimonio. Quel poveretto aveva fatto con la querelante delle piccole escursioni di fine settimana e il tribunale le considerò come « mute promesse di matrimonio ». La sentenza seminò il terrore tra i biologi scapoli... Tutti noi fummo presi addirittura da un vero ribrezzo per le donne... e da quel giorno rimanemmo definitivamente fedeli al base-ball.
Titta - E il vostro ribrezzo per le donne lo avete portato con voi anche in Europa?
Boronkay - Oh, no! Qui le donne sono del tutto diverse! Sono così disinvolte, appassionate, carine... straordinariamente carine... Qui è proprio un piacere essere uomo.
Titta - E non è nemmeno pericoloso. E quali altri progetti avete per l'avvenire?
Boronkay - Fino ad oggi, in verità, ho sempre lavorato per gli altri e non posso dire di aver vissuto. Ora vorrei vivere un po' per me stesso. Almeno le poche ore libere che mi rimarranno vorrei passarle piacevolmente.
Titta - A Budapest non è difficile trovare compagnia. In questo stesso circolo vi sono tante signore belle, graziose... perchè le ragazze, non è vero?... vi interessano meno...?
Boronkay - (dopo breve pausa) Solo in seconda linea. Solo in seconda linea.
Titta - Un uomo come voi si vede volentieri sempre e dappertutto, perchè in materia di cavalieri stiamo molto, molto male... C'è una grandissima penuria.
Boronkay - Cavaliere... non so se è un abuso di titolo! Non ho nessuna qualità brillante, e per quanto riguarda le donne mi sento perfettamente profano.
Titta - Mettetevi a frequentare la buona società e in quattro e quattr'otto farete il vostro allenamento per campione di flirt.
Boronkay - A me non piacciono le compagnie troppo numerose... preferisco una piccola comitiva... intima...
Titta - Di quante persone, per esempio?
Boronkay - Per esempio... di una. Una bella donna, intelligente... appassionata...
Titta - Beh! in questo non posso aiutarvi. Dovete trovarvela da voi stesso.
Boronkay - L'ho già trovata.
Titta - Ah! e lei lo sa?
Boronkay - Non gliePho ancora detto.
Titta - Amico mio, la parola è stata inventata perchè la gente si faccia capire.
Boronkay - A Budapest da quando sono tornato ho visto soltanto dei vecchi professori. Voi siete la prima signora alla quale sono stato presentato... e trovo che oramai sarebbe superfluo fare altre conoscenze... ehm... Posso continuare?
Titta - Continuate.
Boronkay - Non vi offendete se vi dico che ho per voi una profonda ammirazione?
Titta - Da noi, per questo, non si paga risarcimento di danni.
Boronkay - E mi permetterete che cerchi di esprimervi questa mia ammirazione con tutti i mezzi?
Titta - Un momento! Vorrei prima conoscere quali sono questi mezzi... perchè può darsi che a tal proposito i nostri gusti siano diversi. (Guarda il suo orologio da polso). Ora devo vestirmi. Se non vi dispiace aspettatemi qui. Vi permetterò poi di accompagnarmi a casa. E se vi comporterete bene avrete anche una tazza di tè. Poi vedremo insieme che cosa si può fare nel vostro interesse perchè non si svegli in voi la nostalgia dei grattacieli. Va bene?
Boronkay - Il paradiso si apre davanti a me e mi chiedete se va bene?
Titta - Cavaliere e poeta... l'ultimo trovatore dell'Oregon! (Via a sinistra).
Jurica - (quando Titta è uscita sguscia dentro in fretta dall'altro lato della tenda mettendo nella borsetta un biglietto di banca che aveva in mano) Oh come sono contenta di trovarvi qui solo! Vi prego, Boronkay, sbrigatevi e andiamo via subito!
Boronkay - Dove?
Jurica - Per ora non ha importanza. Via, via di qui. Possiamo andare nel parco o in una pasticceria... Del resto anche la mia casa è abbastanza vicina.
Boronkay - E perchè dobbiamo andar via di qui?
Jurica - Perchè tra dieci minuti questa sala sarà affollata di donne che prendono il tè.
Boronkay - E sono tutte donne talmente pericolose?
Jurica - Oh Dio... questo proprio non si potrebbe dire... però qualcuna pericolosa, c'è. Ma ora si tratta d'altro... Prima di fare la loro conoscenza, sarà prudente che sappiate chi sono, che specie di donne sono... per potervi regolare... perchè l'apparenza inganna, qualche volta inganna terribilmente. Io le conosco tutte, di dentro e di fuori, di ognuna so chi è il marito e se ha un amico, quanto può spendere per la sarta e a quanto ammonta il suo debito. Vi metterò al corrente di tutto prima che sia troppo tardi, e vedrete che fra loro ve ne sono pochissime che meritano l'amicizia di un gentiluomo di spirito superiore come siete voi.
Blanche - (è entrato mentre Jurica sta par-landò, si è fermato presso la porta e le fa dei segni per attirare la sua attenzione. Poi) Compermesso... pardon... vi prego... un minuto solo... se non vi dispiace...
Jurica - (irritata a Blanche) Che volete? (Ricordando) A si si... (Gli si avvicina in fretta e dice a bassa voce) Titta vi aspetta stasera al Fagiano d'oro. Adesso andatevene...
Blanche - Verrà?! Colossale! Siete un vero angelo protettore! Vi sarete anche voi?
Jurica - Non vi sarò. Gli angeli protettori di solito non si invitano a cena! E ora, sparite!
Blanche - Per angelo protettore, siete abbastanza sgarbata! (Via).
Jurica - (a Boronkay) Voleva che andassi a giocare al tennis... proprio adesso! Figuratevi! Non ci mancava che questo! (Cambia tono). Dunque dicevamo... la cosa più sensata sarebbe di andare a casa mia. Prendiamo una tazza di tè e frattanto possiamo parlare di tutto.
Boronkay - Mille grazie. Siete veramente molto gentile... ma per il tè ho già un altro invito...
Jurica - (di colpo diventa freddissima) Ah si?... (Fa un cenno con la testa verso gli spogliatoi). Naturalmente andate da lei! Avrei dovuto capirlo subito!
Boronkay - È una donna magnifica, la vostra amica!
Jurica - Sicuro! È una donna fatta per gli uomini, cioè fatto solo per certi uomini. Ha danaro quanto ne vuole e può fare ciò che le piace. Conduce una vita da vedova... la vedova allegra!
Boronkay - Io la trovo affascinante la vostra vedova allegra!
Jurica - E non siete il solo a trovarla... Anche quando andava a scuola era affascinante. Perchè noi siamo state compagne di classe... cioè compagne di scuola. Per essere più precisi, lei era quattro classi avanti... perchè la bella Titta ha cinque anni e mezzo più di me! Buon divertimento! (Via. Boronkay, con gli occhi spalancati, là guarda uscire).
CALA LA TELA
ATTO SECONDO
Un salotto da signora. Tre porte: quella di sinistra dà nella camera di Titta; quella di destra comunica col resto dell'appartamento; quella del fondo dà in un corridoio a veranda adibito a serra. Su un tavolino è servito il tè. Telefono. Grammofono. Quando il sipario si alza il grammofono suona una selvaggia danza negra. Boronkay seduto al tavolino guarda attentamente Titta.
Titta - (al telefono) Si!... no... si... (Riattacca bruscamente il ricevitore. A Boronkay) Questo lo dovete imparare... è il mio ballo preferito. È semplicissimo... lo imparerete subito. Dunque, state attento Baragnai. Prima così... poi così... vedete?... e alla fine così. Ecco tutto. Oramai lo sapete... dunque venite a sostenere Tesarne !
Boronkay - (si alza) Non sono fatto per il ballo... mi sento impacciato... (Ballano insieme).
Titta - Macché impacciato e impacciato! Così va benissimo. (Smette di ballare e chiude il grammofono). Quando ballerò con voi non farò brutta figura. Un'altra tazza di tè.
Boronkay - Grazie, no.
Titta - Una tartina? Questa è col cetriolo.
Boronkay - Grazie, no.
Titta - Allora una sigaretta?
Boronkay - (mentre accende) Come si chiama quel ballo?
Titta - Uganda. (// telefono squilla).
Boronkay - Di nuovo? Par d'essere ad una centrale telefonica!
Titta - Le conquiste della civiltà sono veramente detestabili! Chi sarà stato quel mostro che ha inventato un tale supplizio? (Stizzita al ricevitore). Pronti! Chi è ancora? (Pausa. Continua sorridente con voce dolce) Ah, Bianche... siete di nuovo voi? Sì. (Pausa). No, impossibile. Ho visite... Sei signore... proprio sei!... Le patronesse dell'assistenza all'infanzia. (Pausa). No, gioia mia, ora non potete venire. (Pausa). Ahimè!... neanche più tardi, perchè .vado al cinema. (Dopo una breve pausa, seria). Si, devo andare... l'ho promesso a mia figlia! Sono già vari giorni che la povera piccina nuota nella felicità. Dopo tutto sono anche madre... (Pausa). Jurica vi avrà già detto... (Guarda con la coda dell'occhio Boronkay. A voce pia bassa nelVapparecchio). Sì sì, stasera... avremo la possibilità... (A parte) Chi?... fatelo entrare subito! (Di nuovo al telefono). Mi hanno annunziato il viceprefetto. Devo lasciarvi. Arrivederci! (Riattacca). Auff!
Boronkay - Chi è questa egregia signora Bianche alla quale avete detto tante allegre menzogne?
Titta - La zia Bianche... una cara vecchietta... la mia madrina di cresima... Voleva venire a tutti i costi... Beh! ora statemi a sentire. Vi esporrò il programma di stasera.
Boronkay - Io proporrei di fare le persone per bene e di rimanere a casa.
Titta - A casa? Dove?
Boronkay - Da voi. Qui tutto è così bello!
Titta - (ride) Ci mancherebbe altro! Voi ora, caro amico, andate subito a casa vostra.
Boronkay - Neanche per sogno! No no, non vado. È escluso!
Titta - (risoluta) Andate di gran corsa a casa, indossate presto presto lo smoking e di gran corsa tornate qui. Ceniamo al Fagiano d'oro, ma prima andiamo al cinematografo.
Boronkay - (col viso scuro) Verrà con noi anche la vostra bambina?
Titta - La mia bambina? Come vi salta in mente?
Boronkay - L'avete detto voi un minuto fa al telefono.
Titta - Ah... l'ho detto soltanto per legittima difesa. Il cinema non è fatto per i bambini.
Boronkay - E voi tutte le sere avete un programma ?
Titta - Non potrei rimanere senza far nulla. Mi ammalerei. Ne morirei!
Boronkay - Sempre di gran galoppo! Un turbine!
Titta - Si vive una volta sola! E gli anni passano in fretta.
Boronkay - Con voi non è neppure il caso di parlare di anni!
Titta - Ah! essere giovane, essere bella, essere amata!... Solo per questo vale la pena di vivere! Non capisco come mai i vecchi non impazziscano dalla paura e dal dolore... Oh!... il ballo!,.. La musica mi fa battere il cuore su un ritmo di tango e se ballo, talvolta mi assale la paura di ballare l'ultimo ballo della mia vita! (Apre le braccia e girando fa qualche passo di danza). Vìvere! Vivere! (Boronkay allunga le mani sotto le braccia aperte di Titta, l'attira a sé e la bacia. Titta dolcemente lo respinge, accende una sigaretta e domanda tranquillamente). Sapreste dirmi perchè m'avete baciata ?
Boronkay - Perchè si bacia una donna?
Titta - Per tanti motivi diversi. Anche per caso... Un gesto riflesso, quasi incosciente, come quando si accarezza una stoffa di seta, morbida.... E un bacio simile poi non ha nessun seguito.
Boronkay - Invece io vorrei che lo avesse un seguito... Dunque consideratelo come una rispettosa domanda.
Titta - Vi prego, non precipitate... ogni cosa a suo tempo
Boronkay - E quando verrà il mio tempo?
Titta - Quando? Il meno che possa fare una donna che ha un tantino di rispetto per sé stessa, è di lasciare il buio su questo punto.
Boronkay - Eppure io spero che dopo cena anche voi vi convincerete che questo punto non può rimanere sempre al buio.
Titta - Caro amico, da noi, nell'Europa civilizzata, si ha l'abitudine di cominciare tutte le cose dal loro principio... Soltanto i selvaggi cominciano dalla fine.
Marcus - (entra da destra. Ha i capelli brizzolati, un abito di grossa lana un po' gualcita, cravatta a maglia e grosse scarpe nere). Che succede con le valigie?... (Si accorge della presenza di Boronkay). Pardon, non sapevo... non volevo disturbare... però siccome dobbiamo partire...
Titta - (brusca e recisa) Non partiamo! Almeno « io » non parto!
Marcus - (stupito) Non vuoi partire?
Titta - Ho ancora una quantità di inviti e di impegni... non posso offendere la gente... Chi vive in società ha anche dei doveri! (D'improvviso molto gentile) Però tu potresti andare... te lo concedi così di rado un po' di riposo. Anzi, potresti portare con te Giuditta.
Marcus - (svogliato) No no... allora non vado neanche io. A che scopo?... Dov'è la piccina?
Titta - Se è in casa sarà certo in camera sua a studiare, come dì solito.
Marcus - Allora ti lascio col tuo pedicure.
(Esce dal fondo).
Boronkay - (quasi sibilando) Pedicure?... Ma chi era quello li?... aveva tutta l'aria di un marito.
Titta - E lo è: è André, mio marito.
Boronkay - No... vostro marito? (Ride forzatamente). Ma voi non avete marito... siete vedova... la vedova allegra!...
Titta - Che mi tocca sentire! Non sapete neanche chi sono!
Boronkay - Certo che lo so. Siete Titta... la bella Titta!
Titta - Avanti, fuori... e il cognome?
Boronkay - Veramente non è colpa mia se in Europa nelle presentazioni non si dice il cognome delle signore. È un'abitudine poco pratica.
Titta - Non vi vergognate, Baragnai? Baciate una donna della quale non sapete neanche il cognome!
Boronkay - Vi prego di prender nota che non vi ha baciato Baragnai ma Boronkay... il dottor Tiberio Boronkay.
Titta - Boronkay... naturale... Boronkay! Come sono stordita!... li confondo sempre!
Boronkay - Credo che dovremo ricominciare da capo la nostra conoscenza. Dunque, quel gentiluomo mal vestito è veramente il vostro signore e padrone?
Titta - Vi avverto che se non volete litigare con me dovete parlare di André con più rispetto. Si chiama Andrea Marcus ed è architetto.
Boronkay - Come?... quello è Marcus?... il famoso architetto?... Ma è un uomo di fama mondiale!
Titta - Perchè?... Credevate che fosse un muratore?
Boronkay - Oh che sorpresa! Siete la moglie di Marcus... del grande maestro! Però fra voi vi deve essere molta differenza di età!
Titta - André non è vecchio: soltanto si trascura!
Boronkay - Voi non avete neanche trenta anni!
Titta - (di colpo lo guarda di sottecchi per vedere se non vuole canzonarla) Su per giù... Però si capisce che veramente avete frequentato poco le donne.
Boronkay - Nell'Oregon dovevamo sorvegliare le cavie infette anche di notte. Ditemi... vostro marito non è geloso?
Titta - Macché! Non ci mancherebbe che questa! Mio marito è filosofo... e poi siamo coniugi moderni.
Boronkay - Ho capito... un matrimonio senza amore denicotinizzato!
Titta - Mio marito mi adora! Non è geloso perchè mi conosce e ha fiducia in me.
Boronkay - Ah si?...
Titta - (persuasiva) Sì si... ha una fiducia illimitata in me. E poi è molto preso dal lavoro e gli uomini come lui sentono il bisogno di una creatura da amare e da viziare.
Boronkay - Ora vorrei sapere una cosa: che ne direste se il maestro Marcus stasera cenasse al Fagiano d'oro con una giovane signora ?
Titta - (irritata) Che domande sono queste? Volete forse canzonarmi? Da persona intelligente dovreste capire che la differenza è enorme. Io vado al Fagiano d'oro per vedere della gente e per ballare un po'... e mi pare che sia la cosa più innocente del mondo. Ma se un uomo serio come lui... No no! Questo sconvolgerebbe tutta la nostra vita familiare!
Boronkay - Mille grazie. La psicologia delle donne europee mi ha insegnato qualche cosa... Però, vi prego: continuiamo a fare la nostra conoscenza. Il maestro ha parlato di una bambina. La piccola Giuditta, non è vero?
Titta - È la mia figliuola. Oh... oramai è grandicella... (Con la mano fa un gesto vago per indicare l'altezza di una bambina). Va già a scuola. Sicuro! È molto diligente. Vi meraviglierete, vedendola... (Rannuvolata). Perchè la vedrete, naturale! È inevitabile... Io allora non avevo neanche sedici anni... (Altro tono, per cambiare subito argomento). E ora andate via! Anch'io devo cambiarmi... (Si avvia a sinistra e poi si ferma sulla soglia della porta. Si volge indietro e dice a bassa voce, insinuante). Boronkay, quando tornate, non entrate di qui... ma dal corridoio... dalla seconda porta. Bussate tre volte, vi aprirò io stessa... (Sparisce a sinistra. Poco prima la porta del fondo si era aperta e Marcus si era fermato sulla soglia senza essere veduto. Boronkay ora si accinge ad uscire in fretta, sorridendo fra sé e sé, quando inaspettatamente si trova di fronte al marito).
Marcus - (come spiegando) Ha il talento di dare alle cose più futili quel senso di mistero che ci rende felici...
Boronkay - Desiderate?
Marcus - Ha dimenticato di presentarci e perciò è accaduto quello spiacevole malinteso del pedicure. Permettemi di rimediare alla omissione. Ce n'è proprio bisogno, tanto più che, a quanto mi sembra, nell'avvenire ci incontreremo spesso. Sono Andrea Marcus... (Stretta di mano).
Boronkay - (imbarazzato, un po' convulso) Dottor Boronkay... Tiberio Boronkay... Sono davvero felicissimo che un maestro così celebre,..
Marcus - (non rileva le parole lusinghiere) Se non avete nulla in contrario caro dottore, rimanete ancora qualche minuto. Dobbiamo discutere di alcune cose. Non v'è ragione di affrettarsi: Titta impiega sempre molto tempo a vestirsi. Una sigaretta?
Boronkay - Grazie, maestro.
Marcus - Prima di tutto, stimatissimo dottore, vi volevo avvertire che anche se fate la corte a mia moglie, non per questo dovete odiarmi... A giudicare dalle apparenze, io appartengo alla così detta categoria dei mariti comodi. Chi è amico di mia moglie può contare sul mio rispetto e sulla mia simpatia.
Boronkay - (c. s.) Prego, per me è un vero onore... e naturalmente non è neanche il caso di parlare di odio...
Marcus - Vorrei che Titta trovasse finalmente in voi quell'uomo serio e posato di cui ha tanto bisogno. Perchè finora, purtroppo, intorno a lei hanno girato soltanto dei galletti bandieruola... i quali l'hanno trascinata a commettere degli errori di regime...
Boronkay - Errori di regime?
Marcus - Già. Purtroppo Titta ha uno stomaco delicato. Voi, a quanto mi risulta, siete dottore in medicina... quindi Titta potrà stare sotto una continua sorveglianza medica. E per me questo è molto tranquillizzante. Posso chiedere dove passerete la serata? Perchè Titta ogni sera va in qualche posto.
Boronkay - (sempre imbarazzato) Si parlava di andare al cinema...
Marcus - (acconsente con la testa) E dopo il cinema, cena e ballo. Se andate al Fagiano d'oro e se prendete posto all'aperto, allora abbiate la cortesia, caro dottore, di badare che Titta tenga il mantello. Va soggetta a raffreddarsi facilmente,.. Però sarebbe preferibile portarla in un salottino riservato.
Boronkay - Prego... se voi volete...
Marcus - Certo, se non vi dispiace...
Boronkay - (nervoso) Avete altro da consigliarmi?
Marcus - Si dovrebbe ancora parlare di una cosa... spero che non mi fraintenderete.
Boronkay - Prego…dite pure.... meglio essere franchi.
Marcus - Anch'io lo preferisco. Ecco... Titta non sa maneggiare il denaro... sotto questo aspetto è una vera bambina... e quindi, ormai è diventata un'abitudine... al suo accompagnatore... come potrei dire?... sì... io di solito metto a disposizione del suo accompagnatore una somma a forfait. Naturalmente mia moglie non deve saperne nulla.
Boronkay - (sorride) Vi siete sbagliato ancora una volta. Non soltanto non sono pedicure, ma non sono neanche un gigolò!
Marcus - Ma che gigolò. Le solite esagerazioni! Il forfait serve esclusivamente per le spese di mia moglie... In fin dei conti non è piacevole sapere che degli estranei paghino le cene della signora Marcus.
Boronkay - Io invece sono abituato a pagare mettendo la mano nelle mie tasche... e non vorrei abbandonare questa abitudine.
Marcus - Inoltre devo avvertirvi che non avrete nessuna ragione di spendere del denaro per Titta. Questo è un argomento molto delicato... però dobbiamo occuparcene. Titta ha l'abitudine... direi anzi che per lei è uno sport... di suscitare nei suoi corteggiatori speranze sfrenate, ma non le passa neanche per il cervello di accontentarli. Potrei dire che in un certo senso è una « piromane »... È felice quando intorno a lei tutto arde e le fiamme avvampano, ma nel tempo stesso ha paura del fuoco e al momento decisivo, di solito, vigliaccamente se la squaglia. Almeno finora è stato così. Ecco,., adesso vi ho messo in guardia sul pericolo che correte. Era mio dovere. Perciò tutto quello che farete lo farete a vostro rischio e pericolo. (Guarda l'orologio). Non vorrei trattenervi di più... anch'io ho ancora qualche impegno. A proposito... domani è domenica. Mia moglie non vi ha detto nulla?
Boronkay - Di che, scusate?
Marcus - Che ogni domenica ci farete il piacere di venire a colazione da noi. È un'abitudine già sanzionata. Mi stupisco che non ve l'abbia detto.
Boronkay - Titta, cioè, pardon... la baronessa...
Marcus - Dite pure Titta. La chiamano tutti così. (Sono davanti alla porta che dà sul corridoio). Ah! e poi un'altra cosa! Se non vi dispiace... allora... secondo la vecchia abitudine magiara, diamoci del tu! Io dò sempre del tu agli amici di mia moglie... (Sorridenti si stringono la mano).
Boronkay - Figurati! Ciao! (Via dal fondo).
Marcus - (gli grida dietro) Tiberio... scusa Tiberio mio... noi facciamo colazione all'una e mezzo. In abito da mattina, si capisce. (Mentre la porta è aperta nel corridoio apparisce Kemnitzer, un modesto impiegato con un fascio di carte sotto il braccio). Beh, venite, venite Kemnitzer. Che c'è di nuovo?
Kemnitzer - Sono arrivati quei signori delle ferriere. Sono di sopra, nello studio. Verrete anche voi, non è vero?
Marcus - Non vengo! Quando parlo con quella gente mi arrabbio sempre e allora divento sgarbato. Per le traversine di ferro tratterà Kovacs, però ditegli di star bene attento perchè quelli sono famosi per far salire i prezzi.
Kemnitzer - Volete dare un'occhiata al preventivo di Pecs?
Marcus - (prende un foglio e guarda il totale) Come avete fatto a tirar fuori questo totale?
Kemnitzer - È esatto, l'ho controllato io.
Marcus - Se questo è esatto mi faccio tagliare la testa. I dettagli ci sono?
Kemnitzer - Eccoli. (Gli consegna dei fogli). Partite poi a mezzanotte?
Marcus - No.
Kemnitzer - Sono tre anni che non andate
in vacanza.
Marcus - Non sono andato perchè non mi faceva piacere.
Kemnitzer - Veramente sono cose che non dovrebbero riguardarmi... È giusto. (Via dal fondo).
Marcus - (si immerge nei conteggi) 8... 17... 26...
Jurica - (entra da sinistra tenendo un foglio in mano) André!... ho portato per Titta un piccolo gioiello... solo per farglielo vedere... È di una famiglia signorile che si trova in ristrettezze momentanee... Il nome è naturalmente segreto... A Titta piace molto.
Marcus - (senza alzare lo sguardo) Se le piace lo comperi... 17... 26... 32...
Jurica - Già fatto. Ecco la fattura.
Marcus - (la guarda e vi mette una firma) Sarà pagata alla cassa. 32, 41, 53...
Jurica - Ditemi, Andre, vi piace quel nuovo amico... Boronkay? Ma perchè domandarvelo? Piace a Titta, dunque piacerà anche a voi! (Ride). Lo sapete, caro André, che siete un marito impareggiabile? Un altro come voi non esiste al mondo! E Titta non sa che fortuna ha!
Marcus - (nervoso) 53, 61, 70...
Jurica - Non a tutti piace che la propria moglie sia corteggiata... A voi invece £a piacere. E dire che voi, come uomo, naturalmente, valete quanto qualsiasi donna. Un grand'uomo così famoso! Accanto a voi ci vorrebbe una persona di una certa esperienza, tranquilla... un buon amico, o piuttosto diciamo una buona amica, che badasse a voi e non vi permettesse di ammazzarvi di lavoro... Se poi curaste un po’ anche il vostro aspetto esteriore, potreste essere uno dei gentiluomini più interessanti di Budapest... E sapete che cosa vi dico?... potreste avere tutte le donne che volete...
Marcus - (tremante di ira) 72, 78, 83... (Preme più volte il bottone del campanello).
Jurica - Ah ah ah! Vi piace darvi l'aria del vecchio lavoratore! Ma non è facile ingannarci! Noi, di uomini, ce ne intendiamo... Oh! me lo ricordo bene! Fino a poco tempo fa le donne andavano addirittura pazze per voi! Il mio povero marito... come era geloso!... Un giorno mi venne addosso col fucile: -Confessa tutto!», mi disse. Mio Dio! voi, André, lo sapete meglio di chiunque che non avevo proprio nulla da confessare...
Marcus - (balza in piedi nervosissimo. Esplode. Batte sul tavolo e urla) Ho suonato dieci volte e nessuno viene! In questa casa tutti fanno il comodo loro!
Jurica - È vero, è vero... sarebbe proprio ora che qui vi fosse una mano energica per far rigare diritto la servitù!
Marcus - (urla) Kemnitzer!
Kemnitzer - (apre la porta del fondo e dice tranquillamente) Ero qui in corridoio che aspettavo.
Giuditta - (la sua voce dietro le quinte a destra) Babbo, non urlare!
Marcus - (si calma di colpo) Oh Giuditta-Sei tornata? Beh, fatti vedere!
Giuditta - (c. s.) Subito... prima metto a posto gli appunti.
Marcus - (consegna i fogli a Kemnitzer) Potete portarli via. Sono in ordine. (Kemnitzer via).
Jurica - (ha cominciato a prepararsi per andar via appena ha sentito la voce dì Giuditta) Beh! allora me ne vado anch'io... Però mi piace tanto chiacchierare con voi. Un giorno dovremmo veramente stare un po' insieme... e anche a voi farebbe bene sfogarvi un po'... addio, André. (Via dal fondo).
Giuditta - (viene da destra con l'abito del primo atto e con gli occhiali) Non è stato facile, ma mi è riuscito.
Marcus - Che cosa ti è riuscito?
Giuditta - Mettere in fuga la sciacalla. Perchè quella !ì è la sciacalla di mammina. Le sta sempre alle costole e si nutrisce degli avanzi del banchetto della leonessa. Ho sentito tutto quello che ti diceva... Se non intervenivo io, sarebbe stata capace di arrivare a farti violenza!
Marcus - (con tenerezza le dà degli schiavetti sulla guancia) Non essere insolente col tuo vecchio genitore! Vieni dall'Università?
Giuditta - Sai che c'è di nuovo, babbo? La mia tesi di laurea è stata accettata.
Marcus - Che dici?
Giuditta - Il professor Kirali mi ha fatto delle lodi speciali. E ha detto: «Questa sì che è una tesi di laurea! Questa sì che è una tesi sul serio! ». Con la prossima sessione tua figlia sarà dottoressa! Dottoressa Giuditta Marcus... Ti senti molto orgoglioso, non è vero, papà?
Marcus - Non avevo neanche l'idea che tu fossi arrivata a questo punto! Perchè hai fatto tanti misteri?
Giuditta - Non volevo tenerti in orgasmo per me, perchè sono sicura che tu saresti stato più in orgasmo di me stessa.
Marcus - Certo è che hai una testolina intelligente e se cominci qualche cosa la porti a compimento. (La bacia sulla fronte).
Giuditta - Eredità paterna!
Marcus - Però alla mamma bisogna comunicarlo con molto tatto... che ha un figlia già dottoressa!
Giuditta - Sarà un colpo grave per il suo cuore materno. Partirete poi stanotte?
Marcus - No, non è possibile. È sopravvenuto qualche ostacolo... Ho degli affari molto urgenti...
Giuditta - Non dire bugie! È la mamma che non vuole, non è vero?
Marcus - Proprio così: non vuole!
Giuditta - Ah! e dov'è ora?
Marcus - Si sta vestendo. Va al cinematografo.
Giuditta - Non è capace di rimanere una sola sera tranquillamente a casa. E con chi va stasera?
Marcus - È sceso in lizza un nuovo campione.
Giuditta - Ancora? Ma per Ja cena almeno tornerà a casa?
Marcus - Vogliono andare al Fagiano d'oro.
Giuditta - Perciò non parte? E dire che potrebbe girare tutta l'Italia in compagnia di André Marcus! Quante donne sarebbero felici di poter essere al suo posto! Lei preferisce andare al cinema! Ma tutte le donne sono fatte così o è una fortuna che è capitata soltanto a noi?
Marcus - Non parlare di tua madre su questo tono. Hai capito? Qui l'unico guaio è che io sono diventato vecchio e che lei è rimasta giovane.
Giuditta - Che vecchio e vecchio! Nella tua anima c'è più fuoco, più entusiasmo, più gioventù che non in una dozzina di quei... Ma è meglio tacere! Dimmi la verità, perchè l'hai sposata? Non era donna per te!
Marcus - Che domande insulse! L'ho sposata perchè l'amavo e basta!
Giuditta - Voi uomini amate nelle donne quello che credete di vedere in loro e che volete far credere a voi stessi.
Marcus - Il male è che anche la mia coscienza non è tranquilla. Se ci siamo tanto allontanati l'uno dall'altra, la colpa è anche mia. Per me non è mai esistito nulla di più importante del mio lavoro.
Giuditta - E così deve essere perchè tu hai un animo d'artista.
Marcus - Quando la mamma ha cominciato ad andare per la sua strada, ti confesso che non mi è dispiaciuto perchè almeno mi lasciava libero nelle mie occupazioni. Questa è stata l'origine di tutti i guai... E invece avrei dovuto avere maggiori premure per lei... se non altro per la gratitudine di avermi regalato una bambina simile.
Giuditta - Beh! una. bambina simile non si regala soltanto per altruismo.
Marcus - Ero così contento di fare questo viaggio in Sicilia! Speravo che vivendo insieme qualche settimana ci saremmo riavvicinati di nuovo. Temo però che avrò ancora una moglie soltanto quando tua madre avrà i capelli bianchi.
Giuditta - Oggi i capelli delle madri non diventano bianchi, ma rossi!
Marcus - Lasciamo questi discorsi...
Giuditta - Non li lasciamo affatto! Oggi all'Università, sai che cosa mi ha detto Lily Zeligher?... Quella schifosa carogna mi ha detto: « Ieri sera al Fagiano d'oro ho visto tua madre. Ballava l'Uganda... Oh! che graziosa donnina! ». Io fra pochi giorni sarò dottoressa; il mio sogno è di diventare assistente... e mia madre è una graziosa donnina che ballonzola coi giovanotti! Come la odio quella Lily Zeligher!
Marcus - Finiscila ora!
Giuditta - Io posso anche finirla... caro mio... chi non la finirà è la mamma! Quando si è su una china non è possibile fermarsi. Pania rei! Dobbiamo essere preparati alle cose più terribili... Dimmi: puoi dire di conoscerla veramente, tua moglie? Sei sicuro che un giorno o l'altro non commetterà una pazzia in grande stile?
Marcus - Che significa « commettere una pazzia in grande stile? ».
Giuditta - La nonna avrebbe detto: «Gettare l'onta sulla famiglia » !
Marcus - Giuditta, per amor di Dio! Le ragazze per bene una volta ignoravano queste cose!
Giuditta - Le ragazze per bene anche una volta sapevano tutto... soltanto non ne parlavano col padre. Babbo, qui la questione è un'altra: sei sicuro o no di tua moglie? Perchè se sei sicuro fa conto che io non abbia parlato... anzi ti chiedo perdono. Ma se non sei sicuro, e se anche a te il cuore fa tanto male quanto a me, allora dobbiamo provvedere, perchè tutto sommato è nostra madre e noi due siamo responsabili per lei.
Marcus - (dopo una lotta con sé stesso) Va bene... se credi... parliamone pure...
Giuditta - (si stringe a lui, a bassa voce, commossa) Dimmi, hai qualche sospetto?
Marcus - No, no, questo no! Purtroppo anche lei sa che ogni 24 ore invecchia di un giorno, e quanto più sente passare gli anni, tanto più si aggrappa disperatamente alla gioventù. La gioventù per lei è rappresentata da quei fannulloni in smoking, senza i quali non può vivere. Ha bisogno di essere corteggiata, sentirsi sempre giovane, bella... Fino ad oggi è stata capace di accontentare i suoi cavalieri con qualche briciola...ma può venire il giorno... (Di colpo si riprende) Perchè parliamo di cose tanto mostruose?! Un padre e una figlia?! Ed è colpa tua! Sei stata tu a trascinarmi!
Giuditta - (con calore) Babbo! non sono forse il tuo migliore amico? Noi due dobbiamo essere d'accordo in tutto. Vedi, se io non mi sposerò, sarà perchè non potrò mai trovare un uomo come te. Nel tuo mignolo c'è più rettitudine, più tenerezza, più bontà che non in cento donne moderne. Se sapessi come ti compiango, babbo!
Marcus - Non compiangere me, compiangi piuttosto tua madre. In fin dei conti è molto triste quel suo attaccamento alla gioventù.
Giuditta - E perchè non hai reagito? Quando vuoi sai anche essere energico! Qualche volta nel tuo studio urli tanto che ti si sente dal pianterreno.
Marcus - A che serve l'energia in casi simili? Ho provato con la bontà... ho accolto come amici i suoi cavalieri...
Giuditta - E come dovevi detestarli, invece!
Marcus - Li ho attirati nel nostro cerchio familiare. Calcolavo che era sempre meglio farle coltivare i suoi flirts sotto i miei occhi. Si vede che neanche questo è un metodo sicuro! Nulla è sicuro quando si tratta di donne! (Tende l'orecchio) Pstt. Senti?...
Giuditta - Che cosa?
Marcus - L'ascensore. Arriva l'uomo nuovo. Ora bussa alla porta di lei. Conduce tua madre al Fagiano d'oro.
Giuditta - (dopo una pausa) Che tipo è que-. sto nuovo gigolò?
Marcus - Non è un gigolò! Non lo diffamiamo! Non accetta denaro!
Giuditta - (alza le spalle) Allora è un gigolò onorario.
Marcus - Si chiama Boronkay... dottor Tiberio Boronkay!
Giuditta - (con viva sorpresa) Boronkay? L'americano?
Marcus - Lo conosci?
Giuditta - Non lo conosco, ma all'Università, ora, non si parla che di lui. Si dice che sia molto, molto bravo nel suo ramo. Figurati, babbo, che sono giorni e giorni che mi lambicco il cervello per trovare il modo di avvicinarlo. Vorrei diventare la sua assistente. E ora lui va a cena con la mamma... Oh babbo, ho un cattivo presentimento. È un uomo pericoloso perchè è « qualcuno ». Quei due non devono rimanere soli neanche per un'ora!
Marcus - Tu non puoi farci nulla!
Giuditta - Sicuro che farò qualche cosa! Sarebbe strano che due uomini come noi, tu ed io, mettendo insieme il loro cervello e il loro buon senso... (Ha trovato) Babbo, devi partire! Per la Sicilia! Col treno di mezzanotte! A qualunque costo!
Marcus - Partire?... solo?
Giuditta - Non solo,, in compagnia. Possibilmente con una donna... Ma dove trovarla una donna? Ah ah! Ce l'ho! Babbo, tu devi partire con Jurica!
Marcus - Sei matta? Con Jurica? Sarebbe un vero scandalo!
Giuditta - No no, non aver paura! Non andrai oltre la stazione! Però devi fare tutti i preparativi sul serio come se dovessi veramente fare una tirata fino a Palermo. Appena la mamma verrà a saperlo, pianterà il fagiano d'oro e il fagiano d'argento e volerà alla stazione per affondare le unghie nella permanente di Jurica!
Marcus - Non penserai che sia gelosa di Jurica!
Giuditta - Di chiunque porta le gonnelle. E sappi che tutte le mogli sono convinte che qualsiasi marito, quando si tratta di donne, diventa un perfetto idiota!
Marcus - Non ho molta fiducia nel tuo progetto. Fallirà... vedrai!
Giuditta - Non fallirà. La mamma ha un'anima semplice.
Marcus - È possibile veder chiaro nell'anima di una donna? E poi, Jurica... chi ti dice che accetterà questa pazza avventura?
Giuditta - Sono anni che aspetta una pazza avventura per poterla accettare!
Macrus - E chi farà sapere a tua madre che ho deciso di partire?
Giuditta - Io! Almeno vedrò anche come è fatto quel biologo ballerino.
Marcus - Non ti salterà in mente di andare al Fagiano d'oro, spero...?
Giuditta - Sono o non sono dottoressa? Se mi chiamano vado anche in posti peggiori!
Marcus - Prima di tutto sei una ragazza per bene...
Giuditta - E una ragazza per bene, non può andare nei posti dove va sua madre?...
CALA LA TELA
ATTO TERZO
Un salottino riservato al Fagiano d'oro. Arredamento consueto. Tavola apparecchiata per due. Un ampio paravento, dinanzi all'unica entrata, impedisce di veder dentro quando la porta è aperta. Il paravento è messo a semicerchio, aperto verso il pubblico. Vittorio in giacca bianca si dà da fare alla tavola già apparecchiata.
Wagner - (in marsina. Sulla cinquantina. Entra in fretta) Presto, presto, Vittorio! Sbrigatevi ad apparecchiare!
Vittorio - A momenti sono pronto.
Wagner - Lo chef ha fatto dire che bisogna smerciare d'urgenza la faraona perchè è già un bel pezzo che si annoia nella ghiacciaia.
Vittorio - (indica la tavola) Scusate, signor Wagner, chi l'ha riservata?
Wagner - Un certo Borony o Boronkay, un professore... uno sconosciuto.
Blanche - (entra in smoking bianco) Signor Wagner, per favore...
Wagner - (freddo) Desiderate?
Blanche - I Marcus hanno riservato una tavola?
Wagner - Fino a questo momento, no.
Blanche - Non vi sbagliate, per caso?
Wagner - Sbagliarmi, io? Vi prego...!
Blanche - Però se la baronessa Marcus venisse, vorreste informarla che sono qui?
Wagner - Volentieri. Perchè no?
Blanche - Sono al tavolo d'angolo vicino al jazz. (Fa per andar via).
Wagner - Un momento, per favore! (Cava fuori il suo grosso portafogli, cerca tra le carte che contiene e gliene consegna una).
Blanche - Oh! vediamo un po'... (Incastra il monocolo) Giusto. Il conto è esatto. (Glielo restituisce) Vi farò pagare il primo del mese. (Sparisce dalla porta).
Wagner - Mi farà pagare il primo del mese! Caro! E porta anche lo smoking bianco come un arcangelo!
Vittorio - È scivolato un po' in basso quel signor Bianche!
Wagner - E scivolerà ancora più in basso... con un volo piane.
Vittorio - Da quello lì, signor Wagner, ne vedrete difficilmente denaro!
Wagner - Non è una gran disgrazia. I cocktail ce li rimborsa con le danze. Con lui risparmiamo un ballerino professionista. Io, di tanto in tanto, gli presento il conto, solo perchè, chi sa...? in un momento di distrazione, potrebbe anche pagarlo!
Vittorio - Li conoscete bene i clienti, voi signor Wagner.
Wagner - Un capo cameriere vive della conoscenza che ha degli uomini. La vera psicologia nasce nei posti dove si fa credito. Vedete quel paravento? Ce n'è uno davanti alla porta di ogni salottino riservato. Io ho fatto i miei studi più proficui dietro i paraventi.
Vittorio - (guarda il paravento. Crolla il capo) Buono a sapersi!
Titta - (entra con Boronkay) Buona sera, Wagner! Ma questo è un salottino riservato!
Wagner - I miei rispetti signora baronessa. È stato fissato proprio un salottino.
Titta - (a Boronkay) E perchè? Noi vogliamo ballare e vedere la gente!
Boronkay - Pardon... il vostro gentile consorte mi ha raccomandato di star bene attento a non farvi prendere un raffreddore.
Titta - E voi, per tranquillizzarlo, mi portate in un salottino riservato? È una premura addirittura commovente. Del resto non ho nulla in contrario: giacché ci siamo rimarremo qui, ma dopo cena andremo fuori a ballare.
Boronkay - Come desiderate. (/ camerieri tolgono i mantelli dei due),
Wagner - Stasera abbiamo Bobby al piano. Le danze cominciano alle undici.
Titta - Perchè così tardi?
Wagner - È l'ordine dei nuovi proprietari: fino alle undici consumazioni; e poi si può ballare. (Consegna la lista delle vivande a Boronkay, poi prende un blocco e la matita) Per antipasto consiglierei delle trote... sono squisite.
Boronkay - Ostriche non ve ne sono?
Wagner - Vengono dall'estero... quindi non piacciono alla Banca Nazionale.
Boronkay - E va bene. Allora trote. E dopo un arrosto leggero.
Wagner - Mi sono permesso di far riservare una faraona, altrimenti sarebbe andata via subito... Farcita di lardo. È la specialità e l'orgoglio della nostra cucina.
Boronkay - (a Titta) Vi piace?
Titta - Amico mio, non siamo venuti qui per fare una cura di ingrassamento. Wagner, come al solito, una fetta di pesce freddo e pane tostato... nient'altro!
Boronkay - (restituisce la lista) Allora portate quello che volete. Per me fa lo stesso. (A Titta) Voi, con le vostre cure dimagranti, avete ucciso la poesia dei salottini riservati!
Wagner - (a Boronkay) E da bere, che cosa desiderate ?
Boronkay - Io veramente, in America, sono divenuto proibizionista...
Wagner - Allora wisky e champagne. (/ due camerieri escono).
Titta - Vi siete annoiato al Cinema?
Boronkay - (con tono falso) Vicino a voi? Come potete supporlo?
Titta - Non avete neanche guardato lo schermo. Non vi piace Norma Shearer?
Boronkay - Tra i divi del cinema preferisco l'elefante. Almeno quando vede una macchina da presa non si mette subito in co stume da bagno, come le girls di Hollywood.
Titta - Se avete intenzione di fare dello spirito vi prego di avvertirmi affinchè possa ridere.
Boronkay - Non mancherò!
Titta - Insomma, siete di malumore... Ve ne ho dato io motivo?
Boronkay - Voi no. Voi siete davvero molto gentile.
Titta - E allora?
Boronkay - Il colloquio che ho avuto oggi con vostro marito...
Titta - (interrompe) Spero che André non sia stato sgarbato. Di solito non lo è.
Boronkay - Anzi, è stato esageratamente cortese. Cortese da sbigottire, da sbalordire! Ha aperto dinanzi a me tutte le porte che conducono a voi e mi ha introdotto tenendomi per mano. Ora io mi sento come un cacciatore nell'Eldorado: le lepri mi seggono in grembo, i fagiani mi si posano sulle spalle, i caprioli si stringono alle mie ginocchia. È possibile fare la caccia, così? Non è sportivo! Del resto Marcus mi ha spiegato anche perchè ha una così illimitata fiducia in noi.
Titta - Che cosa vi ha detto?
Boronkay - Che abitualmente giocate coi vostri corteggiatori ma al momento decisivo ve la squagliate.
Titta - (stizzita) Così ha detto? Che volgarità! Ma a voi chi ha insegnato a chiedere al marito di una donna le « istruzioni per l'uso » ? Vedete, io ora, nei vostri panni, vorrei punire questa presunzione maritale.
Boronkay - Ho l'impressione che adesso giocate anche con me.
Titta - A voi piacerebbe andare sul sicuro? Mentre è bello e pieno di poesia solo quello che non è sicuro! Il caso, l'avventura, l'azzardo. SI, l'azzardo! Perchè volete impedirmi questa danza delle libellule?
Boronkay - Lo avete già detto a molti vostri corteggiatori?
Titta - Quel disgraziato André vi ha davvero contagiato!
Boronkay - Provatemi che André non ha detto la verità. C'è un modo molto semplice per provarlo.
Titta - Vedete, amico mio... io leggo chiaro nelle vostre carte. Voi ora vi installate nella nostra bella capitale. Avete già un comodo appartamentino da scapolo, vi siete fatto socio al vostro circolo, avete fatto l'abbonamento al vostro giornale, vi manca solo una donna per bene che diventi la vostra amante. Da uomo metodico vorreste sbrigare anche questo al più presto. Non è così?
Boronkay - Scusate... sono cose delle quali non si può parlare in maniera cosi secca, direi quasi in tono di affari.
Titta - Ah! voi tenete anche alle forme? Bene! Ci tengo anch'io! Noi, oggi, alle quattro del pomeriggio abbiamo scambiato la prima parola. Ora sono le dieci e mezzo e voi pretendete che io dica già l'ultima. Caro amico mio, non vi dispiace di fare a meno di tutto ciò che è compreso tra la prima e l'ultima parola?
Boronkay - Insomma voi desiderate un flirt a lungo metraggio?
Titta - Ve lo dirò io che cosa desidero. Desidero che mi conquistiate con un assedio regolare. È il meno che posso pretendere. Fatemi la corte, fatemi innamorare, seducetemi»
Boronkay - Se sapessi come cominciare...
Titta - Innamoratevi di me! Chi vuol far perdere la testa ad un altro deve cominciare a perderla lui stesso. Non fate assegnamento su un'avventura escogitata a mente fredda.
Boronkay - Farò tutto quello che volete se accettate una mia condizione. Provatemi che non barate, che anche voi arrischiate qualche cosa in questo gioco. Per convincermi datemi un bacio.
Titta - (indietreggia) Adesso? Subito?
Boronkay - Adesso. Subito!
Titta - Con una porta aperta? Dove avete imparato una cosa simile?
Boronkay - Posso chiuderla... (La porta si apre. Dal di fuori giunge un'ondata di musica).
Titta - (si scosta da lui. A bassa voce in fretta) Attenzione! Entra qualcuno!
Vittorio - (entra con una lettera in mano) Una lettera per la signora baronessa. L'ha portata una signorina.
Titta - Per me? Qui?
Vittorio - È molto urgente, ha detto la signorina.
Titta - (guarda la busta) La calligrafia di Giuditta! Cosa mai può volere la piccina? (A Vittorio) Grazie. (Vittorio esce).
Boronkay - Non mi dicono niente di buono le lettere che si portano nei salottini riservati... specialmente le lettere di famiglia! Una cattiva notizia?
Fitta - (a parte) Inaudito! (Legge a mezza voce e con crescente agitazione) « Cara mammina mia, siccome tu non vuoi partire, il babbo ha invitato Jurica ad andare con lui in Sicilia. Naturalmente lo ha fatto perchè era esasperato, ma Jurica ha accettato l'invito con tutte e due le mani. Non so che pensare. Tu capirai meglio di me. Se però ritieni utile fare qualche cosa, sbrigati, perchè partono col diretto di mezzanotte. Ti bacio. Tua affezionatissima figlia Giuditta ». (Titta si accascia su una sedia tenendosi la testa) Gesù mio!
Boronkay - Una notizia spiacevole?
Titta - Spiacevole? Dite spiacevole? Amico mio, il mondo si è capovolto! Mentre io me ne sto qui seduta, in questo salottino, senza nessun sospetto... mi derubano, mi ammazzano e per giunta mi deridono anche! Ma quell'uomo è impazzito?! E Jurica? Solo ora capisco perchè ronzava intorno alla mia casa. L'avevo sempre tra i piedi, giorno e notte... La ruminava da un pezzo quella brutta bestia! E oggi io le ho dato anche del denaro... È capace di far pagare a me il suo abito da viaggio! Oh! la stavano tramando da un pezzo,.. E André insisteva perchè partissi con lui! Tutta una finzione! Lo avete visto anche voi, Baragnai, come si è rassegnato facilmente... Lo avete visto o no?
Boronkay - Quella Jurica! Ma non rappresenta un pericolo serio!
Titta - Perchè non avete la minima idea di quanto possa essere idiota un marito!
Boronkay - Spero che non dovrete andare a casa per questo...
Titta - A casa? Non ho più casa! Non ho più nulla da fare in casa del signor Marcus! Vuol liberarsi di me! Benissimo! Gli restituisco per sempre la sua liberta. Vuole uno scandalo? Benissimo! Farò uno scandalo famoso! Andiamo, Baragnai. Vengo da voi!
Boronkay - Cosa fate?
Titta - Vengo a casa vostra! Non avete capito? Nel vostro appartamento! È il mio diritto, anzi il mio dovere morale! È l'unica risposta degna di un simile trattamento! (Dopo una pausa) Non capite? Vi faccio dono di me! Eccomi! Portatemi via... ma subito!
Boronkay - Sentite, cara Titta... ora in voi parla l'ira...
Titta - E che ve ne importa? È suonata la vostra ora!
Boronkay - Il vostro stato d'animo in questo momento non è del tutto normale e io non mi sento di approfittare delle circostanze. È una forma di suicidio... siete esasperata contro vostro marito e cercate un rubinetto del gas per potervi avvelenare... Non vi presto mano!
Titta - Non volete?
Boronkay Così, no!
Titta - Va bene. Conosco un rubinetto nel gas che funzionerà alla perfezione!
Boronkay - Se volete andare a casa vi accompagno...
Titta - Non mi accompagnate. Noi due abbiamo finito! (Indossa il mantello).
Boronkay - Scusatemi.,, voi adesso non siete interamente padrona di voi.
Titta - Scusatemi... e voi adesso non siete interamente uomo! (Esce in fretta. Dietro il paravento si incontra con Wagner che entra con la bottiglia in champagne in ghiaccio. Dietro il paravento ma in modo che Boronkay non senta) Wagner, c'è il signor Bianche?
Wagner - È seduto lì fuori e ogni cinque minuti chiede di voi, signora baronessa.
Titta - Allora tutto è a posto! (Via in fretta).
Boronkay - Ha avuto una cattiva notizia e perciò è così eccitata.
Wagner - Queste signore che non dormono mai abbastanza si eccitano molto facilmente. (Pausa) Se mi è lecito servirvi un rispettoso consiglio, vi raccomanderei di non cedere. Se l'uomo non cede la donna torna sempre. Desiderate che la cena sia servita?
Boronkay - Non mi pare il momento! Aspettiamo ancora un po'... Forse la signora tornerà. (Siede) Avvicinatemi quel tavolino.
Wagner - (gli porta un tavolino sul quale Boronkay appoggia i piedi) Che coincidenza! Lì fuori è seduta una distintissima signora e anche lei è rimasta sola... Ha litigato col suo cavaliere... Credo che accetterebbe volentieri un vostro invito... (Dopo una pausa) È bionda platino!
Boronkay - Sapete che cosa è l'idiosincrasia?
Wagner - Dipende...
Boronkay - Ecco, io la provo per le biondo-platino.
Wagner - Allora, quale colore preferite?
Boronkay - Per ora, nessuno! Ditemi, però... io non conosco ancora bene la vostra clientela... Che pubblico frequenta questo locale?
Wagner - Il miglior pubblico, ve lo assicuro! Autentiche signore coi loro amici, e distinti signori con le loro amiche.
Boronkay - Naturalmente cocottes?
Wagner - Cocottes? Oh!... non ne esistono più! Sono sparite come i cavalli delle carrozze da nolo da quando sono di moda le automobili. Forse ne esistono ancora due o tre, come curiosità, e sono sempre accompagnate da vecchi gentiluomini in panciotto bianco... Perchè, ecco, le cose stanno così... gli uomini, oggi, non sono più disposti a spendere per le donne! Anzi! Al contrario! Sapete... dal dopo guerra siamo aumentati di valore... Gli uomini sono al rialzo. Stamane all'alba, due distinte signore si sono prese per i capelli a causa di un ballerino. Che putiferio! Una volta invece erano gli uomini che litigavano per le ballerine...
Boronkay - Donne della vecchia guardia, immagino?
Wagner - Oggidì questo è difficile precisarlo! La cosmetica ha compiuto tali progressi che ha spazzato via i confini dell'età... Per esempio, frequentava il nostro locale una baronessa ancora giovane... Detto fra noi aveva almeno cinquanta anni! Un bel giorno si fece fare una restaurazione generale... si fece tingere i capelli rosso tiziano, si fece radere le sopracciglia, stendere le rughe, modellare un naso alla Greta Garbo, si fece mettere le bende alle caviglie per assottigliarle e si innamorò di un impiegato avventizio di banca di 22 anni!
Boronkay - Se qualcuno le dà un appuntamento, è inutile che si affatichi di andarvi di persona... basta che mandi la sua domestica! Però vorrei sapere ancora qualche cosa. C'è l'abitudine qui, che le signore frequentino i locali notturni senza un parente maschio?
Wagner - Su questo argomento non posso dare una risposta precisa. Si tratta di una di quelle convenienze sociali che proprio ora sono in via di formazione. La situazione odierna si potrebbe definire così: non è ancora entrata nelle consuetudini, ma si pratica già.
Boronkay - E il marito della signora Marcus, il barone, è mai venuto qui?
Wagner - No, prego, non lo conosciamo affatto. È un uomo diurno, lui... lavora. Sapete, in questi esercizi notturni, circola molto denaro, e qualcuno deve pur guadagnarlo!
Boronkao - Naturale! Non lo guadagna certo chi lo spende! L'esperienza degli uomini vi avrà insegnato cose molto interessanti...
Wagner - Lavoro da quaranta anni in questo ramo e sono stato testimone di grandi tempi! Nell'epoca classica dell'Esposizione del 1896 facevo ancora il « piccolo ». Ho servito il famoso barone Gida... Quello sì che era un signore, un gentiluomo dalla testa ai piedi, e uno simile non nascerà più, esclusi i presenti... Appena entrava nel locale si dovevano subito sturare 50 bottiglie di champagne... fuori, al posteggio, anche i cavalli dei fiacres bevevano George Goutet. La sua canzone preferita era: « Hanno rubato il mio cavallo nero ». Quando il « primas » cominciava a suonare... Paolino Racz XXXVI (trentaseiesimo) il barone subito cavava di tasca la rivoltella e cominciava a sparare sul grande specchio, sul lampadario, sul violoncello... Era un autentico gentiluomo! (Ride) Gli piaceva dare degli schiaffi! Una volta mi ha dato un ceffone che per tre giorni sono rimasto sordo... Poi mi ha regalato 500 fiorini per risarcimento! (Continua con malinconia) Peccato che sia finito quel bel vecchio mondo di cavalieri!
Boronkay - E per quanto tempo ha potuto fare tutto questo il vostro barone Gida?
Wagner - Per un anno e mezzo. Poi divenne piazzista di libri. Anche io ho comprato da lui « Gli uccelli acquatici dell'Ungheria » a forma di album rilegato in piume.
Giuditta - (entra esitante. Indossa un abito da sera semplice ma di molto buon gusto e assai originale. Porta gli occhiali) Il professor Boronkay? (Boronkay la guarda ipnotizzato) La mamma si scusa... Sono Giuditta Marcus... La mamma non può più tornare e mi incarica di dirvi se vi accontentate della mia compagnia... perchè io ero in un locale qui vicino con una comitiva di ballerini... (Si toglie sorridendo gli occhiali. Dopo una pausa) Volete che rimanga ?
Boronkay - (la guarda ancora fisso) È un vero onore per me... ne sono addirittura felice...
Wagner - (più animato) Faccio servire subito la cena! (Corre via).
Boronkay - Scusatemi, sono quasi istupidito della sorpresa. È possibile che siate...
Giuditta - Vi stupite che una madre così giovane abbia una figlia così vecchia?
Boronkay - Ah! ora capisco tutto! Voi siete del primo matrimonio del barone Marcus, non è vero?
Giuditta - Tranquillizzatevi. Sono il legittimo rampollo di mia madre, la bella Titta.
Boronkay - Va bene... come volete... per quanto, ad essere franco, stenti a crederlo. (Diviene serio) A proposito, c'è stata un po' di agitazione da voi... in famiglia? La mamma poi si è calmata?
Giuditta - Oh! le sue agitazioni sono frequenti ma sempre di carattere passeggero.
Boronkay - Allora è permesso domandarvi se avete o no appetito? Voi non fate una cura dimagrante?
Giuditta - Per ora sono ancora capace di perdere con la ginnastica il peso superfluo. Del resto oggi non ho neanche fatto colazione... ho mangiato solo due tartine all'Università?
Boronk/y - E che avete da fare voi all'Università?
Giuditta - Sono studentessa... cioè lo ero... perchè sono già stata approvata agli esami di laurea in medicina.
Boronkay - Siete dottore? Ma è colossale!
Giuditta - E chi non è dottore, oggi? (/ due camerieri entrano con le vivande).
Boronkay - (un po' nervoso a Wagner) Sentite... noi non abbiamo bisogno di essere serviti. Mettete tutto qui vicino a portata di mano... ci serviremo da noi.
Wagner - (discreto) Prego... il tatto è la nostra specialità! (/ due camerieri escono).
Boronkay - (offre il piatto a Giuditta) Servitevi !
Giuditta - Oh che cibi prelibati ci sono qui!
Boronkay - Pesce freddo.
Giuditta - Posso prenderne uno intero?
Boronkay - Naturale! Voi riabiliterete la poesia dei salottini riservati.
Giuditta - In verità mi rendo conto che assumendomi l'impegno di sostituire la mamma, ho lanciato la scure in un tronco troppo grosso per le mie forze.
Boronkay - Vostra madre è una creatura d'eccezione, ma voi le assomigliate tanto! (Versa lo champagne a Giuditta).
Giuditta - Macché! Non le rassomiglio affatto! Anzi, siamo due tipi opposti. La mamma è la femminilità in persona... la femminilità emana da lei come la luce da una lampadina elettrica. Di tutto questo in me non vi è nulla... e non voglio neanche che vi sia! Non desidero essere una lampadina elettrica per far luce ai fannulloni e agli scavezzacollo! (Boronkay versa) Questa insalata è molto invitante! Che cosa avete versato nel mio bicchiere?
Boronkay - Champagne. Vi piace?
Giuditta - Vi farà ridere. Non ne ho ancora bevuto.
Boronkay - Come mai? In una casa come la vostra?
Giuditta - Perchè non ho voluto io! Sapete... mi ero messo in testa di finire un certo lavoro all'Università. Dovevo dedicare tutte le mie forze per riuscirvi e siccome sono persuasa che la vita comoda non è precisamente quella che spinge a lavorare, ho vissuto la modesta vita di uno studente che vive con una modesta borsa di studio, rinunziando a tutto il superfluo. Non ho bevuto vino, ho portato vestiti di poco prezzo... Questo che ho indosso non è mio... è della guardaroba della mamma... e sono sempre andata a piedi all'Università. Se sapeste quante volte, col cattivo tempo, il babbo mi ha mandato la macchina. Ma io, sotto il mio ombrellone e con le soprascarpe di gomma sguazzavo nella neve mentre la macchina vuota sbuffava dietro di me.
Boronkay - Avete una grande forza di volontà, voi! Allora siete una donna temibile!
Giuditta - Non c'è nessun pericolo. Sono forte soltanto con me stessa, non con gli altri.
Boronkay - Ma ora è finita quella vita da fachiro?
Giuditta - (come se nel suo intimo si stiracchiasse) Oramai mi è permesso tutto... oramai sono dottore!
Boronkay - Giacché è permesso tutto, brindiamo al nostro buon cameratismo, perchè anch'io sono dottore. (Bevono) Vorrei chiedervi qualche cosa se fossi sicuro che non mi giudicate indiscreto.
Giuditta - Prego, prego! Qui sono seduti due dottori, coi gomiti appoggiati sul tavolo. Esistono argomenti dei quali non potrebbero parlare?
Boronkay - Vorrei sapere dove scegliete di solito i vostri amici.
Giuditta - (ride) Io? Fra i giovanotti. Preferisco i giovanotti. Le ragazze gracchiano troppo dell'amore. Appena sentono sul loro volto una bocca che ha odore di tabacco credono di aver raggiunto le mete supreme del raziocinio.
Boronkay - E voi, cara collega, siete nemica, per principio, del così detto amore?
Giuditta - Non ho esperienze pratiche, ma credo che « il così detto amore » deve essere una cosa buona... (Beve) Completa una vita umana come il termosifone completa un appartamento bene arredato.
Boronkay - Permettetemi una indiscrezione psicologica. Che cosa farete mia cara collega se un giorno vi innamorerete di qualcuno?
Giuditta - Farò di tutto per diventare sua il più presto possibile. Parlo abbastanza chiaro, mio caro collega?
Boronkay - Magnifica sincerità! Siete una degna figlia della illuminata epoca moderna. E i giudizi del mondo, non li temete?
Giuditta - Il mondo risolve con tanta ipocrisia i problemi sessuali, che non può esigere da me che io prenda sul serio i suoi giudizi.
Boronkay - Molto bene! Insomma voi ve ne infischiate di tutto e non temete di nulla e di nessuno!
Giuditta - È così. Solo il sudiciume mi spaventa.
Boronkay - Scusatemi... nell'amore che cosa è, secondo voi, il sudiciume?
Giuditta - La menzogna! La viltà!... La menzogna che nega quello di cui si dovrebbe essere orgogliosi... l'amore! La viltà che cerca di respingere coi modi più ignobili il regalo pù bello della vita,., il figlio!
Boronkay - (un po' imbarazzato) Insomma, l'uomo che amate...
Giuditta - Deve prendermi per moglie! Sì, signore. Il meno che io possa pretendere da lui è che mi accetti per compagna della sua vita, su un piano di eguaglianza. Per il motivo che mi ama, non è assolutamente necessario che mi consideri come uno straccio da lavare.
Boronkay - Allora in che consiste la differenza tra le concezioni di un tempo e le moderne? Se camminate sulla stessa strada sulla quale camminava vostra nonna...
Giuditta - La differenza è essenziale. La nonna camminava su questa strada perchè «doveva » farlo, perchè vi era costretta dai pregiudizi sociali; io, invece, non mi curo dei pregiudizi. Vado « volontariamente » su questa strada perchè questa strada la trovo giusta. Ecco!
Boronkay - È vero che non rassomigliate a vostra madre!
Giuditta - La mamma? Ora vi dico una cosa. Forse è lo champagne che mi fa essere così sincera... Non sono stata mandata dalla mamma... lei non sa neppure che sono qui. Sono venuta per fare la vostra conoscenza e per potervi chiedere qualche cosa. (La porta si apre senza rumore e dietro il paravento apparisce Vittorio che origlia senza essere visto « per accrescere la sua conoscenza degli uomini». Capisce poco del dialogo e lo accompagna con adeguata mimica).
Boronkay - Volete chiedermi qualche cosa? Mai in vita mia ho avuto tanta curiosità come in questo momento!
Giuditta - Ditemi, voi avete lavorato nell’Oregon all'Istituto Biologico?
Boronkay - Appunto. Per dieci anni.
Giuditta - Avete conosciuto personalmente il professor Osgood?
Boronkay - Se l'ho conosciuto?... Ero il suo assistente!
Giuditta - (eccitata) Il suo assistente? Ma allora avete assistito ai suoi magnifici esperimenti, fatti col così detto « osso di vetro »!
Boronkay - Altro che! Vi ho contribuito anch'io. Anzi ho costruito io stesso tutto l'apparecchio, naturalmente seguendo le indicazioni del professore.
Giuditta - Su questo argomento io, una sera, ho letto un articolo nel Popular Science e non ho potuto chiudere occhio per tutta la notte... E ditemi, è proprio vero che siete riusciti a produrre i globuli rossi?
Boronkay - Tanti quanti ne vogliamo!
Giuditta - Magnifico! Colossale! Quante nuove vie si aprono alla scienza!
Boronkay - Vi interessate tanto alla biologia?
Giuditta - Mi interesso? Vi prego, non mi fate arrossire; Di solito ci si « interessa » per i modelli dei cappellini... ma quando si tratta delle forze magnifiche e misteriose della vita...
Boronkay - Allora vi confido che qui, nel mio laboratorio, ho già ricostruito il così detto «osso di vetro». Se domani mi onorerete della vostra visita potrete vederlo.
Giuditta - Potrò vederlo? Ho paura di dovermi improvvisamente svegliare e di accorgermi che ho fatto soltanto un bel sogno! (Vittorio che fino a questo momento è rimasto ad origliare con l'orecchio dietro il paravento, ora fa un gesto di delusione e se ne va evitando di far rumore). Però c'è una cosa che non sono ancora riuscita a capire in nessun modo...
Boronkay - Forse riuscirò io a spiegar vela... Riguarda i nostri esperimenti?
Giuditta - No no, non gli esperimenti... riguarda la mamma. (Pausa). Sapete voi chi è la mia mamma?
Boronkay - (con un po' di imbarazzo) Ho delle impressioni un pò vaghe. La nostra conoscenza è troppo recente.
Giuditta - Allora ve lo dirò io. È una povera bambina infelice... (Dopo breve riflessione). Credo che più o meno tutti gli esseri umani siano bambini... bambini infelici che si dibattono tra gli artigli della caducità come un uccello tra le unghie del gatto. È una lotta disperata... ognuno cerca di combattere la caducità con tutti i mezzi di cui dispone. Il « Pensatore » di Rodin, la Cupola di San Pietro, Anna Karènina di Tolstoi, il telegrafo senza fili di Marconi... sono altrettante espressioni di questa ribellione.
Boronkay - (un po' commosso) E quando voi andate all'Università con l'ombrellone e le soprascarpe di gomma, anche quella è una ribellione?
Giuditta - La povera mamma si ribella secondo le sue possibilità: col rosso delle labbra, con Yhenné dei capelli, coi massaggi... Balla l'eterno ballo della gioventù fino a giorno chiaro, e non osa smettere perchè, poverina, ha paura che quello possa essere il suo ultimo ballo. (Si commuove). Qualche volta sono stata ingiusta con lei... eppure si dovrebbe avere maggiore comprensione per i grandi bambini i quali, anche durante la notte, sono inseguiti dal terrore di invecchiare.
Boronkay - (dopo una pausa) Avete detto che c'è una cosa che non siete riuscita a capire...
Giuditta - Non capisco come mai voi, che lavorate nel laboratorio della vita e della morte, non guardiate dalle supreme altezze della vita e della morte questa meschina, triste danza di libellule della bella Titta. Non mi rispondete?
Boronkay - Non so cosa rispondervi. Mi sento un po' imbarazzato.
Giuditta - Confessate che vi vergognate!
Boronkay - Sarebbe inutile negarlo. Si, mi vergogno, molto.
Giuditta - (persuasiva) Allora, vi prego, invece di vergognarvi, dimenticate questa stramba avventura.
Boronkay - E vostra madre?
Giuditta - Non vi preoccupate per lei! Ha la facoltà di dimenticare prestissimo... come soltanto i bambini sono capaci. (Gli porge la mano)..ÌAi promettete di dimenticarla?
Boronkay - (trattiene la sua mano) Da voi emana una forza pura, luminosa, alla quale è impossibile resistere. Dimenticherò vostra madre, ma tanto più penserò a voi. (Le bacia la mano).
Giuditta - (ritira la mano. Si alza, dice fredda) Scusate, così non va bene. La verità è che io ero venuta qui per chiedervi di assumermi come vostra assistente, ma oramai...
Boronkay - Voi, mia assistente?
Giuditta - ...se per ottenere un posto di assistente devo prendere anche il corteggiatore di mia madre, allora rinunzio a tutte e due le cose. No, questo non è per me!
Marcus - (entra agitato, in vestito da viaggio molto elegante) Sei qui?! E dov'è la mamma?
Giuditta - Non è venuta a casa?
Marcus - No, e non è venuta neanche alla stazione. Sono stato al treno di mezzanotte con la signora Jurica. Aspetta, aspetta... ma non s'è vista. Alla fine il treno si è messo in moto, e allora sono corso a casa... Non puoi immaginare che cosa ho dovuto sentirmi dire da Jurica!
Giuditta - Sicuro che lo immagino!
Marcus - Anche a casa nessuno l'ha vista... E allora dove può essere?
Boronkay - Di qui è scappata via agitatis-sima...
Wagner - (entra in fretta) Devo aggiungere un altro coperto?
Marcus - Per favore, avete visto uscire mia moglie, la signora Marcus?
Magner - La signora baronessa è uscita una ora fa.
Vittorio - (che è rimasto sulla soglia) In tassi, prego. Sono andato io a chiamare il tassì.
Marcus - Con chi era?
Vittorio - Con Bianche. L'ha accompagnata Bianche.
Marcus - Sia lodato Iddio! E chi è questa signora ?
Boronkay - La sua madrina di cresima!
Wagner - No no, chiedo scusa. È un signore, un ballerino di tango!
Giuditta - Che mascalzone quel Bianche! È un farabutto! Un vero bandito!
Marcus - Dove sarà andata con quell'uomo?
Vittorio - Quando il tassì è tornato l'autista ha detto di averli portati in via Viola numero 7...
Marcus - Che cosa c'è in via Viola numero 7?
Wagner - (cerca fra i conti del suo portafogli) L'abitazione del signor Bianche.
Boronkay - Ho il dovere di dire che la cosa è molto seria. La baronessa era addirittura esasperata per una lettera che aveva ricevuta. Era in uno stato d'animo nel quale una donna è capace di tutto. Se è cascata tra le mani di un individuo senza coscienza...
Giuditta - Babbo... abbiamo sbagliato!
Marcus - Hai sbagliato tu! Hai tirato troppo la corda!
Giuditta - Vado a cercarla... corro... forse ancora...
Marcus - Tu vai a casa. Hai capito? Almeno tu non devi frequentare di notte le tane degli scapoli! Jurica aspetta fuori in macchina... ti porterà a casa. In via Viola vado io. È un affare che riguarda me. (Esce in fretta).
Boronkay - (a Giuditta) Vado con lui! (Via).
Giuditta - Per carità, fate presto! E se avete bisogno di me, io aspetterò nella macchina davanti al portone di via Viola.
Wagner - (a Vittorio) Non mi piacciono gli uomini onesti! Vengono qui soltanto per fare degli scandali! (Intanto Giuditta si è messa il mantello e vuole uscire, ma Wagner le sbarra il passo e le presenta il conto su un piatto).
Giuditta - Che cos'è?
Wagner - Il conto.
Giuditta - Pagherà il babbo... (Via).
CALA LA TELA
ATTO QUARTO
Lo studio di pittore di Blanche. Entrata da sinistra. Nel fondo un'ampia vetrata. L'arredamento dà l'impressione dell'improvvisato. Una poltrona a bracciuoli, molto pomposa, è il mobile pia importante: in essa siede sempre la modella. Fissati alle pareti, con puntine di legno, schizzi a carbone che rappresentano nudi di donne. Si vede un solo quadro ad olio. Sul cavalletto, in una cornice dorata molto larga, un quadretto della grandezza di un palmo. Un manichino di modella, in grandezza naturale, porta la marsina e un gilet bianco e ha in testa un cilindro lucidissimo. In terra dieci o dodici paia di scarpe, nere, gialle, bianche nelle relative forme. Buio completo. Quando il sipario si alza una chiave scatta nella serratura e la porta si apre.
Blanche - (entra) Scusatemi se vi precedo. Oh!... (Dà un calcio ad una bacinella di latta che gli è davanti ai piedi). Accidenti! (Fa luce). C'è un gran disordine... Naturale!... Non avrei mai osato sperare di ricevere una visita di tanto riguardo...
Titta - (È pia pallida del solito. Guarda intorno) Che odore triste in questa casa...
Blanche - Hanno imbiancato le scale da qualche giorno e quelle bestie hanno adoperato una miserabile calce da pochi filler. Del resto qui non rimarrò più per molto tempo: la settimana prossima cambio casa.
Titta - Voi ogni mese cambiate casa?
Blanche - A Budapest non è facile trovare un'abitazione a modo. I padroni di casa sono troppo gretti, di una meschinità che indigna! (Breve pausa. La conversazione langue. Per rianimarla diventa a un tratto brillante e pieno di cordialità). Oh! che gioia inaspettata! Finalmente la bella Titta si è decisa a varcare questa soglia. È proprio vero, è qui, vicino a me! Se sapeste quanto ho sognato questo momento! Oh come sono felice! Anche voi siete felice, non è vero?
Titta - (fredda) Si capisce.
Blanche - Non volete togliervi il mantello?
Titta - Perchè fa tanto freddo qui dentro? Fuori la notte è così tiepida che sembra quasi estate.
Blanche - Perchè la stanza è esposta a settentrione. D'estate è una cantina, d'inverno...
Titta - (siede nella poltrona a bracciuoli. Rab brividisce) ... una vera ghiacciaial
Bianche - (con uno slancio) Oh cara! Oh tesoro! (Fa per baciarla).
Titta - (nervosa) No no... ora no! (Pia gentile) Più tardi, più tardi...
Blanche - (sincero) Come preferite! Me lo direte voi quando avrete lo stato d'animo...
Titta - Dunque, voi vorreste che io diventassi la vostra amante?
Blanche - E non è per questo che siete venuta?
Titta - (con indifferenza) Si si... però vi avverto che non diventerò mai vostra moglie.
Blanche - (irriflessivo) Se fosse Tunica cosa che mi preoccupa... (Riprendendosi). Cioè... volevo dire... si capisce che per me sarebbe un grande onore e un'immensa felicità se portaste il nome di Bianche. Ma, da gentiluomo, non posso chiedervi di dividere con me un avvenire incerto... Sarebbe un salto nel buio, un salto fatale...
Titta - (seguendo il suo pensiero) Non si sposa un rubinetto del gas...
Blanche - Cosa dite?
Titta - Nulla nulla, non ci fate caso.
Blanche - Beh! allora vi dirò io come mi figuro l'avvenire... (Si inginocchia davanti a lei, cinge con le braccia la poltrona per abbracciare Titta e fa per baciarla).
Titta - (mette il palmo della mano sulla bocca di Bianche e lo allontana) Che andate parlando di avvenire? Non esiste un avvenire! L'avvenire si è frantumato... tutto è ridotto in frantumi... il matrimonio, la vita, il futuro... Ma io divorzierò da quell'uomo!
Blanche - (si alza di scatto) Come? Divorziare? Macché! A quale scopo?
Titta - « Devo » divorziare! Non c'è altra soluzione I Mi ha trattata in un modo così vile, così spietato... Domani gli telegrafo che ho passato la notte in casa vostra... e allora vedremo se rifiuterà il consenso.
Bianche - Titta... che vi salta in mente! Sarebbe una vera pazzia! Significherebbe guastare tutto. Ora siete troppo agitata ed è mio dovere riflettere anche per voi. (Ricordatevi della vostra famiglia... voi non avete un patrimonio personale... vostro padre, non è vero?... era un modesto impiegato... Voi invece siete abituata al lusso... siete una donna di lusso... Grandi tolette, automobili, soggiorni in luoghi alla moda... Senza tutta questa cornice, non sareste la famosa bella Titta,.. E questa cornice ve la può offrire soltanto un uomo ricco come Marcus...
Titta - Se avessi voluto rimanere con mio marito a che scopo sarei venuta qui?
Bianche - Matrimonio e amore sono due cose diverse. Il matrimonio rappresenta i giorni feriali, l'amore è la festa... Voi continuerete a vivere la vostra vita abituale, ma avrete un rifugio segreto... un castello incantato... la dimora delle fate, dove potrete ritirarvi per un pomeriggio quando sarete stanca ed annoiata dei giorni feriali. Per voi Marcus è l'uomo più adatto.», un marito che non è geloso. Dove potreste trovare in questo basso mondo un altro uomo simile a lui? Se non lo aizzate di proposito non avrete nessuna seccatura e potremo essere veramente molto felici... (Allarga le braccia) ...tutti e tre.
Titta - (guarda intorno) E questo sarebbe il castello incantato?
Bianche - No no... non questo! Metteremo su assieme uno studio da pittore... moderno, con dei mobili di metallo tubolare e rilluminazione a neon. E creeremo così una degna cornice alla vostra bellezza. (Breve pausa. Persuasivo). Ditemi, cara, perchè volete divorziale proprio adesso? Fino ad oggi non ci avevate mai pensato!
Titto - Fino ad oggi non ho mai tradito mio marito.
Bianche - (con l'aria di chi la sa lunga) Ma no, ma no... ma no...
Titto - (asciutta) Ma si! Se ve lo dico io!
Bianche - (bruscamente richiamato all'ordine) Allora... se lo dite voi... Però io vi amavo veramente e adesso sento di amarvi anche di più. (Con premura) Avete ancora freddo?
Titta - Sentite, Bianche... io non voglio ingannarvi ma oggi dovete essere così buono e così gentile da lasciarmi tornare a casa. Cioè non a casa perchè io non ho più una casa... Andrò a dormire da mia sorella... Ho avuto una giornata terribile, sono stanca e triste... la mia compagnia non vi darebbe nessuna gioia. Tornerò un'altra volta e vi avvertirò in tempo... Va bene?
Blanche - Potete fare quello che volete... oggi e sempre... Tenetelo bene a mente: voi comandate ed io vi ubbidisco.
Titta - E non mi serberete rancore?
Bianche - Di nulla, mai, vi serberò rancore.
Titta - Siete un bravo ragazzo, Freddy... Baciatemi qui, sulla fronte...
Bianche - Con piacere! (Le sfiora appena la fronte). Vedete come sono ubbidiente? Eppure riesco appena a frenare la mia passione... Di me voi potete fare ciò che volete.
Titta - Grazie. (Si alza per avviarsi).
Bianche - Vi accompagnerò io... ma più tardi. Rimanete ancora qualche minuto. Chiacchieriamo un po'. Non temete, non temete... soltanto come due buoni amici. Volete una sigaretta? (Le offre un piccolo pacchetto di sigarette comuni).
Titta - (guarda la sigaretta. La allontana con un gesto. Prende dalla sua borsetta un piccolo portasigarette di smalto, offre a Bianche, accendono entrambi) E allora chiacchieriamo.
Blanche - Da ora in poi saremo un'anima sola... non è vero? Non dovremo più avere segreti uno per l'altro, perchè la sfiducia avvelena l'amicizia. Ecco... io ora vi farò una confidenza... molto... molto delicata... e avrete così la prova della fiducia illimitata che mi ispirate.,, e saprete fino a che punto io valuti la superiorità del vostro spirito. Purtroppo mi trovo in una situazione critica... potrei dire anzi in una situazione catastrofica. Avrei preferito confidarmi a voi più tardi e non la prima volta che ci incontriamo qui... ma la cosa non ammette proroghe, perchè domani ne abbiamo già 14. Ecco, ascoltatemi bene... Domani a mezzogiorno o mi rompo il collo, e allora tutto è finito... o non mi rompo il collo e allora potrei cominciare una nuova vita. È una situazione nella quale chiunque può trovarsi... (Dopo una breve pausa penosa, perchè Titta tace). Avete indovinato! Si tratta di denaro, di molto denaro. S'intende che anche il «molto » ha un valore relativo... Quello che per me è tanto per un altro può essere poco.
Titta - Scusate, Freddy, perchè mi parlate di cose così tristi e noiose?
Blanche - (amaro) Noiose? Per voi saranno noiose... ma per me sono questioni di vita o di morte... o quasi! Comprendetemi vi prego... ho tempo per pagare fino a domani a mezzogiorno... e se non pago sotto i miei piedi si spalancherà un abisso... e precipiterò nel nulla... e non mi vedrete mai più!
Titta - Se la situazione è così piena di perìcoli, pagate!
Blanche - Pagare?! Oh come si vede che non conoscete la vita. Non avete neanche un'idea di come la vita possa essere spietata... feroce!... Vedete, io vi parlo francamente... metto a nudo la mia anima e vi prego di credere alla mia sincerità... Ho pensato che soltanto voi avreste potuto decidere se è assolutamente necessario che io finisca... o se vale la pena di salvare la mia vita... Salvarla per voi! Lo so, cara, che il mio gioco è terribilmente rischioso... e se non siete quella donna superiore... come vi ho sempre giudicata... può darsi che in questo momento pensiate che io sono un triste figuro che vuole spillarvi dei quattrini!
Titta - (fredda) C'è di mezzo il codice penale?
Blanche - Non capisco che cosa intendete dire.
Titta - Insomma... se non pagate vi mettono in prigione?
Blanche - (melodrammatico) In prigione, io? Mai! C'è sempre una pallottola per salvare il disonore! E poi... al mondo esiste ancora l'America !
Titta - Sentite, amico mio... voi davvero mi ispirate molta compassione. Ma io non ho quattrini, non ne ho mai avuti... tutte le mie spese le ha sempre pagate André.
Blanche - Capisco, capisco. Ma André ha sempre fatto quello che voi volete... (Pause?). Perchè tacete? ditemi... a che cosa pensate adesso?
Titta - (a sé stessa) Sono una donna finita !
Blanche - Che dite mia cara Titta? Come potete dire una cosa simile?
Titta - Sono finita. Questo vuoto che ho nel cuore, la fredda disperazione che mi circonda, sono la fine. E questa stanza terribile, ghiacciata, col suo immenso finestro-ne... e voi, col vostro smoking bianco... anche questa è la fine! Tutto mi è piombato addosso in un sol colpo, come un brutto sogno. Una volta ho sognato qualche cosa di simile... ho sognato di essere una donna coi capelli bianchi e il volto sfiorito... Da ieri non mi sento più giovane... Dove è andata a finire la mia gioventù? È impossibile! Questo è un tradimento! Io non voglio invecchiare! Non posso rinunziare alla gioventù!
Blanche - (sincero) Ma voi siete giovane! La vostra è soltanto una crisi di nervi. Oh! siete ancora così lontana dal triste inverno! Avete appena sorpassata la prima gioventù... ma per me non ha nessuna importanza... anzi... la poesia dell'autunno mi attira e mi dà le vertigini... la primavera non mi interessa... il maggio col suo volto rubicondo che sfolgora nel sole, è sciocco e banale! Quanto è più interessante il settembre coi suoi fermenti... i suoi misteri svelati... il suo amore avido... Vedete, io adoro quella sottile trama intorna ai vostri occhi: sono i primi segni della piena maturità... (Titta volge il capo altrove e si asciuga gli occhi. Domanda stupidamente) Che avete? Perchè piangete?
Titta - Dove è andata a finire la mia baldanza?
Blanche - Non vorrei che mi aveste frainteso...
Titta - (non lo ascolta) Due volte nella mia vita sono stata offesa: una volta, molto tempo fa, qualcuno mi offrì del denaro perchè lo amassi... Danaro per amore! Ora si chiede a me del denaro... Amore per denaro! Ecco... questa è la fine!
Blanche - Vi ripeto che avete frainteso! Amore e denaro per me sono due cose completamente indipendenti.
Titta - Che altro posso aspettarmi adesso? Di giorno in giorno tutto diverrà più buio intorno a me, più freddo, e io rimarrò sola.
Blanche - Ma che sola! Io non vi lascerò mai! Anche quando avrete veramente i capelli bianchi e le rughe sul volto, non sentirete il freddo della vecchiaia perchè vi sarò sempre vicino e vi scalderò col fuoco del mio amore.
Titta - (guarda intorno. Scrolla il capo) Povero Freddy!
Blanche - Perchè mi umiliate? (Tende l'orecchio verso la porta) L'ascensore si è fermato sul pianerottolo! Qui! (Con paura improvvisa). La porta! (Fa un balzo verso la porta per chiudere a chiave ma ormai è tardi). Sensazionale!
Marcus - (entra in fretta e si guarda intorno col viso sconvolto) È qui!
Boronkay - Sangue freddo, maestro, sangue freddo!
Titta - (la quale ha guardato sbigottita Marcus) Ah! allora sei venuto... sei venuto per godere l'opera tua! Ecco... guarda bene dove è andata a finire tua moglie! In una stamberga con un giovinastro accanto. Tutta opera tua!
Blanche - (con aria di dignità offesa) Prego, io non sono un giovinastro!
Titta - Sappi che da questo momento non voglio più saperne di te. Però esigo una spiegazione ed è tuo dovere darmela: vorrei sapere che cosa ho fatto perchè tu, con lo scandalo di Jurica mi rendessi lo zimbello di tutti I...
Marcus - Che scandalo e scandalo! Non è stata che una insipida trovata di Giuditta! Ma ora non si tratta di questo.
Titta - Sicuro che si tratta di questo! Soltanto di questo! Gli salta il ticchio e se ne fugge in Italia con la mia migliore amica, piantandomi qui sola, esposta alla derisione dell'intera città. C'è da impazzire!
Marcus - (la prende per un polso e la tira davanti a sé) Voglio sapere che cosa sei venuta a fare in questo posto?
Titta - Quando una donna è stata così offesa nei suoi sentimenti più sacri,..
Marcus - Non dire schiocchezze! Rispondimi: perchè sei venuta qui?
Titta - (a Boronkay) È capace perfino di picchiarmi!
Marcus - Arriverei in ritardo. Avrei dovuto bastonarti dal primo giorno del nostro matrimonio. Però non è escluso che lo faccia se non mi dici subito che cosa sei venuta a cercare qui.
Blanche - (che finora si è tenuto in fondo osservando tutto, ora ad un tratto, per una improvvisa decisione presa, fa schioccare le dita e come farebbe un giocatore di bac-carat, si decide a tirare sul sette) Prego... ve lo dirò io. Vi spiegherò tutto... Sono stato io ad invitare qui la baronessa... perchè sono un pittore... volevo farle il ritratto... L'ho invitata qui per chiederle un anticipo... Si... ho bisogno di denaro... perchè se per domani a mezzogiorno non faccio fronte ai miei impegni devo bruciarmi le cervella... È una confessione umiliante per un uomo... ma non posso permettere che una signora sia compromessa.... non è vero? Si, lo confermo: le ho chiesto un prestito... anzi ho pregato la baronessa di intervenire presso di voi... perchè so benissimo che siete un uomo di grande linea...
Marcus - Avete chiesto del denaro?
Blanche - Se volete posso confermarlo con la mia parola d'onore.
Boronkay - (con ironia) Si può credervi. Mi pare superfluo giungere a queste esagerazioni.
Marcus - Quanto? (Blanche prende un foglio dal suo portafogli e lo consegna. La mano gli trema. Marcus guarda il foglio, cava fuori un mucchio di biglietti di banca dal suo portafoglio e li getta davanti a Blanche). Così non potrete mai dire che la baronessa Marcus è venuta a casa vostra a mani vuote!
Blanche - (sollevato) Naturalmente resta inteso che si tratta soltanto di un prestito...
Marcus - (gelido) Non è un prestito »** c un prezzo di acquisto. Ho comprato la vostra discrezione.
Blanche - Ah ah ah!
Marcus - ...e tenuto conto dell'importo, spero che non vi andrete vantando della visita che vi ho fatto insieme con mia moglie.
Blanche - Potete contare sul mio...
Marcus - (con un gesto lo fa tacere) Ora fatemi il piacere di andarvene.
Blanche - Come?
Marcus - Via, via! Levatevi dai piedi!
Blanche - Posso anche accontentarvi, se vi fa piacere... ma è addirittura un'idea originale! (Via).
Marcus - (a Titta) Vieni qua. Hai sentito? Qua, da me. Guardami negli occhi e rispondi: quante volte sei stata da questo signore?
Titta - Soltanto oggi! Mai prima d'ora.
Marcus - E quali sono gli appartamenti degli scapoli dove vai di solito?
Titta - André! Può darsi che io sia una stupida, può darsi che sia leggera... ma non credermi l'ultima delle donne!
Marcus - E se non Io sei, perchè ti comporti come se lo fossi?
Titta - Mi sono comportata così? E tu, perchè non mi hai mai detto come dovevo comportarmi? Perchè non ti sei mai occupato di me? Perchè non ti sei imposto? Perchè non mi hai detto che cosa volevi? Ma tu non volevi nulla... non mi hai mai presa sul serio! Hai sempre creduto... (A Boronkay) e lo ha detto anche a voi, Boronkay... che io giocassi soltanto con la vita, giocassi con gli uomini... Avevi in me una fiducia cieca... perchè? con quale diritto? Del resto non era fiducia, era soltanto amore della comodità! Mi lasciavi sola perchè avevi bisogno di rimaner solo!
Marcus - (dopo una pausa) Si, è giusto. Ho sbagliato tutto... ho sbagliato tutto il mio matrimonio! Credevo che la mia fiducia avrebbe risvegliato in te il senso della responsabilità... Supponevo che avresti capito da sola che significa essere madre di una figlia già grande e moglie di un uomo che lavora molto... Mi figuravo che la coscienza di tutto eie avrebbe accresciuto la bontà e la dignità della donna! (Amaro). Bontà! Dignità!... Come riderebbero i tuoi ballerini di Uganda se mi sentissero!... Insomma il mio metodo è fallito. Va bene! Allora sappi che ora cambio metodo. (Dopo una pausa). Hai la scelta fra due strade: una... te ne vai via... divorziamo. Però lo sai, non è vero?... tua figlia non ti segue... rimane con me.
Titta - (amara) Certo che lo so... Voi due... Però la figlia spetterebbe alla madre!
Marcus - E lo dici sul serio di essere stata la madre di tua figlia?
Titta - (si asciuga gli occhi. Dopo breve pausa) Se vi lascio... che farò da sola?
Marcus - Continuerai a fare quello che hai fatto finora... Così non ti accorgerai della nostra mancanza. (Con un sorriso maligno) Anzi, potresti aprire un bel salotto di bridge... sarebbe nella tua linea...
Titta - (con disgusto) Oh!...
Marcus - C'è anche una seconda via... rimani con noi... con me e con Giuditta... ma allora devi vivere come voglio io.
Titta - E come vorresti tu?
Marcus - Prima di tutto darai un addio a questa gioventù creata dai profumi, dai rossetti, dalle creme. Non andrai in giro mezzo nuda, ma ti comporterai come è dovere di una madre che ha una figlia grande.
Titta - Che cosa vuoi da me? Che invecchi? Sta tranquillo... è già accaduto! In un'ora non sai quanti anni sono passati! Fatalmente... irrimediabilmente. Se sapessi come è stanca la mia anima, come è piena di tristezza.
Marcus - Voi donne cercate dappertutto la vostra gioventù... dappertutto fuorché dove potreste veramente trovarla... eppure non vi è che una sola persona la quale — anche quando sarete nonne — vi vedrà sempre giovani come quando eravate fidanzate vostro marito. E di una illusione simile è capace soltanto il marito... nessun altro!
Titta - Non voglio rimanere sola! Farò quello che vuoi... e ti farò un dono... rinunziò all'Henne... Chi sa... forse ti regalerò una moglie coi capelli bianchi... Ma... posso essere sicura? Mi vedrai sempre come ero da fidanzata?
Blanche - (apre la porta, si affaccia sulla soglia) Chiedo scusa... (Entra. Come annunziando e indicando una persona che è fuori). C'è la dottoressa Giuditta Marcus.. (Tutti si voltano a guardare verso la porta aperta).
Marcus - Le avevo proibito di venire... però ha fatto bene a disubbidirmi!
Boronkay - (con un inchino scherzoso rivolto verso fuori) Saluto in voi la nuova assistente dell'Istituto Biologico!
Titta - (si avvia verso la porta con le braccia aperte) Vieni, vieni Giuditta!... entra... non aver paura... non c'è stato nessun dramma... abbiamo soltanto una piccola commedia!
FINE DELLA COMMEDIA