L’ultimo diario

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L’ultimo diario

Versione teatrale del racconto

di

Giovanni Castelli

Racconto estate 2014

Versione teatrale ottobre 2017

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L’autore

Giovanni Castelli è nato a Forlì nel 1947, laureato in Fisica all’Università di Bologna nel 1971, ha lavorato poi come progettista di sistemi di controllo nel petrolchimico dell’ENI di Ravenna, città dove vive tuttora. Sposato con due figli e tre nipotini, l’autore si è interessato a problemi religiosi fin da giovane vivendo le esperienze conciliari nei gruppi parrocchiali (azione cattolica giovanile, scout, gruppo ragazzi medie, gruppi sposi e famiglie), per ultimo in un gruppo autonomo di lettura della Bibbia.

I suoi interessi sono stati i temi sia di carattere scientifico-matematico sia nell’ambito teologico-filosofico, senza trascurare le arti come l’ascolto della musica e un po’ di passione per la pittura. Per la sua formazione scolastica e l’occupazione lavorativa di tipo tecnico-scientifico l’autore considera essenziale la ricerca sulle relazioni dell’uomo con sé stesso, con gli altri, con la natura e con un eventuale dio.

(e-mail: giocastelli@gmail.com)

Presentazione del testo

Sono passati cento anni dalla prima guerra mondiale, e ancora gli uomini non ragionano a sufficienza sulla guerra, sulla sua drammatica attualità e la sua inesorabile necessità. Sembra che la razionalità del genere umano sia incapace di trovare alternative alle guerre, che diventano inesorabilmente più tecnologiche e distruttive, con il rischio di una catastrofe nucleare.

L’esperienza che molti hanno è che la dialettica al riguardo spesso sia inconcludente o aumenti i contrasti, perciò si propone un approccio all’incontrario, cioè partendo dalla fine, come in una dimostrazione matematica fatta per assurdo o in una apologetica negativa, nello stile del medioevo gotico con le visioni delle pene dell’inferno.

La finzione acquista sostanza e simbolo mediante l’artificio letterario di commentare quello che è successo prendendo come riferimento brani della Bibbia, ovviamente apocalittici.

Aggiunta per la versione teatrale

Cambiare un po’ il testo del racconto per adeguarlo ad una rappresentazione teatrale è stato quasi un dovere. La storia si prestava già alla sua rappresentabilità teatrale soprattutto per la prima parte, la più significativa, che diventa una commedia nella commedia.

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Prefazione dell’autore

Chi ascolterà questa rappresentazione può anche tacciarmi di moralismo d’effetto e di terrorismo psicologico: lungi da me e, a mia discolpa, posso dire che dello stesso genere ci sono tanti testi scritti e soprattutto film.

Quello che nell’antichità era pura allegoria, perché gli scrittori di allora non potevano lontanamente immaginare le realizzazioni della tecnologia attuale, oggi potrebbe essere anche una possibile realtà, e chi ha dei dubbi al riguardo potrebbe avere un realismo superficiale o eccessiva fiducia nell’umanità o in Dio.

Chi legge e rimane coinvolto dal personaggio e dalle situazioni raccontate si può sbizzarrire a raccontarli secondo il suo modo di intendere, e potrebbe anche essere un utile esercizio o un’occasione di meditazione o di dibattito, per esempio sul fatto che, se si conosce la storia, non c’è una zona del nostro vecchio mondo che non sia stata teatro di guerre nel passato: come nella Palestina e nelle aree vicine che periodicamente sono in guerra da millenni!

A chi ritiene il racconto troppo esagerato e perciò improbabile obietterei che se ne può cogliere il suo aspetto metaforico: che sia una sola bomba che distrugge una casa o un grande conflitto armato che stermina intere popolazioni, chi sopravvive spesso rimane solo, solo sentimentalmente; gli restano solo i ricordi che, in un certo senso, lo mantengono in vita perché non riesce più a darsi una ragione per vivere, però gli stessi ricordi delle atrocità viste e vissute e dei dolori sofferti lentamente ma inesorabilmente gli corrodono l’animo, come simbolicamente i topi che portano alla morte il personaggio del diario, forse per questo tanti sopravissuti ai campi di sterminio dell’ultima guerra poi sono morti suicidi.

Ho lasciato la rappresentazione più scarna possibile per non tediare il lettore, perché la mia speranza non è che vi piaccia, non è il mio mestiere quello di scrivere e di raccontare, ma che possa lasciare qualcosina nel profondo del vostro animo e che risulti evidente che non è mia intenzione fantasticare, ma solo mostrare che alla domanda ultima e definitiva c’è una sola risposta banale: la guerra dipende solo dalla volontà umana.

Giovanni Castelli

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Albert Einstein:

“Non so con quali armi si combatterà la terza guerra mondiale, ma la quarta sì: con bastoni e pietre”

Konrad Lorenz

“L’uomo è l’unica specie che non ha ritualizzato il conflitto intraspecifico”

a tutti i nemici di qualcuno e agli amici di tutti

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L’ultimo diario

Testo di Giovanni Castelli (racconto 2014 e revisione teatrale 2017)

Personaggi: la sopravissuta e un o una rappresentante del comitato direttivo della Nuova Gerusalemme.

Scena di un paesaggio devastato dall’ultima guerra mondiale.

La sopravissuta legge ad alta voce il diario.

(Giorno 1)

Così è finita: tutti morti! TUTTI MORTI!

Éfinalmente terminata la guerra della fine del mondo!

Forse sono l’unica sopravvissuta!

Sono giorni che cammino da sola in una terra desolata: non ci sono persone, né animali, né piante, solo qualche strano insetto, e tante, tante macerie.

Ho fabbricato un carretto e me lo trascino dietro con una fune, contiene le provviste per sopravvivere per molti giorni, una penna e questo quaderno che è il mio diario.

Sono alla ricerca di un altro essere umano, un’altra o un altro superstite con cui parlare e da cui sapere qualcosa di più di quel che è successo.

La situazione mondiale precipitò rovinosamente più di un anno fa a seguito di un accordo segreto fra una delle maggiori mafie mondiali del narcotraffico e del commercio illegale delle armi con i gruppi dei fondamentalisti.

Ma nessuno poteva immaginare che quella mafia fosse entrata in possesso dei piani segreti per realizzare una bomba a fusione nucleare con un innesco mediante laser di potenza, una bomba potentissima che, contrariamente alle precedenti, lasciava pochissima radioattività residua, e poi si seppe che quel tipo di bomba poteva essere messa nel container di un Tir per essere trasportata dove doveva essere fatta esplodere.

Le mafie, come si sapeva da tempo, avevano laboratori segreti e piccole fabbriche sparse nel mondo, che sintetizzavano le tremende droghe sintetiche o costruivano quasi da zero le armi e le munizioni per rifornire i vari conflitti presenti nel globo, ed alcuni di questi laboratori erano in grado di realizzare quel tremendo ordigno.

Penso che l’accordo con i gruppi dei fondamentalisti fu fatto per disporre di persone votate a tutto, anche a morire suicidi per portare le bombe a destinazione e farle esplodere, gente che si credeva come Sansone e che voleva fare morire tutti i Filistei del mondo.

Forse i servizi segreti degli Stati erano a conoscenza di quello che stava succedendo e sapevano sicuramente che quel tipo di bomba era già stata installata sulle ogive dei missili intercontinentali a testata multipla delle maggiori potenze militari; ma la gente normale non seppe alcunché fino all’ultimo momento quando ormai nulla si poteva più fare per fermare l’apocalisse.

Nel mio carrettino c’è anche una copia della bibbia, un po’ bruciacchiata e rovinata, ma ancora leggibile; la sera, prima di addormentarmi, leggo un po’ e non posso non leggere qualche brano

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dell’ultimo libro, l’Apocalisse1, che ormai conosco a memoria, e che mi attira e mi avvince perché io l’apocalisse l’ho vista e l’ho vissuta.

(Apre la Bibbia e legge all’inizio dell’Apocalisse)

Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: "Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese: a Èfeso, a Smirne, a Pèrgamo, a Tiàtira, a Sardi, a Filadèlfia e a Laodicèa"2.

(ritorna a leggere nel diario)

Io, che sono nata e vissuta da quelle parti, da giovane come turista sono andata a vedere quasi tutte tali città: Efeso con le sue antiche rovine, la biblioteca romana e il bellissimo anfiteatro, Pergamo, da cui i tedeschi nel 1800 avevano sottratto la famosa e imponente ara, che ho visto solo nelle fotografie, Smirne che era una città portuale molto grande e vivace e che, dopo il conflitto, sarà diventata un mucchio di rovine, così come penso siano diventate le altre.

Mi trovo a poche decine di chilometri dalla Cappadocia, a cui sono diretta nella speranza di trovare qualche superstite nelle caverne sotterranee scavate nel tufo tanto tempo fa ai tempi delle guerre iconoclaste. Le guerre iconoclaste? Chi le ricorda più? Prendo spunto da un libro scolastico di storia che mi è rimasto impresso nella memoria.

In quei tempi tanto lontani, tanto per cambiare, gli esseri umani si ammazzavano l’un l’altro, perché alcuni erano a favore delle cosiddette icone, immagini dipinte di Gesù, di sua madre Maria e delle storie della bibbia, contro quelli che consideravano il loro culto, ma anche la loro semplice presenza nelle chiese, una forma di idolatria. Un motivo veramente significativo per spaccarsi la testa a vicenda!

Per questo conflitto il mondo bizantino fu tutto in subbuglio dall’Armenia alla Palestina e fino alla lontana Ravenna dove solo per poco gli iconoclasti non ebbero il sopravvento, per fortuna, perché si salvarono i magnifici mosaici di quelle basiliche; ma penso che ora, anche là, ci siano rimaste solo macerie, dopo tutto quello che è successo.

Il conflitto teologico si alimentava di quello filosofico e, come è sempre nella storia, era sobillato dal conflitto fra i poteri: l’imperatore di Bisanzio (così si chiamava Istanbul allora), il patriarca di Costantinopoli (il nome di Istanbul ancora prima di quello di Bisanzio), il Papa di Roma, l’esarca di Ravenna, i capi dei Longobardi e dei Franchi, gli abati dei potenti monasteri dell’Asia minore. Perché?

La fede ebraica, decisamente iconoclasta, nell’ebreo Gesù entrava in contatto con il mondo pagano pieno di immagini sacre, da quelle del divino imperatore ai vari déi dell’Olimpo greco e romano e dei culti delle varie popolazioni del grande impero che in quel periodo emigravano facilmente, per il lavoro o il commercio o perché fatti schiavi, da una parte all’altra del Mediterraneo e vi portavano la loro religione e le loro immagini sacre. Come successe, tanto tempo fa, all’inizio del terzo millennio, quando turbe di emigranti in malandati barconi stracolmi solcavano il mare lasciando

1(N.d.R.) Il termine greco Apocalisse originariamente significava “rivelazione”, tuttavia l’ignota scrittrice del diario lo usa nel significato che aveva assunto comunemente di “fine del mondo”, essa lo scrive con la maiuscola quando si riferisce all’ultimo libro della Bibbia, mentre usa la minuscola iniziale quando si riferisce all’ultima guerra mondiale.

2(N.d.R) Sono state stampate In corsivo le frasi che l’ignota scrittrice del diario ha ricopiato dalla Bibbia senza indicare né il libro né i versetti di riferimento come nell’originale. Le frasi trascritte sono prese dal libro dell’Apocalisse, dal

Vangelo di Matteo e dalla Genesi.

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l’Africa per raggiungere la più sicura Europa, e, come nell’antichità, tanti morivano in mezzo al Mare Nostrum, così lo chiamavano gli antichi romani, risucchiati dai suoi flutti.

La nuova religione, poi chiamata cristiana, si assimilò, si adeguò ai culti preesistenti: si trasformarono feste pagane in ricorrenze religiose cristiane, come il Natale, si adeguarono a diventare chiese i pochi templi ancora utilizzabili, dopo che l’imperatore Teodosio aveva spinto alla loro distruzione, e avvennero tante altre commistioni: un fenomeno che poi si chiamò inculturazione e anche incarnazione della fede.

Erano tempi di eresie: quasi scomparsi i donatisti, la maggior parte martirizzata come era loro aspirazione, c’erano i nestoriani, i monofisiti e i pauliciani. A quei tempi le eresie si combattevano nelle dispute teologiche e nei Concili, dove spesso a decidere era l’imperatore, che poi sopravveniva col suo potere e faceva passare a fil di spada o imprigionare nelle galere e nelle galee chi era fuori regola: la ragion di Stato del potere imperiale non apprezzava le dispute teologiche e preferiva un consenso unanime ad un’unica dogmatica forma religiosa.

Però l’imperatore bizantino, pressato o convinto dai pauliciani, gli iconoclasti, sostituì il Cristo rappresentato sulle porte del suo palazzo con una semplice croce, e fu la guerra … Per anni si combatterono, soprattutto in Asia Minore, gli iconoclasti contro gli iconoduli; furono coinvolti i monasteri che erano molto potenti e ricchi e facevano gola all’imperatore iconoclasta mentre i monaci, che guadagnavano non poco vendendo le loro icone per le chiese e il culto casalingo, erano ovviamente iconoduli. Poi in un Concilio ecumenico a Nicea gli iconoclasti furono dichiarati eretici e sconfitti, e si disse che le icone non erano una forma di idolatria ma un racconto teologico, scritto per rappresentare il dogma dell’incarnazione e non più quindi una forma pagana di culto alle immagini o una riduzione eretica delle due nature del Cristo a solo quella corporea umana.

Ma la storia non finì perché un successivo imperatore ritornò all’iconoclastia e solo dopo varie lotte e relative vittime la disputa terminò. Nel frattempo in tutta la Turchia, che allora non si chiamava così, non rimase un’immagine sacra, tranne in qualche piccola chiesa scavata nella roccia tufacea in qualche inaccessibile e ignorata vallata della Cappadocia. La contesa riprese vigore otto secoli dopo con le riforme protestanti in Europa, a cui seguirono gli anni delle guerre di religione. Questa è una storia che non conosco perché si svolse tutta in centro Europa mentre il mio paese era sotto il felice impero ottomano.

Mi hanno fatto sempre un po’ disgusto le immagini delle chiese cattoliche e ortodosse, le poche che ho visto a Istanbul e a Smirne, forse a causa dell’abitudine, perché nelle nostre moschee non ci sono immagini ma solo innocui e artistici disegni floreali e geometrici, oltre a favolose scritte in arabo. Pur ammirando il valore artistico di alcune rappresentazioni sacre, senza dubbio io sono iconoclasta e faccio veramente fatica a entrare in una chiesa cattolica o, peggio, ortodossa, con tutte quelle immagini e statue, e quei crocifissi spesso anche realistici e molto conturbanti, e non riesco ad accettare che i loro fedeli e in particolare le donne le venerino come ai tempi dei pagani, proprio come gli idolatri.

(Ma anche senza le icone come pretesto per ammazzarsi a vicenda, tutti gli uomini, e anche noi islamici, dobbiamo stare zitti perché, fra gli sciiti contro i sunniti e le lotte fra i vari califfati e i vari emirati, nei secoli abbiamo fatto più morti che per conquistare i paesi del Mediterraneo o i paesi

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dell’Est, anche perché, lo devo ammettere, nel mio mondo islamico c’è sempre stata una forte commistione fra potere religioso e potere politico, molto più che nel mondo cristiano.)

Bisogna ricordarsi che a quei tempi gli uomini si ammazzavano sanguinosamente: si spaccavano la testa con le mazze puntute, si sbudellavano con le spade e le lance, si spezzavano braccia o gambe con le asce e le sciabole morendo per dissanguamento, si infilavano il fioretto o il pugnale fra le costole nel punto giusto per trapassare il cuore, o il fegato o i polmoni o qualche altro organo vitale, si accecavano con tizzoni ardenti, si accoltellavano alla schiena, si strozzavano con il laccio, si … ho reso il senso, perché la guerra nel passato era veramente trucida, non “asettica” come è stata quest’ultima guerra “tecnologica”. Chi aveva premuto il pulsante “FIRE” per il lancio del missile che aveva fatto esplodere una o più bombe dall’altra parte del pianeta non aveva ricevuto neanche uno schizzo di sangue addosso, non aveva udito nemmeno un urlo lacerante di dolore di qualche inerme donna, vecchio o bambino colpito a morte … No!? Poteva sembrargli come in un computer game, e tornare alla sua casa per giocare sereno, con i suoi figli, come se non fosse successo niente … ma …

…ma è stata la fine del mondo!

Ma perché scrivo di quel lontano passato? Delle guerre pro e contro le icone?

Penso che abbia a che fare con quello che è successo.

Penso, poi mi metto a dormire perché ho camminato tanto oggi, e quando il Sole cala non si vede più a sufficienza, non ci sono più le lampadine come solo qualche anno fa.

Penso che l’umanità fosse già destinata all’autodistruzione, e tutte quelle guerre, per evidenti futili motivi, erano solo tentativi non riusciti per mancanza di armi sufficientemente potenti come quelle di quest’ultima guerra mondiale.

Ripeto futili motivi perché, per me, tutte le possibili cause di guerra erano sempre e comunque molto meno importanti dell’uccisione di un singolo essere umano.

Prima che sia completamente buio prego ancora Allah, poi dormo.

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Giorno 2

Anche oggi ho camminato tanto, all’orizzonte come in un miraggio mi sembra di scorgere le buffe montagne della Cappadocia, o quello che è rimasto di esse, sono l’unico essere vivente in questo deserto, fortunatamente il cielo è stato nuvoloso ma non è mai piovuto, la mia provvista d’acqua è ancora sufficiente per giorni. Quello che mi stupisce è il silenzio, rotto ogni tanto dal rombo improvviso del crollo di macerie da qualche parte, un silenzio che non avevo mai udito prima. Mentre cammino sento la brezza nelle orecchie, il battito del mio cuore come un suono, pum … pum … pum …, eppure ero diventata sorda dopo quel tremendo fragore della bomba e il dolore ai timpani mi è durato per molti giorni.

Il settimo angelo versò la sua coppa nell'aria; e dal tempio, dalla parte del trono, uscì una voce potente che diceva: "È cosa fatta!". Ne seguirono folgori, voci e tuoni e un grande terremoto, di cui non vi era mai stato l'uguale da quando gli uomini vivono sulla terra. La grande città si squarciò in tre parti e crollarono le città delle nazioni. Dio si ricordò di Babilonia la grande, per darle da bere la coppa di vino della sua ira ardente. Ogni isola scomparve e i monti si dileguarono. Enormi chicchi di grandine, pesanti come talenti, caddero dal cielo sopra gli uomini, e gli uomini bestemmiarono Dio a causa del flagello della grandine, poiché davvero era un grande flagello.

…..

Il quarto angelo versò la sua coppa sul sole e gli fu concesso di bruciare gli uomini con il fuoco. E gli uomini bruciarono per il terribile calore e bestemmiarono il nome di Dio che ha in suo potere tali flagelli, invece di pentirsi per rendergli gloria.

Prima dell’immenso fragore ci fu un bagliore come se il sole si fosse avvicinato tanto da essere quasi toccato, chi era in giro per le strade fu come disseccato, arrostito e infine carbonizzato in breve tempo, ed è facile trovare i poveri resti carbonizzati di persone, di animali e di piante nel deserto che si è formato.

Dopo quel tuono che spaccò i timpani, ci furono vari terremoti: le montagne caddero a valle e sottoterra sembrò che si aprissero voragini immense e poi fossero colmate. Poi cominciarono a cadere dal cielo tutte le cose che la bomba aveva sollevato, all’inizio cadevano le più grandi e pesanti, dei mezzi grattacieli, delle mezze navi, poi man mano cose sempre più piccole e leggere, per diversi giorni.

Il quinto angelo versò la sua coppa sul trono della bestia; e il suo regno fu avvolto dalle tenebre. Gli uomini si mordevano la lingua per il dolore e bestemmiarono il Dio del cielo a causa dei loro dolori e delle loro piaghe, invece di pentirsi delle loro azioni.

Per mesi l’atmosfera era così piena di polvere che era sempre notte.

I pochi superstiti erano tutti feriti, ustionati e ammalati, ma malgrado le loro condizioni alcuni riuscivano ad imprecare contro questo fato tremendo o contro la malvagità umana o contro Allah. Dare la colpa ad Allah del disastro tremendo, in breve diventò un modo comune di sfogarsi e di liberarsi del peso morale e mortale che i superstiti sentivano nel profondo dell’animo. Tutti erano in fin di vita e continuarono a imprecare contro Allah fino all’ultimo rantolo.

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Ma Allah di tutto quello che era avvenuto non aveva la minima colpa, aveva fatto tutto l’uomo, perciò io non ho perso la mia fede in Lui, ma è scomparsa completamente la mia già scarsa fiducia negli uomini.

Come era successo tutto ciò?

Mi venivano e mi vengono in mente i tanti racconti apocalittici del passato e i film come il vecchissimo “Dottor Stranamore” e tanti altri. Erano finzioni, si diceva, esagerazioni, ma in esse evidentemente c’era qualcosa di verosimile che poi si è avverato. Ricordavo anche le mostre che ho visto dei pittori dell’ultima generazione, con quadri senza un verso, caotici, a forte tinte, senza un minimo di speranza e di visione del mondo e della vita, completamente tragici; già allora pensavo che tramite l’iper-sensibilità di quei pittori si mostrasse la parte nascosta e più profonda dell’animo umano … e guardare quelle strane tele era come guardarsi nello specchio … ecco cosa sono nel fondo di me stessa. Ora, dopo l’apocalisse, il mondo esteriore è diventato l’immagine di quel mondo interiore che prima solo in pochi riuscivano a scorgere.

Ma da questi ricordi non ho ottenuto una risposta: come è stato possibile che quell’immaginazione tragica e disperata del passato potesse diventare questa tremenda realtà?

Dopo quello che è successo per me rimane ancora da scoprire il colpevole, nel senso che sembra che tutto il disastro sia avvenuto senza che ci sia stato un vero colpevole, forse anche perché tutto si è svolto in un brevissimo tempo con una serie di bombe fatte esplodere su tutta la Terra.

Ma forse è avvenuto così: dal bisticcio, anche un po’ manesco, fra i bambini alle guerre mondiali fra gli Stati; al tribunale della storia ognuno ha avuto le sue ragioni ed ognuno ha agito secondo coscienza, si è sempre difeso e, se è passato all’attacco, è stato per impedire il peggio perché aveva interpretato le vere intenzioni malvagie dell’altro e così via con tante altre mistificazioni, per cui alla fine è più facile dare la colpa a un terzo. Nel caso specifico quel terzo è stato Allah, un Allah che nessuno ha conosciuto, che nessuno ha mai visto, ma che si è dovuto prendere le colpe che l’uomo non è riuscito ad accettare come proprie.

Che Allah ci perdoni!

Per tutta la storia che io sappia non c’è stato mai nessuno o nessuna che si sia preso veramente la responsabilità di ammettere la propria colpevolezza e di dichiarare di averlo fatto di proposito, cioè sapendo il male che stava facendo.

Chi diceva che era per legittima difesa e chi perché aveva ricevuto un ordine dai superiori che non poteva contravvenire, chi sminuiva la sua azione e chi la riconduceva al fatto che tutti facevano così, chi era convinto dalla propria ideologia che si doveva uccidere per la ragion di Stato, per il bene dell’umanità, per la propria religione, la propria nazione o il proprio credo politico.

Pochissimi hanno rinfacciato ai loro genitori e ai loro avi gli assassinii che avevano perpetrato, come noi contro gli armeni, e i più non si rendevano neanche conto del male che essi stessi stavano facendo nel mondo.

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Alla fine tutto l’odio che covava si è materializzato in un momento, e avvenne il tutti contro tutti, chi aveva le armi più potenti le ha utilizzate, ed è stata l’apocalisse dell’umanità e del mondo terrestre.

Chi è rimasto ancora vivo sulla Terra?

Penso nessuno tranne me!

E per chi e perché sto scrivendo in questo quaderno che forse mai nessuno ritroverà e leggerà?

No! É tutto solo un sogno!

Ésolo un’illusione la mia?

Étutto un brutto sogno? Che mi sembra vero?

Ésolo un drammatico frutto della mia mente turbata durante un sonno profondo?

Devo svegliarmi e uscire da questo incubo, tornare alla realtà … domani all’alba tutto tornerà come sempre … si sentirà il muezzin dagli altoparlanti nel minareto della vicina moschea declamare la preghiera del mattino e anch’io pregherò un po’ e poi inizierà il solito traffico paesano, accenderò la TV per ascoltare le ultime notizie e fare colazione e andare al lavoro … ah sarà proprio così!

Adesso chiudo gli occhi in questa veglia lucida del sogno nel sonno e torno a quel passato ancora felice, poi domattina si vedrà.

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Giorno 15

Altro che sogno!

Questa è la triste realtà: continuo a camminare sola come un’ebete ed inizio ad avere delle allucinazioni, mi sembra di vedere sempre qualcuno muoversi in lontananza e invece sono solo dei mulinelli di sabbia che si formano per il vento della corrente d’aria ascensionale che il sole cocente crea sulla terra arsa, ma anche i riflessi del cielo della fata morgana all’orizzonte mi traggono in inganno. Vedo strani laghetti con piante e fiori, uccelli, giovanotti e fanciulle che si lavano e giocano nell’acqua.

Oggi mi è sembrato di vedere un uomo, anzi un angelo, ma era contro sole e l’allucinazione è scomparsa in un attimo.

Ho scritto Giorno 15 in alto perché sono trascorsi già tredici giorni rispetto alla volta precedente, e sono arrivata in quello che era il paese delle fate, anche qui tutti i pinnacoli delle montagne sono distrutti, però c’è acqua e legna da ardere e una caverna, scavata dall’uomo nell’antichità, che è un ottimo rifugio, la mia casa per il futuro. Poi ci sono gustosi roditori, che si sono salvati come me, protetti negli anfratti del tufo; non ho scoperto ancora di cosa si nutrono, ma io per ora mi nutro di loro anche se non è facile cacciarli. Un anno fa mi avrebbe fatto schifo il solo pensiero di mangiare dei topi, oggi, con la fame che ho, ringrazio e lodo Allah per questi animaletti che mi ha fatto trovare! E poi mia mamma mi aveva abituato alla carne condita e speziata come usiamo noi in Anatolia. Ho ancora diverse spezie nel mio carrettino, e non mi preoccupo perché ho già visto spuntare su alcune rocce delle minuscole piantine che mi sembrano capperi, e vicino al ruscello direi che ci sono piantine di anice e di menta.

Ringrazio Allah di avermi fatto nascere donna: in questa terribile situazione riesco comunque ad arrangiarmi e a non perdere la testa, perché sono abituata così fin da piccola. Conosco tanti uomini, se non tutti, che sono capaci solo di comandare, come mio nonno, mio babbo, i miei fratelli, e tanti miei compagni di scuola e di giochi, che Allah li perdoni, sono sicura che se fossero vivi e soli, come sono io adesso, non saprebbero assolutamente arrangiarsi e impazzirebbero in breve tempo.

Quegli stessi uomini che da tempo mi volevano costringere a prendere posizione nelle contese che i media del mondo ci trasmettevano: da noi la divergenza fra fondamentalisti e laicisti era diventata vitale, con i più facinorosi e agguerriti fra i giovani che erano partiti dal paese per arruolarsi e per partecipare attivamente al conflitto generale, rispolverando la antica jihàd coranica, mentre io penso che la vera lotta sia solo quella interiore contro le nostre passioni, i nostri egoismi e la nostra poca fede.

Io glielo ripetevo spesso che per far esplodere bombe qua e là non ci vogliono molti soldati ma piuttosto solo pochi emeriti imbecilli fanatici agli ordini di qualche narcisista superman e approfittatore, mentre molti del paese consideravano coraggiosi, eroici e generosi quei volontari che nel loro animo si sentivano già eroi e futuri martiri per il bene dell’umanità. Io ebbi ripetuti scontri, per fortuna solo verbali, contro tutti gli altri.

Non sto a scrivere le offese e le umiliazioni che ho ricevuto, anche dai familiari, per il mio atteggiamento neutrale e distaccato; poi, quando gli avvenimenti stavano precipitando nelle violenze più inaudite, invece di sentirmi dire che avevo ragione, venni considerata come una traditrice, una venduta al nemico, che non so neanche chi fosse, e praticamente emarginata, come se fossi già morta.

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Invece oggi sono l’unica superstite fra tutte quelle teste calde e impazzite, un caso della fortuna o meglio il volere di Allah?

Ancora non saprei se per ciò rendergli grazie o no!

Comunque ora mi devo accontentare, per forza, e non lamentarmi, ma qualche anno fa chi si doveva accontentare non lo fece, le ricchezze della Terra un po’ alla volta si erano concentrate in pochissime mani, in generale persone senza scrupoli e morale, che vivevano in un mondo tutto loro. Gli Stati indipendenti e sovrani erano tutti pieni di debiti e dovevano stare al loro gioco per forza, altrimenti in breve tempo una speculazione economica ben teleguidata li avrebbe portati in situazioni peggiori.

La forza del ricatto fu tremenda, ma il ricatto definitivo fu fatto dalla mafia e dai loro alleati, i gruppi dei fondamentalisti, nei confronti dell’unico, il presidente della Cina, che si era mosso per porre termine a tutti gli squilibri che negli anni trascorsi si erano accumulati.

Parlo dei gruppi dei fondamentalisti senza aggettivi perché nelle vicissitudini della storia successe che i più accaniti dei miei fratelli islamici si trovassero ad andare d’accordo con i peggiori fondamentalisti che dichiaravano di essere cristiani e poi con essi si allearono anche i fondamentalisti indù. Anche se fra loro per secoli era passato solo odio ora si trovavano assieme a combattere un’unica battaglia contro un unico nemico, la modernità.

Un nemico che è sempre esistito; la storia è stata sempre la storia della dialettica e della lotta fra conservatori e tradizionalisti contro innovatori e progressisti, dai conflitti ideologici alle guerre più aspre.

Con la globalizzazione i conflitti e le guerricciuole locali diventarono sempre più di interesse internazionale, ogni Stato e ogni parte politica voleva dire la sua come nel tifo calcistico, però mettendo in primo piano i propri armamenti o la possibilità di ricattare con il denaro o le materie prime o la tecnologia uno dei due contendenti. Dichiarando di ricercare la pace in realtà si alimentava una guerra sempre più estesa.

Nel medesimo periodo iniziò la grande rivendicazione dei paesi poveri contro i paesi ricchi: l’atmosfera terrestre, molto inquinata, per l’effetto serra aveva aumentato la temperatura terrestre con conseguente desertificazione di regioni e alluvioni eccezionali per lo più nei paesi poveri, mentre i ricchi responsabili dell’inquinamento avevano subito danni molto inferiori; perciò i paesi poveri si erano associati nel richiedere un risarcimento a quelli ricchi e nel cercare di obbligarli ad accogliere i loro profughi ambientali. Ovviamente fra i paesi ricchi non ci fu una risposta unanime e quelli poveri fecero azioni terroristiche mirate a convincere i paesi più riluttanti a dar loro un aiuto concreto.

E vidi, quando l'Agnello sciolse il primo dei sette sigilli, e udii il primo dei quattro esseri viventi che diceva come con voce di tuono: "Vieni". E vidi: ecco, un cavallo bianco. Colui che lo cavalcava aveva un arco; gli fu data una corona ed egli uscì vittorioso per vincere ancora.

Fu il presidente della Cina, lo Stato più popolato del pianeta, a dire basta! All’inizio del 2000 la Cina era lo Stato più ricco del mondo, senza debiti e con uno sviluppo annuo a due cifre, come si diceva allora, poi, dopo aver raggiunto il culmine con una relativa prosperità per tutti i cinesi, iniziò

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il declino, come già era successo nella storia più volte per gli imperi cinesi come per tutte le potenze del passato. Questa volta però i cinesi vollero opporsi. Essi pensavano: siamo quasi due miliardi e siamo i più potenti del mondo, chi oserà fermarci?

Invece qualche terrorista andò a mettere una bomba al centro di Pechino nella antica residenza imperiale, la città proibita, il loro più importante gioiello storico, ed i Cinesi reagirono in modo imprevisto.

Nell’ormai lontano 2001, quando furono abbattute le torri gemelle di New York, l’allora presidente Bush, mi ricordo ancora il suo nome, ingaggiò una guerra contro l’Iraq e l’Afganistan colpevoli di proteggere i terroristi, con la scusa di portare la democrazia e con la possibilità di impossessarsi del petrolio e delle vie per gli oleodotti dai giacimenti del Caspio. Invece questa volta la CIA cinese, che non so come si chiami, non sapeva proprio chi incolpare.

Il presidente cinese, erede della diplomatica saggezza millenaria del celeste impero, fece un elenco dei possibili Stati nei quali i terroristi sarebbero potuti rimanere protetti, e li dichiarò responsabili di qualunque atto terroristico fosse successo sulla Terra nel futuro.

Poi riuscì a bloccare la speculazione delle Borse internazionali e a costringere i pochi super ricchi a cedere i loro patrimoni agli Stati sovrani, che furono liberati dai loro debiti, e fece diventare lo yuan l’unica moneta ufficiale del mondo, così nessuno poteva più speculare sulle valute nazionali.

Con l’influenza politica ed economica che possedeva, il presidente della Cina riuscì anche a imporre in tutto il mondo il blocco dei prezzi all’ingrosso dei prodotti e delle materie prime necessarie alla sopravvivenza per ridurre le reazioni del mondo economico. Ma le sue vittorie gli avevano creato nemici pericolosissimi.

Quando l'Agnello aprì il secondo sigillo, udii il secondo essere vivente che diceva: "Vieni". Allora uscì un altro cavallo, rosso fuoco. A colui che lo cavalcava fu dato potere di togliere la pace dalla terra e di far sì che si sgozzassero a vicenda, e gli fu consegnata una grande spada.

Fra i super ricchi che furono costretti alla cessione dei loro capitali ce ne erano molti che erano capi mafiosi o legati da accordi con le centrali della mafia, e colsero il momento giusto per mandare in Cina una dozzina di Tir guidati dai fondamentalisti con il loro carico delle tremende bombe, mentre i cinesi stupidamente avevano intensificato le difese missilistiche e aeree. Fu così che iniziò una guerra che colpì tutta la terra.

Quando l'Agnello aprì il terzo sigillo, udii il terzo essere vivente che diceva: "Vieni". E vidi: ecco, un cavallo nero. Colui che lo cavalcava aveva una bilancia in mano. E udii come una voce in mezzo ai quattro esseri viventi, che diceva: "Una misura di grano per un denaro, e tre misure d'orzo per un denaro! Olio e vino non siano toccati".

La Terra diventò un enorme cimitero! Non si salvò nessuno, e tutto fu raso al suolo.

Quando l'Agnello aprì il quarto sigillo, udii la voce del quarto essere vivente che diceva: "Vieni". E

vidi: ecco, un cavallo verde. Colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli inferi lo seguivano. Fu

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dato loro potere sopra un quarto della terra, per sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra.

Dopo quelle bombe è difficile immaginare quello che successe, io che l’ho visto non ho la forza né il coraggio di raccontarlo. Posso solo dire che i peggiori bombardamenti della seconda guerra mondiale o le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasachi in confronto furono come fuochi di artificio.

Ancora devo capire chi fossero coloro che detestavano così tanto la Turchia da bombardarla come è stato fatto, anche perché la Turchia fu uno degli ultimi Paesi ad essere bombardato con quei missili a testata multipla.

Io riuscii a salvarmi perché, prima che facessero esplodere tutte quelle tremende bombe nel mio paese, pochi giorni dopo la prima bomba, quella che mi spaccò i timpani, nel presentimento che il peggio dovesse ancora venire, con tutta l’attrezzatura per sopravvivere parecchi mesi mi rifugiai nel posto più profondo di una miniera poco distante dal mio villaggio.

Tutti nel villaggio mi dicevano che, se ci avessero bombardato, avrei fatto la fine del topo, bloccata dentro la miniera, come già si sapeva che era successo negli USA, dove c’erano tanti rifugi atomici in cui le persone avevano cercato invano scampo, ma le bombe erano state così potenti da bloccare tutte le vie d’uscita.

Una tv e una radio entrambi a batteria, collegati con cavi alle antenne esterne, mi hanno permesso di seguire dal mio rifugio, in fondo alla miniera, quello che stava succedendo fuori, nel mondo, almeno fino a quando ci sono state delle trasmissioni radio e tv.

E i tre spiriti radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Armaghedòn.

…..

Dio si ricordò di Babilonia la grande, per darle da bere la coppa di vino della sua ira ardente.

Quello che vidi attraverso la televisione e ascoltai alla radio erano le notizie da tutti gli Armaghedòn e da tutte le Babilonie della Terra, ovunque distruzione, macerie e vittime. Finché c’erano reporter e trasmittenti in funzione quello che veniva mostrato era solo lo sfacelo, il disastro che progressivamente inghiottiva tutta la superficie terrestre.

Una alla volta le migliaia di canali televisivi e radiofonici che ricevevo non trasmettevano più, e le notizie che i restanti ripetevano erano sempre le stesse: la distruzione completa della città dove risiedevano le attrezzature e il personale del network.

Ogni due o tre giorni da una parte o dall’altra del mondo, c’era una notizia di accordi presi per la pace e la fine dei bombardamenti, sistematicamente smentita nei giorni successivi da una ripresa della guerra con maggior vigore di prima.

Poi arrivò il giorno in cui non si ricevette più nessun canale radio o TV, ma la terra in fondo alla miniera continuava a scuotersi per le bombe che esplodevano, e molti furono anche i crolli nei cunicoli della miniera in cui avevo trovato rifugio, tanto che cominciai a disperare della possibilità di poterne uscire un giorno.

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Quando la terra smise di tremare aspettai che anche sulla superficie tornasse la pace e il sereno; dopo vari mesi dalla fine del pandemonio riuscii ad uscire dal fondo della miniera e vedere con i miei occhi la desolazione che era diventata la mia terra.

Dopo tutto quel periodo in miniera alla luce delle lampadine avevo paura per i miei occhi alla luce del sole, invece la polvere nell’atmosfera ancora lo oscurava, così mi riabituai alla luce del giorno man mano che l’atmosfera si ripuliva fra un uragano, una grandinata e una nevicata che si alternavano rapidamente, quasi che il clima fosse impazzito come tutti gli uomini che si erano distrutti fra loro e avevano distrutto la Terra. Mi fece effetto la neve che cadeva colorata dal giallo al marrone con punte di nero e scendeva già sporca come la fanghiglia in cui si trasformava nelle strade di traffico.

Il clima impazzito durò ancora un mese circa, poi finalmente ci fu un bel cielo sereno e sicuro ed io potei iniziare a girovagare nei dintorni della miniera e, dopo qualche giorno, decidermi a partire per la Cappadocia.

Stasera ho scritto tantissimo, mi sono anche sfogata, ma adesso è ora di smettere e di dormire.

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Giorno 20

Ho scoperto di cosa si nutrono i topi: nelle caverne, che qui abbondano, ci sono vere piantagioni di funghi commestibili, probabilmente installate dai contadini che prima abitavano qui. Ne ho mangiati alcuni e mi sembrano una gradevole variante alla mia dieta.

Devo ammettere che certe volte, dopo tutto quello che è successo, sono contenta perché posso fare quel che mi pare. É vero: sono sola e ho tante sofferenze per quello che ho vissuto, ma sono da sola su questa terra e sono io colei che decide cosa è bene e cosa è male. E tutto ciò avendo mangiato non il frutto dell’albero dell’Eden come Eva, ma purtroppo quello dell’apocalisse!

Penso che Maometto e Allah mi capiscano: la shari’ah, l’etica e la morale hanno senso nelle relazioni fra gli uomini e con il Creato, per me da sola che significato possono più avere?

Ma non fu così negli anni passati, prima dell’apocalisse: i leader religiosi e molti esponenti laici avevano capito che ognuno doveva finalmente mettere da parte le proprie convinzioni etiche e cercare un’etica condivisa, anche se minimale, che avesse come fine ultimo la pace fra gli uomini, anche se solo una pace parziale e da migliorare nella giustizia e nel rispetto reciproco fra tutti.

Le varie teologie sul male trovarono un accordo, anche con un buon appoggio delle rappresentanze accademiche e laiche, sull’impossibilità di impedirlo totalmente ma nella altrettanto totale volontà comune di evitare almeno i mali peggiori, come le grandi guerre e le ingiustizie fra i popoli, e in questo ebbero il consenso dei leader religiosi e laici. Ma non fu sufficiente!

E quale sarà il segno del tuo ritorno alla fine di questo mondo? Gesù rispose: 'Fate attenzione e non lasciatevi ingannare da nessuno!Perché molti verranno e cercheranno di ingannare molta gente. Si presenteranno con il mio nome e diranno: “Sono io il Messia.”Quando sentirete parlare di guerre, vicine o lontane, non abbiate paura: bisogna che ciò avvenga, ma non sarà ancora la fine. I popoli combatteranno l'uno contro l'altro, un regno contro un altro regno. Ci saranno carestie e terremoti in molte regioni. Ma tutto questo sarà come quando cominciano i dolori del parto.

Voi sarete arrestati, torturati e uccisi. Sarete odiati da tutti per causa mia. Allora molti abbandoneranno la fede, si odieranno e si tradiranno l'un l'altro. Verranno molti falsi profeti e inganneranno molta gente. Il male sarà tanto diffuso che l'amore di molti si raffredderà. Ma Dio salverà chi avrà resistito sino alla fine.

Intanto il messaggio del regno di Dio sarà annunziato in tutto il mondo; tutti i popoli dovranno sentirlo. E allora verrà la fine.

Il popolo di ogni religione voleva riprendersi quel forte senso identitario che solo le religioni riescono dare. Nessuno rinunciò in maniera decisa alle proprie regole tradizionali e anzi, più i capi delle religioni cercavano di trovare delle basi comuni con le altre religioni, più il popolo veniva aizzato dai fondamentalisti e vi si opponeva. I più importanti imam e ulema islamici erano diventati modernisti che avevano tradito il Santo Corano, il Papa di Roma e i Patriarchi ortodossi erano diventati eretici e relativisti, i Pastori delle Chiese protestanti furono oggetto di scherno da parte dei loro adepti e alcuni ebbero anche attentati e ne morirono.

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(A proposito dei cristiani, non ho mai capito che differenze ci fossero fra le varie Chiese cristiane: questioni di lana caprina, incartapecorite tradizioni storiche o subdole forme di potere, comunque fatti che solo loro capivano, anche se tutti i cristiani si consideravano figli dello stesso Padre nei cieli e fratelli in Cristo. Che ridicolaggine! Ma come islamica è meglio che taccia sul tema dell’accordo fraterno fra correligionari.)

Solo in Cina e in India e nei paesi vicini non successe quello che accadde nei paesi islamici e in quelli cristiani.

Nella mia nazione, la Turchia, il tentativo di ritornare ad un’etica laica come ai tempi di Ataturk fu osteggiato in tutti i modi dagli islamisti, col risultato che lo Stato impose una shari’ah ancora più rigorosa di prima, ma fatti analoghi successero negli altri paesi islamici, come l’Egitto, e anche il più progressista Marocco ritornò alla tradizionale legge del diritto islamico.

In Israele il congresso capeggiato dagli ultranazionalisti ebrei impose la torah a tutti i cittadini indipendentemente dalla loro fede religiosa.

I leader religiosi ufficiali persero di autorità e di autorevolezza, sorsero ovunque nuovi leader, considerati dagli adepti come nuovi messia o salvatori del genere umano, che predicavano la vera fede, quella tradizionale e originale e non le visioni adulterate della modernità. Essi raccolsero facilmente proseliti fra la gente frastornata e confusa nel caos della situazione e delle idee. Un po’ come successe da noi, si cominciò a mettere in prigione chi si dichiarava omosessuale, poi le donne che abortivano volontariamente, poi chiunque rivendicava la libertà di fede per una fede diversa da quella dello Stato di appartenenza. Negli Stati cristiani si stabilì la cosiddetta Nuova Inquisizione, si chiamava così, e i capi di quelle religioni, contrari almeno a parole, furono travolti dagli eventi.

Il messaggio di pace per l’umanità e l’etica condivisa che lo doveva attuare scomparirono dalla testa della gente coinvolta nel più generale caos ideologico e religioso.

Tutte le questioni più ridicole diventarono fonte di disaccordo e di lotta che riempivano le pagine dei giornali e le cronache televisive.

Nei paesi cattolici del nord del Mediterraneo i nuovi messia per ricatto ai paesi arabi fecero chiudere tutte le moschee, poi, già che c’erano, fecero chiudere anche le chiese protestanti, in Turchia con i nuovi profeti si fece l’opposto. E anche nei paesi più moderni e protestanti nuovi riformatori si impossessarono del potere civile e, con durezza inaudita, mandarono tranquillamente in prigione chi osava proclamare qualcosa di diverso dal loro credo.

Ognuno di questi nuovi profeti pretendeva di possedere la vera verità e di conoscere la via della salvezza per ogni uomo e per l’umanità, invece il loro risultato fu di creare maggiori discordie fra i gruppi umani, conflitti latenti che sfociavano spesso in azioni criminali.

I sociologi trovavano la spiegazione all’odio che serpeggiava nei popoli nell’incremento demografico: troppe persone accalcate oltre un certo limite entrano automaticamente in conflitto per le risorse che vengono a scarseggiare e devono essere razionate perché tutti possano averne la loro parte.

Invece io penso che l’uomo si ponga sempre le eterne domande: chi sono? da dove vengo e dove vado? che senso ha la mia vita? … Domande alle quali è impossibile rispondere solo razionalmente ed è perciò necessario un principio di fede per proporsi delle ipotetiche risposte.

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Però mi sembra che la maggior parte delle persone, anche senza accorgersene, non riusciva a vivere nel dubbio esistenziale, non accettava o non riconosceva i limiti dell’essere umano, e mal tollerando tale situazione desiderava le risposte preconfezionate in cui trovare sicurezza e serenità per il proprio animo impaurito di fronte all’insondabile ignoto che è la vita; tante persone, come fossero i bambini delle scuole coraniche, volevano conoscere e possedere la verità della vita, la risposta a tutti i perché.

I nuovi leader, che comparvero in quasi tutti i paesi del mondo, sostenuti dai mass media e da potentati economici interessati, strumentalizzavano abilmente questo bisogno umano offrendo delle risposte preconfezionate, di apparente logicità e generalità; la loro capacità di dare fiducia nelle loro idee e di avere la stima dal popolo, era legata al messaggio semplice e anche banale che sostenevano. Purtroppo quella visione diventò spesso un’ideologia, una visione che non accettava compromessi o opposizioni e soprattutto per la quale si doveva combattere, perciò le varie ideologie entravano in lotta fra loro in una spirale di violenza che dalla dialettica passava all’offesa verbale personale, per ricorrere al ricatto e alle azioni intimidatorie fino agli scontri armati fra le opposte fazioni che furono fra le tante cause dell’ultimo conflitto mondiale.

Adesso che sono sola non posso prendermela con nessun altro e magari me la prendo con me stessa o con Allah, perché devo ancora capire se essergli grata per essere sopravvissuta o se invece sarebbe stato meglio per me che fossi morta anch’io nell’ecatombe generale.

Che Allah mi illumini in questa notte, che sta arrivando! E che Allah mi salvi!

Équasi notte, il cielo stellato è diventato una meraviglia da vedere, la polvere è finalmente scomparsa e sulla Terra non c’è più una luce che crei riflessi nell’atmosfera.

Il firmamento è l’unica cosa che in questa terra ridotta a deserto mi ricorda l’Eden della originale creazione divina, come se la malvagità umana non l’avesse potuto rovinare perché è il luogo santo di Allah e dei suoi angeli.

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Giorno 22

Il mio pensiero gira di continuo attorno all’apocalisse vissuta, penso che impazzirei, se non fosse che per sopravvivere devo darmi da fare e catturare quei maledetti topi.

Ne ho lasciato uno morto su un sasso come esca per scoprire se c’è qualche bestia carnivora nei dintorni, ma ho scoperto che i topi sono fra loro cannibali e alla sera si son mangiati i resti del loro consimile. Che schifo!

Ma noi, umani civilizzati e moderni, che cosa abbiamo fatto?

Decisamente molto peggio di quegli animaletti.

Ma così il pensiero nel cervello ritorna a girare pazzamente attorno alla fine dell’umanità, a tutte quelle scene che ho visto e che non potrò mai dimenticare …

Ecco un tema appassionante da ricordare per distrarre la mia mente dalla pazzia: allora, prima che tutto succedesse, negli ambienti colti, nelle università, nei centri di ricerca, nelle accademie filosofiche e teologiche si discusse ampiamente su come fronteggiare la situazione e ci furono varie proposte che potevano anche essere assennate, o, almeno per quel che ne capisco io, potevano essere dei tentativi da provare. Si esclusero le azioni forti come gli interventi di polizia o dell’esercito perché non si potevano ridurre le tensioni e gli odi intervenendo con la forza e si sarebbero creati ulteriori nuovi odi e tensioni, col rischio di creare degli eroi agli occhi delle varie fazioni in lotta, ma le proposte non coercitive non ebbero mai una realizzazione, perché in fondo non ci si credeva. Sui giornali arrivavano solo gli echi di quelle dispute: fra i non interventisti c’erano i fatalisti, quelli che credevano che non c’era nulla da fare perché prima o poi la gente si sarebbe calmata e la pace sarebbe venuta da sola, mentre gli apocalittici dicevano che non serviva opporsi al volere di Dio che così avrebbe distrutto il genere umano, poi i manichei sostenevano che il male è una potenza demoniaca e gli umani lo possono solo subire e quindi era inutile fare opposizione alle sue forze trascendenti. Poi c’erano gli interventisti, quelli zelanti di ogni confessione che volevano convincere tutti a farsi adepti del proprio credo, ognuno il suo, e i laici separatisti che volevano ghettizzare i violenti e tutte le marmaglie facinorose in regioni confinate dove si sarebbero potuti sfogare fra loro; c’erano i pacifisti, che avevano rispolverato le antiche tesi di Gandhi e di Mandela per risolvere nel perdono reciproco e nel disarmo generalizzato tutte le violenze attuali; i legalisti, invece, volevano imporre le politiche della “tolleranza zero” che tanto tempo fa avevano ridotto la criminalità nella città di New York, e tanti altri che non ricordo più.

Tante dotte disquisizioni, tante problematiche filosofiche e teologiche sulla natura umana e su quella divina, sul peccato originale e sulla malvagità innata dell’uomo, sull’impossibilità dell’umanità di salvarsi da sola, sull’attesa di un salvatore, nonostante già di messia in giro ce ne fossero abbastanza, e sulla necessità di accettare tutto ciò come il sacrificio ultimo che il genere umano avrebbe dovuto sopportare per conquistare la vita eterna.

Forse se, almeno per un momento, avessero pensato che al peggio non c’era limite e che sarebbe potuto succedere quello che ho visto e vissuto, quello che è effettivamente successo, forse avrebbero ragionato in modo diverso, forse avrebbero cercato alternative concrete per portare la pace sulla Terra, ma così non è stato, è questa la tremenda realtà!

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Purtroppo alla fine chi poteva fermare la distruzione non lo fece, tutto si verificò come se il copione fosse già stato scritto e inesorabilmente il grado di violenza nel mondo, giorno dopo giorno, aumentò fino alla distruzione di tutta la Terra, il grande olocausto dell’umanità.

E con questi “allegri” pensieri anche stasera dovrei cercare di addormentarmi mentre i topi son tutti svegli alla ricerca di un boccone.

Spero che il loro pasto non diventi il mio già malandato corpo.

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Giorno 25

Non ho scritto com’è successo che io, musulmana, possieda una bibbia invece del Santo Corano. Dopo le esplosioni delle prime tremende bombe su tutta la Terra, prima di rifugiarmi nella miniera, incontrai un superstite, ancora vivo per poco, un mio antico conoscente, un cristiano del mio paese, un uomo ormai anziano, sempre piuttosto supponente e antipatico. Quand’era giovane mi aveva anche fatto la corte come si usa in Anatolia, ma io, d’accordo con i miei, non l’accettai; poi, malgrado tante discussioni familiari, non ho mai trovato un uomo giusto per sposarmi, e forse è stato meglio così perché adesso non ho marito, né figli e nipoti da rimpiangere. Quel poveretto, che Allah lo prenda in Paradiso, era steso per terra ancora vivo, aveva una gamba completamente sfracellata che, non amputata e curata, aveva sviluppato una fetida e vomitevole cancrena, perciò stava morendo fra gli atroci tormenti della cancrena e della setticemia. Urlava e bestemmiava il suo dio e se la prendeva con Cristo e la sua Santa Madre; ma quando mi riconobbe, negli intervalli del suo breve coma, mi chiese i sacramenti, a me che non so neanche cosa siano, diceva che si voleva confessare e poi ricevere l’eucarestia prima di morire. Fu allora che, presa dalla compassione, che per noi islamici è un dovere, e visto che aveva una bibbia gli proposi che avrei accompagnato la sua dipartita da questo mondo leggendogli il brano che avrebbe richiesto. Gli lessi “La parabola del buon Samaritano”, quello era il titolo all’inizio del capitoletto, e mentre gliela leggevo, fra le sua urla di dolore, spirò. Per un po’ mi sentii la buona samaritana di quel poveretto, anche se non c’era modo di salvarlo dalla morte.

Fu così che tenni con me quella sua bibbia perché avrei avuto qualcosa da leggere per passare il tempo, oltre al Santo Corano, anche se negli ultimi tempi è stato completamente strumentalizzato dai teologi settari da farmelo quasi disgustare, ma i riferimenti all’apocalisse del Santo Corano sono frammentari ed evidentemente copiati, mentre durante gli interminabili mesi passati nel mio rifugio nelle profondità della miniera ho avuto possibilità di leggere e rileggere la bibbia, e l’Apocalisse.

Ma oggi, come sola superstite, spero ardentemente di morire al più presto.

Ma che cosa ci faccio in questo mondo da sola?

Perché la morte non viene a prendermi?

Che Allah mi perdoni se dico così!

Dal fumo uscirono cavallette, che si sparsero sulla terra, e fu dato loro un potere pari a quello degli scorpioni della terra. E fu detto loro di non danneggiare l'erba della terra, né gli arbusti né gli alberi, ma soltanto gli uomini che non avessero il sigillo di Dio sulla fronte. E fu concesso loro non di ucciderli, ma di tormentarli per cinque mesi, e il loro tormento è come il tormento provocato dallo scorpione quando punge un uomo. In quei giorni gli uomini cercheranno la morte, ma non la troveranno; brameranno morire, ma la morte fuggirà da loro.

Le cavallette fra queste strane montagne di tufo e calcare non ci sono, ma i topi stanno aumentando in modo preoccupante. Ho provato a cambiare la caverna, il mio rifugio durante la fredda notte, ma anche nella nuova c’erano parecchi topi, perciò sono ritornata a quella iniziale. É diventato più difficile catturarli per mangiarli, sembra che siano più scaltri e abili nell’evitare le trappole.

Il problema è che di notte tentano di assalirmi per uccidermi e divorarmi.

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Più volte mi sono svegliata di soprassalto scacciandoli da me perché ne avevo una decina addosso e gli altri erano attorno in attesa di intervenire. Quei maledetti con quei loro denti affilati come rasoi mi stanno lentamente mangiando. I furbastri hanno iniziato a rosicchiare le parti senza terminazioni nervose, come le unghie, le callosità dei piedi e i capelli, e ne hanno già rosicchiato un bel po’, tanto che sono quasi calva. Ah! Chissà che brutta immagine di me vedrei riflessa in uno specchio! É meglio che non possa vedermi! Erano così belli i miei lunghi capelli neri! Però di giorno con l’hijab che indosso non si nota niente.

Stanotte quei malefici hanno tentato di colpirmi direttamente alla pancia, dove contemplo con sgomento un foro di circa un centimetro di diametro, perfettamente ritagliato sulla pelle durante il mio sonno senza che io me ne accorgessi. Uno di loro, abilissimo, si è infilato sotto la maglia e lentamente, senza fare uscire una goccia di sangue, ha iniziato ad asportare gli strati della pelle, e chissà cosa avrebbe fatto se non mi fossi svegliata e non l’avessi scacciato.

Dicono gli studiosi che, forse, ai tempi dei dinosauri, oltre al cataclisma di un enorme meteorite caduto sulla Terra, gli antenati dei topi attuali siano stati un’altra possibile causa della loro scomparsa: i topi mangiavano l’interno delle uova dei dinosauri, anche di quelle con i gusci più robusti, e mentre i dinosauri dormivano gli foravano la pancia dove c’era più grasso e meno sensibilità per ucciderli e poi mangiarseli.

Io non vorrei proprio fare la fine di morire divorata da quei topi affamati e spesso prego Allah di farmi morire prima.

Per esempio di poter morire per il morso di un serpente velenoso o sotto le fauci di qualche belva! Succederebbe in qualche minuto e via, invece penso di dover morire molto lentamente: i topi tenteranno di mangiarmi nei punti meno sensibili quando il sonno mi colpirà e mi procureranno buchi poco profondi e piccole ferite sul corpo che si rimargineranno durante il giorno e così per giorni. Un po’ alla volta mi trasformeranno in una piaga ambulante, senza riuscire ad assestarmi il colpo di grazia, le mie forze caleranno per il sangue perduto e le infezioni, forse mi verrà la febbre, ma … accidenti mi viene da bestemmiare …

Éproprio un’ironia della sorte che quei malefici animaletti riescano a sopravvivere mentre l’umanità è scomparsa per autodistruzione!

Allah! Allah! Fammi morire!

Ma prima di morire nasconderò ai topi questo quaderno sotto una pietra pesante e attorno metterò dei segnali ben visibili, perché chissà qualcuno nel futuro lo possa ritrovare.

Forse Allah, nella sua infinita onniscienza, mi ha fatto sopravvivere alla distruzione del globo solo perché raccontassi sul diario quanto è successo per farlo leggere alle future generazioni di uomini, se ce ne saranno, a monito eterno per la specie umana?

Ho però la strana e soffocante impressione di essere rimasta l’unico essere umano sulla Terra, e scrivere su questo quaderno è solo un inutile e vano tentativo di sopravvivere nel ricordo, in queste frasi che scrivo.

Per ora è meglio cercare di addormentarsi che perdersi in queste abissali e per me ormai inutili domande.

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Giorno 30

E vidi salire dalla terra un'altra bestia che aveva due corna, simili a quelle di un agnello, ma parlava come un drago. Essa esercita tutto il potere della prima bestia in sua presenza e costringe la terra e i suoi abitanti ad adorare la prima bestia, la cui ferita mortale era guarita. Opera grandi prodigi, fino a far scendere fuoco dal cielo sulla terra davanti agli uomini. Per mezzo di questi prodigi, che le fu concesso di compiere in presenza della bestia, seduce gli abitanti della terra, dicendo loro di erigere una statua alla bestia, che era stata ferita dalla spada ma si era riavuta. E le fu anche concesso di animare la statua della bestia, in modo che quella statua perfino parlasse e potesse far mettere a morte tutti coloro che non avessero adorato la statua della bestia. Essa fa sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, ricevano un marchio sulla mano destra o sulla fronte, e che nessuno possa comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: è infatti un numero di uomo, e il suo numero è seicentosessantasei.

Sarà stata una pura combinazione, un caso del destino, ma negli Stati Uniti d’America, a Los Angeles, prima della fine si era ricostituito in segreto il Ku Klux Klan sotto un altro nome, e poiché a ricostituirlo erano in 666, decisero di chiamarsi “The 666’s Group” o più semplicemente six-six-six, invece di KKK. Certamente alcuni di loro sapevano il significato che quel numero aveva nell’Apocalisse e, quando i giornali cominciarono a parlarne, anche qui in Anatolia, i commentatori notarono quel riferimento come fosse un tetro presagio, si credeva all’inizio che 666 fosse una setta satanica, invece era costituito da giustizieri assassini, un modo di vivere la morale che è stato sempre presente soprattutto nei paesi dove era liberalizzata la vendita delle armi. Il gruppo agiva di nascosto come quello antico ma era deciso a ripulire gli USA da tutti i delinquenti, dagli assassini, dagli sfruttatori delle prostitute e dalle prostitute, dai trafficanti di droga e dai delinquenti comuni. Per far ciò organizzava delle sortite, per lo più notturne, allo scopo di uccidere quelle persone. Era impossibile che la polizia di Stato e quella Federale non sapessero ciò che gli incappucciati combinavano nelle notti metropolitane ma c’erano molte connivenze e, malgrado le denuncie sui giornali, i 666 aumentarono e formarono gruppi simili in tutte le maggiori città degli USA e in molte metropoli della Terra, così che gli assassinii in quel paese in poco tempo aumentarono vertiginosamente e ciò procurò un ulteriore declino di quell’importante nazione che per più di un secolo aveva deciso le sorti della Terra.

Oggi, ancora controsole, ho visto sulla cima di un cucuzzolo l’angelo dell’allucinazione, chissà cosa significa, forse sono rimasta impressionata dagli angeli raccontati nell’Apocalisse della bibbia, e inoltre noi musulmani abbiamo una lunga tradizione di credenza negli angeli di Allah.

Troppi fatti, che sono preceduti dai rispettivi angeli, sono raccontati come fossero leggende in quel libro e la mia triste esperienza è aver visto che quelle profezie sono state molto simili alla realtà che ho vissuto.

Ma l’Apocalisse ha un lieto finale:

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E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c'era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva:

"Ecco la tenda di Dio con gli uomini!

Egli abiterà con loro

ed essi saranno suoi popoli

ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.

E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi

e non vi sarà più la morte

né lutto né lamento né affanno,

perché le cose di prima sono passate".

Ma di questo bel lieto finale per ora su questa terra non se ne vede traccia, il cielo è tornato ad essere come prima, anzi molto più bello perché l’inquinamento dovuto alle attività umane è scomparso, mentre la terra comincia lentamente a reagire e qua e là stanno nascendo pianticelle e si vede già qualche fiorellino.

Venisse un angelo di Allah dal cielo questa notte a raccogliermi e a portarmi da Lui sotto la Sua tenda!

La notte scorsa ho trovato che, circondando il mio giaciglio con i tizzoni ancora ardenti del fuoco che accendo verso la sera, riesco a tenere lontani i topi, almeno riesco a dormire più tranquilla e a non svegliarmi all’improvviso con quei maledetti animali addosso.

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Giorno 40

La soluzione di circondare il mio giaciglio di tizzoni ancora ardenti funziona finché i carboni rimangono caldi, poi i topi si avvicinano pericolosamente e mi assalgono con i loro denti taglienti, che mi hanno già procurato tante ferite, così devo passare le notti a ravvivare il falò e raccogliere i tizzoni, con le mani bruciacchiate e le ferite dei roditori. Dormo più di giorno che di notte. Quei malefici animali che di notte girano a centinaia attorno a me, di giorno sembrano scomparsi nel nulla. Purtroppo ho visto che le riserve dei funghi dentro le caverne stanno esaurendosi e i topi, che prolificano di continuo, molto più dei funghi, diventano sempre più numerosi; prima o poi, spinti dalla fame, tenteranno di assalirmi anche in pieno giorno e sarà la fine.

Se Allah si preoccupasse veramente di me mi manderebbe uno o due o più gatti per tenere lontani i topi!

Allah perdonami per quello che ho scritto! … chi sono io per dirTi cosa devi fare?

Ah! Che tristezza si sta impadronendo di me!

Una depressione che mi ricorda la muta tristezza della mia bisnonna, là nel piccolo paese dove abitavamo, in cui la modernità arrivò fra gli ultimi posti della Terra.

Quando ero ancora una piccola bimba essa mi raccontava della sua giovinezza e, come tanti vecchi usano fare, delle tante disgrazie che vi erano successe, la loro sequela era senza fine: uno era finito sotto un carro ed era rimasto senza gambe, un altro perse la vista bruciato nella faccia da una pentola bollente, … . Gli aborti spontanei, le donne che morivano nel parto, i neonati che non superavano il secondo anno di vita o non arrivavano alla fanciullezza, le pestilenze che periodicamente falcidiavano l’intera popolazione erano, per la mia bisnonna, disgrazie così comuni e banali che non valeva neanche la pena ricordare, … in quel passato lontano il destino era crudele con tutti e non risparmiava nessuno. Anche la mia povera bisnonna aveva avuto le sue sofferenze fin dalla prima gioventù, tuttavia quella gente era stranamente felice e tutto contato, anche se con tante ipocrisie, fra le persone di allora c’era una notevole tolleranza, in fondo tutti si sentivano uniti nella comune sofferenza e nella comune lotta per continuare a vivere e a sperare in un mondo migliore, o almeno così mi sembrava di capire dai racconti che essa mi narrava.

La vita era l’impegno comune per sopravvivere ogni giorno; le dialettiche, i conflitti e le piccole tensioni che si creavano in quella ristretta società erano considerati fatti di poco valore e duravano solo per poco tempo, di solito spenti da una ulteriore nuova disgrazia o da un lutto che, nel paese, coinvolgeva tutti.

Poi venne il mondo moderno e la gente non soffriva più come prima, si era tutti più sicuri di poter vivere: per le cure mediche, per le attenzioni alla sicurezza nel lavoro e nei trasporti, perché tutti erano più ricchi e nessuno soffriva la fame. Insomma, si pensava di dover essere più felici, invece no! L’egoismo e l’individualismo che nel passato contavano molto poco ebbero il sopravvento e con essi il senso dell’unione per una comune sfida al male si affievolì.

Anche nel mio paesino avvenne la trasformazione, almeno così raccontava la mia bisnonna, e la gente del villaggio non si conosceva più, restava in casa a guardare la televisione, per le proprie faccende e a rimuginare sui propri guai, mentre prima i guai si condividevano, le donne si

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raccontavano le loro storie alla fontana del paese mentre riempivano i loro contenitori d’acqua, e gli uomini si ritrovavano la sera prima della preghiera a chiacchierare nella piazzetta del paese davanti alla moschea.

Anche se non c’erano fazioni che si odiavano fra loro, l’animo delle persone non era più sereno e sarebbe bastata una scintilla proveniente dalla grande città per motivare prese di posizione rigide e violente. Non successe mai, per fortuna.

Tuttavia le persone iniziarono a litigare su tutto e a prendere partito un gruppo contro un altro. Bastava che due bambini bisticciassero sulla strada ed arrivavano i rispettivi genitori a dare man forte ai propri figli, una cosa impensabile ai vecchi tempi, quando i figli avevano torto per principio, e la cosa spesso non finiva lì, perché nel piccolo paese si aggiungevano subito i parenti e gli amici degli uni e degli altri ed in breve venivano coinvolte decine e decine di persone arrabbiate che volevano solo azzuffarsi, con calci, pugni e schiaffi che volavano, finché non arrivava qualcuno autoritario a dire basta o gli animi non si acquetavano per la stanchezza.

Passarono vari anni e le persone si tranquillizzarono, così che nel paesino la popolazione sembrava serena; tuttavia la gente, che ormai non si conosceva più, viveva senza ideali, senza una spinta verso un fine, una vita atona con i soli interessi materiali, la gente sentiva il bisogno interiore di motivi di vita significativi in cui riconoscersi per darsi un’identità, ma non sapeva cosa fare.

La concordia con gli altri e l’amore per il prossimo, per quanto massimi ideali, non creavano quella identità, quel senso di appartenenza di cui si aveva bisogno, sembrava che la gente avesse bisogno di lottare contro qualcuno.

Mi sono fatta l’idea che quei compaesani si realizzassero solo nella competizione, nello sfogo della loro larvata aggressività. Io speravo che questi loro istinti potessero essere sublimati nello sport agonistico, o nella conquista della conoscenza, o nella lotta contro la povertà, l’ignoranza, la malattia, l’ingiustizia ma queste forme valevano solo per pochissimi, i più sentivano che il proprio bisogno interiore di essere e di esistere veniva soddisfatto solo dalla opposizione accanita ad un nemico, reale o immaginario che fosse. Ma ormai nessuno credeva più che il nemico potesse essere Satana o qualche essere infernale, né si pensava più ad un nemico interiore che li spingesse all’ozio o all’accidia, il vero nemico doveva essere un altro uomo ovvero la sua fazione o il suo partito o la sua squadra o la sua razza o la sua casta o il suo mestiere. Così nascevano gli schieramenti opposti che si generavano e si alimentavano di odio reciproco e davano alle persone il senso di appartenenza che a loro mancava.

Ora Abele era pastore di greggi, mentre Caino era lavoratore del suolo.

Trascorso del tempo, Caino presentò frutti del suolo come offerta al Signore, mentre Abele presentò a sua volta primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. Il Signore disse allora a Caino: "Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovresti forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai".

Caino parlò al fratello Abele. Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise.

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Fu così fin dall’inizio, con Caino ingelosito di Abele, perché ognuno voleva fare più bella figura dell’altro, in una competizione che sfociò nell’odio assassino. Questa è la vera natura dell’uomo, particolarmente del maschio.

Anche Abele aveva una parte della colpa per non avere trovato né cercato un accordo con il fratello. No! Non era il puro santo che sembrava, per noi che diamo istintivamente tutta la colpa all’assassino e la totale innocenza alla vittima.

E non lasciamo fuori dalla questione quell’immaginario dio ebraico, che Allah mi perdoni, che, facendo delle ingiuste preferenze come spesso viene narrato, aveva suscitato tale profonda gelosia e l’aveva anche rinvigorita parlando come un professore di teologia morale al povero Caino deluso di sé.

Il mito di Abele e Caino è una metafora del perenne conflitto fra gli allevatori e gli agricoltori, ma anche archetipo di quella cultura patriarcale, proprietaria e maschilista che ha fatto la storia per millenni.

Da allora alle contese anche violente che vidi nel mio paese cosa è cambiato? Nulla! Tranne le armi, ai tempi del mito di Abele e Caino c’erano i coltelli di selce.

Gli uomini, soprattutto i maschi, del mio paese non desideravano la pace ma la lotta, la guerra! Stranamente quasi mai ciò era un desiderio dei singoli individui, generalmente era una coazione che si sviluppava nei gruppi che essi costituivano, come se esistessero due coscienze: quella dei singoli e quella dei gruppi solidali, e gli esperti sobillatori sapevano sfruttare al meglio questa caratteristica umana.

Forse è stata proprio una situazione analoga che, nelle grandi metropoli e nei centri del potere, ha permesso e in qualche modo portato all’estremo la tensione mondiale, l’odio fra gli uomini, l’oblio della giustizia per permettere che succedesse quel che è successo: l’apocalisse del mondo. Perché l’uomo è stato così malvagio da autodistruggersi?

Perché l’uomo non ha voluto la pace ma la guerra?

Ancora qualche giorno e verrà la fine anche per me;

alcune ferite di quei topi sono diventate molto dolorose perché si sono infettate e mi sento già febbricitante,

non so più cosa fare per sopravvivere,

qui,

da sola,

sofferente,

prego Allah in silenzio nel mio dolore,

è l’unica cosa e l’ultima che mi resta da fare.

Metto questo quaderno, già tutto imbrattato dal mio sangue, sotto questo masso, non so se riuscirò più a scrivervi nei prossimi giorni.

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Il sipario si chiude e dopo i dovuti applausi all’interprete entra in scena il o la rappresentante del comitato direttivo della Nuova Gerusalemme.

Dopo brevi ringraziamenti per l’interpretazione e gli applausi del pubblico si rivolge a loro come fossero gli ascoltatori nella colonia marziana.

Come rappresentante ufficiale, vi leggo il discorso che il comitato direttivo della Nuova Gerusalemme vuole fare a tutti noi e soprattutto ai più giovani fra voi, che ancora devono conoscere ed imparare la nostra storia anche se probabilmente i genitori un po’ sicuramente gliel’hanno accennata.

Come sapete le nostre ricerche archeologiche sul pianeta Terra sono cominciate da poco più di un anno con piccoli droni robotizzati che abbiamo inviato da Marte sulla Terra. Quasi per caso è stato ritrovato un diario, quello che abbiamo chiamato l’ultimo diario, fra le rovine terrestri ed è stato possibile copiarlo a distanza attraverso i nostri mezzi robotizzati e riproporvelo nella messa in scena che avete appena visto. Per ora non abbiamo le capacità e le risorse per ritornare sulla Terra dalla colonia che abbiamo costruito qui su Marte, ma pensiamo che fra un secolo o due dovremmo riuscire nell’avventura di cominciare a ripopolare la Terra.

Ritrovarci quasi tutti nel nostro piccolo teatro per questa lettura, che l’attrice ha così bene interpretato dell’ultimo diario ritrovato sulla Terra, è solo un ulteriore motivo per raccontarci la nostra storia: nello stile del diario introduciamo leggendo un altro brano tratto dalla Genesi della Bibbia, un brano che precede il racconto del diluvio universale e come un riferimento simbolico ai fatti del nostro passato:

Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre. E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Il Signore disse: "Cancellerò dalla faccia della terra l'uomo che ho creato e, con l'uomo, anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti”

La nostra storia inizia più di mille anni fa, sulla Terra, fu quando si cominciò a capire che la situazione stava precipitando per le guerre, per la violenza e per tutto l’odio che si stava accumulando. Il Governo cinese, che allora la Cina era lo Stato più potente sulla Terra, decise di tentare una colonizzazione di Marte. Molti aspetti del progetto erano segreti, ma un’iniziativa del genere non poteva passare inosservata. Tuttavia, nel segreto, gli scienziati cinesi costruirono un’astronave molto grande che chiamarono l’Arca in ricordo di quella di Noè raccontata nella Bibbia. Nell’astronave furono imbarcati gruppi di 120 persone fra uomini e donne, giovani e meno giovani per ognuna delle 12 principali etnie del mondo per garantire il massimo di variabilità genetica: cioè 120 cinesi, 120 africani di tre zone diverse, 120 fra indiani, singalesi e tibetani, e poi esquimesi, discendenti dei vichinghi, dei popoli dell’antica America del sud e del nord, aborigeni australiani, arabi e maghrebini, polinesiani. In tutto 1440 persone scelte e preparate, in grado di fare al meglio tutti i lavori necessari nella nuova colonia. Ad essi si aggiunsero altrettanti animali e specie di piante, più una quantità veramente notevole di semi ed embrioni umani e animali super refrigerati.

A tutte le persone che partirono fu fatto un trattamento genetico per eliminare o disattivare nel loro DNA i geni, che si erano scoperti comuni ai topi e agli esseri umani, che agiscono sulla coscienza

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disattivandola quando il comportamento da individuale diventa collettivo, generando l’odio e l’aggressività senza controllo. Inoltre fu trattato il DNA dei soli maschi disattivando il gene del maschilismo. Erano trattamenti proibiti da tutti gli Stati della Terra, e sperimentati solo sugli animali, ma per colonizzare Marte non ci si poteva permettere la perdita di nessuna vita umana per una banale lite fra fazioni o persone che per origine erano già molto diverse fra loro, o che succedessero femminicidi o assassinii. Tutto doveva procedere veramente alla perfezione in quell’ambiente ristretto che era l’Arca e che sarebbe stato per molto tempo la colonia costruita su Marte.

Quando l’Arca partì ci fu un gran clamore su tutti i giornali e nelle TV del mondo ma il governo cinese riuscì a far credere che si trattasse di una missione, che ufficialmente aveva un nome cinese di donna, un po’ più impegnativa delle precedenti, raccontando che 40 persone erano state inviate a fare un primo tentativo di permanenza su Marte. Dopo nove mesi, quando l’Arca aveva quasi raggiunto la destinazione, sapendo che nel frattempo la situazione sulla Terra era ancora peggiorata, con gli squadroni del terrore che si aggiravano in tutte le metropoli, si simulò un’esplosione dell’Arca così teatrale che dai telescopi terrestri fu filmata e poi trasmessa in tutte le televisioni del mondo, così che tutti credessero che l’Arca con tutto il suo equipaggio fosse miseramente finita.

Dopo quella finta esplosione i nostri antenati, osservando il più rigoroso silenzio radio, sbarcarono su Marte, costruirono la prima colonia terrestre sul pianeta rosso e la chiamarono la Nuova Pechino, mentre sulla Terra nessuno si accorse di quello che stavano facendo. Col tempo tutti i terrestri si dimenticarono di quel viaggio avventuroso, presi come erano a distruggersi a vicenda. Ma i nostri avi, qui su Marte, controllavano quello che avveniva sulla Terra perché riuscivano a ricevere i segnali radio televisivi dei satelliti terrestri e a collegarsi senza essere notati ai computer terrestri.

Perciò quei primi coloni di Marte seguirono gli avvenimenti sulla Terra con angoscia, perché ognuno vi aveva lasciato familiari e amici per emigrare, ma da così lontano non era possibile intervenire, anzi tutti i sistemi di trasmissione verso la Terra furono bloccati per sicurezza. L’umanità sulla Terra non doveva sapere che c’erano degli uomini da Marte che la stavano osservando.

Nel vedere la tremenda tragedia terrestre crescere di giorno in giorno si generò in loro un sentimento collettivo che era una specie di paura per ogni forma di relazione umana che potesse rovinare l’armonia della convivenza, la serenità del vivere. Ai primi tentativi di schierarsi da parte di alcuni della colonia in appoggio, anche se solo nel pensiero, ad una fazione terrestre, ci fu subito una reazione di tutti per evitare nella colonia quelle divisioni che sulla Terra stavano generando atrocità senza fine.

E, come scrisse l’ignota donna turca nel diario, successe l’apocalisse sulla Terra, poi quando si capì che sulla Terra non c’era più una speranza di vita, che tutto era finito, in una assemblea generale i nostri avi decisero di cambiare nome alla colonia, che d’allora fu chiamata Nuova Gerusalemme come la chiamiamo ancora tutt’oggi e, in un certo senso, essi cominciarono a considerarsi gli eletti del genere umano.

Noi, terrestri nella nostra colonia qui su Marte, siamo i soli terrestri sopravvissuti del genere umano, e con questa consapevolezza i nostri antenati decisero tutti assieme di studiare quello che era

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successo sulla Terra nella speranza di trovare le cause della fine del genere umano sulla Terra e di evitare nel futuro un’altra catastrofe simile.

Si analizzarono le vicende dell’umanità dalla fine della seconda guerra mondiale fino all’apocalisse finale, si misero in luce tutte le occasioni perse per portare la pace nel mondo e perché nessuna avesse avuto buon fine, si verificò come, malgrado la paura di un conflitto mondiale che con le armi atomiche sarebbe stato letale per tutti, gli armamenti diventassero più potenti e perfezionati, si fecero analisi dettagliate su tutti i conflitti localizzati che avevano anticipato la fine globale.

Si capì perché l’orrore per i genocidi e le vittime della seconda guerra mondiale non furono sufficienti per far cambiare rotta al genere umano, e come avvenne per tutte le guerre successive, si studiarono le profondità del cuore dell’umanità dove covavano le angosce per la malvagità umana, propria e altrui, e le paure dell’ignoto futuro, perché dipendente dal fato e dagli altri umani.

Si analizzò perché quelle angosce e paure, invece di essere risolte accettando la limitatezza umana e riponendo la fiducia nell’altro, venivano ricacciate nel profondo nell’illusione di farle sparire, credendo che attraverso la potenza della scienza e della tecnica si potesse dominare il mondo e controllare l’altro.

Per ogni guerra e per ogni conflitto anche piccolo si analizzarono tutte le possibili cause: ideologiche, di potere, politiche, sociali, economiche, psicologiche, ambientali … e ognuna di esse si proseguì nello studio per capire, caso per caso, da che cosa provenissero.

Fu un lavoro enorme, anche perché la sopravvivenza su Marte richiedeva molto lavoro per tutti, ma alla fine con l’aiuto di tutti, dai giovani agli anziani, piano piano le nebbie che avvolgevano la gran mole dei fatti considerati e le loro correlazioni cominciarono a diradarsi, si cominciarono a proporre i principi che la natura umana doveva seguire per poter convivere in pace con il prossimo.

Alla fine di quello studio, che durò circa settantasette anni, furono scoperte o riscoperte le cause della malvagità umana e i modi per contrastarla. Si formalizzò una serie di principi e di regole che tutti conosciamo a memoria perché sono alla base della nostra cosiddetta “Costituzione della Nuova Gerusalemme”, che fin da piccoli ci hanno insegnato.

Come avete ascoltato nella lettura dell’ultimo diario, anche l’ignota superstite dell’apocalisse aveva cercato di capire il perché dell’ultima guerra mondiale e si era già data alcune valide risposte, che noi tutti conosciamo bene per come sono definite in modo più corretto e generale nella nostra Costituzione.

Da allora sono passati mille anni, noi terrestri emigrati su Marte abbiamo vissuto sempre in pace fra noi e nelle famiglie, tranne qualche piccolo furtarello nella nostra colonia non c’è mai stato un reato, da sette secoli non c’è più bisogno di trattare i nuovi nati geneticamente come fu fatto per i primi arrivati. Ora noi, i discendenti dei 1440 primi uomini e donne arrivati su Marte, siamo centuplicati, mescolandoci fra noi senza difficoltà, inoltre, dopo la realizzazione delle opportune strutture, delle case, delle fabbriche e delle fattorie, la nostra colonia è diventata molto estesa e si sono cominciati a fare sviluppare gli embrioni umani, super refrigerati nelle loro scatoline bianche, che furono portati dalla Terra sull’Arca; essi sono diversi milioni di uomini che nel futuro abiteranno il pianeta rosso e poi ripopoleranno la Terra insieme ai milioni di animali e di piante che, allo stato embrionale o di semi, con lungimiranza abbiamo conservato nei nostri frigoriferi.

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Un grande ringraziamento agli scienziati, ai tecnici, agli archeologi e ai linguisti che ci hanno permesso di ritrovare e di tradurre dal turco al cinese questo diario dell’unica superstite dell’apocalisse della Terra.

Firmato:

Il comitato direttivo della Nuova Gerusalemme

Grazie a tutti voi che avete partecipato e ascoltato questa rappresentazione.

FINE

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