Atto unico –commedia
Attori 1
Attrici 2
LUMINI
Pièce in un atto
Di
ombretta de biase
Giulia, creatura di un nord efficiente e algido, nonché viaggiatrice irritante e irritabile, è costretta ad un’imprevista e non desiderata sosta in un paesino accaldato di un sud del mondo, ai piedi di un vulcano. In questo luogo oltre il tempo, smesso il suo elegante tailleur di lino, recupera quella parte gioiosa e infantile di sé che sembrava definitivamente perduta e scopre di poter essere persino felice. Ma il sogno si trasforma in un incubo ed è presto chiaro che il cammino verso una più profonda, autentica consapevolezza diviene più arduo. Anche in questa pièce mi pongo e pongo la questione: “liberare”, “perdere” il proprio passato, può aprire la strada ad un futuro finalmente libero da ogni impaccio o condizionamento?
Rappresentazioni
Padova 1994, Teatro Laterale, con Silvia Clai, Federica Silvestri, Davide Boato, regia di Roberto Caruso; Milano 1999, teatro Out-off; San Benedetto del Tronto 1999, teatro “Pomponi” , con Alfonso Di Capua, Marina Pillinini, Olivia Mancino, Stefania Sironi, regia di Ettore Rimondi
Recensioni
Grande interesse per la novità e la delicatezza della tematica, la sobrietà d’impianto e la vivacità del linguaggio che si presta aa una lettura fra le righe, hanno suscitato i Lumini di Ombretta De Biase. Quasi sdoppiato fra piano conscio e inconscio, tocca tasti emozionali profondi nello spettatore, provocandolo a farsi a sua volta protagonista. La rappresentazione ha saputo rendere appieno la forza innovativa di un racconto tutto giocato sull’ambivalenza fra spazio reale e spazio interiore.Il Mattino di Padova 1995
Il lavoro di Ombretta De Biase è in bilico, anzi in perfetto equilibrio, tra sogno e realtà e si muove in quell’aria di realismo magico-onirico che ci fa trattenere il fiato. L’opera ci suggerisce un passaggio lieve, ovvero la continuità o meglio la circolarità della vita nella forma di presenze animate e spirituali ma nello stesso tempo reali. Il testo, già nel titolo, suggerisce questa prima interpretazione più per gli interrogativi che pone che per le affermazioni fatte ed è costruito per richiami e allusioni a qualcos’altro che tocca a noi scoprire. Infatti il dialogo con chi è fisicamente lontano ma è presente sul piano della memoria, la percezione-sensibilità delle cose che si espandono oltre la loro fisicità, contrapposte al disagio di appartenere a una società utilitaristica e mediocre, riconducono in ultima analisi agli interrogativi sulla vita e sulla morte. Vanda Aleni, Centro studi meridionali, Teatro d’Autore, 1999
Tra sogno e incubo un viaggio nella coscienza. In un’atmosfera visionaria e surreale prende corpo lo spettacolo “Lumini” di Ombretta De Biase. Una viaggiatrice che arriva dal nord freddo ed efficiente, si trova per caso in un luogo imprecisato del profondo e torrido sud del mondo, qui la sua vita e la sua coscienza vengono rivoluzionate dall’incontro imprevisto con un uomo, una donna e i loro curiosi lumini. In un gioco fra sogno e incubo si dipana il difficile cammino verso una più profonda consapevolezza che deve fare i conti con la rielaborazione del proprio passato. Corriere della Sera, 4-7-1999
Molti artisti hanno espresso la loro vulcanica genialità a contatto con la mitica forza dei vulcani, da Malcom Lowry a John Huston al Rossellini di Stromboli… Nobili parenteleper questo vigoroso testo di Ombretta De Biase ambientato appunto sulle pendici di un vulcano a sud di ogni nord. Lì capita la giovane Giulia a cui Stefania Sironi presta il suo entusiasmo e una spontanea sensualità che il personaggio vorrebbe più torbida.Li accolgono Anselma e il suo complice Pietro interpretati rispettivamente da Marina Pillinini e Alfonso di Capua. A doppiare le emozioni di Giulia, Olivia Mancino, percorsa da lavica passione, danza l’archetipo, sicura della sua tecnica.. Hystrio 1999
PERSONAGGI
Giulia una viaggiatrice irritante e irritabile di un nord del mondo
Anselma una donnetta serena e tranquilla di un sud del mondo
Pietro l’aiutante di Anselma
signora coccioduro una conchiglia “politically correct”
pietra troppo levigata Un sasso inaffidabile
granello impaziente uno della famiglia delle “sabbie fuggenti”
Nota di regia
In scena sono presenti due ambienti: in proscenio un ambiente costituito da qualche sasso, una grossa conchiglia, mucchietti di sabbia, un’edicola votiva in rovina…Il tutto a simulare un ambiente marino o comunque campestre, sul fondo una vecchia poltrona, una sedia impagliata, un cestino da lavoro. Ben visibile sarà sempre e soltanto un mobile a destra su cui sono appoggiate delle foto con davanti i lumini accesi.
SCENA I
Anselma, una donna anziana, con i capelli legati in una crocchia e vestita di nero, è seduta su una poltrona e lavora, con l’ uncinetto, ad una coperta a riquadri molto colorati che, in parte, le cade sulle gambe. Da destra entra in scena Pietro, un uomo massiccio dall’aspetto di chi vive solitamente all’aperto.
Pietro Anselma, hai deciso?La gialla, la verde o l’azzurra?
Anselma(sempre lavorando e senza alzare lo sguardo) L’azzurra, è la più bella
Voce di donna Permesso, c’è nessuno?
Anselma Entra, accomodati
In scena, da sinistra, entra una donna dal piglio giovanile, indossa un vestito sportivo di lino, stropicciato e intriso di sudore sulla schiena e sotto le ascelle, è visibilmente sofferente e accaldata.
La donna Chiedo scusa ma la porta era aperta. Vorrei un bicchiere d’acqua, per favore, ho la testa mi scoppia. Questo caldo è insopportabile
AnselmaPietro, per piacere, un bicchiere e la caraffa d’acqua, quella in fresco
Pietro esce di scena
La donna Grazie non voglio disturbare, vado via subito
Anselma Ma che disturbo!, siedi, riposati
La donna si siede accanto ad Anselma sulla sedia impagliata
La donna E’buio qui
Anselma E’ per il sole. Deve stare tutto chiuso
La donna Fuori ci saranno quaranta gradi e non c’è un’anima, un bar aperto, niente
Anselma E’ la controra, figlia
La donna Che?
Entra in scena, da destra, Pietro. porta una caraffa d’acqua e un bicchiere
Pietro La controra. Vanno in giro solo i pazzi e il demonio
La donna (ironica)Ah, è evidente, solo i pazzi come me, e il demonio (beve avidamente) Grazie. Sto resuscitando. Com’è buona! Posso averne un altro?
Anselma Sicuro, figlia! L’acqua non si nega mai
La donna Vado. Fra poco riparte quella maledetta corriera, va a dieci all’ora, niente aria condizionata, sembra che si ribalti a ogni buca e la testa che mi scoppia, lo stomaco che mi si rivolta. Sarà anche per il sole, per gli odori, per questi colori così forti, violenti. Vado fino in cima, al vulcano, che poi i vulcani non mi sono mai piaciuti, sono tutti uguali
Pietro Questo è cattivo
Anselma Molto cattivo.Vuoi un caffè? Ti fa bene allo stomaco. Pietro, il caffè, ce ne prendiamo una tazzina anche noi
La donna Grazie no, devo ripartire, la corriera
Anselma E’ già pronto
La donna Un bel club vacanze, con tanto di animazione! Macché, proprio in questo ces, ehm, in questo paese con il sedere su un vulcano dovevo venire
La donna si alza e si guarda intorno con meraviglia, viene attratta dai lumini accesi davanti alle foto.
Anselma Lo vedi.Qui è tutto vecchio, andato a male
La donna Bè, sì, no, voglio dire ha un suo fascino antico, molto antico (guarda i lumini) Quanti! Tutti parenti?
Pietro porta un vassoio con le tazzine di caffè
Anselma Bevi, figlia, fa bene quando è ancora caldo
Il suono del tipico clacson di una corriera e il motore che si avvia e parte. Giulia sobbalza, fa cadere in terra la tazzina con il caffè, esce da sinistra di corsa. Rientra disperata.
La donna E’ partita. E adesso come faccio? Che stupida! Scusate, ho pure rotto la tazzina
Anselma Roba vecchia, Pietro, preparane un’altra
La donna Che rabbia!Adessomi toccherà aspettare la prossima. Ore suppongo
Pietro Non c’è
La donna Come?
Pietro La prossima non c’è, ripassa fra una settimana
La donna Che?
Pietro La corriera sale una volta alla settimana
La donna Non ci credo, che guaio! Allora pace per il vulcano, tanto nemmeno mi interessava, riprenderò quel maledetto catorcio quando scende giù
Pietro Non scende
La donna Come sarebbe?
Anselma Pietro vuol dire che la corriera fa il giro, non scende mai per di qui
La donna Quindi?
Pietro Fra una settimana
La donna Non scherziamo, io me ne devo andare, adesso, subito
Anselma Ci dispiace
La donna (esasperata)Scusate ma ci sarà pure un treno, un taxi, un aereo, un’astronave
Anselma e Pietro, all’ unisono, fanno cenno di no con la testa
La donna Non è possibile! E adesso? Almeno per stanotte dovrò cercarmi un albergo, una locanda, un…no, eh?
Pietro Il paese è piccolo,non ci viene mai nessuno
Anselma Qui però è grande
Pietro Molto grande
La donna Qui?No grazie. Qui, vostra ospite, una settimana?, è escluso, è impossibile. Scusate, vi ringrazio, siete davvero molto gentili, ma
Anselma Qui siamo soli, io e Pietro
La donna Forse un paese vicino.Vado lì e trovo un treno,un taxi, una macchina a noleggio…
Pietro E come ci vai?E’ a venti chilometri e poi non ci trovi niente, è come qui
La donna Aiutatemi, vi prego. Io me ne devo andare
Pietro Pietro, aspetta. I meloni di Peppin’ u’ ciopp’
Anselma Sicuro, può essere. Domani Peppin’ u’ciopp’ parte con la motoretta e porta i meloni a Pizzosotto, di lì va a Gelaccia, poi a Guardiaposta
La donna Ho capito, dieci ore di motoretta
Pietro Meno
La donna Che disastro!, io devo andare. Lui..
Anselma Tuo figlio sta bene
La donna Come?
Anselma Eh, cuore di mamma non mente. Tuo figlio è grande
La donna Bè, grande, in fondo ha solo vent’anni. Adesso è in vacanza con la ragazza, gli amici. Sono io che, al solito. Scusatemi, vi ringrazio ma non posso restare, mi viene l’ansia, divento intrattabile
Anselma Ci dispiace
La donna E’ tutta colpa mia, mi distraggo e finisce che perdo. Perdo corriere, treni, aerei…persone
Una musica dolce e malinconica si diffonde nell’atmosfera. La donna si guarda intorno incuriosita
Anselma Hai deciso? Rimani?
La donna E cos’altro potrei fare?, ehm, chiedo scusa, voi siete così gentili e io... Solo per stanotte, però. Domani vado con la motoretta dei meloni, oppure, a piedi
Anselma Pietro mostra la camera a
La donna Giulia, mi chiamo Giulia Solvini. Che maleducata, non mi sono nemmeno presentata
Anselma Io mi chiamo Anselma. Pietro, prepara la camera per Giulia, quella azzurra, è la più bella. C’è Gesù nell’orto degli ulivi
Giulia Chi?
PietroGesù.E’ un quadro tutto azzurro, e anche i muri
Giulia (fra sé) E le ragnatele
Giulia e Pietro escono di scena mentre Anselma riprende placidamente a lavorare all’uncinetto. semibuio
SCENA II
E’ trascorso qualche giorno. Giulia è in proscenio, sulla spiaggia, indossa un corto vestito di cotonina a fiorellini e, a gambe divaricate e braccia aperte, si offre ai raggi del sole.
Giulia Dai, tesoro, picchia forte! Qui, proprio qui (al centro del petto). Che bello! Si scioglie, si sta sciogliendo, quel grumo, quel nodo scuro, una morsa, una tenaglia, stringeva, ahi, se stringeva! Ora con te, grazie a te… e dire che ti odiavo. Ti vedevo e fuggivo al buio. Mi ferivi gli occhi, il corpo, la mente. Ti chiedo perdono. Scusami. Ti amo. Hai sentito? Ti amoooo! Ehi, guarda che non lo dico spesso, anzi, mai. E’ che mi sembra che appena lo dici già sa di falso, di una scusa per dire che in realtà non te ne frega niente. Lo so che non sei come loro (la natura intorno), tu sei serio, niente storie, chiacchiere inutili. Loro invece non smettono mai. Certo, hai ragione, pettegolezzi per lo più, ma sono così divertenti!
Giulia adesso si muove come se danzasse
Ehi, piano, non parlate tutti insieme, non capisco un accidente. Ehi tu!, ma come ti permetti? (raccoglie la gonna stretta intorno alle gambe) Sfacciato di uno zèfiro! Bella scusa. E’ per conoscermi. Sei un mandrucone, ecco che sei. Zèfiro, scommetto che sei bello, bello come il tuo nome. Più bello? Oltre che sfacciato sei anche presuntoso. Ehi (il vento le entra nel seno), piantala!
Si china a terra per sfuggire al vento, raccoglie un mucchietto di sabbia e lo fa scivolare fra le dita
E tu, piccolino, dove vai così di corsa? Ah, non sei piccolo, scusa. Nemmeno un gigante, però. Certo che con voi non si può scherzare, proprio come con certi umani, ma loro almeno non capiscono niente, voi invece, se non altro per esperienza…certo che mi piace scherzare. Anche a te. Perché ti sei offeso allora? Aspetta sciocchino, dove te ne corri? Su questo hai ragione. E’ bello. E’ bello volar via su una foglia, come va signora foglia?, su un cammello, come va signor cammello?, sull’acqua, come va signora acqua?. Ti capisco, anch’io se potessi, se fossi leggera come te, volerei via (Giulia vede una grossa conchiglia e si china a raccoglierla, poi la appoggia all’orecchio) Grazie, sei gentile. Davvero mi trovi bella? (la rigira fra le mani) Anche tu non sei male. Così lucida, colorata. Sono ancora bella per la mia età? E tu che ne sai della mia età? No, no figurati! Bè, nemmeno tu sei una giovincella. Minimo qualche secolo, a occhio. Certo che mi fa piacere se mi racconti una storia. Io adoro le storie! Questa poi? Tu dici che fra Circe e Ulisse…Ah, sì? Penelope non sarebbe stata poi quella santa... Ehi, aspetta! Non accetto che tu dica che Omero ha inventato un sacco di balle! Al più sarà stata qualche licenza poetica, è così che noi umani le chiamiamo. Non insistere, anzi guarda, facciamo che te ne stai per i fatti tuoi. Omero non si tocca, e nemmeno Dante. Gli altri te li lascio tutti, ti va di insultare che so, Virgilio, Ovidio, Petrarca…fai, fai pure. Vabbe’, sarò fanatica, faziosa, pazienza! Tu invece spargi veleno. Un colpetto di qui, uno di lì, e finisce che fai guai a tutti. Falsona e ipocrita, ecco cosa sei! Scommetto che parli male di tutti e poi ti accordi con tutti. Sei come “loro”. Oh, sentila! Adesso fa pure finta di non capire chi sono “loro”. Loro sono i signori della “Norma” . Hai presente? Come sarebbe che la Norma non esiste? Eiste, eccome! E’ una specie di vescica enorme, puzzolente, piena di cicciutissimi, panciuti cadaveri, con i loro castelli, le loro terre, i loro miliardi… Solo merda. Invidiosa, io? E di cosa? Sciocca dama coccioduro! Il nome ti calza a pennello. Che vuoi che me ne importi di tutte le ricchezze del mondo. Io sono solo una che ci crede. A che? Non importa a che. Uffa! Che vuoi che ti spieghi?, il significato del verbo credere? Guarda sul vocabolario. Basta. Siamo di due parrocchie diverse io e te. Ma no, che vai a pensare? No che non ti voglio fare del male, per chi mi hai preso? Domani mi racconterai altre storie? Grazie. Mi vuoi corrompere, per caso? Ti ho detto che non ti faccio niente, sono una buona io, cosa credi? Magari sembro cattiva, ma poi.Va bene, se insisti. Achille, domani mi parlerai di Achille. La verità però, e Omero non è un bugiardo. Siamo d’accordo. Così mi piaci…
Buio il tempo necessario
SCENA III
E’ trascorso ancora qualche giorno. Anselma e Pietro sono insieme. La solita dolce musica si diffonde nello spazio. Anselma sta sistemando i suoi lumini, Pietro l’aiuta
Pietro Tutto bene, mi pare
Anselma Molto bene, sì
Pietro Hai deciso quando?
Anselma No. Vale la pena di aspettare ancora qualche tempo
Pietro Perché?
Anselma La felicità
Pietro Già, e poi?
AnselmaNon capisco perché fai così? Sono giorni che sei pensieroso. Che cosa ti preoccupa?
Pietro Non mi fido
Anselma Nemmeno io ma pensaci, rifletti. C’è un’altra via?
Entra in scena Giulia con un gran fascio di fiori di campo. E’ contenta. La musica si interrompe
Giulia Che via? Volete che vada via? Ancora qualche giorno, vi prego
Anselma Questa è casa tua.Che bei fiori hai raccolto, vieni. Li mettiamo nel vaso
Giulia Non li ho raccolti io, me li ha dati Rosa, per te, Anselma.Non mi piace raccoglierli, quando spezzi il gambo è come ucciderli, viene fuori quel liquidino appiccicoso
Anselma La linfa, è come il sangue per noi. Hai ragione, non è piacevole, certo che se proprio si deve farlo, va fatto
Giulia Ma di che stavate parlando tu e Pietro? Ehm, scusate, forse mi sto impicciando troppo
Anselma Non abbiamo segreti, figlia mia. E’ solo che siamo vecchi e ogni tanto ci preoccupiamo del futuro, di che cosa dobbiamo fare, c’è da curare il raccolto, cose così
Pietro interviene ma guarda Anselma perché la frase è rivolta a lei piuttosto che a Giulia che non può capire
PietroLe pecore vanno tosate nel periodo giusto e non c’è molto tempo
Giulia Soffrono quando si tosano?
Pietro Bè, un pochino sì, ma il pelo glielo dobbiamo rasare, è d’obbligo
Anselma Pietro, ti dispiace andare a dare il mangime alle galline? Oggi mi fanno male le gambe, non riesco a stare in piedi
Pietro Vado
Pietro esce di scena, mentre Giulia va a sedersi sulla sedia impagliata accanto ad Anselma, seduta nella sua poltroncina e con il suo lavoro all’ uncinetto sulle gambe
Anselma Siedi vicino a me. Sei tutta accaldata
Giulia Anselma, non mi sono mai sentita così bene. Prima avevo sempre quel nodo, quel grumo proprio qui, in mezzo al petto. Adesso è sparito. Un miracolo. Grazie a te, a Pietro, a questo sole, questa campagna, questo mare… a anche a lui, al vulcano. E’ come se, come se, una luce, un calore, no, non so dirti, non trovo le parole giuste
Anselma Dove sei stata oggi?
Giulia Alla torre delle vipere, giù in fondo alla valle. Pietro me l’ha fatta vedere. Che posto impressionante e che storia terribile!
Anselma Vecchie storie, leggende
Giulia Non sono vere?
Anselma Forse sì e forse no
Giulia Tu che pensi?
Anselma Che se hai paura, pensi che quella cosa non è vera e ti senti subito meglio
Giulia Io no, non dico che non ho paura, anzi. Però quando arriva, provo a farmela passare. Per esempio con Rosa. All’inizio non ci volevo entrare in quella casupola in mezzo ai campi, con quei forconi dappertutto e lei spiritata, cattiva, i capelli per aria. Mi guardava in un modo che..
Anselma Rosa fa impressione, è brutta
Giulia Mi sono fatta coraggio e sono entrata. Adesso mi piace anche il suo rosolio. Un po’ mi fa girare la testa. Sono astemia, ma quel rosolio che fa lei mi piace, è dolce. Rosa appena mi vede arrivare da lontano, si mette a urlare “Giulia, Giulia, tras’ d’int!, tras’ d’int’, tutt’ ‘stu sol’ t’abbrusc’ ‘i cervell’, vin’accà!” .
Anselma Rosa ha ragione
Giulia Prima non lo sopportavo. Non sopportavo niente. Il sole, la luce, le persone. Tutto mi dava fastidio. Cinque minuti e poi dovevo scappare via, un disagio, un’inadeguatezza. Cercavo l’ombra, volevo rimanere sola
AnselmaAdesso ti sei abituata
Giulia Anche troppo. Sarà la terza corriera che parte senza di me. Prima o poi dovrò decidermi a lasciarvi in pace
Anselma Questa è casa tua. Io e Pietro siamo vecchi e un po’ di compagnia ci piace. Broccoli e sarde per cena, va bene?
Giulia Benissimo, ottimo. Ho una fame!
Buio il tempo necessario
SCENA IV
Giulia è ora nello spazio campestre, raccoglie un sasso piatto e levigato da terra, lo guarda da ogni lato
Giulia Certo che devono avertene fatte di brutte per essere così pelato. Raccontami che ti è successo? (lo passa sulle bracca nude, sul corpo…) Ma che storie terribili racconti. Assassinii, violenze, tradimenti. Non è che stai inventando per caso? Confessa dai! Qualcosina te la stai inventando per farmi impressione. Invece secondo me il motivo ce l’avresti. Ti devi giustificare. Sei così, liscio. Ti sei adattato, hai fatto bene. Se uno non ce la fa, si adatta. Ti sei offeso? Vabbè, scusa. Ah, sono una presuntuosa rompiscatole! Adesso sei tu che mi offendi. Va bene, ho capito, oggi non è giornata, ti lascio in pace, magari ti rivedo domani, ciao.
Giulia poggia delicatamente il sasso levigato a terra e si muove come se stesse passeggiando, è contenta. Vede una fonte che sgorga dal terreno, si avvicina e raccoglie le mani a coppa per bere. Dietro le sue spalle appare Pietro
Pietro Ferma! Non bere
Giulia (sputa l’acqua) Pietro, che spavento!
Pietro Non bere
Giulia Perché? E’ velenosa?
Pietro Dipende
Giulia Che significa, dipende?
Pietro Da chi beve
Giulia Questa poi! Non è che per caso è il contrario?
Pietro No
GiuliaOggi mi gira al rovescio, prima quel paranoico di mister “tutto liscio”, adesso tu salti fuori dal nulla e dici che se bevo, finisce che.. io avveleno l’acqua. Ma mi vorresti dire per caso che io sono una… velenosa?
Pietro No, no, però può succedere che quelli come te..
Giulia Pietro, ti senti bene? Come me chi? Io non ho mai avvelenato nessuno, figurati se posso avvelenare… l’acqua! Madonna, mi fai parlare come una pazza (si gira indietro) Pietro, ehi, Pietro? Dove ti sei cacciato? Pietro che fai? Giochi a nascondino? Pietrooo!!
E’ scomparso. Come avrà fatto poi a sparire così, di colpo? A meno che (urla), Pietro, lo so che sei lì dietro. Dai, non sono più una bambina. Vieni fuori di lì. Guarda che sto arrivando..
Giulia ha visto alla sua sinistra un pezzo di muro sbrecciato
Devo stare attenta, da lì sotto può saltar fuori una vipera. Pietrooo, vuoi venire fuori sì o no? Non mi va questo scherzo. Smettila
Giulia è accanto al rudere. Si accorge che il pezzo di muro è il rudere di una vecchia edicola, un antico altarino votivo, di quelli comuni nelle campagne, e dove si vede ancora ciò che resta di un bassorilievo che raffigurava un Gesù dipinto di rosso e azzurro
Ecco cos’è, una specie di edicola votiva, ma di quanti secoli fa? Qui c’è scritto qualcosa (legge molto lentamente) ‘ E.. quando fu sera egli disse, vieni… (fra sé) qui non si legge… qui c’è scritto ‘riva’. In mezzo ci dev’essere un ‘passiamo’. (ripete) E quando fu sera egli disse vieni, passiamo altra riva”. Eh, sarebbe bello se fosse così! Nessuno avrebbe più paura della morte. Viene lui, ti prende per mano e… Mmmm, non me ne intendo ma dev’essere un versetto del Vangelo. Peccato sia così rovinata! L’avevano dipinta di rosso e azzurro. Come quel quadro di Gesù, nella mia stanza. Si vede che da queste parti usa molto dipingere d’azzurro
Si guarda intorno alla ricerca di Pietro
Macché, è proprio sparito. Quel Pietro! Certi suoi scherzi stupidi mi fanno arrabbiare
Esce di scena
SCENA V
Anselma e Giulia sono sedute l’una di fronte all’altra, Giulia tiene con le mani ben stesa una matassa di lana mentre Anselma sta facendo il gomitolo.
Giulia Anselma, chi erano?, parenti o amici?
Anselma Chi?
Giulia Quelli, i lumini (indica le foto dei lumini)
Anselma ( si gira a guardare)Ah, quelli!Un po’ e un po’. Eranopersone speciali, proprio come te
Giulia (ride)Io speciale? Figuriamoci! Casomai special-ista in... fallimenti
Anselma Perché dici questo?
Giulia Perché non ne ho mai infilata una giusta. Amori, lavoro, matrimonio, un disastro. E’ la verità
Anselma E della verità non puoi fare a meno
Giulia Perché, si può?
Anselma In genere...
Giulia Anselma, grazie
Anselma Di che?
Giulia Di capire. A volte mi sembra di essere passata attraverso la vita travestita da qualcos’altro. Però, se mi ci fai pensare, avrò anche fallito, ma almeno ho resistito. Sai com’è, fin da bambina tutti a dire “sei terribile, sei insopportabile, devi ubbidire, e fai questo e fai quello, ti devi adattare, occorre buon senso e non sta bene..”, tutte cose che mi costringevano a cambiare e allora io…resistevo. Facevo finta di abbozzare ma dentro resistevo, mi dicevo, no, non voglio, non è questo, non è come dicono, non è la verità. Da grande è stato peggio. A volte sarebbe bastato un sorriso, un’adesione di comodo, usare persone che sarebbero state ben felici di farsi usare da me. Ci pensavo anche, ma poi no, non potevo farlo. E allora facevo la guerra, a me stessa, una guerra per non fare del male a me e agli altri
Anselma Sei stata una brava madre
Giulia Non so, lui è bello, dentro e fuori, elegante, dentro e fuori. Avrà avuto sì e no quattro anni. Passeggiavamo e lui con la manina nella mia mi fa “mamma, con te sento la dolcezza nel cuore”. Ecco, quando penso a lui sento la dolcezza nel cuore
Anselma Chiacchiera, chiacchiera e il gomitolo è fatto
Giulia (si alza)Adesso vado da Rosa. Anselma, ti prego, puoi dire a Pietro di non venirmi dietro? Mi spaventa. Ero alla fonte dell’angelo e mi dice di non bere perché avveleno l’acqua, io avvelenare l’acqua?, ti pare possibile? E poi sparisce, pluff, di botto! Non capisco come può aver fatto
Anselma (sorride) Figlia, lui è capace di sparire dietro un filo d’erba, è nato qui
Giulia A volte Pietro dice e fa delle cose che
Anselma E’ vero.Quando tira lo scirocco si stranisce
Giulia (ride) Ecco perché da noi, se uno non ci sta tanto con la testa, si dice che è “sciroccato!”
Giulia esce ridendo a destra mentre da sinistra entra Pietro
Pietro Sono stato insultato e tu le hai dato corda
Anselma Non ti sarai offeso?
Pietro La sciroccata è lei
Anselma Sentilo, ti metti a fare il bambino adesso?
Pietro Mi avete insultato
Anselma Posso chiederti scusa? Scusa.Per il resto, è tutto a posto?
Pietro E’ sempre tutto a posto, sei tu che
Anselma Pietro, non ricominciare
Pietro Non abbiamo più molto tempo. La coperta è finita da un po’
Anselma Lo so ma la pazienza è la virtù dei forti, ancora qualche giorno e poi lei sarà pronta
Pietro Ne sei sicura?
Anselma Come di me e di te
Pietro Non vorrai mica che succeda quando sarà sola?
Anselma Sì, ma ha bisogno ancora di un po’ di tempo
Pietro Quanto?
Anselma Si vedrà
Pietro Prima di capire..
Anselma Lo so. Soffrirà molto ma così dev’essere, non possiamo impedirlo
Accompagnati da una musica, i due escono di scena a sinistra, mentre da destra entra Giulia che indossa sempre il suo vestitino di cotonina della scorribande campestri.
GiuliaPietro! Anselmaaaa! Dove siete? Pietrooo, Anselmaaa… Ma dove si sono cacciati quei due?
Giulia si rende conto che non c’è nessuno e va a sedersi sulla sedia a dondolo di Anselma. Comincia a dondolarsi lentamente, mentre la sedia fa quel suo tipico sfrigolìo. Socchiude gli occhi, poi li riapre
Giulia La prossima corriera, ho deciso. Però mi dispiace. Mai stata, mai sentita così, così, non so nemmeno io come. Non avrei mai immaginato di provare certe sensazioni. Dunque quella cosa che chiamano felicità esiste davvero, non è una parola cretina fatta per gli illusi. Il suo senso ce l’ha, eccome se ce l’ha. Peccato. Devo tornare. Devo? Perché, poi? Lui mi aspetta, Cioè, no. Nemmeno mi pensa, è sicuro. La ragazza, il lavoro, gli amici, le feste. La mamma c’è ma è un accessorio ormai. Bene. Così dev’essere e così è
Si alza dalla sedia e va verso il mobile dei lumini. Osserva con sempre maggior curiosità le foto
Chi saranno stati? I suoi antenati, ma guarda che vestiti antichi !…
Sul mobile, fra le foto, scopre una piccola scatola, una specie di portagioie, fatto di tanti gusci di conchiglie. Giulia la rigira fra le mani, cerca di aprirla ma è chiusa a chiave.
Giulia Com’è carina con tutte queste conchigliette (la scuote leggermente, sente un rumore, cerca di aprirla ma è chiusa) Ci dev’essere la chiave (nascosta fra i lumini, trova una piccola chiave dorata) Toh! Sembra d’oro (apre la scatolina, guarda dentro, c’è una pietra che sembra un enorme diamante ) Che meraviglia! Sembra vero, impossibile, varrebbe milioni. C’è un biglietto (Giulia prende il pezzettino di carta e legge), “Giulia”. Giulia sono io. Ho capito. Anselma vuole regalarmelo prima che vada via, presto, temo. Che pensiero gentile! La porterò sempre con me (prende in mano la pietra, un urlo) Ahiaaaaaa! Buio.
Giulia ha una mano fasciata e sembra terrorizzata.
Dio che dolore! Un’ustione di quarto grado. Ma dove mi sono cacciata? Due stregoni, dovevo capirlo. La polvere che rimane anche se lei ci si siede sopra, quel mostro di Pietro che appare, scompare e tutti questi (i lumini)! Altro che speciali, sono le loro vittime. Quei due fanno i sacrifici umani. Attirano i turisti con i loro incantesimi e poi… E adesso che faccio, dove mi vado a nascondere? Quelli mi trovano dappertutto. Era una trappola. Fin dall’inizio. E nessuno qui che può aiutarmi, sono tutti complici in questo paese diabolico
La solita dolce e misteriosa musica si diffonde nell’aria. Giulia si guarda intorno terrorizzata. Da sinistra entra in scena Anselma, da destra invece entra Pietro, come a voler impedire vie di fuga. Anselma ha in mano, appesa ad un filo, la grossa pietra che manda dei bellissimi bagliori. E’ il diamante della scatolina con le conchiglie
Anselma Giulia
Giulia Non vi avvicinate. Ho capito tutto
Giulia indietreggia, mentre Anselma le si avvicina con cautela, mostrandole sempre la pietra
Anselma Hai la mano ustionata. Lasciami guardare
Giulia Stai lì, brutta strega!
Anselma Prendila (la pietra), è tua. Adesso non ti farà più male
Giulia Vade retro, satana! Giuro che non volevo rubarla. Ho sbagliato, perdonatemi, farò tutto quello che vorrete ma non mi uccidete, vi supplico (guarda Pietro ma lui resta impassibile)
Anselma (si avvicina sempre più) Lei ti appartiene, avvicinati
Giulia Anselma, Pietro, che vi ho fatto? E’ stata solo la mia maledetta curiosità, ho trovato quella chiavina d’oro e, giuro che non dirò niente a nessuno
Anselma Giulia, guarda
Giulia No, stammi lontana
Anselma Guarda
Giulia è terrorizzata ma, spinta dalla curiosità, guarda la grossa pietra dove evidentemente vede il viso di una bambina
Giulia Chi è?
Anselma Non ti riconosci? Avevi sette anni, ci sei già stata qui e a volte basta una manina su un muro, un piedino nella sab….
Giulia Non è vero e solo uno dei vostri maledetti trucchi. Lasciatemi partire, non mi uccidete, vi prego
Pietro Sei libera. Puoi restare o andare
Giulia Davvero?Anselma, Pietro, vi ringrazio, ho passato giorni bellissimi ma adesso
Anselma Se te ne vai rinunci a un privilegio
Giulia Sì, sì, lo so, qui è bello ma
Anselma Qui sarà come dev’essere, come tutti vorremmo che fosse, un piccolo passo leggero
Giulia comincia a capire che i due le stanno offrendo la possibilità di finire i suoi giorni nel modo migliore, ma solo se decide di abbandonare tutto e restare in quel posto
Giulia Un passo leggero, come tutti vorrebbero che fosse.Che significa? Non capisco, non voglio capire
Anselma E’ il nostro regalo. Per te, Giulia
Giulia Non è possibile, lui
Anselma Tuo figlio non ha più bisogno di te, sei libera, Giulia
GiuliaPer favore basta, lasciat…
Giulia sviene ai piedi di Anselma. Buio.
SCENA VI
Luci. Ora Giulia è seduta sulla poltrona di Anselma. Indossa il suo solito vestitino corto. Sta lavorando all’ uncinetto. Alle sue spalle si materializza un uomo che sembra Pietro
PietroHai deciso? La gialla, la verde o l’azzurra?
Giulia L’azzurra, è la più bella
In lontananza si sente il clacson di una corriera.
FINE