LUNA PIENA A TRINIDAD
Titolo originale: Moon on a Rainbow Shawl
Commedia in tre atti
di ERROL JOHN
Versione italiana di ETTORE CAPRIOLO
PERSONAGGI
SOFIA ADAMS
CHARLIE ADAMS ESTER
EFRAIM
ROSA
IL VECCHIO MACK
MAVIS
PRINCE
Un poliziotto
Un marinaio americano
Un soldato americano
Un ragazzo
Bambini.
Commedia formattata da
Trinidad è la più cosmopolita fra le isole dei Caraibi, e la sua storia inizia nel 1498. Da allora caraibi, spagnoli, francesi, portoghesi, africani, indiani orientali, cinesi, scozzesi, assiri, ebrei, venezuelani e molti altri gruppi etnici si sono amalgamati dando all'isola la più grande varietà di razze che si possa vedere. I vari tipi sono cosi mescolati che in una stessa famiglia vi può essere un bambino con la pelle chiara e un altro con la pelle scura. Nella messa in scena di questa commedia bisogna perciò riprodurre il meglio possibile questa mescolanza di razze, poiché proprio nei cortili come quello descritto in questa commedia, tale mescolanza è a volte particolarmente evidente.
LA SCENA
La commedia si svolge nel quartiere di Newtown a Port-of-Spain, e precisamente nel cortile di proprietà del vecchio Mach. Sul fondo un edificio di abitazione a tre piani in cemento armato si innalza come un alto fantasma che sembra burlarsi delle due basse case del cortile, una di fronte all'altra, come stessero scrutandosi a vicenda e divise da una vasca in pietra. Un'alta palma di cocco e un mango in fiore stanno ai due lati della vasca, ma negli angoli non lontani dalla palizzata.
Uno di questi edifici è simile a una scatola e poggia su pilastri di legno. Le sue pareti di legno sono corrose e annerite dal tempo. L'altro edificio, più pretensioso, ostenta una veranda. Ha una struttura e un disegno più solidi, essendo costruito parte in legno e parte in muratura. Il tetto sporge per metà su un lato della veranda e sale a forma di V capovolto verso il centro della casa. Poggia su pilastri di pietra e può vantare di aver avuto, un tempo, una mano di vernice. Ha persino la luce elettrica. È Efraim che approfitta di questo lusso: un prolungamento parte infatti dalla veranda e, attraverso il traliccio sopra la porta, entra nella sua camera. Il filo con lampadina a paralume è assicurato al soffitto mediante sostegni a vite. Questo naturalmente è contro il regolamento degli inquilini, ma nessuno ci fa caso. E meno di tutti il vecchio Mach, che ricava un extra di cinquanta cents per "impianto di energia elettrica". Nessuna delle abitazioni ha più di due stanze. La metà della veranda che appartiene agli Adams è stata trasformata in cucina di fortuna con una stufa a petrolio a due becchi, una credenza, un tavolino _ e due sedie. Un telo di plastica scolorito dalla pioggia ne impedisce la visuale dalla strada. Le tendine alle finestre sono di un delicato pizzo bianco. Una grande poltrona riempie l'angolo di Rosa e le sue tendine sono di un bel chinz a fiori. Da un filo attaccato a un sostegno del tetto, dondola un'orchidea selvatica. Fuori, vicino alla palizzata che divide il cortile dalla facciata, è una cabina di legno di quattro per quattro senza tetto che posa su una base di mattoni e funge da bagno. A metà della parete sporge un rubinetto d'acqua corrente. Di fronte crescono tigli e cespugli non potati e non curati. La siepe di begonie che si affaccia sullastrada è verde e folta. Sovrastano il cortile alte case moderne di abitazione dai tetti rossi. Fra queste ne spicca una a tre piani. Qua e là una palma di cocco, qualche albero, dei fanali. Quando inizia la commedia, il cortile appare triste e grigio sotto la pallida luce di una luna quasi piena.
ATTO PRIMO
SCENA PRIMA
Si odono tamburi che in tono dolce e sommesso scandiscono un ritmo preciso. Le luci si accendono sotto il chiarore di una luna quasi piena. Con l'accompagnamento di una chitarra, incomincia il canto di una melodia ritmata e in crescendo. I tamburi svaniscono lasciando il posto alla canzone e alla chitarra. Dalla strada Efraim entra nel cortile e va verso il rubinetto. La sua camicia color kaki è inzuppata di sudore, dopo una giornata dura e afosa. Apre il rubinetto, si toglie il berretto e lascia che l'acqua fresca gli scorra sul volto e sul collo. Si raddrizza, si stira cercando di rilassare il corpo stanco e sudato. La voce del cantante di calipso aumenta di intensità al ritmo della chitarra ed Efraim sorride alle parole che gli giungono attraverso il cortile. Mentre si dirige verso la sua stanza comincia a sbottonarsi la camicia. Lo possiamo vedere attraverso il velatino, che fa da quarta parete della sua camera, mentre accende la luce. Getta la camicia in un angolo e prende un asciugamano. Il piccolo Adams si mette improvvisamente a piangere, poi tace. Nel viale vicino abbaiano alcuni cani. Efraim va alla finestra posteriore, la apre e chiama il cantante di calipso. Un enorme scialle con i colori dell'arcobaleno decora la testata del letto.
Efraim - Ketch!
Ketch - Ehi. Sei a casa? Non lo sapevo.
Efraim - Sono appena arrivato.
Ketch - Caldo, eh?
Efraim - Un caldo d'inferno!
Ketch - Come se la notte prendesse fuoco.
Efraim - A chi lo dici! Mi piace la tua canzone.
Ketch - Ti piace?
Efraim - Perbacco!
Ketch - È nuova. Ci sto ancora lavorando.
Efraim - È magnifica. Sei molto bravo.
Ketch - Grazie, amico. (Nuovi accordi di chitarra e Ketch riprende a cantare. Efraim si volta verso la stanza e butta l'asciugamano sopra la sedia, poi prende un pigiama pulito color giallo limone, lo pone sul letto, si siede e si toglie le scarpe. Il bambino ricomincia a piangere rabbiosamente. Si accende una luce nella stanza degli Adams e si ode Ester che cerca di calmare il piccolo. Canticchia)
Ester - Le stelle sono finestre del cieloDa dove gli angioli guardano in giù E giù dal cielo essi posan l'occhio Su un bel bambino come sei tu. (Il bambino non si calma, si mette anzi a strillare più forte. Ketch interrompe il canto. Per qualche attimo si ode soltanto la chitarra)
Efraim - (chiamando) Ester!... (Va alla porta) Ester!
Ester - Si, Efraim.
Efraim - Sei sola in casa?
Ester - Si.
Efraim - Perché il bambino piange cosi?
Ester - Non lo so. Spero che torni presto la mamma.
Efraim - Dov'è andata?
Ester - È uscita.
Efraim - Allora il bambino avrà fame. (Ester viene sulla porta. È una graziosa creola dagli occhi a mandorla di circa dodici anni. Due lunghe trecce sono tenute ferme da un nastro rosa. Indossa una camicia da notte, corta di cotonina stampata con pantaloncini multicolori. È vivace e intelligente ed ha uno strano modo di gettare indietro la testa e sorridere, quando ha un motivo di felicità o anche soltanto di compiacimento)
Ester - Gli ho dato già la pappa, Efraim. Sono soltanto nervi. Se almeno tarnasse la mamma!
Efraim - Fa un bel caldo, stanotte. Magari è per questo.
Ester - Forse.
Efraim - E allora portalo fuori e fagli prendere un po' d'aria.
Ester - Di notte, Efraim?
Efraim - Su, portalo fuori. Un po' d'aria fresca non gli fa male.
Ester - Va bene. (Rientra. Efraim rimane sulla porta. Dalla strada si ode una voce)
Voce - Ehi, Matty! Matty! Andiamo in città a prendere qualche dozzina di ostriche.
Matty - (risponde da lontano) Che me ne faccio delle ostriche? È, una settimana che la mia donna m'ha piantato! (La battuta è seguita da un forte scoppio di risa)
Voce - È tutta colpa tua, amico! (Efraim sorride. Mavis e un giovane marinaio americano entrano dalla strada nel cortile. Mavis è una ragazza snella e graziosa che indossa una maglietta blu, una gonna dipinta a mano e sandali dalla suola di corda. Guarda Efraim e gli sorride)
Mavis - Stai bene?
Efraim - (scherzosamente) Uhm.
Marinaio - Salve, amico.
Efraim - Salve.
Mavis - (spalancando la porta) Entra. (Quando il marinaio è entrato prima di seguirlo, fa un gesto beffardo a Efraim. Riappare Ester con il bambino avvolto nelle coperte del letto. Il bambino ha smesso di piangere. Ester lo tiene stretto cullandolo dolcemente)
Ester - Caro, caro fratellino. Di chi è questo caro piccolo dolce fratellino? (Bacia il bimbo) Cosi caro, caro, caro. (Ora Ride)
Efraim - (attraversa il cortile e sale i gradini della veranda) Qua, dammelo un po'. Oh, diventerà un grand'uomo. Cosa vuoi, gigante? Vuoi una fetta di quella luna color arancio? Guarda come splende, stanotte! Tanto che non si vedono nemmeno le stelle.
Ester - Domani sarà luna piena.
Efraim - Già. E di' un po', avete già deciso come chiamarlo questo puzzoncello?
Ester - No. Mamma vorrebbe battezzarlo David Hamilton Adams, e papà preferirebbe Churchill Spencer.
Efraim - Churchill Spencer? Caspita! Un piccoletto come te, con un nome cosi non dovrebbe riuscir male. Che ne dici? Ti vedo già entrare nel Governo, a fare gran discorsi sugli aranci, sui semi del cacao e sull'istruzione superiore obbligatoria.
Ester - John Byron Adams. Mi piacerebbe che lo chiamassero cosi.
Efraim - Come?
Ester - John Byron. E quando sarà grande scriverà delle poesie. (Sorride e guarda la luna. Scende i gradini e si ferma su una grossa pietra presso la vasca dove si dondola un poco) Sai cos'ha detto la signorina? Ha detto che se mi iscrivo potrei vincere il Premio di recitazione Moreira.
Efraim - Bé, potresti davvero riuscirci.
Ester - La luna è una pietra. Lo sapevi, Efraim? Sulla luna c'è un uomo con una lanterna! Voglio che tu conosca la verità.
Efraim - C'è sempre tempo per la verità. Cosa ne dici, Piccolino, eh, cosa ne dici?
Ester - (allargando le braccia mentre recita con slancio giovanile)Ora io sono un piccolo fischietto grazie al quale Dio può zufolare. Ma vorrei tanto essere una tromba, ma perché mai, soltanto Dio lo sa.
Efraim - Tutto qui?
Ester - (tornando sulla terra) No. (Sorride, si volta, si avvicina a Efraim e, mettendosi a sedere sul gradino più basso, appoggia la testa sulle sue ginocchia)
Marinaio - (fuori scena) Su, bambina! (Scoppio di risa dalla stanza di Mavis. Ester guarda timidamente in su. Di nuovo una risata, forte, gaia e volgare, poi silenzio)
Efraim - Ora io sono un piccolo fischietto!
Ester - È una quartina. La signorina l'ha scritta sulla lavagna alla fine dell'ultimo trimestre. Ora mancano quasi tre settimane all'inizio della scuola media, Efraim, e mi sa che non ci potrò andare.
Efraim - Perché?
Ester - È saltato fuori che occorrono tante cose!
Efraim - Cosa vuol dire, tante cose? Se hai vinto una borsa di studio, il governo penserà a tutto.
Ester - Ai libri, si, ma alla divisa e alle altre cose ci dobbiamo pensare noi.
Efraim - Ah! (Mavis spalanca la porta. Scende i gradini e si avvicina alla cannella dell'acqua. B in sottoveste)
Marinaio - (dall'interno) Non star via troppo, bambina.
Mavis - Calma, Joe!... Oh Dio, fa proprio caldo stanotte, vero Efraim?
Efraim - Direi di si.
Mavis - (sciacqua e riempie un grande bicchiere) Che succede? Stai dando lezioni private alla piccola signorina "Mente Preziosa"? (Efraim non risponde) È una ragazza in gamba a quel che dice sua madre, chissà come imparerà in fretta.
Efraim - Piantala, Mavis.
Mavis - Vuoi venir da me che facciamo una festicciola?
Efraim - Ti ho detto di piantarla. (Mavis scoppia in una breve risata e, tornando in camera sua, canta maliziosamente: "O sono troppo giovani o sono troppo vecchi." Altra risata mentre chiude la porta dietro a sé)
Ester - Detesto questo cortile.
Marinaio - (dalla camera di Mavis) Su, bambina, su! La nave mica mi aspetta! (Mavis dice qualcosa. Un'altra risata, quindi la musica di un grammofono e poi tutto tranquillo)
Ester - Detesto questo cortile, Efraim. Vorrei che papà avesse un lavoro fisso. Cosi potremmo vivere in un posto decente. Tu, Efraim, potresti andartene, non sei obbligato a vivere qui.
Efraim - Io sono un uomo, Ester, non ha importanza. (Pausa)
Ester - Efraim... hai il turno di notte la prossima settimana?
Efraim - No, perché?
Ester - Mercoledì sera c'è il concerto della banda e mamma dice che con te e Rosa mi lascerebbe andare. (Aspetta una risposta. Efraim tace) Posso venire con te e con Rosa?
Efraim - (brusco) Chiedilo a Rosa. Forse ti ci porta.
Ester - E perché tu no, Efraim? Se lavori di giorno... (cercando di persuaderlo con le moine) Su, andiamo, portaci. (Gli sorride. Pausa) Hai forse bisticciato con Rosa?
Efraim - Ma che ti salta in mente?
Ester - Non è per questo che non ci vuoi andare?
Efraim - Ma chi ti ha ficcato in testa quest'idea?
Ester - E perché allora? Vuoi restare a casa?
Efraim - Press'a poco. Non vedo ci sia tanto da rammaricarsi! Un piccolo concerto di una vecchia banda! Dovresti essere al settimo cielo! Vincere una borsa di studio, avere la foto sul giornale, essere l'orgoglio di tua madre!
Ester - Mamma non doveva fare tanto chiasso. Come se soltanto dopo averlo letto sul giornale si fosse convinta che ce l'ho fatta. Era cosi contento papà, quando la signorina venne a dircelo... piangeva.
Efraim - Sai, Ester. Sarebbe bello se da grande potessi avere una borsa di studio per continuare a studiare lontano da qui. Al ritorno saresti una persona importante e tutti ti rispetterebbero.
Ester - Non so ancora cosa mi piacerebbe diventare.
Efraim - Hai tutto il tempo che vuoi per decidere! Dio, avessi io il tuo cervello, cosa non avrei fatto!
Ester - Per esempio?
Efraim - Bé, ecco, esattamente non lo so. Ma so che sarei qualcosa di più che un semplice conducente di filobus. Questo è certo! Otto ore al giorno! Su per Henry Street, giù per Park Street. Tragarete Road, St. James Terminus, voltare! Avanti verso la città. Voltare ancora! Oh Dio!
Ester - Mi piace sentire i fili che stridono quando passa il filobus!
Efraim - Stridono! Per le mie orecchie quei fili fanno il rumore di un uragano... Ma se nei prossimi giorni mi va bene. Se mi va bene... (improvvisamente sorride e si rivolge al bimbo) Mi va veramente bene, ometto...
Ester - (eccitata) Efraim, allora...
Efraim - Sssst! (Poi al bimbo, in un sussurro) Sogna i tuoi bei sogni, ometto. Sogna i tuoi bei sogni!
Ester - Dorme?
Efraim - (fa cenno di si) Aveva bisogno di un po' d'aria, ecco tutto. Ora fa un po' più fresco.
Ester - Dimmi, Efraim!
Efraim - Sssst!
Ester - (abbassando la voce) Dimmelo, Efraim.
Efraim - Cosa?
Ester - Ti passano controllore? È cosi?
Efraim - Cosi, come?
Ester - Perché hai detto se nei prossimi giorni ti va bene?
Efraim - Anche i controllori devono andare sui filobus, sai. (Sorride e depone il piccolo nelle braccia di Ester) Dormi bene, ometto. (Bacia il bambino) Sogna di diventare grande.
Ester - È passata la mezzanotte, Efraim?
Efraim - (si alza caricando l'orologio) Manca poco.
Ester - Allora la mamma dovrebbe tornare presto.
Efraim - Chissà se nelle parti più grandi del mondo - durante le notti di luna - la luna sembra cosi vicina... Ester. Se hai la testa ben salda sul collo - dovunque tu vada, forse una notte, riuscirai a raggiungerla - a toccarla, la luna.
Ester - (calma) Lo credi?
Efraim - Lo so! Buona notte. Non restar fuori tanto. A domani.
Ester - Va bene. (Mentre Efraim attraversa il cortile lo chiama sottovoce, e lui si volta) Dormi bene!
Efraim - (dolce) Dormi bene, Ester. Buona notte. E ricordati di chiedere a Rosa.
Ester - Glielo chiederò. Buona notte. (Efraim entra in camera sua, chiudendosi la porta alle spalle. Si butta sul letto. La porta di Mavis si apre. Il marinaio scende e va verso la strada. Mavis appare sulla soglia in un chimono di seta. Lo chiama)
Mavis - Potresti almeno dirmi buona notte!
Marinaio - Va all'inferno!
Mavis - Grazie. Mi guarderò bene dall'accettare di nuovo la tua compagnia. Almeno fino a quando non ti sarai fatta un po' d'esperienza. (Ride. Il marinaio se n'è andato. Mavis fa per tornarsene in camera sua, ma si ferma e si rivolge a Ester) Ehi tu. Stai facendo la spia per conto di tua madre? Bé, apri bene gli occhi! E poi va a dirle quello che hai visto. Mase credete che il vecchio Mack mi sfratti, vi sbagliate. Il vecchio sa bene che affitto prende. Dillo a quella dannata di tua madre, diglielo. Dille di venire a vedere di persona!
Ester - (calma) La mamma è fuori, signora Mavis.
Mavis - Dov'è andata? A cercarsi un uomo?
Ester - (calma, come prima) Non dica queste cose di mia madre, signorina Mavis!
Mavis - Signorina Mavis, signorina Mavis! Mi chiamo Mavis e basta. Non sono una maledetta maestra!
Efraim - (si alza e spalanca la porta. In tono tranquillo ma autoritario) Senti, abbi un po' di riguardo per questa bambina. Non si impiccia degli affari tuoi. (Mavis guarda il. suo torso nudo)
Mavis - (in tono civettuolo) D'accordo, dudu... Buona notte. (Rientra in camera, chiudendo la porta. Efraim sospira. Si stropiccia il corpo. Sorride a Ester, poi si chiude la porta alle spalle e si butta sul letto. In lontananza l'orologio della torre del Queen's Royal College incomincia a battere le ore. Ester si accoccola sul gradino più alto col piccolo in grembo. Si mette comoda con la schiena appoggiata alla colonna della veranda e conta i rintocchi dell'orologio che batte la mezzanotte. Entra in cortile dalla strada Sofia Adams. È una robusta donna, dalla pelle rossa di circa quarant'anni. Difficoltà e preoccupazioni hanno lasciato traccia sul suo volto e sembra più vecchia della sua età. Quando le conviene sa essere gaia e frivola, ma può anche diventare dura, decisa, intrattabile. È la colonna della famiglia, e per questo si dà un po' di arie. Indossa un paio di scarpe nere piuttosto malandate e un modesto vestito di cotonina stampata, con molti bottoni. Incomincia a parlare già al cancello. La sua voce è stridente e aggressiva)
Sofia - Ester! Cosa fai qui fuori a quest'ora? E col bambino, anche!
Ester - Mamma!
Sofia - Sei matta o cosa? Vuoi farlo morire? È una polmonite sicura questa! Torna in casa di corsa prima che ti dia uno schiaffo da staccarti la testa. (Ester si precipita in casa. Sofia sale i gradini della veranda) Nessuno crederebbe che hai vinto una borsa di studio, tanto sei stupida certe volte. Tuo padre sarà uscito, immagino.
Ester - (da dentro) Si, mamma.
Sofia - Basta che volti gli occhi un momento e quello sparisce. Cosi mi aiuta. Stanotte... Stanotte voglio proprio chiudere la porta a chiave! Dormirà nella veranda. Uscito Dio solo sa dove, magari a scroccare qualche schifoso bicchierino di rum. (Si vede il fascio luminoso dei fari di una macchina che bruscamente si ferma. Sofia guarda verso la strada e si mette a cercare qualcosa) Non si trova mai niente in questa casa!
Ester - Cosa cerchi, mamma?
Sofia - La candela.
Ester - È qui dentro, mamma.
Sofia - Allora dammela, dammela. Oh, se tu e tuo padre metteste le cose al loro posto! Col tempo che ci ho messo a trovare la candela, potevo farmela addosso. (Si apre la porta e appare Ester con la candela. Sofia l'afferra e si volta per prendere una scatola di fiammiferi vicino alla stufa. Accende la candela. Il vecchio Mack e Rosa entrano dalla strada nel cortile)
Sofia - Di nuovo a far l'autista questa notte, signor Mack?
Vecchio Mack - Sono sempre pronto a fare un favore, signora Adams.
Sofia - Vedo. (Va verso destra, sul fondo. Il vecchio Mack ride. Sofia si affretta a girare l'angolo della casa. Rosa ha diciotto anni. È ben fatta. Indossa un vestito rosso, di un bel tessuto di rayon. Porta orecchini d'oro vero. Al polso un orologio con molti pendagli pure d'oro. Ai piedi sandali di cuoio scuro. Si muove e parla con semplicità e naturalezza. Il vecchio Mack ha sessantacinque anni: pelle scura, piccolo, capelli grigi. Il suo abito di mezza stagione è di buon taglio. Porta scarpe a due colori e un panama)
Rosa - Suo figlio è stato in Inghilterra durante tutta la guerra, signor Mack?
Vecchio Mack - Si, sempre. Ora pare proprio che debba andare io a prenderlo e a trascinarlo a casa. Dice che preferisce Londra, ma io qui ho bisogno di lui.
Rosa - C'è un gran ricevimento stasera per 1 reduci al Princes Building. Mi sarebbe piaciuto di esser libera per andarci. Ho chiesto a Stephen ma...
Vecchio Mack - Dovevi chiederlo a me, Rosa. (Le posa una mano sul braccio) In qualunque momento, qualunque cosa tu voglia,
Rosa - qualunque - chiedimela e sarà tua. (Rosa scruta in viso il vecchio, e senza una parola si volta per andarsene) Non cosi presto stasera, Rosa. Siediti. Parliamo un po'.
Rosa - È tardi. E domattina presto tocca a me aprire il bar. (Gli mostra le chiavi)
Vecchio Mack - Dalle a me. E domani fa' vacanza. E anche il resto della settimana, se vuoi. Ci penserà Stephen al bar. Lo pago per questo. (Cercando tutti e due di prendere le chiavi. Il vecchio Mack si avvicina a Rosa) Fammi un po' di caffè, caldo e forte. Rosa - È tardi, signor Mack.
Vecchio Mack - Per il caffè? Non è mai tardi per un caffè, piccola. (Abbracciandola goffamente) Rosa!
Rosa - Signor Mack. E tardi!
Vecchio Mack - Non ti piaccio, Rosa?
Rosa - Signor Mack!
Vecchio Mack - Sono stato buono con te. Tutto quello che hai voluto...
Rosa - Signor Mack. Qualcuno la può sentire.
Vecchio Mack - Andiamo a casa mia allora. Tutto quello che vuoi, Rosa.
Rosa - No.
Vecchio Mack - Sempre! Chiedi! Per te tutto!
Rosa - No! (Si stacca con forza. Il vecchio Mack barcolla e cade goffamente in ginocchio, con le braccia intorno alla vita di lei, la guancia contro la sua coscia. Lacrime di desiderio gli scendono dagli occhi)
Vecchio Mack - Rosa, ogni giorno giro intorno al tuo bar.
Rosa - Signor Mack... mi lasci andare! (Cerca di liberarsi dal suo abbraccio, ma le mani del vecchio sono strettamente intrecciate intorno al corpo di lei e la sua guancia è sempre fortemente premuta contro il suo fianco)
Vecchio Mack - Ti vedo, Rosa, ti desidero. Spesso la sera quando ti riporto a casa in macchina, mi stai cosi vicina... (Rientra Sofia girando l'angolo della casa con in mano la candela accesa)
Rosa - Signor Mack! Mi lasci andare!
Vecchio Mack - Rosa! Rosa! Ti prego, ti prego, Rosa! Rosa!
Sofia - Bé, mettigli la candela in mano, lo potrei prendere per S. Giovanni Battista che amministra il battesimo. (// vecchio Mack si rialza velocemente, aggiustandosi la cravatta per coprire il suo imbarazzo. Indietreggia mormorando scuse inarticolate. Poi comicamente cerca di ricomporsi come un ubriaco di Charlot e si allontana rapidamente con forzata di-gnità. Sofìa vede il panama per terra, lo afferra e glielo butta dietro) Non vuole il suo panama? Signor Mack! Signor Mack! Prenda il suo panama! (Scoppiando a ridere) Oh Dìo! Dio mio! Guarda come se la squaglia! Oh, Dio mio!... Oh!... Oh! (Rumore di una macchina che si mette in moto e parte)
Rosa - (scendendo i gradini) Non rida di lui, signora Adams. Mi dia il cappello, glielo renderò domattina.
Sofia - Ah be', be', be'... Stava chiedendoti di andare a letto con lui, quel vecchiaccio. Nemmeno se gli dai un barile di caffè forte, ce la fa. (Rosa prende il cappello e se ne va con un sorriso sulle labbra. Gli orecchini tintinnano e risplendono al lume della candela) Caspita, orecchini! Fammi vedere, fammi vedere. (Avvicina la candela all'orecchio di Rosa) E d'oro massiccio anche! Hemm. (Spegne la candela) Li hai avuti dal vecchio Mack? Questi orecchini e il bracciale li hai avuti da quel vecchio? Sai quello che fai, spero.
Rosa - (con vivacità) Non glieli ho chiesti io, signora Adams.
Sofia - Già, ma li porti. (Mavis scende i gradini edesce in strada) Maledetta puttana! (A Rosa) Be, ragazza mia, bisogna proprio dire che hai colpito nel punto giusto, perché da tanti anni che siano suoi inquilini non si è mai rivelato un uomo generoso. Avrai pensato a quel che dirà Efraim quando ti vedrà addosso gli orecchini.
Rosa - (con aria di sfida) Non vedo perché dovrebbe dire qualcosa. Da quando lo conosco non mi ha mai dato nulla.
Sofia - (ironica) No?
Rosa - (imbarazzata) Non volevo dir questo, signora Adams.
Sofia - Voglio sperarlo. Sono solo i vecchi come Mack a offrire regali costosi. I giovani forti e pieni di salute hanno ben altro da offrire.
Rosa - Signora Adams, lei è troppo maligna. (Ridono entrambe)
Sofia - Che ore sono?
Rosa - Mezzanotte e mezza.
Sofia - E quel disgraziato di mio marito ancora fuori... Dio santo, a volte se ci penso, ah Rosa... il mio povero cervello... Ester... e la scuola, Charlie senza lavoro, il bambino, non so proprio, credi, non so... bé, è meglio che rientri: ho un mucchio di roba da lavare domattina. Rosa, se vedi appesa roba di seta e di raso non c'è niente di mio. (Si alza) Buona notte! (Sofìa entra in casa. Rosa resta sulla veranda, guardando il cortile. Musica. Rosa scende i gradini. Si ferma un attimo per togliersi gli orecchini, e attraversa il cortile dirigendosi verso la stanza di Efraim. Entra spalancando la porta. Si illumina l'area del letto oltre lo schermo. Rosa si ferma a osservare l'uomo che dorme. Poi siede vicino a lui appoggiandogli la guancia alla curva della spalla e accarezzandolo. Efraim si muove e voltandosi sulla schiena apre gli occhi. Rosa sorride e si china a baciarlo dolcemente sulla bocca)
Rosa - Non volevo svegliarti.
Efraim - No? (Rosa scuote la testa. Efraim avvicina il volto della ragazza al suo baciandola forte) Ti fermi?
Rosa - Sono stanca... Mi vuoi? (Efraim la guarda per un momento prima di voltarsi sul fianco)
Efraim - Va' a dormire e lascia dormire anche me.
Rosa - Efraim!
Efraim - Su, via! (La musica si fa più fioca. Rosa si alza ed esce, attraversa il cortile diretta alla sua stanza)
SCENA SECONDA
Il mattino seguente. Luce calda, sempre più accesa. Sofìa ed Ester stanno facendo la prima colazione. Sofìa indossa un vestito sciupato e un vecchio paio di scarpe del marito, troppo larghe per lei. Siede voltando la schiena al cortile. Sta allattando il bambino. Ester guarda verso il cortile, gingillandosi col cibo. In un altro cortile, a una certa distanza si può sentire un gruppo di bambini che cantano una canzone creola: "Tante siroup e'est doux, Magdalena".
Sofia - Su, su, ragazzo, su. Ho un mucchio di cose da fare stamattina. E questo Piccolino che non vuol succhiare... (Ester fa per prendere del burro) Giù le mani. È per tuo padre.
Ester - Ma mamma...
Sofia - Lascia stare, capito? Anche se forse gli farebbe bene non trovare più niente quando arriva.
Ester - Non è rientrato stanotte, vero?
Sofia - Fai troppe domande, Ester. E smettila di gingillarti con la colazione. È già fin troppo tardi.
Ester - Ma mamma!
Sofia - Hai capito? (I due bambini della porta accanto cominciano a giocare. La loro cantilena continua in lontananza)
Un ragazzino - (dalla porta accanto) Un, due, tre, io son fuori, tocca a te. La pulce è morta. La mamma piange. Uno due tre. lanette tocca a te, tocca a me acchiapparti. Hop, hop!
Janette - Hop, hop. Non mi prendi! Non mi prendi! (Risate selvagge)
Un ragazzino - T'ho presa! T'ho presa!
Jannette - Va bene, va bene... Un due, tre, io son fuori, tocca a te. (i due bambini continuano a giocare gridando)
Sofia - Vorrei che quei due marmocchi li accanto la smettessero di fare tanto chiasso a quest'ora. E tu piccino? Su, su, ciuccia, ciuccia, su carino. Non posso passar tutta la mattina a nutrirti con quel mucchio di roba da lavare.
Una bambina - (chiamando da lontano) lanette! Gerry!
Janette - Ohooo!
Una bambina - Ohooo! Venite a giocare con noi?
Janette - Si. Mamma, mamma! Andiamo a giocare dai Rebeiros.
Madre - (da una stanza di sopra) Va bene! Ma non fate tardi per la colazione.
Janette - No, mamma. (Si odono i due bambini che se ne vanno felici a giocare con gli altri)
Ester - Mamma.
Sofia - Cosa?
Ester - Quando ho finito di mangiare posso andare anch'io a giocare con Janette, Gerry e gli altri?
Sofia - No! Quelli stanno in case grandi e belle e le loro madri si possono pagare una serva per le pulizie. Io non ho che te per aiutarmi, e stamattina ho bisogno del tuo aiuto. Non farmi il broncio! Devi imparare a usare le mani, perché sembra che alle scuole superiori non ci potrai più andare. Se tuo padre fosse diverso... Io faccio del mio meglio: è dalle sette del mattino che sto con le mani fino ai gomiti in quel dannato mastello. (/ bambini cantano ancora: "C'era una bambina bruna in un cerchio, tra la, la, la, là")
Ester - Mamma, questo braccialetto, lo potresti impegnare.
Sofia - I banchi di pegno non prendono l'argento, non questo almeno (Al piccolo) Su basta, hai poppato abbastanza per ora. Su, torniamo dentro, è ora di dormire. La tua vecchia mamma è preoccupata e ha tanto da fare. Pampalan, pelichili. Questo Piccolino sarà la mia rovina! (Porta il bimbo nell'altra stanza cantandogli una ninna nanna. Ester con il cucchiaio traccia dei circoli sulla tavola. Una pescivendola urla dalla strada)
Una donna - Pesce! Pesce! Comprate pesce fresco! Pesce! Chi vuole pesce! Comprate pesce fresco! Peeeee-sce!
Ester - Mamma, sta passando l'indiana.
Sofia - Ah! (La chiama ritornando sulla veranda) May, May! Cos'hai?
Una donna - Ho del pescecane, del pesce reale e della frittura.
Sofia - È fresco?
Una donna - Si, signora. È fresco!
Sofia - Sei proprio sicura che sia fresco?
Una donna - Siiii.
Sofia - Bé, puoi tenertelo. Oggi non voglio pesce. (La donna bestemmia in indostano) Altrettanto a te!
Una donna - Negra maledetta!
Sofia - Vecchia strega, già due volte nelle ultime tre settimane mi hai dato del pesce marcio. Ladra maledetta! Quando ti portano il pesce cosa diavolo ne fai? Lo tieni sotto il letto? (Rosa è entrata in cortile dalla strada. Ha un vestito di cotonina bianca stampata) Vecchia strega, ladra, sono stufa di questo trattamento.
Rosa - Signora Adams!
Ester - Rosa, vai al concerto della banda?
Rosa - Sa cos'è successo, signora Adams? Hanno scassinato il bar!
Sofia - No!
Ester - Oh, Dio mio, Rosa, non è vero! Cos'hanno preso?
Sofia - Ester!? Cosa dicevi, Rosa?
Rosa - (secca) Hanno rubato al bar.
Sofia - Quando?
Rosa - Stanotte, pare.
Sofia - Cos'hanno preso?
Rosa - Tutto, signora Adams. Settanta dollari! Più un po' di moneta che avevamo lasciato nel registratore di cassa.
Sofia - (godendo per la notizia) No!
Ester - Oh, Dio mio, Rosa, avete chiamato la polizia?
Sofia - Dov'è il signor Mack?
Rosa - Gli ho telefonato per avvisarlo. Sembrava impazzito, signora Adams. Non riusciva quasi a parlare.
Sofia - Gli sta proprio bene a quel mascalzone. È una punizione divina per i soldi che ci ruba con l'affìtto di queste luride stanze. Peccato che non si siano portati via il caffè al completo, cosi almeno gli veniva un colpo e ora sarebbe paralitico.
Rosa - Lei è troppo dura, signora Adams.
Sofia - Un ladro che ruba a un ladro, bimba mia fa ridere anche Jehova! E io non sono Jehova, ma una semplice mortale. (È felice fino alle lacrime)
Rosa - Io non rido, signora Adams, perché questo vuol dire polizia e tribunale...
Sofia - Tribunale? Non mi spaventerei troppo, ragazza mia. Non con la polizia che abbiamo qui. (Rosa entra in camera sua. Ester la segue)
Ester - Rosa, cosa ti ha chiesto la polizia?
Sofia - (va col mastello alla fontana) Bé, sono con tenta, proprio contenta che qualcuno finalmente l'ab bia fatta a quel vecchio spilorcio! Non accumulare per te stesso tesori sulla terra, dove la ruggine e le tarme corrompono ogni cosa, e dove i corvi stanno sempre in agguato! Sono contenta! Proprio contenta! Vorrei essere stata io a fargli questo scherzo! Intanto per un poco, non penso a tutti i mie guai. (Comincia a can tare)La Rocca dei secoli si apri per me. E mi fece nascondere in Te... (Apre il rubinetto e l'acqua scorre rumorosamente nel mastello. Un giovane poliziotto entra nel cortile)
Poliziotto - Buongiorno, signora.
Sofia - Buongiorno.
Poliziotto - Cerco la signorina Otero.
Sofia - Rosa! C'è qui la polizia che ti vuole. (Rosa si affaccia alla finestra. Ester è dietro a lei)
Rosa - Si?
Poliziotto - Il sergente vuole che lei vada al posto di polizia.
Rosa - Ma gli ho già detto tutto!
Poliziotto - Vuol parlare con lei, signorina. È importante.
Rosa - Va bene, vengo. (Si allontana dalla finestra. Sofia si avvicina alla vasca col suo mastello. Squadra da capo a piedi il poliziotto)
Sofia - Che età hai, giovanotto?
Poliziotto - Diciannove anni.
Sofia - Diciannove? E tua madre dov'è?
Poliziotto - A casa, credo.
Sofia - Dovrebbe vergognarsi di un ragazzino come te che gioca a fare il poliziotto.
Poliziotto - So badare a me stesso, stia tranquilla.
Sofia - Lo spero per tua madre. (Mentre posa il mastello si prende gioco del giovane cantando) Poliziotto, poliziotto guarda un po' se riesci a prendermi, guarda un po' se riesci a prendermi (poi più veloce) se ce la fai?! (Rosa ed Ester appaiono sulla veranda. Rosa ha in mano il panama del vecchio Mack)
Rosa - Un momento. Vengo subito. (Attraversa il cortile dirigendosi verso la stanza di Efraim. Spalancando la porta chiama a bassa voce) Efraim! Efraim! Oh Dio, dorme ancora. (Rosa si volta per scendere i gradini, barcolla e sta per cadere. Si sostiene alla maniglia della porta)
Sofia - Cos'hai, piccola?
Rosa - Niente.
Sofia - Vuoi un po' d'acqua?
Rosa - No, grazie. Sto benissimo. (Al poliziotto) Andiamo. (Uscendo col poliziotto) Spero che non mi tratterranno molto.
Poliziotto - Non so, signora, dipende dal sergente. (Escono in strada)
Sofia - Mah! Quante stregonerie a quest'ora della mattina! (il bimbo piange) Ester! Guarda un po' se riesci ad addormentarlo quel bambino. Oggi non sopporto la gente che urla. E mi sarà difficile tenere la lingua a freno quando tornerà tuo padre. Fuori tutta notte, e tutta la mattina! Il sole del pomerìggio lotroverà addormentato, come morto con la testa piena di pessimo rum. Quelle poche mazze da cricket che doveva finire stanno ancora li in un angolo e, quando verranno a prenderle, non saranno pronte. Ma si sbaglia di grosso se crede che lo lasci dormire tutto il pomeriggio. Dovrà prima finire le mazze. E i clienti dovranno pagare in contanti se vorranno riprendersele. (Si china sul mastello e affonda le mani nell'acqua. Come se avesse già dimenticato Charlie, incomincia a cantare. È una canzone dell'esercito della salvezza. Ester ha riposto il pane e il burro nella credenza. E con la pila dei piatti scende verso la vasca. Efraim si affaccia alla porta)
Efraim - Buongiorno!
Sofia - Ah, ah, bellezza, sei sveglio?
Efraim - Perfettamente.
Sofia - Strano.
Efraim - Cosa?
Sofia - Poco fa Rosa è stata da te e ha cercato di svegliarti.
Efraim - Oh!
Ester - Efraim, sai cos'è successo? Hanno...
Sofia - Signorina!
Ester - Si?
Sofia - Va' dentro.
Ester - Ma mamma!
Sofia - Dentro, capito? I grandi non possono più aprir bocca senza che tu ci metta becco. Va' dentro! (Mentre Ester va verso la veranda si ode lanette chiamare da uno dei piani più alti della casa)
Janette - Ester! Ester! Buongiorno, signora Adams! Vieni con noi dopo al parco dei giochi? Vengono anche i Rebeiros. (Ester guarda la madre)
Sofia - No.
Ester - Non posso, Jan. Forse domani.
Janette - Allora domani. Ciao. (Ester rientra. Per la strada si ode l'uomo del ghiaccio che grida: "Ghiaccio ghiaccio!")
Sofia - Quelli se la spassano. Le madri hanno le donne di servizio. Io non ho che te per aiutarmi. E ogni giorno, ogni giorno vuoi andar fuori a giocare. Quando non è sprofondata in un libro, vuole andar fuori con gli altri. I bambini di oggi non pensano mai ai genitori.
Efraim - Mi stava dicendo qualcosa.
Sofia - Oh già, il bar. Lo hanno scassinato.
Efraim - Non è possibile.
Sofia - Settanta dollari, fino all'ultimo soldo. Peccato che non si siano portati via anche il locale.
Uomo del ghiaccio - (più vicino) Ghiaccio!... Ghiaccio!... Ghiaccio! (Efraim sorride e si allontana dalla porta. Riappare un momento dopo con asciugamano, sapone, una maglia, un paio di mutande e i calzoni della sua divisa. Attraversa il cortile dirigendosi verso la doccia)
Sofia - Poco fa è stata qui la polizia e s'è portata via Rosa come testimone. Mi ha detto di dirti che stasera tornerà presto... Bé, ti ho forse annunciato la visita della morte? Ti sei appena svegliato? Vai a fare un bagno?
Efraim - Signora, anche se venisse la morte non avrei tempo di riceverla. (Entra nel bagno)
Sofia - Parla, parla! Domattina spunterà il sole e l'uomo nero sarà li pronto a impacchettarti nel ghiaccio!
Uomo del ghiaccio - (mentre passa col suo carretto) Ghiaccio!... Ghiaccio!... Ghiaccio!... Ghiaccio!...
Efraim - Ghiaccio! Ghiaccio! Ha ragione, signora. Lei, quel venditore di ghiaccio e tutti voi cosi bollenti. Il solo genere di ghiaccio che mi attragga in questo momento, è la neve! La neve! (Ride forte mentre uno scroscio d'acqua sì rovescia su di lui) Accidenti, è gelata quest'acqua! (All'esterno una macchina si ferma e Prince chiama dalla strada)
Prince - Mavis! Mavis! (Sofìa guarda, continuando a fare il bucato. Prince entra in cortile. Indossa una camicia dai colori vivaci, occhiali da sole cerchiati d'oro, il berretto da fatica dell'Air Force e un vaio di calzoni corti. A un polso ha un braccialetto d'identificazione, all'altro un appariscente orologio dal quadrante nero. La camicia sbottonata lascia intravvedere la pelle. Tiene in mano un costume da bagno) Mavis!
Mavis - (da fuori) Eccomi. Sei tu Prince?
Prince - (al cancello) E chi diavolo dovrebbe essere? Su, andiamo. Non abbiamo a disposizione tutto il giorno, lo sai.
Mavis - Bene. Mi sto preparando.
Prince - Ho qui fuori il taxi che aspetta.
Mavis - Va bene, vengo.
Prince - Dio mio, le donne. Cos'hanno da mettersi addosso, per essere sempre in ritardo. (A Sofia) Mi scusi se mi sono permesso, ma sono molto seccato. Le ho detto che sarei venuto alle nove, e ora sono quasi le dieci, ma non è ancora pronta! Mavis!
Mavis - (come se avesse qualcosa in bocca) Mmmm!
Prince - (prendendo di tasca un pezzo di chewing-gum avanza nel cortile) Mi pare che oggi si lavori sodo, eh, vicina? (Sofia smette di lavare e lo squadra)
Sofia - Signore! S'impicci degli affari suoi! (Prince indietreggia come se avesse ricevuto un colpo inatteso)
Prince - Oh, Dio. Mi scusi, non volevo offenderla. (Fa un passo avanti protendendo la mano) Buongiorno vicina, buongiorno.
Sofia - E mi dica un po', abita a S. James, lei?
Prince - Appunto.
Sofia - E quanto dista St. James da qui?
Prince - Circa un miglio.
Sofia - E allora come diavolo sono diventata sua vicina? Il mio nome è signora Adams, se ancora non lo sa. Capito?
Prince - Bene, signora. Ho capito, ho capito.
Sofia - E la prego di non far tanto chiasso quando entra in questo cortile. Ha capito anche questo, signore mio?
Prince - Si, si, ho capito. Mi scusi. (Si ode il clacson del taxi. Prince porta la mano alla bocca per gridare "va bene", ricordando l'ammonimento di Sofia, s'interrompe. Il suo grido si trasforma in uh fischio; poi si volta e accenna a una danza intorno all'albero del mango) Penso che avrete una bella raccolta di mango, quando questi alberi cominceranno a far frutti. Ed è proprio la qualità che piace a me. (Facendosi vento col lembo inferiore dela camicia) Accidenti, fa un bel caldo oggi, vero vicina? (Sofìa lo guarda ferocemente. Prince riprende senza espressione) Signora Adams, vado a vedere cosa fa quella sciagurata ragazza. Mi scusi, la prego. (Sale i gradini e spalanca la porta)
Mavis - (appare sulla soglia) Scansati! (Lo spinge da parte)
Prince - Mamma mia!
Mavis - Non devi montarti la testa solo perché mi porti al mare a fare un bagno. Ti dai troppe arie! Cosa credi di combinare alla fine? (Porta un prendisole a due pezzi a vivaci colori. Con le mani dietro la schiena si contorce e si dimena cercando di attardarsi le spalline del corpetto)
Prince - Faresti meglio a tapparti la bocca, ragazzina!
Mavis - Ehi, a me non si dice: tappati la bocca. Parlo quando voglio, io. Su, aiutami ad allacciare la spallina.
Prince - Non dicevi che eri pronta? Che diavolo ti sei messa? Chi credi di essere, Rita Hayworth?
Mavis - Allaccia qui, su. Ti comporti come un carrettiere. Non lo sai che una donna, in qualunque posto vada, deve sempre essere in gran forma?
Prince - Lo so io quando sei in gran forma per me! Grrr! (Accenna a moderle la spalla)
Mavis - Piantala! Allora, mi vuoi allacciare?
Prince - Non capisco perché tu faccia tante storie!
Mavis - Caro mio, quando esco devo esser vestita bene. Le stelle come me...
Prince - Basta. Tappati la bocca e andiamo.
Mavis - Guarda cos'hai fatto: la spallina è ancora slacciata.
Prince - (dandole un colpo sul sedere con la borsa del costume) Ma insomma! Andiamo, su. Sbrigati. Se no il mare si consuma! (Si ode di nuovo il clacson del taxi ed essi si affrettano ad uscire) Va bene. Veniamo! (Sofìa immerge il bucato nel mastello)
Sofia - Se mi hanno svegliato il bambino... Ester!
Ester - Si, mamma.
Sofia - Si è svegliato il bambino?
Ester - No, mamma.
Sofia - Se dipendesse da me... quella puttanella dovrebbe andarsene da questo cortile! (Va alla vasca dove sono i panni a candeggiare per sciacquarli. Si sente sbattere la portiera del taxi e la macchina che parte rapidamente) Oggi il sole asciugherà la roba in fretta, ma chissà se sarà pulita. Il sapone che si compra oggi non è buono come quello di una volta. Niente è buono come una volta. (Si ode da dentro la voce di Ester. Sta cantando "Paese di speranza e di gloria") Ester!
Ester - Si, mamma.
Sofia - Vuoi star zitta e lasciar dormire il piccolo?(Ester tace) Capito?
Ester - (in tono sommesso) Si, mamma.
Sofia - Nei cortili dei collegi migliaia di ragazzini se ne stanno impalati sotto il sole cocente e cantano a voce spiegata "Terra di speranza e di gloria". Ma dov'è la speranza? E dov'è la gloria? Vorrei proprio saperlo.
Ester - Mammaaa?
Sofia - Ester, se mi svegli il bambino vengo dentro e te la faccio vedere io la mammaaa! (Si ode il taxi ritornare. Mavis si precipa in cortile, parlando a Prin-ce che resta sul taxi fuori scena)
Mavis - Basta, non aggiungere altro. Sei tu che mi hai fatto dimenticare quel maledetto costume da bagno, facendomi fretta e confondendomi le idee. Se di notte, dici che lavori al bettolino Yankee, il giorno dovresti dormire. Credi che ci tenga tanto anch'io a quel benedetto bagno di mare! (Entra in fretta in camera sua e riappare con il costume. Frattanto Efraim esce dal bagno. Mavis si rivolge a lui) Buongiorno, Dudu!
Efraim - Giorno!
Mavis - Hai l'aria di aver già fatto il bagno!
Efraim - Ah, si.
Mavis - Già. E non come qualcuno altro di noi! (Scompare. La portiera sbatte e il taxi riparte)
Sofia - Puttana della malora! (Pensando che l'ultima osservazione di Mavis fosse diretta a lei) E tu magari sostieni che una bagascia come quella ha anche lei il diritto di vivere fra gente per bene. (Efraim getta il suo asciugamano sul filo, poi si dirige verso la sua stanza e butta dentro il pigiama. Restando sempre nel cortile, prende infine da dietro la porta un paio di scarpe marroni, calze di seta, lucido da scarpe e strofinaccio. Siede su un gradino e comincia a pulirsi le scarpe)
Efraim - Secondo il vecchio Mack, si. A lui interessa solo l'affitto.
Sofia - Mi vergogno di parlare delle cose che quella donna fa di notte. E più ancora che Ester le possa vedere. Di notte qui è un andirivieni continuo di marinai e di soldati. Senza contare quel Prince! Dio voglia che Charlie possa avere presto un lavoro fisso, cosi potremo uscire da questo lereiume.
Efraim - Uscire! Ecco cosa ci vorrebbe, signora Adams! Ma quando si è costretti a vivere cosi, è come essere in trappola. Guardi! (Indica un edifìcio non finito che sta di faccia) Tutto quello spreco. Una casa a tre piani per un uomo solo. Da mesi non si vede più un operaio. Il legno e il cemento sono diventati troppo cari - dice - e cosi non si prende la briga di finir la casa e intanto la povera gente va alla ricerca disperata di un'abitazione. Non potrebbe forse costruire una cucina decente per lei, arrangiare un bagno ma con un tetto sopra e almeno dare una mano di vernice? Ma lui no! Figurarsi se il denaro Io butta in queste sciocchezze! E solo perché qualcun altro comincia a costruire qui attorno un paio di case nuove! Maledetto vecchio!
Sofia - (cambia improvvisamente umore) Dormi troppo tu, lo sai?
Efraim - Che intende dire?
Sofia - Che perdi un po' della vita notturna di qui. A meno che tu non ti finga sordo... E che cos'è quel discorso sulla neve che hai fatto poco fa?
Efraim - Signora, questi sono affari miei.
Sofia - Oh, mi scusi, signore. D'ora in poi saprò stare al mio posto. (Si ode dalla strada la voce da basso di Charlie Adams. Canta, evidentemente ubriaco)
Charlie - "Avanzando sull'ala di una preghiera tireremo ancora avanti anche se il motore è spacciato avanzando sull'ala di una prieghiera."
Sofia - A quest'ora torna a casa quel madeletto poltrone! (Appare Charlie. È un uomo grande e grosso dalla carnagione scura. I suoi vestiti sono in disordine. Il nodo della sgargiante cravatta è finito sotto una punta del colletto sbottonato. Dalla tasca del panciotto spunta una piccola bandiera del Regno Unito. In testa, messo sulle ventitré, un berretto della Royal Air Force. Si ferma al cancello, a gambe divaricate, con la destra alzata sopra la testa in un mezzo saluto alla Hitler, rotea gli occhi come un forsennato. Sofìa freme d'indignazione, ma non , iesce a parlare)
Efraim - Hai l'aria di essertela spassata, eh Charlie?
Charlie - Oh, avresti dovuto esserci, Efraim. Avresti proprio dovuto esserci.
Efraim - Dove?
Charlie - Al "Princes Buildings", ieri sera, al ricevimento per i reduci. Bandiere, luci, uniformi, musica, danze! Tutto gratis e gratis per tutti! C'era cibo in abbondanza e liquori da far crepare un cavallo! Qualcuno è partito subito! Quel negro in divisa blu! II comandante di squadriglia Johnstone Guissippie, DSO DFC. Nero! Nero come il carbone! Quello si che è coraggio! Atterrato due volte! Una volta salvato col paracadute e subito di nuovo per aria, addosso al nemico. Questo è il suo berretto! E questi... (Fruga in tasca, mentre la bandierina cade per terra. Tira fuori un naso falso con dei baffi e se lo applica) Questi sono i baffi di Hitler! (Si volta e si inchina dinnanzi a Sofìa) Buongiorno, signora Adams.
Sofia - (con forza) Non ti vergogni? (Ester si affaccia alla porta. Guarda Charlie con aria interrogativa. Anche Charlie la guarda con occhi incerti e turbati)
Efraim - (alzandosi) Ci vediamo dopo, Charlie. Devo andare al lavoro.
Charlie - Avresti dovuto esserci, Efraim. Avresti davvero dovuto esserci.
Efraim - Alla prossima guerra, Charlie, alla prossima guerra. (Rientra in casa)
Ester - (calma) Papà, dove sei stato?
Charlie - Sono stato con gli eroi.
Ester - Eroi?
Charlie - Si, con ragazzi che avevano paura, ma che hanno fatto il loro dovere.
Sofia - Hai finito il tuo lavoro a maglia, Ester?
Ester - No, mamma.
Sofia - E allora va' dentro a finirlo. (Ester rientra a malincuore)
Charlie - Be', vado a prendermi una ghiacciata. (Si dirige barcollando verso la strada e al passaggio calpesta la bandiera)
Sofia - Maledetto buono a nulla! Tornare a casa a quest'ora del mattino! Spero che la ghiacciata sia tanto fredda da farti venire i crampi alla pancia! (Richiamandolo) E portami due bottiglie di coca. Se non hai i soldi, di' a Rosa di metterle in conto. (Charlie sparisce dietro la casa senza rispondere. Sulla porta riappare Efraim. Si abbottona la camicia kaki) Efraim, hai visto la mia piaga? È lui la mia piaga!
Efraim - (scendendo i gradini) Non lo tratti male. Deve aver passato una brutta notte. (Va di fianco alla casa e toglie la tela incerata dalla bicicletta, l'appoggia sull'albero di cocco, apre la borsa del sellino, tira fuori uno straccio e incomincia a spolverare la macchina)
Sofia - Non devo tormentarlo, vero Efraim? Nel pomeriggio non potrò svegliarlo cosi pieno di sonno. Non mi crederesti se te lo dicessi... ma Charlie una volta era a posto, pulito e ben messo proprio come te. Sottile e bello. E aveva un avvenire...
Efraim - Lo credo.
Sofia - Non devo tormentarlo, vero Efraim? In verità non è che lo tormenti. È per Ester che mi preoccupo. Se Charlie si desse un po' da fare in queste poche settimane prima dell'apertura della scuola, le cose forse potrebbero andare meglio. Dobbiamo comprare tanta roba. In quelle scuole non si puòandare vestiti in qualunque modo, sai. E se riesce ad andarci, sarà proprio una fatica mantenercela... e questo Charlie lo sa... ma quando ha in corpo il rum non è più responsabile... non ha più orgoglio... sparisce tutto.
Efraim - Cosi diventa un uomo in questo paese, signora Adams.
Sofia - Non dare la colpa al paese, Efraim. Molti altri con minori possibilità di Charlie si sono messi a posto.
Efraim - Vuol dire che quelli hanno avuto qualche privilegio speciale.
Sofia - Tu presto passerai controllore; e che privilegi hai?
Efraim - Potrei non saperlo.
Sofia - Come potresti non saperlo?
Efraim - (cambiando discorso e ritornando a Charlie) Il guaio è che Charlie era un sognatore. E anche vecchio com'è non rinuncia ai sogni. Ma io sono giovane e sto con gli occhi ben aperti! E non ho nessuna intenzione di rinìanere li e farmi crescere un bel paio di baffi bianchi come il vecchio Sam che faceva il tranviere e quando sono venuti i filobus lo hanno messo in pensione con un'elemosina. Trinidad non fa per me! E non può darmi niente di quel che io voglio!
Sofia - E Rosa?
Efraim - Rosa?
Sofia - Perché voi giovani siete tutti cosi?
Efraim - Cosi come?
Sofia - Oh, senti, è meglio che pensi agli affari miei. Tutti voi, tutti voi giovani avete l'avvenire nelle vostre mani. Non lo dico per te, che hai delle ambizioni.
Efraim - Ho dei progetti!
Sofia - (dopo una pausa, lo guarda fisso) Mi auguro che siano nella direzione giusta. (Chiamando) Ester!
Efraim - Non stia in pena per me, signora Adams.
Sofia - Io, stare in pena per te? Ma figurati!
Efraim - Appunto! (Entra in camera sua)
Sofia - Hmm! (Va all'armadio e prende del pesce salato) Ester! (Come fra sé) Be' preparerò un po' di questo pesce per tuo padre. (Ne pone un po' sul piatto e incomincia a tagliarlo a fette. Efraim riappare sulla porta, col berretto in mano. Se lo mette in testa mentre scende ì gradini. La parte davanti è piegata in su come il berretto, di un ufficiale della Gestapo. Efraim prende la bicicletta e pedala verso il cancello)
Efraim - Vado. Dica a Rosa che forse ci vedremo stasera. Ma non ne sono sicuro. I colleghì del deposito preparano una festa per uno dei nostri che se ne va.
Sofia - Perché se ne va?
Efraim - Glielo chiederò quando lo vedo. Arrivederci. (Mentre passa raccoglie la bandiera e la pone con grazia sul cancello, prima di uscire)
Sofia - Tutti se ne vanno! Andate, andate ragazzi! Come vorrei ogni tanto potermene andare anch'io. Dovrebbero diventare matti per trovarmi. Ester!
Ester - (da dentro) Si, mamma.
Sofia - Non hai sentito che ti chiamavo?
Ester - No.
Sofia - Be', apri le orecchie. Ho dovuto chiamarti tre volte prima di avere una risposta. £ sveglio il bambino?
Ester - No, mamma.
Sofia - Dorme ancora?
Ester - Siii.
Sofia - Hai terminato il lavoro per la signorina Jackman?
Ester - Si, mamma.
Sofia - E allora fammi vedere cosa hai fatto.
Ester - Va bene, mamma.
Sofia - E non farmi aspettare, sai. Ho da lavorare, non ho tempo da buttar via. Hai capito? (Ester esce sulla veranda con il lavoro a maglia)
Ester - Ecco, mamma. (Sofìa si asciuga le mani sul paio di pantaloni vecchi che porta legati intornoalla vita)
Sofia - Fammi vedere.
Ester - Oh, mamma, attenta. Lo sporchi!
Sofia - Principessa pisello! Tieni qua... Ester. Non è questo il modello che ti aveva dato la signorina Jackman!
Ester - No, mamma.
Sofia - Vuoi uno scapellotto? Perché fai sempre di testa tua? Perché non fai mai quello che ti dicono di fare?
Ester - Ma mamma! Questo è più carino. E poi è molto più difficile. (Mentre Sofia esamina il lavoro con occhio critico, Charlie ritorna con le bibite e sale sulla veranda)
Sofia - (con orgoglio) Hmm! Hmm!... Charlie, guarda un po'! Guarda il lavoro di tua figlia! Non ha delle mani d'oro? E sono soltanto due mesi che prende lezioni dalla signorina Jackman. (Charlie posa le bibite e prende il lavoro dalle mani di Sofia. Per ammirarlo lo tiene lontano da sé col braccio teso, stringendo gli occhi e annuendo)
Ester - Ti piace, papà?
Charlie - Ah, sono colori bellissimi Ester, e messi insieme con molto gusto. (Allunga un braccio per abbracciarla) Un giorno, bambina mia, diventerai una diva! (Ester si stringe a lui sorridendo. Sofia è commossa da questa dimostrazione di affetto)
Sofia - Charlie? Hai fame?
Charlie - (senza staccare gli occhi dal lavoro) Come un cavallo! (Sofia passa loro accanto spingendoli più in là)
Ester - Se fai il budino, me ne dai un po', mamma?
Sofia - Hai appena finito di far colazione. Andate un po' più in là voi due, e lasciatemi preparare la colazione per tuo padre.
Charlie - (alzando il lavoro) Quanti colori! Sono proprio belli cosi tutti insieme, Ester. Proprio belli. Non è carino, Sofia? (Sofia sorride ed entra in casa. Si odono di nuovo giocare i bambini della porta accanto)
Ester - Papà, hai visto molti poliziotti al bar?
Charlie - Al bar?
Ester - Si. Hanno scassinato il caffè e rubato settanta dollari al signor Mack. Ce lo ha detto Rosa poco fa. Non hai visto la polizia?
Charlie - Io... io sono stato all'altro bar. Quello dietro l'angolo, Ester.
Ester - Ah! (Rosa ritorna dalla parte della strada)
Sofia - Non c'è bisogno dì correre cosi, ragazza mia. Se n'è andato. Ha detto che forse vi vedrete stasera - ma che non è sicuro. Pare che i colleghi del deposito debbano fare una festicciola per un compagno che se ne va.
Ester - Rosa, cosa voleva la polizia? (Mentre si volta verso Ester, Rosa scorge Charlie. Si guardano per un attimo, poi Rosa si volta ed esce in fretta dal cortile)
Ester - Rosa! (Desiderando avere una risposta le corre dietro fino al cancello, poi si ferma)
Charlie - Sofia! Quella ragazza mi ha guardato come se avesse visto un fantasma!
Sofia - Va' a guardarti allo specchio, e poi vieni a dirmi cosa hai visto. (Charlie ride di gusto a questa battuta ed Ester approfitta del momento per correre a giocare)
Ester - Janette!
Gerry - (Se n'è andata. Si sentono i bambini giocare. "XJhuh! Non mi prendi! Non mi prendi!" Il riso di Charlie si mescola alle grida dei bimbi. "Non riesci a prendermi! Non riesci a prendermi!")
Una voce - Ti ho preso! Ti ho preso! (Ora Charlie si è quasi calmato. Sofia lo guarda)
Sofia - Cosa c'è che non va?
Charlie - Niente! (Riprendendosi) Niente! (Entra in casa)
Sofia - Ah, gli uomini! (Sofìa incomincia a canticchiare fra sé mentre riprende le faccende di casa)
ATTO SECONDO
SCENA PRIMA
È notte tarda. Il cielo è di un blu argenteo. Qua e là fa capolino qualche stella. Le case sembrano fantasmi nel fluttuante chiaro di luna. Si ode il verso della civetta e il caldo suono di un calipso scandito da un tamburo. La musica si avvicina o si allontana a seconda del vento.
Mavis e il soldato americano compaiono dalla strada e vengono verso il cortile. La donna indossa una leggera maglietta grigio-chiaro che le lascia le spalle nude e una sottana di tipo compagnolo.
Soldato - Evviva! Evviva! Me la voglio godere! Ho avuto un permesso di ventiquattr'ore e me le voglio godere tutte. Ehi, tu, vieni qui. (Mavis gli si avvicina ed egli la bacia) Sarai buona con me?
Mavis - Ce li hai i soldi?
Soldato - Sono pieno di soldi. Ho un permesso di ventiquattr'ore e sono pieno di soldi. (Incomincia a palpeggiarla)
Mavis - Giù le zampe, smettila! Andiamo dentro. (Sta per entrare in camera sua ma si ferma improvvisamente ad ascoltare, guardando verso l'altro lato del cortile) Aspetta un momento, Joe. (Scende i gradini e raccoglie un sasso, che getta contro le persiane degli Adams. Immediatamente la porta si spalanca e appare Sofia in una lunga camicia da notte)
Sofia - Ehi, ragazza, sei impazzita?
Mavis - Spiare! Spiare, nient'altro che spiare! Avrei voluto che quel maledetto sasso ti avesse cavato un occhio!
Sofia - Cristo Santo! Vorrei che ci trovassimo stanotte io e te sole! Ti sbranerei come un cane arrabbiato, lurida puttana!
Mavis - C'era tua madre prima di me!
Sofia - E la tua prima ancora di lei! (il bambino comincia a piangere) Senti come frigna il bambino? Di giorno tu non hai niente da fare.
Mavis - Certo. Lavoro troppo di notte!
Soldato - Ehi, dico, la fai ancora lunga?
Mavis - Vieni, Joe.
Soldato - Ma che diavolo succede qui?
Mavis - Non ci badare. Vieni dentro.
Sofia - Non è a me che deve badare ma a se stesso. Se l'americano mi desse retta, domattina andrebbe subito a farsi visitare da un dottore.
Mavis - Non ho niente io. Niente. Brutta cagna grassa e rossa.
Soldato - Vuol dire, signora, che questa ragaz...
Mavis - Vieni dentro, Joe! Vieni dentro! Non ti impicciare di lei! (Afferra l'americano e lo spinge nella stanza. Poi rivolgendosi di nuovo a Sofia) Domani mattina! Com'è vero Iddio, vado subito alla polizia e ti denuncio. Dovrai presentare prove in tribunale. E che ne sai di me? Sempre li a sputare veleno su tutti! (Sbatte la porta. Sofìa è affannata. Il bambino piange, Sofia con aria stanca alza gli occhi al cielo)
Sofia - Dio mio, senti come piange il bambino? Lo senti? Finito il riposo per stanotte. Dammi ancora un po' di pazienza, non ti chiedo altro. Salva la mia anima dal peccato! E se vuoi farmi un ultimo piacere, insegnami come buttar fuori quella puttana dal cortile!
Charlie - (affacciandosi sulla porta) Vieni a letto, Sofia.
Sofia - Si, Charlie. (Entra in casa tranquillamente. Nell'oscurità si vede un debole chiarore nella stanza di Efraim che si accende una sigaretta. Poi si alza, viene avanti e apre la finestra. La musica inonda la stanza, e la luna illumina Rosa distesa sul letto. Lo scialle è sotto di lei, con un lembo che scende verso terra. Rosa giace bocconi con la testa appoggiata alle braccia. Indossa una sottoveste rosa pallido. Efraim resta per qualche istante alla finestra, fumando. Rosa si stira e apre gli occhi)
Rosa - Efraim? (Efraim tira una lunga boccata ebutta fuori il fumo) Efraim, dove sei?
Efraim - Qui, alla finestra. (Rosa si volta sulla schiena, stirandosi voluttuosamente)
Rosa - Mi ero addormentata. (Sorride, poi languidamente) Chi gridava cosi?
Efraim - Qualcuno in cortile.
Rosa - Ma perché devono sempre litigare?
Efraim - Per scaricarsi.
Rosa - Da cosa?
Efraim - Da questa vita da cani.
Rosa - Ummm!... Luna piena stanotte. (Efraim aspirando la sigaretta borbotta qualcosa. È piuttosto teso. Porta continuamente la sigaretta alle labbra) Cos'hai, Efraim?
Efraim - Niente. (Lascia la finestra, va al tavolo e si versa da bere, mettendo nel bicchiere un po' di ghiaccio che prende dal thermos) Ne vuoi un po'? (Rosa scuote la testa) Su. (Le appoggia il bicchiere alle labbra. Rosa prende un sorso. Efraim tocca uno degli orecchini. È lo stesso paio della scena precedente) Che begli orecchini!
Rosa - Non ti dispiace?
Efraim - Vuoi che mi dispiaccia?
Rosa - Si.
Efraim - O. K. (Vuota il bicchiere, ghiaccio compreso e posa il bicchiere sul tavolo)
Rosa - (alzandosi) Cos'hai, Efraim?
Efraim - Niente.
Rosa - Sei cosi tranquillo stanotte. E anche le notti scorse... Non ti piaccio più?
Efraim - Abbastanza.
Rosa - Solo abbastanza? (Efraim si volta a guardarla. Sorride)
Efraim - Sei una vera creola.
Rosa - Baciami. (Efraim si porta due dita alle labbra e si china a toccare le labbra di lei con la punta delle dita. Rosa gli prende la mano e la bacia appassionatamente. Poi lo attrae a sé rovesciandosi indietro sul letto. Efraim cade su di lei. Si baciano)
Rosa - Facciamo all'amore! (Pausa) Per piacere. (Egli scuote la testa) Perché?
Efraim - Un'altra volta.
Rosa - Perché? (Efraim alza le spalle) Perché?... Va bene. Se non vuoi. (Lo bacia di nuovo) Sei un bell'uomo, sai?
Efraim - Bello? E a chi somiglio?
Rosa - A Robert Taylor.
Efraim - Ma va!
Rosa - A James Stewart.
Efraim - Ti sembra bello? Cercane un altro.
Rosa - William Hol...
Efraim - Ecco, giusto. Lui e io siamo gemelli.
Rosa - Ma guardalo! Cosi brutto e cosi vanitoso.
Efraim - Hai appena detto che sono un bell'uomo.
Rosa - Questo l'ho detto prima.
Efraim - Dio mio, siete tutte cosi voi donne?
Rosa - Facciamo bene.
Efraim - A far che?
Rosa - A provocarvi.
Efraim - Eh, eh. (Ridono. Si ode il grido della civetta. Rosa si stringe a Efraim e lo bacia di nuovo. Altro grido della civetta)
Rosa - Quando la civetta urla in quel modo qualcuno sta per morire. (La civetta continua a gridare) Hmm! (Efraim imita il grido della civetta) Non far cosi! (Efraim ride e la bacia sulla guancia. Si baciano. La loro felicità è al colmo. Si sente una voce dal cortile della casa vicina)
Voce - Ketch! Ketch! Sei in casa?
Ketch - Si, amico. Che c'è?
Voce - Eh, che corsa ho fatto! Prendi la chitarra e vieni in Gatacre Street. C'è una festa con degli americani. Andiamo là a cantare un paio di strofette. Possiamo cavarci qualche soldo.
Ketch - Si, vengo. Hai una sigaretta?
Voce - No.
Ketch - Accidenti! Be', andiamo. (Ketch attacca un allegro motivo con la chitarra e se ne vanno. Il suono si allontana con loro)
Efraim - Andiamo tutti alla caccia di dollari! (Rosa lo bacia dolcemente sulla bocca)
Rosa - Quando ti faranno controllore?
Efraim - Non so. Perché?
Rosa - Sarebbe bello.
Efraim - Lo credo.
Rosa - Se un giorno... tu avessi un figlio... non sarebbe bello che tu fossi controllore, invece che un semplice conducente?
Efraim - Se avessi un figlio, Rosa, non vorrei mai che si dovesse vergognare di suo padre... Mio padre non era niente!
Rosa - Sai, dicono che a chi nasce con la luna piena, va tutto bene nella vita!
Efraim - Vuol dire che noi siamo nati nell'ultimo quarto. (Ridono entrambi. Un vagabondo passa fischiando)
Rosa - (tranquilla) Efraim? (Si siede sul letto)
Efraim - Eh?
Rosa - C'è qualcosa che... è tutta la sera... che ti voglio dire, ma non so come fare.
Efraim - Dimmi. (Pausa) Parla. (Altra pausa)
Rosa - Del signor Adams.
Efraim - Il signor Adams?
Rosa - Il signor Adams ha scassinato il bar.
Efraim - Charlie?
Rosa - La polizia ha trovato il suo cappello sotto il banco vicino al registratore di cassa. (Efraim la guarda incredulo) Lo hanno portato al commissariato, Efraim, ma non sanno ancora a chi appartiene.
Efraim - Accidenti! (Si alza)
Rosa - Credo che anche Stephen sappia a chi appartiene, ma non lo direbbe mai. Odia troppo il vecchio Mack... È tutta la sera che te lo volevo dire. Ma, mio Dio, Efraim... è colpa mia, se la polizia ha trovato il cappello...
Efraim - Colpa tua?
Rosa - È la prima cosa che ho visto entrando. Ma non sapevo di chi fosse fino a quando la polizia non ha incominciato a interrogarmi.
Efraim - Santo Cielo!
Rosa - Credi che lo scopriranno?
Efraim - Come vuoi che non lo scoprano? Voi donne non avete un briciolo di buon senso! (Si volta) Dio mio! Charlie, no! Chiunque altro, ma lui no! Tutta la sera - io e te - abbiamo parlato di lui - di Charlie - scherzando sulla sua sbronza e poi ti sei coricata qui... (si volta verso di lei) e non mi hai più detto una parola!
Rosa - Non sapevo come dirtelo, Efraim.
Efraim - VOI DONNE VIVETE SOLO PER UNO SCOPO!
Rosa - Non prendertela con me, Efraim!
Efraim - Non devo prendermela dopo che hai avuto tanta fretta di chiamare la polizia per quei settanta dollari che il vecchio Mack può benissimo perdere. Credi che Ester e la signora Adams potrebbero resistere con Charlie in prigione?
Rosa - Ma la polizia....
Efraim - All'inferno la polizia! Guarda questi orecchini e questa collana! (Afferra la collana spezzandone il fermaglio) E il vecchio Mack ti ha dato tutte queste cose per niente?! E i bei vestiti, l'orologio da polso - e le belle scarpe che porti - come li hai avuti? (Le getta la collana)
Rosa - Efraim!
Efraim - Sono giovane e forte. E a me non chiedi altro. Fino a un momento fa non vedevo chiaro. Ora però i fatti parlano da soli: io ti ho cercato, ma d'ora in poi ragazza mia, il tuo vecchietto dovrà bastarti... Guarda un po' queste cose! Guardale! Le vedi? (Ha aperto i cassetti e tirando fuori gli oggetti li depone sul letto) Li vedi, questi? Passaporto, biglietto e qualche assegno turistico. E sai a cosa servono? Domani sera - a quest'ora - sarò già partito! Quattromila miglia al di là del mare. A Liverpool!
Rosa - (strabigliata) Liverpool?
Efraim - Credi che voglia star qui per diventare come Charlie?
Rosa - Charlie?
Efraim - Il buon grasso Charlie, che dalla prossima settimana, marcirà in prigione.
Rosa - Non puoi andartene, Efraim.
Efraim - Ragazza mia, bisogna che quella petroliera cambi percorso perché io non parta.
Rosa - Sono incinta.
Efraim - Incinta?
Rosa - Si.
Efraim - E di chi?
Rosa - (sorridendo) Efraim!
Efraim - Non scherzo.
Rosa - Di te.
Efraim - Non farmi ridere.
Rosa - Di te, Efraim.
Efraim - Storie!
Rosa - No.
Efraim - (in tono aspro) Storie! Ma con chi credi di parlare? Storie! Vai a raccontarlo al tuo vecchio!
Rosa - Efraim, no. (Cade sul letto piangendo. Si ode la voce di Mavis che bussa alla parete divisoria)
Voce di Mavis - Ehi, voialtri. La gente vuol dormire, sapete. Se proprio volete bisticciare, fatelo sottovoce.
Efraim - (a Mavis) Siamo stufi di te!
Voce di Mavis - Oh Dio, sei ardente eh, stanotte!
Voce del soldato - Tesoro! (Efraim è in piedi, teso. Va a prendere una fotografìa in cornice che si trova sul tavolo da toilette. Torna verso la ragazza in lacrime)
Efraim - Rosa, Rosa. Non sprecare lacrime per me. Non valgo tanto. Ascoltami bene, Rosa: vedi questo ritratto della nonna?... Si è presa cura di me da quando ero bambino, finché non mi son fatto uomo. Mio padre mori che avevo cinque anni. E quando ne avevo sei, mia madre se ne andò con un altro - se ne andò a Curacao - e mi lasciò a terra! Per quasi una settimana rimasi solo e affamato, poi venne mia nonna che mi portò a casa con sé. E lei e io restammo soli per tanti anni... Poi un giorno cominciai a fare i miei piani, e mi accorsi che la nonna mi era di peso - volevo risparmiare - ma lei mi era d'impiccio. E cosi presi tutto il mio coraggio, andrai da lei e le dissi che l'avrei messa in un ospizio... Quattro giorni dopo che l'ebbi ricoverata... mori.
Rosa - Oh Dio! (Efraim ha raccontato la sua storia senza mostrare la minima emozione)
Efraim - Quando si accorsero che stava per morire mi mandarono a chiamare. Era là sul letto, e io non potevo credere che fose lei. In quattro giorni si era consumata. Me ne stavo sulla porta, non potevo fare un passo avanti. Lei mi guardava, e io restavo li, divorato dalla vergogna. Poi disse all'infermiera di farmi avvicinare - forse per perdonarmi - non so, ma non potevo muovermi, non potevo. Allora disse all'infermiera: "Dica a quel ragazzo che se non può venire più vicino, può anche andarsene!..." Mori quella notte stessa!
Rosa - Efraim. (Si avvicina per consolarlo)
Efraim - (allontanandola) Non mi toccare! Non pensare perciò che una piccola volpe come te possa prendermi in trappola, dicendomi soltanto che sta per avere un bambino da me. Quando la sirena di quel piroscafo fischierà, vorrà dire che io sto per buttarmi tutto dietro le spalle: questa fotografia! (Getta per terra la cornice che ruzzola sul pavimento) Te e il vecchio Mack! Charlie! La signora Adams, Ester! Tutta questa maledizione!
Rosa - No.
Efraim - Ascoltami, Rosa. Devo vivere la mia vita. Va bene: sto qui, divento controllore sui filobus. Risultato? La routine come tutti gli altri. Aspettare alla fermata, saltar sul filobus, controllare i biglietti, saltar giù dal filobus. Che senso ha? Fare attenzione che i bigliettari non derubino quella maledetta azienda municipale.
Rosa - Efraim!
Efraim - No, non fa per me. Sono sicuro che in qualche parte del mondo c'è qualcosa di meglio!
Rosa - Efraim! E io?
Efraim - Tu?
Rosa - E il bambino?
Efraim - (sorridendo) Non insistere con questesciocchezze! Sono un uomo fatto, non uno sciocco ragazzino, pronto a farsi legare dalla prima donna che dice di aspettare un bambino. Se questo è il piano che hai escogitato per intrappolarmi, mi dispiace, ma con me non funziona.
Rosa - Non mi sposerai?
Efraim - Senti, qua c'è il tuo vestito. Mettitelo e vattene per gli affari tuoi. (Le getta il vestito che le si arrotola intorno al viso e alle spalle)
Rosa - (togliendosi lentamente l'abito dal viso) Sei un negro da niente! Tua madre ti ha abbandonato. Hai ucciso tua nonna! Credi proprio che voglia un uomo come te come marito e padre di mio figlio? Vattene! Vattene dove diavolo vuoi! E quando morirai, spero che tu muoia da quel bastardo che sei... con i piedi appesi per aria!
Efraim - Grazie. E se non hai altro da dire, addio! (Rosa scende dal letto, prende le scarpe e col vestito sulle spalle esce dalla stanza. Si odono accordi di chitarra. Una voce che canticchia "Blueslike", il ritornello di un calipso)Brown skin gal stay home and mind baby brown skin gal stay home and mind baby goin' away in a fishin' boat and if I don't come back...
- (ma la voce del cantante si affievolisce mentre Rosa raggiunge la sua stanza. Efraim prende passaporto, biglietto e libretto degli chèques, li ripone con cura, e poi con lo scialle in mano si volge verso la porta. Le luci si abbassano.
SCENA SECONDA
La mattina dopo. Il cielo è coperto. In lontananza il ritmo di un calipso suonato da un tamburo. Rosa è in piedi sotto la veranda. Ha gli occhi gonfi e rossi di pianto. È scalza e sempre in sottoveste con un solo orecchino. Tiene le braccia intorno al palo della veranda, la testa e il ventre appoggiati ad esso, un piede contro la caviglia dell'altro. Lo scialle ora è appeso alla ringhiera, vicino a Rosa.
Il bucato di Sofìa, una vera profusione di colori, nasconde completamente la strada. Il filo si piega sotto il peso della biancheria umida. Sofìa ha lasciato soltanto spazio sufficiente per permettere il passaggio verso il cancello. Improvvisamente dall'interno Sofìa comincia a gridare.
Sofia - Alzati, Charlie, su alzati. È ora che tu vada un po' a lavorare, sai. Stamattina te ne sei stato a letto ad aspettare che il sole ti scaldasse il sedere, prima di deciderti ad alzarti. Hai avuto la colazione e ora che è quasi tempo di mangiare di nuovo te ne stai seduto in poltrona a dormire. Qua. Prendi la mazza, la colla, il succhiello, tutte le tue carabattole e vattene fuori. Fuori, fuori, fuori. (Charlie esce con passo strascicato e con alcune mazze da cricket sotto il braccio. Una di queste mazze è nuova e verniciata di recente. Nella cassetta degli attrezzi è accatastato tutto l'occorrente per riparare le mazze: coltello, palla di corda bianca, mazzuolo, olio di semi di lino ecc. Pieno di vergogna Charlie passa accanto a Rosa, scende i gradini e attraversa il cortile, diretto al casottino sotto l'albero di cocco. Posa la cassetta per terra, le mazze contro il muro della stanza di Efraim e siede per cominciare il lavoro. Rosa lo guarda fisso)
Sofia - Il giovane Murray vuole le sue mazze per oggi pomeriggio.
Charlie - Le avrà.
Sofia - Oh, voglio vedere... Ah, ah! Rosa? Sei ancora li? Credevo che... Rosa, bambina, cos'hai?... qui fuori cosi in sottoveste. (Rosa fa uno strano gesto con la testa, poi appoggia la guancia al palo) Rosa... glielo hai detto?
Rosa - Si.
Sofia - Stanotte?
Rosa - Si.
Sofia - Andiamo Rosa, non puoi stare fuori in quello stato. Su, vieni dentro. Ti scaldo un po' di caffè, farò presto.
(Rosa entra. La musica svanisce.Ester arriva dalla strada cantando una canzone: "Tante siroup e'est doux, Magdalena". Indossa una camicetta colorata, pantaloncini bianchi da ginnastica lunghi fino al ginocchio e sandali. Si è legata intorno alla testa la bandiera di Charlie come un fazzoletto)
Sofia - Ester! Sei stata in strada?
Ester - Si, mamma.
Sofia - Ma che fai? Giochi a mosca cieca? Togliti quello straccio dalla testa e va' al bar a dire a Stephen che Rosa questa mattina non viene.
Ester - Va bene, mamma. (Ester si toglie la bandiera dal capo e se ne va. Sofìa va alla veranda ad accendere la stufa)
Sofia - Quell'Efraim! Se fosse qui, gliene direi quattro. Che diavolo ha questa stufa che stamattina non si vuole accendere? (Prince passa chinandosi sotto il filo)
Prince - Mavis! Buongiorno, signora. È in casa Mavis?
Sofia - Vada al diavolo!
Prince - (avanzando) Ehi, ehi, senta che guaio. (Fa uno strano rumore succhiandosi i denti) Ecco cosa capita a uno che si comporta da gentiluomo. Mavis! Mavis! (Picchia alla porta) Mavis!... Ma che diavolo fa questa ragazza? Deve esser morta. Non mi sente. Signore, mi scusi, sa se quella ragazza è in casa?
Charlie - Non lo so.
Prince - Mavis!
Sofia - (urlando) Senta, vado in qualche altro posto a fare tutto questo baccano!
Prince - (urlando anche lui) Signora, sto chiamando la mia ragazza! VA BENE? (Si volta e picchia alla porta) Mavis!
Mavis - (mezza addormentata) Un momento.
Prince - Su, su. Apri la porta.
Mavis - Prince, non puoi entrare.
Prince - Come sarebbe... non posso entrare?
Mavis - Sto riposando.
Prince - Eh, non raccontarmi stupidaggini. Apri la porta.
Mavis - Oh Dio, Prince, sto ancora dormendo.
Prince - Dormendo? A quest'ora? (A Sofìa) Signora, ha sentito cos'ha detto? (Poi, di nuovo a Mavis) Credi di farmi fesso? Chi c'è con te?
Mavis - Ness-uu-nooo.
Prince - E allora apri! Apri! (Aspetta un momento) Apri la porta, ragazzina, se non vuoi che la sfondi. (Sofia guarda. Charlie è assorto nel suo lavoro)
Mavis - Va bene, vengo. (Un catenaccio è tirato dall'interno. La porta si apre piano, con circospezione) Senti un po'.
Prince - Scansati. (La spinge in cortile) Chi diavolo nascondi qui dentro? (Entra) Ah, è cosi? Un soldato americano con la sua faccia rosa! Me lo dicevano gli amici che andavi a letto con gli americani. E io a dirgli che mentivano. Su, Joe! Vieni fuori con me! (Ritorna in cortile)
Soldato - (dall'interno) Calma, sbruffone. È stata lei, ieri sera, a portarmi qui.
Prince - (dal cortile) Nessun uomo può toccare la mia ragazza, amico. Vieni qua da me, Joe.
Soldato - (sì affaccia alla porta, infilando la camicia nei pantaloni) Non voglio storie, sbruffone.
Prince - Lo so. Tutti cosi, bidoni di americani!
Soldato - E va bene, te lo sei voluto! (Salta in cortile e si abbrancano. Mavis a piedi nudi cerca di separarli)
Mavis - O Dio, Prince, ti ucciderà, l'americano. Non colpirlo, non colpirlo. Non puoi "batterti, Prince, lo sai che non puoi batterti dopo che hai avuto l'ernia. (I due rotolano per terra uno sull'altro, senza che nessuno prenda il sopravvento)
Mavis - Non colpirlo, non colpirlo! (Mavis tenta disperatamente di separarli; improvvisamente si alza e si porta la mano alla testa. Poi la guarda: è rossa di sangue. A quella vista spalanca gli occhi. Il suo respiro si fa affannoso e si conclude con uno strillo lacerante. Esce di corsa sulla strada) All'assassino, all'assassino! Polizia! All'assassino! (/ due uomini si dividono. Prince scatta in piedi e corre dietro aMavis, chinandosi appena in tempo per evitare il filo della biancheria. L'americano si alza lentamente. Charlie ride a più non posso)
Soldato - (raccogliendo il suo berretto) Non è un gran divertimento, quando per averlo devi batterti con un uomo! (Il soldato se ne va)
Sofia - Questi americani non sanno cosa sia la dignità. Hai ragione di ridere. Voi uomini siete tutti uguali. Non c'è pace - non c'è pace in questo cortile - ma tu non ci badi. Sguazziamo pure felici, nel fango di questa cattiveria. (Charlie comincia a fischiare) Si, si, fischia. Fai pure fìnta di non sentirmi. Se tu non fossi quello che sei, da un pezzo saremmo lontani dai guai. Avremmo una casetta con un piccolo giardino, tutto per noi, a Laventille. E un salotto dove Ester potrebbe invitare i suoi amici. Mi vergogno a farle portare qui qualcuno. Ma tu sei convinto di pensare a lei!! Fai la domanda! Fai ia domanda! Tutti i giorni te lo ripeto, ma tu, niente: devi proprio essere l'ultimo, con mille altri davanti a te!
Charlie - Non sapevo che tu non fossi capace di scrivere.
Sofia - La domanda per le case e cose di questo genere è compito degli uomini.
Charlie - Ah, capisco.
Sofia - Tardi! (Ester ritorna)
Ester - Mamma, ho fatto la commissione per Stephen.
Sofia - Grazie.
Janette - Cucuuu!
Ester - Cucuuu!
Janette - Sei pronta?
Ester - Vengo. Posso andare mamma, ora?
Sofia - Va bene, cara. Divertiti. Ma guarda di tornare in tempo. Non più tardi delle tre. Capito?
Ester - Si, mamma.
Janette - Vieni, Ester. Ho qui i sandwiches. È. già tardi. I Rebeiros ci aspettano.
Ester - Arrivederci, papà. Vado, mamma. (Efraim appare sotto il filo delta biancheria e per scherzo blocca la strada a Ester)
Efraim - Olà, Ester. Dove vai?
Ester - Andiamo a fare una passeggiata sulle colline. (Lo scansa abilmente e corre via ridendo. Efraim ha una grande valigia e si avvia in fretta verso la sua stanza)
Charlie - Ehi, Efraim!
Efraim - Ehi, Charlie... A quanto pare la signora ti ha rimesso sotto, eh? (Sofia non gli bada e va nella stanza di Rosa) Non ha voglia di scherzare stamane.
Charlie - Sai com'è. Ehi, ti voglio far vedere questa mazza. (Prende una delle mazze) Guardala. Pensa che l'ha usata per quasi tutta la stagione! (Efraim posa la valigia e scende ad esaminare la mazza. Vorrebbe andarsene ma si ferma a chiaccherare un po' con Charlie)
Efraim - Di chi è?
Charlie - Del giovane Murray.
Efraim - Del Royal College?
Charlie - Esatto. Guarda qui: non ha il minimo intacco. E l'ha usata per più di una stagione. Fra un paio di anni il giovane Murray sarà un vero campione.
Efraim - Già.
Charlie - È un formidabile battitore, sai.
Efraim - So che gli allenatori se lo tengono da conto.
Charlie - Si, ma non dovrebbero sforzarlo. È giovane, capisci, e qualche volta li mettono sotto troppo presto e cosi li rovinano per sempre. Il ragazzo in ogni modo sa il fatto suo. Ordina le mazze nuove a una dozzina per volta. Suo padre maneggia un sacco di quattrini.
Efraim - Si, ho sentito.
Charlie - Ai miei tempi, Efraim, io compravo le mazze di seconda mano. E a volte dovevano durarmi da una stagione all'altra. Ma la mia specialità era il lavoro sulla palla. La facevo rotolare verso la porta, e poi giù come un razzo. Ora non sono più cosi veloci. Non si tengono in allenamento. Due serie di palle e sono bell'e finiti. Ma ai miei tempi, John o il vecchio Constantine Francis, quelli si, erano veloci. Veloci! L'Inghilterra grazie a loro riusci a battere l'India.
Efraim - Ti ho visto giocare una sola volta, Charlie. Al principio mi sembravi un po' vecchio stile, ma poi ho visto che c'era anche il vecchio cervello! E i battitori con te, si trovano nei guai, proprio nei guai! Eri un cannone, dico davvero! (Charlie alza la testa mettendosi a pensare agli anni passati, grato che qualcuno si ricordi ancora di lui. Poi, pago di questo tributo, riprende il suo lavoro)
Charlie - Non ti ho detto di quella volta che risposi al vecchio Archie Thompson lanciando la palla a quaranta metri dalla porta? (Efraim gli sorride con simpatia)
Efraim - (curvo sulla mazza) Charlie... che progetti avevi?
Charlie - (colpito) Progetti?
Efraim - Si, i tuoi sogni.
Charlie - Era qualcosa di più di un sogno andato in fumo!
Efraim - Cos'era?
Charlie - (sorride) Pensa, mi avvicinavo ai trenta, duro, forte come un toro e, come battitore, al massimo della potenza. Nessuno era meglio di me, capisci... nessuno... chiedi ai vecchi esperti, loro te lo possono dire. Ma quell'anno della tournée del West Indìan in Inghilterra non fui nemmeno invitato per le eliminatorie.
Efraim - Perché?
Charlie - Perché quelli del Savannah Club avevano in mano tutta l'organizzazione. E la gente come me doveva mandar giù qualunque rospo o andarsene.
Efraim - È cosi anche oggi, Charlie.
Charlie - No, è diverso molto diverso. A quei tempi quando si andava a giocare alle Barbados o in Jamaica ci trattavano come porci. E nella trasferta ci schiaffavano nella prima pensione che capitava. I migliori alberghi erano tutti per loro e per le mezze tacche della squadra. Cosi nel ventisette durante la tournée in Jamaica feci uno scandalo. Ero stufo di quelle schifose stanzette e gli dissi che mi trattassero decentemente o che altrimenti mi rimandassero a. casa. Lo scandalo arrivò fino ai giornali. Non mi rimandarono indietro, ma fu il mio ultimo campionato intercoloniale. Mi rovinarono per sempre.
Efraim - (calmo) Solo per questo?
Charlie - Avrei dovuto stare al mio posto. Se avessi saputo stare al mio posto, Efraim, avrei seguito la squadra in Inghilterra l'anno dopo. E allora le squadre inglesi se li contendevano i battitori veloci come me. Ma i capoccia mi stroncarono la carriera.
Efraim - Cosi, in quattro e quattr'otto?
Charlie - Già.
Efraim - Gesù Cristo!
Charlie - Non scaldarti tanto! È roba vecchia ormai. E forse era destino che non ce la facessi.
Efraim - (amaramente) È cosi in questo paese, Charlie. E pensare che se c'era un uomo che aveva classe al cricket eri proprio tu.
Charlie - Eh, ragazzo mio, c'erano tante altre cose. Piccole e grandi e tutte insieme mi spingevano fuori della corrente, sempre più verso riva. Cosi mi ritrovai al sole a marcire... Eh, tu non sai ancora, ragazzo, com'è la vita, quando la terra comincia a scivolarti di sotto i piedi. (Sofìa esce sulla veranda dalla camera di Rosa. Guarda con sprezzo i due uomini)
Sofia - Efraim! Non hai niente di meglio da fare che far chiacchierare Charlie? (Efraim guarda Charlie che ammicca)
Charlie - Sta tranquilla, Sofia, solo due parolette sui vecchi tempi.
Sofia - E io sono i vecchi lavoretti che vorrei vedere fatti. (A Efraim) E voglio anche parlare un attimo con te!
Mavis - (dalla strada) Pam pam palam! Pam pam palam!
Charlie - È allegra!
Sofia - Un mastello d'acqua la calmerebbe subito. (Entra Mavis. Ha un cerotto su un occhio e un anello d'oro col sigillo di Prince infilato al medio della sinistra. Prince la segue a qualche passo di distanza, con aria compresa. Mavis canta la marcia nuziale ma a ritmo di calipso)
Mavis - Pam pam palam! Pam pam palami (Improvvisando canta) "Non pensare a me! Non pensare a me! Una principessa io presto sarò!" Ehi, guardate tutti, guardate! Il mio uomo mi ha infilato al dito l'anello. Dice che farà di me una donna rispettabile. Hurrah! Conosco un sacco di gente che darebbe la mano sinistra per avere un anello come questo.
Prince - (passando vicino a lei e salendo i gradini) Chiudi il becco adesso, ragazzina, silenzio.
Mavis - No. Lascia che glielo mostri. Ci sono tante che si danno un sacco d'arie perché hanno un anello al dito. Quelle non parlano con una come me. Ecco perché voglio mostrarglierlo. D'ora in poi mi devono chiamare signora Prince; la principessa Mavis... eccola qua. Guardate, guardate la mia mano. L'avete visto tutti?
Prince - Su, su. Andiamo dentro! Non è necessario che lo sappia tutto il mondo.
Mavis - E io lo dico lo stesso. Pam pam palam! Pam pam palam! Pam pam palam, pam pam pam pam pam pam! (Canta la marcia nuziale e cammina pavoneggiandosi intorno alla vasca con la destra come appoggiata al braccio di uno sposo immaginario e la sinistra tesa "a collo d'oca" mentre le dita gesticolano freneticamente) E che nozze saranno! Non crediate di essere invitati tutti. Potete pure aspettare! Efraim, dudu! Tu potresti venire! (Buttandogli le braccia intorno al collo lo bacia sulla bocca) Pam pam palam! Pam pam palam! Lei vuol venire signor Adams? Venga pure! (Prince la raggiunge, la prende per la collottola e la spinge su per i gradini dentro la casa. Mavis lo lascia fare felice, senza la minima resistenza)
Prince - Vieni, vieni dentro, ti stai rendendo ridicola. E d'ora in poi basta con queste stupide americanate! (Spariscono in casa)
Sofia - Puttana!
Charlie - Sofia!... Possiamo avere un po' di caffè, noi due?
Sofia - Prendetevelo! (Entra nella stanza di Rosa)
Charlie - (salendo i gradini per andare a prendere il caffè) Caspita, ce n'erano tante come Mavis lunedi sera là ai Buildings. Dovevi vedere come bevevano! I liquori non costavano niente, e scorrevano a fiumi. Che donne! (Ride) Ah, accidenti, com'era bello! Tutti i reduci coi loro nastrini delle campagne, Normandia, Libia, Italia, ogni paese. E lunedi ognuno si è avuta un'accoglienza da eroe.
Efraim - (improvvisamente) Devo andare Charlie.
Charlie - Prendi prima un po' di caffè.
Efraim - Grazie, ma devo fare una telefonata.
Charlie - Allora, arrivederci a più tardi.
Efraim - Arrivederci, Charlie. (Efraim mette giù la mazza e attraversa il cortile verso il cancello. Dietro la biancheria appare il vecchio Mack. Per un momento i due uomini restano uno di fronte all'altro. Charlie scende i gradini)
Vecchio Mack - Be', giovanotto. Come vanno le cose?
Efraim - Benissimo. (Spinge da parte Mack ed esce. Il vecchio si volta a guardarlo oltrepassare il cancello)
Charlie - Un po' di caffè, signor Mack?
Vecchio Mack - No, grazie, Charlie.
Charlie - Ne ho tutta una caffettiera appena fatta.
Vecchio Mack - Non ne prendo di giorno.
Charlie - A me piace a qualunque ora. (Va verso la sua cassetta da lavoro)
Vecchio Mack - Rosa, è in casa? (Ricordandosi del modo vergognoso con cui lasciò il cortile all'ultima sua visita, il vecchio Mack indaga con cautela convinto che la signora Adams abbia raccontato a tutti una versione esagerata dell'incidente)
Charlie - (con aria assente) Eh?
Vecchio Mack - Rosa, è in casa?
Charlie - Ah, si, si. C'è mia moglie con lei.
Vecchio Mack - Ho sentito dire che non stava bene.
Charlie - Già. Mia moglie poco fa ha mandato Ester ad avvisare Stephen. (Siede)
Vecchio Mack - Chissà se posso fare qualcosa? (Va verso i gradini della veranda) Rosa! Rosa!
Sofia - (da dentro) Viene subito.
Vecchio Mack - Credevo fosse malata. Secondo Stephen ha mandato ad avvertire che era malata. (E vicino alla porta)
Sofia - (apparendo sulla soglia) Si. Ma appena sentita la sua voce, sta già meglio.
Vecchio Mack - Signora Adams. Sono venuto soltanto per sapere...
Sofia - Be', ora ha saputo. (Gli sbatte la porta in faccia. Controllando la sua ira, il vecchio Mack si volta e scende da Charlie occupato nel lavoro delle mazze. Il vecchio lo guarda per un po' e per superare l'imbarazzo di non essere stato ricevuto incomincia a parlare con lui)
Vecchio Mack - Molto lavoro, Charlie?
Charlie - (senza guardarlo) Abbastanza.
Vecchio Mack - E nell'insieme, come ti va?
Charlie - Si tira avanti.
Vecchio Mack - Bene. (Ora Charlie alza gli occhi ma non guarda il vecchio Mack)
Charlie - Se continua cosi, in pochi mesi dovrei sistemarmi. E ora che la ragazzina ha vinto una borsa di studio per la scuola media, bisogna proprio che le cose vadano bene.
Vecchio Mack - Vedrai che se ti comincia ad andar bene continuerà. Hai certo sentito la disgrazia che mi è capitata?
Charlie - (di nuovo al lavoro) Si, ho sentito.
Vecchio Mack - Settanta dollari! Spariti! Farabutti! Ma li acciufferò! Vecchio come sono, Charlie, gliela farò vedere io! Scassinarmi il bar! Sfondare la cassa! E con la brillante polizia che abbiamo! Ieri hanno frugato dappertutto e sai che indizio hanno trovato? Un cappello!
Charlie - Un cappello? (Un lampo passa nel suo sguardo. Getta la testa indietro cercando di ricordare)
Vecchio Mack - Un vecchio cappello sporco, un feltro grigio che potrebbe essere di chiunque. Di una cosa son convinto, Charlie: Stephen, quel ragazzo che manda avanti il bar per conto mio, sa qualcosa. Ma so anche che non parlerà mai. Raccogli un ragazzo per la strada, lo tratti come fosse tuo figlio, ti fidi di lui, gli dai in mano un bar e credi che ti sia riconoscente? Macché, quel ragazzo mi odia, Charlie. Mi odia al punto che aiuta persino chi mi deruba. È duro. (Sofia è uscita sulla veranda e afferra le ultime parole che il vecchio Mack scambia con Charlie)
Sofia - E duro, perché siete tutti troppo cattivi. (Roche risate dalla stanza di Mavis) Ecco, quella là va bene per voi.
Prince - (uscendo) Andiamo.
Mavis - Vengo. Ma te lo dico subito: niente ristoranti cinesi. (Mentre scende in cortile) Ah, ah, il vecchio Mack. Sa che sono fidanzata? Questa donna glielo avrà detto, vero? (Indicando Prince) Ed ecco lo sposo.
Prince - Su, andiamo ora, andiamo. (Rosa esce sulla veranda)
Mavis - (con malizia) Prima prendi l'anello, poi il bambino. (Mentre se ne vanno) Buona sera, signora Adams.
Sofia - Riservale ai tuoi amici queste spiritosaggini. (Mavis esce ridendo con Prince) Piccola puttana! Signor Mack, glielo dico ancora una volta: si dovrebbe vergognare, vergognare di permettere che questa donna viva qui tra gente per bene.
Vecchio Mack - Paga l'affitto, signora Adams.
Sofia - (con sarcasmo) È l'unica sua preoccupazione.
Vecchio Mack - Non Tunica. Paga sempre puntualmente, quella. Lei mi trovi un inquilino altrettanto puntuale, signora Adams e io le do' lo sfratto domani mattina. (Rosa comincia a scendere i gradini e il vecchio Mack le si avvicina) Rosa, non posso far niente per te? Stephen mi ha detto che stai male e che oggi non saresti venuta.
Rosa - Si, ma ora sto meglio.
Vecchio Mack - Bene. Ho fuori la macchina. Posso darti un passaggio.
Rosa - Grazie.
Vecchio Mack - (mentre escono) D'ora innanzi, Rosa, voglio che tu sorvegli bene le cose nel bar. Quello Stephen, non è a posto, Rosa. L'ho preso dalla strada, gli ho dato un lavoro, ho cercato di farne una persona rispettabile e ti assicuro, Rosa, che se non mi dice tutto quello che sa... (Efraim si affaccia sotto la biancheria e si ferma bloccando il passaggio. I suoi occhi sono fissi su Rosa. Lunga pausa)
Vecchio Mack - Giovanotto... se non ti dispiace... vorremmo passare. (Altra pausa, poi Efraim si fa da parte. Il vecchio Mack e Rosa escono. Efraim va verso la sua stanza)
Sofia - E tu saresti un uomo?
Efraim - Mi lasci stare, signora Adams, capito? (Scompare. Sofìa vorrebbe seguirlo, ma cambia idea)
Sofia - Charlie... Charlie. (Poi in tono esasperato) Charlie! Non senti che ti sto chiamando? (Nessuna risposta, nessuna reazione. Sofia lo chiama ancora ma in tono più tranquillo, mentre scende i gradini) Charlie, Charlie. Cosa c'è? Charlie, parlami... Charlie, cos'hai?
Charlie - Sofia!
Sofia - Si.
Charlie - Sofia! Devo andarmi a costituire.
Sofia - A costituire?
Charlie - Sospetta che sia stato Stephen.
Sofia - Lui? Chi? Dio solo sa di cosa stai parlando! Chi sospetta? Quale Stephen?... Quello del bar?... Charlie?... Il bar?... Dio mio! (Charlie si mette una mano in tasca e tira fuori del denaro. La scena è recitata lentamente, in tono quasi irreale, come se stesse accadendo in un sogno) Oh Dio!... Dove hai preso quel denaro, Charlie?... Charlie?... Che hai, Charlie?... Dimmi... Che hai?
Charlie - È stato... per Ester... per la scuola.
Sofia - No, Charlie!... No! (Le lacrime cominciano a rigarle il volto)
Charlie - Non piangere, Sofia... Il denaro c'è ancora quasi tutto. Lo renderò.
Sofia - Ma... lunedi sera, Charlie... Sei stato ai Buildings.
Charlie - No, sono stato li attorno per un po', ma non sono entrato. Occorreva un biglietto d'invito. E all'una ho fatto per tornare a casa, ma passando vicino al bar, è stato come se qualcosa s'impadronisse di me. (Piange sommessamente) Perdonami, Sofia. Ho coperto di vergogna tutti voi. Te, Ester, e il bambino. (Sofia lo consola passandogli il braccio sulla spalla)
Sofia - Zitto, Charlie, zitto, non piangere. Non piangere. Sofia troverà il modo. Il denaro? Lo darò io a Rosa. La pregherò di darlo al vecchio Mack, e di intercedere per la salvezza dì Ester e del piccolo. Ascolterà Rosa, sono sicura Che l'ascolterà. Deve ascoltarla.
Charlie - Vedi, in un certo senso, prendendo il denaro del vecchio Mack, non mi pareva di commettere un furto.
Sofia - Lo so, Charlie, lo so. A noi lui prende dodici dollari e mezzo al mese, per questa lurida stanzetta! Non può essere un furto, non può! Zitto ora, su. (Appoggia la testa di Charlie contro il suo petto) Basta, Charlie, basta. (Un giovane poliziotto si china sotto la biancheria stesa. Ha in mano il cappello di Charlie)
Poliziotto - Chi risponde al nome di Charlie Adams? (Sofia si guarda attorno. Vede il poliziotto e vede anche il cappello di Charlie)
Sofia - O Dio! Charlie!... No!
Poliziotto - (facendo un passo avanti) Lei si chiama Charlie Adams?... È suo questo cappello?... La vogliono al Comando di Polizia. (Charlie afferra il braccio di Sofia e con gentilezza, ma con forza la obbliga a lasciarlo. Poi si alza lentamente)
Charlie - Mi permetta di carmbiarmi l'abito, e poi verrò con lei.
Poliziotto - Va bene. (Charlie attraversa il cortile e sale i gradini della veranda, trascinando perterra la mazza. Efraim si affaccia alla porta, e si ferma a guardarlo mentre entra in casa)
ATTO TERZO
SCENA PRIMA
Siamo a metà del pomeriggio. Il cielo è ancora coperto. L'atmosfera è carica di umidità. Al filo sono rimasti appesi solo pochi indumenti. L'uomo del ghiaccio passa col carretto: "Ghiaccio! Ghiaccio!" Prince si è tolta la camicia e si è seduto sui gradini a sorseggiare una birra. Mavis è dietro a lui sulla porta della sua camera e ha in mano una scodella di riso. Sceglie i chicchi spezzati o guasti e li getta in cortile.
Mavis - Sai, Prince, che a dire la verità mi dispiace del signor Adams. Mi è sempre stato simpatico. Non ha mai dato fastidio a nessuno. Ma quella Lady Adams e quella smorfiosa di sua figlia, non me ne importerebbe niente se si trattasse di loro! Credi che lo metteranno in prigione?
Prince - Come posso saperlo?
Mavis - Avresti dovuto vedere la signora! È uscita un'ora fa, col suo migliore abito della festa. Sembrava un albero di Natale. Cercherà di avere un prestito per la cauzione. Animo nobile, ma sedere basso!
Prince - (cercando di cambiare argomento) Vieni a fare un bagno di mare? Conosco uno che mi presterebbe una macchinetta.
Mavis - Un bagno di mare? Dove? Fatti in là. Lasciami passare. (Scende la scala)
Prince - A Carenage, a Maracas, dove vuoi.
Mavis - No, non ne ho voglia. Il sole non è abbastanza forte.
Prince - Su, andiamo. Staremmo più vicini.
Mavis - No, oggi, no. Oggi me ne sto qui a vedere quello che succede. Quella donna si è sempre immischiata negli affari miei. (Fuori, in strada, Ester saluta la sua amica)
Ester - Ciao, Jan! A più tardi! Ciao!
Janette - Ciao!
Mavis - Ecco qua la ragazzina prodigio.
Ester - (mentre rientra) Mamma! Papà! Sono tornata. E non sono ancora le tre.
Mavis - Mamma! Papà! Sono tornata! Mamma!
Prince - (a Mavis) E sta' zitta!
Ester - Mamma! (Entra in casa)
Prince - Ma che ti succede? Non hai un briciolo di cuore? È una ragazzina.
Mavis - Tientelo per te il cuore! Non ho tempo io per ì sentimenti intimi. La madre gira per il cortile come fosse la regina di Saba, e da auando la figlia ha vinto la borsa di studio, poi... (Ride) Ma ora che scuola media credi che possa frequentare quella? Accidenti agli ambiziosi!
Prince - Lo sai Mavis... (Mavis l'ascolta) che in tutto questo tempo non mi ero mai reso conto di quanto .sei ignorante!
Mavis - Prendere o lasciare! Sono esattamente come mi hai trovata! (Si volta e va verso il rubinetto dell'acqua)
Prince - Ho una gran voglia di venirli a...
Mavis - Lo vedi questo? Lo vedi? (Alzando la mano con l'anello) Non credere di potermi picchiare a tuo piacere soltanto perché mi hai dato questo, sai? Cavatelo subito dalla testa. Non siamo ancora sposati, sai? (Efraim entra dalla strada. È in uniforme e ha una grande borsa nuova di zecca, un residuato dell'esercito americano. Si vede che ha bevuto. Mavis concentra subito il proprio interesse su di lui)
Mavis - Ehi, ehi. Dudu caro! Che succede? Sei andato anche tu a cercare di tirar fuori qualcuno?
Efraim - Tirar fuori chi? Te?
Mavis - (buttandogli le braccia al collo) Oh Dio, quanto mi piaci!
Efraim - Ehi, Prince, vuoi un posto come conducente di filobus?
Prince - Io? Oh, no, Joe! Ci sto troppo bene congli americani.
Ma vis - Dimmi un po': è per stasera la partenza-la lasci sul serio? È vero che vai in Inghilterra? Voi due la notte scorsa... Oh, Dio!... Se c'ero io con te, non mi sarei mai lasciata trattare cosi.
Efraim - (staccandosi gentilmente dal suo abbraccio) Ci vediamo dopo.
Mavis - Quando vuoi, anche subito, se lo desideri. Cosi se stanotte te ne vai, saprò farti tornare indietro. (Segue con lo sguardo Efraim che raggiunge la sua stanza. Poi si volta a Prince e lo provoca con un movimento del corpo) Carino no?
Prince - Perché devi sempre fare la stupida?
Mavis - Oh, vattene. Sei geloso, ecco! (Va verso la cannella per lavare il riso) Vado a far da mangiare. Ho questo riso e un pezzo di carne avanzato da ieri. Come vuoi che lo faccia? (Prince non risponde e lei di nuovo scherzando lo guarda) Dudu caro, come lo vuoi?
Prince - (in tono aspro) Pilaf.
Mavis - Alla creola?
Prince - Hm, hm.
Mavis - E allora alzati e vai a prendermi una manciata di pepe. (Prince si succhia i denti, ma si alza e va all'albero del pepe)
Mavis - Prendine una bella manciata. Lo voglio far forte, tanto forte da bruciarti la bocca. (Efraim ha gettato sul letto una valigia già piena a metà. Va all'armadio, lo spalanca e prende qualche capo di vestiario)
Mavis - (apre il rubinetto) Prince, vieni che ti devo chiedere una cosa.
Prince - Lo vedi che sto prendendo il pepe.
Mavis - Vieni qui: ho una cosa da chiederti.
Prince - Che cosa? (Viene verso di lei e si ferma)
Mavis - (in tono confidenziale) Senti! (Prince si avvicina ancora di più) Credi che abbia qualcosa da mangiare?
Prince - Chi? (Mavis indica la stanza degli Adams con un cenno del capo)
P'rince - E come posso saperlo? Chiediglielo.
Mavis - Io?
Prince - Sei tu che lo vuoi sapere. (Chiama forte) Ragazzina! Ehi, ragazzina!
Mavis - Si chiama Ester.
Prince - (sale i gradini) Ester! Ester! (Ester appare sulla porta) Questa ragazza ti vuol chiedere qualcosa.
Ester - Cosa?
Mavis - Hai già mangiato?
Ester - Si, ho mangiato.
Mavis - Non volevo saper altro. (Attraversa il cortile dirigendosi verso la sua stanza) Ora nessuno può più dire che non ho cuore. C'è troppa gente qui attorno che apre bocca senza riflettere. (Entra in casa. Prince attraversa il cortile per seguirla. Efraim prende un pacchetto di sigarette. È vuoto. Lo getta dalla finestra. Arriva alla porta mentre Prince sale i gradini)
Efraim - Ehi, tu, dammi una sigaretta.
Prince - Si, si, ecco. (Offre un pacchetto di sigarette americane)
Efraim - Sono rimasto senza.
Prince - Prendi, prendi il pacchetto. Ne posso avere finché voglio, io.
Efraim - Grazie.
Prince - Prego, amico. (Entra nella stanza di Mavis. Efraim si accende una sigaretta. Ester è ancora sulla veranda)
Ester - Ciao, Efraim.
Efraim - Ciao. (Si volta d'improvviso e rientra nella sua stanza. Ester attraversa il cortile e va alla sua porta)
Ester - Efraim, sei tornato adesso?
Efraim - Si.
Ester - Non ho trovato nessuno in casa. Nessuno. La mamma mi aveva detto di tornare per le tre, e lei non c'è. (Entra nella stanza) Cosa fai? Se vuoi ti posso aiutare a pulire la tua stanza. Fin quando mamma non rientra non ho niente da fare. Non l'hai vista per caso in strada?
Efraim - No. (Efraim prende della carta che era servita ad avvolgere pacchi, la appallottola e la butta in un angolo. Ester lo guarda chiudere la valigia, e posarla vicino alla porta)
Ester - Oggi, sai, abbiamo fatto una passeggiata verso Chancellor Hill e poi siamo tornati passando per il Giardino Botanico fino a Sant'Anna, poi lungo Spanish Acre fino alla cisterna. L'anno scorso, ricordi? in quel posto trovarono un uomo annegato, dopo giorni e giorni che il suo corpo galleggiava sull'acqua. Nessuno lo sapeva, e intanto la gente aveva continuato a bere quell'acqua. (Fa una smorfia) La mamma dice che nessuno se ne accorse per colpa del guardiano, e mi ha anche detto che proprio per questo ha perso il posto, sui due piedi. (Un ragazzo di diaciassette anni entra nel cortile dalla strada. Va verso la parte di veranda degli Adams e bussa alla balaustra. Si stacca un pezzo di intelaiatura a traliccio. Il ragazzo imbarazzato prende il pezzo di legno staccatosi e lo rimette a posto con un po' di difficoltà. Dalla sua stanza Efraim stando sulla soglia, può vedere il ragazzo in cortile)
Efraim - Li fuori c'è qualcuno che ti cerca, Ester.
Ester - Cerca me? (Va alla porta) Oh!... Ciao.
Ragazzo - Ciao. È in casa tuo padre?
Ester - No. Non c'è n'eppure la mamma.
Ragazzo - (un po' deluso) Oh!
Ester - Sei venuto per le mazze?
Ragazzo - Si.Devo andare ad allenarmi. E questo pomeriggio volevo provare la mazza, nuova.
Ester - (scende i gradini) So qual è. Vuoi che te la prenda io?
Ragazzo - Se è pronta.
Ester - Si, è pronta. (Sale i gradini della veranda ed entra in casa. Efraim sta seduto sulla porta di casa sua. Il ragazzo gli fa un cenno di saluto)
Ragazzo - Buon giorno.
Efraim - Ciao, ragazzo. (Il ragazzo guarda in alto)
Ragazzo - Spero che non piova, ma minaccia. (Efraim sta sulla soglia guardando il ragazzo, ma intanto costui si è voltato dall'altra parte. Ester torna sulla veranda con una mazza nuova)
Ester - Ecco. È questa?
Ragazzo - Si. Proprio questa. (Prende la mazza e la esamina con occhio professionale)
Ester - Conosci Jan? La mia amica della porta accanto?
Ragazzo - No, non credo.
Ester - Suo fratello dice che tu puoi fare cento punti alla volta!
Ragazzo - (sorridendo) Oh! Magari potessi! Li farei sempre cento punti alla volta! Si, va proprio bene. Puoi dire una cosa a tuo padre da parte mia?
Ester - Si.
Ragazzo - Digli che...
Ester - Oh, c'è qui la mamma. Mamma! (Corre incontro a sua madre) Mamma, è venuto per le mazze. (Entra Sofia dalla strada. È vestita con l'abito della domenica; più un velo a fiori, le scarpe, il cappello e la borsa delle grandi occasioni; tutta roba non certo nuova, ma conservata con cura)
Ragazzo - Buona sera, signora Adams.
Sofia - Buona sera, signor Murray.
Ragazzo - Me l'ha data Ester. Spero che non le dispiaccia. È che volevo provarla questo pomeriggio.
Sofia - Mio marito ha detto che erano finite tutte, tranne una.
Ragazzo - Tornerò domani, signora Adams. Ma volevo dirgli che due giorni fa ho parlato di lui al principale. La prossima stagione avremo bisogno di un allenatore per i più piccoli, e io mi son preso la libertà di fare il nome del signor Adams. Il posto è suo, se lui è d'accordo.
Sofia - Grazie, signor Murray. Lo dirò a mio marito.
Ragazzo - Dovrà naturalmente fare una domanda per pura formalità, ma più o meno la cosr è in porto. Lei intanto gli dica che il posto c'è, è la cosa più importante, il resto glielo spiegherò io quando lo vedrò. Arrivederci, signora Adams. Arrivederci Ester. (Fa un cenno di saluto a Efraim)
Sofia - (richiamandolo) Signor Murray! Dica per favore a suo padre di mandarci appena può i soldi delle mazze. Le spiace?
Ragazzo - Ma certo. Li porterò io più tardi. (Esce)
Sofia - Efraim! (Non ha più parole.)
Ester - Mamma! Dov'è Byron? (Sofia non ascolta) Mamma! Dov'è John Byron?
Sofia - Da mamma Tarvey.
Ester - Posso andare a prenderlo? E, per piacere, mi dai dodici cents per il gelato? Ti prego, mamma. Mamma? (Capisce che qualcosa non va) Mamma, cosa è successo? (Mavis è apparsa sulla porta di casa)
Sofia - Ester, tesoro, vieni dentro che ti devo dire una cosa. (Sofia ed Ester entrano in casa)
Mavis - Come se dovessero far saltare una banca! (Efraim non raccoglie l'osservazione e scende i gradini) Pare non riescano a far uscire Charlie su cauzione; sta attento che potrebbero chiederti in prestito i soldi del tuo biglietto.
Efraim - (adirato) Fra cinque settimane, mi ricorderò di te e ti manderò una cartolina.
Mavis - Mandala pure a loro!
Prince - (dall'interno) Mavis! (Sempre guardando Efraim, Mavis si volta e torna in camera sua. Efraim si avvia verso il cancello. Si ferma un attimo per accendersi una sigaretta. Rosa entra di corsa dalla strada. Vedendolo si ricompone. Stanno per un lungo momento uno di fronte all'altra imbarazzati. Poi Rosa si dirige verso la scala della veranda)
Rosa - (chiamando) Signora Adams.
Efraim - (subito e forte) Sta parlando con Ester. (La ragazza si ferma, ma ora non si guardano. Altra pausa)
Rosa - Efraim... (Si volta verso di lui)
Ester - (dall'interno) No! (Ester esce di corsa sulla veranda. Vedendo Rosa ed Efraim si ferma, ma appena Sofia esce di casa, Ester corre verso la strada. Sofia si volta verso Efraim)
Efraim - Bé, andrò a guidare il fìlobus per l'ultima volta. (Esce)
Sofia - Pare che vada male per tutti: per te, per Charlie, per Ester e per me. (Scende i gradini, avvicinandosi a Rosa) Rosa!... E adesso?... C'è una sola cosa sensata che puoi fare. Fermarlo. Vuoi che gli parli io?
Rosa - L'anello nuziale costa troppo poco, signora Adams, perché valga la pena chinarsi a baciare i piedi di un uomo.
Sofia - A volte gli uomini sono strani. Qualche volta anche appena usciti di chiesa, non si sentono sicuri. Rosa, a volte bisogna soffocare il proprio orgoglio. Pensa al bambino che sta crescendo dentro di te.
Rosa - È di Efraim. È stato il mio unico uomo, ma mi ha dato una buona lezione e l'ultima me l'ha data stanotte. Ora sono pronta a tutto!
Sofia - Non parlare cosi. Mi sembra di sentire Mavis.
Rosa - Non voglio piangere per un uomo.
Sofia - Rosa, io rimprovero sempre Charlie, ma spesso mi rendo conto che lui vale un mare di lacrime. Guarda Ester, è li fuori col cuore spezzato per lui.
Rosa - Signora Adams... (Rosa posa una mano sulla spalla della signora Adams, cercando di consolarla, ma è lei che non resiste e scoppia in lacrime. Sofia pone entrambe le mani sulle sue spalle)
Sofia - È cosi, ragazza mia, è cosi. Per chi piangi ora? Per Ester, per Charlie o per me?
Rosa - Per nessuno! Per nessuno!
Sofia - Sssst! Zitta... Ascolta. Incomincia a piovere. (Sofia guarda il cielo, mentre calano le luci)
SCENA SECONDA
È sera tardi. La pioggia è cessata. La notte è fresca. Efraim vestito da viaggio sta terminando i bagagli. Sul letto alcuni asciugamani, un paio di pesanti maglioni, qualche rivista americana, un Readers Digest, due libri rilegati. Avvolge un paio di scarpe in un giornale e lo ripone nella borsa. Una giacca a vento è appesa allo schienale di una sedia. Una piccola radio portatile sta trasmettendo dischi di Sinatra. Nel cortile, Prince, appoggiato al cancello, ascolta la canzone che sta per finire.
Prince - Ah, il vecchio Sinatra! Può andare a nascondersi Bing! (L'annunciatore presenta una nuova canzone. Fuori, sulla strada, si ode stridere un filo dell'alta tensione al passaggio di un filobus. Efraim beve d'un fiato)
Prince - Mavis!
Mavis - (dall'interno) Eeh?
Prince - Sei pronta?
Mavis - Hm, firn.
Prince - Bé, ti sto aspettando. (La luce si spegne nella stanza di Mavis e Mavis, molto appariscente, esce sulla veranda investita in pieno dalla luce lunare)
Mavis - Hai deciso dove andiamo?
Prince - In un locale nuovo. Lo "Scarlet Flamingo"
Mavis - E dov'è?
Prince - A Cumana.
Mavis - Cosi lontano?
Prince - Lontano! Non andiamo mica a piedi!
Mavis - È buona la musica?
Prince - Se no, potremo sempre venir via. Ti piace la mia camicia?
Mavis - Può andare. (Ma ormai il suo sguardo va alla signora Adams che rientrando dotta strada sta oltrepassando il cancello) Lady Adams è in arrivo.
Prince - Chi? (Si volta a guardare) Oh! (E di nuovo cercando di essere più gentile che mai apre il cancello e con un piccolo inchino fa entrare la signora Adams nel cortile. Poi siccome egli cerca di oltrepassare il cancello, Mavis lo afferra in tempo e, tiratolo indietro, passa davanti a lui)
Mavis - Credevo che le signore avessero la precedenza.
Prince - (mentre stanno uscendo) Oh, hai sempre qualcosa da dire! (Sofìa va verso i gradini della veranda. Le sue scarpe sono umide. Il suo vestito a fiori le pende floscio da tutte le parti. Anche il cappello inzuppato di pioggia si è comicamente adagiato sulla sua testa. Ha camminato a lungo per le strade alla ricerca di Ester)
Sofia - Ester... Ester... (Entra in casa. Accende la luce. Si ode in lontananza la campana del College. Efraim dà un'ochiata al suo orologio, prende una camicia color crema, la toglie dall'involucro di cellophane e la indossa. Sofìa si leva il cappello e torna sulla veranda. Scende i gradini, va alla corda del bucato e ne toglie gli ultimi capi di biancheria. Si ferma. Guarda la stanza di Efraim. Attraversa il cortile e lo chiama)
Sofia - Efraim?
Efraim - (si affaccia alla porta) Signora Adams?
Sofia - Posso parlarti?
Efraim - Entri pure.
Sofia - Non ti disturbo... spero. (Efraim toglie la casacca dallo schienale della sedia e la butta sul letto)
Efraim - Sieda qua. Dia qua. (Le prende il soprabito poi va all'armadio, prende una bottiglia e versa alla signora Adams una bevanda forte)
Sofia - Dio mio, che freddo! Sono stanca e ho freddo. La pioggia mi ha inzuppato e ora mi sta asciugando addosso.
Efraim - Signora Adams, beva questo. Si sentirà subito meglio.
Sofia - Ma perché Charlie ha fatto una cosa simile?... Sono stata al commissariato. Mi hanno permesso di entrare per dargli la buona notte... Hai visto Ester?
Efraim - No.
Sofia - Quando gliel'ho detto nel pomeriggio, è scappata via e da allora non è tornata più. I giovani non capiscono, non capiscono. Credi che Ester possa provare più vergogna di quanta ne provo io? È quasi mezzanotte. Potrebbe almeno tornare a casa.
Efraim - Beva che le farà bene, signora Adams. (Sofia tracanna il liquore)
Sofia - E cosi te ne vai? Me lo ha detto Rosa stamattina, ma non potevo crederci. Oggi poi volevo parlarti, ma tu eri uscito.
Efraim - Dovevo andare al lavoro, signora Adams. (Ha cominciato a mettere nella valigia i suoi oggetti da toilette)
Sofia - Avevi in testa questa idea e non hai mai detto niente a nessuno?
Efraim - Signora Adams, verrà qui un uomo domattina a prendersi il letto e un paio di altre cose. Qualunque cosa le possa servire, la prenda senza complimenti... Dica a Ester, che la radio è per lei. E... qui ho due cravatte che a Charlie potrebbero piacere.
Sofia - Cravatte? Per Charlie?... Efraim! E che ne sarà di Rosa? (Senza far caso alla domanda Efraim torna alla sua valigia) Efraim! Vuoi abbandonarla qui?... Efraim? Sto parlando con te.
Efraim - (scattando) Signora Adams! Senta una cosa! Lei certamente desidera che Ester abbia più fortuna di lei! Mio padre era niente!... Conduceva un carretto tirato da un mulo! Qui c'è solo puzza, cattiveria, sporcizia! Le pare tanto strano che desideri qualcosa di meglio?
Sofia - Ma ce l'hai, Efraim!
Efraim - Ce l'ho?
Sofia - Presto ti avrebbero passato controllore!
Efraim - Oggi gli ho detto che me ne fregavo della loro promozione, signora Adams.
Sofia - Ma tu sei pazzo! O Dio, quanto sei pazzo! Hai un avvenire e lo butti via cosi! Per che cosa? Per andar dove? Ma cosa avete voi tutti? Efraim, io qui a Trinidad ci sono nata e cresciuta. L'ho vista cambiare, svilupparsi, far posto ai giovani, ai giovani come te. Guarda Ester. Quando avevo l'età di Ester...
Efraim - Non ora, signora Adams! (Poi più dolce, con una certa comprensione) Signora Adams, ora non ho tempo. Senta, qui ci sono dieci dollari. Domani potrà prendere un avvocato per difendere Charlie in tribunale. (Sofìa guarda Efraim senza parlare e lui butta il denaro sul letto) Soltanto Charlie poteva cavarmi dieci dollari. (Poi continuando a fare la valigia) Signora Adams fra qualche minuto un taxi sarà qui. Se non le spiace, vorrei finire i bagagli. (Efraim si è chiuso nel suo mutismo. Sofìa, borbottando qualcosa, va a raccogliere il bucato che Efraim aveva appoggiato in un angolo. È allo stremo delle forze e fa un terribile sforzo per non crollare)
Sofia - Si, si, finisci, finisci. (Ora si è acceso un lume in camera di Rosa e Rosa, a piedi nudi e in sottoveste esce dalla stanza. Attraversa il cortile con una caraffa in mano e si dirige verso il rubinetto dell'acqua. Dopo aver riempito la caraffa, si avvia per rientrare in camera. Sofìa esce dalla stanza di Efraim proprio mentre Rosa sale i gradini della veranda. La radio è sempre accesa. Sofìa si volta a guardare Efraim) Rosa è in casa. (Efraim non dice nulla) Sto parlando con te.
Efraim - (tranquillo) Pensi agli affari suoi, signora Adams e lasci che io pensi ai miei. (Una macchina si è fermata fuori dal cancello e l'autista chiama dalla strada)
Autista - Efraim!
Efraim - Joe! (Va alla porta)
Autista - Sono qui.
Efraim - Un minuto, amico, vengo subito.
Autista - Sono cinquanta miglia, lo sai. (Efraim ritorna in camera sua e ignorando deliberatamente Sofia, indossa la giacca a vento, chiude la cerniera della borsa e si volta per andarsene. Sofìa gli blocca la strada)
Efraim - (tranquillo) Devo andare, signora Adams.
Sofia - Efraim?
Efraim - Devo andare. (Efraim la oltrepassa e afferra la valigia)
Sofia - Rosa è incinta! Di te! Lo sai, vero? (Sofìa si mette con le spalle alla porta) No! Da qui non te ne vai, non abbandoni quella ragazza!
Efraim - Signora Adams!
Sofia - Non ha madre, non ha padre, non ha nessuno al mondo! Ha soltanto te. E tu mesi fa l'hai circuita, le hai fatto la corte, finché non ha avuto occhi che per te. E ora che ti dice che aspetta un bambino, ti imbarchi. Non capisci proprio niente? Efraim - Signora Adams!
Sofia - Sfammi bene a sentire! Voglio che tu esca subito e dica a quell'uomo che non vai più via.
Efraim - Signora, lei vaneggia! Sa cosa mi chiede di fare?
Sofia - Ma in nome del cielo! Cosa credi di trovare là dove stai andando?
Efraim - Lei non potrà mai capire signora!
Sofia - No! Non sono intelligente come te!
Efraim - Signora Adams, si tolga da quella porta!... Si tolga da quella porta!
Sofia - Ma Cristo Santo, almeno una cosa deve pur andare per il suo verso qui!
Efraim - C'è il taxi che mi aspetta, signora Adams.
Sofia - Lascialo aspettare! (Esasperato dalla testardaggine della signora Adams, Efraim fa cadere a terra la valigia più pensante) Autista - (dalla strada) Efraim! Sofia - Rosa è come una figlia, per me. È venuta a vivere in questo cortile, appena uscita dall'orfanotrofio. È una ragazza onesta. Non sapeva niente degli uomini. Poi sei venuto tu, e le hai messo gli occhi addosso. Ti si è data e l'hai fatta dormire nel tuo letto per notti e notti.
Efraim - Le piaceva, signora mia.
Sofia - Più che a te? Ed ora tu te ne vai, Dio sa dove e la lasci sola in questo cortile puzzolente? Sai che sarà di lei? Una ragazza come quella! Finirà come Mavis!
Efraim - Faccia pure! Signora Adams, a questo punto non me ne importa nulla! Nessuna maledetta donna riuscirà ad intrappolarmi! Sofia - Non è una trappola! È la verità!
Efraim - E allora?! Che il bambino nasca! Che viva! Che muoia! Per me fa lo stesso! (E con una mano l'allontana dalla porta. La signora Adams cade sul letto. Efraim si volta, afferra la valigia, scende di corsa i gradini e attraversa il cortile. L'autista viene dalla strada proprio mentre Efraim raggiunge il cancello)
Autista - Quella petroliera non aspetterà tutta notte!
Efraim - Portami via da questo posto maledetto!
Autista - Dà qua, che ti aiuto. (Gli prende la borsa) Svelto, svelto. Basta che un vigile mi fermi e tu perdi la nave, sai! (Segue Efraim in strada. Si spalanca la porta di Rosa e la ragazza si precipita sulla veranda. È nuda sotto lo scialle. Chiama forte: "Efraim", ma Efraim se n'è andato. Si sente sbattere la portiera del taxi e il motore che si avvia con un boato. Si accendono i fari. Il taxi si muove e si ode il rumore del motore che si allontana. Sofìa siede sul letto nella stanza di Efraim, stringendo il bucato al seno, come per riceverne calore. Sparsi per terra stanno tutti gli oggetti scartati da Efraim. Fra le altre cose, le cravatte per Charlie e la fotografìa stracciata della nonna. Sul comò la radio trasmette ancora. E sul letto vicino alla signora Adams vi sono due biglietti da cinque dollari. Sofìa prende il denaro, si alza, spegne la radio e si avvia verso la porta. Rosa è sempre sulla veranda)
Sofia - Rosa, se n'è andato. Ma non pensarci, bambina. Forse Charlie uscirà da questo pasticcio. Forse riuscirà ad avere il posto da allenatore. Nascerà il bambino e noi ti aiuteremo ad allevarlo. (Appare sulla porta di Rosa il vecchio Mack, in maglietta)
Vecchio Mack - Rosa?... Rosa? (La ragazza si volta e rientra)
Sofia - Oh Dio!... No! (Sofìa scende lentamente i gradini e attraversa il cortile. Mentre Sofìa sale i gradini della veranda entra dal cancello Ester)
Ester - Mamma! (Si ode lo stridio del trolley dell'ultimo fìlobus che passa sulla strada)
FINE