L’unica scusa

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L’UNICA SCUSA

Un atto

Di GIANNINO ANTONA-TRAVERSI

PERSONAGGI

DONNA EMILIA ARCENE

DON ROBERTO, SUO MARITO

Emilia                            - (abbandonata con tutta la persona su di una seggiola a sdraio, nel suo elegante salottino, è come nella fissità di un pensiero, che la turba profondamente - dopo qualche istante, tolta di tasca una lettera, la scorre, come se l'avesse già letta e riletta, e le si ac­centua sul viso un'espressione più viva di do­ lore e di dispetto - nell’udir poi, dal di fuori, la voce di Roberto, ripone rapidamente la lettera in tasca; prende un libro da un tavolinetto vicino, e, apertolo a caso, finge di leg­gere, facendo un grande sforzo per conte­nersi).

Roberto                         - (entra, con affettata effusione di sentimento) Eccomi qui... Se tu sapessi come ero impaziente di rivederti!

Emilia                            - (tace, fingendosi assorta nella lettura).

Roberto                         - (avvicinandosi a lei, con meraviglia) Emilia?... Non mi saluti nemmeno?

Emilia                            - (senza volgersi) Buona sera!

Roberto                         - E non altro?... Così mi ricevi, dopo tre giorni di assenza?

Emilia                            - (c. s.) Non ho voglia di discorrere!

Roberto                         - Discorrerò io... Ho tante cose da raccontarti.

Emilia                            - Questo romanzo mi attrae di più.

Roberto                         - (si china, per leggere il titolo del li­bro) a Le baiser »... Mettiamolo subito in atto... e sarà più attraente ancora... è per baciare Emilia).

Emilia                            - (schermendosi, energica) Lasciami!... Non è il momento!

Roberto                         - (con un sospiro) Ho capito!... Di fuori, piove a dirotto... e qui dentro minac­cia un temporale... Converrà aspettare che passi.

Emilia                            - (ironica) Aspetta pure!

Roberto                         - Non è il primo... ne sarà l'ultimo... Ci vuol pazienza!... va a una tavola, prende un periodico illustrato, e lo sfoglia distratta­mente; ma di tanto in tanto volge lo sguardo verso Emilia, sperando ch'ella pure si volti; e traspare in lui una certa preoccupazione, perchè sa di essere in fallo, e presente quello che dovrà accadere - dopo una lunga pausa): La contessa Mauri ti saluta... L'ho incontrata in via Manzoni... con Gino del Colle, naturalmente!... A proposito, senti la nuova storiella, che corre sul fatto loro a Mi­lano.

Emilia                            - Non mi preme!

Roberto                         - Ti metterà di buon umore... Devi sapere che Gino del Colle ha ceduto la sua saura alla contessa Mauri... e devi anche sa­pere che Gino, con la sua saura, andava tutti i giorni da Merate a Monza... dove villeggia la bella Nerina, che egli tratta in partita doppia con la contessa... Ebbene, l'altro gior­no, la contessa volle provare la saura... e scelse proprio la strada verso Monza... A un certo punto, la cavalla, imbizzarrita, le prese la mano... e sai dove andò a fermarsi... spinta dalla abitudine?... Alla villa della Nerina!... H cancello del giardino era aperto... e la con­tessa, davanti alla scuderia, si trovò a faccia a faccia con la rivale... che riconobbe subito le due bestioline, diciamole così: la saura... e la bruna!... Non ti pare graziosissima?... ride forzatamente).

Emilia                            - (tace, come continuando a leggere).

Roberto                         - (torce la bocca, come a dire : « Non va! » (dopo una pausa) Ah! mi scor­davo di dirti che, ieri sera, al Club, ho tro­vato Ugo d'Avila... e l'ho invitato a colazione per domani.

Emilia                            - (imperiosa) Telegrafagli che si rispar­mi l'incomodo.

Roberto                         - (cercando di volgere la cosa in ischerzo) A quest'ora?... L'ufficio è chiuso!

Emilia                            - Ebbene, riceverai tu, domani, il tuo amico!

Roberto                         - Non sarà un grande divertimento per lui!... rimane qualche istante ancora si­lenzioso e sopra pensiero; poi, risoluto ad af­frontare la burrasca, facendosi animo, si riav­vicina a Emilia, con dolcezza) Senti, Emi­lia!... Io conosco da un pezzo la causa de' tuoi malumori... e li ho tollerati sempre, per­chè so che, in fondo, provengono da un senti­mento buono, affettuoso... Oggi però sei sgar­bata!

Emilia                            - Lasciami tranquilla, ti prego!

Roberto                         - Insomma, non mi piace di vederti con codesto muso... Preferisco una delle tue solite sfuriate... siano pure irragionevoli!... Dimmi subito che cosa hai contro di me.... Mi potrò giustificare... come sempre... e sarà finita.

Emilia                            - (si alza di scatto; alla tranquillità simu­lata segue in lei una forte eccitazione, come sentendo il bisogno di togliersi un gran peso di dosso, dopo lo sforzo soverchio per con­tenersi) Finita, sì... ma non come tu spe­ri!... Dove sei stato, ieri l'altro?

Roberto                         - (cercando di dissimulare il suo impac­cio) A Milano!

Emilia                            - Bugiardo!

Roberto                         - Se ho incontrato la contessa Mau­ri... se ho invitato Ugo d'Avila!... Potrai domandarne a loro stessi... se a me non vuoi prestar fede.

Emilia                            - Sarai stato, ieri e oggi, a Milano... ma ieri l'altro?

Roberto                         - (c. s.) Sempre a Milano... per quel­l'affare, col mio ragioniere!

Emilia                            - A Pallanza sei stato!... A « Villa Livia! ».

Roberto                         - (turbatissimo) Tu sogni!

Emilia                            - (con aria sicura) Ne ho la prova!

Roberto                         - (rimane male).

Emilia                            - Negalo, se puoi!

Roberto                         - (dopo una pausa, rassegnato) Eb­bene, no... non lo nego!... E' vero: sono stato a « Villa Livia », ieri l'altro.

Emilia                            - (ironica) Adesso so dov'è il tuo ra­gioniere... che ti spedisce i famosi dispacci!

Roberto                         - Ma tu ne sei la causa!... Sei una benedetta donna, così sospettosa, che bisogna mentire per forza!... A dirti la verità, sono certo di non essere creduto... Chi sa che cosa avresti fantasticato!... E io ti voglio troppo bene da non risparmiarti, con qualche nuovo sospetto, un dispiacere inutile.

Emilia                            - E che cosa sei andato a fare a « Villa Livia? ».

Roberto                         - (confuso) Delmari aveva bisogno urgente di vedermi...

Emilia                            - (pronta) Perchè?... Via, subito... non ci pensare!

Roberto                         - (dopo una pausa, per cavarsela) Ta chiedi un po' troppo, adesso!... Vi sono tra amici cose tanto gravi... che non si possono confidare a chicchessia.

Emilia                            - Bugiardo!... Bugiardo!

Roberto                         - (con ostentata dignità) Emilia!

Emilia                            - Sì, bugiardo!... Ieri l'altro, il conte Delmari non era a Pallanza.

Roberto                         - (più confuso ancora) Ma lasciami dire!... Ci andai, perchè credevo che ci fosse.

Emilia                            - (incalzando) Bugia sopra bugia!... Tu sapevi benissimo che egli non c'era... e per questo sei corso da Livia... E tutta la giornata siete rimasti insieme... soli!

Roberto                         - Appunto perchè sola, la contessa desiderava un po' di compagnia... Ha voluto anche trattenermi a pranzo... Avrei dovuto rifiutare... amici come siamo?

Emilia                            - (ironica) A lei... a lei tu non potevi rifiutare nulla... a quella...

Roberto                         - (interromnendo, con aria affettata di rimprovero) Emilia!... Tu non hai ne raggione ne diritto di offendere Livia... la con­tessa Livia.

Emilia                            - Via, chiamala pure Livia, semplice­mente... com'ella ti chiama Roberto, senza altro.

Roberto                         - Ma che sei pazza!

Emilia                            - (eccitatissima) Guarda, se non ti chiama così!... togliendo di tasca la lettera) E' una lettera di lei, arrivata questa matti­na... Ho voluto soltanto vedere sino a qual punto giungessero le tue menzogne... Adesso, basta, basta!

Roberto                         - (ha preso la lettera dalle mani di Emi­lia e la scorre, allibendo).

Emilia                            - (c. s.) Ha sentito il bisogno di scri­verti... subito dopo... per dirti che ti adora... e che sospira di rivederti al più presto!... An­che sabato suo marito sarà assente... Vi po­trai tornare, senza timore!

Roberto                         - (ha terminato di leggere la lettera - assumendo aria quasi tragica) E tu osi vio­lare il segreto della mia corrispondenza?

Emilia                            - Colpa tua, tua!... Neghi sempre!... Volevo una prova sicura... Era tempo!

Roberto                         - (c. s.) Non mi sarei mai aspettata da te una simile indelicatezza!... Una signo­ra, che sente la propria dignità, non discende a certe indagini... come una femminuccia qualunque!

Emilia                            - Non ci sono né femminucce, ne gran­di dame, in certi momenti!

Roberto                         - Ma l'affetto del proprio marito si conserva con la fiducia e con la stima... e non con una sciocca gelosia.

Emilia                            - (tristemente) E me ne fai anche un rimprovero?

Roberto                         - Io ti rimprovero, e fortemente, di avermi costretto a confessare... ciò ch'era mio dovere di gentiluomo di tacere... Certe cose, pur troppo, accadono... ma occorre che i due complici soli le sappiano!... (dopo una pausa, come per scandagliare Emilia) E che ci hai guadagnato?

Emilia                            - (senza intenzione) Di farla finita!... Domani, me ne vado!

Roberto                         - Siamo alle solite!

Emilia                            - (c. s.) Vedrai se non torno dalla  mamma!

Roberto                         - Se hai desiderio dì rivedere tua ma­dre, scrivile, invece, di venire qui... Sai bene che, per farti piacere, io sono pronto... a tutto!

Emilia                            - Non ischerzare, ti prego!

Roberto                         - (per intimorire Emilia) Vuoi prendere la cosa sul serio?... Ebbene, fa quello che credi!

Emilia                            - Ma ne dirò a tutti la vera ragione, sai!

Roberto                         - (scattando) Nemmeno per sogno! Tu non aprirai bocca... Bada: si tratta del­l'onore di una signora!

Emilia                            - Ah! ti preme l'onore di lei?... Ma la mia pace, la mia felicità, no... ne punto né poco!... Che io soffra, che te ne importa?

Roberto                         - (con ingenua sincerità) Se avessi potuto supporre che tu l'avresti saputo!

Emilia                            - Bravo!... Volevate continuare a tra­dirmi in segreto?

Roberto                         - No, Emilia!... E' stata una pron­tezza istintiva... senza seguito... la prima e l'ultima, te lo giuro!... Anzi, non andrò più da lei, né in campagna ne in città!... Oramai è anche un riguardo che devo... a suo marito!

Emilia                            - (dopo una pausa) Avevo tanta fiducia nell'amicizia di quella ipocrita!

Roberto                         - Ah, sì!... Ella ha avuto un gran torto!

Emilia                            - Una vera infamia!

Roberto                         - Che vuoi! è uno di quei tempera­menti, che pigliano subito fuoco!... In au­tunno, poi!... Io volevo resistere... Ma c'era un profumo, così penetrante, diffuso per il salotto... e tanta oscurità... pronto) per la giornata nebbiosa... Se avessi veduto che neb­bia!

Emilia                            - La nebbia, a Pallanza?

Roberto                         - E come!... In questa brutta stagio­ne tutto è possibile!... Pensa anche che la mia... ritrosia sarebbe stata male interpre­tata... La tua... ex-amica avrebbe potuto com­piangerti... Così, invece, le ho dato una gran­de ragione di invidiarti!

Emilia                            - Sei di una impudenza!

Roberto                         - Emilia, considera le cose più sere­namente... Hai sempre dimostrato tanto buon senso!... Credi ch'io mi sento avvilito, pen­sando... a quella enormezza... Ma un mo­mento di aberrazione deve essere compatito... E' nella nostra natura!... E se fosse pure un capriccio, esso passa dopo un'ora... mentre l'affetto per la propria moglie... oh, quello rimane... con un sospiro comico) per tutta la vita!... E perciò, che deve importare un'in­fedeltà « di pochi minuti alla nostra dolce compagna, quando ella sappia di essere ama­ta lo stesso... amata veramente, costante­mente?

Emilia                            - Parole, parole!... L'affetto deve essere intero, eselusivo in voi, come in noi donne!

Roberto                         - Ma io ti amo anche .più di prima, adesso... Tanto meglio, dunque, per te... se il paragone è stato tutto a tuo vantaggio!

Emilia                            - Stolte... inutili giustificazioni!

Roberto                         - Non mi giustifico... Vorrei farti ca­pire...

Emilia                            - Io capirei, sì, con qualunque altra donna... ma con Giulia, no!... Che cosa ha lei più di me?

Roberto                         - Nulla!

Emilia                            - E' più bella, forse?

Roberto                         - (sincero) Ma che!

Emilia                            - E' bruna, come sono io.

Roberto                         - Il colore preciso!

Emilia                            - Ha gli occhi neri, anche lei... con una certa vanità) Forse, i suoi sono più pic­coli... e meno espressivi.

Roberto                         - No, sono identici.

Emilia                            - Ha un personale come il mio... e. s.) Veramente, è un po' più magra.

Roberto                         - T'inganni... E' una « fausse maigre », come sei tu.

Emilia                            - E allora, nulla, nulla ti scusa!

Roberto                         - (felice per l'idea che gli è balenata) Anzi, questa è la mia scusa..., la vera, la sola!... La contessa Livia e tu siete come due gocce d'acqua... Lo dicono tutti!... Ieri, per giunta, indossava una vestaglia rosa, come la tua... Durante il viaggio, io avevo pensato sempre a te... Allucinazione strana dei sen­si!... Vedendo lei, ho creduto proprio che fossi tu!

Emilia                            - (mentre Roberto discorreva, avendo in­dovinato dove egli sarebbe andato a finire, ha sorriso amaramente - fra sé:) Sfaccia­to!... (come presa subitamente da un pensie­ro, rimane assorta).

Roberto                         - (prendendo le mani di Emilia, e ac­carezzandole) Dunque... mi perdoni?

Emilia                            - (come perplessa, tace).

Roberto                         - (lusinghevole) Il perdono dà alla donna una seconda bellezza... e una catena di più, che ci lega a lei!

Emilia                            - Veramente?

Roberto                         - (con enfasi) Puoi esserne certa.

Emilia                            - (dopo una pausa, con simulata since­rità) E allora... ti perdono.

Roberto                         - Cosi va bene!... baciando le mani a Emilia) Grazie, grazie di avermi libe­rato da un rimorso... che m'era intollerabile!

Emilia                            - Non se ne discorra più!

Roberto                         - Giustissimo!... (guarda l'orologio) Emilia, è quasi il tocco... e mi sembra abbiamo già rubato troppo tempo alla nostra tenerezza... Voglio provarti che la mia è molto accresciuta dal dispiacere che ti ho dato... involontariamente.

EMILIA                       - (era seduta presso alla tavola - si è alzata, e come presa da un pensiero) Ao!... Mi scordavo di dirti che Alberto mi ha mandato la sua fotografia (accenna a una busta).

Roberto                         - Che bisogno c'era... se dovrà venire qui tra poco?

Emilia                            - Mi vorrà preparare alla sua vista… (toglie dalla busta una fotografia, e la p a Roberto) Guarda!

Roberto                         - (prende la fotografia, la osserva e ne legge la dedica) « Alla mia bellissima cugina, che sarò felice di poter ammirare pre­sto di persona ».

Emilia                            - (con dissimulata compiacenza) Come è gentile, sempre!

Roberto                         - (abbuiandosi) Anche troppo!

Emilia                            - (con fine ironia) Grazie... per me!

Roberto                         - Scusa: quell'aggettivo e quel ver­bo... sono .soverchi!

Emilia                            - Non ti sembrano meritati, forse?

Roberto                         - Certo!... Ma complimenti simili non mi garba molto che ti siano rivolti da altri.., specialmente poi in una dedica, che tutti possono leggere... e commentare.

Emilia                            - (sforzandosi a scherzare) Capirei, se si trattasse di un estraneo... ma un parente... e molto stretto per giunta!

Roberto                         - Appunto!... I cugini cercano poi di... stringersi sempre di più.

Emilia                            - Starà in me il vietarlo.

Roberto                         - Lo spero bene!

Emilia                            - (osservando il ritratto con ammirazione) Che bel giovane!

Roberto                         - (senza convinzione) Io non so che cosa tu ci trovi di bello!

Emilia                            - Non negarlo adesso... perchè mi hai detto tante volte che ti somiglia moltissimo... E tu ti vanti sempre di essere il più bell'uo­mo di Milano!

Roberto                         - Oh, Dio!... Si può anche esagerare un poco... celiando.

Emilia                            - No, no... non hai esagerato per nul­la... Io non mi sarei innamorato di te, se tu non fossi tale... E sai bene che non sono poi tanto facile ne' miei gusti.

Roberto                         - (ringalluzzito, fatuamente) E allo­ra... ne convengo anch'io.

Emilia                            - (osservando successivamente la fotografia e Roberto) Ma è una rassomiglianza strana davvero!... La stessa fronte, alta, spaziosa... La stessa bocca... la stessa espressio­ne... un po' ironica, canzonatoria... ma intelligente...

Roberto                         - E' un'espressione di famiglia!

Emilia                            - Già!... Una rassomiglianza perfetta!... Tale... che potrebbe far nascere un al­tro equivoco!

Roberto                         - (avendo compreso le intenzioni di Emilia, con uno scatto) Eh?... Che cosa hai detto? Un equivoco?

Emilia                            - Certo!

Roberto                         - (come fuor di se) Un equivoco... fra lui e me?... Ah, no, per Dio!

Emilia                            - (con affettata naturalezza) Se è po­tuto accadere a te... così facilmente!

Roberto                         - (c. s.) Ma è un'altra cosa!

Emilia                            - E perchè?

Roberto                         - (c. s. incalzando) Perchè... perchè è un'altra cosa!... E ti prego di non scher­zare più oltre su tale proposito... o io tele­grafo immediatamente a... quell'imbecille che si guardi bene dal venire qua.

Emilia                            - (lasciando l'aria scherzosa che si era faticosamente imposta, e tornando alla sua amarezza, mitigata da un senso di grande bontà) Risparmiati pure l'incomodo!.... Ripugna anche a me di continuare la celia... Io ho voluto soltanto farti comprendere qua­le valore si debba dare a... certe scuse... Ba­da però che la bontà del perdono può prove­nire soltanto da un affetto immenso... quando esso riesca a dimenticare... Dal canto tuo, vivi pure tranquillo... Per chi ama veramen­te, un salotto non è mai buio abbastanza.... da appannargli la vista!

Roberto                         - Ma è un'altra cosa, ti ripeto!

Emilia                            - (con ironia) Già!... Io le conosco le tue teorie... che sono quelle di tutti gli uomini... Esse sono molto comode... per voi!

Roberto                         - Sono consacrate anche dai codici, mia cara!... Per le donne, la fedeltà assoluta è un dovere sacrosanto... Nessun uomo vuole essere il padre... dei figli di un altro!... E anche per il sentimento le conseguenze sono molto diverse!... Se una donna giunge a tanto da tradire il proprio marito, essa è perduta interamente per lui... Le mogli sono come i cervi: non si possono più afferrare... quan­do hanno messo le corna!... I mariti, invece, sono come i fiumi: dopo aver straripato, essi ritornano sempre... nel proprio letto!

Emilia                            - (con ironia) Lo credi, proprio?

Roberto                         - Sono qui per questo!... un orolo­gio a pendolo suona il tocco).

Emilia                            - Vado a coricarmi... si avvia verso sinistra).

Roberto                         - (segue Emilia),

Emilia                            - (sulla soglia dell'uscio, si sofferma e si volge - con aria risoluta) No, mio caro!... Tu devi attendere...

Roberto                         - Io devo mantenere la mia promessa!

Emilia                            - E quale?

Roberto                         - Provarti che... ti amo oggi più di ieri l'altro.

Emilia                            - (con fine ironia) Raccomandati al cielo! (tendendo l'orecchio verso il di fuori) Non senti? Piove ancora a dirotto... Ce ne vorrà del tempo, prima che... il fiume possa ritornare... nel proprio letto... Buona not­te!... esce rapidamente, e dal di dentro chiude la porta a chiave).

Roberto                         - (dopo una pausa) Meglio,, forse, così!... Chi sa se avrei potuto mantenere.la mia promessa!

FINE