L’uomo nuovo

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- l’uomo nuovo -

di

Alessandro Trigona Occhipinti

Penombra. Un uomo, seduto sul proscenio, si rolla una sigaretta. Il resto è buio.

giuseppe: quando ti rolli una sigaretta, sì, una sigaretta… una canna è lo stesso… devi stare attento, molto attento… (lecca la cartina) …a quello che cade, rimane fuori. È uno spreco, diventa uno spreco e…

andrea: (dolente nel buio) aaaah.

giuseppe: così è nella vita. Non puoi lasciare nulla al caso. Fare finta che tutto vada bene e poi? Lasci fuori, perdi il meglio. Non puoi. Non puoi proprio permettertelo.

andrea: (dolente nel buio) aaaah.

giuseppe: come? Tu non fumi? (si accende la sigaretta appena rollata) Neanche le canne? Male. Fai male. (aspira) Ora capisco il tuo nervosismo, il tuo modo di essere. (butta il fumo fuori dalla bocca) Dovresti fumare, cominciare a farlo. Vedrai che ti calma, ti rilassa. Ti fa sentire… (ci pensa) …non dico dio, ma - sì - ti fa sentire bene. Proprio così, bene.

andrea: (dolente nel buio) aaaah.

giuseppe: che è stato? Il ragazzo? (pausa) come? (pausa) Aaah, lascialo perdere quello. È solo un idiota, un povero idiota che non sa neanche come c’è finito qui dentro. (pausa) dice che gli fa male? La prima volta è così. Poi… poi ci si abitua.

Cambio luci. Veronica passeggia leggendo dei fogli.

veronica: (in modo meccanico) violenza carnale, articolo 519 codice penale: chiunque, con violenza o minaccia, costringe taluno a congiunzione carnale è punito con la reclusione da tre a dieci anni. (passeggia, riflette, poi in modo colloquiale) mi chiamo Veronica e… qualcuno lo penserà ma… non è vero, non è così. Non sono l’ultima arrivata, anche se la mia età lo può far pensare. Mi sono laureata che avevo solo ventitre anni, con una tesi su… proprio quella. Ne ho fatto poi una pubblicazione che… ha avuto anche successo. Negli ambienti universitari. Finiti gli studi, ho fatto qualche domanda qua e là, poi ho deciso di specializzarmi: le carceri. Sì, proprio le carceri. Mi interessano, molto. Del resto anche la mia tesi, le mie idee… Così ho inoltrato una richiesta… e – grazie ad un amico – sono riuscita a farmi mandare in un carcere, uno di quelli speciali: Voghera.

Cambio luci. Giuseppe fuma la sua sigaretta. Accanto - ora - si intravede Delfo. Dietro su di una branda giace, bocconi, Andrea che appare sofferente.

delfo: forse abbiamo esagerato, Giuseppe.

giuseppe: esagerato è il mondo, questo mondo. Non noi. Sono le cose che vanno come vanno. Noi non possiamo farci niente, proprio niente. Non contiamo un cazzo, noi.

delfo: era il suo primo giorno.

giuseppe: e allora?

delfo: neanche il tempo di ambientarsi…

giuseppe: meglio così. Niente illusioni, idee sbagliate. Solo la verità, la verità e basta.

delfo: capire come vanno realmente le cose, qui.

giuseppe: (ad Andrea) ehi? Ehi, tu? (a Delfo) Come hai detto che si chiama?

delfo: Andrea.

giuseppe: (ad Andrea) Andrea? O come cazzo ti chiami, io… io ti volevo dire che… bhe, insomma siamo stati noi a… tenerti a "battesimo". Lui è Delfo, Delfo Zorzi, detto "pinzimonio" mentre io, io sono Giuseppe, Giuseppe Spatola, detto "fanculo" e sono il capo qui. Capisci? Il capo… quello che comanda, che decide… qui dentro… chi deve vivere e chi… deve subire.

delfo: non ti sembra di dargli giù troppo duro?

giuseppe: che sappia subito da che parte stare, quali sono le regole qui.

delfo: adesso non avrà più alcun dubbio.

giuseppe: vorrei anche vedere! (fuma) Chi era quella che ti è venuta a trovare mercoledì scorso?

delfo: mia sorella, Lidia.

giuseppe: bella femmina! Com’è che non l’avevo mai vista prima?

delfo: è uscita di prigione qualche giorno fa.

giuseppe: che fa? Batteva i marciapiedi? (ride)

delfo: droga. L’hanno trovata con un bel po’ di roba addosso e allora…

giuseppe: fumo?

delfo: roba.

giuseppe: lo dico sempre che l’eroina fa male.

delfo: lei la spacciava.

giuseppe: è uguale, uguale lo stesso. L’eroina fa male, fa male uguale. (ride poi serio) Dille che le voglio parlare, parlare bene. Non ne posso più di questi "froci" che girano per il carcere.

delfo: è sposata. Con un boss di Castelvetrano.

giuseppe: e a me che me ne fotte? Non sono mica geloso io!

delfo: tu no, lui sì.

giuseppe: e noi non glielo faremo sapere. In fin dei conti si tratta solo di quattro chiacchiere tra "amici". Niente di più. (ride)

delfo: proverò a parlarle.

giuseppe: dai che ti conviene, conviene anche a te. (si alza e sparisce nel buio)

delfo: dove vai?

giuseppe: a pisciare. È un periodo che… non so… mi prude l’uccello.

delfo: sifilide?

giuseppe: il cazzo che ti si frega.

Giuseppe esce. Delfo rimane solo. Beve poi si guarda ripetutamente indietro, verso Andrea che continua a lamentarsi.

delfo: vuoi bere? (pausa) Dico a te: bere? (come un lamento, forse un silenzioso pianto) Ti farebbe bene… whisky? Vuoi vomitare? (breve lamento) E vomita.

Cambio luci. Veronica passeggia.

veronica: Voghera è stata un’esperienza particolare, mi è servita sicuramente, forgiata anche. Solo che lì erano quasi tutti politici, sì detenuti politici: brigatisti, fascisti, stragisti. Con loro era anche facile. Si poteva parlare, ragionare anche. Gente colta, preparata con la quale discutere. Non certo condividere le idee ma… c’era un terreno comune, era possibile un contatto, un’intesa. Così ho capito il limite di quell’esperienza. Sentivo il bisogno di qualcosa di più, di perfezionarmi anche, di entrare in contatto con quel mondo, sicuramente più vero che… nelle carceri normali... la delinquenza comune, quella vera, insomma. (in modo meccanico) stupefacenti, articolo 71 della legge numero 685 del 1975: chiunque, senza autorizzazione, produce, fabbrica, estrae, pone in vendita, distribuisce, cede o riceve a qualsiasi titolo sostanze stupefacenti o psicotrope è punito con la reclusione da quattro a quindici anni e con la multa da…

Cambio luci. Sulla sinistra, un poliziotto accanto a Giuseppe.

giuseppe: dovevi vederlo.

sbirro: immagino.

giuseppe: continuava a singhiozzare e a chiamare mamma.

sbirro: certo che sei proprio un bastardo.

giuseppe: "mamma, mamma". E noi, giù a dargliela la "mamma". (ride) Avessi visto.

sbirro: da morire dal ridere. (ma non ride)

giuseppe: ti saresti divertito. Sicuramente.

sbirro: certe cose - lo sai - non fanno per me.

giuseppe: non è neanche male… il "ragazzo".

sbirro: sono sposato.

giuseppe: che c’entra? Anch’io lo sono eppure… non mi faccio problemi.

sbirro: certe cose… per me…

giuseppe: però la moglie del "piemontese" te la sei fatta.

sbirro: quella è una donna.

giuseppe: e ti piaceva.

sbirro: un culo che non ti dico.

giuseppe: anche il ragazzo ha un culo che non ti dico.

sbirro: io non ci vado con gli uomini.

giuseppe: ma quello non è un uomo. È un ragazzino. Anzi una "ragazzina"… meglio: "nu femminiello" come dicono a Napoli.

sbirro: non potrei mai.

giuseppe: tu chiudi gli occhi e immagini chi vuoi.

sbirro: Sharon Stone.

giuseppe: lei!

sbirro: solo che poi tocchi il pelo e…

giuseppe: anche le donne ce l’hanno… il pelo.

sbirro: un uomo, di più.

giuseppe: questo qui no, questo non ha neanche un pelo: è "glabro", "labbro" o come si dice. E poi si muove meglio di una donna, una vera.

sbirro: m’hai stancato con questa storia.

giuseppe: se dovessi cambiare idea…

sbirro: sarai il primo a saperlo.

giuseppe: a proposito? Che ha fatto?

Cambio luci. Veronica cammina.

veronica: così ho chiesto il trasferimento e – grazie a quell’amico, sempre lui – l’ho ottenuto: a Roma, Regina Coeli. Mi hanno mandata qui, all’inferno, come si dice. A studiare, capire la realtà delle carceri, quelle vere. Per confrontarmi, perfezionarmi, cercare di… tesi, teorie… idee. Sperimentare anche. Ma… non è facile… viverci, lavorare. Capire certi meccanismi, entrare in sintonia con un mondo che ti percepisce, ti sente estranea, che non ti vuole. Non è facile soprattutto nel momento in cui la gente, quella che ci vive, detenuti, guardie, personale più o meno specializzato, non aspetta altro che tu ti volti per guardarti di dietro, ti siedi per guardarti le gambe, ti abbassi per… non è stato facile no. Ma poi ci si abitua, ci si abitua a tutto e allora… (meccanicamente) omicidio, articolo 575 codice penale: chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ad anni ventuno.

Cambio luci. Giuseppe, l’agente.

giuseppe: il ragazzo… dicono che abbia…

sbirro: …seccato un vecchio.

giuseppe: un assassino?

sbirro: voleva rubargli la pensione. Quello non mollava e lui c’ha dato giù.

giuseppe: eroico.

sbirro: l’ha ridotto un sacco di merda

giuseppe: forse lo era… un sacco di merda.

sbirro: fossi in te ci starei attento.

giuseppe: tremo tutto.

sbirro: è piccolo ma cazzuto. Uno che non scorda.

giuseppe: dopo quello che gli abbiamo fatto, voglio vedere se c’ha la forza di dimenticare.

sbirro: tu, comunque, sta in campana.

giuseppe: è lui che deve stare in campana. Se vuole restare vivo.

sbirro: io t’ho avvisato.

giuseppe: sei un amico.

sbirro: ora fammi andare. Ho una marea di cose da fare.

giuseppe: la venuta del Ministro?

sbirro: ci mancava solo quella!

giuseppe: volevo chiederti… nel comitato di ricevimento mi ci fai stare. Mia madre ne morirebbe.

sbirro: e lasciala morire.

giuseppe: povera donna. Che t’ha fatto?

sbirro: con un figlio come te!

giuseppe: facciamo così: io ti faccio "giocare" con il ragazzo e tu…

sbirro: ancora con questa storia?

giuseppe: qualche soldo in più?

sbirro: per quelli che mi dai!

giuseppe: per quello che mi dai tu! Qualche sigaretta, una bottiglia di finto whisky, qualche altro favoretto del cazzo.

sbirro: è già tanto.

giuseppe: neanche mi portassi qui Sharon Stone.

sbirro: sai che ci farebbe lei con uno come te?

giuseppe: so io cosa ci farei con una come lei!

sbirro: mi fai pena. (fa per andare)

giuseppe: senti, sbirro…

sbirro: (fermandosi) non mi chiamare più così.

giuseppe: come?

sbirro: "sbirro", non mi ci chiamare più.

giuseppe: è solo un modo affettuoso…

sbirro: mai più!

giuseppe: d’accordo. Mai più. (pausa) e per la venuta del Ministro? Ci posso contare?

sbirro: è più facile che un cammello passi…

giuseppe: fanculo tu e il cammello. Allora?

sbirro: (dopo averlo guardato a lungo in silenzio) parlerò col direttore. Vedremo.

giuseppe: te ne sarò grato.

sbirro: cerca piuttosto di rigare dritto.

giuseppe: drittissimo.

sbirro: col ragazzo, intendo.

giuseppe: non lo tocco nemmeno. Lo lascio a te, tutto a te. (l’agente lo guarda male) Se lo vuoi. (l’agente fa "no" con la testa) A quella checca di Delfo. (l’agente fa per andarsene) A proposito, l’amnistia?

sbirro: poche speranze. Solo se si estenderà ai reati di corruzione… falso in bilancio, corruzione…

giuseppe: solite cose?

sbirro: la destra la vuole, se no, non se ne farà nulla.

giuseppe: che fa? Gioca con i numeri?

sbirro: gioca al massacro.

giuseppe: i ragazzi sono nervosi. Ci contano.

sbirro: lo so.

giuseppe: (con disprezzo) la politica…!

sbirro: se è politica…

giuseppe: che vuoi dire?

sbirro: appartengo ad altri tempi. Per me la politica era ben altro.

giuseppe: che hai fatto il "sessantotto"?

sbirro: e l’ho pure perso.

giuseppe: fanculo.

sbirro: fanculo, sì, proprio. Fanculo. (esce)

Cambio luci. Veronica passeggia.

veronica: (in modo meccanico) corruzione, articolo 322 e 319 del codice penale: "chiunque offre o promette denaro od altra utilità, come retribuzione non dovuta, a un pubblico ufficiale (…) per indurlo a omettere o a ritardare un atto dell’ufficio o servizio, ovvero a fare un atto contrario ai propri doveri, il colpevole è punito con la reclusione da due a cinque anni ridotta di un terzo" (cambiando tono) Io non è che ho particolari ambizioni: vorrei solo cercare di capire, impostare il mio lavoro… le mie idee… creare un rapporto più umano con le persone, i detenuti. Ecco, considerarle per quello che sono: delle persone "umane". Gente con le quali dialogare, parlare, intendersi anche, per cercare di creare una… "reciproca intesa", una "normale comprensione", al di là della retorica della Costituzione: "le pene (…) devono tendere alla rieducazione del condannato". Lo so che non mi invento niente. Ci sono teorie, fior di teorie a riguardo. Molti hanno cercato, sono anche riusciti: prigioni modello. Io non voglio questo: cambiare il sistema… l’uomo. Mi rendo conto delle difficoltà, dell’impossibilità del tutto. Voglio solo migliorare… creare rapporti diversi, nuovi. Entrare in quel mondo e, da dentro… percepirlo, sentirlo. Vivere con loro la detenzione e… capire di più l’uomo.

Cambio luci. Andrea è buttato bocconi sopra la brandina, Delfo gli è vicino.

delfo: che fa? Non vuoi mangiare? (pausa) È una settimana che... non mi dire che ti sei messo a digiunare per…? (pausa) Uno sciopero? Uno sciopero della fame? (pausa) E questo perché? Per via di… ma fammi il favore! Sei un idiota, sei! Cosa credi di fare? Di impressionarci? Sei fuori, fuori del tutto. Se Giuseppe lo viene a sapere - glielo dico - quello viene qui e poi vedi quello che ti fa. Ti spacca! Ti apre in due! (pausa) Invece di collaborare, di cercare un’intesa, un modo comune… ti metti di traverso e… (pausa) Ma cosa credevi? Dove pensavi di finire? In un albergo? Servito e riverito? Sei proprio un coglione, allora! (pausa) Quando hai messo le mani su quel vecchio… ci dovevi pensare, dovevi capire che finivi male! All’inferno. In un carcere mica… al riformatorio. E qui, ragazzo, sei carne da macello, solo questo: carne da macello. (fa per andare via) Ma forse ha ragione Giuseppe, sì, ha ragione lui. Forse è stato un bene che noi… al tuo primo giorno. Così impari, impari in fretta e puoi sperare di farla franca. (esce) Sì. Ha ragione Giuseppe. Ha sempre ragione lui.

Rimasto solo, Andrea comincia ad agitarsi, come in preda alle convulsioni, poi, tiratosi su, urla. Ora tace e crolla sulla branda. Il tutto sprofonda nel buio. Sul proscenio, illuminati, solo Delfo e Giuseppe.

giuseppe: cos’è stato?

delfo: il ragazzo…

giuseppe: "u’ femminiello"?

delfo: ha mangiato qualcosa che…

giuseppe: non stava a digiuno?

delfo: ha smesso e…

giuseppe: quello ha solo bisogno che qualcuno gli insegni.

delfo: è ancora sconvolto.

giuseppe: per così poco?

delfo: l’arresto, il processo… l’impressione.

giuseppe: fottiti che dio ti fotte.

delfo: devi capirlo. (Giuseppe sembra riflettere) È giovane. Deve ancora crescere, rendersi conto. Ma poi - vedrai - dopo un paio di giorni lui…

giuseppe: il cazzo che se lo frega! (si alza)

delfo: dove vai?

giuseppe: (come dopo una attenta riflessione) come dici tu, Delfo, è proprio come dici tu. una lezione! Bisogna dargli una lezione, una bella lezione, subito.

Giuseppe "sprofonda" nel buio.

delfo: (dopo averci pensato) Giuseppe? Forse non è il caso di esagerare… ancora. (un sordo rumore come di un corpo contundente che colpisce) Fanculo… (silenzio. Delfo tira fuori del tabacco, cartine, si rolla e si accende una sigaretta) Come dice, Giuseppe. Proprio come mi diceva sempre lui. (aspira) Dovevo provare, cominciare a fumare. Una sigaretta. Fa bene. Rilassa i nervi. Dovevo farlo, dovevo proprio farlo: fumare.

Dopo un po’, spunta Giuseppe che appare compiaciuto. Scambio di sguardi con Delfo, poi gli ruba la sigaretta.

giuseppe: buono ‘sto tabacco! Cos’è?

delfo: "drums", una speciale miscela.

giuseppe: gli hai messo qualcosa?

delfo: ?

giuseppe: dimenticavo: tu non fumi… non fumi roba, ancora. (pausa) Com’è che tu non…? (indica la branda) Non è che, per caso…

delfo: che vuoi dire?

giuseppe: ti fa pena? Vuoi aiutarlo?

delfo: cazzo dici?

giuseppe: non capisco se lo stronzo è lui oppure tu.

delfo: che c’entro io adesso?

giuseppe: sembri sua madre.

delfo: sono stato con Bruno… prima e allora…

giuseppe: ancora gira quella checca?

delfo: vedi che i conti tornano.

giuseppe: no.

delfo: come?

giuseppe: no. Ho detto no.

delfo: che vuoi dire?

giuseppe: se la prossima volta non te lo fotti anche tu il ragazzo, stai a vedere che mi toccherà darti una lezione! Anche a te!

delfo: stai scherzando?

giuseppe: ti fotto con tutti i peli e la merda che ci puoi avere nel culo.

Giuseppe esce. Delfo rimane sbigottito.

delfo: fanculo…

giuseppe(vfs): fanculo tu, uomo. Fanculo tu.

Cambio luci. Veronica passeggia con l’agente.

veronica: bisognerebbe che i ragazzi…

sbirro: (sempre ironico) dice a me?

veronica: …si sentano a loro agio, qui.

sbirro: trattarli con tutti i riguardi?

veronica: il nuovo regolamento.

sbirro: quella che hanno approvato?

veronica: al di fuori di ogni retorica…

sbirro: ci manca solo quella.

veronica: è già penosa la loro condizione, quest’assenza di vita. Bisogna capire, sforzarsi di farlo. Se noi li esasperiamo, li incattiviamo…

sbirro: e non è il caso.

veronica: non lo è mai.

sbirro: bisogna essere comprensivi?

veronica: umani.

sbirro: tolleranti.

veronica: elastici.

sbirro: metteremo la filodiffusione.

veronica: severi ma giusti. Favorire comunque i contatti, le occasioni di socialità, la possibilità anche di esprimersi.

sbirro: corsi di formazione?

veronica: farli sentire padroni di qualcosa, della loro vita. Non dobbiamo farli sentire abbandonati.

sbirro: gli serviremo la colazione a letto.

veronica: mi sta prendendo in giro?

sbirro: perché dice questo?

veronica: mi sta facendo il controcanto.

sbirro: le sembra?

veronica: mi sembra di sì.

sbirro: dottoressa… (tace)

veronica: sì?

sbirro: dottoressa, lei è giovane, e certe cose, non so…

veronica: vuole insegnarmi il mestiere?

sbirro: dottoressa, il carcere è carcere…

veronica: proprio per questo.

sbirro: sono secoli che si cerca di realizzare un sistema che non sia solo punitivo…

veronica: …il recupero del condannato!

sbirro: …non sarà certo lei… io a cambiare l’ordine delle cose…

veronica: io non voglio riformare il sistema.

sbirro: …secoli di lotte, di rivendicazione e…

veronica: voglio solo capire, studiare l’uomo, entrare nella sua mente, logiche, coglierne i limiti… del pensare.

sbirro: alcuni mesi fa, qui, è morto un detenuto…

veronica: quello che portava la croce al papa?

sbirro: overdose.

veronica: ne circola molta, vero?

sbirro: come gli spifferi.

veronica: anche qui?

sbirro: soprattutto qui.

veronica: e qualcuno ci guadagna.

sbirro: in salute. Tutti.

veronica: certo. un tossicodipendente fatto è un tossicodipendente mansueto mentre uno in crisi d’astinenza…

sbirro: vedo che capisce.

veronica: e poi c’è sempre qualcuno che ci si arrotonda la paga.

sbirro: bisogna pure capire… rendersi conto di come gira il mondo qui dentro.

veronica: sono qui per questo.

sbirro: lei vede questa gente…

veronica: i reclusi?

sbirro: ma anche noi guardie, è lo stesso: una vita d’inferno.

veronica: inevitabilmente.

sbirro: l’uomo è fragile, un vetro. Basta poco: un’ombra, un rumore, l’umidità sul muro. Peggio di impazzire.

veronica: so di cosa sta parlando. Delle volte, qualcuno ha il coraggio, mi parla. Mi dice. Si confessa anche.

sbirro: E noi lì fuori. A guardare. Peggio che dentro.

veronica: sta cercando di commuovermi?

sbirro: basta poco e l’equilibrio si rompe e qualcuno ci si fa male.

veronica: posso immaginare.

sbirro: il resto è letteratura.

veronica: dovrebbe fare lo scrittore. Ha una certa vena.

sbirro: il problema restano i pregiudizi.

veronica: i nostri?

sbirro: quelli loro. Nei suoi confronti. Nei miei.

veronica: e li vuole condannare per questo?

sbirro: dopo vent’anni, non è questo quello che mi preoccupa.

veronica: e allora?

sbirro: sono le attese, le ansie che ci sono, che si creano. Aumentano le tensioni, le fanno esplodere. Come ora lei…

veronica: io?

sbirro: …un’ansia, una tensione.

veronica: perché io?

sbirro: qui anche le pareti respirano, soffrono d’asma, claustrofobia. E questa interminabile storia dell’amnistia, indulto che non viene. E lei che parla, intervista, chiede. Si muove, "si" insinua, crea immagini, provoca sensazioni…

veronica: sussulti?

sbirro: …cammina. Vive. Respira…

veronica: esisto!

sbirro: con i suoi capelli, occhi, accenni, equivoci. Niente di più destabilizzante.

veronica: si rende conto di quello che sta dicendo?

sbirro: peggio di una sommossa!

veronica: lei è proprio come tutti gli altri.

sbirro: anche peggio.

veronica: lo ammette anche?

sbirro: ioosservo quello che vedo, sento. Cerco di capire come andranno a finire le cose, di capire se il cielo si apre o se le grate sono state "tagliate".

L’agente si "immerge" nel buio. Veronica rimane ferma, perplessa.

veronica: l’uomo nuovo, quello nuovo… Occorre cambiare l’impressione, la sensazione che diamo di noi stessi, cambiare il nostro stesso sentire, essere, prima di… infrangere ancora le regole, le nostre idee, preconcetti. Ma è così difficile tutto, complicato. Tu cerchi di spiegarti, di instaurare dei rapporti, ma tutto viene sistematicamente travisato, stravolto e diviene oggetto di… incomprensioni. Così rimani sola a guardare perplessa quello che accade, specchiandoti in quello schifo che è la realtà, la realtà circostante. Delusa. (meccanicamente) Furto: articolo 624 codice penale: "chiunque si impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene… è punito con la reclusione fino a tre anni…"

Veronica si "immerge" nel buio.

delfo (vfs): ehi, guardia! Guardia!

Cambio luci. Delfo chiama aiuto.

sbirro: (entrando) allora? Che è sta storia?

delfo: il ragazzo.

sbirro: non mi dire che è rimasto incinto? (ride)

delfo: non mangia. Ha smesso di mangiare e allora…

sbirro: cazzo è sta cosa?

delfo: fa storie, solo capricci e…

sbirro: una protesta? Una qualche forma di… oppure che?

delfo: un po’ di nausea. Un trauma.

sbirro: e Giuseppe? Dov’è Giuseppe?

delfo: è giù. Col comitato di ricevimento. Per l’arrivo del Ministro.

L’agente osserva attentamente il ragazzo.

sbirro: non è che sto stronzo ci muore qui, qui dentro? Proprio ora.

delfo: ha bisogno solo di rimettersi in sesto e…

sbirro: tra tre giorni arriva il Ministro e io non voglio grane!

delfo: solo un po' di riposo. Un paio di giorni e sarà come nuovo.

sbirro: cazzo! Questo sta male, male sul serio!

delfo: esagera.

sbirro: da quanti giorni è così?

delfo: credo un paio, forse…

giuseppe: (entra da sinistra e si appoggia ad una quinta) da quando è entrato.

sbirro: una settimana? Una settimana senza…?

giuseppe: glielo abbiamo dato noi il "mangiare". (l’agente lo guarda con aria interrogativa) Mi sono fatto dare io qualcosa per tenerlo su. Qualcosa che…

sbirro: flebo?

giuseppe: meglio! (mima la "sniffata") Lo abbiamo rimpinzato a dovere.

sbirro: cocaina?

giuseppe: giù per su.

sbirro: cazzo! Questo non mangia e voi gli date… questo mi muore così!

giuseppe: (ridendo) c’è gente che pagherebbe per stare al suo posto.

sbirro: portiamolo all’infermeria, presto!

giuseppe: so io che cosa ci vorrebbe!

sbirro: (avvicinandosi a Giuseppe) tu non farai niente invece!

giuseppe: (spavaldo) perché?

sbirro: se questo muore, se questo "ci" muore, fratello, sono cazzi nostri, sono veramente cazzi nostri. (esce)

giuseppe: perché "nostri"? Infondo io, qui dentro, ci sono già. Mi devo ancora fare un paio d’anni e poi… "Tuoi" semmai, "cazzi tuoi", solo "tuoi".

delfo: Giuseppe, questo sta male, male sul serio.

giuseppe: non mi contraddire, non mi contraddire mai! (afferra Andrea per il bavero e lo solleva, quello rimane incosciente) Senti, imbecille, vedi di non fare scherzi, hai capito? Niente scherzi, perché se no, te lo ficco dritto dentro il cervello, hai capito? E te lo spacco il cervello, te lo spacco sul serio! Hai capito?

delfo: non ti sente, non ti può sentire.

giuseppe: fanculo!

sbirro vfs: portatelo in infermeria!

Tutto piomba nel buio. Trambusto. Cambio luci. Sul proscenio, rimangono illuminati solo Delfo e Giuseppe.

delfo: forse è vero: abbiamo esagerato.

giuseppe: non ricominciare di nuovo con questa storia!

delfo: volevo solo dire che…

giuseppe: fanculo!

Cambio luci. Veronica e l’agente.

veronica: dice che hanno portato in infermeria un ragazzo?

sbirro: un ragazzo?

veronica: ha mangiato qualcosa che… oppure non aveva proprio mangiato nulla. Non so. Non mi hanno saputo dire.

sbirro: ah, sì. Ho capito. È Oreste. Il vecchio che l’altro giorno…

veronica: non si tratta di un vecchio.

sbirro: …gli è caduto un dente e lui se l’è ingoiato. Stava soffocando.

veronica: non è questo.

sbirro: ora sta meglio, molto meglio.

veronica: non è di Oreste che sto parlando.

sbirro: no?

veronica: un giovane, uno che…

sbirro: non capisco chi?

veronica: Andrea, credo che si chiami così.

sbirro: signorina lei…

veronica: dottoressa, prego.

sbirro: …cerca rogna.

veronica: che cos’è che la spaventa ancora? La visita del Ministro?

sbirro: credevo di essere stato chiaro.

veronica: non abbastanza.

sbirro: stia lontana da quel ragazzo, stia lontana da qui, da tutto. Per il suo stesso bene.

veronica: vuole mandarmi via? Impedirmi di fare il mio lavoro?

sbirro: voglio solo che ne stia fuori. Da tutto. Del tutto. Fuori. (esce)

veronica: (perplessa poi meccanicamente) sequestro di persona: articolo 605 codice penale: "chiunque priva taluno della libertà personale è punito con la reclusione da sei mesi a otto anni".

Cambio luci. Veronica è vicina ad Andrea che è sulla brandina con una flebo attaccata.

andrea: lei è...?

veronica: l’assistente sociale.

andrea: vuole…?

veronica: parlare con te. Capire le tue ragioni, se ne hai di ragioni.

andrea: io non c’ero e se c’ero dormivo.

veronica: non mangiavi. Neanche quello?

andrea: uno sciopero.

veronica: e questo perché?

andrea: doveva venire il Ministro… e allora…

veronica: è già stato qui.

andrea: chi?

veronica: il Ministro.

andrea: io non l’ho visto.

veronica: è da una settimana che sei ricoverato, in stato di incoscienza. Non puoi ricordare. (Andrea annuisce) Allora? Lo sciopero?

andrea: ah, sì. Lo sciopero. Si parla… si parlava di "amnesia"…

veronica: amnistia.

andrea: …svuotare le carceri, mandare la gente a casa. E allora, io ho pensato… uno sciopero. Viene il Ministro. È cosa fatta.

veronica: l’amnistia, riguarda gli altri. Non te. Riguarda quelli che devono scontare ancora solo alcuni anni. Non te… tu hai un omicidio.

andrea: gli altri sono io. Adesso. Se anche uno solo di noi ce la fa, esce da qui, io sono fuori di qui, con lui.

veronica: non dovevi arrivare a tanto.

andrea: (mentendo) se uno sciopera per sé… è facile. Conta poco. Per gli altri, invece, è più difficile. Ha più importanza.

veronica: sei sicuro di quello che dici?

andrea: non mi crede?

veronica: no.

andrea: no?

veronica: (a voler cambiare discorso) parlami di te invece.

andrea: e cosa stiamo facendo?

veronica: dimmi quello che ti passa per la testa.

andrea: è importante?

veronica: lascia giudicare a me.

andrea: è difficile farlo. Parlare. Anche perché lei continua a guardarmi, non dice niente. Non capisco.

veronica: quello che ti sarebbe piaciuto fare. Da piccolo. Da sempre. Dimmi. (al pubblico) Lui, Andrea, rimaneva, diventava un modo per me di impormi, di trovare uno spazio, un margine per intervenire. Un modo di ricercare uno spazio, un ruolo che, fino ad allora, non avevo, non trovavo, non riuscivo a trovare. Lui!

andrea: andare via! Mi sarebbe piaciuto… andare via.

veronica: da casa?

andrea: da tutto. Da dove vivevo, casa mia.

veronica: e invece?

andrea: loro non volevano. Mio padre, mia madre. Non volevano, non mi stavano neanche a sentire. Io cercavo un modo, qualcosa per uscire, dire… ma loro…

veronica: sei scappato?

andrea: andato via… è meglio.

veronica: e poi?

andrea: mi sono trovato con quegli altri due balordi. Per un po’ di tempo abbiamo vissuto di piccole cose.

veronica: del tipo?

andrea: lavoretti: carica e scarica roba…

veronica: rubata?

andrea: quella che era. Solo che poi abbiamo capito che non bastava, che era poco. Ci voleva di più

veronica: avete cercato di fare il colpo?

andrea: la pensione del vecchio.

veronica: lo avete seguito all’ufficio postale. Lo avete aspettato e tu… lo hai ucciso.

andrea: non è andata così.

veronica: e allora come?

andrea: (mentendo) lui… lui mi ha insultato! Ecco, sì, mi ha insultato! E allora…

veronica: hai reagito?

andrea: (mentendo) non c’ho visto più dagli occhi. Quello mi guardava, con odio. Imprecava. Mi ha anche aggredito.

veronica: con il bastone?

andrea: mi sono sentito una merda e così…

veronica: lo hai picchiato?

andrea: di più: l’ho accoppato. (pausa) Io non volevo farlo… massacrarlo, ucciderlo, insomma. Solo che mi aveva offeso.

veronica: insultato?

andrea: di più. Quel suo sguardo, acceso. Cattivo. Non ho capito più niente. Era come se…

veronica: tutta la tua rabbia…

andrea: …esplodesse. Mi esplodesse dentro. E io non potevo fermarla. Ho cominciato a picchiarlo fino a che ho potuto.

veronica: è orrendo quello che hai fatto. Lo capisci?

andrea: se avessi potuto lo avrei anche fatto a pezzi. Lui e i suoi occhi, lo sguardo. Poi, anche le sue parole.

veronica: le offese?

andrea: con quella voce stridula da… da… da vecchio!

veronica: così lo hai ucciso?

andrea: solo un po’.

veronica: del tutto.

andrea: no. Solo un po’. Quello che basta.

Lunga pausa.

veronica: (al pubblico) lui mi parlava ed io ancora lo ascoltavo, lo volevo ascoltare, dargli credito. Era la mia carta, la mia unica carta per cucirmi addosso un ruolo, una funzione. Una boccata d’ossigeno per capire gli uomini, gli essere umani di quella immensa dimensione di nulla che sono, restano le prigioni: rifiuti umani. (verso Andrea) Ti rendi conto di quello che mi hai detto?

andrea: solo adesso.

veronica: ne sei pentito?

andrea: mi servirebbe a venirne fuori?

veronica: in pace con te stesso.

andrea: allora…

Veronica fa per allontanarsi.

andrea: dottoressa?

veronica: sì?

andrea: volevo dirle… (tace)

veronica: cosa?

andrea: sei bella. Di più… bella. C’hai due tette, due gambe, due occhi che… che ti farei!

veronica: (si volta verso Andrea) stavi dicendo?

andrea: il tempo. Fa freddo. Il buco nell’ozono. Piove… fuori. (Veronica scompare nel buio) …fuori.

Cambio luci. Giuseppe, Delfo.

giuseppe: com’è che il ragazzo non l’hanno ancora tirato fuori da lì?

delfo: dicono che ancora stenta.

giuseppe: che vuol dire?

delfo: è sotto flebo. Lo hanno anche operato di appendicite. Ma quanto meno parla.

giuseppe: non è che quello ci fotte?

delfo: no, non dice niente. Di noi.

giuseppe: e allora?

delfo: confessa i suoi peccati, le sue difficoltà.

giuseppe: col cappellano?

delfo: con la sociologa.

giuseppe: con quel pezzo di…?

delfo: lei.

giuseppe: quella riuscirebbe a far parlare un morto.

delfo: anche un "femminiello"?

giuseppe: perché no? In fin dei conti, il ragazzo, quel ragazzo un po’ di cervello deve pure averlo…

delfo: se lo dici tu.

giuseppe: …se non parla, non ci denuncia… vuol dire che ha capito, sa da che parte stare.

delfo: non ci voleva poi molto.

giuseppe: si vede che la lezione gli è servita.

delfo: sei un bravo maestro, Giuseppe.

giuseppe: penso... credo proprio di sì. Conosco l’uomo. So come prenderlo. (riflette) E lo "sbirro"?

delfo: lui è incazzato. Dice… un altro casino e ti fa spedire al confine.

giuseppe: sai che paura!

delfo: in Friuli. O in Sardegna. Non ho capito.

giuseppe: mica può farlo.

delfo: non lo so. Ma tu, comunque, facci pace. Conviene.

giuseppe: è lui che deve fare pace con me!

delfo: conviene.

giuseppe: gli farò un regalo.

delfo: conviene.

giuseppe: fanculo.

Cambio luci. Veronica si avvicina ad Andrea.

veronica: (al pubblico) mi piaceva, poi, quel ragazzo. Aveva un "nonsoche" che mi piaceva. Mi sembrava mio fratello, quello piccolo, quello che mi seguiva docile e che, da sempre, mi era piaciuto guidarlo, indirizzarlo, dargli quei giusti consigli che gli potevano servire nella vita, nella "fruizione" della vita. (meccanicamente) rapina, articolo 628 codice penale: chiunque, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, mediante violenza alla persona o minaccia, s’impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, è punito con la reclusione da tre a dieci anni e con la multa da euro…

andrea: com’è che si interessa a me?

veronica: non è che mi interesso a te…

andrea: no?

veronica: mi interesso a tutti.

andrea: delinquenti?

veronica: a tutti quelli che hanno un qualche problema.

andrea: con la giustizia?

veronica: con la società. È il mio lavoro.

andrea: io non ho problemi con la società.

veronica: quello che hai fatto…

andrea: il mio problema è slacciarti il reggiseno e venirti addosso.

veronica: come?

andrea: il tempo? Com’è il tempo fuori?

veronica: perché ci tieni a saperlo?

andrea: l’altro giorno ho visto scendere la neve.

veronica: è settembre.

andrea: il cielo grattava. Ed i topi mi dicevano di prenderti in braccio e farmiti.

veronica: indecente.

andrea: se ti saltassi addosso, cosa mi potrebbero fare? Sono sempre vent’anni quelli che devo scontare. Anno più, anno meno.

veronica: è di questo che stiamo parlando?

andrea: della realtà, di quella che si vede qui dentro.

veronica: diversa?

andrea: completamente. Come se si trattasse di un altro mondo. Infinito. E vuoto.

veronica: comincio a rendermene conto.

andrea: non c’è traffico. Ci sono molte persone. Ma il parcheggio si trova. Stipati in una cella. E l’ansia è quella dell’ora d’aria che non arriva mai.

veronica: so che adesso mangi. Abbondantemente.

andrea: hanno migliorato il vitto. E il Ministro se n’è andato. E con lui anche l’ "insulto" che non hanno fatto.

veronica: "indulto".

andrea: quello.

veronica: delle volte sai essere generoso.

andrea: che vuol dire?

veronica: sembri preoccuparti degli altri.

andrea: non potendo farne a meno. Sto chiuso qui, una vita. Con gli altri che mi alitano sul collo e… (tace)

veronica: e…?

andrea: stare qui dentro, apre squarci che… è difficile… riempire.

veronica: vorrei capirlo questo.

andrea: non te lo consiglio.

veronica: perché?

andrea: tu attraversi la porta, le sbarre e sei fuori. In mezzo al traffico, tra la gente, coi problemi di fuori: il lavoro che non ci sta, i soldi che non bastano mai e le domeniche al mare.

veronica: è natale, adesso.

andrea: passa in fretta il tempo.

veronica: nasce il cristo, l’uomo nuovo.

andrea: quello che è.

veronica: potresti esserlo anche tu.

andrea: cosa?

veronica: un uomo nuovo.

andrea: servirebbe a qualcosa.

veronica: a te stesso.

andrea: uscire da qui?

veronica: sai che questo non è possibile.

andrea: e allora…

veronica: a presto. (esce)

andrea: a Pasqua! (riflette) Perché cazzo non me la sono ancora fatta?

Cambio luci. Giuseppe e Delfo parlottano, fumano, bevono qualcosa. Entra Andrea. Giuseppe squadra Andrea che lo fissa dritto negli occhi. Delfo osserva i due, cerca di capire le intenzioni di entrambi.

andrea: quel giorno…

giuseppe: quale giorno?

andrea: quello. Uno qualsiasi.

giuseppe: sì?

andrea: credo che stesse piovendo.

giuseppe: è importante?

andrea: può anche esserlo.

giuseppe: certo. Può anche esserlo. Ed ora?

andrea: non lo è più.

giuseppe: no?

andrea: no.

I due continuano a scrutarsi.

giuseppe: vuoi bere qualcosa?

andrea: perché no.

giuseppe: Delfo? Dai qualcosa al nostro amico. Perché è un amico, vero?

andrea: ne dubiti?

giuseppe: no. Credo proprio di no.

andrea: allora?

giuseppe: Delfo?

delfo: sì?

giuseppe: la cella. È rimasta aperta e…

delfo: vado a chiuderla.

giuseppe: con te fuori.

delfo: fuori?

giuseppe: io e Andrea dobbiamo parlare.

delfo: parlare?

giuseppe: solo quattro chiacchiere tra vecchi amici.

delfo: questo?

giuseppe: questo.

delfo: come vuoi.

giuseppe: bene.

Buio su Andrea e Giuseppe mentre un faro segue Delfo che si appoggia alle sbarre a sinistra.

delfo: rapinare una banca? E che ci vuole? Il fegato! Il fegato di farlo. Entri, spiani la pistola e… (beve) Forse è vero. Dovrei cominciare a fumare, ricominciare a fumare. Come a dodici anni. (beve) I bassi, i bassi di Napoli. Quelli s, quelli si che erano casa. Mi ricordo… ciondolavo tutto il giorno, qualche scippo, un po’ di botte. Mio padre che si fotte la portiera, la sorella di mia madre. Sua figlia. Ed io… dio che botte. Poi… poi arrivi qui, a Roma. Il grande salto, il grande salto del cazzo. (beve) Apri una pizzeria. La gestisci, intanto presti i soldi a strozzo, un po’ di estorsioni, tanto per gradire, arrotondare gli incassi e… vita di merda!

Esce. A destra. Giuseppe e Veronica.

giuseppe: dottoressa, io le volevo dire…

veronica: cosa?

giuseppe: Andrea. È tornato. Sembra… lo trovo diverso.

veronica: e non è un bene questo?

giuseppe: parla difficile. Legge libri e…

veronica: sta cercando di uscirne…

giuseppe: gli hanno dato vent’anni!

veronica: …da se stesso.

giuseppe: impazzito?

veronica: cerca di darsi una dignità. Studia, legge. Si da’ da fare.

giuseppe: e noi?

veronica: è un percorso comune. Se vuoi, anche tu puoi farlo.

giuseppe: scoparla?

veronica: sono a disposizione.

giuseppe: sbatterla per terra e farmela subito?

veronica: almeno una volta a settimana.

giuseppe: desiderio, voglia, tutto che mi prude, solo all’idea.

veronica: vienimi a trovare. Anche tu. Una volta a settimana. E potremo così parlare del tuo "recupero", del tuo "reinserimento".

giuseppe: e chi ha parlato di "recupero"? (esce)

veronica: (al pubblico) Giuseppe mi spaventava invece. Era un uomo ostico, duro. Quelli che non sai mai come prendere, come masticare e che basta poco e sei fatta. Era un pericolo - era evidente - per me, per il carcere stesso, per tutti. Un pericolo, da evitare, accuratamente (meccanicamente) strage, articolo 422 "chiunque, al fine di uccidere, compie atti tali da porre in pericolo la pubblica incolumità è punito, se dal fatto deriva la morte di più persone, con l’ergastolo"

giuseppe: (dopo aver guardato Veronica "immergersi" nel buio, si volta, urla) Delfo? Delfo Zorzi, dove cazzo sei? (esce)

Cambio luci. Sulla branda, Delfo e Andrea fumano.

delfo: in questi mesi, da quando sei tornato, c’è una cosa che volevo sapere.

andrea: cosa?

delfo: com’è che hai accettato che ti rimettessero in cella con noi?

andrea: cos’avrei potuto fare?

delfo: chiedere il trasferimento, per "incompatibilità ambientale".

andrea: una cella, o l’altra, è uguale. Giuseppe mi avrebbe fatto a pezzi lo stesso. Tanto vale…

delfo: potevi chiedere di andare in un altro carcere.

andrea: me lo avrebbero permesso?

delfo: forse.

andrea: (dopo averci pensato) sarebbe cambiato qualcosa?

delfo: in un certo senso.

andrea: Giuseppe o un altro… è lo stesso.

Giuseppe entra in scena.

giuseppe: era quella stronza di mia moglie. Dice che… (li vede) …disturbo qualcosa?

delfo: cosa?

giuseppe: (incazzandosi) luna di miele o che…?

delfo: non capisco…

andrea: (avendo intuito l’umore di quello) aveva una esuberanza e così…

giuseppe: (sospettoso) lo hai calmato?

andrea: un po’, solo un po’.

giuseppe: (sempre sospettoso) è vero?

delfo: quanto basta.

giuseppe: (sospettoso) non è che quando sono via, tramate qualcosa?

delfo: cosa vuoi tramare?

giuseppe: (arrabbiato) ordine e disciplina. È sono io l’ordine e la disciplina. Le regole del "convento".

delfo: figurati.

giuseppe: cosa?

delfo: no, dicevo…

giuseppe: cosa?

delfo: volevo semplicemente dire che…

andrea: c’è qualcosa che non va’, Giuseppe?

giuseppe: siete tutti dei pezzi di merda!

andrea: tua moglie t’ha fatto arrabbiare?

giuseppe: quella stronza!

andrea: sei in "esubero"? Hai bisogno di qualcosa? Di me?

giuseppe: la spaccherei in due.

andrea: (parandoglisi a fronte) hai voglia di farlo?

giuseppe: non me ne parlare.

andrea: allora… (con lo sguardo fisso su Giuseppe) Delfo?

delfo: sì?

andrea: il capo ha bisogno di comunicare.

delfo: e allora?

giuseppe: (con gli occhi fissi su Andrea) in parlatorio. C’è tua moglie che t’aspetta.

delfo: non sono sposato.

giuseppe: c’è tuo padre, tua madre, c’è quell’idiota di tua sorella, il papa, il Ministro, il cazzo che ti si frega basta che…

andrea: …vai via.

giuseppe: …ti togli dalle palle. Chiama lo sbirro, fatti mandare a mensa, nella latrine, in ora d’aria, dove ti pare, basta che ci lasci soli.

delfo: aspetta un attimo.

giuseppe: Giuseppe non aspetta. Giuseppe prende quello che vuole, quando vuole.

delfo: vado.

giuseppe: ancora qui?

delfo: volo. (si "immerge" nel buio)

andrea: soli.

giuseppe: soli.

Cambio luci. Sul proscenio, Delfo.

delfo: Giuseppe parla, fa come gli pare. Detta legge, crede e convinto di sapere, di poter comandare tutti e… Occorre che si renda conto che anche io, gli altri esistono. Gli altri… io, Andrea… gli altri… io e Andrea.

Veronica si avvicina. Delfo prende un libro, lo sfoglia e legge.

delfo: (meccanicamente) "con la "morte di dio" si intende la fondazione nell’uomo stesso di tutti i valori e in primo luogo della responsabilità della propria esistenza; la "volontà di potenza" è il continuo porsi, l’autosuperarsi incessante che sta in luogo dell’essere totalmente dispiegato - in potenza ed in atto – della filosofia precedente, e "oltreuomo" inteso come colui che assume su di sé consapevolmente il compito di questo autosuperamento." Nietzsche…

veronica: Delfo?

delfo: dottoressa…?

veronica: Delfo, cosa fai tu, qui, in biblioteca?

delfo: io…? Spolvero libri.

veronica: leggi.

delfo: sfoglio le pagine.

veronica: Nietzsche?

delfo: ho appena finito la "M" e allora sono passato all "N".

veronica: tu leggi?

delfo: le scritte sui muri, quelle nel bagno. I cartelloni pubblicitari.

veronica: …leggi…

delfo: gli spot… i fumetti!

veronica: (incredula) Nietzsche, l’uomo nuovo…?

delfo: non so se è nuovo… sicuramente non è nato ieri.

veronica: un modo di dire.

delfo: certo. Un modo di dire.

veronica: non ti devi vergognare.

delfo: non volevo rimanere in cella e così ho chiesto un pemesso.

veronica: venire a leggere?

delfo: spolverare i libri.

veronica: certo… certo… "spolverare" i libri. In fondo è questo che significa leggere. "Spolverare" i libri, le loro pagine.

delfo: quello che dico io.

veronica: l’importante è la polvere che ci togliamo di dosso, noi!

delfo: con perizia, con grande cura, pulisco.

veronica: bravo, Delfo. Bravo, pulisci. Lo dirò al direttore.

delfo: no. Non voglio.

veronica: non c’è nulla di cui vergognarsi: leggere.

delfo: in biblioteca, fuori orario? Qualcuno pagherebbe.

veronica: per il proprio miglioramento non c’è, non ci devono essere orari. (esce)

delfo: dio che le farei! La sbatterei sul tavolo e…

veronica (vfs): come hai detto, Delfo?

delfo: il tempo, dottoressa. Parlavo del tempo.

veronica (vfs): del clima?

delfo: il tempo di finire tutti questi libri.

veronica (vfs): leggerli tutti? Ti ci vorrebbe più di un ergastolo.

delfo: mi basta questo anno e mezzo che ancora devo scontare e per quanto riguarda i libri… fanculo, come dice sempre Giuseppe.

veronica(vfs): buon lavoro, Delfo. E… buona lettura. (Delfo continua a spolverare un libro) l’uomo nuovo verrà e avrà la tua espressione, il tuo sguardo, il tuo respiro. L’uomo nuovo verrà e porterà una smorfia chiusa in un cassetto e un vuoto grande dentro le mani. L’uomo nuovo verrà e avrà ucciso, preso in mano un contesto ed invertito il tempo per dare ancora una volta a Cesare quel ch’è di Cesare.

delfo: amen.

veronica: (rientrando e al pubblico mentre Delfo spolvera i libri) Delfo, invece, mi sembrava innocuo, come un docile cagnolino che ti segue, ubbidisce, fa sempre quello che conviene fare ed "è" meglio fare. Forse un po’ stupido, un po’ tonto, o forse – meglio – lo faceva, gli conveniva fare. Ma era uno da incoraggiare, da tenere in conto perché – non si sa mai – potrebbe sempre servire, per comunicare, per entrare in contatto e, in caso di pericolo, cercare di sollecitare perché faccia quello che deve fare per evitare che le cose, ogni cosa precipiti. (esce)

Cambio luci. Sulla branda, Giuseppe tiene stretto al petto Andrea. Ogni tanto gli bacerà la testa.

andrea: pensavo che qui… noi…

giuseppe: cosa?

andrea: rendere più vivibile la cella.

giuseppe: mettere ordine?

andrea: pulire, rinfrescarla magari.

giuseppe: una passata di vernice?

andrea: sì. Ma non solo.

giuseppe: cos’hai in mente?

andrea: mi sento solo.

giuseppe: (lo bacia sulla fronte) tutti qui lo siamo.

andrea: ho voglia di piangere delle volte. E forse lo faccio.

giuseppe: devi resistere. Essere forte.

andrea: mi manca l’aria. Non respiro e…

giuseppe: sono solo momenti.

andrea: mi si chiudono gli occhi e... piango.

giuseppe: anch’io lo faccio. Delle volte.

andrea: (alzando la testa a guardarlo) tu?

giuseppe: è difficile... essere duri, sempre duri.

andrea: e tu lo sei?

giuseppe: sempre in campana, con le spalle coperte. Attento a non sbagliare, che nessuno ti colpisca alle spalle.

andrea: e questo perché?

giuseppe: sono io il capo qui dentro. Quello che detta le leggi, le regole. Allora… anche con te… ho dovuto, voluto…

andrea: che c’entro io?

giuseppe: quando ti hanno portato qui dentro, da noi, ho capito…

andrea: cosa?

giuseppe: era necessario. Stare attento.

andrea: a me?

giuseppe: dovevo piegarti, spezzarti la schiena subito altrimenti… potevi diventare un pericolo. Ne poteva andare della mia reputazione. Piegarti la schiena, spezzartela prima che tu potessi mettere in discussione me, le "regole", tutto.

andrea: dici sul serio?

giuseppe: anche danneggiarmi.

andrea: e come?

giuseppe: togliendomi potere. Facendomi apparire debole, senza spina dorsale.

andrea: pensi davvero che io avrei potuto fare questo?

giuseppe: un ragazzetto come te, in cella con me, senza che io gli imponessi una "regola", una qualche "regola"… ne sarei uscito a pezzi, distrutto e tu… (lo bacia in fronte)

andrea: ed io?

giuseppe: un uomo forte.

andrea: nuovo?

giuseppe: più forte di me.

andrea: io?

giuseppe: tu.

Giuseppe si alza e va verso la finestrella a sbarre. Andrea lo osserva come a studiarlo, poi lo raggiunge e lo abbraccia da dietro.

andrea: cosa c’è?

giuseppe: niente.

andrea: "niente" non è una risposta.

giuseppe: sono stanco.

andrea: solo?

giuseppe: provo pena.

andrea: per te?

giuseppe: per tutto.

andrea: vuoi scopare? Di nuovo?

giuseppe: no, Andrea. Adesso no. Ho solo voglia di…

Giuseppe si volta. Andrea lo bacia. Poi i due rimangono abbracciati. In un angolo appare Delfo che li guarda. Andrea se ne accorge, Giuseppe no. Andrea assume un atteggiamento di sicurezza come se, in quel momento fosse lui a dettare legge, a guidare il gioco. E forse è vero, è proprio così. Delfo "scivola" via.

giuseppe: ch’è stato?

andrea: il vento, Giuseppe. Solo il vento.

Cambio luci. Sbirro si scorge sul proscenio.

sbirro: Giuseppe? Giuseppe? Ma dove …?

giuseppe: mi cercavi?

sbirro: ti cercavo, sì.

giuseppe: cos’è che ti serve? Una raccomandazione? Dei soldi? Oppure…?

sbirro: c’è lavoro per te.

giuseppe: qualcosa, "qualcuno" da sistemare?

sbirro: i ragazzi sono nervosi. La storia dell’indulto li sta agitando. Con tutte queste polemiche politiche: le elezioni…

giuseppe: è tutto sotto controllo, non preoccuparti.

sbirro: gira un documento con il quale si richiedono alcune cose, oltre all’amnistia.

giuseppe: un documento?

sbirro: l’hanno intercettato quelli di Napoli e…

giuseppe: eeeeh, quelli di Napoli! E non vorrai ora che ti tenga sotto controllo pure Poggioreale, il Lucciardone e magari anche San Vittore!

sbirro: non fare lo stronzo, Giuseppe.

giuseppe: non lo faccio! Forse lo sono! (ride)

sbirro: quel documento sembra uscito da qui.

giuseppe: e chi lo dice questo? Quegli idioti di Poggioreale? Figurati! Quelli ci vogliono solo la scusa per incolpare noi!

sbirro: ci sono alcuni segnali che fanno intendere che presto ci sarà una protesta, in tutte le carceri.

giuseppe: e chi lo dice?

sbirro: "radiocarcere" lo dice.

giuseppe: non qui. Non da noi. Se no, lo avrei saputo.

sbirro: è questo il problema, quello che dico io: in tutte le carceri si respira aria pesante. Tranne qui da noi. Perché questo? Eh? Perché?

giuseppe: e me lo chiedi?

sbirro: certo che lo chiedo a te! Sei tu che devi provvedere, stare in campana e tenere in riga i ragazzi, evitare che qualcuno faccia qualche stronzata.

giuseppe: io questo faccio.

sbirro: intanto le cose si muovono, le parole girano e i fogli pure.

giuseppe: robetta da niente.

sbirro: devi stare attento, Giuseppe. Molto attento.

giuseppe: attentissimo.

sbirro: senti che dice "radiocarcere". Attivati al massimo e… cerca di non distrarti… troppo! (indicando la branda)

giuseppe: non lo pensare, non lo pensare neppure!

sbirro: io non lo penso, non lo voglio pensare. Ma tu… raccogli voci, tienimi informato. Dimostra ancora una volta chi è il capo qui.

giuseppe: non hai neanche da dirlo. È cosa fatta.

sbirro: questo è parlare. (esce)

giuseppe: Delfo! Delfo Zorzi! Dove sei… ancora?

delfo: sono qui, Giuseppe.

giuseppe: Delfo, devi fare una cosa: a mensa, quando sei a mensa, parla, chiedi, informati su quello che succede, quelle che sono le intenzioni, quello che vogliono fare i ragazzi sull’amnistia.

delfo: amnistia? Quale amnistia?

giuseppe: quella che non c’è, non c’è stata e non ci sarà mai, maledetti loro!

delfo: loro chi?

giuseppe: quelli come a te, idioti come a te. Che parlano e non sanno, dicono e non fanno, urlano e non capiscono.

Delfo sparisce. Giuseppe si avvia verso la branda. Andrea sembra aspettarlo.

andrea: qualcosa che non va?

giuseppe: il direttore. Non sa più dove sta di casa e allora voleva informazioni.

andrea: è proprio questo?

giuseppe: in un certo senso.

andrea: allora è proprio vero. Sei tu a decidere tutto, qui dentro.

giuseppe: è solo una questione di farsi rispettare, di imporre il proprio volere.

andrea: e tu ci riesci? Sempre?

giuseppe: nell’ambito del possibile.

andrea: Giuseppe, quanti anni è che sei qui?

giuseppe: non mi piace parlare del passato.

andrea: non del "passato", ma del presente, di questo presente…

giuseppe: sei, ne ho fatti sei, me ne restano ancora un paio e…

andrea: con l’amnistia, ne saresti fuori?

giuseppe: è possibile, sempre possibile. Ma anche con la buona condotta, sconto di pena, ne uscirò prima.

andrea: non ci speri nell’amnistia?

giuseppe: i politici, quello che vogliono fare, dire? Sono solo pochi quelli che vogliono cambiare veramente le cose.

andrea: Delfo mi ha raccontato della rapina.

giuseppe: mi sono fidato di uno… uno che neanche conoscevo, un idiota che ha subito confessato, mi ha tirato in mezzo.

andrea: l’infame!

giuseppe: non l’avevano neanche catturato che quello aveva già parlato, fatto il mio nome e quello degli altri.

andrea: erano tanti soldi?

giuseppe: mi sistemavo un po' di cosette.

andrea: tanti?

giuseppe: un casetta fuori città, una pizzeria al lago, una macchina decente.

andrea: non è poco.

giuseppe: e qualche spicciolo per la vecchiaia.

andrea: quello che fine ha fatto?

giuseppe: lo hanno liberato e portato al nord.

andrea: ti vendicherai di lui?

giuseppe: chi t’ha detto che non l’abbia già fatto?

andrea: davvero?

giuseppe: stai a vedere!

andrea: sei grande!

giuseppe: sono il capo. E basta.

andrea: certo il capo e basta. (pausa) Senti, per la protesta… che ne pensi se…

giuseppe: quale rivolta?

andrea: quella di cui si parla, per l’amnistia.

giuseppe: che ne sai tu?

andrea: "radiocarcere" ne parla.

giuseppe: ancora sta storia!

andrea: bruceremo tutto: materassi, brande, prendiamo anche qualche ostaggio e…

giuseppe: non ci sarà nessuna rivolta. Nessuna!

andrea: ma, è già tutto pronto. Tutte le carceri sono pronte, Da Trento fino a…

giuseppe: nessuna rivolta.

andrea: pensavo fossi d’accordo.

giuseppe: solo con me stesso, (quasi sillabando) so-lo con me ste-sso.

Cambio luci. Veronica e l’agente.

veronica: la vedo… preoccupato.

sbirro: il tempo promette male.

veronica: è un gioco? Le previsioni del tempo? O che altro?

sbirro: dovrebbe andare in ferie, dottoressa. L’aria comincia a farsi irrespirabile.

veronica: lei non mi sopporta, non mi sopporta proprio.

sbirro: non è così. Mi creda. Ho una grande stima di lei.

veronica: perché ho belle gambe?

sbirro: non solo quelle.

veronica: e allora?

sbirro: dovrei chiederle di scopare con me, forse me lo acconsentirebbe.

veronica: ne è proprio così sicuro?

sbirro: solo che… dico… cosa concluderei?

veronica: piacere?

sbirro: in fin dei conti, qui dentro, non sarei neanche l’unico ad aver fatto l’amore con lei.

veronica: non crederà mica…?

sbirro: un’ombra, un gioco di luci, tra i chiaroscuri. Dovrebbe farsene un’idea anche lei di che cosa vuol dire un’ombra proiettata su di un muro. Il suo potenziale.

veronica: e mi tratta in questo modo per questo?

sbirro: scopare con lei sarebbe un sogno.

veronica: lo vuole fare, fare sul serio? Anche qui, adesso?

sbirro: e lei lo farebbe?

Si scrutano negli occhi con intensità.

veronica: (al pubblico) dio! Me lo sarei fatto! A quel punto – dico – avrei voluto che mi saltasse addosso e… non che mi piacesse in particolar modo… Andrea, lui sì che mi piaceva, mi interessava, era evidente. Ma lui, in quel momento, lui, in quel particolare momento esprimeva una sensualità, un modo di essere che… non avrei avuto alcun dubbio. (pausa) Invece ci siamo guardati. A lungo… "allora, è per questo che non mi sopporta?" gli ho chiesto. Lui ha chiuso gli occhi ed io l’ho perso, ho perso l’attimo.

sbirro: forse. O forse c’è anche di più.

veronica: perché? Ci può essere anche di più?

sbirro: dovrebbe guardare in modo diverso la realtà, cercare di capirla standoci dentro.

veronica: è quello che faccio.

sbirro: tra lei e gli altri, ci sono sempre di mezzo le sbarre.

veronica: quelle?

sbirro: come in un zoo, come se lei stesse in uno zoo A osservare gli animali in gabbia.

veronica: cerco solo di capire le persone, studiarle.

sbirro: bisogna "studiarli" nel loro ambiente naturale, non certo allo zoo.

veronica: perché questo è uno zoo?

sbirro: ne dubita?

veronica: (guardandosi intorno) ha ragione, no. Non lo posso dubitare.

sbirro: "restare all’inferno con marmorea volontà di capirla".

veronica: cos’è? Una sua massima?

sbirro: Pasolini, Pier Paolo Pasolini. Conosce?

veronica: qualcosa…

sbirro: poco, troppo poco. Ancora.

Cambio luci. Andrea e Giuseppe fa per andare.

andrea: dove vai?

giuseppe: Delfo, mi ha detto che lo "sbirro" mi vuole vedere, parlare, non so di che.

andrea: forse del mangiare, che non va bene.

giuseppe: forse.

andrea: o del direttore che non sa dove sta di casa.

giuseppe: anche di quello.

andrea: ti vedrò dopo?

giuseppe: non sto mica fuggendo.

andrea: la dottoressa mi ha detto che…

giuseppe: quell’idiota!

andrea: …mi conviene farmi trasferire.

giuseppe: cosa?

andrea: sì, trasferire. In un carcere più piccolo, più umano.

giuseppe: queste sono idiozie. Non esistono carceri più umane.

andrea: quello di Pisa. Da quando c’è detenuto Adriano Sofri pare che le condizioni siano migliorate.

giuseppe: quello di Lotta Continua?

andrea: c’era da aspettarselo: con tutti i giornalisti che ci bivaccano intorno.

giuseppe: e tu vuoi andare lì?

andrea: qui si mangia male, si sta stretti, in condizioni assurde, tra extracomunitari, negri e drogati che…

giuseppe: vuoi andare?

andrea: mi conviene.

giuseppe: (con tono risentito) allora… fanculo!

andrea: Giuseppe, non così.

giuseppe: fanculo.

andrea: non voglio questo. Non me lo merito, non me lo merito proprio.

Si guardano anche con durezza negli occhi, come a sfida. Poi è Giuseppe ad abbassare prima lo sguardo. Andrea sorride.

andrea: grazie…

Entra Delfo.

delfo: Giuseppe! Giuseppe, vieni presto.

giuseppe: che c’è? Qualcosa che non va?

delfo: i ragazzi, si stanno preparando!

andrea: cos’è? La rivolta? Comincia la rivolta?

delfo: hanno preso il "braccio", anche gli agenti come ostaggi.

giuseppe: maledetti!

andrea: allora è vero. È tutto vero quello che si diceva.

giuseppe: non è niente. Solo un modo di fare caciara, di farsi sentire da qualcuno, lì in alto. Solo questo.

andrea: è meglio andare a vedere, farsi vedere interessati… capire.

giuseppe: non c’è niente da vedere, niente da capire. Solo stare in disparte. E aspettare che tutto si calmi.

andrea: fregarsene?

giuseppe: se ti pare.

andrea: no. Non mi pare.

Si sente trambusto, piatti e bicchieri di alluminio che vengono percossi. Andrea e Giuseppe si scrutano negli occhi. Andrea esce.

giuseppe: (voltandosi verso Delfo) dovevi proprio…?

delfo: era inevitabile.

Il rumore si fa sempre più forte.

Cambio luci. L’agente e Veronica.

sbirro: (ad una radiotrasmittente) il braccio 5? Lo hanno preso? Arrivo.

veronica: è per l’indulto, vero?

sbirro: hanno ragione, in questa situazione, non ne possono più.

veronica: e il governo?

sbirro: manderanno qualcuno: un Ministro, un sottosegretario, qualcuno…

veronica: quello che ci vuole.

sbirro: è ben altro quello che ci vuole.

veronica: il difficile è capirlo

sbirro: il difficile è farlo capire.

Di colpo silenzio.

veronica: e ora?

sbirro: comincia il bello.

veronica: che vuol dire?

sbirro: fin che li senti urlare, sei tranquillo, sai cosa stanno facendo. Quando si fa silenzio, devi aver paura: significa che preparano qualcosa.

veronica: la presa del "palazzo d’inverno"?

sbirro: guardi.

I due si sporgono verso un’improbabile finestra. Tutt’intorno, in mezzo, sopra il pubblico si accendono una moltitudine di luci ad intermittenza: pezzi di carta che bruciano e che volano via.

veronica: fuochi?

sbirro: fuochi.

veronica: (al pubblico) c’era qualcosa di maestoso in questo, qualcosa che… quei fogli che volavano, in cielo, in fiamme, nella notte, nel buio. Qualcosa che… quegli umani, il loro modo di essere "estremi", agli "estremi", fuori quasi da ogni contesto che non fosse quello… la reclusione. (verso l’agente) Cosa succederà adesso?

sbirro: cerchiamo di guadagnare tempo. Aspettiamo l’inviato del Ministro facendo qualche promessa, qualche concessione.

veronica: mentire?

sbirro: è la condizione indispensabile per rimanere vivi, qui dentro.

veronica: e poi?

sbirro:Giuseppe cercherà di far ragionare qualcuno di loro.

veronica: è lui che tira le fila?

sbirro: tiene calme le acquee.

veronica: immagino in cambio di cosa.

sbirro: se è ben meritato, perché no?

veronica: maledettamente logico.

sbirro: maledettamente pratico. (esce)

Esplosioni di luci, di sirene. Spari. Di colpo, silenzio. Veronica è rimasta sola.

veronica: (meccanicamente) evasione, articolo 385 codice penale: "chiunque, essendo legalmente arrestato o detenuto per un reato, evade è punito con la reclusione da sei mesi ad un anno"

Cambio luci. Andrea rientra in cella leggendo un foglio di carta. C’è solo Delfo.

andrea: Giuseppe?

delfo: è andato a darsi da fare.

andrea: c’è questo da fare, ora. (agita il foglio)

delfo: Andrea, lascia perdere queste cose. Finirai col metterti nei guai.

andrea: tranquillo, non mi faccio mica mettere in mezzo. Voglio solo capire quello che sta accadendo, esercitare il controllo.

delfo: è questo il punto.

andrea: il controllo?

delfo: Giuseppe. Devi starlo a sentire, cercare di capire quello che dice…

andrea: che vuole.

delfo: lui cerca solo di ribadire un concetto.

andrea: Delfo, Giuseppe conosce solo la violenza come mezzo per imporre la sua personalità.

delfo: cazzo dici?

andrea: me l’ha spiegato la sociologa…

delfo: e tu la stai ancora a sentire quella?

andrea: delle volte dice cose intelligenti.

delfo: su Giuseppe?

andrea: su di me.

delfo: é quello che dicevi prima?

andrea: era riferito a me.

delfo: e tu l’hai girato su Giuseppe.

andrea: volevo vedere che effetto fa.

delfo: è importante?

andrea: solo capire…

delfo: è ridicolo quello che dici.

andrea: …capire…

delfo: lascia perdere quella. È una stronza, solo una stronza.

andrea: non ne sono convinto.

delfo: una prendiinculo, perditempo.

andrea: ci mette l’anima in quello che fa. Ci crede.

delfo: è una settentrionale.

andrea: anche bella.

delfo: solo quello.

andrea: quando mi parla…

delfo: non ti vede nemmeno.

andrea: …sembra anche ascoltarmi.

delfo: come dice Giuseppe…

andrea: mi piacerebbe una come quella…

delfo: …buona solo per scopare.

andrea: se solo potessi parlarle… sul serio.

delfo: è solo una stronza.

andrea: per un attimo, solo un attimo. Parlarle. Solo questo. (ci pensa) Anche questo.

Entra Giuseppe. Appare furioso.

giuseppe: cos’è quello? (indica il foglio che Andrea ha in mano)

andrea: le richieste per il Ministro. Quello che gli chiediamo.

giuseppe. "chiediamo"?

andrea: pochi punti: ma chiari, semplici.

giuseppe: "chiediamo"?

andrea: sì, certo: "chiediamo".

giuseppe: e perché "chiediamo"?

andrea: ti stai chiamando fuori?

giuseppe: io sono "già" fuori. Fuori da tutto.

andrea: non è vero, non è così: l’amnistia, riguarda anche te, tutti.

giuseppe: amnistia? Quale amnistia?

andrea: quella che c’è stata promessa.

giuseppe: nessuno ha promesso niente a nessuno.

andrea: i giornali hanno detto… quella per il "giubileo".

giuseppe: quello è stato solo un appello del papa ai governi del mondo.

andrea: il papa, appunto!

giuseppe: il papa non è nessuno.

andrea: nessuno?

giuseppe: nessuno.

andrea: non è così, non può essere così.

giuseppe: beato te che ci credi.

andrea: le condizioni, guarda qui. Non siamo animali, non siamo solo animali. Abbiamo anche noi bisogno di spazio.

giuseppe: il mio spazio me lo garantisco io, senza fare troppi casini.

andrea: devi ancora starci due anni, qui dentro.

giuseppe: è questo il punto: ancora due anni. Per questo non voglio grane.

andrea: e questa è una grana?

giuseppe: "tu" sei una grana. Adesso.

andrea: prima non la pensavi così.

giuseppe: prima non avevi quello in mano. (indica il foglio che Andrea ha in mano)

andrea: mentre ora invece… (Giuseppe conferma fissandolo negli occhi) Ti ho messo in discussione?

giuseppe: magari non volevi.

andrea: e mi vuoi punire per questo?

giuseppe: devo rimettere ordine. Semplicemente, ordine.

andrea: non lo farai, Giuseppe. Non adesso, non più.

giuseppe: dovevi ascoltarmi, Andrea. Darmi retta. Sai, tu mi ricordi Carlo.

andrea: Carlo? Carlo chi?

giuseppe: quello che ha portato la croce al papa.

andrea: è morto?

giuseppe: non ci dormiva la notte. Aveva avuto la sua grande occasione e lui, invece… se l’è sparata dritta in vena. Portare la croce al papa. E l’ha portata la croce, l’ha portata. Fino all’inferno. Un ago al posto dei chiodi. Ad un passo dal paradiso, dritto all’inferno. (gli si avvicina)

andrea: Giuseppe, non t’avvicinare.

giuseppe: sono già vicino.

andrea: non lo fare. Ti prego.

giuseppe: perché? Perché non dovrei?

andrea: perché se lo fai…

giuseppe: lo faccio?

andrea: …mi devi ammazzare. Mi devi solo che ammazzare, spaccarmi in due.

giuseppe: solo una piccola lezione. Ribadire un concetto.

andrea: questa volta non basterà, non ti basterà. Perché se mi alzo, se mi rialzo, non avrai scampo.

giuseppe: mi minacci? Tu?

andrea: io, qui dentro, ci passo la vita, comunque. Una vita intera. Uno in più, non cambia niente. Mentre tu, invece… (Giuseppe ora esita) … due anni, solo due anni e sei fuori.

giuseppe: (ora esitante) che vuoi dire?

andrea: Giuseppe, sei proprio sicuro, convinto di essere tu a fottere me?

giuseppe: che vuoi dire?

andrea: che ti scanno. Se ti avvicini ti scanno.

giuseppe: non ne avrai il coraggio.

andrea: dici?

giuseppe: dico.

Cambio luci. Appare Veronica. Intorno a lei, buio.

veronica: quando un uomo ti guarda, un uomo qualsiasi… sai cosa vuole, capisci. Magari, di più, capisci chi è, cosa fa, cosa ha fatto. Ma se l’uomo, quell’uomo ti sfugge, non ti guarda, si volta dall’altra parte, allora, forse, è il caso di avere paura, anche paura. Quell’uomo è indecifrabile, è difficile capire, intuire quello che vuole… te, altro… fotterti la vita… fottersi la vita.

Poco lontano, ora illuminato, siede uno "sfuggente" Andrea.

veronica: Andrea, io vorrei sapere… (Andrea chiude gli occhi) Andrea? Andrea, ti sto parlando. (Andrea si copre gli occhi) Tu mi devi dire… perché mi hai mentito, non mi avevi detto di Giuseppe? Perchè? (Andrea si copre le orecchie) Per favore! (pausa) Il tuo atteggiamento è assurdo, incomprensibile quasi… (Andrea si copre la bocca) …provocatorio. Come se fossi tu quello che ha veramente… (Andrea spalanca gli occhi) …qualcosa da nascondere. (Andrea porta le mani alle orecchie a mo’ di ascolto) Mentre invece sono gli altri che dovrebbero vergognarsi, (Andrea spalanca la bocca) essere denunciati e… puniti. (lunga sofferta pausa). Perché non mi vuoi parlare?

andrea: ho troppa fame per farlo.

veronica: paura?

andrea: non più di quanta ne hai tu.

veronica: voglio solo aiutarti.

andrea: fammi uscire da qui.

veronica: sai che non posso.

andrea: allora inutile parlare.

veronica: eri l’ "amico" di Giuseppe, vero? Il suo "buco"?

andrea: ho le sbarre agli occhi, un cancello in testa. E le mani appese ad un chiodo. Per il resto… niente.

veronica: allora è per lui?

andrea: i morti non hanno silenzio.

veronica: che vuoi dire?

andrea: il tempo è venuto, ed io… non avevo più tempo.

Pausa.

veronica: l’uomo nuovo verrà e avrà la tua espressione, il tuo sguardo, il tuo respiro. L’uomo nuovo verrà e porterà una smorfia chiusa in un cassetto e un vuoto grande dentro le mani. L’uomo nuovo verrà e avrà ucciso, preso in mano un contesto ed invertito il tempo per dare ancora una volta a Cesare quel ch’è di Cesare.

andrea: amen.

Pausa.

veronica: uccidere Giuseppe è stato un atto… un atto di… (tace)

andrea: giustizia?

veronica: si potrebbe anche farlo passare per quello.

andrea: vendetta?

veronica: la tensione di questi giorni, la rivolta… Un animo esasperato è capace di tutto. Anche di questo.

andrea: stronzate.

veronica: un atto di ribellione ai soprusi che quello ti aveva imposto.

andrea: può farmi uscire da qui?

veronica: sai che questo non è possibile.

andrea: e allora…

veronica: serve a renderti meno severa… la tua condizione… in fin dei conti quello che lui ti aveva fatto… era logico che tu reagissi in qualche modo.

andrea: sai che me ne importa.

veronica: la società non ti ha dato sbocchi, non ti ha mai dato nulla.

andrea: per me è lo stesso.

veronica: hai cercato solo di prenderti quello che potevi, quello che credevi ti spettasse… giustizia.

andrea: anche con quel vecchio? Il pensionato?

veronica: che c’entra lui?

andrea: era già da tempo che lo avevo puntato.

veronica: premeditazione?

andrea: sembrava così innocuo. Curvo. Zoppicava. Con quel bastone. Sembrava dovesse cadere da un momento all’altro. Faceva pena, faceva "anche" pena. Un povero vecchio, solo quello. Quando sono andato lì, pensavo… "un gioco da ragazzi! Gli faccio paura. Quello sbarella. Mi sgrana gli occhi e, se non gli piglia una sincope, me li da’ i soldi senza neanche doverglieli chiedere." E così ho fatto. Sono andato da lui. Me lo sono guardato strano. Gli ho mostrato i denti… neanche lo volessi sbranare. Con la mano gli ho fatto cenno… "dammeli". Ma non gli ho detto niente perché…

veronica: inutile parlare.

andrea: che gli dovevo dire? Più chiaro di così!

veronica: è lui?

andrea: s’è spaventato. Anzi, di più… terrorizzato! Gli tremavano quei pochi denti che aveva in bocca. Le palpebre gli sbattevano gli occhi. Ed il bastone gli è caduto a terra.

veronica: t’ha dato i soldi?

andrea: c’ha pure provato. Ha infilato la mano in tasca. li ha presi. E io ho pensato… "ora me li da, me li da…". Invece no.

veronica: no?

andrea: quando ha allungato la mano per darmeli, non ce l’ha fatta. Avrà pensato… "sono miei". La mano gli tremava ma… i soldi non li mollava. Allora io ho detto… "che vuoi fare?" E lui mi ha guardato strano con quegli occhietti piccoli, cattivi. Da vecchio. M’ha fatto pure una smorfia. E no, non voleva darmeli… i soldi. Allora gli ho preso la mano, gliel’ho stretta. Forte. Lui ha pianto qualcosa: il dolore. Ma la mano non l’ha aperta. I soldi, quelli li teneva stretti. E allora - cazzo! - ho stretto di più. Ho sentito qualcosa, un dito, la mano - non lo so - rompersi ma ancora non li mollava, non li mollava no.

veronica: è andata così?

andrea: ha cercato anche di darmi un pugno. Piano, però perché... perché era vecchio. Io allora sono scoppiato a ridere. E gli ho sputato in faccia. poi gli ho mollato un cazzotto e - paff! - alcuni denti gli sono saltati. È stramazzato a terra. E io, giù un calcio, un altro, un altro ancora. E mi sono messo ad urlare, esaltato, urlavo - cazzo! - se urlavo. Perché lui - porco io! - piangeva. E io… giù botte. E calci e pugni. Però…

veronica: è andata proprio così?

andrea: più lo menavo, più lui taceva. Ed io…

veronica: avevi perso la testa?

andrea: più lo menavo e più mi sentivo bene.

veronica: bene?

andrea: lui era lì, a terra ed io sopra. Menavo. E mi piaceva pure… menargli. Non so. Mi sembrava anche l’unica cosa che potevo fare… l’unica… menargli.

veronica: eri sotto l’effetto di qualcosa?

andrea: mai stato così lucido. Come l’altro giorno…

veronica: con Giuseppe?

andrea: …sapevo quello che facevo e mi piaceva farlo: quella volta il vecchio, l’altro giorno Giuseppe.

veronica: sei pazzo!

andrea: non credo che sia così.

veronica: non capisco. Non ti capisco più.

andrea: il fatto è che… sono fatto così, la mia natura, di uomo…

veronica: un delinquente incallito?

andrea: esiste davvero?

veronica: un reietto?

andrea: l’unico che c’era l’hanno messo in croce secoli fa.

veronica: allora?

andrea: allora, niente. (Veronica appare sconfitta) Solo su di una cosa avevi ragione.

veronica: quale?

andrea: …l’uomo nuovo.

veronica: vuoi dire che…?

andrea: l’uomo nuovo verrà e avrà la tua espressione, il tuo sguardo, il tuo respiro. L’uomo nuovo verrà e porterà una smorfia chiusa in un cassetto e un vuoto grande dentro le mani. L’uomo nuovo verrà e avrà ucciso, preso in mano un contesto ed invertito il tempo per dare a Cesare, ancora una volta, quel ch’è di Cesare.

veronica: amen.

Veronica si sposta. Tutto piomba nel buio tranne lei che passeggia.

veronica: (al pubblico) poi sono andata via, da lì, dal carcere, da tutti i carceri. Sono andata via e ho cambiato vita, professione. Non ne potevo più, proprio più. Di quello, questa storia, di tutti quegli occhi che mi si incollavano addosso, appiccicosi unti. Non ne potevo più. Così ho cambiato vita. Potevo farlo, permettermelo. Basta un uomo, ne trovi uno, uno ricco, con la professione e ti metti ad allevare figli, fare la signora, sgravare figli… assegni in bianco. (pausa) Ma… sono convinta, anche lì, in carcere, dopo che sono andata via, qualcosa è cambiato, deve essere cambiato… qualcosa… assegni in bianco.

La luce le "muore" addosso. Sul proscenio si intravede nella penombra Andrea che si rolla una sigaretta. Il resto è buio.

andrea: quando ti rolli una sigaretta, sì, una sigaretta… una canna è lo stesso… devi stare attento, molto attento... (lecca la cartina) …a quello che cade, rimane fuori. È uno spreco, diventa uno spreco e…

voce fuori campo: (dolente nel buio) aaaah.

andrea: così è nella vita. Non puoi lasciare nulla al caso. Fare finta che tutto vada bene e poi? Lasci fuori, perdi il meglio. Non puoi. Non puoi proprio permettertelo.

voce fuori campo: (dolente nel buio) aaaah.

andrea: come? Tu non fumi? (si accende la sigaretta appena rollata) Neanche le canne? Male. Fai male. (aspira) Ora capisco il tuo nervosismo, il tuo modo di essere. (butta il fumo fuori dalla bocca) Dovresti fumare, cominciare a farlo. Vedrai che ti calma, ti rilassa. Ti fa sentire… (ci pensa) …non dico dio, ma - sì - ti fa sentire bene. Proprio così, bene.

voce fuori campo: (dolente nel buio) aaaah.

andrea: che è stato? Il ragazzo? (pausa) come? (pausa) Aaah, lascialo perdere quello. È solo un idiota, un povero idiota che non sa neanche come c’è finito qui dentro. (pausa) dice che gli fa male? La prima volta è così. Poi… poi ci si abitua.

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