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PRIMA PARTE

LUPI

due parti

di Ivano Bertoletti

Personaggi

MARCO

LAURA

COMMISSARIO

PRIMA PARTE

Salone della villa di Marco e Laura. Porta d’entrata a sinistra. Altra porta a destra.

Marco e Laura sono in scena, in piedi.

LAURA - Sono trascorsi appena venti giorni.

MARCO - Com’è possibile?

LAURA - Come ci sono riusciti?

MARCO - È stato molto laconico.

LAURA - Chi è?

MARCO - “L’abbiamo preso. Ha confessato.”

LAURA - Tutto qua?

MARCO - Sì. Ci spiegherà ogni cosa direttamente, qui da noi.

LAURA - E sta arrivando?

MARCO - È già partito. (Pausa) Era soddisfatto.

LAURA - È giusto. Loro sono stati bravi. Hanno raggiunto il loro scopo. (Pausa) Ma noi?

MARCO - Almeno sapremo. Conterà poco, ma conosceremo la verità.

LAURA - Che non attenuerà il nostro dolore.

MARCO - Che non riempirà il nostro vuoto.

Laura va a proscenio, sulla sinistra, e guarda fuori, come se ci fosse una fi­nestra o una portafinestra.

MARCO - Hai voglia di sapere?

LAURA - Chi è? Perchè? Chi è? Perchè? (In un soffio) Come se possa es­serci un perchè.

MARCO - Come se fosse possibile un perché.

LAURA - Non arriva.

MARCO - È ancora presto. Ci vuole poco, ma è presto.

Laura si gira verso il marito.

LAURA - Si scatenerà nuovamente il mondo dell’informazione.

MARCO - Sarà inevitabile. Purtroppo.

LAURA - lo non voglio parlare con nessuno. Né giornali né televisioni. Nessuno.

MARCO - Nemmeno io. Continueremo come abbiamo fatto sinora.

Laura torna a guardare fuori.

MARCO - Non preghi più.

LAURA - Dio mi ha tradito.

MARCO - È lui il colpevole?

LAURA - Sì.

MARCO - Non è lui.

LAURA - Sì.

MARCO - La colpa è dell’uomo.

LAURA - Che è una sua creatura.

MARCO - Incredibile. Io, indifferente a Dio, sto facendo il suo avvocato difensore.

LAURA - Al suo tradimento, io rispondo con il mio tradimento.

MARCO - Noi siamo un impasto di bene e di male, e ognuno di noi porta con sé splendori e miserie.

LAURA - Quell’uomo è solo male.

MARCO - Quell’uomo ha scelto solo il male.

LAURA - Io ho condannato a morte Dio. E l’ho giustiziato.

MARCO - Giudice e boia.

LAURA - E Dio è morto.

Marco va a proscenio, affiancandosi a Laura.

MARCO - Ti rimango solamente io.

LAURA - Sì.

Marco le stringe la mano.

MARCO - Io e te.

LAURA - Noi due.

MARCO - Unici.

LAURA - Ultimi.

MARCO - Il tutto.

LAURA - Solo noi.

MARCO - E poi nessuno.

LAURA - Il nulla.

Le due mani sono serrate.

MARCO - La tua pelle.

LAURA - Pelle nella pelle.

MARCO - Il tuo respiro.

LAURA - Respiro nel respiro.

Si guardano negli occhi.

MARCO - Il tuo corpo.

LAURA - Il nostro corpo.

MARCO - Il tuo cuore.

LAURA - Il nostro cuore.

MARCO - La tua passione.

LAURA - Il tuo desiderio.

MARCO - Noi.

LAURA - Noi.

Si baciano con ardore.

MARCO - Noi.

LAURA - Noi.

Rimangono abbracciati, fianco a fianco, con lo sguardo verso l’esterno.

MARCO - È tutto in fiore il nostro giardino.

LAURA - Siamo in maggio.

MARCO - Lo stai curando parecchio.

LAURA - Mi aiuta.

MARCO - Ti è sempre piaciuto.

LAURA - Adesso mi è quasi indispensabile.

MARCO - Hai messo dei fiori nuovi?

LAURA - Sì.

MARCO - E cioè?

LAURA - Non te lo dico. Sarà una sorpresa.

MARCO - Sarà più bello.

LAURA - Credi che avremo ancora qualcosa di bello?

MARCO - Ora è difficile pensarlo.

LAURA - Impossibile sperarlo.

Pausa.

MARCO - Si è fermata una macchina.

LAURA - È lui?

MARCO - E probabile. (La stringe) Hai paura?

LAURA - Non lo so. E tu?

MARCO - Una specie di ansia.

LAURA - L’apprensione di sapere.

MARCO - Sì, forse.

LAURA - Chi ha potuto?

MARCO - Chi ha devastato?

Citofono.

LAURA - È lui.

MARCO - Sì.

Marco va alla porta d’entrata e parla al citofono.

MARCO - Le apro il cancelletto. (Preme il pulsante).

Laura è rimasta ad osservare fuori.

MARCO - Cosa fa?

LAURA - È entrato. Cammina e sta guardando il giardino.

Marco apre la porta. Poco dopo entra il commissario.

MARCO - Buongiorno, commissario.

COMMISSARIO - Buongiorno, avvocato. Buongiorno, signora.

LAURA - Buongiorno.

Attimi di silenzio.

LAURA - Cos’é successo?

MARCO - Ci deve dire tutto.

COMMISSARIO - Sono qui per questo. Non volevo che veniste a cono­scenza del fatto da parte dei media. Ci sediamo?

MARCO - Sì.

Si accomodano.

LAURA - L’avete preso?

COMMISSARIO - Sì (Pausa) È stata la conseguenza di una particolare operazione condotta dal reparto speciale di polizia che indaga sui pedo­fili.

MARCO - Un pedofilo, dunque.

COMMISSARIO - Era una delle ipotesi. Quel gruppo aveva scoperto alcu­ni sospetti ed é intervenuto anche con perquisizioni. Nella casa di uno di loro sono state trovate fotografie di vostra figlia.

Entrambi lo fissano, in silenzio, per qualche secondo.

MARCO - Fotografie scattate dopo la scomparsa?

COMMISSARIO - Sì.

LAURA - Quel tipo di fotografie?

COMMISSARIO - Sì. Uno degli investigatori ha collegato quelle foto alla bambina trovata uccisa tre settimane fa.

MARCO - Alessia.

COMMISSARIO - Inequivocabilmente lei. Senza dubbio.

MARCO - Dobbiamo vedere quelle foto?

LAURA - Io non voglio vederle. Mai.

COMMISSARIO - No. Non serve. Rassicuratevi. Lui ha confessato.

MARCO - Tutto?

COMMISSARIO - Tutto quello che le ha fatto. Era con le spalle al muro. Noi abbiamo il DNA dell’assassino, ricavato dalle tracce organiche la­sciate sul corpo di Alessia. Dobbiamo solo confrontarlo con il suo. Non aveva alternative. Ha preferito confessare subito.

MARCO - Perché non ha distrutto le foto?

COMMISSARIO - Non lo so.

MARCO - Sembra il comportamento di uno stupido.

COMMISSARIO - Non è uno stupido. Forse la morbosità di riguardarle.

MARCO - Le fotografie di una bambina che poi ha straziato.

COMMISSARIO - Purtroppo sembra non esserci limite alla perversione.

LAURA - Chi è?

Il commissario fa fatica a risponderle.

COMMISSARIO - Mi dispiace, veramente. Lo conoscete.

Laura e Marco sono scioccati.

MARCO - Lo conosciamo?

LAURA - Chi è?

COMMISSARIO - È un suo collega, avvocato.

MARCO - Non è possibile.

LAURA - Chi è?

COMMISSARIO - (Pausa) Giorgio Ranieri.

Marco, fulminato, fissa il commissario. Laura abbassa il capo.

COMMISSARIO - Lo conoscete, vero?

MARCO - Sì. Un semplice conoscente. Mia moglie l’avrà visto in due o tre occasioni.

LAURA - Lo conosceva anche Alessia.

MARCO - (Colpito dalle implicazioni di quell’affermazione) È vero. Quel­le volte c’era anche Alessia.

COMMISSARIO - Capite che questo spiega molto, quasi tutto del crimine. Per Alessia era una persona conosciuta, soprattutto conosciuta da voi due.

LAURA - E quel giorno si è fidata di lui.

MARCO - È colpa nostra, dunque?

LAURA - Perché? Quante altre persone conosceva la nostra bambina senza correre alcun pericolo.

COMMISSARIO - Voi non avete colpe. Lui voleva vostra figlia e aveva tutto il tempo per prendersela.

LAURA - Noi l’amiamo. È lui, solo lui, che l’ha depredata.

Silenzio. Il commissario si alza e va a guardare una fotografia incorniciata, posata su un mobile.

COMMISSARIO - È molto bella questa fotografia.

LAURA - È molto bella la mia bambina.

MARCO - La più bella bambina.

LAURA - Aveva otto anni.

MARCO - Otto piccoli anni.

LAURA - Lei ha figli?

COMMISSARIO - Due bambine: dieci e sette anni.

MARCO - Le più belle per lei.

COMMISSARIO - Sì.

MARCO - (Pausa) È l’ultima foto.

COMMISSARIO - Come?

MARCO - L’ho scattata due giorni prima.

COMMISSARIO - Nel vostro giardino.

MARCO - Sì.

LAURA - Guardi come Alessia assapora il profumo del fiore. Sembra che quella fragranza le riempia l’anima.

MARCO - Quanta gioia nel sorriso dei suoi occhi.

LAURA - Quel fiore, appena germogliato, è stato colto delicatamente.

MARCO - Il nostro unico fiore è stato reciso.

LAURA - Strappato senza pietà.

MARCO - Stava ancora sbocciando.

LAURA - Al sole, alla pioggia, al giorno, alla notte.

MARCO - Mai più una goccia di rugiada lo bagnerà.

LAURA - Mai più un alito di vento lo sfiorerà.

Silenzio.

LAURA - Cosa gli farete?

COMMISSARIO - Come?

LAURA - Cosa gli farete?

COMMISSARIO - Noi, niente. Sarà processato.

MARCO - (Sarcastico) E magari riconosciuto infermo di mente.

COMMISSARIO - Sarà condannato.

LAURA - Dieci, venti, trenta, cent’anni, non cambiano nulla. Nessuna quantità di anni potrà compensare la vita di Alessia.

MARCO - Noi due siamo, come dire, degli effetti collaterali. È lei, sola­mente lei, che non vive più.

LAURA - E lui vive e, comunque sarà, vivrà.

MARCO - Allegro, triste, pentito, indifferente, ma lui vivrà. Capisce, vivrà.

LAURA - E questa è una tremenda ingiustizia. Il mondo civile compie le­galmente una delle più spregevoli iniquità.

COMMISSARIO - Posso comprendere il vostro stato d’animo, ma non posso condividere le vostre parole.

MARCO - Lo farebbe se, al posto di Alessia, ci fossero state le sue figlie.

Silenzio. Il commissario va a proscenio a guardare fuori.

COMMISSARIO - Avete un bel giardino.

MARCO - Sì.

COMMISSARIO - Anche sul retro?

MARCO - Si estende tutt’intorno alla villa, sino al muro di cinta.

COMMISSARIO - Anche alberi di alto fusto.

MARCO - Qualcuno.

COMMISSARIO - Più che un giardino, è un piccolo parco.

MARCO - Sì.

COMMISSARIO - Vivete in mezzo al verde.

LAURA - Ci piace molto. Anche ad Alessia.

COMMISSARIO - C’è qualche gioco per la bambina?

MARCO - Dietro c’era un’altalena.

COMMISSARIO - (Voltandosi) C’era?

MARCO - L’ho smontata e l’ho buttata.

LAURA - Perchè dovevamo tenerla? Cosa avrebbe rappresentato? Un mo­numento in ricordo dei giorni felici?

COMMISSARIO - Cercate di riprendere le vostre abitudini?

MARCO - Tentiamo un poco.

LAURA - È molto difficile.

COMMISSARIO - Forse è ancora troppo presto.

LAURA - È tremendo pensare di riprendere la vita di sempre.

MARCO - Io sto tornando al rallentatore al mio studio. (Uno sguardo di te­nerezza alla moglie) Lei non ce la fa.

LAURA - La casa editrice dove lavoro mi ha concesso un periodo di aspet­tativa.

COMMISSARIO - Mi auguro che l’aiuti. Anche se a volte è meglio stare con la gente.

LAURA - Io non ci riesco.

COMMISSARIO - Ci sarà il processo.

LAURA - Io non voglio vederlo.

COMMISSARIO - Ma al processo…

LAURA - Non ci sarò.

COMMISSARIO - (A Marco) E lei?

MARCO - Serve a qualcosa? La mia, la nostra presenza potrebbe influire sulla sentenza?

COMMISSARIO - No. E lei lo sa.

MARCO - Ce ne staremo a casa.

LAURA - O ce ne andremo via, lontano.

COMMISSARIO - Penso che non farebbe una buona impressione sull’opinione pubblica.

LAURA - Commissario, ci vuole spiegare cosa può importarci della gente, dei giornali, delle televisioni, dopo la mostruosità che ci ha colpiti?

MARCO - Non ci consideriamo parte di quel baraccone che si muove sulla nostra tragedia. L’abbiamo sempre evitato e continueremo a farlo.

LAURA - Cosa faccio? Piango pubblicamente per un dolore che è nostro, solo nostro, per sempre nostro.

MARCO - Nessun riflettore acceso potrà sconfiggere l’oscurità.

LAURA - Nessuno potrà condizionare le nostre scelte. Solo io e Marco sia­mo i padroni di noi stessi.

Mentre le luci si abbassano, Laura e Marco si alzano. Il commissario rima­ne in penombra. Solamente i coniugi sono illuminati.

LAURA - Non sono più capace di sperare.

MARCO - Io ho una sola speranza: tu.

LAURA - In te io mi rifugio. In te s’acquietano tutte le mie ansie.

MARCO - Nei tuoi occhi muore il mio smarrimento.

LAURA - Restiamo aggrappati, insieme, per non perderci, su questo sentie­ro buio, scosceso.

MARCO - Non posso cadere, tu mi sorreggi.

LAURA - Non posso scivolare, tu mi trattieni.

Si danno la mano.

MARCO - Queste mani unite, avvinte.

LAURA - Queste mani piene di linfa nuova.

MARCO - Queste mani nei nostri corpi.

LAURA - Queste mani calde, potenti.

MARCO - Ti cerco, ti aspetto come un amante impaziente.

LAURA - Come amanti trepidanti, nascosti, ebbri di passione.

MARCO - Che bruciano del loro amore.

LAURA - Che si consumano nel loro amore.

MARCO - Senza sosta.

LAURA - Senza fine.

MARCO - Un sentimento diverso, assoluto.

LAURA - Un sentimento nuovo, unico.

MARCO - Perché è cosi completo?

LAURA - Perché è cosi sconfinato?

MARCO - Non ci amiamo più in due. L’amore di Alessia, nostro per lei, suo per noi, si è fuso con il nostro amore.

LAURA - Tre amori in due persone.

MARCO - Tre energie straordinarie trasformate in due.

LAURA - Una forza inesauribile che ci lega.

MARCO - Una fonte perenne che ci disseta.

LAURA - Un amore selvaggio.

MARCO - Un amore insaziabile.

LAURA - Io non mi perderò mai più.

MARCO - Io mi perderò solo in te.

LAURA - Nelle tue braccia, come in un’insenatura, io trovo protezione. Il vento non mi sferza, le onde non mi percuotono.

MARCO - Mi riposo in te, con te, senza timori e senza angosce.

LAURA - E così vinciamo le tenebre che ci opprimono.

MARCO - Noi, ci salva l’Amore.

Torna lentamente la luce.

LAURA - Commissario, lei non sa quanto ci è costato avere una figlia.

COMMISSARIO - In che senso?

LAURA - Tutti i sacrifici compiuti, le sofferenze patite prima ancora che Alessia nascesse.

COMMISSARIO - Mi dica.

LAURA - Non riuscivamo ad avere il figlio tanto voluto. Quindi, controlli, visite, esami a non finire, per scoprire che era un problema di Marco.

MARCO - E, con l’aiuto della moderna conoscenza medica, il problema fu superato e Laura rimase incinta.

LAURA - Aspettavo un bambino. Un evento talmente desiderato che quasi stentavo a crederci. Ma da lì iniziò il periodo più difficile, più pericolo­so. La mia fu una gravidanza ad alto rischio. Passai mesi a letto, pur di non perdere quel prezioso dono.

MARCO - Un periodo di speranze e di paure. Potevamo perderla in un sof­fio.

LAURA - Mesi senza fine. Ma, quando Alessia vide la luce, contò solo lei, lei che c’era.

MARCO - Come se un sogno si fosse avverato.

COMMISSARIO - Una specie di miracolo.

LAURA - Più di un miracolo.

Silenzio.

LAURA - Un incidente, una malattia, seppure dolorosi, sono intrinseci alla natura umana. Ma questo orrore, questa depravazione che ha distrutto Alessia io non l’ammetto, io non posso accettarla.

MARCO - Le è stato rubato il futuro. Lei doveva volare per questo mondo da scoprire, da perfezionare, da creare, ma il suo volo è stato brutalmen­te stroncato.

LAURA - Alessia non sogna più. Alessia non danza più.

COMMISSARIO - Io sono abituato a situazioni tristi, dolorose. E vorrei essere di aiuto, ma è difficile, spesso non ci riesco. Sembro un intruso. Faccio il mio lavoro e cerco di farlo bene.

MARCO - Noi non possiamo pretendere che lei approvi il nostro compor­tamento. Non sarebbe giusto.

LAURA - Lei è una brava persona.

COMMISSARIO - (Pausa) Ora me ne vado.

LAURA - Quando è in giardino, colga qualche fiore per le sue bambine.

COMMISSARIO - Posso?

LAURA - Sì. E dica loro che sono un regalo di una mamma.

COMMISSARIO - Grazie. Buongiorno.

LAURA - Buongiorno.

MARCO - Buongiorno.

Il commissario esce. Marco preme il pulsante del cancelletto. Laura va a proscenio, raggiunta subito dal marito. Sono vicini.

LAURA - La natura è molto fortunata.

MARCO - Perchè?

LAURA - Guardala. È rimasta assopita per mesi e adesso è tornata a rivive­re.

MARCO - Un lungo sonno, poi il risveglio splendente, multicolore.

LAURA - Nessun risveglio, invece, per la nostra bambina.

MARCO - Era bello vederla addormentarsi mentre le raccontavo le mie sto­rie fantastiche che inventavo solo per lei. Anche se più di una volta mi confondevo e lei me lo faceva notare, divertita.

LAURA - Infatti, poi mi diceva: “Papà è un pasticcione. Mette il personag­gio di una storia in un’altra. E, invece di farmi dormire, mi fa ridere”.

MARCO - Vederla ridere.

LAURA - Sentirla ridere.

MARCO - Il più bel dono.

LAURA - La più dolce gioia.

Pausa.

LAURA - Che cosa gli faranno?

MARCO - Ha confessato.

LAURA - E allora?

MARCO - Hanno le prove.

LAURA - E allora?

MARCO - Lo condanneranno.

LAURA - Che cosa gli faranno?

MARCO - Niente.

LAURA - Devono fargli tutto quello che ha fatto alla nostra piccola.

MARCO - Non possono.

LAURA - Devono fargli tutto quello che ha fatto alla nostra piccola.

MARCO - Sì.

Lei sta per piangere. Lui la stringe a sé. Si stringono. E poi, insieme, tra le lacrime, all’unisono, come una straziante cantilena.

MARCO - Devono fargli tutto quello che ha fatto alla nostra piccola…

LAURA    Devono fargli tutto quello che ha fatto alla nostra piccola…

 Devono fargli tutto quello…

Buio.

SECONDA PARTE

Marco sta leggendo una rivista. Da destra entra Laura.

MARCO - È bravo questo giornalista.

LAURA - Non trovo più la pistola.

MARCO - Ha scritto un bel pezzo.

LAURA - Su che?

MARCO - Sul “killer del fiore”.

LAURA - Ah.

MARCO - È riuscito a scoprire che, oltre al fiore, c’è un particolare comu­ne ai tre delitti. Un particolare che la polizia cerca di tenere nascosto.

LAURA - Dov’è la pistola?

MARCO - Una carta da gioco, ma non si sa quale. La stessa figura, però di seme diverso per ogni omicidio.

LAURA - (Guardandolo, sorpresa) Avrà informatori nella polizia.

MARCO - Certo.

LAURA - Mi vuoi dire dov’è?

MARCO - Non è in casa. L’ho avvolta in un sacchetto di plastica e l’ho messa nel ripostiglio degli attrezzi. Nascosta nel sacco della segatura.

LAURA - Un nascondiglio non molto originale.

MARCO - Hai ragione.

LAURA - Perchè l’hai fatto?

MARCO - Non conosco le sue reali intenzioni. Diciamo, una precauzione.

LAURA - Probabilmente inutile.

MARCO - Sì.

LAURA - Dovremo studiare qualcosa di meglio.

MARCO - Nel muro di cinta. Potremmo predisporre una cavità apposita.

LAURA - Ci penseremo.

Laura va a proscenio, a guardare fuori.

LAURA - C’è qualcos’altro di interessante in quel pezzo?

MARCO - Il giornalista è sicuro che il killer ucciderà ancora.

LAURA - È possibile.

MARCO - Dice inoltre che il killer non è uno psicopatico, ma una specie di giustiziere.

LAURA - Sono d’accordo con lui.

MARCO - Secondo lui, l’assassino è un freddo calcolatore, sicuro, impla­cabile.

LAURA - E il fiore?

MARCO - Un simbolo della dolcezza di chi è stato preda delle vittime del killer.

LAURA - Perchè ritorna qui, dopo dieci mesi?

MARCO - Non lo so.

LAURA - Nessun accenno?

MARCO - Deve parlarci oggi, alle cinque.

Marco si alza e si accosta alla moglie.

MARCO - Brutta giornata. Troppo nuvoloso.

LAURA - Meglio così.

MARCO - Sì.

LAURA - Un anno fa, il mese di marzo era così luminoso.

MARCO - C’era una piccola rilucente stella.

LAURA - Una stella che è stata atrocemente spenta.

Nel silenzio, Marco le stringe la mano.

LAURA - Cos’è rimasto della nostra precedente vita?

MARCO - Nulla.

LAURA - È come se il nostro albero più frondoso, più generoso, si fosse completamente disseccato.

MARCO - Siamo due persone diverse.

Si girano, le due fronti appoggiate.

LAURA - Cattive.

MARCO - Crudeli.

LAURA - Insensibili.

MARCO - Spietate.

LAURA - Non sapevo cos’era il disprezzo.

MARCO - Ora sai disprezzare.

LAURA - Non sapevo cos’era l’odio.

MARCO - Ora sai odiare.

LAURA - Non sapevo desiderare il dolore per gli altri.

MARCO - Ora ti nutri del dolore altrui.

Si baciano.

LAURA - Cos’è questo amore così unico?

MARCO - Questo amore così assoluto.

LAURA - Questo amore così supremo.

MARCO - Questo amore più che umano.

LAURA - Il miracolo di nostra figlia.

MARCO - Il sublime miracolo di nostra figlia.

Laura guarda fuori.

LAURA - Eccolo.

MARCO - Apro io. (Suono del citofono) Sì? Va bene.

LAURA - Vieni, Marco. (Marco le si avvicina) Guardalo come cammina lentamente. Osserva il giardino, quasi con noncuranza.

MARCO - È quello che cerca di farci credere.

LAURA - Già.

Marco va alla porta e la apre. Entra il commissario.

MARCO - Buonasera, commissario.

COMMISSARIO - Buonasera. Buonasera, signora.

LAURA - Buonasera.

MARCO - Venga, accomodiamoci.

LAURA - Desidera qualcosa?

COMMISSARIO - No, grazie.

Si siedono.

MARCO - Come sta?

COMMISSARIO - Bene. Voi, come state?

MARCO - Abbiamo ripreso alcune vecchie abitudini.

LAURA - Anche con l’aiuto delle nostre amicizie.

COMMISSARIO - Mi fa piacere.

Attimi di silenzio.

MARCO - È venuto a parlarci di lui?

COMMISSARIO - Perché? dovrei?

LAURA - Ci ha scritto una lettera.

COMMISSARIO - (Sorpreso) Quando?

MARCO - Poco prima di Natale.

COMMISSARIO - Dov’é?

MARCO - L’abbiamo distrutta.

COMMISSARIO - Non dovevate.

LAURA - Perché?

COMMISSAR1O - Magari poteva essere utile… il contenuto...

LAURA - Io non l’ho nemmeno toccata. Mi faceva ribrezzo.

MARCO - Io l’ho letta.

COMMISSARIO - Che diceva?

MARCO - Cose per noi senza senso. Parlava di atto sconsiderato, quasi una richiesta di perdono. Inconcepibile.

LAURA - (Sarcastica) Forse pensava che a Natale saremmo stati più buoni.

COMMISSARIO - Era meglio non distruggerla.

MARCO - Era una lettera personale.

LAURA - Una lettera sporca, laida come lui.

COMMISSARIO - Fra poco ci sarà il processo di secondo grado. Quella lettera poteva anche servire.

MARCO - Ad aumentargli la pena?

COMMISSARIO - Non so, io sono un poliziotto.

LAURA - Le ribadiamo che non c’interessano né la quantità degli anni né tutti i processi possibili.

COMMISSARIO - Voi desiderate solo la sua morte.

MARCO - Non è un reato.

COMMISSARIO - Finché rimane un desiderio.

Lo fissano silenziosi. Il commissario si alza. Ha notato qualcosa. Si avvicina a un mobile.

COMMISSARIO - Avete tolto la fotografia di Alessia.

MARCO - L’abbiamo spostata.

COMMISSARIO - E posso sapere il perché?

LAURA - È nella sua cameretta.

COMMISSARIO - Cameretta che è rimasta intatta.

LAURA - No.

MARCO - È completamente vuota.

Il commissario li fissa, sorpreso.

MARCO - Letto, mobili, bambole, giochi, vestiti. Abbiamo donato tutto.

LAURA - Non c’è più niente. Una stanza nuda. Come un deserto, freddo. E una foto appesa.

MARCO - L’unica foto visibile in tutta la villa.

LAURA - Sempre chiusa a chiave.

COMMISSARIO - Come?

LAURA - La porta è sempre chiusa a chiave.

Il commissario ha quasi timore di parlare.

COMMISSARIO - Cos’è? un modo per esorcizzare il dolore?

MARCO - Non lo sappiamo.

LAURA - Ma sappiamo che è giusto cosi.

MARCO - Non ci occorre alcun luogo della memoria.

LAURA - Non ci serve nulla per ricordarla.

MARCO - Per sentirla.

LAURA - Per amarla.

MARCO - Lei è in noi.

LAURA - Lei è noi.

MARCO - E noi siamo lei.

Il commissario, nel completo silenzio, si riaccomoda.

LAURA - Come stanno le sue bambine?

COMMISSARIO - Bene, grazie.

LAURA - Senz’altro sono delle brave bambine.

COMMISSARIO - Beh, quando vogliono, riescono anche a non esserlo.

LAURA - È giusto così.

COMMISSARIO - Certo.

C’è un silenzio imbarazzante.

COMMISSARIO - È comprensibile che la mia visita possa infastidirvi, ma io sto solo svolgendo un’indagine.

LAURA - Questo l’abbiamo immaginato.

MARCO - Logico. Lei è qui perché è in servizio. Non ci sono altri motivi.

COMMISSARIO - Voi sapete cosa sta succedendo, vero?

LAURA - Il killer del fiore.

COMMISSARIO - Così lo chiama la stampa. Sì, è di lui che voglio parlar­vi.

MARCO - L’ammazza pedofili.

COMMISSARIO - Negli ultimi cinque mesi sono stati assassinati tre so­spetti pedofili.

LAURA - E lei vuol sapere cosa ne pensiamo noi?

COMMISSARIO - Beh, io...

LAURA - Le dico subito che non c’interessa se simili individui vengono e­liminati.

MARCO - Non può pretendere che ci dispiaccia.

COMMISSARIO - (Pausa) Vedete, noi stiamo indagando a 360 gradi. Non sottovalutiamo alcuna pista. E quindi vagliamo anche la posizione di chiunque abbia avuto implicazioni con persone simili.

MARCO - Perché?

COMMISSARIO - Perché ci sono tre delitti perfettamente uguali. C’è in giro un predatore. Un predatore feroce che uccide un tipo di preda, solo quel tipo.

LAURA - Come un predatore ha divorato il nostro cucciolo.

COMMISSARIO - E, come avrete letto, usa una pistola con il silenziatore. Un colpo, probabilmente l’ultimo, lo spara nei genitali della vittima. Un marchio di massimo spregio.

MARCO - E quindi?

COMMISSARIO - Tutto fa supporre a una vendetta, a “giustizia è fatta”. (Pausa) Qualcuno si è trasformato in uno spietato esecutore.

MARCO - E quindi, uno come me diventa un sospettato.

COMMISSARIO - Domande, solo domande, per conoscere alcune situa­zioni. (Pausa) Marco, lei ha un’arma?

MARCO - No. Mai posseduta.

COMMISSARIO - Eppure sa sparare.

MARCO - Come può dire questo?

COMMISSARIO - Poligono di tiro.

Si fissano.

MARCO - Non devo mai dimenticarmi che lei è un poliziotto.

COMMISSARIO - Lei, nove mesi fa, è andato al poligono per due mesi.

MARCO - Con il mio amico Guglielmo. Lui Io frequentava già.

COMMISSARIO - Perché?

MARCO - Così.

COMMISSARIO - Così.

MARCO - Sì.

COMMISSARIO - Senza un motivo particolare.

MARCO - Sì.

COMMISSARIO - Due mesi dopo la morte di sua figlia.

MARCO - Solamente per fare qualcosa di diverso.

COMMISSARIO - Ha imparato bene?

MARCO - Ho imparato.

COMMISSARIO - Le piaceva?

MARCO - Sì.

COMMISSARIO - Perché ha smesso?

MARCO - Mi piaceva, ma non da entusiasmarmi.

COMMISSARIO - (Alla moglie) E lei cosa ha pensato di questo fatto?

LAURA - Niente. Un passatempo.

COMMISSARIO - Uno strano passatempo per un padre di una bambina assassinata da poco.

LAURA - (Rabbiosa) Cosa fa, commissario? giudica le nostre scelte, le scelte di due genitori depredati del loro bene più prezioso?

MARCO - Sì, so sparare, come tanti altri. E allora?

COMMISSARIO - Mi dispiace, ma le mie osservazioni spesso fanno male. È inevitabile. È il mio lavoro.

MARCO - Già. Lei fa il suo lavoro e ci fa male. È prossimo il processo d’appello e tutto ci fa male.

LAURA - S’interessano di Caino, si occupano di Caino.

MARCO - Parlano di Caino, si preoccupano di Caino.

LAURA - E di Abele?

MARCO - Dell’innocente Abele?

LAURA - Chi pensa ancora ad Abele?

MARCO - Chi piange ancora per Abele?

LAURA - Nessuno tocchi Abele.

MARCO - Nessuno tocchi Abele.

LAURA - Nessuno tocchi mai Abele.

MARCO - Nessuno tocchi mai Abete.

Silenzio.

COMMISSARIO - Io capisco...

MARCO - No! Lei non può capire l’intenso dolore psichico. L’angoscia, la disperazione senza speranze.

LAURA - E la rabbia! Rabbia verso l’assassino. Rabbia verso il cielo e la terra. Rabbia verso tutti. E, sì, in alcuni momenti, rabbia verso Alessia. Dolore, struggimento, ma, cosa assurda, anche rabbia perché lei ci aveva abbandonati.

MARCO - Che diritto hanno di dirci che il tempo guarirà la ferita, che tutto ha ragione d’essere, che supereremo la cosa?

LAURA - Nessuno può toccare Abele!

MARCO - Nessuno deve toccare Abele!

LAURA - Nessuno deve toccare Abele!

MARCO - Nessuno può toccare Abele!

Silenzio.

COMMISSARIO - Io vorrei continuare. Ve la sentite?

MARCO - Sì.

Laura fa un cenno di assenso.

COMMISSARIO - Il suo amico del poligono è un appassionato di armi?

MARCO - Sì.

COMMISSARIO - Quindi possiede altre pistole oltre a quella da tiro.

MARCO - Sì. Solo un perfetto idiota userebbe la pistola di un amico per compiere omicidi in serie.

LAURA - E il killer non è un idiota.

COMMISSARIO - Indubbiamente. (Pausa) L’ultimo delitto è avvenuto poco meno di tre settimane fa.

MARCO - Ho appena letto un articolo su questa rivista.

COMMISSARIO - Era il quattro di questo mese. Si ricorda dov’era quella sera tra le dieci e la mezzanotte?

MARCO - Noi siamo tornati ad essere metodici come in passato. Che gior­no era della settimana?

COMMISSARIO - Domenica.

MARCO - Alla domenica sera io e mia moglie non usciamo mai. Ed è così da parecchi mesi.

COMMISSARIO - Eravate a casa.

LAURA - Eravamo a casa.

COMMISSARIO - Il secondo delitto è più lontano e capisco che le sarà difficile ricordare.

MARCO - Che giorno era?

COMMISSARIO - Il secondo venerdì di gennaio.

MARCO - Venerdì?

COMMISSARIO - Sì.

MARCO - Posso risponderle subito. Al venerdì sera, salvo imprevisti, gio­co a poker con tre amici. Sempre a casa di Guglielmo. Dalle nove all’una di notte. Solo per uomini. Le donne a casa.

COMMISSARIO - E lei, signora, cosa ha fatto?

LAURA - Mi piace leggere e, quando va a giocare, generalmente leggo. Poi vado a dormire, con l’aiuto di una pastiglia.

MARCO - (Fissandolo) Sì, perché Laura prende ancora i tranquillanti.

COMMISSARIO - E quando suo marito rientra?

LAURA - Al venerdì non lo sento mai.

COMMISSARIO - Hanno figli i suoi amici?

MARCO - Guglielmo è single. Andrea e Davide hanno figli.

COMMISSARIO - (Pausa) Tutti i venerdì?

MARCO - Quasi tutti.

COMMISSARIO - Ho bisogno dei loro cognomi e indirizzi.

LAURA - (Alzandosi) Glieli scrivo io. (Esce).

COMMISSARIO - Questi suoi tre amici che amici sono?

MARCO - Siamo amici dall’adolescenza.

COMMISSARIO - Un’amicizia di lunga durata.

MARCO - Quasi trent’anni.

COMMISSARIO - Quindi un rapporto molto forte.

MARCO - Sì, molto forte.

COMMISSARIO - Quelle amicizie dove si è pronti a dare tutto.

MARCO - Abbiamo vissuto tanto tempo, tante cose insieme. Un amicizia rara, vera.

COMMISSARIO - Chissà cosa fareste l’uno per l’altro.

MARCO - Siamo uniti più che se fossimo fratelli.

COMMISSARIO - Saranno rimasti sconvolti da quanto vi è successo.

MARCO - Certo.

COMMISSARIO - Sconvolti e arrabbiati. Maledettamente arrabbiati.

MARCO - (Pausa) È convinto che mentirebbero per aiutarmi?

COMMISSARIO - Lei che mi dice?

MARCO - Lo scopra lei. È il suo mestiere.

Silenzio.

COMMISSARIO - Il vostro lavoro?

MARCO - Io ripresi totalmente poco dopo la sua prima visita. Laura no. Laura ritornò a lavorare parecchi mesi più tardi.

COMMISSARIO - E come vivete? (Rientra Laura).

MARCO - Il nostro dolore senza fine ha cambiato il nostro rapporto. L’ha trasformato. È come se il mondo fosse diventato un’isola e noi due gli unici superstiti. E viviamo. Viviamo. La grande ingiustizia è che mia fi­glia non vive più. Lei, la vera e unica vittima, non c’è più.

LAURA - Le è stato tolto il diritto di vivere. È assurdo ma la nostra piccola non ha più il diritto di sorridere, di piangere, di giocare. Non ha più il di­ritto di stringermi, di amare. E tutto perché un lupo famelico e spregevo­le l’ha azzannata senza pietà, straziandole la carne e lo spirito.

COMMISSARIO - Sì. È così.

LAURA - (Gli dà un foglio) Tenga. (Si siede).

COMMISSARIO - Grazie.

Silenzio. La luce intorno a Marco e al commissario comincia ad attenuarsi.

COMMISSARIO - L’assassino sbaglierà.

MARCO - Ne è certo?

COMMISSARIO - Sì.

MARCO - Perché?

COMMISSARIO - È fisiologico.

MARCO - Io non lo credo.

Anche la figura di Laura scompare nell’ombra che avvolge la scena. Ri­mangono illuminati solo i due uomini.

COMMISSARIO - Più andrà avanti, più aumenteranno le probabilità di un errore decisivo.

MARCO - Lui starà attento.

COMMISSARIO - Lui è un uomo.

MARCO - Abile, intelligente.

COMMISSARIO - Come altri serial killer.

MARCO - No, è diverso.

COMMISSARIO - Perché?

MARCO - Non ha subito traumi nel suo lontano passato.

COMMISSARIO - L’infanzia?

MARCO - Un’infanzia serena.

COMMISSARIO - Violenza nell’adolescenza?

MARCO - Un adolescente come tanti.

COMMISSARIO - Rapporti difficili con le donne?

MARCO - Uccide uomini, solo uomini.

COMMISSARIO - Forse il padre lo picchiava.

MARCO - Mio padre mi adorava.

COMMISSARIO - Come si adora il figlio unico.

MARCO - Io sono figlio unico.

COMMISSARIO - Lo si fa studiare, anche con sacrifici.

MARCO - Perché si realizzi.

COMMISSARIO - Il sogno del padre.

MARCO - E il sogno del figlio.

COMMISSARIO - Il figlio killer.

MARCO - Il figlio che diventa killer.

COMMISSARIO - Il figlio perfetto.

MARCO - Che diventa ancora più perfetto.

COMMISSARIO - Uccidendo in serie.

MARCO - Uomini abbietti.

COMMISSARIO - Uomini.

MARCO - Colpevoli.

COMMISSARIO - Da condannare.

MARCO - Da giustiziare.

COMMISSARIO - Da curare.

MARCO - Da eliminare.

COMMISSARIO - Psichicamente insani. Come il killer.

MARCO - No. Lui non ha turbe. La sua psiche é integra.

COMMISSARIO - Non può esserlo.

MARCO - Lui è astuto, razionale.

COMMISSARIO - Troppo odio.

MARCO - Ripeto: razionale, lucido. E anche l’odio viene domato.

COMMISSARIO - Non é facile.

MARCO - Io ci riesco. Solo così raggiungo lo scopo.

COMMISSARIO - Uccidere.

MARCO - Predare i predatori.

COMMISSARIO - Un’intelligenza superiore.

MARCO - Più di un’intelligenza.

COMMISSARIO - Non é solo.

MARCO - No.

COMMISSARIO - Un complice.

MARCO - Due, ma una mente unica.

COMMISSARIO - È rischioso.

MARCO - Lui é più forte.

COMMISSARIO - È più vulnerabile.

MARCO - È invincibile.

COMMISSARIO - Non esistono gli invincibili.

MARCO - Invincibile perché accorto, scaltro.

COMMISSARIO - Ha sofferto?

MARCO - Immensamente.

COMMISSARIO - Soffre?

MARCO - Troppo.

COMMISSARIO - Uccide, ma continua a soffrire.

MARCO - Uccide e soffre meno.

COMMISSARIO - È solo una sensazione.

MARCO - Un breve raggio di sole.

COMMISSARIO - E continua a uccidere.

MARCO - Sì.

COMMISSARIO - Perchè la morte non lenisce il suo dolore.

MARCO - Ma lo soddisfa, lo esalta, lo placa.

COMMISSARIO - Per poco.

MARCO - Per poco.

COMMISSARIO - Nulla cambia per il male passato.

MARCO - Tutto cambia per il male futuro.

COMMISSARIO - Tu non avrai scampo.

MARCO - La partita è ancora lunga.

COMMISSARIO - Io la giocherò meglio.

MARCO - Si vedrà.

COMMISSARIO - Non si vince con la barbarie.

MARCO - No ai veri barbari.

COMMISSARIO - Con la giustizia.

MARCO - Con la mia giustizia.

COMMISSARIO - La giustizia di Caino.

MARCO - Lupo sbrana lupo.

COMMISSARIO - Il lupo sarà sconfitto.

MARCO - Io ho già vinto.

Torna la luce piena.

COMMISSARIO - A vostra figlia piacevano i fiori?

MARCO - Quando curavamo il giardino, ci aiutava. Si divertiva.

LAURA - Aveva “il piccolo pollice verde”.

COMMISSARIO - Le piacevano.

LAURA - Molto.

MARCO - Le piacevano i colori, i profumi, l’eleganza delle loro forme così abilmente create dalla natura.

COMMISSARIO - Crescono tante qualità di fiori nel vostro parco?

MARCO - Sì. Ci sono diversi tipi di piante e di fiori.

COMMISSARIO - Anche i più comuni?

MARCO - Sì.

LAURA - Lei sta mirando a qualcosa di molto preciso.

MARCO - Ai fiori che usa il killer, vero?

COMMISSARIO - Fiori sempre diversi.

LAURA - Fiori diversi, ma quali?

COMMISSARIO - Posso solo dirvi che sono fiori comuni.

MARCO - Un indizio in più, commissario?

COMMISSARIO - Direi di no. Anche perché i fiori si possono comperare facilmente.

MARCO - (Pausa) Quell’articolo parla di una carta da gioco trovata nella tasca di ogni assassinato.

COMMISSARIO - Qualcosa è trapelato dai nostri uffici.

MARCO - La stessa figura di seme diverso.

LAURA - Manca la quarta.

COMMISSARIO - Un quarto omicidio. (Si alza).

MARCO - Quindi il killer colpirà ancora. (I coniugi si alzano).

COMMISSARIO - Sì. Perché dovrebbe fermarsi? E, sebbene l’intervallo tra un omicidio e l’altro non sia mai costante, io credo che passerà anco­ra un po’ di tempo prima che ci riprovi. Ma ci riproverà. E noi dobbiamo prenderlo prima. (Pausa) Vi lascio.

LAURA - Tornerà?

COMMISSARIO - Spero di no. Buonasera.

LAURA - Buonasera.

MARCO - Buonasera.

Il commissario esce. Marco preme il pulsante del cancello. Poi entrambi vanno a guardare fuori, uno accanto all’altra.

LAURA - Sa che lo stiamo osservando.

MARCO - Certo.

LAURA - È in gamba il commissario.

MARCO - Sì. Però sbaglia anche lui.

LAURA - E di molto.

MARCO - Quando pensa che il killer del fiore si riposerà per un po’ di tem­po ancora.

Buio per alcuni secondi. Sono trascorse alcune ore. Marco indossa i guanti e termina di caricare la pistola. Accanto, sul tavolo, c’è il silenziatore. Lau­ra entra da destra. Indossa un impermeabile e porta i guanti.

MARCO - È pronta.

LAURA - Grazie.

Laura prende la pistola e il silenziatore e li mette in una tasca.

MARCO - Poi la butti nel fiume.

LAURA - Sì.

MARCO - Dobbiamo fermarci per un po’.

LAURA - Sì. Purtroppo.

MARCO - Il fiore?

LAURA - Ce l’ho.

Laura toglie da un’altra tasca un mazzo di carte. Prende la prima carta.

LAURA - È l’ultima donna.

MARCO - La donna di fiori.

LAURA - Questo mazzo va distrutto.

MARCO - Lo brucio. Subito.

Laura mette il mazzo sul tavolo e la carta in tasca. Sono di fronte, vicini.

MARCO - I tuoi occhi si stanno accendendo.

LAURA - Lo so. Diventeranno fiammeggianti.

Ancora più vicini.

MARCO - Buona caccia, amore mio.

LAURA - Come sempre, come sempre.

Si baciano con passione.

Buio.

FINE