Ma che ci fanno qui tutte ‘ste rose?

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OGGI DAVVERO NON È GIORNATA

 “Ma che ci fanno qui tutte ‘ste rose?”

Bellissime rose vengono recapitate alla signora Elena Verdiani. Il biglietto che le accompagna reca però, al di là di calde espressioni di affetto, solo due iniziali: C.M. A ricevere i fiori da un frettoloso fattorino c’è, del   tutto casualmente, solo l’amico di famiglia Lele. Raggiunto di lì a un po’ dal padron di casa, Stefano che, dapprima sorpreso e poi infastidito da quell’omaggio non privo di  mistero, ne chiede ragione alla moglie, che a sua volta manifesta meraviglia e insieme un’insolita reticenza. Giungono via via altri amici. Prima Mariù, che alla vigilia della sognata crociera, si ritrova senza il previsto partner; poi l’inguaiato fedifrago Paolo, seguito dall’arrabbiatissima moglie Miriam che minaccia il divorzio. Infine arriva, trullare e giuliva da Roma, anche la sorella di Stefano, Cesira, mentre al telefono si fanno vivi pure i figli dei coniugi Verdiani che si prenotano per il “festoso pranzo”. Come pranzo? Che è ‘sta novità? Elena ha appena accettato di accompagnare Mariù in crociera. Stefano è pronto a partire per un periodo di riposo al mare. E soprattutto perché queste rose… chi la ha mandate a Elena (se lo chiede pure lei)? Lo si scoprirà nel corso di due atti pieni di sorprese.

MA CHE CI FANNO QUI TUTTE 'STE ROSE?

(Ma lòn ch’a fan ambelessì tute ste reuse?)

  due atti di Antonino Cavaletto

Personaggi

Stefano Verdiani                            architetto

Elena                                                sua moglie

Cesira Verdiani Martelli                sua sorella

Mariù Fontana                                amica di Elena

Lele Marzian De Rossi                 avvocato, amico di Stefano

Paolo Giura                                     amico e collega di Stefano

Miriam                                              sua moglie

SCENAUna villetta. Tre entrate: dall’interno, dal giardino e dalla porta. Salotto con tavolo, alcune sedie, su una delle quali una valigia. Squilla il telefono, entra Elena.

ATTO PRIMO

 SCENA I (Elena – Stefano)

ELENA> Pronto...? Oh, ciao contessina…. Come? Piano, piano, ti prego.… Dove ti trovi...? E stai venendo da me...? Ma, scusa, non sei in partenza per la crociera…. Vuoi dire che all’improvviso.… Mariù, non vorrei che… (Stefano con oggetti che pone in valigia) Cosa? Io al posto di Valerio...? No, sarà pur gratis ma, credimi, non posso…. Senti, è lungo da spiegare…. Ma certo, se proprio insisti, vieni, ne parliamo. Ok, ti aspetto, ciao, ciao. (guarda il marito, si siede con una rivista) Allora, parti?

STEFANO> Sì.

ELENA> Non è che dimentichi qualcosa?

STEFANO> Spero di no.

ELENA> Destinazione Santa Margherita, solita pensione immagino.

STEFANO> Sì, ho telefonato ieri sera. Giusto un minuto dopo che ci siamo chiariti.

ELENA> Ah, perché noi ci saremmo…. Be’, fa piacere constatare come qualcuno sappia subito prendere le sue decisioni. Vuoi un aiuto? Medicine, aspirina, tranquillanti.…

STEFANO> Elena, io vado solo al mare. E solo per un breve periodo di riposo.

ELENA> E hai già dimenticato ciò che ci siamo detti.

STEFANO> Detti cosa?! E poi, scusa, non sei stata tu a dire che un po’ di distacco è quel che ci vuole?

ELENA> Veramente, io non ho parlato solo di distacco.

STEFANO> Senti, mi par di capire che se io stanotte non ho dormito, be’ per te deve essere stato anche peggio.

ELENA> Quindi io dovrei subire, in silenzio, tutte le tue bugie.

STEFANO> Bugie? Ma cosa dici! Abbi pazienza, ma con tutti i problemi che mi ritrovo, dover far fronte anche a queste tue… inquietudini. Basate poi sul nulla.

ELENA> Be’, proprio nulla non direi.

STEFANO> Ma si può sapere che cosa ti sta capitando? Fai strane allusioni, battute che dovrebbero indurmi a… confessare cosa?

ELENA> Il tradimento. Di cui io ho chiara prova.

STEFANO> Ah! Bene, allora, tirala fuori questa tua prova. Un po’ di buon senso, eh!

ELENA> Giusto, buon senso! Che vorrebbe, giunti a 'sto punto, che noi ci si separi.

STEFANO> Ma smettila! Ascolta invece: io ho solo bisogno di un po’ di riposo. E se me ne vado al mare è anche per riflettere su tutta la buriana di questi mesi. L’azienda, lo sai, è in difficoltà e troppe cose non vanno come dovrebbero.

ELENA> Ah. E dopo tornerai? Come se nulla fosse accaduto?

STEFANO> Elena, ma davvero tu pensi che ti abbia tradito? E con chi, poi?

ELENA> Con Chiara. Lei si chiama Chiara.

STEFANO> Va bene: Chiara! Chi è costei? In vita mia non ho mai conosciuto una Chiara. Abbi pazienza ma tutto questo non è da te.

ELENA> E cosa dovrebbe essere da me? Crederti e basta? Mio caro, quando ci son prove, nero su bianco che…

STEFANO> Nero… Vuoi dire che c’è qualcosa di scritto… da me?

ELENA> Oh, no! Tu sei, come sempre, molto prudente. Ma quando una lettera… d’amore, esplicita, molto esplicita… è firmata con nome e cognome…

STEFANO> Cioè, questa Chiara mi avrebbe scritto e firmato… una lettera? Ok, allora, dammela, su, fammela leggere. (pausa) Be’, perché esiti?

ELENA> No, non è che esito…. (l’osserva ironica e ride) È che… guardandoti…

STEFANO> Ah. (pausa) E comunque se è arrivata una lettera indirizzata a me, be’, tu non avevi il diritto di aprirla, di sequestrarla e ora di impedirmi di leggerla.

ELENA> Diritto? E ai miei, di diritti, non pensi? Per il codice avrò forse sbagliato, ma come moglie ho fatto benissimo. ©¶ (squilla il telefono)

STEFANO> Un attimo. Pronto...? Ah, Paolo, dimmi…. Ora?!… No, ora son di partenza….  Per il mare…. Come perché? Ho deciso così, no?…. Cosa?... Ma è così urgente...?Capisco…. E va be’, ti aspetto, ma tu per favore sbrigati. Vorrei partire in mattinata…. Sì, sì, a dopo, ciao. (posa) Paolo, e i soliti problemi con Miriam. Dicevi? Ah, sì… Ma davvero pensi che io, alla mia età, possa ancor aver acceso…

ELENA> C’è chi si accontenta. Sai, il fascino della maturità. La tua donzella poi è così fiera della fiamma che ha saputo accendere… Una passione - direi - travolgente!

STEFANO> Oddio, in tempi di Viagra, certi risvegli…. E su, Elena! Sarà stato lo scherzo d’un cretino!

ELENA> Cretina, allora! E meriterebbe una bella lezione ©¶ (campanello) Ah, questa dev’essere Mariù.

STEFANO> Ah, bene. Allora io ti lascio. Faccio un salto all’edicola a prendere i giornali. (apre) Oh, Mariù! Vieni, entra. Elena è tutta per te. A dopo, cara. (esce)

SCENA II(Elena – Mariù) 

ELENA>Vieni, contessina, entra. (si abbracciano)Ma… e le valigie?

MARIÙ> Sono in stazione, no? (vede la valigia) Ah, brava, ti sei convinta. C’è giusto un treno per Genova alle 11 e se ci sbrighiamo facciamo ancora in tempo.

ELENA> Alt, alt, Mariù!… Io non vengo, te l’ho detto. Non posso.

MARIÙ> Come? Ma se c’è la valigia lì, bell’e pronta…

ELENA> Quella è di Stefano. Va al mare per alcuni giorni. Deve riposare, lui.

MARIÙ>Ah, bene. E sì perché... se non è Stefano l’ostacolo, è tutto risolto. Perché non credo che i figli…. Alla loro età poi, non hanno certo bisogno della mamma...

ELENA> Figurati, quelli manco ricordano più la strada di casa. Comunque io non son in vena di fare viaggi. Tutto qui. Per cui…

MARIÙ> Problemi anche per te quindi. (pausa) D’accordo, non indago. (patetica) Ah, non bastava la delusione di Valerio… ora io sono proprio sola, sola con me stessa.

ELENA> Ma cosa è successo di tanto grave?

MARIÙ> Preferisco non parlarne…. Comunque, se insisti… tieni, questa è la mia lettera d’addio. (la dà ad Elena che non la apre)

ELENA> Cosa?! Vuoi dire che sei tu che lo hai lasciato? Ma che ti salta in testa?! Valerio, così leale, che io ti avevo presentato! E lo lasci il giorno della partenza?

MARIÙ> Lo so. Lui è sempre gentile, premuroso. Ma non c’era feeling. Sarebbe stato un errore continuare. E quando stamattina gli ho inviato l’sms… be’, lui aveva già capito tutto.

ELENA> E così ora sei sola, con un biglietto in più e nessuno che ti accompagni.

MARIÙ> Sì. (pausa) A meno che tu…

ELENA> Mariù, ma mi dici cosa ci verrei a fare io in crociera con te?

MARIÙ> Ma io ho bisogno di una persona che mi stia vicino, che mi consigli. Elena, sono ad una svolta decisiva della mia vita!

ELENA> Addirittura! Comunque io non posso accettare l’invito.

MARIÙ> Ti prego. Io devo andare in crociera, devo vivere quest’avventura. Cerca di capire, ci sono momenti in cui occorre ascoltare… l’anima.

ELENA> L’anima?

MARIÙ> Sì, l’anima….Ma è una lunga storia, non so se faccio bene a parlartene.

ELENA> (rassegnata, via via distratta e poi ironica) Come vuoi. Decidi tu.

MARIÙ> D’accordo. Ascolta. Tutto ha origine da un mio sogno ricorrente…. Insomma, qualche giorno fa incontro Ettore, un amico che s’interessa di psicologia. Gliene parlo, glielo racconto. E alla fine, sai cosa mi dice?… Ma, Elena, tu non mi ascolti!

ELENA> No, io ascolto, ascolto. Su, dimmi...

MARIÙ> Sì, ecco. (ispirata) Io sono in cima ad una collina, in un campo pieno di fiori. Son sola e sorrido. È il tramonto e la luce gioca con le ombre degli alberi. In lontananza il mare sembra chiamarmi…

ELENA> Che magnifica visione. Mancano solo i violini, pare. Comunque, continua.

MARIÙ> Continua… il sogno è tutto lì. Ma si tratta di un segnale importante. Quelle ombre rivelano un’inquietudine profonda, parlano della mia timidezza…

ELENA> Timida tu? Ah, sì, tu dici di essere timida, ma poi mi liquidi Valerio così. No, cara, così non va! Basta. Io proprio non so cos’altro fare per te!

MARIÙ> Ti capisco, sai? E ti chiedo scusa… ma quel sogno, Elena, esprime il desiderio di vita nuova, evidenzia la necessità di un diverso orizzonte. (pausa)

ELENA> Vita nuova, orizzonte! Parole, parole. Mariù, era un sogno, solo un sogno!

MARIÙ> Eppure Ettore vi ha visto collegamenti… proprio con la crociera. La vede come la svolta della mia vita. E pure io l’avverto così. Il guaio è che io ora son sola.

ELENA> No, Mariù, il guaio è un altro. È che sei arrivata ai 40 anni senza aver trovato la chiave per stabilire un rapporto, decente, con un qualsiasi essere umano di sesso maschile. Su quel versante non solo sei timida, ma complicata, di un’incertezza che… non mi far dire, eh. E vieni poi da me in cerca d’aiuto. No, no! Basta!

MARIÙ> Mi abbandoni…. Certo, non posso darti torto. Però, almeno un consiglio...

ELENA> Consiglio? Be’ sì: “Va', va' con la tua nave, ma senza tanti pensieri e chissà quali aspettative. Goditi il sole, il profumo del mare; e se poi dovesse succedere qualcosa… tanto meglio. Ma lascia perdere i sogni. Prendi la vita com’è, accettandoti per come sei!

MARIÙ> Ma io non intendo più essere “come sono”!

ELENA> La natura, Mariù, non la puoi cambiare. Puoi… sì, controllarla. Un po’. Ma ci vuole razionalità, riflessione…. Ecco: magari sulla nave, nella solitudine dei prossimi giorni, chissà che tu non riesca a mettere un po’ d’ordine nella tua testolina.

MARIÙ> Mettere ordine… ma come?!

ELENA> Senti.… Avrai pure in mente il tipo, non dico ideale, ma quello che più si avvicina a te, per cultura, carattere, e anche doti… cioè, che non sia proprio uno sgorbio. Chiaro: devi anche pensare a giuste tattiche di “avvicinamento”, capisci?

MARIÙ> Ma Elena, tu mi conosci e io…. Tattiche poi…

ELENA> Senti! Non c’è nulla che non si possa un briciolo correggere. Certo ci vuole impegno, voglia di mettersi in gioco sul palcoscenico della vita. Come gli attori.

MARIÙ> Ma ti pare che io…

ELENA> Mi hai chiesto un consiglio? E io questo ti dò. Un momento. Parlavo di attori.. Loro imparano una parte…. Massì! Tu ti crei un personaggio e lo interpreti!

MARIÙ> Un… personaggio?

ELENA> Ma certo. Non ricordi il monologo di fine corso al liceo? Tu fosti una Fedra magnifica, piena di passione.

MARIÙ> Vuoi dire… la tragedia di Fedra e Ippolito? Ma quella era una finzione!

ELENA> Appunto! Nella finzione tu esci dalla tue insicurezze. Fingi dunque. Sulla nave t’inventi e vivi un alter ego, spavaldo e volitivo. A te poi non manca la fantasia e al riparo del personaggio inventato, tu-saprai-osare!

MARIÙ> Io saprei…? Ma dài! (pausa, poi convinta) Però…. Eh sì, io non sarei più Mariù ma un’altra…. Ma no, no! Da sola poi, senza un appoggio…. Senza contare che trattandosi di una finzione… senza vere radici nella realtà…

ELENA> Che c’entra la realtà?! Mariù, non c’è amore senza stratagemmi; e femminili incanti. È sempre stato così. Ah, come mi piacerebbe vederti in azione, ma… purtroppo non posso. E poi dovrei organizzarmi, pensare ai bagagli e anche…

MARIÙ> Ma ho un baule pieno di mille modelli! Avrò di certo qualcosa di adatto a te.

ELENA> Non dire sciocchezze. (pausa) Epperò mi piace il tuo entusiasmo. Mi tenti, lo sai?! Ma no, no. E poi, prima io dovrei avvertire...

MARIÙ> Chi? Stefano? Basterà uno squillo. Non è lui che se ne va al mare?

ELENA> (con tono di sfida) Ma sì, hai ragione. Lui è stanco? E io? Forse che io non sono stanca? Che non mi andrebbe di starmene al sole per una settimana? Aspetta, Mariù, metto in valigia quel che càpita e via insieme! Tu intanto truccati un po’, hai il volto così sbattuto. E poi abituati ad essere sfacciata. L’uomo che vorresti potrebbe essere… qui dietro l’angolo o là, sulla nave! Leggerezza ci vuole, leggerezza! (esce, Mariù pensierosa passeggia, poi Lele giunge dal giardino)

MARIÙ>(tra sé)Sfacciata e leggera! (forte) Sfacciata, e magari… sfrontata! (Lele sta per entrare e lei…) Scusi, scusi, eh. Non so se lei si rende conto. Questa è una casa privata. Entrare così, dal giardino, non mi pare sia un modo particolarmente educato.

 SCENA III (Lele – Mariù – Elena)

LELE> (vestito sportivo stile anni '30-'40) Ma… è ben casa Verdiani questa…

MARIÙ> Certo, ma la signora al momento è impegnata e il marito è fuori casa…. In più, mi scusi, io non la conosco. Non vorrei sembrarle sgarbata… ma sarebbe meglio che lei tornasse sui suoi passi e si presentasse dalla porta principale.

LELE> (ride)Tornare e…. Già, così vorrebbe l’etichetta, ma ormai son qui. Permette, mi presento. Io sono…

MARIÙ> La prego, signore, faccia come le ho detto.

LELE> Va bene, va bene. Non credevo di fare qualcosa di scorretto. Perché, vede…

MARIÙ> Non insista! Non voglio i rimproveri di Elena per averla lasciata entrare.

LELE> Non sia mai detto, allora. D’accordo, farò come dice lei, signora… signora…?

MARIÙ> Mariù Fontana, amica ed ex allieva della signora Verdiani.

LELE> (in quella giunge Elena con due vestitini in mano e lui alza il tono della voce) Allora, d’accordo, mi accomodo… in giardino. Fa un po’ freschetto…. E comunque aspetterò. E quando Elena avrà modo di affacciarsi...

ELENA> Lele! Ma che fai?! (ride) Messo così, poi…. Ma… perché stai lì in piedi?

LELE> Ah, finalmente. Ero venuto in visita, ma… mi tocca uscire. Ordine tassativo.

ELENA> Ma smettila. Accomodati, invece, su!! (Lele si siede) Cerchi Stefano? È andato a prendere i giornali. Strano che tu non l’abbia incontrato.

MARIÙ> Oh, Elena.… Sono imperdonabile. Non sapevo che il signore fosse…. Sono stata tanto scortese mentre ora è più che evidente che tu e lui…

ELENA> Ci conosciamo. Sì, è un caro amico di Stefano. Te ne ho parlato tante volte. È l’avvocato Celeste Marzian De Rossi.

MARIÙ> Ah, l’avvocato! Oh, mi scusi, sono davvero mortificata. Non avrei dovuto…

LELE> No, no! Ha fatto bene, invece. Anche perché è colpa mia. È saltata una causa in tribunale e allora ho voluto fare un ultimo giro con la mia Alfa Romeo 2900 Millemiglia, la mia spider. Che nel pomeriggio, purtroppo, avrà un altro proprietario.

ELENA> Cioè? Vuoi dire che vendi l’auto del cuore? Oh, no!

LELE> Ragioni di bilancio, Elena, tristi ragioni di bilancio. Ma lasciamo stare, anche perché qui c’è la tua amica che mi ha un po’ rimproverato per essere  entrato…

ELENA> Mariù, mi stupisco. Tu, sempre così gentile e accogliente…

LELE> Ah, se è per questo, gentile lo è stata! E anche decisa. Una signora di carattere!

ELENA> (a Mariù ridendo) Ah, perché tu…. Ma, cara, non puoi improvvisare…. Preparare una “parte” è cosa impegnativa. Vieni Lele, te la presento ufficialmente: Mariù Fontana. E lui…

MARIÙ>(svenevole)È l’avvocato Marzian. Piacere. (Lele s’alza, baciamano)

LELE> Fortunatissimo. È la prima volta, creda, che incontro una signora così pugnace.

MARIÙ> (civettuola) Non dica così. (imbarazzata prende il cellulare) Ah, scusate,  devo subito chiamare la società di navigazione per comunicare il tuo nome, ok?

ELENA> Sì, certo. Va' pure di là, e intanto fammi un favore: sistema questi in valigia.

LELE> (si siede e attende che Mariù esca) Scusa, ma… ho capito bene? Parti?

ELENA> Sì, con lei. Una crociera. Non so neanche per dove. Ah, finalmente, una vacanza tutta per me. Servita e coccolata. (pausa) Be’, cos’hai da guardarmi?

LELE> No, è solo che sono un po’ sorpreso. E Stefano che dice?

ELENA> Lui? Può solo tacere, lui. E andarsene al suo mare in splendida solitudine.

LELE> Ah, lui al mare… solo… e tu in crociera… sola o quasi. È la prima volta da che vi conosco…. Un matrimonio il vostro che è sempre stato un esempio di…

ELENA> Fedeltà? Concetto superato. Mica lo devo spiegare ad un libertino come te.

LELE> Libertino io? Ma no. Amo la mia indipendenza. (s’alza) Vivere in libertà:  è il mio motto. Dimmi della tua crociera invece. Chissà che incontri e… che tentazioni!

ELENA> Ma che dici? Penserò a riposare invece. La mia sarà solo un’avventura di mare e di sole. Ah perché pensavi che io…. Ma non vedi che sono ormai fuori quota?

LELE> E tuttavia rimani una gran bella signora. E se mai qualche malintenzionato…. E sì perché, sai, su una nave qualcosa può sempre succedere.

ELENA> Sì. Ma per certe faccende bisogna esserci… portate, e io, purtroppo, io anni fa ho preso un impegno! (mostra la fede)

LELE> Ahi! Ho toccato un nervo scoperto. (si siede) Problemi quindi… con lui.

ELENA> Problemi con tutti. Ah che nostalgia dei tempi in cui si rispettava… un’etica.

LELE> Etica! Che parolona che noi avvocati usiamo solo in udienza, inutile richiamo ai… valori. Di cui tutti parlano ma che nessuno pratica. Be’, cos’è quello sguardo?

ELENA> Scusa ma…, sì, mi sembri un po’ stanco.

LELE> Io? Ma cosa dici!

ELENA> Anche prima quando era qui con noi la contessina…

LELE> Contessina? Vuoi dire che quella virago…

ELENA> È la timida contessa Mariù Fontana ecc. ecc.. Che con te provava la “parte”. Oh, mica hai creduto che facesse sul serio. No, lei segue un… corso teatrale. Ma s’è inventata una parte difficile. E sì che è persona a vario titolo interessante proprio per… (lo sguardo si fa intenso su di lui)

LELE> (a disagio)Per…

ELENA> No, nulla… un’idea un po’ così. (pausa) Suggerita forse dalle difficoltà in cui tu….ti trovi.  Insomma, non te la vedresti la mia amica come tua… cliente?

LELE> Quella? Elena, non scordare che io sono un avvocato, un avvocato penalista!

ELENA> Sì, lo so, ma lei ha bisogno di qualcuno che la consigli e pensavo che tu….

LELE> Senti, ero passato solo per un saluto. E sai che faccio? Vado incontro a Stefano.

ELENA> Ah, come si vede che non sai più cogliere le occasioni! Del resto, basta guardarti… eh sì, gli anni lasciano il segno!

LELE> Vuoi dire che…

ELENA> Be’, l’evidenza è su quel tuo viso appassito! Oh, Lele, scusami, non dar retta alle mie parole. (pausa) Anche se…. Tu… tu stai bene, vero?

LELE> Sì, certo, benissimo. E non capisco questo tuo insistere...

ELENA> Non ci badare, era un’impressione. Vorrei solo che ti riguardassi. Alla tua età qualche svago ci può anche stare ma… senza esagerare. Mariù!? (va in giardino)

LELE> Elena… Elena, non capisco a cosa…. Guarda che se pensi…. (Mariù) Ah, prego.

MARIÙ> (con la valigia) Grazie. Eccomi, tutto a posto, anche se un po’ alla rinfusa. Oh, avvocato, mi perdoni per prima. (fa per uscire, poi…) Ah, volevo dirle che apprezzo la sua eleganza; sta proprio bene così, ha una figura così slanciata lei…

ELENA> Allora, Mariù…?

MARIÙ> Sì, Elena, il tassì sarà qui a momenti. Allora, buongiorno. (saluto trillante, via con Elena sfumando) Ah, Elena, per la parte mi è venuto in mente… (©¶ campanello, Lele va ad aprire ad un fattorino che da fuori urla: “Per Verdiani!”)

LELE> Come, come...? (da lontano: “Verdiani!”) Ma che diav…. Aspetti, non vada via. Forse la signora è ancora…. Elena, Elena! Giovanotto, torni qui, per favore!… Ma guarda che tanghero! (rientra) Va be’, peggio per lui: si è perso la mancia…. Uhei, rose!… Bianche. Che voglion dire…. E chi se lo ricorda…. Ah, c’è il biglietto. Vediamo: “Con infinito amore. Grazie di esistere. C.M.” … e poi… sembra uno scarabocchio, o che sia forse… mah… (entra Mariù)

SCENA IV (Lele – Mariù – Stefano – Sira)

MARIÙ> (con voce romantica) Avvocato…

LELE> (sorpreso si volta) Sì?      

MARIÙ> Sono io. In attesa del tassì… volevo ancora scusarmi…. Oh, ma che sono quelle? Rose!

LELE> (nascondendo il biglietto in tasca) Le ha portate un attimo fa un fattorino.

MARIÙ> E… per chi sono?

LELE> Non lo so, immagino per la famiglia Verdiani. E comunque io non posso…

MARIÙ> Ma sì che può. E su, via, mi dica almeno da parte di chi.

LELE> C’è un biglietto… ma preferirei… ecco, sia cortese, chiami la signora Verdiani.

ELENA> (da fuori) Mariù! (Mariù non desiste e si avvicina a Lele che indietreggia)

MARIÙ> No, non c’è tempo. Faccia vedere invece. E su, non mi obblighi…

LELE> Signora, la prego… ma cosa fa? Non mi tocchi! (la zuffa diventa abbraccio)

MARIÙ> Ah, io non dovrei… mentre tu… e giù con quelle mani, altrimenti…

LELE> Altrimenti cosa? Zitella assatanata, senza ritegno… vade retro! (nel respingerla involontariamente le preme il seno, immediato lo schiaffo di Mariù)

MARIÙ> Lei ha osato?!

LELE> Osato? Mi sono solo svincolato da un abbraccio sconveniente! Lei piuttosto: mi ha aggredito, schiaffeggiato. Ringrazi che io sono un gentiluomo…

MARIÙ> (sibila con livore) Lei ha osato!

LELE> Legittima difesa. Lei era agitata, per cui se per un attimo, nel tentativo di…

MARIÙ> Tentativo riuscito! Sì. Io… sì, io potrei denunciarla per molestie ma, per il rispetto che devo a questa casa amica…. (si ricompone) Bene, adesso però vuol farmi vedere quel dannato biglietto? (lui esita, poi si arrende e glielo consegna, tutto gualcito) E la busta? La tiene lei? Eh già, lei…. Perché non mi vuol dire a chi è indirizzata? A Elena, vero? (lui indietreggia) Tranquillo ora. Vediamo un po’…. “Grazie di esistere” (esita, poi rivolta a Lele chiede…) C.M. e poi… una “V”? Sì, una “V”. Va be’. Però, chi può mai essere ‘C.M.’?

ELENA> (da fuori) Mariù!

LELE> Ah, non glielo so dire!

MARIÙ> Le sole iniziali non…. Scusi, lei è l’avvocato…

LELE> Marzian De Rossi.           

MARIÙ> Sì, certo, il cognome ma… il nome?

LELE> Celeste. Ma per tutti Lele.

MARIÙ> Celeste Marzian … quindi C.M.!

LELE> Signora, non vorrà sostenere che io…

MARIÙ> Signorina, prego.

LELE> D’accordo. Giuro, però, che io con questi fiori proprio non c’entro.

MARIÙ> E tuttavia lei è l’unico qui che risponda proprio a quelle iniziali.

LELE> Pura coincidenza. Ma le pare che io, amico da anni della famiglia Verdiani…

ELENA> (da fuori) Mariù!

MARIÙ> Arrivo! Non lo so. Tenuto però conto dello spiacevole contatto di un attimo fa, non mi stupirei. E, comunque…

LELE> Già! Scusi però la curiosità: non era lei la signora definita “timida” poco fa?

MARIÙ> (posa il biglietto accanto ai fiori) Non voglio più essere timida.

LELE> Ah! E lo ha deciso così, d’un tratto? Su, su, adesso non scherzi.

MARIÙ> Ma io non scherzo. L’ho promesso a me stessa. E quando mi metto una cosa in testa…. Certo, avrei bisogno di qualche consiglio. Secondo lei, come dovrei comportarmi? Per essere un po’ sfacciata, intendo. E su, avvocato, mi aiuti!

LELE> Ma veramente… non è che poco fa lei sia stata poi tanto ritrosa. Per cui, continuando su quella strada, lei avrà un luminoso avvenire!

MARIÙ> Avvocato! Lei mi offende! Prima era in gioco… la mia virtù!

LELE> Io direi la mia incolumità. Comunque - si rassicuri - lei è una bella sfacciata!

ELENA> (da fuori) Mariù, il tassì è arrivato, siamo in ritardo, sbrigati!

MARIÙ> Bella, sfacciata e… tentatrice? Che dice? (si mette in posa) Così va bene?

LELE> Mah… forse è meglio che ora raggiunga la sua amica.

MARIÙ> Mi aiuterà al mio ritorno? Dica di sì. Non posso andare a lezione come una scolaretta… e poi da chi? Ci vuole un uomo d’esperienza, come lei! Faremo esercizio, solo esercizio. Poi, prometto, l’inviterò a cena. Se vorrà anche a casa mia.

LELE> Una cena noi due? Signorina, mi creda, io sono la persona meno indicata.

MARIÙ> Su, non mi chiami signorina. Ma solo… Mariù. Allora?

LELE> Ma come pensa che io possa aiutarla? Va be’, mettiamola così. Al suo ritorno, prenderemo un aperitivo insieme. D’accordo? Ma adesso, per piacere, vada!

ELENA> (da fuori)Mariù!

MARIÙ> Arrivo, Elena, arrivo subito. Allora, Lelè, il mio nome, anche per lei è…

LELE> Certo, certo, è Mariù.

MARIÙ> Au revoir, mon ami… Lelè! Eccomi, cara, la crociera ci attende! (esce)

LELE> Incredibile! Che personaggio! (l’osserva andar via, ©¶ squilla il telefono, lui esita, poi va a rispondere) Pronto...? Ah, ciao, Riccardo… sì, sono Lele. No, sto aspettando papà…. Solo, sì, sono solo. Tuo padre sarà qui a momenti, la mamma invece…. Cosa...? Tu e tua sorella a pranzo…. (annota) Certo, riferirò…. Solo che… Riccardo…? Non ti sento, Ric, la linea è…. Riferirò, sì ma…. Pranzo?… No, io non sono stato invitato a nessun pranzo, ma perché oggi…. Riccardo, abbi pazienza, cambia posizione e prova a richiamarmi, Ok? E salutami Laura. (posa il ricevitore, Stefano con i giornali) Oh, finalmente! Vieni, Stefano, vieni, che ti devo riferire…

STEFANO> Be’, che ci fai tu qui? Guarda, oggi non ho tempo. Sono di partenza e in più sta per arrivare quello sciagurato di Paolo. Piuttosto, come ti sei conciato?

LELE> Nulla, poi ti dirò. Dicevi di Paolo. Non mi dire che è di nuovo nei guai.

STEFANO> Il tuo cliente è sempre nei guai. Be’, e questi? (va verso i fiori)

LELE> Sono fiori che poco fa un fattorino…

STEFANO> Vedo, ma chi li ha mandati? Ah, c’è un biglietto… come mai ridotto in questo stato? Indirizzato… fa' un po’ vedere la busta… a Elena. Va be’. Leggiamo: … “Grazie di esistere, C.M.” e poi cos’è… una 'V'? C.M. …. Che è? Uno scherzo?

LELE> Li han consegnati poco fa. Io ero qui da solo, il giovanotto era di fretta, me li ha buttati tra le braccia ed è sparito sul suo trabiccolo della Florian Flowers.

STEFANO> Ma qui non c’è neppure un numero telefonico cui far capo!

LELE> Ah, perché, tu vorresti…

STEFANO> Be’, ti pare che io, o meglio, Elena possa ricevere dei fiori e insieme… questo biglietto senza mittente? Questo C.M., eh? Chi potrebbe mai essere?

LELE> Le rose però sono bellissime.

STEFANO> Che c’entra questo? Piuttosto, Elena… dov’è Elena?!

LELE> È partita.

STEFANO> Partita?

LELE> Sì, con l’amica Mariù. Ora saranno in stazione. Vanno a Genova e s’imbarcano per una crociera. Non chiedermi di più perché io di più non so.

STEFANO> Elena in crociera?! Ma se ancora un’ora fa lei…

LELE> Sì, ma poi è arrivata Mariù e…

STEFANO> Sì, sì l’ho vista, ma… ma è lei che va in crociera. Con, ma sì, con Valerio.

LELE> Ah, senti. Ha telefonato anche Riccardo. Lui e Laura saranno qui per pranzo.

STEFANO> Come? I figli a pranzo? Ma io devo partire, ho la camera prenotata. Ma che succede? Elena che va in vacanza e… intanto riceve 'ste rose, poi i figli che si autoinvitano. E infine tu, scusa eh, ma che ci fai tu qui? Oltre tutto vestito… così!

LELE> (affranto) Oggi vendo la mia Alfetta 8C Millemiglia, e così, anche per…

STEFANO> Scusa, Lele, scusa, dimenticavo i tuoi affanni. Eh, la crisi, la crisi…

LELE> Comunque io ho registrato la comunicazione di tuo figlio. (gli dà il foglietto)

STEFANO> Grazie. Però, qui ci sono cose che non quadrano…. A cominciare… dalle rose, e da quel C.M. o cos’è mai…. Senti, queste mettiamole lì in quell’angolo. Vieni, aiutami. ©¶ (suonano) Ma chi può essere? Ah, Paolo. Lele, pensaci tu a sistemarle ben in fondo. (apre) Sira! Oh, Sira! Ma che è 'sta sorpresa? (Sira entra dominante)

SIRA> Ciao, fratellone. E su, fatti vedere! Sì, insomma, il solito brutto Stefano.

STEFANO> Ma cosa ci fai mai tu qui? Proprio oggi che io…

SIRA> Oh, Lele. Come stai, vecchio brigante?! Sempre uguale, eh?

LELE> E tu, mia regina? Che piacere, Cesira. Tu sì che proprio non invecchi.

SIRA> Ah, che bugiardo! La memoria, solo la memoria, quella non invecchia. Per il resto…. Ma via dal cuore le malinconie, anche perché oggi… vero, Stefano?

STEFANO> Come? Sì, sì, d’accordo ma… come mai quest’improvvisata, sorellina?

SIRA> E dài! Non fare lo sciocco. Lo sai perché. Dimmi, piuttosto: Elena? (rapita) Oh, le rose! Bianche, le ha volute bianche! Armonia! (le bacia)

STEFANO> Elena è partita per una crociera.

SIRA> Crociera?! Vuoi dire che lei oggi…. Ma che succede?… (incerta) E… e tu?

STEFANO> Io a mia volta sono di partenza per Santa Margherita.

SIRA> Ho capito. Problemi in famiglia, vero?

LELE> Forse è meglio che a questo punto io vi lasci.

SIRA> No, no, rimani. Tu sei della famiglia. (pausa) E così proprio oggi che voi due…

STEFANO> Proprio oggi, cosa?

SIRA> Ah… nulla, un pensiero, non ci far caso. (pausa) Ed è già partita?

STEFANO> Ma che vuoi che ne sappia. Un’ora fa era ancora qui serena…. Be’, serena magari no…. Poi è arrivata Mariù con la crociera…. Comunque la cosa non mi riguarda. Appena avrò finito con Paolo, io parto. Mi rincresce per te che magari ti attendevi…. Ma anche tu, santa donna, non potevi avvertire? Certe improvvisate…

SIRA> Improvvisate?! Ah, perché invece le vostre cosa sono? Una arriva qui nella certezza delle belle abitudini di questa casa e si trova…. Va be’, meglio che vada a cambiarmi. Lele, pensa tu a sistemare meglio queste bellissime rose. Io intanto…

LELE> Certo, Cesira. (con imbarazzo solleva i fiori quando ©¶ squilla il telefono)

SIRA> Pronto...? Ciao, Paolo… no, non hai sbagliato. Sono Sira, proprio io…. Vuoi Stefano? Ah, sei in centro e ci vorrà ancora un po’. Ok, riferirò. Salutami Miriam.

STEFANO> (guarda l’ora) Paolo?! Un altro po’, dice. (Lele e i fiori sempre in alto) Ho capito, partirò nel pomeriggio. Che fai, Lele, mi accompagni a fare due passi?

SIRA> Sì, va', accompagnalo. E su, andate. (escono dal giardino, lei va ai fiori, ©¶ telefono) Pronto...? Chi...? Ah, Miriam, buongiorno… sì, sono Cesira, la sorella di Stefano…. Certo che mi ricordo di lei: la moglie di Paolone…. Ah, no, Elena purtroppo adesso non…. ma riferirò a Stefano…. Ah, lei preferirebbe mia cognata…. Capisco…. Comunque la farò richiamare. Buongiorno. (Elena, poi Mariù)

ELENA> Su vieni, vieni, Mariù!… Oh, Cesira!… Oh, ma che bella sorpresa!

SIRA> Elena! Ah, ma allora non sei partita…. Fatti abbracciare. Sei sempre giovane e bella! Mi avevano detto che… va be’, non importa. Buongiorno, Mariù.

SCENA V (Elena – Sira – Mariù)

ELENA> Come sono contenta di vederti! Per fortuna non siamo partite. Come va?

SIRA> Be’, Roma è Roma, ma è qui che sta sempre il cuore. E stanno i ricordi più cari.

ELENA> E i figlioli? No, ora non dir nulla. Vado di là un attimo e poi parliamo. (esce)

SIRA> Allora, signorina Mariù, come mai non siete partite?

MARIÙ> Uno sciopero dei macchinisti. Eh… proprio una giornata stregata.

SIRA> E così la vostra crociera…

MARIÙ>Slitterà di una settimana. Piuttosto… non vedo l’avvocato…

SIRA> È uscito con Stefano un attimo fa. Aveva forse bisogno di lui?

MARIÙ> No… o forse sì…. Certo l’avvocato è persona che vale la pena conoscere.

SIRA> (dubbiosa)Lele…? Ah, se lo dice lei… (in quella rientra Elena)

ELENA> Ah, senti, Mariù…. Oh, ma che belle rose. Chi le ha portate? (legge il biglietto e rimane interdetta) Sira, ne sai qualcosa?

SIRA> Be’, sì e no…. So che sulla busta sta scritto il tuo nome.

MARIÙ> Che meraviglia! Si vede proprio che qualcuno ti vuol bene. Chi sarà?

ELENA> (imbarazzata) Chi sarà…. Su, adesso non essere indiscreta. (nasconde il biglietto) Ora pensiamo a dove metterle.

SIRA> Lì vanno benissimo, Elena.

ELENA> Qui? Pensavo invece… di sistemarli in camera mia.

SIRA> In camera… tua? Ma lo sai che Stefano soffre di allergie.

ELENA> Sì, certo, ma… Tanto lui oggi parte per il mare.

SIRA> Ah, lui parte…. (pausa) Su ora, Elena, vatti a rinfrescare. E anche lei, Mariù. Rimango io di guardia. Oggi qui c’è un certo movimento...

ELENA> E Paolo…? È già arrivato?

SIRA> No, non ancora. Né lui né Miriam.

ELENA> Miriam?

SIRA> Ah, scusa, dimenticavo. Sì, lei vuole parlare con te.

ELENA> Con me?

SIRA> Sì. E al telefono aveva una voce un po’… agitata.

ELENA> Devono aver bisticciato. E va be’.… Ora la richiamo. Vieni anche tu, Mariù? (©¶ telefono) Pronto? Ah, Ric! Ciao, caro.… No, Lele è uscito…. Ah, ascolta. Sai la sorpresa? C’è zia…! Ah, le vuoi parlare… ora te la passo…. Come? Tu e Laura…. Bravi! No, Lele non m’ha detto…. Comunque, Ok. Lo sai che per me è sempre un regalo avervi qui…. Ti passo zia… ciao, tesoro. Tieni, Cesira. Vieni, Mariù. (escono)

SIRA> Pronto...? Ciao, Ric…. Ma certo, caro, tutto bene, mi fa piacere sentirti…. Ah, tu oggi vorresti… sì, sì, perfetto! No, non ti preoccupare per la mamma, penserò io a darle una mano…. Ah, era ora che qualcuno se ne ricordasse…. E hai dato l’incarico a Paolone. Bravo…. Certo, sarà una bella sorpresa…. D’accordo, a più tardi. (esce)

SCENA VI (Stefano – Lele – Mariù – Elena)

STEFANO> (con Lele) Ma che geloso… semplicemente non mi va che, a casa mia, giunga un mazzo di fiori senza l’indicazione del mittente. Per cui Florian, Flowers o come si chiama, ora sentirà le sue. Anzi: ho un’idea migliore. Ci vai tu di persona.

LELE> Io? Che c’entro, io?

STEFANO> Tu hai visto il fattorino, no? Quindi lo riconoscerai e quella sua insolenza sarà già di per sé un ottimo motivo di lagnanza con la ditta. Che, a questo punto, non potrà rifiutarti il nome di chi ha emesso l’ordine. Tu te lo farai dare e…

LELE> Sì, ma…. Elena? È in ballo la sua privacy.

STEFANO> La sua? Perché la privacy per me… no? Questa è anche casa mia.

LELE> Stefano, non intendo entrare nelle vostre questioni. E se tu sei geloso…

STEFANO> Ma che geloso! E poi sei tu che hai combinato il pasticcio, e ora tu ti fiondi là a risolvere il mistero. Chiaro? (entra Mariù. Lele alza la voce)

LELE> D’accordo, farò come dici. Non so, tuttavia, se mi basterà l’intera giornata per venirne a capo. (Stefano capisce e s’isola a leggere i giornali)

MARIÙ> Avvocato Marzian, che piacere rivederla!

LELE> Ah, è lei, signorina…. (Mariù lo redarguisce con lo sguardo) Certo, certo, Mariù! Mi scusi, ma devo lasciarla, sono di fretta, un impegno delicato e…

MARIÙ> Posso venire con lei. O proprio non mi vuole aiutare?

LELE> Ascolti. Pur con tutta la simpatia…. Ma non capisce, io mi occupo di cause penali, io tratto con i delinquenti.

MARIÙ> Ma tu - posso darti deltu, vero? - avrai pur bisogno, anche tu di…

LELE> (ride) Mariù, non se l’abbia a male, ma quelle non sono cose che s’imparano. E poi, chi ha mai visto fare un’avance così esplicita e, se mi consente, così maldestra?

MARIÙ> Vedi che ho bisogno di un maestro? E tu, lo so, quanto a esperienza, saresti...

LELE> Sì, sì, io sarei quello lì ma…. Ma lei, santa donna, o meglio tu, visto che insisti, tu non dovresti già essere sul treno?

MARIÙ> Partenza rinviata. Ora aiuto Elena in cucina. Che dici? Ti preparo qualcosa di speciale? Poi magari, tu ed io…

STEFANO> Avete finito voi due di dire sciocchezze? E poi, scusate, che è quest’autoinvito? Non ricordo di avervi invitato a pranzo. (va verso i fiori)

MARIÙ> Elena però lo ha fatto. E io resto… sì, resto con Lelè. E su, Stefano, da bravo, va' di là e aggiungi un posto a tavola, piccolo piccolo per…?

STEFANO> Per…? (insiste con i fiori, fa per sistemarli)

MARIÙ> Ma per lui, no? Non vorrai privarmi della compagnia di Lelè. Potresti partire nel pomeriggio…. No, i fiori non li toccare. Elena non vuole. Come son belli! Bravo, Stefano, a ricordarci che la vita è fatta anche di queste piccole cose, vero Lelè?

STEFANO> Ma che dici? Ah, perché tu pensi che…. No, io non c’entro. Volevo solo sistemarli da qualche altra parte…. Comunque se è davvero Elena ad insistere…

LELE> Bene, allora io vado. A domani, Stefano. E… arrivederci, contessina.

MARIÙ> Lelè! Ma allora tu non mi hai ascoltato! Tu rimani. Perché così vuole l’architetto, vero Stefanuccio? E un poco lo voglio pure io.

LELE> Mariù! A me è stato affidato un incarico di responsabilità. (entra Elena)

ELENA> Che succede Lele? Ah, caro, se potessi spostare… quella… (indica la valigia)

STEFANO> Sì, sì, subito… però, scusa Elena, qui bisogna chiarire. Per il pranzo. Vada per Sira, pazienza per Riccardo e Laura che, bontà loro, saranno qui con noi. Ma non credo che il tavolo lo si possa allargare più di tanto. Io devo partire, lo sai, e prima sorbirmi pure l’amato Paolo. Per cui, per favore, non complichiamoci la giornata.

ELENA> Hai ragione. E poi anch’io mi troverei in imbarazzo a non invitare Miriam: arriverà verso mezzogiorno. Vuole parlarmi.

STEFANO> Miriam verrà qui? Oh, no!

MARIÙ> Riunione allargata! E ci saremo pure noi! Su, andiamo che ti accompagno.

LELE> Ma veramente… (ma Mariù l’agguanta e lo tiene ben stretto)

MARIÙ> Attento, Stefano, la nostra è una promessa: noi due saremo certamente di ritorno per pranzo. Vieni, caro! (sottovoce) Ti devo proporre un progetto che...

LELE> Mariù, ti prego! Perdi il tuo tempo, insomma, non è il caso...

MARIÙ>(invitante)Ma una cliente non la si rifiuta mai. Vieni! (lo trascina, escono)

 SCENA VII (Stefano – Elena – Sira)

STEFANO> Incredibile! Gente che va, gente che viene…. Sono un estraneo a casa mia. Be’, che fai ora? (Elena presso le rose) Ah, già, le rose…. Che giungono da… chi?

ELENA> Già, da chi? È importante? A me basta che sian belle. Oh, mica sei geloso?

STEFANO> No, certo che no. Solo che… dato che qui ci abito pure io...

ELENA> Ah, vorresti che ti dicessi il nome che si cela dietro a quelle due iniziali.

STEFANO> Be’, sempre che la cosa non t’infastidisca.

ELENA> Per nulla. Ma ad una condizione. Che prima tu mi dica chi è Chiara Vigliani.

STEFANO> Ah, di cognome fa… Vigliani. Comunque, te lo ripeto. Io non so chi sia!

ELENA> E allora anch’io non so chi è 'C.M.'.

STEFANO> Questo non è possibile. Qui ci sono dei fiori, indirizzati a te, e che hanno un preciso significato…

ELENA> E di là c’è una lettera con le parole appassionate di una… signora...

STEFANO> Ma come posso convincerti che io davvero ignoro chi sia quella tizia?

ELENA> E io allora, ripeto, non so chi è 'C.M.'.

STEFANO> Va bene! Però concedimi almeno il favore di farmeli sparire dalla vista.

ELENA> Ah, se è per questo…. Le sistemerò in camera mia. Tanto più che stasera…

STEFANO> Sì, Elena, io stasera sarò a Santa Margherita! (alza la valigia, poi la posa)

ELENA> Anche se tra un po’ ci saranno qui i tuoi figli? Che vorrebbero parlare con il papà. E non dimenticare Sira, che da anni non tornava qui a casa sua.

STEFANO> Continuiamo l’elenco allora. Dove li metti Mariù e Lele? E tra un po’ anche Paolo e Miriam? Basta, me ne vado. È chiaro che non è giornata. (Cesira)

SIRA> Elena…. Oh, scusate, forse…. (pausa) Eh sì, vedo che non è il momento.

STEFANO> Giusto! Non è il momento! E allora è meglio che sia io ad andare. Di là a leggere i miei giornali. E intanto, che dici, se questi li… (fa per prendere i fiori)

ELENA> No, caro, quelli oggi stanno bene qui. Chissà perché… mi allargano il cuore.

STEFANO> (sbotta) Già! Chissà perché! (esce furibondo con i giornali)

SIRA> Non hai esagerato? Ma non vedi quanto ti vuol bene. (ride) Una scena così piena di gelosia. E tutto per quel misterioso 'C.M.'. (con intenzione) Chi sarà mai?

ELENA> Lascia stare. Siedi piuttosto. Oh, quanta nostalgia delle nostre chiacchierate!

SIRA> E dei nostri sogni anche, tutti svaniti! Eh sì, perché la vita…

ELENA> Be’, quella continua con i nostri figli, no?

SIRA> Nel caso tuo pare continui anche con qualche distrazione in più. O sbaglio?

ELENA> La crociera? Una pazzia di Mariù. Ma dimmi ora: cosa ti riconduce qui?

SIRA> Be’, visto come stanno le cose tra voi, diciamo i ricordi! (pausa) E anche un inatteso e felice sentirmi bene. Sì, sono ancora viva!

ELENA> Viva? Davvero? Su dimmi, son curiosa. Che succede?

SIRA>Ma nulla. Una sensazione… così. (pausa) Vuoi sapere? Hai ragione. E poi se non lo racconto a te…. Insomma, si tratta di un mio vecchio compagno di scuola, incontrato alla Fiera del libro del mese scorso. Lui dirige una casa editrice di Bologna. Era a Roma per lavoro. Un giorno passa vicino al mio stand, mi riconosce, parliamo, stupiti di scoprirci nello stesso ramo. Un incontro così, se non fosse che…

ELENA> Che?

SIRA> Be’, che mi è capitato di incontrarlo altre due volte, proprio per caso. Già quella sera io ero a cena coi figli. E nel ristorante c’era pure lui, Alberto, che in un angolo pranzava tutto solo. L’ho invitato allora a unirsi a noi. E così abbiamo ripreso a parlare. Di lavoro, di libri… ma con un fervore che mi ha stupita, quasi mi son sentita rinascere!

ELENA> E lui?

SIRA> Ascoltava, discorreva. Ogni tanto uno sguardo…. Io… sì, ero un po’ imbarazzata ma…. Comunque poi arriva il sabato. Quella mattina ero nei pressi di San Luigi dei Francesi e così entro in chiesa. E chi ti trovo? Ancora lui! Stavolta però parliamo più  in leggerezza, della vita e delle sue sorprese. Passo dopo passo giungiamo al Pincio. E lì lui mi offre una rosa, in ricordo, dice, del fiore che m’aveva donato 40 anni prima. Io resto senza parole. Non avevo memoria di quella lontana… gentilezza.

ELENA> Delicato. E tu?

SIRA> Io? Nulla. O meglio avevo tanta di quella curiosità che ieri son scesa a Bologna. Una telefonata e un’ora dopo insieme a cena. Bloccati però tutt’e due. Lui nervoso, io che cerco le parole giuste che non vengono. E, alla fine, dico quelle sbagliate.

ELENA>Cioè?

SIRA> Quando son tesa, lo sai, divento impulsiva. Bene, ho rotto gli indugi, dicendo io quello che si doveva dire.

ELENA> Hai preso tu l’iniziativa? Fantastica! E lui?

SIRA> (ridendo) Mi guardava senza spiccicar parola. E quando ha fatto per parlare l’ho bloccato. Gli ho detto di pensarci. Con calma. E di rispondermi, se voleva, con un gesto… di poesia. Scema, eh? E tuttavia stamattina lui quel gesto lo ha fatto!

ELENA> Poesia! Ah, Sira, alla nostra età! E ne hai parlato a Stefano?

SIRA> No, e poi non è il momento. Lui è così nervoso. Proprio oggi che tu e lui…. Perché vedi, Elena, certe ricorrenze…. Oh, guarda c’è Paolo. Sta posteggiando. ‘Bob il bello’, il Robert Redford della nostra giovinezza! Povero Bob, com’è cambiato…

ELENA> Aspetta che chiamo Stefano. (esce)

SIRA> (verso la finestra aperta) Paolone, ciao! Sono qui, sono Sira, vieni vieni, Paolone! (a Stefano che sta entrando con Elena) Mamma mia com’è invecchiato!

STEFANO> Ah, perché tu invece! Adesso va', andate. Sarà un discorso lungo. Su, io intanto gli vado incontro. Ah, scusa, Elena, scusa per prima. Non avrei dovuto.

ELENA> Perché? Quella gelosia mi ha intenerita, sai? Ma… nessun perdono! Vieni, Sira, andiamo. (escono)

FINE ATTO PRIMO
ATTO SECONDO

Stessa scena. Dal giardino giungono chiacchierando animatamente i due amici, Stefano e Paolo. Quest’ultimo ha in mano un piccolo elegante pacco regalo a forma di borsello.

 

SCENA I (Paolo – Stefano – Mariù – Lele)

PAOLO> Ti prego di scusarmi. Sai, tra l’acquisto del regalo e…. (vede le rose) Oh, che belle rose!

STEFANO> Lascia stare, Paolo, io avrei un po’ di fretta e…

PAOLO> Magnifiche! E sì, ha ragione Miriam: tu sei un marito meraviglioso.

STEFANO> Cosa? Ah, per…. No, con quelli io non c’entro. Sono di Elena.

PAOLO> Quando sono bianche indicano… purezza di cuore. Ah, sei fortunato!

STEFANO> No, direi che sono nervoso invece. Per cui se mi vuoi spiegare. Allora?

PAOLO> Ah sì, certo. Vedi, Stefano, (pausa) Miriam vuole lasciarmi.

STEFANO> (ridendo) Ah, pure lei.

PAOLO> Come?

STEFANO> No, non ci badare, un collegamento…. Su, continua.

PAOLO> Miriam vuole divorziare!

STEFANO> Ho capito. Ma sì, le donne hanno ogni tanto di queste malinconie. Crisi dell’età. Lascia correre. Le parole vanno, vengono. Fossi in te, non mi allarmerei.

PAOLO> Forse non mi sono spiegato. Lei stavolta ha le prove del mio tradimento.

STEFANO> Cosa? Oh, non mi dirai…. Ma davvero l’hai tradita?

PAOLO> Be’… quasi.

STEFANO> Come sarebbe a dire 'quasi'?

PAOLO> È una storia lunga. E debbo parlartene. Non solo perché sei l’amico più vero, che capisce, che consiglia ma perché, come dire… sì, anche tu hai a che fare con questo pasticcio.

STEFANO> Io? No, dico, Paolo…

PAOLO> Oh, nulla di grave… e tuttavia è meglio che tu ne sia al corrente. Si tratta di una leggerezza, guarda proprio nulla più di una sbadataggine. E sono qui pronto a chiederti scusa.

STEFANO> Alt, alt, non capisco. Tu… tu chiedi scusa a me? Paolo, cosa hai combinato?

PAOLO> Non t’arrabbiare! Ho fatto un’imprudenza e senza volere… ti ho coinvolto.

STEFANO> (in crescendo) Paolo, ripeto: che hai combinato?!

PAOLO> Ecco…. Ti ricordi del funerale del povero Minghetti?

STEFANO> Cosa? Ma se non ci sono potuto andare, lo sai! Avevo quell’impegno con gli Americani. E poi la cerimonia era fuori città. Mi è rincresciuto perché Minghetti era più di un collega. Anzi, ora che mi ci fai pensare, ricordo di aver affidato a te una lettera in cui esprimevo il sentimento… la condoglianza… insomma quelle cose lì.

PAOLO> Ecco, proprio quella lettera. Ho dimenticato di consegnarla. L’ho tenuta in tasca. E solo al ritorno, quando mi son trovato ad accompagnare Chiara…

STEFANO> Chiara?

PAOLO> Sì, Chiara Vigliani.

STEFANO> (stupito) Chiara Vigliani?!

PAOLO> Sì, quella che Miriam si ostina a considerare la mia amante.

STEFANO> Ah, ah, ah… se è per questo anche Elena pensa la stessa cosa.

PAOLO> Elena…? Lei conosce la mia storia con Chiara?

STEFANO> No, lei pensa di conoscere la miastoria con Chiara.

PAOLO> Ah, perché tu hai… una storia con Chiara?

STEFANO> Ma no! Io manco so chi sia 'sta Chiara. Ma sono settimane che Elena fa allusioni e continui riferimenti a quel nome: ironizza, punzecchia. Ora poi sostiene addirittura di avere una “prova scritta”. Continua, su, che magari comincio a capire.

PAOLO> Be’, tutto è venuto da quel passaggio in auto. Lei era sola, e allora il figlio di Minghetti mi ha chiesto se potevo accompagnarla. Poi, sai come succede…

STEFANO> Veramente no, io non lo so… come succede.

PAOLO> Allora…. Intendiamoci, lei è una signora viva, brillante, spiritosa. Abbiamo cominciato a parlare, a scoprire interessi comuni, a darci del tu e poi… insomma è successo che… alla fine mi ha chiesto un piccolo, innocente appuntamento.

STEFANO> Innocente…. Va be’. Ma io che c’entro, scusa, con questa tua avventura?

PAOLO> Eh, c’entri, purtroppo c’entri. Andava tutto così bene, si scherzava, si rideva…. Fin quando lei chiede di scambiare gli indirizzi. Io esito, non mi pare il caso…. Sai com’è Miriam, sospettosa, pronta a credermi capace di chissà quali…

STEFANO> Be’, visti i precedenti…                                                     

PAOLO> Insomma, non me la sono sentita di mettermi in gioco. Frugavo nelle tasche, fingevo di cercar un pezzo di carta per prender nota… quando ad un tratto mi son trovato nelle mani la tua lettera, su carta intestata. Lei che fa? Me la strappa di mano, la mette in borsetta, senza darmi il tempo di spiegare che quei dati sulla carta…

STEFANO> Erano i miei, eh già, erano i miei! Ma fammi capire. Tu ti chiami Paolo. Sulla carta intestata c’erano invece stampati nome e cognome miei. E quella Chiara non ha obiettato nulla leggendo un nome, Stefano, così diverso dal tuo?

PAOLO> È che…. Vedi, io le ero stato presentato come Bob…. Sai, Minghetti…

STEFANO> Bob, Bob il bello! Sì, lui amava scherzare con quel soprannome, per cui tutti ti conoscevano così: Bob. 'Sta Chiara invece ha interpretato il Bob in Stefano Verdiani e t’insegue a casa mia. Fantastico! E Miriam? Come ha scoperto la tresca?

PAOLO> Ma che tresca! Io Chiara l’ho vista solo quel giorno. Troppo invadente. No!

STEFANO> Ma allora come ha fatto Miriam a risalire, a scoprire che tra te e quella…

PAOLO> Lei non ha ancora scoperto nulla, o… quasi nulla. Ha… dei sospetti.

STEFANO> Sospetti….Mentre Elena ha una prova. La lettera esiste davvero, allora.

PAOLO> Di cosa parli?

STEFANO> Della lettera di Chiara Vigliani indirizzata a me, anche se da me mai né vista né letta. Elena l’ha intercettata e così…. Ah, Paolo, quanti pasticci! Non capisco però la reazione di Miriam. Perché se tu non hai ricevuto né lettere né telefonate…

PAOLO> Sì, ma Miriam ha una perspicacia che ti raccomando. E ieri, mentre spazzolava una mia giacca, è andata a scovare in una tasca interna un… fazzolettino.

STEFANO> Un fazzolettino?

PAOLO> Sì, quello che Chiara aveva usato quel pomeriggio per togliermi un bruscolo dall’occhio. Sai, uno di quei fazzolettini vezzosi, tutti ricamati, con le iniziali…

STEFANO> Bruscolino, iniziali ricamate…. Sei certo che tutto si sia svolto come hai raccontato? Insomma, questo vostro viaggio di ritorno in città, quanto è durato?

PAOLO> Ma, che vuoi… due ore al massimo. Diciamo tre, perché io guido con calma, lo sai…. Poi, certo, mi son dovuto anche fermare a far benzina…

STEFANO> Al motel dell’autostrada…

PAOLO> Sì, al motel…. (stupito, c.tono) Ma, come lo sai?

STEFANO> Paolo…. Puoi darla a bere a Miriam ma.… Ma no, ormai nemmeno più a lei. Comunque, la frittata è fatta. Allora: come pensi di aggiustarla con tua moglie?

PAOLO> Dovresti darmi una mano tu.

STEFANO> Io?! Non capisco.

PAOLO> Pensavo che se tu… ebbene, se tu ti accollassi la colpa…

STEFANO> Cosa? Ma sei impazzito. Con Elena già in fibrillazione per quella lettera?

PAOLO> Allora sono rovinato. Miriam otterrà il divorzio. E per colpa mia! Per cui: alimenti, assegni, spese mediche, tutto a mio carico. E io che speravo che tu capissi.

STEFANO> No, stavolta no. È già tanto che io stia zitto, che non racconti ad Elena la tua avventura. In silenzio dovrò invece subire il suo ricatto. Che è poi il tuo.

PAOLO> Il mio?

STEFANO> Sì. Perché se io potessi ripetere tutto ciò a mia moglie, be’, per te le cose si metterebbero davvero male. Elena e Miriam, non lo scordare, sono amiche. Così come per mia disgrazia io sono amico tuo. E non posso dire a mia moglie la verità.

PAOLO> Per carità, tu non gliela devi dire!

STEFANO> E questo cos’è se non un ricatto? Perché io, in nome dell’amicizia, dovrei fingere di essere quel marito infedele che non sono. Non ti pare di chiedermi troppo?

PAOLO> Sì, hai ragione ma…. Vedi, Elena è una donna intelligente, di larghe vedute, non drammatizzerebbe…. Che vuoi che le importi se tu hai avuto un’avventura o …

STEFANO> Alt! A parte il fatto, non trascurabile, che l’avventura io non l’ho avuta, c’è da dire che mia moglie non è affatto così comprensiva!

PAOLO> Stefano, tu sei il mio unico, vero amico, e non puoi tradirmi proprio ora.

STEFANO> Per cui, secondo te, io dovrei confessare una colpa mai commessa? A che pro? Elena è in attesa, qui, a minuti, di Miriam. E basta che facciano due più due…

PAOLO> Miriam qui? Oh, cielo! Che facciamo? (butta sul tavolo un astuccio)

STEFANO> Piano, che lo rompi. Cos’è, un regalo?

LELE> (da fuori)… Legami, mai!

PAOLO> Ah già, stavo dimenticando… sì, questo è per te. (entrano Lele e Mariù)

STEFANO> (sta guardando verso il giardino) Per me? Oh, finalmente, eccoli che arrivano.… Dicevi, Paolo? (si sente Mariù che entrando dice a un contrariato Lele:)

MARIÙ> Ma che legame…. È un contratto. Io ti propongo solo un contratto.

PAOLO> Dicevo del regalo che sono andato a comperare per conto di…. Ma poi ti spiego. Oh, ciao, avvocato!

MARIÙ> Ma come puoi essere così insensibile! (Affranta lei, Lele è sconsolato)

STEFANO> Ma che ti succede, Lele?

LELE> Sono sfinito. Questa non è mica a posto. (si siede e Mariù gli si piazza dietro)

STEFANO> Sì, certo ma… dimmi: hai scoperto di chi si tratta?

LELE> Calma. Prima lasciami salutare il vecchio Paolone. (a Paolo) Tutto bene?

PAOLO> (affranto) Bene? Temo che uno di questi giorni mi toccherà farti visita.

LELE> No eh, Paolo, no! Non mi dire che tu e Miriam…. Oh, santo cielo! Va be’. Su, ora non t’abbattere. Siamo già riusciti a superare altre situazioni.

PAOLO> Ma tre anni fa era diverso. Oggi ci sono prove, Lele, che m’inchiodano…

LELE> Sst! Ora non è il momento. Chiamami dopo, o vieni direttamente in studio. Tra l’altro c’è sempre quel sospeso, eh…. (soldi) Ah, permetti che ti presenti…

PAOLO> Oh, contessa, che piacere! (baciamano) E mi scusi, sa, le mie parole non…

MARIÙ> Paolo! La discrezione è mia regola di vita! Non mi permetterei di violare un segreto (cinge Lele) del mio avvocato.

LELE> Non mi pare, contessa, di aver accettato incarichi a tuo nome. C’è stato tra noi, in queste ore, solo qualche sfortunato malinteso che ora m’induce a ...

MARIÙ> A scegliermi come allieva privilegiata. Eh sì, tu sei il mio Pigmalione! Che deve forgiarmi, plasmarmi, valorizzare le mie doti, i femminili talenti…

LELE> Ma quali?! Mariù, convinciti: tu sei un caso unico d’inesistenti talenti!

STEFANO> Scusate se interrompo, ma mi premerebbe sapere, Lele, se sei riuscito a …

LELE> A scoprire il mittente? Certo che sì. Grazie soprattutto al prezioso contributo della contessa. Prego, Mariù.

MARIÙ> Grazie. (si ricompone, estrae un fax) Allora, leggo, testualmente: il mazzo di “rose bianche a delicato velluto damasceno, innestate su rami viridentes di screziata rosa canina”, è stato ordinato oggi 12 aprile, dal signor Alberto Mascheroni.

STEFANO> Alberto Mascheroni? E chi è?

LELE> Be’, se non lo sai tu…

MARIÙ> L’ordine per la filiale di Torino è giunto via fax da Bologna alle 9:43.

STEFANO> Bologna…. Alberto Maccheroni da Bologna.

MARIÙ>/LELE> Mascheroni!

STEFANO> Sì, certo, Mascheroni. Eh no! Le iniziali non son quelle: A.M. non è C.M. Non quadra. E che altro avete saputo? II biglietto, ad esempio, chi l’ha scritto?

MARIÙ> Ma l’impiegato della Florian di Torino, no? Che si è limitato a trascrivere, direttamente dal fax, quelle poche parole. Eccolo, tieni.

STEFANO> Ah, già. Va be’. Vuol dire che chiarirò con Elena. Dov’è?

PAOLO> Di là, in cucina. Però prima, ti prego, vorrei concludere quel mio discorso.

STEFANO> Paolo! Con quello che mi sta capitando! No, io adesso devo chiarire.

LELE> Ma perché? Dubitare di Elena? E solo per quelle iniziali?

MARIÙ> Che potrebbero essere le tue, non lo scordare. Tu sei C.M.: Celeste Marzian.

LELE> Mariù!! Lo sai benissimo che io…. Questa è proprio andata!

STEFANO> E già! Tu, tu sei quel C.M., Celeste Marzian! Sei stato tu ad inviare le rose. La cosa non mi sorprende. Eh sì, perché già ai tempi dell’Università eri innamorato di Elena. E se ti facesti da parte, fu solo perché…

LELE> Perché lei scelse te. Con quanta saggezza ancora me lo chiedo. E tuttavia, tranquillo, stamane io ero in tribunale, qui, non a Bologna ad inviare i tuoi fiori!

STEFANO> Già, è vero. Ma allora chi è 'sto Alberto Mascheroni?

LELE> E che ne so? Contessa, qui sale la febbre di una scenata, ed è meglio che noi…

MARIÙ> Proprio ora che mi gustavo lo spettacolo dello Stefano (ride) …geloso?!

PAOLO> (allarmatissimo) Zitti signori, per favore, zitti! Sta arrivando mia moglie. Che faccio, avvocato? Perché se quella mi vede qui, Lele, io sono perduto.

LELE> Calma…. Mariù, va' ad avvertire Elena, (entra Sira) convincila a far entrare Miriam direttamente in cucina. Noi intanto usciamo dalla porta, evitando quel che potrebbe diventare uno spiacevolissimo incontro. (a Paolo) Su, vieni, Paolo.

MARIÙ> Alt! Una domanda. Ti faccio da segretaria? Potrebbe rientrare nel contratto.

LELE> Contratto? Ah, quello…. Pazzesco. Ma sì, come vuoi, ma ora sbrigati.

MARIÙ> Segretaria privata, molto privata?

LELE> Mariù, ma ti pare…. All’anima della timidezza! Sei di una sfacciataggine…

MARIÙ> Com’è bello essere sfacciati! (di colpo si siede, triste e arresa) E tuttavia quanto difficile. Basta, ci rinuncio. Addio, addio, Lelè. (fugge, piangendo, in cucina)

LELE> Come addio?! Mariù, ma che ti prende…? Ah, le donne! (a Paolo) Vieni ora, Paolo, se no le cose qui davvero si mettono male. E su, vieni!

STEFANO> (con ancora in mano il regalo) Paolo! E di questo, Paolo, che ne faccio?

PAOLO> Ah, già il regalo, è per Elena da parte di…. Vengo, Lele, vengo. Poi ti spiegherò, ciao. (escono, Stefano posa sul tavolo l’astuccio, ora è con Sira)

SCENA II (Stefano – Sira)

STEFANO> E dire che oggi avrebbe dovuto essere il mio primo giorno di ferie…

SIRA> Sarà comunque un giorno di festa.

STEFANO> Festa? Perché festa?

SIRA> Be’, la famiglia, dopo tanto tempo, è di nuovo riunita. Elena ne è così felice!

STEFANO> Ah, lei…. Io no, io non sono felice. Mi sconvolge il solo pensare che due ore fa io fossi qui tranquillo a preparare la valigia per il mare. La vedi? È ancora lì. Dovevo solo chiuderla. Poi qui, all’improvviso si scatena il finimondo. (pausa) Otterrò la grazia di essere al mare prima di sera?

SIRA> Forse è meglio che tu ora parli con tua moglie offrendole… quello.

STEFANO> Ah già, il regalo che devo consegnare ad Elena… da parte di…?

SIRA> Da parte dei figli.

STEFANO> I figli? Cioè, loro fanno un regalo alla mamma? Perché?

SIRA> Già, perché. Io so solo che Laura e Riccardo hanno pregato Paolo di occuparsi lui dell’acquisto di questo… fa' un po’ vedere… ecco, di questo bell’orologio.

STEFANO> Quest’orologio, certo… ma per quale motivo?

SIRA> Prova tu a rispondere, fratellone.

STEFANO> Ma… Elena gli anni li compie ad agosto. Siamo ad aprile, per cui non…

SIRA> Aprile, sì, ma quale giorno d’aprile? Stefano, guarda un po’ la data!

STEFANO> Ah, sì… dunque oggi è il 12 aprile, che è… non so, cos’è?

SIRA> È il giorno in cui 25 anni fa tu ed Elena…

STEFANO> Il matrimonio! Oh, Sira! Sira! Il mio matrimonio! Me ne sono dimenticato, completamente dimenticato. Che disastro! E ora, come rimedio?

SIRA> Mai avrei immaginato che tu dimenticassi le tue nozze d’argento.

STEFANO> Però… Elena in tutti questi giorni mai una volta che abbia fatto cenno a …

SIRA> Evidentemente anche lei era distratta da qualcosa, chissà? Ma ora è tutto passato. È di là. Sta preparando il pranzo, contenta, almeno lei, di averci tutti qui.

STEFANO> E così loro si sono ricordati mentre io…. Su, Sira, aiutami, dammi un’idea.

SIRA> A questo punto è una scommessa. Comunque, vediamo…. Intanto c’è questo…. Che si potrebbe, sì, potresti essere tu a donarlo. I figli ripiegano su qualcosa di meno caro, che so: un piatto d’argento, un girocollo…. Facciamo così: io telefono a Paolo, sono le 11 e lui potrebbe tornare dal gioielliere…. Ma sì, vedrai che tutto si sistema. Dammi il suo numero. Tu intanto rimetti questo a posto e quando Elena sarà qui…

STEFANO> Brava! Tieni, sull’agenda trovi il numero del cellulare di Paolo. Pensaci tu allora. E grazie, grazie, sorellina! Ah, l’abbiamo aggiustata! Bene, adesso telefono a Riccardo per spiegargli… (nasconde l’astuccio vedendo Elena e Miriam)

SCENA III (Tutti in scena)

ELENA> Scusate. Ti rincresce, Stefano, se ci accomodiamo qua? Proprio pochi minuti, per parlare con la mia amica…. Ah, Miriam, tu ricordi mia cognata, vero?

MIRIAM> Sì. Ci siamo salutate al telefono. Anche lei è qui per l’anniversario, vero?

ELENA> Anniversario? (Ma Sira sovrappone fulminea la sua voce)

SIRA> Sono tornata a casa mia. Questa è sempre la mia casa, vero Stefano?

STEFANO> Sì, con tutti i tuoi ricordi. Ma ora, Sira, è tempo di lasciarle al loro riservato colloquio. E vieni! Di là c’è Mariù che potrebbe aver bisogno di un aiuto.

ELENA> No, mi raccomando, Sira: quella tienla lontana dai fornelli! Casomai prova a consolarla. È di là, disperata, come sa essere disperata lei. E comunque a Lele gliene canterò io quattro. È proprio vero, Stefano: il lupo perde il pelo…

STEFANO> Ma che c’è ancora, Elena? Io non capisco, davvero…

SIRA> Gli uomini non capiscono mai nulla. E su, vieni! (Sira e Stefano escono)

ELENA> Oh, finalmente. Allora, cara, dimmi… ma intanto togliti il soprabito.

MIRIAM> No, proprio solo un minuto. Il tempo di raccontare e me ne vado. Dopo quello che è successo ieri sera, tra me e Paolo è tutto finito. Ma almeno tu, devi sapere. (osserva le rose e sorridendo ad Elena ignara) Belle! È proprio un giorno di festa per te oggi. Io, invece, vorrei urlare ai quattro venti tutta la mia rabbia…. Purtroppo, sono una persona responsabile, io. E non dimentico di avere un’onorabilità da salvaguardare. Non la mia, certo, ma quella dei miei figli.

ELENA> Ma che è successo di così grave? Davvero divorziate? Dopo tanti anni!

MIRIAM> Certo, io voglio, io pretendo il divorzio. E per chiara sua colpa. Gli costerà al fringuellino, ah se gli costerà! Paolo, questa volta, me l’ha fatta troppo grossa.

ELENA> Ma sei sicura? Su, dimmi di che si tratta.

MIRIAM> Mi ha tradito. E io stavolta ho una prova schiacciante. Lui nega, nega tutto. Anche se qualche ammissione l’ha pur fatta. Già: non può negare l’evidenza. Certo lui dice, lui giura: si tratta di un equivoco, tutto un equivoco, nulla è come appare. Insomma le solite parole false e bugiarde di quella sua natura infìda. ‘Bob il bello’!

ELENA> Ma cosa c’è stato di così definitivo? Mi pareva poi che ultimamente lui…

MIRIAM> Lui? Lui, nonostante gli anni, continua a considerarsi un Casanova, un rubacuori! Ma qui paga, paga anche per tutte le altre volte.

ELENA> Ah, perché ci sono state…

MIRIAM> Non mi far ricordare, Elena, ti prego. Però oggi ha superato ogni limite.

ELENA> Càlmati ora. Racconta con ordine. Non vorrei che tu fossi vittima...

MIRIAM> Di un malinteso? (sventola un fazzoletto) Perché questo come lo chiami?

ELENA> Quello? Be’, io lo chiamerei fazzoletto.

MIRIAM> No, è la prova della colpa. Quando gliel’ho sventolato sotto il naso, è impallidito. Poi, farfugliando, è andato ad inventarsi una storia assurda… ma così assurda…. Figurati, un passaggio in macchina che ha dovuto dare ad una signora, una certa Chiara… va be’, ora non ricordo il cognome, ma…

ELENA> Vigliani, forse? Chiara Vigliani?

MIRIAM> Proprio lei. Perché, la conosci?

ELENA> Non personalmente…. (sorridente) Diciamo che è l’amante di mio marito.

MIRIAM> Cosa? L’amante di…. No, è l’amante di Paolo. Elena, non scherzare. Qui c’è il fazzoletto, e poi ci sono le sue ammissioni, caute… certo, ma inequivocabili.

ELENA> Scusa se insisto. Ma ho ben ragione di dichiarare che il tuo è un equivoco. Quello è solo un fazzolettino, come mille altri! Non è una prova decisiva! Ricordi il fazzoletto di Desdemona? La trappola in cui cadde Otello?

MIRIAM> Lascia stare Otello! Quello è teatro, qui è vita, la mia vita, capisci?

ELENA> Ah, se è per questo, e con prove ben più solide, è la mia, di vita. Tieni, leggi.

MIRIAM>Che cos’è? Una lettera…

ELENA> Leggi. Leggi intanto il nome del destinatario: Stefano Verdiani. E poi continua. Il contenuto non lascia dubbi! E al fondo la firma: Chiara Vigliani.

MIRIAM>Chiara Vigliani… già. (pausa) Elena, non so se debbo… è pur sempre una lettera di tuo marito, cose vostre, riservate che io…

ELENA> Lascia stare gli stupidi riguardi. Leggi...

MIRIAM>Davvero… tu vuoi? Va bene. Allora:“Caro Stefano, ho ancora negli occhi e nel cuore il ricordo di quella nostra giornata insieme. Il sole, l’allegria, le tue barzellette così divertenti e…”. Barzellette? Non mi pare che Stefano racconti...

ELENA> (esitante) Barzellette…. (c.tono) Ma sì, certo… quando vuol fare il cretino.

MIRIAM> E senti, senti cosa scrive. “Ricordo con nostalgia, mio cuor gentile - dice proprio così, cuor gentile - quel nostro dolce conversare mentre, dopo cena, gustavamo in terrazza l’ultima sigaretta, inseguendo le azzurre volute di fumo che si perdevan nell’aria tiepida della sera”. Ma scusa, Elena, tuo marito fuma?

ELENA> (stupita) Mio marito fuma…. (c.tono) Be’, sì… qualche volta si concede…

MIRIAM> E io che ho sempre additato Stefano a simbolo di rettitudine. “Prendi esempio da lui - dicevo al mio Paolo - ah, se appena appena gli somigliassi!”…. E invece guarda…. Ah, Elena, non me la sento di continuare. Che disgrazia! E tu lì… serena, tranquilla. Ma come fai? Non ti viene di sbranarlo, di ucciderlo?

ELENA> Per passare dalla parte del torto? No, occorre mantenere la calma invece, ragionare. Con freddezza! Riderà bene chi riderà ultimo. E l’ultima sarò io!

MIRIAM> Ah, sei ammirevole, stoica nel sopportare il dolore. E pensare che ero venuta per sfogare la mia rabbia. E invece - ah, non me lo posso perdonare - ho risvegliato ricordi… atroci. Come chiederti scusa? E mi vorrà ora perdonare il mio Paolo, che era davvero in buona fede. Il mio bambinone questa volta non c’entra.

ELENA> Be’, adesso non esagerare. Lui ha le sue colpe. Magari non questa ma tutte quelle che gli hai perdonato negli anni e che non devi mai scordare. Fa' la pace con lui, questo è il consiglio che ti posso dare, ma… attenta, senza debolezze o concessioni. Non essere troppo generosa. È meglio che continui a sentirsi in colpa.

MIRIAM> Sì, hai ragione. Se mi sono sbagliata, è comunque la prima volta. Meglio tenerlo sulla corda. Ma tu cosa pensi di fare? Oggi che dovrebbe essere un giorno felice, che tutte le attenzioni si concentrano su di te…. E pure Stefano, con le rose un po’ si fa perdonare, no? Le nozze d’argento anche per lui mantengono un significato.

ELENA> (sorpresa, poi vindice) Ah, le nozze.… Già, oggi è…. Sì, faremo tutti festa. Sarà il momento del sorriso. Ma… poi verrà il tempo della…

MIRIAM> Vendetta...! Ah, capisco. Certo, Elena, se tu davvero pensi…. Per parte mia, devo ringraziare il cielo che mi ha suggerito di venir qui. Che fortuna averti amica. Scusa se ho pensato a me, al mio matrimonio così fragile…. E tutto per un piccolo malinteso. Vedi, ora son qui, un po’ in colpa. E mi chiedo se io non possa far qualcosa per te.

ELENA> Oh sì, Miriam. Le cose di sempre: continua ad essermi amica, regalami il tuo sorriso. E a noi, pure a Stefano, da' la gioiosa cordialità che ti rende a tutti così cara.

MIRIAM> Anche a lui? Mi costerà, Elena, davvero. Però se tu…. Ok, farò come dici.

LELE> (dall’esterno) Capisci, Paolo?

PAOLO> (sempre dall’esterno) Certo, hai ragione.

MIRIAM>Ma questa… è la voce di mio marito. Come mai? Paolo è qui con voi?

ELENA> Era passato un attimo a salutare, poi ha incontrato Lele e con lui è andato a far due passi. Posso immaginare, dopo quanto mi hai detto, di cosa abbiano parlato. (Paolo e Lele) Oh, già di ritorno…. Peccato, stavamo conversando da buone amiche.

LELE> (tronfio)Oh, signora, che piacere! Anche lei qui per gli auguri ai nostri amici. Me ne parlava poco fa suo marito, sempre così attento, lui, a cogliere ogni occasione per ricordarci l’importanza, anzi… l’insostituibilità degli affetti. E da quel che so, lui è in ciò aiutato da una moglie saggia che sa tener vivi i sentimenti più alti e che…

ELENA>Lele! Non sei in tribunale! Vieni qui, che ti devo parlare. (si isola con lui) Fossi in te, vedi, ora io mi preoccuperei di Mariù. Sì, di lei. Perché la povera figlia…

LELE> Povera figlia cosa? (Paolo e Miriam si scrutano. Lui timoroso, lei amorevole)

MIRIAM> (supplice)Paolo…(fa due passi verso di lui che arretra di altrettanto)

ELENA> È di là che piange, disperata. Dice di essersi sbagliata sul tuo conto.

PAOLO> Scusate, dimenticavo di dover fare una telefonata urgente…. Vi rincresce se mi apparto un attimo in giardino? (Miriam lo raggiunge di corsa, ansiosa)

MIRIAM> Oh sì, sì, caro. Vengo anch’io con te. Devo spiegarti…

PAOLO> Ma veramente…

MIRIAM> (quasi in pianto)Mi potrai mai perdonare?

PAOLO> (sorpreso, imbarazzato)Come? Io perdon…? Non… capisco.

ELENA> (dura)Infatti. È lei che perdona te, chiaro? (con intenzione) Vero Miriam?

MIRIAM> Ah sì, certo ma… ma volevo che lui sapesse quanto… oh, caro!

ELENA> Paolo, pòrtatela in giardino, per favore. Ecco a cosa riduce l’insostituibilità degli affetti, di cui parlava poco fa il nostro avvocato, dico bene, Lele?

LELE> Io… be’, non saprei…. Ancora poco fa loro…. Però se tu, Elena, ritieni…

ELENA> Sì, io ritengo. Andate, voi, andate. (li spinge fuori scena) Allora, caro avvocato, stavamo dicendo…. Ah, sì, del dolore, del pianto della povera contessa.

LELE> Dolore? Pianto? Senti, Elena…

ELENA> Senti tu invece. Lei non regge più quella sua parte di femme fatale. È crollata e ora dice che tu l’hai ingannata! Anzi aggiunge che ti sei interessato a lei solo per ghermire la sua dote. In passato lei ha già subìto mascalzonate del genere!

LELE> Mascalzonate?! Io! Ah no, eh! C’è un limite a tutto, Elena!

ELENA> Limite! Ma se son mesi - caro penalista - che non riesci nemmeno a pagare l’affitto. Ora lei ti dà la possibilità di un contratto che quanto meno rallenterebbe...

LELE> No, io non posso venir meno al rispetto per me stesso, per la mia professione…

ELENA> Rispetto, rispetto! Allora diciamola tutta: la contessa è piena di soldi! Scusa la volgarità ma è così!

LELE> Ah, lei… (segno del denaro con le dita)

ELENA> Sì! Lei!

LELE> Oh, sia chiaro: io sono stato sempre gentile, comprensivo…. E non nego, ora che mi ci fai riflettere, che mi è anche simpatica, ma…

ELENA> Ma-ma-ma-ma!… Piuttosto è o non è vero che un’ora fa le facevi intendere che, insomma, per cultura… altezza spirituale, eri interessato a lei?

LELE> Ma sì, è il mio “stile”, lo sai. Io tendo sempre a lusingare le femminili vanità.

ELENA> Sia come sia, io le ho promesso che ti avrei richiamato agli obblighi.

LELE> Obblighi? (ironico) Ma quali mai, Elena?! (rientra Stefano che fa per sedersi)

ELENA> Non si scherza con i sentimenti! (a Stefano con dolcezza) Ah, proprio tu, caro, torna di là, per favore, a far compagnia a quella poveretta.

STEFANO> Io?!

ELENA> Sì. Ti prego. (Stefano, rassegnato torna verso l’interno) Allora, Lele. Capisci che non puoi continuare così? E poi, via, per te ora si sta profilando un’opportunità unica. Di riposo e di salutare ricreazione in bella compagnia…

LELE> Bella… cosa? Alludi alla crociera. E io, secondo te, per sette giorni dovrei…. No, eh, assolutamente no! E poi non avrei neanche i soldi per il biglietto…

ELENA> Tutto gratis! Lele, cerca di capire: tu hai bisogno di qualcuno. Ma ti sei guardato?! Quest’aria grigia… sole e mare ci vogliono! E una compagna! Il contratto non ha vincoli. Anche perché, casomai, non saresti tu ma lei a doversi cautelare.

LELE> Come-come? Non capisco. Vuoi dire che lei, Mariù, teme… che cosa?

ELENA> Mariù ha il dovere di proteggersi. Dai troppi farabutti che ci sono in giro. Gente che punta solo ai suoi soldi, al patrimonio immobiliare…

LELE> Patrimonio… immobiliare?! Perché lei…

ELENA> Lei è la contessa Maria Consuelo Gubernatis Fontana di Sant’Elpidio! Il patrimonio di famiglia solo di tasse le costa uno sproposito. Capisci quindi le sue ragioni di diffidenza? Il matrimonio sarebbe un azzardo. Enorme. Per lei, è chiaro.

LELE>Be’, azzardo…. Quando si ha che fare con persone affidabili e io … (escono)

PAOLO> (rientra con Miriam. Sicuro, braccio sulle spalle di lei) Oh cara, cara la mia Mimì. Finalmente ti sei convinta. Ma ora dimmi… come mai anche tu qui stamani?

MIRIAM> Avevo un appuntamento con Elena; avevo bisogno di sentirmela vicina. e così è stato: cara Elena, preziosa e saggia amica! Però vedo che pure tu sei passato…

PAOLO> Be’… sì… un problema di lavoro. Stefano e Lele si sono offerti per un consiglio. Stavo per salutarli quando t’ho vista. Ora spero solo che tutte quelle tue…

MIRIAM> Inquietudini? Non pensare più a quelle. Sono passate. Vieni invece, caro, ho tante cose da dirti. Andiamo a casa. (entr. Stefano) Aspetta però che arriva Elena.

LELE> (rientra con Elena) Possiede anche una villa al mare?

ELENA> Una?! Tre! E se si decidesse anche solo ad affittare quella più piccola…

LELE> Tre ville! (pausa) Sai, Elena, a proposito della consulenza… sì, vale la pena che ci pensi. E merita una riflessione pure il titolo. Contessa…?

ELENA> Di Sant’Elpidio. Ma non è cosa per te quella. Anche se un malintenzionato, di quelli che ci sanno fare, consultando un qualche esperto di codici araldici…

MIRIAM> Scusate un attimo. Elena, noi pensiamo di aver approfittato troppo della vostra cortesia, per cui io e Paolo…. (a Paolo) Oltretutto, caro, loro oggi, lo sai, vero?

PAOLO> Sì, tesoro, lo so. E quindi a maggior ragione dobbiamo essere discreti e… salutare con la più viva amicizia. Ah, Lele, (fa il segno del denaro) per quella cosa…

LELE> No, no, non ti preoccupare per me ora…. No, caro, la parcella non urge, avremo modo di sistemare il tutto. Ma non oggi che, come vedi…

PAOLO> Certo. Allora, ciao a tutti. E mille auguri a voi per il bell’anniversario.

MIRIAM> (ignorando Stefano, ad Elena) Tante cose belle anche da parte mia, Elena.

ELENA> (che tiene il braccio a Stefano) Miriam! E a lui niente auguri? Per il momento è ancora mio marito, e i 25 anni è con Stefano che li ho trascorsi.

MIRIAM> Certo, auguri pure a te, birichino. Un bacio a tutti. Andiamo, caro. (escono)

LELE> Mariù, Mariù… vorrei parlarti. Posso? (entra in cucina, mentre Sira n’esce)

SIRA> Trattala bene. Ti sta aspettando col cuore aperto. (lo spinge all’interno, Elena si prende cura dei fiori) Ma, Elena, che vuoi fare adesso alle mie rose?

ELENA> Ah, perché son diventate tue? Le metto un po’ in disparte. Anche le cose belle alla fine possono guastare un’atmosfera tornata serena. E proprio non vorrei…

STEFANO> No, lasciale lì, invece. Oggi è giorno di festa. E poi sono un tale incanto.

ELENA> Davvero non t’importa se…

SIRA> Ormai avete fatto pace, no?

ELENA> Sira! Mi avran pur fatto piacere ma non posso sopportare che lui pensi…

SIRA> Cosa vuoi che pensi. Sono semplici rose che…. E va bene, ora vi spiego!

STEFANO> Spiegherai, Sira, spiegherai. Adesso lasciaci soli, per favore.

SIRA> Libero il campo? Ok, vado in giardino. Solo che fa un po’ freddo e… su, dammi il tuo golf. Vado. E, mi raccomando: chiamatemi a guerra finita. (esce)

ELENA>Guerra?!Una scaramuccia, no? E poi tutto, finalmente, tutto è stato chiarito.

STEFANO> Chiarito… nel senso di… Chiara?

ELENA> Anche. È bastato che Miriam pronunciasse quel nome e i misteriosi intrecci son diventati piccoli equivoci. Povera Miriam. (gli sventola la lettera)

STEFANO> La lettera! E brava! Gliel’hai letta. E così il cattivo sono diventato io.

ELENA> Dovevo pur salvare il matrimonio. (da fuori Sira occhieggia infreddolita)

STEFANO> Quale? Il loro o il nostro? (estrae l’astuccio)

ELENA> Tutti e due, mi auguro. E quello cos’è?

STEFANO> Ah. Il mio regalo. Per te. (le porge l’astuccio)

ELENA> Oh, Stefano! Ti sei ricordato!… Mentre io, invece…

STEFANO> Oh, non credere…. Diciamo che sul filo di lana ci hanno aiutato i figli.

ELENA> Loro?! Oh, grazie. Dovrebbero esser qui a momenti. E ora? Non più ombre?

STEFANO> Be’, veramente una… sì, quella c’è ancora. (accenna alle rose)

ELENA> Ah, vuoi dire… le rose? Giuro, Stefano, proprio non lo so.

STEFANO> Eppure qualcuno te le ha mandate.

ELENA> Sì, certo, qualcuno ha pensato a me ma…. Un momento… 'C.M.'… (scatta) ’C.M', ma come ha fatto a non capirlo… ma sì, le ha mandate Sira, tua sorella!

STEFANO> Mia sorella?! Ma…

ELENA> Ma certo. Cesira Martelli, 'C.M.'. (©¶ telefono) Rispondi tu, Stefano?

STEFANO> Pronto...? Chi, scusi? Ah, lei è…. No, so tutto e devo dire che lei ha anche un bel coraggio a…. No, no, aspetti che le passo subito la signora Verdiani! È per te!

ELENA> Chi mi vuole?

STEFANO> Alberto Maccheroni!

ELENA> E chi è?

STEFANO> Be’, se non lo sai tu…

ELENA> Io? Cosa mai dovrei sapere io? (rientra Sira freddolosa e va verso i liquori)

STEFANO> È il tizio che ti ha regalato i fiori 'Grazie di esistere'! E ora chiede della signora Verdiani, di mia moglie, capisci? (Sira comincia a riempire un bicchierino)

ELENA> Ti giuro, Stefano, io non so chi sia quest’Alberto! Se questo è uno scherzo…

STEFANO> Che faccio allora? Riattacco?

ELENA> Certo, certo, liberami da quest’incubo, per favore.

STEFANO> Certo, stia allora bene a sentire, signor Maccheroni, se lei pensa…

SIRA> Mascheroni!!! È Alberto! Da' qua. Ciao, sì son io, son Sira. Grazie per le magnifiche rose. Elena le ha gradite. Belle, e proprio del colore… (sfuma)

STEFANO> Ma si può sapere cosa succede? Sira e… 'sto Mascheroni?!

ELENA> Pensa: un compagno di scuola. L’ha incontrato un mese fa per caso e magari un po’ anche per destino. Le rose sono proprio per me, dono di tua sorella che come sempre ha pensato a noi, alle nostre nozze d’argento. E quelle due iniziali C.M. …

STEFANO> Cesira Martelli! E lo scarabocchio era davvero la 'V' di Verdiani! (a Sira ora con loro) Cesira, vieni, parlami di questo tuo novello “sentimental”.

SIRA> Ma no, non c’è nulla da raccontare se non che quest’improvviso trambusto mi ha fatto un gran bene.  Ed è per questo che le rose, fratellone, sono anche un po’ mie.

STEFANO> Ah, certo, visto che sei tu ad averle regalate.

SIRA> Volevo che vi giungessero fresche di prima mattina. Perciò avevo incaricato Alberto di ordinare lui i fiori. Rose - gli ho detto - scegli tu il colore. E quando stamattina le ho viste mi son commossa. Posso? (odora le rose)

MARIÙ> (irrompe con Lele) Allora, deciso. Sabato prossimo partiremo per la crociera.

LELE> Con la mia spider rossa a sfrecciare superba e splendida fino a Genova!!!

MARIÙ> Oh, sia chiaro: cabine separate! Mi rincresce per te, Elena, ma lui ha così insistito…. (sottovoce ad Elena) Mai divertita tanto!

ELENA> Brava! (pausa) Ohi, ma che succede? Sento odor di bruciato.

SIRA> Mariù, Mariù!!! Scusatemi, ma… il pranzo prima di tutto! (esce correndo)

MARIÙ> Oh, mi rincresce, Sira. Aspetta, vengo ad aiutarti. (si ferma sulla porta)

ELENA> No, lasciala fare. Tu ora devi prenderti cura di lui, no?

STEFANO> E tu, Lelè, cosa mi stai combinando? Ma davvero vai in crociera con…?

LELE> Sì. Devo considerare alcune  opportunità, rilanciare la mia attività con una più adeguata formulazione del titolo. Conte… no, meglio: “Avvocato Conte Celeste Marzian di Sant’Elpidio”. Suona bene, eh? E sulla porta, in caratteri gotici…. (Mariù) Che dici, Mariù? ( si stringono le mani tenendosi però a distanza) Magari sul frontone…

MARIÙ> Della mia villa al mare, certo. Che ha bisogno di una robusta ristrutturazione. Ci vuole però liquidità, e so che tu…

LELE> Certo, cara,  io ho i contatti giusti. E a tal proposito: non è detto che, al ritorno, noi non si debba esaminare la possibilità di una più stretta collaborazione e - perché no? - considerare pure (cingendole la spalla) una… comunione…

MARIÙ> Spirituale? Ma quella è già viva e presente, caro.

LELE> Ah sì, certo. Nessun vile calcolo materiale offuscherà mai il forte sentimento che già sento crescere in me, vivida testimonianza della sincerità di un impegno…

MARIÙ> Il cuore è a sinistra, Lelè! Ma adesso vieni, andiamo a preparare tavola. Loro vogliono star soli…. E vieni! (mentre esce a Elena:) È fatta. Almeno per la crociera.

STEFANO>Allora? (prende il bicchierino pieno di Sira e lo porge ad Elena)

ELENA>Allora cosa? Che mi sono scoperta gelosa? Vero. Però mi pare che anche tu…

STEFANO> Chissà cosa mi è preso. Tutta colpa dei fiori, “le rose del mio scontento”.

ELENA> Perché dici così? Le rose son rose. Per un attimo - sì - allargano il cuore ma, come tutte le cose belle, durano il tempo di un sogno. E i sogni, lo sai…

STEFANO> Ah certo, loro subito svaniscono. “Guai ai sogni” dicevi tu già in quella nostra bella primavera di… ah già come diceevi? Sì, di “giudiziose promesse”.

ELENA> Giudiziose, certo. Un aggettivo che mi è sempre piaciuto. Così diverso dalle parole alate dei poeti con i loro “giovanili incanti…”.

STEFANO> E tuttavia quelle parole di poesia furono utili a toccare il cuore della mia fanciulla d’allora. Erano tenerezze per quel passerotto, oggi un po’… spennato?

ELENA> (sorride) Sei insopportabile, però… sei qui con me!

SIRA> (dall’esterno) Laura, Riccardo, e su venite! Sbrigatevi!

ELENA> La senti tua sorella? Annuncia le nostre nozze d’argento. Vieni, Stefano, è ora di andare incontro ai nostri figli. (lei si avvia, lui con il telefonino) Be’, che fai?

STEFANO> Sst! Hotel Riviera?... Sono Verdiani, signora. Volevo solo comunicarle che arriveremo con un po’ di ritardo…. Arriveremo, sì, mia moglie e io…. Oh, ben gentile… Certo, certo,  la camera grande, che guarda verso il mare…. Grazie. A stasera allora. (posa) E ora, Elena, di là a festeggiare con le persone più care i nostri 25 anni insieme!

                                                    FINE DELLA COMMEDIA

 * Il presente testo ha esordito al Salone Operti di Torino (circ. 2-Santa Rita) l'8/12/2011. Ha partecipato con la versione in piemontese (“Ma lòn ch’a fan belessì tute ste reuse”) al concorso 2012 di Loazzolo (CN).  Mail: antonino.cavaletto@yahoo.it