Ma che cos’è, in definitiva, questo amore?

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Non c’è nessun vincolo di regia, il regista può interpretarlo dandogli il taglio che vuole, l’unico vincolo che pongo per i miei copioni è di non cambiare assolutamente il testo, che, come tutti è registrato alla SIAE, ma utilizzabile da tutti (tra l’altro costo poco) liberamente a parte che, ovviamente, riportino il nome dell’ autore. Se qualcuno vuole contattarmi per qualche motivo lo può fare via mail: alvalgama@gmail.com

MA CHE COS’E’,IN DEFINITIVA, QUESTO AMORE?

Commedia in due tempi

di

Claudio trapani

PERSONAGGI:

Marcello

Stefano

Marlene

Sibilla

Helèna

Surya

I TEMPO

(La scena si svolge nell’atrio living della casa di Stefano, a sinistra una poltroncina e pochi altri oggetti. Sulla poltroncina Stefano sta dormendo il sonno del giusto anche se è mattino inoltrato quando suonano alla porta)

STEFANO – Ma chi è che suona a quest’ora, è l’alba, non c’è più rispetto per un povero artista che dorme.

MARCELLO – (da fuori) Ma che alba e alba, sono le undici, alzati e aprimi che è una questione di vita o di morte.

STEFANO –  (alzandosi a fatica e borbottando) Con te è sempre una questione di vita o di morte.

(apre a Marcello che entra come una furia)

MARCELLO – Amico mio, devi salvarmi.

STEFANO – Guarda che questa volta non te lo presto l’appartamento, voglio dormire ancora e poi

non capisco, tu una casa ce l’hai e pure bella, perché non te le porti lì le tue conquiste.

MARCELLO – Non si tratta di questo stavolta.

STEFANO – Oh! Una novità.

MARCELLO – O meglio si tratta di questo…

STEFANO – Ah.., per un attimo…

MARCELLO -  Ma moltiplicato per tre.

STEFANO – Cosa! Vuoi fare un’orgia in casa mia, tu con tre donne…ma….ma..ma ..(cambiando

tono repentinamente) secondo me non ce la faresti, neanche con due.

MARCELLO – Questo è ancora da vedere, comunque non è quello che pensi.

STEFANO – Io non penso, aspetto…. una spiegazione.

MARCELLO – (cambiando improvvisamente discorso) Non mi hai ancora spiegato perché con una casa, anzi un loft di 200 metri quadri, dormi nell’ingresso su di una scomoda poltroncina. STEFANO – Perché di là lavoro e non riuscirei a dormire in compagnia dei miei quadri, 200 metri quadrati senza pareti, un vero incubo, questo è l’unico posto con quattro mura a parte il bagno. Accidenti, l’hai fatto di nuovo!

MARCELLO – Fatto cosa?

STEFANO – Mentre stai raccontando una cosa, cambi di colpo argomento.

MARCELLO – Hai ragione, ma lo faccio per raccogliere il coraggio.


STEFANO – E’ davvero così terribile la situazione? E queste tre…. Come dire …cacciatrici, sono

così pericolose? Magari anche brutte?

MARCELLO – No sono tre deliziose fanciulle, dolci, tenere ma anche appassionate.

STEFANO – E allora, dove sta il pericolo?

MARCELLO – Mi vogliono sposare!

STEFANO – Ah!

MARCELLO – Si.

STEFANO – Tutte e tre?

MARCELLO – Tutte e tre.

STEFANO – Congratulazioni, solo dei veri professionisti sarebbero stati in grado di incasinarsi così.

MARCELLO – (cambiando di nuovo argomento) E perché dormivi vestito?

STEFANO - Perché mi sono addormentato mentre pensavo.

MARCELLO – Pensieri profondi?

STEFANO – Naturale, stavo considerando quanto sono disgraziato ad avere un amico come te. MARCELLO – Ma bravo! Io sono in grave pericolo e tu fai dello spirito e pure da quattro soldi. STEFANO – E’ colpa tua, lo vedi che hai di nuovo cambiato argomento. Invece di preoccuparti di come dormo dimmi in cosa consiste questo grave pericolo, il fatto che vogliano sposarti, non mi sembra sufficiente.

MARCELLO – Il fatto è che vogliono accorciare i tempi, Dio solo sa perché.Mi inseguono per estorcermi una promessa specifica e soprattutto una data. STEFANO – E Marlene, c’entra qualcosa in tutto questo?

MARCELLO – E’ una delle tre.

STEFANO – Bè lei è l’unica che ha il diritto di chiederti di accorciare i tempi. Siete fidanzati da dieci anni e dopo dieci anni di promesse, di scuse, di rinvii, la povera ragazza ha pure il diritto di costringerti a sposarla, così potrai fare almeno il nonno dei suoi figli, visto che come padre cominci ad essere un po’ vecchiotto.

MARCELLO – Pensa a te, non sei mica tanto più giovane.

STEFANO – Si ma io non mi sposerò mai , la mia sposa è l’arte.

MARCELLO – Eppure neanche tu disdegni il gentil sesso, ho trovato spesso segni evidenti di femmine focose.

STEFANO – Si, ogni tanto uso anch’io casa mia, quando tu me la lasci libera. A proposito, perché ti cercano qui.

MARCELLO – Prova ad immaginare.

STEFANO – Hai detto loro che abitavi qui.

MARCELLO – Esatto.

STEFANO – E magari ce le hai anche portate quei giorni in cui io ero “costretto” a fare

commissioni.

MARCELLO – Una si.

STEFANO – Ma allora a casa tua saresti stato al sicuro, se escludiamo Marlene.

MARCELLO – Si ma qui ci sei tu che mi puoi aiutare.

STEFANO – Era proprio quello che temevo di sentire.

MARCELLO – Non stiamo a sottilizzare ora, dimmi piuttosto cosa devo fare.

STEFANO – In che senso.

MARCELLO – Helèna sta venendo qui con le migliori intenzioni di costringermi a sposarla, in un modo o nell’altro.

STEFANO – Ed Helèna è…?

MARCELLO -  Una messicana tutta pepe che ho agganciato al Paradise due settimane fa.

STEFANO – E dopo sole due settimane vuole già sposarti.

MARCELLO – Lo sai che sono irresistibile.

STEFANO – (gli dà un buffetto amichevole mentre suonano alla porta) Eccola! Ma guarda che io non ho nessuna intenzione di coprirti, dovrai affrontarla da uomo a uomo. MARCELLO – Ma Helèna non è un uomo.

STEFANO – (andando ad aprire) Appunto.

MARCELLO – Io mi nascondo di là, giusto per prendere un po’ di coraggio.(esce)


(entra Sibilla la portiera,governante tuttofare dello stabile in cui abita Stefano, è una macchietta, parlerà con accento pugliese un po’ sgrammaticato e con modi schietti e pepati.Si intuisce che se aggiustata e ripulita nei modi, potrebbe essere una vera bellezza)

SIBILLA – Buongiorno Maestro, come va l’arte oggi?

STEFANO – Sibilla quante volte le ho detto di non chiamarmi Maestro, comunque va tutto bene, desidera…?

SIBILLA – (annusando l’aria) Ma io questo profumo lo conosco è Arancia Meccanica di Terrier, il profumo che usa sempre il Dottore (folgorata) ma allora c’è il Dottore (con aria adorante) e dov’è, dov’è. Ma non è che per caso è in compagnia di di …qualcuna di quelle?

STEFANO – Sibilla si faccia gli affari suoi per favore e mi dica piuttosto che cosa vuole.

MARCELLO – (entrando preoccupato) Ma insomma chi è arrivato…. Ah è lei Sibilla.

SIBILLA – (civettando e mettendosi in posa ) Deluso?

STEFANO – Sibilla!

SIBILLA – Va bene, va bene, ero venuta per dirle che giù c’è una tipa strana, tutta straniera, piena di olè che dice di voler salire, mi sembra una del sud, ma non del sud come me, del sud come lei la ragazza.

STEFANO – Ho capito, ho capito.

MARCELLO – (gemendo) Helèna, torno a nascondermi.

SIBILLA – (con aria adorante) Dottore, se vuole nascondersi da me, un poco di posto lo troviamo, stia tranquillo.

STEFANO – Sibilla ! Vada!

SIBILLA – Vado, vado allora la faccio passare la…. (fa una mossa come se ballasse il flamenco)

STEFANO – Sibilla!

(Sibilla esce e dopo un attimo entra Helèna, vestito lungo ma scollato, spagnoleggiante e vaporoso, ha grinta e fuego)

HELENA – (fermandosi sulla soglia altera e sensuale) Senor, yo soi a chi, yo soi Helena.

STEFANO – Yo soi Stefano.

HELENA – Donde estas, donde estas el mi ninito (leggi nignito),el mi muchachito, el mi guapito. STEFANO – Guardi, se cerca un ninito, un muchachito e un guapito non posso aiutarla, ma se si accontenta di un ninone (leggi nignone) di un muchachone e di un guapone (fa un cenno con la testa) di là ce ne uno.

HELENA – (lanciandosi a passo di carica verso la quinta) Marcelo, vieni a bailar con migo (e accenna un passo di flamenco) olè.

MARCELLO – (comparendo e accennando un passo anche lui) Helèna, yo soi a chi.

HELENA – Mi amor.

MARCELLO – Mi querida.

(cambio luci e a questo punto balleranno al suono e magari al canto di una musica sudamericana, vedrei bene il tango delle capinere. Adesso come per tutti i pezzi musicali seguenti, potranno comparire dei musicisti e tutti gli attori che sono già comparsi potranno entrare per cantare, come se in quel momento fossero solo il coro, il pezzo durerà a piacere secondo le decisioni del regista)

STEFANO – Ma cosa mi tocca vedere.

HELENA – Allora, topolino, non mi devi dire qualcosa.

STEFANO – Topolino, ma cosa mi tocca sentire.Ma signorina Helèna, non sarebbe più indicato elefante?

HELENA – Seguro, se hablamos de proboscide…

STEFANO – (precipitosamente)  Lasciamo perdere.

HELENA – Non essere timido Marcelo, rispondimi.

MARCELLO – Ecco io, stavo pensando…

HELENA – Ma non c’è nulla a cui pensare, dimmi solo la data, al resto penso io. Per esempio sono segura che como iglesia, Nuestra Senora de Guadalupe a Citta del Messico sia l’ideale e poi…..Acapulco la quebrada, eppoi Oaxaca così suggestiva e San Cristobal così intimo.


MARCELLO – Fermati Helèna ti prego, ci devo pensare (suonano alla porta)… oddio ne arriva un'altra..

HELENA – Pensare..ancora…? (minacciosa) Un’altra chi?

MARCELLO – Un'altra volta la portiera volevo dire,io intanto penso, giusto una decina di minuti, tu nel frattempo vai di là a vedere i quadri di Stefano. HELENA – Ma li ho già visti le altre volte.

MARCELLO – Si ma allora eravamo…impegnati… e poi una seconda occhiata te li farà apprezzare meglio. (a Stefano) Stefano portala di là.

STEFANO – Si ma poi torno non voglio perdermi il seguito (esce con Helèna).

MARCELLO – (va ad aprire e ricompare Sibilla) Ah è di nuovo lei.

SIBILLA – Perché le dispiace? (potrebbe accennare ad un passo di flamenco)

MARCELLO – No, no è che…

SIBILLA – Aspettava qualcun altro? Bè eccolo accontentato. Ma che ci sta un congresso internazionale qua stamattina, un’altra straniera ragazza, ma questa volta non del sud, dell’est. MARCELLO – Dell’est, non aspettavo rumene, almeno non oggi.

SIBILLA – No, ancora più ad est.

MARCELLO – Un’araba?

SIBILLA – No ma quasi, è una con quei cosi avvolti attorno al corpo e poi deve essere anche un

poco distratta e anche un poco trasandata perché gli è rimasto uno sbaffo di trucco proprio qui (ed

indica la fronte).

MARCELLO – E’ un indiana.

SIBILLA – Uh Gesù, una pellerossa, nel mio palazzo, e magari dopo arriva pure il Generale, quello come si chiama, Wuster, no Custer.

MARCELLO – Ma no, un’indiana dell’india, e quei cosi come li chiama lei sono il sari e quel segno sulla fronte se lo mettono tutte le indù. E’ proprio come temevo, è Surya.

SIBILLA – Un indiana proprio dell’India, certo avrei preferito una pellerossa bang bang, comunque questa mattina siamo proprio internazionali. Che faccio la faccio entrare? MARCELLO – No la lasci pure li fuori.

SIBILLA – Allora la lascio fuori?

MARCELLO – Ma come la lascio fuori, la faccia entrare.Un uomo non può sempre sfuggire al proprio destino.

SIBILLA – Dottore lei riesce sempre a confondermi (andandogli vicino) …in tutti i sensi (andandogli ancora più vicino) Guardi Dottore che se ha bisogno di un aiuto morale e magari anche materiale, io sono disponibile..(maliziosa) molto disponibile.

MARCELLO – No, grazie .grazie sono già abbastanza inguaiato anche senza di lei.

STEFANO – (rientrando) Allora cosa mi sono perso?

MARCELLO – Per adesso niente, ma fra poco perderai un amico.

(Sibilla introduce Surya, una bellissima indiana vestita col sari, molto provocante ma con una espressione austera e serissima, parlerà con una starna voce cantilenante.Rientra anche Stefano )

SURYA – (esibendosi nel classico saluto indiano a mani giunte sopra la fronte) Namaste.

MARCELLO – (allo stesso modo) Namaste.

STEFANO – Eh?

MARCELLO – Fai come me.

STEFANO – Namaste.

MARCELLO – Surya carissima (fa per abbracciarla ma viene tenuto a bada con dolcezza ma anche con fermezza).

SURYA – No Marcello caro, non dimenticare. Dopo, tutto dopo.

MARCELLO -  Ah già dimenticavo (a Stefano) l’Intoccabile.

STEFANO – Cosa! Appartiene alla classe dei Paria, ma mi sembra un po’ troppo ben tenuta per.. MARCELLO – No, no la chiamo l’intoccabile, perché ha deciso di non farsi sfiorare nemmeno con un dito fino a dopo il matrimonio.

STEFANO – Nemmeno con un dito, (diniego di Marcello) neanche un bacio, una carezza (serie di dinieghi). Ma sei sicuro che non sia una integralista cattolica.


(durante questo breve dialogo, Surya fingerà di osservare con curiosità la stanza, camminando in modo provocante ed atteggiandosi e poi facendo moine a Marcello)

MARCELLO - Ma non è per motivi religiosi, lei ha posto questa condizione, per costringermi a prendere una decisione in fretta, ma per lei io non sono intoccabile,anzi, mi stuzzica e mi provoca in continuazione, ma io… devo tenere mani, bocca e quant’altro a posto.

STEFANO – Incredibile, e tu hai accettato questo patto.

MARCELLO – Tu non faresti qualunque cosa pur di..di—insomma concludere?

STEFANO – Anche sposarti?

MARCELLO – Bè, questo non lo so.

SURYA – (prendendolo a braccetto) Marcello caro, questo atrio mi sembra carino, ma non c’è una stanza un po’ più grande, dove potersi almeno sedere.

MARCELLO – Ecco giusto lì una comodissima poltroncina, accomodati pure cara.

SURYA – Intendevo dove stare più comodi, più al largo. Cosa c’è di là? (indica la stanza dove è entrata Helèna e fa per avviarsi).

MARCELLO – No,no di là no, c’è solo….

STEFANO – Il ripostiglio.

SURYA – Ma dalla porta (sbirciando) mi è sembra che sia piuttosto grande, anzi grandissimo.

MARCELLO – Sai Stefano è uno che ha molte cose da riporre.

STEFANO – Già, tutta una vita. (suonano alla porta).

SURYA – Comunque non importa anche se non ci sediamo, in fondo ero venuta solo per concordare con te la data…

STEFANO – La data?

MARCELLO – No a me non l’ha data, oh ma cosa mi fai dire, lei intende la data del matrimonio.

STEFANO – Anch’io, sei tu che sei un maniaco sessuale.

SURYA – Certo a me sarebbe piaciuto qualcosa come matrimonio al Taji Mahal e luna di miele alle Maldive, ma purtroppo impegni di lavoro mi costringono in Italia. STEFANO – Ma non ci si può sposare al Taji Mahal.

MARCELLO – Lo so, lo so,per fortuna, sai quanto mi sarebbe costato, ma lei è un’inguaribile sognatrice. (a Surya) Pazienza cara, possiamo aspettare, finchè non potrai tornare in India e magari avere una dispensina per il Taji Mahal.

SURYA – Non voglio più aspettare (ammiccante e maliziosa) E tu? MARCELLO – Ecco, certo che la cosa vista da questo punto di vista….

STEFANO – La cosa?

MARCELLO – A no, adesso non mi freghi, la cosa è la situazione e nient’altro.

STEFANO – Comunque per me rimani sempre un maniaco sessuale.(suonano alla porta) Oddio e

adesso chi sarà, ah già non c’è due senza tre (fin troppo allegro e divertito) e capitano tutte a te.

SURYA – Maniaco sessuale, due, tre, te , non capisco, ma sei sicuro che il tuo amico sia normale?

MARCELLO – Assolutamente no, ma non importa. Stefano perché non fai vedere a Surya il

bagno, sai ha un bagno bellissimo.

SURYA – Ma io veramente…

MARCELLO – Sicuramente vorrai rinfrescarti un po’.

Surya – In bagno con lui?

STEFANO – (Con diversa intenzione, quasi golosa) In bagno con lei? MARCELLA – Si però non chiudete la porta a chiave, su andate andate ora.

(Stefano prende a braccetto Surya e con l’altra mano le cinge la vita per spingerla più agevolmente verso un’altra quinta)

MARCELLO – Ma che fai tocchi?

STEFANO – Ma io non devo mica sposarla. (escono).

MARCELLO – E sarei io il maniaco.

MARLENE – (entrando in compagnia di Sibilla che non è riuscita a precederla) Ciao Marcello, ma cos’ha Sibilla oggi, quasi non voleva farmi entrare.

SIBILLA – Ma no, Dottore, e che con tutto quel via vai.

MARCELLO – Sibilla!


MARLENE – Quale via vai?

SIBILLA – (contrariata dalla presenza di Marlene che sa essere la rivale ufficiale) Ma sì, tutte

quelle femmine straniere.

MARLENE – Femmine straniere?

MARCELLO – Femmine straniere, femmine straniere, che dici Sibilla (ci saranno gags da inventare con Marcello che cerca di spingere fuori di casa Sibilla e lei che vuole entrare) Sono un paio di studiose o studentesse straniere che volevano vedere i quadri di Stefano, tutto qui. Sibilla mi è sembrato di sentire il portone di sotto che si apriva, perché non va a vedere.

SIBILLA – No quello sarà il lattaio, è di casa, certo che le studiose studentesse, non sono quegli scorfani che uno si immagina, pensi che io le avevo prese per indossatrici.

MARCELLO – (cercando di cacciare Sibilla) Ma che indossatrici, e poi non sono neanche un gran ché, Sibilla lei ESAGERA sempre. (riesce a spingerla fuori) Ah, finalmente , quell’intrigante pettegola.

MARLENE – Studiose studentesse straniere che sembrano indossatrici e che, guarda caso volevano vedere i quadri di Stefano e, guarda ancora caso tu ti sei sentito in obbligo di aiutare il tuo amico a, come dire, mostrare i quadri. Certo i quadri di un amico è già un’innovazione rispetto alle stampe giapponesi, però….

MARCELLO – Ma cosa dici piccola, piuttosto, come facevi a sapere che ero qui.

MARLENE – Non è mica così difficile, tu passi così tanto tempo col tuo amico, sicuramente più di quello che passi con me, che se non sapessi che ti vedi con altre donne potrei pensare che voi due…

MARCELLO – Altre donne! Ma quali altre donne, ma che vai a pensare..

MARLENE – (maliziosa) Allora devo propendere per l’altra ipotesi.

MARCELLO – Ma che propendere e propendere, qui non si propende e soprattutto non si pende da nessuna parte se non da quella tra virgolette normale, che poi,normale, è una questione di gusti. Ma piuttosto perché mi cercavi.

(si seggono)

MARLENE – E’ semplice, (molto, molto dolce) ho nostalgia di te, mi mancavi. E’ una cosa così fuori dall’ordinario?

MARCELLO – No,no, ma pensavo che dopo dieci anni, magari ti saresti anche potuta stufare un poco.

MARLENE – Marcello, per me l’amore è l’amore, se si ama veramente non ci si stufa, si ama per sempre.

MARCELLO – Già e poi tu sei teutonica, una panzer fraulein non si smonta di fronte a nulla. MARLENE – Ormai è così tanto tempo che vivo in Italia, che di teutonico mi è rimasto ben poco. Comunque con un tipo come tè, non si ha il tempo di stufarsi, si è troppo impegnati ad inseguirti e a prevedere i tuoi sbalzi di umore e di comportamento. Sei proprio un tipo anguilloso. MARCELLO – Anguilloso io, ma che dici… forse un poco, però devo dire che quando sono in tua compagnia mi calmo all’istante, mi pervade una sensazione di pace e di tranquillità incredibile. MARLENE – Si, ecco a voi marlenil, l’ultimo ritrovato della scienza in fatto di tranquillanti. MARCELLO – Ma dai (abbracciandola con passione) e invece in certi momenti diventi Marlenok, che ti cucina un uomo alla coque.

MARLENE – Cretino, comunque non è sempre stato così, ti ricordi quando mi hai conosciuta quattordici anni fa.

MARCELLO – Già eri praticamente una bambina, ti vidi per la prima volta ai giardini pubblici con una Valkiria che ti faceva da baby sitter.

(a questo punto compaiono tutti gli attori e cantano una canzone per bambini, che potrebbe anche essere Haidi, anche Marcello e Marlene cantano, poi a canzone finita tutti gli altri spariscono e il dialogo riprende)

MARLENE – E ti mi hai offerto un fiore,una caramella e avesti anche il coraggio di farmi guri guri (pronuncerà guri guri con forte accento tedesco) sotto al mento. MARCELLO – Veramente io ti feci guri guri e non GURI GURI.


MARLENE - GIà e poco c’è mancato che ti arrestassero per pedofilia.

MARCELLO – Poco c’è mancato che quella virago mi rifilasse un cazzottone che mi avrebbe sicuramente ucciso. E poi non eri proprio una bambina, avevi quattordici anni e già un certo fuoco covava sotto la cenere.

MARLENE – Si,si un fuoco, eri tu che avevi uno sguardo colmo di libidine.

MARCELLO – Libidine io, ma dai.

MARLENE – Ma io lessi tra le righe e colsi anche tenerezza e forza…peccato che allora non riuscii a intravedere anche la frivolezza e la farfalloneria… ma ero così piccola.

MARCELLO – Comunque crescesti in fretta, ricordo che alla festa dei tuoi diciott’anni, quando ti scatenasti in folli rock and roll, non avevi proprio nulla della bambina.

(di nuovo ricompaiono tutti e si scatenano in una canzone rock con o senza ballo a discrezione del regista)

MARCELLO – Confesso che quel giorno, provai anche svariate fitte di gelosia.

MARLENE – Si è vero, ma allora non ci facevo molto caso, anzi un po’ la cosa mi lusingava e poi a quell’età non pensavo nemmeno lontanamente al matrimonio.

MARCELLO – Già al ma-tri.mo-nio (con finta indifferenza) perché invece adesso….

MARLENE – Marcello, ma hai già dimenticato il discorso dell’altro ieri sera.

MARCELLO – Dimenticato! Ma figurati, come potrei dimenticarmi di una cosa simile.

MARLENE – Anzi, mi sembravi piuttosto disponibile.

MARCELLO – (tra sé) Già, ma l’altro ieri non avevo ancora ricevuto altre due proposte, anzi ingiunzioni, di matrimonio.

MARLENE - Ti sei persino offerto di informarti per la chiesa e il ristorante quando hai sempre detto che avresti voluto sposarti in comune e non fare nessun ricevimento.Solo pochi intimi dicevi, solo io te e l’amore.

MARCELLO – Già una cosetta molto veloce…. troppo veloce.

STEFANO – (ricompare preceduto da Surya) Ma signorina Surya, dove và, è sicura di essersi rinfrescata abbastanza …o ciao Marlene anche tu quì.

MARLENE – Già anche io qui, ma adesso esponi anche nel bagno?

STEFANO – Prego?

MARLENE – No, dico tieni dei quadri anche nel bagno?

MARCELLO – Ho spiegato a Marlene, che ci sono alcune studiose straniere che… MARLENE – (molto ironica) Già, che sono venute a vedere i tuoi quadri….nel bagno.

SURYA – Io sono Surya namaste.

MARLENE – (rifacendole il verso) Io sono Marlene namaste.

MARCELLO – Io sono fottuto povero mè.

SURYA – Lei è un’amica di Stefano.

MARLENE – No, sono un’amica di Marcello.

SURYA – (visibilmente contrariata) Ah.

MARLENE – E lei è una studiosa studentessa indossatrice?

SURYA – Prego?

HELENA – (da fuori) Marcelo, Marcelito.

MARLENE – Marcelito?

SURYA – Marcelito?

MARCELLO – Mah…r c’è lito?

HELENA – (entrando) Marcelo mi amor!.

MARLENE – Marcelo mi amor?

SURYA – Marcelo mi amor?

MARCELLO – Marcelo mi amor è il titolo di un quadro che la Dottoressa stava ammirando di là.

STEFANO – Già un quadro che ho fatto affinché potesse regalarlo a te.

MARLENE – A te?

SURYA – A te ?

MARLENE – A te chi ?

SURYA – A te chi?

MARCELLO – E smettetela di dire le stesse cose.


SURYA – Ma come mai Stefano tiene il quadro del suo amico nel ripostiglio, è così brutto? MARLENE – Ripostiglio? Ma quello non è il ripostiglio.

STEFANO – Lo sapevo che appresso a te mi sarei messo nei pasticci.

HELENA – Desculpe, es alguna cosa che non comprendo.

SURYA –  ( ad Helèna) Io sono Surya namastè.

HELENA – Io sono Helèna namaste.

STEFANO – Tu sei sempre più inguaiato credi a me.

SURYA – Lei è un’amica di Stefano.

HELENA – No, yo soi.. como es in italiano..ah si la fidanzata di Marcelo.

MARCELLO – Sono morto.

SURYA – Non è possibile, sono io la fidanzata di Marcello.

STEFANO – Confermo, sei morto.

MARLENE – A questo punto ci sono parecchie cose che non comprendiamo vero Marcello, vero Stefano.

STEFANO – Forse sono morto anch’io.

HELENA – E usted qui es?

MARLENE – Anch’io sono la fidanzata di Marcello, la fidanzata “ufficiale”, da dieci anni.

HELENA – Ohi, ohi, esta se presienta como una noche de sangre.

SURYA – Una notte di vendetta.

MARLENE – Si, sangue e vendetta mi stanno proprio bene.

SIBILLA – (comparendo) Scusate, posso partecipare anch’io anche se non ho capito proprio tutto,

se qualcuno gentilmente mi spiega.

STEFANO – Sibilla ma stava origliando!.

SIBILLA – No, che origliare, stavo con l’orecchio un poco azzeccato alla porta.

HELENA – Anche tu es una fidanzata de Marcelo?

SIBILLA – No, che fidanzata e fidanzata, mi sarebbe piaciuto, ma quello il Dottore è sempre così impegnato con con …si insomma con le altre.

MARCELLO – Stefano, quando mi condurranno al patibolo e, come da prassi, mi chiederanno qual

èil mio ultimo desiderio, ho ben chiaro quello che chiederò, (tutto questo con tono serio e pacato) (con veemenza) voglio strangolare Sibilla (si lancia su di lei stringendole il collo).

SIBILLA – Dottore ma allora anche a lei piacciono i giochini erotici.

(tutti staccano i due e insieme si canterà una canzone che chiude il tempo.)

CORO – Ma che cos’ è questo amore

Qualcosa che ha a che fare con il cuore

Profumo di un eterna primavera

Che nella vita non si scorda più

Ma che cos’ è questo amore

Un giusto scambio tra gioia e dolore

La forza della vita quella vera

Che ti fa andare sempre un po’ più sù

II TEMPO

(questo secondo atto si svolge in un parco, alcune panchine e molto spazio libero per le scene del ricordo. Stefano e Marcello sono seduti su di una panchina ad un lato della scena )

STEFANO – In fondo ti è andata bene, non ti hanno ammazzato come sarebbe stato giusto, ma ti

hanno dato tre giorni per decidere chi sposare.

MARCELLO – (tragico) I tre giorni del condor.

STEFANO – I tre giorni del Pirla, ma è mai possibile che tu sia innamorato di tre donne contemporaneamente.


MARCELLO – Amore, amore.Ma cos’è,in definitiva questo amore? E’ qualcosa che ti folgora come

Saul sulla strada di Damasco per un istante che ti sembra lungo una vita e poi ti tiene legato con

una corda cosparsa di miele e peperoncino, alternandoli con sapiente perizia così ti accorgi che

sono passati dieci anni senza sapere come?

STEFANO – E questa è Marlene.

MARCELLO – Oppure è una bomba di suoni, luci e colori, che ti fa drizzare tutti i peli come un

gatto in calore.

STEFANO – Tutti i peli?

MARCELLO – Tutti.

STEFANO – Ma proprio tutti?

MARCELLO – Se ti dico tutti.

STEFANO – E questa è Helèna.

MARCELLO – Oppure il fascino del mistero esotico, del ti vedo e non ti vedo, dell’irraggiungibilità…

STEFANO – Il tutto condito con due o tre tonnellate di sex-appeal.

MARCELLO – E questa è Surya.

STEFANO – Già.

MARCELLO  - Oppure tutte e tre le cose insieme.

STEFANO – Che però appartengono a tre donne diverse.

MARCELLO – Già, così mi trovo a dover scegliere tra tre cose che per me sono indispensabili.

STEFANO – Potresti prendere in considerazione la poligamia, no meglio i no, con quelle tre

coalizzate non rimarrebbe più nulla di te.

MARCELLO – Stefano che cosa devo fare.

STEFANO – Cerca di rivivere con la mente i momenti più salienti dei vostri incontri e poi decidi in base alla sensazione che più forte rimane nella tua mente. Anche se io…

MARCELLO – Anche se tu?

STEFANO – Lascia perdere.

MARCELLO – Rivivere dici, bè è presto fatto. (cambio di luci come se ci fosse una situazione di

sogno o di ricordo e si sente una musica indiana in sottofondo) Conobbi Surya qualche mese fa,

mi trovavo a Delhi al museo archeologico, lei faceva da guida ad un gruppo di turisti italiani….era

così bella, così regale, così….

SURYA – (entrando) Ecco signori, qui potete ammirare questa splendida riproduzione in oro della Dea Kalì ooops..scusate..

MARCELLO – Le era caduto un opuscolo e si era chinata a raccoglierlo (Surya si china effettivamente) ed io rimasi incantato dinanzi all’apparire di ..di.. questo universo… di questa galassia…di di

STEFANO – Di tutto questo ben di Dio.

MARCELLO – Si ma non fu solo quello, lei si rialzò mi guardò e mi disse con quella sua voce così particolare…-

SURYA – Guardi che la Dea Kalì è in quella vetrina là.

MARCELLO – Si ma io ho avuto la visione di un’altra Dea, molto più straordinaria, dalla pelle più preziosa dell’oro che pare fatta di ambra preziosa e che

STEFANO – Si ho capito, come il tuo solito l’hai rimbambita di chiacchiere. MARCELLO - … E così cominciò.. lunghe passeggiate, conversazioni su ogni genere di argomento e via.. via…via.

STEFANO – Ma senza mai peraltro, come mi hai detto…concludere.

MARCELLO – Assolutamente, lei però mi faceva spesso intuire quello che avrebbe potuto essere se solo io mi fossi deciso.

(a questo punto Surya dovrebbe esibirsi in una danza oriental sensuale con musica appropriata)

STEFANO – Kama Sutra e tutte quelle cose lì.

MARCELLO – Esatto, ma non potevo decidere: c’era Marlene

STEFANO – Ma allora in fondo in fondo anche tu hai un cuore e una coscienza.

MARCELLO - ..  E poi era tutto così precipitoso.

STEFANO – Ma lei non se ne è data per vinta e ti ha seguito in Italia.


MARCELLO – Proprio così, sfruttando le sue conoscenze all’ambasciata si è persino trovata un lavoro.

STEFANO – E come c’entra Helèna in tutto questo?

MARCELLO – Dopo il mio ritorno dall’India ero caduto in uno stato depressivo sia per i rimorsi nei confronti di Marlene sia per il fatto che, nonostante tutto, Surya sembrava mi fosse entrata nel sangue; così una sera decisi di andare al Paradise per annegare nei ritmi sudamericani pensieri e frustrazioni.

(musica e luci di circostanza e poi tutti gli attori cantano e ballano la cucaracha , magari con una mascherina sul volto ad eccezione di Marcello e di Helèna)

HELENA – Ma lo sa usted che tiene ancora mucho fuego per essere un viejito.

MARCELLO – Viejito?

STEFANO – (avvicinandosi e togliendosi la maschera) Vecchietto.

MARCELLO – Ah si, vecchietto io, ora ti faccio vedere.

(la cinge e si scatena in un ballo stretto tipo la cumparsita o caminito, poi si allontanano tra risate varie e tutta la scena va in dissolvenza, escono tutti e poi ritornano solo Marcello e Stefano)

STEFANO – Diciamo che nel caso di Helena  c’ è stato soprattutto un coinvolgimento passionale.

MARCELLO – Si, ma che passione ragazzi.

STEFANO – Ma perché, con Marlene, passione zero?

MARCELLO – No, no assolutamente no, ma vedi con Marlene è stata tutta un'altra cosa, fino ai diciotto anni, mi sono limitato ad ammirarla, ad accompagnarla, a farle la corte come un liceale STEFANO – Pur essendo già un professore universitario.

MARCELLO – (senza dar segno di averlo sentito) Poi ci perdemmo di vista, il lavoro mi portò in giro per il mondo per qualche anno.

STEFANO – Fino a dieci anni fa, quando ti stabilisti definitivamente in Italia.

MARCELLO – Proprio così e un giorno, un giorno di primavera, la incontrai di nuovo al parco come la prima volta. Fu lei a chiamarmi, io per un attimo non la riconobbi, ma poi…

(entra Marlene e cambio di luci e qui ci vorrebbe una breve canzone di circostanza)

MARLENE – Marcello, Marcello, ma sei proprio tu?

MARCELLO – Mi scusi signorina, forse mi ha confu… Marlene! (si abbracciano), non è possibile,

ma fatti guardare, sei proprio una donna ormai.

MARLENE – Perché prima cos’ero un uomo?

MARCELLO – Ora si che ti riconosco davvero, ma raccontami di te, voglio sapere tutto.

( a questo punto con un’innovazione non convenzionale, poiché ci si aspetterebbe che a raccontare sia Marcello, sia Marcello che Stefano, risultano in sottofondo ed è Marlene che racconta in prima persona avanzando verso il centro della scena)

MARLENE – E così gli raccontai tutto, di come avevo vissuto gli anni dell’Università, anni spensierati, forse un po’ troppo, di studio intenso e anche di divertimento intenso, di cotte innumerevoli che si dileguavano come fumo nell’aria o ancor più esattamente che scoppiavano come bolle di sapone perché….perché c’era sempre qualcosa che non andava, anzi per essere

più esatti che mi bloccava. io sapevo cos’era, ma non riuscivo a focalizzarlo nella mia mente o forse, non volevo ammettere che a frenare ogni mio slancio sentimentale fosse il pensiero di qualcuno, qualcuno che aveva impresso a fuoco una parte di se stesso nella mia anima nel periodo della mia adolescenza. Ma tutto questo lo compresi appieno quando lo rividi dopo alcuni anni, cioè oggi.

MARCELLO – (ricomparendo in primo piano) Oseresti dire che ti ho plagiato?

MARLENE – Qualcosa del genere.

MARCELLO – Allora sarebbe un interessante esperimento scientifico vedere quanto resiste questo plagio alla realtà.


MARLENE – Mi stai facendo una proposta?

MARCELLO – Ebbene si.

(Marlene si allontana)

STEFANO – E così cominciò come un esperimento, forse come un gioco e alla fine fu sfatato il detto: “il bel gioco dura poco”, visto che state ancora insieme, almeno per altri tre giorni. MARCELLO – Eccomi riportato bruscamente alla dura realtà, ma dico io, non si potrebbero fondere tutte insieme e fare una donna unica.

STEFANO – Smettila, questa è fantascienza, e poi, sono sicuro che se esistesse una donna con tutte le loro caratteristiche messe insieme, riusciresti a stufartene e a cercare ancora qualcosa di diverso perché quello che tu non sopporti è la monotonia, oltre al fatto che ormai alla tua.. vabbè alla nostra età, hai sempre più spesso bisogno di gratificazioni per non sentirti ancora più vecchio. MARCELLO – Ma che dici….dici? Chissà, probabilmente hai ragione, anzi hai senz’altro ragione,

comunque ora sono al redde rationem, o meglio in un vicolo cieco da cui non posso più fuggire e devo comunque prendere una decisione. L’unico dato consolante è che ho il trentatré per cento di possibilità di prendere la decisione giusta.

SIBILLA – (comparendo tutta in tiro, elegantissima, sexy e con la voce impostata) Dottore, perché

non facciamo il venticinque per cento.

MARCELLO – Oh mio Dio.

STEFANO – Oh mio Dio.

MARCELLO – No, oh mio Dio lo dico io.

STEFANO – Perché non posso dirlo anch’io oh mio Dio.

SIBILLA – Ma perché dobbiamo scomodare il cielo, quando in questo momento siamo tutti sulla terra.

MARCELLO – Io non ne sono più tanto sicuro. Sibilla ma è proprio lei.

SIBILLA – Sorpreso?

MARCELLO – Oh si si si si.

SIBILLA - Deluso?

MARCELLO – Oh no no no no!

STEFANO – Ahi ahi ahi, ahi, sento odore di ulteriori complicazioni. Ma un attimo fa sembrava ravveduto, è proprio vero il lupo perde il pelo…

SIBILLA – Allora, Dottore, perché non parliamo un po’, io voglio sapere tutto di lei. MARCELLO – (ormai lanciato di fronte a quella squisita novità) Ma dammi del tu e chiamami Marcello.

SIBILLA – (afferrandolo con passione) E tu chiamami Sybil.

MARCELLO – Sybil?

SIBILLA – Sybil.

STEFANO – Oh per carità!

MARCELLO – Sibyl ma come, ma da quando, ma perché?

SIBILLA – Da sempre, dal momento che ti ho visto ho capito che dovevo averti.

MARCELLO – Si.

SIBILLA -  Che dovevo dare una svolta alla mia vita.

MARCELLO – Si.

SIBILLA - che dovevo trasformarmi per farmi notare.

MARCELLO – Si.

SIBILLA – Che volevo sposarti.

MARCELLO – (con un urlo straziante) Noooo!

SIBILLA – (ritornando al dialetto ma non al lei) Che c’è Marcello, cambiato idea, non ti piaccio più.

MARCELLO – Ma cosa c’entra il piacere col matrimonio.

SIBILLA – Ah ma allora sei proprio davvero uno di quegli uomini scodinzoloni, che lappano di fiore in fiore e poi abbandonano sul ciglio della via le povere orfanelle fiammiferaie a farle morire di freddo dopo aver approfittato e goduto della loro ingenua giovinezza. E che sposano per soldi le ricche vedove col cadillac che poi tradiscono con altre giovani fiammiferaie che magari mettono incinte e poi liquidano con pochi soldi prima di incintare delle sedicenni sprovvedute e drogate che


muoiono di overdose agli angoli delle vie così anche il bambino muore e tu ti pigli l’aids e poi lo trasmetti….

MARCELLO – (urlando) Bastaaa!

STEFANO – Sibilla, ha fatto una perfetta sintesi di tutto il 900 visto attraverso gli occhi di una

consumatrice di telenovele.

SIBILLA -  Ma perché non è così?

MARCELLO – No che non è così. Innanzitutto io non scodinzolo.

STEFANO – Qualche volta però ti ho visto..

MARCELLO – Zitto tu, eppoi soprattutto io non lappo.

STEFANO – Ma si che qualche volta lappi.

MARCELLO – Io non lappo, ripeto non lappo.

STEFANO – Ma dai una lappatina ogni tanto….

MARCELLO – Ma tu da che parte stai. E poi ancora non conosco fiammiferaie, non ho sposato ricche vedove e non ho l’AIDS.

SIBILLA – Sicuro?

MARCELLO – Ma certo che sono sicuro, prendo sempre….oooh insomma sono sicuro perché

sono sicuro.

SIBILLA – Bè in questo caso un giretto prima del matrimonio lo potremmo anche fare, ma solo un giretto.

MARCELLO – Ma ne prima né dopo, perché almeno questo, di matrimonio, lo evito, e dovrò decidermi in fretta anche ad evitarne altri due. Per un attimo mi sono lasciato trasportare da da, ma si diciamolo dalla sua avvenenza…

SIBILLA – Avvenenza, che significa.

STEFANO – Che è uno schianto.

SIBILLA – A, quand’è così, avvengo volentieri.

MARCELLO – Ma è arrivato il momento che nella vita di un uomo, un uomo deve affrontare: amare per sempre una donna, no dico per sempre sempre, e vivere sempre accanto a lei (a Sibilla) senza lasciarsi tentare dalle tentazioni. Ma quando le donne sono tre, credetemi, non è così semplice.

(a questo punto entrano tutte le altre ragazze e un po recitando e un po’ cantando con un cambio luci con effetto penombra, mentre i due uomini si seggono al centro in un fermo immagine che deve durare fino alla fine di questa sequenza)

HELENA – Ma che cosa capita a una donna, sempre così allegra e un po’ selvaggia, quando incontra un uomo assai speciale, che, senza volere, le fa male.

SURYA – Ma che cosa capita a una donna, sempre così seria e equilibrata, quando incontra un barbaro poeta e si ritrova a un tratto senza meta.

MARLENE – Ma che cosa capita a una donna, che ha regalato gli anni dell’amore, a un unico e dispotico signore, che forse adesso la distruggerà.

SIBILLA – (questa sarà una strofa recitata con comicità e non cantata) Ma che cosa capita a una donna, che se ne è viste tante ed altrettante, passare avanti con la puzza al naso, credendo si di conquistare il cuore di quello scornacchiato del Dottore. (a questo punto dovrà cantare per intero una canzone d’amore).

CANZONE O POESIA

Che cosa ti dice il tuo cuore

Quando ascolta parole d’amore

Levarsi nell’aria leggere

Per dissolversi come chimere.

E quando tu anima insonne

Sorella a migliaia di donne

Pregando in un lieve sussurro

Che arrivi il tuo principe azzurro


Non sai che alla fine sarai

Tu donna, tu madre tu sposa

A ricevere rossa una rosa

E a dire al tremante tuo cuore

Che sarà sempre lui il vincitore.

( BUIO, cambio scena, siamo di nuovo nella casa o meglio nell’atrio di Stefano, c’è penombra e sulla poltroncina c’è Marcello stavolta che dorme: entra Helèna)

HELENA – Macelo, Marcelito, svegliati che ti ho preparato la colazione, tortillas miele e tanto tanto peperoncino, sbrigati che poi dobbiamo andare fino alla Plaza major, e poi a pranzo nella zona rosa, e poi a fare shopping e poi (in dissolvenza tanti e poi fino a svanire sia la voce che Helèna) MARCELLO – (parlando nel sonno come se avesse un incubo) Tortillas e peperoncino, la Plaza major e peperoncino, la zona rosa e peperoncino… e poi e poi e poi…

SURYA – (entrando) Marcello, amore, svegliati che è tardi, senti tesoro oggi non ho fatto in tempo a prepararti la colazione, devo andare presto al lavoro perché ho un importante colloquio, vuol dire che faremo colazione al Nirulas, poi mentre mi aspetti perché non fai un salto al Palak Bazar e dopo non ti fai un bel giro per Connaught place, non fa neanche tanto caldo, ci sono solo 35° all’ombra, quando ho finito potremmo pranzare da Beco’s che a te piace tanto, e dopo andiamo per acquisti, perché stasera siamo invitati dall’ambasciatore….. e dopo… e dopo… (stessa

dissolvenza di prima)

MARCELLO – Nirulas, Palak Bazar, Beco’s e dopo e dopo e dopo… aaaaah (urla e si sveglia)

(luci piene mentre entra Marlene)

MARLENE – Povero caro, ancora quell’incubo.

MARCELLO – (svegliandosi del tutto) Si ancora quell’incubo, ma mi sembra che stia attenuandosi, in queste ultime notti.

MARLENE – Sarebbe quasi ora, visto che siamo sposati già da tre mesi.

MARCELLO – Perdonami, piccola, hai tutte le ragioni, ma tu lo sai cosa ha significato per me… MARLENE – Il matrimonio.

MARCELLO – Già, lo scegliere te in fondo è stato più facile del previsto.

MARLENE – (ironica) Oh come sei buono caro.

MARCELLO – Volevo dire che quando mi sono trovato, per la prima volta a dover stabilire cosa nella mia vita avesse la priorità, bé, non ho avuto esitazioni… Il primo amore non si scorda mai. MARLENE – Ehi, ma io non sono stata il tuo primo amore!

MARCELLO – Volevo dire il primo vero amore, e forse l’unico amore, ben distinguibile dalle infatuazioni. Per il concetto di matrimonio invece la cosa si è dimostrata un poco più difficoltosa. MARLENE – Già.

MARCELLO – E poi anche un po’ il rimorso nei confronti di Helèna e Surya, in fondo, sia pure in modo non del tutto cosciente..

MARLENE – Usiamo pure la parola incosciente.

MARCELLO – Ho fatto loro credere che le avrei sposate.

MARLENE – Ricordo molto bene la situazione, ma non ho ancora capito perché ti rifiuti ancora, dopo tre mesi, di dormire a casa nostra. Durante il giorno ci stiamo regolarmente, ma la sera, te ne vieni qui da Stefano e ti ostini a dormire su quella scomodissima poltrona.

MARCELLO – Vedi, è come un atto di purificazione e di espiazione, finché continuerò a sognare Surya ed Helena, non dormirò con te nel nostro letto nuziale.

MARLENE – Tutto ciò è molto romantico ma anche molto medioevale, meno male che l’amore lo si può fare anche di giorno altrimenti…però, qualche volta anche di sera…

STEFANO – (comparendo) Ecco brava, convincilo in qualche modo, non ne posso più di dormire di là,tutti quei quadri, quello spazio aperto. Io gliel’ ho detto, ci sono due poltroncine, possiamo dormire tutti e due di qua.

MARCELLO – No, tu russi tremendamente.

STEFANO – Perché tu no?

MARCELLO – Che c’entra, io non mi sento.


STEFANO - Gli ho anche detto, dormi tu di là, e lui no perché di là gli ricorda..

MARCELLO – Stefano!

STEFANO – Oh scusami.

MARLENE – Ecco è meglio che cambiamo argomento se no mi va via tutto il buon umore.

STEFANO – Ehi, ma sono già le undici, a quest’ora non dovreste già essere andati via.

MARLENE – Hai ragione, scusaci, togliamo subito il disturbo.

MARCELLO – Ma cos’è questa novità, vuoi dire che ti disturbiamo?

STEFANO – Ma no voi non disturbate affatto è solo che…

MARCELLO – E’ solo che?

STEFANO – No niente, cose mie, sciocchezze.

MARCELLO – Non ci sono cose tue, sono tutte cose nostre, avanti dimmi.

MARLENE – Ma Marcello, Stefano avrà pure diritto alla sua privacy, già gli occupi la casa tutte le notti….

MARCELLO – Avrà diritto alla sua privacy quando mi avrà raccontato tutto.

STEFANO – Ecco veramente non so se sia il caso… (suonano alla porta, Stefano è

imbarazzatissimo) suonano alla porta.

MARCELLO – Già, suonano alla porta.

STEFANO – Chi sarà mai.

MARCELLO – Già chi sarà mai.

STEFANO – Chi potrà essere a quest’ora.

MARCELLO – Già chi potrà essere a quest’ora, sono giust’appunto le undici.

MARLENE – Smettetela voi due mi sembrate due bambini, adesso vado ad aprire e vediamo chi è.

STEFANO – No, tu no.

MARCELLO – Allora vado io.

STEFANO – No tu no.

MARLENE –Insomma se voi due mi state nascondendo ancora qualcosa vi giuro..(va ad aprire) STEFANO – Ma no Marlene, nessuno ti nasconde nulla.

(Marlene dopo aver aperto arretra mentre Sibilla entra nella stanza)

SIBILLA – Cosa ci fa lei qui, ah ma c’è il Dottore (tutta miele).

MARLENE – Stai lontana da lui.

(subito dopo entrano Helèna e Surya)

MARCELLO – Ecco il tuo colpevole segreto.

MARLENE – Guarda guarda. (c’è un attimo di imbarazzo generale) e voi due cosa ci fate qui? HELENA – (con l’aria più naturale di questo mondo) Ciao Marlene, ciao Marcelito. MARLENE – (con l’aria di una tigre che difende i suoi piccoli) Marcelito?

SURYA – Ciao Marlene, ciao Marcello caro.

MARLENE – Marcello caro?

SURYA – (tutta miele) Stefano Stefano Stefano. (va verso Stefano e lo coccola) HELENA – (tutta fuoco) Estèban Estèban Estèban. (va verso Stefano e lo coccola) MARLENE - Stefano Stefano Stefano! Estèban Estèban Estèban ! MARCELLO – Hai finito di ripetere tutto quello che dicono.

MARLENE – Io ripeto finché mi pare ma soprattutto esigo una spiegazione! Marcello cosa significa tutto questo.

MARCELLO – Ti giuro amore che non ne so nulla, sono esterrefatto quanto te.

MARLENE – In questo caso (perentoria) Stefano esigo una spiegazione.

STEFANO – (districandosi a fatica dalle due ragazze) Ecco bé veramente, è un po’ difficile spiegare, sono un po’ imbarazzato..

SIBILLA – Se permette Dottore e Signorina.. pardon Signora Marlene, ve lo spiego io.

MARLENE – Ecco brava, riscattati.

SIBILLA – Quando il Dottore, fece la sua scelta, che io già sapevo che sarebbe andata a finire così, le due diciamo orfanelle, erano rimaste un poco male. Come, dicono, siamo venute in Italia,


col preciso scopo (proteste delle due ignorate da Sibilla), vabbé con una mezza intenzione di accasarci e mò arriva un’altra straniera (tentativo di protesta di Marlene) vabbé neutralizzata.. MARLENE – Naturalizzata.

SIBILLA – E’uguale, naturalizzata che ce lo porta via così damblè.

MARLENE – Dopo dieci damblè anni.

SIBILLA – Così io che sono sempre troppo buona ho detto alle stranierine: “guardate che non c’è solo il Dottore scapolo qui, c’è anche il Maestro. E così quelle tra un olé e un namasté si sono buttate.

MARLENE – Si sono consolate presto.

MARCELLO – (a Stefano) E tu non mi hai detto nulla.

STEFANO – Ecco io…

MARLENE – E quando è incominciato questo appuntamento delle undici?

STEFANO – Da..da una settimana dopo il vostro matrimonio.

MARCELLO – Vuoi dire che io per tutti questi mesi ho dormito su quella scomodissima poltrona, in preda ai rimorsi nei confronti di queste…queste due, mentre tu…mentre tu folleggiavi con queste stesse… due.. due aaah lasciamo perdere. Ho sottratto alla mia adorata mogliettina il notturno talamo nuziale per nulla!

HELENA – (con slancio cingendolo) Ma davvero Marcelito avevi dei rimorsi?

SURYA – (finalmente toccandolo e provocando una istintiva reazione da parte di Marcello che la abbraccia) Davvero caro Marcello ti sentivi in colpa nei nostri confronti. MARCELLO – L’ho toccata! Per la prima volta!

MARLENE – (staccando le due ragazza da Marcello con energia, soprattutto Surya) E sarà anche l’ultima. Fermi tutti e cerchiamo di capirci qualcosa. Voi due (alle ragazze) mettetevi lì. Tu Stefano da quella parte. Marcello e Sibilla qui, ma che ci sia almeno un metro di intercapedine tra voi. SIBILLA – Intercapè?

MARLENE – Distanza di sicurezza.

SIBILLA – Ah ah.

MARLENE – Allora Stefano, saresti intenzionato a sposare una di queste due gentili signorine.

STEFANO – Bé ecco io..

HELENA – (minacciosa) Estéban!

SURYA – Stefano!

MARCELLO – Ma Stefano non era l’Arte la tua promessa sposa?

STEFANO – Si effettivamente.

MARLENE – Marcello taci, tu non hai voce in capitolo.

MARCELLO – Jahvol maine Fhurer.

MARLENE – Allora Stefano, aspetto una risposta.

HELENA E SURYA – Anche noi.

STEFANO – Ebbene considerando che ormai alla mia età potrei anche pensare di farmi una famiglia e considerando l’estrema avvenenza delle signorine in questione oltre alle loro indubbie doti morali..

MARLENE – Stefano stringi.

STEFANO - Jahvol maine Fhurer. Ebbene si.

HELENA E SURYA – Oooh!

Stefano – L’unico problema è che non so decidermi tra le due, è una scelta veramente difficile, tu mi comprendi vero Marcello?

MARCELLO – (subito fulminato da un’occhiataccia di Marlene) Eeeeh!

STEFANO – L’unico mio vantaggio è che a differenza di te, ho almeno il cinquanta per cento di probabilità di fare la scelta giusta.

SIBILLA – E no, Maestro, diciamo che anche lei ha il trentatré per cento e non per la par condicio, ma perché ci sono anch’io.

STEFANO – Anche lei!

MARCELLO – Anche lei!

MARLENE – Anche lei!

HELENA – Anche lei!

SURYA - Anche lei!

SIBILLA – No dico se c’è qualcun altro che vuol dire anche lei si faccia avanti, io non mi offendo.


MARLENE – Scusaci Sibilla, il fatto è che ci hai preso tutti alla sprovvista.

SIBILLA – Lo so che sono un tipo imprevedibile, ma non vedo perché non posso candidarmi anch’io, quello il Maestro ha detto che le due signorine sono avvenenti, e già in passato abbiamo stabilito che anch’io avvengo, vero Dottore.

MARCELLO – Si si si.

SIBILLA – E in quanto a doti morali, di quelle ce n’ho da vendere, quindi..

MARLENE – Ma scusami Sibilla, tu non eri innamorata di mio marito.

SIBILLA – No, quella era solo un infatuazione passeggera, perché il Dottore è sempre stato così frufrù.

MARLENE – (stringendo forte ma con affetto il braccio di Marcello) Frufrù eh? MARCELLO – Frufrù via..

SIBILLA – Ma in realtà (e da qui in avanti smetterà di parlare in dialetto ma si esprimerà in modo raffinato) sono sempre stata innamorata del Maestro, solo che ero troppo timida per rivelarglielo, ma ho sempre seguito con interesse e passione le sue lezioni all’Università. STEFANO – All’Università, vuoi dire che..

SIBILLA – Certo mi iscrissi anni fa frequentando di sera e così proprio l’altro giorno mi sono

laureata all’ Accademia delle belle Arti.

MARCELLO – (facendole il verso) “Dottoressa”.

STEFANO – Sono esterrefatto, lusingato e commosso e… e… forse anche qualcosa di più. HELENA – Surya stai pensando anche tu quello che penso anch’io?

SURYA – Si Helèna, penso proprio che dovremo informarci sui prossimi voli interbazionali.

STEFANO – Ragazze, sono mortificato, ma io non pensavo..

SURYA – Nessun rimorso per favore, in fondo abbiamo vissuto una bellissima esperienza.

HELENA – Due bellissime esperienze.

SIBILLA – E poi come recita il proverbio:”moglie e buoi dei paesi tuoi” (guarda Marlene) naturalmente con la solita eccezione che conferma la regola. STEFANO – E poi tutto è bene quel che finisce bene.

SIBILLA – Ma soprattutto l’amore trionfa sempre.

MARCELLO – Si, ma, in definitiva, che cos’è questo amore?

MARLENE – Si che cos’è?

(tutti cantano la canzone tema)

CORO – Ma che cos’ è questo amore

Qualcosa che ha a che fare con il cuore

Profumo di un eterna primavera

Che nella vita non si scorda più

Ma che cos’ è questo amore

Un giusto scambio tra gioia e dolore

La forza della vita quella vera

Che ti fa andare sempre un po’ più sù

FINE

Torino 06/01/2003 by Claudio Trapani