Ma che fessi che siamo…

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PASQUALE COCCORITO

“Ma che fessi che siamo…”

DUE ATTI

DI BRUNO ALVINO

PERSONAGGI:

Pasquale Coccorito

 

Giulia ( sua moglie)

Amedeo ( suo cognato)

Giovannino (sua figlio)

Saveria (La Colf)

Maria Rosaria (sua figlia)

Vincenzo (suo figlio)

Gigliola (fidanzata di Amedeo)

ATTO I°

La scena rappresenta il soggiorno  di casa Coccorito, famiglia di ceto medio. Sulla destra due poltroncine, davanti ad esse un tavolino basso con centrino e posacenere. Sulla parete di destra, al di là delle poltroncine, accostato al muro un mobiletto bar. A sinistra vi è uno scrittoio con sedia dove Amedeo è intento a scrivere una lettera. Sui due lati due porte. Al centro un apertura che immette sul corridoio d’ingresso. Tutto è corredato da piante, mobili,attaccapanni e qualche quadro. E’ mattina, un giorno qualsiasi di inizio autunno. Un motivetto accompagna l’apertura del sipario.

Scena I^

Amedeo indi Giovannino

Amedeo:              (Fratello di Giulia, moglie di Pasquale Coccorito; vive con sua sorella perché nonostante superati i quarant’anni, non è ancora sposato, sebbene eternamente fidanzato con Gigliola, maestra elementare, anch’essa  quasi quarantenne.  Amedeo è un po’ il prototipo  del genere umano visto da Pasquale Coccorito, un personaggio grottesco,ingenuo, buono, “fesso”, nevrotico, ma che vuol apparire ad ogni costo “leone che non si fa mangiare in questa giungla della vita”. All’apertura del sipario passeggia rileggendo una lettera che ha  appena finito di scrivere.) Spett.le Signor Arturo, le scrivo queste poche righe per avvisarla che per causa malattia oggi non potrò essere al mio posto di lavoro. La prego di volermi sostituire e di voler capire il mio stato di fatto che non mi permette di essere in portineria. Approfitto di mio nipote Giovannino, che va a chiamare il medico, “questo lo devo sottolineare” (sottolinea) allora……. che va a chiamare il medico, per recapitarle questa mia e per farle avere i miei più distinti saluti. Ossequi.. Amedeo Falabretti. Ecco fatto, ovì, mo ce ‘a mando pure. (Chiama) Giovannì’, Giovannino, famme ‘a chiudere se no quello è capace de’ a fa leggere a quaccheduno (esegue) Giovannì’, vieni o no?

Giovannino:        (Da sx.  E’ uno dei figli di Pasquale. Il ragazzo ha problema di deficienza  mentale, ma comunque autosufficiente.Nato da un precedente matrimonio di Pasquale, questo giovanottone di circa trenta anni rimase presto orfano. E’ quindi figlio adottivo di Giulia che il protagonista ha sposato in seconde nozze. Entra.)  Sto venendo, me ‘o daie ‘o tempo. Ma che te cride ca stammo tutti quanti senza fa niente, comme a te?

Amedeo:              Ma pecchè che stive facendo?

Giovannino:        Sto sistemanno l’urdema collezione….

Amedeo:              Una nuova?

Giovannino:        Si, pecchè?

Amedeo:              Pecchè ne faie una a settimana. E che cosa raccogli adesso?

Giovannino:        ‘ E patane, ‘o mese che trase ‘e fagioli..

Amedeo:              Nun fa ‘ o spiritoso..

Giovannino:        E tu dice :…. Che stai raccogliendo…?!, che faccio ‘o contadino, teniamo l’orto, teniamo l’orto sotto casa?

Amedeo:              Basta, basta ho sbagliato….che cosa stai collezionando…adesso?

Giovannino:        Mò si. Dunque, in questo momento mi occupo….di buste di plastica….

Amedeo:              Chelle pe’ ‘ a spesa?

Giovannino:        Si.

Amedeo:              E chelle so’ tutte ‘e stesse…

Giovannino:        Ecco qua, come si vede che nun tieni fantasia, spirito di osservazione, del resto sei uno zio acquistato, …

Amedeo:              …acquisito… vuoi dire che sono uno zio acquisito…

Giovannino:        Se dice accussì?

Amedeo:              Certo. Certo,  te l’aggio ditto centinaia di volte.

Giovannino:        E io me scordo..

Amedeo:              Acquisito, cioè che tra me e te non ci sono…

Giovannino:        …. vincoli consanguinei, ma simme addeventate zio e nipote ..dopo..per successiva unione matrimoniale…tra mio padre e tua sorella….

Amedeo:              ….Tua madre.

Giovannino:        No, mia madre, tua sorella

Amedeo:              Infatti, tua madre, mia sorella..

Giovannino:        E guarda comme me vuo’ pe’ forza confondere… (dopo una pausa dubitativa) Comunque, acquisito, vabbè’, ma le buste non sono tutte uguali, sembra…, ma ognuna è diversa…, innanzitutto il colore…ce stanno di tutti i colori: bianche, verdi, gialle, rosse, azzurre,  e po’ quello che le rende diverse l’una dall’altra è il loculo….

Amedeo:              aeh, ‘o loculo…sta facendo ‘o camposanto…, il logo, il marchio…del negozio…

Giovannino:        Eh, si, me so sbagliato…, Logo! …e dunque io le colleziono tutte, ogni volta che ne trovo una col logulo diverso….m’’a astipe

Amedeo:              ‘N’ ata vota’… logulo?

Giovannino;        E ‘nu mumento, io mò me l’aggio ‘mparato. Me vuo’ fa registra’?

Amedeo:              Vabbe’, fa chello ca vuo, chella stanza ‘a staie facendo diventà Poggioreale, …Resìna…

Giovannino:        Resìna? E che ne faie.., a Resina nun so’ nisciune…, quelli so’ clienti miei…….

Amedeo:              (Sorpreso) Ah si? …E po’ ‘o chiammano scemo…

Giovannino:        Io nun so’ scemo…

Amedeo:              Si scusame, sei …….un “soggetto intellettivamente ipodotato”

Giovannino:        Infatti…, e tengo pure la pensione.

Amedeo:              Vabbè’, ma adesso stammi a sentire,  hai finito con la colazione…?

Giovannino:        ‘O vi’ ca manco tu saie parlà’? Se dice:  collezione..

Amedeo:              Lo so!

Giovannino:        Però hai detto colazione….ah, ah, hai detto colazione? Rispondi.

Amedeo:              Si, ho detto colazione.

Giovannino:        E non si dice così, ..se dice: co-lle-zio-ne, ah, ah, ah!

Amedeo:              Ma io vulevo dicere: colazione…

Giovannino:        E che ce azzecca ca  ‘a collezione…

Amedeo:              Niente, (ormai ai limiti di una crisi di nervi)

Giovannino:        E pecchè dici colazione si stammo parlanno d’’a collezione?

Amedeo:              Ma avevamo finito di parlare della collezione, vulevo dicere hai mangiato, tu la mattina mangi? Si? Fai co-la-zio-ne? Si? Eh: io volevo sapere se avevi finito di mangiare,di fare colazione…

Giovannino:        Ah? Si, …

 Amedeo:             (In tono logico e consequenziale)E hai finito con la collezione?

Giovannino:        (Confuso) Te l’ho detto già, stamattina presto.

Amedeo:              Adesso sto parlando della collezione, quella nuova , chella d’’e buste ..: hai fatto colazione? E hai finito con la collezione? So’ due domande.

Giovannino:        Allora me vuo’ manna a’’o manicomio?

Amedeo:              No! Te vulesse accidere. Basta. Voglio sape’ se tieni niente da fare.

Giovannino:        Chesta è  ‘a terza domanda.

Amedeo:              Si, ed esclude le altre due. Hai da fare?

Giovannino:        No.

Amedeo:              Sia benedetto Iddio. Ci siamo riusciti. Dunque, non hai niente da fare. Si te manne a fa un servizio quanto t’aggio dà?

Giovannino:        E’ segreto?

Amedeo:              Chi?

Giovannino:        ‘O servizio! E’ segreto?

Amedeo:              Ae, e chè é un’agente?

Giovannino:        Ch’ha fatto ‘a ggente?

Amedeo:              Niente, che ne saccio!

Giovannino:        E tu he ditto <gente>.

Amedeo:              No, io ho detto: <chè è  un’agente?> , …volevo fare una battuta.

Giovannino:        Ah, l’hai detto in italiano? Comunque si dice la gente, no un agente, se dici un agente dici una sola gente, invece tutte le persone se dice “ la gente!”

Amedeo:              Ma la mia battuta era riferita al segreto…tu hai chiesto: è segreto? e io ho detto : “Ae, e chè é un agente? Agente segreto.., volevo dire… Nun fa niente. Dunque, se tratta de ‘sta lettera, l’he  purta’ subito a Don Arturo senza darla in mano a nessuno. Capito?

Giovannino:        Allora è solo segreto.

Amedeo:              Pecchè fai pure altri servizi?

Giovannino:        E se sape! Ce sta: normale, segreto, segretissimo, trop-segret…

Amedeo:              …top secret!

Giovannino:        ..In inglese, in italiano: Tropp segret, cioè se…., che saccio……. se po’ abbuscà? …..  ce sta qualche pericolo?(Grida forte, cosa  che farà di tanto per tutta la vicenda.)

Amedeo:              E non gridare. No, nun ce  sta nisciuno pericolo…

Giovannino:        Quindi solo <segreto>?

Amedeo:              Solo…..<segreto>! Quant’è? Ma guarda nu poco, pe’ ‘na lettera…

Giovannino:        Dunque: 50 centesimi andata, 50 ritorno, segretezza e urgenza, …..fanno 1 euro e 40.

Amedeo:              Ma a me serve solo andata!

Giovannino:        …e perché io me resto là?

Amedeo:              No,  ma,  che vai a benzina? E po’…segretezza..., urgenza

Giovannino:        Hai detto che non la devo far vedere a nessuno…

 Amedeo:             E…l’urgenza?

Giovannino:        Hai detto immediatamente! Ce la posso portare pure domani?

Amedeo:              E si, dopodomani..

Giovannino:        Ah pure dopodomani?

Amedeo:              Nossignore.

Giovannino:        E tu così hai detto!

Amedeo:              L’ho detto…ma non lo volevo dire, anzi volevo dire il contrario…

Giovannino:        L’hai detto o no? O no?

Amedeo:              Si, si,…. Però, vabbuo’ è urgente, ma che saccio…. ‘nu poco ‘e sconto..?

Giovannino:        1 e 40!

Amedeo:              E va bene. Allora tienete ‘sta lettera, ‘a puorte a don Arturo all’albergo, addò fatico io e ce dice: “ Chesta va manda Zio Amedeo”. Hai capito? E mo va prima che si fa tardi (Giovannino non si muove) Né,  e vuoi andare, ce dici  accussi……

Giovannino:        Pagamento anticipato (Ripete più volte)

Amedeo:              E si aggio capito; m’ero scurdato, tieni(lo paga) e fa impressa,;  (Giovannino esce al centro, Amedeo commentando)  chiammalo scemo..!

Giovannino:        (rientra) Io non so scemo, sono soggetto intellettivamente ipodotato.( Riesce imitando un aereo in volo)

Amedeo:              Vabbene: “soggetto intellettivamente ipodotato” muoviti, che ti ho pagato pure i diritti d’urgenza.

Giovannino:        (Rientra sull’uscio) Ma che l’hai scritta a mano? Scrivi ancora a mano?

Amedeo:              Pecchè comme se scrive?

Giovannino:        Cioè tu non usi ancora il computer per scrivere?

Amedeo:              Perché tu..si?

Giovannino:        Certo. Word di Windows.

Amedeo:              (in cuor suo sta sperando che il nipote menta) Chi tu? Si? (mentendo spudoratamente)Ma..pure io scrivo col computer…solo che adesso per due righe non valeva la pena, ma….tu veramente usi il computer?

Giovannino:        Eh, si, quello di MariaRosaria..(Finalmente parte imitando con le braccia un aereo;  Amedeo lo osserva  visibilmente indispettito)

Amedeo:              Nun po’ essere, ma comme, chillo è ‘nu fesso, un incapace, scrive co’ ‘o computer e io? Me sputarria ‘nfaccia!

Scena II^

Saveria e Amedeo

Saveria:               (entra dal centro recando una borsa piena; è una donna sulla quarantina. Al servizio della famiglia Coccorito, ma è più che altro una di famiglia.Non è stata mai sposata, ed è praticamente al servizio di Giulia, prima che di Pasquale da quando era giovanissima.Il suo accento ne svela la provenienza da uno dei paesi vesuviani interni) Che fa? Stamattina esce co’ l’aereoplano?

Amedeo:              (Riprendendosi)E si, è gghiuto a fa’ ‘nu servizio d’urgenza per me!

Saveria:               1 euro e 20…?! 

Amedeo:              (sorpreso)…..1 euro e quaranta semmai?!

Saveria :              ‘A me se piglia sempe 1 e 20…; andata, ritorno, segretezza …e urgenza…1 euro e 20..chisto è ‘o prezzo..pe’ tutti quanti!

Amedeo:              (sorpreso trattiene a stento il dispetto)Ah? Si? Se piglia 1 e 20? Da te? Da voi?( Biascica qualcosa tra i denti) Eh, eh, ma a me no, co’ me nun s’adda permettere, mo  me metto a pagare pure a isso! Manco un centesimo ce aggio dato. Ce aggio ditto “Va porteme ‘sta lettera a don Arturo, e fa ampressa!” ha pigliato l’aereo e se n’è ghiuto senza fiatà!

Saveria:               E si….. (posando la busta sullo scrittoio, con tono ironico)! Si adderitto tu…Stai sempre scetato tu…. Stai sempre attento….

Amedeo:              Cara Saveria mio padre buonanima ce ha imparato a stare sempre cù tanto d’uocchie aperto nella giungla della vita.. (nel fare questo discorso si toglie la vestaglia)

Saveria:               E pe’ forza, nella giungla se t’adduorme vene ‘o leone e te mangia. Ah, ah.. comunque se è comme dici tu..che non l’hai pagato,  Giovannino comme arriva abbascio ‘o palazzo piglia ‘a lettera e ‘a strappa.

Amedeo:              E io quanno torna le rompo ‘a capa….

Saveria:               Pe’ ‘na lettera stracciata? Tu un’altra volta lo pagavi e stive cchiù tranquillo……(legge sul viso di Amedeo la verità)l’hai pagato…?!

Amedeo:              1 e 40! Save’ però dimme ‘a verità, nun è overo ca se piglia 1e 20 da tutti…(attende con ansia la risposta)

Saveria:               (Con aria di solidarietà) E’ overo. Da tutti, 1 euro e 20.

Amedeo:              (Portando una mano al volto) M’aggio fatto fottere ‘a Giovannino.

Saveria:               Eeeh! Che vuo’ fa…L’indennità di antipatia…: non gli piaci. Ma staie tranquillo ca mò, ‘o servizio te ‘o fa…’a ditta è seria..

Amedeo:              Ma io ‘a capa ce ‘a rompo ‘o stesso…

Saveria:               E passe ‘nu guaio…chillo è soggetto intellettivamente ipodotato.

Amedeo:              Scemo…è scemo!!!!

Saveria:               “deficienza mentale”, se dice accossi,…

Amedeo:              Soggetto intellettivamente ipodotato….

Saveria:               Si, comme si fosse ‘nu poco  “demente”…comme a chille ca se scordeno ‘a via d’’a casa…,  come  lo smemorato di Colletto..

Amedeo:              Collemmo?

Saveria:               No. Colleggo?!

Amedeo:              No, aspe’..Collenno..?! Collegno?!

Saveria:               Vabbuò’, ce simme capite! (Riprendendo la spesa)’A  torrefazione m’ha fatto pagà ‘o cafè più caro stamattina, dice che è aumentato, mo siente ‘a signora Giulia.

Amedeo:              E’ tu ‘a prossima vota l’accatte a n’ata parte ‘o cafè,  accussì vide se è aumentato veramente ‘o no. E se t’ha imbrogliato ce vaco io e vedimme ‘nu poco a chi vo’ fa fesso..

Saveria:               Forse è meglio si ce mannamme a Giovannino..

Amedeo:              Mo che faie giri il coltello nella ferita? Ce mandi a mia sorella.., chella non tene pile a’’a lingua, è tale e quale a me! Chello che pensa chello te dice..

Saveria:               Cane al cane e vino al vino…, ‘ a signora Giulia..

Amedeo:              Pane!.…, qua’ cane?

Saveria:               Ah? … .pane…’ al cane’ e vino al vino..!

Amedeo:              Nossignore…non al cane

Saveria:               Pane al padre, allora? A chi? E vino al figlio?

Amedeo:              Save’, se dice “ Pane al pane e vino al vino…”

Saveria:               Davvero? E’ ‘a primma vota ca ‘o ssento. Io aggio sempe ditto: cane al cane..

Amedeo:              E che ce azzecca ‘o cane c’’o vino?

Saveria:               (Riflettendo) Giusto che ce azzecca?

Amedeo:              (riferendosi al nodo della cravatta che sta annodandosi) Aggio sbagliato n’ata vota, ma dico io po’ essere ca io tutt’ ‘e mattine aggio ‘a perdere ‘nu quarto d’ora pe’ fa ‘o nodo .

Saveria:               E tu te la devi mettere per forza ‘a cravatta? Nun te ‘a mettere.

Amedeo:              E già, mò esco senza cravatta. Io devo dare conto, ho una dignità da difendere.

Saveria:               E ce vo’ ‘a cravatta? Allora io nun ‘a porto mai………

Amedeo:              Ma tu sei un'altra cosa (riferendosi al nodo) e dalle (lo riscioglie) mo ‘o facimme d’o capo.

Saveria:\              Come sarebbe che io so un altra cosa…….?

Amedeo:              Voglio dire …… tu sei una donna……. tu puoi camminare benissimo senza cravatta ca nisciuno  ti dice niente……

Saveria:               Invece…… a te….. se te vedono senza cravatta te fermano e te diceno: né galiota perché non t’hai messo la cravatta stamattina?

Amedeo:              Vabbuo …… Save’….. lasciamo stare……ovì, finalmente è venuto bene: .. cche dice è buono?

Saveria:               E io che ne so! Tu vide mo che scinne, se chille non è buono certamente truove a quaccheduno ca te ‘o dice.

Amedeo:              (leggermente irritato dall’ironia) …… tu non puoi capire….. pure i monaci son tutti monaci…. però e’ cappuccini se vestono de ‘na maniera, ‘e francescani ‘e n’ata.

Saveria:               (notando che Amedeo ha finito di vestirsi ed è ancora senza le scarpe) … invece tu si ‘nu carmelitano scalzo…

Amedeo:              Uh…veramente, ‘e scarpe (esegue ) Save’ ma levame ‘na curiosità, ma tu a Giovannino l’hai visto mai scrivere sul computer di Maria Rosaria?

Saveria:               Comme, chille fa un’arte a se appiccecà, pecchè MariaRosaria nun vo’ ca ‘o frate mette ‘e mmane ‘ncoppe a chillu coso. Appunto aiere se ne facettero ‘n’ata, pecchè essa ‘o chiammaie ca vuleva essere spiegata ‘na cosa ca non sapeva fa e ‘o frate ‘a mannaie a chillo paese. Dicette: Hai detto che io le mani non ce le devo mettere sul tuo computer? E mo videtello tu. Ah, chillo Giuvannino è dispettoso!

Amedeo:              (E rimasto di sasso) Maria Rosaria chiammaie a Giuvannino pe’ se fa spiega’ ‘na cosa?

Saveria:               Sissignore,  ma pecchè?

Amedeo:              Niente. Cà nun se capisce niente cchiù, il mondo sata diventando dei fessi.

Scena III^

Saveria, Giulia, Amedeo,

Giulia:                 (entra da dx. E’  la padrona di casa, seconda  moglie di Pasquale e sorella di Amedeo.E’ una donna sotto la cinquantina, spavalda, sicura) Né Savè  te ‘a tiene lloco ‘a spesa? Tu l’hai purtà dinta ‘a cucina.

Saveria:               (scusandosi) Uh! Overo signò! Aggiate pazienza: me so miso a parlà’ con vostro fratello, e accussi parlanne….. parlanne….

Giulia:                 Portala dinto..

Saveria:               Nun ve ne incaricate.  Eh Eh steve dicenne che ‘a torrefazione m’ha fatto pagà ‘o cafè più caro stamattina.

Giulia:                 E pecchè?

Saveria:               Dice che è aumentato!

Giulia:                 E quanto s’ha pigliato?

Saveria:               50 centesimi  in più.

Amedeo:              (pronto per uscire) ‘A prossima vota s’accatta ‘a n’ata parte e se vede se è aumentato o no.

Giulia:                 Ue , chelle so’ mille lire..

Amedeo:              Tu alle lire non ci devi pensare più.

Saveria:               Comunque teniteve ‘a spesa ca io vaco abbascio, Pascale vostro marito ha ditto se scennevo ‘nu poco int’’o negozio. (Si avvia a centro)

Giulia:                 E vabbè’, damme ccà, famme astipà’ ‘o scuntrino, ca se non è vero che è aumentato ce la aggia azziccà ‘nfaccia !

Saveria:               Va bene,  va bene. (Esce)

Giulia:                 (al fratello, raccogliendo  pantofole ed altre cose sparse per la stanza) Chillo nun se tratta pe’ ‘e 50 centesime……. Hai capito?

Amedeo:              Si lo so! C’hai ragione. Però te l’ho detto: lo devi prima provare. Comunque io adesso esco. Se m’avesse ‘a cercà quaccheduno, dici ca nun stò buono.

Giulia:                 Manco si ghiuto a faticà ogge…..?

Amedeo:              Cara sorella, il lavoro non è la mia più grande passione. Certo nobilita l’uomo, ma quale tipo di uomo? Quello costretto a lavorare perché ha dda purtà ‘a famiglia annanze. Io fortunatamente nun ce so caduto, sono ancora  scapolo, non ho  bisogni, per cui quanno nun me và ….. faccio passo. E tu ‘o può dìcere… se… qualche fine mese ti ho dato mai un soldo in meno ‘e chello che te spetta.

Giulia:                 Pe’ ammore ‘e Dio. Ma io te l’avevo ditto accussì: senza nessun riferimento. Pe parte mia te può stà pure tutto ‘e juorne a’’a casa……. Però ……

Amedeo:              ……. Però a fine mese debbo fare il mio dovere. Lo so!

Giulia:                 Nossignore.. Dicevo ….. però facenne accussì ti indebolisci, perché il lavoro ti mantiene in forma. Invece uno chiù nun fa niente e chiù nun vo’ fa, fino a che nun tene chiù ‘a forza ‘e se movere. T’assitte ‘ncoppe a ‘na seggia a rotelle e t’hanno da a mangià, t’hanno ‘a pulizzà’, t’hanno ‘a mettere dinto ‘o lietto, t’hanno ‘a fa ‘a doccia,..

Amedeo:              Giulia, Giulia, Giulia, ueeeè, io ‘na iurnata ‘e riposo m’aggio pigliato, e nun…. e nun…. e nun…. e nun aggia d’à cunto a nisciuno.

 

Scena IV^

Giulia, Amedeo,  Giovannino,

Giulia:                 Perché sei scapolo…, o meglio “Eterno fidanzato”

Amedeo:              Eh, si, e non lo dire con quel tono…”Eterno fidanzato”, comunque prima o dopo mi sposo.

Giulia:                 Si , n’atu ppoco cinquant’anni….

Amedeo:              Quarantatre…

Giulia:                 Vabbuo’ stamme llà..

Amedeo:              Ma che <stamme llà>?

Giulia:                 …e chella poveretta che aspetta sempre, povera scema, ormai pur’essa ha superato ‘a quarantina..

Amedo:               Trentanove..

Giulia:                 E vabbè trentanove.

Amedeo:              Ma che fai , ‘o tre per due con gli anni?…Perché ..povera scema?! Mi vuole bene, ce vulimmme bene, ma non c’è bisogno che ci sposiamo urgentemente…

Giulia:                 Infatti, siete piccoli ancora, la ragazza non è incinta,  addo’ sta ‘sta fretta ‘e spusà’? Per me,  tu rimani scapolo e Gigliola se va a chiudere dentro al convento delle Ancelle di Gesù.

Amedeo:              E’ un ordine nuovo?

Giulia:                 Nun ‘o saccio. Aggio ditto ‘o primmo che mi è venuto in mente.

Amedeo:              Secondo me non esiste quest’ordine. Mi devo informare. Ehhee, rimango scapolo,  a parte che non si dice più scapolo ma si dice single, oh, e  pure se fosse?  Forse essere single è ‘na malattia infettiva, che è peste, colera ….?  Scappa ca chillo tene ‘a “single”, nun t’accustà. (Giulia ride) Uè e non ridere  sa!?!, aspita quella ride.

Giulia:                 E fernella mò, io meza parola t’aggio  ditto!

Amedeo:              (il suo dispetto fa capire che anche lui non è convinto della sua posizione, ma non lo ammette, anzi ne fa un vanto) Se resto scapolo, cioè single,  sarà per scelta, la vita me la godo. Io so quello che faccio.

Giulia:                 E che vuo’ dicere che chi si sposa è fesso?

Amedeo:              Io questo non l’ho detto! Certo non lo è chi non si sposa.

Giulia:                 (per rompere il discorso)  E già , mo’ la scema sono io che mi sposai il vedovo con un figlio di dodici anne e per giunta ….

Amedeo:              …per giunta?

Giulia:                 …leggermente deficiente mentale.., “eccessivamente introverso”

Amedeo:              ..Ae, e che parola lunga…

Giulia:                 E vabbeè’, definiscilo come vuoi tu a Giovannino, fatto sta che io m’abbracciaie ddoie croce contemporaneamente…

Amedeo:              Si, ….come nostro Signore in mezzo ai due ladroni, ..

Giulia:                 Ma me pare che con …l’abbraccio si ghiuto buono pure tu. Fai lo scapolone, ….anzi il singolone! Famme scetà a Vincenzino , si no chillo non se sose.

Amedeo:              Ma pecchè sta durmenno ancora?

Giulia:                 E’ guaglione . Le piace ‘a vita comoda, ..ha pigliato d’’o zio…

Amedeo:              (intanto si sente l’imitazione dell’aereo è Giovannino che torna) ‘O vi loco, ‘o vi.. (Giovannino entra dal centro con le braccia a mò di ali e fa un giro per la stanza)…Montella…. L’aereoplanino! Totti e Cassano addo’ l’he lasciati?

Giulia:                 Uè …, … e tu ‘addo’ vieni?

Giovannino:        Servizio segreto mammà! (Guardando la busta della spesa in mano della madre)  Zì Amedeo, tu stai ancora cà? Chillo ha ditto don Arturo che primma  ‘e mò avive ‘a sta all’albergo.

Amedeo:              Sta frisco. Io sto uscendo…Ma ‘a lettera l’ha letta?

Giovannino :       Ue,  ma tu pe’’a risposta non mi hai pagato! Comunque nun fa niente. ‘A lettera l’ha leggiuta primma tutta quanta e po’ m’ha ditto “ il medico l’hai chiamato già?”

Amedeo:              E tu?

Giovannino:        … e io subito l’aggio ditto “Né, scusate ma c’aggia à fa cù ‘o medico. Ma nun ve sentite buono? Se ‘o vulite mi date 50 centesimi e io subito parto”

Amedeo:              Pecchè …a issole faie ‘o sconto!?!…

Giovannino :       Che c’entra io stavo già llà…

Amedeo:              ….I motori già accesi…

Giovannino :       Infatti…..Allora isso s’è stato nu poco e m’ha ditto: “Ma non devi andare a chiamare il medico?” E io:” No!” E isso : ” Bello guagliò dincello a Zio Amedeo ca prima e ‘mò ha  da sta ccà, il portiere di notte deve smontare” … e so’ partuto. Mo me credevo ca tu già stavi là, pecchè chillo ha ditto: ..”prima ‘e mò”,  hai capito?

Amedeo:              (mani alla fronte impreca)..embè , spero a Ddio che aggio ave’ ‘a nutizia che è caruto l’aereo, se so salvati tutti quanti:…‘e passeggeri, ‘o stwart, le hostess…, tutti, sulo ‘o pilota  no!

Giovannino:        Ah,ah, ce si caduto, t’aggio fatto scemo ..ah, ah, ma quanto si’ fesso , te pare che io dicevo ca nun avevo chiamato ‘o medico…e chillo subbito accamuffava, ..aggio ditto: “si, chillo è venuto già ‘na vota ‘o duttore e ha ditto ca zio Amedeo sta proprio ‘nguaiato e nun se sape, forse l’avimme ‘a purtà a fa ‘na risonanza magnesia..”

Giulia:                 Ae, ‘a magnesia, ..S Pellegrino…

Giovannino:        Vanno a Pompei..

Amedeo:              Chi?

Giovannino:        ‘E pellegrine..

Amedeo:              Ma tua madre parlava d’’a magnesia..

Giovannino:        ‘A magnesia va a Pompei?

Amedeo:              (alla sorella) Chisto vene d’a razza do ‘o pate.(Esce al centro)

Giulia:                 Amedè, vide e te ne scennere ca tenimmo a che ffa...

Giovannino:        ‘A prossima vota ce va isso a purtà ‘a lettera a don Arturo e si vò ‘o medico s’’o va a chiammà isso. (Notando le buste in mano a Giulia) Mammà,ma ‘a spesa ‘a facite ancora addu Don Nicola?

Giulia:                 Ah, lo sai pure tu che è ‘nu ‘mbruglione? E chillo pateto dice ca è ‘n’amico. L’amico…. e intanto..

Giovannino:        ..intanto ‘e buste nun ‘e cagna maie…, io chesta ‘a tengo già

Giulia:                 Ah? ‘E buste? (Parte a dx)

Scena V^

Giovannino, Maria Rosaria, Gigliola

                            (Dal centro Maria Rosaria e Gigliola parlando tra di loro, non hanno visto Giovannino)

Giovannino:        (A MariaRosaria) Uè a te t’aggio visto che parlavi con Salvatore‘o verdummaro sotto ‘o purtone. (le donne lanciano un grido di paura)

Maria Rosaria:   (Primogenita di Pasquale e Giulia. Ragazza moderna, carattere spigliato. Mostra una maturità superiore ai suoi ventidue anni. Giudiziosa e fortemente condizionata, come suo fratello Vincenzo dalla filosofia materna)Puozze passà niente, m’ha fatto zumpà. C’allucche  ‘a fa? M’hai visto? E tu dove stavi?

Giovannino:        N’coppe all’aereoplano!

Gigliola:              (L’eterna fidanzata di Amedeo:giovanile nei modi e nel vestire.Istruita, per bene, si, ma non eccessivamente<sveglia>.)E’ pecchè nun te si menato cu ‘o paracadute? Ah Ah Ah ..

Maria Rosaria:   Te si sbagliato, Giuvanni’ nun ero io!

Gigliola :             ‘A là ‘ncoppa che vulive vedè?

Giovannino:        E si! Facite ‘e sceme vuie, ca io ‘o faccio meglio!

Maria Rosaria:   Iamme ferniscele! Vide ‘e mettere quacche ata cosa ‘ncapa ‘a mammà!

Giovannino:        Pecchè chi t’ha ditto ca io ce ‘o dico ‘a mammà …… se mi dai 50 centesimi…..?!?

Maria Rosaria:   Io nun te do proprio niente stavolta!

Giovannino:        E si me scappa ‘a vocca?

Gigliola :             Mammeta nun te crede, ci sono io per testimone!

Maria Rosaria:   No, chella ‘o crede. (rivolta al fratello) Cretino, nun è overo! Vedite vuie che aggio ’a  passà, …..tienete ‘e 50centesime e statte zitto.(Esegue)

Gigliola :             Certo ca io nun ‘o suppurtasse ‘nu frate accussì Maria Rosà!

Giovannino:        Accussì come?

Maria Rosaria:   Ipodotato, Giuvannì, soggetto intellettivamente ipodotato!

Giovannino:        Ah! Me credevo….

Scena VI^

Pasquale e detti, indi Giulia

Giovannino:        (Al padre che in quel momento entra dal centro)Uè papà tu si venuto?

Pasquale:             (Dal centro. Sui cinquantacinque ma portati egregiamente. E’ il marito di Giulia che ha sposato in seconde nozze essendo rimasto  vedovo appena nato Giovannino.

Con Giulia ha avuto altri due figli: MariaRosaria e Vincenzo.  Il suo è un carattere allegro. Una persona  brillante che nasconde dentro   una certa  stanchezza d’animo .) Uè, Giuvà’ , buongiorno Giglio’, tutto a posto?

Gigliola :             Nun ce putimmo lamentà! Amedo ha ditto: aspettami sopra ca subbeto vengo. Speriamo ca nun fa tardi, avimme ‘a ‘i a vede ‘n’appartamento..

Pasquale:             Un altro?   

Gigliola:              Eh,eh,  Pasquà’, chisto è ‘o quarto che andiamo a vedere.

Pasquale:             Il quarto? Chillo ..’o fidanzato tuio ogne tanto dice ca è andato a vedere una casa ma che non andava bene. Secondo un calcolo mio ne avete visto una ventina.

MariaRosaria:    Papà. Queste sono cose loro.

Gigliola:              E’, ma quello Amedeo ave ragione, la casa che troviamo deve essere quella definitiva, che ci mettiamo a fa’ trasloco ogni paio d’anne.. quello case nun se ne trovano. (ride)

Pasquale:             Avrò capito male, chille a vote parlano lui e la sorella e magari io per caso ascolto ma…sto su un’altra frequenza e capisco una cosa per un’altra..! Mammà?

Giovannino:        Papà stà dinto ‘a cucina! (verso la cucina) Mammà, curre te vò papà!

Maria Rosaria:   Giuvanni’,  …., nun vo’ a mammà..

Giulia:                 (Impaurita da dx) Madonna che è stato?

Maria Rosaria:   Niente mammà, Giuvannino ovì, l’è venuta ‘a mosca pe ‘a capa.

Gigliola:              Quello parlava con me.

Giovannino:        Uè ma qua’ mosca, , (alla madre) Papà ha dumandato: “Mammà?” E io subito t’aggio chiamata.

Giulia:                 E me fai correrre ‘e chesta manera, io me credevo che era succieso!

Pasquale:             Ne Giuva’ ma.. l’aggio dumandato a te: “ mammà?”

Gigliola:              A te? No a me.

Pasquale:             Aspe’ Giglio’, statte zitta, se no quello non capisce. Ho domandato a Giovannino.

Giovannino:        Lo vedi, allora l’hai domandato a me? E io te l’ho chiamata.

Pasquale:             Mo’ me ietto ‘a vascio. (A Giovannino) A te ti ho domandato se l’avevo domandato a te,  ha risposto Gigliola e le ho detto che non lo avevo domandato a lei. Mo’ a te ti rifaccio la domanda, non rispondere Giglio’. Ne Giuva’ ma.. l’aggio dumandato a te: “ mammà?”

Giovannino:        No. A  Gigliola..

Pasquale:             Ah!E allora?

Giovannino:        Ho capito adesso, (pausa)ma siccome a te  …che te ne ‘mporta d’’a mamma ‘e Gigliola….. ho creduto che avevi sbagliato direzione con gli occhi, che cioè parlavi con me e guardave a Gigliola..

Pasquale:             E che sono strabico?

Giulia:                 E’ strabico papà?

Giovannino:        Non lo so, però quando legge il giornale se li metti gli occhiali…

Pasquale:             Ma  pecchè so’ presbite!

Giulia:                 E’ presbite papà!

Giovannino:        Ah, già, si. Invece, Zi’ Amedeo è stitico matico. Giusto?

Gigliola :             Astigmatico!

MariaRosaria:    Nun ‘o da retta Giglio’ chillo a vote ‘o fa apposta a sbaglia’ ‘ e parole,  si diverte..

Giulia:                 Astigmatico, astigmatico Giovanni’, iammo nun fa ‘o fesso.

Giovannino:        E’, si così, è astigmatico,  però isso ‘e lente nun s’’e mette.

Gigliola:              Infatti. Perché non gli stanno bene. A me Amedeo mio piace così, al naturale.

Pasquale:             Come il tonno.

MariaRosaria:    Papà.

Pasquale:             Scherzo.

Gigliola:              (Oca giuliva)Si, come il tonno, io ne vado pazza..

Pasquale:             ‘O vi? Ne va pazza.

Gigliola:              Rosa’, prima ca te scuorde me ‘o  vuo’ piglia’ “Annabella”

Pasquale:             ‘A bambola?

MariaRosaria:    ‘A bambola, papà,   ..è una rivista per donne.

Pasquale:             A già, che fesso, la conosco.

Giulia:                 Io vaco a’’a parte ‘e dinto, Gigliò salutame assai, assai a mammà.

Pasquale:             E io chesto vulevo dicere apprimma:”Mammà?” Tu rispunnive: ”Tutto a posto” e io dicevo :”Salutammelle assaie, assaie.” Ma mi è stata tolta la linea prima di finire…eh,eh,

Gigliola:              Sarete serviti, chella mammà addumanda sempre ‘e vuie.

Giulia:                 Quacche vota e chesta ‘a vaco a truvà.

Gigliola:              Sai che piacere le facite.

Maria Rosaria:   Giglio’.., .. iamme vieni, me vesto e scendo.., me daie ‘nu consiglio nun saccio che m’aggio ‘a mettere. (esce a sx)

Gigliola:              Chillo stammatina fa’ freschetto.(La segue)

Scena VII^

Giulia, Giovannino, Pasquale

Giulia:                 Ue, si scinne  vide ‘e nun fa tardi!

Giovannino:        Già, pecchè se no facciamo  1 Euro stavolta!

Giulia:                 (meravigliata) Qua’ euro…?

Giovannino:        E chella a forza me vò dà ‘e soldi pe mè fa sta zitto.

Giulia:                 Ma chi ?

Giovannino:        Chi? M.Rosaria! Stamattina l’aggio vista cu’Salvatore, appena è venuta ‘ncoppe ha ditto:  “ Tienete ‘sti 50 centesime e nun dicere niente a mammà.” Hai capito? (Sia avvia per il  centro)

Pasquale:             Addò vaie?

Giovannino:        Esco papà, chè …nun posso uscì?

Giulia:                 Si va, va! (Giovannino esce) E manco ‘a vo’ fernì cu’ chillo! E nun ‘o vo’ capì che è ‘nu muort’’e famme. Aspetta ca me sfastidio e ‘a faccio vedè……. (pausa,  guarda il marito che è seduto) Tu non parli…… e se sape, ‘e figlie l’aggio fatti io sola. A te nun t’interessa, ovè?

Pasquale:             Uh Madonna mia, tu hai fatto sempre tu, e mò ‘o vuo a mè, io non so trasmettere ninente  ai  figli, l’hai sempre detto, sono rigido,  in ogni caso  nun veco che male ce stà si nostra figlia se frequenta cu’stu Salvatore. E’ segno ca se vonno bene, si piacciono, c’è un’attrazione.., si attraggono l’uno all’altra…

Giulia:                 Eh! Comme ‘a calamita… ! E se vonno spusà!

Pasquale:             Ma pecchè duie ca se vonno bene che hanno ‘a fa s’hanno accidere?.

Giulia:                 Se fosse per te sai che bella fine facessero i figli tuoi: “ Mangiàti dal leone in questa giungla della vita..”

Pasquale:             ‘Sta cosa ‘a tenite pe’ canzone, tu e tuo fratello: ‘a giungla, ‘o lione… La mia famiglia, la nostra famiglia è una famiglia di leoni, leonessa la madre, leonessa la figlia, leoncino  il figlio. Si è salvato solo Giovannino, ma quello che c’entra, l’ho allevato io da solo fino a dodici anni,  orfano , senza una madre, voglio dire una madre  come te,  quanno ce addeventava <lione>? Però fortunatamente ce sta Vincenzo. Si, pecchè Vincenzo sta facendo ‘na bella carriera. Fino alle undici dentro al letto, si alza si veste si improfuma e se ne esce in giro con una motocicletta ca nun se sape comme se l’è accattata e comme se l’è  pavata. Viene a pranzo, quando viene, …se ne esce ‘n’ata vota e se ne parla chi sa a che ora per  tornare….pecchè nuie nun ‘o vedimme maie dato che verso le undici, mezzanotte come tutte le persone che buttano il sangue dalla mattina alla sera , tenimmo suonno e ce iammo a cuccà’ e lui chiaramente rientra quanno nuie ce simme addermuti

Giulia:                 Addurmuto. Questa è la parola giusta: addermuto! Era meglio ca veneva addermuto comme a te tuo figlio, è vero?

Pasquale:             No, meglio scetàto comme ‘a mamma.

Giulia:                 Ma chillo è giovane…

Pasquale:             E’ giovane? E per questo non deve lavorare? Si è preso il diploma e noi sappiamo come..…,?! Nel negozio del padre non ci vuole lavorare perché è un lavoro da idioti, io po’ non capisco perché vendere i gioielli deve essere  un lavoro da idioti, al massimo si può obiettare che sono idioti quelli che li comprano, e pure questo è opinabile, ma che ce azzecca chi ‘e venne nun ‘o ssaccio,  e quindi il gioielliere non lo vuole fare per non sentirsi idiota, però   poi  se ne va a spasso tutta la giornata….. come un idiota.

Giulia:                 ..a spasso?! Ma chi te lo ha detto? Chi te ‘o dice che non lavora?

Pasquale:             Ma pecchè, ..lavora..?

Giulia:                 Sta provando a fare il rappresentante. Si sente più inclinato; ’a chiacchiera ‘a tene, bella presenza, intelligente, pecchè è intelligente, se non ha brillato negli studi è stato pecchè era svogliato! Ma mo’ che c’entra Vincenzo? Stavamo parlando di Maria Rosaria. Nun ce ‘o può dicere che l’adda fernì cu’ chillo?

Pasquale:             Ma pecchè l’adda fernì?

Giulia:                 E tu crire ancora ‘a storia di due cuori e una capanna?.’Stu Salvatore nun è cosa…

Pasquale:             E pecchè? Fa ‘o fruttivendolo, embè? Ambulante? Si, e allora? E’un grande lavoratore, prima o dopo potrebbe aprire un attività fissa:commerciante. Come noi, noi non facciamo i commercianti? Noi i gioielli e isso ‘a verdura .

Giulia:                 Ed è la stessa cosa?

Pasquale:             Certo, nun ’a siente a Saveria quanno va a fa ‘a spesa? ‘O dice sempe: ‘sta verdura oramaie va a peso d’oro.”

Giulia:                 Lo vedi quanto sei fesso. Come sei ingenuo. Nun vuo’ capi’ che la vita è una lotta, una battaglia continua, nuie come genitori dobbiamo preparare i nostri figli…

Pasquale:             …Se no s’’e mangia ‘o lione…, ma chi è ‘stu lione? Non esiste, ce lo inventiamo noi per giustificare il bisogno che abbiamo di essere cinici, arrivisti,…ma ferniscila. Io so’ fesso? E vabbè’, voglio essere fesso, l’unico fesso d’’a casa, anzi io e Giovannino…

Giulia:                 …vabbuò lasciamo stare!

Pasquale:             E lasciamo stare si! Parlace tu cu  figlieta …. e  lassame sta quieto.    Me ne so’ venuto apposta  d’’o magazzino.

Giulia:                 E a chi c’hai lasciato?

Pasquale:             A Federico, a chi c’aveva lascià?(Intuendo l’ulteriore appunto di sua moglie)…..Stai tranquilla, Federico è…”fesso” comme a me. Statte bbona mugliè!

Giulia:                 (stizzita) …e me ne vaco,  me ne vaco, si no stamattina chi ‘o sape! (esce a dx.)

Pasquale:             (rimasto solo sfoglia distratto un giornale) E meno male ca io so’ uno ‘e chilli ca me faccio passà ‘e carrarmati ‘ncuollo,un uomo buono, un fesso, comme diceno lloro, uno che se fa’ “mangià’ d’’o lione, in questa giungla della vita”, meno male, meno male, e se no  avesse ‘a sta continuamente a combattere, a difendermi. In guerra perpetua cu’ essa, ‘e figli e ‘o frate (legge)… -il Napoli tenta il colpaccio-,  vabbuò campiamo di illusioni appresso a ‘sta squadra (pausa). Ma poi io non capisco: un padre che acconsente che la figlia si sposa  un verdommaro, un fruttivendolo, un commerciante in fondo, perché è un commerciante…eh, commerciante… suona già meglio di verdommaro come dispreggiativamente lo definiscono, (ha perso il filo)eh, ...lo definiscono, …. lo…. definiscono, …. lo definiscono, ….che cacchio stevo dicenno? ah, … un padre che acconsente che la figlia si sposa un fruttivendolo  è un padre fesso”. (legge a bassa voce) Embè, io nun ‘o facesse proprio giucà a chisto, nun tene sangue, se ne fotte della squadra, della maglia che indossa, della gloriosa maglia del Napoli, che fu indossata da gente come Sivori, Altafini, Careca, Giordano, Maradona…..aeh..Maradona…che momenti….(pausa interrotta improvvisamente dal pensiero che lo tormenta) Se poi invece di un verdommaro… era quaccheduno chine ‘e denari……magari sfaticato, un poco imbroglione, ..ma ’nu leone insomma…e allora….! E quello così si ragiona in questa casa, e d'altronde non solo in questa casa. (intanto è apparso Vincenzo sull’uscio a sx, si  accorge che il padre parla da solo).

                           

Scena VIII^

Pasquale, Vincenzo, indi Saveria

Vincenzo:            (E’ un altro figlio di Giulia e Pasquale. Ragazzo sveglio, esuberante.Ha da poco compiuto i diciotto anni)  Ne papà ma che si asciuto pazzo?

Pasquale:             (sorpreso) Chè?...... Chi è?

Vincenzo:            So’ io…… dico: ma che fai parli da solo? Sei pazzo?

Pasquale:             E no Viciè, purtroppo nun so’ pazzo. Ma spero sempre che ‘a Madonna me fa ‘a grazia.

Vincenzo:            Stai leggenno ‘o Napoli? ‘Che dice ‘o giurnale?

Pasquale:             Che vinceremo!

Vincenzo:            E ha ragione.

Pasquale:             Speriamo! (Intanto è entrata Saveria)

Saveria:               Don Pasca’, e vuie ve ne salite dal negozio…acussì senza dicere niente, ..e me ‘o vulite dicere?

Pasquale:             Pecchè aggio bisogno d’’o permesso?

Saveria:               Pe’ amore ‘e Dio. Vuie site ‘o padrone; avite bisogno d’’o permesso mio? …., ma dato che site stato vuie a dicere ‘e scennere pecchè non saccio che s’aveva‘a fa…io ve stevo aspettanno, da umila serva..

Vincenzo:            Ma quale serva, tu sei la padrona, le colf sono le vere padrone di casa oggi e tu sei la “colf” di casa Coccorito.

Saveria:               Colf?

Vincenzo:            Lo sai che significa colf?

Saveria:               Sine, …maglione.

Pasquale:             Ae, maglione..

Vincenzo:            Maglione… se dice: golf

Saveria:               Come ‘o golf ‘e Napoli e ‘o golf ‘e Surriento!?

Vincenzo:            Ae ‘o golfo ‘e Taranto…Golf! …E’ ‘o iuoco, ca se fa co’’a mazza è ‘a palla…..

Saveria:               Comme ‘a mazza e ‘o pivezo…? E che c’entra co’ ‘o maglione?

Vincenzo:            Niente….

Pasquale:             Mo’ ce arravugliammo dint’’a ‘n’ata matassa. Fermi tutti, zitti! Save’, il gioco prende il nome proprio dal fatto che è uno sport che si fa col classico maglioncino inglese.

Vincenzo:            Cioè: Golf. E si fa con le mazze e una pallina, no co ‘o pivezo. Invece tu sei  la Colf, che è l’abbreviazione di Collaboratrice Familiare. <Serva> nun se dice cchiù. 

Saveria:               S’è stroito tutto ‘na vota. Tenive chesta intelligenza e te si pigliato chillo diploma iusto iusto e ci sei messo sei anni.

Vincenzo:            Che c’entra, e già mo l’intelligenza mia ‘a consumavo ‘ncoppe ‘e libre.

Pasquale:             Chillo ‘a cunsume ‘ncoppe ‘a motocicletta, ..miezo ‘a via..

Vincenzo:            Che significa.., quello è il mio lavoro..

Saveria:               Ah, bravo. S’è mmiso a faticà’? E che fatica fa?

Vincenzo:            Il rappresentante…

Pasquale:             …di leoni….

Saveria:               ‘E liune?

Vincenzo:            Nun ‘o da retta, vo fa’ ‘o spiritoso. Papà, non ti devi preoccupare…e poi meglio un giorno da leone…che cento da pecora… (Esce al centro)

Scena IX^

Pasquale, Saveria, Giovannino

Pasquale:             (Rivolto al figlio appena uscito)Se, se… sta attiento addo’ mietti ‘e piedi…...leone…

Giovannino:        (Che in quel momento sopraggiunge al centro, rivolgendosi al fratello appena uscito)  E’, si, che io l’altro giorno ci stava una cacca di cane , non l’ho vista proprio e ci ho messo il piede dentro.

Pasquale:             (A Giovannino appena entrato)Che c’entra!.

Saveria:               Che centro?!? (Rimproverando Pasquale) E’ maschile….don Pasqua’..

Pasquale:             Save’ ma statte zitta. Che c’entra il centro, io ho detto che c’entra, nel senso di che ce azzecca.

Giovannino:        Infatti , ..quella si azzeccò sotto la scarpa e io non me n’ero manco accorto. Se non era che me venne un prurito sotto al piede  e me grattaie . E meno male, se no’ quando me n’accorgevo.

Pasquale:             Guardate, guardate, e lo dice pure .

Giovannino:        E che male ci sta? Ma pecchè a vuie nun è capitato maie ‘e mettere ‘o piede dinto a ‘na cacca?

Saveria:               Si, ma no ‘e m’’o grattà pure… che schifo

Pasquale:             Save’, ma  io penso ca ‘a scarpa se ‘a levaie….( A Giovannino) ..o no?

Giovannino:        No. Ma  mica me grattaie c’’a mano.

Pasquale:             Ah no?

Giovannino:        E che so’ stupido? Io mi volevo stroscinare il piede sullo spigolo di uno scalino, accussì me n’accurgette. Presi, mi tolsi la scarpa e me ne venette a’’a casa con un piede scalzo. Quanno arrivaie pigliaie ‘a scarpa e ‘a vuttaie dint’’a lavatrice.

Saveria:               Ecco spiegato ca io trovaie ‘na scarpa dint’’a lavatrice. Con permesso. (Esce a dx)

Giovannino:        Papà te vuoi fa’ ‘na partita?

Scena X^

MariaRosaria, Gigliola, Giulia e detti

MRosaria:           (dall’interno) Ma nun è overo tu cride a Giovannino?

Giulia :                (entrando insieme a M.Rosaria e Gigliola) Comme tu gli hai  dato pure e soldi pè ‘o fa sta zitto.

Pasquale:             Se ne parla ‘n’ata vota. Adesso c’è un’altra partita..

MRosaria:           E già io devo ‘e solde a isso. Ti giuro ca io cu Salvatore non ci parlo. Giglio’ parlaci tu.

Gigliola:              Con Salvatore?

MariaRosaria:    Ae, cu mammà.

Gigliola:              Ah, e che ce aggio ‘a dicere, chella tua madre nun ‘o ssape ca Giuvannino s’inventa sempre un sacco di bugie.(A Giulia) Nun s’è fermata a parlà co’ nisciuno.

Giulia:                 (vede Giovannino) Cà ce sta Giuvannino , (rivolgendosi al figlio)  Maria Rosaria che t’ha dato primma pè te fa stà zitto?

Giovannino:        Che m’ha dato mammà?

Giulia:                 .. ‘e soldi! O no?

Giovannino:        Sì, ma mò Salvatore m’ha dato 1 euro e mezzo e m’ha ditto “Giuvanni’, tu a mammà nun ce l’hai a dicere ca soreta parla cu me. E io aggio promesso ca nun te dicevo niente.

MRosaria:           Hai visto? Non è vero niente!

Giulia:                 Vabbuo’ po’ se ne parla. Te spezzo ‘e cosce, te faccio vedè’.

Scena XI^

Amedeo, e detti

Amedeo:              (Rientrando dal centro) Eccomi di ritorno. Giglio’ tu già si pronta?

Gigliola:              Da mo’? Io ‘na rivista avevo ‘a piglià?

Giovannino:                 Mica l’aveva stampà’!

Amedeo:              E vedi se non risponde sempre in mezzo.

Giulia:                 Ha fatto ‘na battuta. Chè,hai fatto qualche brutto incontro?

Gigliola:              Veramente! Giovannino voleva scherzare.

Amedeo:              E non deve scherzare.

Pasquale:            Mo s’accumencia ‘n’ata polemica. Un altro giro, un’altra corsa.

Giovannino:                 Andiamo alle giostre?

Pasquale:             Alle giostre?(Esasperato dal ragazzo) Ho detto giostre?

Giovannino:        Hai detto giro. Hai detto corsa!

Pasquale:             Ma non parlavo della giostra.

Giovannino:        Allora quale corsa? In bicicletta?

Pasquale:             No.

Giovannino:        A piedi?

Pasquale:             Nossignore.

Giovannino:        Co’l’autobus?

Pasquale:             Niente affatto.

Giovannino:        Con la macchina? Col cavallo, con la motocicletta?  Quale corsa?

Pasquale:             E’ un modo di dire.

Giovannino:        E che corsa è?

Pasquale:             ‘N’ata vota?Che cosa?

Giovannino:        ….un modo dire. Tu hai detto è un modo di dire.., che cosa è un modo di dire?

Pasquale:             …ma ..”un altro giro ..un’altra corsa..

Giovannino:        ‘O vi’ , allora c’è ..un’altra corsa..quale corsa?

Pasquale:             (Esausto)Giovanni’, ma tu sei cosciente che a volte sei imbecille forte?

Giulia:                 Overo, Giuvanni’; si’ tosto!

Amedeo:              (Ironico) Ha fatto una battuta.

MRosaria:           Ma nun vedite ca ve piglia in giro.

Amedeo:              Comunque,  prima che mi dimentico Giù’, ho incontrato Vincenzo, ha detto di non aspettarlo per pranzo. Dice c’apprimma s’è scurdato ‘e v’’o dicere…

Giulia:                 Madonna, ‘stu guaglione tutti i giorni ‘a stessa storia. Io cucino e quello mangia fuori.

Pasquale:             Nella giungla.

Giulia:                 Ma quello mo’ è sceso, pecchè non me l’ha detto?     

Gigliola:              E vabbe’, sapete com’è… avrà incontrato qualche amico e hanno deciso di pranzare insieme.

Amedeo:              Infatti, ha ditto che doveva andare un momento co’ Luigino ‘o cheyenne a Fuorigrotta e siccome se faceva tarde, se mangiavano qualche cosa da quelle parti.

Pasquale:             E addo’ l’he truvato..?

Giovannino:        Annanze a ‘o “Number One”, chillo sta sempe llà.

Amedeo:              Infatti.

MRosaria:           Io nun ce passo maie annanze a chillu bar, ce stanno certe facce, me faccio sempe ‘o giro d’’o palazzo. Tutti fecatielli, ‘o giubbino ‘e marca, ‘a motocicletta…..

Gigliola:              …figli di “Papà”…

MRosaria:           Ma qua’ figli di “Papà” , quelli sono una maniata di sfaticati, …

Gigliola:              Appunto, non hanno bisogno di  lavorare..

Amedeo:              Fanno bbuono: la vita se la godono. L’ommo faticatore è ‘a ruvina d’’a casa. Chille so’ guagliune, di che hanno bisogno, perché dovrebbero lavorare.

Pasquale:             Infatti. Quanno s’hanno accattato ‘e sigarette, abbigliamento ‘e marca, ‘a benzina dint’’a motocicletta, ‘a discoteca, ‘o bar, ‘o ristorante, ‘o cinema…..

Giulia:                 E’ inutile ca faie ironia, Vincenzino nostro non si fa coinvolgere da questo tipo di ragazzi.

Pasquale:             Si comme no.Vincenzino nostro è faticatore,  è faticatore, però so duie anne che ha preso quello straccio di diploma e nun trova ‘na strada. Dint’’o magazzino nemmeno a parlarne perché ha altri obbiettivi, altre aspettative. Il gioielliere nun ‘o vo’ fa. Ma che vo’ fa? Lo dicesse che vo’ fa?

Giulia:                 Mo’ accumience ‘n’ata vota co’ Vincenzino. Ti ho detto  lascialo stare, chillo è scetàto , sa dove mette i piedi.

Giovannino:        Io invece l’atro giorno ho fatto centro. Ce stava una cacca di cane..

Pasquale:             Giuvanni’!’Nata vota? …… Oh, non stiamo parlando di questo!

MRosaria:           Stiamo parlando di Vincenzino

Giovannino:        Ha miso ‘o pede dint’’a….merda?

MRosaria:           Nossignore, di Vincenzino.. che non piglia principio di lavorare…..

Giulia:                 ….mentre tua sorella MariaRosaria già si sta realizzando: “Frutta e Verdura” di Maria Rosaria Coccorito.  (Esce indispettita)

MRosaria:           (inseguendola) …tu a Vincenzino te lo difendi sempre. Gli fai fare tutto quello che vuole. A me invece mi controlli ogni passo che faccio (Esce)           

Gigliola:              Amede’ vogliamo andare pure noi? Se no se fa tardi, e quello se ne va. Arrivederci Pasquà’. (Si avvia al centro)

Amedeo:              Si,si. Iammo ‘a vede’. Anche se, te faccio vede’, non combiniamo. Giglio’ quello dice che ‘o condominio ‘n’altro poco è più caro d’’o pigione. Pasquà’, noi andiamo. (la segue)

Gigliola:              Lo vedi come fai? Piano, piano incominci a trovare i difetti. (escono)

Pasquale:             (rimasto solo con Giovannino). Povera figliola..

Giovannino:        Quello Zi’ Amedeo non se la sposa. Ci piace fare il fareniello, mo’ che so’ salito non stava uscendo da dentro al bar con la moglie dell’avvocato Strazzullo d’’o piano ‘e sotto? Tutto che faceva ‘o pagliaccio e chella rideva.

Pasquale:             T’ha visto?

Giovannino:        Si!

Pasquale:             ….quanto ti ha dato?

Giovannino:        ….1 euro…

Pasquale:             …per stare zitto?

Giovannino:        No, per non dirlo a Gigliola. …”stare zitto con tutti” costa cchiù assaie. (Tira fuori dalla tasca una lampadina e la mostra al padre che rimane senza parole)… Ho incominciato un’altra collezione.

Pasquale:             Un’altra? E…di che si tratta ‘sta vota?

Giovannino:        Lampadine fulminate. Originale, no? Ca po’ a me me sta frugando un’idea in testa..

Pasquale:             (Correggendolo)Frullando…un’idea in testa!

Giovannino:        Frullando? …..frullando un’idea in testa: voglio vedere se riesco ad aprirle, aggiustarle e chiudere un’altra volta. Se ci riesco faccio ‘o brevetto, me metto ‘nu negozio che aggiusto tutte le lampadine fulminate.  ( Porta un dito alla tempia,  con sguardo di eloquenza saluta il padre ed esce a sx)

Pasquale:             (Lo guarda e rassegnato annuisce) Si ho capito!

Amedeo:              (Rientra velocemente) Avevo dimenticato il portafoglio. (Uscendo, si ferma sotto l’uscio e si rigira verso Pasquale  con espressione grave) Pasqua’ tu mi devi dire una cosa. Ma devi essere sincero. Me lo giuri?

Pasquale:             Parla Amede’ che è succieso?

Amedeo:              Ma..Giovannino sa usare il computer?

Pasquale:             Me credevo che vulive.. Certo che  lo sa usare, glie l’ho insegnato io.

Amedeo:              (La risposta di Pasquale rappresenta per lui, evidentemente, un ulteriore sconfitta) Ah!? Tu?! Perché tu pure lo sai usare!?!? Certo! Esco.(Esce, nell’uscire si da degli schiaffetti sul viso.  Pasquale lo osserva)

Pasquale:             Chisto sta perdendo ‘a capa completamente. (Si alza riprende il giornale deposto pocanzi e riprende a leggere. Lo stesso motivetto dell’inizio,  arrangiato diversamente, accompagna la chiusura del sipario.).

II° ATTO

La scena è la stessa dell’atto precedente. Sono passati circa sei mesi in casa Coccorito, Giulia ha evidentemente convinto MariaRosaria a troncare il rapporto con Salvatore. All’apertura del sipario, infatti, fervono i preparativi per il pranzo al quale sono stati invitati il nuovo fidanzato della ragazza con i genitori. E’ una Domenica di primavera.Il solito motivetto accompagna l’apertura del sipario.

 

SCENA I^

Maria Rosaria e Gigliola.

MRosaria:           (Intenta insieme a Gigliola a fare pulizie.) Meno male ca si venuta tu Zia Gigliò’, se no quando mi spicciavo. Chella mammina ‘a fa’ facile: facciamo un poco di pulizia che deve venire gente.

Gigliola:              (Anch’essa intenta spolverare) E tu nun ‘o ssaie, la casa sembra sempre pulita, ma come vai a spustà’ ‘nu mobile esce polvere e grasso da tutte le parti. E fosse ‘ a cucina.

MRosaria:           …. e mammà non lo capisce la fetenzia che esce;‘o vo tutto a MariaRosaria. Ogne primavera è ‘a stessa stessa storia. Di solito nuie ‘e pulizie ‘e facimme pe’ Pasqua, quest’anno però abbiamo anticipato di una settimana per via del fatto che vengono i genitori di Enrico. Ma io già nun ce ‘a faccio cchiù.

Gigliola:              Te fa bene. Fai esperienza, fra poco avrai una casa tutta per te.

MRosaria:           Fra poco? Se non mi prendo prima almeno questa benedetta laurea? E poi sono appena sei mesi che ci conosciamo.(Ritornando al discorso di Gigliola) La casa? ‘Na casa?. Quello Enrico ha detto che appena sposati ce ne andiamo ad abitare un poco in un appartamento che tengono al Vomero, intanto facciamo fare i lavori alla villa che sta a Sorrento e non appena pronta ce ne iammo’e casa llà. Quanto è caro. Dicette: ”Nun fa niente che poi tutti i giorni devo fare Sorrento-Napoli mattina e sera,  ma là stiamo tranquilli”.

Gigliola:              E certo, vuoi mettere Sorrento? A Napoli non si può stare più. Scippi, rapine, droga. Avessi la possibilità me ne iesse pure io, ma col lavoro  che tiene Amedeo in albergo e io con la scuola, come si fa ad abitare fuori Napoli, invece tu con Enrico non avrai problemi, lui è il titolare, va quando vuole . E così noi,  dobbiamo trovare per forza una casa in città, vicino..

MRosaria:           Ma quello Zi’ Amedeo mo’ ‘a trova ‘a casa.

Gigliola:              ‘O sape isso,  ‘na volta ‘o pigione caro, ‘na volta è stretta; uè  nun ce sta ‘na casa che gli vada bene. Ma io me so’ scucciata, gliel’ho detto:”Vulisse spusà’ dopo tua nipote?” Se entro un anno non sposiamo lo lascio. Siamo fidanzati da tre anni anni e nun simme ddoie creature! Che poi, dico io, comunque abbiamo due stipendi, un pigione più sostenuto ce lo potremmo pure  permettere. “E già, mo me metto a regalà ‘e solde miei ai proprietari di appartamenti.”, così mi risponde. Certo, chi tiene una casa di proprietà e se la fitta cerca sempre di fregarti, quanto più ne puo’ chiedere chiede  e nuie fessi che paghiamo. Amedeo, lo sai, nun vo’ essere fatto fesso da nessuno….

MRosaria:           E vabbe’, te faccio vedere che manco te lo aspetti e vi sposate. Tu lo avresti detto che in sei mesi , da Salvatore ‘o fruttaiolo, mi sarei trovata fidanzata di Enrico Solimene, figlio unico del re del caffè a Napoli?  Certo, Salvatore me vuleva ‘nu sacco ‘e bene, …. E aggio ‘a dicere ‘a verità pur’io a isso. Eh…… (sospira) Ma purtroppo mammà ave ragione, l’ammore nun è tutto, quanno nun ce stà ‘a possibilità pure chello fernesce. Gigliò pe’ piacere piglieme ‘a paletta quanno c’aizo ‘sta spazzatura ‘ncoppe.(Le due eseguono)

Gigliola:              Però movete ca s’è fatto mezzogiorno, ‘a n’atu poco ‘e vide e venì;  ma che t’ha detto vene pure ‘a zia zitella? Sperammo ‘e  no. Nun me fido proprio de ’a sentere. Accumence a parlà: (imitando il personaggio)”avete visto il mio bracciale? Il colore dei capelli vi piace? Non lo cambierei con nessuno il mio parrucchiere!” Si veste come una diciottenne…..e soprattutto parla come una diciottenne, manco nun sapesse che ha passato la sessantina già da un pezzo.

MRosaria:           Ecco fatto!(Riponendo scopa e paletta) Si, e sabato scorso nun vuleva venì a ballà con noi. Che t’aggio ‘a dicere, Enrico ha ditto che avrebbe fatto di tutto per non portarla, ma quello è il padre, mio suocero ca s’’a vo’ purtà. Sai che è , l’unica sorella, lui è rimasto vedovo….mo che arrivano vedimmo. Ma Zio Amedeo addo’  stà?

Gigliola:              E’ asciuto  stammatina ampresso. Dice che si vuole comprare una chitarra e se la vuole imparare a suonare. Quanto è tenero.  Vide ‘nu poco, all’età sua uno se po’ mparà’ a suona’ ‘a chitarra? La sua filosofia è: “ Partita finisce quando arbitro fischia”  che poi è una frase che ha preso da un allenatore di calcio che intendeva dire che la partita va giocata fino all’ultimo minuto e non si deve lasciare niente di intentato. Così come nella vita: si deve vivere fino all’ultimo istante. (sospira)

MRosaria:           Zio Amedeo è fatto così. E comunque  t’aviss’’a credere che è tanto bello ‘a tenerli sempe dint’’e piedi ‘e nnamurate. Salvatore, pe’ chesto me piaceva, se faceva sempre addesidera’ e io chiù me attaccavo. Ma po’……

Gigliola:              Ma po’ è arrivato Enrico……

MRosaria:           Cu isso tengo ‘na vita sicura, nun me farà mancà niente.

Gigliola:              E’ ‘nu bellu guaglione, ricco, te vo’ bbene, cafè nun te ne mancarrà’ maie…che vuo cchiù?(Ridono)  Hai finito?

Scena II^

Giulia e dette

Giulia:                 (Da dx)Uè né Rosà, ma a che ora veneno ca io me aggio a mettere a cucinà?

MRosaria:           Mammà mo’ ‘e vide ‘e venì. Evidentemente ‘o pate…. Chillo pe’ se vestere ce vonno doie ore …… è peggio ‘e zio Amedeo.

Giulia:                 E’ felice ‘a vì;  e che c’è vuluto pe’ ‘a fa capace. Mò è contenta, mò.

Gigliola:              E se sape add’ ‘o trove ‘nu giovane meglio ‘e chillo.

Giulia:                 E l’avvenire nun ce ‘o mietto? Quello nun appena ca se sposeno Enrico pigliarrà ‘o posto d’o padre a dirigere, senza cuntà’ il nome, il rispetto che tengono……. Gente per bene, pe’ ammore ‘e Dio, nun ce stà proprio niente a dicere.

Scena III^

Pasquale e detti

Pasquale:             (da dx)E ‘e soldi nun ce ‘e mietti?

Gigliola:              Buongiorno.

Giulia:                 Sì ‘e soldi. Pecchè isso ‘e soldi nun ce tene, campa ‘e gloria al padre. Crede ancora ai …”due cuori e una capanna” (rivolta alla figlia) nun ‘o da retta a patete. (Esce a sx)

MRosaria:           Ma tu pazzìe, nè mammà, (rivolta a Gigliola) ‘a scelta l’aggio fatta io.

Pasquale:             I… “signori” …nun so’ venuti ancora?

MRosaria:           No papà. Lo vedi? Mo ci torni un’altra volta sopra.

Pasquale:             Ma pecchè che ho detto?

MRosaria:           E tu fai sarcasmo. Che te cride ca so’ scema? Prima hai acconsentito.. (Esce a sx)

Pasquale:             Certo, certo. E dovrei essere solo fesso  per non acconsentire a un matrimonio simile, non …….. vorrei bene a mia figlia.

Gigliola:              (Uscendo)Il primo dovere di un padre è quello di fare il bene dei propri figli!

Pasquale:             Oh! Brava Gigliola, comme trova sempre le parole giuste.Puoi ripetere?

Gigliola:              (Si ferma sull’uscio, non ha afferrato la presa in giro, stupidamente ripete) Certo:il primo dovere di un padre è quello di fare il bene dei propri figli.

Pasquale:             (la guarda, <stupidamente vanesia> per la frase che ha pronunciato) Quant’è bellella, la nostra maestra. ..Il bene dei propri figli. E io l’ho fatto. Ho detto:si! Si al fidanzamento. Ho fatto il mio dovere. L’ho fatto, no?

Gigliola:              E se sape. Mica potevi  dire di no.  

Pasquale:             E no, non potevo, …….. ho detto sì!(Sorriso imbecille alla cognata che ancora non afferra) Che si mangia Gigliò’?

Gigliola:              Aè, uno di tutto. Giulia ha fatto gli gnocchi. Ce sta ‘nu bello antipasto ricco, l’arrosto con l’insalata capricciosa e poi teneva ancora delle melanzane congelate e ha fatto ‘na bella parmigiana. Insomma c’è da scoppiare.

Pasquale:             Infatti, io oggi  vorrei proprio scoppiare.(La guarda significativo)

Gigliola:              (Che ancora una volta non afferra l’allusione) Non dar retta, ma chi te lo fa fare. Ti conviene ‘e te ‘ntusseca’ ‘a iurnata.? Fai come faccio io, assaggia un poco di tutto senza abbuffarti, che poi ti senti male fino a domani, fai ‘a nuttata e pecchè? Quello è bello mangiare, ma non ci dobbiamo far fare fessi dalla tavola.

Pasquale:             (Deluso. Annuisce fintamente ammirato dalla saggezza di Gigliola.)Già, uno po’ se scorda. Se scorda che l’importante è non farsi fare fesso.

Gigliola:              Te pare, Pasqua’?(Esce a sx)

Pasquale:             (Tra se) Certo, certo. (si alza e cerca qualcosa da leggere) Niente! E si, chillo cu ‘o giurnale se ‘ncartene ‘e scarpe se fanno ‘e pacchi, mai che si potessero leggere! Pure l’accatto io, l’accattassero loro, allora uno dice: “Chillo l’accattano pe’ ‘ncartà ‘e tu ‘o vuò leggere”. Tanto di cappello ….  (cerca ancora e intanto si sentono  le voci di Amedeo e Giovannino).

 

Scena IV^

Pasquale, Amedeo, Giovannino poi Giulia

Amedeo:              ( Entrando con Giovannino dal centro) Siente Pasquà’, ‘st’imbecille si prende troppa confidenza……

Giovannino :       Uè fosse ‘na vota che me chiamasse Giovannino.

Amedeo:              Anzi, l’imbecille sono io che glie la do.

Pasquale:             (Sempre alla ricerca del suo giornale)Che cosa ?

Amedeo:              La confidenza.

Pasquale:             Glie la dai o se la prende?

Amedeo:              Pasca’ ma me staie sfuttenno? Glie la do, se la prende, .. ‘o risultato non cambia.

Giovannino:        E no, no. Papà ha ragione, perché se me la dai tu, io per educazione me la devo prendere perché a caval tornato non si guarda in bocca

Pasquale:             Donato, caval donato!

Giovannino:        Donato…a caval donato non si guarda in bocca, …e tu non mi puoi dire niente, se invece me la prendo io  senza che me la dai allora no, questo è furto perché me la sono presa senza permesso. Siccome tu stesso hai detto che l’imbecille sei tu che me la dai, vuol dire che me la dai e se me la dai io me la posso prendere….la confidenza. (Sospira) Uaah!

Amedeo:              Si, ma quanno è troppa è troppa. Pasquà’ tu me truove pe’ ‘o corso..

Pasquale:             Io t’aggio truvato pe’ ‘o corso?

Amedeo:              No tu, <tu>. Tu <lui>, cioè…

Pasquale:             Lui ti ha incontrato per il corso?

Amedeo:              Infatti.

Pasquale:             E pecchè dici che ti ho incontrato io?

Amedeo:              Pasquà’ ma te sto raccontando il fatto, se vuoi sentire.

Pasquale:             (Che ha trovato qualcosa da leggere, anche se si tratta del libretto di istruzioni del televisore, paziente si  siede ad ascoltare). Sentiamo.

Amedeo:              No dico tu me truove, lui insomma , e me fai mille domande: “ Che ci fai? Dove vai? Gigliola sta sopra. Ti sta aspettando. Quando ti ritiri?” Io ti dico, sempre a lui, :”Mo vengo, anzi mo’ vado. Sto vedendo se posso comprare una chitarra.” Pasquà chillo se fa ‘na risata miezo ‘a via ca ha fatto girare tutta  la gente che passava: “ E che ci devi fare tu con la chitarra?”Io  gli rispondo: “Me ‘a voglio ‘mpara’ a sunà’”Ne, chillo nun se schiatta ‘n’ata risata: ”All’età toia te vuo’ ‘mparà’ a suna’ ‘a chitarra?” ..e rideva, rideva, ….ma chi ce ‘o fa’ fa’? ..io qualche giorno perdo la pazienza… Nun aggio capito …, e che so’ più fesso di lui io? Isso sa usare il computer, vuoi vedere che io non posso imparare a suonare la chitarra?

Pasquale:             Te…vuo ‘mparà’ a suna’ ‘a chitarra?

Amedeo:              Si, pecchè? C’è qualcosa di male?

Giovannino:        Deve fare le serenate alla moglie dell’avvocato Strazzullo…Ah,ah,ah,

Amedeo:              Pasquà’ hai sentito? Hai sentito che ha detto?

Pasquale:             Si. Si ho sentito. Vuoi che te lo ripeto? Ha detto che tu vuoi imparare a suonare la chitarra perché devi fare le serenate alla moglie di Strazzullo.

Giulia:                 (entrando, sorridente, senza sospetto) Chi è che fa le serenate  alla moglie dell’avvocato Strazzullo?

Amedeo:              Nessuno. Chi è che fa le serenate alla signora Strazzullo? (non sa che dire, Pasquale cerca di aiutarlo)

Pasquale:             Giovannino!

Giulia:                 Giovannino fa ‘e serenate? (Incomincia un gioco di mimi a tre, nel quale Amedeo cerca di spiegare, non visto da Giulia, a Giovannino che se tace gli da altri soldi; dal gioco ne nasce una gag a soggetto)

Pasquale:             (Risolvendo) Non le serenate, serenate… quelle con la chitarra, no! Piuttosto le sviolinate..

Giovannino:        Si, ho imparato a suonare il violino.

Giulia:                 Chi tu?

Giovannino:        Si.

Pasquale:             Ma no. Quale violino!.

Amedeo:              Sai suonare il violino tu?

Giovannino:        Oh, accussì dice papà.

Pasquale:             Ma io vulevo dicere ‘e sviolinate, capisci? Quelle che fai alla signora Strazzullo.

Giovannino:        Io faccio ‘e sviolinate a’’a signora Strazzullo?

Pasquale:             Si,  quando la incontri che lei ti trova nel palazzo e tu le dici tutte quelle belle cose..

Amedeo:              Le sviolinate..insomma.., ecco se chiamano sviolinate. Allora da sviolinate simme iuti a ferni’ alla serenate, he capito Giù?  Stevemo pazzianno co’ Giuvannino.

Giulia:                 Ah,?

Pasquale:             (Che spera sempre di trovare il suo giornale. Alla moglie) Ma  ‘o giurnale addò stà?

Giulia:                 Quale  giurnale?

Pasquale:             Chillo d’ oggi, l’aggio accattato stamattina! L’ho messo quà.

Giulia:                 L’avarrà pigliate Maria Rosaria pè pulizzà ‘e lastre!

Pasquale:             Ah! Scusate allora! Scusate se pensavo che un giornale si potesse leggere! Invece, se pulezzene ‘e lastre.

Giulia:                 E quante storie Pascà, pè ‘nu giurnale! Tu che vuoi? Oh, come vengono pulite con il giornale non vengono con nessuna altra pezza o strofinaccio o pulivetro che dir si voglia. Vabbuo’? Noi stiamo dalle cinque di stamattina pe’ pulizzà ‘sta casa. Il signore si è alzato alle otto, si è rasato, si è lavato è sceso a comprare il giornale, caffè e se ne è salito. Adesso è stanco e logicamente vorrebbe riposare un poco e rilassarsi a leggere il suo giornale!

Amedeo:              Pasquà, veramente. Sei esagerato. Per un giornale. …

Pasquale:             Guardate, chillo mò ha fernuto ‘e fa’ storie pe’ ‘a chitarra, se permette ‘e parlà d’o giurnale!

Giulia:                 A proposito l’he accattata ‘a chitarra?

Giovannino:        Non ancora.

Amedeo:              Non ancora,  ma l’ho vista;  ce aggio ‘a pensa’ ‘nu poco.

Giovannino:        Vo’ vede’ primma se Gigliola ‘o vo’ accumpagna’…co ‘o piattino,…ah, ah,ah,

Amedeo:              Siente, levate annanz ‘e piede stammatina se no ……

Pasquale:             Ma pe’ favore stavamo stabilendo a che cosa serve un giornale.

Giulia:                 A pulezzà ‘e lastre Pascà! Quante te ‘o vuò leggere ‘o giurnale te fai furbo e te l’annascunno!

 

Scena V^

Maria Rosaria, Gigliola e detti

Pasquale:             Pure per un giornale? …

Giulia:                 Si, chi dorme nun piglia pesci.(A Gigliola e MariaRosaria che entrano da sx) Uè vedimmo ‘e mettere ‘a tavola. Pigliammo ‘e piatte e ‘e pusate, ca ‘e purtamme dint’’a stanza ‘e pranzo. Puteva essere chiù bello ‘o tiempo. Ce mettevemo fore ‘a loggia. (Esce a dx con Rosaria. Per questa scena le tre donne faranno un andirivieni continuo da dx a sx  per preparare la tavola)

Gigliola:              Amede’ che hai fatto l’hai trovato la chitarra?

Amedeo:              Si, ma ce voglio pensà.

Gigliola:              (Oca giuliva) E’ speciale o no l’ommo mio? Alla sua età scopre ancora passioni nuove, entusiasmi giovanili. Perciò me fa ascì pazza (Lo prende vezzosa sotto al braccio)

Amedeo:              Dincello tu che sei una maestra. Diccelo tu a questi poveri tamarri lo spirito e l’animo sensibile che tiene Amedeo tuo.

Giovannino:        (Uscendo a dx canticchia) ‘O chiammano Amedeo co’ ‘a chitarra…..(esce)

Gigliola:              Ce l’ha con te Giovannino?

Amedeo:              E si. Mi sta sfottendo per via della chitarra.

Gigliola:              (Frettolosa, a  Pasquale che appare pensoso a leggere il suo libretto di istruzioni) Pasquà’…che faie?(Parte anche lei per l’altra stanza evidentemente per aiutare M.Rosaria e Giulia)

Pasquale:             (Finto) Sto leggendo.

Amedeo:              E che te staie leggendo?

Pasquale:             ‘O libretto d’’a televisione. Il manuale d’istruzioni

Amedeo:              E tu capisce  l’elettronica?

Pasquale:             No.

MRosaria:           (Rientrando da dx con  piatti)Ma ce manca un piatto? Fa vedè…….. (fa il conto) Papà, mammà, zio Amedeo, Gigliola,  Giovannino, io Enrico e ‘o pate…… ah  Saveria siamo otto e Vincenzo nove. Ovi’ so’ otto piatti..

Gigliola:              Bastano. Vincenzo non ci sta. E’ o’ vero Giu?

Giulia:                 Si, si. Chillo sai che è? A Vicienzo nun le piace ‘a mmuina.

MRosaria:           E’ un solitario…..

Pasquale:             …comme a ‘nu diamante… (Esce a dx)

Giulia:                 (Va sulla porta di dx e parla all’interno)Pasqua’ ma tu sai fare solo battute imbecilli o  qualche volta te ne riesce pure qualcuna spiritosa?

Amedeo:              ….. non è brillante,(Guarda la sorella orgoglioso, in attesa dell’effetto della sua battuta. Dallo sguardo di Giulia capisce che la battuta non ha sortito effetto e vorrebbe spiegarla)Nun he capito? ‘O diamante… brillante…ah, ah,ah, …nun fa ridere? (Tornando serio) Effettivamente, Pasquale è un periodo che va  più sul drammatico.

Giulia:                 ‘O sap’isso. (escono a sx MariaRosaria, Giulia e Gigliola)

Scena VI^

Amedeo indi Pasquale, indi  Giovannino

Amedeo:              (Rimasto solo prende il telefonino dalla tasca, compone un numero e attende. Ottenuta la comunicazione incomincia a parlare sottovoce) Pronto, e che hai fatto? Nun m’he chiamato chhiù? ….Ae, ogni giorno ‘nu motivo…., me fai sta in mezzo alla strada comme a ‘nu cretino e nun me chiammi. ….E scusa secondo te  quante chitarre dovevo vedere?. Gigliola me steva aspettanno. …E si, c’è il pranzo,   vene ‘o suocero ‘e mia nipote a conoscere mia sorella! ….e certo, pure a mio cognato e che cunusceva sulo a Giulia? ….e quindi me ne dovevo tornare presto…….e si vabbe’.. tu non hai mai tempo per me. Io non lo so come fai a dire di amarmi se poi non hai mai il  tempo per vedermi. Ce ne facciamo tutte telefonate, facimme bene ‘a telecom…., no, chi ha detto che dobbiamo fare bene agli alberghi a ore..ma..ma.. e non gridare.. ‘n’altro poco te senteno lloro ‘a dinto…..sto nel salottino all’ingresso…Loro? In cucina. Ma tuo marito ci  va allo studio domani? ..Embè non ci possiamo vedere? ..No! Devi accompagnare tua sorella….ho capito…si..tua madre…. (Rientra Pasquale col suo libretto, ma Amedeo non se ne avvede. Pasquale risiede ascoltando interrogativo)Lo so, lo so, che il nostro è un amore spirituale, …ma  ogne tanto…comme dire dint’’o spirito …non lo so …mettimmece…pure  ddoie cerase … (Ride della sua battuta)…. Non lo so! … Giovannino? Sta qua,si. … Madonna tu pensi ancora a quando ci vide uscire dal bar?  So’ passati sei mesi, te pare che se avesse parlato o accennato a qualcosa, Gigliola nun me diceva niente? Quella è così gelosa, vede il tradimento anche dove non ci sta, mo teneva un sospetto e se stava zitta? Se ‘o teneva ‘ncuorpo, sai che interrogatorio… ….Nun credo. Gigliola sta serena, nun te preoccupa’ Giovannino non ha parlato.Mi teme;hai capito? Io lo minacciai che se diceva qualcosa a Gigliola s’’a passava malamente  Come?…..ae, ma qua’ solde, non gli voglio dare niente. Nun te preoccupa’ e po’ in fondo in fondo noi da un bar stavamo uscendo. (Girandosi vede Pasquale)Uè ti devo lasciare…(Abbassando al voce)No, no per sempre…  devo attaccare…..d’accordo..sissignore..ti chiamo io, vabbe’, vabbe’, ciao..ciao..si, si ciao. (Chiude la chiamata)

Pasquale:             ‘A signora Strazzullo?

Amedeo:              No, cioè,insomma , era un collega.

Pasquale:             Maschio?

Amedeo:              Certo. Ho detto un..collega, se era femmina dicevo una collega..

Pasquale:             Ed innamorato di te questo..collega, è gay? O..lo sei tu..

Amedeo:              Io, Pasquà’, ma tu si pazzo.

Pasquale:             Allora è lui?

Amedeo:              Che cosa?

Pasquale:             Gay?

Amedeo:              Si, cioè no…Pasquà ma che gay, è un uomo normalissimo..

Pasquale:             Normalissimo? Allora,…c’è un amore spirituale ?

Amedeo:              Amore spirituale..? Ah! Hai sentito il fatto… Ecco, si.,! … Si, si, perché lui segue un gruppo religioso e quindi me steva dicenno ‘stu fatto ‘e l’amore spirituale…, tu sai..

Pasquale:             ..e ogni tanto ce avite ‘a mettere ddoie cerase?

Amedeo:              Ua, Pasquà’ ma tu ‘e sentito tutta ‘a telefonata?

Pasquale:             E stavo quà, come facevo a nun senti’?

Amedeo:              E vabbe’, confesso:‘a signora Strazzullo.(Ripensandoci) Aspe’, ma tu che ne sai? Perché la signora Sstrazzullo e non una donna qualsiasi? Tu che ne sai?(Pasquale lo guarda logico) ..Giovannino? Ma io ce dicette ‘e nun dicere niente..

Pasquale:             A Gigliola?!

Amedeo:              Uà. M’ha preso alla lettera!   Ma di te mi posso fidare?

Pasquale:             Di me? Certo. E a me che me ne importa? Tu stai a posto con la coscienza?

Amedeo:              ‘O vi’ lloco, mo’ accumencia. ‘A coscienza. Chella ‘e ‘nu passatempo. Gigliola ‘e ‘n’ata cosa.

Pasquale:             Nun me pareva proprio ‘nu passatempo, a sentire le parole me pare ca ‘o passatempo si tu pe’ essa.

Amedeo:              Le parole? Ma quelle si dicono, e se no comme ‘a faie scema a ‘na femmina? E già io poi mi facevo incastrare in un legame amoroso E’ uno sfizio, un’optional, una preda..

Pasquale:             Ah, già, ‘o fatto d’’o lione. Vabbe’, fatti tuoi (Riprende a leggere il suo libretto)

Amedeo:              (Per cambiare discorso) Insomma te vuo’ ‘mpara’ ad aggiustare i televisori? (Ride stupido)

Pasquale:             Tu ‘a chitarra e io ‘a televisione…..e  Giovannino ‘o computer…..

Giovannino:        (Entrando con in mano un mazzo di carte, ad Amedeo)Te ‘a vuo’ fa ‘na scopa?

Pasquale:             Si, però iatevenno tutti ‘e due  ‘a chell’ata stanza,

Giovannino:        Però non devi imbrogliare, Zi’ Amede’.

Amedeo:              Io?

Giovannino:        (ad Amedeo) Certo, non devi fare il bar, se stavi in un film l’altro giorno ti avrei sparato sopra la sedia e mo eri già morto e seppellito...

Pasquale:             Si dice baro.

Giovannino:        E’, ‘o vi? Pure papà l’ha visto! Ti sparavo e …. ti mettevano nel baro.

Amedeo:              Bara.

Giovannino:        Papà ha ditto baro.

Pasquale:             Ma io mi riferivo a <bar>, hai detto bar invece di baro.

Amedeo:              Io invece mi riferivo a  <Bara>, hai detto bara invece di baro

Giovannino:        (Non riesce più a raccapezzarsi, dopo una lunga pausa riflessiva nella quale evidentemente vorrebbe mettere un po’ di ordine a quanto ascoltato, risolve) Uh, Madonna,Vuoi giocare?

Amedo:               (Acconsentendo a malincuore)Sissignore. Iammo a vedè’…

Giovannino:        No, no.Devi dire si, però più convinto!

Amedeo:              (Con estrema pazienza) Si! Voglio giocare!

Giovannino:        E ghiammo. (Al padre)Ce ne andiamo, si no tu non capisci la televisione.

Pasquale:             (Meravigliato) E tu che ne sai io che sto leggendo?

Giovannino:        Io ‘o conosco a memoria chistu libretto..(Si avvia)

Amedeo:              Pasqua’, tu hai sentito? Capisce pure l’elettronica?

Pasquale:             Così pare….(lo guarda beffardo)

Amedeo:              Cose ‘e pazzi(esce a dx)

 

Scena VII^

Pasquale e Saveria

Saveria:               (da dx frettolosa parlando verso l’interno)Io addo’ ‘o trovo ‘nu limone ogge ca ‘e dommeneca. Chè tengo ‘o giardino? Io vaco, ce provo. (Scorgendo Pasquale), …se so’ scurdate de accattà’ ‘e limone. “Vide se trovi ‘no limone Save’ “ , voi capite? Di domenica….

Pasquale:             Noi ce l’avevamo a portata di mano i limoni, ..ma poi abbiamo preferito il caffè…

Saveria:               (Che non ha capito l’ironia di Pasquale, lo osserva a   lungo come a cercare un segno’ un segnale )…..Pasquà’, …ma state bbuono?

Pasquale:             Ottimamente. Perché?

Saveria:               No, pecchè me pare…..‘O ccafè, ‘e limone..

Pasquale:             Visto che scinne,  ‘o vuò fa un servizio? Vai ‘nu mumento a ‘o negozio, trase pe’ ‘a porta dietro, se no quaccheduno se crede che venimmo ‘e dummeneca, dinto ‘o tiretto d’o bancone, chillo a sinistra, ce stanno certe lettere, ‘miezo ce ne’ stà una colore commerciale (Saveria non capisce) ….. cocozza Savè, oh , ‘a piglia e me ‘a puorti. Ce vai?

Saveria:               Sissignore ce vaco! ..(Squilla il telefono, Saveria va a rispondere) Sine, casa Coccorito. Pasquale? Sine, mo ve ‘o passo. Pasqua’, pe’ voi , ‘o brigadiere De Sinno.

Pasquale:             Ah, Donato De Sinno. E che vo’? (Va al telefono) Uè Donato carissimo, dimmi tutto. ….Tu non disturbi mai. Di che si tratta? (Ascolta a lungo e di tanto in tanto interviene con monosillabi a soggetto) Si, certo, Vincenzo, Vincenzo Coccorito……è mio figlio. ……Ma come, non ti puoi permettere,  certo…parla, parla  chiaramente. (Ascolta ancora  a lungo, di tanto intanto annuisce, commenta  e progressivamente si rabbuia) …..Ho capito, Dona’, … io ti ringrazio, certamente….sei un amico. No, e che potevi fare di più? Tu devi fare pure il tuo dovere. ( Ascolta ancora) Vabbene,grazie del consiglio,..un avvocato?  Si, proprio nel palazzo  qua, al piano di sotto , abita l’avvocato Strazzullo.. Vabbè, …e ti ringrazio ancora…… Non lo devi dire proprio. Ma figurati….Sarà un piacere…… Ricambio. Ti saluto. (Posa il telefono)

Saveria:               (Preoccupata) E’ soccieso quacche cosa? Che voleva ‘o brigadiere?  Ve site appiccicato co’ quaccheruno?

Pasquale:             Niente, …niente.

Saveria:               Vabbuo’ io scendo.  Ma ……. Pascà…… è sicuro che non avete fatto  niente? Io nun saccio comme ve veco…..Vincenzo? (Pasquale annuisce)  Qualche cosa di Vincenzo, ehhe, chillo tene ‘na mala  compagnia.

Pasquale:             Và Savé…

Saveria:               E mo’ vaco. E nun v’arraggiate. Vedite che sarà cosa ‘e niente.. però…..

Pasquale:             Savè ……. e và!

Saveria:               Vaco, vaco…… (esce dal centro)

Scena VIII^

Pasquale, Giulia, Giovannino, Amedeo

Giulia:                 (Giulia si affaccia da sx) Chi era a telefono?

Pasquale:             ‘N’ amico mio. Donato De Sinno.

Giulia:                 (entrando) ‘O carabiniere?(Pasquale annuisce)Ah! E che vuleva?

Pasquale:             (Fintamente evasivo) Hanno fatto ‘nu scippo… , duie guagliune ‘ncoppe ‘a ‘na motocicletta, …..s’hanno arrubbato ‘a borsa ‘e ‘na furastera…dalle parti della ferrovia…

Giulia:                 E da te che voleva?

Pasquale:             Mi ha detto che dopo,  a Chiaia,  certi colleghi suoi…hanno fermato due giovani su una motocicletta;  e che…questa motocicletta era quello dello scippo, …

Giulia:                 Embè?

Pasquale:             Embè, embè, i due giovani sono stai identificati ed erano:…. Luigino ‘o cheyenne o meglio Luigi De Cristofaro e Vincenzo Coccorito.

Giulia:                 Vincenzo Coccorito? Mio Figlio?

Pasquale:             Si….nostro, ..pure mio:…nostro figlio.

Giulia:                 E vabbe’, mio, nostro…ma è sicuro?

Pasquale:             A meno che non esiste un altro Vincenzo Coccorito della stessa età, con lo stessa motocicletta, con lo stesso amico, della stessa città e dello stesso indirizzo..

Giulia:                 E basta. Invece di fare il solito sarcasmo, , chiama a De Sinno..

Pasquale:             Ma se quello mi ha chiamato lui, in virtù della amicizia, mo’ che faccio lo chiamo un'altra volta? E che gli chiedo? Lui i ragazzi non li ha visti, ha letto i verbali per caso, ha visto i nomi e ha chiamato.

Giulia:                 E adesso. Vincenzino dove sta?

Pasquale:             Tra poco lo mandano a casa. “Denunciato a piede libero”, non ci dovrebbero essere problemi, De Sinno mi ha consigliato di trovare un avvocato bravo,  si deve dimostrare che la motocicletta era stata rubata da ignoti, che noi stavamo per andare a sporgere denuncia ma che poi subito l’abbiamo ritrovata…insomma che lo scippo non lo hanno fatto loro. Nostro…figlio così ha dichiarato.

Giulia:                 Ah, menu male. E bravo chillu figlio mio, se ne è uscito alla grande. L’avvocato? E che ci vuole? Parliamo co’ Strazzullo nel palazzo nostro.? ‘E testimoni? E che ci vuole a trovarli?!.

Pasquale:             Giulia, Giulia, ma l’he capito o no che ‘o scippo l’ha fatto Vincenzino.

Giulia:                 Eh, so’ ragazzate, l’importante ca se l’è saputa cavare…mo’ che vene però ‘na bella lavata ‘e capa nisciuno ce ‘a leva. L’ha da fernì ‘e frequentà a chillo imbecille ‘e Gigino ‘o cheyenne. Furbo, intelligente, scetato si! Ma no… mariuolo. No… delinquente.

Pasquale:             E chesto è tutto? Ma tu si pazza? Ma tu comme parli? Che dici? Il tuo è solo amore materno o piensi veramente che nella vita l’importante è essere <scetati>, furbi, intelligenti, “lupi” e non “pecore”? Scetàti, scetàti, ma è mai possibile ca l’unica cosa ca te interessa è …..essere:  scetàta? Vincenzino scetàto, MariaRosaria scetàta, tuo fratello, tuo marito, tutti dobbiamo essere scetàti, pe’ fino Giovannino deve essere scetàto!!!

Giovannino:        (Sopraggiunge da dx con Amedeo) Papà, zi’ Amedeo dorme proprio! Ha perso doie vote sette a zero. Doie vote …duie cappotti…

Pasquale:             (Cercando di nascondere l’ira che lo aveva assalito nella discussione con Giulia) Ah si? …eh,eh, se l’astipe, d’inverno le serveno…(Cerca di riprendere il discorso con Giulia)

Giovannino:        (Ridendo esageratamente) Ah,ah, bella chesta. Zi’ Amede’ ‘e cappotti astipatelli pe’ l’inverno.Ah,ah, ah,ah,ah

Amedeo:              Ma che ridi? Che tieni ‘a ridere?

Giulia:                 Vabbe’, nun damme retta ‘e carte, ‘e cappotti…., e fernimmelo ‘e ridere. (Improvvisamente risoluta) Amede’ stamme a sentì’, ..tu se non sbaglio conosci la moglie dell’avvocato Strazzullo?!

Giovannino:        (Ad Amedeo) Io nun ce aggio ditto niente.(Al padre) Papà ce lo hai detto tu?

Giulia:                 Che cosa? Qual è il segreto che è stato rivelato?

Amedeo:              (nessuno) Nessuno! E’ il fatto…..che conosco la moglie dell’avvocato Strazzullo.

Giulia:                 E allora? Che c’è di male? 

Amedeo:              Niente. Appunto. Io chesto dico …che  c’è di male? Però, voi donne a volte sai  come siete. (Ripensandoci) E…tu comme ‘o ssaie?

Giulia:                 Me ‘o dicette Gigliola..

Amedeo:              (Fintamente distratto) Ah? E non me lo ha detto!

Giovannino:        E tu lo sapevi già!

Amedeo:              Cosa?

Giovannino:        Gesù, che cunuscive ‘a signora Strazzullo.

Amedeo:              Sto dicendo: Gigliola non me lo ha detto che glie  lo ha detto a tua madre!

Giovannino:        Che cosa?

Amedeo:              Madonna, ..che conosco a Olga

Giovannino:        Olga?

Amedeo:              ‘A signora Strazzullo.

Giovannino:        E la chiami Olga?

Amedeo:              (Ormai esasperato) E come la devo chiamare? Ermelinda? Costanza? Amelia? Come la devo chiamare se quella si chiama Olga?

Giulia:                 Vabbe’, c’è confidenza. Meglio ancora. …., e il marito lo conosci?

Scena IX^

Gigliola, MariaRosaria, e detti.

Amedeo:              Il marito della moglie dell’avvocato? Cioè…insomma ..l’avvocato Strazzullo…o Dio…’o conosco ‘e vista…ma bene proprio..no, ecco. Pecchè?

Gigliola:              (Da sx, insieme a MariaRosaria; ha ascoltato le ultime parole. Sono impegnate ad apparecchiare ancora la tavola. Un nuovo andirivieni da dx a  sx delle due renderà la scena caotica) L’avvocato Strazzullo? Lo conosco io, … perché? (Esce)

Amedeo:              Tu cunusce l’avvocato?

Gigliola:              ‘O conosco!

MariaRosaria:    L’avvocato d’’o terzo piano? Alto, capello brizzolato, occhi azzurri… quanto è bono, Madonna

Giovannino:        Chi la cantante? Mica tanto, a me nun me piace.

Maria Rosaria:   Ho detto: “ Quanto è bono!” maschile, Giovanni’, non “Madonna” la cantante..quanto è bona! .., l’avvocato è bono. L’avvocato Strazzullo!(Esce a sx)

Giovannino:        E devi vedere la moglie. (Ad Amedeo)E’ overo ‘o Zi’?

Amedeo:              Che ne saccio io. Che me ne ‘mporta a me? (A Gigliola, che rientra con delle bottiglie di acqua,  riprendendo il discorso fingendo di minimizzare ma colto dalla gelosia) ‘O cunusci?… ma…accussì, di vista…? (Si aspetta un assenso di superficialità da Gigliola che invece non arriva. Anzi la donna scuote il capo prima per dire”No, non lo conosco di vista” e poi l’ abbassa eloquentemente, come a dire “” Si, è proprio un amico” Amedeo, che ha seguito quella mimica): No!? Lo conosci bene?!

Gigliola:              (Eloquente)Scusa. Abita nel palazzo! (Esce)

Amedeo:              (Inseguendola)Nel mio… palazzo, Giglio’, e io che ci abito da dieci anni, …lo saluto giusto, giusto…. Tu invece…...??

Gigliola:              (Rientrando  da sx con MariaRosaria. Sempre superficiale) E nun ‘o ssaie comme succede, lo incontri oggi, lo incontri domani, alla fine una fa amicizia. (Si ferma)

Amedeo:              Quindi tu hai proprio fatto amicizia…??

Pasquale:             Benissimo, allora stiamo ferrati. L’avvocato ce lo abbiamo.

Amedeo:              Ma pecchè? Serve l’avvocato? Per chi?

Maria Rosaria:   (Rientrando)Overo, che è succieso? (Si ferma)

Giulia:                 Serve per Vincenzino nostro. Ha fatto ‘nu scippo. Ma è cosa ‘e niente.

MariaRosaria:    Ah, Vincenzo?...Embè? .. l’hanno arrestato?

Pasquale:             No, però…(MariaRosaria esce a dx disinteressata, lasciando Pasquale a mezza frase)

Gigliola               Vabbuo’, ho capito….L’hanno denunciato a piede libero, non hanno niente, Deve solo esibire prove e testimonianze contrarie all’ipotesi di reato.(Esce a dx)

Amedeo:              (Verso dentro) Ma ci fai pure da segretaria all’avvocato?

Gigliola:              (da dentro) Spiritoso, sono cose che si sanno.

Amedeo:              (A Pasquale) Pasqua’, tu le sai?

Pasquale:             No, ma è come ha detto lei.

Giovannino:        Ma Vincenzo ce va in galera o no?

Giulia:                 Niente affatto.(A Pasquale) O si? Tu che gli hai detto a ‘sto De Sinno?

Pasquale:             ..Di fare il suo dovere?

Giulia:                 Tu si pazzo! E che padre sei?

Pasquale:             Vincenzo deve avere la sua lezione..

Giulia:                 Ma qua’ lezione? Guardate, guardate che padre snaturato. Uè quello sa’ che il figlio può essere arrestato e non muove un dito..

Pasquale:             E fallo tu qualcosa. Veditello tu, muovi le tue amicizie, metti in moto la macchina delle raccomandazioni. (Urlando finalmente) Io non ci so fare. A me me fanno fesso…

MariaRosaria:    (Rientrando da dx)Me pare  che questo non sia  di litigare, Zia Gigliola ha ditto che non l’arrestano. Tra poco ‘o vedite ‘e turnà’. Domani mattina parlammo co’ l’avvocato , mammà. Però mò fernitela.. Doppe se ne parla, Enrico già m’ ha chiammato che so’ partiti. (Esce a sx. Giulia non sa che fare. Con uno sguardo significativo fulmina Pasquale ed esce dietro la figlia)

Giovannino:        Come vengono co’ ‘o Mercedes?

MariaRosaria:    (Rientrando da sx) E non me l’ha detto. Non lo so. Vengono con una macchina Giovanni’ (Esce a sx)

Giovannino:        Se vengono col Mercedes glie lo dici se mi fa fare un giro? Però la devo portare io!

MariaRosaria:    (Da dentro) La capa tua non è buona.( rientra Gigliola da dx)  

Amedeo:              (Bloccando Gigliola) Ci hai fatto amicizia?

Gigliola:              Co’ chi? Co’ l’avvocato? Amicizia, si insomma, c’è confidenza, pazziammo, ma è ‘nu galantommo nun te preoccupa’, anzi chillo proprio l’altro giorno me voleva invitare a giocare a tennis, però ci tenne a precisare: “naturalmente porti pure Amedeo, ci facciamo un doppio. Io e mia moglie contro te e Amedeo.” (Riprende la sua marcia. Esce  a dx)

Amedeo:              (Seguendola)Non ho capito ti da del “tu”? E che ne sa che tu giochi a tennis?(Si ferma all’uscio) E glie lo hai detto che io non so giocare? Che tu giochi solo co’ Daniela l’amica tua?…..O…gli hai detto che ….insomma …che c’he ditto?

Giovannino:        Trenta secondi pe’ rispondere…

Gigliola:              (Rientrando)Gli ho detto che nun era cosa..(Esce a sx)

Amedeo:              Brava Gigliola. Brava, accussì se fa.

Giovannino:        L’accendiamo?

Amedeo:              L’accendiamo. (Resosi conto) Uuuh, Giuva’ e levate ‘nu poco ‘a dint’’e piedi! (segue Gigliola)

Giovannino:        Ci eri cascato, eh? Ho fatto proprio la voce di Jerry Scotti.(Esce dietro Amedeo)

Scena X^

Saveria, Pasquale,

Saveria:               (Entrando dal centro)Ue Pasqua’, ca ce sta ‘a cocozza!

Pasquale:             E portala a muglierema dinto ’a vuò dà a me!

Saveria:               ‘A busta Pascà, ‘a busta cocozza!

Pasquale:             E fatte capì……. Mietti ccà! (Saveria gli dà la busta e lui la mette in tasca) ‘A cocozza!(Squilla il telefono)

Giulia:                 (Entrando ed attraversando il salottino va arispondere) Pronto? Ah, si tu? Meno male a mammà. Ma comme t’’è venuto. Si asciuto scemo? Vai a fa ‘nu scippo co’ Luigino ‘o cheyenne. ..Si, si, mò che vieni ccà parlammo…avisse ‘a vedè a patete comme sta… disgraziato che sei..…vabbè’ vabbè’, e vide ‘e fa subito(Riattacca)Ecco qua, era Vincenzino, sta tornando. Tutto a posto. Ve l’avevo ditto ca era cosa ‘e niente.

Saveria:               Sia ringraziato Dio.

Giulia:                 Portali dinto ‘a cucina ‘e limoni, Save’. E fai accendere sotto l’acqua pe’ ‘a pasta. (Esce a dx)

Saveria:               (Uscendo) La borrasca di cristallo l’avete trovata poi? (esce a sx)

Giulia:                 (Rientrando da dx)La brocca, la brocca di cristallo, Save’, …la burrasca! (Al marito, felice e accomodante). Iammo vienetenne ‘a parte ‘e dinto pure tu.(Vedendo la busta nelle mani di Pasquale) Che d’’è ‘sta busta?

Pasquale:             (Agitando la busta amaro) …’na lettera, è arrivata ieri sera giù al negozio, te ne volevo parlare …

Giulia:                 Disabato sera?

Pasquale:             No, te ne volevo parlare adesso,

Giulia:                 Eh, aggio capito Pasquà’, io voglio dicere ‘a lettera, …è arrivata di sabato sera?

Pasquale:             ..Recapitata a mano.

Giulia:                 Ah ecco! Me pareva strano. Mica consegnano ‘a posta ‘o sabato sera….

Pasquale:             Infatti, l’hanno infilata sotto la porta del negozio verso le sette, un poco prima di chiudere, ma io nun aggio visto a nisciuno…

Giulia:                 E ghiammo vieni, ne parlammo a pranzo.

Pasquale:             No, a tavola nun se ne po’ parla’

Giulia:                 E pecchè?

Pasquale:             Pecchè penso che non sia il caso.

Giulia:                 Pe’ ‘o fatto ‘e Vincenzo. Uh, Madonna , t’aggio ditto ca è cosa ‘e niente. Cerca ‘e nun te fa truva’ co’ chesta faccia ‘e peste, ca stanno arrivando, me raccumanno, pare brutto. Tutto si risolve. Ti faccio vedere. L’importante che nun l’hanno arrestato. Nun teneno prove, nun teneno testimoni..,  Pure questa esperienza serve. Serve a noi come genitori e serve a lui come giovane. In fondo, in fondo quale giovane non ha fatto una bravata nella sua vita? Nessuno. Tu, io per esempio, da giovani non abbiamo fatto il nostro?

Pasquale:             (Ancora sarcastico) Certo, io a diciott’anni feci una rapina a mano armata. …Giulia, Giulia, ma tu uno scippo lo chiami una ragazzata, una bravata…Ma ti rendi conto? Nostro figlio ha fatto uno scippo, ha rubato. Nostro figlio ha compiuto uno di quegli atti per cui la nostra città è negativamente famosa in tutto il mondo, e tu te ne vieni che ha fatto una bravata? Una bravata! Il fatto è che tu , tu sei veramente convinta che queste…bravate servono per acquistare rispetto….non lo so, per dimostrare agli altri ca simmo scetati, adderitti. Vincenzo è ‘nu mariuolo, è uno scippatore! Uno scippatore, in questo momento sta avendo a che fare con la giustizia e tu continui imperturbabile i preparativi per un altro tuo capolavoro.

Giulia:                 E mo’ staie esageranno, per una sola volta …non puoi chiamarlo:  ladro, ….mariuolo..

Pasquale:             E quanto dobbiamo aspettare? Dopo quanti furti e rapine la società civile gli riconosce la qualifica? Pe’ favore, Giulia smettila…(Va a sedersi, dando le spalle a Giulia)

Giulia:                 E smettiamola, si! Stasera se ne parla. E comme ‘a faie difficile. Ti ho detto che tutto si aggiusta, …e mo’ che viene non gli dire niente…fammece parla’ a me!(Esce a sx sbuffando, mentre Pasquale continua a parlarle convinto che ancora sia lì)

Pasquale:             (Trae la busta “cocozza “ dalla tasca. E’ gia aperta, tira fuori il foglio, lo rilegge)…Si si, parlaci tu, parlaci tu. (Pausa e poi riprende )… e la lettera? Questa pure è una cosa che si sta aggiustando? …, ‘o vi’? ce manneno ‘e biglietti anonimi, nelle buste cocozza, gialle:  il colore dell’odio, della gelosia, dell’invidia…. Senti, senti: “Vostra figlia si mangia la frutta dopo aver preso il caffè, ce avesse ‘a fa male? ….”. (Sospira)Hai capito?Lo hai capito il significato? Il significato di queste parole?  Nostra figlia Maria Rosaria sta per sposare “l’imprenditore del caffè”, ma già lo tradisce con l’ex fidanzato “imprenditore della frutta” ‘O vi’? Mi mandano una lettera anonima. E come se non bastasse ..la lettera anonima….ce vuleva pure lo scippo, hai capito? (Non ottenendo risposta)Nun rispunne eh? T’è scesa ‘a lengua ‘nganno? (si gira, si guarda intorno) ….Figurate, chella  se n’è ghiuta, nun m’ha sentuto proprio. (Rimane a guardare perplesso quel foglio che ha in mano, poi guarda il libretto della televisione nell’altra mano). Come siamo complicati…comme ‘a  ‘na televisione…circuite, circuite, circuite…e che vuo’ capi’…(Buio. Una musica. Dopo qualche secondo di nuovo luce. La scena appare vuota. Sono passati tre anni in casa Coccorito. E’ una mattina di Febbraio. Siamo nel periodo di Carnevale.Il silenzio viene interrotto dall’improvviso trillo del campanello d’ingresso. Dopo qualche attimo Saveria dalla dx va ad prire al centro. E’ Gigliola, che è in un chiaro stato di gravidanza avanzata. Entra visibilmente scossa precedendo Saveria.)

Scena XI^

Saveria e Gigliola

Saveria:               Che è ? Niente scuola oggi te ne sei  tornata?

Gigliola:              Si.

Saveria:               I bambini forse non sono venuti per via che è Carnevale?

Gigliola:              Infatti. (Mentre si libera del soprabito e della borsa) Mio marito si è svegliato?

Saveria:               Non ancora. E mo se sceta. Chillo ha fatto ‘a notte. Stamattina quando è rientrato non teneva manco ‘e chiavi, chillu campanello ne l’ha fatto scennere, po’ all’urdemo l’ha sentito ‘a signora Giulia ed è ghiuta a l’araperì.(Osservando il visibile malumore della donna) Ma nun te siente bona ne Giglio’? Tieni ‘na faccia.

Gigliola:              Chi ci sta in casa?

Saveria:               E chi ci sta. Giovannino, sta sbarianno…dinta ‘a camera soia con le calcolatrici, l’ultima fissazione….., Amedeo, te l’ho detto sta ancora dormendo, Pasquale …giù al negozio…e Giulia…’o ssaie doveva andare …a prendere …Vincenzo a Poggioreale che usciva…. Poco fa ha telefonato Maria Rosaria che aveva fatto ‘n’altra volta storia co ‘o marito, ha parlato co’ ‘a mamma primma che asceva……e chesto è tutto…ma tu che tieni

Gigliola:              Niente.

Saveria:               Male di gravidanza? Uè nun ce fa sta co ‘o pensiero, …

Scena XII^

Amedeo, Giovannino e detti

Giovannino:        (dalla sx. imitando un telecronista di calcio) …. Ed ecco che la palla giunge al centravanti del Napoli, ma c’è un intervento da macellaro del centrale e il napoletano finisce a gambe all’aria, l’arbitro fischia la punizione…….

Amedeo:              (spazientito da dentro) Ma quando finisce questa partita?

Giovannino:        Pecchè nun te piace?

Amedeo:              No nun me piace.

Giovannino:        E nun ce venì chiù ‘o campo!

Amedeo:              (Da sx entrando in scena in pigiama)Ma insomma c’aggia prià sulo ‘a  Madonna ca te fa perdere à lengua stamattina. Uè e vede ca un povero Cristo  sta dormendo!

Giovannino:        Chillo chi sa comm’è che steve vincendo ‘o Napoli (silenzio) E invece no, niente partita (grida) niente!

Amedeo:              (spazientito afferra un oggetto e glielo tira) Puozzo passà nu guaio. Ma tu me vuò fa murì a me?(Scorgendo Gigliola che intanto è andata sedere alla poltroncina) Uè teso’, e tu già si turnata?

Gigliola:              (Gelida)Infatti.

Giovannino:        Niente scuola?

Gigliola:              Niente scuola!

Amedeo:              (A Giovannino) Statte zitto. Se permetti le domande a mia moglie ce le faccio io. Niente scuola?.

Giovannino:        E fagliene un’altra. A questa ha già risposto.

Amedeo:              Giglio’, si può sapere insomma che tieni? (Lungo silenzio mimico dove i personaggi si guardano a vicenda come a dire- Gigliola  : C’è Saveria, non posso parlare. Amedeo : Save’ pecchè nun te ne vaie. Saveria: Vabbe’ ho capito siamo alle salite, mo me ne vaco. Amedeo: Giovanni’’ vattenne pure tu .Giovannino: Io nun me movo ‘a cca.)Niente, se vuoi parlare devi parlare davanti ai testimoni.

Gigliola:              (Sarcastica)Come si fa in tribunale.

Giovannino:        Giuri tu Gigliola di dire la verità? Nient’altro che la verità. Tutta la verità? Dite lo giuro!

Amedeo:              ‘A fernisce ‘e fa l’imbecille? Gigliola mi deve dire una cosa e tu non puoi sentire.

Giovannino:        E allora trovateve ‘n’appartamento e andate a vivere da un’altra parte. So’ due anni  che vi siete sposati e non trovate una frenzola  di casa. Io voglio stare qua.

Amedeo:              (Ignorandolo)Insomma Giglio’, se po’ sape’ che tieni?

Gigliola:              Che tengo? Lo devi sapere tu che tengo!

Giovannino:        E no. Scusa e come fa a saperlo se tu non glie lo dici.

Amedeo:              Giuvanni’ se vuoi presenziare all’interrogatorio ti devi stare zitto. (Di nuovo a Gigliola) Allora? Io nun saccio niente. Siamo alle solite Giglio’? Mi vuoi dire che è successo?

Gigliola:              Che è successo? Che è successo? Che è successo? Tu vuoi sapere che è successo?

Amedeo:              (Intuendo un fatto grave) Se lo vuoi dire. Se no, non fa niente.

Gigliola:              E no mo lo devi sapere. Lo vuoi sapere? Lo vuoi sapere? Che dici? Lo vuoi sapere che è successo?

Giovannino:        Si, lo vuole sapere.

Amedeo:              (Sull’indeciso) Si, se lo vuoi dire..

Gigliola:              E mo te lo dico.

Giovannino:        Lasse ‘a fa ‘a Madonna.

Gigliola:              E’ successo che stamattina mentre andavo a scuola, nel viale che faccio tutti i giorni dal parcheggio all’edificio, davanti a me camminavano due signore, mamme di due alunni miei, camminavano e parlavano.., camminavano e parlavano, e parlavano, parlavano, parlavano, io stavo sopra a pensiero e non prestavo attenzione a quello che dicevano. Loro a me non mi avevano visto,  e ad un certo punto una  ha fatto il nome di mio marito, ha detto : “Come? Amedeo Falabretti, ‘o marito d’’a maestra Gigliola.” Allora io che ho fatto?

Amedeo:              Subito le hai chiamate e …..

Gigliola:              E no, no!

Giovannino:        E no. Subito hai appizzato le orecchie.

Gigliola:              Giusto! (Ripensandoci) Giovanni’, ma staie sempe dint’’e piedi?

Amedeo:              E allora? Hai appizzato le orecchie?..

Giglola:               ..e mi so’ messa a sentire il resto del discorso. Lo vuoi sentire il resto del discorso?

Amedeo:              E certo. Parlavano ‘e me.

Gigliola:              ..e della signora Strazzullo!

Amedeo:              (Impetrito. Lungo silenzio, poi ingoiando) …e che dicevano.?

Gigliola:              Che dicevano? Vuoi sapere che dicevano? Lo vuoi sapere?(Amedeo non risponde) Lo vuoi sapere che dicevano?

Amedeo:              Come vuoi tu! Me lo vuoi dire?

Giovannino:        Certo ca te ‘o vo dicere. Vuo’ vede’ ca mo’ ce perdimmo ‘o finale.!?

Amedeo:              Giuvanni’ ma  a te che te ne ‘mporta d’’o finale?

Giovannino:        Uè io sto in casa mia e voglio ascoltare tutto quello che si dice. Vai avanti Giglio’.

Giglola:               Subito. Allora, una diceva: “Ma si’ sicura?” E l’altra:” Uh Gesù, io li ho visti con questi occhi. Anzi a lei non l’avevo riconosciuta, fu mio marito, che disse: quella è la moglie dell’Avvocato Strazzullo”

Amedeo:              Embè? Questo è tutto? Mi hanno visto insieme alla moglie dell’avvocato Strazzullo? E che c’è di male?

Gigliola:              Alle dieci di sera!.

Amedeo:              E allora?

Gigliola:              Da “Ciro a mare” a Mergellina, che vi mangiavate la pizza.

Giovannino:        E certo, mica si potevano  comprare un vestito.

Gigliola:              E tu le tenevi la mano in mano.

Amedeo:              Ma quando mai.(Squilla il telefono, Giovannino va a rispondere)

Giovannino:        Pronto. ….Si, sta qua, … si mo ve lo passo ma voi chi siete? (Ad Amedeo) E’ per te.

Amedeo:              (Prendendo il ricevitore)Ma chi è?

Giovannino:        Olga…(In quel momento realizza che si tratta di Olga Strazzullo, guarda suo Zio che lo vorrebbe fulminare con lo gli occhi)

Amedeo:              (Imbarazzatissimo, guardando sua moglie) Olga?  Chi Olga?

Gigliola:              Olga Strazzullo! (Esce al centro  scoppiando in lacrime)

Amedeo:              Gigliola, aspetta, ( A Giovannino) parlaci tu…dille che non ci sono…(In fretta inseguendo sua moglie) Gigliola,

Giovannino:        (Afferrando il ricevitore)Ma addo vaie co ‘o pigiama?  (Parlando al telefono) Sentite non c’è. Si c’era ma adesso non c’è più. C’è la moglie volete parlare con lei, anzi no, non c’è neppure la moglie che è uscita primma ‘e isso. ..Ma mi state ascoltando…? Ha riattaccato.

 

Scena XIII^

Pasquale e Giovannino

Giovannino:        (vede il padre) Buongiorno papà. Ua e che casino.

Pasquale:             Infatti, ma che è succieso? Gigliola annanze, Amedeo in pigiama ca ‘a correva appriesso dint’’e scale, ma addo’ ieveno.

Giovannino:        Gigliola, forse abbascio , ‘o piano ‘e sotto.

Pasquale:             Dall’avvocato?

Giovannino:        Già, e Zio Amedeo forse nun ce ‘a vo’ fa i’…

Pasquale:             Si sono scoperti gli altarini?

Giovannino:        Dove?

Pasquale:             Come dove?

Giovannino:        No, dico questi altarini dove si sono scoperti?

Pasquale:             Ma se dice accussì, …: . Si sono scoperti gli altarini..?

Giovannino:        E che ne saccio? Col casino che è successo me mnetto a vede’ gli altarini.

Pasquale:             Insomma, Giovanni’, Gigliola ha scoperto qualcosa?

Giovannino:        Qualcosa? Li ha visti che si mangiavano la pizza in mano da “Ciro a Mare”

Pasquale:             Stamattina?

Giovannino:        …Mentre andava scuola        ..

Pasquale:             Ma quello “Ciro a mare”, sta a Mergellina, ‘a scuola ‘e Gigliola sta qui a quattro passi, e po’ se mangiavano ‘a pizza? Chi?

Giovannino:        Zio Amedeo e la signora Strazzullo?

Pasquale:             Alle nove del mattino?

Giovannino:        Io che ne saccio? (Vedendo rientrare Amedeo che accompagna Gigliola in preda ad un pianto dirotto cercando di calmarla) Uh fattelo spiegare da loro.

Pasquale:             Ma che è successo?

Amedeo:              Niente, niente Pasquà?

Pasquale:             Niente? Pecchè è normale che alle dieci del mattino una fuie annanze chiagnenne, l’altro la insegue in pigiama, mi vedete, anzi nun me vedite manco e ‘n’atu poco me facite ruciulià ‘e scale, vengo dentro e Giovannino me dice che ti sei andato a mangiare una pizza alle nove del mattino da Ciro a mare…….e dici che non è successo niente? E che ha dda veni’ ‘nu Kamikaze imbottito di tritolo a ce fa zumpa’ tutte quanti ‘ncielo  pe’ dicere che è succieso quaccosa in questa casa?.

Giovannino:        Aè e come faie, dopo, a dire quello  che è successo, tu non esisti più, ogni pezzo tuo è più piccolo di un limone.

Pasquale:             (Al figlio) Ma pecchè nun te vaie a vedè’ ‘a sfialta d’’a scola? Oggi è Carnevale, escono le sfilate.

Giovannino:        Senza Zia Gigliola?

Amedeo:              Che c’entra. Allora nun ce sta Zia Gigliola a scuola, nun se fanno le sfilate?

Giovannino:        (A Gigliola) Si fanno?

Gigliola:              (Asciugando le lacrime)Si fanno, si fanno.

Giovannino:        Allora mo’ prendo la telecamera ed esco. (Esce  a dx)

Amedeo:              (Ancora una volta sorpreso dalle competenze del nipote) ‘A telecamera, ..’o rre d’’a tecnologia. Io per esempio nun ‘a saccio manovrà chella cosa.

Pasquale:             (Riprendendo)E allora?

Amedeo:              E allora, allora niente. Due ‘nciucessse avranno pigliato ‘na svista e hanno muntato ‘nu castello a rischio e me fa dividere da mia moglie, manco a farlo apposta contemporaneamente ha telefonato la moglie dell’avvocato ca forse vuleva sape’ se era arrivato Vincenzo…….e questo è tutto. E Gigliola s’è impressionata….

Gigliola:              E vedi tu. Pasquà’, tu al posto mio che avresti fatto? Senti due persone che parlano in modo così circostanziale di  un  incontro avvenuto tra tuo marito  e una donna, apro parentesi: se steveno mangianno ‘na pizza mano nella mano da “Ciro a mare” , chiusa parentesi. Ora si da il caso che questa donna non ha nessun motivo di frequentarlo diciamo:…così “confidenzialmente”, è solo la moglie dell’avvocato che ha difeso suo nipote al processo, cioè la Signora Olga Dolatti in Strazzullo.. Come se non bastasse, la signora,  telefona in un orario in cui io sarei dovuta essere a scuola e  chiede di lui..

Amedeo:              Questo non lo sai per certo. L’ha dettoGiovannino.

Gigliola:              Che cosa?

Amedeo:              Che ha chiesto di me.

Gigliola:              E vabbe’, io ho visto che te la stava passando..

Amedeo:              Ma quando mai, ti sarai impressionata….

Pasquale:             (Significativo) Giglio’ e comme te ‘mpressiune facile…

Amedeo:              Infatti. Chella  vede ‘e telenovele e quindi…, invece ‘e pensà che stiamo per avere un figlio, se mette a correre appresso ‘e fantasie d’’a gente…

Pasquale:             (Sempre significativo)’Sta scemona. Tu non devi correre…

Amedeo:              Te pare Pasqua’?

Pasquale:             E comme nun me pare….

Gigliola:              (Al marito)Si, però tu co’ quella non ci parli più. Nemmeno per Vincenzo. Ce faie parla’a taua sorella  Giulia.

Amedeo:              Vabenne, vabbene.(Le asciuga le lacrime e l’accarezza)

Pasquale:             (Al cognato, sedendosi)Ma …… è andata solo Giulia…… a ricevere il detenuto!?

Amedeo:              No, no. E’ andato pure Luigino!

Pasquale:             E’ già, poteva mai mancare “l’angelo custode”

Gigliola::             Intanto Vicienzo s’ha fatto sei mesi e lui niente! Libero come l’aria.

Amedeo:              Giglio’parliamoci chiaro. Vicienzo ha osato troppo…….

Pasquale:             (ride ironico) eh, eh, eh, Ha osato troppo! E chi lo avrebbe detto che in tre anni faceva quella carriera. Dallo scippo sulla moto; ti ricordi il primo scippo? ..alla truffa organizzata. ‘O rappresentante.…. E così ….. oggi… doppia festa. La lasagna non è solo dedicata a carnevale, ma pure al ritorno del figliuol prodigo che si ‘è scontato sei mesi con la condizionale, ..grazie all’avvocato…Strazzullo. …

Amedeo:              (Punto ancora sull’argomento) L’avvocato..! Punto.

Pasquale:             (Sorride amaro).Carnevale: la festa delle maschere...

Gigliola::             Dice che doveva venire pure Maria Rosaria con il marito.

Pasquale:             Eh. Eh ci sono tutte?

Amedeo:              Chi?

Pasquale:             Le maschere!(Ride)

Amedeo:              Pascà te si scetàto “filosofo”?

Pasquale:             (Continuando a ridere)Eh, eh, la filosofia mi ha sempre appassionato…, ma per capirla bisogna studiarla e io nun aggio avuto tempo, la mia vita ha preso …diciamo così…

Gigliola:              Un altro binario….

Pasquale:             …eh, comme a  ‘nu treno…(Ride ancora)

Scena XIV^

Giulia, Vincenzo,  Saveria e detti.

Giulia:                 (Dal centro insieme a Vincenzo. I due vengono dal carcere dove Vincenzo ha scontato una pena di sei mesi di carcere) Ah! Finalmente ‘nu poco d’allegria dint’a sta casa. Come mai? (rivolta al figlio) e tu dicive ca patete non t’avrebbe mai perdonato,  invece ‘o vì’ t’aspetta più allegro che mai. (Gigliola e Amedeo lo abbracciano)…..Iammo, è fernuto, abbraccia a papà, ‘nu bello bacio e chiudimme ‘sta parentesi.(Liberandosi del soprabito e poggiando un borsone) Da oggi in poi ti comporti bene. Furbo si,  ma onesto.

Vincenzo:            (si avvicina al padre) Papà io te cerco perdono, ho fatto una serie di cazzate terribili, eppure mi devi credere non so neanche io perché le facevo. In carcere sapessi quante volte me lo sono chiesto. Nun me mancava niente, avrei potuto lavorare e guadagnare onestamente come e quando avrei voluto eppure me so’ gghiuto a infilà dint’’a ‘na serie ‘e guai.. …….. perdonami se ho infangato il tuo nome……..(Trattiene a stento le lacrime)

Pasquale:             (Abbracciandolo) Il mio nome…… il mio nome quando eri piccolo ,perché dipendevi da me, rispondevo io di quello che facevi.……. Ma adesso è il tuo nome… io non so per quale misterioso…… circuito hai sbagliato, hai rubato, hai imbrogliato, la coscienza la tengo a posto. Ho cercato sempre …… di educarti secondo i miei principi….. ma evidentemente…… per te non erano validi. Anche io però tengo le mie colpe….. forse …. quanno mammeta diceva “statte zitto tu”,mi sarei dovuto ribellare …….. e invece no,  piano, piano me so’ rassegnato e ho finito per a tacere. Ho taciuto! (Entra Saveria che vorrebbe lanciarsi in un abbraccio al ragazzo, ma constatando l’importanza del momento si trattiene) Na’ vota ‘o professore De Biase me dicette “il mondo è dei lupi, ma se non ci fossero le pecore” Amici, parenti, tutti la stessa litania “scetàte, scetàte, s’ha ‘dda essere scetàte”. Accussì piano, piano me cunvincette ca forse ero io che durmevo. Chi ‘o sape ……. Vulevo essere pecora ma non ammettevo che ci fossero i lupi. E me stetti zitto. (riflette) L’umanità è piena di misteri…… non la capiremo mai….. ma esiste.

Saveria:               Ah! Comme ‘a televisione, è overo Pasquà? Piena di misteri…., (A Vincenzo) Vieni ccà, fatte abbraccià’!(Abbraccia Vincenzo)

Pasquale:             (Sorride benevolo a Saveria)Brava Saveria. Te ricuorde è ovè? Ti ricordi quanno me mettette a leggere ‘o libretto d’’a televisione e vulevo capì.(Al figlio) Che vuoi capire? Tutti quei circuiti…..

Saveria:               (Al ragazzo)T’aggio fatto ‘na lasagna….

Pasquale:             E io t’aggio fatto ‘na capa tanta. (riprendendo, rivolto al figlio) Comunque, hai capito? Una volta uomini, adulti…….a prescindere… dall’educazione ricevuta, non si dipende più dal genitore, si entra in circuito,  ognuno ha tante strade tra cui  scegliere la sua …… e per tante circostanze ne’ sceglie una invece di un'altra. Il padre, i genitori possono dare le basi, le indicazioni,  ma le circostanze, le situazioni… sono infinite, la vita  è un labirinto, un insieme di …circuiti….

Giulia:                 Pascà, ma quanto sei complicato. Che significa chello ca stai dicenno.

Pasquale:             Nun ‘o saccio, tengo tante cose dint’a capa, ma nun ‘e saccio dìcere, vulesse dicere che ‘o munno è sbagliato, ‘o sapimmo tutti quanti, ma nun se riesce a sapè qual è l’errore. Quand’è ca se fa buono e qund’è ca se sbaglia……… nun me saccio spiegà .

Giulia:                 (cercando di rimette l’allegria) Vabbuon, lasciammo sta mò,  nun fa niente. Piuttosto, vedimme ‘e fa quaccosa ca stammatina so’ asciuta ‘e corsa..

Saveria:               Nun ve ne preoccupate, aggio fatto tutto cosa , mo’ Vincenzino se fa ‘na bella doccia e quanno è doppe mettimme ‘a tavola. Ma Tiziana nun ce stà?

Giulia:                 Nossignore, la signorina non verrà più a mangiare in questa casa.

Pasquale:             ….e pecchè?

Vincenzo:            M’ha lasciato papà. S’è presentata fore ‘o carcere e me lo ha detto.E mica poteva vivere vicino a un pregiudicato “Caro Vincenzo dopo l’esperienza che hai vissuto e che io di riflesso ho vissuto, francamente non me la sento più di continuare. Ho aspettato che uscissi per dirtelo, perché sapevo di darti un grande dolore e non volevo farti soffrire.” Punto e basta

Giulia:                 …..(ironica) ‘a signorina Tiziana.

Vincenzo:            (Rivolgendosi a Giulia) Mammà non le possiamo dare torto.

Giulia:                 Ma addò? Mò me fanno alluccà, ‘na femmina ca vo’ bene a n’ommo …… fino  a‘a morte appriesse ‘a isso.

Pasquale:             Come hai fatto tu……. Tu alla morte mi accompagnerai.

Giulia:                 Pecchè non è vero?

Amedeo:              Famme i’ a vestere piuttosto, tanto di dormire nun se ne parla cchiù…

Saveria:               E famme i’ a vede’ pure a me. Iammo vieni Vince’…(Raccoglie il borsone ed esce a dx insieme al giovane)

Giulia:                 (Realizzando finalmente) A proposito, Giglio’ nun si gghiuta a scuola…?

Gigliola:              Si, ma me ne se so’ tornata.

Giulia:                 E comme maie, non ti sei sentita bene? Ma a chi aspetti a metterti in maternità, ‘n’altro poco entri nel sesto mese.

Amedeo:              Infatti, è meglio che nun ce vaie cchiù a scuola..

Gigliola:              Così non sento gli inciuci..

Giulia:                 Qua’ ‘nciuce?

Amedeo:              Niente, po’ ti spiego…. (intanto entra MRosaria ha tutta l’aria di essere furibonda) …..

Scena XV^

Maria Rosaria e detti

Giulia:                 (che subito ha capito il malumore  della figlia) Che è stato? Un’altra battaglia familiare?

Amedeo:              Ma è mai possibile, vuie site spusate manco ‘a otto mise e vi site appiccicate già ottanta vote? E chesto che è!

MRosaria:           (parte dal centro e  va a sedersi sulla sedia vicino al tavolo) Vuie stateve zitto.

Amedeo:              Infatti, iammo ‘a llà Giglio’,

Pasquale:             Che…….. non  vuoi  partecipare  alla festa?

Amedeo:              (Assecondando l’ironia) No, vi ringrazio. Sarà per una altra volta!

Pasquale:             E ma…… questa festa qua non ci sarà più. Me faceve cchiù piacere se ce stive! (Amedeo lo asseconda e insieme a Giglila, imbarazzato torna sui suoi passi)

Giulia:                 Ma insomma, nun ‘a vuò fernì?

MRosaria:           (Alzandosi) Ah, mammà guarda ca me ne vaco ‘n’ata vota. Nun te preoccupà, l’aggio fernuta…..

Giulia:                 Ma chesta è scema.,

MRosaria:           Telefona e chiedi. Sta a casa, ma è inutile, stavolta basta (scoppia in lacrime) nun ‘o voglio bene, nun ‘o voglio bene. Io nun ce a faccio ‘a stà vicino a isso. (piange poi trattenendo a stento le lacrime si rivolge al padre) Papà…..Papà….

Pasquale:             E mò vieni pure tu da papà (ride malinconicamente e lentamente incalza con  una nuova e più sferzante ironia) ma papà che può fare, eh?. Io aggio fatto tutto quello che potevo, ma poi avete vinto voi, mi avete convinto che non dovevo fare il fesso…. Che si doveva essere leoni in questa jungla della vita….. come ama dire spesso mio cognato.  E io me so’ stato zitto. Tua madre ‘a vì’,  parlate cu essa!

Giulia:                 Ma ‘a che vuò arrivà mò, ‘a colpa è  d’a mia? (pausa) Aè, Pasca’, e quanno ‘a staie facendo longa.  Ti abbiamo convinto a nun fa ‘o fesso ….. ma pecchè ….. eri troppo buono e con i tempi che corrono s’ha dda stà con tanto di occhi aperti. Se scetano tutti matina. Se fosse stato pe’ te che avvenire avrebbe avuto la famiglia? Se non avessi incontrato me mi dici che fine avrebbe fatto uno come te? Vedovo e con un figlio…così…

Amedeo:              Intellettivamente ipodotato!

Pasquale:             (Scattando)E invece…… grazie a te…. Guarda che capolavoro. Uno ‘ngalera, n’ata sposata ad un marito che non ama, non parliamo del signore qua, (Indica Amedeo) il quale è tanto convinto che è cchiù deritto ‘e ll’ate ca sta campando  senza riuscire a farsi una vita sua.. Tu dici se scetano tutti matina…. Ed hai trasmesso anche ai tuoi figli questo principio, ma  guarda un poco…. Uno per essere dritto, per credersi dritto, pe’ fa ‘o deritto è finito in galera, un’altra per non perdere l’occasione, pe’ nun essere stupida s’è sposata con uno che non voleva bene (pausa, poi riprende amaro). Ma non sei la sola Giu’, che la pensa così. No, siete la maggioranza. Anche se volessimo, non potremmo sfuggire a questa logica. Siamo costretti a metterci la maschera del dritto per non essere smascherati, siamo tutti fessi, ma per una fatalità, ecco…., ce avimme ‘a fa fessi d’essere diritti, scetàte, leoni, …, E’ vero Amede’ ‘O lupo se mangia ‘a pecora…Ma se non ci fossero le pecore? Eh, Amede’ tu se non avessi trovato questa pecorella di Gigliola come lo facevi il lupo? Voi però  la portate bene la maschera, non vì dà fastidio, perché siete convinti che così deve andare, io nun me trovo, io sono un dritto per forza maggiore, me và stretta…..la maschera, non la voglio portare. …… Ah! ( vede che nessuno ha capito li guarda) Voglio rimanere fesso. (appare Giovannino con in mano alcune maschere carnevalesche che sta sistemando in una busta)

Giovannino:        Avete visto? E’ tornato Vincenzo! S’è ingrassato…, sarà stata la vita interdentaria.

Amedeo:              Inter? Si dice “inter”?

Giovannino:        Non sia mai, sempre:Forza Napoli.

Amedeo:              Aè, vabbuo’…

MRosaria:           (Asciugandosi le lacrime)Si dice sedentaria, non “Interdentaria”

Pasquale:             Non ci vai più alle sfilate?

Giovannino:        MO vado.  Ho trovato queste maschere di carnevale e mi è venuta un ‘idea…

Amedeo:              Ti vuoi travestire?

Giovannino:        No. Adesso mi metto a fare una nuova collezione: Le maschere.

Gigliola:              E le calcolatrici…?

Giulia:                 Fanno la fine di tutte le collezioni…, o nel baule in cantina..o a Rèsina.

Giovannino:        Guardate questa…(ne mostra una) questa me la feci io…

Gigliola:              Madonna quant’’è brutta!

Giovannino:        Giglio’ secondo me tu ce guadagne se t’’a miette. Ah,ah, Ma pecchè queste facce di peste? Su: Carnevale: ogni scherzo vale.(Avvicinandosi a Pasquale) .Famme vedè comme pare, mettete ‘na maschera! (Gliene offre una)

Pasquale:             (Fortemente colpito da quel segno, rimane a lungo in silenzio osservando i presenti) Nooo, ma che dici…

Giovannino:        E vabbuo’ nun fa niente…Vulevo vede’ comme te steva…..

Gigliola:              (Incominciando a ridere) Ma guarda un po’ il caso…, quello  adesso ha finito… di parlare…

Amedeo:              Infatti..Pasca’, questo è un segno….. iammo mettetela… ce facimme ddoie risate (Agli altri) O no?

Giulia:                 Hai visto, ho ragione io: è destino. ‘O munno va accussì… Pasquà’ facimme festa, nun ce pensà, fa contento a Giuvannino…

Pasquale:             (L’uomo scuote la testa e guarda la maschera) …..Aggio perso….. aggio perso (si mette la maschera e si gira verso il figlio che incomincia a ridere, ridono anche gli altri ma Pasquale scuotendo la testa cade a sedere sulla poltrona  ripetendo) aggio perso…. Aggio perso…. (Parte una musica che accompagna la chiusura del sipario.