Ma per fortuna è una notte di luna

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MA PER FORTUNA È UNA NOTTE DI LUNA

di Ermanno Carsana

Personaggi:

MADAME, padrona di casa

ELEONORA, sua figlia

GREGORIO, ladro

ANSELMO, maggiordomo

PICK, investigatore privato

MAX, fidanzato di Eleonora

ANGELO, innamorato di Eleonora

GIGETTO, secondo ladro

Scene:

Un’ampia sala poligonale in una villa gentilizia. Tre porte ed una finestra. La porta n.1 sta a sinistra vicino al proscenio, la n.2 sempre a sinistra ma verso il fondo, la n.3 sul fondo verso destra e comunica con un corridoio in parte visibile mediante un trasparente. La finestra, molto ampia, è sulla parete destra. Sulla parete di fondo, al centro, un ampio camino. La sala è addobbata con armi e strumenti primitivi, come una sala da Museo Pigorini: archi, frecce, clave, maschere rituali, ecc. Al centro, ben visibile, un ritratto del povero Vilfredo vestito da esploratore e un orologio a cucù un po’ pazzo. L’arredamento, oltre che da mobili di stile, è costituito da una cassapanca, un sarcofago egizio, sedie ed un tavolo coperto da un lungo tappeto.

PRIMO TEMPO

Notte. Luce artificiale.

MADAME - (rigida, altera, imperiosa) Anselmo…

ANSELMO - Sì, madame.

MADAME - Domattina, come prima cosa, scendete in giardino e cogliete dei fiori.

ANSELMO - Bene, madame.

MADAME - Il povero Vilfredo li amava tanto. Specialmente i crisantemi.

ANSELMO - Forse un presentimento, madame…

MADAME - Eh sì! Poveretto! Li deporremo sulla sua dentiera. Tutto quanto ci resta di lui.

ANSELMO - Sarà fatto, madame.

MADAME - Vi ricordate del povero padrone, Anselmo?

ANSELMO - (sospirando) Purtroppo no, madame.

MADAME - Possibile? Eccolo là, guardatelo. Andò appositamente allo zoo per farsi fotografare così. Non foste voi ad accompagnarlo?

ANSELMO - No, madame!

MADAME - Da quanti anni siete al mio servizio, Anselmo?

ANSELMO - Da due giorni, madame.

MADAME - Pensavo di più.

ANSELMO - Ne sono lusingato.

MADAME - Quando era vivo mio marito avevamo un pappagallo chiamato Anselmo.

ANSELMO - Non ero io, madame.

MADAME - Lo so, ma questo spiega.

ANSELMO - Comprendo, madame…

MADAME - Mia figlia è andata a dormire?

ANSELMO - Sì, madame.

MADAME - E il signor Max?

ANSELMO - Anche lui. Aveva un forte mal di denti.

MADAME - E poi dicono che i ricchi sono felici.

ANSELMO - Menzogne, madame.

MADAME - Mi piacete, Anselmo.

ANSELMO - Faccio del mio meglio, madame.

MADAME - Prima di andare a letto sprangate la porta d’ingresso.

ANSELMO - Già fatto.

MADAME - E le finestre?

ANSELMO - Tutte chiuse.

MADAME - Sicuro?

ANSELMO - Sicurissimo.

MADAME - Beati i poveri, Anselmo.

ANSELMO - Non c’è alcun dubbio, madame.

MADAME - Vogliamo provare l’antifurto?

ANSELMO - Ai suoi ordini, madame.

MADAME - Avvicinatevi alla finestra (Anselmo si avvicina alla finestra, suona l’allarme) Bene. Funziona. (fa cessare l’allarme) Possiamo dormire tranquilli (Dalla porta n.3 entra Max, in pigiama e pantofole, allarmatissimo)

MAX - Ma che accidenti succede?

MADAME - Niente. Perché?

MAX - Ho sentito una sirena.

MADAME - Non preoccuparti. Ero io.

MAX - Lei?!

MADAME - Non prendere tutto alla lettera, Max. Non sono una sirena. Io mi sono limitata a farla suonare.

MAX - Che gusti strani!

MADAME - Non lo faccio per divertirmi. È un obbligo. Per il diadema, capisci! Ogni sera debbo provare che l’antifurto sia in perfetta efficienza, che tutta la casa sia protetta dai ladri, vero Anselmo?

ANSELMO - Verissimo, madame.

MADAME - All’occorrenza sareste disposto a testimoniare?

ANSELMO - Certamente, madame.

MADAME - Torna a letto, Max. Domani dovrai alzarti presto.

MAX - Ho mal di denti. Non riesco a dormire.

MADAME - Pensa a qualcosa di piacevole: la marcia nuziale, i fiori d’arancio… Eleonora…

MAX - Se Eleonora fosse meno fredda con me…

MADAME - È poco espansiva, questo sì, ma è solo questione di carattere. Del resto è felicissima di sposare trenta miliardi di fatturato… dico, di sposare te, il re dei salami…

MAX - Trentatré.

MADAME - (un po’ sconcertata) Come?

MAX - Trentatré.

MADAME - (c.s.) Max, non sono il dottore. Perché continui a dirmi trentatré?

MAX - Il fatturato annuo. Trentatré miliardi, non trenta.

MADAME - Meglio così. Io non capisco come si possa soffrire di mal di denti avendo tanti quattrini.

MAX - Le ingiustizie del mondo.

MADAME - Le ripareremo, Max, le ripareremo. Ora torna a letto.

MAX - Buonanotte.

MADAME - Buonanotte, Max. (Max esce dalla porta n.3) Anche voi, Anselmo, potete ritirarvi.

ANSELMO - Madame non va a letto?

MADAME - Certo che ci vado!1!

ANSELMO - Allora aspetto per spegnere le luci.

MADAME - Non preoccupatevi, ci penso io!

ANSELMO - È mia abitudine ritirarmi sempre per ultimo, quando i padroni sono andati a letto.

MADAME - Questa sera fate uno strappo alla regola.

ANSELMO - Lo dicevo per lei, madame.

MADAME - Anselmo, lo zelo, quando è eccessivo, scoccia.

ANSELMO - Oh capisco.

MADAME - Ma se avete capito perché restate lì impalato?

ANSELMO - Madame mi assicura che poi andrà a letto?

MADAME - Anselmo, vi ricordo che vi ho assunto come cameriere, non come balia.

ANSELMO - Lo ricordo perfettamente, madame.

MADAME - E allora ritiratevi…

ANSELMO - Non le occorre altro, madame?

MADAME - (con violenza) Mi occorre solo che andiate fuori dai piedi.

ANSELMO - Buonanotte, madame. (esce dalla porta n.1)

MADAME - Uff… (subito si dirige verso la finestra, guarda fuori e lascia la finestra leggermente socchiusa) Speriamo bene… (si rivolge al ritratto) Vilfredo… Vilfredo, mi senti?

OROLOGIO Cucù.

MADAME - Ricordati che è colpa tua… (spegne la luce ed esce dalla porta n.3. Luce lunare. Musica. L’orologio a cucù suona le ore. Dopo qualche attimo, dalla porta n.1 entra Anselmo guardingo, in punta di piedi. Si avvicina alla finestra. Avanza carponi per evitare l’antifurto. Si rialza ed apre la finestra. Imita il verso di un uccello notturno, un segnale per avvertire una persona che suppone molto lontana. Istantaneamente appare nel vano della finestra la testa di Gregorio il quale ripete lo stesso verso. Anselmo, sorpreso dell’inattesa apparizione, sobbalza)

ANSELMO - Accidenti a te! Dovevi aspettare il segnale.

GREGORIO - Gregorio Zappalà, efficienza e rapidità.

ANSELMO - Dai. (Gregorio scavalca faticosamente il davanzale aiutato da Anselmo: è vestito da gigolò, sui pantaloni ha un vistoso strappo)

GREGORIO - (mostrando lo strappo) Guarda. I calzoni nuovi! C’è un chiodo, una specie di uncino. Per poco non ci restavo appeso.

ANSELMO - Pazienza!

GREGORIO - Pazienza un corno! Chi la sente Amelia! (avanza di un passo)

ANSELMO - (lo trattiene) Attento!c’è?

GREGORIO - Il raggio.

ANSELMO - Quale raggio?

GREGORIO - Dell’antifurto.

ANSELMO - Non vedo niente.

GREGORIO - Non si vede, ma c’è. Ventre a terra. (si stendono a terra e avanzano carponi)

ANSELMO - È passato, puoi alzarti.

GREGORIO - (timoroso) Sicuro?

ANSELMO - Stai tranquillo.

GREGORIO - (alzandosi) Questi congegni moderni mi mettono la tremarella.

ANSELMO - Non c’è nessun pericolo. Conosco la casa alla perfezione. La vecchia mi ha dato piena fiducia.

GREGORIO - L’ha bevuta?

ANSELMO - Altroché. Mi trova persino simpatico…

GREGORIO - (si getta a terra e torna indietro) Accidenti…

ANSELMO - Dove vai?

GREGORIO - Ho dimenticato il sacco. È rimasto fuori.

ANSELMO - Ma quale sacco? A che ti serve?

GREGORIO - Per la roba. Dove la metto?

ANSELMO - Stupido, quanto credi che sia grande il diadema della regina?

GREGORIO - Il diachè?

ANSELMO - Il diadema della regina. Mezzo miliardo! (Gregorio è scosso da una tosse convulsa) Zitto, non fare rumore.

GREGORIO - È l’emozione. Mi fa così. (riprende a tossire)

ANSELMO - Smettila o svegli tutti.

GREGORIO - Tutti chi?

ANSELMO - La padrona, la figlia, il fidanzato della figlia…

GREGORIO - Ci sarà anche il cane lupo, immagino… (si butta di nuovo ventre a terra) Ti saluto.

ANSELMO - (lo trattiene per il fondo dei pantaloni) Aspetta!

GREGORIO - Lasciami!

ANSELMO - Un colpo da mezzo miliardo e tu ci rinunci?

GREGORIO - Io non lavoro in una casa piena di cristiani. Dovrei essere matto.

ANSELMO - Ho capito. Non sei che un ladro di galline.

GREGORIO - (offeso e inviperito) A chi ladro di galline? Fortuna per te che ho il raggio proprio qua, davanti al naso, se no…

ANSELMO - E invece te lo ripeto, sei solo un ladro di galline.

GREGORIO - Mi offendi?

ANSELMO - Certo, ti offendo.

GREGORIO - Ricordati che ho scassinato persino la cassaforte di una banca.

ANSELMO - Che era vuota.

GREGORIO - Una cosa sola puoi rimproverare: la jella.

ANSELMO - E una volta che ti capita un colpo di fortuna tu ci sputi sopra… (Breve pausa)

GREGORIO - (esitante) Mezzo miliardo?

ANSELMO - Valore di perizia.

GREGORIO - Due terzi a me e uno a te?

ANSELMO - Io rispetto i patti.

GREGORIO - Torno da quella parte… (si cala per terra e si trascina sulla schiena)

ANSELMO - Vieni, la cassaforte è di là.

GREGORIO - (timoroso) Sei proprio sicuro che dormono tutti?

ANSELMO - E va bene. Vado a controllare. (si avvia) Tu aspetta qua. (esce dalla porta n.2. Gregorio si muove cautamente e con impaccio, temendo di mettere in azione l’allarme. Adocchia un vaso d’argento e sta per prenderlo, ma l’orologio)

OROLOGIO Cucù. (Gregorio si ritrae spaventato. Poi rendendosi conto, inveisce a gesti contro l’orologio. Appare sul corridoio Madame. Entra dalla porta n.3 ed accende la! luce. Gregorio si mette carponi e cerca maldestramente di nascondersi sotto il tavolo)

GREGORIO - E lo sapevo!!

MADAME - (si avvicina lentamente a lui e gli batte sulla schiena) Scusi… Lei è il ladro?

GREGORIO - Lei che ne pensa?

MADAME - Niente paura, sono la padrona di casa. (Gregorio comincia a tossire convulsamente) Vuole una pastiglia?

GREGORIO - No grazie… (avviandosi verso la porta n.1) Riverisco…

MADAME - Ma dove va? Non ha capito? Io sono la duchessa di Verdolina.

GREGORIO - (si presenta) Gregorio Zappalà, efficienza e rapidità.

MADAME - È il suo motto?

GREGORIO - Naturalmente.

MADAME - Speriamo che i fatti corrispondano. Dove ha la fiamma ossidrica?

GREGORIO - (trasecolato si guarda intorno) Quale fiamma ossidrica?!

MADAME - Capisco. Lei usa un’attrezzatura più moderna: ha la lancia termica!

GREGORIO - Signora, io ho solo le lancette dell’orologio. Anzi, una sola perché quella delle ore s’è staccata.

MADAME - (indignata) Non ha neppure la lancia terrnica1!

GREGORIO - (facendo un giro su se stesso) Io sono tutto qua.

MADAME - Ma che razza di ladro è, lei?!

GREGORIO - Non mi dica che sono un ladro di galline perché m’offendo.

MADAME - Ma dove crede che possa trovarsi un diadema tempestato di brillanti? Nel secchio della spazzatura?

GREGORIO - (balordo) E dove se no?

MADAME - In cassaforte, logicamente.

GREGORIO - (rassicurato, padrone di sé, ridacchia) Signora…

MADAME - Sì.

GREGORIO - (c.s.) Signora…

MADAME - Mi chiami madame, preferisco.

GREGORIO - Madama, ma non sa lei come mi chiamano nell’ambiente?

MADAME - Come la chiamano?

GREGORIO - Gregorio Fil di Ferro.

MADAME - Un nomignolo volgare.

GREGORIO - Non è un nomignolo volgare, ma uno stemma, un blasone, le mie armi gentilizie.

MADAME - Fil di ferro?

GREGORIO - Certo. Non c’è cassaforte, neppure quella della Banca d’Italia, che sappia resistere al fil di ferro quando è nelle mie mani. Appena la cassaforte mi vede (estrae dalla tasca un filo di ferro) con questo, dice: macché, c’è Gregorio, è inutile resistere, e là, si spalanca.

MADAME - (dopo averlo studiato con un lungo sguardo. Scettica) Sarà!

GREGORIO - Non sarà, è.

MADAME - Venga allora. La cassaforte è di là.

GREGORIO - (trasecolato) Come dice?!

MADAME - Le ho detto di venire. Che cosa aspetta? Il tempo passa.

GREGORIO - (guarda l’orologio) Giusto, sono già… e trantacinque.

MADAME - (vedendolo esitare) Perché non si muove?

GREGORIO - Debbo proprio venire?

MADAME - Certo.

GREGORIO - Per rubare il diadema?

MADAME - Non è venuto per questo?

GREGORIO - Sì, ma…

MADAME - (spazientita) Senta, non perdiamo altro tempo.

GREGORIO - (sospettoso, muovendosi con estrema cautela) Non ci saranno delle diavolerie… i raggi, dico…

MADAME - L’allarme antifurto?

GREGORIO - Sì ecco, quello…

MADAME - Naturalmente l’ho staccato. Venga.

GREGORIO - (a mezza voce) E quel cretino che m’ha fatto fare il serpente! ((Escono dalla porta n.2. Madame, uscendo, spegne la luce. Dalla porta n.1 entra Anselmo)

ANSELMO - (giubilante) Tutto tranquillo… (sorpreso di non trovare Gregorio, lo cerca) Gregorio… dove sei? Fil di ferro… ma dov’è finito quell’imbecille? (si avvia verso la finestra, ricordandosi del raggio si arresta di colpo, si cala per terra, si trascina sotto il raggio, si affaccia alla finestra cercando fuori, emette il grido dell’uccello notturno, poi chiama sottovoce) Fil di ferro… Gregorio… (chiude la finestra, ripassa faticosamente sotto il raggio, riprende a cercare nella stanza, guarda nella cassapanca) Ma dove si sarà nascosto? (Dalla porta n.2 entra Madame ed accende la luce. Anselmo di colpo finge di spolverare la stanza con un inesistente piumino e fischietta! Madame, allibita, resta a guardarlo per qualche attimo)

MADAME - Anselmo…

ANSELMO - (continuando l’azione) Sì, madame.

MADAME - Si può sapere che diavolo state facendo?

ANSELMO - (come della cosa più evidente) Spolvero, madame.

MADAME - Senza piumino?

ANSELMO - Oh! Madame, debbo confessarle una cosa…

MADAME - Sentiamo.

ANSELMO - Sono sonnambulo. Spesso, dormendo, mi alzo e lavoro.

MADAME - Non pretenderete lo straordinario, spero!

ANSELMO - Oh no, madame. Tutto gratis. (Appare sulla porta n.2 Gregorio e sta per parlare, ma Anselmo lo spinge indietro e gli chiude la porta in faccia. Trattiene la porta con le spalle e, per darsi un contegno, scoppia a ridere)

MADAME - (stupita) Perché ridete come uno scemo?

ANSELMO - (continuando a ridere) Rido perché… (non trovando una risposta a se stesso) Perché? Bah… (smette)

MADAME - (severa, autoritaria) Tornate nella vostra stanza. E non uscite per nessuna ragione. Legatevi al letto, se necessario!

ANSELMO - Subito, madame! (Si avvia per uscire dalla porta n.1, ma appena si allontana riappare Gregorio. Con un balzo Madame lo raggiunge, lo respinge fuori e gli chiude la porta in faccia. Trattiene la porta con le spalle e ride stridulamente. Anselmo si ferma e la guarda allibito)

ANSELMO - (quasi offeso) Ride di me?

MADAME - No Anselmo, non rido di voi. Sono allegra, ecco tutto. (canta) “Sempre libera son io… trallallera trallallà…” Andate, andate pure, Anselmo. (e poiché Anselmo resta impalato a guardarla, gli grida con violenza) Fuori dal piedi una buona volta!

ANSELMO - Buonanotte, madame.

MADAME - Buonanotte, Anselmo. (Anselmo esce dalla porta n. l. Madame si allontana dalla porta n.3 facendosi vento. Entra Gregorio, infuriato)

GREGORIO - (molto risentito) Senta, signora…

MADAME - (altera) Mi chiami Madame, preferisco…

GREGORIO - (un po’ smontato) E sta bene; senta, madama: punto primo, a me la porta in faccia non me l’ha mai sbattuta nessuno…

MADAME - Abbia pazienza, purtroppo abbiamo un cameriere indiscreto.

GREGORIO - Punto secondo, vogliamo lavorare sul serio, sì o no?

MADAME - Che cosa le occorre? (Abbiamo visto avanzare in punta di piedi sul corridoio Eleonora, vestita di tutto punto e con una valigia in mano. Eleonora entra dalla porta n.3 e, vedendo Gregorio lancia un grido. Gregorio, impaurito, tenta di nascondersi sotto il tavolo. Tossisce convulsamente. Madame gli bussa sulle spalle)

MADAME - Ehi coso… come si chiama… Chiodino…

ELEONORA - Ma chi è?!

MADAME - Non hai capito? È il ladro.

ELEONORA - (contrariata) Oh no! Proprio stanotte!

MADAME - Perché proprio stanotte?

ELEONORA - (mente) Ma… c’è Max. Se venisse a scoprirlo…

MADAME - Max non scoprirà niente. Dove stavi andando?

ELEONORA - Alla toilette.

MADAME - Della stazione?

ELEONORA - No, perché?

MADAME - Porti la valigia.

ELEONORA - Quale valigia?

MADAME - Quella che hai in mano. Non sarai sonnambula anche tu come Anselmo.

ELEONORA - (depone la valigia) Ecco, sì, Anselmo… proprio lui…

MADAME - Anselmo che cosa?

ELEONORA - La valigia.

MADAME - È sua?

ELEONORA - No.

MADAME - E allora che c’entra Anselmo con la valigia?

GREGORIO - Senta, signora…

MADAME - Dio, quanto mi dà ai nervi!

GREGORIO - Scusi, scusi tanto. Madama… va bene madama?

MADAME - Parli. Ed esca da là sotto. Non deve preoccuparsi, è mia figlia. Che voleva dire?

GREGORIO - Io volevo dire… che volevo dire? Ah sì, ecco, volevo dire: io non ho più vent’anni! Tutta una vita di emozioni, di spaventi, con un pizzico di galera per giunta. E allora il cuore, sa… Un altro paio di coccoloni è addio Gregorio.

MADAME - Stia tranquillo, non ci saranno altre sorprese. (Lunga scampanellata. Tutti sobbalzano)

GREGORIO - Si vede!

ELEONORA - Chi sarà?!

MADAME - Presto, si nasconda.

GREGORIO - E dove?

MADAME - Qui, nel sarcofago.

GREGORIO - Ma c’è la mummia!

MADAME - C’era. Tremila anni fa. Adesso è libero.

GREGORIO - (riluttante) Ci starò bene?

MADAME - Ci stava bene un faraone, immaginarsi lei! Coraggio. (Spinge Gregorio nel sarcofago e lo chiude dentro. Dalla porta n. l entra Anselmo, emozionatissimo)

ANSELMO - (battendo i denti) Ma-madame, fuori c’è un me-meme-me…

MADAME - (irritata) Anselmo, che siate sonnambulo, pazienza, ma anche balbuziente!

ANSELMO - Scusi, madame, adesso ci riprovo. Fuori c’è un me-me-tro-trò…

MADAME - Tro-tro che cosa?

ANSELMO - No-no…

MADAME - Perché no no?!

ANSELMO - Ma sì! Un me-metro-no-no-no…

ELEONORA - Un metronotte?

ANSELMO - Appunto.

MADAME - (alla figlia, con un cenno d’intesa) Un metronotte.

ELEONORA - Ah un metronotte! (ridono)

MADAME - Fatelo entrare. (Anselmo resta imbambolato, cercando di capire che fine ha fatto Gregorio) Anselmo!

ANSELMO - (sussulta) Sì, madame?

MADAME - Siete sveglio?

ANSELMO - Oh sì, madame. In questo momento sì.

MADAME - E allora che aspettate?

ANSELMO - Corro, madame. (esce dalla porta n. l)

GREGORIO - (con voce da oltretomba) Madama… Madama…

MADAME - Stia zitto, imbecille!

GREGORIO - Soffoco…

MADAME - Trattenga il respiro. (Dalla porta n.1 entra Pick, vestito da metronotte, seguito da Anselmo)

PICK - Chiedo scusa per l’ora inopportuna, ma il dovere innanzi tutto. Sono il vigile Rossetti della Cooperativa “II pipistrello” Vigilanza Notturna. Durante il mio giro d’ispezione ho trovato proprio sotto il muro di cinta questo… (lo mostra) Classico sacco da refurtiva, per cui ho pensato… (reazione di Anselmo)

MADAME - (seccata) Che cosa, signor Piccolomini?!

PICK - (facendo lo gnorri) Non capisco, signora.

MADAME - Lei deve smetterla, signor Pick.

PICK - Continuo a non capire, signora. Io sono il vigile Rossetti della Cooperativa…

MADAME - II pipistrello, abbiamo capito.

PICK - Lei è proprio sicura che io sia Pick?

MADAME - Sicurissima.

PICK - (ad Eleonora implorante, speranzoso) E la signorina?

ELEONORA - (seccata) Anche io, signor Pick.

PICK - (siede avvilito, quasi piangente) E pensare che ho persino sacrificato i miei baffi. Se mi guardo allo specchio, non mi riconosco più. Lei non può demolire così brutalmente la mia fiducia in me stesso.

MADAME - Se le fa piacere, la prossima volta fingerò di non riconoscerla.

PICK - (grato) Mi permette di baciarle la mano?

MADAME - La baci. (baciamano) Però deve smetterla di ronzare qui attorno.

PICK - Madame, io ho il compito di vigilare.

MADAME - Non abbiamo nessun bisogno della sua vigilanza, perciò se ne vada e ci lasci in pace.

PICK - Mi scusi, madame, ma sono sicuro che da queste parti c’è un ladro.

MADAME - (con riso stridulo) Un ladro!

ELEONORA - (idem) Un ladro!

ANSELMO - (che sinora ha continuato a cercare con cautela Gregorio. Fuori tempo, con riso grave) Un ladro!

MADAME - (severa) Anselmo! Che fate qui? Vi avevo ordinato d’andare a letto.

ANSELMO - Vado, madame.

MADAME - E portate via quella valigia.

ELEONORA - (subito) Posso farlo io, mamma.

MADAME - No, lo fa Anselmo. È compito suo. (Anselmo prende la valigia ed esce dalla porta n.1)

MADAME - Lei vede ladri dappertutto, signor Pick. Deformazione professionale

PICK - Posso dare un’occhiata in giro?

MADAME - (ponendosi a guardia del sarcofago) Ma certo, Eleonora accompagna di là il signor Pick: vuole dare un’occhiata in giro.

ELEONORA - (è nervosa) Non puoi accompagnarlo tu?

MADAME - (agrodolce) Eleonora, mi sembra che tu non ti renda conto della situazione…

ELEONORA - Me ne rendo conto benissimo, ma ho altro da fare.

MADAME - Allora pensi tu al faraone?

ELEONORA - Sì, stai tranquilla.

MADAME - (a Pick) Di qua, prego. (Madame e Pick escono dalla porta n.3. Eleonora si precipita verso la porta n.1)

ELEONORA - Anselmo…

GREGORIO - Muoio… Fatemi uscire…

ELEONORA - Non stia a seccare, lei.

GREGORIO - Non ne posso più…

ELEONORA - Non ha capito? In casa c’è un detective.

GREGORIO - Ma io scoppio!

ELEONORA - Non faccia rumore… (esce dalla porta n.1. Dalla porta n.2 rientra, guardingo, Anselmo)

ANSELMO - (a bassa voce, cercando) Gregorio… Fildiferro… (Gregorio fa un un lungo gemito) Dove sei?

GREGORIO - Qua.

ANSELMO - Dove qua?

GREGORIO - Nella mummia. Soffoco. Fammi uscire!

ANSELMO - Subito… (Dalla porta n.1 rientra Eleonora)

ELEONORA - (ansiosa) Anselmo! Siete qui! Dove diamine avete messo quella valigia?

ANSELMO - Nel soppalco, signorina.

ELEONORA - Oh, che idiota! (esce in fretta dalla porta n.2)

GREGORIO - Anselmo; mi senti?

ANSELMO - Ti sento, ti sento…

GREGORIO - Che aspetti a tirarmi fuori da questo loculo?

ANSELMO - Non potevo, c’era gente.

GREGORIO - Se non fai presto, mi squaglio.

ANSELMO - E va bene, eccomi. (si avvicina al sarcofago per aprirlo, ma deve interrompersi perché dalla porta n.2 entrano Madame e Pick)

MADAME - (vede Anselmo vicino al sarcofago, sorpresa) Anselmo?! (Anselmo riprende a fare il sonnambulo)

MADAME - (furibonda) Anselmo!

ANSELMO - (placido) Sì, madame.

MADAME - (feroce) Ancora tra i piedi?!

ANSELMO - No, madame.

MADAME - Scomparite!

ANSELMO - Scompaio, madame. (se la batte uscendo dalla porta n.1)

MADAME - Questo cameriere comincia a darmi sui nervi. (a Pick che continua a lanciare intorno sguardi sospettosi) Signor Pick, si sarà convinto, spero!

PICK - Sì, però…

MADAME - Sipperò! Sipperò! Lei non fa che ripetere sipperò. Non c’è nessuno, lo vedrebbe anche un cieco. (Gregorio geme)

PICK - Che cos’è? (Madame lancia un acuto) Ho sentito una specie di grugnito.

MADAME - Lei sogna, signor Pick, lei è un sognatore. (lo prende per mano) Venga, andiamo in giardino. (fa un gorgheggio) È là che bisogna cercare (acuto) …in giardino! (gorgheggio. Escono dalla porta n.1. Dalla porta n.3 entra Max, in pigiama. con una sciarpa annodata sopra la testa)

MAX - (lamentoso) Un cachet… C’è nessuno? Ohi, che dolore… dove posso trovare un cachet… (cerca in un cassetto. Niente. Per cercare in un cassetto più basso si piega sulle ginocchia. Contemporaneamente Gregorio emette un lungo gemito. Max si solleva di scatto. Si guarda intorno. Non vedendo nessuno resta perplesso. Prova ad abbassarsi di nuovo: nuovo gemito. Preoccupato) Che mi succede? Riproviamo. (Si abbassa ancora. Di nuovo un lungo gemito di Gregorio) Aiuto! (scappa via dalla porta n.1. Dalla porta n.2 entra Eleonora con la valigia)

GREGORIO - (con un lungo gemito) Aiuto…

ELEONORA - Accidenti me ne ero dimenticata! (Nasconde la valigia sotto il tavolo e va ad aprire il sarcofago. Suono di carillon. Gregorio esce dal sarcofago: è stralunato, si muove lentamente assumendo le posizioni rigide e ieratiche delle pitture egizie. Eleonora resta a guardarlo stupefatta) Mamma mia, ci siamo giocati il ladro! (Gregorio continua ad avanzare) Venga qui, si sieda. (lo fa sedere) Come sta? Bene, vero? (Gregorio emette un lungo gemito espressivo) Vuole un po’ d’acqua? (Gregorio scuote la testa) Perché no? Le farà bene.

GREGORIO - Meglio il vino.

ELEONORA - Mi dispiace. Siamo astemi.

GREGORIO - Che casa!

ELEONORA - Corro a prenderle un bicchiere d’acqua. Si sentirà subito meglio. (esce dalla porta n.1. Dalla porta n.2 entra Max, lamentandosi per il mal di denti)

MAX - (vede Gregorio) Oh, finalmente qualcuno! (si avvicina a lui) Non avrebbe un cachet, per caso?

GREGORIO - Se vuole, ho una caramella.

MAX - (grida) Oh, no! Una caramella, no! Sarebbe peggio. (lo guarda incuriosito) Ma lei chi è, scusi?

GREGORIO - Io?

MAX - Lei, sì.

GREGORIO - E lei chi è?

MAX - Che domande! Sono io.

GREGORIO - E anch’io sono io.

MAX - Ma no!

GREGORIO - Sicuro.

MAX - Siamo tutti e due io?!

GREGORIO - Qualche volta capita. (entra Eleonora dalla porta n.2 portando l’acqua)

ELEONORA - Ecco la mbumba… (vede Max e resta impietrita)

MAX - Eleonora chi è questo tizio? Che ci fa in casa?

ELEONORA - Non lo so. Non lo conosco.

MAX - Come non lo conosci?! Trovo un estraneo in casa, in piena notte, e tu non lo conosci!

ELEONORA - Ne sono stupita quanto te.

MAX - A chi portavi l’acqua?

ELEONORA - A te, caro.

MAX - A me?

ELEONORA - Certo.

MAX - Ma io voglio un cachet.

ELEONORA - E con che si prende un cachet?

MAX - Con l’acqua.

ELEONORA - (porgendogli il bicchiere) Eccola.

MAX - Ma che me ne faccio dell’acqua, se non ho il cachet?

ELEONORA - Una cosa alla volta, caro. (Dalla porta n.1 entra Madame sbuffando)

MADAME - Oh che scocciatore! Ce n’è voluto per liberarsene… (vede Max, si rende conto della situazione. Mielata) Maaaax! Che bella sorpresa!

MAX - Madame, la sorpresa è tutta mia.

ELEONORA - (interviene rapida) Mamma, io e Max abbiamo scoperto per casa questo sconosciuto…

MAX - Non sarà un ladro?

MADAME - (con un’esclamazione di gioia si dirige verso Gregorio a braccia aperte) Edmondo!

GREGORIO - (si guarda dietro) Dice a me?!

MADAME - Edmondo, non mi riconosci?!

GREGORIO - (incerto sul come comportarsi) Veramente…

MADAME - (agli altri) Non ci fate caso, è un po’ rimbambito.

MAX - Lo sospettavo.

MADAME - Eleonora, non ricordi lo zio Edmondo? Oh già, non puoi ricordare! È partito per il Matto Grosso quando tu eri ancora in fasce. (a Max) Tutti esploratori in famiglia: una tradizione. (a Gregorio) Ti avevano dato per morto; pensa, divorato dai cannibali come il mio povero Vilfredo.

GREGORIO - (stando al gioco) E invece eccomi qua. (ride soddisfatto)

MADAME - E bravo Il nostro Edmondo! Come stai?

GREGORIO - E tu, come stai, cosa… cosetta…

MADAME - Isabella. Mi chiamo Isabella, non ricordi?

GREGORIO - Isabella, come no?

MAX - (poco convinto) Scusi, zio… Posso chiamarla zio dato che sto per sposare Eleonora?

GREGORIO - (condiscendente) E chiamami zio.

MAX - Si può sapere quando è arrivato?

GREGORIO - Chi?

MAX - Lei.

GREGORIO - Dal Matto Grosso?

MAX - Certo, dal Matto Grosso.

GREGORIO - (imbarazzato, lancia mute richieste di aiuto) Beh… (poi) Vediamo chi indovina quando sono arrivato dal Matto Grosso?

MADAME - Poco fa, immagino.

GREGORIO - Brava! Guardate, attraversando la foresta mi sono perfino strappato i calzoni. Dico, più evidente di così!

MAX - Però piombarci in casa in piena notte?!

MADAME - (scandalizzata) Max! Non sai che quando qui è notte, in Brasile è giorno. Per lui è pieno giorno. (Gregorio si mette gli occhiali da sole)

MAX - Già, non ci avevo pensato.

ELEONORA - Evidentemente quello stordito di Anselmo lo ha fatto entrare ed ha dimenticato di avvertirci.

MADAME - Tanto più che è sonnambulo. Non si sarà accorto di niente!

MAX - In effetti poco fa ho sentito suonare alla porta. Tanto che mi sono chiesto: chi sarà a quest’ora?

MADAME - (euforica) Ed era lo zio Edgardo! Come vedi, tutto quadra.

ELEONORA - (le fa gli occhiacci) Mamma!

MADAME - Che cosa c’è?

ELEONORA - (senza suono) Edmondo.

MADAME - Come?

ELEONORA - (si avvicina a lei. Sottovoce) Questo è lo zio Edmondo.

MADAME - Che cosa c’è, Max? Non sei ancora convinto?!

MAX - Sì, però non si viene dal Brasile senza neppure una valigia. (Un attimo di smarrimento)

GREGORIO - (prende la valigia da sotto il tavolo e gliela mostra) Eccola! (Eleonora si accascia su una sedia, con una esclamazione di sconforto)

MAX - (finalmente convinto, gli tende la mano) Bentornato, zio.

MADAME - Presto, Max torna a letto.

MAX - Non riesco a dormire.

MADAME - Eleonora, dagli un sonnifero. Una dose da cavallo.

MAX - Non voglio il sonnifero, voglio un cachet.

MADAME - Eleonora, pensaci tu.

ELEONORA - Ho solo delle compresse contro i dolori mestruali.

MADAME - Beh, dagli quelle, purché se ne vada.

MAX - (lamentoso) Un cachet… un cachet…

ELEONORA - Vieni, caro. Ci penso io. (Eleonora e Max escono dalla porta n.3)

GREGORIO - (esplode) Senta, signora… (Madame si volta inviperita) Madame, mi correggo, madame…

MADAME - (gelida) Che cosa c’è?

GREGORIO - Io non sono venuto dal Matto Grosso, ci sono arrivato! Questa casa è un manicomio. Ne succedono di tutti i colori. Non mi meraviglierei di veder entrare da quella porta un plotone di carabinieri a cavallo.

MADAME - Effettivamente c’è stato qualche piccolo contrattempo. Ma adesso tutto è calmo, può lavorare tranquillo.

GREGORIO - Lavorare! Lei scherza! Sono un ladro serio io, un professionista…

MADAME - Che significa questa storia?

GREGORIO - Significa che me ne vado.

MADAME - Ah no!

GREGORIO - Ah sì! (si avvia verso la finestra e la apre per uscire)

MADAME - E io chiamo la polizia.

GREGORIO - (turbato) Come?!

MADAME - Non ha capito? Telefono al 113.

GREGORIO - Perché me ne vado?!

MADAME - Certo.

GREGORIO - E se invece rubo, niente.

MADAME - Dovrei essere matta.

GREGORIO - Matta lei?! Ma scherziamo!

MADAME - Dunque?

GREGORIO - Me ne vado.

MADAME - Bene, sarà affar suo spiegare la ragione per cui si è introdotto in questa casa.

GREGORIO - Se sono lo zio Edmondo…

MADAME - Credo che in questura lei sia conosciuto con un altro nome.

GREGORIO - (dopo un attimo di indecisione) Ma è una carognata!

MADAME - Allora che cosa sceglie? Il diadema della regina o un paio d’anni a Regina Coeli.

GREGORIO - Rimandiamo a domani. Ci vorrei pensare un po’.

MADAME - No, subito.

GREGORIO - Subito?

MADAME - Mh, mh.

GREGORIO - (rassegnato) Pazienza! Il diadema.

MADAME - Vedo che adesso cominciamo a ragionare.

GREGORIO - Posso avere almeno un altro paio di calzoni? Sono soggetto a raffreddori (mostrando lo strappo) e da questa finestra mi arriva uno spiffero…

MADAME - Questo è possibile. Venga. Le darò un abito del mio defunto marito

GREGORIO - Quello divorato dai cannibali?

MADAME - Non ne ho avuto altri.

GREGORIO - E sono rimasti i vestiti?

MADAME - Evidentemente prima di mangiarlo, l’hanno sbucciato. (Escono dalla porta n.2. Dalla porta n.1 sporge la testa Anselmo, il quale, dopo aver guardato intorno con circospezione, entra in punta di piedi portando un grosso apriscatole)

ANSELMO - Eccomi… Gregorio… arrivo… resisti… (Armeggia con battute a soggetto vicino al sarcofago sinché riesce ad aprirlo. Non trovando nessuno, si gratta la testa interdetto) E dove è andato a finire?! Stava qui… stava morendo… almeno il cadavere dovrebbe esserci. (riprende a cercare) Gregorio… Gregorio… (Dalla porta n.2 entra silenziosamente Madame. Vedendo Anselmo, assume un atteggiamento minaccioso)

MADAME - Anselmo! (Anselmo, sorpreso, riprende a fare il sonnambulo) Anselmo, che cosa fate di nuovo qui?!

ANSELMO - Le ho già spiegato, madame…

MADAME - (lo guarda con sospetto) Comincio a chiedermi il perché di questo andirivieni.

ANSELMO - Nessun andirivieni, madame.

MADAME - Non vi avevo detto di restare tappato nella vostra stanza?

ANSELMO - Sì, madame.

MADAME - E perché vi trovo ancora qui?

ANSELMO - Non riesco a spiegarmelo, madame.

MADAME - Forse perché siete sonnambulo?

ANSELMO - Ecco, appunto…

MADAME - Un cameriere sonnambulo.

ANSELMO - Esatto, madame.

MADAME - O un sonnambulo cameriere.

ANSELMO - Come preferisce, madame.

MADAME - (violenta) O magari né l’una cosa né l’altra!

ANSELMO - I suoi sospetti mi feriscono, madame.

MADAME - A che vi serve la valigia?

ANSELMO - Quale valigia, madame?

MADAME - Poco fa vi ho detto di portare via una valigia.

ANSELMO - L’ho fatto, madame.

MADAME - E come mai è ancora là?!

ANSELMO - Non riesco a spiegarmelo, madame!

MADAME - Siete un bugiardo, Anselmo!

ANSELMO - Oh no, madame. Gli amici mi chiamano Anselmo il verace.

MADAME - Come le vongole?

ANSELMO - Sì, ma senza un preciso riferimento.

MADAME - Badate, Anselmo, che vi terrò d’occhio. Ed ora fate scomparire quella valigia.

ANSELMO - (prende la valigia) Subito, madame.

MADAME - E guai a voi se vi fate rivedere prima di domattina alle otto.

ANSELMO - Guai a me, madame. (esce dalla porta n. l portando via la valigia. Dalla porta n.3 entra Eleonora nervosissima)

ELEONORA - Uff! È appiccicoso come una caccola.

MADAME - Stai parlando di Max?

ELEONORA - E di chi se no?

MADAME - Eleonora, tu stai disprezzando trenta miliardi di fatturato. Anzi trentatré.

ELEONORA - Voleva il bacetto della buonanotte.

MADAME - E tu potevi darglielo. In fondo è quasi tuo marito.

ELEONORA - (non riesce a dominarsi) Oh mamma! Lo sai che…

MADAME - (l’interrompe secca) Eleonora, basta! Non torniamo su questo argomento.

ELEONORA - (non vedendo la valigia) E dov’è andata a finire?!

MADAME - Che cosa?

ELEONORA - Oh niente… (cerca col piede sotto il tavolo) Mi verrebbe da piangere…

MADAME - Che cosa cerchi? Ti vedo agitata.

ELEONORA - Per forza! Con un ladro in casa e Pick che imperversa…

MADAME - Pick è uno scemo.

ELEONORA - Dammi retta: ti conviene rimandare.

MADAME - Hai idea di quanti soldi mi occorrono per dare fumo negli occhi e farti sposare un miliardario? Tuo padre, lo sai, ci ha lasciate in camicia. Il diadema è la sola cosa di valore che mi sia rimasta. L’ho difeso coi denti, per anni, in previsione di questo giorno. Lo debbono assolutamente rubare.

ELEONORA - (scettica) Cosa che farà lo zio esploratore. Bella trovata, lo zio esploratore!

MADAME - È stata la prima cosa che mi è venuta in mente. Non volevo che Max ci scoprisse.

ELEONORA - Ma pensi davvero che Max possa continuare a credere a questa storia?

MADAME - Tu sottovaluti la sua stupidità, ecco tutto.

ELEONORA - E che dirà domani quando non lo vedrà più?

MADAME - Lui non dirà niente. Saremo noi che gli diremo che è dovuto ripartire. Lo zio Edgardo è molto irrequieto.

ELEONORA - Edmondo, mamma. Tu stessa l’hai battezzato Edmondo.

MADAME - Accidenti! I nomi sono la mia dannazione. Aspetta che me lo scrivo. (scrive il nome su un biglietto e se lo mette in tasca. Gregorio affaccia la testa dalla porta n.2)

GREGORIO - Toc, toc, si può?

MADAME - Si consideri a casa sua. (Gregorio entra: ha un completo alla zuava, ma con le scarpe e i calzini corti che aveva prima)

GREGORIO - Li ho provati tutti. Solo questo m’andava.

MADAME - (con un gridolino di sorpresa) Dio!

GREGORIO - (stupito) Che c’è?

MADAME - (in acuto) Dio Dio Dio! Con quel vestito…

GREGORIO - (fa un giro su se stesso) Sono indecente?

MADAME - Come gli somiglia!

GREGORIO - A chi?!

MADAME - A lui. Al mio povero Vilfredo.

GREGORIO - Madama, andiamoci piano. Io sono qui solo per rubare.

MADAME - Ma certo, lo so. Che cosa ha creduto? A proposito, si sente a suo agio, adesso?

GREGORIO - Se avessi i calzettoni…

MADAME - Non c’è tempo per questo. Il fil di ferro ce l’ha?

GREGORIO - Eccolo.

MADAME - Ha visto la cassaforte?

GREGORIO - (da intenditore) Una buona marca.

MADAME - Pensa di poterla aprire?

GREGORIO - Altroché!

MADAME - In quanto tempo?

GREGORIO - Un paio d’ore.

MADAME - Troppo!

GREGORIO - (quasi offeso) Ma come troppo! Si tratta di un lavoro delicato.

MADAME - Troppo. Troppo. Abbiamo una fretta tremenda.

GREGORIO - Una soluzione ci sarebbe…

MADAME - Quale?

GREGORIO - Lei mi dà la chiave, io apro la cassaforte, faccio repulisti e me la batto. Due minuti.

MADAME - Dico, ma lei è matto?

GREGORIO - Non credo.

MADAME - Le pare che se avessi voluto aprire la cassaforte con la chiave, avrei avuto bisogno di lei!

GREGORIO - Anche questo è giusto.

MADAME - Presto, al lavoro. Spegniamo la luce e tutti a letto.

GREGORIO - Anche io?

MADAME - Lei no, naturalmente.

GREGORIO - Ah credevo! (comincia a mettersi i guanti)

MADAME - Eleonora, che cosa aspetti? Vai a dormire.

ELEONORA - Anselmo è stato di nuovo qui?

MADAME - Sì, l’ho trovato un’altra volta a fare il sonnambulo…

ELEONORA - Oh, allora è chiaro.

MADAME - Credi anche tu che ci spii?

ELEONORA - Ma no. Buonanotte (esce rapidamente dalla porta n.2)

MADAME - E lei che cosa fa?!

GREGORIO - Lavoro sempre coi guanti.

MADAME - (recisa) Ah no!

GREGORIO - Come no! Le mie impronte digitali, in questura, le conoscono persino gli uscieri.

MADAME - Via quei guanti. Me li dia.

GREGORIO - Ma perché?

MADAME - Scusi, sa: lei viene qui per rubare e io, che sono la vittima, glielo permetto; non solo, le offro tutte le comodità, le regalo persino un vestito. Ma dico lei, da parte sua, vuole almeno correre qualche rischio?

GREGORIO - (ci pensa un attimo, poi le dà i guanti) Mi ha convinto.

MADAME - Presto, al lavoro.

GREGORIO - Non ci saranno altre sorprese?

MADAME - Non mi dirà che ha paura.

GREGORIO - (millantatore) Paura io. Se sapesse…

MADAME - Vada allora, si sbrighi. Fatto il colpo, fugga dalla finestra.

GREGORIO - (stralunato) Sarà servita. (esce dalla porta N.2)

MADAME - (si rivolge al ritratto, con commossa implorazione) Vilfredo, rovina mia, adesso che sei lassù, tra gli angeli esploratori, dammi una mano…

OROLOGIO Cu-cu, cu-cu.

MADAME - Promesso?

OROLOGIO Cu-cu.

MADAME - Grazie caro, ne ero certa. (spegne la luce ed esce dalla porta n.3. Luce lunare. Solo il corridoio resta illuminato da una tenue luce artificiale. Dopo qualche attimo appare alla finestra la testa di Angelo, il quale guarda in giro, poi entra scavalcando il davanzale. Angelo è un giovane atletico ed ha un costume da Tarzan. Sulla sua finta pelle di leopardo c’è un vistoso strappo)

ANGELO - Accidentaccio! Guarda qui… che strappo! Non è un chiodo, è un artiglio… (Eleonora, con la valigia, avanza in punta di piedi nel corridoio ed entra dalla porta n.3. Angelo si nasconde, ma urta contro una sedia)

ELEONORA - (a bassa voce) Chi è?

ANGELO - (idem) Eleonora?

ELEONORA - Angelo! (Gli va incontro. Si abbracciano)

ELEONORA - Che pazzia! Non dovevi entrare qui.

ANGELO - Ero stufo d’aspettarti. Non sapevo più che pensare.

ELEONORA - Ho avuto mille contrattempi.. Poi ti spiegherò. Presto, andiamo via. (lo prende per mano e si avvicinano in punta di piedi verso la porta n.1, ma quando stanno per raggiungerla, si ode una lunga scampanellata)

ELEONORA - Dio mio, fuggi!

ANGELO - E dove?

ELEONORA - Dalla finestra.

ANGELO - Col chiodo? Mi squarta.

ELEONORA - (lascia la valigia ed apre la cassapanca) Qui allora. Presto. Sta arrivando qualcuno… (Angelo si nasconde nella cassapanca. Eleonora chiude il coperchio ed esce di corsa dalla porta n.3. Scampanellata. Dalla porta n.2 entra Gregorio come un razzo. Impaurito, cerca disperatamente un nascondiglio)

GREGORIO - E dove vado? Dove mi ficco? Che casa maledetta! E dove mi nascondo? (Il campanello continua a suonare, a tratti insistentemente. Gregorio cerca in vari posti, è tentato di tornare nel sarcofago, ma ricordando le pene sofferte, se ne allontana spaventato) Fossi matto! (alla fine ha trovato) Là! (Si dirige verso la cassapanca, la apre e sta per entrarci dentro, ma Angelo lo respinge addentandogli un polpaccio. Gregorio grida terrorizzato ed è scosso da una specie di ballo di S. Vito. Dalla porta n.3 entra Madame, avvolta in una vestaglia giapponese. Madame accende la luce. Resta per qualche attimo a guardare Gregorio che continua la sua danza sussultoria)

MADAME - Filo spinato, che cosa le prende?

GREGORIO - (si accascia su una sedia) Ma-madame, io soffro di cuore… io, questa notte, ci lascio le penne…

MADAME - Ma quali penne? Lei non ha penne. Non mi risulta almeno… (gli si avvicina e lo fa alzare) Su, non si spaventi. Sarà certamente quel rompiscatole di Pick. Lo terrò io a bada.

GREGORIO - No, basta. Voglio andarmene. Ho capito subito che questo non è affare per me.

MADAME - (minacciosa) Vorrebbe rinunciare?!

GREGORIO - (lamentoso) Voglio andare a casa… Amelia!

MADAME - Lei scherza!

GREGORIO - Mi lasci andare via. Tornerò un’altra volta, glielo giuro, e le porterò via tutto, anche le scarpe dai piedi. Ma questa notte, no… Amelia!

MADAME - Ma Anselmo perché non apre? Darà dei sospetti. (spingendolo) Presto lei, torni al lavoro.

GREGORIO - Ma io non voglio più rubare. Ho avuto un’improvvisa crisi di onestà.

MADAME - C’è Pick là fuori. Basterà una parola e sarà felicissimo di metterle ai polsi un bel paio di bracciali!

GREGORIO - Ma guarda che guaio! (di nuovo la sua invocazione lamentosa)! Amelia! (esce dalla porta n.2)

MADAME - (chiama) Anselmo… Anselmo… (Dalla porta n.1 entra Anselmo con una lunga camicia da notte)

ANSELMO - Sì, madame…

MADAME - Che aspettate ad aprire? Che sfondino la porta?

ANSELMO - Lei mi aveva ordinato di restare nella mia stanza e così… (vede la valigia e allibisce) Oh no!

MADAME - Che vi prende adesso?

ANSELMO - (tenta di nascondere la valigia dietro la camicia da notte) Niente, madame.

MADAME - Perché vi accoccolate come una gallina? Non vorrete farci l’uovo!

ANSELMO - Questo mai, madame; non rientra nelle mie mansioni.

MADAME - Presto, andate ad aprire.

ANSELMO - Già fatto, madame.

MADAME - E si può sapere chi è?

ANSELMO - (che è riuscito ad introdurre la valigia sotto la camicia) C’è una donna, madame. Dice di essere una testimone di Geova. (Dalla porta n.1 entra come una ventata Pick, travestito da vecchia zitella: gonna lunga, parrucca, cappellino strambo. Lancia intorno occhiate indagatrici)

PICK - (con voce alterata) Sia lodato il nome del Signore. (offre una Bibbia ad Anselmo) Vuole in regalo una Bibbia, giovanotto?

ANSELMO - No, grazie. Preferisco Paperino. (e fila via dalla porta n.1 portandosi via la valigia)

PICK - (continuando a frugare) E allora lei, anima eletta. (tirandole fuori dalle tasche) Una Bibbia, due Bibbie. Gratis. Completamente.

MADAME - Senta, Pick, lei mi ha scocciato. Sono stufa di queste sue continue mascherate.

PICK - (con voce normale. Amareggiato) Mi ha riconosciuto?

MADAME - Certo!

PICK - (applicandosi due baffi posticci) Quand’è così, mi rimetto i baffi. Visto che mi riconoscono tutti, potrò riconoscermi anche da me stesso.

MADAME - E adesso mi faccia il santo favore di andare fuori dai piedi.

PICK - Impossibile, madame.

MADAME - (sorpresa ed infuriata) Pretende di restare qui?

PICK - Sì, madame.

MADAME - (in crescendo) E con quale diritto? (sempre più infuriata) Poco fa le ho fatto ispezionare tutta la casa, non le basta?

PICK - (intimorito dalla sfuriata) Ecco, madame…

MADAME - Madame, madame. Lei è un ficcanaso rompiscatole. E fissato, per giunta.

PICK - Se lei mi consentisse di parlare…

MADAME - (minacciosa) La sola cosa che le consento è di andarsene con i suoi piedi. Purché lo faccia in tre decimi di secondo. Quella è la porta.

PICK - Mi dispiace madame, ma questa volta sono assolutamente sicuro.

MADAME - (stridula) Sicuro sicuro! Ma sicuro di che?

PICK - In questa casa c’è un ladro.

MADAME - (con brusco cambiamento, canta come Butterfly) Un bel dì vedremo, levarsi un fil di fumo…

PICK - Non mi crede?

MADAME - Lei vaneggia.

PICK - Madame l’ho visto coi miei occhi.

MADAME - Chi?

PICK - L’uomo che è entrato furtivamente in questa casa. Guardi, c’è ancora la finestra aperta.

MADAME - Sentivo uno spiffero. Non capivo da dove venisse. (va a chiudere la finestra)

PICK - Alt!

MADAME - Che c’è ancora?

PICK - L’allarme non ha funzionato. Come mai?

MADAME - Ma funziona, certo che funziona. Per un attimo ho tolto il contatto… (innesta l’antifurto) Ecco qua, contento adesso?

PICK - Le cautele non sono mai troppe. Il ritrovamento del sacco mi aveva già messo in sospetto, perciò ho raddoppiato la mia sorveglianza e poco fa ho visto un individuo arrampicarsi a questa finestra. Ero un po’ distante, ma per fortuna è notte di luna…

MADAME - (con finta allegria) Che bellezza! Abbiamo anche la luna!

PICK - Così ho potuto distinguerlo abbastanza bene. Mi è sembrato una specie di selvaggio.

MADAME - Una specie di che?

PICK - Di selvaggio. Un uomo primitivo, mezzo nudo, coperto di pelli.

MADAME - (a mezza voce) Strano! Non corrisponde.

PICK - Che cosa non corrisponde?

MADAME - Beh, la sua descrizione con quella ipotetica di un ladro.

PICK - Non si lasci ingannare, madame. Il nostro è un tempo di ladri. Si travestono nei modi più impensati: da giocatori di calcio, da presidenti di società, da arcivescovi, persino da ministri senza portafoglio. Non c’è da stupirsi quindi.

MADAME - E adesso che intende fare?

PICK - Cercarlo, dato che è sicuramente nascosto qui. (Entra Eleonora dalla porta n.3)

ELEONORA - Oh, signor Pick, questa volta è davvero irriconoscibile.

PICK - Grazie.

MADAME - Eleonora, per caso hai visto per casa un selvaggio?

ELEONORA - (va in fretta a sedersi sulla cassapanca) No mamma! Da quando è morto il povero babbo, non se ne sono visti più.

MADAME - Eppure il signor Pick è sicuro di averne visto entrare uno dalla finestra.

ELEONORA - (si stende sulla cassapanca) Impossibile. Non c’è nessuno.

PICK - È proprio quello che voglio accertare.

MADAME - Eleonora, cara, avverti lo zio… (controlla il biglietto) …Edmondo. Non vorrei che si spaventasse vedendo il signor Pick conciato così. Perché penso che lei vorrà dare un’occhiata in giro prima di andarsene.

PICK - Oh no, madame.

MADAME - No?!

PICK - Assolutamente.

MADAME - Che bravo! Si fida!

PICK - No madame, non mi fido affatto, intendo dire che non me ne vado.

MADAME e ELEONORA - (insieme) Cosaa?!

PICK - Io resto qua.

MADAME - Mi sembra che lei abbia un’idea molto personale della buona creanza.

PICK - Non le darò nessun fastidio, mi creda. Mentre io veglio, lei può tranquillamente dormire.

MADAME - Ma come potrei dormire sapendo che c’è in casa un estraneo?

PICK - Si riferisce al selvaggio?

MADAME - Mi riferisco a lei.

PICK - Se insiste posso anche andarmene. Si ricordi però che in tal caso le conseguenze di un eventuale furto ricadranno soltanto su di lei.

MADAME - (colpita) Come ha detto?!

PICK - Mi sembra di essere stato abbastanza chiaro.

MADAME - (invocando aiuto) Eleonora?

ELEONORA - (precipitosamente) Il signor Pick ha perfettamente ragione, mamma.

MADAME - (molto sorpresa) Come?! Anche tu gli dai ragione?!

ELEONORA - E perché no?

MADAME - Ma lo zio Edgardo…

ELEONORA - Edmondo, mamma. (a Pick) Non ha molta memoria per i nomi. (di nuovo alla madre) Penserò io ad avvertirlo. Del resto… (ha un’idea) Ma, sì, basta che il signor Pick vada un momento di là per togliersi quel ridicolo travestimento.

PICK - Questo, volentieri. È l’abito che fa il monaco, e vestito così mi sta venendo voglia di pregare.

MADAME - Eleonora, mi sembra che tu sia leggermente svagata. Il signor Pick ha tutta l’intenzione poi di restare qui, a montare di guardia. Contro i ladri.

ELEONORA - Sì, ho capito. Vai, accompagnalo.

MADAME - Hai capito?

ELEONORA - Certo.

MADAME - Io no.

ELEONORA - Poi capirai. Presto.

MADAME - (avviandosi con Pick verso la porta n.3) Avverti tu lo zio Edoardo?

ELEONORA - Edmondo, mamma. Sì, l’avverto io, stai tranquilla. (Madame e Pick escono dalla porta n.3) Oh, finalmente! (si alza e solleva il coperchio della cassapanca) Angelo? Come stai? Come ti senti?

ANGELO - (sollevandosi, stravolto) Come uno che è rimasto sette minuti in apnea.

ELEONORA - Perché?

ANGELO - Stavo soffocando.

ELEONORA - Che strano! Quando ci dormiva il povero babbo c’erano i buchi per l’aria.

ANGELO - I buchi ci sono, ma tu ti ci sei seduta sopra.

ELEONORA - Oh mi dispiace! Muoviti, presto. Fuggiamo.

ANGELO - Ma che succede in questa casa? Perché quel tizio mi dà la caccia?

ELEONORA - (cercando affannosamente la valigia) Non ho tempo per spiegartelo. Abbiamo i minuti contati… Dio mio… Dio mio, non c’è più!

ANGELO - Che cosa?

ELEONORA - La valigia! Eppure l’ho lasciata qui, lo ricordo perfettamente…

ANGELO - Che t’importa delle valigie. Fanne a meno.

ELEONORA - (quasi piangente) Oh no, Angelo, no! È impossibile.

ANGELO - Perché no? Ti amo. Ti porterei con me anche se fossi nuda. Anzi, meglio…

ELEONORA - No, tu non sai… Debbo assolutamente trovarla! Aspettami qui.

ANGELO - E se entra qualcuno?

ELEONORA - È vero, nasconditi.

ANGELO - Dove?

ELEONORA - Torna nella cassapanca.

ANGELO - No! Solo a guardarla mi manca il respiro.

ELEONORA - (lo forza ad entrare nella cassapanca) Su, da bravo. È questione di un attimo.

ANGELO - (implorante) Soffro di claustrofobia!

ELEONORA - (lo spinge giù e chiude il coperchio) Giù, a nanna. Torno subito. (ed esce di corsa dalla porta n.1)

OROLOGIO Cu cù. Cu cù. (Angelo solleva il coperchio. È stralunato)

ANGELO - No, non resisto… Aria… aria… (esce dalla cassapanca e se ne allontana)

GREGORIO - (da fuori) Toc toc, si può? (Angelo si guarda intorno e rapidamente si infila nel camino, scomparendo. Contemporaneamente, dalla porta n.2 si affaccia Gregorio, guardingo) C’è nessuno? Meno male, via libera! (entra e si avvia in punta di piedi verso la finestra) Col cavolo che resto qua. Amelia me l’aveva detto: Anselmo è cretino, Anselmo t’inguaia. Aveva ragione… Rubare qua, fossi matto… (torna indietro, prende un soprammobile e se lo mette in tasca) Questo però me lo prendo. Per rimborso spese… (si dirige di nuovo verso la finestra) È adesso via. E tanti saluti, madama… (Ma quando sta per raggiungere la finestra suona l’allarme. Gregorio sobbalza spaventato e dal suo corpo cade una pioggia di posate d’argento evidentemente trafugate. Gregorio si confonde, annaspa, tenta di aprire la finestra, tenta di raccogliere le posate, tenta ancora di aprire la finestra. Si odono delle voci concitate. Gregorio prende il tappeto del tavolo e se lo mette sulla testa nascondendosi e coprendo anche la refurtiva. In perfetta sincronia si aprono le tre porte ed appaiono: dalla porta n.1 Anselmo in camicia da notte, dalla porta n.2 Pick, travestito da esploratore: calzoni corti e casco coloniale. Impugna una pistola. Dalla n.3 Max in pigiama e con la sciarpa annodata sulla testa. La sirena d’allarme cessa)

PICK - Ah! Eccolo! Ne ero sicuro! Coraggio, venite fuori… (Gregorio, da sotto coperta, fa cenno di no. I tre, simultaneamente, avanzano, verso Gregorio) Che cosa sperate? Siete in trappola ormai… Fuori, dico. (Gregorio idem, ma con più energia) PICK - Ah no! E allora… (afferra la coperta e con uno strattone scopre Gregorio. Le posate sono state recuperate. Gregorio, vedendo la pistola puntata, alza le mani)

MAX - Ma è lo zio Edmondo!

ANSELMO - Chi?!!!

PICK - (abbassando la pistola) Chi?!!!

MAX - Lo zio Edmondo. L’esploratore.

ANSELMO - (stralunato, non riuscendo a capire, si prende a schiaffi) No… no…

GREGORIO - (che si è immediatamente ripreso) Certo, sono lo zio Edmondo, l’esploratore. (a Pick) Lei è un collega?

SIPARIO

SECONDO TEMPO

Stesso ambiente. Qualche minuto dopo. Il tappeto è stato rimesso sul tavolo. Sono in scena Madame, Gregorio e Pick.

PICK - Zio, d’accordo. Esploratore, benone. Ma allora perché nascondersi?

GREGORIO - (piuttosto imbarazzato farfuglia) Ecco, vede, collega…

MADAME - (gli fa gli occhiacci. Subito) Non è un tuo collega, ma un investigatore privato, un piedipiatti.

GREGORIO - Vestito così?

MADAME - Il signor Pick è famoso per i suoi travestimenti.

PICK - (triste) Oh un tempo, madame.

GREGORIO - Dunque, dicevo…

MADAME - Zitto tu.

GREGORIO - Gli volevo spiegare…

MADAME - Spiego io. (a Pick) Lei dice di aver visto un uomo entrare dalla finestra…

GREGORIO - (spaventato) M’ha visto entrare dalla finestra?!

MADAME - (subito) Non te, Edoardo. Un altro. Ha visto un altro.

PICK - Oh, un altro, senza dubbio. Diverso aspetto, diversa corporatura. Ho buona vista e per fortuna…

MADAME - …è una notte di luna.

GREGORIO - Ma guarda che fortuna!

PICK - Una vera fortuna, altrimenti potevo cadere in un deplorevole equivoco.

MADAME - Come vede, tutto è chiarito.

PICK - Sì, però…

MADAME - C’è qualche però?

PICK - Ancora non capisco…

MADAME - Che cosa, che cosa?

PICK - Perché lui si è nascosto?

GREGORIO - (sorpreso) Perché mi sono nascosto?

MADAME - Perché? Si è nascosto?

PICK - Si è nascosto. Perché?

GREGORIO - E perché mi dovevo nascondere?

PICK - Non mi dirà che non si è nascosto.

GREGORIO - Chi si è nascosto?

PICK - Lei si è nascosto.

GREGORIO - Io mi sono nascosto?!

PICK - Certo che si è nascosto.

GREGORIO - (dà una pacca a Madame, ridendo) Dice che mi sono nascosto!

MADAME - (rabbrividendo al contatto) E perché ti sei nascosto? IJ

GREGORIO - Ma chi si è nascosto, lui si è nascosto.

PICK - Io mi sono nascosto?!

MADAME - E perché lei si è nascosto?

PICK - Ma non mi sono nascosto io, lui si è nascosto.

GREGORIO - Io mi sono nascosto?

PICK - E chi altri se no?

GREGORIO - Tutto il cucuzzaro.

PICK - E perché tutto il cucuzzaro?

GREGORIO - E quante se no?

MADAME - Umberto, smettila.

PICK - Credevo che il signore si chiamasse Edmondo.

MADAME - Sì, è il suo sesto nome, quello usato in famiglia. Umberto è il terzo.

GREGORIO - In effetti mi chiamo Eligio.

MADAME - I nobili si sa, sono insaziabili di nomi, addirittura ingordi.

PICK - Perché il signore è un nobile?! Senza offesa, ma non si direbbe.

MADAME - (dando un colpo sulla mano di Gregorio che si sta scaccolando) Cosa vuole? Venti anni di foresta vergine, si è un po’ inselvatichito. Ma nobile lo è: cugino di mio marito.

PICK - Capisco. (pausa) Però non ho ancora capito perché lui si è nascosto…

GREGORIO - Ricominciamo?

MADAME - (subito) Oh, ma è semplicissimo… (e da dietro alle spalle di Gregorio fa il cenno: è un po’ picchiato)

PICK - (squadrando Gregorio) Sì effettivamente… Questo spiega tutto.

GREGORIO - (stupito) Gli hai spiegato?!

MADAME - Sì, caro.

GREGORIO - E come hai fatto?! (sul corridoio avanza Eleonora con la valigia recuperata. Entra dalla porta n.3 e, vedendo gli altri, nasconde la valigia fuori della porta)

ELEONORA - Oh, guarda! Siete ancora qui?

MADAME - Perché, ti secca!

ELEONORA - Nooo, affatto. Solo pensavo che il signor Pick preferisse stare di là, a guardia della cassaforte.

PICK - Idea eccellente! (fa ratto di avviarsi)

MADAME - (agrodolce) Addirittura grandiosa! Aspetti, signor Pick, si sieda. (e fa sedere Pick sulla cassapanca)

ELEONORA - (convinta che nella cassapanca ci sia ancora Angelo, ha un’esclamazione di apprensione, come un singhiozzo)

MADAME - Che cos’hai?

ELEONORA - Niente.

MADAME - Sei impallidita.

ELEONORA - Ti sbagli.

MADAME - (a bassa voce, aspra) Io non ti capisco. Stai facendo di tutto per contrariarmi.

ELEONORA - Signor Pick! (gli porge una sedia) Signor Pick, perché non si siede qua?

MADAME - E perché dovrebbe sedersi là?! (Eleonora signhiozza) Hai il singhiozzo?

ELEONORA - No. (singhiozzo)

MADAME - Eleonora, che ti prende?!

ELEONORA - (decisa) Signor Pick, si alzi. È questione di vita o di morte.

MADAME - Eleonora, sei impazzita?!

ELEONORA - Signor Pick, la scongiuro.

PICK - (si alza e guarda sospettosamente la cassapanca) Ci sono dei buchi! È un nascondiglio?

ELEONORA - Ma che cosa dice?! È solo un caro ricordo. Ci dormiva il povero babbo.

PICK - Nella cassapanca?!

MADAME - Sì. Vede, mio marito soffriva di agorafobia, non riusciva ad attraversare una stanza senza avere dei capogiri.

PICK - (c.s.) E dormiva là dentro?!

MADAME - Era il solo posto dove si sentisse a suo agio.

GREGORIO - Isabella, non vorrei sembrarti indiscreto, ma come avete fatto al generare una figlia?

MADAME - Nei primi tempi di matrimonio avevamo una cassapanca a due piazze. Poi mi sono stufata.

PICK - (guarda con sospetto la cassapanca) Un tipo un po’ strano, suo marito.

MADAME - Proprio normale non direi.

PICK - (incredulo) E faceva l’esploratore?

MADAME - Certo! (indicando il ritratto) Lo guardi. Esploratore, come suo padre e suo nonno. Ci ha persino rimesso la pelle per fare l’esploratore.

PICK - (sempre più scettico) Scusi, sa, ma come può fare l’esploratore uno che ha persino paura di attraversare una stanza?

MADAME - È semplice: per corrispondenza. (Pick è colpito da un violento accesso di tosse, come se gli fosse andato qualcosa di traverso. Madame, risentita) C’è poco da tossire, sa. Lei non può immaginare quante ne inventano oggi per spillare quattrini alla gente. E Vilfredo, poveretto, doveva rispettare una tradizione di famiglia. (a Gregorio che si sta esercitando con una clava) Smettila tu di giocare a baseball.

PICK - E questi cimeli sono frutto delle sue esplorazioni sedentarie?

MADAME - Purtroppo. Si è mangiato un patrimonio per queste cianfrusaglie. La soffitta trabocca. Almeno fossero autentiche. Quando ho tentato di rivenderle ho saputo che erano state costruite a Portici, vicino Napoli.

GREGORIO - Oh. ma allora… (getta via la clava con disprezzo)

MADAME - Ma i cannibali no. Quelli erano autentici.

PICK - Dei cannibali in carne ed ossa?!

MADAME - E come se no? Di plastica!

PICK - Qui in casa?!

MADAME - Certo. Non ci fu verso di dissuaderlo, una vera fissazione. Voleva i cannibali, i cannibali. E non gliele bastava uno, ne ordinò una coppia. Lei non può immaginare quanto costa una coppia di selvaggi. Un prezzo da inorridire!

GREGORIO - Potevate scrivermi, ve ne spedivo un vagone.

MADAME - Purtroppo non avevamo il tuo indirizzo. Dopo il loro arrivo, io me ne andai di casa. Capirà: non sopportavo il lezzo. Quando tornai, i due animali erano scomparsi e Vilfredo pure. Trovai soltanto la sua dentiera e i piatti sporchi.

PICK - Come! I piatti sporchi?

MADAME - Eh già, si era messo in testa di civilizzarli. Li aveva abituati a mangiare nei piatti. (Eleonora, dopo un attimo, scoppia in un pianto accorato)

MADAME - Povera figliola, un ricordo atroce!

PICK - Madame, se debbo essere sincero non credo una sola parola di tutta questa storia

MADAME - Piccolomini, lei è solo un meschino, ottuso poliziotto. Lei ha un cuore di travertino. Può mai commuoversi di fronte a una tragedia come questa?!

PICK - Io credo invece che si voglia distrarre la mia attenzione per impedirmi di guardare là dentro. (Eleonora, sempre piangendo, corre a sedersi sul bordo della cassapanca)

MADAME - Lei vorrebbe ficcare il naso nella cassapanca?

PICK - Precisamente.

MADAME - E che cosa spera di trovarci? Il tesoro di Montezuma?!

PICK - (furbo) Chissà!

MADAME - Eleonora, alzati.

ELEONORA - No mamma, ti prego.

PICK - (gongolante) Vede!

MADAME - (ad Eleonora) Perché no?

GREGORIO - C’è qualcuno, c’è qualcuno. Mi fa ancora male il polpaccio.

MADAME - Eleonora, ti ho detto di alzarti!

ELEONORA - Oh mamma, a volte le apparenze ingannano.

MADAME - Quali apparenze? Che inganno?

ELEONORA - Uno vede un tipo strano e dice: ma guarda che tipo strano! E invece sbaglia.

MADAME - Perché sbaglia?

ELEONORA - Tutto normale. Normalissimo. Dipende solo dal mestiere…

MADAME - Eleonora, che stai dicendo?

ELEONORA - Al cuore non si comanda.

MADAME - Dove hai imparato queste stupidaggini?

ELEONORA - È la verità.

MADAME - Basta! Ti ordino di alzarti.

ELEONORA - Se tu riuscissi a capirmi…

MADAME - Eleonora, non farmi arrabbiare.

ELEONORA - (si alza e va verso la madre. Implorante) Oh, mamma, ti prego… ti scongiuro… non permettergli di aprire… (Pick con un balzo raggiunge la cassapanca, impugna la pistola, solleva il coperchio e lancia un grido selvaggio)

PICK - Uhà!

ELEONORA - (grida e si copre gli occhi) No! (Un attimo di sospensione. Gli altri si avvicinano alla cassapanca e guardano dentro: sorpresa)

PICK - Strano! Non c’è che questo. (e tira fuori un vaso da notte)

MADAME - Abbiamo lasciato tutto come un tempo. (Eleonora si scopre gli occhi e guarda anche lei)

ELEONORA - Eh?!!! (superato lo stupore, scoppia a ridere)

MADAME - Che c’è da ridere?

ELEONORA - Chissà cosa credevate di trovare! (si avvia verso la porta n.2)

MADAME - Dove vai?

ELEONORA - (cantilenando) Di là, di là, di là… (esce dalla n.2)

GREGORIO - (assalito dal dubbio) Sarà stato il pitale?

MADAME - A fare che?

GREGORIO - Ad azzannarmi il polpaccio.

MADAME - Orlando, non dire sciocchezze.

GREGORIO - (spiega a Pick) Orlando è il mio sedicesimo nome. Dopo Asdrubale e Cincinnato.

MADAME - Signor Pick, è soddisfatto? Ha saziato la sua curiosità?

PICK - Non sono un uomo che si arrende al primo insuccesso.

MADAME - Come? È ancora deciso a passare la notte qui?

PICK - Decisissimo.

MADAME - Pazienza, chiamerò il cameriere. (suona il campanello e chiama a voce molto alta) Anselmo… (dalla porta n.1 appare immediatamente Anselmo)

ANSELMO - Sì, madame.

MADAME - Stavate origliando?

ANSELMO - Oh no, madame.

MADAME - Siete saltato fuori come un tappo di champagne.

ANSELMO - Il mio zelo è proverbiale, madame.

MADAME - Preparate la stanza degli ospiti.

ANSELMO - (avviandosi verso la porta n.3) Subito, madame. (Anselmo apre la porta n.3 e si trova davanti la valigia)

ANSELMO - Oh cacchio!

MADAME - (si volta inviperita) Anselmo!

ANSELMO - (che ha sollevato la valigia, tenta di nasconderla dietro la schiena) Madame…

MADAME - Anselmo, di nuovo quella valigia! Quante volte vi debbo ripetere di metterla via?!

ANSELMO - L’ho fatto, madame.

MADAME - Se l’aveste fatto, non sarebbe ancora nelle vostre mani, non vi pare?

ANSELMO - (lamentoso) Questa valigia ha le gambe, madame. Cammina.

MADAME - Cercate almeno delle scuse meno idiote. Andate. E che sia l’ultima volta!

ANSELMO - Non dubiti, madame.(esce)

MADAME - (a Pick gentilissima) Le ho fatto preparare una stanza, così potrà schiacciare un sonnellino.

PICK - Oh no, madame, io veglio.

MADAME - (con finta soddisfazione) Ah, lei veglia!

PICK - Io veglio, sì.

MADAME - Edmondo… Edmondo. (lo scuote) Edmondo dico a te.

GREGORIO - Eh! Come? Con tutti i nomi che ho qualche volta mi confondo.

MADAME - Hai sentito? Lui veglia.

GREGORIO - Bravo. Così a nanna ci vado io.

MADAME - (secca) Eh no!

GREGORIO - Ma se lui veglia…

MADAME - Vegli anche tu.

GREGORIO - Veglio?!

MADAME - Vegli.

GREGORIO - Ma io non voglio vegliare.

MADAME - E invece vegli.

GREGORIO - Ma se veglia lui, io che veglio a fare?

MADAME - Non te ne ricordi?

GREGORIO - Mentre lui veglia?!

MADAME - Non preoccuparti di questo…

GREGORIO - (scuote Madame per un braccio) Oh…

MADAME - (rabbrividendo al contatto) Che cosa c’è?

GREGORIO - (indica Pick che si muove per la stanza come un bracco) Guarda…

MADAME - Signor Pick, che cosa sta annusando?

PICK - Ucci, ucci, sento odor di cristianucci.

MADAME - Da queste parti?

PICK - Credo proprio di sì. Se solo avessi il vestito adatto…

MADAME - (coglie l’occasione e gli apre la porta) Oh, ma se vuole cambiarsi, vada. Non faccia complimenti.

PICK - Grazie. Ucci, ucci, sento odor di cristianucci. (esce dalla porta n.2. Madame si dirige risolutamente verso Gregorio)

MADAME - Senta lei, come si chiama, innanzi tutto le proibisco ancora di mettermi le sue zampe addosso.

GREGORIO - Quali zampe?!

MADAME - Quelle appendici pelose che ha attaccate alle braccia.

GREGORIO - Quante storie! Se siamo parenti…

MADAME - Saremo parenti ma non siamo nella suburra!

GREGORIO - E che roba è?!

MADAME - Vada alla scuola serale e s’informi. Per il momento cerchi di comportarsi comme il faut…

GREGORIO - Questa l’ho capita!

MADAME - Meglio così. Ci è voluta tutta la mia abilità per porre riparo alle sue balordaggini.

GREGORIO - Io sono venuto per rubare, non per fare lo zio!

MADAME - Tra poco potrà rimettersi all’opera.

GREGORIO - Con uno sbirro tra i piedi?!

MADAME - Meglio. Sarà un colpo perfetto.

GREGORIO - Lei è matta.

MADAME - Nessuno potrà sospettare di niente. Sarà il capolavoro della sua vita.

GREGORIO - Non ci tengo.

MADAME - (sprezzante) Lei è un uomo senza ambizioni.

GREGORIO - Questo me lo dice anche Amelia.

MADAME - Sua moglie?

GREGORIO - Quasi.

MADAME - Amelia ha perfettamente ragione. Non ci si arresta di fronte al primo ostacolo.

GREGORIO - Il primo ostacolo?! Questo è un percorso di guerra. Ma poi, dico, bisogna essere pazzi: chiamare addirittura uno sbirro per complicare le cose.

MADAME - Perché? Lei crede che l’abbia chiamato io?

GREGORIO - Non è stata lei?

MADAME - Io lo nutrirei col veleno per i topi.

GREGORIO - E allora chi è stato?

MADAME - Non l’ha ancora capito?

GREGORIO - Veramente no.

MADAME - Allora lei è cretino.

GREGORIO - Tante grazie.

MADAME - Ad ogni modo, Pick lo sistemo io.

GREGORIO - Come?

MADAME - Barbiturici.

GREGORIO - Barbichè?

MADAME - Turici. Sonnifero. Vado a preparargli il beverone. Lei si tenga pronto. (Esce dalla porta n.3. Dalla porta n.1 si affaccia subito Anselmo. Gregorio ed Anselmo si corrono incontro e parlano tutti e due insieme, concitatamente, in un velocissimo concertato)

ANSELMO - Finalmente! È un’ora che cerco di parlarti da solo! Ma che succede? Io non ci capisco un’acca. Come mai conosci questa gente? Perché ti sei fatto scoprire? E chi ti ha dato questo vestito? Io impazzisco! E poi zio! Perché zio? Quando mai sei stato uno zio? E esploratore per giunta! Che idea ti è venuta? Se il viaggio più lungo che hai fatto è stato da Roma a Frascati! E come mai ti hanno creduto? Ma non capisci che così guasti tutto? Che mandi tutto a remengo! E tu stai a fare il buffone! Eh? Come hai detto? (stop)

GREGORIO - (contemporaneamente) Disgraziato! In che razza di guaio mi hai messo! Ma chi è questa gente? Chi abita questo manicomio di casa? E perché la vecchia vuol farsi derubare per forza? Tu devi saperlo, hai avuto tu questa bella pensata! Ma Amelia me lo diceva: Anselmo è cretino, non ti fidare. E il poliziotto, per giunta! Lo sbirro! Chi l’ha mandato? Chi ha fatto la spiata? Questo almeno dovresti saperlo! Perché non rispondi? Non ti ricordi che ho un cuore di ricotta? Che mi basta uno spavento per mandarmi al cimitero? Bell’amico! Bell’amico davvero, farmi morire di paura… Come? Che dici? (stop. Dalla porta n.3 entra Max, sempre in pigiama. I due si interrompono di colpo; assumendo un’aria indifferente)

MAX - Anselmo, dove posso trovare un cachet?

ANSELMO - Non saprei, signore.

MAX - Prima Eleonora mi ha fatto prendere delle compresse. Ha giurato che m’avrebbero fatto bene. E invece ho perso sangue dal naso. (querulo) Maledette compresse: sangue dal naso! (si avvia barcollando verso la porta n.1) Possibile che in questa casa non esista un cachet? Sto impazzendo dal dolore… (Gregorio ed Anselmo seguono con lo sguardo Max e, appena lo vedono uscire dalla porta n.1, riprendono immediatamente il concertato)

ANSELMO - Insomma, mi vuoi dire che diavolo sta succedendo? Come mai conosci questa gente? Perché ti sei fatto scoprire? E poi zio! Perché zio? Quando mai sei stato uno zio! E esploratore per giunta! E come mai ti hanno creduto? Ma non capisci che così guasti tutto! Rispondi. Perché non rispondi? (stop)

GREGORIO - (contemporaneamente) Mi vuoi spiegare almeno chi è questa gente? E come mai la vecchia mi aspettava? Eravate d’accordo? Eh sì, m’aspettava! E il poliziotto chi l’ha chiamato? Come ha fatto a sapere? E che diavolo sta cercando? E perché la vecchia mi tiene mano? Spiegati a1meno, perché non ti spieghi? (stop. Dalla porta n.2 entra Eleonora sempre alla ricerca di Angelo. I due si interrompono di colpo, si sorridono esageratamente)

ELEONORA - Anselmo…

ANSELMO - Signorina…

ELEONORA - Vi… Vi piacciono i film di Tarzan?

ANSELMO - (allibito) I film di Tarzan?! Ne vado matto.

ELEONORA - Anch’io. (con una risatina) E… niente, vero?

ANSELMO - Temo di non aver capito.

ELEONORA - Sì, dicevo… (imita l’urlo di Tarzan) Niente?

ANSELMO - (sempre più allibito, senza capire) No. Niente.

ELEONORA - (fra sé, uscendo) Dove accidenti sarà? (esce dalla porta n.1. I due riprendono immediatamente a litigare: stesso concertato)

ANSELMO - Eh già, non rispondi, fai il finto tonto. Ma io l’ho capito: tu vuoi fregarmi, vuoi fare il colpo da solo! Mi credi scemo, ma io ti spacco la faccia, sai…

GREGORIO - Ah, ma adesso ho ( Ah, ma adesso ho, lo Ah, ma adesso ho capito! Lo sbirro l’hai chiamato tu per mandarmi in galera e fregarti tutto il malloppo. Giuda! Ma io prima t’ammazzo! Io ti faccio a fettine… (Si trovano l’uno di fronte all’altro con il pugno alzato minacciosamente quando dalla porta n.2 entra con irruenza Max)

MAX - (disperato) Anselmo, almeno una tenaglia! (Anselmo e Gregorio rimangono immobili per qualche attimo, poi contemporaneamente, abbassano il pugno giocando a scassaquindici)

MAX - (guarda incuriosito) Che state facendo?

GREGORIO - Sto insegnando a questo deficiente un giochetto cinese.

MAX - Zio, ho un’idea!!

GERGORIO Tutto è possibile.

MAX - Lei che ha vissuto nella giungla certamente saprà dirmi come ci si libera dal mal di denti quando non si ha sottomano un dentista.

GREGORIO - Facilissimo. Si prende un filo di nailon, si lega intorno a un albero, meglio se è secolare. Poi si lega il dente. Fatto questo, si carica una pistola e si mette così, con la canna sotto il naso, pum, si spara, la testa va indietro e parte il dente.

MAX - (ci pensa un po’, poi) Mi manca l’albero secolare.

GREGORIO - Anche questo è vero.

MAX - Le stelle! Sto vedendo le stelle… (esce dalla porta n.3)

ANSELMO - Si può sapere almeno perché quel rammollito ti chiama zio?

GREGORIO - Non l’hai ancora capito?

ANSELMO - Veramente no.

GREGORIO - Allora sei cretino. (Dalla porta n.2 entra Madame portando due grossi bicchieri colmi di Coca Cola)

MADAME - Ecco fatto! Anselmo! Siete peggio di una mosca cavallina. Via, sciò. Tornate nella vostra stanza e restateci.

ANSELMO - Subito, madame. (esce con la coda tra le gambe dalla porta n.1)

MADAME - (poggia i due bicchieri sul tavolo) Ne ho preparati due per non dare sospetti. Il biberone è in questo. Stordirebbe un elefante.

GREGORIO - E l’altro per chi è?

MADAME - Per lei naturalmente.

GREGORIO - (riconoscente) Oh grazie! (e prende il bicchiere per bere)

MADAME - (lo ferma) Ma no, aspetti. Berrete insieme. Vado a rintracciarlo. (esce dalla porta n.1)

GREGORIO - Sì, col cavolo… (prende il bicchiere e beve un sorso, ma appare immediatamente sconvolto dal terrore, la bibita gli va di traverso, tossisce. Vorrebbe gridare aiuto, ma riesce solo ad emettere dei suoni inarticolati. La porta n.2 si è aperta lentamente ed è apparsa la testa di un leone. Gregorio con un balzo si addossa a una parete, afferra un arco che fa da trofeo, cerca maldestramente di incoccare la freccia e punta l’arco contro il leone)

GREGORIO - Buono là, sai… A cuccia…

LEONE (agita minacciosamente la testa e con suono lungo, lamentoso) Miaaao…

GREGORIO - Miao! Come miao?!

LEONE Miao miao…

GREGORIO - Ma che razza di leone bastardo sei? (Pick avanza carponi travestito da leone)

PICK - Ho imparato molte cose nella vita, ma a ruggire mai. Ognuno ha i suoi limiti.

GREGORIO - Ma guarda che scherzo da sbirro. Per poco non ci restavo secco.

PICK - Oh grazie! Erano anni che con i miei travestimenti non riuscivo più ad ingannare nessuno. Lei ridà fiducia ad un uomo demoralizzato. Mi permetta di abbracciarla, signor Teodoro. (si solleva in piedi e lo abbraccia. Dalla porta n.1 entra Madame portando un gran piatto di noccioline salate)

MADAME - (con bonario rimprovero) Signor Pick! Signor Pick! Lei sta saccheggiando il sacrario di famiglia! Venga qui, si sieda. (e lo fa sedere dalla parte del bicchiere col sonnifero) Visto che ha deciso di passare la notte in piedi, ho pensato di offrirle qualche cosa. Anche tu, Teodoro, perché non ti siedi? (Gregorio si siede ed allunga la mano per prendere il bicchiere, ma Madame glielo impedisce dandogli un col petto sulla mano)

MADAME - (a Pick) Prenda qualche nocciolina salata.

PICK - (dubbioso) Volentieri ma… forse non posso.

MADAME - Perché no? Mi offendo.

PICK - (incerto, si gratta la testa di leone) Lei mi mette in grave imbarazzo, madame.

MADAME - Non capisco perché. Teodoro, fai vedere al signor Pick Come mangi le noccioline.

GREGORIO - Subito. (prende una manciata di noccioline e l’ingozza)

MADAME - Sono buone?

GREGORIO - Ottime.

MADAME - (porgendo di nuovo il piatto a Pick) Vede! Coraggio.

PICK - Non avrebbe un’enciclopedia?

MADAME - Che cosa?!

PICK - Un’enciclopedia. Possibilmente la Treccani.

MADAME - Ma scusi, io le offro le noccioline e lei mi chiede un’enciclopedia. Non vedo che relazione c’è.

PICK - Eppure c’è.

MADAME - C’è?

PICK - C’è. Vede, madame, per il successo di un travestimento occorre osservare due regole fondamentali. La prima è di non dare nell’occhio, di mimetizzarsi con l’ambiente.

MADAME - E in questo lei ci è riuscito perfettamente.

PICK - Considerato il tipo d’uomo che vado cercando, credo proprio di sì. L’altra regola, la più difficile, è quella di calarsi nel personaggio, assumerne la mentalità, adottarne le abitudini. Chiunque può mascherarsi, ma soltanto i veri professionisti sanno osservare la seconda regola. Comprende adesso qual è il mio problema?

MADAME - Veramente no.

PICK - I leoni mangiano o non mangiano le noccioline?

MADAME - Ma le mangiano! Le mangiano. Le assicuro io che le mangiano. Non è vero, Teodoro?

GREGORIO - Certe scorpacciate!

PICK - Se lo dice lui… (prende delle noccioline e le mangia. Gregorio tenta nuovamente di afferrare il bicchiere, Madame lo colpisce sulla mano)

GREGORIO - Ma ho sete.

MADAME - Aspetta. Prendete ancora noccioline. (Gregorio e Pick continuano a mangiare noccioline)

ELEONORA - (da fuori, chiama disperatamente) Angelo… Angelo…

MADAME - (forte) Eleonora?! (Dalla porta n.2 entra Eleonora con una lunga tunica munita di ali, come quelle che portano i bambini nelle processioni. Avanza a piccoli passi, svolazzando, e fa un lungo giro intorno alla stanza guardando qua e là)

ELEONORA - (con diversa tonalità, talvolta canticchiando) Angelo… Angelo… Angelo… Angelo… (continua)

MADAME - (molto risentita) Vede, signor Pick, la sua mania è contagiosa.

PICK - Non vedo che cosa c’entro io con le tare di famiglia.

MADAME - (severa) Eleonora, di questo poi mi darai una spiegazione. (Eleonora conclude il suo giro e, sempre svolazzando, esce dalla porta n.3)

ELEONORA - (appena fuori, riprende a chiamare) Angelo… Angelo…

MADAME - (a Pick) Le sono piaciute?

PICK - Molto.

MADAME - (allegra) Bene. Adesso facciamo un bel brindisi con la Coca Cola.

GREGORIO - (assetato) Urrà!

PICK - (reciso) Oh no, questo è assolutamente impossibile! (Breve pausa)

MADAME - (impietrita) C’è un altro problema?

GREGORIO - Ma i leoni bevono la coca cola, altroche se la bevono!

PICK - Il problema non è questo.

MADAME - E quale sarebbe il problema?

PICK - (categorico) Il leone beve all’alba. Di questo sono assolutamente sicuro.

OROLOGIO Cu-cu, cu-cu.

PICK - Mancano ancora tre ore.

MADAME - Non dia retta a quell’orologio: è completamente pazzo.

PICK - Il mio segna la stessa ora.

MADAME - (a Gregorio, che ha preso il bicchiere) Alt! Che cosa fai?

GREGORIO - Bevo.

MADAME - No!

GREGORIO - Ma io non sono un leone come lui. Non ho orari fissi. Quando ho sete bevo.

MADAME - Ho detto di no.

GREGORIO - (articolando male le parole) Ho il palato come la carta assorbente. Non riesco più a muovere la lingua. Brucio.

MADAME - (gli toglie il bicchiere e lo poggia sul tavolo) Berrete insieme.

GREGORIO - (a Pick) Lei non può fare uno strappo alla regola?

PICK - (scuote energicamente la testa) Impossibile.

GREGORIO - Perché non si veste da dromedario? Ci sarà una pelle di dromedario in questo baraccone.

PICK - (tetro) Come dromedario berrei tra due giorni.

GREGORIO - (disperato) Ma è possibile che lei non abbia sete?!

PICK - Se debbo essere sincero ho una sete tremenda.

MADAME - (subito) Ancora noccioline?

PICK - (inorridito) Oh no, per carità! Meglio il Sahara.

GREGORIO - (furbo) Adesso ci penso io, le racconto come una volta riuscii a catturare un leone, sa come? Con la retina per le farfalle.

PICK - (incredulo) Lei scherza!

GREGORIO - Parola di Teodoro. Dunque… (lamentoso) Acqua, acqua… (prende il suo bicchiere e lo sposta) Io ero qua vicino al fiume, che perciò sembrava un fiume di birra. La birra aveva anche la schiuma, perché poco prima il fiume formava una cascata. (imitando il rumore dell’acqua) Sssc… sssc… sssc…

PICK - (ingoiando a vuoto, affascinato) La birra… con la schiuma…

GREGORIO - (spostando il bicchiere di Pick, come se fosse il leone della narrazione) Io dunque ero qua davanti al gran fiume di birra, quando sento dietro di me un gran rumore: patapom, patapom, patapom…

PICK - Un cavallo?

GREGORIO - Un leone.

PICK - Al galoppo?

GREGORIO - Un leone galoppone. Andava ad ingozzarsi, il fetentone, andava a riempirsi la pancia di birra. Cerco una pistola, niente pistola, cerco un albero, spariti gli alberi; non mi restava che la retina per le farfalle. (continuando a muovere i bicchieri) Il leone si ferma a due passi da me, a bocca spalancata. Io lo fisso negli occhi e dico: “Adesso ti frego io” e subito nascondo la retina dietro la schiena. La belva, incuriosita, mi gira intorno. Così “A-ha”, dico io, “ti piacerebbe!” e mi giro con lui in modo da tener sempre nascosta la retina per le farfalle. Il leone salta di qua, io salto di là. Il leone corre in avanti e io corro indietro e mi metto con le spalle contro una roccia. A questo punto che ti fa la bestiaccia? Spicca un salto e allora… (si gratta la testa, assalito dal dubbio) Io…

MADAME - (riferendosi al bicchiere preso da Gregorio) No, attento, quello non sei tu, è il leone.

GREGORIO - (preoccupato e dubbioso) Sei sicura? (prende l’altro bicchiere) Dunque il leone fa un salto e… Ma no, questo sono io, il leone è quest’altro.

MADAME - Stai facendo confusione. Ricorda bene. (muove i bicchieri) Prima il leone è saltato di qua e tu sei saltato di là. Poi il leone è corso in avanti e tu sei andato indietro. Quindi questo sei tu.

PICK - Ma scusate, che importanza ha?

GREGORIO - Altroché se ha importanza! Se il leone è questo, ha lui la retina per le farfalle. E io come faccio a catturarlo?

PICK - Secondo me il leone è questo.

MADAME - Vedi!

GREGORIO - Non diciamo sciocchezze! Il leone è venuto da questa parte, e io stavo qua, il leone si è fermato davanti a me, poi è saltato da questa parte.

PICK - (muovendo anche lui i bicchieri) Ma cosa state dicendo? Prima del salto c’è stato il giro. Il leone gira di qua e il cacciatore di là.

GREGORIO - (idem) Ma il leone prima di girare, si è fermato, e mi ha guardato negli occhi. Quindi questo sono io.

MADAME - Non dire corbellerie. Se il leone è venuto da questa parte come poteva trovarsi qui?!

PICK - (con la bocca impastata) Però non dobbiamo dimenticare che il leone era diretto verso il fiume di birra, che stava qui.

GREGORIO - (rimette i bicchieri nella posizione iniziale) E va bene. Ricominciamo da capo. È l’alba e io sto qui vicino al fiume di limonata, buona limonata, glu glu glu, e qui c’è la cascata, una cascata di birra fresca con tanta schiuma… (schiocca ripetutamente la lingua)

PICK - Senta madame, io me ne frego. Non resisto più… (prende il bicchiere davanti a sé e beve avidamente sotto lo sguardo attento degli altri due)

PICK - (con un gran sospiro di sollievo) Ah! Lei non beve?

GREGORIO - Io?! Ma certo! (e prende l’altro bicchiere)

MADAME - (lo riprende) Teodoro!

GREGORIO - Ha bevuto il leone.

MADAME - No, no, ha bevuto il cacciatore.

GREGORIO - Ma no.

MADAME - (a Pick, con un gran sorriso) Caro signor Pick, come si sente adesso?

PICK - (grattandosi) Ah, ristorato. Rinfrancato.

MADAME - Vedi.

GREGORIO - Non me ne importa niente. (e porta il bicchiere alle labbra)

MADAME - (severa) Teodoro!

GREGORIO - Con la sete che ho berrei anche il mercurio.

MADAME - (gli toglie il bicchiere) Te lo proibisco.

GREGORIO - Dov’è un rubinetto?

MADAME - La cucina è in fondo a destra.

GREGORIQ (correndo verso la porta n.1) Acqua… acqua… (esce)

PICK - (grattandosi energicamente) Non capisco perché non l’abbia bevuto.

MADAME - (subito offrendogli il bicchiere pieno) Lo vuole lei? Dato che è rimasto…

PICK - (continua a grattarsi) Oh no, grazie. (Dalla porta n.3 entra Eleonora, con aria afflitta, avvilita, portando le ali in mano)

ELEONORA - (si accascia su una sedia, sbatte le ali sul tavolo e scoppia in lacrime) Maledizione!

MADAME - Perché piangi adesso?

ELEONORA - Perché ho perso le ali.

MADAME - Pazienza, ti ricresceranno. Signor Pick, vuole smetterla di grattarsi in modo così indecoroso?

PICK - Mi scusi madame, ma questa pelle deve essere piena di pulci!

MADAME - Oh sì, ora ricordo. Quando avevamo i cani, era quello il loro giaciglio.

PICK - La mia pelle?!

MADAME - Mica la mia.

PICK - (grattandosi furiosamente) Maledizione… è un esercito…

MADAME - Senta, signor Pick, lei che ci tiene alla verosimiglianza, ha mai visto un leone grattarsi con le mani? Si ricordi della seconda regola.

PICK - Riconosco di meritare il rimprovero. Ma come posso fare?

MADAME - Che ne so? Muova la coda, cerchi di schiacciare le pulci coi denti.

PICK - Adesso ci provo. (prende in mano la coda e comincia a frustarsi maldestramente. Salta da una parte all’altra. Tenta anche di mordersi. Si strofina furiosamente contro uno spigolo. Poi scappa via urlando) No, basta, non resisto… (esce dalla porta n.2)

MADAME - (feroce) Tutto il sangue dovrebbero succhiargli. Essiccarlo come un baccalà. (si rivolge alla figlia) A noi due ora. Mi vuoi spiegare perché ti sei messa addosso quel camicione?

ELEONORA - Oh, lasciami in pace. Ho solo voglia di morire.

MADAME - Non è un buon motivo per metterti già in divisa. (Eleonora si alza e si dirige verso la finestra) Dove vai?

ELEONORA - Fa caldo. Apro la finestra.

MADAME - Aspetta, stacco l’allarme. Non vorrai far sussultare tutta la casa. (Eleonora apre la finestra e guarda ansiosamente di sotto) Che cosa guardi?

ELEONORA - La luna.

MADAME - Perché? È scesa in giardino?!

ELEONORA - (torna verso la madre) Oh, mamma, vuoi smetterla di tormentarmi? Sono già abbastanza avvilita per conto mio…

MADAME - Eleonora, tu sai in che rischio mi sto mettendo per te, per il tuo avvenire, e sembra che tu faccia di tutto per contrariarmi, per rendere le cose più difficili.

ELEONORA - So pensare da me al mio avvenire.

MADAME - Balle. Il diadema è l’ultima nostra risorsa, lo sai. A proposito, non vorrei che quel tanghero si fosse affogato. Vado a vedere che fine ha fatto. Uno più scimunito non mi poteva capitare. Oh, ma protesterò, altroché se protesterò. (esce dalla porta n.1)

ELEONORA - (subito torna alla finestra e chiama nella notte) Angelo… Angelo mio… (Dalla canna del camino cade una pioggia di calcinacci. Eleonora si volta spaventata. Appresso ai calcinacci, in una nuvola di polvere arriva Angelo, nero di fuliggine. Esce faticosamente dal camino) Angelo?! Amore, sei tu?

ANGELO - (poco convinto) Così dicono.

ELEONORA - Ero disperata. Ti ho cercato dappertutto. Ho avuto una tale paura… Presto, fuggiamo dalla finestra. Debbo togliermi questo affare. Aiutami. (si toglie la tunica e corre verso la porta n.3, la apre e resta costernata) Oh no!

ANGELO - Che fai? La finestra è là.

ELEONORA - È di nuovo sparita!

ANGELO - Che cosa?

ELEONORA - Eppure l’ho lasciata qui.

ANGELO - Non mi dirai che cerchi ancora quella maledetta valigia?!

ELEONORA - (dolente) Invece sììì!

ANGELO - Oh basta! Se non vieni via subito me ne vado da solo.

ELEONORA - Angelo… caro… ti prego… Adesso so dove cercarla. È questione di un attimo. (esce in fretta dalla porta n.2)

ANGELO - Accidenti alla valigia! Sta arrivando qualcuno… (Da fuori si sentono le voci di Madame e di Gregorio che parlano concitatamente. Angelo con un balzo raggiunge la cassapanca e ci si chiude dentro. Dalla porta n.1 entra Gregorio spinto da Madame)

MADAME - Insomma basta! Io non so come faccio ancora a sopportarla.

GREGORIO - Quante storie per un paio di uova!

MADAME - Un paio d’uova? Un banchetto! Un festino! Persino la bistecca.

GREGORIO - Quella non conta: è rimasta sul fuoco. (facendo l’atto di tornare, indietro) A proposito, si starà bruciando.

MADAME - Alt! Che cosa crede? Che rabbia invitata a cena?

GREGORIO - Quando lavoro mi viene fame. Amelia, di solito, mi prepara il cestino.

MADAME - Almeno stesse lavorando.

GREGORIO - Non per colpa mia. Io ce l’ho messa tutta.

MADAME - Oh certo. Un vero capolavoro!

GREGORIO - Se avessi potuto fare di testa mia…

MADAME - E che cosa le suggeriva la sua testa, sentiamo?

GREGORIO - (si concentra) Un momento!

MADAME - Anche l’attesa prima della rivelazione!

GREGORIO - (sempre concentrato) Ssst, silenzio…

MADAME - Insomma si può sapere che cosa avrebbe fatto?

GREGORIO - (fa un gran rutto. Si inchina goffamente) Pardon.

MADAME - Che schifo! Si è ingozzato come un maiale.

GREGORIO - Alla natura non si comanda.

MADAME - Sorvoliamo. Mi vuole dire adesso come pensa di risolvere la situazione?

GREGORIO - (impugna la clava) Altro che sonnifero. Io gli avrei cantato la ninna nanna con questa.

MADAME - È un’idea!

GREGORIO - Questa non fallisce mai.

MADAME - (euforica, canta) Lallà, trallalara lalleralallà! (brindisi della Traviata. Dalla porta n.2 entra in fretta Eleonora con la valigia. Vedendo gli altri, nasconde la valigia sotto un mobile)

ELEONORA - (contrariata) Ma voi state sempre qui!

MADAME - Non hai più voglia di morire?!

ELEONORA - No, mi è passata.

MADAME - Hai visto Pick per caso?

ELEONORA - No. A meno che non si sia travestito da sedia a dondolo.

MADAME - Adesso lo cerco io e glielo mando. Lei si tenga pronto. (si avvia verso la porta n.2. Si arresta di colpo) Oh, ma è inaudito! È incredibile! È… (Dalla porta n.1 entra Anselmo)

ANSELMO - Mi scusi, madame. Ho sentito odore di bruciato. Sono corso in cucina e ho trovato questa. (e mostra una bistecca carbonizzata)

MADAME - (furente) Anselmo avvicinatevi.

ANSELMO - (impaurito) Ma io non c’entro, madame. Non ne so niente…

MADAME - (c.s.) Vi ho detto di venire qui. Immediatamente.

ANSELMO - Eccomi, madame.

MADAME - Anselmo! Anselmo! Questa è una sfida, un affronto. Voi non siete un cameriere…

ANSELMO - Lo sono, madame, glielo giuro.

MADAME - Siete un rivoluzionario, un trotzkista.

ANSELMO - Pensavo peggio.

MADAME - Che cosa può esserci di peggio?! Voi state applicando la disubbidienza civile.

ANSELMO - Ma no, madame, le assicuro…

MADAME - Avete anche l’impudenza di negare?!

ANSELMO - Nego, madame.

MADAME - E allora guardate là.

ANSELMO - Non vedo niente, madame.

MADAME - Abbassatevi, inginocchiatevi.

ANSELMO - (si inginocchia, guarda sotto il mobile e vedendo la valigia scatta in piedi spaventato. Balbetta) Bla… bla-bla… bla…

MADAME - Prendete una buona volta quella valigia e fatela sparire.

ELEONORA - Mamma…

MADAME - Zitta tu. So io come farmi rispettare dalla servitù. Che cosa aspettate?

ANSELMO - La prego di esimermi da questo incarico, madame.

MADAME - E perché mai?

ANSELMO - Quella valigia ce l’ha con me. Mi odia.

MADAME - Scuse.

ANSELMO - Glielo giuro.

MADAME - Il vostro rifiuto non fa che confermare i miei sospetti.

ANSELMO - E va bene, la prendo. (prende la valigia tremando visibilmente)

MADAME - Perché tremate?

ANSELMO - (sussultando) E chi trema?!

MADAME - Portatela via.

ANSELMO - Ma questa volta non la lascio scappare. (esce dalla porta n.1)

ELEONORA - (disfatta si siede pesantemente sulla cassapanca coprendo i buchi per l’aria) Oh no!

MADAME - Vado a cercarle Pick.

GREGORIO - (alzando la clava) E io mi tengo pronto. (Madame esce dalla porta n.2. Angelo dall’interno della cassapanca bussa dei colpi. Eleonora scatta in piedi con un piccolo grido)

GREGORIO - Avanti! (non vedendo entrare nessuno) Non ha sentito bussare?

ELEONORA - No, non ho sentito niente. Potrebbe farmi un favore?

GREGORIO - Di che genere?

ELEONORA - Vada di là e dica ad Anselmo di riportare qui la valigia.

GREGORIO - (immobile, statuario) Mi dispiace. Sono in servizio. (Dalla porta n.3 entra Max con un pistolone in mano e un filo rosso nell’altra. Gemendo miseramente si dirige verso la porta n.1)

ELEONORA - Ci mancava l’imbecille! Dove vai con quella pistola?

MAX - In giardino.

ELEONORA - A fare che?

MAX - Ci sarà un albero secolare.

ELEONORA - A che ti serve l’albero secolare?

MAX - Chiedilo a lui. Ma che fa con quel bastone alzato?

ELEONORA - Non è un bastone, Max, è una clava. Tutt’altra cosa!

MAX - Ah… capisco.

ELEONORA - Avanti, torna a letto. Non puoi andare in giro di notte armato di pistola; ti raffredderai.

MAX - Il dolore mi sveglia continuamente. Ho sognato il mondo come un dente guasto.

ELEONORA - Non bisogna essere così pessimisti. Ci sono i fiori, ci sono le farfalle…

MAX - No. solo un grosso dente marcio.

ELEONORA - Vieni, ti accompagno.

MAX - Mi darai il bacetto della buonanotte?

ELEONORA - Ma certo. (Angelo dall’interno della cassapanca batte due colpi) Avanti. (ride) Che stordita! Questa volta è sembrato a me che qualcuno bussasse e invece… (bussa sul mobile) Ero io! (spingendo Max davanti a se) Su, a letto, a letto. (Max ed Eleonora escono dalla porta n.3 mentre dalla porta n.1 entra Madame con aria perplessa, e avanza di qualche passo in silenzio)

MADAME - Non c’è più! È andato via.

GREGORIO - (abbassando la guardia) Possibile?!

MADAME - Ho cercato in tutta la casa. Sparito.

GREGORIO - È una fortuna. (depone la clava)

MADAME - Avanti, si rimetta al lavoro. II fil di ferro ce l’ha?

GREGORIO - Quello non manca mai.

MADAME - Vada allora. Io resterò di guardia. Non mi fido.

GREGORIO - Vado?

MADAME - Vada.

GREGORIO - Vado. (esce dalla porta n.2. Alla finestra appare la testa di Pick che tossicchia per far notare la sua presenza. Madame, al colpetto di tosse, si volta e vedendo Pick emette un gridolino di sorpresa)

PICK - (togliendosi il cappello) Niente paura, madame; sono sempre io… (scavalca il davanzale ed entra. È vestito come un inglese fine ottocento: giacca corta, gilet, bombetta. Impeccabile) Sto ripercorrendo il cammino del ladro. Sherlock Holmes avrebbe fatto così. È un sistema infallibile. Non capisco come non ci abbia pensato prima. Evidentemente non avevo il vestito adatto.

MADAME - (tenta di chiamare) Coso… Come faccio a chiamarlo? Non mi ricordo il nome… (cerca affannosamente nelle tasche) Me l’ero scritto però! Dove sarà quel foglietto?

PICK - Dunque, il ladro scavalca il davanzale e si ferma. Poi, sospettando che ci sia un apparecchio antifurto, si getta carponi, così… (e di scatto si mette carponi mostrando il fondo dei pantaloni con un vistoso strappo) e lentamente lentamente passa sotto il raggio della cellula fotoelettrica senza far scattare l’allarme. (sempre carponi, controlla l’orologio) Quarantadue secondi esatti. Giusto il tempo perché io, correndo come un forsennato, possa raggiungere la porta d’ingresso e suonare il campanello, drin drin drin drin. (si alza) Il ladro scatta in piedi, si rende conto di essere stato scoperto e che fa?

MADAME - (cessando di cercarsi addosso) Niente, l’ho perso! Scusi se l’interrompo.

PICK - (molto gentleman) Prego, madame.

MADAME - Ricorda per caso come si chiama lo zio esploratore?

PICK - Oh no, ha tanti di quei nomi.

MADAME - Almeno uno. Comincia con T, mi pare.

PICK - Forse Tancredi?

MADAME - Dice?

PICK - Mah!

MADAME - Ci provo. (apre la porta n.2 e chiama) Tancredi… Tancredi… vieni un po’… Tancredino…

PICK - Dove ero rimasto? Ah sì, l’intruso sente suonare il campanello; fuggire dalla finestra non può, gli ci vorrebbe troppo tempo. Drin drin drin, il suono incalza. Gli resta una sola possibilità: nascondersi. Aha! Ci sono! È ancora qui, in questa sala. Ma dove? (indica la cassapanca) Là dentro no perché ci ho guardato. Forse dentro il sarcofago…

MADAME - (che ha atteso invano l’arrivo di Gregorio) Ma guarda se viene, il cretino.

PICK - (che ha guardato all’interno del sarcofago) Niente.

MADAME - (prende la clava e la maneggia con disinvoltura) Senta, lei si trattiene qui, vero? Non si allontana?

PICK - Oh no, certamente. La mia preda è qui, non me la lascio sfuggire.

MADAME - Torno subito. (esce dalla porta n.2 portando la clava)

PICK - (continuando ad indagare) Vediamo: là no, qui no… eppure è nascosto in questa stanza. Non aveva assolutamente il tempo di allontanarsi… (si avvicina al camino, raccoglie un calcinaccio. Esultante) Oho! Sherlock Holmes, padre mio spirituale, grazie. Calcinacci! Qualcuno li ha fatti cadere. Ci siamo. (accende una torcia elettrica, si infila nel camino e scompare. Dalla porta n.2 entra Gregorio con la clava nascosta dietro la schiena)

GREGORIO - (avanza fischiettando una marcetta, cerca da una parte, cerca dall’altra. Piano piano il fischio gli si spegne sulle labbra. Dalla porta n.3 entra Eleonora) Dove sta?

ELEONORA - Chi?

GREGORIO - (strizzando l’occhio) Come chi! Lui.

ELEONORA - Lui chi?

GREGORIO - Dice che sta qui.

ELEONORA - Lui?!

GREGORIO - Sì.

ELEONORA - Nooo!

GREGORIO - Vai, dice, sta là. Aspetta.

ELEONORA - Chi?

GREGORIO - Lui, lui.

ELEONORA - Lui chi?

GREGORIO - (spazientito) Chicchirichì!

ELEONORA - Chicchirichì?!

GREGORIO - Ma sì. Qui non si collabora!

ELEONORA - Oh senta, vada a farsi friggere.

GREGORIO - Perché no? Corro. (lascia la clava ed esce rapidamente dalla porta n.1)

ELEONORA - (corre ad aprire la cassapanca) Angelo?

ANGELO - (si solleva. In tono concitato, affannoso) Fammi uscire. Sa che sono qui. Mi scoprirà certamente.

ELEONORA - Chi?

ANGELO - Lui.

ELEONORA - Lui chi? (Dalla canna del camino cadono dei mattoni poi con gran fragore precipita Pick in una nuvola di fuliggine. Eleonora grida spaventata. Angelo si richiude nella cassapanca. Dal nuvolone spunta fuori Pick piuttosto malconcio, col viso nero di fuliggine)

ELEONORA - Signor Pick! Ma che faceva là dentro?

PICK - (spolverandosi) Sono arrivato fino al comignolo. Niente. È fuggito.

ELEONORA - Chi?

PICK - Lui.

ELEONORA - Lui chi? (subito) E non mi dica chicchirichì.

PICK - E perché dovrei dirle chicchirichì?

ELEONORA - Così, credevo.

PICK - Evidentemente ha cambiato nascondiglio.

ELEONORA - Oh, capisco… (con premura esagerata) Non vuole lavarsi? Sembra uno spazzacamino. La toletta degli ospiti è di là. Vada.

PICK - Grazie. Credo proprio di averne bisogno. (esce dalla porta n.3. Eleonora si precipita ad aprire la cassapanca, ma subito deve richiuderla perché dalla porta n.2 entra Madame)

MADAME - (tutta allegra) Allora, è fatta?!

ELEONORA - Che cosa?

MADAME - Gli ha cantato la ninna nanna?

ELEONORA - Mamma, che stai dicendo?!

MADAME - (vede la clava) Ancora no?! Dove sta quel tanghero?

ELEONORA - Che ne so? Cercava il chicchirichì.

MADAME - Ho capito! S’è infilato un’altra volta in cucina! (prende la clava ed esce dalla porta n.1. Eleonora apre la cassapanca)

ELEONORA - Presto, esci fuori.

ANGELO - (esce dalla cassapanca) Ma perché quel tizio ce l’ha con me? Che gli, ho fatto?

ELEONORA - Vieni.

ANGELO - Dove?

ELEONORA - Qui è pericoloso. Devo nasconderti da un’altra parte.

ANGELO - No, basta. Mi sono stufato!

ELEONORA - Ma se ti scoprono?!

ANGELO - Andiamocene allora. Che aspettiamo?

ELEONORA - Impossibile. Debbo prima trovare Anselmo. Vieni. (Lo prende per mano ed escono rapidamente dalla porta n.2. Si ode un gemito di Gregorio e subito dopo dalla porta n.1 entra Madame tirando Gregorio per un orecchio. Gregorio ha una salvietta annodata al collo e tiene da una mano una forchetta e dall’altra un piatto di fettuccine)

GREGORIO - (lamentandosi) Isabella… Isabella, mi fai male… Isabella, lasciami…

MADAME - Vuole fare il suo dovere o no? (gli toglie di mano il piatto e gli dà la clava)

GREGORIO - Sì, ma qui non si collabora. Mi hai detto che stava qui e qui non c’era.

MADAME - Se l’è fatto sfuggire. Dobbiamo trovarlo.

GREGORIO - (indicando la porta n.1) Allora io vado di qua e tu di là.

MADAME - No, qui ci vado io. Lei vada da quella parte. (Madame va verso la porta n.1, Gregorio verso la porta n.3. Davanti la porta si fermano. Si voltano)

GREGORIO - Di qua?

MADAME - Sì. E mi raccomando. (Escono contemporaneamente mentre dalla porta n.2 entra Pick. Ha in mano i pantaloni che aveva Gregorio all’inizio del primo tempo. Osserva attentamente lo strappo, lo confronta con lo strappo dei suoi pantaloni)

PICK - Strano… stranissimo… lo stesso strappo… Qualcuno è entrato dalla finestra, e, per non farsi scoprire ha cambiato abito… Ma chi? (dubbioso) Anselmo? (chiama) Anselmo… (esce dalla porta n.1. Entrano Madame ed Eleonora, la prima dalla porta n.2, l’altra dalla porla n.3! Parlano contemporaneamente, in tono alto e con ansia)

MADAME - Hai visto Pick?

ELEONORA - Hai visto Anselmo?

MADAME - Eh?

ELEONORA - Come? (di nuovo contemporaneamente c.s.)

MADAME - Hai visto Pick?

ELEONORA - Hai visto Anselmo? (un attimo di pausa)

MADAME - Io vengo da destra, ho la precedenza. Hai visto per caso Pick?

ELEONORA - No. E tu hai visto Anselmo?

MADAME - Sarà nella sua stanza.

ELEONORA - (avviandosi verso la porta n.1) Pick è andato di là prima, nella toletta degli ospiti.

MADAME - (avviandosi verso la porta n.3) Ah bene! (Escono. Dalla porta n.2 entrano Pick e Anselmo. Pick ha sempre in mano i pantaloni di Gregorio)

ANSELMO - Ma non sono i miei, le dico.

PICK - Provàteli.

ANSELMO - Guardi, non è la mia misura.

PICK - E di chi allora?

ANSELMO - (spaurito, balbetta) No-non lo so.

PICK - Perché tremate?

ANSELMO - E chi trema!

PICK - Ci sono! Lo zio fasullo! Non può essere che lui! (impugna la pistola)

ANSELMO - Ma no!

PICK - Sì invece. (esce dalla porta n.2)

ANSELMO - (si lancia di corsa verso la porla n.3 e chiama allarmatissimo) Gregorio… (Dalla porta n.1 è entrato Gregorio sempre armato di clava)

GREGORIO - Che vuoi?

ANSELMO - (fa un rapido dietro-front e corre verso Gregorio. È emozionatissimo e riesce a stento a parlare) Lo sbirro…

GREGORIO - Dove sta che l’accoppo?

ANSELMO - (c.s.) No… è lui che… (cerca di spiegarsi a gesti. Dalla porta n.2 entra Eleonora. Anselmo si ricompone)

ELEONORA - Anselmo, finalmente! Ho bisogno di voi. Venite con me. Presto. (Trascina via Anselmo ed escono insieme dalla porta n.2. Dalla porta n.3 entra Madame)

MADAME - Non l’ha trovato?!

GREGORIO - Macché!

MADAME - Eppure è in casa. Mia figlia l’ha visto. Non vorrei che avesse cambiato travestimento. Bisogna stare attenti.

GREGORIO - (avviandosi verso la porta n.1) Scommetto che si è nascosto in cucina.

MADAME - No! Da solo, in cucina, no. L’accompagno. (escono dalla porta n.1. Dalla porta n.2 entra Eleonora con la valigia)

ELEONORA - Oh, ce l’ho fatta! (guarda nel caminetto) Angelo… (guarda nella cassapanca) Angelo… Ma dove si sarà nascosto? (esce dalla porta n.3. Dalla porta n.2 entra Angelo. guardingo, battendo i denti)

ANGELO - Eleonora… Brrrr. Sto morendo di freddo! Eleonora… Questa casa è un labirinto… (esce dalla porta n.1. Dalla porta n.2 entra Anselmo)

ANSELMO - Gregorio… Ma dove è andato? (corre verso la porta n.3) Grego… (si trova di fronte a Pick che entra dalla porta n.3, sempre impugnando la pistola. Anselmo fa un immediato dietro-front e scappa dalla porta n.2)

PICK - Dove andate? Fermo! Fermatevi! (insegue Anselmo ed esce dalla porta n.2. Dalla porta n.1 entra Madame seguita da Gregorio)

MADAME - Era qui? Ho sentito la sua voce.

GREGORIO - Anch’io.

MADAME - (indicando la porta n.3) Lei vada da quella parte. Io cerco di qua. Questa volta non ci sfugge. (Gregorio esce velocemente dalla porta n.3. Madame si avvia verso la porta n.2 e si trova di fronte Eleonora che entra di corsa dalla stessa porta. Eleonora vedendo la madre ha un moto di sorpresa e cerca di fare dietro-front ma)

MADAME - Eleonora!

ELEONORA - (tenta di nascondere la valigia dietro la schiena) Sì, mamma.

MADAME - Dove vai con quella valigia?

ELEONORA - Quale valigia?

MADAME - Quella che tenti disperatamente di nascondere.

ELEONORA - (fingendosi stupita) Oh sì, la valigia! È sempre Anselmo che…

MADAME - Anselmo non c’entra. Adesso ho capito. Fammi guardare.

ELEONORA - Oh no! No, no. Ciao. (ed esce velocemente dalla porta n.2)

MADAME - (seguendola) Eleonora… Fermati… Eleonora… (esce. Dalla porta n.1 si affaccia Angelo)

ANGELO - (sottovoce) Eleonora… Dove sarà andata? (entra cautamente ed avanza in punta di piedi) Qui finisce male. (ha un brivido) Brrr, il meno che mi capita è una polmonite. (Dalla porta n.3 entra Gregorio, sempre armato di clava. Vedendo Angelo di spalle, trasecola)

GREGORIO - (stropicciandosi gli occhi) E questo da dove è uscito?! Dalle pareti?! (Angelo, con una mossa rapida, stacca dalla parete una maschera rituale e se la mette sul viso. Si volta verso Gregorio)

ANGELO - Borundo borundo…

GREGORIO - Borundo a lei. (Angelo accenna una danza rituale con salti e grida rauche e cerca così di raggiungere la porta n.2. Gregorio nasconde la clava dietro alle spalle e, ridacchiando, gli fa bonari gesti di intesa)

ANGELO - Uà… uà… uà…

GREGORIO - (ridacchiando) Eh no, sbirro… dove scappi?

ANGELO - (si ferma) Come?

GREGORIO - Mastro Pick… Furbacchione… (ride compiaciuto)

ANGELO - (ride anche lui; poi tutto allegro) Sì. Ma certo che sono Pick. Sto cercando il ladro. Dove sta, dove sta?

GREGORIO - Adesso ti faccio vedere io dove sta. Basta che ti allacci una scarpa.

ANGELO - Devo allacciarmi una scarpa?

GREGORIO - Sì. Che ci vuole? Uno si abbassa e si allaccia la scarpa. (un tempo)

ANGELO - Ma sono scalzo.

GREGORIO - (resta un attimo interdetto, poi) E che importa?!

ANGELO - Come che importa! Non ho le scarpe. Che mi allaccio, l’alluce?

GREGORIO - Affari tuoi. Potevi pensarci prima. Avanti, allacciati le scarpe.

ANGELO - Ma quali scarpe? Quelle che non ho?

GREGORIO - Certo, che c’è di strano? (un tempo)

ANGELO - Beh, se proprio insiste…

GREGORIO - Insisto, certo che insisto. (Angelo si china per allacciarsi le scarpe che non ha. Gregorio alza la clava per colpirlo sulla nuca. Dalla porta n.1 entra Eleonora con la valigia e, vedendoli, grida. Abbandona la valigia vicino la porta ed accorre verso gli altri due)

ELEONORA - Fermo! Ma che cosa fa? Oh, che imbecille! (togliendogli la maschera) Angelo!

GREGORIO - E questo chi è?!

ELEONORA - (a Gregorio) Idiota!

MADAME - (da fuori, chiama) Eleonora… Eleonora…

ELEONORA - Mia madre! Fuggiamo… (prende Angelo per mano ed escono insieme dalla porta n.3. Dalla porta n.2 entra Madame come una ventata)

MADAME - Oh lei, per fortuna! A me la botta in testa, a me!

GREGORIO - (sempre più balordo) Che vuoi?

MADAME - Non ha capito? Deve cantarla a me la ninna nanna. Un bel colpo sulla testa e poi mi lega su una sedia. Vado a procurarmi una corda. (si avvia verso la porta n.3 ma subito torna indietro) Ah, tenga, questa è la chiave della cassaforte.

GREGORIO - E che ci devo fare?

MADAME - Ma non ha capito? Non è più un furto, è una rapina. L’assicurazione paga lo stesso. Pick ha scoperto tutto, la sta cercando. L’ho convinto a cambiare travestimento. Se non facciamo presto, siamo rovinati. Ma che cosa aspetta?

GREGORIO - Non ti devo dare la botta in testa?

MADAME - Meglio dopo, a cose fatte. Non vorrei correre dei rischi inutili. (lo spinge verso la porta n.2) Presto. (Gregorio esce dalla porta n.2)

MADAME - Eleonora… Eleonora… (esce dalla porta n.3. Dalla porta n.1 entra Anselmo, indietreggiando velocemente)

ANSELMO - Dannato d’uno sbirro! Per fortuna, l’ho seminato… (inciampa nella valigia e fa un ruzzolone) Lo sapevo! È sempre lei, la maledetta! Mi perseguita. Ma adesso ti faccio vedere io, puttana d’una valigia. Là! (prende la valigia e la scaraventa fuori della finestra. Tutto soddisfatto) Oh, così sarà finita. La smetterà di starmi sempre tra i piedi. Svergognata! Crepa! (dalla finestra rientra la valigia e piomba sul pavimento. Anselmo sussulta, terrorizzato) Oh! No… Aiuto! (esce di corsa dalla porta n.1. Un attimo di pausa. Poi alla finestra appare la testa di Gigetto)

GIGETTO - Che fiji de… A valigiate su la capoccia. Bella accojenza! (si solleva e scavalca il davanzale. Chiama) Ehi, signora… Non c’è nessuno? Guarda qua, pure er sette sui carzoni. E che sette! Un sette maiuscolo… Signoraaa… (Dalla porta n.3 entra Madame portando una corda)

MADAME - E lei chi è?!

GIGETTO - Come chi sò. Sò er ladro. Non m’aspettava?! (si affaccia alla finestra e comincia a tirare su con una corda gli attrezzi da scasso)

MADAME - Lei è il ladro?! (Dalla porta n.2 entra Gregorio con un grosso astuccio foderato di velluto. Fa salti di gioia)

GREGORIO - (giubilante) Fatto! Tutto fatto! Mezzo miliardo! Caviale e champagne!

MADAME - (verso Gregorio, sottotono) Che mascalzone!

GREGORIO - (sempre euforico) Coraggio, la botta in testa, adesso!

MADAME - (furente, sottotono) Farabutto!

GREGORIO - Non la vuoi più? Pazienza! Anche se te l’avrei data volentieri. Ti saluto. Io me la batto… (si avvia verso la finestra e si trova faccia a faccia con Gigetto)

GIGETTO - (piacevolmente sorpreso) Gregorio!

GREGORIO - (idem) Gigetto!

GIGETTO - E tu che ce fai qua?!

GREGORIO - Ma guarda, dopo tanti anni… (si abbracciano calorosamente)

GREGORIO - Isabella, ti presento Gigetto, marchese di Rebibbia.

MADAME - Se non la smette, le do un tale calcio nel sedere che la mando dritto dritto tra le braccia di Amelia.

GIGETTO - A proposito d’Amelia! Che fa? Batte ancora?

GREGORIO - No, s’è accasata. Adesso scappo. Ci rivediamo. Madama qui è stata tanto gentile, ho fatto un colpo da mezzo miliardo…

GIGETTO - Il diadema della regina?

GREGORIO - Come lo sai?!

GIGETTO - Ma è falso.

GREGORIO - (apre l’astuccio) Falso? (Si ode una fragorosa marcia di cornamuse e subito dopo dalla porta n.2 appare Pick, vestito da scozzese. Pick entra marciando con passo marziale e trascina con una lunga fune qualcosa o qualcuno)

PICK - Vittoria! Vittoria! (si arresta come ad un alt. Tira la fune ed entra Angelo con le mani legate) Come vede, Madame, avevo ragione io.

MADAME - E questo dove lo ha pescato? In cineteca?!

PICK - Via, Madame, lei sa benissimo chi è.

MADAME - Mai visto: glielo giuro.

PICK - Può anche darsi che lei non lo conosca, però sa bene perché si è introdotto qui. Lo ha chiamato lei.

MADAME - Io?!

PICK - Sono anni, madame, che lei vive a spese della nostra compagnia di assicurazioni: le sono capitati i più strani accidenti. Siamo anche informati della sua situazione finanziaria; se ogni ipoteca risultasse da una striscia nera, questa villa somiglierebbe a una zebra.

MADAME - Non è colpa mia se mio marito giocava ai selvaggi: un gioco piuttosto costoso!

PICK - Perciò lei ha trovato il sistema di sbarcare il lunario con le più svariate assicurazioni. Questa volta sperava addirittura di raddoppiare il capitale. Una volta assicurato il diadema, bastava simulare il furto e il gioco era fatto. Ma io stavo all’erta e ho catturato il ladro.

ANGELO - Io, un ladro?! Ma quest’uomo è pazzo. (Dalla porta n.3 entra Eleonora e corre verso Angelo)

ELEONORA - (in un grido) Angelo! Angelo mio…

MADAME - Adesso capisco perché svolazzavi tanto.

ELEONORA - (a Pick) Perché lo ha legato?

P1CK È un ladro.

ELEONORA - (scioglie Angelo) Non dica sciocchezze! È il mio uomo. Sì, mamma, è il solo uomo che io mi senta di amare.

ANGELO - Sono un Tarzan turistico, signora. Lavoro allo zoo-safari. Un mestiere onesto.

ELEONORA - Quando l’ho visto la prima volta dondolarsi su un albero, quando ho sentito il suo lungo ululato, ho provato un brivido lungo la spina dorsale.

MADAME - Mi tolga una curiosità: lei va sempre in giro mascherato a quel modo?

ANGELO - No. È Eleonora che mi preferisce così. Solo così mi trova irresistibile.

MADAME - È tutta suo padre. Ha i selvaggi nel sangue. A quanto pare, signor Pick, lei ha preso un grosso abbaglio.

PICK - (poco convinto) Ma allora perché è entrato dalla finestra?

ELEONORA - Questa notte dovevamo fuggire insieme.

MADAME - Tu sei impazzita! E Max? (Dalla porta n.3 entra Max con una borsa per l’acqua calda sulla guancia)

MAX - (gemendo) Eccomi. Chi mi vuole? Dio mio, quanta gente!

ELEONORA - Senti, Max. È bene parlarci chiaro…

MAX - (evitandola) Scusami, scusami. Debbo prima trovare qualcosa che mi faccia passare il dolore.

GIGETTO - Vuole un cachet?

MAX - Oh grazie… lei è il mio salvatore.

PICK - (notando Gigetto) Questo signore non ricordo di averlo mai visto. Da dove è arrivato? (scruta Gigetto con aria indagatrice)

GREGORIO - È un amico mio. Anche lui esploratore.

MAX - (prende il bicchiere di Coca Cola rimasto sul tavolo e l’assaggia) Coca Cola. Buona! (ingoia il cachet e beve avidamente tutta la Coca Cola)

PICK - (continuando ad ispezionare Gigetto) Anche lui ha lo strappo sui pantaloni. Non ci capisco più niente! Scusi tanto, madame: per entrare in questa casa si usa anche la porta?

MADAME - Come no? L’ha usata lei stesso.

PICK - Cominciavo quasi a dubitarne.

MAX - (liberandosi della sciarpa e della borsa dell’acqua calda. Felice) Meraviglioso! Che effetto prodigioso! Come d’incanto è passato il dolore… Eleonora… amore mio… (stramazza al suolo)

PICK - Che gli è successo?

MADAME - Oh niente. Un colpo di sonno. (Dalla porta n.2 entra Anselmo emozionatissimo)

ANSELMO - Ma-madame…

GIGETTO - (piacevolmente sorpreso) Ma guarda chi c’è! Pure Anzermo!!

MADAME - Non lo sapeva? Questo è il parlatorio delle carceri madamentali. Avanti, che volete?

ANSELMO - Qualcuno ha svaligiato la cassaforte!

MADAME - È terribile!

PICK - Sotto il mio naso? Ma come è possibile?! (si precipita fuori uscendo dalla porta n.2)

MADAME - Ho un’idea! Il diadema! Quello vero. Ma sì, forse possiamo farcela ancora. (a Gigetto) Lei venga con me. (esce con Gigetto dalla porta n.3)

ELEONORA - (ad Angelo) Presto, andiamo via. (si avviano di corsa verso la porta. Angelo si ferma e torna indietro)

ELEONORA - Che fai?

ANGELO - Prendo la valigia. Visto che ci tenevi tanto… (prende la valigia ed esce con Eleonora dalla porta n.1)

ANSELMO - Hai fatto il colpo, perché non scappi?

GREGORIO - Fregnone! Proprio un bel colpo! Guarda qua: fondi di bicchiere.

ANSELMO - È falso?!

GREGORIO - Quello vero ce l’ha madama. Voleva truffare l’assicurazione. (Dalla porta n.3 entra Madame come una furia. Gigetto la segue)

MADAME - Dov’è mia figlia?

GREGORIO - È scappata con Tarzan.

MADAME - E la valigia?!

ANSELMO - Per fortuna se la sono portata via.

MADAME - Oh la ladra! Oh l’assassina! Rincorretela, prendetela! (da fuori, il rombo di un’automobile che si mette in moto e parte a gran velocità) Mi ha rubato il diadema!

ANSELMO - E GREGORIO - Cosa?!

MADAME - Sì, e l’aveva nascosto nella valigia.

ANSELMO, GREGORIO - e GIGETfO Ehh?!! (Gregorio con un balzo si avventa su Anselmo e gli addenta un orecchio)

ANSELMO - Aiuto… lasciami… che ne potevo sapere?

GREGORIO - Cento volte l’hai avuto in mano, cento volte…

MADAME - (chiama a gran voce) Pick… signor Pick… (Dalla porta n.2 entra Pick)

PICK - Sì, madame.

MADAME - Insegua mia figlia. È lei la ladra. Ha rubato lei il diadema.

PICK - Se è così, la cosa non mi riguarda.

MADAME - Ma come?!

PICK - Non lo sa? L’assicuratore non risponde dei danni causati dai familiari.

MADAME - (disperata) Oh che disastro! Oh che rovina! (prende a calci Max) E questo cretino che se la dorme!

MAX - (semiaddromentato) Eh? Come? Il mal di denti… Nooooo! (riprende a russare. Madame piange)

GREGORIO - (le porge l’astuccio) Consolati. Te lo regalo.

MADAME - Ma…

PICK - Ma…

MAX - (sollevandosi) Ma…

TUTTI (cantando) Ma per fortuna è una notte di luna

la cruna, la duna, la piccola bruna,

la piccola bruna che innaffia la luna,

la cruna, la bruna, con tanta fortuna

la cruna, la duna,

la duna, la cruna… (Si prendono tutti per mano, ballano e cantano il ritornello)

SIPARIO