Ma sempre la stessa arcigna suocera?!

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Due mogli e la stessa suocera

 

MA SEMPRE LA STESSA ARCIGNA SUOCERA?!

                             

  DUE ATTI COMICI(4/6D+6/8U-scena unica) DI PASQUALE CALVINO (Posizione SIAE n. 180 531) e GIULIA DI NOLA (Posizione SIAE n. 251518)-

Originariamente collocato nel salernitano e poi nel piacentino può essere ricollocato in qualsiasi regione. Qualche battuta può essere riadattata, eliminata direttamente dal regista o chiedendo all'autore.

(esiste anche in traduzione-adattamento napoletano chiedendo a: calvinopasquale@gmail.com

 

                                                  Numeri di posizione SIAE :  180531 e 251518

 

Personaggi

1m-Enrico Dupal, il genero

E’ uno scrittore, ideatore di programmi televisivi, paroliere (fallito, vive solo di rendite). E’ sposato con Diana la cui famiglia, suocera pestifera e suocero di buon carattere, vivono nella bella villa di Enrico a Borgonovo.

                     2m- BERNARDO -Bovergogna, il suocero: è il padre della seconda moglie…è solo perché la moglie Bernarda fuggi con un militare…

3m- CARLO -Chamisa, l’amico di Enrico, fotografo e operatore video spera di diventare un grande regista come Fellini..ama Diana che vorrebbe fotografare in ogni posizione.

4m- CORNELIO -Cornullone, lo zio di Enrico

1f-M.meBONIFACIA BONAVENTURA -  , la suocera- vera istrice-isterica e aggressiva.

2f-Diana, prima moglie…stupidina ascolta e ubbidisce in tutto alla mamma Bonifacia

3f-Gabriella, seconda moglie di Enrico…colta, ama i poeti, scrittori…

4f-Vittoria, cameriera

5f-Marietta detta Rosetta –cuoca (vera amante della buona cucina)

5m-IOLANDO CARCIOFO-Un contadino arrabbiato

6m-Alcibiade –contadino gentile

6f-contadinella arrabbiata

7m-Ciro –medico-fratello di Carlo e amico di Enrico

8m-Paolo-marito di Bonifacia, padre di Diana,

                         

TRAMA

PRIMO ATTO

Il sipario si apre con il sottofondo della canzone: “ta vuò fa fa nà foto”o altro brano comico. L’ azione si svolge nelle vicinanze di Borgonovo, nella villa di Enrico, (scrittore, poeta, commediografo un poco fallito) che ha sposato Diana. In casa degli sposi vive anche la suocera Bonifacia, acida, isterica, arrogante, rompiscatole, saccente, dispettosa, spirito di contraddizione… e il marito Paolo,  di ottimo carattere ma che per una forte emozione diventerà muto.

Carlo, amico di Enrico, fotografo e cineoperatore è innamorato di tutte le donne di Enrico e dell’attuale moglie Diana che costantemente frequenta assieme al fratello Ciro, medico e attore filodrammatico: Ciro accompagna il fratello e per non dare nell’ occhio ai malevoli e anche per parlare di teatro con Enrico. Una telefonata sbagliata (o altra emozione) determina il mutismo di Paolo, che era stato sempre poco ascoltato, poco considerato, poco capito e rispettato in particolar modo dalla moglie Bonifacia.

L’ acidità di Bonifacia determina la rottura tra Enrico e Diana per cui poi  marito e moglie giungono al divorzio.

 Bernardo e la figlia Gabriella, vorrebbero trasferirsi a Borgonovo e comprare la villa di Enrico che accetta la vendita, essendo ormai separato.

La frequentazione di Enrico, ormai divorziato, con Gabriella determina il loro amore e matrimonio…

SECONDO ATTO

L’ azione si svolge sempre nella ex villa di Enrico, ora di proprietà di Bernardo, il  suocero di Enrico, padre della seconda moglie Gabriella.

Il sipario si apre sulla musica del “Cancan”…Gli sposi sono soli perché papà Bernardo, sempre in cerca di avventure femminili, è andato in viaggio di piacere in montagna dove incontra Diana con la madre Bonifacia e il padre muto…si  innamora di Diana, la sposa e la porta alla sua villa di Borgonovo per farla conoscere alla figlia e al genero, non sapendo che è stata la prima moglie del genero, al quale aveva giurato :”Le donne? Ne prenderò ancora cento e una ma non ne sposerò alcuna”…e non aveva quindi mantenuto fede alle promesse.

Poiché aveva giurato di non sposarsi mai più…si reca alla villa da solo per preparare la figlia e il genero alla venuta e conseguente coabitazione della sua fresca sposa Diana, della suocera Bonifacia e del suocero muto.

Atto Primo

Salotto-Studio riccamente arredato. Grande Tv a sinistra, pianola a destra. Sul fondo, grande veranda che si apre sul giardino. Porte laterali in secondo piano. Sul fondo, a sinistra, libreria; a destra a piacere(strumenti musicali, busti e ritratti di musicisti celebri..). A sinistra, in primo piano, tavolo da lavoro,  carico di libri, spartiti, carta da musica ecc. Soprammobili, oggetti d’arte.. (Oppure tutto secondo la fantasia del regista e dello scenografo)

Scena prima

CIRO,CARLO, DIANA.

(Prima dell’ alzarsi del sipario si sente la canzoncina napoletana: “Ta vuò fa fa nà foto”…All’alzarsi del sipario, Ciro sta posizionando delle luci per le fotografie.

CIRO: non ce la faccio più, questa vita non è per me: ospedale, visite private e quando ho un poco di tempo libero devo venire a mantenere la candela a mio fratello Carlo, il grande fotografo, che al suo ritorno da un viaggio, si è perdutamente innamorato della moglie del suo migliore amico. Faccio il medico, guadagno tanto, ma non ho mai  tempo per me…questa non è vita…è una corsa a ostacoli…

CARLO (Con in mano una fotocamera tira Diana tenendola per mano e scatta di continuo, mentre parla, foto con flash…) La fotografia è un’arte come lo è la pittura: è liricità, è momento statico-contemplativo ricco di pathos e di sensazioni erotico-visive. Girati verso sinistra, bene! Alza leggermente la testa, anche la gonna, là, stupenda! Ora sorridi, perfetto!(scatta foto) Non muoverti! (Rialzandosi) Dio mio, come sei bella! Ah! Ci vorrebbe un passerotto sulla tua spalla. Esiste un quadro famoso: ”La dama con l’ermellino”. Io vorrei fotografare te “La donna col passerotto” …mi ricorderebbe tanto Catullo: “Passer, deliciae meae puellae quicum ludere, , quem in sinu tenere…(Passero delizia della mia fanciulla, col quale gioca, che tiene in seno…),(si inorgoglisce)… Oh come sono colto!… (Diana fa gesti)…il passero che uccello meraviglioso!…Poi c’è anche un altro uccello con la radice passer…la passera scopaiola…inoltre  mi ricordo anche “Il passero solitario” di Leopardi… un uccello e una parola… lemma, verbo  di grande bellezza e tenerezza…(mentre scatta foto)…pensa a questa immagine:… il passero e la passera nel loro nido con  i loro pulcini … che visione stupenda!!!…(scatta la foto…)Io passerei l’intera vita a vederti sorridere magari  su una passerella,  in una sfilata di intimo  di alta moda… dovresti essere anche qui  meno vestita”, ma dovrò  chiedere a tuo marito, mio grande amico, di fotografarti così come ti ha fatto la tua mamma: IGNUDA…non so se  potrà capire, comprendere la grandezza e l’innocenza della mia arte perché l’arte è nuda…perché è la verità…tu dovresti essere nuda…così come è la bellezza della verità…

DIANA: Nuda…no…il nudo no…la verità?!!…Ma non farmi ridere!

CIRO: Alt…ascoltate…Ho piazzato le luci, ora dovrei andare in ospedale, posso lasciarvi soli?  Non è che fate sciocchezze tipo nudi e  spogliarelli?

CARLO: Ciro, fratello caro, grazie di tutto, va’ pure in ospedale. Sono stoico, lo sai: guardo, desidero e non tocco. (Ciro esce) Ah! Diana, perché ti sei sposata?

DIANA: E’ la mamma che lo ha voluto, io ho solo obbedito: la memè è la memè…la mamma è la mamma! Ora sono la moglie di Enrico.

CARLO: Enrico, il mio migliore amico! Ma cosa ho fatto di male per avere un destino così avverso? Tra l’ amore e l’ amicizia, chi vincerà? Potrebbero coesistere amore e amicizia???..Si dovrebbe essere meno possessivi…più poliamorosi…Altrimenti tra il mio amore per te e la grande amicizia per tuo marito…chi vincerà?

DIANA: Questo non lo so, però posso chiedere ad Alcibiade e sua figlia, i nostri giardinieri: lei legge le carte e prevede il futuro; il padre fa lo sciamano. Sarebbe stato più semplice se mi avessi sposata tu.

CARLO: Ma non ti conoscevo!

DIANA: Non è colpa né mia, né tua!

CARLO: (Prendendole la mano) Ah, Diana, Diana!

DIANA: (Ritirando la mano) Attento o salta la composizione fotografica!

CARLO: Tu mi ami?

DIANA: Dio mio, non mi dispiaci…Mia nonna diceva che la donna deve essere bella ma l’uomo deve essere sette volte più brutto del diavolo per sposarlo..

CARLO: Ah! Bel complimento!

DIANA: Vorrei poterti amare liberamente,  ma sono sposata e dovremmo contenerci evitando soprattutto che scoprano il tuo amore…Dovrebbe essere solo un amore platonico, contemplativo…

CARLO: Sì, hai ragione, non parliamone più! Ora so cosa  mi resta da fare...

DIANA: Ti resta da controllare l’inquadratura, mio povero Carletto. Pensami solo col cuore!

CARLO:  Devo smettere di incontrarti, bisogna che io parta: “occhio che non vede, cuore che non duole”.

DIANA: Giusto. Attenzione, mio marito!

CARLO: (Tornando precipitosamente sotto il drappo) Non muoverti! Scatto: uno, due, Cheese. Di’  “cheese”.

(Entra Enrico e si mette fra i due)

Scena seconda

CARLO, DIANA, ENRICO.

ENRICO: (Entra dal fondo declamando: To be or not to be.. Essere o non essere… ) To be..(sente Cheese) or not  to be (si risente Cheese). Essere formaggio o non esserlo? Chi ne desidera?

DIANA: Oh, Enrico!

CARLO: Cheese si pronuncia per sorridere, accidenti! Ora dobbiamo ricominciare! 

ENRICO: Ancora tu? Come sei noioso con le tue fotografie! Ti s’incontra dappertutto. Un giovane che ha 10.000 euro di rendita al mese, che passa la vita a far foto e ritratti: e che ritratti! Senti un poco, Diana, moglie mia, ho trovato una trama per una commedia comica, mi sembra molto valida.

CARLO: (Con la fotocamera) Uno, due, tre...

ENRICO: (Battendo il tempo) …son le cose piacciono a me. Quattro...

CARLO: Mi riferivo agli scatti, ne ho ancora molti da fare. Pronta? Uno, due… fatto. Sai, si deve cogliere il momento propizio se vuoi ottenere foto con un notevole contenuto espressivo.

ENRICO: Perché non fotografi il coyote…cioè  mia suocera?! Puoi fotografarla come credi, in tutte le posizioni che vuoi, gli animali sono fotogenici.

DIANA: Oh, che dici! La mamma non chiede di meglio!

ENRICO: E dov’è? Non la vedo dalla colazione la nostra eccellentissima Bonifacia Bonaventura! Bonifacia, che nome! Malifacia  Malaventura…si doveva chiamare! Avremmo avuto una vita serena senza quella rompiscatole di tua madre!

Sempre fra i piedi, inamovibile! Eppure tutto cambia: i presidenti, i papi, pure le mode passano; tutto scorre, ma la mia suocera resta! Cosa devo fare per non vederla più? “T’odio o arcigno coyote”

CARLO: Che lirismo!

DIANA: Ma in definitiva di cosa puoi rimproverarle?

ENRICO: Tutto le rimprovero! (A Carlo) E’ acida, scontrosa, saccente, criticona, isterica e soprattutto gode di ottima salute.

CARLO: Oh! oh! Questa poi...

DIANA: Enrico, come osi parlare così della mia mammina?! Mi ha messa al mondo, allattata, cresciuta, educata, istruita. E tu te ne vorresti liberare per sempre.

ENRICO: Non dico per sempre, ma almeno la potremmo allontanare affidandola a una casa di riposo! Chi la prenderebbe, chi la sopporterebbe!? Sarei disposto anche a pagare una retta altissima. Poi dovrebbe seguirla anche suo marito. Lui, invece, è una persona deliziosa, dolce, mite, simpatica. Ottimo cuoco, tra l’altro! Come ha fatto a sposare un istrice del genere!?

CARLO: Il signor Bonaventura non Io vedo mai. E tu?

ENRICO: E’ un artista, una persona discreta, dispone di una sua stanza, al mattino aiuta a cucinare, scrive, ha il suo pc e naviga su internet. Insomma, non si vede e non si sente, l’opposto della strega.

DIANA:  E’ anche un bravo cantante!

ENRICO: Era, ora la voce l’ha abbandonato. Senti, sta ascoltando “Vita spericolata” di V. Rossi, solo soletto e senza la iena ridens!

CARLO: Non esagerare! A me non sembra che la signora Bonifacia sia poi così urticante come vuoi farci credere.

ENRICO: Il tuo non è un comportamento da amico, eppure ci conosciamo da un decennio. “Bonifacio VIII” mi aggredisce verbalmente e fisicamente: ho le prove dei suoi vilipendi! Guarda, guarda qui, ho ancora le 5 dita della zampa stampate in viso! Ieri sera, a cena, per difendermi, dopo un lungo azzuffarci, sai che le ho detto? Che ha una testa finta, un parrucchino stopposo e maleodorante! Odia l’acqua, poi, come i gatti, e come loro ha 7 vite, non muore mai! Non fa mai un bagno e puzza, so io se puzza!

DIANA: Ti ha dato solo uno “schiaffetto” sulla guancia sinistra; e grazie dopo quello che le hai vomitato! Sei irriverente, ha fatto tanto per noi!

ENRICO: E sempre ieri sera ha avuto il barbaro coraggio di affermare che sono un volgare scopiazzatore di commedie, un mangia pane a tradimento e un ammalato di sesso. Lei, unica virtuosa, io uno spudorato vizioso. E mentre parlava mi ha dato un calcio o meglio  una zoccolata: s’è giustificata dicendo che è stato un riflesso condizionato dovuto alla troppa sensibilità…altro che sensibilità era nevrastenia, psicosi, schizofrenia paranoica, oligofrenia fenilpiruvica…E’ una bestia…!!! Quando il cavallo s’imbizzarrisce, scalcia!

DIANA: L’hai presa in giro sul suo passato artistico!

ENRICO: Rompe e c’annoia coi suoi successi da “s-ballo”! Fumo negli occhi e niente più. Gasata sino all’esplosione, ma niente boom!

DIANA: Mia madre è sincera!

ENRICO: La tua cara mammina fischiata a Lodi, ad Abbiategrasso, a San Giovanni in Persiceto, a Fiorenzuola D’Arda, a Fidenza. Mi sono procurato giornali dell’epoca, li vuoi vedere? Non ne ho trovato uno in cui si scrivesse bene di quell’elefante di tua madre.

DIANA: I giornalisti, quando mai i giornalisti sono obbiettivi!?

CARLO: Su, su, fate pace!

ENRICO. Se non tocca il mio teatro, io non tocco la sua danza.

DIANA: E allora sfidatevi a duello una buona volta.

ENRICO: Ah! Se tua madre fosse un uomo, le sembianze sono quelle, da tempo l’avrei fatto. Arriva Paolo: “Buon giorno papà”.

DIANA: Perché lo chiami papà; a mia madre non la chiami mamma!

ENRICO: La mamma è prima di tutto una donna, volevo solo ricordartelo: di umano e di donna non trovo niente!

PAOLO: Buon giorno ragazzi, questa notte ho dormito serenamente. Sapete, Bonifacia, con l’età, ha peggiorato tanto, s’è abbrutita è vero, però posso assicurarvi che da giovane non era così, sapeva essere amorevole ed affettuosa. Ora è bisbetica e selvaggia, le piace spadroneggiare su tutto e tutti, ma non è cattiva…

CARLO: Eccola!... (esce)

Scena terza

GLI STESSI, LA SIGNORA  BONIFACIA BONIFONDO.

(La signora Bonifacia entra dal fondo indignata, arrabbiata)

BONIFACIA: (A Enrico) Quel cartello “Vendesi” fuori casa: è tua l’idea?

ENRICO: Geniale, direi.

BONIFACIA: Abbiamo toccato il fondo!

DIANA: Vuoi vendere casa?

ENRICO: Certo, ho cinquemila euro di rendita mensile, noi spendiamo il doppio!

BONIFACIA: E vorresti dare a noi la colpa?

ENRICO: No, probabilmente è mia! In ogni caso, cara consorte, ci dovremo accontentare del nostro appartamentino a Castello Arquato.

DIANA: Divertente!

BONIFACIA: Denaro ce ne sarebbe, se il tuo teatro avesse un concreto riscontro: la tua, è solo una pia illusione. Chi di speranza vive, disperato muore!

ENRICO: Nessuno investe per me!

BONIFACIA: (A parte) Già, nessuno t’investe. E la colpa di chi è?

ENRICO: Non mia, io vorrei che le rappresentassero, non chiedo altro.

PAOLO: Bonifacia, stai calma, non arrabbiarti che il fegato s’ingrossa. Non ti preoccupare, anche se questa villa sarà venduta, troveremo un tetto. Poi, ci sono sempre le case di riposo. Con le nostre pensioni, vitto, alloggio e divertimento. Che vogliamo più dalla vita?

BONIFACIA: Un Lucano, dice la pubblicità. E io dovrei finire in una casa di riposo per vecchi inabili, un orfanotrofio,  perché il marito di mia figlia è un fallito? Il grande drammaturgo, l’uomo di spettacolo, il commediografo! Eduardo De Filippo ha costruito un teatro, si è comprato un’ isoletta, è diventato senatore; Dario Fò ha ricevuto il Nobel. Lui, a parte qualche pernacchia, che cosa ha avuto? In dieci anni di attività, unica RAPPRESENTAZIONE AL TEATRINO PARROCCHIALE: 20 biglietti venduti a cinque euro l’uno.

PAOLO: Orfanotrofio, lo dici perché noi anziani siamo come i bambini! Ed hai ragione, cara consorte. Ah, ah, ah! Orfanotrofio!!

DIANA: Certo, magro ricavato, neppure le candele a S. Antonio!

BONIFACIA: Signor genero, a venticinque anni, ballavo al Salone Margherita di Napoli! Ero un portento e guadagnavo più di... non ricordo quanto, ma tanto.

ENRICO: (A Carlo) Dopo i suoi spettacoli, il teatro Margherita ha chiuso: pure iettatrice! Non ricorda perché l’ Altzeimer inizia la sua azione distruttrice! Ma di quali attività parla, quelle teatrali o post teatrali? (Carlo esce)

DIANA: (Con indignazione) Oh, questa poi!

BONIFACIA: Cosa stai insinuando?

ENRICO: Ne ho abbastanza di queste scenate, di questi eterni rimproveri! Non è divertente sentirsi dire, dal mattino alla sera, sempre la stessa tiritera: che non guadagno, che sono incapace, che non ho talento  e che sono un mangiapane a tradimento!

BONIFACIA: Un fannullone e un perdente, pure a letto fai cilecca. E’ tua moglie a dirlo, sai?

DIANA: (Protestando) Non ho detto così! Ho detto che è molto svelto e io lenta.

ENRICO: (Alla signora Bonifacia) Avete sentito, sono svelto, un” lesto pede”, un mandrillo. Siete ben informata sulle nostre intimità coniugali! Raccontateci, su raccontateci delle vostre, invece. Chissà se esiste un viagra rosa?

BONIFACIA: Non ne ho affatto necessità. E poi so tutto di te e Diana, e allora? Se non fosse così, dopo tre anni di matrimonio, sareste genitori e noi nonni. Dimostra il contrario, procrea! Oppure, lavora!

ENRICO: Già, come se fosse facile in questa casa, meglio castello! Cene, feste, balli: ecco come volano le mie entrate! Non ne parliamo della concentrazione che, a me artista, viene meno. La mattina seguente, i grandi ricevimenti, m’alzo tutto scombussolato: emicrania, cefalea, nausee e vomito!

BONIFACIA: Quello che avrei voluto veder fare a Diana, ma per una gravidanza! Andiamo al lavoro, tanto col figlio c’è poco o niente da sperare. Come fa Marco Topina, il tuo amico Topina? Ha appena rappresentato al teatro San Ferdinando di Napoli e un’opera alla Scala di Milano. Tu, neppure una scala mobile sei in grado di prendere.

ENRICO: Marco Topina non è sposato e quindi non ha una suocera, rettifico un polpo di suocera come la mia e questo non è un semplice vantaggio, ma un mega vantaggio! Sono sei mesi che ho cominciato con la lirica, poi le mille distrazioni mi hanno fatto interrompere.

BONIFACIA: «Arianna», o Susanna? No Arianna.

ENRICO: Sì, “Arianna, tutta panna!” Può davvero vantarsi di essere stata abbandonata, senza filo che se avessi lo userei senz’altro come cappio. Sono sempre al primo atto della seconda scena. Pace, amore e serenità: utopie!

 

DIANA: Ma nessuno ti impedisce di lavorare!

ENRICO: Davvero? Questa mattina, tu sei entrata tre volte nello studio cercando non so cosa, tua madre è venuta due volte per un francobollo e una moneta da due euro, la cuoca voleva sapere se la passera di mare poteva farla fessa, volevo dire lessa.

DIANA: E allora?

ENRICO: E allora!? Distolto di continuo da fantasie, versi, parole.

BONIFACIA:  Signor poeta!  Signor Leopardi!

ENRICO: (Minacciando) Sono veramente pieno!  Lasciatemi solo (Alla suocera) Andate, andate a farvi fot...fot…fotografare!

CARLO: (Entrando dal fondo con una fotografia). È venuta benissimo!

BONIFACIA: E chi entra più nel tuo studio! Studio, si fa per dire...

ENRICO: Miracolo! (Si dirige al tavolo)

DIANA: (Alla madre) Lascialo perdere, mammina. Mio marito  è insopportabile! Il signor Carlo ti filmerà, contenta?

BONIFACIA: Davvero!!

CARLO: Ho una  videocamera già pronta.

BONIFACIA: (Vivacemente) Devo cambiarmi d’abito?

CARLO: Non è il caso, quello che avete va benissimo.

BONIFACIA: (Vezzosamente) A me sembra inadatto, è brutto da far paura!

ENRICO: (A parte) E’  l’abito che fa paura o il soggetto? Vi siete sbarbata stamattina? (A Carlo) Poiché tuo fratello è chirurgo plastico, puoi sottoporre il caso Bonifacia, possibilmente in anestesia totale, forse ce ne liberiamo della strega dal naso aquilino e un porro peloso come vezzo!!

BONIFACIA: Oh, veramente impossibile! (Tra sé e sé) Idea! (Rivolta ai presenti) Vi chiedo dieci minuti! (A Diana) Hai fatto la nota per la cuoca?

DIANA: Compito tuo.

BONIFACIA: Me la sbrigo io e poi sarò tutta vostra. Vi farò una sorpresa, non vi dico altro, una bella sorpresa! (Esce vivacemente a sinistra saltellando)

DIANA: In attesa che la mamma sia pronta, venite a fare una partita a tennis?

CARLO: Ai vostri ordini, madame!

DIANA: Tu lavora, nessuno ti disturberà: prometto!

ENRICO: Felicissimo.

DIANA: (A parte)  Che bel carattere e dire che sono sua moglie, se potessi tornare indietro!

(Esce dal fondo, seguita da Carlo, che porta con sé la macchina fotografica)

Scena quarta

ENRICO: Non capisco perché debba essere lei a gestire, a casa mia, la cucina mia. Sono io il capo di casso, volevo dire di casa, io il pater familias, senza prole! E invece, è l’essere infernale a  decide per me e per tutti. Cose dell’altro mondo!

Certo, come  drammaturgo, parola troppo grossa, come commediografo, meglio, piccolo autore teatrale, come piccolo autore teatrale potrei anche non avere talento. Di questo, non ho colpa giacché, ogni essere umano, eccelle in un certo settore; bisognerebbe capire quali sono le proprie attitudini. Forse sono stato sfortunato, non ho ancora capito quali sono le mie reali inclinazioni.

Scena quinta

ENRICO, LA SIGNORA BONIFACIA.

(La signora Bonifacia entra rapidamente da sinistra)

BONIFACIA: (Furiosa) Signor Manzoni!

ENRICO: Ancora? (Si alza)

BONIFACIA:  La cuoca va licenziata!

ENRICO: E il motivo?

BONIFACIA: Mi ha mancato di rispetto!

ENRICO: Bene, vi siete fatta schifare anche dalla servitù!

BONIFACIA: Vuoi dunque che mi si insulti?

ENRICO: Voglio essere lasciato in pace: cara megera, non mi  rompete con le questioni domestiche, tenetemi fuori da questi battibecchi culinari! Devo fuggire da questa caciara: ho deciso, vado su un eremo e mi ci stabilisco per sempre, mi faccio frate!

BONIFACIA: Benissimo! (A parte) Che villano, ma non può durare questa vita da gradasso! Non può durare! (Esce furiosa sinistra)

ENRICO: (Solo) Licenziare la cuoca! Mai e poi mai! Come cuoca non vale un fico secco, ma come gnocca è una bella gnocca. Poi, il fatto che odi l’arpia, me la rende ancora più appetitosa. Le aumenterò il salario di cento euro l’ anno. Vediamo un po’! Rituffiamoci nella nuova commedia…

Scena sesta

ENRICO, DIANA, che entra precipitosamente dal fondo.

DIANA: Sai dov’è la mia…cosa…la mia cosa nuova… cioè …

ENRICO: Se non lo sai tu. Ma di che parli?

DIANA: (Riprendendosi) Hai visto per caso la mia racchetta  nuova?

ENRICO: “Hai visto la Titina, la cerco e non la trovo…” Senti Diana, io, invece, ho appena trovato l’anticamera del primo atto. (Gioioso) Capisci!? Ho trovato l’ atmosfera giusta!!!

DIANA: (Cercando la racchetta ma ancora confusa) Vedi, chi cerca trova… Io, però, non ho trovato neppure le palle. Ah, ora mi viene in mente: la serra. (Esce dal fondo, correndo)

ENRICO: (Imitando Diana) Ho perduto le palle: ne ho due piene, piene di te e del mostro! Forza Enrico, tentiamo di ritrovare il clima, l’atmosfera, (Si spreme le meningi)

Scena settima

ENRICO, CORNELIO .

CORNELIO: (Entrando da destra) Il signor Enrico Duval?

ENRICO: Ah! No! Una vera persecuzione! Lo zio, questa sì che è una sorpresa!

CORNELIO: Carissimo, come si va?

ENRICO: Non mi lamento. Da tempo non ci si vede.

CORNELIO: Chi non muore sempre si rivede! E’ vero, ma coi viaggi ho finito, adesso mi riposo! Resto qui con te per qualche giorno, se ti fa piacere naturalmente.

ENRICO: Certo, anche mia moglie ne sarà lieta!

CORNELIO: (Sedendosi) Tua moglie! Allora è proprio vero che ti sei sposato.

ENRICO: Da quattro tremendi anni!

CORNELIO: Ero in Svezia quando ho appreso la notizia. Leggendo la lettera, ho esclamato: «Che imbecille!». Tu permetti che io ti parli con franchezza?

ENRICO: Non farti scrupoli!

CORNELIO: Ma come, povero disgraziato! Ti avevo avvertito: “Di donne prendine cento e una, ma non sposarne alcuna, specie se non è sola!

ENRICO: Queste le condizioni: Diana e famiglia, un unico pacchetto azionario che poi, nel tempo, s’è rivelato un “pacco”!

CORNELIO: (Canta) “Io voglio bene a tutta la famiglia…Consiglia, Consiglia”: canzoncina napoletana di Aurelio Fierro. Io, avrei lasciato; altro che se avrei lasciato!

ENRICO: Questo avrei dovuto fare, ma la grazia di Diana mi ha incantato! M’ha condotto direttamente in paradiso facendomi sognare: ruscelli, vallate, montagne, luna e cielo, persino un bosco con farfalle che facevano all’amore con i passerotti. Ero tutto preso dalla sua bellezza abbagliante!

CORNELIO: Tanto abbagliante da accecarti, sei un emerito cretino! La suocera, poi… Non lo sai che bisogna tenerle alla larga? Imbecille e sconsiderato!

ENRICO: Sembrava divertente e il suo raccontarsi era coinvolgente. (Timidamente)  Lo scorpione è un’ex ballerina fallita, però!

CORNELIO: Non me l’avevi scritto!

ENRICO: A pro di che, non è certo un vanto!

CORNELIO: Les oiseaux, les papillons: tu sei un coglion! Ma dove l’hai incontrata?

ENRICO: Alle terme di Salsomaggiore.

CORNELIO: E ti hanno preso all’amo?

ENRICO: Un pesce lesso!

CORNELIO: Un baccalà, ma almeno a letto sei felice?

ENRICO: Fredda, per niente coinvolta, né col cuore né con la testa! Diana s’è sposata per fare un piacere a sua madre. Ogni donna, secondo Bonifacia, deve prendere marito, uno coi soldi che mantenga figlia e seguito.

CORNELIO: Istruita bene la dea della caccia!

ENRICO: Io e mia moglie non abbiamo niente che ci accomuni, neppure un interesse, siamo lontani miglia e miglia. Tutto quello che piace a me, lei lo detesta. Adoro le sue colline in fiore e le sue curve, ma dormiamo in stanze separate e qualche volta la madre mi fa accedere, dopo una lunga lista di acquisti che, nel tempo, si sono convertiti in debiti.

CORNELIO: Il quadro è completo!

ENRICO: Famiglie sciupone e dissipatrici. Ieri, per esempio, il postino ha dimenticato di portarmi il giornale: hanno regalato 50 euro al giardiniere perché è andato in edicola a comprarlo.

CORNELIO: Un po’ caro!

ENRICO: Insomma, Diana, se volesse, sarebbe una splendida amante, invece è un disastro!

CORNELIO: (Vedendo arrivare Bonifacia in abiti da ballerina) E questa chi è ?

Scena ottava

ENRICO, CORNELIO, BONIFACIA, in costume  da ballerina. Ha in testa una ghirlanda di fiori. Appese al braccio, numerose corone dorate.

ENRICO: (Presentando) Mio zio, il signor Cornelio, medico capitano di lungo corso!

La signora Bonifacia, mia suocera!

CORNELIO: (A parte) Mah!

BONIFACIA: (Salutando) Signore!

CORNELIO: Signora! (Scoppia a ridere, in disparte)

ENRICO. Devi danzare, cara suocera? (A parte: L’odalisca del Moulin rouge!)

BONIFACIA: (Seccata) No, vado a farmi fotografare. Mi è venuta l’idea d’indossare il costume che avevo nella “Silfide”,uno dei miei più grandi successi! Vero che è poco comune?

CORNELIO: Sì... oh! sì! La Silfide, la sifilide, scusi La Sil-fide…(Sbellicandosi dal ridere.) Ma dove diavolo ho visto quella faccia?

ENRICO: E’ meglio coprire le gambe, buffona!

BONIFACIA: Buffonata!? Il mio costume della «Silfide»? (A Cornelio) Sì, forse non è più tanto fresco...

ENRICO: Non avete altro!?

BONIFACIA: Mascalzone! (Esce dal fondo, a piccoli passi, come le ballerine)

Scena nona

ENRICO, CORNELIO.

CORNELIO: (A parte) Certamente l’ho vista da qualche parte!

ENRICO: Caro zio, che pensate?

CORNELIO: (Ridendo) È matta! Ah! AH! Povero nipote mio!!

ENRICO: Magari fosse soltanto matta, è ridicola e rompi, rompi palle…

CORNELIO: E’ odiosa!

ENRICO: Odiosa, isterica, saccente, aggressiva e violenta. Si doveva chiamare ISA (Isterica, saccente, aggressiva). C’è una cosa, di me, che a lei piace tanto. Si tratta d’un monologo, delizioso del resto, che ho dedicato a mia moglie nei primi giorni del nostro matrimonio.

CORNELIO: fammi sentire.

ENRICO: Amare o non amare questo è il dilemma…

Se sia più nobile soffrire nella mente le frecce di un amore contrastato…

Oppure dichiararsi e andare incontro a una risposta negativa o positiva..

Che potrà generare felicità o infelicità..

Dormire o non dormire (Entra Ciro e Enrico si ferma)

CORNELIO: Bravo! Bravo nipote!

ENRICO: Zio, ti presento il Dottor Ciro, anche lui medico…

CIRO: Che piacere conoscerla.

ENRICO: Zio, davvero ti piaceva? Poi te lo faccio risentire tutto. Non sono un grande drammaturgo, ma ce ne sono tanti peggiori di me.

CORNELIO: Certamente.

CIRO: Sono andato in ospedale, ma ho sbagliato turno, devo fare il pomeriggio. (A Cornelio) Caro collega, medico di bordo? Bello viaggiare ed esercitare la professione al contempo. Io volevo fare lo psichiatra e invece sono cardiologo. (Si sente la signora Bonifacia che dice: Che bella!)

Scena decima

GLI STESSI, LA SIGNORA BONIFACIA.

BONIFACIA: (Entrando dal fondo) E’ venuta benissimo e il signor Carlo si è complimentato per il mio costume.

ENRICO: (Senza farsi sentire dalla suocera) Il frusciare giova alla salute!

BONIFACIA: Lo trova magnifico.

ENRICO: Vi ha preso in giro!

CORNELIO: E’ lei, ora ricordo: Gisella!

BONIFACIA: (Stupefatta) Come?

CORNELIO: (A parte) Un po’ appassita, accidenti!

BONIFACIA: Chiedo scusa, capitano, ma...

CORNELIO: Non mi riconoscete?  Fernando, Nandino, il vostro ammiratore più entusiasta, al salone Margherita nel ‘72!

ENRICO: Eh?

BONIFACIA: (Con gioia) Fernando! (A parte) Com’è cambiato! (A voce alta.) È mai possibile?

ENRICO: La baldraccona! (Scoppia a ridere)

CORNELIO: Ve ne ho mandati di fiori!!

ENRICO: (Sempre ridendo) Troppo divertente!

CORNELIO: Ho scritto dei versi per lei!

ENRICO: Voi?

BONIFACIA: Aspettate!

(Va sul fondo a prendere un album di fotografie e torna saltellando)

CORNELIO: Quante notti sotto la finestra!

ENRICO: Con la chitarra?

CORNELIO: Col clarinetto…

BONIFACIA: (Tornando) Ecco una mia foto ne “Il Lago dei cigni” Questa, invece, era la foto di uno spogliarello, mi riconoscete?

CORNELIO: Altro che! (A Enrico) Sai, era maledettamente carina.

BONIFACIA: Che trionfi, vi ricordate “ Il Lago dei cigni”? Dodici fasci di fiori, tre corone.

ENRICO: (A parte) Faceva il cigno!

BONIFACIA: Ma i successi maggiori, gli applausi a scena aperta li ho avuti al Salone Margherita di Napoli quando eseguivo il mio famoso passo: la “mossa”. (Fa funzionare il registratore con la musica di “Lilly Kangy” , balla ed esegue la mossa”)

CORNELIO: Sì, un entusiasmo! Eravamo giovani, Dio mio! (La signora Bonivard lancia un grido) E non lo siamo più!

BONIFACIA: Mi hanno aspettato fuori il teatro!

ENRICO: Per menarvi?

BONIFACIA: (Stranita) Il prefetto venne a complimentarsi sul palco!

CORNELIO: Il prefetto?

ENRICO: Una guardia campestre!

BONIFACIA: M’invitò a cena: che uomo affascinante! Gli uomini di allora: distinti, galanti, gentili...

ENRICO: Da farne una malattia!

BONIFACIA: Quando la smetterai di fare commenti?

(Torna verso il fondo e ripone l’album)

ENRICO: Togliete quell’abito, non siamo a Carnevale.

BONIFACIA: Sei un Pulcinella! (Esce)

Scena undicesima

ENRICO, CORNELIO, CARLO, DIANA.

CARLO: (Entrando)  Capitano!

CORNELIO: Buongiorno Carlo! Questa affascinante creatura  deve essere mia nipote. Vero?

DIANA. Sì, zietto!

CORNELIO: Creatura angelica (L’abbraccia)

DIANA: Gentilissimo, dovete essere un tipo allegro, voi!

CORNELIO: Anche un po’ matto, ma diamoci del tu.

DIANA: Son sicura che ci divertiremo!

ENRICO: (A parte) Ancora?

CORNELIO: Perché, qui ci s’annoia? Eppure, mi sembra che mio nipote...

DIANA: Enrico? Una tragedia greca: Eschilo, Sofocle sono comici di fronte a lui. Se avesse fatto il musicista, il pianista avrebbe suonato solo marce funebri! Divide la sua esistenza fra il teatro e sua suocera; fra il piacere che prova a farsi prendere in giro dai teatranti veri e il dispiacere che prova a farsi sfottere dalla suocera…

ENRICO: La perfetta felicità non è di questo mondo!

CARLO: Diana, devo dirti addio.

DIANA: Allora parti?

CARLO: Lo sapevi.

DIANA: Ho sperato fosse uno scherzo.

ENRICO: E’ una cosa seria?

CARLO: Molto seria!

DIANA: Dove vai?

CARLO: Lontano!

DIANA. Mi fai paura!

ENRICO: E resterai a lungo?

CARLO: Fino a guarigione!

CORNELIO: Ma allora è malato!?

DIANA: Malatissimo! Potremmo accompagnarlo alla stazione, vado a dirlo alla mamma. (Esce a sinistra ridendo)

Scena dodicesima

ENRICO, CARLO, CORNELIO

ENRICO: Che succede, viaggi adesso?

CARLO: Sono libero, sono ricco e voglio vedere il mondo: è più che naturale.

ENRICO: E io, allora?

CARLO: Tu?

ENRICO. Sì, io! Che fine farò, in mezzo a mia moglie e a mia  suocera?

CORNELIO: Lavorerai!

CARLO: Finirai la tua «Arianna» e tornerò per il debutto!

ENRICO: Stai scherzando. Sono dieci anni che ci conosciamo, mai uno sgarbo, mai un diverbio. E ora che fai? Parti!

CARLO: Ascolta, vecchio mio, è necessario!

ENRICO: Ma perché?

CARLO: Sai che amo tua moglie, lei mi piace, ma vi rispetto.

ENRICO: Ricominci?

CARLO: Devo allontanarmi da questa casa.

CORNELIO:  Benissimo!

ENRICO: No, parola mia, esageri! (A Cornelio) Devi sapere, zio, che, prima di sposarmi, lui s’è innamorato di tutte le mie amanti.

CORNELIO: Mah!

ENRICO: Questa, è la volta di mia moglie.

CARLO: Abbiamo gli stessi gusti.

ENRICO:  Te la trovo io, una donna!

CARLO: No!

ENRICO: Conosco una splendida ragazza, la incontro tutte le domeniche con suo padre, uomo molto distinto, ai concerti dell’ Associazione  TM- Teatrofili e Musicofili. E’ deliziosa, fine e figlia di una persona molto elegante.

CARLO: Sarà, ma io non l’amo, questa ragazza!

ENRICO: L’amerai, dal momento che piace a me!

CARLO: E’ tua moglie che amo!

ENRICO: Lo sai, non te la posso dare. Vuoi la suocera? Quella sì che te la cedo volentieri, la cozza.

CARLO: E  non scherzare sempre!

CORNELIO: (Ridendo) Se te la desse, se mio nipote ti prestasse sua moglie… Sarebbe eccessivo! Ma come si presta una moglie?!

ENRICO: Farei di tutto pur di non rivedere più mia suocera, anche lasciarti scappare con Diana e il suo seguito, naturalmente.

CARLO: La cosa migliore è che io parta.

ENRICO: Allora, buon viaggio!

CARLO: Vorrei un ricordo di Diana da portare con me!


ENRICO: Qualcosa di lei che tu possa toccare, carezzare…

CORNELIO: Ma che vorresti fare, smontare tua moglie?



CARLO: Non mi dispiacerebbe.


ENRICO: La suocera, per esempio: il melo della discordia! (Cornelio ride)

CARLO: No, grazie!...

Scena tredicesima

GLI STESSI, DIANA, LA SIGNORA BONIFACIA, poi  MARIETTA.   

DIANA: (Entrando da sinistra con la signora Bonifacia) Eccoci qua!

CARLO: Vado a prendere cappello e bastone.

CORNELIO: Vi accompagno, devo ritirare i miei bagagli. Ritorno a pranzo. (Esce a sinistra)

BONIFACIA: Passiamo per il giardino, facciamo prima.

MARIETTA (Entrando da destra, con un biglietto da visita in mano) C’è una persona che chiede del signore.

ENRICO: Non ho tempo.

MARIETTA: Dice che vuol visionare casa.

ENRICO: Ho tempo! (Prende il biglietto e legge)  Bourganeuf ex commerciante, dev’essere un acquirente serio. (Carlo rientra da sinistra)  Bourganeuf, non Io conosco.

CARLO: Lo conosco io!

ENRICO. Ah!

CARLO: E’ molto ricco.

ENRICO: (A Marietta) Marietta, fallo entrare.

MARIETTA: Va bene. (Esce a destra)

ENRICO: (Dietro le quinte) Vi accompagno fino al giardino, sta piovigginando!

Scena quattordicesima

MARIETTA, BOURGANEUF, GABRIELLA.

MARIETTA: Sedete, il signore viene subito.

BOURGANEUF: Grazie. (Marietta esce a destra)

GABRIELLA: Papà, non ti capisco! Non hai nessuna intenzione di comperare questa casa, ma sei entrato lo stesso.

BOURGANEUF: Una casa a Borgonovo, neppure a metà prezzo. Ne ho scovata una a Piacenza che fa al caso nostro!

GABRIELLA: Ma allora perché siamo qui?

BOURGANEUF: Perché siamo sprovvisti di ombrello e tra un po' pioverà.

GABRIELLA: Non è una giusta ragione...

BOURGANEUF: Infatti, è un’eccellente ragione. A Milano, quando piove e non ho l’ombrello, visito appartamenti!

GABRIELLA: Il proprietario se ne accorgerà...

BOURGANEUF: Non s’accorgerà di niente! E poi, se ha messo in vendita la proprietà, significa che vuole disfarsene. Dunque, l’arrivo di un acquirente, non può che fargli piacere! Per conquistarci ci offrirà un caffè, un bicchierino, un dolce e noi, invece di entrare in un bar, per ripararci, siamo venuti qui senza cacciare un euro.

GABRIELLA: Forse è lui...

Scena quindicesima

BOURGANEUF, GABRIELLA, ENRICO.

ENRICO: Vogliate scusarmi... Come, siete voi?

BOURGANEUF (Infastidito) Sì, caro signore, sono proprio io. (A parte) Accidenti!

GABRIELLA: (Sottovoce a Bourganeuf) È il signore che vediamo ai concerti, all’ associazione teatrofili e musicofili.

ENRICO: Che bella sorpresa!

BOURGANEUF: Non m’aspettavo, non sapevo…

ENRICO: Desiderate visitare la proprietà?

BOURGANEUF: Se possibile… Sono diversi anni che mi propongo di comprare una casa a Borgonovo: tranquillità, serenità, aria buona: Piacenza è diventata una metropoli!

ENRICO: E’ un’occasione, una vera occasione.

BOURGANEUF: Ma non vorremmo disturbare.

ENRICO: Oh, per carità! E’ curioso, un momento fa, stavo parlando di voi.

BOURGANEUF: E a che proposito?

ENRICO: A proposito di... (Guardando Gabriella) Uhm, ma accomodatevi, signorina, vi prego!

GABRIELLA: Grazie, signore! (A parte) A quanto pare, io sono di troppo! (Si siede al tavolo, guarda le stampe, che Enrico le mostra)

BOURGANEUF: (Sottovoce) Si tratta di mia figlia?

ENRICO: Sì, prima, però, una domanda anche se non vorrei sembrarvi indiscreto.

BOURGANEUF: Dite.

ENRICO: La signorina sarebbe disposta a sposarsi?

BOURGANEUF: (Vivacemente) Ah, caro signore, ne avrei piacere, per la sua e la mia felicità. Mi sono sposato giovane, sono vedovo e mai un divertimento.

ENRICO: Capisco, avete ragione.

BOURGANEUF: Del resto, Gabriella, è una ragazza dolce, allegra, lavoratrice. E’ anche un’ eccellente musicista, un’esperta cuoca: i cannelloni sono la sua specialità. Se le piacete, il matrimonio si può combinare subito.

ENRICO: Ah, musicista!? No, no, non correte, mi sono espresso male, non si tratta di me: sono sposato.

BOURGANEUF: Ah, mi spiace!

ENRICO: (A parte) Non quanto me! (A voce alta) E tra “l’essere e il non essere”, io, purtroppo, lo sono.. Comunque, si tratta di un mio caro amico che oggi partirà per lavoro. Quando rientrerà possiamo presentargliela, la signorina.

BOURGANEIJF: Allora non c’è fretta. Ci si rivede al concerto. Gabriella, il treno ci aspetta. Piacere, signore!

ENRICO: Non volete visitare la proprietà?

BOURGANEUF: Al prossimo concerto, ne ridiscuteremo al concerto!

ENRICO: In tutti i casi, non tratterò con nessuno senza farvelo sapere.

BOURGANEUF: Troppo gentile!.. Arrivederci, caro signore... arrivederci!...

ENRICO: A presto, signorina! (Bourganeuf esce a destra con Ga­briella)

ENRICO: (Solo) Molto avvenente, la ragazza dall’aria compunta e il faccino pensoso... Un’artista, una donnina come lei ci voleva per me! (Si mette al computer) Vediamo un po’, dov’ero rimasto? Ritroviamo il clima, l’ atmosfera…

Scena sedicesima

ENRICO, LA SIGNORA BONIFACIA, DIANA, IL CONTADINO.

DIANA: (Entrando, emozionata, dal fondo)  Una poltrona! Presto, una poltrona!

ENRICO: Che c’è?

DIANA: Dio mio!

ENRICO: Parla!

DIANA: La mamma!

ENRICO: E allora?

DIANA: L’asse!

ENRICO: Quale asse?

DIANA: Il ponte, ha voluto passare suI ponte.

ENRICO: Quale ponte?

(Un contadino porta la signora Bonifacia svenuta e tutta inzuppata)

DIANA: Da questa parte, ecco, lì, sulla poltrona...

ENRICO: Ma che è successo?

CONTADINO: Niente, signore, una sciocchezza!

ENRICO: (Ridendo) Ha bevuto un po’?

CONTADINO:  Madame è caduta in acqua... un bagnetto!

ENRICO: (A parte) Per un po’ starà al fresco, ma è viva, ahimè!

BONIFACIA: (Riprendendo i sensi) Figlia mia!

DIANA: Mamma! (Si abbracciano.)

ENRICO: E’ grondante!

BONIFACIA: (Piangendo) Ah, figlia mia!

ENRICO: (A parte) Il coccodrillo piange!

DIANA: Tutto è passato, mammina, stai tranquilla!

BONIFACIA: Senti, genero, dai cinquecento euro a questa brava persona!

ENRICO: Cosa? Cinquecento euro?

BONIFACIA: Li ha meritati, mi hanno salvato la vita!

ENRICO: (A parte)  Ma dico io: perché le persone non si fanno i fatti loro?!

BONIFACIA: Ma mi ha salvato la vita! Su, tira fuori questi cinquecento euro!!

ENRICO: Aspetto di convincermi! CRA, CRA: Suocera, avete in testa, nella folta e sincera criniera, una rana dagli occhi diploidi 

Ah, ah! (Si sbellica dalle risate) CRA, CRA...

DIANA: E’ vero, mamma hai una una rana sulla cresta, volevo dire testa…

BONIFACIA: Aiuto, toglietemi questo essere, vi prego, vi prego!

DIANA: Signor contadino, datevi da fare, acchiappate quella medusa… CRA, CRA….

ENRICO: Ecco, io ce l’ho sullo stomaco un rospo.. (Ride)

CONTADINO: Non vi muovete, non morde, fatevi aiutare… (Leva il rospo)

ENRICO: Per me, cinquecento euro sono tanti!

BONIFACIA: (A Diana) Lo senti?

DIANA: Per mia madre! Ah, questo è troppo!

BONIFACIA: Ti dispiace che non sia annegata?

ENRICO: Cinquecento euro per un bagno, in piena estate, in tre  metri  d’acqua! Doveva essere un pozzo!

BONIFACIA: Secondo lui, tua madre, non vale cinquecento euro!

DIANA: E’ più d’un affronto!

IL CONTADINO: Su, veniamoci incontro...

ENRICO: (Al contadino)  Vi ho chiesto parere?  Dunque, che pretendete? Volete cento euro?

BONIFACIA: (Furiosa) Cento euro!

DIANA: Oh!

BONIFACIA: (Al colmo del furore)  Assassino!

DIANA: Mamma!

BONIFACIA: Sì, assassino! Volevi liberarti di me?

È da un pezzo che ti chiedevo di sostituire quell’asse marcito! Speravi che un giorno si spezzasse sotto i miei passi!

ENRICO: Non dite sciocchezze!

BONIFACIA: (A Diana)  Voleva uccidere tua madre!

ENRICO: (A parte)  Adesso mi state seccando!

DIANA: Tu non hai cuore! Neanche una bestia si tratta così. Mi fai ribrezzo!

ENRICO: Chi se ne frega!

BONIFACIA: Ti proibisco di parlare a mia figlia!

ENRICO: (Arrabbiandosi)  Ora basta! Mi avete rotto le scatole, èchiaro? Andatevene via tutti!

BONIFACIA: Non sono io che devo andarmene! Mia figlia è qui, a casa sua, e io sono in casa di mia figlia!

ENRICO: Sloggiate!!!

BONIFACIA: No, no, no!

ENRICO: Non mi fate perdere le staffe!

DIANA: Vieni, mamma!

BONIFACIA: Non cederò mai!

ENRICO: Non spingetemi all’estremo!

BONIFACIA: Se credi di farmi paura, fallito padre, attore, commediografo, fallito in tutto….

ENRICO: (Fuori di sé)  Ripetete, ripetete...

BONIFACIA: Sì, fallito, fallito, fallito!!

ENRICO: Via, via, via!

BONIFACIA: Non toccarmi, altrimenti chiamo i carabinieri e dico che mi hai picchiata.

ENRICO: Forza, via! (La spinge col braccio)

BONIFACIA: (Si scioglie e lo schiaffeggia) Prendi questo!

ENRICO: Carogna! (Alza la mano su di lei)

DIANA: (Corre a metterti davanti alla madre) Mamma... (Riceve lo schiaffo) Ah, vigliacco!

BONIFACIA: Hai picchiato mia figlia, tua moglie!

ENRICO: Accidenti, Diana! Ti giuro…!

DIANA: Vile e bastardo!

BONIFACIA: Abbiamo i testimoni: violenze, percosse… La legge è dalla nostra, divorzieremo e ci dovrai mantenere. Sul lastrico ti voglio vedere!

ENRICO: Ma Diana, ti giuro che...

DIANA: Sì, divorzieremo! Ci darai gli alimenti!

ENRICO: Del resto, non chiedo di meglio, non ne posso più!

BONIFACIA: Vieni, figlia mia, usciamo da qui. Ci rivedremo in tribunale!

(Esce con Diana, seguita dal contadino)

ENRICO: Con piacere!

Sipario

Fine del Primo Atto

Secondo Atto

Stessa scena del primo atto ma con qualche cambiamento… è sempre un salotto-studio riccamente arredato. Porte nei «pans coupés» e porte laterali. 

Scena prima

ENRICO, CORNELIO,  VITTORIA.

ENRICO: La pace, il lavoro, la concentrazione…  (Suona)

CORNELIO: (Entrando dal fondo, con una attrezzatura da pesca con l’amo) Buongiorno nipote, lavori? Ti disturbo?

ENRICO: Ma niente affatto, zio! Gentile da parte tua venirmi a trovare.

CORNELIO: Sono qui per gli auguri, è il tuo primo anniversario di matrimonio con Gabriella.

ENRICO: Ti siete ricordato?

CORNELIO: Certo, le porto il mio regalo.

ENRICO: Così ne avrà due! Tu sì che sei uno zio, un vero zio! Non ce n’è uno migliore in tutta Italia!

CORNELIO: Dov’è tua moglie?

ENRICO: In giardino.

CORNELIO: Come te la passi?

ENRICO: Meravigliosamente! Gabriella è così affettuosa! Se penso a come ci siamo conosciuti: il teatro, la musica, la casa a Borgonuovo… E’ strana la vita!

CORNELIO: E tu che volevi farla sposare a Carlo. Hai notizie di lui?

ENRICO: Dopo due anni, è tornato a Piacenza, ma non s’è fatto mai vivo… Poi, all’improvviso, m’ha telefonato; oggi o domani, mi verrà a trovare.

VITTORIA: (Entrando dal fondo) Una lettera per il signore. (Esce)

ENRICO: (Aprendo la lettera) E’ deI notaio, mamma mia che altro cerca questo? (Legge.) Ah, perbacco!

CORNELIO: Che c’è?

ENRICO: (Leggendo) Egregio ed esimio cliente, ho ricevuto una lettera dalla signora Bonifondo… (Con rabbia e furore) Ah!...

CORNELIO: Su, calmati!

ENRICO: E’ più forte di me, la odio!

(Cornelio ride)

CORNELIO: Calma, calma!

ENRICO: (Leggendo) «La signora Bonifondo, vostra ex suocera, mi partecipa del nuovo matrimonio di sua figlia.»

CORNELIO: Ah, Diana si risposa!

ENRICO: ... (Leggendo.) «Quindi, la somma di duemila euro che le versavate, viene ad essere, in seguito al divorzio, soppressa a termini di legge...

CORNELIO: Buon affare!

ENRICO: (Leggendo) «Ma la signora reclama il pagamento immediato dei centomila euro che avete riconosciuto col contrarre matrimonio; a norma di legge,  cessando di essere pagati gli interessi, il capitale diventa in effetti esigibile. Vi prego dunque di farmi pervenire la suddetta somma, affinché si possa rimetterla all’interessata. . .» Un’oca sarebbe meno stupida di me, centomila euro! Il divorzio mi è costato mica male! Lo sapevo, lo sapevo: la biscia è di nuovo strisciante!

CORNELIO: Non sarai mica pentito?

ENRICO: Oh, no!

CORNELIO: Allora, decisamente, viva il divorzio! Non potevate vivere assieme, tu e Diana, e forse sarete felici tutti e due, nella vostra nuova famiglia! Tutto va per il meglio! Del tuo nuovo suocero, hai novità?

ENRICO: Mio suocero? No, sempre a Montecatini e sempre poche notizie.

CORNELIO: C’è tua moglie.

ENRICO: Sotto con le sorprese!

Scena seconda

ENRICO, CORNELIO, GABRIELLA.

GABRIELLA: (Entra dal «pan coupé» di sinistra; ha in mano un mazzo di fiori, che va a mettere in un vaso) Oh, caro zio! Che piacevole sorpresa! (Si abbracciano) Che bella giornata! E come si sta bene qui!

(Enrico e Cornelio avanzano verso Gabriella senza far rumore. Nascondono entrambi un astuccio, che hanno estratto di tasca. Si dispongono l’uno a destra e l’altro a sinistra di Gabriella, che rimane sorpresa)

CORNELIO: Nipote mia!

ENRICO: Mia cara Gabriella!

GABRIELLA: Che c’è?

ENRICO: (Mostrando l’astuccio aperto)  Per te.

GABRIELLA: Un braccialetto!

CORNELIO: E anche questo, prendi.

GABRIELLA: Degli orecchini per me? Oh! come sono carini! Ma perché tutta questa munificenza?

CORNELIO: Come, la data del venti settembre non ti ricorda niente?

GABRIELLA: Il nostro matrimonio!? (Baciandolo). Già un anno, come passa il tempo, quando si è felici!

ENRICO: Questo compensa un po’ la tua dimenticanza.

GABRIELLA: Come lo festeggeremo questo anniversario?

ENRICO: A Parma, offrendoti una cena e poi andremo a teatro, tutti e tre, a Borgonovo. Sei felice?

CORNELIO: No, sono appena arrivato e sono stanco! Chiedo di festeggiare il vostro anniversario qui, in famiglia!

GABRIELLA: Oh, sì, benissimo!

ENRICO: D’accordo, restiamo, ma mi permetto di farvi osservare che stiamo conducendo una severa vita monastica.

GABRIELLA: Addirittura!

ENRICO: Da quando tuo padre ha acquistato questa proprietà...

CORNELIO: ...meravigliosa...

ENRICO: ...e non dico di no, però da quando ci siamo sposati, non ci siamo più mossi.

CORNELIO: Mai contento: prima troppo deconcentrato, adesso depresso perché solo...

ENRICO: Gabriella, quando tuo padre è partito per Montecatini, non avremmo potuto accompagnarlo?

GABRIELLA: Non eravamo malati!

ENRICO: E nemmeno lui, lui che sa vivere e anche troppo!

CORNELIO: (Ridendo) Ah, dolce vita!

GABRIELLA: Non siate perfidi, povero papà...

ENRICO: Ah, non s’annoia di certo, il papà.

GABRIELLA: (Allegramente) E con ciò?

ENRICO: Allora spiegami il suo silenzio: non scrive più da oltre un mese.

GABRIELLA: Sentite, se fra otto giorni non torna, andiamo a cercarlo tutti e tre.

ENRICO: A Salso?

GABRIELLA: Sì, a Salsomaggiore.

CORNELIO: (Riprendendo il suo armamentario da pesca) Nell’attesa, io scendo al fiume. Vedrò di portarvi una buona frittura, la frittura dell’anniversario! (Esce dal «pan coupé» di sinistra)

Scena terza

ENRICO, GABRIELLA.

GABRIELLA: E noi andiamo a fargli compagnia.

ENRICO: Sai che divertimento!

GABRIELLA: (Inquieta) Dunque, ti stai annoiando?

ENRICO: No, dicevo per dire, capisci?

GABRIELLA: Meglio prima?

ENRICO: Prima era davvero troppo: feste, cene, balli...

GABRIELLA: Ah ti divertivi, allora! Ti dispiace di avermi sposata?

ENRICO: Sono contento di te e di quello che abbiamo.

GABRIELLA: E pensare che hai amato un’altra donna, prima di me; una donna che portava il tuo nome, come me; che viveva accanto a te, come me; che ti faceva felice più di me, forse!

ENRICO: No, questo no...

GABRIELLA: L’hai più rivista?

ENRICO: Mai.

GABRIELLA: Perché vi siete separati? Non me l’hai mai detto.

ENRICO: A causa di sua madre.

GABRIELLA: Ah, qualcosa da rimproverarle?

ENRICO: Sua madre, prima di tutto!

GABRIELLA: Era carina?

ENRICO: No, una vecchia ridicola e isterica...

GABRIELLA: Non parlavo della madre!

ENRICO: Senti, Gabriella, ti stai incamminando lungo una strada difficile, scabrosa...

GABRIELLA: Perché?

ENRICO: Cerca di comprendere!... Io non posso... 

GABRIELLA: (Chiudendogli la bocca con la mano) Che cosa è stato allora il tuo primo matrimonio, un’avventura?

ENRICO: Moralmente, devo considerarlo tale!

GABRIELLA: Ma no!

ENRICO: Ma sì!

GABRIELLA: Ma scusa, se tu fossi vedovo, non potresti forse parlarmi della tua prima moglie?

ENRICO: Non è la stessa cosa!

GABRIELLA: Mi assomigliava?

ENRICO: Oh, no.

GABRIELLA: Era meglio di me?

ENRICO: Non ho detto questo.

GABRIELLA: Bionda?

ENRICO: Bruna.

GABRIELLA: Alta?

ENRICO: Un metro e novantacinque!

GABRIELLA: Enrico!

ENRICO: Fronte media, bocca media, mento medio, naso medio!

GABRIELLA: Mi prendi in giro?

ENRICO: La tua è curiosità o gelosia? Diana è un vecchio fantasma: la nostra vita è ora...

GABRIELLA: Sì, hai ragione; sono un po’ matta! Baciami!

ENRICO: Finalmente! (La bacia)

GABRIELLA: Vado a mettermi il cappellino e partiamo.

ENRICO: Bene! Ti amo Gabriella, con tutto me stesso.

GABRIELLA: Sai, anch’io! (Esce vivacemente dal «pan coupé» di destra.)

Scena quarta

ENRICO, VITTORIA.

ENRICO: (Suonando il campanello) È un incanto, mia moglie: tiene tanto a me, sono contento d’essere in cima ai suoi pensieri, è adorabile! (Canticchiando felice.) TraI-Ia-la-là!  (A Vittoria che entra dal fondo.) Vittoria, cappello e soprabito...

VITTORIA: Subito, Signore! (Esce dal fondo)

ENRICO: Le donne, investigano sempre sul passato dei loro compagni. Devono a tutti i costi muovere la cenere per vedere se il fuoco è spento davvero!

VITTORIA: (Rientrando col cappello e il soprabito) Ecco, signore!

ENRICO: Bene! (Vittoria posa gli oggetti sopra una sedia ed esce.) E’ strano, ho pensato a Diana proprio ieri sera, quando ho trovato fra le mie carte il monologo che le avevo dedicato nei primi tempi del nostro matrimonio: «Alla mia cara mogliettina». E proprio oggi... (Si mette il soprabito)

Scena quinta

ENRICO, GABRIELLA, poi VITTORIA.

GABRIELLA: (Rientrando vestita in abito da pomeriggio, con in mano dei fogli di carta, con tono severo). Che mi dici di questo monologo?

ENRICO: (A parte) Miseriaccia, dove l’hai scovato?

GABRIELLA: Nel tuo studio

ENRICO: (Fingendo allegria) Te lo dico subito!

GABRIELLA: (Saltandogli al collo). Oh, come sei caro! Toh!... Toh!... (Lo bacia)

ENRICO: (A parte, sbalordito). Mi bacia!

GABRIELLA: Mi pensi anche quando lavori: «Alla mia cara mogliettina..

ENRICO: (A parte). Ora capisco (Scoppia a ridere)

GABRIELLA: (Leggendo) “Mi affascina il tuo canto, va la barca sul mare...”

ENRICO: (A parte) Non le posso dire che era per Diana.

GABRIELLA: “Ah, vivere solo per amarti…” Eterne parole, com’è carino!

ENRICO:  Oh, le parole sono musica!

GABRIELLA: Perché non me l’hai dato prima?

ENRICO: Volevo farti una sorpresa questa sera, dopo cena.

GABRIELLA: Oh, cantiamola subito; vuoi?

ENRICO: (Fermandola) Ma no, non abbiamo tempo!

VITTORIA: (Entrando dal fondo) Una lettera per il signore! Il postino l’aveva dimenticata. (Consegna la lettera ed esce)

GABRIELLA: E’ di papà?

ENRICO: Forse di Carlo, aspetta! No, è di tuo padre.

GABRIELLA: Dammi! (Leggendo la lettera.) «Cari ragazzi, ho ricevuto oggi la vostra lettera...»

ENRICO: Come oggi? Dopo un mese e da dove scrive?

GABRIELLA: Giorno diciannove, ieri, da Ginevra.

ENRICO: Da Ginevra?

GABRIELLA: (Leggendo) «... Ho ricevuto oggi la vostra lettera e capisco l’impazienza, che è anche la mia. Parto questa sera per raggiungervi domani...»

ENRICO: Oggi?

GABRIELLA: (Leggendo) «... Non potete immaginare le cose che ho da dirvi!...»

ENRICO: Saranno racconti di viaggio!

GABRIELLA: (Leggendo) «...contento di rivedere i miei ragazzi dopo una separazione così lunga...»

ENRICO: Bastava tornasse prima!

GABRIELLA: (Leggendo). «... Vi abbraccio, a rivederci presto..» (Va a suonare il campanello.)

ENRICO: Questo suocero è un po' bislacco, talvolta...

GABRIELLA: Come sono contenta! (A Vittoria che entra) Prepara la camera di papà, per favore.

VITTORIA: Bene, Signora!

GABRIELLA: (A Enrico) Facciamo presto, così ci trova qui quando arriva.

ENRICO: (A Vittoria). Avverti anche la cuoca.

GABRIELLA: Andiamo, vieni! (Escono entrambi dal «pan copé» di sinistra.)

VITTORIA: Una coppia straordinaria, sono al loro servizio da sei mesi e non una parola fuori luogo, non un litigio!

(Bourganeuf entra dal fondo.)

Scena sesta

BOURGANEUF, DIANA, BONIFACIA, VITTORIA.

BOURGANEUF: Pssss, Vittoria...

VITTORIA: (Sorpresa): Ah, Signor Bourganeuf!

BOURGANEUF: Non urlare, c’è mio genero?

VITTORIA: No, signore.

BOURGANEUF: (A parte) Meglio così! (A voce alta.) E mia figlia?

VITTORIA: E’ uscita col signore!

BOURGANEUF: Tiro il fiato! (Si dirige alla porta di fondo) Da questa parte, venite!

BONIFACIA: (Entrando seguita da Diana) Ma cosa vuol dire tutta questa manfrina: entrate, non entrate, non fate rumore, aspettate! Siamo a casa tua sì o no?

BOURGANEUF: Vai pure Vittoria!

VITTORIA: Bene, signore! (Esce dal fondo)

Scena settima

GLI STESSI, meno VITTORIA.

BONIFACIA: Non rispondi?

BOURGANEUF: Non potevo, c’era Vittoria.

DIANA: Ma perché tanti misteri, sembrate un cospiratore!

BONIFACIA: Siete o non siete mio genero?

DIANA: Sono o non sono tua moglie?

BOURGANEUF: Certo, ma vi ho detto che avevo una figlia e che mia figlia aveva un marito.

BONIFACIA: E allora?

BOURGANEUF: E allora? Non ho ancora avuto il coraggio di dire loro che mi sono sposato e non si aspettano di certo una notizia del genere; dico la verità, questo primo incontro mi fa un po’ paura!

DIANA: Non sei libero di agire come ti pare?

BOURGANEUF: Assolutamente no!

BONIFACIA: Temete di perdere vostro genero?

BOURGANEUF: Non so come reagirà. Per ora non è in casa, cercherò un escamotage...

BONIFACIA: Coniglio!

BOURGANEUF: Vi prego, piano con le parole! Io sono educato con tutti e intendo che tutti lo siano con me! Non mi piace che mi si manchi di rispetto, sappiatelo una volta per tutte! (A Diana) Mia cara Diana, vado a vedere se la nostra camera è pronta. (Sospirando) La nostra camera! Ah!

BONIFACIA: A proposito, la mia?

BOURGANEUF: E’ quella. (Indica la porta di destra, in primo piano) Volete vederla?

BONIFACIA: Lo credo!

BOURGANEUF: Bene! (A parte) Questa bisbetica, a casa mia, non ci rimane! (Esce a sinistra, in primo piano)

Scena ottava

BONIFACIA, DIANA.

BONIFACIA: Quell’uomo è un cretino matricolato! Mi piace meno dell’altro.

DIANA: Tu vuoi che mi sposi, ma appena hai un genero, lo odi! Poiché, se ho sposato il signor Bourganeuf...

BONIFACIA: Già, è colpa mia! Lo so! Io ho fatto tutto il possibile, sei divorziata e in diciotto mesi Bourganeuf è il solo che abbia chiesto la tua mano.

DIANA: Se Carlo fosse rimasto invece di partire!

BONIFACIA: Il mio cruccio: non avertelo fatto sposare!

Un bel giovane, di buone maniere, distinto, sessantamila franchi di rendita: ottimo partito!

DIANA: E ci amavamo.

Scena nona

GLI STESSI, BOURGANEUF.

BOURGANEUF: (Rientrando da sinistra) Tutto è in ordine, non rimane che mettere le lenzuola! (Sospira guardando Diana) Il nostro letto!

BONIFACIA: Vi sentite male? Che avete da sospirare così?

BOURGANEUF: Io? (A Diana) E me lo chiede! Sono tre giorni di matrimonio a tre…!

BONIFACIA: La mia compagnia vi dà fastidio?

BOURGANEUF: C’è tempo per tutto.

BONIFACIA: (A Bourganeuf) Ditelo chiaramente che sono di troppo!

BOURGANEUF: Certo che ve lo dico!

  

BONIFACIA: Maleducato!

BOURGANEUF: Ho dimenticato tutto, pure i miei affari, per Diana...

BONIFACIA: Tentando di circuirla e sedurla!

BOURGANEUF: E’ naturale!

DIANA: (Ridendo) Ah! AH!

BOURGANEUF: Facevo la mia parte di maschio, ho chiesto la mano di vostra figlia e voi, per con­tratto, la somma di centomila franchi...

BONIFACIA: Questo è naturale!

BOURGANEUF: Ho accettato, ma tutto è rimasto al punto di partenza. Voi credete che questo sia divertente e vi meravigliate di sentirmi sospirare?

DIANA: Hai chiesto tu di partire per Ginevra, subito dopo la cerimonia.

BOURGANEUF: Perché volevo trascorrere in Svizzera la nostra luna di miele!

DIANA: Non è colpa mia se a Ginevra l’albergo si è incendiato.

BOURGANEUF: Certo, ma ti sei rifiutata di seguirmi in un altro!

BONIFACIA: Sono io che mi sono opposta, avevo troppa paura e non avrei dormito in un albergo per tutto l’oro del mondo!

BOURGANEUF: Non ho protestato e vi ho proposto di venire qui, a casa mia, a Villeneuve-Saint-Georges...

DIANA: E noi abbiamo accettato.

BOURGANEUF: Pensavo: «Ci sono quattordici ore di ferrovia con qualche galleria, sarà un viaggio piacevole!...» Prendo una carrozza letto per restare solo con mia moglie e la prima persona che ci monta, chi è? La Suocera!!! (Indica la signora Bonifacia)

BONIFACIA: Naturalmente...

DIANA: Volevi abbandonarla?

BOURGANEUF: No, ma mi proponevo di ficcarla...

BONIFACIA: Eh?

BOURGANEUF: ...di sistemarla... di sistemarla nello scompartimento comune!

BONIFACIA: Grazie tante!

BOURGANEUF: Insomma, sono tre mesi che sono partito da casa mia, libero  e solo; e ci torno oggi, scortato da una suocera. Ebbene no, non sono contento!

BONIFACIA: Qui da voi, se non altro, nessuno vi disturberà più.

BOURGANEUF: Lo spero.

BONIFACIA: Andiamo a spogliarci, Diana.

BOURGANEUF: Soprattutto non uscite dalla camera senza che sia venuto io a cercarvi.

DIANA: Ma perché?

BOIJRGANEUF: Perché devo avere il tempo di avvertire mio genero e mia figlia.

BONIFACIA: Questo non ci riguarda! (Esce a destra, in primo piano)

BOURGANEUF: (Trattenendo Diana). Diana, un bacetto...

DIANA: (Sfuggendo) Avrai tanto tempo per baciarmi! (Esce a destra, in primo piano)

BONIFACIA: (Dietro le quinte) Ma vieni, Diana, che fai lì?

BOURGANEUF: Un iceberg è meno freddo della donna che ho sposato, ho commesso un errore, mi sono lasciato ammaliare dalla sua bellezza!

Scena decima

BOURGANEUF, VITTORIA, CARLO

VITTORIA: (Entrando dal fondo con una borsa da viaggio e una valigia) Signore, hanno portato i vostri bagagli. (Esce a sinistra)

BOURGANEUF: Bene! Ma cosa dirò a mia figlia e a mio genero? (A Carlo che è entrato) Signore?

CARLO: Chiedo scusa, il signor Duval.

BOURGANEUF: Mio genero non è in casa.

CARLO: (A parte) Genero!? (A voce alta) E la signora?

BOURGANEUF: Sono usciti, se volete aspettarli… Recupero i miei bagagli. (Esce dal fondo)

CARLO: Dev’essere papà Bonivard, il cantante dell’America del Sud! Avrà raggiunto sua moglie, povero Enrico! Già, sono due anni che non lo vedo! Chissà Diana, sono curioso di sapere quale impressione le farò... (A Vittoria che entra da sinistra) Scusate! Come sta il signor Duval?

VITTORIA: Oh, benissimo, signore!

CARLO: E la Signora?

VITTORIA: Anche la signora sta bene.

CARLO: Bambini?

VITTORIA: Prego?

CARLO: Hanno figli?

VITTORIA: No, signore, non ancora.

CARLO: (A parte) Che pigrone!

VITTORIA: (A parte) Che domande!

CARLO: (A voce alta) E la vecchia?

VITTORIA: La vecchia?

CARLO: Intendo dire la mamma della signora, come se la passa?

VITTORIA: Oh, signore, non se la passa più!

CARLO: Come?

VITTORIA: E’ morta! (Esce dal fondo)

CARLO: Povera Bonivard, si è lasciata andare! Enrico non deve avere pianto troppo! Ecco perché Bonivard padre è tornato; sostituisce la moglie nel governo della casa. Sarà una consolazione per Diana! Non ha più la mamma, ma se non altro ha ritrovato il padre!

BOURGANEUF: (Dal fondo, verso f.s.) I bagagli , lasciateli lì.

CARLO: Signore, vostra moglie un tempo mi onorava della sua amicizia...

BOURGANEUF:Ah!

CARLO: E vostra figlia mi testimoniava una reale simpatia...

BOURGANEUF: Mia figlia?

CARLO: Quanto a Enrico, lui, lui è il mio più caro amico e da vecchia data.

BOURGANEUF: Molto piacere, signore.

CARLO: Champeaux!

BOURGANEUF: Caro signor Chapeau, sono felice di avervi qui.

CARLO: Champeaux, non chapeau…

BOURGANEUF: Chiedo scusa, signor “Chateau”!

Scena undicesima

GLI STESSI, DIANA.

DIANA: (Entrando da destra) Dov’è la mia borsa?

BOURGANEUF: Non saprei, la cerco.

CARLO: Diana!

DIANA: Carlo, che sorpresa! Dopo due anni, mi fa piacere, un grande piacere!

CARLO: Davvero?

DIANA: Ma certo, voglio presentarti!

BOURGANEUF. Già fatto! Permettete, vado in cerca del fachiro, del facchino volevo dire… (Esce)

DIANA: Hai un magnifico aspetto, ti trovo in formissima!

CARLO: E tu, sempre più affascinante!

DIANA: Che bello rivedersi!

CARLO: Non ci contavi più, di’ la verità.

DIANA: Un lungo triste biennio, senza tue notizie.

CARLO: Lo sai il perchè.

DIANA: (Ridendo) Ah, sì, la tua immensa passione! E sei guarito?

CARLO: Il mal d’amore non ha cure.

DIANA: Troppo tardi, se non fossi partito!

CARLO: Mi avresti amato?

DIANA: Forse!

CARLA: Non dire così che mi fai pentire di tutte le decisioni prese a causa tua.

DIANA: Dove sei stato, che hai fatto in questo tempo sabbatico?

CARLO: In Brasile, dove ho acquistato una vasta piantagione di caffè e dove sono servito e riverito dalle mie sinuose mulatte.

DIANA: Mulatte?

CARLO: Un giorno ti racconterò. Posso sperare in una cena?

DIANA: Vedremo.

CARLO: Devo andare a Brunoy per un affare importante, sarò di ritorno verso le sei!

DIANA: Da quando ci siamo persi di vista, tante le novità!

CARLO: (Assumendo un aspetto triste) Sì, Io so. (A parte) La signora Bonifacia, pace all’anima sua!

DIANA: Povera mamma...

CARLO: Ho saputo solo ora, mi spiace!

DIANA: Di Enrico non ne poteva più e così ha voluto finirla.

CARLO: (A parte) Si è uccisa, corbezzoli! (A voce alta) Certo, è una disgrazia! M a il tempo cura ogni ferita: bisogna pure farsene una ragione!

DIANA: (Con leggerezza) Ho fatto presto a consolarmi!

CARLO: Del resto, hai ritrovato, un altro affetto!

DIANA: Sì. (Bourganeuf rientra con una piccola borsa)

CARLO: (Indicando Bourganeuf) Un padre!

DIANA (Ridendo) Zitto, se ti sente.

CARLO: (A parte) Ho detto una sciocchezza?

DIANA: (Prendendo la borsa di Bourganeuf) Grazie! (A Carlo) A dopo (Esce a destra)

CARLO: (A parte) Però, per una ragazza che voleva tanto bene a sua madre! (Salutando) Signore.

BOURGANEUF: Signore! (Carlo esce) Ma chi sarà quel

tipo che conosce mia moglie, mia figlia, mio genero e me. Ma io non lo conosco!

Scena dodicesima

BOURGANEUF, GABRIELLA, ENRICO, poi VITTORIA.

GABRIELLA: (Entrando dal fondo con Enrico) Papà, finalmente! (Lo abbraccia)

BOURGANEUF: (a parte) Accidenti!

ENRICO: Caro suocero! (Gli stringe la mano)

BOURGANEUF: Sì, ragazzi miei. Figliola, hai una bella faccia.

ENRICO: Sono vostri tutti quei bagagli? E che avete comprato, i Pirenei?

GABRIELLA: com’è andata la permanenza?

BOURGANEUF: Eccellente.

ENRICO: Un po’ lunghetta, sia detto senza offesa!

BOURGANEUF: In viaggio, non si considera mai l’imprevisto! E’ sbagliato, sbagliatissimo!

ENRICO: Vi rimprovero una cosa sola, di averci lasciato senza notizie. Noi vi abbiamo scritto e vi trovavate a Luchon.

BOURGANEUF: A Luchon, esatto! Ma no, ero a Nizza! Avevo raccomandato di spedirmi la corrispondenza! Nizza, che città: palme, aranci, fiori, ville….

GABRIELLA: E così la nostra lettera l’hai ricevuta a Nizza?

BOURGANEUF: No, ero già a Napoli. Ah, ragazzi miei Napoli: Vesuvio, mare cielo terso, spaghetti...

ENRICO: Allora è a Napoli che la nostra lettera…?

BOURGANEUF: No, troppo tardi ero a Venezia! Ah, ragazzi miei!

ENRICO: Siete stato a Roma?

BOURGANEUF. Ah, Roma: Il Campidoglio, S. Pietro...

ENRICO: E in Svizzera?

BOURGANEUF: Ah, in Svizzera: la cioccolata, la frescura...

ENRICO: Ma che è lo stesso itinerario del viaggio di nozze nostro? (Entra Vittoria)

GABRIELLA: Dimmi Vittoria.

VITTORIA: Signora, è per il foulard da notte del signor Bourga.......

BOURGANEU: No, non metto più foulard!

ENRICO: Siete già arrivato al berretto di lana?

BOURGANEUF: Non metto più niente!

VITTORIA: Bene, signore. (Esce.)

ENRICO: Dunque, la nostra lettera, finalmente, l’avete ricevuta in Svizzera?

BOURGANEUF: Sì, a Ginevra, appena arrivati in albergo.

ENRICO: Arrivati? Ma non eravate solo?

BOURGANEUF. No!... Sì!... No!...

ENRICO: (Ridendo) Ah, suocero!

GABRIELLA: Papà!

BOURGANEUF: Volevo dire che ero arrivato con altri viaggiatori; eravamo una decina, almeno.

GABRIELLA: Meno male. (Vittoria entra dal fondo portando un guanciale) Ecco il tuo guanciale.

BOURGANEUF: Un guanciale, un guanciale! Mettine due, Vittoria! (Vittoria esce a sinistra in primo piano, e torna quasi subito; poi esce dal fondo)

ENRICO: Due?

BOURGANEUF: Sì, un’abitudine che ho preso a Luchon e mi trovo benissimo!

GABRIELLA: Vedrai la tua camera com’è bella, l’ho rivoluzionata ci sono mobili sono nuovi. Soltanto il letto è sempre quello.

BOURGANEUF: Il mio lettino a una piazza?

ENRICO: E mezza, una piazza e mezza!

BOURGANEUF: E’ molto stretto!

GABRIELLA: Per te solo?

BOURGANEUF: Per me solo, per me solo! Uhm, cari ragazzi, voi non sapete il bene che vi voglio!

GABRIELLA: Anche noi ti vogliamo bene.

ENRICO. E se vi dicessi che mi siete mancato? Un suocero come voi è un compagno, un amico! Che differenza rispetto a una suocera, maledette suocere! Se mai dovessimo avere un figlio, vi giuro che sposerà un’orfana!

BOURGANEUF: (A parte) Accidenti! (A voce alta) Ragazzi miei, cari ragazzi... se sapeste il bene che vi voglio!

ENRICO: Ne siamo convinti.

BOURGANEUF: Uhm! Voi ricordate che il medico mi aveva consigliato di andare a Luchon per la mia affezione cardiaca?

ENRICO: Oh, un’affezione da poco!

BOURGANEUF: Per questo ci sono andato, senza sospettare quel che mi sarebbe poi capitato! Ah, i Pirenei, la natura selvaggia, grandiosa, vulcanica! Una meraviglia, una meraviglia!

ENRICO: La conosciamo!

BOURGANEUF: Vi riscalda la fantasia, trascina, infiamma!

ENRICO: (a parte) Ma che cos’ha?

BOURGANEUF: E capita spesso che si parta con un’affezione e si torni con un affetto!

ENRICO: Un affetto, siete innamorato?

GABRIELLA: Tu, papà?

BOURGANEUF. Ah! ragazzi miei, la conoscerete! Una meraviglia di grazia e bellezza!

ENRICO: Suvvia, suocero, suvvia!

BOURGANEUF: Uno sguardo ammaliante, un bel personale, bei capelli.

ENRICO: Sorvolate, sorvolate! C’è Gabriella.

BOURGANEUF: Credo che sia mio dovere metterla al corrente.

ENRICO: Delle fattezze della vostra amante?

BOURGANEUF: La mia amante? Io l’ho sposata! (A parte) Oh!

ENRICO: Eh?

GABRIELLA: Dici sul serio?

BOURGANEUF: (Alzandosi)  Ebbene sì, mi sono sposato!

ENRICO: (Scoppiando a ridere) È buffo, molto buffo! Ah, che barzelletta!

BOURGANEUF:  Ma genero, Ti ripeto che...

ENRICO: (Ridendo) Voi ammogliato, laggiù, nel meridione! Ah, che pensata, buona davvero! Buona, buona, ve Io dico io!... Ah! ah! ah! ah!...

BOURGANEUF: No, vi ripeto...

ENRICO: Ma non attacca, sapete? Non attacca!

GABRIELLA: Andiamo, papà, di’ la verità!

BOURGANEUF: La sto dicendo, la verità! Ho incontrato a Luchon, appena arrivato, una splendida ragazza e l’ho sposata tre giorni fa a Nizza, dove lei abitava!

ENRICO: Dunque, è una cosa seria?

BOURGANEUF: Più che seria!

ENRICO: Avete preso moglie?

BOURGANEUF: Sì, tre giorni fa...

GABRIELLA: Incredibile!

ENRICO: Ma è una follia, come avete potuto?

BOURGANEUF: E che ne so? Sono rimasto giovane, che colpa ne ho? Credevo si trattasse di un’avventura senza conseguenze! Così, sono andato avanti, mi sono lasciato sfuggire qualche parola compromettente che è diventata un impegno! E poi, poi il resto lo sapete.

ENRICO: Si possono commettere sciocchezze ad ogni età, ma per la miseria!

BOURGANEUF: Dopo tutto, ne avevo il diritto.

ENRICO: Il diritto? No che non l’avevate, vi eravate impegnato con me...

BOURGANEUF: Impegnato?

ENRICO: Per contratto! Ho sposato la figlia di un vedovo, perché non volevo avere una suocera!


BOURGANEUF: Quando la conoscerete sono sicuro...

ENRICO: Non ci tengo affatto a conoscerla!


BOURGANEUF: Vi piacerà, piace a tutti!

ENRICO: Andremo a vivere altrove, io e Gabriella...

BOURGANEUF: Separarmi da mia figlia?


GABRIELLA: Oh, Enrico!

BOURGANEUF: Non condivido!

ENRICO: Così sarete libero!

BOURGANEUF: Ma Enrico, tu sai quanto ti stimi.

ENRICO: E non ci avete nemmeno avvertiti!

BOURGANEUF: Non ho avuto il coraggio, lo confesso! Ma non litighiamo, vi prego!

ENRICO: Vi pare?

GABRIELLA: Enrico, su dobbiamo accettare!

ENRICO: Tu non hai la minima idea di quel che vuol dire una suocera, non puoi capire.

BOURGANEUF: Non vorrete andarvene!

ENRICO: Lo dovrei fare!

GABRIELLA: Ma non lo farai!

ENRICO: Una suocera!

BOURGANEUF: E’ simpatica, vedrete! Allegra, vivace...

GABRIELLA: Enrico non t’annoierai più.

BOURGANEUF: Facciamo un tentativo.

ENRICO: So benissimo che le suocere non sono tutte uguali  

GABRIELLA: Allora acconsenti?

ENRICO: Va bene, tentiamo, ma senza impegni.

BOURGANEUF: Ripeto, stringerai subito amicizia! (Gli stringe la mano) Grazie, Enrico, grazie!

GABRIELLA: Dov’è adesso la famigliola?

BOURGANEUF: Sta rinfrescandosi.

GABRIELLA: Non vedo l’ora di conosce tua moglie e la signora.

BOURGANEU: Devo chiamarle?

ENRICO. No, abbiamo tempo!

VITTORIA: (entrando dal fondo) Hanno portato un’altra cassa, molto grande, per il signor Bourganeuf.

BOURGANEUF: Vengo subito. (Vittoria esce) Sono dei ninnoli, dei ricordi di viaggio, che ho comprato qua e là, per voi.

GABRIELLA: Hai pensato a noi?

BOURGANEUF. Penso che vi piaceranno. Vieni Enrico togliamo gli imballaggi.

ENRICO: Chi avrebbe detto stamattina che questa sera avrei avuto una suocera! In definitiva, se è veramente simpatica come dite...

BOURGANEUF: Una meraviglia, vi dico, una meraviglia assoluta!

ENRICO: Ma non prendo alcun  impegno! (Esce dal fondo con  Bourganeuf)

GABRIELLA: Vediamo un po', isogna fare ordine. E’ importante la prima impressione!

(Sistema diversi oggetti; la signora Bonifacia entra da destra)

Scena tredicesima

GABRIELLA, LA SIGNORA BONIFACIA.

BONIFACIA: (entrando da destra) Signor Bourganeuf. Oh, signora!

GABRIELLA: Signora! (A parte) E questa chi è?

BONIFACIA: Cercavo il signor Bourganeuf, siete sua figlia, immagino.

GABRIELLA: (Sbalordita) Sì, signora! (A parte) Oh, Dio mio! Non sarà mica?

BONIFACIA:  Sono felice, signora, di fare la vostra conoscenza!

GABRIELLA: Sono io che... (A parte) No, non è possibile!

BONIFACIA: Dal momento che dovremo convivere, spero, cara signora, andremo d’accordo anche nello gestire la casa.

GABRIELLA: Ma certamente, signora, certamente. (A parte) Sarebbe questa, la meraviglia di grazia e di bellezza?

BONIFACIA: Pensate un po’, ho comprato una scatola di spilli, a Ginevra, e non la trovo più!

GABRIELLA: Allora siete voi che venite da Ginevra?

BONIFACIA: Sono arrivata un’ora fa.

GABRIELLA: Con papà?

BONIFACIA: Certo!

GABRIELLA: (A parte) Che delusione, cosa dirà mai Enrico?

BONIFACIA: Probabilmente il signor Bourganeuf ha messo, per errore, i miei spilli nella sua valigia.

GABRIELLA:  Posso darvene io, Signora.

BONIFACIA: Troppo gentile!                                    -

GABRIELLA: (A parte) Povero papà, è proprio il caso di dire che l’amore è cieco! (Esce dal «pan coupé» di destra)

BONIFACIA: Non è male, la piccina, un po’ sussiegosa! Piacevole la casa, una bella proprietà!

Scena quattordicesima

BONIFACIA, ENRICO, poi GABRIELLA.

ENRICO: (Entra portando i ninnoli. Vedendo la signora Bonifacia,  lancia un grido di stupore e lascia cadere quel che ha in mano) Ah, voi qui?

BONIFACIA: Enrico!!

ENRICO: La suocera! Che cosa volete e che fate qui?

BONIFACIA: Ma...

ENRICO: Sì, lo so, il mio notaio mi ha scritto: i vostri centomila  euro; e voi osate...?

BONIFACIA: Chiedo scusa!

ENRICO: E’ il malloppo quello che desiderate?

BONIFACIA: Ce lo devi.

ENRICO: Legalmente, sì, ma onestamente...

GABRIELLA: (Rientrando con una scatoletta in mano) Ecco gli spilli, signora.

BONIFACIA: Vi ringrazio.

ENRICO: (A parte, stupefatto) Si conoscono!

(La signora Bonifacia prende gli spilli e aggiusta parti del suo abito)

GABRIELLA: (Sottovoce, a Enrico) Che ne dici della moglie di papà?

ENRICO: (Sottovoce). Sua moglie? Non l’ho mai vista! Dove sta?

GABRIELLA: Costei!

ENRICO: (al colmo dello stupore) Cosa? Lei, la moglie di Bourga­neuf?

GABRIELLA: Ahimé, è la Signora!

ENRICO: Ma cosa dici?!

GABRIELLA: Me l’ha detto lei (Esce dal fondo)

Scena quindicesima

ENRICO, BONIFACIA, poi CORNELIO.

ENRICO: (A parte, spaventato) Ah! Dio mio! Lei, mia suocera! Un’altra volta! Sempre!... Sempre!... (Si accascia su una sedia)

BONIFACIA: Che c’è?

CORNELIO: (Entrando dal fondo) Ottantaquattro alborelle!

BONIFACIA: Il capitano!

CORNELIO: La signora Bonifacia, perbacco! (Scorgendo Enrico che tenta invano di parlare) Enrico, parla! Ma parla dunque! (Pantomima espressiva di Enrico) 

ENRICO: (Con un balzo si precipita sulla signora Bonifacia terrificata, che scuote con violenza) Allora, siete voi?

BONIFACIA: Aiuto!!

(Fugge, inseguita, da Enrico, che Cornelio riesce a fermare)

ENRICO: Rispondete, siete voi?

BONIFACIA: Cosa?

ENRICO: Siete voi che l’avete sposato?

BONIFACIA: Chi?

ENRICO: Mio suocero.

CORNELIO: Sposato lui?

ENRICO: Sì, laggiù, nel meridione...

BONIFACIA: Ma niente affatto, non sono io! Prima di

tutto io non sono vedova, il signor Bonivard è ancora vivo.

ENRICO: (Contento) Non è lei! Respiro, zietto che paura! Che incubo! Credevo che avesse sposato mio suocero!

CORNELIO: Bourganeuf?

BONIFACIA: (A parte) Santo cielo, ha detto Bourganeuf! Ha detto suo suocero, Bourganeuf è suo suocero! Allora mia figlia... Ah! (Si accascia sopra una sedia)

ENRICO: Ma allora chi ha sposato? Ditemelo, chi?

(Si dirige alla camera di destra e si trova faccia a faccia con Diana, che sta uscendo)

Scena sedicesima

GLI STESSI, DIANA, poi GABRIELLA, BOURGANEUF.

DIANA: Enrico!

CORNELIO ed ENRICO: Diana!

DIANA: Che sorpresa! (Vedendo sua madre) Ah! mamma!...

ENRICO: Non è possibile, non è possibile!

CORNELIO: Su, calmati!

DIANA: Ma che succede?

BONIFACIA: Sapessi!

ENRICO: (A Diana) Siete voi, voi che avete sposato il signor Bourganeuf?

DIANA: Sì, sono io!

ENRICO: E’ lei!

BONIFACIA: Fatalità!

DIANA: (Alla signora Bonifacia) Ma a lui che  importa?

BONIFACIA: Bourganeuf è suo suocero!

DIANA: Come, come?

BONIFACIA: Enrico è il genero!!

DIANA: Troppo buffo: lui, io! Addirittura io, sua suocera! (Ride)

ENRICO: (Al colmo del furore) Mia suocera!!! Mi sono separato da lei per tenervi lontana, per sfuggirvi e voi siete ritornata! Ho divorziato per non avere più una suocera, e adesso ne ho due.., due.., due!...

CORNELIO:  Andiamo, nipotino, che diamine!

ENRICO. Ah, questo è troppo!

CORNELIO: Se tua moglie ti sentisse!

ENRICO: Hai ragione, lei non deve sapere e anche mio suocero capito? Non voglio, non voglio! Che mercato, tutto da capo.. Dio mio, Dio mio!!

BONIFACIA: Non diremo niente!

DIANA: Te lo prometto!

GABRIELLA: (Entrando dal fondo) Fra una mezz’ora, potremo metterci a tavola. (A Diana) Signora!

DIANA: (salutando) Signora!

ENRICO: (Seccamente e rapidamente, presentando) Mia moglie! Mia suocera. (A Gabriella) Presto, si parte!

GABRIELLA: Si parte?

ENRICO: Immediatamente, è necessario!

GABRIELLA: Ma per quale motivo?

ENRICO: Lontano, lontano, lontano! VIA!! (La spinge verso la porta del «pan coupé» di destra)

GABRIELLA: Che significa tutto questo? (Esce dal «pan coupé» di destra)

ENRICO: Addio, zietto!

BOURGANEUF: (Entrando dal fondo, con un vassoio pieno di cose diverse) Dolcetti di Torino, mortadella di Bologna!

ENRICO: Al diavolo tutto!

(Dà un calcio al vassoio ed esce alla destra di Gabriella. Stupefazione di Bourganeuf, che Cornelio cerca di calmare. Bonifacia e Diana scoppiano a ridere)

INTERVALLO DI LUCE

(Stessa scena del secondo atto)

Scena prima

ENRICO, CORNELIO, VITTORIA.

(Enrico sta facendo le valigie)

VITTORIA: (entrando da destra, e portando due involti) Ecco, signore.

ENRICO: (Bruscamente) Dai qua. (Getta gli involti in un baule)

VITTORIA: Il signore desidera che Io aiuti?

ENRICO: No, piuttosto di’ alla signora di far presto!

VITTORIA: Bene. (Esce dal «pan coupé» di destra)

CORNELIO: E Gabriella?

ENRICO: In camera sua!

CORNELIO: Povera piccina, le hai detto che Diana era tua moglie?

ENRICO: Lei e suo padre non devono sapete nulla.

CORNELIO: Come hai giustificato la tua improvvisa partenza?

ENRICO: Che un viaggio avrebbe giovato a tutti: a chi parte e a chi resta! C’era una sola donna al mondo, l’unica, che speravo di non vedere mai più ed era lei. E mio suocero che fa….?

No, è inaudito, inaudito!

CORNELIO: Per queI che ci ha guadagnato, tuo suocero! Lo sai che mi ha confidato Gisella?

ENRICO: Gisella?

CORNELIO: La signora Bonifacia!

ENRICO: Ah, sì!

CORNELIO: Sembra che il povero Bourganeuf, benché sposato da tre giorni...

ENRICO: Ebbene?

CORNELIO: E’ ancora al punto di partenza.

ENRICO: Ma cosa dici?

CORNELIO: Da quando si è sposato, la signora Bonivard non Io ha lasciato solo con sua moglie nemmeno un attimo!

ENRICO: In questo la riconosco. (Chiudendo il baule) E questo è fatto!

CORNELIO: Hai proprio deciso? Te ne vai?

ENRICO: Subito!

CORNELIO: Ebbene, vuoi che te lo dica? Sbagli!

ENRICO: Come?

CORNELIO: Al tuo posto, io rimarrei, costi quel che costi: io, qui, ci metterei radici! Bonifacia esulterà per la tua partenza, si piazzerà a casa tua e nessuno potrà fare più nulla.

ENRICO: Io vivere qui, fra Diana e Gabriella? Neanche a pensarci.

CORNELIO: Che t’importa? Diana non l’ami più.

ENRICO: No di certo.

CORNELIO: E allora?

ENRICO: Ma per la miseria, è stata pur sempre mia moglie per due anni! Ci sono cose che non si dimenticano! Epoi, tutta questa promiscuità, impossibile!!!!

Scena seconda

GLI STESSI, BONIFACIA entrando dal «pan coupé» di sinistra.

BONIFACIA: Mica male questa proprietà!

ENRICO: (a parte) Oh! (Finisce di chiudere il baule)

CORNELIO: Il giardino è grazioso, vero?

BONIFACIA: C’è un vialetto di tigli, verso il fondo: farò abbattere immediatamente; così il capanno!

ENRICO: Lo sterminio sta per incominciare! Vandala!

BONIFACIA: Che te ne importa, dal momento che parti!

ENRICO: Sì, parto e immediatamente! Spero non mi diate più la caccia..

BONIFACIA: Darti la caccia? La sorpresa è stata altrettanto spiacevole.

ENRICO: E allora perché non avete detto a Bourganeuf che io avevo sposato vostra figlia?

BONIFACIA: Come potevo sapere che eri suo genero?

ENRICO: In Municipio, avrà pur sentito pronunciare il mio nome!

BONIFACIA: Evidentemente...!

ENRICO: E non ha detto niente?

BONIFACIA: Niente!

ENRICO: Impossibile!

BONIFACIA:  Non sei il solo ad avere quel cognome!

CORNELIO:  E’ abbastanza diffuso!

BONIFACIA: Ho detto che eri defunto, quindi lui sposava una vedova e non una divorziata...

ENRICO: MI avete anche ammazzato...

BONIFACIA: Con molto piacere!

ENRICO: E questo perché vostra figlia potesse sposare un uomo di cinquantadue anni!

BONIFACIA: Devo ammetterlo, Diana non è fortunata: prima voi, poi Bourganeuf! Ma perché Carlo non è tornato in Francia tre mesi fa? Che disdetta!

ENRICO: L’avete visto?

BONIFACIA: Non io, Diana.

ENRICO: Ha parlato con lei?

BONIFACIA: Con lei e con Bourganeuf. È andato a Brunoy; tornerà verso le sei!

ENRICO: (A parte) Oh, che idea! Se potesse, sistemerebbe tutto! Non parto più, rimango! Devo ad ogni costo mandare a monte il matrimonio di Bourganeuf! Carlo sposerà Diana e per di più mi libererà dalla vecchia!

BONIFACIA: (A Cornelio) Carlo sarà a cena con noi, vi rivedrete.

ENRICO: Carlo è l’uomo che Diana avrebbe dovuto sposare!

CORNELIO: Giusto!

BONIFACIA: A chi lo dite!

CORBULON. L’ha amata a suo tempo!

ENRICO: Forse l’ama ancora.

BONIFACIA: Affermativo!

ENRICO: Se non aveste avuto tanta fretta di sbarazzarvi di Diana, oggi...

BONIFACIA: Ho scelto il minore dei mali!

ENRICO: oggi avrebbe sessantamila lire di rendita, perché l’amico Carlo...

BONIFACIA: Inutile ricordarmelo!

ENRICO: Troppo tardi! Se si potesse annullare il matrimonio!!

BONIFACIA:  Mah! chi Io sa?

CORNELIO: C’è un mezzo secondo voi?

BONIFACIA: Forse!

ENRICO: (A parte) Ci sta arrivando! (A voce alta) Voi lo sciogliereste il matrimonio con Bourganeuf?

BONIFACIA: Perché no, dopotutto sono riuscita col vostro!

ENRICO: Non è la stessa cosa, Bourganeuf non desidera affatto separasi da Diana.

BONIFACIA: Lascia fare a me!

ENRICO: Bisogna cominciare subito!

BONIFACIA: Ci penso io!

ENRICO: Lasciate stare! Bourganeuf non ve lo permetterà!

BONIFACIA: Dici? Abbi fede.

ENRICO: Vi schiaccerà, vi soggiogherà!

BONIFACIA:  Lui, quel bacchettone?

CORNELIO: (A parte) Ah, ora capisco!

ENRICO: Poco fa, ci ha detto che vi avrebbe messo sugli attenti! Non è così, zio?

CORNELIO: Sì, sì. Lui con lui vi farà rigar dritta!

BONIFACIA: Poveretto, con me non attacca!

ENRICO: (A parte) Forse, provocandola un pò!

Scena terza

GLI STESSI, BOURGANEUF.

BOURGANEUF: (Entrando dal «pan coupé» di destra) Senti Enrico, Gabriella è desolata: non partite!

ENRICO: D’accordo, per mia moglie resto.

BOURGANEIJF: (Gli stringe la mano) Mia figlia sarà felice.

CORNELIO: Meno male, corro a recarle la buona novella.

BOURGANEUF: Vivremo tutti qui, in famiglia, felici come in una favola!

CORNELIO: (Tornando) Con me, nipote, lo sai, non devi fare complimenti. Se avete bisogno della mia camera, vado a dormire a Parigi.

ENRICO: Ma niente affatto, caro zio. Ci arrangeremo alla grande!

CORNELIO: Non fare complimenti! (Esce dal «pan coupé» di destra)

ENRICO: Signora, Signora! (Indica la signora Boniifacia, della quale finge di non sapere il nome)

BOURGANEUF: Signora Bonifacia...

ENRICO: Grazie, non lo ricordavo!

BONIFACIA: (A parte)  Ma che attore!

ENRICO: La signora andrà nella camera rossa (Indica  la camera di destra)

BOURGANEUF: Perfetto!

ENRICO: E vostra moglie nella camera azzurra! (Indica la camera di sinistra)

BOURGANEUF. La mia camera!

ENRICO: Quanto a voi, caro suocero...

BOURGANEUF: (Sorridendo) Oh, io...

ENRICO: ...allestiremo un letto...

BONIFACIA: ...nel capanno, in fondo al giardino.

BOURGANEUF: Cosa?

BONIFACIA: Diana è molto stanca del viaggio...

BOURGANEUF: Ah, permettete!

BONIFACIA: Inutile insistere!

BOURGANEUF:  Ma allora, avete intenzione di perseguitarmi! Vi prego, cara suocera, di occuparvi, qui dentro, soltanto delle cose che vi riguardano!

ENRICO: (A parte)  Benissimo!

BONIFACIA: Il mio dovere èdare a mia figlia consigli che io credo necessari!

BOURGANEUF: In tutti i casi, lei non seguirà i vostri consigli a lungo, signora!

BONIFACIA: Poiché...

BOURGANEUF: ...poiché conto che facciate fagotto e ci lasciate vivere a nostro agio.

BONIFACIA: Far fagotto io?

BOURGANEUF: Voi!

ENRICO: (A parte)  Bravo!

BONIFACIA: D’accordo, ma se me ne vado, Diana mi seguirà!

BOURGANEUF: Lo vedremo!

BONIFACIA: Certo, lo vedrete! (Guardando Enrico esce a destra)

Scena quarta

ENRICO, BOURGANEUF.

ENRICO: Caro suocero, mi complimento con voi: “il parlar chiaro è fatto anche per i nemici”!

BOURGANEUF: Ma roba dell’altro mondo!

ENRICO: Per me vi darà filo da torcere! Dovete capire, un’ex ballerina dalle punte acuminate!

BOURGANEUF: Ballerina!?

ENRICO: Non lo sapevate? Zio Cornelio l’ha conosciuta, venticinque anni fa, al Grand Théatre di Marsiglia.

BOURGANEUF: Nel corpo di ballo?

ENRICO: Sì, nel corpo e nel letto, più semplicemente.

BOIJRGANEUF: Non èpossibile!

ENRICO: Mio zio sarà più preciso nel descrivere il soggetto! Capite adesso perché volevo andarmene? Vi do un consiglio, se mi permettete: lasciate che la signora Bonifacia porti la figlia con sé, e augurate buon viaggio a tutti e due.

BOURGANEUF: E perchè mai!?

ENRICO: Meglio la pace e con loro due, la perderete!

BOURGANEUF: E Diana? Lei è incantevole, lei è mia moglie!!

ENRICO: La vostra vita sarà un inferno perpetuo, a causa di una suocera che vi odia e una moglie che non vi ama.

BOURGANEU: Come?

ENRICO: Non siete più tanto giovane, né tanto bello.

BOURGANEUF: E vabbè: si nasce, si cresce, s’invecchia (se ci si arriva) e si muore! Allora?

ENRICO: Diana non mancherà di fare confronti poco lusinghieri per voi! Il suo primo marito, di certo, era più giovane di voi, più aitante di voi, più, insomma, di voi...

BOURGANEUF: Che ne sapete?

ENRICO: Immagino!

BOURGANEUF. Sbagliate, io sono all’apice del mio ciclo virale, vitale volevo dire e posso offrire ancora tanto alla mia giovane consorte!

ENRICO: Avete detto bene, virale! La suocera vi seppellirà, la vedo abbastanza grintosa e di buona salute, quella è un antivirale, vi distruggerà!

BOURGANEUF: Il precedente marito, oltre ad essere un imbecille, era anche un astioso antipatico!

ENRICO: Così?! (A parte) Maledetta vecchia…!

BOURGANEUF: E’ morto prima del tempo, abbrutito da eccessi prematuri.

ENRICO: Sarebbero? Comunque è vostra moglie che vi ha raccontato questi particolari?

BOURGANEUF: La medusa.

ENRICO: (A parte) Tutto chiaro!

BOURGANEUF: Non ho niente da temere. E poi sarebbe troppo stupido perdere i miei quattrini: 50.000 euro!

ENRICO: (A parte) Solito salasso: poveri noi, fessi!

BOURGANEUF: Li ho riconosciuti a Diana: li ha pretesi!

ENRICO: Avete visto che razza di sanguisuga è la Bonifacia? In questo modo sono 100. 000, brava brava...

BOURGANEUF: Ho detto 50.000 non 100!

ENRICO. Mi rendo conto del leggiadro listino prezzi! (A Gabriella) Che c’è?

(Gabriella entra dal «pan coupé» di destra, con un vassoio)

Scena quinta

GLI STESSI, GABRIELLA.

GABRIELLA: La mamma ha chiesto...

ENRICO: Non chiamarla mamma, te lo vieto!

BOURGANEUF: Perché?

ENRICO: Perché la mamma è una sola!

GABRIELLA: La signora Bonifacia ha chiesto una tazza di tè e ora gliela porto.

ENRICO: Non sei mica la domestica, perché non ci va Vittoria?

GABRIELLA: È occupata!

BOURGANEIJF: (A parte) Eccellente pretesto per andare da Diana! (A voce alta) Lascia, ci vado io!

ENRICO: (A parte) Rimangono soli! ( Vuol prendere il vassoio)

Lasciate, sarà un vero piacere per me.

BOURGANEUF. Ma niente affatto è una premura che riguarda me!

ENRICO: (Tirando il vassoio) Ma no!

BOURGANEUF: (Stesso gioco) Ma sì!

GABRIELLA: No, che si rovescia! Tieni, papà. (Gli porge il vassoio) Tocca a lui.

BOURGANEUF: Sentito? Tocca a me, è mio diritto! (Esce a sinistra)

Scena sesta

ENRICO, GABRIELLA, poiLA SIGNORA BONIFACIA.

GABRIELLA: (Ridendo) Ma perché non volevi andasse da Diana?

ENRICO: (A parte) Lo manderà via!

GABRIELLA: Enrico!

ENRICO: Sarebbe la fine se...

BONIFACIA: (Entrando da destra) Chiedo scusa, cara Signora...

ENRICO: (A parte) Siamo salvi!(A voce alta) Signora Bonifacia! (A parte) Mettiamola di sentinella...

BONIFACIA: Che c’è?

ENRICO: Presto,  in quella camera, è urgente...

GABRIELLA: (A parte) Come, da mia figlia?

ENRICO: (Sottovoce) C’è dentro Bourganeuf!

BONIFACIA: Signore Iddio!... Ah! no!... no!...

GABRIELLA: Non capisco!

ENRICO: Non hai bisogno di capire: faccende interne.

Scena settima

ENRICO, GABRIELLA,BOURGANEUF, poi CARLO, VITTORIA.

BOURGANEUF: (Entrando furioso) Ne ho abbastanza! (Riaprendo la porta) Diana, questa sera stessa tua madre se ne andrà o ce ne andremo noi, scegli! (Chiude la porta) Vecchia bacucca, ma va’!

GABRIELLA: Papà, ma insomma!

ENRICO: Che bisogno avevate di sposarvi un’altra volta?

BOURGANEUF: Se potessi tornare indietro...

VITTORIA: (entrando dal fondo)  Il signor Carlo.

(Entra Carlo, Vittoria esce)

ENRICO: Finalmente, come va, vecchio mio?

CARLO: Benissimo, benissimo! (Saluta Bourganeuf) Signore!

BOURGANEUF: (Seccamente) Servitore!

CARLO: (a parte) Poco gentile, il vecchio Bonivard!

BOURGANEUF: (A Gabriella, che gli sta parlando) No, lasciami, Gabriella, è inutile!

GABRIELLA: Papà, ti prego!

CARLO: (A parte) Papà? È sua figlia?

ENRICO: Avete ragione, suocero!

BOURGANEUF: Ho deciso: o lei o noi! O noi o lei!

(Esce, parlando con Gabriella, dal «pan coupé» di destra)

CARLO: (A parte) È la figlia del vecchio Bonivard! Non sapevo che Diana avesse una sorella! Carina, molto carina!

Scena ottava

ENRICO, CARLO.

ENRICO: (Venendo avanti, a parte) A questo punto non rimane che convincere Carlo! (A voce alta) Arrivi da Brunoy?

CARLO: In questo momento.

ENRICO: Arrivi a proposito, neI bel mezzo di una scenata di famiglia. Tu non puoi credere perché, sai, ci sono dei momenti in cui mi chiedo se sogno o sono desto!

CARLO: (Ridendo) Come?

ENRICO: Hai visto mio suocero?

CARLO: Sembra furioso!

ENRICO: Esasperato. Non te l’ho nemmeno presentato!

CARLO: Lo conosco, l’ho visto poco fa con Diana.

ENRICO: Sì, hai già visto Diana. Ebbene?

CARLO: Per un quarto d’ora, tu eri uscito.

ENRICO. Allora, sai quel che è successo?

CARLO: Diana me l’ha detto in poche parole. Povera signora Bonivard!

ENRICO: Amico mio, io ero così contento di essermene liberato, invece, si ricomincia da capo.

CARLO: Non guadagnato neI cambio! È rognoso, tuo suocero!

ENRICO: Lui, una pasta d’uomo!

CARLO: Beh, e allora?

ENRICO: Andavamo d’accordo che era una meraviglia, se non si fosse risposato.

CARLO: Che ci vuoi fare.  E Diana cosa pensa di questo matrimonio?

ENRICO: Diana?

CARLO: Non deve farle molto piacere!

ENRICO: Lo ha subito... E non è certo felice benché, sia detto fra di noi, quel povero marito... (Ride)

CARLO: Beh?

ENRICO: In teoria, amico mio, sempre in teoria! Non ti dispiace questa notizia, vecchio seduttore?

CARLO: Scusa, ma non capisco.

ENRICO: Capirai! Carlo, mio vecchio Carlo, capirai! Tu devi farmi un favore...

CARLO: Quale?

ENRICO: Vuoi salvarmi la vita?

CARLO: E come?

ENRICO: Due anni fa sei partito perché amavi Diana.

CARLO: Sì, lo sai bene. Mi serbi rancore?

ENRICO: Al contrario!

CARLO: Ah!

ENRICO: Tu hai visto Diana, è ancora piacevole...

CARLO: Affascinante, un po’ ingrassata!

ENRICO: Sì, ma le dona! Amico mio, è sempre stupenda, una donna, la donna ideale! L’ami ancora?

(Guarda se Bourganeuf non stia ad ascoltare)

CARLO: Non l’ho certo dimenticata. Ma che cosa vuoi dire? Spiegati!

ENRICO: Ecco, voi due vi amate.

CARLO: Eh?

ENRICO: Tu le fai la corte, una corte serrata...

CARLO: ...poi?

ENRICO: ...poi, vi peschiamo insieme, lei divorzia e tu la sposi!

CARLO: Lei divorzia?

ENRICO: Sicuro, e tu la sposi. Come vedi, è semplicissimo.

CARLO: Semplicissimo! Allora vuoi sbarazzarti di Diana?

ENRICO: Costi quel che costi!

CARLO: Ma perché?

ENRICO: Ma perché non voglio che diventi la donna di mio suocero!

CARLO: (Sbalordito) Di tuo suocero?

ENRICO: Non ti pare sufficiente?

CARLO: Certo! (A parte) È matto, devo aiutarlo!

ENRICO: Allora siamo d’accordo?

CARLO :(Caritatevole) Sì, povero amico mio, tutto quello che vuoi!

ENRICO: Quanto alla vecchia Bonivard...

CARLO: Povera donna!

ENRICO: ...mandala al diavolo! Pim!... Pam!... (Fa il gesto di dare dei calci)

CARLO: Non mancherò! (A parte) Non si ricorda nemmeno che è morta! (A voce alta) Ma senti, chi è il tuo medico?

ENRICO: Il mio medico? Non ne ho!

CARLO: (A parte) E non viene curato! (A voce alta) Non mi aspettavo di ritrovarti in questo stato!

ENRICO: Se m’avessero detto...

Scena nona

GLI STESSI, CORNELIO, poiVITTORIA.

CORNELIO: (Entrando dal «pan coupé» di destra) Ah! Carlo!

CARLO: Capitano! (Stretta di mano)

CORNELIO: Come ve la passate, intrepido viaggiatore?

CARLO: Non mi lamento.

ENRICO: Caro zio, la faccenda èsistemata.

CORNELIO: Meno male.

ENRICO: Carlo acconsente...

CORNELIO: A che cosa?

CARLO: (Facendo dei cenni di complicità a Cornelio) A tutto, capitano, a tutto!

ENRICO: Lui ama sempre Diana, le farà la corte e magari fuggirà con lei, se è necessario!

CARLO: Quindi, ci sorprenderanno, lei divorzierà ed io la sposerò.

CORNELIO: Bravo, piano perfetto! Ah, no: se vengono sorpresi insieme, non potrà più sposarla!

ENRICO: Ebbene, si limiteranno a scappare.

CARLO: In America!

ENRICO: Non è una fortuna, zietto, che sia ritornato?

CORNELIO: (A Carlo) Ah! che servigio stai rendendo a mio nipote!

CARLO: (A Cornelio con intenzione) Povero, povero amico mio!

CORNELIO: Ma ci pensate, costretto ad essere il genero della propria moglie!?

CARLO: Sì, lo so!

CORNELIO: Quanto alla signora Bonifacia...

CARLO: ...un calcio e via.

VITTORIA: (Entrando dal fondo, con un candeliere e un panierino per bottiglie) Signore, per la cena, quali vini porto su?

ENRICO: Vado a prenderli io! Venite con me, zietto?

(Vittoria esce)

CARLO: Volentieri.

ENRICO: Tu sei un estimatore di vini!

CARLO: Sempre! Senti Enrico...

ENRICO: ...dimmi.

CARLO: Non ami più Diana?

ENRICO: Figuriamoci! Mi stai prendendo in giro? (Esce ridendo dal fondo)

CARLO: Scusate, capitano.

CORNELIO: Dite.

CARLO: Ma allora è vero, non ama più sua moglie?

CORNELIO:  Lui, l’adora! (Esce dal fondo)

CARLO: (Solo) Capissi qualcosa! Adora sua moglie e mi supplica di scappare con lei perché non l’ama più e perché non vuole diventare suo genero! La cosa migliore che possa fare io èdi svignarmela, e subito... (Gabriella entra dal «pan coupé» di destra)  Avvenente, Diana!

Scena decima

GABRIELLA, CARLO.

GABRIELLA: (A parte) Papà è sempre furioso... (Scorgendo Carlo) Oh, scusate, Signore!

CARLO: (Presentandosi) Carlo, il viaggiatore...

GABRIELLA: Ah! Ho spesso sentito parlare di voi, signore. Enrico vi è molto affezionato!

CARLO: Siamo amici da anni! Mi è sembrato un po’ cambiato.

GABRIELLA: Ah!

CARLO: Che cosa ha potuto frastornarlo?

GABRIELLA: Vi sembra frastornato?

CARLO: Non sarà niente, ma dovrebbe stare a riposo.

GABRIELLA: No, anzi, lo trovo pigro!

CARLO: Lo è sempre stato.

GABRIELLA: Ed è un peccato, perché ha del talento.

CARLO: Insomma...

GABRIELLA: (Un po’ seccata) Siete musicista, signore?

CARLO: Un appassionato, niente di più!

GABRIELLA: Vi farò sentire la sua ultima composizione, giudicherete voi stesso! Dov’è andata a finire? Hanno messo tutto sottosopra! (Cerca sul pianoforte)

CARLO: (A parte) Incantevole! È incantevole!

Scena undicesima

GLI STESSI, ENRICO.

ENRICO: (Entrando dal fondo, carico di bottiglie) Ecco un certo Chambertin, che berremo al tuo futuro matrimonio!

CARLO: Il mio matrimonio?

ENRICO: Certo, con Diana!

CARLO: Ci tieni sempre?

ENRICO: Più che mai!

CARLO: Ma senti un po’, lei non pensa di sposarsi?

ENRICO:Chi, Diana? Ma se te Io dico...

CARLO: Non Diana, sua sorella!

ENRICO. Quale sorella?

CARLO: Questa splendida ragazza...

ENRICO: Gabriella? (Ridendo) Mia moglie! Ma dai, bontempone, che fai, ricominci? Ah! no, senti, no, no! (Esce ridendo dal «pan coupé» di destra)

Scena dodicesima

CARLO, GABRIELLA,  ENRICO, CORNELIO, BONIFACIA, DIANA.

CARLO: Sua moglie, nemmeno sua moglie sa riconoscere!

GABRIELLA: (A parte) Eccolo. (Prende un foglio di musica) «Barcarola. Alla mia cara mogliettina.» Ah! quanto mi ha fatto piacere! (A voce alta) Volete suonarla, signor Carlo?

CARLO: Molto volentieri! (Prende il foglio. Gabriella va ad aprire il pianoforte) Ah, è la barcarola! Non è proprio di ieri!(Va al pianoforte)

GABRIELLA eCARLO (Cantando)

La sera è dolce, e il vento

gonfia le vele, o bella!

Brilla nel firmamento

luminosa una stella!

ENRICO: (Entrando precipitosamente, a parte) La mia barcarola! E l’altra, che è di là!

DIANA: (Cantando nelle quinte)  Mi affascina il tuo canto,

                                                    va la barca sul mare...

GABRIELLA: (Ascoltando sorpresa) La mia barcarola? La cantano di là?

ENRICO: È Vittoria, che si diverte! (Dà un calcio allo sgabello del pianoforte per far tacere Carlo)

CARLO: (Che non capisce)  Più piano? D’accordo! (Suona meno forte)

DIANA: (Cantando nelle quinte) Ah! vivere è un incanto,

                                                    è tanto dolce amare!... (Entra)

GABRIELLA: Diana conosce la barcarola?

ENRICO: (Agitato) Patatrac! (Bonifacia entra e canta con Diana la barcarola una seconda volta)

DIANA: (Cantando) La, la, la la, la, la!

CORNELIO: (Entrando dal fondo carico di bottiglie, canta con Diana) La! la! la! la! la! la!

ENRICO: (Cantando fortissimo, sull’aria di «J’ai du bon tabac») La, la, la, la, la, la, la, la, la, la!

GABRIELLA: Anche lui! Ma la conoscono tutti!

ENRICO: (A parte) La frittata è completa!

BONIFACIA: (A Enrico)  È quel che hai fatto di meglio.

CARLO: (Terrificato) Questa voce: la signora Bonifacia!!!

BONIFACIA: Signor Carlo.

CARLO: (Indietreggiando di fronte a lei) Ma allora non siete morta!?

BONIFACIA: Prego?

Scena tredicesima

GLI STESSI, BOURGANEUF.

BOURGANEUF: (Entrando dal «pan coupé» di destra) Che succede qui dentro? Un concerto?

GABRIELLA: (A Diana) Voi, signora, conoscete “La barcarola”?

DIANA: (Prendendo la musica) Sì, è dedicata a me.

GABRIELLA: (Prendendo la musica dalle mani di Diana) A voi? (Leggendo) «Alla mia cara mogliettina.» (A Enrico) Hai una sola moglie, suppongo?

BOURGANEUF: Perbacco!

CARLO: Vostra sorella!

GABRIELLA: Mia sorella?

CARLO: Diana!

ENRICO: Ma niente affatto, vuoi stare zitto?

CARLO: (Alla signora Bonifacia) Il povero ragazzo non ricorda più che ha sposato vostra figlia, quattro anni fa!

BOURGANEUF: Hai sposato Diana?

ENRICO: Insomma, al diavolo, sì!

BOURGANEUF: Lei è tua moglie?

ENRICO: Lo è stata, abbiamo divorziato.

CARLO: Divorziato?

BOURGANEUF: Diana tua moglie?

ENRICO: Sì, la mia prima moglie. Ho fatto di tutto per nascondervi la verità! Ma Carlo...

BOURGANEUF: Diana! Voi! Lei!

GABRIELLA. Ah! papà!...

BOURGANEUF: Ed io l’ho sposata! (Alla signora Bonifacia) E voi m’avete giurato che il vostro primo genero era morto!

BONIFACIA: Per darvi serenità!

CORNELIO: Su, nipote, risorgi!

GABRIELLA: Ce ne andremo da questa casa, è necessario!

BOURGANEUF: No, restate! Siamo noi che vi cediamo il posto! Mi ricorderò della mia luna di miele!

ENRICO: Ma no, perbacco!

BOURGANEUF: No, lasciatemi, lasciatemi...

ENRICO: Siete molto arrabbiato, suocero?

BOURGANEUF: Sono stufo!

CARLO:(A Cornelio) Interessante il divorzio, ma talvolta un po’ complicato!

BOURGANEUF: Vai a preparati, Diana, prendiamo I’ espresso delle sei.

DIANA: Vieni, mamma...

BOURGANEUF. No, noi due partiamo!!

DIANA: Non se ne parla!

BONIFACIA: Mi rapite la figlia?

BOURGANEUF: Mia moglie!

ENRICO: (A parte) E’ giunto il momento! (Parla a Cornelio)

BONIFACIA: E pensate che acconsenta?

ENRICO: (Sottovoce, alla signora Bonifacia) Quello non ha paura di voi!

BONIFACIA: Davvero? (A Diana) Fai attenzione e seguimi: cercherò di farmi dare uno schiaffo, mi scanso e prendilo tu...

DIANA: D’accordo, mamma!

BONIFACIA: Mia figlia non abbandonerà sua madre!

BOURGANEUF: Tutto da vedere, la legge è dalla mia!

BONIFACIA: Me ne rido della vostra legge, mostro!

BOURGANEUF. Oh! Smettetela!

ENRICO: (Sottovoce a Bourganeuf)  Bene, benissimo!

BONIFACIA: Prendere la mia bambina! (Lo spinge)

BOURGANEUF: (Esasperato) Ah! ah! ah!

BONIFACIA: (Stesso gioco) Tiranno!

BOURGANEUF: (Furioso) Signora!

BONIFACIA: (Stesso gioco)  Vigliacco!

BOURGANEUF: Smettetela, altrimenti...

BONIFACIA: Mi volete picchiare?

CORNELIO:(A parte) Benissimo!

BOURGANEUF: Voi pagherete per tutti...

ENRICO: (Sottovoce a Bourganeuf)  Bravo!

BONIFACIA: Se credete di farmi paura! (Lo spinge)

BOURGANEUF: Le volete? (Alza la mano)

ENRICO: (A parte)  Ci siamo!

BOURGANEUF: (Abbassando la mano) No, preferisco andarmene!

ENRICO: (A parte) No, così non va bene! (Corre dietro a Bourganeuf, assieme a Cornelio, e lo fa ritornare)

BONIFACIA: Ma picchiate, dunque, picchiate! (Lo sfida)

BOURGANEUF: Mi state sfidando!

GABRIELLA: Papà, ti prego!

BONIFACIA: Codardo, non ne avete di coraggio! Vigliacco! Io ce l’ho eccome. (Lo schiaffeggia)

BOURGANEIJF: Allora, prendete! (Alza la mano, Diana si precipita davanti alla madre e riceve lo schiaffo di Bourganeuf)

TUTTI: (Con sentimenti diversi) Ah!

ENRICO: Finalmente!

CORNELIO: E non senza fatica...

BONIFACIA: Ha colpito mia figlia!

BOURGANEUF: Diana, perdonami! Giuro che...

DIANA: Lasciami, disonesto femminicida!

BONIFACIA: Abbiamo i testimoni: sevizie gravi! La legge è precisa, conosco le procedure!

ENRICO. Lo credo!...

BOURGANEUF: Ma se vi dico che non avevo intenzione...

DIANA: Domani farò domanda di divorzio!

ENRICO: Soltanto il primo è difficile!

BOURGANEUF: Ebbene sia! Non mi oppongo, al contrario, w Dio...

BONIFACIA: Vieni figliola, usciamo di qui!

ENRICO: Vi accompagna Carlo.

CARLO: Molto volentieri!

DIANA: Fino in Brasile?

CARLO: Non chiedo di meglio!

DIANA: E la mamma?

BONIFACIA: (A Bourganeuf) Signore, ci rivedremo in tribunale!


(Esce dal fondo con Diana e Carlo)

CORNELIO: Povero Carlo, lo compiangeremo...

BOURGANEUF: E se il matrimonio è una lotteria...

ENRICO: ...il divorzio è una scatola a sorpresa!

Sipario

Fine

Note

1.Vésinet è una località a pochi chilometri da Versailles, nei pressi

della grande foresta di Saint-Germain-en-Laye; era molto nota alla fine dell’Ottocento per il suo grande e antico parco, in mezzo al quale era «chic» per la borghcsia parigina avere la casa di campagna. Villeneuve-Saint-Georges è un’altra amena località situata sulla Senna, pochi chilometri prima che essa giunga a Parigi, alla confluenza del fiume Yerres.

2 Nel testo «Le Bi du bout du banc», titolo a scioglilingua di una canzone da caffè-concerto, assolutamente intraducibile.

3. Riferimento alle vicende mitiche di Arianna, che fuggita con Te­seo, dopo averlo aiutato ad uscire dal Labirinto grazie al famosissimo filo, viene da questi abbandonata a Nasso.

4. Roberto il Diavolo è un’opera di Meyerbeer. L’aria di Beltramo

«Suore che riposate in quella fredda pietra» è nella seconda scena del

terzo atto. La stessa aria viene citata da Feydeau nel secondo atto dell’Hotel del Libero Scambio, e testimonia della sua notorietà o co­munque della curiosa simpatia che essa destava negli autori di vaudevilles.

5. Il Figaro, ancora oggi felicemente sulla breccia, all’epoca di questa

commedia aveva già 34 anni di vita, essendo stato fondato nel 1854

daJ.H. de Villemesant; aveva all’inizio carattere satirico-letterario, e

solo in seguito era diventato un quotidiano di informazione.

La sera del 9 novembre 1886, a! Théatre du Vaudeville, la nuova commedia di Alexandre Bisson, Les surprises du divorce, (Le sorprese dei divorzio) ottenne un successo strepitoso. “Si rideva tanto” scrisse Francisque Sarcey «che era impossibile sentire una parola del dialogo e il lavoro si trasformava in pan­tomima.» «Non conoscoo» continuava il critico «esposizione più netta e più animata di quella di Le sorprese del divorzio. Non vi si trova un dettaglio, non uno solo, mi si intenda be­ne, anche il più insignificante, che non debba servire a qualco­sa negli atti successivi.»’ Il ricordo di quella serata fu tale che lo stesso Sarcey, otto anni dopo, citava il successo di Bisson  per mettergli a confronto quello d L’hotel du Libre-Echange di Feydeau in cui alla fine del secondo atto la gente rideva tanto che era impossibile sentire le battute.2

Alexandre-Charles-Auguste Bisson non era in origine un autore teatrale. Nato a Briouze il 9 aprile 1848, studiò musica e fino all’ ‘82 diede diversi contributi musicologici: una Grammatica della musica, un Piccolo trattato di composizione musicale ,una Piccola enciclopedia musicale in due volumi.

Affascinato  tuttavia dal teatro, incominciò a scrivere e il successo lo convinse a continuare: finì per scrivere 60 commedie,tra le quali le notissime  Le deputé def Bombìgnac (1884), La famille Poul- Biquet (1892), Jalouse! (1897),  Le controleur des wagons-lits (1898), Les plumes du paon (1907)

 Morì a Parigi il 27 gennaio 1912

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1.Quarante ans de thédtres, Paris, 1902, voI. VII, p~g. 227-228.

2.Op. cit., voi. VIII, pag. 1i~.

Bibliografia

J.A. Barbey d’Aurevilly, Le thédtre contemporain, Paris, 1881

Cesare Levi, Studi di teatro, Palermo, 1923.

Francisque Sarcey, Op. cit.