Macbett

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MACBETT

                            IONESCO

                                                                         PERSONAGGI

In ordine di apparizione

GLAMISS

CANDOR

BANCO

MACBETT

IL VENDITORE DI  BEVANDE

PRIMO SOLDATO

SECONDO SOLDATO

L’ ATTENDENTE DI MACBETT

L’ATTENDENTE DI BANCO

UN UFFICIALE

DUNCAN

LADY DUNCAN

LA DAMA DI CCOMPAGNIA

IL SOLDATO FERITO

UN UFFICIALE DI ORDINANZA

PRIMO MALATO

SECONDO MALATO

I CONVITATI

UNA SERVA

MACOL

IL VESCOVO

Soldati, ghigliottinati, servi, donne e uomini del popolo, cacciatore di farfalle, malati.

Macbett è stato rappresentato per la prima volta al Thèàtre della Rive Gaucher il 27 gennaio 1972. Regia di Jacques Mauclair. Scene e costumi di jacques Noel. Musica di Francisco Semprun e Michel Cristodoulidès.

SCENA: Un campo.

Glamiss e Candor. Glamiss entra da sinistra. Contemporaneamente , Cando entra da destra.

Entrano senza salutarsi, si collocano al centro del palcoscenico, in piedi, di fronte al pubblico. Restano in questa posizione per un certo tempo

GLAMISS (rivolgendosi a Candor) Buongiorno, barone Candor.

CANDOR  (rivolgendosi a Glamiss) Buongiorno, barone Glamiss

GLAMISS     Ascoltatemi, Candor.

CANDOR     Ascoltatemi, Glamiss.

GLAMISS     Avanti così non può andare.

CANDOR     Avanti così non può andare.

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Glamiss e Candor sono in collera, la loro collera ed il loro atteggiamento beffardo aumenteranno progressivamente. Il testo serve di appoggio a tale progressione.

GLAMISS  (sogghignando)  Il nostro sovrano…

CANDOR   (c.s.)  Duncan, l’arciduca Duncan, il beneamato, ah,ah!

GLAMISS    Ah sì! Beneamato. Fin troppo amato.

CANDOR      Fin troppo amato.

GLAMISS    Abbasso Duncan!

CANDOR    Abbasso Duncan!

GLAMISS    Sconfina nelle mie terre, quando caccia.

CANDOR    Nell’interesse dello Stato.

GLAMISS    A dargli retta…

CANDOR     Lo stato è lui.

GLAMISS    Io gli do diecimila volatili all’anno, più le uova.

CANDORR  E io, no?

GLAMISS    Se c’è chi è disposto ad accettare…

CANDOR    Io, per parte mia, non accetto.

GLAMISS    E neppure io.

CANDOR    Se qualcuno accetta, è affar suo.

GLAMISS    Pretende che io gli fornisca uomini, per le forze armate.

CANDOR    Per le forze nazionali.

GLAMISS    Risultato, io resto disarmato.

CANDOR    Restiamo disarmati.

GLAMISS    Ho i miei uomini. Le mie forze armate. E lui potrebbe lanciare i miei stessi uomini contro di me.

CANDOR    Anche contro di me.

GLAMISS    Mai vista una cosa simile.

CANDOR    Mai vista da quando i miei avi…

GLAMISS    Anche i miei.

CANDOR    Con tutti quei parassiti che gli stanno intorno.

GLAMISS    E che si impinguano con il sudore delle nostre fronti.

CANDOR    Col grasso dei nostri volatili.

GLAMISS    Delle nostre pecore.

CANDOR    Dei nostri porci.

GLAMISS    Porco!

CANDOR    Col nostro pane!

GLAMISS  Diecimila volatili, diecimila cavalli, diecimila giovani…Che cosa può farsene? Può mica mangiare tutto. Il resto va a male.

CANDOR    E mille ragazze.

GLAMISS    Sappiamo benissimo che cosa se ne fa.

CANDOR    Di che cosa gli siamo debitori? E’ lui il nostro debitore.

GLAMISS    Molto di più.

CANDOR    Senza contare il resto.

GLAMISS    Abbasso il duca.

CANDOR    Abbasso il duca.

GLAMISS    Non vale più di noi.

CANDOR    Neanche tanto.

GLAMISS    Persino meno di quello che vale meno.

CANDOR    Molto meno.

GLAMIS      A pensarci, mi esplode la mandibola.

CANDOR    Scoppio di furore.

GLAMISS    Il mio onore!

CANDOR    La mia gloria!

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GLAMISS   I nostri diritti ancestrali…

CANDOR   I miei beni…

GAMISS     Il patrimonio!

CANDOR   Il nostro diritto alla felicità.

GLAMISS   Bisogna ammettere che se ne infischia.

CANDOR   Nevvero che se ne infischia?

GLAMISS   Non siamo delle nullità.

CANDOR   Tutto il contrario.

GLAMISS   Siamo qualcosa.

CANDOR   Cioè non siamo cose.

GLAMISS  Non vogliamo essere gli zimbelli di nessuno soprattutto con di Ducan. Ah, ah! il nostro beneamato sovrano!

CANDOR    Né zimbelli, né grulli.

GLAMISS    Né grulli, né zimbelli.

CANDOR    Persino nei miei sogni.

GLAMISS    Persino nei miei sogni s’insinua, come un incubo.

CANDOR    Bisogna espellerlo.

GLAMISS    Bisogna espellerlo da per tutto.

CANDOR    Da per tutto.

GLAMISS    L’indipendenza!

CANDOR    Il diritto di accrescerele nostre ricchezze. L’autonomia.

GLAMISS    La libertà!

CANDOR    Unico padrone delle mie terre.

GLAMISS    Rosicchieremo anche le sue.

CANDOR    Rosicchieremo anche le sue.

GLAMISS    Propongo di spartircele.

CANDOR    Metà e metà.

GLAMISS    Metà e metà.

CANDOR    Lui amministra male.

GLAMISS    E’ ingiusto nei nostro confronti.

CANDOR    Faremo giustizia.

GLAMISS    Regneremo al suo posto.

CANDOR   Che d’ora innanzi sarà il nostro posto. (Candor e Glamiss si avvicinano l’un l’altro. Guardano verso destra, di dove entra Banco). Salute, Banco, valoroso generale.

GLAMISS     Salute, Banco, grande capitano.

BANCO        Salute, Glamiss; salute, Candor.

GLAMISS  ( a Candor)  Non una parola per lui del nostro affare. E’ fedele a Ducan.

CANDOR (a Banco)  Prendiamo il fresco.

GLAMISS (c.s.)  Bel tempo, per la stagione.

CANDOR (c.s.)  Segga un momento, caro mio.

BANCO   Quando faccio la mia passeggiata mattutina, non mi siedo mai.

GLAMISS  Ah, è una questione d’igiene.

CANDOR   Ammiriamo il suo valore.

BANCO    Metto la mia spada al servizio del mio sovrano.

GLAMISS (a Banco) E fa molto bene.

CANDOR     Ha la nostra incondizionata approvazione.

BANCO     Signori vi saluto.  (Esce da sinistra)

CANDOR   Salute, Banco.

GLAMISS   Salute, Banco. (a Candor) Non si può contare su di lui.

CANDOR  (sgranando per metà la spada) Ci volta le spalle, potremmo ucciderlo. (Fa qualche passo in punta di piedi in direzione di Banco)

GLAMISS   No, non è ancora il momento. Il nostro esercito non è ancora pronto, ma lo sarà presto.

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(Candor rinfodera la spada. Entra Macbett da destra, nel momento stesso in cui Banco esce da sinistra)

CANDOR  (a Glamiss)  Ecco l’altro fedelissimo dell’arciduca.

GLAMISS    Salute Macbett.

CANDOR    Salute, Macbett. Salute gentiluomo fedele e virtuoso.

MACBETT  Salute, barone Candor; salute, barone Glamiss.

GLAMISS    Salute, Macbett, gran generale. (A Condor) Evitiamo che fiuti l’affare. Facciamo finta di niente.

CANDOR    (a Macbett)  Glamiss ed io ammiriamo molto la sua fedeltà, la sua lealtà verso il nostrp beneamato sovrano. L’arciduca Ducan.

MACBETT   Non dovrei essere fedele e leale? Non ho forse giurato di servirlo?

GLAMISS   Non è questo che volevamo dire. Al contrario, lei ha perfettamente ragione. Ci rallegriamo.

CANDOR   La sua riconoscenza, senza dubbio, la ricompensa.

MACBETT  (con un gran sorriso)  La bontà del nostro signore Ducan, è leggendaria, egli vuole il bene del popolo.

GLAMISS  (ammiccando a Candor)  Lo sappiamo.

CANDOR   Ne siamo certi.

MACBETT   Duncan è la generosità incarnata. Tutto ciò che ha, lo regala.

GLAMISS   (a Mecbett) Lei ne sa certamente qualcosa.

MACBETT  Ed è anche coraggioso.

CANDOR    Grandi imprese lo provano.

GLAMISS     E’ cosa di pubblico dominio.

MACBETT   Non è una leggenda. Il nostro sovrano è buono e leale. La sua sposa, la nostra sovrana, l’arciduchessa, è buona e bella. E’ caritatevole. Soccorre i bisognosi, cura i malati.

CANDOR     Chi non ammirerebbe un uomo simile. Uomo ammirevole, sovrano perfetto?

GLAMISS     Come sarebbe possibile non rispondere alla lealtà con lealtà. Alla generosità con generosità?

MACBETT   (facendo quasi il gesto)  Trafiggerei con la mia spada chiunque sostenesse il contrario.

CANDOR       Siamo convinti, assolutamente convinti che non esiste un sovrano più virtuoso di Ducan.

GLAMISS   E’ la virtù in persona.

MACBETT   Mi sforzo di imitare un tale modello. Cerco di essere coraggioso, virtuoso, leale e buono come lui.

GLAMISS    Non deve essere facile.

CANDOR     In realtà è anche molto, molto buono.

GLAMISS    E Lady Duncan molto bella.

MACBETT    Tento di rassomigliargli. Signori, vi saluto.

GLAMISS     Avrebbe finito per convincerci. 

CANDOR      E’ un convinto. Un ingenuo.

GLAMISS     Incorruttibile.

CANDOR     Razza pericolosa. Lui e Banco sono i generali in campo delle truppe arciducali.

GLAMISS   Vorrà mica mollare adesso?

CANDOR    Uhmm!...Non ci penso neppure.

GLAMISS   (facendo l’atto di sguainare la spada) E non ci pensi.

CANDOR    No, non ci penso. Non ci penso, glielo assicuro. Ma sì, sì. Può contare su di me. Sì,sì,sì.

GLAMISS Allora, spicciamoci. Affiliamo le spade, raduniamo gli uomini, prepariamo i nostri eserciti. Attaccheremo all’alba. Domani sera Ducan sarà abbattuto e noi ci spartiremo il trono.

CANDOR    Ducan è un tiranno, lei lo crede davvero?

GLAMISS    Un tiranno, un usurpatore, un despota, un dittatore, un miscredente, un orco, un asino, un’oca e peggio ancora. La prova? Regna. Se non ne fossi convinto, perché dovrei volerlo detronizzare? Sono mosso esclusivamente da nobili sentimenti.

CANDOR   E’ vero, infatti.

GLAMISS   (a Candor) Giuriamo d’aver fiducia l’uno nell’altro. (Candor e Glamiss sfoderano le spade e si salutano)  Ho fiducia in lei e le giuro sulla mia spada adamantina lealtà.

CANDOR    Ho fiducia in lei e le giuro sulla mia spada adamantina lealtà.

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Rifoderano le spade. Escono velocemente. Glamiss da sinistra. Candor da destra. Scena vuota per alcuni minuti. Si deve puntare molto sulla luce che proviene dal fondo e sui rumori che – ma soltanto alla fine – si trasformeranno in una specie di musica concreta. Spari, lampi: si scorgono delle piccole fiamme. Il cielo, sul fondo della scena, s’infiamma. Una luce lampeggiante può giungere anche dall’alto. Sulla scena, i riflessi di questa luce, in seguito, lampi e tuoni. Il cielo si rischiara. Sul fondo un bel cielo rosso, tragico. Via via che il cielo si rischiara e poi si arrossa, il crepitio della mitraglia si spegne, le raffiche si diramano.

Si odono le grida, i rantoli, i gemiti dei feriti; gli spari tacciono. Il lamento acutissimo di un ferito.

Le nubi si disperdono, si scorge la distesa di una grande pianura deserta. Il grido del ferito cessa, ma dopo due o tre secondi di silenzio, si leva un acutissimo grido di donna.

Prima dell’apparizione in scena dei personaggi, occorre che le scene, le luci, i rumori tengano a lungo campo. Le luci, i vari rumori non debbono, soprattutto verso la fine, rivaleggiare con la realtà. Il compito dello scenografo,  tecnico delle luci e quello del rumorista sono in questo momento della massima importanza.

Sui rumori, verso la fine, entra in scena da destra, ed esce da sinistra, un soldato, attraversa la scena con la spada sguainata, mimando una serie di duelli: molinelli, affondi, parate, corpo a corpo, attacchi al volto, schivate, guardie di vario tipo. Il tutto rapidissimo.

Dopo tanti rumori, una pausa silenziosa, prima che, in seguito i rumori riprendano. I molinelli, ecc, devono essere fatti molto rapidamente, senza ballettare.

Una donna scapigliata attraversa di corsa, gridando, il palcoscenico da sinistra a destra. Da destra entra il venditore di bevande.

VENDITORE DI BEVANDE   Gazzose fresche! Gazzose per i civili! Gazzose per i militari! Avanti, avanti, chi vuole rinfrescasrsi la gola? Approfittiamo della tregua! Gazzose dolci! Gazzose per guarire le ferite, gazzose per combattere la paura, gazzose per militari! Un franco la bottiglia, quattro prt tre franchi. Speciali anche per i piccoli graffi, punture ed escoriazioni. (Da sinistra entrano due soldati, uno porta l’altro a spalla. Al primo soldato) E’ ferito?

PRIMO SOLDATO   No, è morto

VENDITORE DI BEVANDE   Un colpo di spada? Un colpo di lancia?

PRIMO SOLDATO    No

VENDITORE DI BEVANDE   Un colpo di pistola?

PRIMO SOLDATO   No, infarto.  

I due soldati escono da destra.

Due altri entrano da destra.

Possono essere gli stessi salvo che

quello che portava l’altro adesso è portato.

VENDITORE DI BEVANDE   (indicando il soldato portatore)  Infarto?

SOLDATO PORTATORE      No, un colpo di spada.

I soldati escono da destra.

VENDITORE DI BEVANDE   Gazzose fresche! Gazzose militari1 gazzose contro la paura, per il cuore! (un altro soldato entra da destra) Bevande fresche!

L’ALTRO SOLDATO     Cosa vendi?

VENDITORE DI BEVANDE  Gazzosa dolce, cura le ferite.

SOLDATO         Non sono ferito.

VENDITORE DI BEVANDE   Combatte la paura.

SOLDATO     Io non ho mai paura.

VENDITORE DI BEVANDE    Un franco la bottiglia. Fa bene anche al cuore.

SOLDATO  8battendiìo contro l’armatura) Ne ho sette sotto la corazza.

VENDITORE DI BEVANDE   Buona anche per le graffiature.

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SOLDATO   Graffi, certo che ne ho. Ce le siamo date! Con questa (mostra la mazza) E più ancora con questa. (mostra la spada) Ma, soprattutto, con questo. (mostra il pugnale) Affondare questo nelle pance..nelle budella …è la cosa che mi piace di più. Toh, c’è ancora sangue fresco sulla lama. E io me ne servo per tagliare pane e formaggio.

VENDIROTORE DI BEVANDE   Lo vedo signor soldato. Vedo benissimo anche di lontano.

SOLDATO    Hai paura?

VENDITORE DI BEVANDE   (spaventato)  Le gazzose, le gazzose fanno bene anche al torcicollo, al raffreddore, alla gotta, al morbillo e alla sifilide.

SOLDATO     Quanti ne ho massacrati, spappolati: urla, sangue dappertutto. Che festa! Belle così non ce ne sono tante. Dammi da bere.

VENDITORE DI BEVANDE     Per lei gratis, generale.

SOLDATO     Non sono generale.

BEVITORE DI BEVANDE  Comandante.

SOLDATO   Non sono comandante.

Il venditore gli dà da bere.

VENDITORE DI BEVANDE     Lo diventerà certamente.

SOLDATO    (dopo aver inghiottito qualche sorsata)  E’ uno schifo . sembra pipì di gatto. Non ti vergogni? Ladro!

VENDITORE DI BEVANDE   Posso rimborsarla.

SOLDATO     Tremi, hai fifa. Allora non pè vero che la tua gazzosa guarisce dalla paura’

Tira fuori il pugnale.

VENDITORE DI BEVANDE    Ma non faccia così, signor soldato.

SI ode uno squillo di tromba.

SOLDATO  8avviandosi verso sinistra e rifoderando il pugnale) Ti è andata bene: non ho tempo. Ma ti ritroverò.

VENDITORE DI BEVANDE  (solo, tremando)  Che paura ho avuto.  (Rivolto a sinistra)  Spero proprio che vincano gli altri e che ti taglino a pezzettini. Pezzettini piccoli, polpette con purea di patate. Va! Va! Brutta bestia! Schifoso, maiale!  (Cambiando tono)  Gazzose fresche, quattro per tre franchi.

Si dirige a destra, lentamente, poi di corsa

giacchè da sinistra ricompare, con daga e spada il soldato.

Il soldato raggiunge il venditore a filo della quinta.

Si vede unicamente, di profilo e di

spalle, il soldato che colpisce e si ode

 il grido del venditore.  Il soldato scompare a sua volta.

Di nuovo, ma meno forti, come se venissero da più lontano,

rumore di mitraglia e grida. Il cielo si incendia di nuovo, ecc.

Macbett entra dal fondo. E’ stanco: siede su un paracarro. Ha la

spada sguainata in mano. Guarda la spada.

MACBETT    La lama della mia spada è rossa di sangue. Ne ho uccisi a dozzine di mia mano. Dodici dozzine di ufficiali e di soldati  che non mi avevano fatto niente. Altre centinaia e centinaia ho fatto fucilare dai plotoni d’esecuzione. Altre migliaia sono morti, bruciati vivi, nelle foreste in cui s’erano rifugiati. E che io ho fatto incendiare. Decine di migliaia, uomini donne, bambini, sono morti soffocati nelle cantine, sotto le macerie delle loro case che io avevo fatto saltare. Centinaia di migliaia sono morti annegati nella Manica che, in

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preda al panico, cercavano di attraversare. Milioni sono morti di spavento o si sono suicidati. Decine di milioni d’altri sono morti di collera, apoplessia o tristezza. Non c’è più abbastanza terra per seppellire tutti i corpi gonfi degli annegati, hanno bevuto tutta l’acqua dei laghi in cui s’erano gettati. Non c’è più acqua. Gli avvoltoi sono troppo pochi per liberarci di tutti questi cadaveri. E nonostante tutto, pensate un po’, ne restano ancora e si battono. Bisogna farla finita. Se la spada li decapita, dalle loro gole, come fontane, zampillano tonnellate di sangue in cui annegano anche i miei soldati. A battaglioni , a brigate, a divisioni, a corpi d’armata, capi in testa, cominciando dai generali di divisione, i generali con quattro stelle, i marescialli; le teste mozzate dei nemici ci sputano addosso, ci insultano. Le braccia staccate dai corpi continuano a brandire la spada o a sparare con la pistola. I piedi divelti ci prendono a calci in culo. Naturalmente erano tutti traditori. Nemici del paese. E del nostro beneamato sovrano, l’arciduca Duncan: che Dio lo protegga. Volevano rovesciarlo. Con l’aiuto degli stranieri. Penso d’aver avuto ragione ad aver fatto ciò che ho fatto. Nell’ebbrezza della battaglia qualche volta si picchia alla cieca. Spero di non aver ucciso per errore qualche amico. Combattevamo a file serrate. Dio voglia che non abbia pestato i piedi a nessuno. Sì, la ragione è dalla nostra parte. Sono venuto a riposarmi un po’ su questo sasso. Nonostante tutto ho un poco di nausea. Ho lasciato Banco solo al comando dell’esercito. Dopo andrò a dargli il cambio. E’ strano, nonostante lo sforzo fatto, non ho molta fame. (Tira fuori di tasca un grosso fazzoletto e si asciuga la fronte ed il volto) Ho picchiato un po’ troppo forte. Mi fa male il polso. Fortunatamente non ci sono slogature. Fa bene un riposino. (Rivolgendosi all’attendente, che è tra le quinte a destra) Eh, vammi a pulire la spada nel torrente e portami da bere.

L’attendente entra, poi esce con la spada. Ritorna all’istante, non essendo neppure uscito completamente di scena.

ATTENDENTE     Ecco la sua spada pulita ed ecco una brocca di vino.

Macbett prende la spada.

MACBETT    Eccola tornata nuova. (rimette la spada nel fodero, beve dalla brocca di vino, mentre l’attendente esce di scena dalla sinistra) No, non ho rimorsi, visto che erano traditori. Mi sono limitato ad ubbidire agli ordini del mio sovrano. Missione di servizio. (Posando la brocca) Molto buono questo vino. (Guarda verso il fondo) Ecco Banco. Ehi! Come vanno le cose?

VOCE DI BANCO O BANCO O TESTA DI BANCO   (comparendo e scomparendo)  Sono lì per battere in ritirata. Continui al mio posto. Prendo un po’ di fiato e li raggiungo.

MECBETT      (a Banco)    Non bisogna che Glamiss ci scappi! Lo accerchio. Presto.

Macbett esce dal fondo. Macbett e Banco si assomigliano. Stesso abito, stessa barba. Banco entra da destra. E’ stanco, si siede su un paracarro. Ha la spada sguainata in mano. Guarda la spada.

BANCO    La lama della mia spada è rossa di sangue. Ne ho uccisi a dozzine di mia mano. Dodici dozzine di ufficiali e di soldati che non mi avevano fatto niente. Altre centinaia e centinaia ho fatto fucilare dai plotoni di esecuzione. Altre migliaia sono morti, bruciati vivi, nelle foreste in cui si erano rifugiati e che io ho fatto incendiare. Decine di migliaia, uomini donne, bambini, sono morti soffocati nelle cantine, sotto le macerie delle loro case che io avevo fatto saltare. Centinaia di migliaia sono morti annegati nella Manica che, in preda al panico, cercavano di attraversare. Milioni sono morti di spavento o si sono suicidati. Decine di milioni d’altri sono morti di collera, apoplessia o tristezza. Non c’è più abbastanza terra per seppellire tutti i corpi gonfi degli annegati, hanno bevuto tutta l’acqua dei laghi in cui s’erano gettati. Non c’è più acqua. Gli avvoltoi sono troppo pochi per liberarci di tutti questi cadaveri. E nonostante tutto, pensate un po’, ne restano ancora e si battono. Bisogna farla finita. Se la spada li decapita, dalle loro gole, come fontane, zampillano tonnellate di sangue in cui annegano anche i miei soldati. A battaglioni , a brigate, a divisioni, a corpi d’armata, capi in testa, cominciando dai generali di divisione, i generali con quattro stelle, i marescialli; le teste mozzate dei nemici ci sputano addosso, ci insultano. Le braccia staccate dai corpi continuano a brandire la spada o a sparare con la pistola. I piedi divelti ci prendono a calci in culo.

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Naturalmente erano tutti traditori. Nemici del paese. E del nostro beneamato sovrano, l’arciduca Duncan: che Dio lo protegga. Volevano rovesciarlo. Con l’aiuto degli stranieri. Penso d’aver avuto ragione ad aver fatto ciò che ho fatto. Nell’ebbrezza della battaglia qualche volta si picchia alla cieca. Spero di non aver ucciso per errore qualche amico. Combattevamo a file serrate. Dio voglia che non abbia pestato i piedi a nessuno. Sì, la ragione è dalla nostra parte. Sono venuto a riposarmi un po’ su questo sasso. Nonostante tutto ho un poco di nausea. Ho lasciato Macbett solo al comando dell’esercito. Dopo andrò a dargli il cambio o a aiutarlo. E’ strano, nonostante lo sforzo fatto, non ho molta fame. (Tira fuori di tasca un grosso fazzoletto e si asciuga la fronte ed il volto) Ho picchiato un po’ troppo forte. Mi fa male il polso. Fortunatamente non ci sono slogature. Fa bene un riposino. (Rivolgendosi all’attendente, che è tra le quinte a destra) Eh, vammi a pulire la spada nel torrente e portami da bere.

L’attendente entra, poi esce con la spada. Ritorna all’istante, non essendo neppure uscito completamente di scena.

ATTENDENTE     Ecco la sua spada pulita ed ecco una brocca di vino.

Banco prende la spada.

BANCO   Eccola tornata nuova. (rimette la spade nel fodero, beve la brocca di vino, mentre l’attendente esce di scena dalla sinistra)  No, non ho rimorsi, visto che erano traditori.  Mi sono limitato ad ubbidire agli ordini del mio sovrano. Missione di servizio. (Posando la brocca) molto buono questo vino. Completamente passata la stanchezza. Andiamo. (Guarda verso il fondo)  Ecco Macbett. Ehi! Come vanno le cose?

VOCE DI MACBETT O MACBETT O TESTA DI MACBETT (comparendo e scomparendo) Sono lì lì per battere in ritirata. Venga a raggiungermi. Che la finiamo.

BANCO  (a Bacbett) Non bisogna che Glamiss ci scappi! Accerchiamolo. Arrivo.

Banco esce dal fondo

Nuova recrudescenza dei rumori della

battaglia.

Incendio più violento del cielo.

Musica molto ritmata e brutale.

Da sinistra a destra una donna attraversa

tranquillamente la scena, un paniere sotto il

braccio, come se andasse a far compere, ed

esce.  

Nuovo affievolimento dei rumori che si

riducono ad essere un sottofondo sonoro.

La scena resta qualche istante vuota, poi il

suono ridicolamente tronfio delle fanfare

sopraffa il rumore della battaglia.

Un ufficiale di Ducan entra con passo

spedito da sinistra e si ferma al centro del

palcoscenico.

UFFICIALE (recando una specie di poltrona o trono da campo)  L’arciduca Duncan, signore nostro, e l’arciduchessa.

Entrano da sinistra, Lady Duncan e l’ arciduca;

Lady Duncan precede l’arciduca, porta

Una corona e un lungo abito verde a fiori, è vestita

con un certo fasto. Dietro l’arciduchessa

entra la dama di compagnia, giovane e bella

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creatura, che resta in piedi accanto all’uscita.

Ducan va a prender posto; gli altri due restano

In piedi ai suoi lati.

UFFICIALE     Venga, venga, Monsignore, la battaglia si è spostata. Siamo fuori tiro delle mitragliatrici. Nessun rischio di proiettili vaganti. Non abbia paura. Ci sono persino passanti che vanno e vengono.

DUNCAN   Candor è stato sconfitto? Se è stato sconfitto è stato giustiziato’

Ufficiale    C’è da sperarlo. Avrebbe dovuto andar a vedere da più vicino. L’orizzonte è tutto rosso. Si direbbe che la battaglia continui, ma lontano, lontano. Aspetti la fine. Sia paziente, Monsignore.

DUNCAN     E se Macbett e Banco hanno avuto la peggio?

LADY DUNCAN    Prenderai le armi tu stesso, andrai a combattere.

DUNCAN      Se sono stati sconfitti, dove mi rifugerò’ il re di Malta è mio nemico. L’imperatore di Cuba anche. Il principe delle Baleari anche. I re di Francia e d’Irlanda anche loro. Ho molti nemici alla corte di’inghilterra. Dove andare? Dove rifugiarmi?

UFFICIALE     Abbia fiducia, Monsignore, in Macbett e in Banco. Sono buoni generali, coraggiosi, energici, perfetti strateghi. Ne hanno già dato prove più di una volta.

DUNCAN      Sono costretto ad aver fiducia. Ad ogni modo, prenderò qualche precauzione. Fate sellare il migliore cavallo, quello che non scalcia, e la mia migliore imbarcazione, quella che tiene meglio il mare, con i canotti di salvataggio. Perché non posso ordinare alla luna d’esser piena e al cielo d’esser stellato dovendo io viaggiare di notte? E’ più prudente. La prudenza è la madre della saggezza. Porterò io stesso una cassetta di monete d’oro. Ma dove andremo? In Canada o forse negli Stati Uniti?

UFFICIALE     Aspetti ancora. Non si scoraggi.

Arriva barcollando un ufficiale ferito.

DUNCAN    Chi è quell’ubriacone?

UFFIACIALE      Non è un ubriacone. Si direbbe un soldato ferito.

DUNCAN    Se arrivi dal campo di battaglia, dammi notizie. Chi sono i vincitori?

SOLDATO FERITO    E che importanza ha’

UFFICIALE     Vogliamo sapere chi ha vinto, ammesso che qualcuno abbia vinto. Rispondi, il tuo Signore, che è davanti a te, lo domanda.

DUNCAN       Sono il tuo sovrano, l’arciduca Duncan.

SOLDATO FERITO   In questo caso è un’altra faccenda. Scusate, sono ferito. Un colpo di lancia e non so quante pistolettate.

Barcolla

DUNCAN   Non farai finta di svenire, adesso. Su, parla, sì o no. Chi ha vinto? Quegli altri o i nostri?

SOLDATO FERITO   Scusate, ma non saprei. Ho avuto tutta la mia razione. Per dirla franca, sono venuto via molto prima. Prima della fine, dico.

DUNCAN     Avresti dovuto rimanere.

UFFICIALE     Non sarebbe certamente più qui a rispondere alle vostre domande.

DUNCAN      Ha abbandonato sul più bello il combattimento come fosse un brutto spettacolo.

SOLDATO FERITO   Ma se sono caduto. Ho perso i sensi. Poi ho ripreso conoscenza. Mi sono tirato su come o potuto, mi son trascinato alla meglio fino qui.

DUNCAN (al soldato)  Eri per davvero uno dei nostri?

SOLDATO FERITO    I nostri, chi?

UFFICIALE   Ma l’arciduca e l’arciduchessa che vedi dinanzi a te.

SOLDATO FERITO   Mai visto sul campo di battaglia il Signore.

DUNCAN (al soldato)  Come si chiamavano i tuoi generali?

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SOLDATO FERITO    Non so. Uscivo dall’osteria, un sergente a cavallo mi ha preso al laccio. E’ lui che mi ha ingaggiato. Gli amici che erano con me sono riusciti a scappare. Hanno avuto fortuna. Ho cercato di resistere, mi hanno picchiato, legato e condotto via. Mi hanno messo in mano una spada. To’, non l’ho più. E poi una pistola. (Punta la canna della pistola alla tempia schiaccia il grilletto) Guarda un po’ non ci sono più pallottole. Evidentemente ho sparato. E poi eravamo tanti e là, in una pianura, ci hanno fatto gridare: Viva Glamiss e viva Candor!

DUNCAN     Stavi dunque con i nostri nemici, traditore.

UFFICIALE  (a Duncan)  Non tagliategli la testa, Monsignore, se vi interessa avere notizie.

SOLDATO FERITO  E poi hanno sparato su di noi. E noi abbiamo sparato su di loro.

DUNCAN   Loro, chi?

SOLDATO FERITO    E poi ci hanno fatti prigionieri. E poi mi hanno detto: se vuoi conservare la testa sul collo, invece di vederla rotolare ai tuoi piedi, schierati con noi, adesso. E ci hanno fatto gridare: Abbasso Candor, abbasso Glamiss! E poi abbiamo sparato su di loro, e poi hanno sparato su di noi. Sono stato colpito, pallottole, una lama, qui, nel fianco, poi non so più, sono caduto. Quando ho riaperto gli occhi, la battaglia continuava in lontananza. C’erano soltanto montagne di morenti tutt’intorno, allora ho camminato camminato, come ho già detto. Ho male alla gamba destra, ho male al braccio sinistro, il sangue zampilla dal mio fianco. E poi, eccomi qua…Non posso dir altro…Sanguino. Sanguino sempre.

DUNCAN   Da un idiota simile non c’è granchè da cavare.

SOLDATO FERITO (sollevandosi a fatica) E’ tutto quello che posso dire. Non ne so di più.

DUNCAN  (a Lady Duncan, indicando il soldato) Un disertore.

Lady Duncan estrae un pugnale, alza il braccio per pugnalare il soldato.

SOLDATO FERITO   Oh, Signora, posso crepare da solo…(Accennando verso destra) Crepare da solo, laggiù, ai piedi di quell’albero; quindi non stia a scomodarsi, non val la pena lavorare per niente.

Esce barcollando da sinistra.

LADY DUNCAN    Almeno è educato. E’ raro tra i soldati.

Si ode il rumore di un corpo che stramazza.

DUNCAN (all’ufficiale) lei resti qui per difendermi in caso di bisogno. (A Lady Duncan) Va’, presto prendi un cavallo e va al fronte e torna a riferirmi che cosa sta succedendo…Ad ogni modo non è il caso che ti avvicini troppo..Io, intanto, cercherò di guardare con il cannocchiale.

Lady Duncan esce da destra, seguita dalla

dama di compagnia. Mentre Duncan osserva

con il cannocchiale, si scorge in lontananza,

Lady Duncan a cavallo. Poi Duncan depone il

cannocchiale.

Durante questo tempo, l’ufficiale estrae la

spada e scruta, minaccioso, da tutte le parti.

Poi Duncan esce da destra, seguito dall’ufficiale

che porta  fuori il trono.  

SCENA:   Nelle vicinanze del campo di battaglia.

Si odono, provenienti dal fronte, cioè

dalle quinte di destra e di sinistra, grida: “Vittoria, vittoria, vittoria!.....”

queste grida , modulate, orchestrate, si

ripeteranno sino alla fine della scena che segue.

11

Giunge dalla quinta di destra il rumore in

avvicinamento di un cavallo al galoppo.

Entra di slancio dalla sinistra un ufficiale d’ordinanza.

UFFICIALE   (portando la mano, a visiera, davanti alla fronte)  Che storia è quel cavallo al galoppo? Ha l’aria di avvicinarsi. Ma sì, viene verso di noi di gran carriera.

BANCO    (entra da sinistra, porta anche lui la mano alla fronte)  Cosa vorrà quel cavaliere che si avvicina come una furia in groppa a quel magnifico stallone? Dev’essere un messaggero.

UFFICIALE   Non è un cavaliere è una cavallerizza!

Nitriti; il galoppo si interrompe. Lady Duncan fa la sua apparizione, frustino in mano.

BANCO   Ma è Sua Altezza, l’arciduchessa, l’arciduchessa! Saluto umilmente Vostra Altezza. (Fa una riverenza, poi, in ginocchio, bacia la mano che gli porge l’arciduchessa)  Che cosa cerca Vostra Altezza così vicina al campo di battaglia’ siamo molto felici e molto orgogliosi dell’interesse che Vostra Altezza manifesta per le nostre zuffe. Ma noi, che di nulla abbiamo paura, temiamo per Vostra Altezza.

LADY DUNCAN   Mi manda Duncan a prender notizie. Vuol sapere a che punto siete  e se avete vinto la guerra.

BANCO   Comprendo la sua impazienza. Abbiamo vinto.

LADY DUNCAN   BRAVO!  Si alzi, mio caro Macbett.

BANCO    Non sono Macbett, sono Banco.

LADY DUNCAN   Mi scusi. Si alzi, mio caro Banco.

BANCO  (alzandosi)  Grazie, Signora. (All’ufficiale) Che cos’hai da guardarci con quella faccia? Sparisci, stronzo maledetto, cretino!

UFFICIALE  Signorsì. (Scompare)

BANCO    Vostra Maestà mi perdoni se parlo come un soldataccio.

LADY DUNCAN   Non parliamone neppure, mio caro Banco. E’ perfettamente normale in tempo di guerra. Si è più nervosi che in tempo di pace, l’essenziale è vincere. Se qualche parolaccia serve a tener su, tanto meglio. Avete catturato il barone Candor?

BANCO   Naturalmente.

LADY DUNCAN    E il barone Glamiss?

VOCE DI MACBETT  (proveniente da sinistra)  Banco! Banco! Ove sei? Con chi parli?

BANCO   Con Sua Altezza Lady Duncan, inviata in ricognizione dall’arciduca. (All’arciduchessa)  Macbett la ragguaglierà lui sulla sorte di Glamiss.

VOCE DI MACBETT   Arrivo subito.

BANCO (a Lady Duncan)  Signora, la lascio con Macbett che le illustrerà la sorte riservata ai prigionieri e che le fornirà tutti i particolari che desidera.

VOCE DI MACBETT (vicinissima)  Arrivo.

BANCO     Vostra Maestà mi scusi, vado a dar da mangiare ai miei uomini. Un buon generale è una mamma per i suoi soldati. (Esce da sinistra)

VOCE DI MACBETT (ancor più vicina) Eccomi! Eccomi!

Macbett entra da sinistra.

MACBETT (saluta Lady Duncan)  Signora, il nostro amato Sovrano può essere soddisfatto di noi. Candor è in mano nostra, Glamiss è inseguito sulla montagna vicina, quella che si vede là in fondo. E’ accerchiato. Non ci può più scappare.

LADY DUNCAN   Lei è proprio il generale Macbett?

MACBETT (inchinandosi)  Servitor vostro, ai suoi ordini, Altezza.

LADY DUNCAN   La ricordavo diverso. Non si rassomiglia molto.

MECBETT     Quando sono stanco, i miei tratti cambiano e, in realtà, non assomiglio più a me stesso. Mi scambiano per il mio sosia. Qualche volta per quello di Banco.

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LADY DUNCAN (a Mecbett)  Lei deve stancarsi spesso e molto.

MACBETT    La guerra non è un mestiere riposante. La guerra è guerra. Sono i rischi del mestiere…(Lady Duncan porge la mano a Mecbett che la bacia inginocchiandosi e poi si rialza in fretta)…bisogna correrli.

LADY DUNCAN    Volo a dar la buona notizia a l’ arciduca.

BANCO (entrando)   Ogni pericolo è scongiurato.

Lady Duncan si porta sino all’ingresso di

destra  delle quinte, fa un ampio cenno con

la mano, poi ritorna in centro al palcoscenico.

Squilli di fanfare.

LADY DUNCAN   Arriva!

MACBETT      Sua Altezza l’arciduca!

UN SOLDATO     Sua Altezza l’arciduca!

BANCO     L’arciduca!

LADY DUNCAN  Ecco l’arciduca!

BANCO  L’arciduca!

UNSOLDATO   L’arciduca!

MACBATT   L’arciduca!

LADY DUNCAN   Ecco l’arciduca!

BANCO    L’arciduca!

UN SOLDATO     L’arciduca!

MACBETT   L’arciduca!

LADY DUNCAN  L’arciduca!

BANCO  L’arciduca!

UN SOLDATO    L’arciduca!

MACBETT   l’ARCIDUCA!

Lady DUNCAN    Ecco l’arciduca!

Fanfare squillanti. Rumore di ovazioni.

Da destra entra Duncan. Le fanfare tacciono.

LADY DUNCAN   La battaglia è finita.

MACBETT    Salve, Altezza!

BANCO     Salutiamo Vostra Altezza!

UN SOLDATO   Salutiamo Vostra Altezza!

MACBETT   Prosternandomi saluto Vostra Altezza!

DUNCAN    Abbiamo vinto?

MACBETT  Ogni pericolo è fugato.

DUNCAN   Avevo un peso sul cuore. Candor è stato giustiziato? (Più forte) Candor è stato giustiziato?

MACBETT   No, mio buon sovrano. Però è nostro prigioniero.

DUNCAN   Che cosa aspettate ad ucciderlo?

MACBETT    L’ordine, mio buon sovrano.

DUNCAN    Lo do. Che gli si tagli la testa. Senza perder tempo. Che ne avete fatto di Glamiss? Gli avete strappato le membra?

MACBETT   No, mio buon sovrano. Ma è accerchiato. Stiamo per acciuffarlo. Non abbia paura, Monsignore.

DUNCAN     Se è così, bravi e grazie.

Si odono gli urrà dei soldati e della folla

Soldati e folla non si vedono, a meno che si vogliano fare delle proiezioni.

13

MACBETT         Siamo talmente felici ed orgogliosi di aver servito il nostro buon sovrano.

BANCO    Abbiamo fatto soltanto il nostro dovere, Monsignore.

Di nuovo le fanfare che, progressivamente,

diminuiranno sino a essere niente più che un

sottofondo sonoro.

DUNCAN      Grazie, miei cari generali. E innanzitutto a voi, miei valorosi soldati, bravi figli del popolo, che avete salvato la patria e il mio trono. Molti di voi l’hanno fatto a prezzo della loro vita. Grazie ancora, a tutti voi, morti e sopravvissuti, che avete difeso il mio trono…che è anche il vostro. Ritornati alle vostre case, nei vostri umili villaggi, ai vostri poveri focolari, o alle vostre tombe, semplici ma gloriose, sarete modelli per le giovani generazioni presenti e future e soprattutto passate, alle quali parlerete attraverso i secoli, con la parola e con l’esempio, muti, ma vivi come siete, anonimi o meno, di fronte alla Storia eterna ed effimera. La vostra presenza – giacchè anche la vostra assenza sarà presente agli occhi di tutti coloro che contempleranno la vostra immagine d’Epinal, visibile o no – la vostra presenza ricondurrà sulla buona strada che voi additate coloro che,domani o posdomani, avvertiranno la tentazione di non seguirla. E sind’ora continuate, come avete fatto in passato, a guadagnarvi sempre, coraggiosamente, il vostro pane quotidiano con il sudore della fronte, sotto il sole rovente e sotto la sorveglianza dei vostri padroni e dei vostri capi, che vi amano nonostante le vostre qualità e che vi stimano grazie ai vostri difetti- molto di più di quanto non immaginiate. Andate.

Durante il discorso di Duncan entra da

destra  la dama di compagnia.

Per qualche attimo, fanfare più forti

E alcuni urrà.

MACBETT       Bravo!

UN SOLDATO   Bravo!

DUNCAN    Ho puntualizzato le cose.

LADY DUNCAN    Bravo, Duncan!  (Applaude)  Hai parlato proprio bene, questa volta. (Alla dama di compagnia) E’ in ritardo mia cara.

 DAMA DI COMPAGNIA    Sono venuta  a piedi, Signora.

Macbett e i soldati applaudono il discorso.

BANCO    Bravo!

DUNCAN     Questi uomini se lo meritavano. I miei generali, amici, condivideranno ormai la mia gloria. E la nostra nobile sposa anche. (Sorride a Lady Duncan e le bacia la mano) Potete essere tutti fieri. E adesso, via libera alla giustizia ed ai castighi. Si faccia venire Candor, il prigioniero. Ma dov’è Banco?

BANCO   Sono qui, Vostra Altezza.

DUNCAN   Sarai tu il carnefice.

MACBETT (a parte)  Questo onore sarebbe dovuto capitare a me.

DUNCAN (al soldato) Vai a prendere Candor.

Il soldato esce da sinistra; nel medesimo

momento entra da destra Candor.

Banco si mette sul capo un cappuccio e indossa una specie

di casacca rossa; in mano reca l’ascia.

Candor ha le manette ai polsi.

DUNCAN (a Candor) Pagherai il prezzo della tua ribellione.    

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CANDOR   Sarà caro! Non mi faccio illusioni. Ahimè, ho perso la guerra! La ragione del vincitore è sempre migliore. Vaevicts! (A Macbett) Se tu avessi combattuto per me, saresti stato ricompensato. Ti avrei fatto Duca anche te. Sareste stati ricoperti di ricchezze e di onori entrambi.

DUNCAN  (a Candor)  Non preoccuparti, Macbett sarà barone di Candor, erediterà tutte le tue terre e, se lo vorrà, tua moglie e tua figlia.

MACBETT (a Duncan)  Le sono fedele, Signore. Sono la fedeltà stessa. Sono nato fedele alla sua personan come il cavallo o il cane nascono fedeli ai loro padroni.

DUNCAN (a Banco)  Non preoccuparti neppure tu e non essere geloso. Non appena Glamiss sarà catturato e decapitato, tu sarai barone di Glamiss, erede di tutti i suoi beni.

MACBETT (a Duncan)  La ringrazio, Monsignore.

BANCO  (c.s.)  La ringrazio, Monsignore.

MACBET (c.s.) Noi le saremmo stati fedeli…

BANCO  (c.s.)  Noi le saremmo stati fedeli…

MACBETT  Anche senza ricompensa.

BANCO     Anche senza ricompensa.

MACBETT   Servirla ci basta.

BANCO   Servirla ci basta.

MACBETT  Ma la sua generosità appaga la nostra cupidigia.

BANCO   Noi la ringraziamo con tutto il cuore…

MACBETT E BANCO  (all’unisono, uno estraendo la spada, l’altro brandendo l’ascia)…con tutta l’anima, che danneremmo volentieri per la Vostra Graziosa Altezza.

Da destra a sinistra, un uomo attraversa la scena.

UOMO   Cenciaiolo, abiti, stracci! Cenciaiolo, abiti, stracci!

DUNCAN (a Candor)  Vedi come questi uomini mi sono devoti?

MACBETT E BANCO (a Duncan)  Ma lei è un buon sovrano, giusto e generoso.

STRACCIVENDOLO  …iolo, abiti, stracci!

Lo straccivendolo esce da sinistra. L’episodio dello straccivendolo può essere abolito o conservato a discrezione del regista)

Nel momento in cui costui esce, sopraggiunge un servo portando poltrone per Duncan, Lady Duncan e gli altri.

Durante tutta l’azione seguente, aiutato dalla dama di compagnia, recherà un asciugamano, una bacinella e una saponetta, oppure dell’acqua di colonia per Lady Duncan, che si laverà le mani caricando i gesti, come ad esempio, per togliere una macchia: ella deve però fare tutto ciò in modo un po’ meccanico e un po’ svagato.

Poi lo stesso servo porterà una tavola e un servizio da tè e, ovviamente, servirà i presenti. Contemporaneamente la luce farà apparire una ghigliottina, seguita da altre numerose ghigliottine.

DUNCAN (a Candor)  Vuoi dir qualcosa? Ti ascoltiamo.

Tutti si sistemano in modo da ascoltare e guardare.

SERVO (a Lady Duncan) Il tè è servito, Signora.

CANDOR  Se fossi stato più forte, sarei diventato il vostro legittimo sovrano. Vinto, sono soltanto un vigliacco e un traditore. Perché non ho vinto la battaglia?! La ruota della Storia non l’ha voluto. Di fatto è la Storia ad aver ragione. Non son altro che un relitto storico. Che il mio destino serva almeno di esempio agli altri e alla posterità. Seguite esclusivamente i più forti. Ma come sapere prima della battaglia chi sono i più forti? I più si astengano dal combattimento. Gli altri seguano il vincitore. La logica degli avvenimenti è la sola valida. Non può esistere altra ragione oltre la ragione storica. Nessuna trascendenza può intaccarla sono colpevole. Ciononostante la nostra rivolta era necessaria per provare sino a che punto ero criminale.

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Sono felice di morire. La mia vita non ha importanza. Che il mio corpo e quelli di tutti coloro che mi hanno seguito serva ad ingrassare i campi, a far crescere il grano, a nutrire le messi future. Sono la prova vivente di ciò che non bisogna fare.

DUNCAN (con voce dolce a Lady Duncan)  Questo discorso è un po’ troppo lungo; non si annoia, Signora? Probabilmente è impaziente di assistere al seguito? No, non vi saranno torture, solo l’uccisione. Delusa? Le ho preparato una sorpresa, cara. Lo spettacolo sarà più ricco di quanto non pensi. (A tutti) E’ giusto che i soldati che hanno servito Candor siano giustiziati dopo di lui. Non sono molto numerosi: centotrentasettemila non sono né tanti né pochi. Spicciamoci, dovremo pur terminare prima di notte.

(Si vede sul fondo un grande sole rosso che scende lentamente verso il tramonto. Duncan batte le mani) Su, su. Cominciamo.

CANDOR   Viva l’arciduca!

Banco gli avrà già messo la testa sotto la

mannaia della ghigliottina. Per questo, ha

gettato l’ascia.

Uno dopo l’altro – in pratica sempre gli

stessi attori – passando e ripassando rapidamente in fondo i soldati di Candor si fanno

tagliare la testa dalla ghigliottina.

Il palco e la ghigliottina possono essere

comparsi subito dopo l’ordine di esecuzione dato da

Duncan. Mentre le teste cadono, Banco, premendo il

bottone, dice:

BANCO   Aventi, presto, presto, presto!

Dopo ogni “ presto” cade la mannaia. Teste nel paniere.

DUNCAN (a Macbett)   Venga a sedersi, caro amico, accanto alla mia nobile sposa.

Macbett si siede accanto a Lady Duncan.

Occorre che siano entrambi, Lady Duncan

e Macbett, bene in vista di modo che gli spettatori

possano vedere ciò che succederà.

Lady Duncan, per esempio, come gli altri personaggi

può essere rivolta alla sala ed avere, dietro, la ghigliottina.

Niente impedisce che abbia l’aria di seguire le esecuzioni: le

conta.

Durante questa azione, il servo offre ancora una tazza di tè

a questo o quel personaggio, pasticcini, ecc., sempre  aiutato

dalla dama di compagnia.

MACBETT   Sono turbato, Signora, di essere così vicino a lei.

LADY DUNCAN (contando)   Quattro, cinque, sei, sette, diciassette,

ventitré, trentatre, trentatre, ah! credo di averne saltato uno.

Continua a contare e intanto fa piedino a Macbett, lo tocca col

Gomito, dapprima in modo discreto, poi in modo sempre più

visibile, sino ad esagerare e a comportarsi in maniera grossolanamente

indecente.

Macbett sulle prime si scosta, piuttosto imbarazzato e confuso, poi cede

e lascia fare con un misto di piacere e di timidezza, ormai complice.

16

DUNCAN (a Macbett)   Visto che bisogna parlare d’affari, parliamone, la faccio barone di Candor e il suo collega Banco sarà barone di Glamiss non appena Glamiss, a sua volta, sarà stato giustiziato.

LADY DUNCAN (con la stessa mimica)   Centodiciassette, centodiciotto, che spettacolo commovente!

MACBETT    Sono grato a Vostra Altezza, Monsignore.

LADY DUNCAN   Trecento, è vorticoso! Novemila trecento.

DUNCAN (a Macbett)   Intendiamoci però bene.

MACBETT (scostandosi leggermente da Lady Duncan, che continua a provocare Macbett e che adesso gli mette anche una mano sul ginocchio)   Son tutt’orecchie, Monsignore.

DUNCAN   Trattengo la metà delle terre di Candor, come tratterrò la metà di quelle di Glamiss, per annetterle alla corona.

LADY DUNCAN     Ventimila.

BANCO (proseguendo il suo lavoro di boia)  Ringrazio Vostra Altezza.

DUNCAN  (a Macbett) Avrete ancora entrambi qualche obbligo, qualche servitù, qualche tributo da pagarci.

Arriva correndo da destra un ufficiale e si ferma in mezzo al palcoscenico.

UFFICIALE     Glamiss è fuggito!

DUNCAN     Preciseremo i particolari in un secondo tempo.

UFFICIALE    Monsignore, Glamiss è fuggito.

DUNCAN (a ufficiale)  Che cosa dici?

UFFICIALE   Glamiss è fuggito. Una parte dell’esercito ha potuto raggiungerlo.

Banco interrompe il lavoro e si avvicina. Gli altri personaggi si alzano di soprassalto.

BANCO    Come ha potuto fuggire? Era accerchiato. Era prigioniero. Ha avuto dei complici.

DUNCAN    Ah!

LADY DUNCAN (non smettendo di strofinarsi a Macbett)   Ah!

MACBETT   Ah!   

DUNCAN (a Banco)  Sia colpa sua o dei suoi subalterni, non sarà barone di Glamiss, né possessore della metà delle sue terre, prima di avermi portato Glamiss, vivo o morto, mani e piedi legati. (Voltandosi verso gli ufficiali)  Tu avrai la testa mozzata per averci recato una notizia così disastrosa.

UFFICIALE     Io non ne posso niente.

Un soldato avanza e trascina l’ufficiale verso

Il fondo della scena dove si trova la ghigliottina. L’ufficiale grida.

Gli vien tagliata la testa.

Duncan esce a suon di musica, Lady Duncan fa ancora una volta l’occhietto e

piedino Macbett.

Anche la dama di compagnia esce.

Duncan ricompare, la musica cessa. Rivolto a Lady Duncan che si avvia all’uscita

rinculando e mandando baci a Macbett.

DUNCAN   Non facciamola lunga. Signora.

L’acchiappa per il collo e la trascina via.

LADY DUNCAN    Avrei voluto vedere il seguito.

VOCE DI DUNCAN (a Banco)  Voglio Glamiss entro domani.

Musica

BANCO (accostandosi a Macbett)   Tutto da rifare. Accidenti…che disastro!

17

MACBETT    Accidenti che disastro!

BANCO        Accidenti che disastro!

MACBETT    Accidenti che disastro!

Rumore di vento e di tempesta.

La scena è buia o in penombra. Si farà in modo che non si

veda nient’altro che il volto di Macbett e di Banco e, in un

secondo tempo, quello della prima strega, quindi quello della

seconda.

Entrano Banco e Macbett.

MACBETT     Che tempesta, Banco! E’ spaventoso. Si direbbe che gli alberi cerchino di estirparsi dalla terra con tutte le radici. Purchè non cadano sulle nostre teste.

BANCO   La locanda più vicina è a dieci chilometri. E non abbiamo neppure un cavallo.

MACBETT   La mania delle passeggiate a piedi ci ha preso un po’ la mano.

BANCO    E l’uragano ci è caduto tra capo e collo.

MACBETT    E dire che non siamo qui per parlare del tempo e della pioggia.

BANCO      Vado a veder se per caso sulla strada non passa un carro col tendone. Potremmo farci caricare.

MACBETT     L’aspetto qui.

Banco esce.

PRIMA STREGA     Salve Macbett, barone di Candor!

MACBETT   Mi ha spaventato. Non pensavo che ci fosse qualcuno. E’ solo una vecchia. Mi sembra una strega. (Alla strega) Come fai a saper già che sono barone di Candor? La notizia è già arrivata nella foresta? Vento e tempesta l’hanno forse già riecheggiata?

SECONDA STREGA (a Mecbett)    Salve, Macbett, barone di Glamiss!

MACBETT    Barone di Glamiss? Glamiss è mica morto. D’altronde è a Banco che Duncan ha promesso titolo e terre. (Si rende conto che è un’altra strega che ha parlato)  To’, ce n’è un’altra…

PRIMA STREGA    Glamiss è morto. E’ appena annegato, col suo cavallo, travolto dalla piena.

MACBETT   Ma che scherzo è questo? Vi farò tagliar la lingua a tutte e due, vecchie streghe che non siete altro!

PRIMA STREGA     Cavalier Macbett, Duncan è molto scontento di Banco che si è lasciato sfuggire Glamiss.

MACBETT    Come fate a saperlo?

SECONDA STREGA   Ha in mente di sfruttare l’errore, dà a te il titolo promesso a Banco e riserva le terre al trono.

MACBETT   Duncan è leale. Quando promette, mantiene.

PRIMA STREGA     Sarai arciduca, sovrano del paese.

MACBETT    Tu menti. Non sono ambizioso. O meglio, ho una sola ambizione: servire il mio sovrano.

PRIMA STREGA   Sarai tu il sovrano. Sei predestinato. Vedo una stella sulla tua fronte.

MACBETT    Anzitutto non è possibile. Duncan ha un figlio, Macol, che studia a Cartagine. E’ l’erede naturale e legittimo del trono.

SECONDA STREGA     Se non è per questo ne ha anche un altro, in procinto di conseguire il dipolma superiore a Ragusa, dove ha studiato economia e scienza della navigazione. Si chiama Donalban.

MACBETT   Non ho mai sentito parlare di questo Donalban.

PRIMA STREGA (a Macbett)  Non affaticarti a ricordarne il nome, cavaliere Macbett, non ne vale la pena, non avremo occasione di riparlare di lui. (Alla seconda strega) Non ha studiato navigazione, ma scienze commerciali tra cui, beninteso, il commercio marittimo.

MACBETT (alle streghe)   Basta con queste fandonie. (Estrae la spada) A morte, streghe! (Ruota l’arma, sferra tre colpi nel vuoto. Si odono le risa spaventose delle streghe) Creature infernali! (Le streghe sono scomparse) Le ho viste, no, le ho udite? Si sono trasformate in pioggia e tempesta. Sono diventate radici d’alberi.

18

VOCE DELLA PRIMA STREGA (questa volta però suona come una melodiosa voce femminile) Non sono vento, non sono un sogno, Mecbett, bel cavaliere. Tornerò presto. Toccherai con mano il mio potere e il mio fascino.

MACBETT   Roba da matti…(Fa ancora due o tre mulinelli con la spada, poi si ferma) Ma quella voce a me sembrava di conoscerla! Voce, hai un corpo? Dove sei?

LAVOCE (melodiosa)  Sono vicina, vicinissima. E sono lontana. Arrivederci, Macbett.

MACBETT    Rabbrividisco. E’ il freddo? La pioggia che mi entra nelle ossa’ la paura? L’orrore? O forse la misteriosa nostalgia che quella voce risveglia in me’ sono già vittima d’incantesimo? (Cambiando tono)  Via, erano soltanto due disgustose streghe. (Cambiando di nuovo tono) Banco! Banco! Ma dov’è finito? Hai trovato un carro? Dove sei? Banco! Banco!

Esce da destra.

Per qualche attimo la scena rimane vuota.

Continua la tempesta.

PRIMA STREGA (alla seconda strega)   Ecco banco che arriva.

SECONDA STREGA   Quando Macbett e Banco non sono insieme, si corrono dietro. Oppure si cercano.

La prima strega, senza uscire di scena, si

nasconde sulla destra. La seconda, allo stesso

modo, si nasconde a sinistra.

Banco appare dal fondo.

BANCO   Macbett! Macbett! (Fa l’atto di cercare Macbett)  Macbett! Ho trovato il carro. 8Tra sé) Sono completamente inzuppato. Per fortuna piove meno.

Si ode in lontananza, una voce che chiama.

LA VOCE   Banco!

BANCO    Ho l’impressione che mi chiami. Avrebbe dovuto aspettarmi qui. Ha perso la pazienza.

LA VOCE    Banco! Banco!

BANCO    Sono qua. Macbett! Tu dove sei?

LA VOCE (Più vicina, da destra) Banco! Banco!

BANCO   Vengo! Ma tu dove sei?

Corre verso destra

ALTRA VOCE (modificata, da sinistra)  Banco!

BANCO (precipitandosi da sinistra)   Dove sei? Guidami!

VOCE DELLA PRIMA STREGA.  Banco!

BANCO    Ma è proprio Macbett che mi chiama?

VOCE DELLA SECONDA STREGA     Banco!

BANCO   Ma non è la voce di Macbett. (Le due streghe, in aspetto di streghe, escono al medesimo tempo dai loro nascondigli, e si portano vicinissime a Banco, una a destra l’altra a sinistra) Che significa questa farsa?

PRIMA STREGA    Salve, cavalier Banco, compagno di Macbett.

SECONDA STREGA   Salve, generale Banco!

BANCO    Chi siete?   Schifose creature…che cosa volete da me’ se non aveste l’aria di essere delle specie di donne, potreste già contemplare le vostre teste giacere in terra, sotto i vostri occhi, per esservi burlate di me.

19

PRIMA STREGA  Non si arrabbi, generale Banco.

BANCO   Come fate a conoscere il mio nome?

SECONDA STREGA     Salve Banco, destinato a non essere barone di Glamiss!

BANCO    Come fate a sapere che dovrei esserlo’ come fate a sapere che non lo sarò? La notizia è già arrivata nella foresta? Vento e tempesta fanno eco alle parole di Duncan? Come potete essere sicutre di conoscere le sue intenzioni, se non le ha confidate a nessuno’? D’altronde non posso essere barone di Glamiss, dal momento che Glamiss è ancora vivo.

PRIMA STREGAGlamiss è annegato co cavallo, travolto dalla piena.

BANCO       Che scherzo è questo’ vi taglierò la lingua a tutte e due, brutte streghe che non siete altro!

SECONDA STREGA    Cavalier Banco, Duncan è molto scontento di te che ti sei lasciato sfuggire Glamiss.

BANCO    Come fate a saperlo?

PRIMA STREGA    Ha in mente di sfruttare il tuo errore per arricchirsi ulteriormente. Darà il titolo di barone di Glamiss a Macbett, ma annetterà tutte le terre al trono.

BANCO     Anche dal solo titolo sarei onorato. Per quale motivo Duncan dovrebbe privarmene? No, Duncan è leale. Ciò che ha promesso, manterrà. Per quale motivo dovrebbe dare il titolo a Macbett? perché punirmi? perché a Macbett tutti i favori e tutti i privilegi?

SECONDA STREGA     Macbett è il tuo rivale, il tuo rivale fortunato.

BANCO    E’ un compagno. Un amico. Un fratello. E’ leale.

LE DUE STREGHE (scostandosi un po’ e saltando)  Dice che è leale, dice che è leale!

Ridono

BANCO (estraendo la spada)  Ho capito chi siete, mostruose creature! Vecchie streghe immonde!  Siete spie mandate dai nemici di Duncan, il nostro amato e leale sovrano!

Tenta di colpire le due streghe, che però gli sfuggono

e spariscono correndo, la prima a sinistra, la seconda

a destra.

PRIMA STREGA (prima di scomparire)  Macbett sarà sovrano! Prenderà il posto di Duncan!

SECONDA STREGA   Salirà sul trono.

Scompare.

Banco, brandendo la spada, cerca di raggiungerle correndo

Verso destra e verso sinistra.

BANCO      Dove siete, zingare maledette? Creature infernali! (Si ferma in mezzo alla scena e rinfodera la spada) Le hi viste, no, le ho udite? Si sono trasformate in pioggia e tempesta. Sono diventate radici d’alberi. Ma era un’allucinazione’ macbett! Macbett!

VOCE DELLA SECONDA STREGA   Banco, ascoltami, ascoltami. (La voce della strega diventa fresca e melodiosa) Ascoltami bene: tu non sarai sovrano. Ma tu sarai più grande di Macbett. Più grande di Macbett. Sarai l’antenato di una schiatta di principi che regneranno per mille anni sul nostro paese. Tu sarai più grande di Macbett, padre, nonno, avo di re.

BANCO     Roba da matti…(Fa ancora due o tre mulinelli con la spada, poi si ferma) quella voce mi sembra di conoscerla! Voce, hai un corpo? Un volto? Dove sei?

LA VOCE    Sono vicinissima e sono lontana. Ma mi rivedrai. E sperimenterai il mio potere e il mio fascino. A presto, Banco!

BANCO    Rabbrividisco. E’ il freddo? La pioggia che mi entra nelle ossa’ la paura? L’orrore? Che cos’è la misteriosa nostalgia risvegliata in me da quella voce?...Che cosa mi ricorda quella voce?...Sono già vittima dell’ incantesimo? (Cambiando tono) Via, erano soltanto due disgustose streghe. Spie, intriganti, bugiarde. Padre di re, io? Forse il mio amato sovrano non ha figli? Macol, che studia a Cartagine, erede naturale e

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legittimo del trono. E per di più Donalban, diplomato alla scuola superiore di commercio a Ragusa. Tutte frottole. Non pensiamoci più…

Si ode, a sinistra, la voce di Macbett.

VOCE DI Macbett    Banco! Banco!

BANCO     E’ la voce di Macbett! Macbett, ah, finalmente Macbett!

VOCE DI Macbett    Banco!

BANCO    Macbett!

Si lancia vero sinistra, di dove giunge la voce di Macbett.

Per un momento la scena resta vuota.

La luce muta, progressivamente invade la scena.

Si vede ingrandire, in sfondo, una specie di enorme luna, luminosissima,

circondata da grandi stelle. Possibilmente mostrare anche la Via Lattea,

simile ad un grande grappolo di uva.

La scena si preciserà e si amplierà con l’azione. Soltanto a poco a poco, si

delineerà sul fondo la torre di un castello, al centro della quale sarà visibile

una piccola finestra illuminata. E’ essenziale che le scene agiscano sia con,

che senza personaggi.

(Le azioni seguenti possono essere, eventualmente, soppresse:)

Duncan attraversa senza parlare la scena da destra a sinistra.

Lady Duncan appare, non appena l’arciduca esce da sinistra, e attraversa la

scena nel medesimo senso. Scompare.

Macbett attraversa la scena, senza parlare, in senso opposto. Un ufficiale

attraversa la scena da destra a sinistra, senza dir niente.

Banco attraversa a sua volta la scena, da destra a sinistra, senza di niente.

Una donna attraversa lentamente la scena, in senso opposto, senza parlare.

 (Sono del parere che almeno la donna debba essere eliminata).

Scena vuota per un certo tempo. Banco entra dal fondo.

BANCO     Non finirà così. la strega ha detto la verità. Come ha a vuto la notizia? Chi può averla informata a corte? E così in fretta? Che disponga di poteri soprannaturali? O almeno inconsueti? Che abbia scoperto il modo di captare le vibrazioni delle onde? La via celere di cui parlano taluni miti che consente di collegare, istantaneamente, colui che parla a colui che ascolta? Che abbia inventato gli specchi che riflettono le immagini e le figure lontane come se fossero lì, come se parlassero, a due metri da te? Che possegga occhiali capaci di spingere la vista a centinaia o a migliaia di leghe, captare le immagini e riportartele viventi? Che possegga strumenti in grado di sviluppare l’udito sino a conferirgli un’acutezza inimmaginabile? Un ufficiale dell’arciduca mi ha recato adesso l’annuncio della morte di Glamiss e quella della mia spogliazione. Macbett avrà intrigato per ottenere il titolo? Questo amico leale, questo compagno di lotta non sarebbe nient’altro che un imbroglione? Duncan sarebbe ingrato al punto da irridere i miei sforzi e i rischi che ho corso, i pericoli che ho affrontato per difenderlo e salvarlo? Non debbo più aver fiducia in nessuno e diffidare di mio fratello? Del mio cane più fedele e del vino che bevo? Dell’aria che respiro? No, no. Conosco troppo Macbett  per dubitare della sua lealtà e della sua virtù. La decisione di Duncan è certamente dello stesso Duncan. Non gli è stata ispirata da nessuno. Essa la maschera. Macbett non deve ancora sapere niente. Quando saprà, rifiuterà. (Si dirige verso sinistra,poi ritorna al centro della scena) Hanno visto nello spazio, quelle mostruose figlie del diavolo. Che vedano anche nell’avvenire? Mi hanno predetto che sarò antenato di una schiatta di re. Mi sembra una cosa strana ed incredibile. Vorrei che le streghe mi dicessero qualcosa di più. Che sappiano veramente? Vorrei proprio vederle. Non le vedo. Eppure erano lì.

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Banco esce da sinistra.

Macbett entra da destra. Prima che entri si ode gridare:

VOCE DI MACBETT    Banco! Banco! (Avanza e chiama una o due volte) Banco!

MACBETT   Dove si è potuto cacciare quell’animale? Eppure mi avevano segnalato la sua presenza da queste parti. Vorrei parlargli. Un messo dell’arciduca mi ha convocato a corte. Il sovrano mi ha informato della morte di Glamiss e del fatto che ereditavo il titolo senza le terre. Esattamente come avevano detto le streghe. Ho tentato di dire a Duncan che non potevo spogliare Banco a mio vantaggio. Ho cercato di dirgli che siamo troppo amici e che Banco non ha colpe, che ha servito bene il suo sovrano. Non ha voluto sentir ragione. Se accetto il titolo, rischio di perdere l’amicizia del mio buon amico Banco. Se lo rifiuto, offendo l’arciduca. Ho il diritto di disubbidirgli? Posso disubbidire quando mi ricompensa? Sarebbe ferirlo. Debbo spiegare a Banco…insomma, barone di Glamiss è poi solo un titolo, mica la ricchezza, visto che Duncan annette le terre di Glamiss alla corona. A vero dire, vorrei vedere Banco, ma vorrei anche aspettare un momento. La mia situazione è imbarazzante. Come hanno fatto le streghe a sapere? Le altre cose che hanno predetto si compiranno? Mi sembra impossibile. Vorrei proprio sapere qual è la logica delle loro previsioni. Come spiegano la concatenazione di cause ed effetti che mi porterebbero sul trono? Sarei curioso di sentire che cosa ne dicono. Solo per farmi due risate alle loro spalle, beninteso.

Esce da sinistra.

Per qualche istante la scena resta vuota.

Un cacciatore di farfalle, reticella in mano,

abito chiaro, paglietta in testa, entra da sinistra.

Ha baffetti neri, occhiali a stringinaso, corre dietro

ad una o due farfalle, poi esce da destra inseguendone

una terza.

Banco entra da destra.

BANCO      Dove sono finite quelle streghe’ mi hanno predetto la morte di Glamiss e si è verificata. Mi hanno  predetto che sarò privato del titolo di barone di Glamiss, che mi tocca per diritto. Mi hanno predetto che sarò antenato di una intera schiatta di principi e re. Come hanno fatto a saperlo, le streghe? Ciò che hanno predetto sull’avvenire della mia specie si compirà come il resto? Vorrei proprio sapere qual è la logica delle loro previsioni. Come spiegano la concatenazione di cause ed effetti che condurrebbero la mia posterità sul trono? Sarei curioso di sentire che cosa ne dicono. Solo per farmi due risate alle loro spalle, beninteso.

Esce da sinistra.

Scena vuota per qualche istante.

Entra Macbett da sinistra. La prima strega,

che nessuno aveva visto entrare, stava nascosta

sul lato destro.

LA STREGA (con voce rauca, rivolgendosi a Macbett) Macbett, volevi vedermi? (La luce fa apparire la strega. Ella è vestita da strega, è curva, ha una voce aspra. Si appoggia ad una grande canna. Ha capelli bianchi, sporchi, mal pettinati) Ti saluto, Macbett.

MACBETT (con un soprassalto e portando istintivamente la mano alla spada) Era là, maledetta.

STREGA       Ho risposto al tuo richiamo.

MACBETT     Non ho mai avuto paura sul campo di battaglia. Non ho mai temuto i campioni della cavalleria. Le palle si sono abbattute intorno a me. Ho attraversato foresta in fiamme. Dalla nave ammiraglia che stava colando a picco, mi sono lanciato nel mare in mezzo agli squali, nuotando li ho sgozzati e non ho avuto paura. Ma non appena scorgo l’ombra di questa donna, o non appena la odo rivolgersi a me, i capelli mi si drizzano in testa. Si direbbe che un odore di zolfo  si diffonda e se porto la mano alla spada non è tanto perché è un’arma, quanto una croce. (Alla strega) Hai indovinato, volevo vederti.

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La strega è seguita dalla seconda strega, che

apparirà dietro la prima durante le seguenti

battute. La seconda strega non è molto distante

dalla prima, tuttavia occorre che vi sia un certo

sfasamento tra il punto in cui appare l’una e

quello in cui appare l’altra.

Pertanto la seconda strega dovrà muoversi

lentamente da sinistra verso destra, per arrivare

sino al cerchio di luce che investe la prima.

L’apparizione della prima strega dovrà avvenire

subitamente, mediante un proiettore che la isola

dall’ombra.

L’altra, prima di fare i pochi passi occorrenti per

giungere accanto all’altro personaggio, dovrà

apparire: si vedrà prima la test, poi le spalle, il

resto del corpo e il bastone. La sua ombra, ingrandita

dagli effetti di luce, sarà proiettata sul fondale.

PRIMA STREGA (a Macbett)   Ti ho udito. Ascolto i pensieri non meno di quanto legga. So che cosa pensi adesso, tutto ciò che hai pensato sottovoce. Vorresti convincerti che solo per ridere desideravi incontrarmi. Hai confessato a te stesso di aver paura. Un po’ di coraggio, diavolo, mio capitano. Che cosa vuoi che ti riveli?

MACBETT      Dovresti saperlo meglio di me, a quanto dici.

PRIMA STREGA    Ci sono cose che conosco, ma non conosco tutto. Anche la nostra scienza è limitata. Ma leggo sufficientemente in te per sapere che l’ambizione sta germogliando nel tuo cuore a tua insaputa e a dispetto di tutte le spiegazioni che cerchi di darti – e che sono false e nient’altro che maschere.

MACBETT       Io desidero una sola cosa: servire il mio sovrano.

PRIMA STREGA    Che commedia stai recitando!

MACBETT      Se vuoi farmi credere che io sono quello che non sono, non ci riuscirai.

PRIMA STREGA   Se tu non gli servissi, lui vorrebbe la tua morte.

MACBETT     E’ padrone della mia vita.

PRIMA STREGA    Sei soltanto uno strumento per lui. Hai pur visto come ti ha lanciato contro Candor e Glamiss.

MACBETT      Aveva ragione, erano ribelli.

PRIMA STREGA    Si è preso tute le terre di Glamiss e metà di quelle di Candor.

MACBETT      Tutto appartiene al sovrano. Il sovrano e tutto ciò che possiede è nostro. Amministra per tutti noi.

PRIMA STREGA      Fa tenere la contabilità dai suoi servi.

SECONDA STREGA    Ih, ih, ih, ih!

MACBETT (scorgendo la seconda strega)   E quella di dove sbuca?

PRIMA STREGA     Non sa tenere in mano una scure. Non sa servirsi di una falce.

MACBETT         Che ne sai tu?

PRIMA STREGA      Manda gli altri a combattere, ma non sa combattere.

SECONDA STREGA  Avrebbe troppa paura.

PRIMA STREGA     Prende le donne degli altri.

SECONDA STREGA     Anche le donne fanno parte del dominio pubblico, cioè del principe?

PRIMA STREGA        Non sa servire, ma sa farsi servire.

MACBETT         Non sono qui per ascoltare le vostre menzogne e le vostre calunnie.

PRIMA STREGA    Se non sappiamo altro, perché ci hai cercato?

MACBETT       Me lo domando anch’io. E’ stato un errore.

PRIMA STREGA   E allora  vattene, Macbett…..

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SECONDA STREGA        Se queste cose non t’ interessano….

PRIMA STREGA     Vedo che esiti, allora resti.

SECONDA STREGA     Se preferisci…..

PRIMA STREGA         Se ti è più comodo…….

SECONDA STREGA      Possiamo scomparire noi.

MACBETT          Rimanete ancora, figlie di Satana, voglio saperne di più.

PRIMA STREGA      Cerca di padroneggiarti. Non perdere il controllo.

SECONDA STREGA    Getta nella spazzatura gli strumenti di cui si è servito. Tu l’hai servito anche troppo.

PRIMA STREGA      Disprezza i suoi fedeli.

SECONDA STREGA    Li considera vigliacchi.

PRIMA STRTEGA       O imbecilli.

SECONDA STREGA    Rispetta quelli che gli resistono.

MACBETT    Li combatte anche. Ha vinto Candor r Glamiss, i ribelli.

PRIMA STREGA    Li ha vinti Macbett, non lui.

SECONDA STREGA    Glamiss e Candor erano suoi fedeli servitori e generali prima di te.

PRIMA STREGA     Detestava la loro indipendenza.

SECONDA STREGA     Si è preso ciò che aveva dato loro.

PRIMA STREGA        Bell’esempio di generosità!

Seconda strega       Glamiss e Candor erano fieri.

PRIMA STREGA        E nobili. Duncan non poteva sopportarlo.

SECONDA STREGA    E coraggiosi.

MACBETT     Non farò la fine di Glamiss. Né di un Candor. Non c’è un Macbett per vincermi.

PRIMA STREGA       Cominci a capire.

SECONDA STREGA     Ih, ih, ih, ih!

PRIMA STREGA     Se non fai attenzione, aspetterà quanto basta. E poi finirà per trovarne un altro, Macbett.

MACBETT      Non sono venuto meno all’onore. Ho obbedito al mio sovrano. Questa legge ci viene dal cielo.

SECONDA STREGA      Sei venuto meno all’onore combattendo i tuoi pari.

PRIMA STREGA       Ma la loro morte ti potrà essere utile.

SECONDA STREGA     Si sarebbe servito di loro contro di te.

PRIMA STREGA     Non ci sono più ostacoli tra te e il trono.

SECONDA STREGA      Tu desideri il trono confessalo.

MACBETT        No.

PRIMA STREGA      Non nasconderlo. Sei degno di regnare.

SECONDA STREGA      Sei nato per questo, è scritto nelle stelle.

MACBETT         Mi attirate sulla strada sdrucciolevole della tentazione. Chi siete e qual è il vostro scopo? Stavo per cadere nei vostri lacci. Ma riprendo il controllo di me stesso. Via!

Le due streghe si scostano.

PRIMA STREGA     Siamo qui per aprirti gli occhi.

SECONDA STREGA     Solo per aiutarti.

PRIMA STREGA      Non vogliamo che il tuo bene.

SECONDA STREGA     E il trionfo della giustizia.

PRIMA STREGA    Il trionfo della vera giustizia.

MACBETT         Tutto questo mi sembra piuttosto strano.

SECONDA STREGA       Ih,ih,ih,ih!

MACBETT        E’ veramente il mio bene che cercate? A questo punto vi sta acuore la giustizia? Vecchie befane, mostri brutti più del peccato, ciniche vecchiacce, sacrifichereste la vostra vita per la mia felicità, non è vero? Ah,ah,ah!

SECONDA STREGA        Ma sì, ih, ih, ih, ma sì!

PRIMA STREGA (con voce che comincia a cambiare)   Perché ti amiamo Macbett.

SECONDA STREGA         Perché lei ti ama. (La voce cambia) Quanto il paese, la giustizia, la felicità del popolo.

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PRIMA STREGA (con voce melodiosa)   Per dare una mano ai poveri. Per far regnare la pace in questo paese che ha tanto sofferto.

MACBETT     Mi sembra di conoscere questa voce.

PRIMA STREGA     Tu ci conosci, Macbett.

MACBETTT (sguainando la spada)   per l’ultima volta, vi ordino di dirmi chi siete, se no vi taglio la gola.

SECONDA STREGA     Non ne varrebbe proprio la pena.

PRIMA STREGA     Lo saprai, Macbett.

SECONDA STREGA     Rimetti nel fodero la spada. (Macbett esegue)  e adesso guarda bene, Macbett, guarda bene, spalanca gli occhi, spalanca le orecchie. (La seconda strega gira attorno alla prima come per compiere un atto magico. Gira saltando due o tre volte, poi salti e saltelli diventeranno una danza leggiadra via via che si sveleranno le nuove apparenze delle due streghe. Verso la fine, la danza sarà lenta. La seconda strega, girano attorno alla prima)Quis, quid, ubi…quibusauxiliis, cur, quomodo, quando. Felix qui poruit regni conoscere causas. Fiat lux hic et nunc et fiat voluta tua. Ad augusta, ad augusta per augusta…..(La seconda strega prende il bastone della prima e lo getta lontano) Alter ego surge, alter ego surge! (La prima strega che era curva, si raddrizza. In questa scena, che è scena di trasformazione, la prima strega si trova al centro della scena, investita dalla luce vivissima di un riflettore. La seconda strega, continuando a girare, attraversa zone di luce quando si trova davanti alla prima strega e zone di ombra quando si trova dietro di lei. Macbett, un po’ di lato, si trova nell’ombra o nella penombra. Lo si scorge confusamente sussultare via via che si compie il sortilegio. La seconda strega utilizza il suo bastone come se fosse una bacchetta magica. Ogni volta che tocca con il bastone la prima strega, quest’ultima subisce una trasformazione. Tutta la scena del sortilegio dev’essere, inutile dirlo, accompagnata da musica. Una musica, per lo meno all’inizio, sussultoria. La seconda strega, sempre girando) Ante, apud, ad, adversus....(Tocca con il bastone la prima strega e costei lascia cadere il suo vecchio mantello. Ma sotto ne ha un altro ugualmente vecchio) Circum, circa, citra, cis…(tocca di nuovo la prima strega che lascia cadere il secondo mantello. Appare un vecchio scialle, che dal collo scende sino ai piedi della strega) Contra, erga, extra, infra…(La seconda strega raddrizza, a sua volta la schiena) Inter, intra, juxta, ob…(Passando davanti alla prima strega, le strappa gli occhiali, e continua a girare) Penes, pone, post et praeter….(Strappa il vecchio scialle alla prima: sotto lo scialle compare un magnifico abito con ori e pietre scintillanti)  Prope, propter, per, secundum…8Musica più fusa e più melodiosa, la strega si toglie il mento finto ed appuntito) Supra, versus, ultra, trans…(La prima strega accenna qualche nota e qualche trillo. La luce deve permettere che si scorgano il volto e la bocca della prima strega che canta. Ella si interrompe. La seconda strega, approfittando del momento in cui oassa dietro alla prima, getta il bastone) Video meliora, deteriora sequor.

MACBETT (preso nell’incantesimo e nel movimento delle streghe) Video meliora, deteriora sequor.

La seconda strega gira attorno alla prima.

PRIMA STREGA E MACBETT (assieme)  Video meliora, deteriora sequor.

PRIMA STREGA E SECONDA STREGA    Video meliora, deteriora sequor.

PRIMA STREGA, SECONDA STREGA e macbett   Video meliora, deteriora sequor. Video leliora, deteriora sequor. Video meliora, deteriora sequor.

La seconda strega toglie ciò che resta della

Maschera della prima, cioè il naso appuntito e

la copertura dei capelli.

Mette, sempre girando, uno scettro in mano

e la corona in testa alla prima strega, che

 appare, grazie ai proiettori, avvolta in un’aureola

di luce.

La seconda, passando dietro alla compagna, con

un unico gesto si libera dei vecchi indumenti e

della maschera. Rivelata in tutta la sua bellezza,

la prima strega risulta essere Lady Duncan.

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La seconda la sua dama di compagnia,

anch’essa giovane e bella donna.

MACBETT        Oh, Maestà! (Egli cade in ginocchio. Se la seconda strega, cioè da questo punto la dama di compagnia di Lady Duncan, può mettere uno sgabello dietro a Lady Duncan, costei vi salirà sopra; in caso contrario quest’ultima potrà fare qualche passo verso la destra, dove dovrà trovarsi lo sgabello, e salire, procedendo a ritroso, progressivamente, lentamente, in tutta la sua Maestà. La dama di compagnia reggerà lo strascico di Lady Duncan, che sarà sempre avvolta in questa specie di aura. Macbett si solleverà, poi si getterà di nuovo ai piedi di Lady Dunca) Mirabile visu! Oh, Signora! 

La dama di compagnia strapperà di colpo

l’abito sontuoso di dosso a Lady Duncan,

la quale apparirà in un bichini scintillante, con

una cappa nera e rossa sulle spalle, in una

mano lo scettro, nell’altra un pugnale, che

le sarà dato dalla dama di compagnia.

DAMA DI COMPAGNIA (indicando Lady Duncan) In naturali bus.

MACBETT      Vorrei essere vostro schiavo.

LADY DUNCAN (a Macbett, porgendogli il pugnale)  Sta a te che sia,io, la tua schiava. Lo vuoi? Ecco lo strumento della tua ambizione e della nostra ascesa. (Con voce da sirena9 Prendilo, se lo vuoi, se mi vuoi. Ma agisci con decisione. Aiutati, che l’inferno ti aiuterà. Guarda in te stesso, guarda come cresce il desiderio, come l’ambizione segreta si manifesta e ti infiamma. E questo il pugnale con cui ucciderai Duncan. Prenderai il suo posto accanto a me. Sarò la tua amante. Sarai il mio re. Un’indelebile macchia di sangue si stamperà su questa lama affinché tu possa ricordare il tuo successo ed essere incoraggiato a compiere altre imprese più grandi ancora, imprese che affronteremo, uniti in un’unica apoteosi di gloria.

Ella si solleva

MACBETT     Signora…Maestà…o meglio mia sirena…

LADY DUNCAN    Esiti ancora, Macbett?

DAMA DI COMPAGNIA (a Lady Duncan)   Decidetelo. (A Macbett)  Decidetevi.

MACBETT      Signora, come dire, certi scrupoli….Siete proprio convinta che noi….

LADY DUNCAN (A Macbett)    So che sei valoroso. Anche i valorosi possono avere qualche debolezza, qualche viltà. Soprattutto se soffrono del senso di colpa, malattia mortale. Guarisci. Non hai mai esitato ad uccidere quando era un altro ad ordinartelo. Adesso la paura potrebbe sopraffarti. Scarica tutto su di me. Posso assicurarti e prometterti che non sarai vinto da nessun uomo e da nessuna donna, il tuo esercito non sarà vinto da nessun esercito, salvo che la foresta diventi esercito e marci contro di te.

DAMA DI COMPAGNIA    Il che è praticamente impossibile. (A Macbett) Ripetete a voi stesso che vogliamo salvare il paese. Voi due, assieme, ci costruirete una società migliore, un mondo nuovo e felice.

L’oscurità invaderà progressivamente ilpalcoscenico.

gttempo

Macbett si abbatte ai piedi di Lady Duncan

Si vedrà unicamente la splendente nudità

di Lady Duncan. La voce della dama di compagnia

dice:

DAMA DI COMPAGNIA    Omnia vincit amor.

Buio totale.

26

 Una sala del palazzo.

Un ufficiale e Banco.

UFFICIALE      Sua altezza è stanca. Sua Altezza non può riceverla.

BANCO    Monsignore conosce il motivo della mia visita?

L’UFFICIALE     Gli ho spiegato ogni cosa. Dice che l’affare è chiuso. Ha dato il titolo di barone diGlamiss a Macbett. Non può riprenderglielo. Ha una parola sola.

BANCO    Insomma, però…

UFFICIALE     E’ così

BANCO       Sa che Glamiss è morto? Che è annegato?

UFFICIALE      Gli ho fatto la commissione. D’altronde era già al corrente della cosa. Lady Duncan l’aveva saputo dalla dama di compagnia.

BANCO       Quindi è chiaro, deve darmi la ricompensa promessa. Il titolo o le terre, se non l’uno e l’altro.

Ufficiale    Che posso farci, io? Non è affar mio.

Banco (accalorandosi e gridando)  Ma non è ammissibile! Non si può fare una cosa simile a me!

Entra Duncan da destra.

DUNCAN (a Banco)  Che c’è da gridare tanto?

BANCO      Monsignore….

DUNCAN     Non mi va che mi si disturbi. Che cos’altro vuole?

BANCO     Lei non mi aveva forse detto che una volta catturato Glamiss, vivo o morto, sarei stato ricompensato?

DUNCAN       Vivo o morto, Glamiss dov’è? Io non lo vedo.

BANCO    Lei sa perfettamente che è annegato.

DUNCAN     Non ho prove. Sono soltanto voci. Mi porti il cadavere.

BANCO     Il cadavere, gonfio, se lo son portato via le acque: dal torrente al fiume, dal fiume al mare.

DUNCA      Vada a cercarlo. Prenda una nave.

BANCO      Gli squali l’hanno divorato.

DUNCAN   Prenda un grosso coltello e frughi nel ventre dello squalo.

BANCO    Non è stato mangiato da un solo squalo.

DUNCAN      Frughi in più di un ventre.

BANCO      Ho rischiato la vita per difenderla dai ribelli.

DUNCAN     Però non l’ha persa.

BANCO       Ho massacrato i suoi nemici.

DUNCAN     Ha avuto questa fortuna.

BANCO      Avrei potuto tirarmi indietro.

DUNCAN      Non l’ha fatto.

BANCO        Suvvia, Signore, veda….

DUNCAN     Io non vedo niente, non voglio vedere niente, non vedo Glamiss, il “corpus delicti” .

BANCO    La morte di Glamiss è di pubblico dominio. Lei ha dato il titolo a Macbett.

DUNCAN      Mi sta chiedendo dei conti?

BANCO     E’ un’ingiustizia.

DUNCAN    Il giudice sono io. Troveremo altri baroni ribelli da espropriare. Qualcosa anche per lei ci sarà in avvenire.

BANCO       Monsignore, non posso più crederle.

DUNCAN     Hai il coraggio di insultarmi?

BANCO       Ah, mio Dio….

DUNDAN (all’ufficiale)    Accompagna il signore alla porta.

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L’ufficiale fa l’atto di scagliarsi su Banco con violenza, dicendo:

UFFICIALE      Fuori!

DUNCAN (all’ufficiale)    Calma, calma, Banco è amico nostro. Oggi è un po’ nervoso. Gli passerà. Verrà la sua ora.

BANCO (uscendo, dice)    Ah, Dio, Dio, Dio! Questa è troppo grossa!

DUNCAN (all’ufficiale)   Non so che cosa mi sia preso. Avrei voluto farlo barone. Ma voleva anche le ricchezze. E le ricchezze spettano di diritto alla corona. Insomma, è così. ma, se diventa pericoloso, bisognerà fare attenzione. Molta attenzione.

UFFICIALE (portando la mano alla spada)  Capisco, Signore.

DUNACAN (all’ufficiale)   No, no, non tanto in fretta. Non subito. Poi. Se diventerà pericoloso…Vorresti la metà delle sue terre e il suo titolo?

UFFICIALE (con energia)   Sì, Signore. Ai suoi ordini, Signore.

DUNCAN      Anche tu ad ambizione non stai male, non è vero? Ti piacerebbe che incamerassi anche titoli e ricchezze di Macbett e che te ne cedessi almeno una parte.

UFFICIALE (c.s.)     Sì, Signore. Ai suoi ordini. Signore.

DUNCAN      Anche Macbett diventa pericoloso, molto pericoloso. Probabilmente vorrebbe sedersi sul trono al posto mio, no? Bisogna fare attenzione con quella gente. Gangster, tutti gangster. Non pensano che ai soldi, al potere e alla lussuria. Non mi stupirei che Mecbett avesse messo gli occhi persino su mia moglie. Senza contare le cortigiane. (All’ufficiale)  E tu, vorresti che ti prestassi mia moglie?

UFFICIALE (con energia, inorridito)   Oh, no, Signore.

DUNCAN     Non ti piace proprio?

UFFICIALE       E’ bellissima, Signore. Ma l’onore e il suo onore prima di tutto.

DUNCAN     Tu sei un duro. Ti ringrazio. Ti ricompenserò.

UFFICIALE     Ai suoi ordini, Signore.

DUNCAN     Sono circondato da nemici avidi e da amici pericolosi. Nessuno è disinteressato. La prosperità del regno e il bene della mia persona dovrebbero bastargli. Non hanno più ideali. Più niente. (All’ufficiale) Sapremo difenderci.

Fanfare e musica, da destra di Duncan,

eccitato, seguito da Lady Duncan che avrà

qualche difficoltà a tenergli dietro.

Duncan si ferma di colpo in mezzo alla scena

e si volta verso Lady Duncan.

DUNCAN     No, Signora, sappia che non lo permetterò mai.

LADY DUNCAN   Tanto peggio per lei.

DUNCAN    Ripeto: non lo permetterò mai.

LADY DUNCAN    Ma perché, se è lecito?

DUNCAN     Mi permetta di dirlo con franchezza, con la mia abituale franchezza.

LADY DUNCAN     Con franchezza o no, non cambia niente.

DUNCAN    Forse che la cosa mi riguarda?

LADY DUNCAN    Me ne parla, non lo neghi?

DUNCAN    Se voglio. Forse.

LADY DUNCAN      Ed io, allora?  Che cosa dirò?

DUNCAN     Ciò che le passa per la testa.

LADY DUNCAN    Io non dico le cose che mi passano per la testa.

DUNCAN    E dove le piglia allora, le cose, lei, se non le passano per la testa?

LADY DUNCAN      Diceva una cosa, ne dice un’altra e domani sarà un’altra ancora.

DUNCAN      Apprezzo ciò che voglio apprezzare.

LADY DUNCAN    Anch’io apprezzo ciò che voglio apprezzare.

28

DUNCAN       La verità non sta nei pareri opposti.

LADY DUNCAN    Sempre domani, sempre domani!

DUNCAN        Se la prenda con se stessa.

Lady DUNCAN     Dove lo trova un tale caos?

DUNCAN        Signora, Signora, Signora!

LADY DUNCAN      Che testardo! Tutti gli uomini sono egoisti.

DUNCAN   Torniamo all’argomento.

LADY DUNCAN     Si arrabbi pure, anch’io mi arrabbio, ma il più è fatto. Se lei fosse più obiettivo…ma neanche per sogno, così, non resta nessuna scappatoia. Ed è colpa sua.

DUNCAN    Signora, basta con i paroloni. E basta anche con le paroline. Riderà bene chi riderà l’ultimo.

LADY DUNCAN     Bene, bene, le solite manie, le solite idee fisse.

DUNCAN   Smettiamola.

LADY DUNCAN      Signore, le non vorrà almeno?....

DUNCAN    Se ne pentirà.

LADY DUNCAN     Quando la frittata è fatta è fatta.

DUNCAN     Se ne accorgerà al momento di pagare.

LADY DUNCAN     Sono minacce?

DUNCAN        Dall’alluce alla gola.

LADY DUNCAN   Continui pure con le minacce.

DUNCAN    Sperimenterà sulla sua pelle l’irreparabile.

LADY DUNCAN      Continui, continui con le minacce.

DUNCAN     Non posso assolutamente accettare e vedrà se la musica cambia. Parlerò io allo Spagnolo e gliela caccerò tutta nel naso.

Duncan esce, seguito da Lady Duncan, che dice:

LADY DUNCAN    Ti precederò, Duncan, e quando te ne accorgerai sarà troppo tardi.

Duncan è uscito da sinistra, sempre eccitato, Lady Duncan,

che lo segue, ha pronunciato l’ultima battuta quasi correndo.

La precedente scena deve essere recitata come se si trattasse

di  una violenta lite.

Entrano Macbett e Banco da destra. Macbett ha l’aria preoccupata.

E’ pensieroso.

MACBETT       No, glielo dico apertamente. Pensavo che Lady Duncan fosse una donna frivola. Mi sbagliavo. E’ capace di passioni profonde. E’ una donna attiva, energica. Sul serio. E’ filosofica. Ha una visione molto ampia dell’avvenire dell’umanità, senza per questo cadere nell’idealismo utopistico.

BANCO    Possibile. Voglio crederle. La gente si sbottona difficilmente. Però quando apre il cuore…(Indica la cintura di Macbett) Ha un bel pugnale.

MACBETT    Me lo ha regalato lei. Ad ogni modo son contento d’averle finalmente parlato. Banco, noi due ci correvamo dietro da un pezzo. Come il cane dietro alla coda o il diavolo dietro alla sua ombra.

BANCO     Ben detto.

MACBETT      Il suo matrimonio non è felice. Duncan è duro, la maltratta. E questo la fa molto soffrire. E’ così sensibile. Per di più lui è musone, brontolone. Lady Duncan è molto bambina, le piace giocare, scherzare, divertirsi…Non che io voglia impicciarmi di cose che non mi riguardano.

BANCO        Naturalmente.

MACBETT     Lungi da me l’idea di calunniare il re o di sparlarne.

BANCO      E’ ovvio.

MACBETT   L’arciduca è molto buono, molto leale e…generoso. Le sa come io sia attaccato alla sua persona.

BANCO       E io no?

29

MACBETT        In una parola, è un monarca perfetto.

BANCO     Quasi perfetto.

MACBETT     Nella misura, evidentemente, in cui la perfezione è possibile al mondo. E’ una perfezione che non esclude qualche imperfezione.

BANCO    Perfezione imperfetta, comunque perfezione.

MACBETT     Personalmente non ho nulla da rimproverargli. Ma non si tratta della mia persona. Bisogna pensare al nostro amato paese. Oh, è un buon sovrano. Eppure dovrebbe dar retta ai consiglieri disinteressati. Come lei ad esempio.

BANCO     O come lei.

MACBETT       Come lei e me…..

BANCO        Certamente.

MACBETT      E’ un po’ assoluto.

BANCO    Molto assoluto.

MACBETT     E’ un monarca assoluto. L’assolutismo ai nostri giorni non è sempre il sistema migliore per governare. D’altronde è ciò che pensa anche Lady Duncan, che al medesimo tempo è molto fanciullesca e molto riflessiva. Due cose che difficilmente vanno assieme, ma che lei concilia.

BANCO     E’ raro.

MACBETT     Lei potrebbe dargli dei consigli, consigli utili, circa il modo di far capire, al nostro sovrano, certi…certi principi di governo che lei ci darebbe in modo disinteressato. Disinteressati d’altronde siamo anche noi.

BANCO   Bisogna pur campare, guadagnarsi la vita.

MACBETT     Questo, Duncan, lo capisce benissimo.

BANCO        Verso di lei, mio caro, è molto comprensivo. Non ha lesinato.

MACBETT    Non ho sollecitato nulla. Ho pagato, pagato bene, pagato più o meno bene, non troppo male i servizi che gli ho resi, che dovevo rendergli, dato che è il nostro signore.

BANCO      Io invece non sono stato pagato affatto. Come lei sa. Si è preso le terre e le ha dato il titolo di barone di Glamiss.

MACBETT     Capisco a cosa allude. Mi stupisce da parte di Duncan. Non mi stupisce molto, mi stupisce un po’. Talvolta è distratto. Ad ogni modo, le assicuro, io non ho fatto intrighi.

BANCO     Questo è vero, lo riconosco. Non è colpa sua.

MACBETT     Non è colpa mia. Ascolti: si potrebbe forse fare qualcosa per lei. Si potrebbe…Lady Duncan ed io potremmo consigliarli…per esempio di prenderla come consigliere.

BANCO    Lady Duncan è al corrente?

MACBETT    Pensa molto a lei. E’ dispiaciuta per la sbadataggine dell’arciduca. Vorrebbe porle riparo e ripagarla. Posso assicurarla che ha già perorato la sua causa presso Sua Altezza. Gliel’avevo suggerito. Ci aveva già pensato da sola. Siamo intervenuti tutti e due.

BANCO          Se i vostri tentativi di aiutarmi sono stati vani, a che pro tentare di nuovo’

MACBETT    Utilizzeremo altri argomenti. Un po’ più pesanti. Forse capirà. Se no…tenteremo ancora. Con argomenti ancor più forti.

BANCO     Duncan è testardo.

MACBETT     Molto testardo. Testardo…(Guarda a destra e a sinistra)  Testardo come un asino. Ma è possibile spuntarla, se lo si vuole con forza.

BANCO    Sì, con forza.

MACBETT     Mi ha dato delle terre, è vero. Ma si è riservato il diritto di caccia sulle mie proprietà. Pare sia per l’interesse dello Stato.

BANCO    Lo Stato che, come dice…

MACBETT   Lo Stato è lui!

BANCO     Dalle mie proprietà, che non ha accresciuto, si prende diecimila volatili all’anno, più le uova.

MACBETT      E’ inaccettabile.

BANCO      Ho combattuto per lui, lei lo sa, alla testa del mio esercito personale. Adesso vuole incorporarlo nel suo esercito. I miei uomini. Così potrebbe addirittura lanciarli contro di me.

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MACBETT      E anche contro di me.

BANCO      Non si è mai visto nulla di simile.

MACBETT      Mai, dopo che i miei avi….

BANCO     E anche i miei.

MACBETT    Con tutti quelli che gli ballonzolano e ronzano attorno.

BANCO         Che si ingrassano col sudore della nostra fronte.

MACBETT   Col grasso dei nostri volatili.

BANCO      Delle nostre pecore.

MACBETT    Dei nostri porci.

BANCO   Che porco!

MACBETT     Del nostro pane.

BANCO    Col sangue che abbiamo versato per lui….

MACBETT    I pericoli in cui ci ha cacciati…

BANCO      Diecimila volatili, diecimila cavalli, diecimila giovani…Che cosa se ne fa? Non può mica mangiare tutto. Il resto va a male.

MACBETT     E mille grazie.

BANCO     Sappiamo fin troppo bene che cosa se ne fa. 

MACBETT     Ci deve tutto.

BANCO     E non basta.

MACBETT     Senza contare il resto.

BANCO      Il mio onore….

MACBETT     La mia gloria…

BANCO     I miei diritti aviti…

MACBETT   I miei beni

BANCO       Il diritto di accrescere le nostre ricchezze.

MACBETT    L’autonomia.

BANCO    Unico padrone di casa mia.

MACBETT     Bisogna estrometterlo.

BANCO    Estrometterlo da ogni parte. Abbasso Duncan!

MACBETT    Abbasso Duncan.

BANCO      Bisogna abbatterlo.

MACBETT      Stavo per proporglielo io…Ci divideremo il regno. Ognuno avrà la sua parte, io prenderò il trono. Sarò il suo sovrano. Lei sarà il mio vizir.

BANCO   Il primo dopo di lei.

MACBETT   Il terzo. Giacchè ciò che stiamo per fare non è facile. Abbiamo bisogno di aiuto. C’è una terza persona nel complotto: Lady Duncan.

BANCO      Se è così…. d’accordo! E’ una fortuna.

MACBETT     Ella è indispensabile.

Entra dal fondo Lady Duncan

BANCO     Signora!...Che sorpresa!

MACBETT (a Banco    E’ la mia fidanzata.

BANCO      La futura Lady Macbett? Capperi…(All’uno e all’altra) Vivissime felicitazioni.

Bacia la mano di Lady Duncan.

LADY DUNCAN     Per la vita, per la morte!

Estraggono tutti e tre un pugnale, alzano il braccio, incrociano le lame.

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I TRE (insieme)     Giuriamo di uccidere il tiranno!

MACBETT     L’usurpatore.

BANCO    Abbasso il dittatore.

LADY DUNCAN  Il despota.

MACBETT    Non è che un miscredente.

BANCO    Un orco.

LADY DUNCAN      Un asino.

MACBETT   Un oca.

BANCO     Un pidocchio.

LADY DUNCAN     Giuriamo di sterminarlo.

I TRE (insieme)    Noi giuriamo di sterminarlo.

Fanfare. I tre congiurati si dileguano

rapidamente da sinistra.

L’ arciduca entra da destra. In questa scena,

o almeno nella prima parte. Duncan si dimostra

veramente maestoso.

Entra l’ufficiale dal fondo.

UFFICIALE      Monsignore, come ogni primo del mese, oggi gli scrofolosi, i flemmonosi, i tisici, gli isterici vengono per essere guariti da voi che ne avete il potere per dono e grazia divina.

Entra da destra un monaco.

IL MONACO (salutando)    Salve, Monsignore.

DUNCAN    Salve, monaco.

MONACO   Che Dio sia con voi.

DUNCAN     Che Dio sia con te.

MONACO      Dio vi protegga. (Benedice l’arciduca, che si inchina. L’ufficiale, che reca il manto di porpora, la corona e lo scettro del sovrano, si dirige verso il monaco. Il monaco prende la corona dalle mani dell’ufficiale, dopo averla benedetta. Si avvicina a Duncan e gli mette la corona in testa; l’arciduca si inginocchia. In nome di Nostro Signore onnipotente, ti confermo nei tuoi poteri sovrani.

DUNCAN     Che Nostro Signore me ne renda degno.

L’ufficiale consegna il manto di porpora al monaco, il quale a sua volta ne riveste Duncan.

MONACO    Che il Signore stenda su di te la sua protezione e che nulla ti colpisca sicchè indossi questo manto.

Entra da destra un inserviente con il ciborio

per la comunione. Lo consegna al monaco che porge l’ostia a Duncan.

DUNCAN    Domine non sum dignus.

MONACO   Corpus Chiristi.

DUNCAN     Amen.

Il monaco restituisce il ciborio all’inserviente, che esce.

L’ufficiale consegna lo scettro al monaco.

MONACO    Ti rinnovello la facoltà di guarire gli infermi che Nostro Signore ti trasmette attraverso di me, suo indegno servo. Che Nostro Signore guarisca le nostre anime come guarisce le malattie della nostra povera carne.

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Che egli ci liberi dalla gelosia, dall’orgoglio, dalla lussuria, dai malsani desideri di potenza e che riveli ai nostri occhi la vanità dei beni del mondo..

DUNCAN       Ascoltaci, Signore.

UFFICIALE (inginocchiandosi)  Ascoltaci, Signore.

MONACO    Signore, ascoltaci. Che l’odio e la collera si disperdano come fumo al vento, che l’ordine umano subentri all’ordine naturale nel quale imperversano sofferenza e spirito di distruzione. Che l’amore e la pace siano sciolti dalle catene e che siano incatenate le forze del male, che la gioia rifulga nella luce celeste, che la luce ci inondi e che in essa ci sia concesso di tuffarci. Così sia.

DUNCA  E L’UFFICIALE    Così sia.

MONACO (a Duncan)  Ecco lo scettro – che io benedico – con il quale toccherai gli infermi.

Duncan, si rialza, imitato dall’ufficiale,

mentre il monaco a sua volta si inginocchia

davanti a Duncan che sale i gradini del trono

e quindi siede sul trono. L’ufficiale resta in piedi

a sinistra di Duncan. Questa scena deve essere

recitata con gravità.

DUNCA     Che si facciano entrare i malati. (Il monaco si alza e si colloca alla destra di Duncan. Arriva il primo malato, dal fondo. E’ curvo. Cammina a fatica, sorreggendosi ad un bastone. Ha un cappuccio in testa ed una cappa. Il suo volto è una maschera devastata come quella dei lebbrosi. Duncan al primo malato) Avvicinati a me. Avvicinati ancora. Non aver paura.

Il malato si avvicina e si inginocchia su uno

degli ultimi gradini del trono. Volge le spalle

al pubblico.

IL PRIMO MALATO    Grazie, Monsignore. Arrivo da lontano. Abito in un paese che è di là dagli oceani. Poi c’è un continente, poi ci sono sette paesi da attraversare, dopo c’è un altro mare, dopo ci sono le montagne. Io abito lì. Ai piedi, sull’altro versante, in una valle cupa ed umida. L’umidità ha rosicchiato le mie ossa, sono pieno di scrofolosi e di tumori e di pustole che sgocciolano, dappertutto. Il mio corpo è una sola piaga vivente. Puzzo. I miei figli e mia moglie mi cacciano. Mi salvi, Signore. Mi guarisca.

DUNCAN      Guarirai. Credi in me. Abbi fede. (Tocca con lo scettro la testa del malato) In nome di nostro Signore, in virtù del dono e della forza di cui oggi sono investito, ti assolvo dal delitto che hai commesso e che ha insozzato la tua anima ed il tuo corpo. Che la tua anima sia pura come l’acqua limpida, come il cielo il giorno della creazione. (Il primo malato si raddrizza, si volta verso il pubblico, si erge in tutta la sua altezza, lascia cadere  a terra il bastone, alza le mani al cielo. Il suo volto è sorridente e fresco. Lancia un grido di gioia ed esce correndo da sinistra. Entra il secondo malato. Arriva da destra e si avvicina al trono). Di che soffri?

IL SECONDO MALATO    Monsignore, non posso né vivere né morire. Non posso restare seduto, non posso restare coricato, né in piedi senza muovere, o correre. Ho scottature e pruriti dalla testa alla pianta dei piedi. Non riesco a stare né in casa né in strada. L’universo è per me una prigione, una galera. Guardare il mondo mi fa soffrire. Non posso sopportare la luce, non posso sopportare le tenebre, provo disgusto per il prossimo e ho paura della solitudine. Distolgo gli occhi dagli alberi e dalle greggi, dai cani e dall’erba, dalle stelle e dalle pietre. Non ho mai un attimo di felicità. Vorrei poter piangere, Monsignore, e conoscere la gioia.

Dicendo queste parole si è accostato al trono ed ha salito i gradini.

DUNCAN    Dimentica di esistere. Pensa sempre ad essere. (Pausa. Il movimento delle spalle del malato, che si scorge di schiena, lascia capire che egli è nell’impossibilità di seguire il consiglio) Te lo ordino. Obbedisci.

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Il secondo malato, che era contratto, dà l’impressione, mediante

il gioco delle spalle e del dorso, di rilassarsi e calmarsi. Lentamente

si alza, tende le braccia di lato, si volta e il pubblico può vedere

la sua espressione corrucciata placarsi e illuminarsi.

Poi si avvia verso sinistra con passo vivace, quasi di danza.

UFFICIALE     Avanti un altro!

Un terzo malato si avvicina al sovrano che lo guarisce allo stesso modo.

Sempre più in fretta, si vede un quarto, un quinto, un sesto…un decimo,

un undicesimo malato entrare da destra, uscire da sinistra; uscire dal fondo

a destra, arrivare dal fondo a destra, uscire da sinistra dopo essersi fatti

toccare dallo scettro di Duncan.

L’arrivo di ciascun malato è preceduto dall’annuncio: “Avanti un altro!”

pronunciato dall’ufficiale.

Alcuni malati possono arrivare con le stampelle, o su sedie a rotelle,

accompagnati oppure no.

Le azioni descritte sopra debbono, verso la metà della successione, essere

ben ritmate, sorrette da una musica in costante accelerazione.

Durante questo tempo, il monaco si è lasciato scivolare a terra, piano piano,

più seduto che ginocchioni, come se volesse raggomitolarsi.

Dopo l’undicesimo malato, il momento decelera e la musica si allontana.

Un penultimo ed un ultimo, malato entrano, uno da sinistra, l’altro da destra.

Anch’essi portano lunghe mantelle e cappucci in cui nascondono i loro volti.

L’ufficiale che ha ripetuto “Avanti un altro!” non vede l’ultimo malato,

che avanza alle sue spalle.

Di colpo la musica tace. Nel medesimo tempo, il monaco solleva il cappuccio e

toglie la maschera e appare il volto di Banco. Questi estrae un lungo pugnale.

DUNCAN (a Banco)   Tu?  (Contemporaneamente si svela anche Lady Duncan, che pugnala alle spalle l’ufficiale. Questul’ultimo stramazza. A Lady Duncan, che sta pugnalando)  Voi, Signora? (Il penultimo mendicante – ossia Mecbett – estrae a sua volta un pugnale) Assassini!

BANCO (a Duncan) Assassino!

MACBETT (c.s.) Assassino!

DUNCAN (a Lady Duncan)  Assassina!

Corre a sinistra, incontra Macbett.

MACBETT   Assassino!

DUNCAN   Assassino!

Corre verso destra, Banco gli taglia la strada.

BANCO (a Duncan)  Assassino!

DUNCAN (a Banco)  Assassino! (Indietreggia in direzione del trono, i tre lo circondano avanzando lentamente e stringendo il cerchio. Duncan ai tre) Assassini!

I TRE(a Duncan)  Assassino!

Quando Duncan arriva accanto al primo gradino del trono, Lady Duncan gli

strappa il mantello. Duncan sale gli scalini indietreggiando, cerca di proteggersi

con le braccia, giacchè senza mantello si sente ignudo e inerme.

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Sale soltanto pochi gradini, giacchè gli altri lo incalzano, lo scettro cade da un lato,

la corona dall’altro, Macbett lo afferra e lo fa cadere

DUNCAN     Assassini!

Ruzzola. Banco, gridando, lo colpisce per la prima volta con il coltello.

BANCO   Assassino!

MACBETT (dandogli la seconda pugnalata, grida)  Assassino!

LADY DUNCAN (dandogli la terza pugnalata, grida)  Assassino!

I tre si drizzano, sempre circondando Duncan.

DUNCAN    Assassini! (Meno forte) Assassini! (Con voce flebile) Assassini!

I tre personaggi si scostano l’uno dall’altro, Lady Duncan rimane accanto al corpo e lo contempla.

LADY DUNCAN    Dopo tutto era mio marito. Morto assomiglia a mio padre. non amavo mio padre.

Buio.

Una sala del palazzo. Si ode in lontananza la folla gridare: “Viva Macbett! Viva la

 fidanzata! Viva Macbett! Viva la fidanzata!”

Dal fondo entrano, uno per lato, due servi, che si raggiungono al centro del proscenio.

I due servi posso essere interpretati da due uomini, da una donna ed un uomo, o,

eventualmente, da due donne.

I DUE SERVI (guardandosi)  Eccoli!

Vanno a nascondersi in fondo, mentre da sinistra entra la vedova di Duncan,

destinata a diventare Lady Macbett, seguita da Mecbett. Non portano ancora

gli attributi della sovranità.

Si odono più forti gli urrà e le grida: “Viva Macbett e la sua sposa”, lanciati dalla

folla. Essi si fermano all’ingresso del palcoscenico, sulla sinistra.

MACBETT     Signora…

LA VEDOVA DUNCAN    La ringrazio di avermi accompagnata sino ai miei appartamenti. Voglio riposarmi. Dopo tante fatiche e strapazzi.

MACBETT          Riposi, Signora, se l’è guadagnato. Verrò a prenderla domani alle dieci per la cerimonia nuziale. L’incoronazione è prevista per mezzogiorno. Al pomeriggio, alle cinque, il banchetto, cioè le vere nozze. Le nostre nozze.

VEDOVA DI DUNCAN (dando la mano da baciare a Mecbett)  A domani. Macbett.

Esce. Macbett attraversa la scena ed esce da destra. Giungono ancora alcuni urrà

I due servi che si erano nascosti ricompaiono nel mezzo del palco, a proscenio.

PRIMO SERVO    Tutto è pronto per la cerimonia e il banchetto.

SECONDO SERVO     Ci saranno vini italiani e di Samo.

PRIMO SERVO       Continuano ad arrivare dozzine di bottiglie di birra.

SECONDO SERVO     E do gin.

PRIMO SERVO     Buoi.

SECONDO SERVO      Branchi di cervi.

PRIMO SERVO        E caprioli da spiedo.

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SECONDO SERVO      Sono stati cacciati in Francia, nelle foreste delle Ardenne.

PRIMO SERVO    I pescatori, a rischio della vita, hanno catturato gli squali perché ne sian mangiate le pinne.

SECONDO SERVO    Per insalate e piatti freddi sarà usato l’olio di una balena strappata ai flutti.

PRIMO SERVO   Pastis di Marsiglia.

SECONDO SERVO   Vodka degli Urali.

PRIMO SERVO      Una frittata gigante di centotrentamila uova.

SECONDO SERVO    Alì porta il babà.

PRIMO SERVO   L’Africa manda le arance siciliane.

SECONDO SERVO      Vino a fiumi come nei torrenti.

PRIMO SERVO     Musica di dodici orchestre tzigane.

SECONDO SERVO    Sarà meglio che a Natale.

PRIMO SERVO    Mille volte meglio.

SECONDO SERVO   Ogni abitante avrà duecentoquarantasette sanguinacci.

PRIMO SERVO    Un barile di mostarda.

SECONDO SERVO     Salcicce di Francoforte.

PRIMO SERVO    Crauti.

SECONDO SERVO    E per di più birra.

PRIMO SERVO   Vino.

SECONDO SERVO     Gin.

PRIMO SERVO    Solo a pensarci, mi ubriaco.

SECONDO SERVO  A me scoppia la pancia.

PRIMO SERVO    E a me parte il fegato.

Si abbracciano ed escono barcollando come se fossero ubriachi, intanto gridano:

I DUE SERVI       Viva Macbett e la sua sposa!

Banco entra da destra.

Avanza sino al centro della scena, poi si ferma di fronte al pubblico.

Riflette un momento.

Dal fondo, verso sinistra, appare Macbett.

MACBETT    To’, ecco Banco. Che viene a fare qui, da solo? Nascondiamoci per ascoltare che cosa dirà.

Fa il gesto di tirare delle tende invisibili.

BANCO     E così Macbett sarà re. Barone di Candor, barone di Glamiss, poi da domani sovrano. Ad una ad una le predizioni delle streghe si sono realizzate nell’ordine annunciato. Non avevo predetto l’uccisione di Duncan, alla quale ho collaborato, ma come avrebbe fatto Macbett a diventare capo dello Stato senza la morte di Duncan o senza la sua abdicazione in favore di Macbett, il che per altro sarebbe stato incostituzionale? Un trono si prende con la forza. Le previsioni non parlavano neppure del fatto che Lady Duncan sarebbe diventata Lady Macbett. Resta che Macbett ha tutto. Ed io niente. Che carriera la sua: ricchezza, gloria, potere, donne!...Cosa gli manca? Ho colpito Duncan perché lo odiavo. Ma personalmente che cosa me ne è venuto? Macbett , è vero, mi ha fatto delle promesse. Mi ha detto che sarei diventato il suo vizir. Ma forse che manterrà le promesse? Ne dubito. Non aveva giurato fedeltà a Duncan? E l’ha ucciso. Si potrebbe dire che mi sono comportato come lui. Non lo voglio negare. E non posso dimenticarlo. Sono pieno di rimorsi. Enon ho neppure il successo e la gloria di Macbett per soffocarli. Non sarò né arciduca, né  re – le streghe hanno parlato chiaro. Esse però mi hanno predetto che sarò capostipite di una schiatta di principi, di re, di presidenti della repubblica, di dittatori. Questo mi consola. La loro profezia, sì, la loro profezia. Hanno dato abbondanti prove della loro capacità. Non avevo ambizioni, non desideravo nulla se non servire il mio sovrano, una volta, prima di incontrare le streghe. E adesso ardo di gelosia e di

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invidia. Esse hanno stappato il vaso delle ambizioni. Eccomi, qui, travolto da una forza che non so padroneggiare, riarso, avido, insaziabile. Sarò il padre di dozzine di sovrani. E’ già qualcosa. Ma io non ho ancora né figlie ne figli. Non sono sposato. Chi sposerò? La dama di compagnia di Lady Macbett, mi piacerebbe. Voglio chiederla in moglie. E’ un po’ strega, tanto meglio. Saprà prevedere le disgrazie che ci minacceranno e così potremo evitarle. E una volta sposato,, una volta padre, una volta vizir, farò in modo di impedire a Macbett di regnare a modo suo, sarò la sua Eminenza grigia. E chissà, le streghe potrebbero anche rivedere la loro predizione. Perché no, forse potrei un giorno regnare io stesso, in prima persona.

Esce di destra.

MACBETT (venendo a proscenio)   Ho sentito tutto, traditore. Così mi ringrazi della promessa che ti ho fatto di nominarti vizir del principato? Non sapevo che mia moglie e la sua dama di compagnia gli avessero predetto una progenie di re. E’ strano che non me ne abbiano parlato. Preoccupante che me l’abbiano nascosto. Di chi han voluto prendersi gioco? Di Banco o di me? A che scopo? Banco, padre di una schiatta di re? Avrei dunque ucciso Duncan, il mio sovrano, a vantaggio di un altro’ sono vittima di una sinistra macchinazione. Ah! non finirà così! vedremo se con la mia libertà  ed il mio spirito di avventura potrò render vane le trappole che il destino e il diavolo mettono sulla mia strada! Sterminiamo in germe la posterità di Banco, in altre parole Banco stesso. (Si  dirige verso destra. Chiama)  Banco! Banco!

VOCE DI BANCO   Arrivo Macbett, eccomi!

Banco appare.

BANCO    Che vuoi da me, Macbett?

MACBETT    Vile, così meditavi di ricompensarmi dei benefici che avevo in animo di concederti?

Conficca il pugnale nel cuore di Banco.

BANCO (accasciandosi)    Ah, mio Dio! Perdono!

MACBETT      Dove sono tutti i tuoi re? Marciranno con te, dentro di te! Ho cancellato il loro avvenire. Sono cadaveri nel tuo seme. Domani sarò incoronato.

Esce.

Buio.

Si odono le grida: “ Viva  Macbett! Viva Lady Macbett! Viva il nostro amato

sovrano! Viva la sposa!”

Entrano da sinistra Macbett e Lady Macbett. Sono in abito da sovrani.

Portano la corona e il manto di porpora.

Macbett ha lo scettro in mano. Si ferma al centro della scena e – mentre si odono

le stesse grida entusiastiche indicate sopra e un bellissimo, festoso concerto di

campane. – Macbett e Lady Macbett, spalle al pubblico, salutano una folla

immaginaria, dopo aver fatto un ingresso maestoso. Salutano a destra, salutano a sinistra.

Si ode la folla: “ Urrà! Viva l’arciduca! Viva l’arciduchessa!”

Macbett e Lady Macbett si voltano e salutano il pubblico della sala; fanno cenni con la mano,

lanciano baci. Poi Macbett e Lady Macbett si fronteggiano.

MACBETT    Ne riparleremo, Signora, di questa faccenda.

LADY MACBETT (assolutamente calma)   Ti spiegherò; mio caro.

MACBETT    Ho scongiurato il pericolo che si avverasse la sua predizione. L’ho distrutto in germe. Lei non è la più forte. Ho saputo ogni cosa e ho agito.

LADY MACBETT     Non volevo nasconderti nulla, amor mio, ti spiegherò, te l’ho detto. Ma non davanti alla gente.

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MACBETT     Ne riparleremo.

Macbett riprende la mano di Lady Macbett e, sorridendo alla folla immaginaria,

escono di destra, mentre continuano le acclamazioni.

Scena vuota per qualche attimo. Entrano Lady Macbett, con il medesimo abito,

e la dama di compagnia.

LA DAMA DI COMPAGNIA    E’ incantevole in abito da sposa. E gli applausi della folla! E vostra grazia! E vostra maestà! Anche lui faceva una bella figura. Ringiovanito. Eravate una gran bella coppia.

MADY MACBETT     Adesso dorme. Dopo la cerimonia in chiesa, ha bevuto. Bevuto troppo. E non è finito: c’è anche il grande banchetto nuziale, poi la notte. Approfittiamo del suo sonno. Spicciati.

DAMA DI COMPAGNIA     Subito.

Va a prendere, a destra, tra le quinte, una valigia e la porta in scena.

LADY MACBETT    Alla malora, questa santa e benedetta corona! (Getta la corona. Si sfila la collana con croce che portava sul petto)  Mi ha bruciato questa croce! Ho la scottatura sul petto. Ma io l’ho stregata! (Durante questo tempo la dama di compagnia apre la valigia ed estrae i vecchi costumi delle streghe e la riveste.) Il combattimento tra due potenze, quella celeste e quella infernale, infuria nella croce. Quale prevarrà? Il campo di battaglia è minuscolo, ma su di esso si compendia il conflitto universale! Aiutami! Sbottonami l’abito bianco, risibile simbolo di verginità. Toglimelo in fretta, che anch’esso mi brucia. Ed io sputo l’ostia che fortunatamente mi si è fermata in gola! Spine e brace. Dammi la borraccia piena di vodKa drogata e affatturata. Quest’alcool di 90° è per me acqua fresca. Due volte ho rischiato di svenire davanti alle icone che mi venivano ostentate. Ma ho tenuto duro. Ne ho persino baciata una, puah! Disgustoso! (Durante questo tempo la dama di compagnia la sveste) Sento dei rumori, spicciati.

DAMA DI COMPAGNIA    Subito, subito, mia cara.

LADY MACBETT O PRIMA STREGA     Presto, presto, presto! Voglio i miei stracci! (Le resta soltanto una specie di camicia sporca) e il mio vecchio sordido abito. E il grembiule sbrodolato. E le mie scarpacce inzaccherate, presto! Via questa parrucca! Voglio i miei capelli grigi e sporchi! E dammi il mio mento! Ripigliati i denti! Rifammi il naso a punta, com’era prima. Il bastone ferrato  con la punta avvelenata.

La dama di compagnia prende il bastone di uno dei pellegrini che

si trovavano in scena.

Via via che la prima strega o Lady Macbett dice: “Aiutami!

Sbottonami l’abito bianco!” ecc. la dama di compagnia fa ciò che

viene dicendo la prima strega.

Come è indicato dal testo, le mette il vecchio abito sordido, il grembiule

Sbrodolato, i vecchi capelli sporchi, le toglie i denti e fa vedere la dentiera,

le mette il naso a punta, ecc.

PRIMA STREGA     Spicciati! Più svelta!

Seconda strega     Subito, subito, mia cara.

PRIMA STREGA    Ci aspettano. (La seconda strega tira fuori dalla valigia un lungo e vecchio scialle. Se lo getta addosso con un solo gesto e contemporaneamente si infila una parrucca grigia e sporca. Le due streghe sono curve e sogghignanti) Mi sento molto meglio nei miei abiti.

SCONDA STREGA   Ih,ih, ih, ih!

Richiude la valigia. Tutte e due si mettono a cavalcioni della valigia.

PRIMA STREGA    Qui abbiamo finito.

SECONDA STREGA   Ce la siamo cavata bene.

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PRIMA STREGA        Abbiamo sistemato tutto: creato un imbroglio generale.

SECONDA STREGA        Ih, ih, ih, ih! Macbett è sistemato.

PRIMA STREGA      Il capo sarà contento.

SECONDA STREGA      Andiamo a raccontargli tutto.

PRIMA STREGA        Ci aspettaper affidarci un’altra missione.

SECONDA STREGA      Sloggiamo! Vola, valigia!

PRIMA STREGA     Vola, valigia! Vola!

La prima strega fa il gesto di pilotare un volante – fragore di motore.

La seconda strega dietro, allarga le braccia per imitare le ali.

Buio in scena. Si vede la valigia, illuminata in proiezione, volare sul

palcoscenico.

La grande sala del palazzo. In fondo, il trono. Di fronte, leggermente

sulla  sinistra, una tavola con sgabelli. Quattro convitati sono già ai

loro posti.

Quattro o cinque grandi fantocci rappresentano gli altri convitati.

Sul fondo, dietro al trono, a destra e a sinistra, si scorgono in trasparenza

altre tavole con altri convitati.

Macbett entra do destra.

MACBETT      Comodi, comodi, cari amici.

PRIMO CONVITATO     Viva l’arciduca!

SECONDO CONVITATO    Viva il nostro sovrano!

TERZO CONVITATO       Viva Macbett!

QUARTO CONVITATO     Viva la nostra guida! Il nostro grande capitano! Il nostro Macbett!

MACBETT    Grazie, amici.

PRIMO CONVITATO   Gloria, onore e prosperità alla nostra amatissima sovrana, Lady Macbett!

QUARTO CONVITATO   La sua bellezza e la sua grazia la rendono  degna di te. Voglia il cielo che viviate felici e che il paese fiorisca governato dalla sua saggezza armata e ricinta nella grazia di Lady Macbett.

MACBETT       Grazie da parte mia e da parte sua. Strano che non sia qui.

SECONDO CONVITATO      Eppure Sua Altezza è sempre puntuale.

MACBETT    L’ho lasciata un momento fa. Doveva venire con la sua dama di compagnia.

TERZO CONVITATO   Che Sua Altezza si sia sentita male? Sono un medico.

MECBETT     E’ tornata in camera per metter un po’ di rossetto alle labbra, un po’ di cipria e cambiare collana. Continuate a bere nell’attesa. Io bevo con voi. (Entra un servo) Non c’è abbastanza vino. Portaci del vino!

IL SERVO    Vado a prenderne, Signore.

Esegue, poi torna a servire.

MACBETT    Alla vostra salute, amici! Che gioia trovarmi in mezzo a voi! Mi sento circondato dal calore del vostro affetto. Se sapeste fino a che punto la vostra amicizia mi è indispensabile. Indispensabile come l’acqua alla pianta e il vino all’uomo. Avervi intorno mi rasserena, mi consola, mi rassicura. Ah, se voi sapeste…ma non lasciamoci andare. Le confidenze, un’altra volta. Si vorrebbero fare certe cose, non si fanno. Se ne fanno altre, che non si sarebbero volute fare. La storia è sorniona. Tutto ti sfugge. Non si padroneggiano mica le cose che si provocano. Le cose si ritorcono contro di te. Tutto ciò che succede è il contrario di quello che avresti voluto succedesse. Regnare, regnare, sono gli avvenimenti che regnano sull’uomo, non l’uomo sugli avvenimenti. Ero felice quando servivo fedelmente Duncan. Non avevo preoccupazioni. (Arriva il servo.  Al servo, voltandosi verso di lui) Forza, forza, moriamo di sete! (Guardando un quadro che rappresenta un uomo – la cornice può anche essere vuota) chi ha messo il ritratto di Duncan

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al posto mio? (Indicando col dito) Chi ha avuto l’idea di questa sinistra buffonata?

SERVO    Non saprei, Signore, non vedo niente, Signore.

MACBETT (al servo)  Impudente!

Lo afferra per la gola, poi lo lascia. Va a staccare il ritratto, che può essere invisibile, o una semplice cornice.

PRIMO CONVITATO    Ma è il suo ritratto, Signore!

SECONDO CONVITATO   Non è il ritratto di Duncan che hanno messo al posto del suo, è il suo che hanno messo al posto di quello di Duncan!

MACBETT     Eppure gli rassomiglia.

TERZO CONVITATO    Vede male, Signore.

QUARTO CONVITATO (al primo) Non è un fatto sistematico.

SECONDO CONVITATO    Ma si verifica spesso.

Il servo fugge da destra non appena Macbett lo lascia.

MACBETT     Può darsi che mi sbagli. (Agli altri, che si erano alzati assieme a lui) Sediamoci, amici. Un po’ di vino mi schiarirà la mente. Rassomigli a Duncan o a me, spacchiamo questo quadro. E poi sediamoci e beviamo. (Si siede e beve) Che cosa avete da guardarmi a quel modo? Sedetevi, vi ripeto, e beviamo. (Si alza e batte un pugno sulla tavola) Sedetevi! (I convitati si risiedono. Poi anche Macbett si risiede a sua volta) Beviamo, Signori! Bevete! Duncan non era un sovrano migliore di me.

TERZO CONVITATO    Siamo perfettamente d’accordo, Signore.

MACBETT   Il paese aveva bisogno di un sovrano più giovane, più energico e più coraggioso. Non ci avete rimesso nulla nel cambio.

QUARTO CONVITATO    Ne siamo convinti, Vostra Altezza.

MACBETT    Che cosa pensavate di Duncan al tempo di Duncan?  E gli dicevate quello che pensavate di lui? Dicevate che era il più coraggioso? Il più energico dei capitani? Oppure gli dicevate che io avrei dovuto prendere il suo posto e che il trono mi si addiceva meglio che a lui?

PRIMO CONVITATO   Signore…

MACBETT    Io stesso pensavo che ne fosse il più degno..Pensavate la stessa cosa? Oppure no? Rispondete!

SECONDO CONVITATO   Signore…

MACBETT      Signore…Signore…Signore…E poi? Il seguito voglio conoscere. Siete diventati muti. Chi osa pensare che io non sono il migliore di tutti i sovrani presenti, passati e futuri, si alzi e me lo dica. Non osate? (Pausa) Non osate. Il più giusto, il pi grande? Poveracci che non siete altro, su su, ubriacatevi.

Il fondo della scena si oscura. Non si scorgono più le tavole che si scorgevano

in trasparenza, o riflesse da specchi.

Compare improvvisamente Banco. E’ nel riquadro della porta di destra quando comincia a parlare. In seguito verrà avanti.

BANCO     Io, oso, Macbett!

MACBETT    Banco!

BANCO    Io oso dirti che sei un traditore, un farabutto, un assassino.

MACBETT (indietreggiando davanti a Banco che avanza) Tu dunque non sei morto! (I quattro convitati si sono alzati. Macbett indietreggia ancora) Banco! (Sguaina per metà il pugnale) Banco!

PRIMO CONVITATO (a Macbett)  Non è Banco, Signore!

MACBETT      E’ lui, ve lo giuro

SECONDO CONVITATO   Non è lui, in carne e ossa, è soltanto il suo spettro.

MACBETT    Il suo spettro? (Ride)  Certo, non è che uno spettro. La mia mano lo attraversa ed io vedo dietro di lui. Così, sei proprio morto. Non mi fai paura. Potessi ucciderti una seconda volta! Il tuo posto non è qui.

Terzo convitato     Sale dall’Inferno.

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MACBETT      Sali dall’inferno? Devi tornarci. Sei in regola? Fammi un po’ vedere il permesso che ti ha rilasciato l’aiutante di Satana. Sei di libera uscita sino a mezzanotte? E siediti a questa tavola, al posto d’onore. Peccato! Non puoi né bere, né mangiare. Siediti tra i miei prodi. (I convitati si scostano, spaventati)  Di cosa avete paura? Attorniatelo, invece. Dategli l’illusione di esistere. Sarà ancor più disperato quando tornerà alle sue cupe dimore, troppo arroventate e troppo umide.

BANCO    Canaglia! Ahimè, non posso far altro che maledirti.

MACBETT    Non riuscirai a farmi avere dei rimorsi. Se io non ti avessi ucciso, mi avresti ucciso tu, come hai ucciso Duncan. Non hai confitto tu, per primo, il pugnale nel suocuore? Io volevo farti gran vizir, tu volevi prendermi il posto.

BANCO   Come hai preso il posto di Duncan, che ti aveva fatto due volte barone.

MACBETT (ai convitati)  Non tremate, voialtri. Am che diavolo vi prende? Tra vigliacchi sono andato a scegliere i miei generali!

BANCO     Ho avuto fiducia in te, ti ho seguito, poi tu e le tue streghe mi avete imbrogliato.

MACBETT    Volevi sostituire la tua posterità alla mia. Hai combinato del bello. Tutti i tuoi figli, i figli dei tuoi figli, i figli dei figli dei tuoi figli sono morti nel tuo sperma prima ancor di nascere. E hai il coraggio di chiamarmi canaglia? Ti ho battuto sul tempo, ecco tutto.

BANCO         Avrai delle sorprese, Macbett. Non te lo immagini neppure. Pagherai.

MACBETT    Mi fai ridere. Ne parlo come se fosse una persona, ma in realtà sono unicamente rimasugli, gli avanzi di una persona…una larva, un automa.

Banco scompare.

Al medesimo tempo appare accanto al trono, su cui si asside, Duncan.

QUARTO CONVITATO   L’arciduca! Guardate, guardate, l’arciduca!

SECONDO CONVITATO    L’arciduca.

MACBETT       Qui non ci sono altri arciduchi oltre che me, .perché parlate con me ma guardate altrove?

TERZO CONVITATO     L’arciduca.

Lo indica col dito.

MACBETT (voltandosi)   Si son dati appuntamento tutti qui?

I convitati si avvicinano cautamente a Duncan, si fermano ad una

certa distanza. Il primo e il secondo convitato s’inginocchiano a

destra e a sinistra del trono. Gli altri due, più discosti,

affiancano sempre, ad una certa distanza, Macbett.

I tre ultimi volgono la schiena allo sala, i due primi sono di profilo.

Duncan, sul trono, è di faccia al pubblico. 

PRIMO E TERZO CONVITATO (all’arciduca)  Monsignore…

MACBETT    Non avete creduto alla realtà di Banco. E adesso avete l’aria di credere che Duncan esista davvero e che sia lì sul trono. Forse perché era il vostro sovrano e perché avevate preso l’abitudine di inchinarvi davanti a lui e di temerlo? Tocca a me ora dirvi: è soltanto uno spettro. (A Duncan) Ed è così. ho preso il tuo trono. Ho preso tua moglie. Eppure ti avevo servito bene e tu diffidavi di me. (Ai convitati)  Ritornate ai vostri posti. (Estrae il pugnale) Ritornate subito ai vostri posti, il vostro unico sovrano sono io. Davanti a me dovete inchinarvi, adesso. ( I convitati indietreggiano, spaventati) E chiamatemi Monsignore. Dite…

I QUATTRO CONVITATI 8assieme inchinandosi9 Monsignore, noi ubbidiamo. La nostra gioia consiste nel sottometterci.

QUARTO CONVITATO   La nostra più grande gioia è ubbidire.

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MACBETT  Vedo che avete capito. (A Duncan)  Tu non tornare prima d’essere stato perdonato dalle migliaia di soldati che ho ucciso in tuo nome e prima di essi, a loro volta, siamo stati perdonati dalle migliaia di donne che hanno violentate, dalle migliaia di bambini e di onesti contadini che hanno uccisi.

DUNCAN      Ho ucciso e ho fatto uccidere decine di migliaia di uomini e di donne, militari, civili. Ho fatto incendiare un’infinità di catapecchie di povera gente. E’ vero. Ma c’è una cosa falsa tra le cose vere che hai detto. Tu non hai preso mia moglie.

Riso sardonico.

MACBETT    Sei pazzo? (Ai quattro convitati) La morte l’ha fatto impazzire. Nevvero, signori?

I CONVITATI (uno dopo l’altro) Sì, Monsignore.

MACBETT (a Duncan)  Vattene, sparisci, fantasma idiota!

Duncan scompare dietro il trono. Si era già alzato per essere pronto ad uscire.

UNA SERVA    Monsignore, Monsignore!  Sua Altezza è scomparsa.

MACBETT    Quale Altezza?

SERVA     La sua augusta sposa, Monsignore, Lady Macbett.

NECBETT     Che cosa dici?

SERVA     Sono entrata nella sua stanza. La stanza era vuota, i bagagli non c’erano più e la dama di compagnia anche.

MACBETT    Va’ a cercarla e conducimela qua. Aveva un’emicrania. Starà passeggiando nel parco, per prendere un poco d’aria , prima di raggiungerci al banchetto.

SERVA    L’abbiamo cercata, l’abbiamo chiamata. Solo l’eco ci ha risposto.

MACBETT (ai quattro convitati)  Battete le foreste! Battete le campagne! Conducetemela! (Alla serva) E tu, valla a cercare, nelle soffitte del palazzo, nelle segrete, nelle cantine. Forse c’è rimasta chiusa. Va’, presto, non perder tempo. (La serva esce) E voi? Che cosa aspettate? Prendete i cani poliziotto, frugate in tutte le capanne, ordinate la chiusura delle frontiere. Che tutte le vedette della nostra marina esplorino i mari, che si spingano di là dalle acque territoriali. Che potentissimi fari frughino con i loro raggi i flutti. Si prendano contatti con i paesi vicini perché la espellano se si trova nei loro confini e ce la restituiscano. Se un paese invoca il diritto di asilo, o se risponde di non aver firmato con noi trattati d’estradizione, si dichiari guerra a quel paese. Ogni quarto d’ora apposite staffette mi mettano al corrente dei risultati delle ricerche. Arrestate tutte le vecchie che abbiano l’aria di streghe, cercate in tutte le caverne.

Dal fondo entra la serva.

I quattro convitati, che stavano affannosamente indossando i cinturoni

e le spade – staccandoli dai muri dove erano appesi – e che nella

confusione confondevano spesso i cinturoni e le spade dell’uno e

dell’altro, interrompono di colpo i loro maneggi e si voltano verso la serva.

SERVA      Ecco Lady Macbett! (Appare Lady Macbett. Arrivava dal sotterraneo, saliva le scale).

La serva esce.

Appare Lady Macbett. Lady Macbett, o meglio Lady Duncan, è un po’

differente da quello che abbiamo visto poco prima, cioè non porta

la corona. Il suo abito è un po’ stropicciato.

PRIMO E SECONDO CONVITATO  (insieme)    Lady Macbett!

TERZO E QUARTO CONVITATO  (c.s.)     Lady Macbett!

QUARTO CONVITATO    Lady Macbett!

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MACBETT      E’ in grande ritardo, Signora. Ho messo il paese sossopra per cercarla. Dove è stata durante questo tempo? Dopo mi darà spiegazioni. (Ai  quattro convitati). Risedetevi, signori. Il pranzo di nozze può cominciare. Mangiamo e beviamo. (A Lady Macbett) Dimentico il malinteso che ha potuto sorgere tra noi: mi perdoni, io la perdono. Mia cara, lei è qui, questo è l’essenziale. Facciamo festa e rallegriamoci con i nostri amici che l’amano come l’amo io e che l’hanno aspettata.

Riappaiono nuovamente in fondo, in trasparenza per giuoco

di specchi, le tavole ed i convitati già visti in precedenza.

PRIMO E SECONDO CONVITATO     VAIVA Lady Macbett!

TERZO E QUARTO CONVITATO   Viva Lady Macbett!

MECBETT (a Lady Macbett) Prenda il posto d’onore.

QUARTO CONVITATO     Viva Lady Macbett, Nostra amata sovrana.

LADY MACBETT O LADY DUNCAN    Amata o no, sono la vostra sovrana. Ma non sono Lady Macbett. Io sono Lady Duncan, la vedova infelice, ma fedele del nostro legittimo sovrano, l’arciduca Duncan.

MACBETT (a Lady Dundan)    Lei è pazza’

Cantano (o anche parlato) tipo opera:

PRIMO CONVITAGTO   E’ pazza.

SECONDO CONVITATO   E forse pazza?

TERZO CONVITATO   L a ragione smarrì.

QUARTO CONVITATO    Non più sa che si fa.

Fine del passo cantato.

PRIMO CONVITATO   Noi abbiamo assistito al suo matrimonio!

MACBETT (a Lady Duncan)  Lei è la mia sposa. L’ha forse dimenticato? Loro  hanno assistito al nostro matrimonio.

LADY DUNCAN    Non è al mio matrimonio che avete assistito. Avete assistito al matrimonio di Macbett con la strega che ha preso i tratti del mio volto, le forme del mio corpo e il suono della mia voce. Essa mi ha scaraventato nelle prigioni del palazzo e mi ha incatenata. Oggi le catene si sono sciolte e le serrature si sono aperte per incantesimo. Io non ho niente a che fare con te., Macbett. Non sono tua complice, assassino del tuo padrone e dei tuoi amici, usurpatore ed impostore!

MACBETT     Ma come fate a sapere tutto ciò che è successo?

QUARTO CONVITATO(cantato o no)   E’ vero, come fa?

SECONDO CONVITATO (c.s.)   Non dovrebbe saper.

PRIMO CONVITATO (c.s.)  Non dovrebbe saper.

LADY DUNCAN (parlato)    Tutto son venuta a sapere grazie al telegrafo dei prigionieri. I miei vicini di cella battevano dei colpi nel muro. I colpi erano in codice. Tutto venivo a sapere. Va’, va’ a cercare la tua bella sposa, la vecchia strega.

MACBETT (cantato o no) Ahimè, ahimè, ahimè! Questa volta non è uno spettro che mi appare, non è uno spettro che mi appare, questa volta. (fine della parte cantata). Sì, quella vecchia strega, vorrei proprio trovarla. Ha assunto i suoi tratti, le sue forme, li ha resi ancor più belli. Si è procurata una voce più armoniosa della sua. E tutto questo per me. Dove la trovo? Dev’essere scomparsa nei vapori dell’aria. Non possediamo macchine volanti per ritrovarla, né radar che localizzino i corpi sconosciuti a distanza.

I QUATTRO CONVITATI (insieme cantando o no) Viva Macbett! Abbasso Macbett! Viva Macbett! Abbasso Macbett! Viva Lady Duncan! Abbasso Lady Duncan! Viva Lady Duncan! Abbasso Lady Duncan!

LADY DUNCAN (a Macbett) Non può più aiutarti, la tua strega. Ti ha abbandonato alla tua mala sorte.

Macbett    Quale mala sortr? Forse che è una disgrazia essere sovrano di questo paese? Non ho bisogno di nessuno, che nessuno mi assista per regnare. (Ai convitati) Fuori di qui schiavi.

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Escono

LADY DUNCAN     Non te la caverai. Non regnerai. Macol, il figlio di Duncan è sbarcato poco fa proveniente da Cartagine ha raccolto un esercito potente e numeroso. Il paese ti è contro. Non hai più amici, Macbett.

Si odono grida: “Abbasso Macbett! Viva Macol! Abbasso Macbett! Viva Macol”

Scompare Lady Duncan.

MACBETT (spada sguainata in direzione della folla invisibile che grida – a destra)  Non ho bisogno di nessuno! (A sinistra) Non ho paura di nessuno! (Verso la sala)  Non ho paura di nessuno! Di nessuno!

Fanfare, Malcol entra dal fondo.

MACOL (a Macbett che si volta)    Finalmente ti trovo! Verme, spregevole, ignobile, abietta creatura! Giganteco furfante! Rifiuto della specie umana! Schifoso assassino! Idiota morale! Serpente bavoso! Piovra! Vipera cornuta! Immenso, immondo rospo! Stronzo di rachitico!

MACBETT   Non mi spaventi piccolo imbecille che non sei altro, cretinetti camuffato da giustiziere! Minorato psicosomatico! Idiota ridicolo! Minchione eroico! Demente invasato! Salsicciotto spudorato!, mollusco, schiappa!

MALCOL    Ti sgozzo, lerciume! Poi butto via la spada profanata!

MACBETT  Povero coglione! Togliti dai piedi. Ho ammazzato quel cretino di tuo padre, vorrei farne a meno di doverti accoppare. Non puoi far niente contro di me. Sta scritto che nessun uomo nato da una donna mi può vincere.

MALCOL    Si son fatti giuoco di te, Macbett! Ti hanno bidonato. (Cantato o parlato, wagneriano) Io non sono il figlio di Duncan, sono soltanto il suo figlio adottivo. Sono il figlio di Banco e di una gazzella trasformata in donna da una strega. Banco ignorava d’averla fecondata. Essa è tornata gazzella prima di mettermi al mondo. Lady Duncan aveva abbandonato segretamente la corte prima della mia nascita, perché non si sapesse che non era in cinta. E’ ritornata alla corte con me. E mi ha fatto passare per suo figlio e di Duncan che voleva un erede. (Parlato) Riprenderò il nome di Banco e fonderò una nuova dinastia che regnerà per secoli e secoli. La dinastia Banco. Sarò Banco II. Ecco i primi discendenti che mi succederanno: Banco III (si vedono apparire le teste dei PiedsNickeles, uno dopo l’altro, primaFilochard) Banco IV (testa di Ridoulgingue), Banco V (testa di Croquignol), Banco VI (testa dell’autore di questa commedia, la bocca spalancata in una grande risata)…e poi ancora una dozzina d’altri.

MACBETT    Giammai, da Edipo in poi, il destino si è mai beffato così e così bene di un uomo. Oh! Mondo insensato, in cui i migliori sono peggiori dei malvagi.

MALCOL    Io vendico il padre adottivo ed il padre naturale al medesimo tempo, non posso rinnegare mio padre. (Sfodera la spada, a Macbett) Presto, regoliamo i nostri conti. Bisogna impedire che il suo fiato appesti un secondo di più l’universo.

MACBETT   Morirai, imbecille, visto che lo vuoi. Quando la foresta si trasformerà in esercito e avanzerà verso di me, solo allora potrò essere sconfitto.

Uomini e donne avanzano verso il centro del palcoscenico dove di trovano

Macbett e Malcol. Recano ognuno o un pannello su cui è disegnato un

albero o semplicemente dei rami. Queste due soluzioni non debbono essere

adottate se non nel caso in cui vi siano insufficienti possibilità tecniche.

In realtà, tutta la scena dovrebbe avanzare pesantemente ad accerchiare,

Macbett.

MACOL    Voltati e guarda la foresta che cammina!

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Macbett si volta.

MACBETT    Merda!

Macol uccide Macbett con un colpo di spada nella schiena. Macbett stramazza.

MACOL   Portate via questa carogna! (Grida della folla invisibile: “ Viva Macol! Il tiranno è morto! Viva Macol, il nostro amato sovrano! Viva Macol!”) Qualcuno mi porti il trono!

Due convitati prendono il corpo di Macbett. Al contempo viene

portato il trono.

UN CONVITATO    Si assida, Monsignore.

Gli altri convitati sopraggiungono. Alcuni esibiscono cartelli sui quali si

Legge: “Macol is always right”.

I CONVITATI     Viva Macol! Via la dinastia di Banco! Viva Monsignore!

Si odono le campane.

Macol è accanto al trono. Da destra arriva il vescovo o un monaco.

MACOL (al vescovo)  Viene per il sacramento? La consacrazione?

IL VESCOVO    Sì, Vostra Altezza!

Una donna del popolo entra da sinistra.

LA DONNA    Che il tuo regno sia felice!

UN’ALTRA DONNA (entrando da destra) Che tu sia amico dei poveri!

UN UOMO(entrando da destra)  Che sia fugata l’ingiustizia!

UN ALTRO UOMO     L’odio ha distrutto le nostre case. L’odio ha avvelenato le nostre anime!

UN ALTRO UOMO   Che il tuo regno sia di pace, armonia e concordia.

PRIMA DONNA   Che il tuo regno sia santificato.

UN’ALTRA DONNA   Che il tuo regno sia regno di gioia.

UNO DEGLI UOMINI Sarà il regno dell’amore.

UN ALTRO UOMO   Abbracciamoci fratelli!

VESCOVO    Abbracciatevi e io vi benedirò.

Macol (in piedi, davanti al trono)   Silenzio!

PRIMA DONNA     Vuole parlarci!

PRIMO UOMO    Monsignore ci parla.

SECONDA DONNA  Ascoltiamo che cosa ci dice.

SECONDO UOMO   Noi ti ascoltiamo, Monsignore, noi berremo le tue parole.

UN ALTRO UOMO   Che il Signore ti protegga.

VESCOVO    Che il Signore ti protegga.

MACOL      Silenzio, dico, non parlate tutti assieme! Devo fare una dichiarazione. Che nessuno si muova! Che nessuno fiati! E mettetevi bene in testa questo: “La nostra patria languiva sotto il gioco. Ogni giorno ai vecchi mali si aggiungeva una nuova ferita. Sì, ho schiacciato il tiranno e ho infilato la sua testa sulla punta della mia spada.

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Un uomo entra mostrando la testa di Macbett in cima ad una picca.

TERZO UOMO      Te lo sei meritato.

SECONDO UOMO   Se l’è meritato.

QUARTO UOMO    Che il cielo non lo perdoni.

PRIMA DONNA     Che sia dannato, nei seculorum!

PRIMO UOMO     Che bruci all’inferno!

SECONDO  UOMO     Che lo torturino!

TERZO UOMO     Che non abbia un attimo di respiro.

QUARTO UOMO    Che si penta tra le fiamme e che il Signore rifiuti il suo pentimento.

PRIMA DONNA     Che gli strappino la lingua, che gli ricresca e che gliela strappino venti volte al giorno.

SECONDO UOMO    Che sia infilzato! Impalato! Che assista alla propria gioia! Che le nostre risate gli percuotano le orecchie!

SECONDA DONNA    Ecco i miei ferri da calza per cavargli gli occhi

MALCOL    Se non tacete immediatamente lancio su di voi i miei soldati ed i miei cani. (Numerose ghigliottine appaiono sul fondo, come nel primo quadro) Adesso dunque che il tiranno è morto e che egli maledice sua madre d’averlo partorito, vi dirò questo: “ La mia povera patria vedrà trionfare il vizio più di prima. Sotto la mia amministrazione soffrirà più di quanto abbia mai sofferto. (Via via che Macol pronuncerà la sua dichiarazione si udranno mormorii di disapprovazione, di disperazione, di stupore. Alla fine della tirata non sarà rimasto nessuno accanto a Macol). Sento tutti i vizi ben radicati in me che, quando fioriranno, il nero Macbett sembrerà candido come la neve ed il nostro povero paese lo considererà un agnello, confrontando i suoi ai miei incommensurabili delitti. Macbett era sanguinario, lussurioso, avaro e falso, disonesto, impulsivo, malvagio, intriso di tutti i vizi che abbiano un nome. Ma la mia dissolutezza non avrà limiti. Le vostre mogli, le vostre figlie, le vostre matrone, le vostre vergini, non potranno colmare l’abisso dei miei desideri, e le mie passioni travolgeranno tutti gli sbarramenti che si opporranno alla mia volontà. Meglio un Mecbett di un sovrano come me. Oltre a ciò, vi è nella mia natura impastata con i più malvagi istinti, una così insaziabile cupidigia che, durante il mio regno taglierò la testa a tutti i nobili per impossessarmi delle loro terre. Concupirò i gioielli dell’uno, la casa dell’altro, ed ogni nuovo possesso sarà una salsa che accrescerà la mia fame. Ordirò ingiuste accuse contro i migliori, contro i più leali e li distruggerò per carpire i loro beni. Non posseggo nessuna delle virtù che si confanno ad un re: la giustizia, la sincerità, la temperanza, la fermezza, la generosità, la perseveranza, la pietà, l’umanità, la religiosità, la pazienza, il coraggio, la fortezza, non ne ho neppure il sentore. Per contro abbondo di ogni tendenza criminale che soddisferò con tutti i mezzi. (Il vescovo che era rimasto l’unico accanto a Macol esce, depresso, da destra). Sì, adesso che ho il potere, verserò il dolce latte della concordia nell’inferno. Sconvolgerò la pace universale, spezzerò ogni unità esistente sulla terra. Di questo arciducato, cominciamo a fare tanto per cominciare un regno – ed io sono re. Un impero, io sono imperatore. Superaltezza, supersire, supermaestà, imperatore di tutti gli imperatori.

Scompare nella nebbia.

La nebbia si dissipa. Il cacciatore di farfalle

attraversa il palcoscenico.

                                                           FINE DELLA COMMEDIA

                 CHE INENARRABILE CASINO!