Maddalena occhi di menta

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MADDALENA

OCCHI DI MENTA

Commedia in tre atti e un epilogo

di ENZO DUSE

PERSONAGGI

PICKMAN

AMLETO

DUPONT

IL DUCA FLEMAIN

UN GENDARME

IL DOT­TOR ALLEN

MADDALENA

LUCCIOLA

OLIVIA

DIANA

UGHETTA

L'IN­FERMIERA

I tre atti a Parigi; l'epilogo a Marsiglia.

Commedia formattata da

ATTO PRIMO

Salotto. Una breve parete che scende dal fondo, verso il primo piano, lo fa apparire diviso in due settori. Nel set­tore di destra: la co­mune al fondo, un grammofono, una grande poltrona con lo schienale appog­giato al moncone di parete e con di fron­te un tavolo; e, so­pra il tavolo, pen­dente dal soffitto, una lampada con un paraluce a forma di cono. Nel settore di sinistra: un'ampia finestra al fondo; un tavolo, un divano, poltrone, mensole con specchio. (Alzatosi il sipario, la scena - nella penombra - ap­pare vuota. La finestra è aperta e, di sotto, dalla piazza dei divertimenti, salgono le note di una polka suonata da un'orchestrina composta di strumenti a fiato, batteria e armonica. Un attimo. Dalla comune appare Pickman: capelli leggermente brizzolati; camicia a scacchi, sotto la giacca marron; calzoni grigi; cappello duro in testa; sciarpa sgargiante al collo: tutto lindo e tirato a fino. Ha solo cinquant’anni, ma v'e in lui un'aria di stanchezza che lo fa parer più vecchio. Entrato con so­spetto, ecco che, fatti un paio di passi, si ferma: sta in ascolto. Poi con voce ferma, chiama)

Pickman                      - Olivia. (Pausa). Olivia... (Invece di Olivia spunta Amleto, la cui faccia insolitamente accesa e l'in­certo modo di parlare tradiscono appena appena in lui un momentaneo disagio. Amleto è un biondino di ven­ticinque anni. Porta i calzoni neri ed è in maniche di camicia. Pickman lo scruta) Dov'è Olivia?

Amleto                        - Sta facendosi le unghie.

Pickman                      - (lo considera ancora mentre si leva i guanti. Glieli butta, ma finiscono a terra. Allora Amleto li rac­coglie e si avvicina a Pickman che si è levata la sciarpa e gliela consegna col cappello)! La giacca.

Amleto                        - (ripete) La giacca e scompare).

Pickman                      - (si leva la giacca e la getta sul divano. Amleto ritorna con una giacca da camera e gliela infila) Fra poco verrà un ragazzo.

Amleto                        - Un ragazzo.

Pickman                      - Perché sei così acceso in volto?

Amleto                        - Da un'ora dò di gomito sui pavimenti.

Pickman                      - Il ragazzo porterà della verdura.

Amleto                        - Della verdura.

Pickman                      - E delle frutta.

Amleto                        - Delle frutta.

Pickman                      - (dando una manata sul tavolo) E non ripetere sempre ciò che dico. Mi urti.

Amleto                        - E' per dimostrare che ho capito, signore; che sono sicuro di me anche se mi chiamo Amleto.

Pickman                      - Amleto viveva di sospetti. Sei fuori della tradizione.

Amleto                        - Forse Dio mi ha messo al mondo per riabilitare quell'altro che se avesse avuto da risolvere il problema della vita non ci affliggerebbe da tre secoli con i suoi dubbi.

Pickman                      - (poiché il campanello trilla) Si suona.

Amleto                        - Si suona (ed esce. Rientra con due cesti di verdura e frutta; e poiché vede Pickman che - dopo aver chiusa la finestra - si rimira allo specchio) Il signore si guarda allo specchio?

Pickman                      - Tento di scoprirvi delle verità che mi sfuggono. Sai tu che cos'è la verità?

Amleto                        - E' una bugia alla quale gli ingenui pre­stano fede.

Pickman                      - No. E' una palla che finisce sempre in rete. Se non ci va al primo tocco, la ci si caccia a pedate.

Amleto                        - Bellissima massima. La ripeterò alla mia fidanzata acciocché si stia in guardia - (e si avvia).

Pickman                      - (irritato) Cognac.

Amleto                        - Cognac - (e scompare).

Pickman                      - (urla) Subito.

Amleto                        - (dal dì dentro urla)

Pickman                      - E non urlare.

Amleto                        - (comparendo) Non urlo. (Serve il cognac).

Pickman                      - (mentre si appresta a bere) Conteggio.

Amleto                        - Con... (termina la parola sottovoce ed esce) Subito.

Olivia                          - Di qua.

Pickman                      - Allora entra (e con uno spintone la fa scomparire oltre la soglia. Egli esce dall'altra porta).

Pickman                      - (sta a guardarlo; poi si avvicina alla porta di primo piano, mette l’occhio alla toppa; ma le prime parole di Amleto lo fanno guizzare; siede).

Amleto                        - (dal di dentro) Tre cavolfiori, dieci ba­nane, insalata, dodici mele, dodici arance. Tutto som­mato credo che ne avremo per un paio di giorni. Ah, sono felice! E' l'oro di queste arance, lo smeraldo di quest'insalata, il topazio delle banane che mi rendono frenetico. Arcobaleno di natura morta; orgia di colori. Li considero una anticipazione della primavera. Sono un entusiasta della vita!

Pickman                      - M'hai seccato.

Olivia                          - (trent'anni, insignificante; apparendo) Cos'è? Tu non sei un entusiasta della vita?

Pickman                      - Sì, sì: al caffè o nella piazza; fuori di qui (e, annoiato, va alla finestra).

Olivia                          - E io che mi ero fatta bella per te.

Pickman                      - (improvviso) Fai vedere le unghie.

Olivia                          - (nascondendo le mani) Le cure dopo. Non ne ho avuto il tempo.

Pickman                      - Olivia, Olivia... là città mi opprime.

Olivia                          - Siamo qui da neanche tre mesi e gli affari non vanno male.

Pickman                      - Affari! Me ne infischio degli affari!

Olivia                          - E allora?

Pickman                      - E allora Olivia alla mattina, Olivia a mezzogiorno, Olivia alla sera. Sempre Olivia. Quando ti deciderai a lasciarmi. Guarda fuori, aria e luce! Spicca un bel volo! Prima che te lo faccia fare io!

Olivia                          - (mentre Pickman si è avvicinato al grammofono e distrattamente lo ha messo in moto) Bambino! Le cravatte hanno bisogno di essere stirate; le calze rattoppate. Se la piega dei pantaloni non ti cade a piombo sei un uomo morto. E ti piace la cucina che li appresto! I bei tordi allo spiedo colla salvia, le fra­gole col rhum. (Con altro tono) Infine un anno fa ti sono piaciuta. E' vero che a quel tempo ero una gioiel­leria da svaligiare. No. Non ti offendere. Ti conoscevo. Mi sei piaciuto per questo. E, d'altronde, ti ho ben aiutato io a dilapidare la mia fortuna. Trecentomila franchi in otto mesi! Non li rimpiango. Sono una ro­mantica. Lasciati amare; bambino! (Trilla il campa­nello; Pickman stacca il disco). Hai degli appuntamenti?

Pickman                      - (chiama) Amleto.

Amleto                        - (appare infilando una giacca a righe bianco-rosse).

Pickman                      - Ho degli appuntamenti?

Amleto                        - La posta è sul tavolo (e la indica in un ce­stino mentre si affretta ad abbassare le tende della fine­stra cosicché la stanza rimane quasi al buio) Non è stata aperta. (Accende la lampada che è sul tavolo).

Pickman                      - Via. Se si annunciano seccature sono usci­to; e non sai quando torno.

Amleto                        - Bene. (Esce dalla comune).

Pickman                      - (accenna ad andarsene; ma poiché Olivia lo segue, indirizza i suoi passi verso l’altra porta. Olivia lo segue sempre. Allora Pickman pone i termini) Di qua

Amleto,                       - (rientra; preme un bottoncino e la stanza è il­luminata da una luce che sì diffonde, alla sommità delle pareti, contro il soffitto. Dietro Amleto, incerta, entra Diana, venticinque anni, vestita di verde) Prego.

Diana                          - (timorosa) Il signor Pickman?

Amleto                        - Non sono io. Io sono Amleto.

Diana                          - Eh?

Amleto                        - La signora non si turbi. Sono quell'altro. E' la prima volta che la signora ricorre ai consigli del maestro?

Diana                          - Infatti.

Amleto                        - Si vede subito. Passo incerto; atteggiamento umile; occhio spaurito. La signora aveva appuntamento?

Diana                          - No. Dovevo forse...

Amleto                        - Non ha importanza.

Diana                          - Ho letto l'annuncio sul giornale.

Amleto                        - Quando?

Diana                          - Da un mese, lo leggo. Tutti i giorni.

Amleto                        - E finalmente s'è decisa. Ha fatto bene. Perché ho il sospetto che il caso sia grave.

Diana                          - Grave?

Amleto                        - La signora perdoni, ma vedo una macchia violacea sulla sua bianca fronte. Una specie di timbro a forma di tacco. E' vero che potrebbe essere il segno di una violenta manifestazione amorosa...

Diana                          - Vi dirò. Mi sono innamorata di un uomo che non è degno di me, e così mi dibatto tra il senti­mento e la paura del ridicolo.

Amleto                        - Allora non si tratta del marito.

Diana                          - (vergognosa) Di un pugilatore.

Amleto                        - E il marito?

Diana                          - Bada alla casa, alle compere, alla bian­cheria.

Amleto                        - Il caso è comune. Si defrauda la donna del suo compito di regina della famiglia, considerandola solo un oggetto di lusso e di piacere.

Diana                          - Ecco, signore; ecco.

Amleto                        - La signora mi chiami pure Amleto. Il problema non è veramente proprio di quelli che si ri­solvono qui...

Diana                          - (allarmata) No?

Amleto                        - Se la signora rammenta, l'annuncio dice: «Vedove inconsolabili, spose tradite, fanciulle deluse, volete riconquistare la felicità? Rivolgetevi a Pickman, ecc., ecc. Massima segretezza, ecc., ecc. ». La signora è tradita?

Diana                          - No.

Amleto                        - E' vedova?

Diana                          - Lo fui.

Amleto                        - (trionfante) Allora siamo salvi! Il se­condo marito esiste perché il primo ha avuto il torto di morire. Quindi la vedova sconsolata c'è.

Diana                          - Magnificamente!

Amleto                        - Il maestro accetterà di togliervi dall'imba­razzo anche se costretto a rientrare nelle leggi dei prin­cipi della Casa attraverso un piccolo inganno.

Diana                          - La tariffa subirà per questo un aumento?

Amleto                        - Faremo un prezzo speciale e la signora non avrà a lamentarsi del risultato.

Diana                          - Quanto?

Amleto                        - Trenta franchi.

Diana                          - Si paga anticipato?

Amleto                        - A me. (Diana gli dà il denaro). Grazie. Ora chiamo il maestro. Solo l'accomando alla signora di rispondere sempre la verità. Sa la signora che cos'è la verità? E' una palla che finisce sempre in rete. Se non ci va al primo tocco la ci si caccia a pedate. Il maestro, se tratto in inganno, non potrebbe dare suggerimenti in­fallibili (e poiché il campanello trilla con insistenza) Pardon.

Diana                          - (allarmata) Altre visite?

Amleto                        - Probabilmente. Ma la signora non ha nulla a temere.

Diana                          - Non c'è un'altra uscita? Vorrei andarmene.

Amleto                        - C'è, c'è. Ma assicuro la signora che non v'è ragione d'allarmarsi. Mettetevi qui. Ecco (e l'accom­pagna dietro il paravento mentre il campanello continua a squillare. Esce. Subito si odono delle voci concitate che si avvicinano: «Queste sono truffe, mascalzonate. Lo vedrò questo signor Pickman ». « Se vi dico che non c'è!». «Non c'è? Non c'è?». (Amleto rientra se­guito dal signor Dupont, un omettino tozzo e baffuto, sui cinquant’anni, in maniche di camicia e berretto in testa; contemporaneamente appare anche un gendarme). Insomma, non urlate in codesto modo! (Al gen­darme) Imponetegliele!

Dupont                       - (congestionato) Imporre a me?

Il Gendarme               - (urla) Basta. (Si fa silenzio). Ho detto basta. Della faccenda mi occupo io. Oh... Procediamo con ordine. Il primo che interrompe lo porto dentro.

Amleto                        - Benissimo.

Il Gendarme               - Dunque: questa è la casa del signor PJickman.

Amleto                        - E' la casa.

Il Gendarme               - ' E il signor Pickman non c'è.

Amleto                        - Non c'è (Dupont si dimena con un mu­golio).

Il Gendarme               - (lo fulmina con lo sguardo, maneggiando lo sfollagente di gomma) Ma è in città.

Amleto                        - E' in città.

Il Gendarme               - E la professione di questo signor Pickman?

Dupont                       - (mordendosi le pugna) Professione, la chiama! Professione!

Il Gendarme               - Volete star zitto?

Dupont                       - (fuori di se) No.

Il Gendarme               - (gli assesta un colpo sulla testa, con lo sfollagente. Dupont barcolla e cade a sedere rima­nendo immobile con un sorriso da ebete) E qui è venuta la signora del detto...

Amleto                        - E chi lo sa?

Il Gendarme               - (a Dupont) Del detto... (Dupont non si muove). Che cosa vedete?

Dupont                       - Dei pesci in volo...

Il Gendarme               - (gli assesta un nuovo colpo sulla testa) Li vedete più?

Dupont                       - (come risvegliandosi) No.

Il Gendarme               - Allora rispondete. Qui è venuta la signora del detto...

Dupont                       - (piagnucolando) Dupont! Dupont! E c'è venuta con cesti delle mie frutta, delle mie verdure. Oh, le mie mele, le mie arance...

Amleto                        - Si tratta, dunque, del fruttivendolo, qui sotto?

Dupont                       - Sissignore, del fruttivendolo che reclama di aver pagata la sua merce. (Si alza).

 Il Gendarme              - Un momento, un momento. Proseguiamo con ordine.

Amleto                        - E' ciò che desidero.

Il Gendarme               - La signora Dupont, dunque, ha por-tato qui della merce...

Amleto                        - ... invece di denaro. Dunque: pagamenti in natura.

Il Gendarme               - Convenuto, questo pagamento?

Amleto                        - Convenuto alla prima seduta. La signora ì stata qui cinque volte per consiglio. Il conto è presti fatto.

Il Gendarme               - (a Dupont) E allora cosa pretendete, voi?

Dupont                       - Come, che cosa pretendo? Che mi si paghi Nella faccenda debbono esserci i termini del ricatto.

Il Gendarme               - Ricatto? Badate che ciò che dite à grave.

Amleto                        - E' offensivo. Vi prego di prendere nota,

Il Gendarme               - Intendo il vostro muto dolore, giova­notto; e ammiro il vostro contegno. Bisogna interro­gare la signora Dupont e il signor Pickman. (A Dupont) E se siete dalla parte del torto, imparerete ad offender» e ad assalire i poliziotti per la strada come un ener­gumeno.

Dupont                       - Vale a dire?

Il Gendarme               - Che andrete in prigione.

Dupont                       - Prima, alla signora Dupont, ho rotto la testa; adesso le rompo l'osso del collo.

Il Gendarme               - Benissimo. Sevizie confesse. Da due a quattro mesi.

Dupont                       - Eh?

Il Gendarme               - Ora andiamo da, vostra moglie. Quando rientra il signor Pickman?

Amleto                        - Forse fra un'ora.

Il Gendarme               - Gli direte di presentarsi domattina al posto di Polizia numero sette. Andiamo.

Dupont                       - (rassegnato) Andiamo (ed esce).

Il Gendarme               - (rimane titubante sulla soglia, poi osa) Scusate: il signor Pickman dà consigli anche a vedovi sconsolati ?

Amleto                        - In via eccezionale.

Il Gendarme               - E a sposi traditi?

Amleto                        - In via del tutto eccezionale.

Il Gendarme               - (felice) Grazie. (Mutando tono) Ma voi chi siete?

Amleto                        - Amleto.

Il Gendarme               - Amleto... Amleto... Non mi riesce nuovo. Non avete mai avuto a che fare con la Polizia?

Amleto                        - Signore! Il mio nome è celebre. Nove de­litti pesano sulla coscienza d'Amleto. E il pubblico di tre secoli lo applaude.

Il Gendarme               - (scatta sull’attenti) Scusate; e... arri­vederci. (Esce).

Amleto                        - (lo accompagna; rientra; va a prendere suo nascondiglio Diana, tutta spaurita) Un allegro in­termezzo. Spero che la signora si sarà divertita.

Duna i                         - Voglio andarmene; ho paura, ho paura...

Amleto                        - Un momento. Paura di che?

Diana                          - Dio, Dio! Se lui mi ha seguita! Fatemi strada, vi prego; fatemi strada!

Amleto                        - Ah, la signora offende la Casa; e le offese bisogna lavarle.

Diana                          - Vi ho già dato trenta franchi.

Amleto                        - Per avere un consiglio. Dicendo ora di rinunciarvi, la signora ferisce il maestro attraverso me.

 

Diana                          - Ebbene: vi dò tutto quello che volete, ma lasciatemi andare.

Amleto                        - Dove abitate?

Diana                          - In via San Sebastiano diciotto.

Amleto                        - Tornerete domattina. Dalle undici a mez­zogiorno sono sempre solo; e sono l'allievo prediletto del maestro. Vi guarirò.

Diana                          - Posdomani, lui parte.

Amleto                        - Allora, posdomani.

Diana                          - E se non venissi?

Amleto                        - Se non veniste... ho il vostro indirizzo. Ma voi verrete! (e le bacia la mano). Vi faccio strada. (Esce con Duma. Poco dopo rientra; ma, intanto, è apparso)

Pickman                      - (con una chitarra dalla quale trae qualche accordo. Egli siede e dopo una pausa accenna a mezza voce una canzonetta marsigliese).

Amleto                        - (lo sta a guardare e finalmente lo interrompe consegnandogli il denaro ricevuto da Diana) Un consulto mancato.

Pickman                      - (senza guardarlo) Me ne infischio.

Amleto                        - Era per precisare.

Pickman                      - Il boxeur, ho sentito; e poi il fruttiven­dolo, me ne infischio anche del fruttivendolo. (Una breve pausa; Amleto accenna ad andarsene; Pickman riprende la canzonetta, quando entra Olivia strofinan­dosi le unghie con un piumino. Allora Pickman dà uno strappo alla chitarra, la depone, e si alza).

Olivia                          - Perché non continui?

Pickman                      - La tua apparizione mi ha richiamato alla realtà.

Olivia                          - Dov'eri?

Pickman                      - Nel regno favoloso dei sogni. A Marsiglia.

Olivia                          - Marsiglia?

Pickman                      - A Marsiglia, sì; dove sbarcano tante ame­ricane con tanti dollari e dove lavorare è come godersi un'avventura davanti al mare che esercita l'intelligenza e suggerisce mille invenzioni. Invece qui siamo sulla piazza dei divertimenti di un quartiere popolare e la clientela è formata da mogli di fruttivendoli. (Vede Amleto, e cambiando tono) Cosa vuoi ancora? Occupati della posta. Alla svelta. (E mentre Amleto siede e apre delle lettere, egli continua con Olivia) Sai chi mi ha riacutizzato la nostalgia di Marsiglia? Parol. Sono invi­tato a pranzo per stasera. Verrai anche tu. Ha un'amica graziosa. Egli si occuperà di te; io mi occuperò di lei.

Olivia                          - Chi è Parol?

Pickman                      - Trentadue processi, trentadue assoluzioni. L'ultima volta, al presidente del tribunale che lo solle­citava a concludere, ha risposto: «Presidente! Dovete pensare che la vostra professione esiste in quanto esi­stiamo noi imputati. Il personaggio più importante, qui, sono io. Non voi. Lasciatemi dunque parlare ». Gli debbo mille franchi. E' stanco dell'amica. Se lo libero andiamo alla pari. (Ad Amleto) Leggi.

Amleto                        - Leggo. Un appuntamento per domani. Scrive che è infelice a trentacinque anni di ettà : con due « ti ».

Pickman                      - Ettà con due «ti»? Evidentemente ha perso la nozione del tempo. Ne avrà cinquanta. Sbri­gatela.

Amleto                        - (prendendo un'altra lettera) Un altro ap­puntamento. Una vedova.

Pickman                      - Ah, basta, basta...

Olivia                          - Amleto finirà per diventare il signor Pickman se continui cosi!

 Pickman                     - La qual cosa ti farebbe molto piacere.

Olivia                          - Perché?

Pickman                      - Mi lascerebbe libero tutte le ore che potrei dedicarti.

Olivia                          - No, no. Pickman. Tu sei stanco; molto stanco. Vuoi andartene? E' questo che vuoi? Dì? Vuoi che ce ne andiamo?

Pickman                      - Può essere una risoluzione. Sì. Solo adesso te lo dico, ma da tempo ci pensavo. Andremo verso il nord. E' deciso.

Olivia                          - Verso il nord?

Pickman                      - Verso il nord, sì.

Olivia                          - Perché non a Marsiglia?

Pickman                      - A Marsiglia, con te e con lui?

Olivia                          - Non capisco.

Pickman                      - Non ha importanza.

Olivia                          - E quando partiamo?

Pickman                      - Al più presto. Facciamo un po' i conti. Cognac.

Amleto                        - Cognac.

Olivia                          - Servo io.

Pickman                      - La pigione del primo mese l'abbiamo pagata?

Olivia                          - Regolarmente.

Pickman                      - Quella del secondo mese?

Olivia                          - E' in sospeso.

Pickman                      - Rimarrà in sospeso. Come tutto il resto. Posdomani taglieremo la corda. Quanto hai?

Olivia                          - Trecento' franchi.

Pickman                      - (ad Amleto) Ti sbrighi gli appuntamenti. Vedi di mirare al sodo. Tanto qui non torneremo. Intesi?

Amleto                        - No.

Pickman                      - No? (Pausa).

Amleto                        - Può darsi che il signore non ritorni.

Pickman                      - (calmo) Che cosa vuoi dire?

Amleto                        - Che io non ho intenzione di muovermi. Per me, questa piazza dei divertimenti è una buona piazza. Ho venticinque anni, io; e a venticinque anni non si dice addio a Parigi.

Pickman                      - (solleva d'impeto una sedia ma)

Olivia                          - (lo richiama spaurita) Pickman...

Pickman                      - (depone lentamente la sedia; beve d'un fiato il bicchiere di cognac che Olivia gli aveva servito sul tavolo; poi, calmo) E tu rimani. Il mondo è grande.

Olivia                          - Ma che storia è questa, Amleto!

Pickman                      - E lascialo fare! Il mondo è grande. Sol­tanto... (con forza) Se hai deciso di lasciarmi è inutile che me ne vada io. Un'altra casa te la cerchi tu...

Olivia                          - Ma...

Pickman                      - (poiché trillo il campanello) Il campa­nello giunge a proposito. La porta   - (ed esce).

Olivia                          - Sospetta; sa tutto...

Amleto                        - Non ti picchiava più. Ora ci penserò io! In fondo è questo che tu desideri. Di là ci sono le mie calze da rammendare, i miei calzoni da stirare. Va, cara. Va. (Olivia esce; Amleto scompare dalla comune. Poco dopo rientra seguito da Maddalena. Maddalena ha diciotto anni; volto di bimba; aria trasognata; vestita modestamente ma con pulizia) Prego.

Maddalena                  - Il signor Pickman?

Amleto                        - (impacciato, vedendo di trovarsi davanti a una bimba, non sa cosa rispondere) Ma...

Maddalena                  - Non è in casa il signor Pickman? Avrei bisogno di vederlo subito.

 

Amleto                        - Se la signorina ha chiesto appuntamento ebbene, è in casa.

Maddalena                  - E se non l'ho chiesto?

Amleto                        - (rinfrancato) Allora cercheremo di soddi­sfare comunque il desiderio della signorina.

Maddalena                  - Oh, grazie, grazie; siete buono.

Amleto                        - (diffidente) La tariffa è di trenta franchi; anticipata.

Maddalena                  - Li ho; li ho...

Amleto                        - Poi faremo venti franchi per il mancato preavviso: totale cinquanta franchi.

Maddalena                  - (che ha frugato nella borsetta) Li ho, li ho. (Desolata) Ma per voi non mi resta nulla.

Amleto                        - A me basterà un sorriso.

Maddalena                  - Siete buono.

Amleto                        - Sono un sentimentale. Ho recitato al teatro di Stato la parte dell'amoroso nel «Romanzo di un giovane povero ». Ed era parte che io sostenevo con grande passione. Ma al pubblico non piacevo. Allora sono venuto qui a recitare una parte di domestico - oh, difficilissima, del resto - e posso affermare con soddisfazione che il pubblico, voglio' dire la clientela, mi dimostra tutta la sua benevolenza. Con ciò è dimo­strato come sia molto più facile recitare una bella parte nella vita che sul palcoscenico. Ed ecco perché vi sono pochi eccellentissimi attori e molti grandi uomini.

Maddalena                  - (lo guarda incantata) Già... Eccovi i cinquanta franchi.

Amleto                        - Grazie. E' la prima volta che la signorina ricorre ai consigli del maestro?

Maddalena                  - Vorrei un aiuto.

Amleto                        - La signorina non avrà a lamentarsi dei servigi della Casa.

Maddalena                  - Lo spero tanto...

Amleto                        - Allora con permesso.

Maddalena                  - Tuttavia, scusate...

Amleto                        - Ebbene?

Maddalena                  - Mi sento confusa... impacciata.

Amleto                        - Perché ?

Maddalena                  - Questo signor Pickman mi fa impres­sione. Il nome stesse: Pickman... Che tipo è?

Amleto                        - Un medico senza peccati e un profeta senza barba.

Maddalena                  - Vecchio?

Amleto                        - La sapienza e l'anima non hanno età.

Maddalena                  - Si esprime con un linguaggio come il vostro ?

Amleto                        - E' il mio maestro.

Maddalena                  - Vorrei tanto che potessimo intenderci! Ho bisogno d'aiuto.

Amleto                        - Ma certo, ma certo. E, caso mai, mi per­metto di suggerire alla signorina che dalle undici alle dodici di tutti i giorni sono solo in casa. Con permesso (ed esce).

Pickman                      - (appare poco dopo in frak. Il suo porta­mento è del tutto diverso. Egli recita la sua parte. In­dica la sedia che è di fronte al tavolo invitando Mad­dalena a sedere) Prego          - (e siede, a sua volta, sulla ampia poltrona. Preme un bottoncino; le luci si spen­gono, e subito dopo s'accende la lampada che scende dal soffitto e che getta un fascio di luci sul tavolo prendendo nel suo raggio luminoso anche i due personaggi).

Maddalena                  - (ha un guizzo e balza in piedi) Ah...

Pickman                      - Sedete; prego. E' per meglio raccogliere la vostra intimità; la nostra intimità. Prego. (Maddalena, timorosa, siede). Siete una ragazza stupenda... (Li guarda) I vostri occhi? (e la fissa intensamente) Bene. Le vostre mani? (Maddalena resiste, poi, finalmente, gliene offre una) Bene. (Pausa). Il caso dev'essere sin­golare e degno di studio. Vedo i lineamenti del volto alterati dalle sofferenze; vedo un impercettibile tremito sulle labbra; percepisco l'ansito di un respiro affan­noso... Da una prima sommaria indagine intuisco che dovete essere una sensuale. (E mentre con una mano ha trattenuto una mano di Maddalena, con l'altra k esplorato il braccio della fanciulla sino oltre il gomito).

Maddalena                  - (balza nuovamente in piedi, angosciata) Non toccatemi, non toccatemi. Siete un uomo orrendo.

Pickman                      - Cosa dite?

Maddalena                  - Voglio andar via, voglio andar via. i Apritemi la porta, vi prego. No... non muovetevi.

Pickman                      - (sempre più stupito) Ma che cosa vi 1 prende?

Maddalena                  - (incalzando) Ho pagato la tariffa al domestico. Cinquanta franchi. Lasciatemi andare. Oh! (e, rannicchiatasi presso la porta, si copre la faccia con le mani).

Pickman                      - Ah, perdio, siete davvero straordinaria. Perché siete venuta allora? Forse per dirmi che sono un uomo orrendo?

Maddalena                  - No, signore, no; vi prego di perdo­narmi.

Pickman                      - Ma io non vi debbo perdonare nulla. Forse soffrite. Solo vi ripeto la domanda: perché siete venuta ?

Maddalena                  - Scusatemi, signore. Ero venuta solo per dirvi di non occuparvi di me.

Pickman                      - Come, come? Di non occuparmi di voi?

Maddalena                  - Sì, signore. Sarei dovuta venire con mia ! madre, ma mi sono rifiutata. Mia madre verrà da sola. Allora io l'ho preceduta, di corsa. Può darsi che giunga da un momento all'altro.

Pickman                      - Un momento, ragazza, un momento. Si tratta dunque di vostra madre?

Maddalena                  - No, signore. Di me; di me.

Pickman                      - Continuo a non capire.

Maddalena                  - Ascoltate, signore. Fra me e mia madre ci fu una scena penosa. Molte ce ne sono state delle scene; tutti i giorni. Ma ieri le cose andarono terribil­mente male.

Pickman                      - Vi picchiò?

Maddalena                  - Sì... Allora mi decisi; e venni a chie­dere il vostro aiuto.

Pickman                      - E l'aiuto che io dovrei darvi sarebbe di non occuparmi di voi?

Maddalena                  - Precisamente.

Pickman                      - Scusatemi, ma siamo in pieno rebus.

Maddalena                  - Ora vi dirò, signore. Mia madre vuole che mi sposi.

Pickman                      - E' quello che fanno le ragazze per bene. E allora?

Maddalena                  - E allora?... Scusate; vi dispiace spe­gnere questa luce e accendere le altre? M'impressiona quest'aria di mistero (Pickman esegue). Grazie.

Pickman                      - Dunque (e accenna ad alzarsi).

Maddalena                  - No; non muovetevi.

Pickman                      - (urtato) Non mi muovo.

Maddalena                  - E non urtatevi, signore. Io sono una buona ragazza. Prima di compiere qualsiasi azione mi affido a Dio. Dio mi ha guidato qui. Non potete farmi del male.

Pickman                      - (sconcertato) Oh, sicuro, sicuro. (Irritato di nuovo) Ma per aiutarvi è necessario che sappia qualche cosa di più, non vi pare?

Maddalena                  - Sì, sì.

Pickman                      - Coraggio, dunque. Vostra madre vuole che sposiate. E voi non amate l'uomo che vostra madre vi ha scelto. E' così?

Maddalena                  - E' così, signore. E' così. Non posso amarlo. E' più forte di me. Dice la legge divina: «Scelto che tu hai un uomo, quello ha da essere. E non tra­dire. Se tradirai dovrai scontare in eterno le tue colpe ». Questo dice la legge divina; ma questa è anche legge di natura. Fra Dio e natura c'è accordo perfetto. Io vivo secondo le leggi della natura: quindi secondo le leggi di Dio. Credetemi, signore: non posso amare l'uomo che mi ama e che mi fu scelto da mia madre. E' più forte di me.

Pickman                      - (cercando di orientarsi) Un momento, un momento. Concludendo, non potete amare l'uomo che vi ama e che vostra madre vi ha scelto perché il vostro cuore l'avete affidato ad un altro.

Maddalena                  - Avete capito, signore. E' così.

Pickman                      - Non è stata una cosa facile (e accenna ad alzarsi).

Maddalena                  - V'inquietate ancora?

Pickman                      - Ma no che non m'inquieto; e non mi muovo! (e si inchioda sulla poltrona) E chi è l'uomo che non potete sposare? Suvvia. Coraggio.

Maddalena                  - Debbo proprio dire tutto?

Pickman                      - Naturalmente.

Maddalena                  - E' un duca.

Pickman                      - Un duca... ricco?

Maddalena                  - Tre milioni di dote.

Pickman                      - Tre milioni...

Maddalena                  - ... e il resto alla morte dello zio.

Pickman                      - Usate un linguaggio che dà le vertigini; e penso che il vostro cuore dev'essere ben preso da quell'altro se rifiutate un simile matrimonio. A meno che non sì tratti di un vecchio, di un guercio, di un mostro ripugnante...

Maddalena                  - Oh, no, no, signore. E' un giovane che ha venti anni.

Pickman                      - Vent'anni, un duca, tre milioni e il resto alla morte dello zio, e rifiutate?

Maddalena                  - Sì, sì. Rifiuto. E' così.

Pickman                      - Ragazza mia, conosco così poco ancora voi, ma sono certo che non avete ben riflettuto.

Maddalena                  - Oh, anche voi come mia madre. E' di­sperante! Davanti ad una cifra vi prende le sgomento e non vi interessa ciò che posso sentire io, pensare io...

Pickman                      - Ma io penso che tutte le vostre argo­mentazioni non possono avere la solidità di tre milioni! Tre milioni non si trovano tutti i giorni; e risolvono!

Maddalena                  - Risolvono che cosa?

Pickman                      - Il problema della vita.

Maddalena                  - Oh, il problema della vita! Temo che non ci intenderemo, signore! Ma sì. Ma sì. Il problema della vita è scoprire la luce che è in noi. Solo la luce dà felicità. Allora per essere felici ci basta vedere un vitellino coccolato dalla sua mamma, ci basta sentir cantare un gallo oppure odorare della vernice. La ver­nice è il profumo che mi rallegrò quand'ero piccina. Così la mia sedia, il mio tavolo, il mio letto, odorano di vernice. Allora quando sono triste vado nella mia ca­mera e l'odore della vernice mi rallegra. Questo può chiamarsi risolvere il problema della vita, signore. Avete capito?

Pickman                      - No. Non ho capito.

Maddalena                  - Perché attraverso la grazia di Dio non siete stato toccato da un grande amore. Ma immaginate solo per un momento di trovarvi nella mia situazione, signore; di essere me. Che cosa fareste?

Pickman                      - Cosa farei?

Maddalena                  - Vedete che non lo sapete?

Pickman                      - Oh, sì. Credo che molto probabilmente direi a Dio : « Bada, Dio, che devi esserti sbagliato se non mi guidi verso i tre milioni.

Maddalena                  - Bestemmiate, signore. Bestemmiate. Come potete scherzare?

Pickman                      - Ma io credo che voi scherziate!

Maddalena                  - Io?

Pickman                      - Ma sì. E verrei proprio sapere chi ha preso il vostro cuore e vi ha ridotto in quello stato!

Maddalena                  - Uno che è morto.

Pickman                      - Come?

Maddalena                  - Uno che è morto.

Pickman                      - Volete, dunque, rimanere fedele alla me­moria di uno che non è più?

Maddalena                  - E' più forte di me. Mi capite finalmente?

Pickman                      - (credendo di aver a che fare con una pazza) Mi pare di sì... Dove abitate, ragazza mia?

Maddalena                  - All'angolo della piazza dei divertimenti; proprio di fronte a voi.

Pickman                      - Ne siete ben sicura?

Maddalena                  - Perché mi fate questa domanda?

Pickman                      - Non siete mai stata... ammalata?

Maddalena                  - Mai, mai.

Pickman                      - E con chi vivete?

Maddalena                  - Con mia madre.

Pickman                      - E anche vostra madre non è mai stata ammalata?

Maddalena                  - Oh, che io sappia, no, no.

Pickman                      - E vostro padre?

Maddalena                  - E' morto.

Pickman                      - Anche lui?

Maddalena                  - Non l'ho conosciuto.

Pickman                      - (dopo una breve pausa) Cosa volete che vi dica?!

Maddalena                  - I vostri occhi non sono più quelli di prima. Sì, sì! Si sono fatti dolci. Certo mi avete com­preso, signore. Dovreste dire a mia madre: vostra figlia ha ragione. Dissuaderla, insomma dal perseverare nel suo proposito. Da due anni mi aguzza, mi tormenta. Vuol portami a dei festini per trovarmi marito. Da tre mesi si è fissata sul duca. Crede di fare la mia felicità, e mi mette dei pungoli nel corpo e nell'anima     - (Infan­tile) Oh sì, sì, avete un modo di guardarmi, ora! Sento che mi aiuterete, signore. Bisogna essere buoni con me. Che cosa pensate?

Pickman                      - Sono paralizzato; e penso che dovevate amarlo molto, quell'altro.

Maddalena                  - (ispirata) Oh sì! C'era fra noi la per­fetta comprensione. Mi diceva: i tuoi capelli sono come un getto di vin rubino; la tua bocca odora di fragola; la tua pelle ha il colore e il sapore dell'aurum; e gli occhi sono color di menta. Si usciva stretti stretti l'una all'altro. Mi offriva un mazzetto di garofani allegri come una granatina. Era una vita meravigliosa! Oh signore: tre mesi fa ci si doveva sposare; invece è morto, in una sciagura d'auto!

Pickman                      - Usava uno strano linguaggio per par­larvi d'amore. Di che cosa si occupava?

Maddalena                  - Era un barman, al Caffè centrale.

Pickman                      - E voi siete vissuta sempre con vostra madre?

Maddalena                  - No, signore, in collegio. Mia madre non è venuta mai a trovarmi. L'ho vista la prima volta che avevo quindici anni. Tutte le mie compagne ave­vano dei giocattoli, dei dolci, e io niente. Allora io volevo morire. Pensavo che in paradiso c'è tutto. Anche tanti giocattoli e tanti dolci. Gli angeli sono così rosei e paffutelli! Per questo volevo morire e andare in pa­radiso.

Pickman                      - (dopo una pausa) Spero che adesso potrò alzarmi. (Maddalena tace e Pickman si alza). Grazie. Vi piace il grammofono?

Maddalena                  - Oh sì, sì.

Pickman                      - Conoscete il «Bolero»?

Maddalena                  - No. Che cos'è?

Pickman                      - (mette il disco del «Bolero» di Ravel; pausa lunga; Maddalena ascolta).

Maddalena i                - . E' bello. E voi siete gentile. E siete diventato buono. Tutti dobbiamo essere buoni. Sono certa che mi aiuterete. Sì, sì. Sono certa che avete com­preso la mia anima.

Pickman                      - Credo che avrò bisogno di raccogliere le idee. Mi avete stordito... e non so che cosa dire.

Maddalena                  - Anch'io mi raccolgo quando' non so cosa dire. E non so che cosa dire quando un fatto mi stu­pisce. Quindi voi siete stupito. Allora, dopo aver pen­sato tacendo, è come se avessi parlato tanto e mi fossi conquistata la ragione con un lungo discorso.

Pickman                      - Forse non avete torto.

Maddalena                  - Forse?

Pickman                      - (preso di nuovo dall'idea dei milioni) Ma sì, ma sì; forse. Perché se non sposate il duca quale soluzione troverete alla vostra vita?!

Maddalena                  - Ho già trovata la soluzione. Ho sciolto l'enigma di un sogno fatto la scorsa settimana. Il pre­sagio è buono.

Pickman                      - Posso conoscere questo sogno?

Maddalena                  - E' il mio segreto. L'angelo custode che mi illumina, mi ha suggerito di non rivelarlo se non alla persona che dimostrerà di volermi bene.

Pickman                      - L'angelo custode... del libro della Chiesa?

Maddalena                  - Quello. Anche voi avete il vostro an­gelo custode. Vi è sempre al fianco. Non lo vedete? (Pickman si guarda d'attorno). E anche vostra moglie ce l'ha, e anche i vostri figli.

Pickman                      - Oh, la mia vita, ragazza mia, l'ho fatta tutta di corsa. Ho saltato gli ostacoli a pie' pari. Così ho saltato la moglie, ho saltato i figli.

Maddalena                  - Vivete, dunque, solo? E' molto triste.

Pickman                      - Basta. (Leva il disco). Se vostra madre verrà prenderò a cuore la vostra faccenda. Ve lo pro­metto.

Maddalena                  - Oh, grazie, signore, grazie. Ma non le direte che mi avete visto?

Pickman                      - Naturalmente.

Maddalena                  - Grazie. Vuol dire che poi, se lo cre­derete, ci metteremo d'accordo. Non dispongo di molto denaro, ma...

Pickman                      - Zitta là. Datemi la vostra mano.

 

Maddalena                  - No    - (e si ritrae spaurita).

Pickman                      - (urtato) Perché ? E' pulita, sai?! Da quando sei qui non hai fatto che offendermi e stordirmi con i tuoi occhi di menta, i tuoi garofani alla granatina e l'angelo custode.

Maddalena                  - Mi ferite... (Squilla il campanello).

Pickman                      - Incredibile. Vattene per di qua. (Chiami), Amleto... Amleto.

Maddalena                  - Vi ho offeso? Scusatemi...

Pickman                      - Sì, va bene...

Maddalena                  - Volete questa? (e gli mostra una collanina d'oro che tiene al polso).

Pickman                      - (dopo una pausa) E' un grande servigi» quello che sto per renderti. Metti lì. (Ad Amleto che è apparso) Accompagna. (Maddalena slaccia la collanina e la depone sul tavolo).

Maddalena                  - Grazie, signore. E scusatemi. (Esce à! destra con Amleto).

Amleto                        - (rientra e scompare dalla comune per riapparire poco dopo con Lucciola. Lucciola ha quaranta­cinque anni: capelli rossi, d'un'eleganza caricata. Amleto subito se ne va).

Lucciola                      - Pickman!

Pickman                      - Lucciola!

Lucciola                      - Quale sorpresa, eh! ?

Pickman                      - Da quanti anni non ci vediamo!?

Lucciola                      - Non fare i conti.

Pickman                      - Caso mai riguardano me solo (e le tende le mani). Come stai, Lucciola?

Lucciola                      - Sapessi quanto ti ho cercato!

Pickman                      - Ma no, ma no.

Lucciola                      - Tre mesi fa eri a Rouen.

Pickman                      - E' vero.

Lucciola                      - Vedi che non dico bugie.

Pickman                      - Siedi, siedi. Oh, quanti ricordi risvegli in me! E il teatro? Sempre bene? Dimmi.

Lucciola                      - Ma l'ho lasciato da dieci anni, il teatro! Non lo sapevi?

Pickman                      - Non giudicarmi male: non lo sapevo.

Lucciola                      - Oh, Pickman, Pickman; mi avevi dunque completamente dimenticata!? Proprio tu?

Pickman                      - La vita! Ma ora che ti rivedo giuro che è come se in questi anni ci fossimo trovati tutti i giorni al Caffè di Tarquinio a prendere il nostro aperitivo.

Lucciola                      - Giusto: Tarquinio!

Pickman                      - E invece scommetto che ti sei sposata.

Lucciola                      - Sei matto?

Pickman                      - Sempre sola?

Lucciola                      - Solissima. E con dei quattrini, se Dio vuole, e con la felicità a portata di mano.

Pickman                      - Tanto meglio.

Lucciola                      - No, sai : non pensare al lascito di qualche mammalucco.

Pickman                      - E allora?

Lucciola                      - Assicurazione. Guarda (e gli indica una cicatrice sotto la gola).

Pickman                      - Uno sfregio?

Lucciola                      - Una coltellata.

Pickman                      - Caspita.

Lucciola                      - Trecentomila franchi valeva la mia bel­lezza sul palcoscenico. Un dannato geloso l'ha tradotta in danaro sonante. Ora quasi non si vede. Ma intanto Lucciola - ricordi? « la mosca de fuego, ole » ha finito di danzare davanti a pubblici in delirio. Così son ricca, e sola; ma; ahimè, con una grave missione da compiere.

Pickman                      - Una missione che ti preoccupa?

Lucciola                      - Come lo sai?

Pickman                      - Se sei venuta da me!

Lucciola                      - Anche per questo, infatti, ti cercavo.

Pickman                      - Ho capito, ho capito. Sei sola, ma inde­cisa fra un lottatore sfiancato, un banchiere fallito e un biscazziere rovinato in attesa della tua opera consola­trice.

Lucciola                      - No, no, caro. Ho una figlia che mi fa impazzire.

Pickman                      - Ma no! (E il suo sguardo si volge verso la porta da dove è uscita Maddalena).

Lucciola                      - Ma sì.

Pickman                      - (alzandosi e andando a prendere la colla­nina che era rimasta sul tavolo) Allora è proprio vero...

Lucciola                      - Se te lo dico!

Pickman                      - (divertito) Questa è formidabile!...

Lucciola                      - Ma che hai?

Pickman                      - Mi permetterai di stupirmi! Vai avanti, racconta (e siede).

Lucciola                      - Le offro una grande felicità. Di questa felicità potrei godere anch'io, che ho fatto tanto per lei; e la rifiuta!

Pickman                      - Tu, Lucciola, hai una figlia!? (E ride).

Lucciola                      - Un incidente può capitare a tutti. Sei cretino!

Pickman                      - E' proprio il pensiero dell'incidente che mi mette in allegria.

Lucciola                      - Non riderai più, caro, quando saprai come quella pazza vuol ricompensare tutti i sacrifici che ho fatto per lei. Ah, davvero che la fortuna ti ha sempre arriso se non riesci a prendere sul serio la mia sventura!

Pickman                      - Ma no, Lucciola, ma no! Ho fatto solo dell'esperienza: che non mi serve.

Lucciola                      - Vuoi dirmi che non sei felice, tu?

Pickman                      - Voi donne usate con incosciente abbon­danza le parole grosse. Felice! Ho chiesto alla vita del denaro quando me ne occorreva, una bella donna quando ne avevo voglia, un buon pranzo quando avevo appetito.

Lucciola                      - Non sei mutate davvero! Il vecchio be­stione senza entusiasmi!

Pickman                      - Già! Mi chiamavi il vecchio bestione! Oh, Lucciola, che cosa risvegli nella mia memoria!

Lucciola                      - (alzandosi e tendendogli le braccia) Pickman...

Pickman                      - (imitandola) Lucciola...

Lucciola                      - Un abbraccio?

Pickman                      - Ma sì (e si abbracciano; quindi si rimet­tono a sedere) Dunque hai bisogno di me. Parla.

Lucciola                      - Ho bisogno di te. Questa figlia mi farà commettere uno sproposito.

Pickman                      - Non sarà il primo.

Lucciola                      - Si chiama Maddalena, e ha diciotto anni. Aveva preso la cotta per un barman. Figurati! Un giorno             - quattro mesi fa - mi dice: mi sposo.

Pickman                      - Tuoni e fulmini!

Lucciola                      - Metto il veto e pongo in quesito-, scegliere fra la rottura del fidanzamento clandestino e il convento. Mentre ci si bisticcia, l'amato bene, in un incidente d'auto durante una gita, ci lascia la pelle. Da quel giorno sono cominciati i guai grossi.

 

Pickman                      - Di solito la morte risolve.

Lucciola                      - L'ho sempre creduto anch'io! Invece sai che cosa pensa Maddalena? Di rimanere fedele alta memoria! Ora dico: questo signor giovanotto, se fosse vivo, ci penserei io a mandarlo a spasso. Invece no: va a morire. Ed è incredibile la forza che acquista uno di qua quando se ne è andato di là.

Pickman                      - Vedi di non divagare.

Lucciola                      - Tre mesi fa mi capita sottomano un duca ; il nipote di un duca; ricco a milioni.

Pickman                      - Ora sei positiva.

Lucciola                      - Ma la pazza non vuol saperne. E lui ne è tutto preso. Sai, il duchino Flemain; Maurizio Fle-main...

Pickman                      - Non conosco; ma se ciò che mi dici è vero, ha dello sconcertante.

Lucciola                      - Vedi, vedi? Ora, Pickman, stammi bene attento. Il mio piano è chiaro: bisogna arrivare al ma­trimonio.

Pickman                      - Non sarà una cosa facile.

Lucciola                      - Se tu mi aiuti sarà facile. Nella tua vita hai risolto ben altro.

Pickman                      - Ma non sono più il Pickman di una volta. Tuttavia vediamo un po' se mi convenga mettermi in questo pasticcio.

Lucciola                      - Pasticcio?

Pickman                      - Lasciami pensare; e non interrompere (e come parlando a se stesso passeggia in su e in giù). Io debbo pormi delle domande, e la prima domanda che mi debbo porre è questa: quali ragioni ha la ragazza per rifiutare la fortuna astronomica?

Lucciola                      - Ma la fedeltà al morto; non ce n'è altre.

Pickman                      - Cosa vuoi sapere tu!?

Lucciola                      - Se non lo so io!

Pickman                      - E' vissuta sempre con te?

Lucciola                      - E' stata molto in collegio.

Pickman                      - E allora non la conosci.

Lucciola                      - Ma...

Pickman                      - Che ne sai tu di lei? Le hai dato il tuo latte?

Lucciola                      - Ma cosa c'entra il latte...

Pickman                      - Ecco: non le hai dato neanche il latte. (Riprendendo a passeggiare) Andiamo avanti. Seconda domanda : l'educazione.

Lucciola                      - Vuoi dire che io non sono educata?

Pickman                      - Ci sono mille modi di essere educati. Con educazione puoi andare a letto con un uomo e con educazione puoi dirgli di no.

Lucciola                      - Plickman, Pickman; mi sono rivolta all'amico, non al fattucchiere!

Pickman                      - Terza domanda: ha avuto degli amanti questa ragazza?

Lucciola                      - Sei pazzo?

Pickman                      - Tu, a diciotto anni, eri esperta in ma­teria. Decisamente non vi somigliate. Tua figlia ha tutta l'aria di essere una persona pulita e io con le persone pulite non ho mai avuto fortuna.

Lucciola                      - Pickman, basta!

Pickman                      - (prendendole le mani nelle sue) Lucciola mia, ho avuto il piacere di rivederti! Sì, lo so; vorresti dirmi che tre milioni sono tre milioni; che della sua e della tua fortuna potrei godere un po' anch'io; eb­bene no: il denaro per il denaro non mi ha mai allet­tato. Sono stanco. Il problema che mi presenti è difficile. E ho un prestigio da salvare. Lucciola mia, per­donami e non insistere. Rifiuto.

Lucciola                      - (dopo una pausa, ritrovata tutta la sua calma) Benissimo. (Passeggia giocherellando con i guanti) Così tu, che ti sei occupato degli intrighi delle donne di mezzo mondo, facendo il ciarlatano, non ti vuoi oc­cupare della felicità di tua figlia.

Pickman                      ...cosa mi vai raccontando?

Lucciola                      - ... di tua figlia...

Pickman                      - Ma no, ma no!

Lucciola                      - Ma sì! Maddalena è tua figlia. Perché ho taciuto? Per non darti delle noie. So bene che cosa mi avresti risposto se te n'avessi dato l'annuncio allora! Ti conosco a memoria, mio caro! E poi, convienilo, Pickman; non sarebbe stato onorevole per una ragazza avere un padre come te. Grazie a Dio, guadagnavo. Poi son venuti i quattrini dell'assicurazione. Tutto, dunque, andò sempre per il meglio. Ma ecco che mi si presenta la possibilità di creare a Maddalena un avvenire favoloso, e proprio in lei trovo delle resistenze. Allora a chi do­vevo chiedere aiuto se non a Pickman, il celebre mago? Ma Pickman, chissà perché , rifiuta. Mi ci hai costretta a dirti tutto.

Pickman                      - (che l'ha sempre guardata con l'aria di chi pensa: «Ma a chi vuoi darla a bere? », dopo una breve pausa, con ampi gesti delle braccia) Sei... sei monu­mentale!

Lucciola                      - Ma come?! Io ti dò un annuncio simile...

Pickman                      - (ridendo) Ma va! Mi vieni a raccontare, dopo diciotto anni, che ho una figlia, e dovrei crederti? Ma tu sei scema, Lucciola; tu sei scema qui! Ti fossi almeno fatta avanti con delle prove da mettermi sotto il naso!

Lucciola                      - Prove? Non sono che delle prove che tu chiedi?

Pickman                      - Tu hai delle prove?!

Lucciola                      - Ma tutte quelle che vuoi! (Siede e in­vita Pickman a sedere) Diciannove anni fa, esatti, a Parigi, a Montmartre. Ci sei?

Pickman                      - Ci sono, sì.

Lucciola                      - In quella pensioncina al numero quaran­tasei, al terzo piano. Ci sei?

Pickman                      - Madame Buillot, sì.

Lucciola                      - Madame Buillot! Tu sei partito insalu­tato ospite nel marzo. Conservo una tua lettera da An­versa che è tutta un rosario d'insolenze. La ragazza è nata in ottobre. Dunque in febbraio tu eri con me. Fai un po' i conti.

Pickman                      - Lucciola mia, io faccio altri conti. Era­vamo in tre, allora, alla pensione di madame Buillot. Io, il maestrino di musica e il pittore. Contemporanea­mente. E nessuno di noi sapeva degli altri due.

Lucciola                      - Oh, si, è vero. Ma a picchiarmi, quando venne a galla la verità, fosti tu, Pickman! Solo tu!

Pickman                      - Ebbene?

Lucciola                      - Eri l'unico che mi amasse! Quei ceffoni li ho ricordati mentre Maddalena veniva alla luce. Al­lora mi sono detta : il padre non può essere che Pickman.

Pickman                      - Sei... piramidale!... (fa per alzarsi).

Lucciola                      - Non ti servono? (Lo costringe a rima­nere seduto). E va bene. Ma dopo? Ma dopo?

Pickman                      - Come dopo?

Lucciola                      - Mentre la fanciulla cresceva, credi che non l'abbia studiata? Gesti, modi di esprimersi, conforma­zione delle bozze frontali, attacco delle unghie... A tavola, a pensione, si mangiava tutti assieme. Ricordi tu per quale piatto nascevano le baruffe?

Pickman                      - E' vero! Per le fragole.

Lucciola                      - Tutte le volevi. Un divoratore di fra­gole; Maddalena ne va pazza. Caro mio! La verità per me, è lampante. Vedi? Vedi che non ridi più? Del resto non ti dico di credermi, sai.

Pickman                      - Ci mancherebbe altro!

Lucciola                      - Della ragazza puoi disporre quando ti come vuoi: conoscerla, interrogarla; indagare, insomma, Oh, Pickman, Pickman! Se tu potessi veramente convincerti!

Pickman                      - Che vuoi che ti dica!... Lasciami un po'! riflettere (e passeggia).

Lucciola                      - Rifletti... rifletti. (Pausa). Ebbene?

Pickman                      - (la guarda e, deciso) Ebbene, Lucciola sei una vecchia canaglia, ma la tua invenzione mi tenta. Se avrò le prove che veramente Maddalena è mia figlia, ti giuro che il matrimonio col duchino Maurizio Flemain si farà.

Lucciola                      - (felice, tendendogli le braccia).Oh Pickman...

Pickman                      - E sembra sincera! Allora stammi a sentire. E' meglio che la ragazza non venga qua.

Lucciola                      - E' meglio, è meglio.

Pickman                      - Passo io, domani, da casa tua, alle tre.

Lucciola                      - Bene. Dall'altra parte della piazza, al centoventisei. Proprio di fronte a te.

Pickman                      - Abiti di fronte a me e in tre mesi non ci siamo mai incontrati?!?

Lucciola                      - Parigi, Pickman!

Pickman                      - La vita!

Lucciola                      - Un abbraccio?

Pickman                      - Ma sì (e si abbracciano. Chiama) Amleto.

Lucciola                      - Scappo, caro, scappo. L'ho lasciata a casa sola, ed è ora che l'occhio vigile della madre ritorni a lei.

Pickman                      - Vai, vai... (Lucciola esce seguita da Amleto che è apparso in questo momento).

Amleto                        - (rientra subito dopo e trova Pickman intento a osservare la collanina) Quasi sono le sette.

Pickman                      - Beh?

Amleto                        - Se il signore deve pranzare fuori...

Pickman                      - (investendolo) E a te che te ne importa se non ci vado?

Amleto                        - A me? (E si avvia).

Pickman                      - Cognac.

Amleto                        - Cognac (e si dispone a servire).

Pickman                      - (si avvicina allo specchio; Amleto gli reca il bicchierino; egli prende il liquore, poi chiede) Luce... (Amleto non capisce). Luce...

Amleto                        - (lo guarda inebetito) Ma è tutto acceso. (In questo momento appare Olivia, sorpresa).

Olivia                          - Pickman, che fai?

Pickman                      - (finalmente si volge; assente) Vieni qui. Guardami. Mi trovi un uomo orrendo?

Olivia                          - Ma che dici?

Pickman                      - (mettendole una mano sotto il mento e poi lasciandola) Già. Non puoi capire, tu. Tu non hai gli occhi color di menta; e nessun uomo ti ha mai of­ferto un mazzetto di garofani allegri come una grana­tina. (Depone il bicchierino senza aver bevuto mentre)

Olivia e Amleto          - (a un tempo: intontiti) Granatina?

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

In casa di Lucciola. Stanza caratteristica di una bal­lerina in disuso in un quartiere popolare di Parigi.

(Alzatosi il sipario, la scena appare vuota. Dalla piazza dei divertimenti giungono le note dì un valzer. Poi, ecco Ugnati seguita da Pickman).

Ughetta                       - Avverto subito la signora.

Pickman                      - Grazie, (Guarda la stanza; va alla fine­stra; ascolta, assente. Ma ecco, improvviso un gran fra­casso come di porta che sbatte, e delle frasi concitate: «Pazza, pazza, a ceffoni ti prenderò». Rumore di altra porta che sbatte. « Oh, mi vuol far morire, mi vuol far morire... ». Ed ecco apparire, nervosissima, Lucciola. Ella porta un'ampia vestaglia rossa a fiorami. Si preci­pita a chiudere la finestra).

Lucciola                      - Sei qui... sei qui...

Pickman                      - Buon giorno, Lucciola.

Lucciola                      - Un'altra scenata! Quella ragazza mi farà morire. E ho fatto un sogno stanotte!

Pickman                      - Ne ho fatto uno anch'io, e non sono stra­volto.

Lucciola                      - Passavo per una strada buia buia e da­vanti ad una porta segnata col numero tredici mi hanno attraversato il passo tre gatti neri. Oh, Pickman, Pickman : sono tutta scossa! Che cosa mi succederà?

Pickman                      - Il caso mi pare grave...

Lucciola                      - Vedi? Vedi?

Pickman                      - Non riesco tuttavia a comprendere come tu abbia potuto leggere sulla porta il numero tredici e constatare che i gatti erano neri se ti trovavi al buio.

Lucciola                      - Ma è un sogno...

Pickman                      - E allora di che cosa ti preoccupi? Quando devi affrontare una situazione ti agiti, ti rimescoli. Guarda me.

Lucciola                      - Tu sei un fenomeno!

Pickman                      - Gli anni passano, ed è una cosa che mi indispettisce; ma cerco di darmi un contegno!

Lucciola                      - Non lagnarti, va là. Ti ho visto in lusso. Hai fatto fortuna, tu.

Pickman                      - La fortuna ha vent'anni. Io ne ho cin­quanta.

Lucciola                      - Ebbene? Vuoi alludere alle donne?

Pickman                      - Buone, quelle!

Lucciola                      - Abdicato?

Pickman                      - Ascoltami, Lucciola. Or è un anno ho fatto un bel piglio; un bocconcino d'oro. Mi è rimasto sullo stomaco!

Lucciola                      - A te?

Pickman                      - Sì. E a casa c'è Amleto.

Lucciola                      - Quel biondino?

Pickman                      - Quel biondino.

Lucciola                      - E questo ti preoccupa?

Pickman                      - Amleto mi ricorda l'orologio del paese. Batteva le otto, segnava le nove ed erano le dieci. Così arrivavo sempre in ritardo alla scuola. Sapevo che non potevo fidarmene, e tuttavia, su quell'orologio, regolavo la mia vita.

Lucciola                      - Vuol dire che ti tornava comodo.

Pickman                      - Come Olivia. Sì, sì. Così si chiama. Mi prende per la gola con ghiotti pasticci. Sa cucire a per­fezione; a perfezione mi stira i pantaloni.

Lucciola                      - Ma i pantaloni li ha anche Amleto.

Pickman                      - Ecco. Una volta, per me, queste erano si­tuazioni che risolvevo con quattro manate. Adesso, in­vece, mi si presentano sotto l'aspetto di problemi. Vor­rei farci sopra delle considerazioni prima di risolvere. Ma il sangue mi va alla testa. Allora mi prende la paura di fare un accidente... e aspetto l'indomani per decidere. E intanto fin che aspetto... Ecco come si diventa vigliac­chi. Per questo, Lucciola, mi ha fatto piacere rivederti prima di partire.

Lucciola                      - Come hai detto? Hai deciso dì partire?

Pickman                      - Oh, sì, sì. Me ne andrò tra qualche giorno. Al largo. Al largo.

Lucciola                      - Pickman: dimmi chiaro il tuo pensiero! Mi devi prima aiutare; l'hai promesso!

Pickman                      - Non affannarti. Ho fatto un sogno anche io, stanotte.

Lucciola                      - Bello?

Pickman                      - Ho questo sospetto.

Lucciola                      - Racconta, Pickman, racconta e gli si sie­de accanto).

Pickman                      - C'era un gran prato con al centro un al­bero. Io stavo sotto l'albero. Dormivo. Un leggero alito di vento faceva stormire le fronde.

Lucciola                      - Verdi?

Pickman                      - Verdissime.

Lucciola                      - Prato, verde, fronde verdissime: se ne possono cavare ottimi presagi. Continua, continua.

Pickman                      - D'improvviso un uccellino venne a po­sarsi sopra la mia spalla. Qui. No, qui.

Lucciola i                    - Non sarà stato un pipistrello!

Pickman                      - Che diamine! Era un usignuolo. Mi sve­gliai, e l'usignuolo così mi cantò all'orecchio : « Diffida, diffida, diffida... ».

Lucciola                      - (alzandosi di scatto) Pickman, Pickman! Tutto era così bene predisposto! Avevo detto a Madda­lena che aspetto la visita di un cugino... Vieni dall'Ame­rica con tanti soldi, e sei buono e filantropo. Studiala, Pickman! Perché dubiti di me? Oh, la indovinerai! La indovinerai! Tre milioni di dote possono voler dire la felicità per tutti! Non farmi disperare... (e tenta, silen­ziosamente, di piangere).

Pickman                      - (la considera, poi le si avvicina e) Vedi, Lucciola! Se fossi certo che tu non hai alcun legame, il problema che mi hai sottoposto potrebbe mutare aspetto...

Lucciola                      - Legami alla mia età? Che cosa dici mai?

Pickman                      - Neanche un vincolo sentimentale?

Lucciola                      - Ma no, ma no.

Pickman                      - ... piccolo piccolo piccolo?

Lucciola                      - Niente, niente. Non sarei ricorsa a te!

Pickman                      - (dopo una pausa, deciso) La ragazza sa che cosa facevi?

Lucciola                      - Sa che ero in teatro.

Pickman                      - E suo padre?

Lucciola                      - E' morto. Che cosa dovevo dirle?

Pickman                      - Allora chiamala. E poi scomparisci.

Lucciola                      - Non sarò presente?

Pickman                      - No, cara; non sarai presente.

Lucciola                      - Capisci almeno la mia pena?

Pickman                      - Sì. Ma non arrischiarti ad ascoltare dietro la porta.

Lucciola                      - Mi giudichi male.

Pickman                      - Se ti pesco, pianto tutto e me ne vado.

Lucciola                      - Oh, Pickman! Ti perdono perché com­prendo la tua emozione.

Pickman                      - Mi offri una figlia con tre milioni di dote dopo vent'anni che non ci vediamo!

Lucciola                      - Non ne dubitavo! A presto - (e scompare. Pickman la guarda uscire; poi, senza quasi avvedersene, si aggiusta il fazzoletto al collo e siede. Il suo occhio è fisso sulla porta dalla quale entrerà Maddalena. Un at­timo ed ecco che)

Maddalena                  - (appare) Voi?

Pickman                      - Io. (Pausa) Potete tranquillarvi. Sarò fe­dele al nostro patto. Ascoltatemi. Le dirò: «La ragazza ha ragione. Non tormentatela più...». E tante altre cose dirò a vostra madre. E poi me ne andrò. E non ci ve­dremo più. Va bene? (Pausa). Va bene?

Maddalena                  - (dopo un silenzio; staccato) Va bene. Grazie. Addio. (Inchino rapido e dietro-front).

Pickman                      - Un momento'. Aspettate.

Maddalena                  - Cosa dovete dirmi ancora? Non ho più denaro da darvi, signore. Non ho più nulla. Credetemi. Ma non abbandonatemi per questo; ve ne supplico!

Pickman                      - Calmatevi, calmatevi. Che diamine! E chi vi ha chiesto nulla? Pensavo solo all'opportunità di stare assieme almeno dieci minuti. E' necessario. Magari in silenzio; magari senza guardarci; voi lì, io qui. Ecco. Bisogna pur dare la sensazione che si siamo parlati!

Maddalena                  - Solo per questo desiderate davvero che rimanga?

Pickman                      - Solo per questo.

Maddalena                  - Da me non volete proprio altro?

Pickman                      - E che cosa potrei volere? Oh, ancora non mi avete giudicato, piccina!

Maddalena                  - E' vero. Se è come voi dite, forse non vi ho compreso. Sono cattiva!

Pickman                      - II fatto vi stupirà. Ascoltatemi. Da ieri non ho desiderato che di vedervi... e non capisco...

Maddalena                  - Desideravate vedere me?

Pickman                      - Voi. E' così. E sentirvi parlare.

Maddalena                  - Non capisco.

Pickman                      - Neanch'io capisco. Ma la differenza tra me e voi è questa: che quando voi non capite, assumete l'aria - eccovi lì - di quei pupi che i ragazzi dise­gnano sui muri, con le dieci dita: così; quando non ca­pisco io, divento una bestia. Ma poiché da ieri non vado in bestia ecco che si affaccia la seconda domanda : perché pur non rendendomi ragione di questa mia incapacità a sco­prire un segreto, non monto su tutte le furie?

Maddalena                  - Oh, bello, bello...

Pickman                      - Ho detto una somarata?

Maddalena                  - Interrogatevi, signore.

Pickman                      - Interrogarmi?

Maddalena                  - Non vi piace pensare?

Pickman                      - Oh sì; ma cosa volete? Ero abituato a pensare a tutt'altre cose, io.

Maddalena                  - Cioè?

Pickman                      - A far quattrini, per esempio.

Maddalena                  - Oh no, no; non ricominciate a parlare così.

Pickman                      - Ecco che siete di nuovo sconcertante; Ora vi fa paura anche la gente che pensa a far quattrini? Non vi' capisco. Non vi capisco.

Maddalena                  - Mi fa paura solo la gente cattiva.

Pickman                      - E allora ecco qua. La vostra collanina e le cinquanta lire che mi avete dato. Sì, sì. Anche per questo sono tornato. Ho pensato che la collanina sarà un ricordo.

Maddalena                  - Infatti!

Pickman                      - Vedete? Quanto alle cinquanta lire non le voglio.

Maddalena                  - Vi ringrazio, ma non posso.

Pickman                      - Vi piacciono i dolci? Vi comprerete dei dolci.

Maddalena                  - Ma signore, io non posso accettare one­sto denaro. E' vostro.

Pickman                      - Fate conto di averlo trovato per la strada,

Maddalena                  - Ma se io trovo del denaro per la stradi lo porto alla Polizia.

Pickman                      - Alla Polizia?

Maddalena                  - Eh, sì. Dal momento che non è mio!

Pickman                      - Sempre più difficile!

Maddalena                  - Avete voglia di scherzare! Vedete che ridete anche voi?

Pickman                      - Io rido?

Maddalena                  - Sì, con gli occhi.

Pickman                      - Io rido con gli occhi?

Maddalena                  - E' la prima volta che ridete così. E' come se foste un altro. Ma sì. Ma sì.Ora vedo. Siete un altro!

Pickman                      - Oh, sapete che conclusione traggo da tutto ciò ? Che « voi » avete fatto di Enrico un giovanotto di eccezione! E se stiamo ancora un paio di giorni as­sieme mi metterò anch'io sul vostro binario, e piglierò una corsa tale da uscirne pazzo.

Maddalena                  - Oh, vi ringrazio, signore; vi ringrazio….

Pickman                      - Ora mi ringraziate? E di che cosa?

Maddalena                  - Mi parlate di Enrico. Nessuno vuole par­larmi di Enrico. Se voi mi parlate di Enrico vuol dire che siete buono.

Pickman                      - Sfido non ricordarsene! Vi offriva dei mazzetti di garofani allegri come una granatina!

Maddalena                  - Chi ve lo ha detto?

Pickman                      - Voi, ieri.

Maddalena                  - Non lo avete dimenticato?

Pickman                      - No, no. (Sempre in crescendo) E pagherei volentieri dieci anni di vita per sapere di che amore vi amavate voi due; da che razza di bene eravate legati!

Maddalena                  - Oh, sì, sì, ve lo dico signore; ma senza che offriate dieci anni di vita che non vi appartengono.

Pickman                      - La mia vita non mi appartiene?

Maddalena                  - No, signore, appartiene a Dio. Tatto di noi appartiene a Dio.

Pickman                      - Scusate. Me n'ero dimenticato. Dunque?

Maddalena                  - Era un bene... un bene fatto di niente e di tutto. Sì; sì. Ecco: di niente e di tutto. Avete capito?

Pickman                      - Volete dire che pensavate alla casa, al la­voro, magari ai bambini da sculacciare...

Maddalena                  - No, no... (e ride; poi con altro tono) Alla casa io non posso più pensare; ma al bene... al bene sì. Il bene, signore, è una cosa irraggiungibile. Ecco: irraggiungibile. E noi ci eravamo arrivati. Né importa che Enrico sia morto per tenerlo in vita questo bene. Posso pensarci anche adesso. Chiudo gli occhi; così. Ecco: Enrico è qui. Lo sento. E tutti e due pensiamo al bene. Avete capito?

Pickman                      - No. Non ho capito. (Scattando di nuovo) Ma di una cosa sono certo. Che se un giorno Enrico avesse avuto l'intenzione di ingannarvi, il vostro bene non glielo avrebbe impedito.

Maddalena                  - Enrico ingannarmi?

 Pickman

Pickman                      - Sì; sì; voglio dire se avesse posto gli occhi su di un'altra ragazza.

Maddalena                  - Oh, signore; voi non lo conoscevate!

Pickman                      - E allora ho capito, ho capito. Tu ed Enrico siete figli della befana ed io sono una bestia. Perciò non c'intenderemo mai.

Maddalena                  - Una bestia? Voi?

Pickman                      - Sì, ragazza mia. E Lucciola ha mentito, mentito, mentito.

Maddalena                  - (spaurita) Non vi capisco...

Pickman                      - Per indurmi ad occuparmi del tuo ma­trimonio essa ha insinuato che io sono tuo padre. E' ter­ribile no?

Maddalena                  - Cosa andate dicendo?

Pickman                      - La verità; la verità piccina mia, e per­donami se ti ho fatta la rivelazione.

Maddalena                  - Allora voi conoscevate la mamma!?

Pickman                      - Sì. Da più di vent'anni. Perciò volle que­sto incontro. Ed io dovevo indovinarti. Indovinarti!

Maddalena                  - Ma tutto ciò è terribile signore.

Pickman                      - Se te lo dico!

Maddalena                  - Voi capite, signore, che non è possi­bile. Il babbo è morto. E poi siamo così diversi io e voi!

Pickman                      - Ecco. E’ quello che le dirò. E farò le tue vendette.

Maddalena                  - Oh, no, no...

Pickman                      - Sì. Le tue e le mie. Sì, piccina. Perché , grazie a Dio, io non sono un angelo. Non ho gli occhi color di menta, io. Le mie bozze frontali non sono come le tue; e l'attacco delle unghie... (le prende le mani nelle sue).

Maddalena                  - Lasciatemi, lasciatemi...

Pickman                      - (con altro tono) Ma le unghie sì...

Maddalena                  - Cosa dite?

Pickman                      - L'attacco delle unghie è identico...

Maddalena                  - Ma signore...

Pickman                      - Oh, non venirmi a raccontare adesso che ti piacciono le fragole...

Maddalena                  - Le fragole?

Pickman                      - Rispondi.

Maddalena                  - La vostra faccia si è trascolorata!

Pickman                      - Non badare alla mia faccia. Ti piacciono le fragole?

Maddalena                  - Sarete più calmo se vi dirò di sì o di no?

Pickman                      - Rispondi: ti piacciono?

Maddalena                  - Sì, sì, signore. Ne vado pazza.

Pickman                      - E i tordi allo spiedo? quelli con la salvia?

Maddalena                  - Li adoro.

Pickman                      - E dormi sul fianco destro o sul sinistro?

Maddalena                  - Supina, signore...

Pickman                      - Ne sei ben sicura?

Maddalena                  - E' la posizione degli innocenti.

Pickman                      - E allora io sarei un innocente? (Ribel­landosi) Ah, no, no! Perché tu non hai mai rubato...

Maddalena                  - No...

Pickman                      - ... tu non sei mai stata in prigione...

Maddalena                  - No...

Pickman                      - (conclusivo) Dunque, io non sono tuo pa­dre. E se lo fossi dovresti averne orrore;           - (umano) ... anche «e adesso guardandoti mi sembra di avere la tua stessa età, e anche meno; anche se sentendoti par­lare mi vien voglia di giocare con te: a rincorrerci, a dirci tante cose senza senso...

 

Maddalena                  - Signore...

Pickman                      - ... e invece sono vecchio, terribilmente vecchio; e sono Pickman, io!... e vedo tanti portafogli abbandonati per la strada, e tu che passi diritta e non ne raccogli nessuno; e allora io ti guardo, ti guardo, e mi gira la testa, e non capisco più nulla, più nulla, più nulla... (Si abbandona su dì una sedia. Un attimo di pausa. Poi trilla il telefono. Ancora un tempo, poi è Mad­dalena che risponde, timorosa e sconcertata).

Maddalena                  - Pronto... Come? Come?... Avete detto?... (Guarda Pickman ed è impacciatissima nella risposta. Allora)

Pickman                      - (si impossessa del ricevitore, e) Pronto... Sì... Il duca?... Il duca Flemain?... Che salga (e depone il ricevitore).

Maddalena                  - Dio mio, Dio mio...

Pickman                      - Calma, ragazza mia, calma. C'è un patto fra noi. Lo manterrò. Devi avere fiducia in me.

Maddalena                  - Ma...

Pickman                      - Non dir nulla. Lasciami fare. E' quella la tua camera?

Maddalena                  - Sì, signore.

Pickman                      - Vai, dunque. (Maddalena scompare. Egli esce dalla comune e subito dopo rientra precedendo U duca Gastone Flemain: sessant’anni, cappello nero, guanti neri e redingotte) Prego, signor duca.

Il Duca                        - La signora?

Pickman                      - Il duca Flemain?

Il Duca                        - Con chi ho' l'onore di parlare?

Pickman                      - Con un cugino, un lontano cugino della padrona di casa: Arturo Dupré.

Il Duca                        - La padrona di casa ha dei parenti?

Pickman                      - L'unico: io, signor duca. Sono arrivato ieri dall'America, e se il signor duca vuol dirmi lo scopo della sua visita...

Il Duca                        - Avete, dunque, l'autorizzazione di rice­vermi?

Pickman                      - Ho l'autorizzazione.

Il Duca                        - Tanto meglio. Fra uomini ci si intende subito. (Invita Pickman a sedere e siede egli pure. Un tempo) Vi dirò, signore. Io sono un tipo molto- com­plesso, e quando mi si presenta un problema debbo af­frontarlo con molta cautela. Ho avuto fra i miei avi due famosi giureconsulti e i problemi, anche se difficili, non mi spaventano. Ma tra i miei avi ci furono anche degli illustri prelati e degli strozzini, dei filantropi e delle sante, degli eroi e delle etère. Io sono l'ultimo della schiatta, signore, che ha origini dal Mille - mio nipote, infelice, non conta; e perciò riassumo in me virtù e di­fetti, forze e debolezze, erotismo e castità di chi mi pre­cedette in questo trapasso terreno. Ora immaginate, si­gnore, il mio dramma, quando mi si presenta tra pro­blema! Ma sì, ma sì. Per essere fedele allo stile di tutti i miei antenati io debbo, questo problema, affrontarlo da diversi e contrastanti punti di vista, e risolverlo in modo che la memoria di nessuno dei miei avi abbia a sentirne offesa. Ed è terribile; credetelo. Osserviamo, per esempio, il nostro caso. Siete al corrente delle ma­novre della vostra cuginetta nei confronti di mio nipote?

Pickman                      - Mi fu dedotto che tra il vostro signor nipote e Maddalena si è stabilita una corrente di simpatia.

Il Duca                        - Errore, signore: errore. Se non sapete di più hanno ingannato anche voi.

Pickman                      - Ma...

Il Duca                        - Sì, sì. Ne ho le prove. Eccole (e mostra unplico di lettere). Ho potuto ricostruire i fatti. I due ra­gazzi si sono visti poche volte. Maurizio, mio nipote, il giorno dopo l'ultimo incontro, avvenuto in un bar, fu costretto a mettersi a letto. Egli soffre di una grave ma­lattia di petto.

Pickman                      - E' ammalato?

Il Duca                        - Inguaribilmente. Ora, signore, leggendo queste lettere delle quali, non dubito, ignorate il conte­nuto, potrete farvi un'esatta cognizione dell'educazione e della sensibilità di codesta Maddalena che si definisce « la tua fatina dinamica s e che minaccia il suicidio se il povero Maurizio non si deciderà a piantare in asso me, suo zio e tutore, il giorno che entrerà nella mag­giore età - vale a dire fra sei mesi - per condurla all'altare. Vi prego ora, signore, di mettervi per un attimo nei miei panni e di soppesare la mia responsabilità verso i miei avi e verso mio nipote.

Pickman                      - Credo di averne la sensazione.

Il Duca                        - Non esatta, signore. Ho interrogato i miei avi e le risposte sono terribilmente contrastanti e imba­razzanti. Sono entrato prima di tutto nella sala gialla, e Sigismondo IH, cardinale di Tours nel centododici, dall'alto del suo pulpito mi gridò: «Non fare il tiranno; se il ragazzo ama veramente, non devi arrogarti il di­ritto di troncare la sua felicità, qualunque sia la donna che egli ha scelto ». Ma Felice Flemain, illustre dotto in medicina alla Corte di Luigi-Filippo (si alza in piedi, china il capo e siede di nuovo. Pickman lo imita), imi sussurrò: « Maurizio è ammalato; non devi permettergli di mettere al mondo altri infelici». Voi mi direte, si­gnore: il medico ha ragione, e la risposta è semplice. Sì. Ma la voce della Beata Clelia, martirizzata nel milletrecentocinquanta, dove la mettete? Dice la Beata Cle­lia: «Dio è misericordioso; l'amore può compiere il mi­racolo della guarigione ». E allora?

Pickman                      - Signor duca. Sono sbalordito. Conosco Maddalena per una ragazza semplice... e certamente in questa faccenda v'è un inganno che va oltre le considera­zioni suggeritevi da queste lettere e dalle voci dei vostri antenati.

Il Duca                        - Sarebbe a dire?

Pickman                      - Volete darmi uno di quegli scritti?

Il Duca                        - Eccoveli. Sono copie. Gli originali li tengo io.

Pickman                      - A quale scopo?

Il Duca                        - Così mi ha suggerito Adolfo Flemain, dalla sua tribuna di giureconsulto : « Se i rapporti non ver­ranno troncati, ti rivolgerai alla Polizia. Vi sono termini, in quelle lettere, per istruire un processo di adesca­mento e corruzione ». Così avrei deciso, dopo molto af­faticarmi. Leggete, signore; leggete e datemi il vostro consiglio. (Pickman legge) Ebbene?

Pickman                      - Ebbene, signor duca: il clinico e il giu­reconsulto hanno ragione. Questo matrimonio non si farà.

Il Duca                        - Oh, signore!

Pickman                      - Ma io affermo che queste lettere non sono state scritte da Maddalena.

Il Duca                        - Dove volete giungere? Recano la sua firma.

Pickman                      - Se il signor duca lo permette, vorrei pre­sentargli Maddalena.

Il Duca                        - Scusate, ma non ne vedo la necessità.

Pickman                      - Ci tengo che il signor duca la veda. Sì, sì; e la consideri e la stimi per quanto essa vale. Mad­dalena è vittima, ne sono certo, di oscure macchinazioni. Oh, il signor duca vedrà una giovinetta soave, e sono certo che allora mi aiuterà a scoprire l'inganno.

Il Duca                        - Mi volete mettere in un altro imbarazzo!

Pickman                      - La coscienza del signor duca si sentirà alleggerita.

Il Duca                        - Come volete.

Pickman                      - (chiama alla porta) Maddalena, Maddalena! (Maddalena appare). Questo signore è il duci' Flemain, zio di Maurizio. (Al duca, piano) Guardatele gli occhi, signor duca...

Il Duca                        - (piano, meravigliato) E' vero, soavissimi!

Pickman                      - Desidero, Maddalena, che tu risponda sol tanto a qualche domanda. Quante volte hai tu visto il nipote del signor duca?

Maddalena                  - Tre volte.

Pickman                      - Con chi eri?

Maddalena                  - Con la mamma.

Pickman                      - Hai mai scritto tu al nipote del signor duca?

Maddalena                  - Mai, mai.

Pickman                      - Ne ero certo.

Maddalena                  - Si voleva...

Pickman                      - Ecco. Si voleva che tu scrivessi. Ma tu non hai scritto. E' così?

Maddalena                  - E' così.

Pickman                      - Ti fu consegnata, tuttavia, qualche lettera di risposta che tu hai letto.

Maddalena                  - Sì. Io ho capito quegli scritti. Maurizio è un povero ragazzo. Dice che soffre per me. Ma io non so chi sia, signore! Mi fa tanta pena, ma io non gli vo­glio bene. Bisogna dirglielo, che mi dimentichi, che mi lasci in pace.

Pickman                      - Basta, Maddalena. Grazie. Saluta il signor duca e ritirati. (Maddalena s'inchina ed esce). Ebbene?

Il Duca                        - Mi spiegherete.

Pickman                      - Sì, signor duca; è molto semplice! Le let­tere sono state scritte dalla madre. Ne riconosco Io stile.

Il Duca                        - Incredibile!

Pickman                      - Il signor duca sa chi è la madre della ragazza?

Il Duca                        - Ho assunto informazioni, non ve lo na­scondo.

Pickman                      - Ne ero certo. E posso chiedere al signor duca che cosa ha scoperto nella vita di mia cugina. Par­late, parlate pure liberamente.

Il Duca                        - Debbo proprio dir tutto?

Pickman                      - Ma sì.

Il Duca                        - Attualmente la signora passa le sue serate con un certo Marcillon, in via dell'Indipendenza, al numero centottantatrè, terzo piano. E questo Marcillon fu condannato tre volte per furto e due volte per estor­sione.

Pickman                      - Ah...

Il Duca                        - Non lo sapevate?

Pickman                      - Esatto, esatto. Ancora una domanda, scu­sate. Il signor duca sa che la signora ha riscosso un pre­mio d'assicurazione di trecentomila franchi?

Il Duca                        - Molti anni fa, sì. Ma il conto alla Banca Internazionale è esaurito.

Pickman                      - Esatto.

Il Duca                        - Dunque?

Pickman                      - Il signor duca ha la mia parola. Può tor­narsene tranquillamente a guardare in faccia i ritratti degli antenati senza arrossire.

Il Duca                        - Grazie. Ma tuttavia non vi nascondo che me ne vado con un corruccio nell'animo. Sì; sì. Dopo aver visto gli occhi soavi di quella fanciulla, penso se non stiamo cadendo in un grosso errore col proibire questo matrimonio.

Pickman                      - Per carità, signor duca, non ascoltate an­cora la voce della Beata Clelia!

Il Duca                        - E' il mio destino. Debbo chiudere onora­tamente la parabola dei Flemain. Oh, se avessi dei con­tinuatori, vi assicuro signore che non mi prenderei tanti affanni. Nella mia schiatta ci furono anche dei bricconi. Uno meno, uno più, la storia non se ne sarebbe accorta. Ma Bono l'ultimo, signore, e sono solo. E vi assicuro che è terribile sapere che con me si disperde il nome dei Flemain, che dopo di me, c'è il nulla! Perciò, signore, al mattino, quando mi vesto, così, di nero, per comme­morare i miei trecentosessantacinque avi - tanti sono quanti i giorni dell'anno - ho un poco l'impressione di commemorare me stesso. Compatitemi signore, e qual­che volta, se lo potete, dedicatemi un mesto pensiero. Addio (ed esce).

Pickman                      - (lo accompagna; riappare subito dopo e de­cisamente si avvia alla porta dalla quale era uscita Luc­ciola; l’apre e la chiama) Lucciola, Lucciola.

Lucciola                      - (compare Mio, un poco timorosa, con una pet­tinatura e un vestitino d'occasione: sobri, modesti, one­stissimi) Dunque? Dunque?

Pickman                      - Maddalena è mia figlia, e il matrimonio si farà.

Lucciola                      - Oh, Pickman, Pickman...

Pickman                      - Sei dispensata dal procurarmi altre emo­zioni. Preparati piuttosto ad averne tu.

Lucciola                      - Sono pronta a tutto. Ma dimmi: dov'è Maddalena? Che ti disse? Che avvenne tra voi?

Pickman                      - Ah, ci fu una scena indimenticabile.

Lucciola                      - Dio mio, Dio mio...

Pickman                      - Controllammo la sagoma delle bozze fron­tali, l'attacco delle unghie e tante altre cose.

Lucciola                      - E come ti dicevo...

Pickman                      - ...tutto perfetto. Allora le sussurrai: «Io son tuo padre. Non senti tu gridare nelle tue vene il mio sangue?

Lucciola                      - Momento terribile!

Pickman                      - A chi lo dici!

Lucciola                      - E lei?

Pickman                      - Lei diede in un pianto dirotto che era un pianto di gioia e gemette: «Lo sento, lo sento», e mi tese le braccia. « Ah, figlia mia », proruppi io allora. E lei: «Ah, padre mio». E ci abbracciammo.

Lucciola                      - E io non ero presente! (Siede. Vorrebbe piangere ma non ci riesce).

Pickman                      - Così adesso legalizzeremo l'atto della pa­ternità e legalizzeremo anche la nostra posizione. Sì, sì, Lucciola. Ci sposeremo: io e te. Solo a questo patto Maddalena potrà unirsi in matrimonio: avendo i suoi genitori con le carte in regola. E poi se ne andrà, con i suoi milioni e sarà felice. E saremo felici noi di aver compiuto il nostro dovere.

Lucciola                      - (stupita) Ma...

Pickman                      - Ah sì, capisco che cosa vuoi dire. Olivia! Ebbene, la liquido. Come, del resto, tu liquiderai il si­gnor Marcillon e non salirai più al terzo piano di quel numero centottantatre di via dell'Indipendenza. Capisci che questo è necessario per l'onorabilità di nostra figlia.

Lucciola                      - Ma...

Pickman                      - Ah, sì, sì; capisco che cosa vuoi dire ancora. Che non sei ricca, che non hai più un soldo. Non ha importanza. Vicino a me non hai nulla da temere. Ce l'ho sempre cavata fuori. E se proprio un giorno, preso da acciacchi, non riuscirò più a farcela, ti met­terai tu una bella vestaglia sgargiante come quella che indossavi poco fa, un bel parruccone, un sigaro in bocca e invece di Pickman lavorerà « Mosca de fuego », ce­lebre pitonessa, perché Maddalena ha già sofferto abba­stanza e non bisogna ingombrare ancora la sua vita con la nostra presenza. Ti va?

Lucciola                      - Ma...

Pickman                      - (finalmente con altro tono) Ma? Avanti, hai qualche cosa da obbiettare?

Lucciola                      - Come ti sputerei volentieri in faccia.

Pickman                      - (le si avvicina) Ascoltami. Il matrimonio non si farà. Ho parlato col duca Flemain. Queste sono copie delle lettere che tu hai spedito al piccolo Flemain e che hai firmato col nome di Maddalena. C'è tanto di sconcio, dentro, oltre la falsificazione, da poter istruire un processo. Anche per questo non ti converrà drizzar la cresta. (Squilla il campanello). Ah, tu credevi dav­vero di farmi passare per imbecille?...

Lucciola                      - Mi fai impazzire... (Squilla di nuovo il campanello).

Pickman                      - Tu credevi davvero di poter spezzare la vita di quella ragazza?... (A Ughetta che è apparsa, men­tre il campanello continua a squillare, urla) E andate ad aprire. Non si può mai star tranquilli in quest'acci­dente di casa... (Subito sì odono delle voci. Quella di Ughetta: «C'è errore, non è possibile»; e quella del gendarme: «Silenzio, vi dico, silenzio». Ed ecco far la sua comparsa, seguito da Ughetta, il) Gendarme che abbiamo già conosciuto nel primo atto. Egli tiene nella mano destra lo sfollagente e nella sini­stra un vaso rotto con dei gerani) Buon giorno.

Pickman                      - Ciao.

Il Gendarme               - Come sarebbe a dire?

Pickman                      - Ciao. Saluto confidenziale alla Polizia che ammiro.

Il Gendarme               - Gratissimo, signore. Siete il padrone di casa?

Pickman                      - No, sì; non lo so.

Lucciola i                    - Sono io la padrona. Che cosa volete?

Il Gendarme               - Dalla seconda finestra che dà sulla Piazza dei divertimenti è stato lanciato questo vaso.

Lucciola                      - I miei preziosi gerani!

Il Gendarme               - Li riconoscete, dunque?

Lucciola                      - Sì; ma vi assicuro che non si tratta di un lancio.

Il Gendarme               - Accidente o no, c'è colpevolezza. la ogni modo, adesso appureremo.

Lucciola                      - Che cosa volete appurare?

Il Gendarme               - Le cause che provocarono la caduta. Cominciamo con l'accertare se i ripari dai quali il vaso era trattenuto non fossero sufficientemente solidi.

Lucciola                      - E’ terribile!

Il Gendarme               - E ringraziate il cielo, signora, che non è accaduta una disgrazia. Potevate accoppare qualcuno.

Lucciola                      - 'lo?

Il Gendarme               - Voi o un altro, è ancora da stabilire. In ogni caso si tratta di mancato omicidio.

Lucciola                      - Omicidio? Vi assicuro che siete in errore! Ma sì. Io ero qui con lui (e indica Pickman).

Pickman                      - Scusa, mia cara, ma un momento, solo un momento, di là ci sei andata...

Lucciola                      - Non è vero.

Il Gendarme               - Ah, ah! La signora è in contraddi­zione!

Lucciola                      - Ma che contraddizione...

Il Gendarme               - Cerca di procurarsi degli alibi solle­citando la complicità del signore!

Lucciola                      - Insomma, vi dico che non sono stata io, e a nessuno può essere venuto in niente, qui, in casa mia, di buttar giù un vaso di gerani.

Maddalena                  - (apparendo) Sono stata io. Io sono la colpevole.

Il Gendarme               - Avete visto?

Lucciola                      - Tu?

Il Gendarme               - Silenzio. Volete precisarmi se avete gettato questo vaso dalla seconda finestra che dà sulla Piazza dei divertimenti?

Maddalena                  - Ho gettato quel vaso.

Lucciola                      - Ma non è possibile.

Maddalena                  - Ho gettato quel vaso.

Lucciola                      - Sei dunque impazzita?

Maddalena                  - Non ne potevo più.

Lucciola                      - Ma...

Pickman                      - Un momento.

Il Gendarme               - Insomma, silenzio. Tutt'e due.

Pickman                      - Voi non potete proibirmi di parlare.

Il Gendarme               - E chi siete voi di' grazia?

Pickman                      - Io sono quello che doveva essere suo padre!

Il Gendarme               - (sensibile, scattando sull’attenti) Scu­sate, signore! Capisco il vostro dramma, ma al momento' non interessa la legge.

Pickman                      - Oh! (a Maddalena) Ma perché hai fatto questo, Maddalena?

Maddalena                  - Basta, basta... (e fa Patto di andarsene, piangendo).

Il Gendarme               - Un momento, giovanotta. Non cre­diate di cavarvela con quattro lacrime. Prima di tutto ditemi chi siete.

Maddalena                  - Non me ne andavo, signore. Sono Mad­dalena.

Il Gendarme               - Maddalena che cosa?

Pickman                      - E chi lo sa?

Lucciola                      - Finiamola con questa farsa! E' Maddalena Dupré, di anni diciotto.

Il Gendarme               - Compiuti?

Lucciola                      - Non ancora.

Il Gendarme               - Figlia vostra?

Lucciola                      - Mia.

Il Gendarme               - E voi chi siete?

Lucciola                      - Come, chi sono? Lucciola Dupré, sua madre.

Il Gendarme               - Quindi sempre la responsabile. Tor­niamo a voi. Avete, dunque, gettato il vaso.

Maddalena                  - L’ho gettato.

Il Gendarme               - Per errore?

Maddalena                  - No, volontariamente.

Lucciola                      - E' pazza, è pazza... (e siede).

Il Gendarme               - Volevate dunque uccidere qualcuno!?

Maddalena                  - Volevo richiamare la vostra attenzione.

Il Gendarme ì             - Non capisco.

Maddalena                  - Per farvi venir qui.

Il Gendarme               - Avete un modo singolare di espri­mervi. Potevate darmi una voce.

Maddalena                  - Era necessario che compissi un atto energico.

Il Gendarme               - E se mi colpivate?

Maddalena                  - Ho fatto il possibile per non colpirvi, signore; e ci sono riuscita.

Il Gendarme               - Insomma, che cosa volevate? Spiegatevi.

Maddalena                  - Voglio andare in prigione.

Lucciola e Pickman    - (a un tempo) Come?

Maddalena                  - Voglio andare ih prigione.

Lucciola                      - Ma non le badate...

Il Gendarme               - Silenzio. E perché volete andare in prigione?

Maddalena                  - (che sino a questo momento è rimasta il* mobile, si rivolge ora al gendarme, con altra voce) Io sto male; molto male, signore. Mi si vuol condurre dove ci sono tanti uomini e dove si balla; mi si picchia e mi si vuol far sposare un duca...

Lucciola                      - Ma vuoi star zitta?

Pickman                      - Taci, tu.

Maddalena                  - ... poi mi si vuol dare un altro papà e allora m'è venuta la disperazione. Ho buttato il vaso perché mi salviate. Da due anni, signore, mi si tor­menta; non ne posso più. Oh, io trovo la forza di par­lare così, adesso, perché voi siete la legge e mi proteg­gerete. Avete il dovere di proteggermi! Portatemi, dun­que, via con voi. In prigione! Così non sarò più minac­ciata da tante paure e potrò liberamente pensare a lui,

Il Gendarme               - A lui?

Maddalena i                - A Enrico. E' morto, signore. E io sono sola; disperatamente sola.

Lucciola                      - Andiamo tutti dal Commissario.

Il Gendarme               - (che guardava Maddalena, in estasi) Ma che Commissario!

Lucciola                      - Voi non avete il diritto di compiere que­sto interrogatorio.

Il Gendarme               - Volete, dunque, star zitta? (A Mad­dalena, dolce) Da quello che capisco ragazza mia, siete una povera vittima...

Maddalena                  - Sì, signore. Una vittima dell'incompren­sione.

Il Gendarme               - E il vostro dev'essere considerato come un gesto disperato. Voglio dire il lancio del vaso.

Maddalena                  - Sì, signore. Per trovare un po' di pace.

Il Gendarme               - (squadra Pickman e Lucciola; e poi de­ciso) Voglio aiutarvi, nobile fanciulla! Ma l'atto che avete compiuto giustificandolo come avete fatto a me, può aprirvi solo le porte del manicomio, non quelle della prigione.

Maddalena                  - Oh no, no ; il manicomio no.

Il Gendarme               - (riflette) E allora facciamo così. Ecco: questo vaso voi non lo avete gettato, ma è caduto. Allora io sono venuto sopra per interrogare, e voi mi avete in­sultato. Per la vostra felicità vi offro la mia persona da offendere.

Maddalena                  - Oh, siete gentile.

Il Gendarme               - Avanti, dunque.

Maddalena                  - Che cosa debbo fare?

Il Gendarme               - Insultatemi.

Maddalena                  - Oh, questo no, no...

Il Gendarme               - Ma è necessario; non mi avete dunque compreso ?

Lucciola                      - (a Ughetta, urlando) Va via, tu (e sì ab­bandona su una sedia a mordere un cuscino, mugolando, mentre Unghetta scompare).

Maddalena                  - Ma che cosa dovrei dirvi?

Il Gendarme               - Fate voi. Ditemi cretino.

Maddalena                          - Oh, no...

li. Gendarme               - O imbecille...

Maddalena                  - Oh! (e si copre la faccia con le mani).

Il Gendarme               - Suvvia, dunque. Decidetevi. Chiudete gli occhi così; tappatevi le orecchie, così; e dite con me: «Siete un idiota...» (è commosso).

Maddalena                  - (in un soffio) Siete un maleducato, signor gendarme.

Il Gendarme               - Non è molto, ma vedrò di farvi lo desso un bel rapportino. (Deciso) Andiamo, ragazza mia, siete libera ; e se vorrete una cella tutta per voi, per pen­sare liberamente al vostro Enrico, non avrete che da prendermi a schiaffi. In quanto a voi, signori: (a Pickman e Lucciola) in guardia! (Scatto sull'attenti) Buongiorno. (Segue Maddalena che è già scomparsa).

Lucciola                      - (dopo una breve pausa) Idiota, idiota...

Pickman                      - Io o te?

Lucciola                      - Tu, tu. Un duca, tre milioni, una figlia di quello stampo! Ti saresti potuto sistemare per il resto iella vita. Invece no! Vai a compromettere tutto, anche per me! Ma che cosa farò io adesso?... E che cosa farai tu?

Pickman                      - Che cosa farò io? Stai a vedere. Va alla finestra, l'apre e si ode un valzer che, dapprima lento, stirò raggiunto alla fine dell'atto un ritma vertiginoso. Pikman urla) Eh, ehi... dico a voi... sì, a quel gendarme, con quella ragazza. Siete un idiota, un «retino. Ecco, bravo. Correte ad arrestarmi. Ma non sarà necessario che saliate fin quassù; vengo giù io.

Lucciola                      - Pickman, che hai fatto?!

Pickman                      - Vado in prigione: anch'io! Poi, arrivato al posto di guardia, prenderò a calci quell'adorabile gen­darme e così mi chiuderanno in una cella tutta per me e potrò godere della mia libertà e pensare a lei, a Mad­dalena, senza più pericolo d'inciampare in te, in Olivia, o in Amleto. Ah, un po' di aria nuova, finalmente! (e fugge, mentre le note del valzer invadono la stanza, im­pazzite. Sipario).

Fine del secondo tempo

ATTO TERZO

La stessa scena dell'atto primo.

(Si alza il sipario. Un attimo, e appare dalla comune Amleto. Egli sosta; poi chiama)

Amleto                        - Olivia... Olivia...

Olivia                          - (di dentro) Eccomi (e comparisce ansiosa) Oh Amleto, finalmente, dimmi!

Amleto                        - (rifacendo Pickman senza caricatura) Cap­pello... (le dà il cappello) Giacca...

Olivia                          - Non l'hai visto?

Amleto                        - Giacca. Ripeti.

Olivia                          - (rassegnato) Giacca. (Esce e ritorna con la

giacca).

Amleto                        - Cognac.

Olivia                          - Cognac. (Prende la bottiglia) Ma non ce n'è quasi più. Se torna e farà un controllo?

Amleto                        - Cognac. (Siede).

Olivia                          - (versa e serve) Cognac.

Amleto                        - (dopo aver bevuto d'un fiato) Mi ami? (Oli­via tace e lo guarda. Allora egli ripete con dolcezza apren­do le braccia e facendola sedere sulle ginocchia) Mi ami?

Olivia                          - Ho paura.

Amleto                        - Mi ami?

Olivia                          - Ti amo.

Amleto                        - Anch'io ti amo.

Olivia                          - Non pensi a lui, Amleto?

Amleto                        - Non ci penso.

Olivia                          - E se non è partito?

Amleto                        - Se non è partito è rimasto.

Olivia                          - Ma se tornasse?!

Amleto                        - Gli parlerò franco.

Olivia                          - Da due giorni non sappiamo nulla di lui.

Amleto                        - Chissà! L'automobile è una macchina così bizzarra e i pedoni talvolta sono così distratti!

Olivia                          - (si alza).

Amleto                        - Sei felice?

Olivia                          - Se lo sei tu.

Amleto                        - M'ingannerai come hai ingannato lui?

Olivia                          - Io non l'ho ingannato. Ho fatto felice te. E' un'altra cosa.

Amleto                        - Allora giriamo la domanda: Farai felici altri mentre stai con me?

Olivia                          - Tu mi metti soggezione.

Amleto                        - Soggezione in che senso? Perché le donne son sempre pronte a metter le corna a quelli che esse stimano, mai a quelli che temono. Non far più di queste dichiarazioni a doppio taglio.

Olivia                          - Non ne farò più. (Squilla U campanello).

Amleto                        - Vado io. Fila. (Olivia via da destra; Amleto dalla comune. Subito dopo Amleto rientra precedendo Maddalena che ha con sé una valigetta) Prego.

Maddalena                  - Il signor Pickman?

Amleto                        - Non è in casa. Ma la signorina è stata qui tre giorni fa. Si ricorda di me?

Maddalena                  - (che ha seguito un suo pensiero) Eppure mi hanno detto di averlo lasciato libero.

Amleto                        - Libero?

Maddalena                  - Dalla prigione.

Amleto                        - Dalla...?

Maddalena                  - ... prigione. A me mi hanno detto : « Po­tete andare. Ricomparirete a piede libero in Tribunale ».

Amleto                        - Ma che cosa mi andate raccontando?

Maddalena                  - Davvero il signor Pickman non è tor­nato?

Amleto                        - Giuro che mi sembra di essere diventato cretino.

Maddalena                  - Perché vi offendete, signore?

Amleto                        - Perché non riesco a comprendervi. Affer­mate che Pkkman è stato in prigione e che hanno detto a voi : « Arrivederci in Tribunale ». Allora siete stata déntro anche voi, oppure...

Maddalena                  - Sì, sono stata dentro. E Pickman è ve­nuto con me. Ma ora lo hanno lasciato libero, come me. Perché non è tornato?

Amleto                        - Ma io vi chiedo perché è andato dentro!?

Maddalena                  - Credo che la cosa non possa interessarvi.

Amleto                        - Sicuro che m'interessa. Quando c'è di mezzo la Polizia!

Maddalena                  - Non c'è più di mezzo. Questo è il ma­lanno. Nel congedarmi, il direttore delle prigioni mi ha fatto una carezza. H gendarme piangeva. Credevo di aver risolto. Invece niente. Anche Pickman credeva di aver risolto. GliePho letto negli occhi. Invece... Ora bisognerà ricominciare. Tutto da capo. E" terribile.

Amleto                        - Sedete, sedete. Mi avete stordito. Eppure questa mattina non ho bevuto.

Maddalena                  - Bevete alla mattina?

Amleto                        - Qualche bicchierino di cognac.

Maddalena                  - Anche Pickman beve?

Amleto                        - Lui? Certe sbornie!

Maddalena                  - Si ubriaca?

Amleto                        - I dispiaceri!

Maddalena                  - E', dunque, infelice?

Amleto                        - E' un uomo finito. (Pausa. Sinuoso) Oh, avete ragione ad aver pietà di lui!

Maddalena                  - Bisognerà aiutarlo.

Amleto                        - Ecco, aiutarlo. (E le si avvicina; affettuoso, consigliere) Foste voi la buona fata!

Maddalena                  - Fata, io?

Amleto                        - Ma sì. Se volete vi aiuterò io ad aiutar lui!

Maddalena                  - Come lo potreste?

Amleto                        - Se mi dite che Pickman mi interessa, io lo conosco e potrei suggerirvi dei rimedi.

Maddalena                  - Credo di aver illuminata la sua anima. Andando in prigione ha chiesto il permesso al gendarme di entrare da un fioraio. Mi ha regalato un mazzetto di garofani. «Tieni - mi ha detto - sono allegri come una granatina ». Fu come se mi avesse spalancata la porta del Paradiso, e avessi ritrovato Enrico.

Amleto                        - Enrico?

Maddalena                  - Il mio barman.

Amleto                        - Mi gettate di nuovo nel labirinto. E penso che anche Olivia».

Maddalena                  - Chi è Olivia?

Amleto                        - E' la sua amica.

Maddalena                  - Ha un'amica?

Amleto                        - Gli fa da mangiare, gli stira i calzoni.

Maddalena                  - Dovrebbe essere sua moglie.

Amleto                        - Invece è libero; solo. Ascoltatemi! Solo voi potreste «ridargli fiducia nella vita. Pensa al Mezzo­giorno; a Marsiglia. Là sbarcano ricchi americani. Col Vostro aiuto potrebbe fare affari d'oro.

Maddalena                  - Oh, no, no. Mi ricordate chi è Pickman. E' orribile. Sono una pazza; vado via, vado via...

Amleto                        - Un momento, un momento, aspettate.

Maddalena                  - Lasciatemi….

Amleto                        - Che storie sono queste? Se Pickman vi ha seguito in prigione, vuol dire che voi rappresentate molto per lui.

Maddalena                  - E' vero.

Amleto                        - E' un'infelice!

Maddalena                  - E' vero.

Amleto                        - Riflettete, dunque! Se volete che non parli, non parlo; se non volete vedermi, vado di là.

Maddalena                  - No.

Amleto                        - Avete paura di rimaner sola? Vi apro la finestra e udrete la musica della piazza. Così non sarete più sola. (Apre la finestra e si ode una polca) Va bene? Guardate, guardate come si diverte tutta quella gente! Oh, questa e certo la piazza più fortunata del quartiere! Quando Pickman venne qui tre mesi fa fu felice. Il suo cuore si gonfiò d'allegrezza. Stava alla finestra delle ore a guardare. Sfido! Uno spettacolo come questo! Balli, zucchero filato e frittelle! Sagra di poveri e di innamo­rati... Poi...

Maddalena                  - Eccolo, eccolo...

Amleto                        - Chi?

Maddalena                  - Pickman. Viene da questa parte.

Amleto                        - Non lo vedo.

Maddalena                  - Eccolo lì. Ha attraversato la piazza. Con debbo fare? Cosa debbo fare?...

Amleto                        - Acquetatevi. Non volevate vederlo?

Maddalena                  - Oh, non posso; non ne ho più il coraggio. Vado via. Vado via...

Amleto                        - Un momento; guardate: facciamo così: gli dirò che non siete venuta. Intanto vi riposerete di lì e rientrerete quando vi farà piacere.

Maddalena                  - Allora mi aiutate voi?

Amleto                        - Ma naturalmente. Ecco la valigia. Presto,

Maddalena                  - Badate, signore, che mi fido di voi. Dio vi ha messo sulla mia strada.

Amleto                        - Ma sicuro; Dio. E chi altri? (La sospingi dolcemente verso la porta di destra e la fa uscire; apre la porta e, a sua volta, esce. Poco dopo appare)

Pickman                      - (che sosta; stanco, sfinito, assente. Entro Amleto. Egli lo guarda) Ah! (Pausa).

Amleto                        - Non sapevo. Eravamo in ansia. Ora sono contento.

Pickman                      - Sì, va bene. (Pausa lunga).

Amleto                        - Cappello?

Pickman                      - (sempre senza guardarlo, lentamente) No.

Amleto                        - Giacca?

Pickman                      - No.

Amleto                        - Cognac?

Pickman                      - No. (Pausa più lunga).

Amleto                        - La signora Olivia...

Pickman                      - (urla) No... (e subito, con altro tono) Fi­nestra. (Siede. Amleto chiude la finestra e attende. Poi, visto che Pickman non si muove, osa).

Amleto                        - Tornerò solo se il signore mi chiamerà.

Pickman                      - Un momento. (Pausa) Amleto! Ho sco­perto di aver camminato per cinquant’anni su di un filo, e adesso ho l'impressione di perdere l'equilibrio. (Breve pausa). Ora ti spiego. Ho trovata una ragazza che è come un film.

Amleto                        - Un film?

Pickman                      - Situazioni impreviste; colpi di scena. Ci­nematografo. Da tre giorni io vivo una' meravigliosa av­ventura. Amleto! Ho scoperto che la vita si può vivere in mille altri modi. Sì, sì. La ragazza è riuscita a riconciliarmi con la Polizia! Cinematografo.

Amleto                        - Non capisco.

Pickman                      - Questa ragazza la tormentavano; ed essa è andata in prigione per trovare la sua libertà e la sua felicità. Allora, per esserle vicino, ho dato dell'idiota ad un gendarme e ci sono andato anch'io. Ma per avere una cella tutta per me, m'ero ripromesso di prendere a calci il gendarme. Ebbene: non ci sono riuscito. Invece di prenderlo a calci l'ho abbracciato. Così mi hanno conge­dato dopo quarantottore. Sì, sì, Amleto. La vita si può vivere anche così: senza dar calci. E questo, per me, è cinematografo.

Amleto                        - Il caso è patologico e affascinante...

Pickman                      - Ecco. Affascinante. L'hai detto. E' evidente che io mi sento irresistibilmente attratto verso questa ra­gazza. Eppure, io non potrò mai andare con lei. Mi do­mandi perché ? Ebbene; non lo so. Sento che dev'essere così; e questo è il pensiero che mi fa perdere quel fa­moso equilibrio del quale ti parlavo. (Si apre in questo momento la porta e appare Maddalena. Pickman balza in piedi) Maddalena!

Amleto                        - (coglie il momento buono per andarsene. Pickman finalmente capisce che Amleto era al corrente della cosa e minaccioso lo chiama muovendo verso la porta per la quale è usano) Amleto, Amleto.

Maddalena                  - Non sgridatelo. Ho voluto io così.

Pickman                      - (alla porta) Vattene. E vattene con Olivia. E non tornate mai più! (Pausa lunga; poi con dolcezza) Maddalena, Maddalena.

Maddalena                  - Signor Pickman. (Pausa. Si guardano).

Pickman                      - Mi hanno rilasciato stamattina. Come te. Me ne sono informato. Ma non volevo tornare a casa. Vuoi ridere? Avevo deciso di non vederti più e... te­mevo di non vederti più.

Maddalena                  - Parlate proprio come un ragazzo, signor Pickman. Io mi sono appostata all'angolo, ho atteso che la mamma uscisse - esce sempre verso le dieci   - e poi sono salita per prendere le cose mie: i ricordi di Enrico. Allora Ughetta mi ha consegnato una lettera: questa. Se ne va col signor Marcillon per affari; così dice. E mi dice di aspettarla. Io ho deciso di aspettarla andandomene.

Pickman                      - Andandotene?

Maddalena                  - E' necessario.

Pickman                      - (dopo una pausa) In fondo tutto questo non è triste; e forse comincia a risolvere.

Maddalena                  - Lo spero.

Pickman                      - Ma siedi... siedi...

Maddalena                  - Grazie. (E? seduta presso il tavolino)

Cosi parto.

Pickman                      - E dove andrai?

Maddalena                  - Dalle suore. Nel mio vecchio collegio. Se non altro, mi si potranno dare dei consigli.

Pickman                      - Allora il collegio è fuori di Parigi?

Maddalena                  - Sì. A Marsiglia.

Pickman                      - A Marsiglia? A Marsiglia?

Maddalena                  - Siete di Marsiglia, voi?

Pickman                      - Oh, conosco tutto e tutti, laggiù. Marsiglia fa il mio primo campo d'azione!

Maddalena                  - Il vostro campo d'azione?

Pickman                      - Voglio dire che vi ho i più cari ricordi; e desidero da molti anni di tornarvi.

Maddalena                  - Invece vi tornerò io. Ma «e vi fa piacere potrò mandarvi una cartolina col panorama della città o con la fotografia del collegio in «rue de la Paix».

Pickman                      - Come, come? Il collegio è in « rue de la Paix »?

Maddalena                  - Sì, sì, proprio all'angolo.

Pickman                      - Ma in « rue de la Paix » sono nato io, al sessantasette. (E le si avvicina con la sedia. Il solo tavo­lino li divide).

Maddalena                  - Aspettate, aspettate:... al sessantasette       - (e pensa).

Pickman                      - Ma sì, una piccola casa gialla...

Maddalena                  - No, no. Conosco quel numero. Tutto rimesso a nuovo. Ora al sessantasette c'è un negozio d'in­dumenti sacri.

Pickman                      - Ma no!

Maddalena                  - Ma sì. Ci andavo spesso; e poi, sapete, uscivo spesso per quella porticina di dietro...

Pickman                      - (incalzante con Varia felice di chi fa delle scoperte) ...sulla piazzetta Lamartine...

Maddalena                  - ...per andare al vicolo delle barche. Ci stava padre Giocondo al quarantadue.»

Pickman                      - ...e Fiorante al trentasei!

Maddalena                  - Chi è Florence?

Pickman                      - Non badare a Florance. Continua...

Maddalena                  - Allora si girava a sinistra per uscire sul porto a vedere i bastimenti e le vele che andavano lontane sul mare e si diceva una preghiera per la salute dei marinai.

Pickman                      - Io, invece, aspettavo che dal mare arrivas­sero i bastimenti carichi di americani con tanti dollari. Non è la stessa cosa. Ma la coincidenza mi fa piacere.

Maddalena                  - Coincidenza?

Pjckman                      - Eh, sì. Pensa che da « me de la Paix » sia­mo arrivati al porto per la stessa strada. E non ci cono­scevamo. Io trovo che tutto ciò è molto bello, non ti sembra? Oh, se te »e fossi andata senza avermi rivisto non avremmo fatto questa scoperta; di aver vissuto as­sieme un poco di vita: io e te.

Maddalena                  - Perché volete farmi piangere, signor Pickman?...

Pickman                      - Eh, forse sono i ricordi, piccina. Gran ti­ranni ; come lo sciampagna. Frizzanti. Pare che ti mettano un gran coraggio: da leone. Alla fine t'accorgi che non

sai tenerti in piedi.

Maddalena                  - Oh, signor Pickman, se vi riesce di par­lare così penso che avreste potuto essere un altro; e che dovevate sposare Florance!

Pickman                      - Forse fu un errore. Oh, Florance era una creatura d'eccezione. Quando la conobbi cantava: «De primtemps mes cheveux som d'or »... Abitava al quinto piano in una specie di ghetto. Io me ne stavo giù, sotto il fanale a gas, col collo tirato ad ascoltarla. Poi ella scendeva. Ci sedevamo sotto il portico, sopra un tavolo da falegname; ella posava la testa sul mio petto, e al­lora, «iella notte, mentre cadeva la neve, si stava delle «re in silenzio, senza sapere il perché .

Maddalena                  - «Quello», era l'amore!

Pickman                      - Forse era l'amore; ma non l'ho capito.

Maddalena                  - Siete stato tanto infelice, povero signor Pickman. Quanti anni avevate, allora?

Pickman                      - Quindici. Florance ne aveva venti. Allora, quando la cosa venne scoperta, mi si cominciò a dire che ero lo scandalo della famiglia e mi si buttò fuori.

Maddalena                  - La vostra vita dev'essere stata terribile.

Pickman                      - A vent'anni non si è mai infelici. Andai soldato. E quando mi congedai feci bagagli per Parigi. Montmartre, teatri di varietà, «grisettes ». Oh, tutto ciò son era terribile.

Maddalena                  - Avete fatto l'attore?

Pickman                      - Il ballerino. Con Pauline. Duetto eccen­trico di danze. «Si vous voulez m'aimer, ole, donnez mois de l'argent, ole ». Ah, come tutto ritorna con queste canzonette. E" eosì. E' così! La canzonetta è una buona via per ricostruire la propria vita. Diventerai vecchia anche tu e allora vedrai che soltanto attraverso il ricordo di certe canzonette ti riuscirà di ricostruire intatta la tua vita! Così la mia vita è tutta racchiusa in sette canzonette, e sette canzonette sono l'itinerario della mia vita. Ne vuoi la prova? Due te le ho già accennate. Con «Gigolette » faccio la prima conoscenza con la prigione; con la «Mosca de fuego » nasce Pickman...

Maddalena                  - Basta, basta, signor Pickman. Perché non ricordate invece i canti di guerra?

Pickman                      - Oh, i canti di guerra! Non li conosco. Dio si è dimenticato di me.

Maddalena                  - (imperativa, alzandosi) Voi vi siete di­menticato di Dio. Avreste dovuto sposare Florance.

Pickman                      - E' vero.

Maddalena                  - Io penso che Florance doveva essere bionda...

Pickman                      - E' vero.

Maddalena                  - Forse eravate biondo anche voi...

Pickman                      - E' vero.

Maddalena                  - Ella vi amava...

Pickman                      - E' vero.

Maddalena                  - ...ma voi non avete capito l'amore.

Pickman                      - Avete finito per convincermene.

Maddalena                  - (dopo una breve pausa, con altro tono) Basta. E' ora di dirci addio.

Pickman                      - A che, ora partite?

Maddalena                  - A mezzogiorno.

Pickman                      - E per il processo come farete?

Maddalena                  - Ritornerò, se sarà necessario, ma credo che non si farà.

Pickman                      - Perché ?

Maddalena                  - Ho questa sensazione.

Pickman                      - Oh no, no. Si farà. (Lasciatemi almeno con la speranza... di potervi rivedere.

Maddalena                  - Mi date nuovamente del voi?

Pickman                      - Vi ho dato del voi? L'ho fatto senza sa­perlo. Si vede che anche questo è necessario.

Maddalena                  - Siete stato tanto buono con me; e non so come ringraziarvi.

Pickman                      - No. Non dovete dir nulla. Sarà bene, anzi, che ve ne andiate senza che io me ne accorga: in punta di piedi, in silenzio. (La guarda. Pausa) Ho rischiato di essere vostro padre. Mi permettete di darvi un bacio sulla fronte?

Maddalena                  - Quando penso che avrei potuto essere per davvero vostra figlia (e porge la fronte che Pickman non bacia. Egli subito si allontana).

Pickman                      - Oh no, ragazza mia: bisognava non essere Pickman!

Maddalena                  - Bisognava sposare Florance! Sì, sì, la­sciatemelo ripetere; avete commesso un grave errore. Oh, io sono certa che se aveste potuto intendere il si­lenzio di quelle notti di neve sotto quél portico, quando Florance appoggiava la sua testa sul vostro petto, ve la sareste trovata un giorno col velo bianco, e voi sareste stato al suo fianco, glorioso. Sì, sì perché un giorno Flo­rance vi avrebbe detto: «Sai, avremo un bambino»»...

Pickman                      - Il giorno che Mariquette me lo disse ta­gliai la corda.

Maddalena                  - Avete fatto questo?

Pickman                      - Mariquette era una sgualdrina.

Maddalena                  - Una donna che ha un bambino non è più una sgualdrina. Il bambino è un segno di Dio. E’ un pegno che Dio manda per la vita ventura.

Pickman                      - Ecco che mi sconcerti di nuovo-

Maddalena                  - Perché ?

Pickman                      - Ma sì. Ma credi veramente a queste cose, tu? Ai segni e ai pegni di Dio?

Maddalena                  - Oh, che spavento! Ma le avreste cre­duto anche voi, queste cose, se vi foste trovato fra le braccia una bambina vostra.

Pickman                      - (ribellandosi) Oh...

Maddalena                  - Me, per esempio.

Pickman                      - (dopo una breve pausa) Temo di sì.

Maddalena                  - Oh allora credetemi non vi avrebbe af-1 faticato il lavoro, perché tutte le vostre fatiche sarebbero state dedicate a, me. Sì, sì. E alla sera sareste tornato a casa glorioso.

Pickman                      - Un'altra volta glorioso?

Maddalena                  - Con Florance e ne sareste stato l'uomo più glorioso della terra! Ve ne sareste andato a pas­seggio così. E alla notte, dopo un giorno di lavoro, io non vi avrei lasciato dormire con le mie strilla. Allora sareste sceso dal letto...

Pickman                      - Per dondolarvi sulle braccia?

Maddalena                  - Naturalmente.

Pickman                      - Ma ci sarebbe stata Florance...

Maddalena                  - Ah no.

Pickman                      - Perché ?

Maddalena                  - Perché non avreste voluto voi che Flo­rance si alzasse. Perché sareste stato geloso di me.

Pickman                      - E' vero. E' il cinematografo che continua.

Maddalena                  - Il cinematografo?

Pickman                      - Mi capisco da me. Allora? Continuate.

Maddalena                  - - Allora per calmarmi avreste cominciato col farmi fare pipì...

Pickman                      - Così tu mi avresti fatto pipì in braccio?

Maddalena                  - Come tutti i bambini che si rispettano.

Pickman                      - E' straordinario!

Maddalena                  - Poi sarei cresciuta. I primi passi me li avreste fatti fare voi e alla festa m'avreste comperato dolci e giocattoli e poi sarei andata alla scuola con la mia bella cartella. Invece i miei libri li ho ravvolti sem­pre in un foglio di carta perché non ho mai posseduto una cartella che era il mio sogno.

Pickman                      - Sognavi una cartella?

Maddalena                  - Sì; di bella tela cerata, che odorasse di vernice.

Pickman                      - Io, se t'avessi conosciuta; io te l'avrei regalata.

Maddalena                  - E mi avreste insegnato le lezioni.

Pickman i                    - Le lezioni, sì. Io te le avrei insegnate.

Maddalena                  - Il sillabario, lo ricordate? Il ghi-ro... il gu-fo. Poi sarei cresciuta ancora. Saremmo andati ai giar­dini. Avremmo giocato a nasconderci dietro gli alberi o dietro le siepi. E voi mi avreste gridato: «Dove sei, Maddalena? Dove sei? ». Allora, io ben nascosta, avrei risposto : «Indovinalo tu... papà... ». (I due si guardano. Silenzio. Poi Pickman si volge con un gesto di dispetto).

Maddalena                  - Non crucciatevi, signore.

Pickman                      - Forse hai ragione. Non serve. (Pausa lunga).

Maddalena                  - Ora devo proprio andarmene. E' tardi.

Pickman                      - Hai preso tutto con te?

Maddalena                  - Sì: il ritratto di Enrico, il fazzolettino di Enrico, il berretto di Enrico...

Pickman                      - E' giusto. E allora grazie, piccina...

Maddalena                  - Io debbo ringraziare voi.

Pickman                      - Oh, no; non così... (Breve pausa, siede). Ma come vi ho suggerito. Guardatemi; ecco. E io adesso chiudo gli occhi; e intanto voi, in punta di piedi-Brava; che non vi senta allontanare... (Maddalena esce. Pickman apre gli occhi e non la vede più. Mormora) Adesso sono io uno di quei pupi che i bambini dise­gnano sui muri, con le dieci dita, così...

                                                     Fine del terzo atto

EPILOGO

Un ufficio nell’ospedale di Marsiglia. (Pickman è in scena, nervoso; passeggia, siede, si alza, finalmente appare il dottor Allen).

(Pickman è in scena, nervoso; passeggia, siede, passeggia di nuovo. Finalmente appare il dottor Allen)

Alien                           - Siete voi il signor Pickman? (Egli è entrato con un gran fascicolo di carte e subito si dirige al suo tavolo; siede e parlerà consultando delle fiale e dei libri)

Pickman                      - Sì, signor dottore; e sono in una terri­bile ansia.

Allen                           - Ebbene, giovanotto mio, avete torto. Dovete rallegrarvi. Quattro chili, ed è un maschio.

Pickman                      - Come?

Allen                           - Un maschio. Un portento. Oh, una delle più belle creature che abbiano visto la luce in questo ospe­dale. Avrà fortuna, il giovanotto (e continua a guardare suoi libri).

Pickman                      - (stordito, dopo una pausa) Scusate, signor dottore; forse noi ci siamo compresi.

Allen                           - Perché ?

Pickman                      - Chiedo informazioni di Maddalena Dupré, ricoverata d'urgenza in questo ospedale cinque giorni fa.

Allen                           - Ebbene? Non vi ho detto che ha fatto un maschio?

Pickman                      - Maddalena?

Allen                           - Avreste preferito che vostra figlia vi avesse regalato una femmina?

Pickman                      - No, no, signor dottore. Ma, intanto, vedete, un primo errore c'è: io non sono suo padre.

Aixen                          - (guardandolo per la prima volta) Non siete padre?

Pickman                      - No.

Allen                           - Cosa siete allora? L'amico? Voi? A quell'età? Di una ragazza di diciannove anni?

Pickman                      - No, no...

Allen                           - Comunque, sempre un parente. Altrimenti non avreste potuto mettere piede qui dentro.

Pickman                      - Ecco... Sono lo zio, sì; l'unico zio. E vengo da Parigi.

Allen                           - Ho capito. Ho capito. Volete venirmi a rac­contare che non sapevate nulla delle condizioni di vostra nipote. Tutti così! « Come? Mia figlia ha fatto questo? ». «Mia nipote ha fatto questo? ». Ebbene, sì. Ha fatto. Crescete e moltiplicate. E' la legge. (Alzandosi) Pensate che è maschio e che la Francia non ha mai avuto tanto bisogno di maschi come in questo momento! (Si avvia per uscire) Scusate, ma ho fretta. Ora vi mando l'infermiera che ha assistito la ragazza. Forse potrete anche vederla. (Esce e si ode uno strillare Si bimbi. La porta si rinchiude, poco dopo si riapre; altre strilla di bimbi; ed ecco l'infermiera con un piccino in fasce).

L'Infermiera                - (sottovoce) Il signor Pickman?

Pickman                      - Sì.

L'Infermiera                - Ssst! Dorme (e gli mostra il piccino) Ecco Enrico, il piccolo Enrico.

Pickman                      - Enrico? (lo guarda, lo guarda; poi, uscito finalmente dal suo intontimento) Non c'è più dubbio. Enrico e Maddalena, Maddalena ed Enrico; Enrico' dorme, e Maddalena sta benone; la Francia ha bisogno di mai'Ai e io divento matto.

L'Infermiera                - E' la gioia, signore. Ma fate atten­zione a contenervi. La gioia spesso uccide!

Pickman                      - Ah, no! Che io debba morire prima di avere svelato questo mistero, proprio no.

L'Infermiera                - Mistero?

Pickman                      - Si guardavano negli occhi, capite? Quello era l'amore! E poi ti scappa fuori un Enrico. E' incon­cepibile!

L'Infermiera                - Ma Enrico è il frutto dell'amore, signore.

Pickman                      - Eh, lo so. Ma io non l'intendevo così! Mi aveva fatto credere tutt'altre cose la signorina Madda­lena! Perciò quando ho ricevuto la lettera che mi an­nunciava il suo ricovero in ospedale, ho pensato a tutto, tranne a quell'Enrico lì. (Si è intanto avvicinato al pic­cino e lo guarda. Dopo una pausa la sua faccia muta; sorride) Però.,(lo tocca con un dito, poi con altro tono, all’ìnfermiera) Scusate, eh! ma questo è proprio il figlio di Maddalena Dupré?

L'Infermiera                - Non c'è equivoco, signore: vostro nipote.

Pickman                      - Mio nipote?

L'Infermiera                - Sì, signore.

Pickman                      - E chi ve l'ha detto?

L'Infermiera                - Maddalena. (Pausa) Diceva: «Ora scriviamo subito al nonno di Parigi... Domani arriverà il nonno di Parigi... Oh, era un briccone              - ( sai, il nonno di Parigi; ma dopo la lezione della sua maestrina è andato a fare il cameriere al bar di Enrico. Ti' figuri il nonno di Parigi che fa il cameriere in un bar? Sperava che il processo si facesse per vedere mammà, e il pro­cesso invece non si è fatto, e non ha visto mammà... Al­lora ha chiesto a mammà di venire a Marsiglia, e mammà ha risposto: «Ti scriverò io quando dovrai raggiun­germi ». Così adesso che sei arrivato tu, piccolo io, gli 'abbiamo scritto, e il vecchio nonno di Parigi accor­rerà... ». (A Pickman) Oh, Maddalena è veramente una grande creatura! Eccovi l'erede (e gli consegna il bam­bino. Pickman non sa da quale parte prenderlo, non sa come ' tenerlo ; lo guarda, lo guarda).

Pickmak                      - Voglio dirvi la verità. Se penso a Mad­dalena, agli occhi di menta, ai mazzetti di garofani, a quell'altro Enrico, e poi a quest'Enrico continuo a non capirci un accidente. Ma sono felice! E allora se è anche vero che la felicità è soltanto degli imbecilli, ringrazio Iddio di avermi fatto il più grande imbecille del mondo.

L'Infermiera                - Come avete ragione, signore.

Pickman                      - (guarda il bambino; e dopo un silenzio) Credete che mi farà pipì in braccio?

L'Infermiera                - Certo signore.

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FINE